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VITTORIO BACCELLI
PAGINE LIBERE
DUE
da babbo natale alla zanzara tigre
I MIEI ARTICOLI 2009
TESSERATTO EDITORE
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pagine libere due - da babbo natale alla zanzara tigre - vittorio baccelli
In queste pagine ho voluto raccogliere alcuni dei miei articoli che nel 2009 ho
pubblicato su vari giornali e riviste:
−Il Nuovo Corriere di Lucca e Versilia
−forum immoderato degli immoderati
−miei blog su splinder e my space
−Lo Schermo
−La Voce di Lucca
−Parliamone
−Neteditor
−Progetto Babele
−l'Eco
−Il legno storto
Stampato nel settembre 2009 a Seville (E) dalla Lulu.com per Tesseratto Editore
Babbo Natale, ovvero Santa Claus, ovvero San Nicola, è certamente il santo più
amato e più atteso dai bambini di tutto il mondo. In questi giorni la sua effige è
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dovunque, sui giornali alle tivù, nei manifesti, sui gadget, ecc. Per non parlare poi
delle persone travestite da Babbo Natale, che incontriamo per strada e nei negozi. Il
Babbo Natale come lo vediamo noi, con l’aspetto da anziano signore bonario, sempre
vestito in rosso e pericolosamente soprappeso, è una “ricostruzione” abbastanza
recente e porta la data dell’inverno del 1931. Come l’attuale era un periodo di
recessione e nell’America Settentrionale, per la precisione ad Atlanta, nella stanza dei
bottoni di un palazzone di centoventi piani, lo stato maggiore della Coca-Cola
s’interrogava su come rilanciare il consumo della mitica bevanda che anch’essa stava
subendo gli effetti della recessione, per la prima volta dopo la sua nascita. La scelta
su quello che noi oggi chiameremmo un creativo, cadde sul disegnatore americano
Haddon Sundblom, di origini svedesi e noto come forte bevitore. A lui fu affidata la
missione di creare una campagna pubblicitaria per rialzare le vendite che stavano
cadendo in picchiata. Haddon Sundblom era un genio delle trovate pubblicitarie, e
così si mise alla ricerca di un testimonial. La sua palese incoscienza, anche alcolica,
lo portò ad una scelta quanto meno azzardata: niente meno che San Nicola, l’ex
vescovo di Myra, vecchio di quasi mille anni che aveva la nomea di portar doni ai
bambini. San Nicola era già stato messo in versi da Dante nel Purgatorio (XX 31-33)
ed era noto agli storici perché le sue ossa furono trafugate dalla Turchia da un
manipolo di marinai per poter offrire alla città di Bari un patrono che a lei mancava.
La nomea di gran donatore che l’accompagnava da sempre aveva anche colpito il
Nord Europa ove il nostro San Nicola vestiva per l’occasione i panni d’un folletto,
ovviamente gran dispensatore di doni ai bambini. Tutto ciò non poteva non colpire la
fantasia – i maligni sostengono alcolica – di Haddon Sundblom che pensò di
utilizzare il grande spacciatore di doni molto prosaicamente, per risollevare le vendite
e le finanze della Coca-Cola. Però lo rese quasi irriconoscibile. Lo fece scendere
immediatamente dagli altari per spianargli la via ad altri più sostanziosi altari, quelli
del consumismo. Poi via l’aureola, via gli abiti curiali, e via anche i verdi abiti dei
folletti. Dal reparto costumi di un grande magazzino di Atlanta scovò uno strano
costume bianco e rosso che sarebbe piaciuto sicuramente alla Marvel, o che forse era
stato proprio disegnato su ispirazione Marvel. Ingrassò il personaggio e così conciato
lo presentò allo staff dell’azienda e, l’idea piacque, sì che partì immediatamente una
forte campagna pubblicitaria con l’incongruo testimonial. Anche il nome di Babbo
Natale fu coniato dal nostro Haddon Sundblom.
Da allora Babbo Natale è entrato nell’immaginario collettivo, talvolta è rientrato pure
nelle chiese, è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale e a quella fredda, alla
Corea, al Viet-Nam, alle due del Golfo, al terrorismo islamico e allo tsunami. È
comparso da allora in tutti i calendari della Coca-Cola, ha visto pin up su Play Men
(s)vestirsi dei suoi panni, nelle immagini è sempre circondato da bambini come un
nonno generoso, oppure come un vecchio pedofilo. E la sua icona è divenuta troppo
ingombrante, s’è sganciata dalla Coca-Cola per apparire in una miriade di film
hollywoodiani, o agli angoli della strada come uomo sandwich, sì che molteplici
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SHOAH
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio
2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale
di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime
dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i
perseguitati. Anche quest’anno la giornata dedicata alla memoria rischia di svolgersi
come negli anni passati, cioè in modo retorico, continuando a prediligere la
celebrazione a scapito della conoscenza: si ricorda e contemporaneamente si rimuove.
E soprattutto di tralasciano tutte le altre shoah del mondo che vedono ridotti a martiri
minoranze oppresse come i rom, i sinti, i testimoni di Geova, gli omosessuali…
Si continua a documentare la “follia hitleriana” e non se ne ricercano le cause vere
che purtroppo hanno coinvolto interi popoli. Si pala di nazifascismo senza distinguere
le profonde diversità trai due movimenti.
Si banalizza sulle cause che non furono da attribuirsi ad una ventata di pazzia, ma al
contrario esse maturarono in ambienti politici dell’epoca, economici, religiosi,
culturali ed esoterici.
Siamo così bombardati da immagini, precise nei dettagli, agghiaccianti, condite da
commenti “dotti”, politicamente corretti, ma d’una semplicità sconcertante. E questo
bombardamento si è intensificato negli ultimi anni soprattutto nelle scuole.
Ci si dimentica che nel recente passato e purtroppo anche oggi, si è giunti ad
ipotizzare vicinanze tra l’attuale politica d’Israele e la Germania nazista.
Vittime e carnefici sullo stesso piano anche se in tempi diversi, e ciò è riprovevole e
inaccettabile. Distorsioni dovute all’avvelenamento mentale prodotto da cattive e mal
digerite ideologie. Si giustificano movimenti terroristici come hezebollah e hamas e
non si comprendono le ragioni di Israele che ha in ballo la sua stessa esistenza.
Diciamoci la verità: c’è ancora una parte d’umanità, e non solo europea, che mal
digerisce l’esistenza dello stato democratico d’Israele e tende costantemente a
delegittimarlo; delegittimazione che significa annullamento.
Non si affrontano seriamente le problematiche legate ad un antisemitismo tuttora
diffuso ed estremamente pericoloso.
Eppure i fatti sono sotto gli occhi di tutti, ma chi ricorda l’amichevole incontro tra
Hitler e il Gran Muftì di Gerusalemme? Chi ricorda che la prima intifada in Egitto fu
finanziata dal nazionalsocialismo? Chi ricorda i battaglioni arabi inquadrati nell’Asse
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BARTOLOMEI A BARGA
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CHELSEA TRACTORS
Ho scoperto per puro caso, navigando in internet, che a Londra i SUV sono chiamati
“Chelsea Tractors”, che tradotto in italiano fa: Trattori di Chelsea. Sarebbe come dire,
qui da noi, i “trattori dei Parioli” o di Porto Cervo, o di San Babila, insomma,
scegliete voi.
Ma perché uno debba comprare un SUV, mi sono talvolta chiesto. Inquinano,
consumano, costano un occhio della testa e sono ingombranti. E neppure servono per
andare fuori strada; le nostre strade di collina o di montagna, non solo quelle
lucchesi, ma quelle di tutta Italia in genere, sono troppo strette per loro, si va bene
con la Panda 4x4, anche quella vecchia, ma coi SUV no, non ci passano proprio.
Allora succede che il dott. Tal dei Tali, abbagliato dalla stazza e dalle cromature se ne
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torna a casa col suo bel SUV. Ma poco dopo s’accorge della troppa larghezza del
mezzo, che sulle strade americane andrà anche bene, ma qui da noi, mettiamo nella
Brancoleria, è un disastro.
Per non parlare poi del parcheggio. Oggi è già difficile trovare uno stallo, e per il
SUV ce ne vogliono due. Succede allora che con la scusa del parcheggio - Sai cara,
non lo trovo vicino all’ufficio – il marito esce per il lavoro con la macchina della
moglie, che è una Y10, o una 500, o ancor meglio una Picanto, che queste sì che
s’infilano in ogni buchetto e le puoi parcheggiare tranquillamente, specie in città. E
così alla moglie viene rifilato il Chelsea Tractor.
A dimostrazione di quanto ho appena scritto, se vi capita di passare per una piazzola
di parcheggio, chessò, dell’Esselunga o di qualche altro supermercato, fateci caso,
sono tante le casalinghe che arrivano a far la spesa col SUV del marito. Se non mi
credete, andate a controllare e le vedrete coi vostri occhi arrivare per la spesa alla
guida del trattore del marito, che costa, consuma, ingombra e che proprio nelle nostre
strade sterrate della lucchesia neppure ci passa.
Su un blog ho trovato questa descrizione: “…le vedi a mala pena dietro i vetri
oscurati, lassù al posto di guida che sempre più ricorda la cabina di guida di un TIR,
nel loro carro armato rigorosamente nero, queste donnine…”
Berlusconi ha promesso di togliere il bollo auto, in maniera graduale e se si
troveranno le risorse: mi auguro che ai SUV il bollo non venga abolito (a tutti gli altri
mezzi, sì), e con piacere, ho letto qualche mese fa sulla stampa cittadina che c’era chi
chiedeva che i SUV non potessero circolare all’interno del centro storico lucchese.
Una richiesta che oggi faccio mia.
VOGLIA DI PANDEMIA
C'è tutto e l'opposto di tutto nelle notizie globalizzate. C'è del marcio in Danimarca fa
pendant con uno spettro s'aggira per il mondo, e lo spettro questa volta non è il
comunismo, né il nazismo, ma è l'epidemia, o meglio ancora, la moda delle epidemie.
Se poi guardate la borsa di questi giorni, gli alimentari scendono mentre i
farmaceutici salgono. Ecco perché ogni volta viene da pensare al virus sperimentale
fuggito da qualche laboratorio di ricerca, magari di guerra batteriologica, come le
voci mai del tutto cessate della nascita dell'AIDS. Comunque, ogni volta che un
allarme si diffonde su scala planetaria, ovvio oggi tutto è globalizzato, l’attenzione si
volge verso le organizzazioni mediche, le quali come sempre in un ritornello già più
volte sentito, tranquillizzano il pubblico confermando le disponibilità di grandi scorte
di farmaci, opportunamente rinfoltite per far fronte ad ogni peggiore evenienza,
prodotte prudenzialmente dalla case farmaceutiche e acquistate in modo previdente
dai singoli stati.. Questo a conferma che le epidemie sono anche occasione per
grandi affari, figuriamoci le pandemie, o meglio i timori diffusi di pandemia. E il
Tamiflu che ci dicono funziona, da noi c'è, ma in altri paesi no: sul tigì avrete visto la
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storia del padre italiano che abita in Messico che ha fatto venire il farmaco dall'Italia
per la sua bambina, oggi salva e dimessa, perché laggiù non si trovava. Passata
qualche settimana, consumate le sceneggiate televisive dei soliti presunti esperti, si
vive e si muore e ci si arrabatta esattamente come prima. In caso di bisogno, potremo
acquistare quel che ci serve. In Europa e negli altri stati ricchi, almeno. Speriamo che,
anche questa volta, le cose vadano a vuoto secondo il noto copione fritto e rifritto. La
cosa migliore di una disgrazia, è sempre che non capiti. L’impressione che qualcuno
ci marci, però, è sgradevole. Il fastidio cresce quando si sentono dire cose poco
sensate, oltre che ripetitive. Capita, che mentre ceniamo davanti al tigì si senta dire
che l’epidemia si diffonde, che il numero dei morti cresce, e i casi non sono più
limitati alla zona d’origine, ma dei contagi ci sono già stati negli USA, in Israele, in
Canada.... Allora arriva il consiglio: non andate in Messico, e neppure negli Stati
Uniti, “se non è indispensabile”. Facile. Ma mica tanto, visto che il mondo s’è fatto
piccolo piccolo e capita d’incontrare persone appena arrivate dall'altra parte del
mondo: oggi i virus viaggiano in aereo! Da Lucca poi quanti lavorano in Messico
con l'ex Zanchetta e con la Perini? Poi ti dicono che un caso c’è già a Madrid, e dato
che sono passate poche ore dall’inizio, ne deduci che l’epidemia viaggia a velocità
inquietante. E puntuale arriva il primo caso in Italia, ed è proprio in Toscana, a due
passi da noi. Secondo avviso cautelare: non frequentate luoghi affollati. In che senso?
A parte il bagno di casa propria sfido a non trovare luoghi affollati. Posso non andare
al cinema, al teatro, allo stadio, al concerto, ma come faccio a non prendere l’autobus
o a non andare al lavoro, e la spesa chi me la fa? Siccome lo spettacolo ha le sue
regole, ecco che cominciano a girare immagini emblematiche, come quei due che si
baciano indossando la mascherina... come avranno finito la serata? Meglio
soprassedere. Non viaggiare, non frequentarsi, non baciarsi. Siamo proprio fregati. Ed
è il momento delle dichiarazioni ufficiali. Il presidente Obama segue personalmente
la situazione e forse, vorrà dire che misura la febbre ai familiari e a quelli del suo
staff: uno di loro è già contagiato! L’influenza dei maiali è “causa di preoccupazione”
per gli USA, ma “non c’è ragione d’allarme”. Decidetevi: ci dobbiamo preoccupare o
no? In Italia le autorità rispondono: no. Bene, grazie, ma, allora, di che stiamo
parlando?
Il giorno successivo, fortunatamente sopravvissuti e ancora dotati d’appetito, prima
della cena ci si rimette davanti allo stesso tigì. Apertura dedicata all’epidemia, sempre
più micidiale.
I morti sono 50, no sono di più, insomma non si capisce bene. Tantissimi? No,
statisticamente ininfluenti. Allora ci stanno raccontando balle, provano a farci
prendere dal panico, o ad acquietarci a cloroformizzarci mentre stiamo viaggiando
verso la catastrofe, come i passeggeri del Titanic? Restiamo nel dubbio. Calma, i
numeri sono belli perché precisi, ma non significano niente se non paragonati ad altri
numeri. Occorrerebbe sapere quante persone muoiono, mediamente, e senza il
contributo dei maiali o degli uccelli, in quelle stesse zone, ogni giorno, e sarebbe
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bene dire quante ne muoiono quando arriva l’influenza, quella normale che puntuale
ci aspetta dietro l'angolo ogni anno. Il dato interessante non è il numero assoluto, ma
lo scostamento dalla media. Se questo non è significativo, allora s’è solo scoperto che
alcuni di quelli che s’ammalano passano poi al regno dei cieli. È come riscoprire
l'acqua calda, roba sofisticata, insomma, nota fin dalla notte dei tempi. E poi i
vaccini: quanto sono a rischio i vaccini? Quanti, in percentuale muoiono dopo aver
avuto un vaccino? Quanti restano permanentemente invalidi? Meglio non farlo
sapere.
La paura, è difficile da contenere, quindi cerchiamo altre informazioni. Così
scopriamo che, nelle nostre farmacie, ci sono oltre al Tamiflu un paio di altri
antivirali perfettamente in grado di non farti fare la fine topo, nel nostro caso meglio
dire: del suino o dell'uccello. Ciò significa che se quando ti viene la febbre vai da un
medico, anziché al lavoro o dalla ganza, anche questa volta forse, ti salverai la
pellaccia. Non solo, ma potrai anche baciare senza usare precauzioni. Detta così
sembra la cosa più normale del mondo, ragion per cui ci si fa sospettosi e l’occhio
cade su una delle ultime notizie in circolazione: per ora bastano gli antivirali, ma
potrà prepararsi il vaccino, benché il processo sia lungo e costoso. Dei vaccini
abbiamo già parlato, comunque negli ultimi anni abbiamo superato l'AIDS,
l’influenza degli uccelli e la pazzia della vacca. Ora ce la vediamo con il virus partito
dai maiali infettati a loro volta dagli uccelli. Mi fermo qui, questa sera rinuncio al tigì
così rimangio con appetito senza sapere se ci sono state anche altre scosse all'Aquila.
Altro dubbio: e se poi dagli uccelli andava ai maiali e dai maiali all'uomo, allora
l'aviaria e la febbre suina sono o non sono la stessa cosa? “Cosa” in costante modifica
come è nel gene di questi virus. Le pandemie passate sono iniziate verso maggio, poi
si sono arrestate per riprendere a settembre; ci danno dunque una pausa per allestire
le difese, che speriamo non siano più pericolose del virus... e le peggiori hanno
colpito per primi gli individui giovani...
Una cosa è certa, la crisi economica mondiale, almeno nel comparto farmaceutico, sta
per essere brillantemente superata.
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L’autore afferma: ”La pittura non è morta per una questione di moda, di gusti, o per
chissà quale altra ragione, ma perché le è stato tolto il terreno sotto i piedi, è venuto
meno quel mondo e tutto il sistema dei valori che esprimeva, che lo giustificava: il
mondo dei grandi postulati, dei grandi progetti, dell’utopia che aveva generato le
avanguardie, sia politiche che estetiche.”
Cadute le grandi ideologie, cade anche il mito dell’artista, del maestro che indica cosa
dire e cosa fare. Così la pittura di Montesano si bea nella nostalgia del “secolo breve”
con immagini di Lenin, Stalin, Hitler e Mussolini, attrici famose e atleti virili, pin up,
teneri bambini, marziali balilla, santi e militari. Come nelle vecchie cartoline e nei
vecchi calendari, domina la nostalgia, la malinconia, l’evocazione. E in questa ultima
mostra e con queste premesse, Montesano passa ai fiori giganti, ipercresciuti,
bulimici, maestosi, barocchi e rigogliosi, ma in realtà questa è una flora senza linfa,
fiori del male che la società dello spettacolo ha fatto crescere a dismisura e che nel
loro intimo contengono il veleno della loro morte.
Una mostra da non perdere di questo autore che assieme a Maurizio Cattelan
rappresenta al meglio l’arte figurativa contemporanea.
Aperta fino al 20 gennaio, allestita presso Claudio Poleschi Arte Contemporanea in
Via Santa Giustina 21 e Chiesa di San Matteo, Piazza San Matteo, 3.
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LA POESIA VISIVA
Lucca – Gradita sorpresa per la cultura lucchese, la mostra di Poesia Visiva aperta
alla gallerianumero38 di via del Battistero, ove sono esposte al pubblico opere di
Lucia Marcucci, Luciano Ori e Malipiero. Questa mostra mi da l'occasione per
approfondire le problematiche legate a questo tipo di arte minimalista che spesso si è
presentata con altre opere nelle collettive di arte postale.
Nei primi anni Sessanta, parallelamente alle attività dei Novissimi e del Gruppo 63
gli operatori del Gruppo 70 di Firenze provvidero alla diffusione della poesia visiva,
corrente poetica sperimentale tipicamente italiana: con Lamberto Pignotti, il suo più
attivo teorizzatore, collaborarono Eugenio Miccini. Luciano Ori, Lucia Marcucci,
Michele Perfetti e, successivamente, per periodi più o meno lunghi, Achille Bonito
Oliva e altri. La poesia visiva è interessata soprattutto ai rapporti con la cultura e la
comunicazione di massa, di cui, secondo Pignotti, intende sostituire "la prevalente
informazione di tipo pragmatico con una comunicazione di tipo estetico", in
un'operazione di recupero, dell'ingente materiale significativo dilapidato dai mass
media, che investa in pieno l'area dei contenuti. Come ha precisato Miccini, la poesia
visiva è una forma di semiosi logico-iconica, in cui la parola e l'immagine
intrattengono rapporti simbolico-referenziali. Alla base del collage sussiste una
semiosi eterogenea, la codificazione di un sistema semiotico complesso; gli elementi
costitutivi concorrono alla produzione, attivata da un intreccio di codici, di unità di
nebulose testuali. Mentre i media utilizzano "nessi condizionati per indurre i materiali
a una disposizione di tipo lineare, il poeta visivo intende invece dare adito a un
condotto comunicativo ipostatico rispetto ai valori ideolessicali degli ingredienti, e
deviante rispetto alle suture della loro coesione"(Ballerini).
La poesia visiva pone in frizione l'espressione (reazione del soggetto alla propria
perdita di identità) e l'informazione mediatica (deprivazione di senso del linguaggio
visivo e verbale) in funzione di una nuova comunicazione, che attivi la criticità del
fruitore nei confronti dell'usura semantica delle comunicazioni di massa e
dell'automatismo linguistico, utilizzando procedimenti analoghi a quelli della pop art
o del concettualismo. Nel Friuli sonnacchioso di quegli anni singole personalità, che
non costituirono mai un vero e proprio 'gruppo' (ma trovarono un punto di incontro
nella rivista Zeta dell'Editore Campanotto e in Zeta Promozioni, che oggi conserva un
ricco archivio di poesia visiva, libri-oggetto, mail-art) , furono in sintonia con quanto
avveniva in questo ambito a livello nazionale e internazionale: Carlo Marcello Conti,
Luciano Morandini, Andrea Centazzo, Daniele Pinni, Dario Clemente, Franco
Riberto, Nevia Benes, Nino Ovan, e possiamo aggiungere i Collages di Tito Maniaco,
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Ermes Dorigo, legato in particolare alla rivista TAM TAM di Adriano Spatola e
Giulia Niccolai.
Il 26 aprile 2007 l'artista Luciano Ori, fondatore del movimento della ''Poesia Visiva''
con Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, morì nella sua casa di Firenze all'età di 80
anni. Da tempo soffriva di disturbi cardiaci. Negli anni sessanta e settanta proiettò
Firenze di nuovo sulla scena delle avanguardie artistiche.
Nato a Firenze nel 1927, Ori iniziò l'attività professionale giovanissimo, a 12 anni,
realizzando per il "Teatro della Pergola" di Firenze i bozzetti per l'operetta "La Gran
Via". Dopo aver tenuto la prima mostra personale nel 1950, nel 1963 attuò una
radicale svolta teorico-formale: usando materiali logo-iconici preesistenti (prelevati
principalmente da quotidiani e rotocalchi) ed elaborandoli con la tecnica del collage
totale, Ori operò all'interno della poetica tecnologica della quale è stato uno dei
promotori a livello internazionale. Luciano Ori è quindi stato uno dei principali
iniziatori e protagonisti della ''Pittura tecnologica'' e della ''Poesia Visiva'', sulle quali
ha scritto testi teorici fondamentali. L'artista fiorentino è stato uno dei fondatori del
Gruppo '70 e del Gruppo internazionale della Poesia Visiva. Oltre ad avere tenuto
numerose mostre personali, Ori ha partecipato a collettive e manifestazioni nazionali
e internazionali, tra le quali quelle ai Musei di Bologna, Modena, Torino, Verona,
Amsterdam, Dusseldorf, Hannover, Bruxelles, Saarbrucken, Documenta di Kassel, le
Biennali di Venezia e di San Paolo del Brasile, la Quadriennale di Roma. Nel
dicembre 1979 il Comune di Firenze, Assessorato alla Cultura, lo incaricò di
realizzare e curare la prima mostra storica internazionale della ''Poesia Visiva''. Nel
dicembre 1988 fu invitato come uno dei fondatori, alla mostra "Firenze la storia, la
Poesia Visiva un percorso internazionale, 1963-1968", organizzata dall'Assessorato
alla Cultura di Firenze. Hanno scritto di lui Pierre Restany, Luciano Berio, Daniele
Lombardi, Lara Vinca Masini, Gillo Dorfles, Enrico Crispolti, Filiberto Menna,
Silvano Bussotti, Marshall Mc Luhan e Achille Bonito Oliva. Attivo anche nel
circuito dell'arte postale, suoi lavori sono stati presentati in collettive assieme a quelli
del sottoscritto e del viareggino Vittore Baroni. Si era appena acquietata l’eco della
scomparsa di Luciano Ori, che la poesia visiva perse a Firenze il suo creatore:
Eugenio Miccini. Ho conosciuto Miccini di persona, proprio qui a Lucca, nel gennaio
del 2005 dopo una sua conferenza alla Fondazione Ragghianti. Ma le nostre opere
erano già state assieme più volte in varie parti del mondo. Parlo dei miei collage e
delle sue poesie visive, perché Miccini, come molti altri poeti visuali, spesso
partecipava a collettive di mail art, l’arte postale codificata da Ray Johnson. E fu
proprio il mailartista viareggino Vittore Baroni a farlo venire alla Ragghianti. Si è
spento dunque nella sua Firenze, a 82 anni, il padre della poesia visiva. Erano gli anni
del boom economico quando con Ori, Sarenco, Pignotti e altri, deturnando la
pubblicità eruppe nel mondo artistico con le poesie visive, ritagliandosi subito uno
spazio all’interno delle indisciplinate discipline interdisciplinari. Sì, erano gli anni del
boom economico in Italia e della rapida ascesa dei mezzi di comunicazione di massa:
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Umberto Eco esaltava i mass media in letteratura, nelle arti figurative dominava la
pop art americana e da noi Schifano e Rotella tenevano alta la bandiera e si parlava di
“semantica”, in poesia si disquisiva di “strutturalismo” e si stampava “Lotta poetica”.
L’intellettuale cessava d’essere l’aedo di una rivoluzione, mancata e impossibile,
mentre Miccini pubblicava “Tre poemetti” su “Il Menabò” di Vittorini. Iniziava il
periodo felice della contaminazione tra voce e suono, tra immagine e scrittura,
s’avveravano infine le profezie del futurista Marinetti e si prefigurava ciò che a breve
con l’internet multimediale sarebbe realmente successo. Fluxus imperversava con le
sue performance; i situazionisti Cesarano, Collu, ecc. vivisezionavano la politica;
Debord erompeva nei saggi, come Max Capa nel fumetto. Ed ecco la poesia visiva
come affermazione del fatto artistico al di là delle istanze tradizionali, ma
perfettamente integrata nella comunicazione contemporanea, poiché da essa partorita.
Miccini nelle sue poetiche e nei suoi collage, ricerca sempre accordi profondi e
indissolubili, tra l’immaginario, il disatteso e il rimosso della contemporaneità e, i
suoi nuovi modelli di riferimento. Un crinale difficile su cui porre l’equilibrio della
mera sperimentazione estetico ideologica, eppure assai fertile, a giudicare
dall’influenza esercitata sul teatro e sui primi cortometraggi d’artista, antesignani sia
della video-art che degli attuali “corti”. Ma con il passar degli anni, la poesia visiva
ha anche espresso il disagio, il disagio del poeta che si è riflesso nel disagio
provocato ove la poesia visiva si mostra. Anche qui, il testo un pre-testo per l’artista
ad esporsi, ma sembra che ogni luogo, ogni ambiente, ogni medium sia inadatto
all’esporre questo genere: dai libri ai quaderni, dalle antologie alle gallerie, dai
concorsi ai meeting poetici. Una forma d’arte poetica che si trova a disagio ovunque,
una forma d’arte povera che predilige gli angoli più vissuti e reali, quelli più
incongrui per le manifestazioni dell’arte. Miccini e anche Ori, con le loro opere sono
stati partecipi di tutte le principali mostre internazionali di arti figurative e dei
meeting poetici più noti e prestigiosi. Miccini, autore di moltissimi libri, presente in
varie antologie, dirigeva, prima della sua morte, con Alberto Cappi una prestigiosa
collana di poesia contemporanea.
Lucca – Il Primo maggio è alle nostre spalle, allora passiamo alle riflessioni. Se da
noi a Fornaci la festa è riuscita come non mai, i dirigenti nazionali dei sindacati tutti,
proprio tutti, UGL compresa, si sono recati all'Aquila, a portare la loro solidarietà a
quelle popolazioni e, solo l'UGL a devolvere all'amministrazione regionale ciò che si
sarebbe speso per i festeggiamenti. Un atto veramente da apprezzare, ma tornando a
Lucca, sicuramente in molti ricorderanno la figura del Popolano Lapini che in città
era considerato una fonte di simpatia e di amicizia. Il suo nome era Antonio, ma tutti
lo conoscevano come il Popolano, era un politico libertario, ma anche poeta. E per
molte festività del 1° Maggio, lui organizzava il proprio comizio, in piazza San
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E questo a dimostrare che mai la tendenza alla parsimonia dei lucchesi è venuta
meno, anche se sulla mostra di Batoni, anche questa lasciata alle spalle con molte
polemiche in arrivo, ci sarebbe molto da ridire. Per quanto riguarda il Popolano, il
Comune molti anni dopo la sua morte editò un piccolo libro che fu composto con
amore da Luca Pontrandolfo. Comunque tutto passa: i primi maggio, le celebrazioni
pucciniane, il Popolano Lapini, le batonate e molto altro ancora...
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Lucca - Mercoledì 13 maggio per il ciclo letterario “al bridge con l'Autore”
organizzato dalla Cesare Viviani con il patrocinio del Comune di Lucca, alle ore
17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane, sarà presentati il libro
"Favole di ogni giorno" di Giampiero Pierotti, edito da Bandecchi & Vivaldi, di
Pontedera. "Le mie favole nascono in parte dalla mia esperienza, in parte
dall'attenzione alle problematiche altrui, dalla sofferenza che leggo in tante persone
ma anche da tutto quanto (ed è moltissimo) loro riescono a darmi". Descrive così la
sua "avventura" Giampiero Pierotti, muratore cinquantanovenne autodidatta di
Pettori, frazione di Cascina, in provincia di Pisa, autore del libro "Favole di ogni
giorno", opera prima che lo ha portato nelle scuole e nei programmi radiofonici di
mezza Italia (compresi quelli RAI) e il testo è stato anche stampato in versione
Braille a cura della Regione Toscana. Le favole presentate, arricchite dalle vignette
dell'umorista Alberto Fremura, ripercorrono le orme di Esopo, otto racconti costruiti
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con linguaggio pulito ed essenziale, con animali umili che "vestono panni umani",
denunciando le pecche della società e dell'indifferenza dell'uomo verso i suoi simili, e
la morale finale.
Con la sua unica opera, un'altra è in dirittura d'arrivo, incontra alunni di tutta Italia,
parlando del coraggio di vivere e come comportarsi. “Andando a leggere i mie
racconti in una sala incisione – spiega – con musiche ed effetti speciali registrati
anche in strada, molti mi sollecitarono a rivolgermi ad una stamperia per trascriverli
in braille” e così è avvenuto. Poi aggiunge: ”Un fatto di lavoro mi ha fatto scattare la
molla per queste favole a doppio senso”. L'invito a partecipare a questa presentazione
è stato rivolto anche a Fremura, che fin'ora non ha risposto, ma gli organizzatori si
dicono certi del suo arrivo. Già l'anno scorso, in occasione della presentazione di un
libro di Batoni che vedeva sue illustrazioni, Fremura fece la gradita sorpresa ai
lucchesi di essere presente suscitando curiosità e simpatia. In molti si congratularono
per le sue opere e i libri allora venduti furono accompagnati da sue dediche con
esilaranti bozzetti. Per questo sono in molti ad attenderlo.
- Lucca 08 Comics & Games - Sì, alle prime edizioni si chiamava “Salone dei
Comics” e così è rimasto per coloro che da allora l’hanno seguito. La manifestazione
veniva da Bordighera dove nel 1965 si era svolta la prima edizione ed era organizzata
dalla Comics Art romana di Rinaldo Traini. Sembrava un qualcosa piovuto a Lucca
per puro caso nel 1966 e, onestamente alle prime apparizioni la città non ne fu
entusiasta, soprattutto perché toglieva i posti auto di Piazza Grande, allora considerati
indispensabili per il commercio cittadino.
E poi quegli strani personaggi che giravano per la città, e avevano pure occupato il
Teatro del Giglio,ovvia…
Erano altri tempi, ma c’era anche allora il Sindaco Favilla, e lui tenne duro e riteneva
che il Salone in un futuro avrebbe dato prestigio alla città. Un futuro che arrivò alle
prime edizioni dato che sul New York Times, Lucca proprio con il suo Salone finì già
allora in prima pagina. Di lucchesi che seguivano i comics ce n’erano poco più di una
decina, io tra questi, e facevamo allora riferimento al giornaletto locale “Lo
Zibaldino” che era diretto da Fioravante Lucii (Fiore per gli amici). Un solo lucchese
era nello staff organizzativo di Traini, Stefano Beani, divenuto nel 2003 direttore del
Salone, purtroppo recentemente scomparso. E questa decina di lucchesi era anche
assai attiva. Avevamo un nostro stand ove diffondevamo i supplementi dello
Zibaldino a fumetti, disegnati da autori lucchesi. Eravamo tutti quanti accreditati,
amici nostri compresi, sia con lo stand sia con tessere stampa rilasciate dallo
Zibaldino o dall’amico romano Marcello Baraghini, direttore (anche adesso) di
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Stampa alternativa. Avevamo anche lanciato varie idee che poi si sono realizzate
come la Scuola del Fumetto e il Museo del Fumetto. La scuola era pensata da Fiore, il
Museo da Saverio Bruschini, allora professore al Liceo Artistico oggi (da pochi mesi)
nello staff di Lucca Comics. Da allora sono transitati a Lucca i più grandi autori
mondiali del fumetto che qui evito di ricordare perché la lista dei loro nomi
riempirebbe una intera pagina di giornale. Abbiamo in anteprima visto i migliori
esempi di animazione sia italiana che straniera. Abbiamo avuto per le mani fascicoli
speciali di cartoni unici ed introvabili, abbiamo potuto ammirare le tavole originali
dei maggiori fumettisti mondiali e in questi ultimissimi anni abbiamo assistito allo
sfilare dei cosplay in città: insomma ormai da molti anni Lucca è divenuta la
indiscussa capitale mondiale del fumetto. E attorno a questa manifestazione sono
girate molti, moltissimi eventi. Uno di questi voglio oggi raccontarvelo.
A Lucca Comics, alla fine degli anni ’70 nel corso di un’intervista nella quale gli si
chiedeva perché non pubblicasse mai autori italiani e perché le storie di fantascienza
non erano mai ambientate in Italia, Carlo Fruttero che all’epoca assieme a Lucentini
era curatore di Urania, per esprimere efficacemente il concetto che la fantascienza
italiana mai avrebbe avuto la possibilità di competere con quella americana e, per
proclamare una sorta d’incapacità congenita da parte degli scrittori italiani ad essere
buoni autori di fantascienza, dichiarò pubblicamente che un disco volente avrebbe
plausibilmente potuto atterrare a New York, a Londra, a Pechino, a Mosca, ma a
Lucca mai!
Fu così che in risposta a quanto affermato da Fruttero scrissi il racconto “Il furto” ove
un disco volante atterrava proprio a Lucca! Questo racconto fu subito pubblicato da
Bruno Baccelli su “Re Kong” e su “La rivolta degli straccioni” che allora editavo.
Successivamente vide la luce su “L’anima delle cose” (di Baccelli e Bocconi,
Tipografica Pistoiese, Pistoia 1980) ed ebbe pure una traduzione in inglese apparsa
non ricordo dove. Venti anni dopo rimaneggiai il testo che assunse il titolo di
“Fortuna” e apparve su le mie “Storie di fine millennio” (ed. Prospettiva, 2000
Civitavecchia) ristampate anche dall’OLFA di Ferrara e dal “Progetto siderurgiko” di
Rionero sempre nello stesso anno, e poi trasformate in un e-book ancora scaricabile
da diversi siti in rete. Fortuna, sempre nel 2000 apparve nella “Antologia di Autori
Lucchesi”, edita dalla “Cesare Viviani”e infine nella raccolta “Scaglie Dorate”
(Nicola Calabria Editore, Patti 2004). Nuovamente leggermente modificato appare su
“Fantastica Lucca” antologia di autori della “Cesare Viviani” edita da Nicola
Calabria, Patti 2006. Da ricordare che l’editrice Perseo Libri nel 1996 ha pubblicato
un’antologia di autori italiani di fantascienza dal titolo “A Lucca mai!”, a cura di Ugo
Malaguti e Mario Tucci.
FORTUNA
Fortuna era appena atterrata col suo disco e l'elaboratore iniziò a fornirle le
coordinate essenziali.
Man mano che i dati le pervenivano la mutazione procedeva. L'entità vibrante di
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sesso femminile, chiamata Fortuna, cominciò a prendere una forma per lei insolita.
Non appena il corpo si fu concretizzato e la sua nuova mente addestrata per quel
pianeta che i suoi abitanti chiamano Terra, nazione Italia, città Lucca, zona delle
Mura Urbane, data 15 febbraio 2021, l'elaboratore iniziò a provvedere a tutto il resto:
microgonna, camicetta trasparente, cappotto, guanti, occhiali da sole, stivali con tacco
alto, calze a rete, reggiseno anch’esso trasparente, tanga, borsetta completa di
portafoglio, carta d'identità, denaro, accendino, sigarette, ecc.
La parte vibrante di Fortuna, rimasta inutilizzata guardava intanto con divertimento la
trasformazione di se stessa operata dall'elaboratore.
Ecco, era pronta, mancava solo l'espropriatore, con tutta calma aprì il pacchetto di
sigarette (da poco materializzato) n’estrasse una e l'accese; molto probabilmente
l'elaboratore incontrava qualche difficoltà nell'organizzare la materializzazione
dell'espropriatore. Era comunque contenta che su questo pianeta l'es si potesse
tranquillamente mimetizzare con qualche oggetto comune, si ricordava ancora con un
divertito imbarazzo quando su Molzx dovette incorporarlo nel proprio apparato
sessuale. Infine si materializzò una macchina fotografica giapponese munita di tutti i
più sofisticati accessori: era l'es, l'elaboratore ce l'aveva fatta!
Iniziò a passeggiare nel prato, l'erba era umida, un sole modello G.21 riscaldava
appena: un barbone sdraiato su una panchina lì vicino strabuzzò gli occhi davanti
all’inaspettata apparizione - ne era sicuro, un attimo prima lì non c'era nessuno - e
rimase un bel po' a bocca aperta a guardare quello schianto di turista mezza nuda che
s'allontanava.
Fortuna prese a sondare il territorio e individuò altri due vibranti ma a più di trenta
verev di distanza, regolò allora dal modulo agli apparati di mimetizzazione e s'accertò
che non l'avessero individuata.
Terra era, infatti, protetta e solo il personale di controllo poteva scendere, ovviamente
senza farsi notare e senza minimamente intervenire, gli abitanti erano tra i pochi
sopravvissuti alla caduta del Grande Impero (ma loro non ne erano al corrente),
strane entità biologiche, molto intelligenti, ma predatori con un coefficiente di
violenza così spaventoso da consigliarne la protezione.
Aveva deciso di non uscire da quel parco, non se la sentiva di affrontare la confusione
che regnava intorno, con il territorio infestato da quegli assurdi primitivi mezzi
meccanici di locomozione a combustione interna maleodoranti e rumorosi.
Cominciò dunque ad armeggiare con la macchina fotografica: inquadrò prima una
siepe, poi un abete, poi fu la volta di un cestino colmo di rifiuti e alcuni merli che
saltellavano su l'erba.
Ad ogni clic!, il soggetto inquadrato silenziosamente svaniva, un bastardissimo cane
le venne incontro scodinzolando... clic!... si dissolse nel nulla.
Fu in quel preciso istante che il segnalatore del modulo entrò in funzione in maniera
intermittente: - Cazzo! - esclamò in perfetto italiano-terrestre, - i controllori m'hanno
rilevata!-
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Si dissolse e rientrò precipitosamente nel disco, conscia che era solo questione di
attimi, vibrò attorno ai comandi, rischiando un po' e contravvenendo a tutte le leggi
galattiche, si rifugiò istantaneamente nell'iperspazio confondendosi tra le pieghe delle
infinite realtà parallele e delle combinazioni temporali. Il segnalatore si disattivò:
anche questa volta l'aveva fatta franca.
L'elaboratore iniziò a fornirle tutti i dati dell'ultima operazione: aveva perso solo un
millesimo di se stessa (1000,3 per l'esattezza) che era rimasto abbandonato sul
pianeta, l'es era stato integralmente recuperato e aveva trattenuto ben 110 soggetti
commerciali, in quanto a lei aveva commesso 379 infrazioni che, se individuata, le
sarebbero costate il sequestro del disco, il ritiro a vita della licenza di pilotaggio e una
multa da capogiro.
Malgrado la fuga precipitosa, l'incursione era andata bene: il valore dei soggetti
carpiti dall'es era, al mercato illegale, di ben 7000 crediti...veramente una bella
sommetta, poteva finalmente permettersi un modulo dell'ultima generazione.
Intanto il millesimo di sé che era rimasto sulla Terra, privo d'informazioni, staccato
dall'elaboratore e, con forti distorsioni nel settore mnemonico, non sapeva proprio
che pesci prendere, era però cosciente che doveva trovare una soluzione, e in fretta.
Analizzò l'oggetto che aveva dinanzi e modificò la sua struttura fino a divenirne
un'identica copia.
La zona fu perlustrata qualche istante dopo da un vibrante che l'attraversò sfrecciando
in forma di nebbia: non rilevò niente d'anormale e passò oltre.
Dopo alcune ore giunse una squadra d'addetti ai parchi, poi alcuni impiegati
dell'ufficio tecnico comunale.
Mancavano dodici alberi e un’intera siepe, al loro posto c'erano delle buche profonde
alcuni metri nel terreno, ma la cosa veramente assurda era la colonna commemorativa
in marmo, identica a quella del prato lì vicino, che s'ergeva nel bel mezzo del vialetto.
Dopo aver recintato in tutta fretta la zona, con la scusa dei lavori in corso, dopo
alcune riunioni concitate in Comune e in Prefettura, furono prese le seguenti
decisioni: copertura delle buche, sostituzione degli alberi e della siepe mancante,
sistemazione di un nuovo e meno antiestetico cestino dei rifiuti, modifica del
tracciato del vialetto, spostato tra le due colonne.
Tutto fu così sistemato, ma il barbone che da anni prendeva il sole e dormiva su
quella panchina nei pressi della colonna, si trasferì dalla parte opposta delle Mura.
Fortuna intanto soddisfatta per l'incursione, stava de polarizzandosi al caldo sole di
un pianeta alla periferia di un’antica galassia.
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tra l'altro erano proprio quelle che noi preferivamo: non l'avranno mica fatto apposta?
Ci avranno fatto un dispetto?
Ma no, è sparita anche quella in piazza, e quella era in pieno sole e noi non ci
andavamo mai. Si parla poi del bel tempo che finalmente, dopo tanta pioggia, è
arrivato e “ma l'avete viste le tre liste?” dice uno di noi mentre un altro mormora
“non c'è limite al peggio”. E in mano ci ha un foglio con le tre liste, i simboli e i nomi
e cognomi. Intanto ci siamo seduti su una delle panchine superstiti e increduli ci
passiamo il foglio l'un l'altro. Chi scuote la testa, chi guarda verso il cielo, chi si tappa
gli occhi, chi emette borbottii incomprensibili. Siamo tutti d'estrazione politica
diversa, è per quello che ci divertiamo a parlare e a confrontarci e, trovare una sintesi
tra noi è quasi impossibile. Ma questa volta siamo tutti ammutoliti e nessuno
s'azzarda ad esprimere un giudizio, solo scuotimenti di testa e volti contriti, finché
uno di noi sbotta: “MA RIDATECI IL SERENI!!!” proprio lui che l'aveva sempre
criticato. E la frase espressa a voce alta suscita un'approvazione unanime.
Vittorio Baccelli
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IL CENTRODESTRA DI BARGA
COSA FA L'UDC?
Parliamo dell'UDC. Ciò che sta succedendo nella nostra provincia non è una
posizione localistica, ma comune al resto d'Italia. Sui blog infatti troviamo alcuni
emblematici commenti: “La strategia dell’Udc, in vista delle prossime elezioni
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finita, ma la presenza dell'on. Nedo Poli alla presentazione dei candidati di Spazio
Libero con Oriano Bartolomei candidato a Sindaco, ha fugato tutti i dubbi. E per
restare un attimo a questa lista, la sua collocazione nel centrodestra è apparsa
evidente vista la presenza anche dell'on. Migliori, di Dinelli, Baudone, Ravenni e, a
sorpresa tra il pubblico, l'attuale vice sindaco Carla Andreozzi.
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la città che segna un punto di ripartenza per la cultura lucchese e che mi auguro, il
Centro, prosegua questa sua cavalcata attraverso l'arte contemporanea, dal moderno
al post moderno, dal contemporaneo alle indisciplinate discipline interdisciplinari
proiettate verso il futuro come lo furono i futuristi 100 anni addietro. Gli ingredienti
ci sono tutti e... complimenti agli organizzatori mentre la città resta in attesa di nuove
proposte accattivanti per il futuro. Ma andiamo più in dettaglio.
L'evento affronta lo sviluppo dell'arte astratta italiana negli anni cinquanta, quando
quel tipo di linguaggio appare il più adeguato a scandagliare e a interpretare la natura
del proprio tempo e ad andare alle radici della coscienza del fare arte. Il principio e il
rigore funzionale della forma rispondono alla convinzione che le immagini pure ed
elementari e la percezione visiva sono per l'uomo contemporaneo gli strumenti ideali
per intraprendere questa esplorazione conoscitiva.
Lu.C.C.A. è allestito all’interno di Palazzo Boccella, un antico edificio nel centro storico
di Lucca, a pochi passi dalla celebre Piazza Anfiteatro. Un nuovo spazio dedicato
all’arte contemporanea, concepito secondo principi innovativi di intendere e fruire lo
spazio museale. Il tema della mostra affronta il dibattito scaturito all’interno del gruppo
Origine, formato nel 1951 da Ettore Colla, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri e Mario
Ballocco e trasformato nel 1952 in Fondazione Origine, centro di riferimento
internazionale per l’approfondimento delle problematiche e la divulgazione dell’arte
astratta. Presieduta da un comitato operativo che vede come motori propulsori Colla e il
critico Emilio Villa, ma anche i più giovani Piero Dorazio e Achille Perilli, provenienti
da Forma 1 e dell'Aga d’Or, e personalità come Enrico Prampolini e Sebastian Matta, la
Fondazione opererà sino al 1958, con il coinvolgimento di un ampio numero di artisti:
Emilio Vedova, Atanasio Soldati, Afro, Antonio Sanfilippo, Carla Accardi, Pietro
Consagra, Toti Scialoja, Giulio Turcato, Edgardo Mannucci, Mimmo Rotella. La
necessità di trovare un codice atto a esprimere le avventure della coscienza dell’uomo
durante la ricostruzione di un mondo distrutto dal conflitto mondiale, porta gli artisti di
Origine a cercare i propri “padri” in determinati protagonisti delle avanguardie:
Kandinsky, Mondrian, Sonia Delaunay, Arp e Balla. Come avevano già fatto la Bauhaus
e De Stijl, l’utopia di creare un “mondo visivo nuovo” si intreccia con l’urbanistica e
l’architettura. L’arte astratta appare il linguaggio più adeguato a scandagliare e a
interpretare la natura del proprio tempo e ad andare alle radici della coscienza del fare
arte. Il principio e il rigore funzionale della forma rispondono alla convinzione che le
“immagini” pure ed elementari e la “percezione visiva” sono per l’uomo contemporaneo
gli strumenti ideali per intraprendere questa esplorazione conoscitiva. In mostra oltre
cinquanta opere, tra dipinti e sculture, molte delle quali apparse nelle mostre dell’epoca,
sulla rivista della Fondazione “Origine” o appartenute agli stessi artisti e architetti. Nel
complesso queste evidenziano le ricerche dei singoli artisti nelle fasi del periodo preso
in considerazione. Come già detto il percorso espositivo si divide in quattro sezioni con
una sezione introduttiva per conoscere i protagonisti di questa storia attraverso foto
dell’epoca: dagli artisti della Fondazione Origine al decano dei futuristi, Giacomo Balla,
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fino ai fiancheggiatori, tra i quali Emilio Villa. Con lo scopo di immergere il visitatore in
questo “mondo visivo nuovo” in appositi ambienti del Museo si dà conto della fervida
attività teorica e di ricerca di Origine grazie a una ricca messe di documenti originali:
dai numeri di “Arti visive”, l’organo letterario della Fondazione a quelli di “Spazio” la
rivista di architettura diretta da Moretti, da scritti programmatrici a lettere autografe,
fino a fotografie di momenti salienti della vita artistica. Infine alcuni filmati di matrice
astratta creati dai maestri delle avanguardie storiche, studiati dai nostri artisti. Il cuore
della mostra è dedicato ai fondatori di Origine: Capogrossi, Burri, Colla e Ballocco,
rappresentati da circa tre opere ciascuno. Le sale più piccole sono dedicate a Piero
Dorazio e Achille Perilli, che ebbero un ruolo incisivo nei primi anni della Fondazione
Origine e a tutti quegli artisti che segnarono il percorso da un astrattismo rigoroso, come
Atanasio Soldati e Mario Nigro, verso l’informale in tutte le sue declinazioni: Accardi,
Vedova, Afro, Sanfilippo, Turcato, Mimmo Rotella e un vecchio maestro ancora
interessato alla sperimentazione quale Enrico Prampolini. Una terza sezione è dedicata
invece ai “padri” storici, quali Kandinsky, Sonia Delaunay e una saletta incentrata
esclusivamente su Balla, cercando di dare un saggio della mostra organizzata dal gruppo
Origine nel 1951, che segnò la riscoperta del decano dei futuristi. Una grande sala
accoglie un’opera di maestri stranieri con cui gli artisti di Origine trovarono delle
affinità elettive: da Hans Hartung a Corneille, da Arp a Sebastian Matta, da Max Bill a
Ben Nicholson. Conclude l’itinerario espositivo una quarta sezione che mostra le strade
individuali prese in seguito da alcuni protagonisti, documentate da un’opera eseguita tra
gli anni ’60 e ’70 ciascuna di grande impatto visivo: Capogrossi, Colla, Dorazio, Burri,
Ballocco e Perilli. L'appuntamento per tutti, è dunque all'interno dello spazio museale,
per una notte da sogno.
NOTTE DEI MUSEI – BARGA
Barga - Nell'ambito delle iniziative promosse dal progetto della Regione Toscana
"Amico Museo", a cui partecipa il Comune di Barga, si è tenuta la quarta edizione
della "Notte dei Musei", ideata nel 2005 dal Ministero della Cultura e della
Comunicazione francese a cui hanno aderito oltre duemila musei europei che sono
rimasti aperti fino alle 24.00 per accogliere appassionati e curiosi. Iniziativa
intrigante e originale che ha idealmente unito i visitatori di tutta Europa nella visita
notturna ai loro musei depositari della cultura. È stata così proposta a Castelvecchio,
presso il Museo di Casa Pascoli, promossa dai Comuni di Barga e di Coreglia
Antelminelli la "Serata a Casa Pascoli", evento che ha avuto inizio nelle prime ore
della notte, nella cornice di una stupenda serata stellata che sembrava estiva. I
partecipanti hanno intrapreso la visita guidata accompagnati e avvolti dalla voce
recitante di Piero Nannini che ha declamato alcune poesie, note e meno note, di
Giovanni Pascoli accompagnate e impreziosite dalle musiche della valente violinista
Giulia Panchieri. I visitatori, avvolti dalle note e dalla voce recitante, intercalata dalle
notizie e dalle descrizioni della guida, hanno attraversato tutta la casa del grande
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poeta in un percorso reale e poetico che li ha condotti attraverso anche le vie della
memoria nelle stanze e nella vita del Pascoli. Una serata indimenticabile per i
partecipanti, e da non perdere nelle sue future edizioni.
Lucca – Dopo la splendida notte al museo di Casa Pascoli, si sono aperte le porte,
all'imbrunire, del Palazzo Boccella, davanti allo Stellario. Sulla scalinata d'ingresso
sostavano numerosi giovani che chiacchieravano col calice in mano e, i più refrattari,
con la sigaretta alle labbra. L'evento era da non perdere, i lavori del Gruppo Origine e
la mostra al gruppo dedicata all'interno del Palazzo. Le opere disposte sui tre piani, i
bagni affrescati a sorpresa, un via vai di gente, di lucchesi e stranieri, accomunati
dall'amore per l'arte e per il bello. Abiti eleganti e pantaloncini casual, così i lucchesi
sono accorsi in massa al al richiamo dell'arte in una magica notte che sembrava
estiva. Balla, Ballocco, Burri, Capogrossi, Colla, Dorazio, Perilli, Prampolini, Matta,
Afro, Accardi, Kandinsky, Mondrian, Vedova, Rotella, Hartung... tutti erano pronti,
nelle splendide sale, a farsi ammirare e ad accogliere i visitatori notturni. Una
autentica meraviglia, questi musei lucchesi, aperti nelle serate d'estate!
Barga – Che i Liberi di Oriano Bartolomei fossero esili, è un aspetto che in molti
hanno sostenuto fin dall'inizio dell'avventura elettorale. Una lista caratterizzata più
per le assenze che per le presenze, assenze che, come vedremo, si vanno colmando in
corso d'opera. Così come è stato scritto che gli scontri tra i David e i Golia hanno
spesso riservato sorprese. C'è da registrare che di punti questa lista nell'ultima
settimana ne ha recuperati parecchi. La presenza dei big locali del centrodestra, dalla
Lega all'UDC passando per La Destra, l'hanno rafforzata e legittimata. Alla
“consacrazione” avvenuta a Fornaci con l'imprimatur dell'on. Migliori era presente
tra il pubblico, l'attuale vicesindaco Carla Andreozzi, da tempo in rotta di collisione
col centrosinistra locale. Tutti punti questi, conquistati in un momento temporale, nel
quale, come giusto, non si possono eseguire sondaggi d'opinione, ma si può
comunque tastare il polso dell'elettorato per valutarne il gradimento. Un gradimento
che nel nostro caso, partito da percentuali veramente basse, è oggi in continua ascesa.
Mentre sulla lista civetta, niente proprio niente, vien voglia di dire.
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Lucca – Vittorio Baccelli, Presidente della “Cesare Viviani” ha tenuto una Lectio
Magistralis su la figura del giornalista Mario Pannunzio nelle sale della Casermetta
Santa Maria. Ha ricordato come queste sale videro la presenza di Arrigo Benedetti,
così come è testimoniato da una lapide lì affissa; ha ricordato inoltre come la Viviani
si ponga nella lettura della cultura e della letteratura in una posizione liberale, e infine
ha ricordato il suo essere radicale. Tutto questo, ha sostenuto, legittima la lectio
magistralis su Pannunzio: il luogo, l'associazione promotrice, l'oratore. Ha tracciato
una biografia di Pannunzio dalla nascita avvenuta a Lucca nel 1910 alla morte in
Roma nel 1968. Ha ricordato la fondazione da parte del grande giornalista del
rotocalco “Oggi” nel 1933, e de “La Corrente” con Moravia nel '34. Ha poi
sottolineato il suo contributo alla nascita di “Risorgimento Liberale” e quando nel '49
fondò “Il Mondo”. Un cenno alle avventure editoriali con Arrigo Benedetti
nell'Europeo e nell'Espresso. Lo ha ricordato anche tra i fondatori del Partito Liberale
nel '44 e del Partito Radicale nel '55.
Ma la figura autentica di Pannunzio – secondo Baccelli – emerge da una lettera al
Corriere della Sera di un lettore rivolta ad Indro Montanelli, nella quale chiede se
Pannunzio sia stato il suo vero maestro; Indro Montanelli, così risponde:
“Caro Baldo, No, di Pannunzio non posso dire che sia stato mio maestro anche per
motivi anagrafici. Nati lo stesso anno, insieme abbiamo fatto le prime armi alla stessa
scuola, quella di Longanesi; e anche quando le nostre strade un po' si divaricarono, la
nostra amicizia rimase fraterna. A differenza di me, che ho fatto parte dei GUF e a
vent'anni credevo nel fascismo, Pannunzio (caso quasi unico nella nostra
generazione) fin da ragazzo ne rifiuto' la tessera, e quando nel '37 gli dissi che anch'io
l'avevo ripudiata, ne fu felice. Il 10 giugno del '40 eravamo insieme in piazza Venezia
ad ascoltare il Duce che, fra le generali acclamazioni, annunziava il nostro intervento
in guerra. Sfollando, lui mi fece, cupamente: "Siamo due vigliacchi. Se quando quel
ciarlatano scandiva "un'ora solenne batte sul quadrante della storia" gli facevamo una
pernacchia, gli buttavamo all'aria tutto l'effetto". "Si' - dissi -, ma di noi non restava
nemmeno un'unghia". "Appunto per questo siamo due vigliacchi", concluse lui.
Subito dopo la guerra, fondatore e direttore del Mondo, Pannunzio milito' nella
Sinistra liberale con un entusiasmo che io non riuscivo a condividere. Ma forse,
parlando di entusiasmo, uso un termine sbagliato: Pannunzio era un uomo distaccato
anche dalle proprie passioni. E per questo fu un grande direttore che scrisse poco (con
la penna in mano era di una pigrizia leggendaria), ma fece scrivere circondandosi dei
migliori cervelli in circolazione, molti scoprendone lui, e a tutti imponendo la sua
misura e il suo impeccabile gusto. Era disperatamente privo di ambizioni. Afeltra ed
io facemmo il diavolo a quattro per portarlo alla direzione del Corriere: non volle
saperne. E nemmeno accetto' di collaborare con saggi di letteratura nei quali il gusto
e la misura, oltre alla cultura, rifulgevano come gemme. Gli ultimi suoi anni (mori'
che aveva da poco superato la cinquantina) furono malinconici: aveva visto crollare
tutte le sue illusioni, e viveva appartato come ai tempi del fascismo. Aveva litigato
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anche con Longanesi, e se c'è' una cosa di cui vado fiero e' di essere riuscito a
rappacificarli (erano entrambi di un'ostinazione pari soltanto all'orgoglio) pochi
giorni prima che Longanesi improvvisamente morisse. Di suo, Pannunzio non ha
lasciato quasi nulla. Ma, come Longanesi, ha lasciato moltissimo nei suoi
collaboratori, parecchi dei quali gli debbono tutto, a cominciare da una cristallina
onesta' intellettuale. Il meglio di una intera generazione di giornalisti si e' formato alla
scuola di Pannunzio e sul suo esempio. E tuttavia siamo in pochi a ricordarci di lui.
Ma questo, Pannunzio lo aveva sempre previsto.”
L'ANTICASTA
Lucca – Mercoledì 27 maggio alle ore 17, a cura dell'associazione “Cesare Viviani”,
con il patrocinio del Comune di Lucca, per il ciclo “al bridge con l'Autore”, sarà
presentato il libro “L'anticasta – L'Italia che funziona” di Marco Boschini e Michele
Dotti con contributi di Alex Zanottelli, Francesco Gesualdi, Franca Rame, Jacopo Fo,
Maurizio Pallante, Andrea Segrè, Edoardo Salzano e Alessio Ciacci. Un libro
sicuramente di parte dedicato a quanti sognano ancora di cambiare il Paese, piuttosto
che di cambiare Paese. Libro con video-inchiesta. Secondo gli autori la denuncia
coraggiosa della Casta, che aveva alimentato grandi speranze di cambiamento, ha
finito per generare, nel lungo termine, un diffuso senso di impotenza, una profonda
disillusione e un conseguente distacco dalla politica.
Proprio questo, paradossalmente, avrebbe consentito alla Casta di conservare
indisturbata e addirittura di aumentare i propri privilegi e gli sprechi! La strategia
comunicativa seguita dalla Casta per ora pare premiarla: quella di dipingere
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mediaticamente l’intera Italia come un paese malato che condivide a tutti i livelli i
vizi e le carenze dei propri rappresentanti politici, i quali sono così apparsi
essenzialmente “rappresentativi” del popolo. Passa quindi l’idea del “fanno tutti
così”, di corruzione e furbizia come sistemi dominanti e vincenti a tutti i livelli; in
questo modo il degrado dai vertici discende a pioggia e si diffonde anche alla base,
abbattendo il livello di moralità della società e creando cinismo e disperazione.
Secondo il testo, tuttavia esiste anche un’altra Italia, fatta di tante persone oneste, non
solo nella società civile, ma anche all’interno delle istituzioni locali, che si battono
ogni giorno per un paese migliore, nonostante tutto, e che stanno già dimostrando con
i fatti che le alternative concrete esistono. Ma questa Italia troppo spesso è invisibile e
non trova spazio nei mass-media. Il libro nasce per raccontare in maniera chiara,
diffusa e replicabile questa “Italia che funziona”, a tutti i livelli. Un modo efficace per
delegittimare alle fondamenta la Casta, mostrando nitidamente quanto essa sia
autoreferenziale e non rappresenti affatto la nazione, né il suo livello di moralità, ma
solo e semplicemente i propri interessi personali. Accanto al libro, il dvd con il video-
inchiesta “Viaggio nell’Italia dei Comuni a 5 stelle”, con interviste a Dario Fo, Beppe
Grillo, Marco Boschini, vari cittadini e buoni amministratori, realtà straordinarie dal
punto di vista del risparmio energetico ed economico, della mobilità sostenibile, della
produzione di energia da fonti rinnovabili, della gestione dei rifiuti, dell’acqua e del
territorio.. Afferma Marco Boschini, curatore del libro e coordinatore
dell’Associazione dei Comuni Virtuosi : “Il cambiamento, ancora una volta nella
storia, non può che partire dal basso. Quello che segue è un viaggio nell’Italia dei
Comuni a cinque stelle, una corsa a tappe per dimostrare che non è vero che tutto va
peggio, che la politica è tutta da buttare, che non esistono buoni esempi da imitare. Il
consiglio che diamo agli amministratori locali, così come ai cittadini di quelle
comunità che raggiungiamo con le nostre conferenze, è l’esatto contrario di quanto ci
diceva la maestra a scuola, sorprendendoci a sbirciare il foglio del nostro vicino
durante il compito in classe: copiate!” All'incontro nella sarà presente il coautore
Alessio Ciacci.
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agli automobilisti con chiarezza e in anticipo almeno 400 metri prima dal punto della
loro collocazione, altrimenti possono venire sequestrati dall'autorità giudiziaria e i
titolari della società di rilevamento rischiano l'incriminazione per truffa.
Gli autovelox devono dunque essere ben in vista e segnalati: la loro presenza è il vero
motivo della dissuasione. Prevenire è meglio che reprimere. Inoltre le pattuglie
devono fermare il trasgressore e notificargli la violazione. Auspico pattuglie miste,
ben visibili, composte dai vari organi di polizia impegnate nei posti strategici, anche
in ore notturne, nell'opera di dissuasione dell'uso della velocità pericolosa, così come
già avviene in molte città.
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LUCCHESI
Lucca – Presso la Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane è stato presentato il
libro di poesie di Raffaello Belli che l’associazione Cesare Viviani ha editato proprio
per omaggiare il decano del dialetto lucchese. L’idea di preparare un libro che
raccogliesse un buon numero di poesie del Belli, venne quando circa un anno fa, alla
Biblioteca Comunale di Porcari durante un incontro poetico proprio con questo
Autore alcuni poeti della Viviani intrapresero un colloquio pubblico con lui. Dalla
discussione che emerse, venne fuori che pur avendo il Belli scritto nella sua vita
alcune migliaia di poesie, sia in lingua che in dialetto lucchese, mai aveva avuto la
soddisfazione di vederle raccolte in un libro. Aveva vinto numerosi premi e concorsi,
aveva visto le sue poesie pubblicate su riviste, su quotidiani, su quaderni, su
antologie, ma un libro tutto suo, mai. E così l’associazione “Cesare Viviani”, alla
quale il Belli ha aderito fin dalla sua nascita, ha deciso di fargli dono di questo libro,
che ha preso il titolo “Una vita in poesia”. Curatore è stato Vittorio Baccelli che è
stato coadiuvato da Bartolomeo Di Monaco, da Gavorchio, da Marco Vignolo
Gargini e da Mario Pellegrini nella ricerca e nella selezione delle opere.
“Una vita in poesia” di Raffaello Belli, con introduzioni di Vittorio Baccelli,
Gavorchio, Gian Luigi Benedetti e Bartolomeo Di Monaco, contiene oltre 70 poesie
ed è acquistabile presso la www.lulu.com.
Durante la presentazione sono state donate all’autore, visibilmente commosso, alcune
copie dell’Antologia mentre le letture sono state eseguite da Mario Pellegrini e Marco
Vignolo Gargini. Grandi applausi all’autore che ha voluto donare al pubblico presente
aforismi e barzellette tratti dal suo repertorio quasi infinito. Un omaggio ad un poeta
lucchese che non solo la Viviani, ma l’intera cittadinanza ha voluto fare.
Lucca - L'ultimo libro di Giampiero Mughini descrive molti aspetti della cultura
italiana del '900 che già abbiamo udito più volte trattare negli incontri della
“Viviani”. - La lettura individuale della letteratura di questo periodo segue lo stesso
percorso collettivo della “Viviani”: per questo abbiamo sentito la necessita di
presentarlo in un nostro evento – così ci hanno dichiarato i responsabili
dell'Associazione. Vista attraverso le sue vicende editoriali, la storia del '900 italiano
narra d'ingegni imprenditoriali che hanno saputo costruire dal nulla grandi industrie,
Mondadori, Rizzoli, ma rivela anche tutta una serie di errori, sviste, carognate e
taccagnerie. Dal colpo di genio della prima edizione mondiale del “Dottor Zivago”,
come d'altronde “Il Gattopardo”, targato Feltrinelli, alla sordida paura d'investire un
cent in libri che avrebbero poi fatta migliore la nostra letteratura. Parliamo di Svevo,
Campana, Palazzeschi, Moravia, Montale... e se poi vogliamo vedere la storia d'Italia
attraverso gli intellettuali, emerge una folla d'antitaliani: Papini, Prezzolini,
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SARA TAIGHER
- luci (di) corpi – LookAtFestival 2009 Lucca –
Fino al 31 Maggio gli spazi post-industriali della Ex Manifattura Tabacchi sono la
sede della terza edizione del LookAtFestival, fresco e vitale appuntamento sempre
più radicato e importante per gli amanti - e per chi ne vuole sapere di più - dell’arte
contemporanea e, in particolare, del mondo delle video installazioni. L’arte
elettronica, ancora una volta, invade un luogo di lavoro ormai dismesso, realizzando
la magia della rinascita attraverso luci, colori, musiche e suoni, trasmutandone il
senso grazie a una combinazione alchemica che vede coinvolti il fascino di un luogo
che ha lasciato la propria vitalità nel passato e la prorompente urgenza dell’arte di
oggi. Le esperienze artistiche del contemporaneo si mescolano alle memorie
industriali, proponendo chiavi di lettura e possibili interpretazioni di una realtà spesso
troppo complessa, veloce e sfuggente. Otto i nomi degli artisti italiani che sono stati
coinvolti in questo progetto: Alessandro Amaducci, auroraMeccanica, Louis Bode,
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Cilema Reisen#, InFlux, Claudia Maina, SantiFantiFilm, Sara Taigher. Dalla video
scultura all’interattività, dal video ambiente all’installazione sonora, con uno sguardo
anche all’animazione e alla performance: otto installazioni che in modo diverso e
dialettico propongono una riflessione problematica che ha come oggetto il corpo. Se
già a partire dagli anni ’60-’70 performer e esponenti della body art mettevano al
centro delle produzioni artistiche il corpo come soggetto e referente dell’atto creativo,
misurando sulla propria pelle le tematiche del limite e della resistenza umana sia in
termini fisici che psicologici, gli artisti che LookAtFestival presenta in questa
edizione non rivolgono la videocamera verso se stessi, ma studiano il corpo come
fulcro centrale dell’esistenza dove entrano in rotta di collisione le pressioni esercitate
dalla realtà esterna e i meccanismi interiori di reazione e adattamento alle
problematiche sociali, alle dinamiche interiori. In un gioco di rimandi fatto di
presenze e assenze, lo spettatore incontrerà corpi mutevoli e perturbanti, si ritroverà
faccia a faccia col dolore intimo e fisico, verrà invitato a riflettere ancora una volta
sulle delicatissime questioni del testamento biologico, giocherà interattivamente con
gli effetti della crisi del consumismo, riscoprirà la carnalità della passione e del
desiderio, fluttuerà nel canto e nella danza di abiti erranti alla ricerca di un corpo da
contenere e ritroverà una dimensione immersiva e contemplativa avvolto da luci e
specchi. Come tasselli di un mosaico intercambiabile, le opere selezionate ci
raccontano storie che parlano di noi e del mondo che ruota intorno, della reciproca e
inevitabile influenza. Già visto, diranno i più smaliziati, ed è vero: è dagli anni '70
che assistiamo ad esperienze similari e, non solo in Biennale, pure youtube oggi
quotidianamente ce ne fornisce. Ma si stacca dagli altri l'istallazione di Sara Taigher
che richiama il costante e martellante accumulo d'informazioni e sofferenze a cui
l'essere umano è sottoposto e che, superata la soglia di tolleranza, esce fuori in un
urlo liberatorio: tutto quello che s'incamera vivendo nella quotidianità di un mondo
difficile viene esternato in uno sfogo inconsueto, in un esorcismo meccanico,
tecnologico, robotico. La grande stanza in penombra è sormontata dalla sfera sulla
quale il volto distorto riesce, dopo vari tentativi a lanciare l'urlo liberatorio, per poi ri-
iniziare quasi un moderno Sisifo racchiuso in una sfera che domina dall'alto le altre
istallazioni, quasi fossero messe a cornice di questa.
Sono ancora una volta a parlare di Grazia Maria Tordi-Rustici, che con successo
presentai l'anno passato a Lucca, Ghivizzano e a Bagni di Lucca. Prestigioso
riconoscimento letterario per l'autrice che nel convegno nazionale InterArt di Roma
del 13 giugno sarà uno degli artisti partecipanti e sarà presentata alle massime
autorità presenti dal presidente dell'associazione culturale InterArt Enzo Bogazzi. È
questo un autentico evento culturale che avrà inizio in Campidoglio con il concerto
della Banda dei Carabinieri in onore dei partecipanti, per proseguire con le massime
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PAGINE LIBERE
Lucca – È stato presentato nelle sale del Circolo del Bridge l'ultimo volume di
Vittorio Baccelli: Pagine Libere per i tipi di Tesseratto Editore. In 137 pagine sono
raccolti un centinaio d'articoli pubblicati dall'autore su varie testate giornalistiche, e
che in prevalenza hanno visto la luce sul Nuovo Corriere di Lucca a cavallo tra il
2008 e il 2009. Il sottotitolo dalla crisi all'aviaria, nasce dal primo articolo
pubblicato, che giustappunto è sulla crisi economica e dall'ultimo che riguarda
l'aviaria che si è manifestata, per ora fortunatamente in maniera non allarmante, con
la febbre suina. E proprio da quest'ultimo articolo scaturisce il disegno di copertina:
un porco con le ali! Dopo una trentina di libri di questo autore, che hanno spaziato
dalla letteratura fantastica ai saggi di genere, ma di un genere particolare che avvicina
personaggi reali al fantastico, come nel caso di Nikola Tesla, o personaggi forse
fantastici come John Titor, o creazioni mediatiche come Luther Blissett, è la volta di
un testo composto da veri e propri articoli di giornale. E anche nella tecnica
giornalistica, Baccelli mette quella padronanza di linguaggio che caratterizza i suoi
scritti. E questo, ci assicura l'autore, è solo il primo di una serie che conterrà i propri
futuri articoli pubblicati. Gli articoli spaziano dal politico al sindacale, dalla cronaca
all'opinione, fino a giungere alla vera e propria critica d'arte e letteraria. Il volume è
in vendita solo sul web ai portali Lulu e Amazon, le due più grandi librerie di
internet.
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schiavitù dei neri era praticata e tollerata anche nei secoli precedenti, ma è con
l’affermarsi delle teorie illuministe che gli viene dato un supporto scientifico ed
una spinta morale. In Europa, durante e dopo la fine del regime hitleriano, la
selezione eugenetica fu accolta e praticata per lungo tempo. La Svezia, ad
esempio, negli anni trenta inviò in Germania una delegazione del suo Parlamento
per studiare la legislazione razziale tedesca e, insieme a Norvegia e Danimarca,
attuò una politica eugenetica che portò tra il 1934 e il 1976 alla sterilizzazione
coatta di oltre 106.000 persone, in prevalenza donne - disadattate, con problemi
psichici o zingare - ritenute geneticamente pericolose per la purezza della razza
(Gianni Moriani “ Il secolo dell’odio” ed. Marsilio Padova, 1999). Tralasciamo il
caso dei Paesi segregazionisti come la Rhodesia ed il Sudafrica la cui politica di
separazione e sfruttamento degli indigeni fu attuata dai colonizzatori europei in
virtù del mandato morale derivante dalle teorie illuministe. Si può obiettare che
fu grazie all’illuminismo e al mito della “Dea Ragione” che è nata la democrazia
dei partiti. È vero, ma è altrettanto vero che fu battezzata nel sangue della
rivoluzione francese, fra teste mozzate, massacri di cristiani in Vandea e terrore
giacobino. Nulla da invidiare alle peggiori dittature del secolo scorso. In
conclusione: Rosemberg, il teorico nazista della superiorità ariana, è stato
giustamente condannato dalla storia, ma non i suoi illuminati maestri. Hitler per
la persecuzione ebraica e Mussolini per le leggi razziali (più propagandate che
attuate e, sopratutto pretese dall'ingombrante alleato) sono stati anch’essi
giudicati dalla storia, ma non l’America per aver massacrato 10 milioni di
pellirosse e per aver ridotto in schiavitù 14 milioni di neri. Anche se, a onor del
vero l'America condusse una guerra civile per la liberazione degli schiavi. E
forse per concludere, sarebbe bene ricordare che la democrazia è la miglior
forma di governo esistente e che val la pena di esportarla in tutti i modi in tutto il
mondo, ma non dobbiamo mai dimenticare che la democrazia moderna nacque
con una grave peccato originale: due bombe atomiche su due città.
Ponte all'Ania – Vivace incontro quello del candidato sindaco Oriano Bartolomei
della lista Spazio Libero, con la popolazione di Ponte all'Ania. Bartolomei dopo
aver illustrato il proprio programma è stato letteralmente sommerso dalle domande
dei cittadini che hanno spaziato dalla viabilità ai depuratori mal funzionanti, dal
futuro del commercio alla sanità. Un capitolo a parte per quanto riguarda i
marciapiedi, irrazionali e pericolosi per i disabili nel centro e del tutto assenti nel
collegamento tra Fornaci e Ponte all'Ania. Eppure questa carenza da anni viene
sollevata anche sulla stampa e basta passare da questo tratto a qualsiasi ora del
giorno e della notte per vedere sempre alcune persone che a piedi o in bici
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Capannori – Affollata la sala riunioni del Comune di Capannori per l'incontro che
l'on. Teodoro Bontempo ha tenuto, accompagnato dal candidato sindaco Lorenzo
Matteucci. Bontempo ha spiegato i motivi del sostegno de La Destra al candidato
sindaco e ha voluto sottolineare come la precisa collocazione politica della sua lista
sia indispensabile alle politiche delle coalizioni di centrodestra per segnare un
punto fisso sull'identità storica dello schieramento. Tra il pubblico erano presenti
molti dei candidati del centrodestra capannorese, non solo de La Destra ma anche
degli altri schieramenti alleati, perché l'oratoria di Bontempo è frizzante e
coinvolgente. Durante il partecipato incontro Matteucci ha voluto rimarcare la
coesione delle varie liste che compongono il suo schieramento, coesione e armonia
che fanno ben pensare ad una futura omogenea compagine di governo capace di
risollevare le sorti del Comune dopo la parentesi dell'amministrazione di sinistra.
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le notizie, quelle no, non devono essere riportate: perché? Che vuol dire? Ogni
intervento ha alla base una notizia, altrimenti sono tutti svolazzanti sopra la terra.
Insomma tutte queste norme mi stanno facendo finire in uno stato confusionale.
Anche questo intervento riprende delle notizie e ci lavora sopra. Se no, che faccio?
Pubblico solo racconti fantastici? Ne ho scritto più di 300 e sono piuttosto bravino
in questi, ma questo mi sembra uno spazio libero ove , come in un blog, poter
postare di tutto, dal diario alla dissertazione alla notizia, ovviamente nel pieno
rispetto degli altri, non raccontando balle troppo grosse, senza far spam per
qualcosa o per qualcuno, il tutto per socializzare, divertendoci a scrivere e a
leggere le nostre idee, i nostri fatti, le nostre aspirazioni, le nostre passioni
(politiche, sportive, musicali, artistiche, sindacali, religiose, sessuali,
ambientaliste...) e le nostre diversità. Confrontando sopratutto con tolleranza le
nostre diversità. Tutto questo mi sembra importante: o mi sono sbagliato?
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d'ali è rappresentato dalla nomina della Bertolucci nella commissione per gli
animali: questa voleva addirittura fucilare i piccioni: la sua presenza mi pare
eccessiva. Passiamo oltre e vediamo il traffico in città che solleva sempre opinioni
contrastanti: chiusura di San Frediano, e qui tutti d'accordo; varchi telematici
rimandati a chissà quando con ire di alcune associazioni e plauso di chi crede che
questi varchi segnino un punto in più per il declino del centro; via i SUV dalla
città, solo proposta rilanciata per ora, e per ultimo arriva la Baudone che chiede
che la zona a traffico limitato a certe ore sia sospesa per ridar linfa alla città. E
anche sul fronte dei casinò le notizie (contrastanti) s'accavallano: mentre il sindaco
di Bagni di Lucca, forte del fatto che la sua è stata la prima casa da gioco in Italia
si prepara materialmente all'apertura, il neo ministro Brambilla si sbilancia per
Viareggio e Montecatini morde il freno e tenta un rilancio. Queste le notizie, i
battiti d'ala, a livello locale, perché a livello nazionale brilla il gossip, e adesso,
terminata la ricreazione... al voto!!!
QUALCUNO ERA COMUNISTA
Lucca – Mercoledì 10 giugno alle ore 17 presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore” organizzato dalla “Cesare
Viviani” con il patrocinio del Comune di Lucca, vi sarà un ospite d'eccezione che
presenterà il suo ultimo libro in questo evento che è sicuramente il più importante
di quest'anno per la Viviani. Luca Telese, noto giornalista e scrittore, presenterà il
suo ultimo libro, uscito lo scorso 29 maggio per i tipi della Sperling & Kupfer, dal
titolo "Qualcuno era comunista - Dalla caduta del Muro alla fine del PCI: come i
comunisti italiano sono diventati ex e post" con un titolo preso a prestito da Gaber
(Sperling & Kupfer, 22€). Dicevano, in quell'indimenticabile 1989, che cambiare
tutto, a partire dal nome, era l'unico modo per salvare la sinistra. Alla Bolognina
andò in scena "la Svolta": lo psicodramma della morte del PCI, con la sua trama
gialla, i suoi primattori, e comparse e il deus ex machina. Sembrava il delitto
perfetto: si sarebbe invece rivelato un suicidio strategico. Vent'anni dopo la stessa
compagnia di attori mette in scena un nuovo spettacolo: è la nascita del PD, l'alba
di una nuova sconfitta per l'eterna tribù degli ex e dei post comunisti. Nove
novembre 1989: crolla il Muro di Berlino, finisce un mondo. Pochi giorni dopo, il
segretario del PCI Achille Occhetto pronuncia, davanti ai partigiani della
Bolognina, parole destinate a cambiare per sempre la politica italiana. È l'atto
iniziale della fine del più importante partito comunista d'Occidente. Nei quindici
mesi successivi, fino al congresso conclusivo di Rimini del febbraio 1991, la
dissoluzione del grande partito di massa si trasformerà in una vicenda intricata e
piena di colpi di scena. "Qualcuno era comunista", come un romanzo corale,
racconta questa storia e i suoi primattori: da Occhetto, il leader neoromantico,
arruffato ed emotivo, al suo gelido alter ego Massimo D'Alema; da Pietro Ingrao, il
visionario che voleva la luna, al granitico e "britannico" Giorgio Napolitano.
Punteggiato dalle testimonianze dei protagonisti di allora questo libro svela in cosa
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il libro che l'ha reso famoso, anche come scrittore, al pubblico italiano. L'autore
dopo aver descritto la trama del suo scritto, sì perché l'intera vicenda ha il sapore di
un vero e proprio romanzo, si è dilungato nello spiegare come lui si sia voluto
rivolgere ai lettori per far comprendere come troppo spesso in Italia, e non solo in
politica, tutto cambi per restare tutto uguale. Quasi un grido d'allarme verso una
omologazione che colpisce sia la destra che la sinistra, in un trasformismo solo di
facciata. Numerosi gli applausi e altrettanto numerose le domande che da parte di
un folto e qualificato pubblico gli sono state rivolte. Applaudita anche la lettura,
effettuata all'introduzione dell'evento da parte di Marco Vignolo Gargini, della
famosa poesia di Gaber che ha ispirato Telese nel titolo. E così la Viviani può
aggiungere anche Telese agli illustri ospiti che hanno in passato visto la loro
presenza agli eventi settimanali: Giorgio Saviane, Mario Luzi, Alberto Fremura,
Paolo Di Mizio, Romano Battaglia, Gaetano Giani-Luporini. Rimasto pienamente
soddisfatto dall'incontro, ha voluto ammirare le nostre Mura Urbane, con una lunga
passeggiata, prima di ripartire verso casa, garantendo la sua presenza a Lucca per la
presentazione del suo prossimo libro che tra due anni sarà pronto in libreria.
(IM)PROBABILI VISIONI
Lucca – Lucca non è nuova alle contaminazioni con le quali l'arte, in particolare
l'arte figurativa, viene presentata in luoghi incongrui, quali bar, negozi di varia
natura, biblioteche, centri internet... Una tradizione che parte da lontano vede
esperienze condotte sia dal “Bureau de l'art” che dal circolo culturale “il soffio”
che hanno preferito questi siti a quelli appositamente dedicati: gallerie d'arte,
musei... Oggi è la volta di “(Im)probabili Visioni” realizzate da Giuseppe De
Francesco che contaminano la “Vela” di Massimo Rebecchi, negozio in
d'abbigliamento nella centralissima via Fillungo. I lavori strategicamente posti tra i
capi del negozio sono caratterizzati da luci che s'espandono, fino a creare attorno a
sé un universo parallelo costituito da piccoli (di)segni colorati messi in risalto dal
tratto pastello e da superfici policrome che non di rado nascondono la presenza di
segni grafici che aggiungono al colore un'ulteriore carica espressiva. Una pittura
che crea la suggestione dello scorrere del tempo attraverso la
mutazione/dissolvenza dell'immagine e del luogo con aggregazioni/disgregazioni
al limite del possibile, unendo, sovrapponendo e separando le forme geometriche.
Una pittura raffinata nella sua miniaturizzazione, che porta il fruitore verso nuove
visioni e percezioni del reale in una costante ricerca di sintesi fra grafismo e
cromatismo. Da non perdere.
CONGRESSI
Lucca – In questi giorni iniziano i congressi di categoria dell'UGL che si terranno
in varie località del territorio provinciale. È il proseguo del dibattito apertosi
all'inizio dell'anno con numerose assemblee, che si interroga sulle nuove forme
dell'organizzazione sindacale, sul superamento della crisi, sui rapporti tra sindacato
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e politica e sopratutto sui nuovi modelli che l'organizzazione instaura con la realtà,
con la vita reale dell'oggi, con le sue nuove forme contrattuali, con le sue sacche di
precariato, di nuova disoccupazione, di categorie deboli emergenti. La
globalizzazione ha rafforzato i fenomeni migratori con le problematiche che questi
pongono al mondo del lavoro. Né è da trascurare la ricerca di competitività che
attraversa il pubblico impiego. Tutti questi nodi saranno ulteriormente approfonditi
nei congressi di categoria che termineranno in luglio. In settembre ci sarà poi il
congresso provinciale che dovrebbe segnare la nascita di nuovi equilibri più
consoni alle dinamiche del lavoro contemporaneo. Sempre con un occhio puntato
alla complessità delle dinamiche del lavoro nella nostra provincia, la tornata delle
celebrazioni dei congressi si aprirà con gli Enti Locali che sono per primi chiamati
al rinnovo dei propri organi.
MARIO PELLEGRINI
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Così tra pochi giorni saremo richiamati alle urne per il voto, questa volta si tratta di
tre quesiti referendari riguardanti la legge elettorale. Pure io che a suo tempo firmai
per indirli non ricordo con esattezza su cosa sono chiamato a d esprimermi, figuriamo
tu, mio caro lettore. Ma prima vorrei spendere due righe su i referendum in generale.
In Italia sono previsti solo quelli abrogativi: ritengo questa una forte limitazione
perché servono solo a toglier di mezzo leggi o parti di leggi, sarebbe meglio se vi
fossero anche quelli propositivi. Seconda obiezione: se non si raggiunge il quorum di
50% più uno di votanti il referendum non è valido. E qui s'apre la porta al furbismo
all'italiana per cui è più facile allontanare la gente dalle urne che fargli votare un NO:
la legge andrebbe cambiata per rendere il responso di un referendum valido
comunque. Poi vi è un altro furbismo, quello dei governi che quando un referendum
vinto è scomodo, si trova sempre il mezzo per aggirarlo: clamoroso quello sulla RAI
che doveva o rinunziare al canone o alla pubblicità. Premesso tutto questo torno a
parlare del referendum sulla legge elettorale, quello su cui dobbiamo esprimerci tra
qualche giorno. E qui la confusione regna sovrana. La sinistra è compatta per tre SI,
ma poi vediamo che c'è chi pone dubbi e differenze. Berlusconi disse che sarebbe
andato a votare, poi s'è accordato con Lega e non si sa cosa farà. Fini è decisamente
favorevole. Di Pietro è il massimo: fu trai promotori e ora dice di votare NO.
Cerchiamo di capirci qualcosa e prendiamo un decalogo già apparso sul web ove si
spiegano i motivi dei tre SI. Ecco dieci ottimi motivi per andare a votare al
referendum, il 21 giugno, e votare SI:
1) I due grandi partiti italiani se non cambiano le regole elettorali sono destinati a
essere ostaggio di due formazioni che ne estremizzano le politiche, i programmi e i
toni. L’attuale sistema frustra la vocazione maggioritaria dei grandi partiti e Lega e
Italia dei Valori, pur con meno di un terzo dei voti di Pdl e Pd sono in grado di dettare
le loro condizioni e imporre le loro «visioni» poco liberali sui grandi temi.
2)La legge elettorale che uscirà dal referendum favorirà grandi partiti in grado di
governare da soli; le esigenze che oggi sono espresse dai partiti minori potranno
trovare una composizione che salvaguardi l’equilibrio tra gli interessi più particolari e
quelli più generali della collettività. Tenere in vita tante «botteghe» serve solo gli
interessi particolari di chi le conduce e porta a marcare ed estremizzare le differenze
al solo fine di rendersi riconoscibili agli occhi degli elettori.
3) Boicottare il referendum per paura di una ulteriore concentrazione di potere
nelle mani di Berlusconi significa boicottare la possibilità di un futuro migliore
per l’Italia per un timore infondato. Con il nuovo sistema per garantirsi la
vittoria il Pdl dovrebbe comunque costruire accordi con le varie componenti
che si riconoscono nel centrodestra e la prospettiva sarebbe allora quella di un
grande contenitore, magari caratterizzato da solidi patti federativi,
necessariamente più pluralista e democratico.
4) Il referendum è l’unico strumento per cambiare una legge elettorale che
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L’arte postale è sopratutto un lavoro collettivo, ogni mostra alla quale partecipano, di
norma, centinaia d’operatori è un corpus a se stante. Un operatore invia il suo lavoro
ad un altro che postalmente risponde: si crea così un feed-back che è una delle
componenti essenziali della mail art. Altra componente è che la mail art non è solo
un’arte spedita per posta, ma essa viene concepita fin dall’inizio, proprio
espressamente per la posta, dunque non è uno scambio d’immaginine più o meno
artistiche tra operatori. Se vi sono antesignani nelle avanguardie storiche, la mail art,
così come la conosciamo è stata codificata da Ray Johnson nel 1962. Dalla posta si è
poi passati ad altri più sofisticati mezzi di comunicazione quali telefono, telex,
telegrammi, radio, tivù, computer, fax ed internet. Molte sono le motivazioni che
hanno contribuito alla creazione d’un circuito d’interscambio postale, e una di esse è
stata sicuramente la continuazione delle esperienze underground che si trovavano
ovunque in un empasse totale, non sono mancati tuttavia notevoli agganci con le
esperienze delle passate avanguardie artistiche, dalla pop art ai situazionisti, infine ad
alimentare ulteriormente il circuito postale vi è stata l’immissione dei giovani poeti,
visivi e non, che erano alla ricerca d’un loro nuovo ruolo e di nuove collocazioni.
L’idea di partenza sulla quale poggiano le teorie mail, è la seguente: non esiste più
l’artista, tutti hanno la possibilità e la capacità d’esprimersi creativamente e
d’immettersi all’interno del circuito, la comunicazione è liberata e tendenzialmente
indipendente dalle istituzioni, dalle mafie culturali o dalle censure capestro di critici e
galleristi. Il medium postale scavalca ogni filtro culturale per aprirsi ad una
comunicazione intima, gratuita, personale, al di fuori d’ogni binario prefissato.
L’interdisciplinarietà e la marginalità d’ogni operazione è assoluta, con tutti i risvolti,
negativi e positivi, insiti nell’operazione stessa; la barriera autore/fruitore crolla
definitivamente in quanto il destinatario è stimolato a sua volta a rispondere in
maniera creativa, se viene a mancare l’andata e ritorno il messaggio perde di valore,
se un anello della comunicazione s’interrompe anche la mail art s’interrompe, essa
sussiste se è solo nei due sensi e se poi l’arte postale non circola, non è fruita, pian
piano essa muore. Invii postali, cartoline, xerox, poesie visive, fax, messaggi che
navigano in internet, fanzine, ingolfano l’etere, i cavi ed i sacchi dei nostri già
affaticati postini, così si scriveva almeno fino a qualche anno fa; anche se è
impensabile poter effettuare un censimento globale della mail art, la sua popolazione
è stata stimata da Michael Crane e Mary Stofflet in Corrispondence Art, aggirarsi
attorno dalle dieci alle ventimila unità nel periodo della fine degli anni settanta. Se
teniamo conto che il numero di esposizioni, progetti e praticanti è certamente
aumentato nel corso del decennio successivo che segna il periodo di massima
espansione della mail art, segnando il passo solo in questi ultimi anni, non dovrebbe
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esser troppo lontano dal vero una stima complessiva di almeno cinquanta o centomila
individui che per periodi più o meno brevi di tempo hanno fatto parte della rete
postale, questo almeno è quanto afferma Vittorie Baroni. Un numero certo troppo
elevato per un qualsiasi gruppo o movimento artistico che voglia presentarsi con una
sua precisa e unitaria identità, ma anche un numero, in fin dei conti risibile rapportato
alla popolazione del pianeta se vogliamo considerare l’arte postale alla stregua d’un
fenomeno culturale.
Se vogliamo invece considerarlo anche in prospettiva statistica, la mail art è qualcosa
d’indefinibile che si colloca a metà strada fra due estremi con sue caratteristiche
peculiari: è molto di più d’una confraternita d’amici di penna, ma molto di meno di
una moda planetaria, risulta impossibile da censire materialmente – chiunque può
inventarsi o scoprirsi mailartista – anche se a ben vedere sono poche centinaia i
networker rimasti attivi in rete per più di un decennio o addirittura poche decine
quelli attivi per due decenni o più. Uno sguardo d’insieme sulla metamorfosi
avvenuta nella scena mailartistica dalle origini ad oggi può servire a questo punto per
dissipare qualche dubbio sulle reali dimensioni del fenomeno. Lasciando da parte i
precursori, di cui fin troppo si è detto, l’arte per corrispondenza degli anni ’60 è
un’attività quasi carbonara, che si sviluppa più o meno contemporaneamente in
diverse parti del globo, soprattutto grazie alle liste FLUXUS sia in Europa sia negli
USA, alle reti di corrispondenza tessute da Ray Johnson, e i contatti fra poeti
sperimentali nell’America Latina. Il fatto che non esistessero ancora modelli a cui
conformarsi, rende la mail art di questo decennio, estremamente varia, fresca e
imprevedibile. Il numero relativamente ridotto di praticanti permette di mantenere
alto il livello di comunicazione personale, lo scambio intimo e approfondito. Questi
primi praticanti lo sperimentalismo intermedia, si considerano artisti tout court che
usano anche il mezzo postale, a fianco di numerosi altri. Le posizioni mutano con le
prime grandi esposizioni degli anni ’70, che agiscono come veri e propri virus,
contagiando e ispirando decine di nuovi praticanti. Il processo poi si replica a catena,
dando vita ad una seconda generazione di operatori che non hanno problemi ad
autodefinirsi specificatamente artisti postali.
Si consolida così una serie di consuetudini per quanto riguarda l’organizzazione di
mostre e progetti, cominciano a distinguersi autori specializzati in particolari aspetti
dell’attività postale: timbri, francobolli, cartoline, buste, ecc.
Prende forma anche lo spirito di rete, il senso d’appartenenza ad una comunità
internazionale con la formazione di numerosi gruppi e sottogruppi ad imitazione della
New York Correspondance School. Dopo la metà degli anni ’70, parallelamente
all’esplodere del fenomeno punk, inteso nel suo complesso di ramificazioni sub-
culturali, grafico-visive e comportamentali, oltre che come corrente musicale, l’arte
postale subisce una graduale, ma sostanziale trasformazione: da espressione in fin dei
conti coltivata da una più o meno cerchia d’artisti e poeti professionisti e
semiprofessionisti, si passa ad una pratica allargata che coinvolge migliaia di persone
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dei più diversi strati sociali col conseguente disturbo di un buon numero d’artisti e
pionieri del genere, che non vedono di buon occhio questo processo di
popolarizzazione. La crescita del numero di operatori si accompagna ad una
progressiva diffusione dei contatti in paesi diversi da quelli ove la mail art ha avuto
origine. Negli anni ’80 mentre nell’arte ufficiale, dopo le eccentricità dei due decenni
precedenti, le redini tornano saldamente in mano ai mistificatori delle leggi del
mercato, critici, galleristi, mafie culturali, ecc., con un reazionario ritorno in auge
della pittura da cavalletto, transavanguardie, ecc., la strada della mail art diverge
sempre più da quella delle biennali, piene di tele gigantesche e costosissime, ma prive
di aura, cercando invece spazi in aree spiritualmente più affini, privilegiando sempre
la propria miniaturizzazione del mondo all’insegna del "piccolo è bello". Con un’età
media dei praticanti che da 30, 40 dei decenni precedenti, tende ad abbassarsi sui 20,
30 e anche meno, la terza generazione di arte postale s’avvicina a quelle sub-culture
giovanili che hanno mantenuto in vita attitudini di ricerche interdisciplinari: il mondo
delle fanzine autoprodotte, delle etichette musicali indipendenti, della small press
alternativa, circuiti d’autori impegnati in tendenze artistiche messe in disparte dal
mercato, quali body art, performer, copy art, video art, poesia visiva e concreta, ecc.
fino alle nascenti comunità di hacker e navigatori (cow boy) del cyberspazio.
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La sconfitta del centrodestra a Barga è una storia tutta diversa da Capannori. La lista
presentata pur essendo aperta anche ad altre forze che erano converse sul candidato
sindaco, era una lista coesa e, la lista civetta presente, non aveva alcuna caratteristica
di quell'area, anzi era apertamente funzionale all'avversario. La sconfitta è stata
accettata in maniera non traumatica. I “Liberi” erano partiti da un bassissimo 10% e
gli stessi candidati a fine campagna davano per scontata una rimonta al 25%, e così è
stato con qualcosa in più. E qui il centrodestra ha ben seminato: i giovani sono entrati
in consiglio con un boom di preferenze per Elena Barsanti, che non ha smentito una
vocazione familiare. E al Cocktail Time di Fornaci, gli internettiani che hanno
seguito la campagna elettorale, si sono ritrovati, con un evento in facebook, a
festeggiare l'elezione di Guido Santini, altro giovane già di buona preparazione. Un
gruppo di giovani dunque che si sta preparando per le battaglie future. Certo è che a
Barga la lista Bonini ha rischiato: se si fosse verificata la confluenza dell'Andreozzi
nei Liberi, le cose sarebbero potute andare diversamente. Quando parlo di lista
Bonini non parlo di una lista politica perché a Barga il centrodestra è maggioritario e
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ben s'è visto alle europee. La lista vincente ruota attorno ai soliti vecchi poteri forti,
sempre meno forti, ma che ancora una volta sono riusciti a mantenere la propria
egemonia fatta di clientele ormai fuori dai tempi: manca la componente politica, ma
anche un sindaco carismatico. Non credo che questa amministrazione giungerà al suo
terzo anno: vedremo.
RILANCIAMO FORNACI
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Sono ancora una volta a parlare di Grazia Maria Tordi-Rustici, che con successo
presentai l'anno passato a Lucca, Ghivizzano e a Bagni di Lucca. Prestigioso
riconoscimento letterario per l'autrice che nel Convegno Nazionale InterArt di Roma
del 13 giugno è stata uno degli artisti partecipanti ed è stata presentata alle massime
autorità presenti dal presidente dell'associazione culturale InterArt, Enzo Bogazzi. È
stato questo un autentico evento culturale romano che ha avuto inizio in
Campidoglio con il concerto della Banda dei Carabinieri in onore dei partecipanti, per
proseguire con le massime autorità romane a Palazzo Brancaccio, ove è avvenuta la
consegna dei premi e delle attestazioni. La Tordi-Rustici, poetessa saggista e
narratrice, nata da famiglia fiorentina ma da sempre abitante a Pian di Coreglia nel
Comune di Coreglia Antelminelli, è anche una delle animatrici dell'associazione
lucchese “Cesare Viviani”; considerata un'artista completa, ha ottenuto prestigiosi
riconoscimenti in tutti e tre i generi letterari in cui si è cimentata: prosa, poesia e
saggistica. Tradotta in varie lingue, presente in numerose antologie, anche
scolastiche, è stata candidata al Nobel per la letteratura nel 2007 e sempre in
quell'anno ha ottenuto un prestigioso premio alla carriera. Un suo inedito intervento
uscirà a breve nella nuova Antologia di Autori Lucchesi della Viviani, in corso di
stampa, che ad ottobre sarà presentata nell'auditorium dell'Autorità di Bacino.
I CONGRESSI
Lucca – Sono stati celebrati i primi due congressi di categoria dell'UGL che sono il
frutto di tutta una serie di riunioni e di assemblee che si sono svolte nel territorio
provinciale dal gennaio ad oggi. Hanno aperto la stagione congressuale gli Enti
Locali, e subito dopo è stata la volta della categoria dei Pensionati. Vi sono state due
riconferme: Vittorio Baccelli segretario degli Enti Locali e Eugenio Mastronaldi per i
Pensionati. È in atto un rinnovamento in questa confederazione sindacale che è
balzata in primo piano dopo la vicenda Alitalia e per il nuovo modello di
contrattazione, in particolare per la contrattazione aziendale, decentrata. Sicuramente
al rilancio ha contribuito non poco, la presenza mediatica di Renata Polverini che si
ripropone alla guida della confederazione anche in questo congresso. La Polverini su
queste tematiche ha recentemente dichiarato: ”Con il nuovo modello negoziale muta
il rapporto di forza tra lavoro e impresa e passa il principio, che dovrà divenire prassi
in ogni segmento produttivo, secondo cui una parte della ricchezza prodotta in
azienda grazie all’operosità, all’ingegno, e alla flessibilità di impiego del lavoratore,
deve finire nelle tasche di quest’ultimo come salario aggiuntivo, nelle forme del
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premio variabile e/o di servizi di welfare (dagli asili nido, ai buoni spesa, dai ticket
per i mezzi di trasporto, al contributo per le spese sanitarie). Il secondo livello di
contrattazione, affidato agli organismi territoriali, è destinato a divenire il vero
motore occupazionale e solidaristico anche per tutti quei lavoratori che, soprattutto in
un momento di grave crisi economica e finanziaria come quello attuale, restano
drammaticamente privi delle più elementari tutele. Spetta perciò a tutti noi rendere
esigibili queste opportunità, negoziando le migliori condizioni contrattuali a livello
aziendale o territoriale per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e
delle lavoratrici che guardano all’Ugl come al sindacato del fare”.
La prossima categoria chiamata al congresso è quella delle Comunicazioni, al cui
interno vi sono anche tutti i dipendenti delle Poste spa, e che si riunirà nei prossimi
giorni a Massarosa.
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fitte di luoghi comuni sull’infelicità dei baciati dal successo; e sulle loro morti si
ricama, oh, come si ricama!, ché la fine di un divo ha da essere materia di gossip
quanto e più della sua vita. Le vendite di dischi debbono pur continuare. Quale icona
accetterebbe di spegnersi serenamente a novanta e più anni nel proprio letto? Sarebbe
credibile, per l’immaginario collettivo, un cantante vissuto fra gli eccessi e di eccessi,
se non schiattasse in conseguenza dei medesimi? I sopravvissuti fanno sempre
tristezza e un po’ anche rabbia, e sono i critici che si incaricano di fungere da loro
sicari, se non dell’esistenza fisica dei miti alle soglie della pensione, della loro
esistenza artistica, stroncandone le esibizioni dal vivo (appunto, come si
permettono?) e le ultime fatiche discografiche. A malapena si digeriscono un Mick
Jagger e un Keith Richards, con la scusa che, avendo sempre bazzicato il diavolo,
probabilmente hanno stretto un patto con lui. Madonna cinquantenne sta cercando di
riconvertirsi in regista di film, con esiti peraltro disastrosi (già mediocre attrice, non
si può dire che le giovi l’essere passata dietro la macchina da presa). Michael
Jackson, essendo stato il Gerovital della musica pop, sarebbe potuto sfuggire forse
alla maledizione, anche se artisticamente sembrava non avere più molto da dire, ma
rimaneva il problema degli eccessi, che sono arrivati puntuali a chiedergli il conto. E
i suoi eccessi erano, soprattutto, nel ricorso costante e smodato ai farmaci, che
parevano i suoi unici amici. Probabilmente, da paperone prodigo quale era, avrà
incontrato sulla propria strada medici vogliosi di monetizzarne l’ipocondria
smisurata, o semplicemente incapaci di arginarla. Il mistero della sua morte, di là
dall’individuazione delle cause immediate del decesso, non è affatto un mistero: le
medicine non possono venire assunte a ogni piè sospinto, senza che il fisico non
paghi dazio. Una verità banale, ma importantissima in un’epoca in cui ci si rifugia
nelle pastigliette e nelle compresse per qualsivoglia accenno di malanno. E meno
male che non tutti posseggono i miliardi del povero Jacko, che si è distrutto
candeggiandosi. Una candeggiatura continua, che lo ha logorato inesorabilmente.
Una candeggiatura cercata, forse, per cancellare il proprio peccato originale: avere
sacrificato l’infanzia alle mire di un padre maniaco della perfezione, un nero in cerca
di interposto riscatto per il tramite di quella musica nera che i Jackson avevano nel
sangue, ma che il piccolo Michael deve avere vissuto più come marchio d’infamia,
viste le frustate piovutegli sulla schiena al minimo sbaglio in sala d’incisione o sul
palco. Una volta cresciuto e affermatosi come solista, quel marchio gli sarà sembrato
sparito, ma poi la fregola di imbianchire – o di sbianchettarsi? – lo ha assalito e non
lo ha più mollato. E, con il senno di poi, a rischio di ricevere l’accusa di psicoanalisi
da salotto, anche l’esibizione orgogliosa e sfrontata della propria sessualità, con
quella mano protesa a magnificare in scena il pacco durante le splendide evoluzioni
danzerecce, è da riconsiderare sotto una luce più sinistra: come la paura del bambino
di perdere qualcosa conquistato a un prezzo troppo alto”.
MASSIMO BALDINI
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Il rilancio dell'Ospedale Unico della Valle del Serchio è avvenuto, questa volta,
all'apertura del consiglio comunale di Gallicano per bocca dell'ex sindaco Ardelio
Pellegrinotti. Da tempo sostengo che questa sia l'unica strada percorribile con la
sostituzione del monoblocco, in area mediana della Valle, al posto dei due mezzi
ospedali, irrazionali nella spartizione e nelle loro localizzazioni. Che rappresentano
una richiesta infinita di soldi per messe a norma impossibili e continuative. Sappiamo
benissimo che il progetto dell'unico monoblocco non è nelle grazie attuali della
Regione, ma ugualmente potrebbe nascere una forte mobilitazione trasversale su
questo tema, capace di coinvolgere amministrazioni di segno diverso, forze sociali e
imprenditoriali. E le mobilitazioni, spesso spostano anche le più ferree certezze.
LA STRAGE DI VIAREGGIO
Il tragico incidente di Viareggio è un disastro che poteva e doveva essere evitato. TIR
e vagoni ferroviari spesso sono bombe che, a cielo aperto, attraversano le nostre città.
Non è possibile parlare di tragica fatalità, perché la gente non è sorpresa da quanto è
accaduto:è un rischio che viviamo oggi ogni giorno, pensavamo fosse più probabile
in strada, invece è successo in ferrovia. In continuazione i sindacati lanciano l'allarme
sicurezza, allarme inascoltato e, questa sciagura annunziata ha colpito non solo la
città di Viareggio, ma ha colpito tutti. Non resta che esprimere tutta la solidarietà ed il
cordoglio alle famiglie colpite negli affetti e nei beni, mentre si auspica che al più
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I CONGRESSI UGL
Mirko Lucchesi segretario Metalmeccanici
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Lucca – Sono stati celebrati i primi tre congressi di categoria dell'UGL che sono il
frutto di tutta una serie di riunioni e di assemblee che si sono svolte nel territorio
provinciale dal gennaio ad oggi, assemblee coordinate dal responsabile organizzativo
Vittorio Baccelli, su mandato del Commissario Straordinario Raffaella Gragnani.
Hanno aperto la stagione congressuale gli Enti Locali, subito dopo è stata la volta
della categoria dei Pensionati., a questi è seguito il congresso dei Metalmeccanici che
si è tenuto a Pistoia. Vi sono state due riconferme, Vittorio Baccelli segretario degli
Enti Locali e Eugenio Mastronaldi per i Pensionati e una new entry nei
Metalmeccanici: Mirko Lucchesi, dipendente della KME di Fornaci di Barga che è
subentrato al coordinatore Enzo Antonelli. È in atto un rinnovamento in questa
confederazione sindacale che è balzata in primo piano dopo la vicenda Alitalia e per
il nuovo modello di contrattazione, in particolare per la contrattazione aziendale,
decentrata. Sicuramente al rilancio ha contribuito non poco, la presenza mediatica di
Renata Polverini che si ripropone alla guida della confederazione anche in questo
congresso. La Polverini su queste tematiche ha recentemente dichiarato: ”Con il
nuovo modello negoziale muta il rapporto di forza tra lavoro e impresa e passa il
principio, che dovrà divenire prassi in ogni segmento produttivo, secondo cui una
parte della ricchezza prodotta in azienda grazie all’operosità, all’ingegno, e alla
flessibilità di impiego del lavoratore, deve finire nelle tasche di quest’ultimo come
salario aggiuntivo, nelle forme del premio variabile e/o di servizi di welfare (dagli
asili nido, ai buoni spesa, dai ticket per i mezzi di trasporto, al contributo per le spese
sanitarie). Il secondo livello di contrattazione, affidato agli organismi territoriali, è
destinato a divenire il vero motore occupazionale e solidaristico anche per tutti quei
lavoratori che, soprattutto in un momento di grave crisi economica e finanziaria come
quello attuale, restano drammaticamente privi delle più elementari tutele. Spetta
perciò a tutti noi rendere esigibili queste opportunità, negoziando le migliori
condizioni contrattuali a livello aziendale o territoriale per migliorare le condizioni di
vita e di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici che guardano all’Ugl come al
sindacato del fare”.
La prossima categoria chiamata al congresso è quella delle Comunicazioni, al cui
interno vi sono anche i dipendenti delle Poste spa, e che si riunirà nei prossimi giorni
a Massarosa. E sempre a Lucca, il 10 luglio sarà la volta dei dipendenti degli Enti
Pubblici non economici.
Barga - Promuovere libri è un'arte. Per questo nascono i Festival letterari patrocinati
da da varie associazioni culturali, in questo caso si tratta della Prospektiva Rivista
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Lucca – Cogliendo l'occasione che per il centenario del Futurismo, tutti i mailartisti
del mondo si sono mobilitati per l'evento, alla “Cesare Viviani” si è affrontato ancora
una volta, l'aspetto culturale della nostra prima avanguardia, creando un “Omaggio al
Futurismo”. Il Futurismo è fondamentale come movimento nella storia delle
avanguardie europee, da esso si dipartono quasi tutte le ricerche artistiche del XX
secolo. Il movimento ebbe il merito di porre al centro della sensibilità artistica temi
che si sarebbero poi imposti in tutte le forme della produzione culturale: la velocità,
la guerra, la metropoli, l'individuo. L'esaltazione della modernità andava di pari
passo con il rifiuto della vecchia idea di un'arte d'élite, relegata agli spazi dei musei e
della cultura aulica, sostituendo al culto del passato, la necessità di esplorare il mondo
del futuro.
Probabilmente pochi sanno che il Manifesto di Fondazione del Futurismo, firmato da
Filippo Tommaso Marinetti, fu pubblicato integralmente per la prima volta il 5
febbraio del 1909, sulla “Gazzetta dell’Emilia” e solo qualche giorno dopo il testo
venne ripreso da altri quotidiani italiani, come “L’arena” di Verona e “Il Piccolo” di
Trieste, fino al lancio mondiale su “Le Figaro” di Parigi il 20 febbraio, la data che è
divenuta poi quella “ufficiale”. Marinetti fece di tutto per completare il documento
entro la fine del 1908 per poterlo promuovere, con un evento mediatico mai visto, che
oggi lo si chiamerebbe globale, all’inizio dell’anno nuovo. Ma il disastroso terremoto
di Messina fece rinviare l’operazione, anche se il primo a pubblicare il testo fu
comunque il giornale emiliano. Le ragioni di questa scelta avevano probabilmente
un’intenzione provocatoria: Marinetti considerava, infatti, Bologna “la città più
passatista d’Italia” e, da quel che si sa, all’apparizione del Manifesto, il capoluogo
felsineo non si scompose più di tanto. Un’iniziativa inedita che si sarebbe potuta
affrontare in Italia in questo centenario, poteva essere una mostra sul Futurismo e le
donne, argomento trattato da Claudia Salaris in un volumetto di una quindicina di
anni fa. Lo straordinario apporto al Futurismo di figure quali Benedetta Marinetti,
moglie di Filippo Tommaso, grandissima pittrice e autrice del visionario romanzo
“Astra e il sottomarino”, la leggendaria danzatrice Giannina Censi, l’autrice del
“Manifesto della donna futurista” e del “Manifesto della lussuria” Valentine De Saint-
Point, crediamo non sia ancora stato valutato pienamente. Le celebrazioni ufficiali
programmate avranno dunque la funzione di far conoscere al maggior numero di
persone ciò che gli studiosi e gli appassionati già sanno, e a giudicare dalla quantità e
dalla qualità delle pubblicazioni e delle mostre in cantiere l’obiettivo lo si dovrebbe
centrare.
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coordinatori di zona nelle persone di: Luciano Bassoni per la Piana, Enzo Antonelli
per la Versilia e Mirko Lucchesi, per la Valle del Serchio, che già si è attivato per il
superamento delle criticità che si sono aperte in KME, Alce e Alumi.l. Intanto sono
stati celebrati i primi cinque congressi di categoria dell'UGL che sono il frutto di tutta
una serie di riunioni e di assemblee che si sono svolte nel territorio provinciale dal
gennaio ad oggi, assemblee coordinate dal responsabile organizzativo Vittorio
Baccelli, su mandato del Commissario Straordinario Raffaella Gragnani. Hanno
aperto la stagione congressuale gli Enti Locali, subito dopo è stata la volta della
categoria dei Pensionati, a questi è seguito il congresso dei Metalmeccanici che si è
tenuto a Pistoia, è stata poi la volta dei Chimici e degli Enti Pubblici. Vi sono state tre
riconferme, Vittorio Baccelli segretario degli Enti Locali, Eugenio Mastronaldi per i
Pensionati e Claudio Landucci per i Chimici; due le new entry, nei Metalmeccanici
Mirko Lucchesi, dipendente della KME di Fornaci di Barga che è subentrato al
coordinatore Enzo Antonelli e Daniela Scarpellini dipendente INAIL, negli Enti
Pubblici. È in atto un rinnovamento in questa confederazione sindacale che è balzata
in primo piano dopo la vicenda Alitalia e per il nuovo modello di contrattazione, in
particolare per la contrattazione di secondo livello. Sicuramente al rilancio ha
contribuito non poco, la presenza mediatica di Renata Polverini che si ripropone alla
guida della confederazione anche in questo Congresso. «Il decreto anticrisi
rappresenta un ulteriore tassello per contrastare la crisi, ma si tratta di misure ancora
parziali». Lo ha detto il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, intervenendo
all’audizione delle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera sul decreto
legge anticrisi varato dal consiglio dei ministri lo scorso 26 giugno.
«Si rafforza sostegno a occupazione, ma carente su redditi. L’analisi del
provvedimento – ha aggiunto - sconta la mancata presentazione del Dpef 2010-2013,
in assenza del quale non si può affrontare il tema delle grandi opere per le quali,
secondo il rapporto del Cresme e della Camera, mancherebbero almeno 60 miliardi di
euro». «Ci sono – ha spiegato - provvedimenti importanti, come la detassazione degli
utili, anche se sarebbe opportuno ampliare la platea dei beneficiari e dei macchinari
che si possono acquistare evitando naturalmente la possibilità di abusi come accaduto
in passato. E’ altresì significativa la copertura minima ottenuta per i lavoratori
precari, tuttavia occorre individuare strumenti, che in attesa di una riforma degli
ammortizzatori sociali, consentano un sostegno economico a quanti ne sono ancora
privi. Si rafforzano, dunque, gli strumenti a sostegno dell’occupazione, ma manca
una vera svolta in termini di recupero del potere d’acquisto dei redditi, e che
dovrebbe trovare spazio in un successivo decreto o nella sessione finanziaria di fine
anno. L’introduzione di maggiori detrazioni per le famiglie potrebbe dare un primo
aiuto, ma ritengo che la crisi necessiti di misure più strutturali, a partire dalla leva
fiscale, accelerando l’adozione del quoziente familiare».
Polverini ha chiesto, infine, che il decreto sia l’occasione per intervenire sul
pacchetto sicurezza «inserendo un emendamento che permetta di regolarizzare gli
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assistenti familiari stranieri, badanti e collaboratori domestici, non solo per evitare
che possano alimentare il lavoro sommerso, o nel peggiore dei casi finire nella spirale
della criminalità, ma anche per garantire a tantissime famiglie di poter continuare ad
avvalersi di un aiuto fondamentale, specialmente in presenza di donne che lavorano, e
che sopperisce alle lacune che ancora caratterizzano il nostro sistema di stato
sociale».
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L’approvazione del ddl sullo sviluppo ha scatenato una pluralità di reazioni, di segno
diverso sul possibile ritorno dell’Italia al nucleare. Infatti, i tre articoli filo-nucleari
della legge (gli articoli 25, 26 e 29) delineano l’inizio di un percorso ma si tratta,
appunto, dell’inizio. Al di là degli aspetti immediati il governo ha dato un segnale
importante in merito alla sua reale volontà di procedere su questa strada. Infatti,
l’esecutivo ha sei mesi di tempo per mettere nero su bianco il suo progetto - con tanto
di definizione degli standard, criteri per l’individuazione dei siti, norme di
costruzione, esercizio e smantellamento degli impianti, ecc. Molti sono i dubbi che
anche tra i favorevoli a questa opzione sono sorti, ci si domanda: si poteva fare
meglio? Certo: per esempio si poteva evitare di assegnare al Cipe il compito di
scegliere la tecnologia, e si poteva creare un’Agenzia di sicurezza degna di questo
nome. Si poteva evitare di mettere le mani su Sogin e si poteva evitare di attaccare
ripetutamente l’indipendenza dell’Autorità per l’energia. Si poteva evitare tutto
questo e si poteva fare meglio quel che si è fatto ma, nella misura in cui il meglio è
nemico del bene, qualcosa lo si è fatto e da lì bisogna partire. Quindi, come ha scritto
Il Foglio, “tre hurrà per Claudio Scajola” e speriamo che usi la finestra di opportunità
che lui stesso ha aperto per mettere i puntini giusti sulle rispettive “i”.
A questo punto, le questioni veramente aperte sono due più una. La prima: il lavorio
dei tecnici del Mse per rispettare le scadenze e presentare i vari decreti. Cioè,
rispondere alla domanda: nucleare come? La seconda: nucleare dove?
È ovvio che alla domanda non si può rispondere, per ora. Infatti, i criteri per
identificare i siti - e quindi, nella sostanza, la mappatura delle località possibili -
fanno parte del pacchetto di decreti che il ministero dovrà predisporre. Però, sotto il
profilo politico, qualcosa si sta già muovendo. Alle opposizioni già dichiarate (la
Sardegna di Ugo Cappellacci, che su questo aveva calato una carta del suo poker
elettorale) e a quelle in qualche maniera scontate (la Puglia di Niky Vendola) se ne
sono aggiunte, nelle ultime ore, molte altre. Il Messaggero cita Emilia Romagna (il
cui governatore, Vasco Errani, parlando anche da presidente della conferenza delle
regioni lamenta la poca attenzione per il ruolo degli enti locali), Piemonte, Toscana,
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crisi energetica in atto e per sganciarci dal petrolio. “Riequilibrare il mix energetico
fortemente sbilanciato a favore degli idrocarburi, ridurre la dipendenza dall’estero
dell’Italia su energia, diminuire le emissioni di CO2 e garantire al paese importanti
ricadute industriali.” Queste sono le parole usate dal presidente dell’Enea durante la
presentazione del “Rapporto 2007 Energia e Ambiente”. Più avanti nel rapporto si
legge che nuove centrali in Italia sarebbero pronte tra 20 anni e che il costo
dell’uranio è aumentato negli ultimi sette anni, dal 2001 al 2008, passando dal 13 a
190 dollari il chilo. Sempre dal rapporto si legge che le riserve d’uranio (4,6 milioni
di tonnellate) saranno sufficienti per 85 anni. Altri studi però sostengono che tra 60
anni l’uranio sarà esaurito. Siamo dunque sicuri che il nucleare sia la scelta giusta?
Ad una prima lettura del dibattito che si sta svolgendo sul nucleare, sembrerebbe che
sia favorevole tutto il Pdl e contrario tutto il centrosinistra. Ricordo che al tempo del
referendum una nutrita schiera di combattivi personaggi, trai quali alcuni scienziati,
vicini alle posizioni dell’allora PCI, sostennero a spada tratta le ragioni del
programma nucleare. Perché credere che oggi esistano posizioni riconducibili in
maniera omogenea alle due aree politiche, e non che, come allora, si stia assistendo a
due schieramenti trasversali? La nascita dell’Agenzia per la sicurezza nazionale,
voluta dal PD e passata con l’astensione dei membri dello stesso PD, dovrebbe farci
riflettere. Personalmente, io che sono di destra, il nucleare non mi convinse allora al
tempo del referendum e men che mai mi convince adesso. Capisco che il rilancio in
pompa magna del nucleare possa essere un’arma per la contrattazione del prezzo del
petrolio (ha pur impennate schizofreniche, ma con la crisi in atto il prezzo è in
costante discesa), ma da qui a realizzare nuove centrali nucleari, ce ne corre.
Negli USA è da 30 anni che non si costruisce una centrale: il dato dovrebbe far
riflettere. Ma la Westinghouse le centrali le produce, dunque ha bisogno di venderle:
ma proprio in Europa? Proprio in Italia? Non credo, la Marcegaglia ha pronte proprie
aziende nazionali da buttare sul business...
In Francia, le centrali hanno un guaio dopo l’altro, ma forse prima, quando non
facevano notizia, le piccole fughe di vapore non assurgevano all’onore delle
cronache. Informandoci si legge che le centrali di nuova generazione saranno pronte
tra 20 anni, mentre le scorte d’uranio dureranno ancora per una sessantina d’anni. Le
due notizie prese separatamente informano e basta, prese insieme danno un quadro
inquietante. Come è pensabile sostituire una fonte energetica, il petrolio, in
esaurimento con un'altra, l’uranio, anch’essa in esaurimento? C’è poi il problema, per
niente secondario, delle scorie. Abbiamo visto tutti cosa è successo a Napoli e
dintorni, con i rifiuti da decenni gestiti dalla camorra e poi abbandonati per le strade.
Ci siamo mai chiesti quante nelle nostre Amministrazioni abbiano per decenni
smaltito i rifiuti nelle discariche del Casertano? Fino al collasso delle discariche
stesse. Berlusconi ha risolto il problema ripulendo il napoletano sommerso dai rifiuti.
Ma se non siamo stati capaci per decenni di smaltire correttamente i rifiuti, neppure i
RSU, chi ci garantirà dalle scorie nucleari? Berlusconi tra 20/30 anni non potrà più
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essere al governo e non potrà certo garantirci: e allora? Le discariche furono gestite
dalla camorra, vi immaginate cosa potrebbe succedere se le scorie nucleari finissero
in mano a questi signori? Sicuramente ci guadagnerebbero molto di più di quanto non
incassarono coi RSU e con quelli speciali. E con quali rischi: pensiamo al terrorismo
e alla facilità di costruire ordigni sporchi con scorie radioattive. Meglio pensare ad
altro, ad altre fonti energetiche. Un anno fa ho letto sulla stampa che un ingegnere
italiano ha già allestito, su suo brevetto, in Canada, e ha in costruzione in Australia,
impianti che trasformano i rifiuti (l'80% è cellulosa e plastiche) in benzine e che
possiede brevetti analoghi per la trasformazione dei copertoni usati. Alla domanda del
giornalista se avesse presentato in Italia i progetti, l’ingegnere ha risposto che ha
presentato da più parti i progetti, ma non ha avuto alcun riscontro. Ancora sulla
stampa leggo che l’impianto eolico di Scansano produrrebbe meno energia del
previsto, ancor meno della metà di quello di un impianto nucleare. E allora, mi
chiedo, ma se con l’eolico i rischi non ci sono, perché contestare questi impianti? È
vero, non saranno un granché belle le pale che girano, e occupano pure troppo spazio,
ma producono energia (anche se meno del previsto) e non inquinano. Perché tanto
scandalo? Pensate, se si trovasse il petrolio qui da noi, in Toscana, sarebbe tutto un
fiorire di trivelle e pompe, modello Texas, alla faccia delle viti, delle pievi e degli
ulivi! Cerchiamo dunque di investire in fonti energetiche alternative, dall’eolico alla
geotermia, dall’idroelettrico al solare; utilizziamo le maree o i rifiuti…
E il nucleare lasciamolo perdere perché è pericoloso, inquinante, militarizza il
territorio, mal s’adatta alle zone sismiche e da grossi problemi con le scorie. Sono
anche sicuro di una cosa: vogliamo fare un nuovo referendum? L’80% direbbe di
nuovo SI alla cancellazione del programma nucleare, ne sono certo. Sulla fusione
nucleare il discorso cambia: investiamo in questa ricerca. Caro lettore a questo punto
sei proprio sicuro che il Pdl voglia il nucleare e che il PD sia contro? Comunque sono
già pronto alla raccolta di firme e, questa volte statene certi, il quorum verrà
raggiunto con facilità. Chi ci guadagna nella via al nucleare: solo chi costruisce
materialmente le centrali, gli altri (stato e cittadini) ci perdono tutti.
Barga - Giovedì 16 luglio alle ore 20,00 inaugurazione della mostra fotografica, della
bibliolibreria e lancio del Bookcrossing. Alle 21,30 verrà presentato il volume di
Emilio e Raffaello Lammari dal titolo “I Mulini ad acqua nel territorio di Barga”.
Si apre così la rassegna “Tra le righe di Barga” organizzata dalla Prospettiva di
Civitavecchia con la collaborazione della Libreria Poli con questa presentazione di
tutto rispetto per il valore storico e documentario. Nelle varie rassegne e sagre che
numerose si aprono nella Valle del Serchio nel corso dell'anno per le più svariate
ricorrenze, con interesse, tutti abbiamo ammirato le miniature tridimensionali dei
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mulini ad acqua, che un tempo erano diffusi nella Valle. La minuziosità di queste
installazioni ci faceva pensare ad un paziente lavoro di ricerca e i due costruttori,
padre e figlio, intrattenevano gli spettatori incuriositi, spiegando in maniera
dettagliata il funzionamento di questi storici impianti. Le macchine e le loro modalità
di funzionamento venivano anch'esse relazionate con cura e con dovizia di
particolari. Che ci fosse un serio studio, dietro questi modellini, lo avevamo pensato,
ma con l'uscita di questo libro, adesso ne siamo certi. La ricerca sui mulini ad acqua
copre tutto il territorio di Barga in un arco temporale che va dall'800 al '900, ma con
punte di ricerca nelle fonti che scendono fino al 1500. La documentazione, più che
esauriente, è puntigliosa, mostrata con evidenza e si ferma agli anni '50 e '60 quando
gli impianti idraulici cessarono definitivamente la loro attività e furono soppiantati da
nuovi, moderni e più competitivi impianti industriali. La documentazione inizia dal
1543 quando l'Estimo di Barga fa menzione di oltre venticinque mulini ubicati lungo
la Corsonna, l'Ania, la Loppora e il Serchio. Le immagini delle strutture o dei loro
resti, si alternano ai documenti mostrati e, in un percorso didattico fanno piena luce
sul funzionamento della macchina idraulica. A completezza del testo, si trova un
piccolo sommario delle molte parole tecniche cadute in disuso dopo l'abbandono
dell'attività dei mulini. Né poteva mancare la descrizione della società contadine del
tempo e una disquisizione sulla storia dello stemma della Comunità di Barga e un
piccolo capitolo dedicato alla “trebbiatrice del Poeta” ancora in mostra nella casa di
Castelvecchio. Un volume che tocca i punti cari della tradizione e della cultura di
questo territorio e che recupera una lacuna storica e ferma una parte della memoria
collettiva che altrimenti rischiava d'andare dispersa.
PREMIO CERVETTI
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gli studi letterari compiuti all’Università di Pisa e coronati da una dotta tesi di laurea
sugli sviluppi della sestina nei vari secoli della letteratura italiana e il suo
addestramento e la permanenza tra i paracadutisti della "Folgore".
…e s’apre d’irreale silenzio
la beanza d’infinito azzurro;
lo strappo che frena la caduta…
Un poeta paracadutista è quanto di più anomalo possa concepirsi nella storia della
nostra letteratura, anche se i rimandi al poeta-soldato D’Annunzio sono evidenti nei
suoi versi. Eppure Piero è riuscito a fondere nella sua poesia, in un modo che è da
dirsi unico, una tematica del rischio e dell’ebbrezza con una tecnica poetica non
ignara dei più sottili procedimenti metrico linguistici. I suoi testi sono ricchi di
citazioni straniere e di termini esotici secondo una tradizione espressiva che vede
Pound e Eliot come precursori; pertanto accostamenti sono stati fatti trai versi di
Piero e questi due autori. Erede di questa tradizione assieme a Peter Russell
anch’esso in Toscana recentemente scomparso. Molto attivo nel volontariato, è stato
tra i fondatori del circolo culturale "il soffio"e nei confronti dei soci e degli amici è
sempre stato disponibile ad ogni dibattito e approfondimento. Pur essendo uno
studioso in molti campi dello scibile umano, dall’esoterismo ai miti nordici,
dall’evoluzione della poetica alle lingue antiche, aveva da tempo interrotto ogni
rapporto col mondo culturale e accademico, lasciandosi solo poche aperture: il prof.
Blasucci, il poeta Pasciuti e l’animatore del Centro Internazionale Spirituale e
Culturale del Sillico, don. Benedetto. E il suo ultimo libro "Col ciglio asciutto", che
segue d’un decennio "Sognocieli" è stato proprio presentato al Sillico dal circolo
culturale "il soffio" e dalla cesareviviani.
ARTSPOTTING
Lucca - La pittura e il design contemporaneo approdano in mostra alla Galleria
Numero 38. Lucca è comunque alla ribalta in questi ultimi mesi, sul tema dell'arte
contemporanea: ricordo che si e' chiusa da poco la rassegna dedicata alla Poesia
Visiva ospitata sempre alla Galleria Numero 38 di via del Battistero e Grazie dei fiori
di Montesano alla Poleschi, inoltre ancora sono visitabili, allo Stellare al nuovo
centro museale, Lucca Art Center, Origini e dintorni, e alla Fondazione Ragghianti
L'arte del quotidiano che ripercorre la storia del design d'artista italiano tra il 1968 e il
2000. La mostra Artspotting curata da Alessandro Romanini che si aprirà sabato 18
luglio alle ore 19.00 rappresenta un singolare spaccato dell'arte contemporanea.
Come indica il titolo, la volontà è quella di gettare un occhio su quelle che sono le
principali emergenze linguistiche dell'arte contemporanea, analizzate attraverso
quelle figure che a partire dagli anni Settanta hanno permesso un ritorno di attenzione
sul mezzo pittorico in piena atmosfera concettuale e i rappresentanti delle nuove
generazioni creative formatesi dopo la Transavanguardia. Nomi di spicco del
panorama contemporaneo internazionale come Mimmo Paladino, Vanessa Beecroft e
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la sud africana Nicky Hoberman, le cui opere sono esposte nei principali musei
internazionali, passando per alcuni protagonisti della 53 Biennale di Venezia, come
Gian Marco Montesano, Salvo, Gian Marco Lodola, Nicola Bolla e Marco Cingolani.
A questi si uniscono i lavori di un gruppo di giovani artisti già segnalati in importanti
manifestazioni espositive nazionali e internazionali e un nucleo di designer come
Alessandro Ciffo, Andrea Salvetti e Marco Stefanini, che nel corso degli ultimi anni
hanno saputo creare un percorso autonomo e originale, sconfinando dal mondo del
progetto industriale a quello dell'arte, guadagnandosi premi di spicco ed essendo
protagonisti nelle principali manifestazioni espositive internazionali e nelle collezioni
di arte contemporanea. La mostra quindi intende anche tracciare una sorta di
confronto generazionale tra gli artisti, i maestri che hanno iniziato a lavorare negli
anni Settanta e le nuove generazioni, oltre a facilitare un dialogo già' in essere tra
design, scultura e pittura. Su tutto la volontà di impostare una riflessione sul ruolo
dell'arte nel contesto della società contemporanea, strutturando un complesso di opere
di artisti internazionali che rappresentano tutte le varie correnti espressive.
Espongono gli artisti: Daniele Bacci, Paolo Baratela Vanessa Beecroft, Sarah Binotto,
Nicola Bolla, CCH, Sonia Ceccotti, Alessandro Ciffo, Clinica Estetica, Marco
Cingolani, Roberto Coda Zabetta, Pino Deodato, Yvonne De Rosa, Greta Frau, Luca
Gaddini, Nicky Hobermann, Yan Knapp, Marco Lodola, CCesarartinez, Gian Marco
Montesano, Mimmo Paladino, David Paolinetti, Eleonora Rossi, Riccardo Ruberti,
Andrea Salvetti, Salvo, Marco Stefanini, Yongsuk Yoon. Sarà possibile visitare la
mostra fino al 6 settembre, in orario 10-13, 16-19. Ingresso libero.
Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, dovrebbero bastare questi due soli nomi per
rendere l'idea di cosa i graffitari sono riusciti a realizzare: ma una polemica s'è accesa
e i toni sono alle volte di quelli caldi. A Lucca si parla solo di atti vandalici, a
Bologna insegnano alle elementari a cancellarli, a Verona c'è un acceso dibattito sulle
firme degli innamorati sotto il balcone della Giulietta nazionale, a Milano
contravvenzioni e repressione a gogò per chi imbratta i muri, ovunque c'è aria di
minaccia nei confronti degli artisti metropolitani. Ma perché? Sporcano, sporcano
tutto peggio dei piccioni, e così via i murales, la città dev'essere pulita... logico no?
Ma quand'è che la metropoli italica è pulita? Quando è tutta bianca e linda, senza
piccioni, senza sfaccendati, senza prostitute, senza cassonetti del pattume
traboccanti... Ma le insegne scatolate di plastica nei centri storici, i neon multicolori,
i manifesti super giganti, gli infissi d'allumino anodizzato, le veneziane dondolanti al
vento, le fioriere con le piante secche, i gazebo pugni nell'occhio, le pavimentazioni
approssimative, la segnaletica d'antan, le panchine modello picnic, le fontane a secco,
i suv pure in centro... Tutto questo viene tolto? No, è assai improbabile. Così, è più
semplice, si decide di cancellare la ricerca grafica artistica dei giovani e si dice: “non
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sono artisti, sono gente di strada”. Ecco proprio qui sta il punto, sono i discendenti
dei capelloni, sono pittori senza cervello, neppure imbrattatori di tele, ma imbrattatori
e basta, senza gallerie, senza cataloghi patinati, sono solo cani sciolti, o meglio cani
bastardi senza pedigree. Se ci rechiamo agli scavi di Pompei, vediamo anche qui
scritte d'antan, per non parlare delle pietre medioevali coi segni scolpiti a ricordo dei
passaggi. C'è una necessità, anche nell'uomo, di marcare il territorio, di segnalare il
proprio passaggio, anche ai posteri. Ma i graffiti metropolitani sono in molti casi
brutti, sono da cancellare, ma non tutti. I murales sono quasi sempre di grandi
dimensioni, o strisce sui vagoni dei treni e della metropolitana, o lunghi rettangoli
multicolori nelle zone basse dei capannoni di periferia. E qui donano colore,
distruggono per un attimo l'atonia del paesaggio postindustriale. Si dipinge in gruppi,
in clandestinità, con rapidità, quasi sempre in notturna, un'attività nascosta e
recondita. Ma anche un'alternativa consapevole alle enormi pubblicità patinate,
sempre uguali in ogni parte del globo. Chi dipinge sui muri dialoga con gli altri,
mette in scena una satira, socializza un amore, lancia una protesta o un'idea o un
colore, racconta e illustra un dramma. Non si capisce perché amministratori chiamano
i madonnari, nel segno d'una arte povera e dimenticata, per colorare le strade e i
pavimenti delle piazze e nel contempo combattono i graffitari che rallegrano le
squallide periferie urbane. Il murale è anche il segno di un rifiuto, di una parte colpita
dall'esclusione dal dialogo urbano di generazioni di giovani. Non è vero che
simmetrico e pulito sia bello: è bello il colorato, l'asimmetrico. Ce lo hanno insegnato
100 anni d'avanguardie. Proprio quest'anno si ricordano i 100 anni di Futurismo, e il
genio di F.T.Marinetti, ma si dimentica la lezione che i futuristi hanno dato. I
passatisti che respingono i murales spesso sono anche accademici. Tutelare i centri
storici è giusto, ma lo è altrettanto salvaguardare i graffitari. E non dimentichiamoci
mai che la creatività nasce sempre dal dissenso, molto raramente dal consenso.
JEAN-MICHEL FOLON
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Puccini di Torre del Lago. Un omaggio al grande maestro belga scomparso nel 2005.
È un percorso poetico, un insieme scultoreo costituito da quattordici opere in bronzo,
particolarmente amato dall'artista che più e più volte mise mano a questo progetto.
Opere enigmatiche: quattordici personaggi o forse una sola persona, quattordici
pensieri che si materializzano nella figura umana, laddove mente e corpo risultano
indistinti. Il percorso artistico fu presentato nell'estate 2009 in piazza del Duomo a
Pietrasanta, dove fu creato un vero e proprio giardino. Lungo i viali della Versiliana
c'è l'originale configurazione dell'allestimento pensata da Folon: un viale della
riflessione. La mostra si collega all'apertura del Festival Puccini di Torre del Lago
che vede come primo titolo del cartellone 2009 l'indimenticabile allestimento di La
Bohéme firmato da Folon, vincitore del prestigioso Premio Abbiati, disegnato
nell'ambito del progetto Scolpire l'Opera per la regia di Maurizio Scaparro.
Jean-Michel Folon nasce a Bruxelles nel 1934. Avviato dai genitori allo studio
dell'architettura, a pochi mesi dal diploma (1955) interrompe la formazione per
dedicarsi alla pittura: lascia il Belgio e si dirige a Parigi. Dopo qualche anno la prima
esposizione di disegni; invia alcune tavole a New York che vengono pubblicate su
importanti riviste (1960). In una delle sue frequenti visite in Italia, conosce Giorgio
Soavi con il quale collabora per l'illustrazione del suo libro e per una campagna
pubblicitaria di Olivetti. Partecipa a mostre e rassegne internazionali in Francia e
negli Stati Uniti e, nel 1969, allestisce la prima personale a New York. Espone in
Giappone e partecipa alla XXXV Biennale di Venezia, nello stesso anno (1970),
espone per la prima volta in Italia, a Milano. Negli anni Ottanta la sua attività
s'incentra sulla scultura: sue opere vengono esposte per la prima volta a Barcellona
nel 1993. Nel 1994 le sculture in bronzo approdano a New York. Dopo aver
sperimentato legno dipinto e bronzo, si dedica alla lavorazione del marmo, cui si
avvicina grazie ad una visita a Pietrasanta. Nel Laboratorio di Franco Cervietti
realizza molte opere tra cui alcune fontane ed un bassorilievo per la tomba della
suocera. Sue opere più grandi si trovano in importanti piazze e giardini europei
(Parigi, Barcellona, Bruxelles e presto anche in Italia). Pittore e illustratore, ha
lavorato per riviste di tutto il mondo, ha realizzato film d'animazione, dipinto murales
per le metropolitane di Bruxelles e di Londra, ha illustrato i testi di Prévert, Kafka,
Carrol, Bradbury, Wells e, per Amnesty International, la Dichiarazione Universale dei
Diritti dell'Uomo. Scompare nel 2005 a Monaco. L'ingresso alla mostra è libro.
Lucca – Ancora un appuntamento da non perdere quello proposto dal Lucca Center of
Contemporary Art, allo Stellario, previsto per lunedì dalle 19 alle 24: una
performance live di Christian Balzano che dipingerà un'opera dal vivo sulle
suggestive note musicali prodotte dalle chitarre di “Meme” Lucarelli. Sarà un
momento unico ed emozionante in cui l'artista livornese, stimolato dal sound del
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musicista lucchese, darà vita ai soggetti tipici del suo fare arte: il pubblico assisterà
alla nascita del dipinto e potrà così rendersi conto di come un'idea si materializza
sulla tela e quanto la musica possa influenzare l'atto creativo. E inoltre, oltre a poter
ammirare la mostra in corso dedicata al gruppo Origine, ingresso gratuito alla sala
videoarte con proiezione di uno dei cortometraggi della rassegna Point of View: An
Anthology of the Moving Image, evento in collaborazione con il Festival Suoni &
Visioni (antologica di undici video firmati da alcune delle figure più importanti del
cinema, della videoarte e dell'immagine digitale: Francis Alys, David Claerbout,
Douglas Gordon, Gary Hill, Pierre Huyghe, Joan Jonas, Isaac Julien, William
Kentridge, Paul McCarthy, Pipilotti Rist, Anri Sala) .
Christian Balzano rientra da un tour artistico che l'ha visto esibirsi in Argentina: il
centro lucchese l'ha promosso in alcuni dei più importanti musei argentini con
l'evento “Luci del destino”, mostra che sarà al Lucca Center in dicembre. Lucarelli è
un talento musicale lucchese, già conosciuto e apprezzato in tutta Italia, si è esibito
recentemente con i Mediterraneo nel tributo a Gaber.
Barga – Giornata d'eccezione per gli autori de “I Mulini ad acqua nel territorio di
Barga”(M.P.Fazzi Editore) Emilio e Raffaello Lammari, che nel pomeriggio alla
Festa della Trebbiatura di San Piero in Campo hanno presentato agli intervenuti il
loro modello di mulino ad acqua e nel dopo cena, a Barga, sotto la Volta dei Menchi,
hanno chiuso la rassegna “Tra le righe di Barga” organizzata dalla Prospettiva di
Civitavecchia con la collaborazione della Libreria Poli con questa presentazione di
tutto rispetto per il valore storico e documentario, corredata da diapositive e dai
commenti degli autori/realizzatori. Così si è chiusa la manifestazione che era
contornata da vari eventi, come una mostra fotografica, una libreria all'aperto, vari
cocktail con gli autori e la pratica del bookcrossing. Nelle varie rassegne e sagre che
numerose si aprono nella Valle del Serchio nel corso dell'anno per le più svariate
ricorrenze, con interesse, tutti abbiamo ammirato le miniature tridimensionali dei
mulini ad acqua, che un tempo erano diffusi nella Valle. La minuziosità di queste
installazioni ci faceva pensare ad un paziente lavoro di ricerca e i due costruttori,
padre e figlio, intrattenevano gli spettatori incuriositi, spiegando in maniera
dettagliata il funzionamento di questi storici impianti. Le macchine e le loro modalità
di funzionamento venivano anch'esse relazionate con cura e con dovizia di
particolari. Che ci fosse un serio studio, dietro questi modellini, lo avevamo pensato,
ma con l'uscita di questo libro, adesso ne siamo certi. La studio sui mulini ad acqua,
nata sei anni fa per una ricerca scolastica, copre tutto il territorio di Barga in un arco
temporale che va dall'800 al '900, ma con punte di ricerca nelle fonti che scendono
fino al 1500. La documentazione, più che esauriente, è puntigliosa, mostrata con
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evidenza e si ferma agli anni '50 e '60 quando gli impianti idraulici cessarono
definitivamente la loro attività e furono soppiantati da nuovi, moderni e più
competitivi impianti industriali. La documentazione inizia dal 1543 quando l'Estimo
di Barga fa menzione di oltre venticinque mulini ubicati lungo la Corsonna, l'Ania, la
Loppora e il Serchio. Le immagini delle strutture o dei loro resti, si alternano ai
documenti mostrati e, in un percorso didattico fanno piena luce sul funzionamento
della macchina idraulica. A completezza del testo, si trova un piccolo sommario delle
molte parole tecniche cadute in disuso dopo l'abbandono dell'attività dei mulini. Né
poteva mancare la descrizione della società contadine del tempo e una disquisizione
sulla storia dello stemma della Comunità di Barga e un piccolo capitolo dedicato alla
“trebbiatrice del Poeta” ancora in mostra nella casa di Castelvecchio. Un volume che
tocca i punti cari della tradizione e della cultura di questo territorio e che recupera
una lacuna storica e ferma una parte della memoria collettiva che altrimenti rischiava
d'andare dispersa. Numeroso e folto il pubblico che in questa calda ma arieggiata
serata estiva ha seguito con interesse e con passione la presentazione di questo
interessantissimo libro.
INAUGURATA ARTSPOTTING
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partecipanti che hanno seguito il percorso artistico all'interno della galleria, per
l'occasione ampliata. Lucca è comunque alla ribalta in questi ultimi mesi, sul tema
dell'arte contemporanea: ricordo che si è chiusa da poco la rassegna dedicata alla
Poesia Visiva ospitata sempre alla Galleria Numero 38 di via del Battistero e Grazie
dei fiori di Montesano alla Poleschi, inoltre ancora sono visitabili, allo Stellare al
nuovo centro museale, Lucca Art Center, Origini e dintorni, e alla Fondazione
Ragghianti L'arte del quotidiano che ripercorre la storia del design d'artista italiano
tra il 1968 e il 2000. La mostra Artspotting curata da Alessandro Romanini
rappresenta un singolare spaccato dell'arte contemporanea. Come indica il titolo, la
volontà è quella di gettare un occhio su quelle che sono le principali emergenze
linguistiche dell'arte contemporanea, analizzate attraverso quelle figure che a partire
dagli anni settanta hanno permesso un ritorno di attenzione sul mezzo pittorico in
piena atmosfera concettuale e i rappresentanti delle nuove generazioni creative
formatesi dopo la Transavanguardia. Nomi di spicco del panorama contemporaneo
internazionale come Mimmo Paladino, Vanessa Beecroft e la sud africana Nicky
Hoberman, le cui opere sono esposte nei principali musei internazionali, passando per
alcuni protagonisti della 53a Biennale di Venezia, come Gian Marco Montesano,
Salvo, Gian Marco Lodola, Nicola Bolla e Marco Cingolani. A questi si uniscono i
lavori di un gruppo di giovani artisti già segnalati in importanti manifestazioni
espositive nazionali e internazionali e un nucleo di designer come Alessandro Ciffo,
Andrea Salvetti e Marco Stefanini, che nel corso degli ultimi anni hanno saputo
creare un percorso autonomo e originale, sconfinando dal mondo del progetto
industriale a quello dell'arte, guadagnandosi premi di spicco ed essendo protagonisti
nelle principali manifestazioni espositive internazionali e nelle collezioni di arte
contemporanea. La mostra quindi intende anche tracciare una sorta di confronto
generazionale tra gli artisti, i maestri che hanno iniziato a lavorare negli anni Settanta
e le nuove generazioni, oltre a facilitare un dialogo già' in essere tra design, scultura e
pittura. Su tutto la volontà di impostare una riflessione sul ruolo dell'arte nel contesto
della società contemporanea, strutturando un complesso di opere di artisti
internazionali che rappresentano tutte le varie correnti espressive.
Espongono gli artisti: Daniele Bacci, Paolo Baratela Vanessa Beecroft, Sarah Binotto,
Nicola Bolla, CCH, Sonia Ceccotti, Alessandro Ciffo, Clinica Estetica, Marco
Cingolani, Roberto Coda Zabetta, Pino Deodato, Yvonne De Rosa, Greta Frau, Luca
Gaddini, Nicky Hobermann, Yan Knapp, Marco Lodola, CCesarartinez, Gian Marco
Montesano, Mimmo Paladino, David Paolinetti, Eleonora Rossi, Riccardo Ruberti,
Andrea Salvetti, Salvo, Marco Stefanini, Yongsuk Yoon. Sarà possibile visitare la
mostra fino al 6 settembre, in orario 10-13, 16-19. Ingresso libero. Assolutamente da
non perdere.
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WRITER E CANCELLAZIONI
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writer vengono presentati all'opinione pubblica solo come vandali. È giusto tutto
questo? Penso di no, non condivido i giudizi semplicisti e ritengo sia giusto valutare
anche le loro ragioni, ragioni che anche Sgarbi presentò quando il giro di vite
repressivo su questi artisti metropolitani cadde su Milano.
Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, dovrebbero bastare questi due soli nomi per
rendere l'idea di cosa i graffitari sono riusciti a realizzare: ma una polemica s'è accesa
e i toni sono alle volte di quelli caldi. A Lucca si parla solo di atti vandalici, a
Bologna insegnano alle elementari a cancellarli, a Verona c'è un acceso dibattito sulle
firme degli innamorati sotto il balcone della Giulietta nazionale, a Milano
contravvenzioni e repressione a gogò per chi imbratta i muri, ovunque c'è aria di
minaccia nei confronti degli artisti metropolitani. Ma perché? Sporcano, sporcano
tutto peggio dei piccioni, e così via i murales, la città dev'essere pulita... logico no?
Ma quand'è che la metropoli italica è pulita? Quando è tutta bianca e linda, senza
piccioni, senza sfaccendati, senza prostitute, senza cassonetti del pattume
traboccanti... Ma le insegne scatolate di plastica nei centri storici, i neon multicolori,
i manifesti super giganti, gli infissi d'allumino anodizzato, le veneziane dondolanti al
vento, le fioriere con le piante secche, i gazebo pugni nell'occhio, le pavimentazioni
approssimative, la segnaletica d'antan, le panchine modello picnic, le fontane a secco,
i suv pure in centro... Tutto questo viene tolto? No, è assai improbabile. Così, è più
semplice, si decide di cancellare la ricerca grafica artistica dei giovani e si dice: “non
sono artisti, sono gente di strada”. Ecco proprio qui sta il punto, sono i discendenti
dei capelloni, sono pittori senza cervello, neppure imbrattatori di tele, ma imbrattatori
e basta, senza gallerie, senza cataloghi patinati, sono solo cani sciolti, o meglio cani
bastardi senza pedigree. Se ci rechiamo agli scavi di Pompei, vediamo anche qui
scritte d'antan, per non parlare delle pietre medioevali coi segni scolpiti a ricordo dei
passaggi. C'è una necessità, anche nell'uomo, di marcare il territorio, di segnalare il
proprio passaggio, anche ai posteri. Ma i graffiti metropolitani sono in molti casi
brutti, sono da cancellare, ma non tutti. I murales sono quasi sempre di grandi
dimensioni, o strisce sui vagoni dei treni e della metropolitana, o lunghi rettangoli
multicolori nelle zone basse dei capannoni di periferia. E qui donano colore,
distruggono per un attimo l'atonia del paesaggio postindustriale. Si dipinge in gruppi,
in clandestinità, con rapidità, quasi sempre in notturna, un'attività nascosta e
recondita. Ma anche un'alternativa consapevole alle enormi pubblicità patinate,
sempre uguali in ogni parte del globo. Chi dipinge sui muri dialoga con gli altri,
mette in scena una satira, socializza un amore, lancia una protesta o un'idea o un
colore, racconta e illustra un dramma. Non si capisce perché amministratori chiamano
i madonnari, nel segno d'una arte povera e dimenticata, per colorare le strade e i
pavimenti delle piazze e nel contempo combattono i graffitari che rallegrano le
squallide periferie urbane. Il murale è anche il segno di un rifiuto, di una parte colpita
dall'esclusione dal dialogo urbano di generazioni di giovani. Non è vero che
simmetrico e pulito sia bello: è bello il colorato, l'asimmetrico. Ce lo hanno insegnato
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DEMOCRATIKA
Quante morti sono state annunciate, della letteratura, della pittura, dell'architettura,
fino ad arrivare ad affermare: dio è morto! Ma della parola si è affermata la morte?
Forse, infatti, fin dagli ultimi anni '70, la problematica poetica, e non solo, si sposta
sul silenzio, sulla non-partecipazione, sull'astensione. “Se dio è morto, Marx è morto
– diceva Woody Allen – neppure io mi sento troppo bene”. E la democrazia?
Dei personaggi di Samuel Beckett, esempi vivi di questo parlante rifiuto di parlare e
di questo atteggiamento che sembrerebbe ormai l'unico possibile, è stato detto che gli
esseri umani sono la fase costante di flusso interiore, ma le strutture del flusso
variano poco da persona a persona. Tutte le strutture ripetono gli stessi impulsi
umani: l'impulso a spiegare l'inesplicabile, ad imparare a trovare un senso a ciò che
ne è privo, l'impulso ad essere costantemente attivi nella mente, ma anche nel corpo,
meglio se in entrambi, e un impulso a tentare inutilmente la fuga nella stasi, nel
silenzio mortale, nel non essere. Il rifiuto a farsi co-responsabili nella scelta degli
stati, nella scelta degli amministratori, nelle scelte politiche.
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“Giammai un albero
ha ucciso un albero.
Mai una pietra
ha testimoniato
contro una pietra.
Solo il nome albero
uccide il nome albero;
solo il nome pietra
uccide, testimoniando
sul nome pietra.”
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Va sottolineato che, soprattutto nell’ultimo film, hanno contribuito altri giovani, suoi
amici, tutti bravi, alle musiche, create ed eseguite appositamente per questo.
Troppo spesso si parla dei giovani sottolineando soltanto gli aspetti negativi,
tralasciando quelli positivi, con particolare riferimento a quelli dell’impegno e della
creatività, prerogative di molti, alle quali, soprattutto nella nostra realtà locale, non si
dà la giusta importanza.
CRISI
Lucca – Pur rimanendo ottimisti su una rapida uscita dalle criticità, afferma l'UGL
lucchese, le situazioni di sofferenza aziendale che si ripercuotono sui lavoratori
devono essere affrontate con la più ampia partecipazione di tutte le forze sociali.
Poiché così non è stato, almeno in alcuni casi, l'UGL si è dotata di un proprio Tavolo
Anticrisi, che non vuol sostituire nessuno, ma vuol essere presente in ogni aspetto del
mondo del lavoro e collaborare con tutte le identità impegnate, senza esclusione
alcuna. Il Tavolo Anticrisi, varato dal Commissario Straordinario UGL, vedrà la
presenza del responsabile organizzativo della struttura, dei segretari neoeletti di
Chimici e Metalmeccanici e dei coordinatori di zona. La prima riunione è prevista per
giovedì prossimo e verterà su: Alce, Alumi.l, e cantieristica versiliese. Sono già in
calendario incontri con le direzioni delle aziende in crisi, con i Sindaci dei territori
interessati e con amministratori regionali. Particolare allarme, e causa
dell'accelerazione con cui è stato convocato il Tavolo, è la notizia apparsa sulla
stampa e purtroppo confermata, che nella nostra provincia, nelle aziende
metalmeccaniche, che occupano 11mila dipendenti, ben tremila sono attualmente
cassa integrazione; notizia che ha spinto questa organizzazione sindacale a rompere
gli indugi e non perdere tempo. Il Tavolo Anticrisi, promosso mesi addietro dalla
Provincia si è di fatto arenato con la parcellizzazione degli interventi che hanno visto
solo la triplice stipulare l'accordo con il credito e la questione dell'Alce gestita dalle
sole Cisl e Cgil. Il comportamento della Cgil e la riposta scritta all'esclusione, data
dagli assessori coinvolti, non ha per niente convinto l'UGL che si è munita di questa
struttura operativa, che vuol essere un valore aggiunto nell'affrontare le
problematiche negative.
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altri media, promossa dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega
all'informazione e all'editoria, Paolo Buonaiuti. In questa campagna verranno
coinvolte direttamente anche le amministrazioni pubbliche e le associazioni che
operano nel settore, con l'intento di promuovere la lettura in tutte le sue forme.
Molteplici saranno le iniziative promosse in tutta Italia, che andranno dalle
premiazioni nelle scuole agli eventi nelle biblioteche statali, in collaborazione col
Ministero, per illustrare la nascita di quell'oggetto chiamato “libro”. Nella nostra città
particolare soddisfazione è stata espressa dall'associazione Cesare Viviani, che da
anni richiede l'istituzione di questa Giornata. La Cesare Viviani si presenta infatti nei
suoi eventi come scuola di lettura e tutte le sue attività sono incentrate ad invogliare il
cittadino alle lettura. Un evento speciale sarà riservato a questa giornata il prossimo
24 marzo.
LA SINDROME DI JAELE
La Sindrome di Jaele di Stelvio Mestrovich (Kimerik) euro 12,00
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AGOSTO A FORNACI
Fornaci di Barga - Due fine settimana, all'insegna dello shopping, della musica e del
divertimento. Questi gli ingredienti dell'edizione 2009 di Agosto a Fornaci: cento
negozi una sola vetrina, nel tradizionale appuntamento di agosto proposto dal Centro
Commerciale Naturale di Fornaci, dal Cipaf e dal Comune di Barga.
I fine settimana in calendario sono quelli che vanno dal 1° al 3 agosto e dal'8 al 10
d'agosto. Questa tradizionale manifestazione annuale vede come sempre i
commercianti in prima fila attivi per il rilancio sia turistico che commerciale della
cittadina. Una maniera, anche questa, per seminare ottimismo e sconfiggere la crisi
globale, che ha colpito tutta quanta l'economia e sopratutto da noi l'industria
metalmeccanica, che a Fornaci ha impianti storici d'eccellenza. Ma guardiamo in
dettaglio gli eventi della manifestazione. Venerdì 31 luglio grande apertura con “La
strada dei bambini”, gelati, animazioni e cocomero party, sabato 1° agosto serata
dedicata alle “Mille e Una Notte” con danzatrici del ventre e musica dal vivo per tutta
via della Repubblica (chiusa al traffico dalle 20.00 alle 24.00). In più negozi aperti,
offerte eno-gastronomiche, luna park, e anche “Estemporanea di pittura” dalle 16 alle
21 nella zona Due Strade a Fornaci Vecchia. Domenica 2 agosto “Serata Vintage” con
musiche dal vivo degli anni '60/'80 , raduno di auto dell'epoca e sangria per tutti in
via della Repubblica (chiusa al traffico dalle 20.00 alle 24.00). Venerdì 7 agosto, “La
via delle sport”: in via della Repubblica (chiusa al traffico dalle 20.00 alle 24.00),
esibizione delle palestre con musica e giochi sportivi . Sabato 8 si ripete come negli
anni passati “La Via della moda” che ha attirato vasti consensi e numeroso
pubblico, sfilata di moda per presentare le nuove collezioni 2010, vetrine animate,
karaoke in via della Repubblica (chiusa al traffico dalle 20.00 alle 24.00). In più
negozi aperti per tutta la sera, Luna Park, offerte eno-gastronomiche. Domenica 9
agosto, “La via del Country” con musiche country dal vivo, torneo di tiro con il lazo,
lancio freccette, cowboy e cowgirl a spasso per tutto il centro. Un ricco calendario
con eventi da non perdere che renderà in questi giorni la cittadina di Fornaci, centro e
motore della valle del Serchio, attirando, come consueto, curiosi e turisti da tutta la
regione e oltre.
LU.C.C.A.
Lucca – Questo nuovo centro espositivo dedicato all'arte contemporanea, ancora una
volta è alla ribalta e continua ad animare le serate culturali lucchesi. Lunedì 3 agosto
infatti, il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, sito alla Madonna dello
Stellario, ospiterà una installazione di fotografie del gruppo “Mo.Pho”: Giacomo
Belluomini, Riccardo Bonfigli, Matteo Cesari, Paolo Corti e Valentina Maggetti. Gli
autori espongono alcuni scatti che indagano su luoghi abbandonati, non più vissuti
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dall'uomo e attaccati dal trascorrere del tempo. Questi siti fatiscenti, nonostante
l'evidente decadenza, mantengono però intatta la propria aura e il proprio fascino.
Luoghi altri è una installazione nata dal presupposto che ogni luogo non solo ha
un'anima, ma acquisisce le energie e le essenze di ogni persona che ci sia passata, ci
abbia vissuto o semplicemente si sia soffermata ad osservare. I cinque fotografi,
attraverso i propri lavori, è come se riportassero a nuova vita un contenitore privo di
un contatto cronologico preciso, ma legato al concetto di quel tempo esistenziale che
rende speciali e unici gli spazi indagati. Il progetto del gruppo “Mo.Pho” si pone
come obiettivo quello di indagare l’ampio campo delle possibilità che si aprono ad un
luogo che ha perduto la propria identità. L’abbandono di un edificio genera una serie
di reazioni, su cui vale la pena riflettere: si pensa all’edificio in termini di memoria,
espressa dalla sua propria esistenza e come spazio da ri-conquistare e ri-qualificare
tramite nuove funzioni. L'ambiente fotografato è uno spazio a cui concedere una
resurrezione. In fondo che cos’è un edificio se non un organismo di cui decretiamo la
nascita, la durata e la morte? Con questo evento serale il Lu.C.C.A offre la possibilità
a cinque giovani fotografi, allievi della Scuola di fotografia “Marangoni” di Firenze,
di esporre in una sede museale e farsi conoscere da un ampio pubblico di appassionati
o semplici curiosi, in grado di stimolare ulteriormente la loro ricerca. Oltre alle
mostre storiche e agli eventi legati ad artisti professionisti, il Lu.C.C.A. ha infatti tra i
propri obiettivi proprio quello di contribuire alla crescita degli artisti del futuro.
L'appuntamento del 3 agosto avrà inizio alle ore 21.00 e proseguirà fino alle ore
00.30. Durante la serata sarà possibile visitare la mostra in corso presso il museo “Un
mondo visivo nuovo. Origine, Balla, Kandinsky e le astrazioni degli anni '50”, che
rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 23 agosto. Mostra che ha già destato
l'interesse non solo degli ambienti culturali cittadini, ma è rimbalzata in tutta Italia e
all'estero. Una mostra che dà prestigio all'intera città.
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funzionamento con rilascio di cattivi odori dei depuratori della Kappa di Ponte
all'Ania. Monitorata anche la situazione alla KME e in alcuni call center. Il Tavolo
tornerà a riunirsi la prossima settimana.
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culturali, in primis “Il Soffio” (con il quale la Cesare Viviani realizza il Premio
Internazionale di Poesia, giunto alla sua seconda edizione, in memoria del poeta Piero
Cervetti), gli altri appuntamenti estivi dedicati al dialetto lucchese. Ma tornando
all’Antologia bisogna ribadire una convinzione che è stata espressa più volte durante
tutti gli incontri letterari: non esiste scrittura senza lettura, e la “Cesare Viviani”
continua a sfornare pubblicazioni dei suoi soci sempre partendo dalla promozione
costante della lettura come esperienza fondamentale per la nascita e la crescita degli
autori. La “Cesare Viviani” ha ospitato e dato spazio a espressioni diverse, anche in
contrasto tra loro, senza alcun tipo di pregiudiziale ideologico-religiosa. L’autore che
si trova a presentare la propria opera trova così la possibilità di parlare, di esporre il
suo pensiero, senza censure o trattamenti che lo mettano in difficoltà. Questa
associazione è ormai ben riconosciuta, anche a livello nazionale come una vera e
propria scuola di lettura. Infatti, è la lettura la vera chiave per affinare le proprie
capacità letterarie. “Non desidero conversare con una persona che abbia scritto più di
quanto abbia letto” scrive Samuel Johnson e, i lettori-scrittori della Viviani l’hanno
ben compreso. In ricordo di Piero Cervetti è in preparazione la premiazione della
seconda rassegna poetica, legata al Concorso Internazionale che si terrà nel Comune
di Coreglia Antelminelli con la collaborazione del circolo culturale “il soffio”.
Concludendo, un’Antologia questa, che è la nona, da leggere, da meditare, da
studiare, da confrontare con quelle passate: un’Antologia per tastare il polso alla crea-
tività degli autori, sia quelli emergenti, sia quelli ormai affermati. Un'ultima nota, la
Viviani ha la sua pagina su facebook e per la prima volta, questa ha interagito con la
costruzione dell'attuale antologia, dando autori e opere.
LA RU486
La pillola abortiva Ru486 è già in uso in vari paesi e dal 2005 è inserita nella lista dei
farmaci dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), in Francia è
commercializzata addirittura dal 1988: dunque da noi una vittoria, ma con venti anni
di ritardo da attribuirsi esclusivamente alla mentalità retriva delle nostre gerarchie
cattoliche. La pillola RU486 ha un verificato effetto abortivo, a base di mifepristone,
è in grado di interrompere la gravidanza già iniziata con l'attecchimento dell'ovulo
fecondato. L'aborto farmacologico tramite Ru486 prevede l'assunzione di due
farmaci: la Ru486 che interrompe lo sviluppo della gravidanza, in abbinamento a una
prostaglandina che provoca le contrazioni uterine e l'espulsione dei tessuti
embrionali. Ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e
delle scadenze precise: la pillola può infatti essere assunta entro un certo periodo di
tempo, calcolato in settimane. Quindici giorni dopo l'espulsione, che avviene nel
98,5% dei casi, la paziente viene sottoposta a valutazione ecografica e ad una visita di
controllo. Cosa diversa è, invece la pillola del giorno dopo, con la quale la RU486 è
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Non mi riferisco ai rally, che anzi trovo giusto vengano stoppati nelle strade di
montagna perché fastidiosi, antiecologici e diseducativi. Mi riferisco invece alle varie
iniziative legate alla cultura, alla tradizione e al turismo che in questi primi giorni di
agosto hanno visto come protagonista l'intera Valle. Dalle passeggiate eno
gastronomiche a Montefegatesi, al Serchio delle Muse che a Borgo a Mozzano ha
offerto “Le quattro stagioni” di Vivaldi, per passare ai maggianti di Varliano a e alla
caccia al tesoro di Castelnuovo. Se Barga ha visto la chiusura di Opera Barga e si
preparano gli allestimenti di Barga Jazz, è Fornaci ad aver fatto la parte del leone con
il primo assaggio della rassegna “Agosto a Fornaci”, organizzata ogni anno dal Cipaf,
con Vintage di musica e auto da modernariato, con le danzatrici del ventre e
l'estemporanea di pittura. E poi sagre più o meno gastronomiche a non finire sparse in
questo primo fine settimana d'agosto in tutta la Valle, che hanno attirato turisti dalla
lucchesia, dal pisano e dal livornese, ma non sono mancati gli stranieri, in prevalenza
inglesi. C'è stato poi un finale col botto, stavolta a Coreglia Antelminelli, ove in
chiusura della tradizionale serata evocativa il medioevo, uno spettacolo pirotecnico
d'eccezione ha tenuto gli astanti a testa in su fino a tarda notte. E se l'inizio d'agosto è
stato ottimo gli appuntamenti futuri non saranno da meno: dal vario calendario del
Serchio delle Muse, all'ultimo libro di Mestrovich al Teatro di Verzura, dalla
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L'ASSOCIAZIONISMO E I FINANZIAMENTI
Visto che si è aperto un pubblico dibattito sui finanziamenti elargiti alle associazioni,
quale Presidente della Cesare Viviani avrei alcune cose da esporre. Premesso che
personalmente ho ritenuto più valida da un punto di vista artistico e culturale la
mostra di Montesano, rispetto a quella di Batoni, e credo d'avere titoli accademici
sufficienti per poterlo dire, invito a riflettere. La prima gestita in modo commerciale
non è costata un euro al contribuente, la seconda invece...
Torniamo alla mia associazione che l'anno passato non ha visto un euro dagli enti,
mentre la gestione di questo anno ha ricevuto mille euro dal Comune di Lucca (grazie
Pierami). Praticamente a costo zero, l'associazione Viviani promuove un programma
serio e di buon livello di presentazioni letterarie e di contributo all'invito alla lettura.
Andiamo, da diciassette anni, alla media di un evento a settimana. Chiunque legga i
giornali o segua internet sa bene di cosa sto parlando. Oltre alle presentazioni
editoriali, editiamo un'Antologia dei soci che è alla sua nona apparizione,
collaboriamo con altre associazioni a vari concorsi letterari. Siamo presenti nel
panorama culturale nazionale. Le presenze autorevoli lo dimostrano: Mario Luzi,
Giorgio Saviane, Alberto Fremura, Paolo Di Mizio, Romano Battaglia, Gaetano
Giani-Luporini e Luca Telese. Penso che un'associazione come la nostra che sforna
eventi di qualità a costo zero, dovrebbe ottenere finanziamenti senza chiederli, e
questo se esistesse un organismo veramente preposto al vaglio dell'offerta culturale
fornita dall'associazionismo. Invece succede che pur avendo fatto richiesta d'incontro
un anno fa al Presidente d'una Fondazione...
Si continuerà a buttar via soldi se non si creerà un serio organismo di monitoraggio:
eppure nel recente passato qualcuno aveva compreso l'importanza e la valenza della
nostra associazione: Tagliasacchi e Leone, e oggi Pierami.
Abbiamo comunque varato il calendario settembre/dicembre, è in stampa l'Antologia
dei soci, a carico nostro stiamo provvedendo anche alla stampa dell'Antologia del
Premio Cervetti, e tutto ciò grazie ai mille euro del Comune di Lucca ai quali si
sommano i costi annuali delle tessere e la vendita dei nostri libri. Ad andare avanti
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con le nostre forze, ci siamo abituati, certo, un aiutino ce lo saremmo anche meritato.
VIAREGGIO INCONTRI
Stelvio Mestrovich mercoledì 19 agosto, alle ore 21.30, sarà ospite del Teatro di
Verzura a Borgo a Mozzano. L'autore è tra i soci della Cesare Viviani ed è affermato e
conosciuto in tutta Europa. È da pochi giorni in libreria “La sindrome di Jaele”
l'ultimo suo romanzo. Ancora una volta l'autore su cimenta con il giallo, e sempre
nell'ambientazione di Venezia opera l'ispettore capo Giangiorgio Tartini che questa
volta si trova alle prese con un serial killer che uccide solo arabi, senza apparenti
motivi, nel nome di Jaele, suscitando così una violenta reazione della comunità
musulmana nei confronti degli ebrei, guidati dal rabbino Shmuel Roberto Lazar. Una
storia avvincente con un finale a sorpresa, a cui fanno da sfondo una Venezia di fine
anno, battuta dalla pioggia e imbiancata dal nevischio, e una travolgente passione
amorosa tra l'ispettore capo Tartini e la prostituta Mitzi.Si tratta dell'ultimo
romanzo di Stelvio Mestrovich che troverete in libreria da fine luglio 2009. Si tratta
di La Sindrome di Jaele edito da Kimerik e precedentemente pubblicato a puntate da
Thriller Magazine. Stelvio Mestrovich è nato a Zara nel 1948. Esordisce nella
narrativa nel 1992 con il romanzo Suor Franziska. Tre anni dopo pubblica il suo
secondo romanzo Il diario di Lucida Mansi. Ora si dedica alla narrativa gialla e alla
musicologia. Riguardo a quest'ultima, vanta le seguenti pubblicazioni, Appunti di
archeologia musicale, Wolfgang Amadeus Mozart, il Cagliostro della Musica. Come
giallista ha pubblicato il romanzo Venezia rosso sangue (Dario Flaccovio Editore,
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In una meravigliosa serata estiva, davanti alla suggestiva Pieve di Calci, si è tenuta
l'attesa Disfida poetica tra poeti dialettali lucchesi e pisani. Sono stati i pisani ad aver
vinto il primo round di questa simpatica disfida nata l'anno scorso nel salone lucchese
dell'Autorità di Bacino. La vittoria, ci dicono dalla giuria, è stata conseguita per un
soffio, solo un mezzo punto. Ma la squadra lucchese è ben intenzionata a prendersi la
propria rivincita nel secondo round che si terrà tra circa un mese in lucchesia. La
squadra lucchese era così composta:Gavorchio, Renzo Tori, Giovanni Giangrandi, e
Fanucchi Lucia. La squadra pisana ha visto scendere in campo: Luciano Testai, Diana
Meini, Milena Puglia e Mauro Fortuna. La vittoria ha arriso i pisani perché hanno
saputo essere, con le loro composizioni poetiche, più scanzonati e divertenti. Ma in
definitiva chi ha vinto veramente questo primo incontro è stata l'associazione Cesare
Viviani, dato che la maggior parte degli autori delle due squadre appartengono a
questa scuderia letteraria. Al prossimo giro, e che vinca il migliore al di là di ogni
sano campanilismo.
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partiti i fuochi d'artificio a rimarcare la festa anche popolare, tanto attesa. Per ora solo
giochi elettronici, ma si guarda all'imminente futuro. Quando si parla di sviluppo
della Valle del Serchio, quasi mai si è parlato del Casinò di Bagni di Lucca e della sua
riapertura, oggi avvenuta. Costruito fra il 1838 e il 1839, fu la prima casa da gioco
pubblica in Europa e il centro della vita mondana del tempo. Oltre alle sale da gioco,
offriva anche un gran salone dove venivano organizzate sfarzose serate danzanti per il
pubblico internazionale allora presente. Come prima casa da gioco in Europa avrebbe
dovuto avere tutte le carte in regola per tornare alle sue funzioni da tempo, ma così
non è stato ed è stato scavalcato, fino ad oggi, da molte altre realtà. Perché? Perché si
è lasciata la battaglia per la riapertura ai soli politici e amministratori di Bagni di
Lucca, con qualche rara eccezione. Al di fuori di questi nessuno s'era impegnato
seriamente fin'ora in questa vicenda, per un malinteso moralismo cattocomunista che
vede ancora in queste strutture come “luoghi di perdizione”. Ricordo che quando nel
1996 fui candidato al Senato, ai primi punti del mio programma misi: una nuova
regolamentazione della prostituzione in senso più liberale e la riapertura del Casinò di
Bagni di Lucca. Questo secondo punto era soprattutto legato ai benefici economici
che da una sua riapertura sarebbero ricaduti sull’intera Valle, ma si sa, i piccoli
politici locali da sempre hanno privilegiato le aree PIP e i capannoni, distruggendo
aree meravigliose della Valle, ultime “Rio del Chitarrino e “al Frascone”! Avevo
anche lanciato l’idea di aperture stagionali a rotazione tra: Bagni di Lucca, Viareggio
e Montecatini. Ipotesi questa che seguito a ritenere funzionale a tutto un rilancio
dell’economia dell’intero comprensorio. In passato varie sono state le manifestazioni
di sensibilizzazione su questo argomento organizzate dagli amministratori di Bagni di
Lucca, in particolare le aperture simboliche hanno attirato l’attenzione dei media
nazionali, ma hanno anche fatto rischiare pesanti multe ai primi cittadini. Ho sempre
ritenuto che per il rilancio dell’economia locale, per far ritornare Bagni di Lucca,
centro di ricchezza e di cultura come in passato fu, occorresse rilanciare con forza
questa proposta: e il tempo è stato galantuomo. E ora è ufficiale, la febbre del gioco
contagia, in senso positivo, l'Italia e passata la legge che vedrà un casinò in ogni
regione, si sta aspettando il decreto attuativo che stabilirà le località. Dopo anni di
sterili polemiche, finalmente, l'Italia si prepara a cavalcare l'onda del gioco d'azzardo.
Un passo avanti per la laicizzazione dello stato. Il casinò al momento offre le roulette
elettroniche multi postazione, il blackjack con il croupier virtuale, le corse di cavalli
elettroniche e altre attrazioni inedite per l'Italia come i tornei di poker che finora
avevamo visto (semilegali) solo sul web. Il poker live, infatti, è stato legalizzato dal
Parlamento, che ha posto la condizione che le puntate siano basse, e le cifre esatte
saranno specificate a breve con apposito decreto. All'estero, i casinò offrono anche
concerti, mostre, incontri sportivi e altre forme di intrattenimento, sono impegnati nel
gossip e nella cultura ed è questo che si vuol fare anche da noi. Adesso non resta che
attendere la decisione sulla localizzazione dei casinò regionali per far avere anche i
giochi classici a questa struttura che con questa apertura risulta in prima fila per la
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Toscana. Resto però pur sempre dell'opinione che il casinò regionale a rotazione tra
Bagni di Lucca, Viareggio e Montecatini, sia la soluzione ottimale anche per il
rilancio dell'economia in tutto il comprensorio.
PUCCINI
Lucca – È tutto un dibattito su Puccini e la sua musica, ma sopratutto su le
realizzazioni attorno alla sua figura, e questo avviene non solo città, ma anche in
Media Valle e in Versilia. Da tempo sostengo che occorra un azzeramento di tutte le
fondazioni, associazioni, enti, ecc. che si sono creati nel tempo sul territorio della
nostra provincia, e la nascita di un unico Ente o Fondazione che tuteli il patrimonio
d'immagine, culturale, museale, edilizio, storico e finanziario di Giacomo Puccini e le
sue opere. Rimpiango gli anni '50 quando abitavo nella sua casa museo di Corte San
Lorenzo con mia madre che accoglieva i visitatori provenienti da tutto il mondo,
davanti ad una tazza di buon thè prima di fargli fare il giro della casa. E tutto doveva
essere sempre in ordine, perché “arrivano i melomani”, diceva a me a a mio padre
tutti i giorni. Altri tempi, altri ricordi, mio padre non volle acquistare la casa da
Simonetta e preferì una villetta a Sant'Anna. Se avessi ereditato la casa natale di
Puccini – nella sua stanza rosa dagli angoli smussati ho dormito per più di 15 anni -
sicuramente non s'assisterebbe alla triste sorte d'un portone sempre sprangato che fa
storcere il naso ai visitatori. Anche se oggi – ben altre sono le musiche preferite - è
indubbio che Puccini sia il testimonial della nostra città, per il contributo da lui dato
all'evoluzione della musica: dunque basta polemiche e creiamo un Ente unico a sua e
nostra tutela.
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in questi ultimi mesi, sul tema dell'arte contemporanea: ricordo che si è chiusa da
poco la rassegna dedicata alla Poesia Visiva ospitata sempre alla Galleria Numero 38
e Grazie dei fiori di Montesano alla Poleschi, inoltre ancora sono visitabili, allo
Stellario al nuovo centro museale, Lucca Art Center, Origini e dintorni, e alla
Fondazione Ragghianti L'arte del quotidiano che ripercorre la storia del design
d'artista italiano tra il 1968 e il 2000. La mostra Artspotting curata da Alessandro
Romanini rappresenta un singolare spaccato dell'arte contemporanea. Come indica il
titolo, la volontà è quella di gettare un occhio su quelle che sono le principali
emergenze linguistiche dell'arte contemporanea, analizzate attraverso quelle figure
che a partire dagli anni settanta hanno permesso un ritorno di attenzione sul mezzo
pittorico in piena atmosfera concettuale e i rappresentanti delle nuove generazioni
creative formatesi dopo la Transavanguardia. Nomi di spicco del panorama
contemporaneo internazionale come Mimmo Paladino, Vanessa Beecroft e la sud
africana Nicky Hoberman, le cui opere sono esposte nei principali musei
internazionali, passando per alcuni protagonisti della 53a Biennale di Venezia, come
Gian Marco Montesano, Salvo, Gian Marco Lodola, Nicola Bolla e Marco Cingolani.
A questi si uniscono i lavori di un gruppo di giovani artisti già segnalati in importanti
manifestazioni espositive nazionali e internazionali e un nucleo di designer come
Alessandro Ciffo, Andrea Salvetti e Marco Stefanini, che nel corso degli ultimi anni
hanno saputo creare un percorso autonomo e originale, sconfinando dal mondo del
progetto industriale a quello dell'arte, guadagnandosi premi di spicco ed essendo
protagonisti nelle principali manifestazioni espositive internazionali e nelle collezioni
di arte contemporanea. La mostra quindi intende anche tracciare una sorta di
confronto generazionale tra gli artisti, i maestri che hanno iniziato a lavorare negli
anni Settanta e le nuove generazioni, oltre a facilitare un dialogo già' in essere tra
design, scultura e pittura. Su tutto la volontà di impostare una riflessione sul ruolo
dell'arte nel contesto della società contemporanea, strutturando un complesso di opere
di artisti internazionali che rappresentano tutte le varie correnti espressive.
Espongono gli artisti: Daniele Bacci, Paolo Baratela Vanessa Beecroft, Sarah Binotto,
Nicola Bolla, CCH, Sonia Ceccotti, Alessandro Ciffo, Clinica Estetica, Marco
Cingolani, Roberto Coda Zabetta, Pino Deodato, Yvonne De Rosa, Greta Frau, Luca
Gaddini, Nicky Hobermann, Yan Knapp, Marco Lodola, CCesarartinez, Gian Marco
Montesano, Mimmo Paladino, David Paolinetti, Eleonora Rossi, Riccardo Ruberti,
Andrea Salvetti, Salvo, Marco Stefanini, Yongsuk Yoon. Sarà possibile visitare la
mostra fino al 6 settembre.
Con il titolo “Evoluzione della Specie”: la mostra mercato Lucca Comics & Games
2009 diventerà festival dal 29 ottobre al primo novembre con mostre espositive dal
17 ottobre al primo novembre. L’appuntamento più importante d’Italia per il fumetto
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Da uno stralcio del suo intervento riportiamo: “Le Leggi Razziali furono imposte con
una propaganda o meglio disinformazione speculare a quella che ne fa oggi il segno
negativo principale del regime fascista senza esaminarne né il contesto né le finalità.
Occorre valutare quei provvedimenti improvvisati e inattesi alla luce dei buoni
rapporti intercorsi dal '20 al '40 tra il Regime e le Comunità Ebraiche. A mio avviso,
il fatto di maggiore importanza, che è stato rimosso, è che Mussolini lasciò aperti i
confini nord-orientali ai profughi ebrei, e permise quindi il transito, ma anche la
possibilità di rimanere in Italia, a circa 100.000 persone. Risulta dai testi da me
consultati (De Felice: Storia degli Ebrei in Italia, Michele Sarfatti: Gli Ebrei
nell'Italia fascista), il numero di 80.000 persone circa, fino al 1933. Maggiori
informazioni sulla cifra esatta, la provenienza, il ceto sociale, ecc. da me
insistentemente richieste al Centro di Documentazione ebraica contemporanea di
Milano, non mi sono state fornite. Alcuni di questi profughi li ho conosciuti
personalmente e ho raccolto le loro testimonianze: la signora Paola Meir, dentista in
Pisa; la signora Wilma Jungermann, residente a Camaiore. Il secondo argomento
riguarda la riorganizzazione delle Comunità sparse su territorio italiano, richiesta dal
dr. Sereni nel '28-'29 e effettuata con il concorso delle autorità: si centralizzava e si
rendeva più efficiente la struttura e si permetteva un controllo maggiore sui membri,
ostacolando così derive comuniste e anarchiche con il consenso del Regime. Ho
ricordato a questo proposito la voce "Communism" sull'Enciclopedia Giudaica. Essa
sottolinea l'importante ruolo individuale svolto dagli Ebrei nella Rivoluzione
bolscevica e nelle comunità mondiali. il Governo italiano si adoperò dunque affinché
l'Ebraismo italiano non si identificasse con il Bolscevismo. Altro argomento è il
sostegno offerto da Mussolini ai Sionisti Revisionisti per la costruzione di uno Stato
in Palestina in funzione antibritannica. I Sionisti Revisionisti si richiamavano al
pensiero e all'opera di Jabotinsky, affine per alcuni aspetti a quello mussoliniano.
Questo uomo politico era originario di Odessa sul Mar Nero, grosso centro culturale
in epoca zarista. Era un buon conoscitore dell'Italia e oppositore del Sionismo anglo-
americano. Mussolini accolse i giovani seguaci di Jabotinsky e organizzò per essi una
scuola di navigazione a Civitavecchia (anni '35-'36). Questi provvedimenti fascisti,
accolti con favore dagli Ebrei, raccolsero un consistente appoggio al Regime, che si
espresse nel programma del giornale La Nostra Bandiera. Si aprì allora un dibattito
molto attuale sull'identità e la lealtà: se cioè dovevano considerare se stessi come
nazione separata, oppure Italiani di denominazione israelita. Un dilemma che si
presenterà di nuovo nelle società multietniche. Siamo a metà degli anni '30 . non ci
sono ostacoli nei buoni rapporti con il Regime, non è stato mai posto il problema
della razza come fattore discriminante: esso sorge nel '37-'38 quando, fallito il
contenimento della Germania (patto di Stresa '35-'36), inaspritesi i rapporti con la
Gran Bretagna (inique sanzioni), il Fascismo è isolato, con la prospettiva dei Tedeschi
al Brennero. A questo punto, in previsione di un accordo tedesco, bisogna affrontare
la questione ebraica e sorge il problema della razza. Velocemente, in marzo-dicembre
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Lucca - Lucca Comics & Games vuol esser sempre protagonista e accetta la sfida
globale con un progetto di comunicazione veramente attuale. Lucca si evolve, come
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ANTICRISI
Il tavolo anticrisi lucchese lanciato dall'UGL non è andato in ferie, come giustamente
proposto sulla stampa dall'assessore regionale Remaschi, ma approfittando di questo
caldo momento ha tessuto tutta una serie di rapporti per l'approfondimento di alcune
situazioni di criticità, che sembrano ben lontane da una loro positiva conclusione.
Sono stati ascoltati alcuni Sindaci e vari dipendenti delle aziende in crisi al fine di
poter meglio monitorare le situazioni. Alumi.l e Alce sono stati in questo momento
privilegiati e con piacere il tavolo ha preso atto dell'apertura di una pagina su
facebook proprio sul salvataggio dell'occupazione in queste due aziende, dal titolo
“Salviamo l'Alce” che in brevissimo tempo ha raggiunto oltre 70 adesioni
qualificate, tra queste quelle di sindacalisti, di associazioni, del vicesindaco di
Castelnuovo Masotti e del consigliere regionale Dinelli. Una mobilitazione, anche sul
web che rincuora e rafforza questa lotta che deve proseguire senza soste ed essere
unitaria.
ANCORA SU BAGNI DI LUCCA E IL SUO CASINO'
Bagni di Lucca – Tutta Bagni di Lucca è ancora in festa: a 296 anni di distanza dalla
prima licenza il Casinò è tornato a splendere facendo imboccare così a questo
Comune la strada che lo porterà ai fasti d'un tempo. Assurda fu la chiusura di questo
impianto storico attorno a cui gravitava la ricchezza di una zona e che portò al
degrado sia delle terme che delle strutture ricettive un tempo meravigliose. Tutto
questo fu dovuto alla miopia dei governi democristiani con la loro ideologia moralista
e al vecchio PCI ancor più moralista. Oggi fortunatamente con governi più liberali si
comincia a respirare un'aria di affrancamento dai moralismi cattocomunisti: questa
apertura ne è un esempio. Ma a Bagni da quanto tempo si gioca? È del 1713 il
decreto all'autorizzazione al gioco pubblico nei mesi estivi nella “Terra del Bagno”, il
tutto in deroga al Regolamento di Polizia vigente allora nella Repubblica di Lucca.
Detta deroga dette così origine ad una delle più antiche case da gioco del mondo.
Andando al 1807 fu la Principessa di Lucca, Elisa Baciocchi Bonaparte a stabilire di
dare in concessione il gioco d'azzardo ad una impresa appaltatrice della
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ristrutturazione degli impianti termali a saldo dei lavori, questo a dimostrazione come
in questo territorio terme e casa da gioco siano sempre andati a braccetto. Nel
trascorrere del tempo questa deroga che consentiva il gioco fu sempre mantenuta,
anche durante il regno della religiosissima Maria Luisa di Borbone che nel 1823
rinnovò deroga e autorizzazione. Costruito fra il 1838 e il 1839, fu la prima casa da
gioco pubblica in Europa e il centro della vita mondana del tempo. Oltre alle sale da
gioco, offriva anche un gran salone dove venivano organizzate sfarzose serate
danzanti per il pubblico internazionale allora presente. Infatti nel 1837 il Granduca di
Lucca, Carlo Ludovico di Borbone, autorizzò il francese Adrian Mathis alla
costruzione di uno stabile apposito per esercitarvi la privativa del gioco d'azzardo.
Materialmente sorse così lo splendido Reale Casinò, che fu fatto progettare
all'architetto lucchese Giuseppe Pardini. Ed è proprio a Bagni che girò la prima
roulette d'Europa secondo le modalità ancor oggi in vigore. Infatti il gioco del rosso
e nero fino ad allora si effettuava con una ruota verticale o con l'estrazione di numeri
colorati: i vecchi giochi sono oggi in mostra nella sala regale del Casinò. Mathis
introdusse il piano orizzontale e la pallina d'avorio ottenendo così la classica roulette
del giorno d'oggi. Come prima casa da gioco in Europa, Bagni avrebbe dovuto avere
tutte le carte in regola per tornare alle sue funzioni da tempo, ma così non è stato ed è
stato scavalcato, fino ad oggi, da molte altre realtà. Perché? Perché si è lasciata la
battaglia per la riapertura ai soli politici e amministratori di Bagni di Lucca, con
qualche rara eccezione. Al di fuori di questi nessuno s'era impegnato seriamente
fin'ora in questa vicenda, per un malinteso moralismo cattocomunista che vede
ancora in queste strutture come “luoghi di perdizione”. Ricordo che quando nel 1996
fui candidato al Senato, ai primi punti del mio programma misi: una nuova
regolamentazione della prostituzione in senso più liberale e la riapertura del Casinò di
Bagni di Lucca. Questo secondo punto era soprattutto legato ai benefici economici
che da una sua riapertura sarebbero ricaduti sull’intera Valle, ma si sa, i piccoli
politici locali da sempre hanno privilegiato le aree PIP e i capannoni, distruggendo
aree meravigliose della Valle, ultime “Rio del Chitarrino e “al Frascone”! Avevo
anche lanciato l’idea di aperture stagionali a rotazione tra: Bagni di Lucca, Viareggio
e Montecatini. Ipotesi questa che seguito a ritenere funzionale a tutto un rilancio
dell’economia dell’intero comprensorio. In passato varie sono state le manifestazioni
di sensibilizzazione su questo argomento organizzate dagli amministratori di Bagni di
Lucca, in particolare le aperture simboliche hanno attirato l’attenzione dei media
nazionali, ma hanno anche fatto rischiare pesanti multe ai primi cittadini. Ho sempre
ritenuto che per il rilancio dell’economia locale, per far ritornare Bagni di Lucca,
centro di ricchezza e di cultura come in passato fu, occorresse rilanciare con forza
questa proposta: e il tempo è stato galantuomo. E ora è ufficiale, la febbre del gioco
contagia, in senso positivo, l'Italia e passata la legge che vedrà un casinò in ogni
regione, si sta aspettando il decreto attuativo che stabilirà le località. Dopo anni di
sterili polemiche, finalmente, l'Italia si prepara a cavalcare l'onda del gioco d'azzardo.
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Un passo avanti per la laicizzazione dello stato. Il casinò di Bagni al momento offre
le roulette elettroniche multi postazione, il blackjack con il croupier virtuale, le corse
di cavalli elettroniche e altre attrazioni inedite per l'Italia come i tornei di poker che
finora avevamo visto (semilegali) solo sul web. Il poker live, infatti, è stato
legalizzato dal Parlamento, che ha posto la condizione che le puntate siano basse, e le
cifre esatte saranno specificate a breve con apposito decreto. All'estero, i casinò
offrono anche concerti, mostre, incontri sportivi e altre forme di intrattenimento, sono
impegnati nel gossip e nella cultura ed è questo che si vuol fare anche da noi. Adesso
non resta che attendere la decisione sulla localizzazione dei casinò regionali per far
avere anche i giochi classici a questa struttura che con questa apertura risulta in prima
fila per la Toscana. Resto però pur sempre dell'opinione che il casinò regionale a
rotazione tra Bagni di Lucca, Viareggio e Montecatini, sia la soluzione ottimale anche
per il rilancio dell'economia in tutto il comprensorio dell'area vasta. L'inaugurazione
comunque è stata accolta con gran soddisfazione dalla cittadinanza e si è verificata
una vera e propria invasione di VIP e curiosi convenuti per ammirare anche lo storico
edificio rimesso a nuovo e l'adiacente passerella, proprio da questo giorno resa a tutti
fruibile, che collega le due sponde del Lima, dando nuovo smalto a tutta l'area. E a
sorpresa durante la notte proprio dal Lima sono partiti i fuochi d'artificio a rimarcare
la festa anche popolare, tanto attesa. Per ora solo giochi elettronici, ma si guarda
all'imminente futuro. Quando si parla di sviluppo della Valle del Serchio, quasi mai si
è parlato del Casinò di Bagni di Lucca e della sua riapertura, finalmente avvenuta. La
festa non è ancora finita e molti sono coloro che varcano le porte del Casinò, chi per
sola curiosità, chi per giocare. E qualcuno ha già scritto che si vedono accanto il
miliardario russo e il cassaintegrato nostrano, la gnocca di un metro e novanta e la
casalinga lucchese. E molti di malavoglia o a denti stretti, ne parlano, sono costretti a
parlarne perché l'evento fa notizia: di malavoglia perché questa è stata una vittoria sul
moralismo, una piccola vittoria di uno stato laico e liberale. Comunque mi ha fatto
sorridere l'intervento del mio omonimo Presidente della Provincia che lamenta la
mancanza d'infrastrutture dopo l'apertura del Casinò di Bagni di Lucca. E rincara la
dose con un “bisognava pensarci prima.” eppure è da anni che nei vari tavoli
organizzati proprio dalla Provincia, ai quali partecipo, parlo del Casinò di Bagni di
Lucca, come di una struttura unica e irripetibile per il salto di qualità dell'economia
della Valle: un'alternativa alla politica delle aree PIP e dei capannoni che degradano
l'ambiente. E a questi miei interventi ho sempre visto posizioni di sufficienza o di chi
non vuol intendere, con un'unica eccezione, l'assessore Bambini che più volte ha
ricordato occorra un occhio di riguardo per quelle ipotesi che escono fuori dalla
normale programmazione. Tra l'altro i miei interventi pubblici, ultimamente hanno
riguardato vari aspetti della realtà lucchese, oltre alla riapertura del Casinò. Sarà bene
elencarli a futura memoria: traforo del monte Tambura, la Versilia Modena, Comune
Unico della Valle del Serchio, Ospedale Unico della Valle, un unico Ente legato a
tutti gli aspetti di Giacomo Puccini, una sola APT provinciale che raccolga al suo
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interno altre attività dispersive, Itinera, ecc., allargamento delle mansioni dell'Opera
delle Mura al Parco Fluviale con assorbimento del Ciscu, una unica Università
Lucense che inglobi tutta la frammentazione accademica sparsa sul territorio IMT,
Campus, Università Cattolica, attività (molto) provvisorie distaccate di Pisa e
Firenze, ecc. Tornando al Casinò, mi auguro che sia quanto prima aperto anche al
gioco tradizionale e, con forma stagionale auspico la rotazione tra Bagni di Lucca,
Viareggio e Montecatini, per un rilancio alla grande di tutta l'economia di questa area
vasta.
ASPETTI DEL XV CONGRESSO A GERUSALEMME
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qui si gode della splendida vista sulla città di Gerusalemme, dominata dalla cupola
dorata della Moschea della Roccia, che segna il luogo del (mancato) sacrificio di
Isacco, cioè ricorda l'abolizione dei sacrifici umani, praticati in tutto il Mediterraneo,
sino ai primi secoli a.C. Dal Monte Scopus sono ben visibili anche le mura medievali
che limitano la città vecchia. Il "Muro del Pianto"ricorda invece il II Tempio distrutto
dai Romani nel 70 d.C. (il primo era stato abbattuto dagli Assiro-Babilonesi secoli
prima). Dal lato opposto della città, si stende il deserto della Giudea, ben visibile dal
grande anfiteatro in pietra all'interno del Campus. Il deserto roccioso della Giudea è
bellissimo: è come se improvvisamente dalle nostre valli scomparisse tutta la
vegetazione e ogni segno di vita. Questi deserti sono stati da sempre rifugio di
banditi, di agitatori politici (profeti) e oppositori al dominio romano (eremiti
cristiani), con un tipo di resistenza affine a quello dell'Afghanistan attuale. Intorno a
Gerusalemme colline e avvallamenti piuttosto ripidi, tra i quali la valle di Josaphat da
dove dovrebbe avere inizio la Resurrezione generale. I nuovi insediamenti ebraici
segnano la linea delle colline, un po' come i nostri paesi medievali. Le costruzioni
sono generalmente basse, in pietra, il volume si ottiene scavando nel sottosuolo,
molto curate, intervallate da giardini e vegetazione adatta. Le varie facoltà all'interno
del Campus, sono impeccabili, pulitissime, senza una scritta o una cartaccia, da fare
arrabbiare dall'invidia il nostro Berlusconi, in realtà sono un po' cimiteriali per le
grandi lapidi, che illustrano, non il sapere, ma i ricchi donatori americani (La facoltà
di Legge è un inno a Frank Sinatra). I professori emeriti si possono dividere in due
categorie: gli studiosi del Talmud e dei manoscritti biblici: hanno l'aria assente,
l'aspetto ascetico, barba bianca, vestito sbrindellato, andatura vagante: non registrano
la presenza femminile. Poi ci sono i classici professori anglosassoni da Campus:
vestito trasandato, sandali e calzini, aria concentrata, si muovono come proiettili,
salvo evitarti all'ultimo momento. Seduti dietro il rispettivo cartellino, muniti di
microfono che non utilizzano, bofonchiano il loro intervento in un inglese
incomprensibile. Poi ci sono vecchi signori/signore dall'aspetto amabile e cordiale
con lunghissime storie da raccontare se si trova una lingua comune. Niente prof. che
arriva in pompa magna con codazzo di alunni riverenti, niente lezione declamata tipo
principe del foro .queste intemperanze sono riservate all'esibizionismo latino.
Comunque una settimana memorabile”.
Una testimonianza davvero interessante di questa nostra concittadina che ci illustra
uno spaccato di vita a noi sconosciuto, in Israele.
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Balla, Kandinsky e le astrazioni degli anni ‘50”, e i numerosi visitatori delle aperture
serali, il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art ha deciso di prolungare
l'orario di apertura del 23 agosto, ultimo giorno in cui sarà possibile visitare l'evento
in corso. Il nuovo museo resterà infatti aperto fino alle ore 22.00 dando la possibilità,
a chi non ha ancora visto l'esposizione, di passare una serata tra opere uniche di un
periodo storico artistico fondamentale per il nostro paese. Coloro che decideranno di
sfruttare questa apertura straordinaria potranno inoltre consumare dalle 19.30 un
ottimo aperitivo accompagnato da gustosi stuzzichini. Sarà principalmente una festa
di chiusura e un arrivederci a settembre con la mostra “Man Ray. The Fifty Faces of
Juliet 1941-1955”. Forse è ancora presto per trarre bilanci da questa nuova presenza
del mondo culturale cittadino, ma la sensazione che si riceve è altamente positiva, sia
per le presenze registrate ma anche per la risonanza che questo Centro ha avuto oltre
il territorio lucchese. Gli eventi, l'essere su facebook, tutto questo ha dato un valore
aggiunto alla forte cifra culturale già presente nella prima mostra presentata. E adesso
non resta che aspettare la nuova mostra, certi che saprà mantenere l'alto profilo di
quella che va in questi giorni a concludersi.
LUCCA COMICS
Le Nuvole Parlanti vivono a Lucca
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giorni novembrina, è infatti previsto uno “sbarco in grande stile” nel Cortile degli
Svizzeri con l’allestimento di un padiglione dedicato interamente a Mediaset e alla
TV dei Ragazzi che non mancherà di riservare sorprese al pubblico con happening di
livello e ospiti internazionali. Una rivoluzione-evoluzione avverrà anche per due dei
più recenti “figli” della manifestazione lucchese: la Self Area e l’Area Japan.
La Self Area, cuore dell’autoproduzione a fumetti, verrà infatti “trasportata” nel
centro del vortice, accanto al Padiglione Editori di Piazza Napoleone con ancora più
eventi e sfide a colpi di china che caratterizzano, fin dalla sua nascita, questo spazio
di pura creatività metropolitana. L’Area Japan muterà invece in un onirico Japan
Palace: i chiostri e le stanze del Real Collegio verranno infatti contaminati dalla verve
del Sol Levante con una lista di eventi tout court sul mondo nipponico (corsi di lingua
giapponese, ceramica Raku, scrittura Shodo, artigianato tipico nonché mostre e
concorsi a tema) e con stand di vendita per ogni tipo di gusto. Lo Street & Fun
targato Music & Comics garantirà happening per le strade del centro affinché
il colore e il calore della manifestazione si irradi ovunque esplodendo anche nel
nuovo Spazio Palco sul Baluardo San Paolino, ancora più grande, ancora più
coinvolgente e ancora più immerso nella raffigurazione di un universo dove le note
musicali si uniscano non solo al fumetto e all’animazione ma abbraccino ogni genere
espressivo. E se la sfilata di Lucca Cosplay garantirà un appuntamento di pura gioia
creativa, un premio di alto livello attenderà il vincitore del Music Contest, il concorso
dedicato alle cartoon cover band: grazie alla collaborazione con Mediaset, la band o il
cantante premiati, potranno incidere una sigla dei cartoni animati targati Mediaset.
Appuntamenti dunque tutti questi da non perdere e che sicuramente catalizzeranno
l'opinione anche internazionale sull'evento che si va a realizzare, proprio qui nella
nostra Lucca e che negli anni si ripete sempre in maniera diversa.
I VARCHI TELEMATICI
È da tempo che vado sostenendo che i varchi telematici lucchesi servono solo a far
cassa da parte del Comune. Oggi ne ho la conferma; leggo da più parti che il Comune
sta attivando il sistema di telecontrollo dei varchi e il dirigente Paolo Nocchi dichiara:
“L’urgenza di provvedere all’attivazione dei varchi telematici è legata anche ai
limitati controlli nel centro storico e alle poche multe a causa della carenza di
organico della Polizia municipale. A Lucca ci sono infatti soltanto 58 vigili urbani
contro i 110 di Pisa, città che registra circa il doppio delle multe di Lucca e che è già
dotata dei varchi telematici” Si lascia così intendere il vero scopo del sistema : fare
multe. A Lucca ci sono infatti soltanto 58 vigili urbani contro i 110 di Pisa, città che
registra circa il doppio delle multe di Lucca e che è già dotata dei varchi telematici.
Fare multe è allora la vera priorità. Un cittadino sul web dichiara:”Non vorrei che,
quando partirà il telecontrollo, venisse 'casualmente dimenticato' di mettere dei
cartelli di avvertimento del nuovo servizio di prevenzione per poter, nel più breve
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tempo possibile, ammortizzare i costi di impianto (magari hanno già fatto un master-
plan con simulazioni ecc.).Poi un'altra cosa : ma se l'impianto non è mai partito e non
è mai stato funzionante perché dover rispendere altri 5.000 e rotti euro con l'azienda
che l'ha installato per renderlo funzionante? Quando si fa un lavoro, non dovrebbe
essere consegnato funzionante?” A questo punto perché non usare le telecamere nei
punti caldi della città per contrastare il degrado e la mini delinquenza? I varchi
telematici così come sono previsti oggi, serviranno oltre a far cassa a scoraggiare
ulteriormente l'accesso in città, contribuiranno cioè alla morte del centro storico.
FERNANDA ADDIO
Ieri c'è stata tutta una serie di sms tra i vecchi amici del movimento Beat C13
lucchese, la notizia circolava e non era di quelle entusiasmanti: la morte di Fernanda
Pivano. Sì, perché i contatti tra Lucca e la Pivano davatano dagli anni '70, quando lei
era ancora sposata con Ettore Sottsass (i suoi lavori sono esposti a Lucca in questi
giorni alla Ragghianti) ed editava Pianeta Fresco. Fu una delegazione del C.13 ad
incontrarla nel suo salotto milanese, allora centro della cultura, sia letteraria che
giovanile. E i rapporti con lei durarono a lungo, Pianeta Fresco ospitò una pagina su
Lucca, lei venne seminacosta a fare una visita a sorpresa nella Villa Bottini occupata,
senza farsi riconoscere da alcuno. E di lei nel corso degli incontri settimanali alla
Viviani, molto si è parlato, e anche furono raccolte adesioni sia per la sua nomina
come senatore a vita sia perché potesse beneficiare della legge Bacchelli. È morta
all'età di 92 anni la scrittrice e giornalista Fernanda Pivano. A lei, nata a Genova nel
1917, si deve la conoscenza in Italia dei grandi autori della letteratura americana. Da
Edgar Lee Masters a Hemingway, dai poeti e gli scrittori della «beat generation» a
Bob Dylan, i più grandi e rappresentativi autori della nuova America sono stati portati
ai lettori italiani dalla sua capacità di interpretare, capire, raccontare e descrivere un
mondo ancora sconosciuto al pubblico italiano. Di quasi tutti questi autori, Fernanda
Pivano è diventata amica e confidente, riuscendo a trasferire nelle versioni italiane
delle loro opere, lo spirito più vicino possibile a quello dell'originale.
Quando negli anni '50 Fernanda Pivano si recò per la prima volta negli Stati Uniti era
solo una giovane studiosa innamorata dell'America di quegli anni e desiderosa di
incontrare dal vivo, sul campo, i maestri di una narrativa che in Italia si era appena
cominciato a conoscere, grazie a Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Immediatamente
scoprì un mondo, di sogni, ideali, valori, che non si stancherà più di celebrare: dal
pacifismo di Norman Mailer, maestro riconosciuto della narrativa americana, amato e
contemporaneamente odiato dalla beat generation degli anni sessanta, che anche a lui
e al suo antimperialismo si rifece, all'esempio di inesausta sete di nuovo e di
autenticità del mito vivente Ernest Hemingway. Dai guru della beat generation
Ginsberg, Kerouac, Corso, Ferlinghetti, uomini che in nome di un'idea di ritorno
all'essenzialità dell'uomo, in contrasto con i pregiudizi del consumismo capitalistico,
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hanno vissuto e scritto senza distinguere fra arte e vita, fino ad arrivare a Don DeLillo
e ai minimalisti. Un nuovo viaggio americano, insomma, fra le contraddizioni e le
speranze segrete di quel grande, osannato e temuto paese che è, da sempre, l'America.
Sicuramente, nel nostro calendario settimanale, noi della Viviani vorremmo ancora
una volta degnamente ricordarla per tutto quanto ha saputo dare al mondo della
letteratura internazionale e per aver contribuito a portare in evidenza e ad affermarsi,
quella che allora, era solo una sottocultura giovanile.
HOMELESS COLLECTION
TAVOLO ANTICRISI
Valle del Serchio - Come giustamente proposto sulla stampa dall'assessore regionale
Remaschi non è il momento di andare in ferie se si vogliono veramente superare le
criticità occupazionali. Per questo, anche approfittando di questo caldo momento, il
Tavolo Anticrisi promosso dall'UGL ha tessuto tutta una serie di rapporti per
l'approfondimento di alcune situazioni di criticità, che sembrano ben lontane da una
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loro positiva conclusione. Sono stati ascoltati alcuni Sindaci e vari dipendenti delle
aziende in crisi al fine di poter meglio monitorare le situazioni. Alumi.l e Alce sono
stati in questo momento privilegiati e con interesse il tavolo ha preso atto
dell'apertura di una pagina su facebook proprio sul salvataggio dell'occupazione in
queste due aziende, dal titolo “Salviamo l'Alce” che in brevissimo tempo ha
raggiunto 125 adesioni qualificate, tra queste quelle di sindacalisti, di associazioni,
del vicesindaco di Castelnuovo Masotti e del consigliere regionale Dinelli, dell'ex
vicesindaco di Lucca Riccio. Una mobilitazione, anche sul web che rincuora e
rafforza questa lotta che deve proseguire senza soste ed essere unitaria. Mentre gli
incontri proseguono il tavolo si riunirà la settimana prossima con all'o.d.g. la
situazione di alcune aziende versiliesi.
I CONTRATTI DI SOLIDARIETA'
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applicabile alle aziende rientranti nel campo di applicazione della CIGS e quello di
tipo B, applicabile alle aziende minori, artigiane ed in quelle dove, in genere, non
trova applicazione la CIGS. Per i contratti di solidarietà per le imprese in regime di
CIGS (L.863/84) o contratti di tipo A, la legge 863/84 prevede la possibilità, per le
aziende industriali rientranti nel campo di applicazione della C.I.G.S., di fare ricorso
al trattamenti straordinario di integrazione, a seguito della stipula di un accordo tra le
parti (azienda e OO.SS.), finalizzato alla riduzione concordata dell´orario per evitare
il licenziamento degli esuberi. L´ammontare del trattamento di integrazione,
determinato dalla predetta legge nella misura del 50% del trattamento retributivo è
pari al 60% del medesimo trattamento retributivo perso a seguito della riduzione di
orario. Il contratto di solidarietà può essere stipulato per un periodo non superiore a
24 mesi e può essere prorogato per un massimo di 36 nelle aree del Mezzogiorno e
per un massimo di 24 nelle altre aree. Per i contratti di solidarietà per le imprese non
rientranti nel regime di CIGS o contratti di tipo B, con la legge 236/93 è stato esteso l
´istituto del Cds anche alle aziende non rientranti nel campo di applicazione della
normativa in materia di Cassa Integrazione. La legge in questione prevede per il
lavoratore di un´azienda in difficoltà, al quale viene ridotto l´orario, la possibilità ; di
beneficiare di un contributo. Il contributo è pari al 25% della retribuzione persa ed è
corrisposto in uguale misura anche all´azienda. Il contratto non può superare i 24
mesi. In data 25 maggio 2004 è stata emanata la circolare n.20 concernente le
procedure per la presentazione dell´istanza alla D.P.L. competente per territorio.
Entrambe le tipologie di contratto siano esse appartenenti alla tipologia A o B,
possono essere difensivi o espansivi; quello difensivo evita il licenziamento (art. 1
legge 863/84), quello espansivo è prodromico a nuove assunzioni a tempo
indeterminato (art 2 legge 863/84). Entrambe le tipologie possono essere stipulati per
12 mesi fino a 24, ulteriori proroghe possono essere concesse per ulteriori 24 mesi
(36 nelle regioni del mezzogiorno). L’azienda non può superare, nel corso di un
quinquennio, il cumulo di 36 mesi, tra ricorso alla CIGS, alla CIGO ed al CdS. E ’
prevista la possibilità di superare il cumulo dei 36 mesi, quando il CdS è finalizzato
ad evitare il collocamento in mobilità di almeno il 50% degli esuberi.
Per i contratti di tipo A sono destinatarie le aziende industriali, dell’edilizia, con più
di 15 dipendenti; aziende artigiane con più di 15 dipendenti; aziende commerciali
ingrosso e dettaglio, compresa la logistica e le agenzie turistiche, con più di 200
dipendenti; imprese di vigilanza con più di 200 dipendenti; aziende dell’editoria,
stampatrici di quotidiani, periodici ed agenzie di stampa a diffusione nazionale (senza
requisito minimo dipendenti); aziende di appalti pulizia materiale rotabile Fs e
ferrovie locali con più di 15 dipendenti; cooperative di trasformazione dei prodotti
agricoli con più di 15 dipendenti; aziende con + di 15 dipendenti, appaltatrici servizi
di pulizia industriale, in presenza di utilizzo della CIGS o CdS nell’azienda
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committente; aziende con + di 15 dipendenti, appaltatrici servizi di mense aziendali,
in presenza di utilizzo della CIGS, CIGO o CdS nell’azienda committente; aziende
elettriche, telefoniche e distribuzione gas private; per l´edilizia e l´agricoltura gli
interventi sono regolati dalle L. 427/75 e 457/72. Per il contratto di tipo B, invece,
sono destinatarie del CdS le aziende non rientranti nel campo di applicazione della
CIGS, ovvero imprese alberghiere anche con meno di 16 dipendenti, aziende termali
pubbliche e private anche con meno di 16 dipendenti, in grave crisi occupazionale,
imprese artigiane non rientranti nel campo di applicazione della CIGS, anche con
meno di 16 dipendenti. Le categorie interessate dal CdS, purché abbiano maturato
un’anzianità minima di 90 giorni di effettivo lavoro, sono quelle afferenti agli operai,
intermedi, impiegati, quadri, C.F.L., parttime, soci lavoratori, cooperative
produzione lavoro. Per il contratto di tipo A, sono esclusi: apprendisti, lavoratori a
domicilio, dirigenti, lavoratori a tempo determinato per motivi di carattere stagionale.
Per il contratto di tipo B si estende il beneficio, dal momento che la circolare n.
20/2004 prevede che, per i lavoratori assunti con contratto a termine, di inserimento e
per gli apprendisti, si possa applicare il regime di solidarietà ed il relativo contributo
per tutta la durata del contratto. Il contratto di solidarietà non può in ogni caso essere
applicato quando l’azienda abbia richiesto o sia stata assoggettata a procedura
concorsuale ed in caso di fine lavoro nei cantieri, ad eccezione dei lavoratori assunti a
tempo indeterminato e ancora nei rapporti a termine instaurati per attività stagionali.
Quanto al capitolo sgravi per il datore, giova ricordare che per i contratti difensivi
stipulati dopo il 15/06/96, il datore pu&o grave; godere, per un periodo non superiore
ai 24 mesi, di una riduzione contributiva per i lavoratori coinvolti nei contratti di
solidarietà in percentuale variabile tra il 25% e il 40% a seconda dell’area di
applicazione. Nei contratti espansivi per ogni lavoratore assunto, il datore può godere
di un contributo calcolato sulla base della retribuzione lorda: 15% per i primi 12
mesi, 10% per i successivi 12 mesi, 5% per i successivi 12 mesi. Nei contratti
espansivi il datore che assume un giovane tra i 15 e i 29 anni, in alternativa al
contributo calcolato sulla base della retribuzione lorda, può scegliere di versare un
contributo fisso settimanale pari a quello previsto per gli apprendisti, per la durata di
tre anni, sempre non oltre il compimento del 29° anno di età. Le aziende del
Mezzogiorno possono beneficiare di un ulteriore contributo, pari al 30% della
retribuzione contrattuale. Quanto ai benefici registrati dal lavorato re, per il tipo A il
lavoratore usufruisce, fino a 24 mesi (36 nel sud), di una integrazione salariale a
carico della CIG, nella misura del 60% della retribuzione perduta. La retribuzione
persa dal lavoratore a seguito della riduzione dell’orario viene compensata con un
trattamento di integrazione salariale straordinaria. Per i contratti stipulati dal 15/06/96
tale integrazione è pari al 60% della retribuzione persa. L’integrazione viene
anticipata dal datore di lavoro, previa autorizzazione dell’INPS. Per il tipo B, ovvero
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per le aziende non rientranti nel campo di applicazione della CIGS: l’erogazione del
contributo è pari al 50% della retribuzione persa dai lavoratori interessati alla
riduzione di orario, per un massimo di 24 mesi. Questo contributo deve essere
ripartito in parti uguali tra impresa e lavoratori. Quanto alla procedura per
l’attivazione dei contratti di solidarietà, per il tipo B, l’azienda presenta la domanda
di integrazione per un periodo di 12 mesi (con possibilità di proroga) all’INPS, che
risponde entro 30 giorni dalla data di ricezione. Fasi per la richiesta: dichiarazione e
quantificazione degli esuberi da parte dell’azienda, individuazione delle cause che
hanno determinato le eccedenze, definizione delle forme di riduzione d’orario, che
deve avvenire con cicli non superiori al mese, decisione in merito al numero delle ore
da abbattere. E’ facoltà delle parti stipulanti stabilire nel CdS una prestazione media
settimanale, che può essere superiore o inferiore del 30% del totale delle ore da
abbattere. E’ possibile derogare dall’orario così stabilito, qualora vi sia l’esigenza di
elevare il numero delle ore prestate. Nel caso contrario deve essere sottoscritto un
nuovo CdS. L’accordo deve infine contenere il ritiro della procedura di mobilità. Per il
tipo A, l’azienda deve presentare la domanda al Ministero del Lavoro, direzione
generale degli ammortizzatori sociali, utilizzando l’apposito modello ed allegando
alla medesima il CdS sottoscritto, nonché tutta l’altra documentazione richiesta
(circolare ministeriale del 8/10/2004). La decorrenza della riduzione d’orario non
deve essere anteriore alla data di sottoscrizione dell’accordo. L’approvazione è
prevista entro 30 giorni, fermo restando il perfezionamento della domanda in tutte le
sue parti. Quanto alla misura dell’indennità, l’integrazione compete nella misura del
60% della retribuzione lorda che il lavoratore avrebbe percepito per le ore non
prestate, entro il limite del normale orario contrattuale. L’aliquota del 60%
comprende l’intera retribuzione, ivi compresi i ratei di 13° e 14° mensilità, esclusa la
quota a carico dell’azienda maturabile per le ore riferite alla prestazione ridotta. Dalla
retribuzione lorda devono essere esclusi gli aumenti derivanti dagli accordi aziendali
stipulati nei 6 mesi precedenti l’avvio del CdS. Per i contratti di tipo B, le imprese
escluse dall’intervento della CIGS, che stipulano il CdS, ricevono un contributo pari
al 50% della retribuzione persa che viene ripartito in misura uguale tra azienda e
lavoratori, ed erogata a cadenza trimestrale. Quanto alle modalità di pagamento, viene
corrisposta da parte dell’azienda, dopo l’emanazione del decreto di approvazione da
parte del Ministero del Lavoro o anticipata nel caso sia previsto dall’accordo. Il
pagamento diretto da parte dell’INPS è escluso, salvo i casi in cui, durante
l’attuazione del CdS, l’azienda cessi l’attività ovvero sia assoggettata a procedura
concorsuale. Nelle aziende escluse dall’intervento della CIGS l’indennità viene
erogata attraverso i servizi ispettivi delle DRL ed è a carico del fondo nazionale per
l’occupazione. Vi sono poi dei tratti comuni alla disciplina sia dei contratti di
solidarietà di tipo A che B, in tema di pensione infatti, il lavoratore non subisce danni
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APPUNTI DI VIAGGIO
LA BARBARIE TURISTICA
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più restrittive. Cavallette e termiti affamate di tutto come loro garantito da guide
“tutto incluso” o “last minute”. Venezia in due ore, Firenze pure, tutta l'Italia Centrale
a 800 euro in tre giorni tre, tutto incluso. Roma di notte, Viareggio in carnevale, il
Ponte Vecchio e quello dei Sospiri, gli Uffizi, Gardaland. E anche le Mura Urbane e
la Torre Pendente. Si prosegue con le trattorie tipiche e i Centri Commerciali
Naturali, lo shopping del made in Italy, l'hotel romantico e fascinoso, il giro in
gondola o in carrozzella o in pedalò, la pizza, il cibo di plastica e l'artigianato locale.
La spiaggia più bella della Sardegna, forse del mondo, l'isola dei Budelli o un'altra
ancor più esclusiva. Non c'è limite al tour de force organizzato da tour operator,
agenzie di viaggio, amministratori in fregola, pro loco, APT e vari uffici dedicati.
Così appaiono da dietro le curve autobus a due piani, che da noi girano assai male,
con aria condizionata, cesso biologico, tivù satellitare, collegamenti in rete. E
deportano sul suolo italico intere squadre d'anziani arrapati col viagra, folle di
bianchissimi nordici vestiti in modo improbabile, orde di studenti alla prima
esperienza favorita dal turismo di massa iper mercificato. Per le stradine medioevali
lastricate in pietra serena scorrono anziani rintronati col naso all'insù attenti più che
alle bellezze circostanti, a non perdere di vista l'ombrello tenuto ben in alto dalla
capogruppo, arrivano giapponesi fusi dalle troppe ore in aereo che vengono abilmente
dirottati nei negozi di lusso del made in Italy dalle locali associazioni dei
commercianti. Dal lato opposto giungono frotte di ragazzi brufolosi, acciabattanti,
persi nelle loro cuffiette MP3, ma pronti poi a rincorrersi nei saloni dei musei. E
all'ora di pranzo, jet lag permettendo, tutti col la pizza a taglio (appena scongelata),
gli hamburger, le patatine modello Mc Donald, i panini di plastica, le lattine con le
bibite gasate, con tutto il cibo spazzatura, quello insomma globalizzato uguale in ogni
angolo del pianeta, il meglio (o il peggio) che la mensa del villaggio globale ci offre.
E questo, chiamiamolo cibo, lascia sul campo, dopo l'uso gli stessi rifiuti anch'essi
globalizzati:
carte unte e straunte, bicchieri di plastica o i carta rossa, carte oleate, posate e piattini
in plastica, cannucce non biodegradabili, fazzolettini di carta sporchi, vaschette in
plastica o polistirolo o alluminio, gomme ciancicate, cicche di sigarette, tappi di
bottiglia, bottiglie di birra vuote. Queste ultime, immancabili e in costante aumento.
Il pranzo è ad immagine e somiglianza per degrado e schifezze, al viaggio che è stato
loro venduto a prezzi stracciati dal tour operator senza scrupoli, ma l'uno vale l'altro,
un po' come i venditori d'auto usate. Simbolo ufficiale di questo degrado viaggiante è
il cono gelato sgocciolante, lappato ritmicamente da mandrie umanoidi ciabattanti in
canottiere per le lastricate strade in pietra o sui lungomare abbelliti da marmi e palme
d'importazione, col perenne rivolo di pistacchio verde alieno sgocciolante lungo la
faccia e dal braccio giù verso il gomito.
Qualche centinaio d'anni fa, quando i barbari arrivavano alle porte, si alzavano di
corsa i ponti levatoi e s'allagavano i sottostanti spalti. Se perseveravano nella loro
permanenza sotto le mura fortificate, venivano fatti segno dal lancio d'oggetti
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contundenti di varia natura. Nei casi più ostinati di permanenza, s'arrivava fino allo
svaso d'olio bollente. Oggi invece tutto si è ribaltato e s'arriva allo scaglionamento
per spedire all'estero orde di disperati a flussi alterni, con code autostradali infinite
pure ai valichi, rumori molesti, gruppi d'ubriachi, o di fatti dalla peggio roba, che
cantano a squarciagola alle tre di notte in tutte le lingue, con pantaloni corti
penzolanti su mutandoni a fiori, canotta intraversata e ciabatte, tutto questo mentre le
persone normali, quelle che lavorano in attesa del loro turno di ferie, cercherebbero di
dormire. Tutto viene digerito in omaggio al dio denaro che stavolta è, nella
maggioranza dei casi, sotto forma di valuta estera pregiata, ma anche gli euro sono
graditi, e viene accolto con tutti gli onori e incamerato avidamente. Arriva l'estate
arrivano i turisti, e la parola stessa sta divenendo un insulto. Un tempo c'erano i
Circoli dei Forestieri per l'accoglienza, oggi occorrerebbero le ronde padane per
tenerli a bada. Sul miliardario turismo russo in quel del Forte, stendo un pietoso
velo... Intanto gli uomini italici li ritroviamo in spiaggia, lisci come tamburi dal petto
in giù, fino ai polpacci, unti come nelle pubblicità di Dolce & Gabbana. Pance unte
tartarugate con tatuaggi sparsi e appannati dal marrone all'Ambra Solare lampadata
dell'epidermide. Umanoidi alla Piliph Dick abbrustoliti che sostano in gruppi
sorseggiando intrugli dietetici, e che danno l'idea di ammirarsi, e parecchio, a
vicenda, e anche d'autocompiacersi. Le compagne li osservano da lontano, con
distacco malcelato, distratte da altri che le fanno ridere con le loro ataviche maniglie
dell'amore. Ma anche queste tribù d'uomini unti da spiaggia sono pronte a farsi
rifilare il mese successivo il fatidico pacchetto vacanze all'estero tutto incluso:
tsunami, fanatici islamici, aerei traballanti, dissenterie, alluvioni...
E il ciclo, legato alla transumanza umana, si ripete inossidabile, anno dopo anno. Fino
al 2012, forse.
PARLIAMONE
Il 17 agosto la Rivista d’arte Parliamone, fondata da Bartolomeo Di Monaco, ha
compiuto due anni. È una rivista nata e gestita a Lucca, che in così poco tempo è
riuscita a attrarre intorno a sé molto interesse con una media di visite mensili che si
aggira intorno alle 20.000. È divisa nelle seguenti sezioni: Arte, Cinema, Favole,
Fumetti, Gallerie di artisti, I Maestri, Leggende, Letteratura, Musica, Pittura, Storia,
Teatro, e si avvale di collaboratori di tutta Italia, esperti nei vari campi. Tra essi alcuni
lucchesi, come Gian Gabriele Benedetti, Marisa Cecchetti, Mariapia Frigerio, Nicola
Dal Falco, Marco Vignolo Gargini, Daniela Toschi, Dino La Selva, Giancarlo
Micheli, Stelvio Mestrovich, Vincenzo Moneta, Vittorio Baccelli. Vanta alcune
collaborazioni illustri come quella del Prof. Giorgio Bárberi Squarotti, uno dei
maggiori studiosi della letteratura italiana del Novecento, Vincenzo Pardini, Gaetano
Cappelli. Una sezione particolarmente interessante è quella intitolata I Maestri, dove
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si possono leggere articoli rari riprodotti dall’archivio personale di Di Monaco.
L’url del sito è: www.rivistaparliamone.it
Una delle ambizioni di Di Monaco è quella
che la rivista sia conosciuta e frequentata dai lucchesi, ai quali rivolge sempre una
speciale attenzione. Di Monaco è stato tra i fondatori della "Cesare Viviani" e
attualmente ne è presidente onorario.
LA ZANZARA TIGRE
Ponte all'Ania – In via del Molino, nel tratto davanti al parcheggio, auto sfrecciano
spesso a velocità incontrollata. Nel recente passato c'è stata una strage di animali
domestici, riportata anche dalla stampa, morti perché investiti da dette auto: tre gatti e
un cane. In questi ultimi giorni, un automezzo è finito fuori strada proprio in questo
punto e un altro ha abbattuto il segnale di stop che era piazzato davanti a quell'orrido
capannone che non si capisce come abbia potuto ottenere i permessi di edificazione e
che ci dicono abbia il tetto in eternit. Capannone da abbattere, e non solo il tetto. Il
tubolare dello stop è ancora aggiaccato infisso nell'asfalto. In questo tratto di strada
manca la segnaletica orizzontale e verticale, manca la cartellonistica indicante il
limite di velocità e sopratutto occorrerebbero dei dissuasori di velocità. La cosa più
preoccupante è che in questo tratto spesso vi sono bambini a giocare.
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stampato nel settembre 2009
a Seville (E)
dalla lulu.com per
Tesseratto Editore
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