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free press

all’interno
rassegne in romagna
BILLY
RIVISTA CINEMATOGRAFICA ROMAGNOLA
dicembre 2010

rubriche
Lars Von Trier attualità
Marie Antoinette Gli ultimi dieci anni di
David Lynch cinema
Johnnie To Pier Paolo Pasolini
in sala Oltre la vendetta - Il cinema
Incontrerai l’uomo dei tuoi di Park Chan-wook
sogni retropolis
Nowhere Boy La classifica dei migliori
American Life film degli ultimi dieci anni
edizione

Mic Macs

gran finale
numero 29 dicembre 2010
2 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 FILOROSSO INDICE 3

filorosso Billy - Rivista cinematografica romagnola


Numero 29 Dicembre 2010

Rivista fondata da Ilario Gradassi.


Direttore: Matteo Lolletti
Vicedirettore: Michelangelo Pasini
Caporedattore: Chiara Tartagni
Scrivono Marco Bacchi, Marco Berardi,

lo stato dell’arte
Barbara De Caro, Chiara Faggiano, Francesco
Garoia, Matteo “Lier” Lelli, Matteo Lolletti,
Luigi Palmirotta, Michelangelo Pasini, Alberto
Semprini, Dario Stefanoni, Chiara Tartagni
Progetto grafico: Stefania Montalti
Editing: Erminia Martucci, Chiara Tartagni, Lisa
Tormena
Editore: Sunset Soc. Coop.
Dieci anni di cinema in trentadue Le classifiche, è noto, dividono, Sede: Viale Salinatore 50, Forlì
pagine, questa è un po’ l’idea folle indignano e appassionano. Ma Periodico mensile.
del BILLY di dicembre. Un numero spesso sono una scusa per riflet- Autorizzazione del Tribunale di Forlì n° 22/010
del 19/05/10.
che ha (almeno) due anime, forse tere sullo stato dell’arte. Direttore Responsabile: Lisa Tormena
ben distinte, sicuramente separa- È un BILLY un po’ particolare,
te. Da un lato abbiamo infatti ce- questo di fine anno. Una fine
duto alla tentazione (e alla deriva) d’anno che ha regalato lo sciope-
classificatoria, abbandonandoci ro dei lavoratori dello spettacolo, La rivista è rilasciata con licenza Creative Com­
a complicatissimi calcoli per defi- che racconta di un cinema italia- mons - Attribuzione - Non commerciale - Non
nire i dieci migliori film dell’ultimo no zoppicante, di un mondo in cui opere derivate 2.5 Italia. Ogni volta che usi o
distribuisci quest’opera, devi farlo secondo i
decennio. D’altro canto, però, l’immagine (filmata, scritta, par-
termini di questa licenza, che va comunicata
abbiamo voluto proporvi un per- lata…) come concetto e prodotto con chiarezza. In ogni caso, puoi concordare col
corso diverso, in questa decade, culturale sembra segnare il passo, titolare dei diritti utilizzi di quest’opera non con-
non necessariamente orientato al e cerca di reinventarsi. Soffia però sentiti da questa licenza. Questa licenza lascia
impregiudicati i diritti morali.
meglio, quanto piuttosto al signifi- un vento diverso, e sembra ci sia-
http://creati­vecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it
cativo. Insomma, abbiamo cercato no nuovi spettri che si aggirano
di capire quanto e cosa sia cam- non solo per l’Europa. A gennaio Copertina: Harry Potter and the Deathly Hallows
biato, per la settima arte dal 2000 saremo ancora qui; intanto buone © Warner Bros 2010
ad oggi. Troverete classifiche e feste e buone visioni.
billy.rivistacinematografica@gmail.com
interpretazioni, troverete assenze http://billyrivistacinematografica.blogs.it/
clamorose, conferme e sorprese. Matteo Lolletti myspace facebook issuu scribd

horror politics La fine del genere? 22


FILOROSSO RETROPOLIS L’horror come sistema
Lo stato dell’arte 3 I dieci comandamenti 13
ciNERDmatografo Che fine ha fatto 23
Gran Torino 14
Dracula? - I vampiri che non fanno più
Billy attualità Mulholland Dr. 14
paura
Gli ultimi dieci anni del cinema - Tra 4 Le conseguenze dell’amore 15
CINELetteratura Il signore degli anelli 24
sorprese indie e nuove factory Up 15
- Anatomia di un (in)successo
Oltre la vendetta - Il cinema di Park- 6
in costume Marie Antoinette - La 25
Chan-wook VETRINA modernità del tempo sospeso
35 anni senza risposta 7 Rassegne in Romagna 16
psicovisioni David Lynch il visionario 26
Dicembre 2010
cose serie Lost - Il cinema in serie 27
IN SALA I soliti ignoti Johnnie To - Paradossale
Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni 8 borsino sorpresa del millennio
Nowhere Boy 9 Il borsino del decennio 18
il delirio classificatorio 29
Mic Macs (Mic Macs À Tire Larigot) 10
garroyo e i suoi fratelli Il podio del 30
American Life (Away We Go) 11 RUBRICHE cinepanettone
Cattivi maestri Lo sguardo strabico - 19
La Posta del Capp’tano 31
seconda visione Il decennio di Lars Von Trier 20
Animal Kingdom 12 THE FILMGAMER Half Life 2 - Il flusso 21
narrativo
4 BILLY ATTUALITÀ GLI ULTIMI DIECI ANNI DEL CINEMA BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

The Royal Tenenbaums © American Empirical Pictures, Mordecai Films, Touchstone Pictures, 2001

gli ultimi dieci


anni del cinema
tra sorprese indie
e nuove factory
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 BILLY ATTUALITÀ GLI ULTIMI DIECI ANNI DEL CINEMA 5

Nel primo decennio del nuovo secolo, sono stati Mendoza, neorealista d’impressionante furia sintat-
molti i trend produttivi e le cinematografie nazionali tica (Kinatay). Ma questi due apripista, già destinati a
(ri)fiorite e decadute, rinate a nuova vita o congelate far scuola con Rada Marti e Khavn de la Cruz, non
nel rigor mortis dell’assenza di idee. Non che i vec- sono i soli maestri del sud-est asiatico: anche il tai-
chi maestri si siano smarriti per strada (esemplari landese Weerasethakul, tardiva Palma d’Oro in chiu-
gli ultimi trionfi autoriali di Haneke, Tarr, Garrel e sura di decennio, marchia a fuoco gli anni Duemila
Trier), ma non esauriscono certo le sorprese più ri- con due sinfonie audiovisive di magmatico splendore
gogliose degli ultimi anni. Il cinema statunitense, ad (Tropical Malady e Syndromes and a Century). È in-
esempio, non è stato solo quello dei capolavori con- vece la Francia a confermarsi la patria del cinema
clamati di Tarantino, Eastwood e Lynch, ma anche più vivo e innovativo del vecchio continente, insieme
di un’intera genìa di giovani cineasti indie giunti a a nuovi tiratori franchi come Gaspar Noé (le rasoiate
rinfocolare un’industria altrimenti agonizzante. Basti Irréversible ed Enter the Void) e il danese Nicholas W.
citare l’imagerie barocca e inestinguibile di Wes Refn. La fisicità debordante dei recenti film transalpi-
Anderson, autore di almeno un’opera maiuscola (I ni, sacrosante anomalie in tempi di smaterializzazione
Tenenbaum, di levatura wellesiana) o le chirurgiche postfordista, anima disperate allegorie erotiche come
elegie di Todd Solondz, responsabile di alcuni dei 29 Palms di Bruno Dumont e crude scarnificazioni
film più amari e urgenti del decennio (Palindromi, politiche sullo stile di Martyrs di Pascal Laugier, iste-
Storytelling, Perdona e dimentica). E mentre Darren rica riscrittura orrorifica del Salò pasoliniano. Proprio
Aronofsky e P.T. Anderson diventano già classici l’horror, insieme alla rinascita tutt’altro che effimera
con due lancinanti requiem dell’american dream (ri- del polar (con il suo picco in Nemico pubblico n.1),
spettivamente The Wrestler e Il petroliere), Charlie si afferma come uno dei generi-principe delle nuo-
Kaufman scrive un film di bellezza epocale (Eternal ve leve francesi, tra cui spiccano almeno Alexandre
Sunshine of the Spotless Mind, diretto da Michel Aja (Alta tensione) e Alexandre Bustillo (A l’intérieur),
Gondry) e gira il capolavoro segreto del decennio, il con il belga Fabrice Du Welz a partecipare, con l’al-
plumbeo e wallaciano Synecdoche, New York; ma la ta classe dei suoi Calvaire e Vinyan, alla carneficina
costellazione di astri nascenti non si ferma qui, per- francofona. Non si può dire lo stesso del cinema di
ché Todd Haynes, Sofia Coppola, Noah Baumbach, genere spagnolo, più esangue da un punto di vista
James Gray e Spike Jonze sono altri registi capaci qualitativo nonostante il fecondo humus produttivo
di ristrutturare con vulcanica inventiva le stantìe fon- della Fantastic Factory di Julio Fernandez e Brian
damenta di Hollywood. In Oriente va ancora meglio, Yuzna (non a caso, il film più bello del lotto, l’hitchco-
con l’inaspettata esplosione del cinema coreano a ckiano El maquinista, porta la firma dell’americano
portare alla ribalta internazionale lo sconcertante Brad Anderson), così come suona ormai pretestuo-
genio di Kim Ki-duk e Park Chan-wook. Se a Hong sa la Neue Welle tedesca che qualcuno volle vedere
Kong l’intera industria cinematografica sembra in- nel triplice successo di critica e pubblico di Goodbye
vece deperire nella generale sclerotizzazione dei Lenin, Le vite degli altri e L’onda. Abituale fanalino di
generi e, con la luminosa eccezione di Johnnie To, coda, il cinema italiano presenta una voragine crea-
si sancisce di fatto la fine del ventennio d’oro canto- tiva ancor più drammatica, non ancora colmata dal
nese, nelle Filippine fiorisce una new wave quanto- noto trio d’autori: Sorrentino, Garrone e Crialese sono
mai varia e enragé, forte di tecnologie digitali a bas- sì registi talentuosi, ciascuno dei quali può vantare un
so costo e acuminate rivendicazioni anti-coloniali, grande film (Le conseguenze dell’amore, Gomorra e
con i suoi due massimi cantori in Lav Diaz, autore di Nuovomondo) ma rimangono le sole timide eccezioni
maestosi epitaffi visivi di sette ore di durata (Death di un panorama altrimenti cannibalizzato da decrepiti
of the Land of Encantos e Melancholia) e Brillante e standardizzati topoi televisivi.

di DARIO STEFANONI

«Nel primo decennio del nuovo secolo, sono stati molti i trend produttivi e le
cinematografie nazionali (ri)fiorite e decadute, rinate a nuova vita o congelate nel rigor
mortis dell’assenza di idee»
6 BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

Non è certamente impresa facile per un saggio che


tratta di cinema coniugare l’intento didattico con la
trasparenza, e il conseguente contagio, della pas-
sione. Ma proprio questo è il caso del volume ap-
pena pubblicato nella collana Cinema dall’Associa-
zione Culturale Il Foglio Letterario: Oltre la vendetta
– Il cinema di Park Chan-wook è l’esordio letterario
di Michelangelo Pasini, critico cinematografico da
anni impegnato nell’organizzazione di eventi cultu-
rali, nonché vicedirettore di BILLY. L’autore traccia
con la sicurezza di un fine conoscitore del cinema
orientale le linee guida per avvicinarsi all’opera di
Park Chan-wook, cineasta coreano sbrigativamente
associato al tema della vendetta, soprattutto se ef-
ferata. Il pubblico italiano ha imparato a conoscerlo
attraverso Mr. Vendetta, Oldboy e Lady Vendetta
(grazie anche alla consueta formula magica “Quen-
tin Tarantino presenta”); eppure la violenza, spesso
feroce, messa in scena da questo regista, peraltro
di rado visivamente esplicita, costituisce, soprattutto
nella filmografia degli ultimi anni, un mezzo di re-
denzione di fronte alla disfunzionalità della socie-
tà, della famiglia, e dunque dell’identità personale.
Pasini ci introduce nel mondo di Park Chan-wook
attraverso un attento percorso storico-sociale, indi-
spensabile alla comprensione dello sviluppo dell’in-
dustria cinematografica e delle relative dinamiche
culturali: storia e cultura che costituiscono l’humus
in cui le idee e le fantasie di profondo valore etico
di Park prendono vita. Un’esaustiva e trascinante
Oltre la vendetta – Il cinema di Park Chan-wook © Edizioni Il Foglio Letterario 2010 analisi delle pellicole ci restituisce intatta e final-
mente libera da pregiudizi un’opera cinematogra-
fica dotata di infinite sfumature: un vero e proprio
«Un’esaustiva ed appassionante analisi viaggio nei generi, che il regista (e noi con questo
delle pellicole ci restituisce intatta e libro) intraprende compiendo scelte registiche volu-
tamente ambigue e costringendo dunque lo spetta-
finalmente libera da pregiudizi un’opera tore a prendere posizione o, al contrario, a giungere
cinematografica dotata di infinite ad una meta prestabilita. Da non dimenticare che
sfumature» questa pubblicazione si avvale della prefazione di
Darcy Paquet, storico di cinema coreano (suo è il
di bellissimo sito Koreanfilm.org) e selezionatore per il
Far East Film Festival di Udine. Una preziosa occa-
CHIARA TARTAGNI sione per ampliare le proprie conoscenze.

Oltre la vendetta
Il cinema di Park-Chan-wook
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 BILLY ATTUALITÀ IL PASTO NUDO 7

«Pasolini è stato
ammazzato perché stava
scoprendo i mandanti
delle stragi italiane,
dell’omicidio Mattei e
di tutti quelli che sono
seguiti.»

Pier Paolo Pasolini © Dino Pedriali 1975

35 anni e nessuna
risposta
di
MICHELANGELO
PASINI

Nella notte tra il 1° e il 2 di novembre 2010 è ri- Il Petrolio delle stragi: «il trentennale pasoliniano,
corso il 35o anniversario dalla morte di Pier Paolo al di là delle agiografiche movenze, si chiude in pie-
Pasolini. Non stiamo qui a sottolineare nuovamen- na rimozione, perché in realtà il 2 novembre 2005
te quanto ci manchi lo scrittore, il poeta, il regista, si è riaperto il giudizio sulla rinuncia definitiva della
il polemista. Quanto ci manchi un intellettuale di maggioranza delle “élites colte italiane” sul caso
quel calibro oggi. Con queste poche righe vogliamo Pasolini: opera e delitto». Ribadisce quindi che
solo ribadire quanto le celebrazioni per ricordare quando Pino Pelosi nel 2000 ha ritrattato la sua
Pasolini oggi siano futili. Anche chi sta scrivendo ci versione dicendo di non essere stato lui ad ucci-
è caduto, organizzando addirittura un anno di eventi dere il Nostro, ma tre killer prezzolati, la riapertura
per ricordare l’autore di Ragazzi di vita. Il risultato? del caso è stata semplicemente una farsa, un atto
Un folto pubblico ad applaudire, qualche pacca sul- dovuto. Perché nessuno ha restituito la dignità al
la spalla a complimentarsi delle iniziative e poco, poeta, nessuno ha evidenziato i motivi per i qua-
pochissimo altro. Fino a quando è salito in catte- li Pasolini sarebbe stato ucciso barbaramente sul
dra Gianni D’Elia, poeta e professore pesarese al lido di Ostia. Lo ha detto D’Elia nel suo libro, lo ha
quale era stato richiesto un intervento politico. Ma urlato in quell’incontro di cui sopra. Pasolini è stato
politico in quale accezione? Nell’unica necessaria ammazzato perché stava scoprendo i mandanti del-
a fare un po’ di chiarezza sul brutale omicidio avve- le stragi italiane, dell’omicidio Mattei e di tutti quelli
nuto ad Ostia i primissimi di novembre del 1965. È che sono seguiti. E secondo alcuni questi nomi li
questo che ancora serve alla memoria di Pasolini, è stava mettendo nero su bianco in Petrolio, di cui
inutile celebrarlo mostrando i suoi film, recitando le guarda caso gli sarebbe stato rubato più di un capi-
sue poesie e scrivendo migliaia di pagine per ana- tolo nella notte dell’omicidio. Celebrare la memoria
lizzarne la caratura. Oggi bisogna urlare contro l’in- del regista significa far finalmente luce su un capi-
sabbiamento e l’omertà che sta dietro l’assassinio tolo, l’ennesimo, vergognoso della nostra storia. Ma
del poeta. Scrive D’Elia nel suo bellissimo volume nessuno sembra volerlo fare.
You will meet a tall dark stranger© Mediapro, Versatil Cinema 2010
«Un’altra cosa sicura è
che il regista di Manhattan
non inseguirà mai il coup
de theatre per rinnovare
la propria poetica e farsi
accondiscendente con
alcuni critici che lo trovano

in sala
ripetitivo»
recensioni dei
film in uscita
in Italia nel
Dicembre 2010

incontrerai l’uomo
dei tuoi sogni
Usa/Spa 2010
Woody Allen (R.)
Woody Allen (Sc.)

Ho poche certezze nelle vita. Una di queste è che ad zialità in grandi quantità (Ombre e nebbia), che noi però
ogni suo nuovo film Woody Allen avrà sempre qualcosa preferiamo chiamare estrema coerenza. Un film difficile
da (ri)dirmi. Ne ho però anche una seconda: che ogni da scrivere e girare perché (troppo) pieno di personaggi,
nuovo film di Allen, diciamo quelli dal 2000 in poi, spac- interessanti ma a volte lasciati abbozzati, ma soprattutto
cheranno a metà pubblico e critica, divisa tra ferventi un’opera, ingiustamente, accusata di essere poco alle-
sostenitori e chi invece lo vorrebbe pensionato già da un niana perché priva della sua presenza attoriale o di un
po’ di tempo. Un’altra cosa sicura è che il regista di Man- suo alter ego. Obiezione che cozza con quanto detto in
hattan non inseguirà mai il coup de theatre per rinnovare precedenza. Perché anche Incontrerai l’uomo dei tuoi
la propria poetica e farsi accondiscendente con alcuni sogni, nella sua leggerezza, ha quella malinconia e di-
critici che lo trovano ripetitivo. Anche in questa nuova sillusione che ci ha fatto amare il regista. Oltre ad un
fatica conferma amore, ossessioni e isterismo della me- cast ricchissimo (citiamo, tra gli altri, Anthony Hopkins,
dia borghesia come gli elementi che vuol continuare a Freida Pinto, Josh Brolin e Antonio Banderas) e ad aver
studiare e a mostrarci. Non chiedetegli di cambiare, lo goduto della solita, contestata, premiere al Festival di
distruggerebbe. Già i numerosi spostamenti lontano dal- Cannes. Non importa tanto se questo nuovo lavoro di
la sua New York cui l’hanno costretto i suoi ultimi film Allen funzioni o meno, se faccia ridere o no, ma è piutto-
devono averlo stremato: Londra per Match Point, Scoop sto fondamentale capire come collocarlo all’interno della
e Sogni e Delitti, poi Barcellona con la Cruz e Johans- sua filmografia e studiare come il suo far cinema sia con-
son, fino al ritorno in patria per Basta che funzioni. Per temporaneamente mutato ed immutabile.
questo film è ancora la terra d’Albione ad ospitarlo. Per
una pellicola che ha parenti alti (Macbeth) e autoreferen- Michelangelo Pasini
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RECENSIONI IN SALA 9
Raccontare la vita di uno degli uo- to alla pazza crociata che avrebbero esempi che diventano il fil rouge, la
mini che più ha influenzato la mu- messo in piedi qualche anno dopo colonna sonora adolescenziale del
sica (e la cultura) contemporanea i quattro di Liverpool. L’esuberante protagonista. Miscelando l’immedia-
non è impresa semplice. La regista scena d’esordio con il suo adrena- tezza e il ritmo incalzante stile Great
Sam Taylor Wood opta perciò per linico protagonista che corre sulle Balls of Fire e sprazzi melodramma-
abbozzare quella che può esse- note di Real Wild Child di Jerry Lee tici alla Walk the Line (due discrete
re considerata l’origine del genio Lewis è sufficiente a descriverci un bio-pics di altri due grandi artisti
di John Lennon, il retroterra in cui personaggio allo stato embriona- come Jerry Lee Lewis e Johnny
cresce parte della consapevolezza le, molto diverso da quello che tut- Cash), Nowhere Boy può essere
musicale dei futuri fabulous four. Il ti oggi conoscono. Condensare la considerato come un bel pretesto
quindicenne John (Aaron Johnson), nascita di una leggenda in un’ora e per (ri)conoscere i Beatles, per rileg-
vissuto da sempre con gli zii, rial- mezza e aggiungerci l’incontro con gerli in chiave non così immediata
laccia i rapporti con sua madre, da Paul McCartney e George Harrison ma con la consapevolezza che an-
sempre dedita al rock’n’roll e al li- non può ritenersi esaustivo, perciò che da un’infatuazione di massa, da
bertinaggio. Con lei scoprirà la sua la pellicola si risolve spesso in mera una pandemia culturale come quella
vera vocazione, la musica, traspor- aneddotica o in rappresentazioni del rock and roll a metà degli anni
tato dalla Elvismania e da quelle che macchiettistiche. Tuttavia il film rive- Cinquanta può nascere la rivoluzio-
negli anni Cinquanta erano conside- la una trama piacevole, incastonan- ne, lo stravolgimento. Come dire: il
rate melodie demoniache. La prima do qua e là delle pietre miliari del genio, per arrivare a noi, ha fatto un
chitarra, la volontà di sfondare nel rock and roll e del boogie-woogie: lungo viaggio.
mondo dello spettacolo, le prime Mr Sandman, Racket 88 o Shake,

nowhere boy
esibizioni sono un’inezia in confron- Rattle and Roll sono solo alcuni Marco Berardi

GB 2010 Sam Taylor


Wood (R.) Matt
Greenhalgh (Sc.)

Nowhere Boy © Lipsync Productions, North West


Scott Pilgrim Vision,
Vs. The WorldUK©Film Council
Universal 2009
Pictures
10 RECENSIONI IN SALA BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010
Mic Macs © Epithète Films, Tapioca Films, Warner Bros. Entertainment France, 2009

«Ripreso col grandangolo e reso


esplosivo da colori saturi, Mic Macs
è, dunque, il tipico fumetto filmato»

Fra 2009 Jean-Pierre Jeunet (R.)


Jean-Pierre Jeunet, Guillaume

mic macs
Laurant (SC.)

In una celebre sequenza de L’Atalante – quella in non meno favoloso di quello di Amélie – sconfiggerà
cui père Jules mostra a Juliette la sua «sua cabina la violenza di una Parigi distopica (forse …) tutta
delle meraviglie» –, tra le tante cose, Jean Vigo ci treni ad alta velocità e telecamere a circuito chiuso.
regala una commovente riflessione sulla solitudi- Ripreso col grandangolo e reso esplosivo da colori
ne. Citazionista, surreale e, come sempre attento saturi, Mic Macs è, dunque, il tipico fumetto filma-
a dipingere un’umanità uguale ma diversa a quella to. Una pellicola d’oggetti che, più che guardare
convenzionale, l’ultimo lavoro di Jean-Pierre Jeunet nostalgicamente al passato, gioca con opposizioni
riparte dalla lezione del ribelle maestro, attualizzan- universali e atemporali (bene/male, pace/guerra,
dola nel contenuto e aggiornandola nella forma. La vita/morte) nell’intento d’offrirci un po’ d’ottimismo.
galleria di objets trouvés che dà il titolo alla pellicola Come fa, in fondo, il vecchio pére Jules con i gio-
ne costituisce, anche qui, il fulcro. Vero attante del vani Jean e Juliette, a dispetto del look, dei tatuaggi
film, oltre a donargli il calore di un’autentica famiglia, e di quella mano mozza sotto vetro che, una vol-
il luogo spinge, infatti, lo sfortunato Bazil a rompe- ta scorta, nessuno riesce a dimenticare. Nessuno.
re il silenzio e optare per la vendetta. Scarto tra gli Jeunet compreso.
scarti, la squadra di freaks che lo aiuterà a portare al
termine la sua missione – in un mondo sotterraneo Barbara De Caro

PIANETAROSSO
EDICOLA

fumetti - riviste internazionali - dvd italiani e di importazione

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BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RECENSIONI IN SALA 11
«Un viaggio che piacerà
a tutti; ci farà sorridere
USA/UK
2009 Sam
e commuovere per
Mendes (R.) lasciare, come ogni
Dave buon film che si rispetti,
Eggers,
Vandela il desiderio di viaggiare
Vida e di andarcene, anche

american life
solo con la mente»

Away We Go © Big Beach Films, Edward Saxon Productions, Neal Street Productions 2008

Ce ne andiamo. Ecco la reazio- mi dieci anni e abbiamo tentato così come crescono i due prota-
ne di Burt e Verona, in attesa di di ripercorrere questi dieci anni di gonisti come futuri genitori. Un
una figlia, all’annuncio dell’immi- storia cinematografica per costrui- viaggio che si sviluppa nello spa-
nente partenza dei genitori di lui. re e tracciare le diverse strade che zio e che, grazie a questo spazio,
Se ne vanno, infatti, in giro per il l’universo Cinema ha seguito in permette di affrontare il futuro at-
Nord America alla ricerca del po- questi ultimi tempi. American Life è traverso un’analisi del tempo pas-
sto migliore in cui far crescere la un road movie fuori dalle righe, co- sato sempre rimandata. Un viaggio
figlia che deve ancora nascere. stellato di personaggi estremi e di che piacerà a tutti; ci farà sorridere
Incontrano parenti e vecchi amici americani medi che ci mostrano di- e commuovere per lasciare, come
ripercorrendo alcune tappe del- versi approcci alla vita quotidiana e ogni buon film che si rispetti, il de-
la loro vita passata per costruire offrono a Burt e Verona alcune vie siderio di viaggiare e di andarcene,
la loro vita futura. Come noi che, possibili per affrontare l’educazio- anche solo con la mente.
questo mese, siamo andati alla ne e la crescita di un figlio. Un road
ricerca dei migliori film degli ulti- movie che cresce lungo la strada, Chiara Faggiano
12 RECENSIONI SECONDA VISIONE BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

seconda visione
animal kingdom

Animal Kingdom © Porchlight, Screen Australia 2009


«Animal Kingdom è, innanzitutto,
un documentario sulla bestia più
pericolosa che esista: l’uomo»

AUSTRALIA 2010 David Michôd (R. e SC.)

In quello sterminato luna-park-circo che è Disney World cruda e tutt’altro che fantasiosa, quanto la scelta di uno
Resort, la riserva zoologica Animal Kingdom rappre- stile asciutto, dunque, a essa perfettamente coerente.
senta un’anomalia. I cinquecento ettari d’area verde e i Mostrata (più che raccontata) attraverso lo sguardo
quasi quattrocento esemplari di animali – d’ogni taglia, dell’ingenuo Josh, oltre che un reportage sulla giungla
indole e provenienza – visibili al suo interno, in effetti, e la sua fauna, la drammatica vicenda dei Cody – cri-
gli donano quel senso d’autenticità e naturalezza tanto minosa famiglia della periferia di Melbourne – si dimo-
difficile da riscontrare nelle altre zone di un non-luogo stra affine alla più classica tragedia greca. Matriarca,
commerciale come quello griffato Disney. legata alle sue creature da un rapporto viscerale sem-
Nell’ambito di un panorama cinematografico sempre pre al limite dell’incesto, l’amorevole quanto pericolosa
più orientato verso la spettacolarizzazione della vita nonna Smurf (Jackie Weaver) è la leonessa dell’inci-
quotidiana e il merchandising a tutti i costi, come quello sione che apre la pellicola. Il solo carattere in grado
contemporaneo, l’opera prima di David Michôd sembra di stabilire un contatto immediato tra quest’ultima e la
funzionare proprio come lo zoo al quale ruba il nome. forma spettacolare per eccellenza. Una relazione forte
Premio della giuria all’ultimo Sundance Film Festival che la crudezza di alcune immagini, un’illuminazione
e titolo di punta di eventi internazionali a esso affini piatta che sa di sventura e la centralità del fato nella
(Sydney, Los Angeles), l’australiano Animal Kingdom vita del branco di belve messe in scena, rendono ancor
è, innanzitutto, un documentario sulla bestia più perico- più incisiva. L’icona di Animal Kingdom (il parco) è un
losa che esista: l’uomo. rigoglioso albero secolare. Il simbolo ipotetico dell’esor-
L’autenticità e la naturalezza, tipiche del parco Disney, dio di Michôd, uno altrettanto voluminoso ma spoglio e
sembrano caratterizzare il prodotto fin dai suoi généri- senza rami.
ques, influenzando – dai fulminei titoli di testa all’amaro
e liberatorio scioglimento – tanto la stesura d’una storia Barbara De Caro
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RECENSIONI RETROPOLIS 13
1 Gran Torino 6 Wall-E
(Usa) di Clint Eastwood (Usa) di Andrew Stanton
2 Le conseguenze 7 Non è un paese per
dell’amore vecchi
(Ita) di Paolo Sorrentino (Usa) di Ethan e Joel Coen
3 Mulholland Drive 8 Bastardi senza gloria
(Usa) di David Lynch (Usa) di Quentin Tarantino
4 Eternal Sunshine of 9 The Wrestler
the Spotless Mind (Usa) di Darren Aronofsky
(Usa) di Michel Gondry 10 Primavera, estate,
5 Up autunno, inverno… e

Gran Torino © Warner Bros Ent. 2008


(Usa) di Pete Docter ancora primavera
e Bob Peterson (Kor) di Kim Ki-Duk

i dieci comandamenti

retropolis
La classifica dei migliori dieci film degli ultimi dieci anni, stilata dopo sanguinosi
combattimenti dall’eroica redazione di BILLY, si presta ad alcune considerazioni. La
prima: su dieci film, ben otto sono americani (o sono co-produzioni che vedono presenti
gli States). Un archetipo dell’irresistibile strapotere produttivo e distributivo d’oltreoceano.
La seconda: vi è un particolare equilibrio tra vecchio e nuovo. Se film come The Wrestler
e soprattutto Gran Torino, largamente il film del decennio (come Eastwood è il regista
del decennio), sono infatti opere dalla struttura classica, quasi ortodossa, Mulholland
Drive, ma anche, per alcuni aspetti, Eternal Sunshine of the Spotless Mind e Bastardi
senza gloria, non lo sono affatto. Indicativo il “risultato”, in questo senso, di un film come
Non è un paese per vecchi, opera di difficile collocazione e spinta da venti d’odio e
d’amore uguali e contrari. Terza considerazione: l’affermazione del cinema d’animazione
come cinema tout court. È il caso di Up e Wall-E, ma anche delle opere di Hayao
Miyazaki, segno di uno sdoganamento speriamo definitivo. Quarta: l’Italia. Il virtuosismo
di Sorrentino su tutti, la grana di Garrone (purtroppo) un po’ distanziata. E poi il nulla. La
quinta: il resto del mondo è solo asiatico, con maestri più o meno celebrati. Da queste
parti si aggira la speranza, ci dice, forse, BILLY. È una fotografia fedele di questo primo
decennio del nuovo millennio digitale? Noi pensiamo di sì. Ma d’altronde, si sa, il cinema
è un’invenzione senza futuro.
Matteo Lolletti
14 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

Gran Torino © Warner Bros Ent. 2008


Cosa si nasconde dietro un film che re definitivo. È un ritratto dell’Ameri-
sembra ricalcare in modo perfetto ca di oggi, sui suoi valori e sulle sue
una classica struttura narrativa cine- contraddizioni, una fotografia di un
matografica che ricorda, struttural- paese multietnico segnato da una
mente, un western anni ‘50? Cosa tragedia come quella dell’undici set-
si cela dietro il film che abbiamo vo- tembre. Gran Torino è, in definitiva,
tato quale migliore degli ultimi dieci una storia di redenzione di un uomo,
anni? Gran Torino è la parabola di che vede una possibilità di riscatto e
un eroe, della sua umanità e dei suoi un’occasione di affrontare i suoi er-
limiti, delle sue debolezze e delle rori facendosene carico e cercando
sconfitte che la vita gli ha riservato, di porvi rimedio, di un regista, che
di un uomo che «conosce meglio chiude il cerchio con se stesso e
la morte della vita», un’opera che conclude un percorso su un tema
sembra ruotare attorno alla figura ricorrente di ogni suo film, e di un
del suo stesso regista. Gran Torino paese intero, che esce finalmente
sembra essere il testamento este- dall’era Bush per proiettarsi in una
tico di Clint Eastwood, il suo mes- nuova dimensione, in una nuova
saggio finale sulla vita e sulla morte, realtà che abbatte i pregiudizi e le
riflessioni che hanno sempre attra- paure che hanno segnato gli Stati
versato la sua cinematografia (da Uniti degli ultimi vent’anni.
Mystic River a Million Dollar Baby) e
che qui sembrano prendere un valo- Marco Bacchi

USA 2008 Clint


Eastwood (R.),
Nick Schenk (Sc.) gran torino
Prendete una porzione della carica esterno-interno, realtà-finzione, un’opera matura, inserita in un ge-
erotica di Cuore selvaggio, l’erme- ma lasciare che tutto si confonda. nere a sé stante e monopolio asso-
tismo di Fuoco cammina con me, Molte delle vicende sullo schermo luto dello stesso regista. Leggi fisi-
il caos di Strade perdute e aggiun- sono dei sogni o dei ricordi, i per- che, logiche e temporali stravolte,
geteci un pizzico (o poco più) dello sonaggi le epoche diverse di un’esi- le unità di misura invertite. Lynch,
spirito investigativo di Velluto blu. stenza. Se Lynch si è spinto oltre all’ennesima potenza.
Prendete cioè il meglio che Lynch forse solo con Inland Empire cinque

mulholland drive
ha maturato nei suoi precedenti anni dopo, questa è senza dubbio Marco Berardi
anni di carriera da cineasta. Mul-
holland Drive è il disturbante risul-
tato, una grande opera composta
da pezzi minuti. È, infatti, un puzzle
la storia di Betty, aspirante attrice,
e dell’enigmatica Rita, vittima di un
incidente sulla Mulholland Dr.: l’una
vuole farsi strada nel mondo del
cinema con qualsiasi mezzo, l’al-
tra vuole superare la sua amnesia
e scoprire la sua identità. Appunto:
l’una e l’altra, l’una è l’altra. Dimen-
ticate i nomi, gli schemi classici e
le trame semplici. Pensate invece
alla visione di questo film dal punto
di vista emotivo, scomodate Freud
come al solito. La chiave per poter Usa/Francia 2001
intuire (perché non si può chiedere David Lynch (R. e Sc.)
di più) ciò che accade non è ragio-
nare secondo l’usuale dicotomia
Mulholland Dr.© Asymmetrical Productions, Imagine Television, Le Studio Canal+, Les Films Alain Sarde, The Picture Factory, Touchstone
Television 2001
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RECENSIONI RETROPOLIS 15

Le conseguenze dell’amore©Fandango 2004


Prendendo in considerazione i re-
gisti italiani attivi negli ultimi dieci
anni, Paolo Sorrentino risulterà si-
curamente quello più talentuoso.
Già con il film di esordio, L’uomo IT 2004 Paolo
in più (2001), il regista aveva dimo- Sorrentino (R.

le conseguenze
strato di possedere una padronanza e S.)
del mezzo e del linguaggio cinema
non comune. Con Le Conseguenze
dell’amore assistiamo alla vera e
propria esplosione della vena cre-

dell’amore
ativa e visionaria di Sorrentino. Un
film noir unico e irripetibile, che gio-
ca con il linguaggio cinematografico
manipolandolo e reinventandolo.
Una cosa molto rara nel panorama
italiano, il quale ha logicamente ac-
colto la pellicola con freddezza nei
primi tempi per poi rilanciarla dopo di genere con tecniche e virtuosismi influenzando la produzione Italiana
gli allori di Cannes. Le basi parto- da videoclip integrando immagine, successiva (La ragazza del lago),
no da lontano, molto probabilmente vicenda e personaggi con la musica nobilitando il nostro cinema all’estero
dal noir francese di marca Melville stessa (ovviamente straniera). Le e permettendo l’affermazione di un
(Frank Costello), passando per un conseguenze dell’amore rappresen- attore icona come Toni Servillo. Le
altro regista italiano (unico e fuori tò l’affermazione di un modo di fare conseguenze dell’amore, tuttavia, ri-
dal suo tempo) come Fernando Di cinema che da qualche anno in poi mane un unico e imperdibile gioiello.
Leo con il suo Milano Calibro 9 e, diventerà il marchio di fabbrica (o se
infine, contaminando questo cinema preferite stile registico) sorrentiniano Alberto Semprini.

Due film in uno. Up comincia be-


nissimo, con un incipit che entra

up
a gamba tesa nella classifica dei

avatar
più belli di sempre. Delicato, ro-
mantico, drammatico, triste, idil-
liaco: non si potrebbe sperare di
più. Si ride di gusto e pochi attimi
dopo si cerca di trattenere le la-
crime. Una produzione (Pixar) a li-
velli abnormi: si riflette sull’amore,
sul tempo che passa, sulla terza
età, in maniera leggera e poetica
Up © Disney/Pixar 2009
e accompagnati da un’animazione
al solito perfetta. Perfetta come il
dolce e burbero nonnino acciacca-
to capace di intenerire l’intera po- USA 2009 PETE DOCTER (R.)
polazione mondiale, come il paffu- BOB PETERSON (SC.)
to ed entusiasta bambino esplo-
ratore che dà il la ai movimenti.
Capolavoro. Poi il film diventa un zoppia svanisce nel nulla e comin- dei sogni che si realizzano? Sarà,
action movie dei più tosti e la poe- cia a saltare (letteralmente) da un ma di certo non rimane molto dei
sia scompare di minuto in minuto, aereo alla casa volante e ritorno, personaggi (tutti), snaturati dopo
assieme all’affascinante storia. Il a trascinare mobili che mettereb- la splendida caratterizzazione e
tenero ex venditore di palloncini bero in crisi una coop di facchini, infarciti di qualità che sembrano
che decide, in barba all’età, di far fino all’ultimo atto dove con i soli solo essere funzionali a finire il
volare la propria casa verso le av- muscoli delle braccia solleva pesi film in fretta e senza tanti fronzoli.
venture che sognava da bimbo, si umanamente inaccessibili. Il pote-
trasforma in Rambo. La sua dolce re della forza di volontà? La magia Francesco Garoia
VETR
16 RECENSIONI RETROPOLIS

VETRINA
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

Domenica 12 dicembre ore 21


La Collina dei Conigli – Parco
Urbano, Forlì (FC)
Cinema in
Collina

ro
Rassegna “Il
cinema di Mike
Leigh”

dic
Billy’s Game Alla Collina dei Conigli –
Parco Urbano, Forlì (FC)
Rassegna cinematografica
Torna il gioco di BILLY presso il Cinema Saf fi d’Essai
dedicato al cinema, con BILLY presenta film f

– Viale dell’Appennino 480,


ricchi premi e sorprese! mai distribuiti in Italia, Forlì (FC)
in lingua originale
e sottotitolati. Lunedì 6 dicembre ore 21,15
Introduzione a cura SEGRETI E BUGIE
Mercoledì 15 dicembre ore 21
La Collina dei Conigli – Parco di Matteo Lolletti e Lunedì 13 dicembre ore 21,15
Urbano, Forlì (FC) Michelangelo Pasini TUTTO O NIENTE

Presentazione di Inizio proiezioni alle ore 21. Lunedì 20 dicembre ore 21,15
Ingresso gratuito IL SEGRETO DI VERA DRAKE
“Oltre la Martedì 7 dicembre
vendetta – Il BENNY’S VIDEO
Michael Haneke (1992) Orson Welles –
cinema di Park It’s all true
Martedì 14 dicembre
Chan-wook” TAXIDERMIA
György Pálfi (2006) Rassegna
Il critico e vicedirettore cinematografica
di BILLY Michelangelo Martedì 21 dicembre dedicata al geniale
Pasini presenterà il suo SPARROW
Orson Welles, a cura
libro d’esordio, edito Johnnie To (2008)
dall’Associazione Culturale Il
del Cineclub forCINE di
Foglio Forlì (FC)

Proiezioni presso Moquette


bookshopbar, Via Dall’Aste
17, Forlì (FC). Inizio
proiezioni ore 21. Ingresso
riservato ai soci forCINE. Per
RINA
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

rassegne in romagna
nel dicembre 2010
RECENSIONI RETROPOLIS 17

omagna
informazioni www.forcine.
net info@forcine.net

5 dicembre
F COME FALSO
20 dicembre
SÉRAPHINE
Martin Provost (Fra, Bel, Ger
2008)
Rassegna
“Scusate...
il ritardo – Il

cemb
Francia, Germania, Iran 1973
(85’) meglio che ci
Rassegna siamo persi”
STORIA IMMORTALE
Francia 1968 (58’) Cinema Scaglie Rassegna cinematografica
a cura dell’Associazione
12 dicembre Rassegna cinematografica culturale “Grazia Deledda”,
IL TERZO UOMO a cura del Cineclub Scaglie, ogni martedì fino al 21
Carol Reed, G.B. 1949 (104’) ogni domenica presso il dicembre presso il Cinema
ClanDestino Pub – Viale Sarti – Via XX Settembre
Baccarini 21, Faenza (RA) 98/a, Cervia (RA)
Ingresso riservato ai soci
Lunedì Cult Scaglie. Inizio proiezioni ore Inizio proiezioni ore 21.
Biglietto d’ingresso per la
Movie 21,30
rassegna 4 Euro
5 dicembre
Rassegna a cura di MAN ON WIRE 7 dicembre
Cinemaincentro e James Marsh (2008) 20 SIGARETTE
Faenza Centro Vivo, Aureliano Amadei (2010)
12 dicembre
ogni lunedì presso il SALVADOR 14 dicembre
Cinema Italia – Via Oliver Stone (1986) SIMON KONIANSKI
Cavina 9, Faenza (RA) Micha Wald (2010)
19 dicembre
Alle ore 21,30 introduzione al L’ISOLA DELLE ROSE 21 dicembre
film di Andrea Bruni. Inizio Stefano Bisulli e Roberto SOMEWHERE
proiezioni ore 21,40. Ingresso Naccari (2010) Sofia Coppola (2010)
7 Euro
26 dicembre
13 dicembre STRADE VIOLENTE
UOMINI DI DIO Michael Mann (1981)
Xavier Beauvois (Francia 2010)
1 Eternal Sunshine of the 1 Million Dollar Baby 1 A History of Violence

Alberto Semprini
Francesco Garoia
Spotless Mind 2 Le avventure acquatiche di Steve 2 Collateral
Marco Bacchi 2 Non è un paese per vecchi Zissou 3 Le conseguenze dell’amore
3 Mulholland Drive 3 Big Fish 4 Wall-e
4 Gran torino 4 Il labirinto del fauno 5 Non è un paese per vecchi
5 Millennium Mambo 5 Il piccolo Nicolas e i suoi genitori 6 Mulholland Drive
6 Oldboy 6 Persepolis 7 Le vite degli altri
7 Synecdoche, New York 7 Wall-e 8 Spiderman 2
8 Gomorra 8 Match Point 9 La meglio gioventù
9 Lasciami entrare 9 La cena dei cretini 10 Gran Torino
10 Lost in Translation 10 Lost in Translation

1 Kill Bill 1 Watchmen 1 Un posto sulla Terra


Marco Berardi

2 28 giorni dopo 2 Planet Terror 2 Melancholia

Matteo Lier Lelli

Dario Stefanoni
3 Gran Torino 3 Bastardi senza gloria 3 Le Armonie di Werckmeister
4 Bastardi senza gloria 4 Kill Bill 4 Les Amants Reguliers
5 La 25a Ora 5 Scott Pilgrim vs. The World 5 Dogville
6 Non è un paese per vecchi 6 Inception 6 Le avventure acquatiche di
7 The Wrestler 7 Hot Fuzz Steve Zissou
8 A History of Violence 8 Gran Torino 7 Synecdoche, New York
9 Il Cavaliere Oscuro 9 Drag Me to Hell 8 La Commune
10 Match Point 10 Kick-Ass 9 Combat d’amour en songe
10 Eternal Sunshine of the
Spotless Mind

1 Le conseguenze dell’amore 1 Millennium Mambo 1 Il nastro bianco


Barbara de Caro

2 The Departed 2 Mulholland Drive 2 Eternal Sunshine of the Spotless

Chiara Tartagni
Matteo Lolletti

3 Bastardi senza gloria 3 Non è un paese per vecchi Mind


4 I Tenenbaum 4 Eternal Sunshine of the Spotless 3 Il Divo
5 Prova a prendermi Mind 4 Le conseguenze dell’amore
6 Mulholland Drive 5 Gran Torino 5 District 9
7 Million Dollar Baby 6 OldBoy 6 Non è un paese per vecchi
8 Up 7 Gomorra 7 Inception
9 A History of Violence 8 Dogville 8 Il Cavaliere Oscuro
10 La sposa cadavere 9 Elephant 9 Persepolis
10 Breaking News 10 Mystic River

1 Le conseguenze dell’amore
Michelangelo Pasini

2 Primavera, estate, autunno, 1 Lost in Translation


Chiara Faggiano

il borsino
inverno...e ancora primavera 2 In the Mood for Love
3 Into the Wild 3 Oldboy
4 Il favoloso mondo di Amélie 4 Gran Torino
5 V per Vendetta 5 Mulholland Drive
6 Requiem for a Dream 6 Le Armonie di Werckmeister

del decennio
7 Little Miss Sunshine 7 Match Point
8 Eternal Sunshine of the 8 Ptu
Spotless Mind 9 L’Uomo in Più
9 Amores perros 10 Bronson
10 Up
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RUBRICHE CATTIVI MAESTRI 19

MATTEO LOLLETTI
CATTIVI MAESTRI
«von Trier è uno dei pochissimi registi al mondo che si
è sempre interrogato e che continua a interrogarsi sul
mezzo»

LO SGUARDO strabico
Dogville © Zentropa Entertainments et al. 2003

Il decennio di Lars von Trier


Lars von Trier è danese. Non si creda che ciò conti
poco, nella sua filmografia, perché non è vero, anzi.
Così il nuovo millennio si apre con una donna che
sta perdendo la capacità di vedere e contempora-
Così come la provenienza geografica ha conta- neamente con cento cineprese che riprendono una
to tanto per il maestro mis/dis/ri/conosciuto di von canzone cantata su un treno, e poi con un dito che
Trier: Carl Theodor Dreyer. Eppure von Trier, dopo saggia il livello dell’acqua all’interno del bicchiere e
aver segnato gli anni ’90 con l’ultima, grande rivo- infine con un corpo cieco che penzola da una corda.
luzione del cinema contemporaneo, ossia il Dogma Tre anni dopo von Trier spazza via un centinaio di
95, attraversa il primo decennio del nuovo millennio anni di convenzioni cinematografiche con uno sbuf-
con film apparentemente poco danesi, tranne qual- fo sul viso di Nicole Kidman (corpo-cinema di rara
che eccezione che, seppur interessante, tralascere- potenza): Dogville erompe in un decennio che si sta
mo. L’uomo che filma come avesse una scheggia preparando all’edificazione del falso, smantellando
nell’occhio, entra nel secondo millennio con la rin- il concetto stesso di finzione cinematografica, trac-
corsa di un film epocale come Idioti (’98), manifesto ciando righe bianche su un palco che si colloca oltre
del movimento danese (e unica delle sue pellicole il teatro e il set, rispetto alle quali si è costretti a sce-
ad appartenervi), e vi atterra con un film, Dancer gliere da quale parte stare (e nessuno può scegliere
in the Dark (2000), che sposta i limiti e il concetto l’innocenza). Il decennio di von Trier, e di parte del
stesso del musical e del melodramma in un frago- cinema contemporaneo, si chiude invece in un in-
re cieco. Von Trier è uno dei pochissimi registi al cubo personale e coraggioso. Antichrist (’09) è oltre
mondo che si è sempre interrogato e che continua il giudizio di valore, è una confessione (infilmabile),
a interrogarsi sul mezzo, sul senso stesso (spes- posta direttamente in mezzo allo spazio e al tem-
so strabico) del cinema e di fare cinema, sul suo po più oscuri e marci di un’anima, senza pretesa di
valore, la sua importanza, la sua responsabilità. universalità.
20 RUBRICHE THE FILMGAMER BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

Half-Life 2©Valve 2004


«La particolarità di
questo gioco è proprio
quella di non
rinunciare praticamente
mai all’interattività»

ALBERTO SEMPRIN I THE FILMGAMER

HalfIl flussoLifenarrativo2
Se dovessimo indicare i videogames più influen-
ti del primo decennio del duemila, due sarebbero
le risposte obbligate: GTA 3, per avere introdotto
l’abitudine di usare un mondo persistente con il
quale interagire (freeroaming) e Half Life 2, per
teragire e ad assistere passivamente allo svolgersi
dei fatti (la saga di Metal Gear Solid è emblemati-
ca, da questo punto di vista). Half Life invece no.
Il giocatore ha sempre il controllo del protagonista
Gordon Freeman durante tutta la durata dell’espe-
avere rivoluzionato le modalità narrative all’inter- rienza videoludica. La particolarità di questo gioco
no del videoludo. In realtà, Half Life 2 non fa altro è proprio quella di non rinunciare praticamente mai
che portare avanti lo stesso discorso già iniziato all’interattività. Anche nei momenti più topici del
dal predecessore nel 1999 continuando, nono- plot, il giocatore può decidere di muoversi e disto-
stante ciò, a rimane un punto di riferimento a cui gliere lo sguardo o scegliere da che punto di vista
guardare per capire come il medium “videogioco” guardare la scena. Si tratta di una libertà fittizia,
si sia evoluto negli ultimi dieci anni. Per chi non perché gli eventi vanno avanti indipendentemente
lo sapesse, Half Life 2 è uno sparatutto in prima dalle azioni del giocatore stesso, ma l’illusione è
persona, cioè un gioco prevalentemente action, proprio quella di essere immersi in un flusso nar-
dove non si fa altro che sparare, ma, al contrario di rativo. Il duplice merito di Valve (sviluppatore della
altre produzioni simili, l’accento viene spostato irri- saga) verso il medium videogame è stato, da una
mediabilmente sulla trama e sul come essa venga parte, quello di avvicinarlo al cinema (rendendo il
raccontata. La particolarità di tale gioco sta proprio giocatore protagonista di scene da grande scher-
nell’integrare la narrazione nel gameplay senza mo), dall’altra, quello di allontanarlo da qualsiasi
soluzione di continuità. Altri videogiochi affidano la altro medium adattando la narrazione classica
narrazione a sequenze animate che interrompono all’interattività, donandogli così un tratto distintivo
l’azione costringendo il giocatore a smettere di in- e una nuova maturità.
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RUBRICHE HORROR POLITICS 21
«la carica sovversiva del cinema

Land of the Dead © Universal Pictures et al. 2005


di genere, da numerosi punti di
vista, rischia di liquidarsi in stereotipi
d’innocua fruizione»

MATTEO LOLLETTI HORROR POLITICS

LA FINE del genere?


L’horror come sistema
Nell’ottica di un allineamento allo spirito tassonomi-
co di questo dicembre billiano (nel senso di BILLY),
tografica non le ha? – quanto piuttosto rispetto alla
percezione che incontra. È una buona notizia? Per
Horror Politics cercherà di tracciare un bilancio degli molti aspetti no. Perché la carica sovversiva del cine-
ultimi dieci anni di cinema horror (per quanto, ma non ma di genere, da numerosi punti di vista, rischia, con
necessariamente, politicamente inteso), riflettendo tale accreditamento, di liquidarsi in stereotipi d’inno-
sulle dinamiche stesse del cinema di genere. È stato cua fruizione. Non si colga tale riflessione come giu-
un decennio di emancipazione? Per molti aspetti sì. Il dizio di valore: moltissimi ottimi film rientrano in tale
cinema di genere è forse finalmente cinema e basta. percorso, quasi che il problema – forse in maniera un
Non tanto rispetto alle regole proprie e intrinseche a po’ snob – sia la (re)visione stessa del genere. D’altro
tale approccio – d’altronde qualche categoria cinema- canto è impossibile non registrare, anche in maniera
orgogliosamente superficiale, come lo sdoganamen-
to del cinema horror abbia coinciso, in buona misura,
con un suo impoverimento (estetico, narrativo, cultu-
rale). Ne sia un indizio la sostanziale mansuetudine
dei vampiri e degli zombi del 2000 (con le calorose

Per comprare eccezioni di Lasciami entrare e Land of the Dead),


ne sia conferma l’inoffensiva fantascienza degli ultimi
anni (tranne District 9), ne sia prova il florilegio di re-

questo spazio make di horror degli anni ’70, resi docili e miti da inter-
pretazioni sociologiche rassicuranti (è il caso, eclatan-
te, di Halloween). Parallelamente, se le retrospettive,
i premi raccolti, il prime time televisivo, il successo

3381029116
al cinema e dei Festival dedicati all’horror, esaltano e
inquietano quasi in pari misura, occorre registrare una
nuova, interessante, tendenza del cinema di genere.
Se nel (dorato?) passato registi considerati autori si

3284070669 avvicinavano, ad esempio, alla rappresentazione


della paura (Kubrick, su tutti), oggi si registra invece
la tendenza opposta, in base alla quale registi di film
horror (o di cinema di genere) assurgono al rango di
autori, in una sorta di riconoscimento a volte tardivo, a
volte frettoloso. Fu vera gloria?
22 RUBRICHE CINERDMATOGRAFO BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

«è un po’ come guardare


un film di Jean-Claude Van
Damme, ma con aggiunta
di mostri, e questo al
giovane piace»

MATTEO LIER LELLI


Underworld© Screen Gems 2003
CINERDMATOGRAFO
Che fine ha fatto Dracula?
I vampiri che non fanno più paura
In questi ultimi anni i vampiri sono tornati in massa puntuali arrivano Underworld: Evolution (Len Wi-
a infestare il grande schermo: in parte nel loro vec- seman, 2006), divertente sequel che, sempre sen-
chio stile di spaventosi succhiasangue (ad esem- za pericolose esagerazioni, si concede un po’ più
pio nel poco bello, ma decisamente gore, 30 giorni di splatter, e Underworld: La ribellione dei Lycans
di buio, o nel poco gore, ma decisamente bello, (Patrick Tatopoulos, 2009), prequel leggermente
Lasciami entrare), in parte negli inediti panni di meno riuscito nonostante l’affascinante ambienta-
guerrieri ultra-cool o di ragazzetti arrapati. Dà il via zione medievale, ma che mantiene inalterati i tratti
alla conquista di un nuovo, giovanissimo pubblico della saga. Ma ancora dal cinema latita l’emo, che
l’adrenalinico Underworld (Len Wiseman, 2003), viene però presto accalappiato dall’imbarazzante
giocattolone fumettoso che eredita dal compianto Twilight (Catherine Hardwicke, 2008), tratto dall’im-
Blade un ritmo tipicamente action tutto sparatorie barazzante primo capitolo dell’imbarazzante serie
e duelli all’arma bianca, e, senza rinunciare del tut- di romanzi di Stephenie Meyer. La stucchevole
to all’elemento orrorifico (atmosfere decisamente storia d’amore, rigorosamente epurata di ogni ele-
dark e qualche sano fiotto di sangue), sottopone le mento horror, tra un vampiro e un’umana, condita
sue classiche creature del terrore a una prima, si- di qualche sparuto (e imbarazzante) combattimen-
gnificativa trasformazione: vampiri e licantropi non to e di molti (imbarazzanti) dialoghi fa letteralmente
sono più spaventose belve eternamente a caccia impazzire le ragazzine di tutto il mondo: anche i se-
di sangue umano, ma due fazioni in guerra tra loro. quel, The Twilight Saga: New Moon (Chris Weitz,
E’ un po’ come guardare un film di Jean-Claude 2009) e The Twilight Saga: Eclipse (David Slade,
Van Damme, ma con aggiunta di mostri, e questo 2010) hanno un successo clamoroso al botteghino,
al giovane piace, e piace parecchio. Inoltre, com- e con altri due (imbarazzanti) episodi già in cantie-
plice un’iconica eroina vampira, piace anche alle re iniziamo a temere che i vampiri, quelli veri, siano
ragazze, quindi tutti sono contenti e il gioco è fatto: una specie in via d’estinzione.
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RUBRICHE CINELETTERATURA 23
Si, lo so, come me vi sareste aspettati, in questo a dire il vero, non lasciava nessuna garanzia certa
numero, qualcosa come Non è un paese per vecchi di successo. Ognuno di questi fattori contribuisce a
o Lasciami entrare, senza ombra di dubbio i miglio- rendere la scommessa una vittoria, tanto che l’adat-
ri film del decennio che sono ispirati da un’opera tamento è un successo mondiale di pubblico, por-
letteraria. Invece no. Invece la redazione di BIL- tando il regista (fino ad allora solo autore di film di
LY si è espressa in maniera diversa, cercando di serie b) a vincere, oltre a quelli tecnici, gli Oscar per
capire quale film abbia segnato più di altri questi la miglior regia e per il miglior film (a scapito di Lost
ultimi anni, scegliendo tra i tanti la trilogia de Il si- in Translation). Nella storia del cinema, invece, che
gnore degli anelli. Certamente, per l’attesa che ha rilevanza hanno avuto i film di Peter Jackson, oltre
infiammato i fan del libro e non solo, i film tratti dal che per lui? Si può dire che l’affluenza ai botteghi-
romanzo di Tolkien hanno inevitabilmente avuto ni possa bastare a rendere grande una pellicola? È
un’importanza fondamentale. Dopo cinquant’anni possibile affermare che un film abbia avuto un’inci-
e numerosi tentativi di adattarlo per lo schermo e denza importante nel cinema se riesce a sdoganare
altrettanti di ripetuti fallimenti, si riesce finalmente nelle sale un genere, come nella fattispecie fa Il si-
ad avere una sceneggiatura che, pur non potendo gnore degli anelli con il fantasy, se poi, negli anni a
essere completamente fedele ai libri, soddisfa sia le venire, i cinema si riempiono di vari labirinti, crona-
schiere agguerrite dei puristi sia le leggi del mercato che, fauni e via dicendo? É giusto tributargli onori e
cinematografico, le tecnologie grafiche sono pronte gloria solo per le innovazioni tecnologiche che porta
a ricreare alla perfezione un mondo fantastico come con sé? È veritiero il verdetto dell’Academy che lo
quello della Terra di mezzo e le case di produzione celebra e lo premia al posto del capolavoro di Sofia
hanno la forza di scommettere su un progetto che, Coppola?

Il signore degli anelli


Anatomia di un (in)successo «Si può dire che l’affluenza ai botteghini possa bastare a
rendere grande una pellicola?»

MARCO BACCHI
CI NELETTERATURA
The Lord of the Rings © New Line Cinema 2001
«Nulla di più contemporaneo di un’adolescenza
che si ripiega in se stessa, a noi ancor più
vicina grazie a simbologie di chiaro intento
anacronistico»

CHIARA TARTAGNI IN COSTUME


Marie Antoinette © Columbia Pictures Corporation, American Zoetrope, I Want Candy 2006

MarieLa modernitàAntoinette
del tempo sospeso
Considerato l’ultimo componente di un’ideale “tri-
logia della giovinezza”, Marie Antoinette (2006)
costituisce un elemento di cesura all’interno del-
chiamata, una donna comune, che si lascia andare
al languore e alle gioie del lusso per non vedere lo
strazio della propria giovinezza frustrata. Agli occhi
la filmografia di Sofia Coppola e, soprattutto, del della corte, Marie Antoinette non è che un colorato
cinema in costume contemporaneo. Non tanto e incantevole pasticcino, al pari di quelli di cui lei
per l’immagine, per quanto originale, della notoria stessa si ciba avidamente: la Coppola sceglie di
sovrana di Francia, già oggetto d’analisi di innu- non imporci giudizi di sorta e fa suo lo sguardo di
merevoli pellicole e libri, quanto piuttosto per la questa eterna fanciulla uguale a tutte le altre, che
visione personale che la regista è capace di in- ha la sola particolarità di dividersi tra Versailles e
fondervi. I critici, come spesso accade di fronte a l’isolamento dorato del Trianon. Nulla di più con-
pellicole difficilmente classificabili, si sono passati temporaneo di un’adolescenza che si ripiega in se
parola dividendosi in due categorie: la prima vede stessa, a noi ancor più vicina grazie a simbologie
in Marie Antoinette un esempio raro di freschez- di chiaro intento anacronistico (le ormai celebri All
za e vivacità, mentre la seconda rimprovera alla Star lilla) e ad una regia che, a ritmo di rock, ci in-
Coppola frivolezza, inosservanza storica e la totale troduce nel regno di zucchero, fiori e seta pastello
assenza di cenni concreti alla Rivoluzione. Ma pro- in cui la futura vedova Capeto si muove sognante.
prio quest’ultima caratteristica costituisce la forza La modernità di Marie Antoinette sta nella sospen-
del film: dopo la partenza della famiglia reale da sione del tempo storico e nel conseguente legame
Versailles non possono esserci che desolazione e che il testo filmico conserva con la contemporanei-
morte, come esplicitato nella scena finale. Ciò che tà, talmente profondo da creare o rinvigorire mode
invece la regista vuole mostrarci è tutto ciò che fa che spaziano dall’abbigliamento alla letteratura. Il
dell’Autrichienne, come sprezzantemente veniva cinema del futuro dovrà tenerne conto.
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RUBRICHE PSICOVISIONI 25
Il mondo onirico è affascinante, creativo, pertur- ci si risveglia, ma è ricreato, come in Mulholland
bante, fantasioso e si proietta ogni notte nel gran- Drive o Inland Empire, per portare sensazioni tese
de schermo buio del sonno, in quel privato cinema alla confusione, alla indecifrabilità, allo stordimen-
della mente che ognuno possiede. Si chiudono gli to, alla sensazione di non aver capito ad afferrato
occhi e ciò che è intorno non è più visibile. La men- alcuni passaggi perché l’inconscio non è il regno
te si proietta in un altro mondo, quello del sogno. della razionalità, è quello dell’emotività. Se tutto
Nello stesso modo, al cinema, come ricalcando la avesse un senso, nell’immediato non ci sarebbe
stessa situazione, si spengono le luci e le poltrone, l’apertura all’interpretazione a cui ampio spazio si
i volti dei vicini, si oscurano e resta solo lo scher- dà durante e dopo la visione. Attenzione però a non
mo. Inizia una visione fatta di immagini e suoni. considerare uno sterile banale enfatico nonsense
Saremmo indotti a pensare che tutti i film possano i suoi film, poiché indizi sparsi, un significato na-
essere considerati onirici poiché condividono que- scosto in piccoli dettagli, sono corpo stesso della
sta identica qualità, ma dopo aver visto le ultime complessità della trama. La caparbietà di Lynch a
opere del maestro Lynch verrebbe spontaneo indi- non svelare i segreti lo rende incompreso da molti
viduare in lui l’unico che si è veramente avvicinato oppure adorato da pochi. Da adolescente voleva
al linguaggio dei sogni e del suo direttore, l’incon- fare lo psichiatra e quest’attenzione alla mente e al
scio, capendone il processo, la sintassi, e i conte- suo funzionamento è stata trasferita nella sua arte
nuti. Il sogno non appare come una simulazione preferita. Condensazione, spostamento, ambiente
della realtà dopata dal desiderio o dal terrore, con grottesco vengono replicati senza la necessità di
una coerenza nella successione degli avvenimenti effetti speciali mozzafiato, ma con l’uso sapiente
con una logica temporale e spaziale. In Lynch, il della macchina da presa, per cui è un visionario
sogno non è utilizzato come escamotage per de- solo nella sua capacità di rendere visibile quel lin-

Davidil visionario
Lynch
scrivere una vita da sogno da cui volenti o nolenti guaggio inconscio dell’immaginazione.

LUIGI PALMIROTTA
PSICOVISIONI
«Il miglior visionario capace
di rendere visibile quel
linguaggio inconscio
dell’immaginazione e
comprendere di quale
materia sono fatti i sogni»

David Lynch © filmbuffonline.com


26 RUBRICHE COSE SERIE BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

«Ciò che ha reso


grande Lost e ha
decretato il suo
trionfo è stata la
televisione stessa»

lost
Lost © ABC Studios 2004

MARCO BACCHI COSE SERIE

Il cinema in serie
Se Lost è diventata la serie televisiva simbolo di
questi anni non è solo perché mezzo mondo ha
seguito le avventure dei sopravvissuti del volo 815
cuore dell’azione, a seguire soggettive, macchina
a spalla, piano-sequenza, una sterminata spiaggia
su cui si svolge la scena iniziale e una fotografia
della Oceanic. Il successo che sta dietro al pro- curatissima. Tutto immensamente lontano da ogni
getto del genio di J.J. Abrams e Damon Lindelof cosa vista fino a quel momento fuori dalle sale ci-
non è da attribuire, almeno non esclusivamente, nematografiche, tanto da poter considerare la se-
neanche al colossale lavoro di sceneggiatura fatto rie quasi come un lunghissimo film. La televisione
per ogni singolo episodio né alla caratterizzazione spalanca le porte al cinema e se il confine tra le
minuziosa di ogni personaggio. Ciò che ha reso due è sempre più sottile, lo si deve in gran parte
grande e ha decretato il suo trionfo è stata la te- a questa serie. Se negli anni successivi abbiamo
levisione stessa. Lost porta sul piccolo schermo e stiamo vedendo cose come FlashForward, He-
un linguaggio e una tecnica fino a quel momento roes e il più recente The Walking Dead dobbiamo
riservata solo al cinema (cosa che solo un grande ringraziare principalmente Lost, senza il quale non
maestro come David Lynch aveva saputo fare rac- sarebbe neanche mai potuto accadere che grandi
contandoci dei misteri di Twin Peaks) avvalendosi registi del calibro di Spielberg, che arriva a produr-
di un budget da colossal (12 milioni di dollari solo re una serie come The Pacific, e Martin Scorsese
per l’episodio pilota) che ha permesso ai suoi cre- che firma la regia di Boardwalk Empire, ambien-
atori di avvalersi di mezzi tecnici e risorse umane tata ai tempi del proibizionismo e in arrivo in Ita-
senza precedenti per la televisione. I primi cinque lia all’inizio del prossimo anno, si avvicinassero o
minuti del primo episodio sono esemplificativi di “tornassero” al mondo della televisione. Ma i fan di
tutto questo: innanzitutto la mancanza di una vera Lost sono ormai abituati alle sorprese e sanno che
e propria sigla ci catapulta immediatamente nel non possono più stupirsi di nulla.
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RUBRICHE I SOLITI IGNOTI 27

Johnnie To
paradossale sorpresa del millennio
Una delle emozioni più belle che ci offre la situazione
distributiva del cinema in Italia è il gusto per il parados-
so. È stupendo riunirsi attorno al tavolo di redazione e
discutere con amici e colleghi su quale sia la sorpresa
cinematografica che il nuovo millennio ci ha regalato
fino a questo momento e scoprire che in molti fanno il
è accorta di lui. È solo dopo diversi inviti a Venezia e
a Cannes che alcune riviste hanno fatto il suo nome
e che nei cinema è uscita qualche sua pellicola. E
pensare che i tipi dell’Udine Far East hanno urlato il
suo nome più volte. A squarciagola e molti anni prima.
Johnnie To è diventato uno dei pochissimi alfieri di un
nome di Johnnie To. Una sorpresa che poi si è rivelata cinema, quello di Hong Kong, in evidente crisi creativa
una conferma, ma che non ha mai occupato le prime dopo il ventennio d’oro post new wave. È uno dei po-
pagine dei magazine più cool. Un solito ignoto insom- chi cineasti cantonesi ancora capaci di tenere un ritmo
ma. Ma, dicevamo, è paradossale parlare del regista produttivo esagerato, una libertà stilistica senza eguali
cantonese come una delle figure più importanti per gli e una voglia di sperimentare forme e geometrie sem-
ultimi dieci anni di cinema proprio perché alcuni dei pre nuove. Non è solo regista, ma uomo di cinema a
suoi film più rilevanti sono effettivamente stati girati tutto tondo: insieme a Wai Kai-Fai ha infatti fondato
prima del nuovo millennio. Parliamo di The Mission, la Milkyway, casa di produzione che, per finanziarsi
A Hero Never Dies e The Heroic Trio, tre pellicole che film sperimentali e meno orientati al pubblico, non
rappresentano la sua poetica molto meglio di quan- si vergogna di girare divertentissime commedie che
to non facciano i più recenti (e comunque stupendi) puntualmente finiscono in cima al box office. Johnnie
Election, Exiled e Sparrow. Ciononostante, conside- To ha poi un altro record di tutto rispetto: spostandosi a
rarlo uno dei soliti ignoti per eccellenza degli ultimi occidente (Vengeance è una coproduzione francese)
dieci anni non è affatto sbagliato. Perché è come al non si è snaturato e annacquato. Cosa in cui aveva
solito con colpevole ritardo che la nostra penisola si fallito anche un certo John Woo.

MICHELANGELO PASINI
I SOLITI IGNOTI
«E pensare che i tipi
dell’Udine Far East
hanno urlato il suo
nome più volte. A
squarciagola e molti
anni prima.»

Election©Celluloid dreams/Milkyway Image, 2005


28 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

Corso Mazzini, 74 Cesena FC - 0547.612349 Contrada Dandini, 8 Cesena FC - 0547.29508

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LIBRI NUOVI E DI SECONDA MANO, LIBRI A META' PREZZO, COLLEZIONISMO E RARITA', AFFILIATO LIBRINCONTRO
1 Gran Torino 1 Primavera, estate, 1 District 9

Il resto del mondo

Fantascienza
(Usa) di Clint Eastwood autunno, inverno… e (Usa) di Neill Blomkamp (35)
2 Le conseguenze ancora primavera 2 V per Vendetta
dell’amore (Kor) di Kim Ki-Duk (10) (Usa) di Jack McTeigue (45)
(Ita) di Paolo Sorrentino 2 Oldboy (Kor) 3 Star Wars Ep III
3 Mulholland Drive di Park Chan-Wook (11) La vendetta dei Sith (Usa) di
(Usa) di David Lynch 3 In the Mood for Love George Lucas (62)
4 Eternal Sunshine of (HK) di Wong Kar-Wai (14)
Classifica generale

the Spotless Mind


(Usa) di Michel Gondry
5 Up 1 Kill Bill
(Usa) di Pete Docter (Usa) di Quentin Tarantino (15)
1 Eastwood

Azione
e Bob Peterson 2 Bronson
Gran Torino (1), Million
6 Wall-E (Dan) di N.W. Refn (22)
Dollar Baby (12), Mystic 3 Kick-Ass
(Usa) di Andrew Stanton
River (18)
7 Non è un paese per (Usa) di Matthew Vaughn
I registi

vecchi 2 Tarantino
Bastardi senza gloria (8),
(Usa) di Ethan e Joel Coen
Kill Bill (15)
8 Bastardi senza gloria
(Usa) di Quentin Tarantino
3 Kim Ki-Duk
Primavera, estate…(10), 1 Il Cavaliere Oscuro
9 The Wrestler (Usa) di Cristopher
Ferro 3 - La casa vuota (17)

Supereroi
(Usa) di Darren Aronofsky
Nolan (44)
10 Primavera, estate, 2 Spiderman 2
autunno, inverno… e (Usa) di Sam Raimi (51)
ancora primavera 3 Watchmen
(Kor) di Kim Ki-Duk
1 Up
(Usa) di Pete Docter e Bob (Usa) di Zack Snyder (65)
Animazione

Peterson (5)
2 Wall-E
1 Le conseguenze (Usa) di Andrew Stanton (6)
dell’amore La città incantata
1 Lasciami entrare
Gli italiani

di Paolo Sorrentino (2) 3 (Gia) di Hayao Miyazaki (33)


(Swe) di Tomas
2 L’uomo in più
Alfredson (23)
di Paolo Sorrentino (21)
Horror

2 28 giorni dopo
3 Primo amore
Comico/Commedia

(GB) di Danny Boyle (37)


di Matteo Garrone (24) 1 Lost in Translation
3 Planet Terror
(Usa) di Sofia Coppola (27)
(Usa) di Robert Rodriguez
2 Big Fish
(38)
(Usa) di Tim Burton (29)
1 This is England 3 L’alba dei morti dementi
(GB) di Shane Meadows (Gb) di Edgar Wright (30)
Gli europei

(20)
2 Bronson
(Dan) di N.W. Refn (22)
3 Lasciami entrare 1 Mulholland Drive
Noir/Thriller

(Sve) di Tomas Alfredson (Usa) di David Lynch (3)

il delirio
(23) 2 Oldboy
(Kor) di Park Chan-Wook (11)
3 Inception

classificatorio
(Usa) di Cristopher Nolan (20)

(N): risultato nella classifica generale


Categorie da film.tv.it
30 RUBRICHE GARROYO E I SUOI FRATELLI BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

«I migliori, per quanto possibile,


dell’ultimo decennio»

garroyo
e i suoi fratelli
di Paco Garroyo

il podio del
papà togliti quel cappello dalla te-
sta - Perché sembro vecchio? - No,
sembri un pirla»). E’ un successo
epocale, un risultato insperato. La
trama, agghiacciante come sempre,

cinepanettone
fila liscia come l’olio. L’intreccio tra
le varie vicende di cui sono prota-
gonisti i singoli personaggi c’è, anzi,
si cerca quasi la “sperimentazioneˮ
infilando gli uni nella storia degli altri
I Cinepanettoni, c’è chi li ama e chi nestrone di mia nonna). Scalzato dal e confondendo lo spettatore su chi
li odia. Chi li ama a prescindere Neri Parenti nella sua specialità, la sia effettivamente la prima donna.
non ha capito bene di cosa stiamo cagata, Vanzina prova a riprendersi Ma più di ogni altra cosa a stupire
parlando, chi li odia a prescindere ingaggiando Boldi (dopo il litigio con è l’affiatamento tra Massimo Ghini
non ha evidentemente sviluppato De Sica), affiancandolo a Vincenzo (non a caso subentrerà poi a Boldi)
un buon senso critico. Aiutiamolo a Salemme e spedendolo in Spagna e De Sica. Due attori formidabili, che
farlo, con questo percorso doloroso assieme ad una cernita di effetti spe- messi l’uno di fronte all’altro rischia-
ma breve, come una puntura sulla ciali di una tristezza infinita, che ren- no di far sorridere anche un cada-
chiappa. dono il tutto grottesco e quindi guar- vere (con la sola mimica facciale e
Al terzo posto sul podio, Natale in dabile (no, non è vero, non guarda- pochi balbettii, senza pronunciare le
India (Parenti, 2003, miglior battuta: telo). Al primo posto Natale a Miami parole ca**o, m*rda o te**e). Scusa-
«Siamo ricchi, anzi ricchissimi, anzi (Parenti, 2005, miglior battuta: «Dai te, ora mi vado a flagellare.
ricchioni!»). E’ un film rivoluzionario:
Natale a Miami © Filmauro 2005

per la prima volta dopo anni (il pri-


mo natalizio firmato Parenti, Boldi
e De Sica risale al ‘95), gli sceneg-
giatori cercano (senza riuscire, ma
vale il tentativo) di creare un intrec-
cio decente, con capo e coda, non
abbandonando ogni personaggio al
suo personale delirio di volgarità,
ma inserendolo all’interno di una tra-
ma, per quanto orribile, sensata. Un
ingegnere e un giudice per sbaglio
scambiano i propri neonati: 15 anni
dopo scopriranno la verità. Al secon-
do posto Olè (Vanzina, 2006, miglior
battuta: Ha visto più piselli lei del mi-
Ghini e De Sica, in un momento di lucidità, si chiedono perché siano lì
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RUBRICHE LA POSTA DEL CAPP’TANO 31

ad
ta o
el
n
p'
o s t
ap
l
a p
c

la corrishpundenza eccezziunale
di capitan phalco
Caro Capitano, Caro il mio amico c’nese, la notizia Shpazzanegger è Hal 2000: pe’
cosa pensi dei film del buon Diego è vera, ma puttroppo il mio amica ffottuna mancano ancora... 9001
Abatantuono in questi ultimi dieci Geghegè ‘shpirava a’ rruolo d’ Le- meno 2010... un casino d’ anni pri-
anni? golaz, l’elfemminato che c’ piaccio- ma che i robot assassini govennino
S. G. no le coshtruzioni ciocattolo! Hanno il monto... ma shcusa, pecchè ne
provato a shpiecarci che pure San- volevi uno? Ah, atesso ho capito: tu
Caro Santro Giacoppe, Dieco è vigio non è proprio un macho, ma sei quello scemo!
sempre il maeshtro, anche se in lui voleva zompettare pei boshchi
queshti anni ci ha recalato solo 2061 con la cazzamaglia e la chioma
e Eccezziunale secontamente, che bionta... Caro Capitano,
fanno morire dal ritere! Però mi di- come arginare la più grande piaga
shpiace che in giro c’ shta uno che del nuovo millennio, ovvero il diffon-
c’ha la faccia l’ishtesso che Dieco, e Oh Capitano mio Capitano, dersi di film in 3D al cinema?
s’ shpaccia pe’ llui ma palla in italia- io non vedevo l’ora di arrivare al Tuo, Willie l’Orbo
no: caro il mio fubbetto, non c’ frechi, 2001 per avere un computer come
chè Dieco è buono d’ palla’ solo ter- Hal 9000 di 2001 odissea nello spa- Caro Vuilli, puttroppo le faccine sce-
runciellico! Quindi t’ conviene shpari- zio, ma siamo gia al 2010 e non si me tipo :) 3D 8/ XP hanno ommai
re prima che Dieco s’accorca che fai sono ancora visti. come si fa? invaso i cellulari e internet, quin-
i fimmi ‘mpegnati a suo nome, chè Tuo Stanlio Cubriccolo. di era ‘nevitabb’le che prima o poi
cette cose lui non le fa, eh! conquishtassero pure i ccinemi!
Non c’ posso credere, Stanlio, l’ami- L’unica cosa da fa’ è barricassi in
co d’ Ollio, cucino d’ Aglio! Prima d’ casa e shtaccare computer e tele-
Caro Phalco, ho letto su una rivista tutto dimmi una cosa, ché non l’ho foni. Se t’ accoggi che quaccuno
specializzata che Geghegè era sta- ancora capita: ma tu sei quello shcrive una faccina puoi tagliacci la
to scritturato per la parte di Samvise grasso o quello scemo? Comun- mano pe’ pprovare a salvallo prima
ne Il signore degli anelli, perchè ha que, m’ sa che t’ confonti: il fimm è che l’infezione arrivi al cevvello, at-
rinunciato? 9001 odissea nello shpazio, e il ro- trimenti :Puoi solo B( :D X0 ;-)
Un Fan bot assassino ‘nterpretato da Arno

Se volete scrivere a BILLY, allora Tarcisio Maraffoni, alias Capitan Phalco, biker leader dei Rapaci Randagi
e fan n. 1 di Diego Aba­tantuono è l’uomo che fa per voi! billy.rivistacinematografica@gmail.com.
32 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

Abbigliamento e Accessori Moda

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Telefono: +39 0546.25968
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Orari di apertura 08.30-12.30 15.30-19.30


Chiuso il giovedì pomeriggio

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