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Poesie

Volume

Uno

scritte da Lorenzo Ciuccoli

1
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luce

La mia urgenza.
Ciò che rappresenti in questo secondo.
Diverso dagli altri,non scatta mai,
sospeso nell’aria si muove,
e gioca col tempo che passa,
inconsapevole che un giorno,prima o poi,
dovrà anche lui scoccare.
Ma questo non conta. Ciò che vuole
non è vivere a lungo.
Ora lo vedo che balla sopra la mia testa,
in realtà desidera morire,
morire il momento giusto
per dar vita ad un secondo secondo,
che mi canzonerà alle spalle
ma senza cattiveria,anzi
prezioso come un faro.

Quanti secondi sono passati,chi può


contarli? Infiniti.

Eppure so che il mio tempo si nutre non di


miliardi di secondi che scoccano,
ma di uno solo che ancora deve
scoccare:la mia urgenza.

1/3/2002

2
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BASTA!

Mi dimetto da questa vita.


Licenziatemi pure,non cercherò più un
lavoro.
Convinto d’aver bisogno di voi mi fidavo
delle proposte.
Sapevo di un qualcosa nascosto nel cassetto
ma non credevo
fossi tu.
Ora ho aperto una fessura,spero sufficiente
per
iniziare a vivere.
Non voglio più nutrirmi del cibo che non mi
appartiene.
Mangerò meno ma sarò sempre sazio e pieno
d’appetito.
Penso a cosa potrò trovare lì dentro e
tremo.
Tremo,spaventato dal buio che esce da quello
spiraglio
ma voglio far luce sul suo mistero.
Cosa mi può accadere...
soffrire,piangere,ridere,gioire?
Sono qui per questo.

10/3/2002

3
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CARTA E PENNA

Carta e penna.
Non riesco a dormire.
Ho bisogno di carta e penna,
tranquillante per la mia mente.
I rumori,le luci,i pensieri,
scarico tutto nell’inchiostro
sangue che dà vita a un’anima.
Un ‘anima che vuole uscire,
le vuole scavalcare queste mura,
troppo soffocanti per chiamarsi casa.
Mi sento chiedere :”Confessa!”.
E lei piccolina ride.
Ride perché sa tutto
ma non lo può raccontare.
In troppi ignorano,
in pochi ascoltano.
Nessuno percepisce.
Chi mai di voi l’ha vista!
Non io.

20/3/2002

4
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PERMETTETEMELO

Dico a voi,popolo dei poeti mancati.


Tutti vi vedo. Voi tutti,lavoratori.
Usate le mani,la testa,
in vero vorreste fosse il cuore a darvi da
mangiare.
Smembrati tornate all’ovile.
Una porta,con fuori il vostro cuore che
bussa,
messa dal più sano tra voi.
Per voi cosa mai innalzerà un semplice
starnutire!
Vi credete curati,immuni da tutte le
malattie.
Ora che il dovere è stato compiuto
non dobbiamo più occuparci di niente.
Mangiamo pure,lo meritiamo.
Chi verrà a rendercene conto?
Di sicuro non il padrone.
Passerà tranquilla anche questa notte,
così tutta la vita.
Che importa se di tanto in tanto
un bambino piange.
In fondo sono solo sogni
ciò che reclama.

23/3/2002

5
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trovato

Ho scoperto il suo nome.


Tua madre si chiama Natura.
La sola in grado di creare,
in uno spazio così piccolo,
un non so che così grande.
Si! Un non so che.
Mi son voltato in ogni dove,
ma niente da fare.
I mezzi che ho non sono sufficienti,
i mezzi che ho sono deludenti.
Impossibile riuscire a definirti.
Impossibile come scopo pensarti.
Il compenso l’ho già avuto:
la voce del tuo sorriso.

23/3/2002

6
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BOMBE SU BOMBE

Bombe su bombe.
No contro la vita.
Chi ha già pagato una volta.
Chi ha già raggiunto la pace
lontano da questo mondo,
è di nuovo lui la vittima.
Non basta la morte. Non è abbastanza.
Ci vuole ben altro per la libertà,
serve ben altro per l’intoccabilità.
La potenza che la morte ti ha dato,
la vita che la morte ti ha dato
sono giganti dinanzi alle parole.
Non ci sei più e fai paura.
Nel tuo giorno, la nostra coscienza non
c’era
impegnata a caricare le nostre armi
pronte a sparare certezze.
Ma non ti hanno ucciso.
I proiettili che ti abbiamo scagliato
te li sei mangiati.
Non basta morire una volta
perché la macchina sia spenta.
Sei ancora tra noi e non te ne vuoi andare.
Ci fai paura. Ci puoi uccidere.
Bombe su bombe.
Non contro la vita.
E’ la tua morte che deve morire.

29/3/2002

7
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droga

Quante volte l’avrò detto.


Quante volte non l’ho fatto.
Sempre proposto
mai imposto.

Un soffio di quelle parole,


non chiede altro il cuore
per aizzarsi più del solito.
Odia questo proposito.

Semplicemente un bravo ragazzo,


ogni mattina così mi alzo.
Quanto vorrei promettertelo.
E lui pronto a sfilarmelo.

Non si arrende all’evidenza,


scarso di pazienza
testardo come un macigno
sferra ogni suo artiglio.

Altro non aspetta.


E abbassata la baionetta
fa la sua entrata:
all’arrembaggio pirata.

Prende possesso di mente anima e corpo,


il tutto con un sol morso.
Ne sono dipendente.
Ormai è evidente.

Pesce senz’acqua. Fuoco senza legna.


Quale immensa bestemmia.

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Perdono per ogni peccato.


Ho un limite:vivere con questo affamato.

29/3/2002

9
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sorella mia

Tu non ti rendi conto.


Te l’apro io la strada
che non accetti di guardare,
sebbene ti stia attorno.

Non contare sul mondo.


Impegnato a lavorare
prendere e buttare.
Non contare sul mondo.

Non contare sulla gente.


Inseguono la fretta
la sola che mai li aspetta.
Gente affatto indipendente.

Sugli amici non contare.


I tanti nei giorni felici,
quasi assenti se richiamati.
Gli amici! Bell’ affare.

Non contare sull’Amore.


Dalle nuvole su cui ti innalza
ti spinge giù con la sua ignoranza.
Amore,dolce errore.

Sulla famiglia puoi forse contare?


Bella illusione,
il nostro affetto legato ad un nome.
Sulla famiglia puoi forse contare.

Su nessuno puoi contare,


ti verrà ora da pensare!

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Non esagerare sorella mia,


dello stesso mare siamo in balia.

La scienza della vita,o Cecilia,


non è in quei libri sulla mobilia.
Non esiste contare in questa scienza,
non è previsto dalla nostra esistenza.

Un consiglio ti vorrei dare


che ti seguisse nel tuo viaggiare.
Quell’esigenza,che senti bussare,
ti sta parlando! Lasciala entrare.

1/4/2002

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il respiro di un numero

Il gruppo a cui sono iscritto,


l’umanità naturale,
stenta a rappresentarmi.
Non possiedo il motivo.
Non starei qui,
fisso su un foglio bianco,
a violarne la verginità.
Il solo confidente che mi sa ascoltare.
Il resto è molto bravo,si,
molto bravo a parlare.
Ad occhi chiusi
mi sono iscritto,
fiducioso nei miei fratelli.
Il dono dell’accoglienza,
dell’ospitalità e della pazienza,
questo trio di virtù,
coro di un’unica voce,
appartiene a tutti.
L’ho visto,ne sono testimone.
Mentre il mondo girava,
anch’io,con o senza gambe,
sono approdato in vari porti.
I doni avuti da quei popoli
molti di più di quelli dati.
Tanti di questi,
forse solo vane illusioni,
ma ciò che mi dà il pane,
fratello mio,
non è nel tuo io,
potente e ben fissato.
Ciò che nutre
l’istante di ogni attimo,

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fratello mio,
sono le vibrazioni.
Figlie di quelle illusioni.

2/4/2002

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invito

Io,tu e il vino.
Se ti tocca l’idea,
sono certo che accadrà.
Le frasi salperanno,
navigando su un calice
attraverso un rio
all’apparenza tortuoso
e pieno di deviazioni.
Ma la stessa corrente,
così aspra con chi le rima contro,
sarà per noi una mamma.
Assente nei giorni di quiete,
si udirà la sua voce
e si tenderanno le sue braccia
nelle ore di tempesta.
Il torrente di cui ti parlo
non sgretola gli argini.
La sorgente che dà vita a questo corso
esiste da sempre,è nata con noi.
Un giorno,ormai lontano
è stato l’ultimo che ,
da quella fonte,
c’ha fatto bere.
Quel piccolo ruscello
ha la nostra età.
Come noi è cresciuto,
non come noi si è nutrito.
L’infinito,l’intangibile
il suo pane quotidiano.
Oggi siamo invitati.
Come quel giorno,
ci riapre le sue porte.

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Salpiamo su questi calici.


Io,tu e il vino.

3/4/2002

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poesia

Quanto dura una poesia?


Una poesia. Una poesia.
Quanto dura una poesia
è il laccio che vuoi sciogliere.
Chi può dirlo?
Chi mai è vissuto
per fermarne i secondi?
Non vi è misura al mondo
che possa fissarne i confini.
Ora,se permetti,
ho io un piatto da servirti.
Se fosse una poesia,
con cento sue sorelle,
a scandire la vita nostra?
In attesa di risposta,
accenno o minimo ciglio,
una poesia quanto duri
non so dirti.
Ma una storia conosco.
La storia della bambina
che mai il tempo
è riuscito ad afferrare.

4/4/2002

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rispondi

Che senso ho
se non posso essere letta.
Ha senso il sole,
se non v’è buio
da poter illuminare?
Ha senso la fonte,
se non v’è bocca
che possa dissetare?
Hai senso tu,Ape,
se voli,voli,
e non ci dai il miele?
E voi Stelle!
Così lontane dal patire.
Ditemi se avete un senso
senza un cuore
che vi possa ammirare!
Dico a te Luna!
Tutti ti amano,
tutti ti vogliono.
In quest’istante,proprio ora,
impossibili da contare,
anime fremono,
ardono,ti desiderano.
Ebbene ora,rispondimi.
Hai senso tu,
se ad ulularti
triste e cupo,
con sguardo a te donato
non c’è lui,Lupo?

4/4/2002

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lui,io

Lui va a caccia con arco e frecce.


Penna e parole per me,
queste le armi che mi sostengono.
Fiuto ed esperienza usa
per scovare,tra le fronde,
le prede più prelibate.
L’infanzia sfrontata
che sfiora le cime,
e il primo istinto.
Quello che ho
per svelare,tra luci
le tane delle pulsazioni.
Ferito l’obiettivo,
due passi la distanza per finirlo.
La giornata è andata,
il dovere compiuto.
Io centro il perché,
trovo il motivo di tanto palpitare,
ma anni luce è distante
la sazietà.
Lui,con la morte in tasca,
il senso della vita
l’ha trovato.
Senza concreto,io,
con tanta aria al vento,
mi dite voi
perché sono qua?

4/4/2002

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tempo spazio

Allontanarsi dal circondato,


fuggire il passato
e incontrare te.
Distanze...
più sono infinite,
più si sottomettono.
Mentre l’uomo
e la sua rabbia
sputavano fuoco,
di un palmo più elevata,tu eri lì.
Questa città,
che ci ha fatto solo sfiorare,
è quella
che al mondo ci ha donato.
Piccolissimi spazi
che il tempo,erculeo,
ci ha detto di ignorare.
Così gli stessi,
da fanciulli che erano,
son divenuti immensi giganti.
Strade sconosciute,inarrivabili
senza paraocchi,
si sono aperte,
trasformando il semidio
fin qui padrone,
in un bambino nato.
Tutto l’arretrato
dimenticato di colpo.
Un coniglio impaurito
fuggito fulmineo.
Questa è la maniera

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che ci ha fatto scambiare.


Mille per mille passi,
non per ricevere sguardi,
mille per mille sentieri
e sapere com’eri ieri.

8/4/2002

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il peso dell’impressione

Vale oro.
Tanto vale la prima impressione.
Una piuma al vento. Così
le prime parole.
Cosa possono
di fronte all’idea che hai di me!
Fuggite gazzelle,
le gabbie dei leoni
si sciolgono con un sospiro.
L’affamato non tentate
la molla non caricate.
Una zampata e crollate.
Fuggite! Via...
Voi qui!?
Io so cosa pensate,
io so cosa credete.
Sentite tale forza
da ingabbiarle,quelle fauci.
Vi avevano incantato,
con quel mondo davanti.
Ah! Il peso di mille parole.
Sollevate dallo sbocciare di un fiore.
Possibile,questa impressione,
dura come il marmo?
Sappi che non intendo scalfirti,
ma perché hai bisogno di me
per nutrirti?

9/4/2002

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lascialo entrare

Un coro ti assilla
e non ti lascia dormire.
Ti bussa alla soglia
una voglia di uscire.
Un punto ti assale
e non sai cosa fare.
Correre e urlare,
o parlare e ascoltare?
Ti guardi intorno,
dentro,fuori
cercando una risposta
dai mille colori.
I respiri del tempo,
le ore che passano,
credi davvero
in un loro compenso?
A questo tormento non dar da mangiare.
Questo lamento fallo parlare.
Dei nostri destini,
se non t’hanno informato
non siamo indovini
che un pianto ha pagato.
Tu,noi e il futuro,
non te l’hanno detto?
Hanno messo un muro,
non passa un insetto.
Non siamo padroni,
ci manca potenza
sono altri i coloni
per rapir questa scienza.
Tutto il Gange

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non c’appartiene,
ancor meno il sangue
che scorre le vene.
Troppe,infinite
son le paure
che mordono la mente
del ricco signore.
Ma noi poveracci,
figli golosi
con quattro stracci
e molto nervosi
facciamo la fame
per una torta di miele
buttando via il pane
di tutte le sere.
Un coro ti assilla
e non ti lascia dormire?
Dagli la villa
senza soffrire,
offri la torta
l’oro e i vestiti.
Apri la porta,
che prenda i residui!
Non piangere ora,
niente è perduto
hai dato fin ora
il mai posseduto.
Ora sei libera,
è crollato il castello,
sei più leggera,
come un uccello.
Lampi tuoni
vento e tormenta,
vecchi suoni
di una vecchia faccenda.
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La compagnia che avevi,


notte e dì,
non ci credevi
ma è rimasta lì.
Troppe cose le hai lasciato,
pesante come un macigno
ormai ti ha abbandonato,
non alza più il suo artiglio.
Niente hai perso
dei tuoi talenti.
Il cielo è terso,
libera i denti.

10/4/2002

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che tu sia maledetto

Cosa può ricambiare


un dono così grande?
Che posso fare
per essere alla tua altezza,
o solo per essere libero
nello starti vicino?
Non c’è ricchezza
pari al tuo dono.
Con arroganza mi difendo
da questa condanna.
Ho paura di guardarti,
parlarti,toccarti,
e intanto lui cresce,
si nutre e si espande.
Orgoglio maledetto,
vivrò con la tua morte.
Sorte che voglio.

12/4/2002

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una sola cosa

Ecco cosa voglio!


Essere povero.
Tutto questo luccicare
mi soffoca l’anima.
Lo scrittore se ne va
e lascia posto al peccatore.
Tutto vi darò di quello che chiedete,
ma non lei,lei no.
Non mi appartiene,
sono solo un semplice custode.
Ho provato anch’io a farla mia,
e cos’ho ottenuto
se non schiaffi.
Ora vi prego,voi
non la tentate.
Anni ho impiegato
per poterla domare.
E adesso?
L’unico schiavo,
nel giro di chilometri,
sono io. Il solo sottomesso.
Ogni lotta con lei
un fiume in piena.
Non c’è trattativa che tenga,
prezzo che valga
esercito che vinca.
Di una sola cosa,l’anima mia,
si libererà mai.
La libertà.

15/4/2002

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nient’altro che un gioco

Vivere d’arte,
per loro nient’altro che un gioco.
Ci sono nati!
Aprono gli occhi
verso un unico scopo,
le ali sbattono
per un sol fine.
Non violare quelle regole
che sanno,senza aver letto.
Una sola cosa gli si chiede
per averne indietro cento,
come cento
le direzioni del vento.
Ma di queste,
non ve n’è una che loro
non possano domare.

16/4/2002

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le due strade

Ora riesco a distinguerle.


Le due strade.
Venti e passa anni
convinti che fosse unica,
unica coi suoi larga e stringi.
Finalmente ci vede la mente!
E’ stato il cuore,ha corretto la vista.
Come gemelle,sempre in coppia,
ognuna muore,senza la compagna.
Amiche eternamente nemiche
gli occhi chiudono
con l’istinto di lottare,
e si risvegliano
con l’animo gioviale.
Insieme tutto il giorno,
la notte,solo barricate intorno.
Quale delle due sposerai
non importa.
Quale delle due rinnegherai
poco conta.
Nostalgia...
ciò che proverà questa via.

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ispirazione

Ho fame. Dammi
di che nutrirmi.
Fai la gelosa,
ma i passati giorni
non ti ho abbandonato,
non ti ho scaricato.
Dimmi che torni.

Ho sete. Dammi
di che dissetarmi.
Mi trovo in ginocchio,
ma i giorni futuri
la torcia si spanderà
la neve scioglierà.
Mai più questi muri.

Devo andare. Dimmi


che vuoi seguirmi.
Domani è ieri,
morì e nascerà questo mondo.
Tocca a noi granelli ora
fare del deserto una dimora.
Questa realtà è il mio sogno.

28/4/2002

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l’insieme

Ogni pagina è un romanzo,


ogni romanzo un respiro.
Il fine non è
giungere alla fine.
Impossibile camminare
verso chi ci rincorre.
Inutile anche fermarsi,
sarebbe lei a spingerci.
Che ne dici di voltarci,
attenderla e afferrarla?
Ho già tentato.
Ma come puoi continuare
a chiamarlo fiore?
Non è più. Lo hai colto.

28/4/2002

30
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a chi la colpa

Pretendere di salvarlo
questo mondo,
tanto più cattivo
quanto più lontano,
e non essere in grado
di far emergere dalle sabbie
quella scintilla,
continuamente arrossita
dalla purezza di queste acque.
La limpidezza è tale,
da non poter ospitare
alcuna forma di vita,
intera o mezza che sia.
Alla vergogna,alla coscienza,
alla paura,perfino all’orgoglio,
questi mari sono vietati.
Il solo inquinamento gradito,
non nasce dal flusso della nostra linfa,
cibo del nostro bambino.
Ma attenzione,
la fonte del mal clima
nemmeno dal di fuori trae respiro,
per poi intossicarli
del pulsante che arranca.
E allora?
A chi la colpa,
a chi la condanna.
Chi ogni giorno
si nutre di questa linfa?
Torna all’inizio

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e a quando,per la prima volta,


questa frase hai partorito:
“Io salverò questo mondo”.

3/5/2002

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ad Ognuno il suo

Tu passero,puoi chiamarti Dio,


ma io,incapace di camminare
senza paura di cadere,
niente ho in comune
con questo potere.

Tu verde,hai diritto di comandare,


ma io,arrivato per ultimo,
senza chiedere permesso,
con quale pretesa
a capo supremo mi innalzo.

A te bambino,il mestiere di sognatore,


ma io,automa perfetto,
chiusa a chiave l’ingenuità,
chi sono per sbarrare la porta
alla saggezza della provvisorietà.

Tu uomo,devi lavorare,
ma io,qui per la prima volta,
con brama di capire,
una cosa non accetto:
ad un massacro contribuire.

3/5/2002

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le redini del mondo

Dove sono finite?


Non le trovo!
Possibile,ogni volta
le credo mie
e puntualmente
costretto a chiedere in giro,
a bussare di casa in casa?
Scusate! Avete per caso visto
le mie redini?
Un attimo!
E’ bastato un attimo
e la sella che mi trottava
è su chissà quale cavallo.
Dio mio,l’ho perso di nuovo
questo ricercato controllo.
Ormai è tale la fame
per questo dolce,
che da mio fratello Uomo
devo guardarmi per primo.
La natura in confronto
cos’è se non un agnellino.
Oggi non hai un nome
se l’etichetta che ti accompagna
non ha per marca
Io sono sotto controllo.
Né oggi né domani
vorrò più essere chiamato.
Il mio voto è per voi
sconosciuti.
Il diritto vi hanno rubato

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ma per avere lei,


motore del mondo,
non basta avervi ammazzato. 6/5/2002

non vedevo mare

Del tuo aiuto


ho avuto bisogno
per conoscere che lì
c’era Mare.
Eppure la vista è intatta,
il circuito è funzionale.
Ingenuo.
Sempre dimentichi
che quando la cima sognata
tira sassi alla porta,
non c’è immensità
che possa rapirti.
Per questo ragazzo
ti offro un punto di vista.
Quando l’altro
non conosce lo scontato
sul quale ogni giorno
tu stampi le tue impronte,
non gonfiarti di meraviglia
per la tua saggezza.
Per certo ti dico che l’altro
non apre e chiude casa
grazie al tuo scontato.
Per ognuno di questi
che non conosce,
mille ne esistono.
E solo un miracolo

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può farti sfiorare


il soffio di una
tra le sue meraviglie. 6/5/2002

i piedi per terra

Vedo nero.
Mi semplifica la vita,
alle domande mi risponde.
Lui devono ringraziare
se ancora intatte
le mie forze.
Chissà in quale buco
potrei ora essere
a sentire voi
silenzi in cerca di famiglia.
Bè fratello,se con la sfera
che hai per occhio,
non vedi altro futuro
se non fallimenti,
butta la clessidra,
chiudi l’oracolo
e apri l’udito.
Non ti sforzare
di ascoltare il domani.
Non uccidere la musica.
Ti può dare ali.

8/5/2002

36
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disegni scrivi suoni

Per gli altri


solo scarabocchi
per te il mondo.
In quei disegni
raccontavi te stessa.
Nemmeno di sudore,
ma pozzanghere di fango
ciò che la gente leggeva.

Per gli altri


solo boom assordanti
per te la vita.
In quelle note
gridavi la tua voce.
Catene di montaggio
senza padrone
ciò che il popolo lagnava.

I passati ieri
vissuti a disegnare
scrivere suonare.
Prima di dormire
chiuderò gli occhi pensando.
Chissà se tra ieri e oggi
hai aperto la porta
all’assassino del mondo. 8/5/2002

37
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staccate il biglietto

Mi serve uno spazio.


Cosa ci metto
solo fatti miei,
ma datemelo.
Se questo rientra
nei diritti che mi date
che interessa al mio cuore.
Non ho tempo.
Non ho voglia,
come dirvi
che mi rifiuto.
Far parte,
essere soci,
non l’usate come
scuse alte piramidi.
La verità?
Davvero smaniate vederne
il volto?
Davvero credete
nel grembo che l’ha partorita?
Davvero vale vita
un suo ciao?
E’ in attesa. Ricordate?
La promessa.
Quando porterete
il vostro bambino
alla partita?

9/5/2002

38
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mestieri

Il venditore di sogni
la mia più alta aspirazione.
Non di quei sogni
svenduti dalla realtà
e presi a calci
da questa giostra.
I miei prodotti
nulla hanno a che fare
con la magia che chiamate
denaro a palate.
Ciò che vendo
è fuori mercato.
Non è esposto
in quelle vetrine.
Posto non trova.
Niente anni luce
per la mia bancarella.
Non vi smuovete. Non cercate.
Per raggiungerla è restar fermi
il modo migliore.
La merce che offro
non è così rara.
Tutta raccolta
lungo strade
da voi percorse.
Un tempo vostra,
sparsa o accumulata
in foto ricordo.

11/5/2002

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figli

Sfruttano della natura


i mestieri
per farne
i loro guadagni.
Su di lei
puntano il dito
certi che come boomerang,
tornerà legato a sacchi
pieni di fede.
Fede,figlia disperata
della disperazione che alloggia
in fortezze di fumo.
Fumo,figlio illegittimo
di padri e madri
scopati dall’onnipotenza.
Onnipotenza. Incapace di nascere
ma capace di cuccioli.
Dal seno della vita
al seno della superbia
per vivere.

11/5/2002

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V ORREI

Vorrei tanto
darvi il pane
che vi renda degni
della mia poesia.
Amerei tanto
esserne il fornaio
o il semplice
rappresentante.
Bramerei tanto
un Primo Maggio
trascorso in cerchio
circondante idee.
Odierei tanto
un Due Maggio
con in mano polvere
pronto a seppellire mani tese.

11/5/2002

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schiaffi mortali

Non le chiamo!
Mi vengono addosso.
I lividi che vedi
sono schiaffi dovuti
alle emozioni dell’uomo.
Mi piego
dinanzi simile potenza,
o fuggo scappo mi rifugio.
Queste fin qui
le mie sole risposte.
Le mie sole armi.
Quella di oggi
è un’alba bianca.
Non vuole più combattere.
La resa è ciò che vuole.
Stanca della protezione
delle sue stesse ombre.
Stanca di oscurare
la propria luce.
Basta elemosinare
energia mortale.
Una sola volta!
Non di più
voglio morire.

11/5/2002

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come si cambia

Voglio mangiare vino


voglio bere pane
perché questo banchetto
desidero cambiare.
Nulla sarà diverso,
solo le coscienze.
In fondo,il faro
niente più
che un punto di vista.

12/5/2002

silenzio

Silenzio!
Niente poesia
senza silenzio.

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siamo in due

Solo giorni fa.


E tutto questo
appariva impossibile.
Ora che un passo
è la strada
tra noi e il miraggio,
è nato lo stimolo
che dà vita all’impulso.
In casa nostra per anni
a dormire mangiare istruirsi
senza mai un respiro.
Mai di bui insonni
è stato la madre.
Né mai di chiari pranzi
ha fatto la servitù.
Mi sento in due.
Questo dono,
ogni giorno calpestato,
oggi lo divido con te.
Dimmi chi sei,o almeno
la voce che ti ha annunciato.
Non hai nome
volto o radice
ma sei più
di un semplice fusto.
Se assorbi energia
le tue foglie
per ultime devi ringraziare.
La mia anima reclama
perché è dal suo bicchiere

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che succhi vita.


Se almeno finisse,
si facesse vuoto
questa bevuta.
Così non è!
Ciò che passa per te
non dice addio.
Ciò che passa per te
torna,torna,torna....
e si fa pioggia.

13/5/2002

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VECCHIE STORIE

E’ leggendo voi
che evito di scrivere.
A voi affido
queste lucciole
che sputano domande
tra un si e un no.
Fino all’infanzia
torno indietro
col cervello accecato
dai sigari del giorno dopo.
Niente stop
in questa strada.
Niente freni
in questa retromarcia.
ALT!!! Ecco il colpo.
E’ leggendo voi
che parte la mia penna.
A lei affido
questa ricerca.

13/5/2002

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oggi

Te lo direi pure,
ma dove trovare
la radice del cielo?
Da quale scaffale
filtrare il mai scritto?
Quali braccia
fanno vuoto
attorno all’arte?
E dove udire silenzi
che mutano rumori
in melodia?
Da chi i muscoli
per ballare nell’aria?
Ecco perché
di tanto errare.

14/5/2002

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dammi tempo

Prendi mai l’iniziativa?


La lascio ai sentimenti.
Sono loro
a tenere i conti,
i miei agenti.
Mi rimetto non al destino.
Al volere
dei miei padroni
affido i beni.
Commetto delitti
che non cercano
avvocati del profitto.
E’ peccando
che do corda
alla coscienza.
Uccidendo uno ad uno
i ridondanti sermoni
il cuore rallenta
frena e mi abbraccia.
Un tempo semplici inquilini
oggi difficile
vederci divisi.

17/5/2002

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VIZIUME

Fanno l’appello!
E io non ci sono.
Ecco il mio vizio,
il ritardo.
Fumo alcool
sesso e bestemmia
fratelli di passaggio.
Fuori di testa
la mia marcia
contro il tempo.
L’eco del mio nome
piange lacrime inebrianti
e io mi vizio
di coppe colme di scadenze.
Ridere di me,
che domani piangerò
sul mio ritardo.
Lo combatterò,lo vincerò
e finalmente passerò il fosso.
Ora e sempre,
sempre in tasca
la puntualità.
Ma come volare?
Le ali sono lì,
in quel fosso,
impigliate.

16/5/2002

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il pasticciere

Mi chiedi il modo
di venirne a capo.
Dici bene! A capo.
Se sono le paure
i soli ingredienti
offerti al popolo
e tu,di questo popolo
ne sei il pasticciere,
il gioco è fatto.
E’ alle spalle,ormai,
il nostro amico deserto.
E’ grazie a lui,ormai,
se hai in mano
il ricettario.
Il peggio è passato
dal grembo sei uscito.
La situazione
è così descritta.
Due mani
in trepida fame,
afferrano distinte
ricetta e ingredienti.
Ti chiedi il perché
di tanta attesa?
Come dosare le dosi,
ecco perché
si fissano a vicenda.
Fuori o dentro la scatoletta
si trova il mistero?
Che importa! Vai a capo.

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E chiediglielo.
17/5/2002

appigli

Da re di una nazione
ad accattone del mondo.
Da condottiero di un popolo
al più mercenario dei soldati.
Vi presento le mie giornate:
contenitori che riciclano
sinfonie un tempo rifiutate
un tempo ascoltate.
Il sentiero di oggi
è il passo della rassegnazione,
discese ripide
salite impensabili
inghiottite senza batter ciglio.
Questo l’istante
che respira la mia vita.
La forza dell’ira
sempre piccola
di fronte a te,
caos trionfale.
Non si conta tempo!
Le armi nate vive,
impugnate e restituite,
muoiono ogni secondo.
La strada giusta?
No guerra. Ancor meno pace.
La giusta strada?
Nessuno l’ha costruita.
Non servono scarpe
per questo percorso.

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Le mani! Chiamale,e dì loro


non vi aggrappate.

18/5/2002

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