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In seno all’illuminismo si sviluppa, l’empirismo inglese, che pone le basi della filosofia moderna di cui si è affidata la paternità a
Locke. Esso è il punto d’incontro tra il pensiero inglese e:
Il cartesianesimo: da cui desume e terminologia.
La rivoluzione scientifica: da cui deriva la necessità dell’esperienza e di una nuova metodologia del sapere.
La ragione empirica è data dall’insieme dei poteri limitati dell’esperienza, intesa come:
Fonte e origine del processo conoscitivo;
Metro di giudizio delle tesi delle tesi dell’intelletto: esse sono valide solo se verificate empiricamente.
Limitando quindi la ricerca ed il filosofare all’esperienza, si limitano anche le possibilità conoscitive dell’uomo: indirizzo antimetafisico.
Da Locke nasce quel concetto della filosofia come analisi del mondo umano, nei suoi vari aspetti, di cui l’illuminismo si servì per
combattere l’antica tradizione culturale. Locke e Newton furono caratterizzarono il periodo storico del XVIII secolo.
Per Locke, l’oggetto della nostra conoscenza è l’idea, e le idee derivano esclusivamente dall’esperienza, e si suddividono in:
Idee di sensazione: Derivano dall’esperienza esterna e quindi dalle cose naturali (Il rosso, il morbido, il dolce ecc…).
Idee di riflessione: Derivano dall’esperienza interna e quindi dallo spirito (Il pensiero, il dubbio, il ragionamento ecc…).
Nel Saggio, Locke sostiene che le idee non possono essere innate, poiché esse esistono solo nel momento in cui vengono pensate,
e quindi solo nell’uomo che compie tale pensiero. Riassumendo:
Conoscenza -> Insieme di idee -> Derivanti passivamente dall’esperienza
L’esperienza ci fornisce solamente idee semplici, mentre le complesse sono prodotte dal nostro intelletto a partire dalle idee semplici.
Esso infatti, provvisto delle idee semplici, è in grado di riproporle, paragonarle, unirle ecc… Da quest’azione di combinazione
rielaborazione delle idee da parte dell’intelletto deriva ciò che noi chiamiamo: conoscenza umana.
Nessun intelletto può creare una nuova idea o distruggerne una derivata dall’esperienza.
Le idee sono prodotte dalle qualità delle cose, e si suddividono in primarie (oggettive) e secondarie (soggettive).
Nell’apprendere le idee l’intelletto rimane passivo, mentre diventa attivo nel momento in cui le elabora le idee semplici in complesse.
Esse, per quanto infinite, possono essere raggruppate in:
1. MODI: Le idee non autonome, ma legate ad altre idee, es: gratitudine, per esistere dev’essere compiuta da un altro essere.
2. SOSTANZE: Le idee autonome, es: uomo, per esistere non necessita di essere legato ad altre idee.
L’idea di uomo, è, in realtà, un insieme di tante idee semplici (altezza, peso…). Dato che la mente non è in grado di
immaginare un’idea semplice esistente autonomamente, dà per scontato un "substrato” che ne sia la base:
L’idea di sostanza:
Sostanza corporea: Il substrato sconosciuto delle qualità sensibili.
Sostanza spirituale: Il substrato sconosciuto delle operazioni dello spirito.
Quindi per Locke, che è un’empirista, il concetto di “sostanza” è sconosciuto.
3. RELAZIONI: Le idee che mettono in relazione altre idee.
Il nostro intelletto non bada alle singole cose, ma alle relazioni che queste hanno con le altre cose, tra cui le più importanti
sono quelle di “causa-effetto” e di “identità-diversità”.
Da ciò, il problema affrontato da Locke dell’identità della persona: essa (l’identità) deriverebbe dalla coscienza che accompagna gli
“stati” o i “pensieri” di una persona. Come sappiamo l’uomo può avere un’esperienza interna ed una esterna, entrambe, e quindi le
percezioni (derivanti dal senso interno) e le sensazioni (derivanti dal senso esterno), sono accompagnate dalla coscienza che le
percepisce e sente. Quindi essa è il fondamento dell’unità della persona, in quanto costituisce un unico io tra “interno ed esterno”.
Locke introduce un nuovo termine: “segno”. Per capire come lo utilizza, potrei dire che il nome “albero” è segno dell’idea generale
di albero, così come però potrei dire che l’idea generale di albero è segno di un gruppo di alberi. Quindi tra l’idea generale di una
cosa e quella cosa particolare esiste un rapporto di somiglianza e non di perfetta corrispondenza. Infatti, prese alcune cose
particolari, ad esempio un gruppo di alberi, definite alcune sue caratteristiche principali (rami, foglie, tronco…) gli daremo un nome
(albero) e nel nostro intelletto si formerà l’idea generale di “albero”: l’idea e il nome saranno quindi “segno” di ogni albero reale.
(Segno = Riferimento)
--------------------------------------------[ LA CONOSCENZA E LE SUE FORME ]-------------------------------------------
Come già spiegato, ciò che fornisce il materiale di partenza alla nostra conoscenza è l’esperienza, ma la conoscenza come si forma?
Essa consiste nella percezione di un accordo o di un disaccordo tra le idee, ma si divide in:
Conoscenza intuitiva: Quanto tale accordo o disaccordo tra 2 (o più) idee è intuibile per mezzo di quelle sole idee.
Es. Intuiamo che il sole è luminoso.
-> Essa è la conoscenza più certa per l’uomo, quindi è fondamento della certezza e dell’evidenza di ogni altra conoscenza.
Conoscenza dimostrativa: Quando tale accordo o disaccordo tra 2 (o più) idee è intuibile solo per mezzo di altre idee (prove).
Es. 2 elevato 4 = ?. Faccio prima, 2x2=4, poi 4x2= 8, poi 8x2=16, poi 16x2=32.
-> Essa consiste in una catena di conoscenze intuitive. Per dimostrare un accordo o disaccordo tra “A” e “Z”, due idee molto
lontane, devo prima rapportare “A” a “B”, poi “B” a “C” … “Y” a “Z”. Le idee da “B” a “Y” sono dette intermedie, e quindi prove.
Conoscenza delle cose al di fuori delle idee: La stessa dottrina di Locke sembra interamente fondata sulle idee e le relazioni
tra queste, ma così stando le cose, come potremmo venire a conoscenza della realtà delle cose? Se è vero che la conoscenza è
vera solo se c’è conformità tra le idee e le cose reali, come possiamo verificare tale conformità, se non conosciamo le cose reali?
Ci sono tre ordini di realtà, e tre modi diversi di giungere alla certezza di queste:
1. L’io: Per mezzo dell’intuizione; riprendendo Cartesio, io penso, ragiono, dubito e intuisco che quindi esisto.
2. Dio: Per mezzo della dimostrazione; ciò che esiste è prodotto da qualcosa esistito precedentemente, risalendo
all’infinito giungiamo a qualcosa onnipotente, onnisciente e onnipresente, questo essere è Dio.
3. Le cose: Per mezzo della sensazione; per sapere che qualcosa esiste, dobbiamo per forza ricorrere alla sensazione. Ma
tra idea e cosa non c’è un rapporto costretto, infatti l’idea potrebbe esistere a prescindere dalla cosa, ma l’esistenza di
una cosa produce in noi l’idea di tale cosa. Quando una cosa reale ci provoca una sensazione, intuiamo che essa debba
esistere, da qui una fiducia nelle nostre facoltà, che non possono ingannarci fino a questo punto. Inoltre:
La mancanza di uno dei nostri organi di senso, ci fa conoscere meno idee e quindi meno cose reali.
Le idee si formano nel nostro spirito non per nostra volontà, quindi è qualcosa di esterno che le produce.
Alcune idee si producono in noi con dolore o gioia, mentre al ricordo di queste non c’è sentimento, quindi sono
delle cose esterne che producono in noi tali sentimenti.
I sensi provano l’un l’altro l’esistenza di talune cose.
Tali ragioni valgono solo nell’istante in cui si percepisce l’oggetto, poiché quando non è più testimoniato dai sensi non è
più certo che esso esista (ad esempio, se chiudo gli occhi non posso più provare che esisti la tastiera su cui ora scrivo).
I tre tipi di conoscenza appena spiegati sono tipi di conoscenza certa, alla quale Locke affianca quella probabile. In quest’ultima si
afferma la verità o la falsità di una proposizione non per evidenza ma per conformità con l’esperienza o testimonianza di altri uomini.
A loro volta conoscenza certa e probabile costituiscono il dominio della ragione, da cui si stacca la fede, fondata sulla rivelazione.
L’unica opera in cui egli tratta l’argomento religioso fu l’ “Epistola”, essa è uno dei più solidi “difensori” della libertà di coscienza. In
essa Locke mette a confronto lo Stato la Chiesa, individuando nel concetto di “tolleranza” il punto d’incontro tra le due istituzioni.
Lo Stato lockiano è una società di uomini costituita al fine di conservare e promuovere la vita, la libertà e l’integrità del corpo, la
proprietà privata. Questi sono i compiti (e quindi i limiti) dello stato: ne deriva che la salvezza dell’anima ne è fuori.
La Chiesa lockiana è una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente per onorare pubblicamente Dio nel modo che
credono sarà accettato alla divinità, per ottenere la salvezza dell’anima.
Lo Stato può esercitare solo la costrizione, per questo motivo egli non può prendersi carico di portare l’uomo alla salvezza dell’anima,
poiché la costrizione è incapace a tale scopo, di contro la Chiesa non può richiedere l’intervento dello stato in materia religiosa.
Parallelamente la Chiesa non può esercitare la forza (costrizione), in quanto esso è potere dello Stato ed è inutile a condurre alla
salvezza. Nell’ “Epistola” Locke afferma che, sebbene la Chiesa abbia il diritto a scomunicare chi ritiene incompatibile con i propri
principi, la libertà di coscienza dev’essere sempre rispettata. Egli non contrappone al 100% la fede alla ragione, anzi afferma la
possibilità del carattere razionale della religione e riconosce tale carattere nel cristianesimo.