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ANALISI MERCEOLOGICA DEL SILICIO:

PRESENTE ED ORIENTAMENTI FUTURI


DI UN ELEMENTO ENERGETICO
STRATEGICO.

di Domenico La Tosa
università di Bologna
matricola 0000473639

1
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2
a Mariarca Terracciano, con amore.

3
INDICE.

Introduzione.

1. Il silicio.
1.1 Come si ricava.
1.2 Considerazioni sulla lavorazione.
1.3 Lo smaltimento: il caso Delphos.

2. Il contesto commerciale.
2.1 Prezzi e quantità.
2.2 Mercato.

Conclusioni.

4
INTRODUZIONE.

Questo paper tratta di un elemento di largo uso nel mondo contemporaneo, il silicio, in
chiave merceologica e commerciale. Dal momento che il mondo occidentale così come noi lo
conosciamo non esisterebbe senza energia, e poichè questo elemento è molto correlato
all'energia, in una scala di importanza lo porrei al secondo posto (laddove il primo posto di tale
classifica, ovviamente, è occupato dal petrolio).
Cosa intendo per “chiave merceologica e commerciale”? Mi riferisco ad una
ricostruzione della sua vita minerale, industriale ed in generale economica descritta
compatibilmente nell'ottica di un paper compilativo e non di un compendio strettamente di
chimica o di economia. L'approccio che seguirà è quindi multidisciplinare, riassumibile in un
crossover di vedute e valutazioni che vanno dal teorico al pratico, dall'accademico al ricercatore,
dalle parole ai fatti.
Perchè proprio il silicio? Perchè, come già accennato, è strettamente correlato al discorso
energetico. Nel dettaglio, esso è il primo componente delle celle fotovoltaiche non organiche (le
più diffuse e tecnologicamente mature). Rebus sic stantibus, quindi, è un elemento di largo
consumo, strategico, e lo rimarrà probabilmente per diversi anni; anni nei quali bisognerà fare i
conti con le caratteristiche della sua produzione e con un forte incremento della domanda
mondiale.
I miei ringraziamenti vanno innanzitutto al prof. Cavani, che mi ha permesso di uscire dai
binari tipici dell'ortodossia universitaria italiana, al prof. Serenari per gli stimoli e gli spunti che
il suo corso mi ha dato e alla dott.ssa Miriam Spalatro, instancabile giornalista, presto anche
scrittrice, di tutto ciò che riguardi l'ambiente, nonchè collegamento con ed ideatrice del progetto
di recupero dell'impianto fotovoltaico Delphos.

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1. IL SILICIO.

Il silicio è un semimetallo tetravalente e, per abbondanza, è il secondo elemento nella


crosta terrestre dopo l'ossigeno, componendone il 27,7% del peso1. Nella sua forma cristallina si
presenta come un minerale grigio scuro con riflessi bluastri e lo si trova principalmente in forma
di biossido di silicio, silicati e alluminosilicati.
Per quanto riguarda l'impiego, è possibile riscontrarne la presenza nei campi più disparati:
nell'edilizia è un importante ingrediente del cemento e dei mattoni nella struttura di diossido
sottoforma di sabbia e argilla (data la bassa attività chimica); data l'alta refrattarietà, viene usato
per produrre materiali ad alte temperature; in legame con l'ossigeno o con il carbonio viene
usato per produrre siliconi; è anche il componente principale del vetro e, nel campo della
meccanica, trova utilizzo nella produzione dell'acciaio per molle, dal momento che ne accresce
il potere elastico (entro un limite del 5% dal momento che, in concentrazioni superiori, ne
abbassa troppo la resistenza avvicinando il punto di rottura).
È un elemento divenuto noto al grande pubblico, però, per le sue applicazioni nel settore
dell'industria tecnologica: sono pochissimi gli apparecchi alimentati ad energia elettrica che non
impieghino al loro interno dei suoi derivati. In particolar modo negli ultimi trent'anni, grazie ai
progressi tecnici e al generale interesse nei confronti delle energie rinnovabili, si è affermato
come elemento correlato alla produzione di energia c.d. “pulita”, come vedremo nel dettaglio e
da più punti di vista nei paragrafi successivi.

1.1 COME SI RICAVA.

Il silicio elementare non si trova in natura: è presente in genere come silicato (un
composto che ha come base silicio e ossigeno, ad esempio il granito) oppure come ossido (ad
esempio quarzo). Il processo industriale che lo estrae prevede il riscaldamento di quantità di
silice ad alto grado di purezza (SiO 2). Le temperature di esercizio di tale operazione, per
raggiungere le quali si usano elettrodi di carbonio, superano i 1900°. Oltre questa soglia, infatti,
il carbonio riduce la silice in silicio come descritto nella seguente equazione

SiO2 + C → Si + CO2.

Come risultato, quindi, si ottengono anidride carbonica e silicio, che si deposita sul fondo

1 The Internet Encyclopedia of Science - Geology and Planetary science - Elements, terrestrial abundance,
http://www.daviddarling.info/encyclopedia/E/elterr.html

6
della fornace. Dopo tale prima fase di raffinazione si ottiene il c.d. silicio di grado metallurgico,
il cui grado di purezza è del 98%. Per l'impiego come semiconduttore però, cioè per l'impiego di
principale interesse in questo documento, occorre effettuare una seconda operazione.
I processi di raffinazione secondaria del silicio si dividono per l'impiego di metodi
chimici o metodi fisici. I metodo fisici, i primi ad essere sperimentati ed utilizzati nel '900,
prevedevano la frantumazione dei grani di silicio e la successiva purificazione con scioglimento
parziale nell'acido (dal momento che i punti di rottura sono il luogo di accumulazione delle
impurità) oppure il trattamento, noto col nome di “trattamento a zona”, delle barre di silicio con
temperature tali da far letteralmente “colare” l'impurità del silicio metallurgico fornendo man
mano, riscaldamento dopo riscaldamento, un grado di purezza del prodotto sempre più alto.
I metodi chimici, invece, sono quelli attualmente utilizzati e prevedono diversi passaggi:
innanzitutto la trasformazione del silicio metallurgico in un altro composto la cui lavorazione sia
più agevole. La scelta come elemenento di transizione di solito ricade sul triclorosilano (un
composto costituito da silicio, idrogeno e cloro). Questo elemento viene “purificato” tramite la
distillazione frazionata con una “colonna di rettifica”, cioè con ripetute e veloci evaporazioni e
condensazioni. A questo punto, a seconda della necessità del produttore, si può utilizzare il
“metodo Siemens” e ottenere il silicio monocristallino oppure il policristallino impiegando il
processo denominato “Union Carbide”. Ulteriori raffinazioni sono possibili ma non riguardano
le applicazioni di nostro interesse.
A questo punto abbiamo i due diversi tipi di elemento che, per diventare una cella
fotovoltaica, saranno oggetto di altre lavorazioni, in particolar modo il c.d. “drogaggio”. Data la
particolare configurazione elettronica, se ultrapuro, il silicio è un semiconduttore intrinseco e,
opportunamente trattato con fosforo o gallio o arsenico, acquisisce capacità conduttive anche
superiori. Esistono due tipi di trattamento in tale senso: quello che gli conferisce capacità di
semiconduttore di tipo n, cioè dotato di eccesso di elettroni, e l'altro che lo rende un
semiconduttore di tipo p, cioè con lacune di elettroni.

1.2 CONSIDERAZIONI SULLA LAVORAZIONE.

Quali sono le differenze fra il poli ed il monocristallino? Da un punto di vista elettronico,


la prima forma è costituita da cristalli di silicio disallineati ed è la meno preziosa poichè a causa
della sua natura “composita” presenta delle imperfezioni. Il silicio monocristallino, invece, è
costituito da singoli cristalli di silicio ed è forse il più importante materiale tecnologico
dell'ultimo mezzo secolo, al punto da conferire agli ultimi cinquant'anni l'appellativo di «era del
silicio»2. Il primo è largamente utilizzato nell'industria fotovoltaica, poiché questa applicazione
tollera certi gradi di impurità all'interno del semiconduttore; il secondo trova principalmente
applicazione nella costruzione di transistor (i quali necessitano di materiale puro per funzionare)

2 W. Heywang, K. H. Zaininger, Silicon: evolution and future of a technology, Springer Verlag, 2004.

7
ma anche nella realizzazione di celle ad alto rendimento.
Da un punto di vista economico, però, le cose cambiano: nell'applicazione fotovoltaica, a
parità di incidenza della radiazione solare, il rendimento varia di pochi punti percentuali fra le
due diverse qualità di materiale, passando da una forchetta del 12 – 14% nel caso del meno puro
al 16% nel caso del più puro, con uno scarto del 1% circa. Il costo finale, però, non varia solo
dell'1%, senza contare il fatto che da un punto di vista ambientale, poi, bisogna fare ulteriori
considerazioni circa le due diverse lavorazioni, analizzando il peso energetico ed ambientale di
queste. Innanzitutto la lavorazione del c.d. “pane di silicio”, ovvero il blocco che sarà tagliato a
fettine le quali saranno trattate e montate sul pannello.
Queste “fettine”, chiamate wafer, che nient'altro sono che le future celle, sono spesse 0,25
mm nel caso del silicio monocristallino e di 0,35 mm nel caso del policristallino (questa
differenza è dovuta al fatto che quest'ultimo, essendo meno puro, è anche più fragile). Il
processo di taglio, però, comporta una perdita di materiale originale pari al peso della cella
stessa; inoltre circa il 45% di ogni “pane di silicio” è fatto di “scarti del silicio”, cioè parti non
pure abbastanza da essere utilizzate. Dato il peso standard delle celle dei due diversi tipi,
rispettivamente di 9 e 13 grammi, otteniamo che ogni singola cella prodotta ha un costo, in
termini di peso del silicio, di circa 27 g nel caso del monocristallino e di circa 39 g nel caso del
policristallino.
Una ulteriore analisi, però, deve essere fatta a monte di tutto ciò: i processi di ottenimento
dei due diversi tipi di silicio, di cui al primo paragrafo, hanno diverse esigenze energetiche. In
particolar modo, come si può leggere dalla seguente tabella

Materiale Silicio monocristallino Silicio policristallino


Consumo Consumo
Grado di Grado di
Fase del processo energetico energetico
purezza purezza
(kWh/kg) (kWh/kg)
Produzione di silicio
metallurgico 98% 30 98% 30
Si + 3HCl = SiHCl3 +H2

Produzione triclorosilano
Si + 3HCl = SiHCl3 +H2 98,9% 5 98,9% 5

2 parti per
Purificazione SiHCl3 1 ppm
miliardo
15 (distillazione a 5
(distillazione) (distillazione a
singolo stadio)
triplo stadio)
Deposizione Si puro 1 – 10 ppm
microcristallino (processo (processo Union
Siemens) 2 ppm 450 Carbide, 30
SiHCl3 +H2 = Si + 3HCl alternativo al
processo Siemens)
TOTALE SPESA ENERGETICA 500 70

8
ogni processo, e la modalità con la quale lo si svolge, ha un suo peso. La distillazione frazionata,
ad esempio, è molto più elaborata nel caso in cui si debba ottenere un prodotto più puro. Il
processo Siemens, poi, è estremamente vorace di kWh ed ha una resa del 40% circa. In termini
energetici quindi il costo di una singola cella di silicio monocristallino, cioè di un singolo wafer,
è di

500 kWh/kg / ( 1 kg * 0,55 / 27 g ) ≈ 25 kWh

laddove il costo di una singola cella di policristallino è di

70 kWh/kg / ( 1 kg * 0,55 / 39 g ) ≈ 5 kWh.

Date queste cifre e data la dimensione standard di una cella, cioè 156 cm 2, si può
calcolare che la singola cella monocristallina e policristallina pareggia il bilancio energetico di
produzione rispettivamente in

1 / ( 0,01 kWh/cm2 * 156 cm2 x 16% ) * 25 kWh ≈ 100 ore

e circa in

1 / ( 0,01 kWh/cm2 * 156 cm2 x 13% ) * 5 kWh ≈ 25 ore

data una condizione di 1 Watt di picco, unità di misura che prevede un irraggiamento pari a 1
kWh/m2, la temperatura della cella di 25° e uno spettro atomico pari a 1,5 AM 3.
Va considerato anche, almeno sotto alcuni aspetti, anche il peso del processo di
drogaggio. L'aggiunta di impurità ad hoc ai wafer di silicio richiede l'utilizzo di diverse
sostanze, di cui una in particolare: il trifluoruro di azoto. Questo gas, attualmente necessario per
modificare la struttura del reticolo di silicio, è stato classificato relativamente di recente come
greenhouse gas, cioè gas serra, a causa del suo global warming power (gwp). A parità di
quantità, in un periodo di un secolo, il trifluoruro di azoto inquina circa 17.000 volte più
dell'anidride carbonica; questa sua caratteristica scema col tempo ma, in un periodo di 500 anni,
si attesta comunque su un gwp pari a quasi 21.000 volte quello della CO 24. Inoltre questo gas, se
inalato, provoca la metaemoglobinemia, cioè la trasformazione dell'emoglobina del sangue in
metaemoglobina, un elemento non affine all'ossigeno e quindi causa la mancata ossigenzione dei
tessuti e degli organi5.
Per quanto riguarda l'effetto serra ad oggi imputabile al trifluoruro per adesso è minimo

3 Alsema E. A., The real environmental impacts of crystalline silicon PV modules: an analysis based on up-to-date
manufacturers data, 20th European PV Solar Energy Conference, giugno 2005.
4 M. J. Prather, J. Hsu, NF3, the greenhouse gas missing from Kyoto, GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 35,
2008.
5 N. H. Proctor, G. J. Hathaway, J. P. Hughes, Proctor and Hughes' chemical hazards of the workplace, Wiley-IEEE, 2004.

9
dal momento che, nonostante il gap di effetto inquinante, la quantità rilasciata nell'atmosfera di
CO2e (anidride carbonica equivalente) non lo rende assolutamente il principale attore del global
warming; questo rapporto però potrebbe capovolgersi dal momento che negli ultimi anni, con la
diffusione massiccia di schermi LCD, le tonnellate di NF 3 liberate nell'atmosfera stanno
aumentando ad un tasso di circa l'11% annuo 6. Se poi le prospettive di copertura massiccia del
territorio col fotovoltaico dovessero realizzarsi, tale capovolgimento sarebbe scontato.
In chiusura di paragrafo bisogna aggiungere che queste cifre, particolarmente quelle
relative alla produzione e lavorazione industriale, sono calcolate per difetto poiché non
comprendono, ad esempio, diversi passaggi intermedi fra le singole lavorazioni. Non a caso
l'energy pay back time di un pannello fotovoltaico, cioè il tempo necessario per recuperare
l'energia impiegata per produrlo, è ben superiore a quello della somma delle singole celle e si
attesta a circa due anni in zone geografiche “favorevoli” come Spagna o Italia e a circa cinque in
zone che lo sono meno, come il nord Europa7.
Se poi si conoscessero il prezzo al chilo del silicio già lavorato ed il prezzo dell'energia
elettrica si potrebbe fare un'analisi anche più approfondita sull'economicità di queste operazioni,
ma si tratta di dati aleatori, troppo dipendenti dal luogo in cui si svolgono i singoli processi
industriali e dal periodo storico di riferimento.

1.3 LO SMALTIMENTO: IL CASO DELPHOS.

Il Delphos (Demonstration ELectric PHOtovoltaic System) è ubicato sul monte


Acquilone, in provincia di Foggia. Fu installato nel 1986 e, con i suoi 300 kW di potenza
nominale, è stato per diversi anni il più grande parco fotovoltaico in Europa. Tale impianto fu
una delle conseguenze dello shock petrolifero del 1973: dopo quell'esperienza ci si rese conto
dell'inadeguatezza generale nei confronti della questione energetica e, parole dell'ingegnere
responsabile di tale progetto Michele Guerra, «si decise di puntare su tutto, dal solare al
nucleare, e l’Italia aveva i suoi progetti in ciascuno di questi settori 8». Dopo quasi 25 anni di
onorato servizio, ben oltre la durata nominale statistica e sostanzialmente senza perdite di
rendimento, l'impianto è stato disattivato e per i suoi 5760 moduli di silicio policristallino si
prospetta il percorso tipico dei rifiuti speciali. O almeno lo si prospetterebbe, se non fosse stato
ideato dalla dott.ssa Miriam Spalatro il progetto pilota “Recycle Delphos” che prevede, con la
collaborazione del consorzio per il ritiro e il riciclo PV Cycle, il riciclo tout court dei materiali
delle “celle esauste” in tutti i suoi principali componenti. Si reimmetterebbe nel circuito
economico/merceologico un'enorme quantità di materiali di largo impiego quali vetro, alluminio

6 S. Sugita, P. H. Schultz, Efficient Cyanide Formation Due to Impacts of Carbonaceous Bodies on a Planet with a
Nitrogen-Rich Atmosphere, GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 36, 2009.
7 N. Jungbluth, M. Tuchschmid, M. de Wild-Scholten, Life Cycle Assessment of Photovoltaics: Update of ecoinvent data
v2.0, ESU - Services, 2008.
8 Miriam Spalatro, Nel “post-Delphos” il riciclo al centro, Quotidiano Energia, 10/12/2010.

10
ma soprattutto silicio.
Ma come funziona il riciclaggio di un pannello? Innanzitutto bisogna separare gli
elementi che lo costituiscono: nell'ordine vetro, etilene vinil acetato (EVA, un composto
plastico), celle di silicio con connessioni in rame e il fondo isolante fatto di lana di vetro ed altri
materiali. Esistono diverse tecniche per compiere questa operazione, ognuna delle quali con
degli inconvenienti che ne rendono il risultato parziale o comunque non ottimale. Nel 2003 però
la Deutsche Solar AG ha sviluppato un metodo più efficiente composto sostanzialmente in due
stadi: la rimozione dello strato di vetro tramite un processo termico (invece che fisico o chimico
come prevedono i metodi concorrenti) e poi il recupero del silicio tramite il processo di etching
ed il trattamento termico. Come risultato si ottengono silicio, argento, alluminio, acciaio, rame e
vetro pronti per essere rivenduti e solo il packaging e gli scarti della lavorazione saranno
destinati propriamente allo smaltimento dei rifiuti. In alcuni casi, ad esempio quando il vetro del
pannello è danneggiato, è anche possibile il riciclo partendo delle singole celle.
La fase principale del recupero del pannello avviene in un forno alla temperatura di 600°
C. A tale temperatura il materiale plastico che copre le celle si scioglie insieme agli altri
materiali, che vengono manualmente separati in questa fase. Per quanto riguarda il riciclo delle
singole celle già mancanti ab orto dello strato di vetro, si utilizzano sostanze chimiche che
distaccano gli strati dei vari materiali fino ad arrivare al singolo wafer. La media dei materiali
recuperati con questo metodo è circa l'80% del materiale entrante.
A questo livello di esperienza e maturità tecnologica il PV-Cycle ritiene di poter tirare le
somme, o almeno degli orientamenti, della convenienza in termini ambientali ed economici del
riciclaggio dei pannelli fotovoltaici affermando nel “report madre” del progetto che l'impatto
ambientale del processo di riciclaggio è «trascurabilmente piccolo in confronto ai processi
produttivi9», soprattutto per la semplicità/brevità del processo di riciclaggio così come formulato
dalla Deutsche Solar, per l'alta percentuale di materiale che si riesce a riciclare e per le basse
richieste. I benefici di tale processo, inoltre, sarebbero anche maggiori se il riciclaggio si potesse
effettuare senza metodi termici, evidentemente esosi da un punto di vista energetico. Vengono
sollevati dubbi sull'aspetto logistico dell'operazione, che ovviamente si presenta economico nel
caso di grossi impianti da recuperare ma poco conveniente in presenza di piccoli impianti
distribuiti sul terroritorio.
In ultima istanza, in quel report si stima che nel 2020 la quantità di pannelli da smaltire,
in un modo o nell'altro, sarà pari a circa 35.000 tonnellate. In quel contesto, il riciclaggio dei
moduli diventa non solo una possibilità ma una letterale necessità 10. In ogni caso, quindi, lunga
vita al DELPHOS, a breve doppiamente sostenibile.

9 K. Sander, S. Schilling, J. Reinschmidt, K. Wambach, S. Schlenker, A. Müller, J. Springer, D. Fouquet, A. Jelitte, G.


Stryi-Hipp, T. Chrometzka, Study on the development of a take back and recovery system for photovoltaic products,
Ökopol GmbH, 2007.
10 ibidem.

11
2. IL CONTESTO COMMERCIALE.

In questo capitolo analizzeremo un pò di dati e trend della materia prima in argomento. I


prezzi per tonnellata faranno da guida, ma si porrà attenzione anche a diversi fattori esogeni, ad
esempio crisi economiche, shock petroliferi, instabilità geopolitiche, guerre e altre situazioni del
passato e, ipoteticamente, del futuro. Un approccio multidimensionale applicato ad un
argomento così complesso non può che fornire una visione più completa e chiara della
situazione.

2.1 PREZZI E QUANTITÀ.

Come ogni bene, la sua evoluzione nel mercato reagisce alle leggi della domanda e
dell'offerta, e questo è il motivo per cui anche il costo è parte di questa analisi. Serve a poco
infatti produrre energia con una modalità non invasiva ed economicamente conveniente se poi si
verificano aumenti vertiginosi del prezzo dei suoi componenti, o se accaparrarseli comporta
sanguinose guerre di conquista. Nelle pagine successive si possono analizzare graficamente
l'andamento della produzione, delle scorte e del prezzo per tonnellata (indicizzato all'inflazione
del 1998) e, separatamente, il consumo del silicio dal 1954 11. Poi, sulla base delle informazioni
in possesso, si potrà iniziare a formulare ipotesi sulle oscillazioni di prezzo avvenute, sulle
probabili cause e quindi sui possibili scenari futuri.
Innanzitutto possiamo notare che negli anni il prezzo in dollari per tonnellata di silicio ha
seguito un trend di quasi costante discesa, dovuto probabilmente all'aumento costante
dell'output produttivo, al miglioramento delle tecnologie di produzione e quindi alla
diminuzione del costo dell'ennesima tonnellata prodotta, senza contare la costante
miniaturizzazione degli apparecchi elettronici, che richiedono sempre meno materiale per essere
realizzati. Negli ultimi 60 anni le uniche eccezioni a questo trend sono avvenute in momenti di
alta inflazione, ad esempio negli anni '60, in occasione dello shock petrolifero del 1973 e in
occasione di alcuni conflitti come quello nel Golfo, nel Kosovo e in Iraq.
Nel 1979 sembra essersi verificato un picco produttivo, avvenuto in un periodo di discesa
del prezzo. Da allora la produzione è in quasi costante calo, ed in ogni caso non ha più superato
la quantità di 500.000 tonnellate raggiunta più volte dal 1954 a tale data di “svolta”. Il picco del
prezzo, invece, lo si è avuto nel 1974, probabilmente come riflesso dello shock del 1973. Le
quantità tenute in stock costantemente in calo dagli anni '80, poi, fanno pensare ad una recente
velocizzazione del mercato: probabilmente, a fronte di un sostanziale calo della produzione

11 SILICON STATISTICS, U.S. Bureau of Mines, 9/11/2010.

12
mondiale, la comodità di avere grosse dotazioni di magazzino si è dimostrata minima e costosa.
Per ciò che concerne le quantità consumate possiamo notare che dopo un ventennio di
altissima richiesta del materiale (dovuta all'espansione geometrica del consumo di apparecchi
3000

2500

2000

1500

1000

500

0
1954 1964 1974 1984 1994 2004
Production (thousand of tons) Stock (thousand of tons) Unit value $/ton (inflation indexed)

elettronici) negli ultimi dieci anni si è registrato un sostanziale crollo del consumo, a fronte di un
prezzo sostanzialmente costante, che anzi ha registrato un piccolo picco nel 2008.
Evidentemente il mercato del silicio metallurgico è tutt'altro che in crisi, ma la miniaturizzazione
dei processi produttivi ha ridotto le quantità necessarie per il funzionamento del mercato
nonostante fosse anche in fase di espansione. Basti pensare, a titolo indicativo, che solo nel 2000
i principali produttori di microprocessori quali Intel e AMD realizzavano transistor della
grandezza di 35 micron, nel 2005 già producevano a 90 nanometri e nel 2008 tale dimensione
era ridotta ai 32 nanometri.
700

600

500

400

300

200

100

0
1954 1964 1974 1984 1994 2004
Apparent consumption (thousand of tons)

13
2.2 MERCATO.

Innanzitutto bisogna capire chi produce cosa, e in quale maniera si può influire sulla
commercializzazione. Nonostante diamo per scontati il liberismo e il principio di competizione
occidentale, in diversi settori dell'economia esistono dei sostanziali oligopoli (quando non
monopoli) e, ovviamente, forti incentivi a cartelli impliciti od espliciti.
I principali produttori di silicio policristallino, in ordine crescente, sono la Tokoyama, la
REC, la Wacker e la Hemlock. Le prime tre hanno programmato da anni un piano di crescita
della propria produzione ed allocazione ed in particolar modo le prime due hanno appena
concluso un percorso di incremento produttivo pianificato già nel 2004 in previsione dello
svilupparsi del mercato fotovoltaico. Questa crescita ha permesso loro di più che raddoppiare
l'output produttivo, la cui somma delle due capofila ad oggi si avvicina alle 27000 tonnellate
annue1213 laddove la produzione complessiva delle prime quattro citate è di circa 39000
tonnellate annue. Tutti gli altri attori del mercato del silicio policristallino, meno di una decina,
controllano circa la metà della restante produzione mondiale.
Si profila quindi un panorama con una numero di attori rilevantemente alto, una
concentrazione del potere contrattuale non troppo accentuata (salvo che in caso di – future –
acquisizioni) e un mercato nascente, quello del riciclaggio, che probabilmente aumenterà il
livello di concorrenza fra produttori poiché, come analizzato nel paragrafo 1.3, il processo di
riciclaggio richiede costi meno alti in sé, ma anche minori investimenti per effettuarlo dal
momento che si opera sostanzialmente su un semilavorato (il pannello da riciclare) invece che
su un prodotto grezzo (il silicio metallurgico). L'aumento previsto dei costi di trasporto legato
all'aumento del prezzo dei carburanti 14, poi, potrebbe favorire la nascita di centri di produzione
ma soprattutto di riciclaggio indipendenti, e quindi sottratti al potere dei grossi gruppi.

12 Wacker to further expand polysilicon production capacity, Wacker Press Releases, 17/10/2008.
13 Hemlock Semiconductor Group joint ventures to invest up to $3.0 billion to expand polysilicon production for the solar
and electronics industries, Hemlock Press Release, 2008.
14 J. Hansen, Cap and fade, New York Times, 6/12/2009.

14
CONCLUSIONI.

In chiusura, possiamo tirare delle conclusioni su quanto analizzato finora. Innanzitutto


l'abbondanza della materia prima, ma soprattutto la pratica del riciclaggio che si spera possa
prender piede massicciamente a breve, fanno ben sperare circa gli scenari di disponibilità futura
del materiale. Ad oggi la lavorazione per l'impiego nell'industria fotovoltaica, poi, non è troppo
esigente di risorse e si spera che, investendo in ricerca e sviluppo, si possa renderla anche meno
impattante, poiché va ricordato che di questa non bisogna considerare solo il peso in kilowattore
ma anche le sostanze impiegate, spesso dannose per l'ambiente e per la salute.
Non bisogna trascurare, poi, il fatto che in meno di un decennio l'innovazione tecnologica
potrebbe capovolgere il tavolo della questione: già da qualche anno sono allo studio soluzioni
diverse dal fotovoltaico come lo conosciamo oggi, ad esempio quello organico (che sostituisce il
silicio con pigmenti di natura vegetale), quello basato su reticoli di grafene, che è valso il nobel
per la fisica 2010 a Andre Geim e Konstantin Novoselov15, e tanto altro. Al momento, però, si
tratta di progetti ancora in fase di studio o al massimo sperimentazione e, quindi, non ancora
abbastanza maturi per essere inclusi in uno studio divulgativo.

15 The Nobel Prize in Physics 2010, Nobelprize.org, 10 Feb 2011.

15

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