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Giuseppe Terragni è 1 degli

architetti piu rappresentativi del


movimento razionalista italiano
.Terragni è nato a Meda ,
provincia di Milano nel 1904.
Sin da piccolo trasferisce presso
dei parenti materni a Como,sia
per frequentare le scuole
elementari che il liceo ,nella
sezione matematica e fisica.
Nell’ ultimo anno di
frequentazione del liceo
conosce Luigi Zuccoli ,il quale
poi sarà 1 suo fedele
collaboratore di studio e colui
che interverrà successivamente
sulle sue opere attraverso i
restauri. Dopo il diploma si
inscrive al politecnico di
Milano nella sezione
architettura. Il politecnico di
Milano a quel epoca era
improntato secondo la regola
dell’ alternanza , nel senso che :
1 anno si studiava lo stile
rinascimentale , l’ anno
successivo lo stile barocco e
cosi via… Lo stile medioevale
era previsto per l’ ultimo anno
di corso, perché secondo la
tradizione culturale lombarda l’
architettura medioevale era
quella più forte e più complessa
quella più moderna quella più
attinente alla loro cultura.

Pero in questo clima vi era 1 gruppo di architetti che si interessava della pittura manierista quindi alla
pittura di Michelangelo studiava molto la struttura ,gli ordini classici . In tutto questo arriva anche da
Parigi 1 libro di Le Corbusier , questo libro illumina questi studenti. Il libro in questione è “ Verso una
architettura” che apre a questi studenti orizzonti nuovi , tanto è che dopo essersi laureati Terragni insieme
ad altri sette , cioè insieme a Pollini , Rava ,Larco ,Frette ,Figini, Castagnola inizialmente e poi Libera ;
firma il manifesto , il primo documento dell’ architettura razionalista italiana e nasce cosi , ufficialmente il
gruppo sette. Poi la sostituzione di Castagnola con Libera, il quale era collocato a Roma darà la
possibilità al Gruppo 7 di uscire dai confini di Milano e quindi poi di organizzare anche una mostra sul
movimento razionalista a Roma. Durante gli anni dell’ università Terragni conosce Piero Lingeri con il
quale stringerà 1 forte amicizia e con il quale ci sarà 1 collaborazione professionale che durerà tutta la vita
. Terragni scrive molti testi pubblicati sulla Rassegna italiana , la rivista dell’ epoca , in cui fa suoi alcuni
concetti di Le Corbusier a cui alterna , in quanto affianca la professione di architetto a quella di pittore ,
anche alcune mostre .Nel 1939 viene chiamato alle armi in quel periodo egli sta seguendo il cantiere della
casa Giuliani Frigerio e quindi dalla caserma di Verona attraverso 1 epistolare con Luigi Zuccoli riesce a
dirigere i lavori di questa casa , che sara tra l’ altro il suo ultimo lavoro , in quanto come è entrato in guerra
nel ’40 l’ Italia viene spedito nei Balcani e poi sul fronte russo . Dal fronte russo verra rimpatriato dopo
qualche anno e alcuni mesi dopo il suo rimpatrio muore per 1 trombosi celebrare sul pianerottolo di casa
della sua fidanzata. È morto nel 1943 quindi Terragni aveva solo 39 anni. In 1 cosi breve vita ha prodotto 1
quantità straordinaria di opere realizzate e non e quindi anche soltanto progettate.
Hotel Metropole Suisse
Il suo primo lavoro
come architetto ,nello
studio di Como che ha
aperto insieme Alberto
Pico a che era l’
ingegnere fu la facciata
dell’ hotel Metropole
Suisse. Questo lavoro
visto oggi è abbastanza
sempliciotto, alquanto
eclettico . Pone delle
lesene ai fianchi della
porta d’ ingresso , fa 1
rivestimento in marmo
del piano terra e del
primo piano e riproduce
, le vedete sulla destra ,
anche delle finte finestre
ritagliate nel marmo .
Nonostante la semplicità
Terragni comincia ad
avere 1 scontro con la
Commissione d’Ornato
della città.
In quanto aveva posto
alla base di questo
rivestimento 1 mezzo
toro in appoggio verso il
terreno. La
Commissione d’Ornato
lo aveva richiamato in
quanto , secondo la
lettura filologica dell’
ordine classico ,1 mezzo
toro non poteva essere
da basamento per 1
lesena. Proprio in questa
occasione che Terragni
Novocomum capisce chi ha di fronte ,
cioè 1 commissione che
non riesce a leggere al di
là di questi parametri
classici e che quindi non
riesce a leggere la
modernità dell’
operazione che fa
Terzagni .
Secondo Terzagni questo mezzo toro doveva servire essenzialmente ad impedire che le lesene si
avvicinassero troppo alla parete, quindi danneggiassero il rivestimento .Quindi sara forse per questo motivo
che Terragni nel momento in cui riceve l’ incarico dalla società immobiliare, società Novocomum , per la
riduzione di edificio per appartamenti da dare in locazione ,1 casa da investimento.Il Novocomum occupa la
metà di 1 lotto trapezoidale ,1 prima metà era gia occupata ,da 1 edificio costruito dall’architetto Caranchini .
Terragni si rifà in tutto e per tutto alla preesistenza , quindi riprende sia gli stessi allineamenti stradali dell’
edificio esistente , riprende anche le altezze , 5 piani fuori terra . Al contrario degli edifici caranchini però
per 1 questione di sfruttamento della volumetria , vi sono all’ interno della coorte 2 appendici , 2 torri da
Appendici , tali dare all’
edificio la stessa
conformazione ?interna.
In questa immagine si
riesce a vedere 1 altra
opera di Terragni ,
proprio sul lago è il
Monumento ai caduti di
Como.Sarà per questo
contrasto che terragni
ha avuto con la
Commissione d’Ornato
, che presenta alla
commissione 1 progetto
per il Novocomum di
chira impronta fascista :

regolato da simmetrie , c’ è il piano attico arretrato . È 1 edificio senza grandi slanci di inventiva pero a
differenza di questo progetto presentato perché tolte poi le impalcature dell’ edificio viene fuori il primo
edificio di forma trapezoidale meglio conosciuto come il transatlantico che suscito tante polemiche ed
elogi in tutta Italia. Circolarono foto in bianco e nero di questo edificio che esaltavano ancora di più
questo effetto di svuotamento , di movimenti di masse di questo edificio . Fu nominata inoltre 1
commissione di inchiesta la quale doveva stabilire le responsabilità dell’ architetto, di quanto aveva
realizzato .Nel realizzare l ’edificio ( sulla destra) Novocomum probabilmente si rifaceva al costruttivismo
russo . Egli era influenzato molto dall’ architettura di Le Corbusier , di Gropius dalla bauhaus e guardava
gli olandesi . In questo caso si rifa molto al costruttivismo russo in particolare al gruppo operaio Zuyev
di Golosov. E’ un edificio come investimento immobiliare cioè erano case da dare in locazione. Otto alloggi per
piano gruppi di scale collocate negli angoli interni della coorte e una centrale di distribuzione. Gli appartamenti
chiaramente sono sia di dimensioni diverse come vani ma anche come affacci. Gli appartamenti di ……. setti
all’interno prendono luce essenzialmente dalla coorte interna. In pratica l’edificio
viene svuotato sulle parti laterali che vengono arrotondate, alleggerite. La parte arrotondata al secondo piano
abbraccia questi due cilindri di vetro che sono probabilmente arretrati rispetto alla facciata. a di grande cornice
sull’edificio. Una assonometria della parte interna con la coorte interna con questi alti volumi aggettanti.
C’è poi il plastico originale dell’epoca nel quale si ha la percezione di quelli che erano i colori
di questo edificio che dalle foto in bianco e nero si supponeva fosse stato realizzato in
intonaco bianco, invece lo studio di Terragni aveva concepito tutte le facciate verticali in un
color nocciola con le parti rientranti ed anche i suggelli delle sporgenze in arancione vivo, il
tutto sottolineato da delle ringhiere e parti metalliche orizzontali che erano in azzurro.
Successivamente l’edificio fu molto rimaneggiato ed addirittura ci fu un periodo in cui fu
rivestito con delle piastrine di marmo perdendo così completamente la sua immagine
originale.
Fu proprio Zuccoli, che aveva condotto il recupero ed il restauro del NOVOCOMUM, a
riportare l’edificio a quello che era lo stato originario anche se non nella più completa fedeltà
perché le facciate adesso sono completamente bianche e non c’è più il color nocciola.
Questa è una foto del
lato sinistro del
NOVOCOMUM in
cui si può notare
l’attacco con
l’edificio preesistente.
Dall’immagine
possiamo leggere
l’intervento di
svuotamento di
rapporti tra pieni e
vuoti e qui per vuoti
dobbiamo intendere le
parti vetrate,
trasparenti
dell’edificio operate
dal Terragni. E’ un
edificio per l’epoca
straordinario.L’edifici
o è simmetrico
nell’impostazione
della facciata.
Terragni, inizialmente
si è adattato in toto
agli edifici
preesistenti anche per
l’altezza, perché il
terrazzo nel
NOVOCOMUM era a
filo del colmo del
tetto dell’edifio
esistente.
Successivamente però
l’altro edificio è stato
poi sopraelevato di
ulteriori due piani, per
cui questo rapporto è
venuto a perdersi.
Terragni risolve
brillantemente anche
l’attacco tra i due
edifici attraverso una
sorta di stretto, una
rientranza del corpo
di fabbrica quindi a
creare un distacco in
cui sono collocati dei
balconi.

Questa è l’immagine di dettaglio dalla parte della sporgenza in cui il colore all’interno è un bel arancione
vivo, che era il colore originale pensato da Terragni.
Questa invece è una immagine prima del restauro, cioè come si presentava l’edificio prima dell’intervento
di restauro : era completamente grigio quindi aveva perso la sua colorazione originaria e l’aveva mantenuta
nella parte basamentale dove comparivano questi azzurri, questi bleu che prima non c’erano.
Quest’altra è una foto
originaria, perché il
rivestimento esterno qui
aveva mantenuto i colori
originali, i succielli del
balcone al primo piano
sono in arancio.
Anche qui vengono fuori i due corpi
all’interno della coorte ed anche qui la
colorazione è quella originaria,
nuacette(nocciola) e arancio vivo.

Questa è una foto dell’ingresso


principale, cioè quello che da accesso
alla scala centrale di distribuzione
dell’intero complesso. La tromba di
scale, quella centrale, è una scala
quadrangolare mentre le scale poste ad
angolo, quindi verso la coorte, sono
scale triangolari.
Monumento ai caduti di Erba (Co) Nella sua continua ricerca di
rottura con la tradizione anche
la realizzazione di un
monumento ai caduti diventa
per Terragni l’occasione per
realizzare un qualcosa di
diverso. Infatti il monumento
ai caduti realizzato ad Erba, in
provincia di Como, è il primo
monumento ai caduti che si
stacca da quella che era la
regola del tempo. I
monumenti ai caduti che sono
disseminati nei nostri paesi
si basano essenzialmente su
un basamento, un gruppo
marmoreo nella parte
superiore, che richiamavano il
soldato, la battaglia. Terragni,
invece, realizza una sorta di
intermezzo paesaggistico,
cioè il suo monumento ai
caduti si integra
completamente nel paesaggio.
E’ impostato su una grande
scalinata che deve colmare il
dislivello tra la strada e la
collina di 25 mt.
E’ una scalinata fatta di
quattro rampe lineari in alto,
più questa grande rampa
ellittica in basso.
Nella tradizione del luogo,
quindi, nella tradizione rurale
tipica di questo luogo, tutto
l’impianto è costruito in
pietra, invece gli scalini sono
in pietra con la pedata in
ciotoli di fiume.Questa
scalinata
Fiancheggiata da filari di
cipressi porta al sacrario vero
e proprio. Il sacrario è una
sorta di camera semicircolare.
Qui c’è tutto un gioco di
forme curve, ora convesse,
ora concave, perché nella
parte superiore viè una grande
esedra in pietra che chiude la
terrazza superiore del
sacrario. Il sacrario è
circondato ai lati da due scale
curve che conducono alla
terrazza superiore.
Questa è l’esedra della parte
superiore dove all’iinterno del
prato vi è una pavimentazione
in pietra che forma una
grande croce. Mentre
all’interno del sacrario al
posto della croce vi era
inizialmente un altorilievo in
bronzo di Lucio Fontana, che
riproduceva la vittoria.
Quest’opera era invisa al
posestà dell’epoca, il quale un
giorno la fece sparire, fu
conservata per un certo
periodo nella soffitta del
Municipio e poi fu liquefatta
per ricavarne bronzo. Quindi
di quest’opera si è persa ogni
traccia.
Monumento ai caduti di Como
L’altro monumento ai caduti realizzato a Como, sul lago, ha una storia un po’ lunga e particolare. Nel ’26 ci
fu un concorso per questo monumento, concorso a cui Terragni, ancora studente, non ancora laureato,
partecipò assieme a Pietro Lingeri ed un altro amico. Superarono la selezione di primo grado. Addirittura il
loro progetto alla selezione di secondo grado fu dichiarata……… però fu osteggiato per cui non se ne fece
più nulla. Alcuni anni dopo, Filipnnpo Tommaso Martinetti, un fondatore del futurismo italiano, riprende il
discorso sui monumenti ai caduti, con cui sono celebrati i caduti comaschi caduti nel corso della prima
guerra mondiale, pari a 650, tra questi ve ne era uno molto noto, Antonio S’antelia, uno dei rappresentanti
del futurismo italiano. Quindi decide di realizzare questo monumento riprendendo un po’ ad esempio un
schizzo eseguito da Franceschini
Questa è un immagine dell’epoca. Questo monumento è alto 33 mt ed è interamente rivestito in pietra ed ha
al suo interno il sacrario, una parte basamentale su cui vi è un grosso monolite in pietra su cui sono scolpiti i
nomi dei 650 caduti comaschi. Sul lato rivolto al lago vi è una frase in onore di Sant’Elia, frase da lui stesso
gridata durante la battaglia in cui perse la vita nel 1916. Durante la battaglia disse “Stasera si dorme a
Trieste o in cielo con gli eroi”.Questa è la foto dello stato attuale del monumento,
questa invece è la proposta
alternativa elaborata dal Terragni
per questo monumento. In pratica
ci sono questi due grandi archi o
meglio due elementi architravati
che inquadrano la figura di un
militare.

Mentre questo è il disegno per


una centrale elettrica di Sant’Elia
a cui ci si è rifatto per la
realizzazione di questo
monumento.
Inizialmente l’incarico fu dato da
Martinetti a Giacomo Trampolini che era
uno degli attivisti del movimento futurista,
ma era un pittore per cui poteva in grandi
linee realizzare un disegno, più o meno
regolare però poi era incapace nel
proseguire la parte tecnica, nella direzione
dei lavori e nella scelta dei materiali, per
cui l’incarico fu affidato ad ATTILIO
TERRAGNI(fratello di Giuseppe) invece
Giuseppe Terragni ebbe l’incarico di
realizzare la parte relativa al sacrario e
quindi la parte interna dello stesso.

Questo invece è l’immagine presa dal basso in cui si evidenziano queste due
grandi bucature dell’edificio.
Veniamo ora al capolavoro assoluto
di Terragni, l’edificio che gli ha dato
notorietà internazionale ovvero la
Casa del fascio a Como. La Casa del
fascio secondo Terragni doveva
seguire l’idea del fascismo. Secondo
Mussolini il fascismo doveva essere
trasparente , ovvero una sorta di casa
Casa del fascio
di vetro ove ognuno poteva guardare
ciò che c’era dentro, quindi non
doveva esserci alcun distacco tra
potere e cittadino. Questa trasparenza
della casa era la trasparenza tipica del
movimento. Terragni quindi nella
sua opera cerca di riproporre questo
concetto. L’edificio è impostato un
un lotto quadrangolare ed ha un lato
di 33,20 mt ed una altezza di 16,60
mt.quindi esattamente la metà del
lato. Con questo edificio si
incomincia a far capolinea l’idea del
telaio come elemento ordinatore
dell’architettura.

Questo telaio è evidente in tutta l’opera. Ognuna della quattro facciate sono indipendenti una dall’altre. Le
quattro facciate hanno delle battiture e aperture diverse che comunque lasciano vedere il telaio ordinatore dell’
intero edificio.
L’edificio anke al suo interno è svuotato, perché a piano terra vi era un salone(sulla sinistra), in cui si
svolgevano le adunate il quale poteva anche ampliarsi perché vi erano delle grandi vetrate che dividevano
l’interno dalla piazza interna e quindi vi poteva essere collocata altra gente, in continuità spaziale . Questo è un
salone a doppia altezza, quindi occupa sia il piano terra sia in primo piano dove si blocca. Il secondo piano
affaccia sulla copertura del primo piano. Sia il secondo che il terzo piano affacciano sul una corte interna
svuotata. In questa assonometria la facciata principale è quella in basso a sinistra . Il telaio diventa
leggibilissimo sia quando diventa elemento strutturale esterno , quindi filtro, una facciata virtuale rispetto a
quello che poi avviene all’interno, sia quando viene legato alla muratura nella facciata laterale destra. La
lettura del telaio è comunque evidente anche nella loggia all’ultimo piano sulla parte retrostante.

Questa è una immagine d’epoca :la casa del fascio


veniva utilizzata anche per funzioni celebrative del
Duce. Manca in questo edificio quello che doveva
essere uno degli elementi caratteristici del fascio in
Italia: La torre littoria. Terragni in questa torre la
ricava in questa facciata piena posta proprio sulla
piazza. Questa facciata inserita all’interno di
questo ideale cubo sostituisce idealmente la Torre
littoria.
Terragni comunque così come
in altre opere non si limita
soltanto al progetto della parte
architettonica ma si occupa
anche dell’arredo. Questa è
una immagine d’epoca degli
arredi originali della Casa del
Fascio. Quelle sedie realizzate
in tubolare sono ancora oggi
in produzione, riproduce
l’aziendaa italiana Zanossa di
complementi di arredo e
produce altri oggetti disegnati
da Terragni. In occasione
della mostra coloniale
celebrativa della Conia
Imperiale del 1937 viene
organizzata a Como nella
Casa del
Fascio una grande esposizione
. Doveva venire Mussolini ad
inagurare questa mostra.

Questo è il grande salone a doppia altezza della Casa


che viene allestita dallo stesso Terragni, viene
realizzato lo scaffale del Duce , ci sono iscrizioni
richiami e foto che celebrano la vittoria dell’impero.
Questa invece è la foto dello sstato attuale della
Casa del Fascio che attualmente è sede della Guardi
di Finanza(ex Casa del Fascio). L’edificio si
arretrava rispetto alla piazza stante, Piazza
Dell’Impero, oggi Piazza del Popolo e la Via
principale si chiama Via dei Partigiani. In questa
foto è evidente il telaio sia sulla facciata che nella
parte in alto quando chiude le logge superiori
……… svuotamenti e quindi poi rientra nella parte
basamentaria all’interno della corte superiore. Ogni
facciata è trattata in maniera diversa anche come
apertura dal resto. Il retro si svuota nella parte
superiore con una loggia.
In questa altra foto si vede il
retro, visto dall’altro lato(il
controcampo) , la loggia e
questa chiusura in vetro, che è
la chiusura della scala
secondaria situata all’interno
dell’edificio. Ci sono due scale ,
una all’ingresso a destra, che è
la scala monumentale e che
porta al sistema di ballatoi
………..mentre sul fondo a
destra vi è la scala di servizio
che non conduce soltanto al
piano intermedio del primo
piano, ma anche ai due piani
che poi si affacciano sulla corte,
cioè al secondo ed al terzo
piano. La scala di servizio è
chiusa da questa vetrata.
Questo è invece il lato destro dell’edificio dove le aperture sono trattate in maniera diversa: questa
chiusura in vetro mattone è relativa a quella scala monumentale. L’edificio è completamente
rivestito di marmo bianco, per cui le aperture sono intere ma sono diaframmate verso l’esterno con
una sorta di bisolè in pietra, questi elementi creano un gioco di aperture : Gli infissi inizialmente
furono pensati in ferro, poi furono realizzati in legno, questo per esempio è una apertura integra ,
però dalla lettura che si ha dall’esterno attraverso questo elemento in pietra posizionato sul davanti
abbiamo questo gioco di apertura .
Questa è una foto del porticato a piano terra ,
quello che si affaccia sulla piazza.
L’immaagine che si ha dal salone interno
dell’edificio, verso la piazza astante ed
antistante il Duomo è una sorta di
trasparenza . Quello che cercava Terragni era
una relazione diretta tra gli interni e gli
esterni. Terragni era talmente ossessionato
dalla pulizia del suo edificio che è davvero
difficile trovare orpelli e decorazioni su
questo edificio. Le facciate sono
completamente pulite, asettiche. Infatti
Terragni voleva che anche gli interni fossero
mantenuti puliti e per questo andava spesso a
visitare la Casa del Fascio perché aveva il
terrore che qualcuno appendesse dei quadri,
delle fotografie all’interno dell’edificio.
Tant’è che si racconta un anedotto: un
giorno condusse un amico a visitare la casa,
quando entrarono nello studio del segretario
Terragni rimase sbalordito perché
quest’ultimo aveva messo delle tende alle
finestre per non farsi guardare dall’esterno,
travolgendo l’idea iniziale di TERRAGNI,
che era la trasparenza.
Questa è l’ immagine invece del grande salone a piano terra, quello verso il retro. Qui gli uffici.
Questa è la scala secondaria che
conduce ai piani superiori e
quindi porta non soltanto al
primo ma anche al secondo e
terzo piano. Vi è un proliferare
all’interno dell’edificio di
partizioni in vetro mattone sia
per quanto riguarda le
separazioni dei vari ambienti
che la copertura stessa che è in
vetro mattone. L’idea del telaio
è leggibilissimo anche
all’interno.

Questo è un dettaglio della scala.


Questa è una immagine del salone a piano
terra presa da uno dei ballatoi laterali.

Questa è la sala riunioni


Qui si ha l’idea della
copertura. La copertura di
questo salone è costituita da
una parte più bassa che
poggia su queste due grandi
travi, in cui vi è questo taglio
di luce, da degli elementi che
si innalzano di un paio di
metri e poi si rigirano e sono
completamente in vetro
mattone creando al terzo
piano una sorta di
svuotamento qui all’interno.

Un dettaglio ancora dei ballatoi


.Immagini interne
relative allo stesso
salone e agli stessi
ballatoi.

Qui ancora un dettaglio della parte strutturale del telaio, in questo caso la trave aumenta di tanto
perché deve supportare una luce più grande che è quella dell’ampio salone.
Si può vedere il taglio
centrale, quindi la
parte rialzata della
copertura e l’intera
copertura realizzata
interamente in vetro
cemento.

Questa è l’immagine del secondo piano. Questo è quell’incavo,


è il taglio che si vedeva dal basso, la lama di luce e queste due
coperture più alte.
Questa invece è la
parte relativa al
terzo piano sul
fronte strada quella
che affaccia sul
Duomo
completamente
chiusa. Da questo
lato vi è un
passaggio quindi
un percorso di
collegamento che
però subisce un
arretramento. E
qui c’è una loggia
aperta.

Mentre questo è il terzo piano dalla parte posteriore. Questa è la parte centrale quella
relativa alla corte interna, completamente aperta in questo loggiato.
Questo è un dettaglio del terzo
piano sull’altra strada. All’ultimo
piano c’è questa grande cornice di
chiusura nell’impaginato della
facciata, il resto è libero.

Un altro dettaglio
della chiusura in
vetri dalla parte della
scala quella che da
sul retro.
Casa sul lago

Nel 1933 la biennale viene


spostata da Monza a Milano
nel Parco Sembione vengono
realizzate 21 abitazioni di
Terragni. Terragni insieme a
Lingeri ed altri amici il così
detto “Gruppo di Como”
partecipa con l’opera la
Casa sul lago per Artista che
dopo la mostra fu demolita.
Quindi questa casa
inizialmente era pensata con
una struttura metallica per
l’occasione fu completamente
realizzata in pilastri di
cemento armato e mattoni…...

. La casa sul lago per l’artista era impostata nella pianta su un rettangolo di 16 metri per 8 metri. A sinistra
vi era l’ alloggio vero e proprio, suddiviso in due piani quindi la zona giorno a piano terra e la zona giorno
a primo piano. A destra invece c’era l’atelier vero e proprio che aveva un’altezza di 5 metri e mezzo ed era
collegata al volume dell’abitazione attraverso una passerella. Sul fronte non è molto leggibile il gioco e
l’inserimento del telaio di questa architettura. Sul retro l’immagine del telaio è leggibilissima. La parte, che
sul fronte è soltanto una passerella qui viene completamente chiusa nella parte superiore, quindi si crea una
grande loggia e vi è questo architrave di collegamento che richiude tutto il telaio. All’interno della
abitazione c’è un patio su cui si affaccia il soggiorno. La zona dell’atelier vera e propria è molto
interessante .
In questa riproduzione
fatta in 3D ,vista
frontalmente, si può
leggere la passerella tra
idue volumi e il grande
telaio sul retro che
richiude la
composizione. La
facciata era
completamente in vetro
chiusa verso sud quindi
verso la zona di forte
luce e completamente
aperta a nord con una
grande vetrata che non
occupava soltanto tutta
l’altezza della facciata
ma addirittura risvoltava
all’interno dell’edificio
per circa 5 metri
facendo una L di vetro e
quindi annullando l’idea
della scatola del volume.

Sempre nella modulazione 3D riusciamo a leggere meglio rispetto alle foto l’impostazione generale
dell’intero progetto: il telaio dietro che richiude completamente la facciata e quindi collega i due volumi e il
patio interno all’interno dell’abitazione stessa.
In questa foto d’ epoca dell’atelier si può vedere la
grande vetrata che risvolta fino allo spazio della
scaletta.

Questo è un altro modello 3D in cui il risvolto della vetrata è inferiore rispetto a quello
di due metri però serve a dargli l’idea dell’annullamento della copertura e quindi la
vista che si aveva dell’Atelier verso il cielo.
Casa Ghiringhelli

Terragni aveva conosciuto durante il periodo del


Politecnico, Pietro Lingeri, che si era laureato in Iingegneria
ed abitava a Milano. Insieme a Lingeri aveva partecipato al
concorso per il Monumento ai Caduti iniziando così una
collaborazione professionale. A Terragni sta un po’ stretta
l’aria provinciale di Como per cui sente l’esigenza di uscire
di andare a Milano, di avere più opportunità , di esprimere
la sua essenza, la sua cultura.
Egli apre con Lingeri uno studio a Milano , in Corso
V,Emanuele, Terragni in realtà andava a Milano solo due
giorni alla settimana e quindi in questi due giorni lavorava
con Lingeri a progetti comuni, poi ognuno di loro aveva
altri progetti che elaborava in proprio. Dalla collaborazione
dei due , oltre ai diversi concorsi fatti, e non andati in porto,
a Roma nacque un gruppo di interventi conosciuti come le
CINQUE CASE MILANESI, che sono degli interventi di
case da appartamenti, cioè sono investimenti ovvero case da
pigione sulla falsa riga di case da pigione dell’800. Erano
quindi fatte da persone facoltose, realizzate con una fonte di
reddito contestualmente alla propria abitazione.Queste
erano case multipiano , con appartamenti da dare in
locazione talvolta anche con locali a piano terra.Poi
avevano la parrte attico, quindi la parte superiore dove
aveva sede la residenza principale del proprietario, che
faceva queso investimento per avere un ritorno economico
attraverso l’affitto degli appartamenti. La prima casa è la
Casa Ghiringhelli commissionata Lingeri e Terragni da
Gino Ghiringhelli, che era un artista ed un pittore……..:
L’impostazione del progetto doveva tener conto di alcune caratteristiche indicate dalle normative edilizie di
Milano. In pratica vi erano due altezze diverse di edifici esistenti: verso la piazza vi era un’altezza massima
costruita di 30 metri mentre i fronti sulla strada laterale potevano avere un’altezza di soltanto 18 metri, quindi
c’era un fronte contrasto, era un problema sfruttare la volumetria massima visto che bisognava rispettare due
altezze contrastanti. Per cui Terragni e Laingeri adottarono una via di mezzo che fu approvata dalla
commissione edilizia e diventò anche il riferimento per tutti gli altri progetti realizzati in seguito in quella zona.
In pratica rinunciarono alla possibilità di una maggiore altezza sulla piazza a favore………. Formando l’intero
blocco . La facciata che un blocco trapezoidale è impostata secondo elementi separati tra di loro. In pratica vi
era un blocco sulla facciata che un blocco riquadrato attraverso questa grande copertura , quest a cornice del
fronte che chiude anche gli appartamenti dell’ultimo piano dove c’era l’attico di Ghiringhelli. Il fronte
principale è caratterizzato da questa sporgenza, da questo risalto centrale, il corpo di fabbrica quindi aggetta.
Gli aggetti sono segnati ed evidenziati rispetto al resto della facciata da ritagli verticali da finestre laterali.
Tutto il risalto centrale della facciata è caratterizzato da queste logge rientranti. Anche la parte basamentale
della facciata per cui si è rifatto al NOVOCOMUM, ha il piano terra a spigoli arrotondati, mentre il primo
piano e quelli superiori hanno lo stesso spigolo squadrato , quindi un aggetto rispetto………..C’è un cambio di
direzione tra il fronte sulla piazza e fronti sulla strada. Vi è una sorta di taglio nella facciata dove sono
collocati quei balconi a gettanti che quindi vanno a colmare il cambio di direzione . In questa foto si legge di
più il cambio di direzione con quel taglio tra due corpi di fabbrica.
Questa è una foto degli interni
dell’edificio.Anche in questo caso i vani
scala sono collocati negli angoli della parte
interna della coorte.

Questa invece è la foto dell’ingresso


con l’accesso sul giardino, sul
cortine interno. Anche qui si può
notare l’utilizzo del vetro mattone
come in altre opere di Terragni.
Contemporaneamente quasi a casa
Ghiringhelli TERRAGNI ebbe l’incarico per la
realizzazione di Casa Toninello. In questo
caso il lotto era un po’ particolare perché in
pratica il lotto aveva un fronte di 12 metri e
Casa Toninello profondità di 28 metri .Per cui diventava anche
problematico realizzare degli appartamenti
abbastanza comodi e luminosi all’interno di
questo lotto…………
La soluzione adottata in questo caso è di un
Corpo a C . Vi è una facciata principale,
quindi fronte strada,, una facciata con 4 piani
oltre il piano terra. Questa facciata è collegata
con un blocco laterale sul lato sinistro dove
sono alloggiate le scale e i collegamenti sia del
primo edificio che del secondo, che è collocato
sul fondo del lotto. C’è un edificio più basso di
un piano che prende luce soltanto dalla corte
interna . E’ una soluzione soprattutto per
quanto riguarda questo stile di architettura che
è un architettura speculativa, molto apprezzata
perché risolveva il problema di realizzare case
popolari in affitto senza realizzare le famose
case a ringhiera, con il ballatoio e con una
distribuzione esterna devi vari alloggi. La
facciata rispetto agli altri progetti non è molto
felice perché è una facciata impostata molto
sulla geometria. E’ una facciata tripartita in
senso verticale.Inoltre questi elementi dei
balconi , le logge gettanti , leggibili la vanno a
suddividere orizzontalmente. Quindi c’è una
sorta di telaio leggibile sulla facciata dove il
bovindo centrale…………da queste grandi
finestre evidenzia ancora di più la simmetria di
questa facciata.
Questa è una foto d’epoca dove il piano attico
è un piano vetrato, vi era una sorta di cornice
che chiudeva idealmente ill fronte principale.
Successivamente questo edificio è stato
rimaneggiato: la parte superiore è stata chiusa
con un intervento abusivo e poi condonato per
cui ha perso un po’ quell’immagine che aveva
inizialmente. Anche se non è una delle facciate
più belle progettate da Terragni quella chiusura
in alto ha ulteriormente rovinato l’immagine
stessa dell’edificio.
Questo è un dettaglio della facciata
con la parte superiore chiusa da
questa veranda.

Questa invece è l’immagine


dell’accesso al piano terra
che è collocata a sinistra
della facciata, che è un
accesso principale di
collegamento sia con il vano
scala della prima palazzina
, la luce che proviene dal
lato, è la luce che proviene
dalla coorte interna, e poi
c’è il collegamento sul retro
che porta all’altra scala
dell’altro appartamento.
Quindi l’unione tra i due corpi di
fabbrica è un’unione in cui sono
contenuti i collegamenti sia orizzontali
che verticali dei due blocchi.
Questo è il taglio della finestra della
scala , la chiusura della scala.

Questo è in prossimità dell’altra


palazzina, l’accesso della palazzina sul
retro con la scalinata di collegamento
e questo è il fronte interno della palazzina dietro, che è una palazzina su 3 piani, invece che 4.
Casa Rustici
Delle 4 case milanesi quella più
interessante e che ha suscitato
scalpore fu bloccata per nove volte
dalla commissione edilizia e che ha
degli elementi di novità straordinari
è la casa RUSTICI.
La casa Rustici doveva rientrate in
un lotto lungo Corso Sempione
quindi una zona di Milano in cui si
prevedeva un grande sviluppo
…………….quindi con un aumento
della proprietà molto alto.
Il lotto era trapezoidale ma con una
forte inclinazione su un lato, che
rendeva anche difficile la
collocazione di un’’opera , di una
architettura abbastanza regolare con
sfruttamento della volumetria
complessiva.
La soluzione adottata da Terragni e
Lingeri fu quella di realizzare due
corpi di fabbrica paralleli. Questi
due corpi avevano un corpo
centrale di pari dimensioni, quindi i
due corpi di fabbrica dividevano in
tre parti uguali, sui due estremi
sorgevano le costruzioni necessarie
, nella parte centrale sorgeva una
sorte di coorte aperta per recuperare
il volume complessivo e riempire
anche la parte triangolare residua
del lotto realizzano una torre nella
parte sinistra che conteneva altri
alloggi.

La parte interessante è il fronte, la facciata su Corso Sempione. Su Corso Sempione si affacciava l’ingresso
principale e le testate dell’’edificio con finestre, ma erano le due facciate più strette dell’edificio , per cui per
uniformare il tutto e dare l’idea di un'unica grande facciata i due progettisti uniscono i due blocchi dell’edificio
con dei balconi, quindi con delle passerelle più che dei balconi, orizzontali di collegamento che creano una
facciata virtuale di grande effetto, di grande trasparenza verso la coorte. Poi vi era un altro elemento interessante
all’ultimo piano a 25 metri di altezza la villa del proprietario. Qui all’inizio voleva realizzare una villa , poi data
l’importanza del luogo e le possibilità future che questo luogo rappresentava,si decise di costruire non soltanto
una villa ma di fare una palazzina con appartamenti da dare in locazione e di costruire la villa all’ultimo piano.
Qui vi è una villa vera e propria , immersa nel verde, posta a 25 metri di altezza. La villa è suddivisa in una
zona giorno a sinistra ed una zona notte sull’altra palazzina collegata da un percorso coperto, una passerella
coperta. Questi grandi quadrati che leggiamo in questa foto sono delle fioriere basse in cui è piantato del verde,
del prato, ci sono arbusti ed alberelli, proprio l’effetto di un tetto giardino .Questa è un’immagine d’epoca
dell’edificio, questo è il fronte su Corso Sempione. Si può notare la torre , elemento che si stacca rispetto al
blocco vero e proprio. C’è proprio l’effetto di separazione di questo volume prismatico proprio attraverso
l’inserimento di logge proprio nel punto di attacco.
Questa è sempre una foto d’epoca, del fronte su Corso Sempione ed è straordinario l’effetto che si ricava da
queste passerelle di collegamento e dove lo spessore della soletta di collegamento è riproposto anche sulle parti
piene dell’edificio per cui si legge una sorta di intelaiatura orizzontale
Davvero interessante.
Questo è il dettaglio della torre
laterale la cui massa
volumetrica è resa ancora più
evidente, più forte proprio
dall’inserimento di semplici
balconcini, proprio piccoli,
proprio stretti sul fronte,

Un altro particolare di questi collegamenti, di queste passerelle, la vista delle stesse dalla parte interna
dell’edificio.
La grande scalinata di accesso monumentale rispetto a questa grande struttura superiore, che da accesso
alla grande portineria, a spazi condominiali molto grandi.
Questa è la zona di ingresso, la portineria . Anche in questo caso la copertura della stessa è tutta
realizzata in vetro mattone quindi si crea un effetto di grande trasparenza. Questa grande trasparenza da
anche la sistemazione di queste passerelle sulla facciata.
Casa Lavezzari

Casa Lavezzari è un intervento


particolare perché è un edificio
triangolare. In pratica era un lotto
residuo che si trovava ai margini della
confluenza di due strade radiali su una
piazza, per cui questo lottto ha una
conformazione a V abbastanza
particolare con alcune problematiche
come il fatto che vi erano altezze diverse
da mantenere una sulla piazza e
l’altra……
Anche in questo caso la soluzione è
quella di ipotizzare due blocchi distinti di
edificio, quindi uno parallelo alla strada
di destra e l’altro parallelo alla strada di
sinistra che vanno a confluire nella parte
più stretta, ovvero la fine. Verso la piazza
la facciata è residua, praticamente
abbiamo due elementi laterali, due
blocchi pieni e questo taglio centrale, che
colma cioè fa da cerniera nel cambio di
direzione dei due corpi di fabbrica in cui
sono inserite le logge. Lateralmente
l’edificio aveva una altezza sulla prima
parte più alta poi scendeva di quasi due
piani nella parte retrostante,
Questa è una foto d’epoca. L’edificio poi
fu acquistato da un altro proprietario che
realizzò un altro piano sulla facciata.
Nella superiore vi è l’ampliamento,
aggiunse anche delle pensiline laterali
nella parte destra. Questo piano aggiunto
fu coperto da un tetto a falda, quindi ha
completamente stravolto l’immagine
stessa della palazzina. Questo è un
dettaglio della partte laterale della
palazzina , la parte alta e la parte bassa.
Qui si leggono ancora le aggiunte le
pensiline e la la sopraelevazione operata
nel 1947.
Questa è la sopraelevazione che ha
completamente danneggiato l’immagine
dell’edificio stesso.L’edificio per
compensare la differenza di rapporti di
altezza con la strada si abbassa nella
parte retrostante.
C’ è un altro elemento molto interessante di
questa palazzina: tutti i soggiorni dove vi
erano i balconi erano caratterizzati da grandi
aperture vetrate ed inoltre i progettisti
inseriscono al di sotto dei balconi, per ogni
apertura, una fascia vetrata quasi a dare l’idea
di balconi che si librano nel vuoto , sospesi, a
cui manca il punto di attacco.
Ovviamente per la conformazione a V del
lotto………….., la scala era collocata
centralmente alla V ed aveva una
conformazione triangolare .
Questa è la foto del vano scala.
Casa Rustici - Comolli L’ultima casa delle cinque
realizzata a Milano è la Casa
Rustici Comolli.Anche in questo
caso le problematiche erano
legate alle altezze diverse sulle
varie strade. Qui non fanno la
compensazione , qui partono dalla
divisione netta di due edifici: uno
stretto ed alto, una sorta di torre
che affaccia sulla ferrovia, e
l’altro una sorta di grande
parallelepipedo caratterizzato
soltanto da questo taglio centrale
in cui vi è una rientranza della
muratura che crea una loggia.
Questa loggia ha poi anche questi
balconi aggettanti ,che vanno
quindi ad aumentare la capacità di
vivibilità del balcone all’esterno.
La parte laterale è molto più bassa
con l’inserimento ,anche in
questo caso di alcuni elementi che
abbiamo già visto in Casa
Rustici. Quindi vengono
riproposte le passerelle che
diventano a volte balconi a volte
passerelle. Questa è l’immagine
del corpo di fabbrica principale e
la parte laterale. Sono due edifici
completamente staccati. Il
collegamento tra i due salti di
quota è fatta attraverso questi due
elementi che sono per una parte
balconi, però c’è poi lo
svuotamento verso l’interno
dell’edificio, nel cortile interno,
perché si accede in maniera
diversa ai due corpi di fabbrica.
Quello principale ha la scala
principale proprio nell’asola sul
fronte. Agli altri edifici invece si
penetra lateralmente attraverso un
passaggio nella muratura. In
questa immagine vi vede lo
svuotamento, l’arretrammento
dell’edificio, però il tutto è
collegato a della passerelle che
diventano balconi, che diventano
tetto giardino , ed è un chiaro
riferimento ad alcune soluzioni
adottate da Le Corbusier. Un'altra
immagine delle passerelle che
danno questa idea di continuità
della facciata, quindi senza
soluzione di sorta.
Questo è l’ ingresso del corpo di fabbrica principale
Casa Pedraglio

Questa è Casa Pedraglio realizzata a Como. E’ una


casa inizialmente impostata su una lettura
abbastanza simmetrica dell’edificio: ddue campate
laterali, con balconi e quattro campate centrali con
aperture. Tutto perfettamente simmetrico. Quindi
poi il lotto si restrinse , fu ridimensionato il
progetto ha perso la campata sinistra e quindi è
diventato in questa sua assimetria anche più
interessante.
Questa è una foto d’epoca di Casa Pedraglio. Qui
vengono richiamate delle soluzioni che abbiamo
già visto in casa Lavezzari, cioè praticamente la
grande apertura del soggiorno che continua anche
sotto il balcone, c’è quindi questo grande taglio sul
balcone, e anche questo caso il balcone sembra
librarsi nel vuoto. L’inserimento ancora più
interessante rispetto a casa Lavezzari è che la
chiusura in vetro mattone di questa fascia sotto il
balcone rigira sulla pavimentazione stessa dei
balconi, cioè i balconi sono tutti fatti in vetro
mattone che rigira anche in questa fascia proprio
per dare un idea di
Assoluta trasparenza e distacco di questi elementi.
Questa è una foto dello stato attuale di Casa
Pedraglio che tutto sommato rispetto alle altre è
abbastanza conservata.
Monumento a Sarfatti

Nel 1935 un anno dopo il ritrovamento sui monti di Asiago del corpo di Roberto Sarfatti, Terragni
realizza un monumento in suo onore. Sarfatti morì a diciassette anni sui Monti di Asiago in battaglia ed
era figlio di Margherita Sarfatti , famosa pittrice dell’epoca nonché amante di Mussolini. Roberto
Sarfatti morì durante la prima guerra mondiale ma il suo corpo fu ritrovato solo nel 1934 sul Colle
D’echele e la stessa Margherita partecipò al riconoscimento dei poveri resti del figlio e commissionò a
Terragni un monumeto per il figlio nel luogo in cui era stato ritrovato. Terragni elaborò diversi schizzi
sacri, si pensò ad una croce in pietra monumentale sul luogo dove era stato ritrovato il ragazzo.
Nnell’ultima soluzione, pensa ad una sorta di monumento che visto dall’alto dà quasi l’idea di un
soldato a braccia aperte seduto sul campo.
E’ un edificio molto pulito nelle forme, forme essenziali. Sono tutti dei parallelepipedi in pietra del
luogo in cui è scavata una scalinata di 15 scalini che conduce al monolite, il cubo su cui vi è l’incisione
ed il nome di Sarfatti. Questa è una immagine del monumento come si presenta oggi completamente
libero in questo luogo isolato.
Villa per un floricolture, Rebbio

Casa realizzata per Amedeo Bianchi meglio nota come casa per un floricultore, lavoro che Amedeo Bianchi faceva.
Terragni elaborò parecchie soluzioni ma sempre in contrasto di risoluzione con la
Committenza . Nel primo progetto Terragni guardava…………..e guardava in particolar modo al neoclassicismo,
all’architettura quasi adimensionale. Per cui il primo progetto era una rottura della scatola muraria.. Da un lato la
villa riprendeva gli insegnamenti di Corbusier quindi era sospesa. ………poi non aveva alcun muro che si chiudeva
con un altro ad angolo retto. Quindi era tutto un elemento di quinte che separavano gli ambienti collegati da vetrate
e da cornici esterne. Un progetto davvero molto interessante. Fu un progetto talmente innovativo e costoso che non
fu capito dal proprietario il quale gli chiese di ridimensionare il progetto stesso ed anche di dargli una abitazione
che si svolgesse su più piani, mentre il primo progetto si sviluppava solo su un piano. Nel risultato finale
La scatola ritorna compatta, ci sono degli elementi di dissonanza nell’edificio: questa grande cornice che inquadra il
balcone e le finestre su questa facciata laterale che addirittura sborda rispetto al corpo di fabbrica stesso e quindi
crea questa risonanza, quessto effetto di trasparenza così come la scalinata di accesso che sembra sospesa, così come
la grande cornice in cui si raccoglie l’arrivvo della stessa con il balcone superiore.
Quindi la soluzione adottata è molto ridimensionata in quella che erano gli aspetti originali. Però purtroppo dopo la
realizzazione di questo edificio il proprietario per esigenze proprie, legate alla sua attività lavorativa chiuse anche il
piano………… per cui la villa ha perso completamente questa immagine iniziale voluta da Terragni.
Questa è la villa come di presenta oggi, è completamente murata, chiusa però ha mantenuto quei caratteri
principali detti in precedenza, la grande scalinata d’accesso con questi che sporgevano dall’ingresso e
questa grande cornice che riquadrava il balcone laterale. Anche in quest’altra immagine la lettura del
telaio è leggibile allo sato iniziale perché sporgeva il telaio strutturale denunciato anche in facciata
all’interno di quelle grandi aperture. Questa grande cornice che si stacca anche qui dalla muratura
laterale quindi sembra completamente sospesa nel vuoto.
Qui si vede in dettaglio di come sporge rispetto al corpo di fabbrica, con questa rampa di accesso
che è una soletta abbastanza esile che poggia soltanto cioè su questo setto centrale quindi ha una
leggerezza straordinaria.
Asilo Infantile

Questa è un opera poetica di


Terragni , cioè un epoca in cui
Terragni guarda
…………………………..perch
é il progetto è l’asilo infantile
Sant’Elia ed è un progetto
sempre impostato sulle logiche
della trasparenza dei rapporti
con l’esterno. L’edificio è
pensato tutto su un piano quindi
tutto sul piano terra con una
grande coorte aperta.
In questa immagine non si
percepisce l’altra ala
dell’edificio, distinto per
funzioni.
Questo è l’ingresso principale
dove vi era la hole di accesso ai
servizi e gli spogliatoi. Da
questa’altra parte c’è il
refettorio con la cucina. Questa
è la grande palestra che
affacciava con grandi vetrate
sulla coorte interna. Su questo
lato vi erano le che
affacciavano sia sulla coorte
interna ma anche sul giardino
esterno. Questo è il fronte
principale. Questo è l’ingresso
vero e proprio. L’ingresso ha
una grande vetrata che è
arretrata.
.

Vedete la scritta dell’ asilo è quella originaria, era quella ipotizzata dallo
stesso architetto.
Un’ altra immagine dell’
ingresso con il pronao.
Queste sono le mensole ke
sorreggono la pensilina a
sbalzo , è proprio staccata ,
completamente dal blocco
dell’ edificio , staccata anke
da questa grande vetrata che
abbiamo posteriormente
pero ovviamente è sorretta
anke da questi piastrini
laterali.
Quindi il fronte della
facciata , il pronao, la parte
laterale
L’ adattamento a questa rientranza con il
refettorio . Questa invece è la parte relativa
alla palestra, la parte esterna .
La parte laterale destra è quella delle aule .
Le aule sono rientrate rispetto al filo della facciata . Il filo della facciata ha 1 collegamento
ideale , cioè viene racchiuso idealmente in 1 grande quadrato attraverso l’ inserimento di
questo portale con pilastri effetto terminale ke creano 1 sorta di quinta architettonica. La
funzione di questi elementi non era soltanto riquadrare idealmente l’ edificio ma avevano
anke 1 funzione tecnica, ovvero definivano 1 sorta di spazio , di ampliamento dell’ aula
verso l’ esterno. Infatti le aule con queste grandi vetrate sembravano come se fossero
all’esterno , erano apribili quindi consentivano l’uscita e durante le belle giornate era
consentito la sistemazione di grandi tende qui , per poter usufruire anke di questo spazio
coperto all’ esterno
In quest’altra immagine si vede il sistema di apertura
delle tende. Qui il sistema è aperto, mentre nella
foto precedente era chiuso .
Questo è il meccanismo in cui venivano collocate le
tende.
Qui è aperto per creare continuità tra interno ed
esterno .
Questo grande setto finale ke serve quasi a dare l’
idea di 1 chiusura volumetrica . Questo setto crea 1
asimmetria in questo telaio , in questa logica , ma
serve ad alloggiare 1 altro elemento di chiusura di
questo ideale quadrato. L’ edificio è impostato a
forma di C pero è chiuso verso il giardino attraverso
1 grande pensilina di raccordo ke poggia su questo
setto terminale ke abbiamo visto sulle facciate delle
aule , e poggia con 1 grande sbalzo su 1 pilastro
centrale ke è decentrato , quindi con dei forti
sbilanciamenti di carico .
La percezione ke si ha da questo lato del giardino è
di grande trasparenza di tutto l’ edificio . La
chiusura qui è semplicemente 1 pensilina
completamente aperta. Anke la chiusura verso la
strada è vetro . L’atrio infatti è vetrato verso il
giardino e verso la strada . Dietro leggiamo questo
pronao di accesso pero su strada . quindi vi è questo
effetto di trasparenza e compenetrazione di spazi tra
interno e esterno davvero straordinari .
Questa è una foto dell’ atrio verso il giardino in cui si può notare questa pensilina.
Sempre nello stesso atrio attrezzato di giochi per i bambini si leggono gli elementi
a C dell’ edificio , la zona aule , l’ atrio , la zona palestra e questa pensilina di
chiusura .
Villa Bianca Seveso

Questa invece è 1 opera del ‘36


fatta da Terragni per suo cugino ,
Angelo Terrragni ,ke era anke egli
ingegnere ed era anke 1
imprenditore edile , percui poteva
capire il linguaggio moderno del
cugino. Terragni pensa ad 1 villa
riprendendo 1 po quello ke era il
linguaggio adottato
precedentemente nella Villa a
Rebbio, pero in questo caso vi è 1
ritorno al passato nel senso ke
elimina i PILOTì, la casa poggia ,
forse meglio sul terreno anzi ha 1
parte scavata, ha 1 seminterrato e
1piano rialzato al primo piano .
Quindi si ricombatta la scatola , ke
nn viene più rotta e gli elementi
più interessanti del tutto , al di la di
alcune sporgenze , di vetrate
incorniciate, sono queste coperture
poste in alto ke sembrano librarsi
nel vuoto in maniera assolutamente
casuale , le quali creano questo
effetto di risonanza e 1 voglia di
rompere l’ intero volume , l’ intera
scatola volumetrica .Nell’
impaginato della facciata si vede
come le grandi finestre a nastro
sono incorniciate e quindi
leggermente sporgenti rispetto al
filo dell’ edificio , sono coadiuvati
da quei tagli nel parapetto del
terrazzo. Questi tagli nella parte
destra corrispondono ad 1 alloggio
a pian rialzato con 1 grande finestra
interrata , che è incorniciata da 1
telaio, quindi 1 cornice in cemento .
Le parti in cemento in questo caso
sn abbastanza limitate perche per la
struttura qui nn vi è l’utilizzo del
telaio , la casa è completamente
costruita in muratura portante in cui
sono ritagliate queste finestre a
nastro e queste asole . Le uniche
presenze di cemento armato sono
queste grandi cornici , questi
aggetti nella parte superiore e i
piastrini di attacco delle stesse e le
murature sottostanti.
Questa è 1 foto d’ epoca di Villa Bianca
realizzata a Seveso , 1 paese ke si trovava
sul collegamento tra Como e Milano .
Dato proprio la posizione sulla strada
provinciale , dopo l’ abbandono della
casa da parte del cugino , fu riutilizzata
come ristorante . vi è ancora la scritta
Villa Bianca . Aveva perso le sue
connotazioni , fortunatamente adesso è
stata recuperata , restaurata e quindi è
tornata allo splendore originario. Adesso
è di proprietà privata ke ha fatto 1
intervento di recupero e di restauro molto
fedele all’ originale . La villa produce 1
effetto straordinario. La grande cornice
sospesa ke riquadra la grande apertura
della zona giorno verso il giardino , la
finestre a nastro chiara realizzazione del
linguaggio Le Corbusiano, il taglio e le
pensiline.
Questa è l’ immagine di come si presentava prima del restauro la villa . Questa zona era chiusa,
qui c’ è l’ accesso della rampa ke collega ai piani superiori .
Un’ immagine di questa grande cornice al piano rialzato , ke riquadra questo corpo di
fabbrica sporgente
Questa è la rampa d’ accesso ke dava alla scala e poi in basso vi è l’ accesso principale all’ edificio con 1
rampa laterale, ke colma le 2 differenze di quota . Anke qui 1 derivazione di Le Corbusier , la promonad
…….cioè LA PASSEGGIATA ARCHITETTONICA, ke nn è 1 scala e quindi sostituisce la scala
Qui si leggono ancora meglio queste grandi ali sospese nel vuoto . I pilastrini ke sono fortemente
decentrati , dal punto di vista strutturale , sono corroborati dalla struttura da queste mensole ke si
leggono al di sotto
Palazzo dei congressi

Insieme a Lingeri partecipa al concorso per il palazzo dei congressi , concorso ke superarono in
primo grado e in secondo grado.Il concorso pero fu vinto da 1 progetto 1 po più monumentale e
quindi rispondente al gusto dell’ epoca , vinto da Adalberti.
Il progetto presentato sia nel concorso di 1 grado ke di secondo grado da Terragni era di 1 modalità
straordinaria , nel senso ke andava contro il monumentalismo classicista tipico dell’ epoca ,
presentando 1 impianto con 1 grande salone centrale , la sala dei congressi di forma rettangolare , e
la facciata era caratterizzata da 1 serie di piastrini in acciaio , ke riquadravano le grandi aperture
vetrate quindi 1 elemento di forte modernità come possiamo vedere in questo schizzo prospetto .
Vedete la parte relativa all’ ingresso del salone , svuotato in 1 gioco di trasparenze nn soltanto
ottenuto attraverso i pieni e i vuoti ma anke attraverso parti piene e parti vetrate in questo grande
gioco .
Nel progetto del concorso di
secondo grado rimane il
grande salone principale , la
sala dei congressi da
rettangolare assume 1
conformazione ovoidale ed
inoltre i piastrini sul fronte
nn sono più ammorsati all’
interno delle finestre ma
sono poste in avanti , quindi
creano 1 sorta di griglia
nelle facciata anteriore e
posteriore .In questa
assonometria si leggono i
vari volumi relativi al
salone al piano terra ke crea
1 coorte nel 1 piano , la
parte relativa alla grande
sala dei congressi e i grandi
spazi interni sempre in
questo gioco di trasparenze
e simmetrie .
Lo stesso fronte x es. ke è
caratterizzato da 1 ritmo di
pilastri minati? sarebbe
precipitato in 1 sorta di
classicità statica se fossero
stati uguali ?. Invece sul
fronte il passo diventa
simmetrico , i due elementi
terminali sono asimmetrici e
questo crea 1 slancio , 1
dinamismo fortemente
moderno in questa
composizione
Nel plastico leggiamo ancora meglio questo effetto di trasparenza tra il telaio e la parte
retrostante dell’ edificio. Le aperture creano questi giochi di pieni e di vuoti straordinari. E’ 1
prospettiva di quella ke è la sala ovoidale dei congressi.
realizzata perché l’ Italia entra in guerra e
quindi vengono a mancare i fondi. Il progetto
Danteum iniziale era costruire su quella ke oggi è la via
dei poggi imperiali , la via dell’ impero ke
travaguardava il colosseo. Quindi in questa
via doveva essere inserito il progetto di
Terragni : il Danteum , ke doveva essere 1
sorta di centro studi dell’ opera di
Dante.Terragni aveva pensato a questo
edificio nn tanto come museo o biblioteca (
luogo e sede) ma l’ ha concepito come 1 vero e
proprio tempio al genio italico . Infatti nel
Danteum si leggono gli elementi della divina
commedia e quindi la partizione: inferno ,
purgatorio e paradiso .Questa tripartizione nn
soltanto nelle sale ma anke nelle parti
ascensionali xkè tutto si sviluppa con 1
percorso a spirale ma anke ascendente .
Qui vi era 1 muretto basso ke separava l’
accesso all’ edificio verso questa coorte interna
. L’ingresso vero e proprio avveniva attraverso
1 sala gremita di colonne ke stava a
rappresentare la selva oscura , quindi 1 selva di
pilastri , di colonne e di qui attraverso 1
percorso ascensionale , attraverso degli scalini
si entrava nella sala dell’ inferno . Anke
questa sala era suddivisa ,suddivisa al livello
di pavimentazione , nn al livello di diaframmi,
secondo 1 percorso a spirale , in questo caso
discendente ,cioè cambiavano di quota gli
scalini e cambiava di quota anke il soffitto .
Da questo percorso poi , sempre attraverso il
corridoio e 1 altra rampa si arrivava alla sala
del purgatorio , anke in questo caso il percorso
era a spirale attraverso 7 quadrati sempre più
piccoli, pero in questo caso ascendente cioè
crescevano di quota i quadrati. Da questo
sempre attraverso 1 percorso sempre più
piccolo e ascendente si sbucava all’ interno
della sala del paradiso . Sala caratterizzata da 1
riquadratura nel pavimento ke doveva avere
delle colonne in vetro ke sorreggevano 1 tetto
completamente in vetro. Di lato poi vi era
questa galleria riamata la sala dell’ impero e
poi si usciva lateralmente attraverso questa
scalinata molto stretta laterale e quindi si
ritornava sulla via principale. Il tutto era
accompagnato da dei disegni prospettici molto
esplicativi di quella ke era l’ idea del progetto.
Questa era la coorte di accesso , questa era la
selva oscura di pilastri. Questa era la sala dell’
inferno , vedete i quadrati con questo gioco a
spirale i quali venivano caratterizzati ognuno
al centro di 1 colonna, quelli discendenti
scendevano di quota pian piano
Questa è la sala del purgatorio
svuotata verso l’ alto anke qui c’è il
gioco a spirale dei quadrati ,pero
ascendente quindi cresce di
quadrati sempre più piccoli.

Questo invece è l’ effetto di quella ke


doveva essere la sala del paradiso con
queste colonne di vetro e la trama del
pavimento è la stessa griglia ke doveva
sorreggere il tetto in vetro .
La grande sala chiamata la
sala dell’ impero con sullo
sfondo l’ aquila dell’impero
fascista

Questo è 1 particolare del fronte dell’


edificio sulla parte posteriore.
Casa del fascio di Lissone

Terragni nn realizzo soltanto la Casa del Fascio di Como


ma anke quella di Lissone pero rifacendosi 1 po a quelle
ke erano le caratteristiche delle case del fascio di questo
periodo .Infatti riprende la pulizia ke abbiamo nella casa
del fascio di Como ,questo cubo pulito trasparente in
questo gioco di rapporti tra pieni e vuoti ,qui quindi
mantiene sempre l’ idea della trasparenza attraverso l’
inserimento di grandi vetrate , di grandi aperture pero qui
colloca la torre littoria . La torre nella casa di Como era
rappresentata in quella facciata piena sul fronte , qui
invece ha sua presenza.Torre molto forte , monolitica in
pietra , addirittura con la presenza dell’ arengario cioè la
zona dove fare la arringhe al popolo e la facciata è 1
facciata longitudinale ed è ripartita in 2 campiture , 1 al a
piano terra e 1 al primo piano. Qui vi è la loggia ke
serviva da affaccio verso la piazza. All’ interno qui alla
base vi è il sacrario .
Un’ altra immagine della pensilina sospesa
.

L’accesso posteriore , perke era distinto in 2 blocchi . I l blocco sul fronte principale era x gli uffici ,
invece il blocco retrostante era x la sala delle riunioni .
Questa è 1 foto d’
epoca della sala
della riunioni ke
poteva contenere
800 posti
Queste invece sono foto
recenti , di restauro della
stessa sala
Casa Giuliani Fregerio

L’ ultima opera è la Casa Giuliani Fregerio a Como che abbandona durante la fase
della costruzione xke viene chiamato in guerra. Quando quindi si trova a Verona
spedisce disegni a 1 epistolario con Zuccoli per portare avanti quest’ opera . E’ 1 opera
straordinaria di 1 nuova stagione aiettonica di Terragni , perche ha degli appartamenti
3 per piano ma con livelli diversi ke sono anke denunciati in facciata , ma anke le
facciate sono staccate le une dalla altre .
Qui nella parte posteriore vi questa facciata con 1 taglio , 1 rientranza e 1 loggia superiore di
chiusura ke incornicia la parte laterale . Questo è 1 dettaglio dello stesso . Vedete anke qui l’
attacco tra la facciata laterale e il retro , la chiusura è negata da queste aperture .
Vedete anke qui i balconi proseguono con
delle parti metalliche sulla facciata ke
servivano ad alloggiare delle tende per
frangi sole, così come nella rientranza del
fronte principale la parte relativa alla scala
è mimetizzata pero è più mimetizzata
verso l’ esterno dai parapetti svuotati dei
balconi

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