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Pe «GRUPPO ae” INTERNATIONAL INSTITUTE FOR eo aaa = AO lmbe at DEGLI ATTI CONSERVAZIONE E RESTAURO CONFRONTO. DI ESPERIENZE I Congresso Nazionale IGIIC Gruppo Italiano International Institute for Conservation Lo Stato dell’Arte Conservazione e Restauro Confronto di Esperienze Villa Gualino, Torino 5-7 giugno 2003 a MOSAICI DI EPOCA ROMANA NELLA REGIONE VALENCIANA (SPAGNA): PROBLEMATICHE DI DIAGNOSI, CONSERVAZIONE E RESTAURO Pasfes Trinidad, Buendfa Milagros Museo de Prehistoria y de las Culturas de Valencia. c/ Corona 36, 46003 Valencia Tel: 00 34 96-3883619; Fax: 00 34 96-3883629. Tempo fa abbiamo iniziato una ricerca, poco sviluppata nella nostra regione (Valencia, Castellén ¢ Alicante): l'analisi della problemdtica sullo stato di conservazione dei nostri mosaici di epoca romana; sono stati tanti gli aspetti da considerare; i loro studio, la loro catalogazione e la ricerca delle cause di deterioro che, purtroppo spesso hanno portato alla loro scomparsa (1). Con tutti questi dati & stato necessario stabilire delle schede di diagnosi e degli studi statistici che ci hanno riportato risultati totalmente incredibili. Esempi di ‘mosaici lasciati perdere dopo la sua “meravigliosa” scoperta; altri che con difficolt& si conservano a pezzi nei magazzini di qualche museo, senza che nessuno possa sfruttarli; pet non parlare di quelli abbandonati nel proprio cantiere archeologico per questioni politiche ed economiche. ‘Anni addietro autori come Garefa de Caceres Izquierdo avevano denunciato la lamentabile situazione di “ignorancia e irreflexién’ (2) in cui si trovavano queste opere. Dobbiamo fare attenzione che, in tanti casi, la scoperta d’un mosaico creava una serie di problemi che non sempre i suoi “scopritori” sono stati pronti o preparati a risolvere, tante volte dovuto alle sue grandi dimensioni o alla mancanza di formazione specifica sugli interventi di conservazione. Veramente era preoccupante, tenendo conto della sparizione per esempio di congiunti cost impressionanti come quelli del Puig (3), i mosaici figurativi di Aldaya e Torrente in provincia di Valencia (4) o di quelli della villa de Algords a Elche (Alicante) (5). Di fatto, & comune trovare referenze antiche d’opere che durante decenni sono state lasciate da parte, rubate e, addirittura, distrutte dalle machine agricole in zone agrarie; da segnalare sarebbe la storia dell"emblematico mosaico di Baco, apparso nel 1745 nella citté di Sagunto mentre si realizzavano delle opere di manutenzione nella parte bassa del castello (6). Tanta fu Pimportanza della notizia che il proprio Re di Spagna ordind la realizzazione dei disegni e dello studio a Don Miguel Eugenio Mufioz, membro dalla Reale ‘Academia della Storia. Per ordine reale si realizzd un recinto con la intenzione di protteggere il mosaico, ma purtroppo il suo destino fin‘ tragicamente. Anni dopo, quando ‘Antonio Ponz realizzava il suo Viaje por Espafia, ci raccontava con tristezza: “1 successo del pavimento di Bacco fatto mosaico, scoperto il giorno 19 aprile 1745 nei pressi della frazione di San Salvatore, sulla strada che porta a Valencia, mi porié fino It allo scopo di osservarlo. Perd chi lo avrebbe detto!. Incontrai solo il posto dove c’era detto pavimento e una casa che per la sua conservazione ordind costruire il signore Don Fernando VI, per avere inteso S.M., secondo le informazioni di alcuni letterati, di essere quella una memoria appartenente alla pitt remota antichita di questo famoso paese. Io non so a chi furono concesse le chiavi, ne che cura avessero ricevuto, che invece di averle custodite per le circostanze riferite poco a poco si abbandond fino quando Ia casa rimanesse aperta a disposizione di tutti: in conseguenza i ragazzi ¢ gli adulti, che non riflettevano pit che i primi, distrussero il mosaico fino a togliere tutti i tasselli che lo componevano, dei quali io ne ho alcuni, che come reliquie mi ha dato una persona di questa Villa.” (7) Nell’attualita, del pavimento originale soltanto conserviamo i disegni che realizzd Don Miguel Eugenio Mufioz ed alcuni altri con delle variazioni che sono state fatte, anno dopo ‘anno, delle diverse riproduzioni. Purtroppo, un’altra scoperta del XVIII secolo che non & 230 1 Congresso Nazionale IGIIC PosTER arrivata fino ai nostri giorni a conseguenza della incomprensione umana. Certamente il trascorso dei secoli non ci ha portato sempre un miglioramento nello referente alla conservazione dei pavimenti musivi. Inoltrato il secolo XX troviamo notizie dell’apparizione di mosaici. Di aleuni non abbiamo conoscenza della loro situazione ¢ altri sono stati semplicemente distrutti addirittura intenzionalmente; uno di questi casi sono i ritrovamenti della conosciuta villa de El Palau, nella localité di Burriana, provincia di Castellon: “Riguardo quest'ultimo giacimento, oggi inesistente, possediamo delle dichiarazioni interessantissime del veterano archeologo castellonense, D. Francisco Esteve Galvez, le quali furono espresse nei seguenti termini: “verso il 1940 seppi della esperienza d'un mosaico romano appena esumato dai giornalieri che lavoravano en el terrer d’una antica {fabbrica di mattoni; quando mi sono interessato ad esso venne distrutto apposta per timore a che potesse bloccare la estrazione d'argilla.” (8) I fattori economici, uniti ad una mancanza di coscienza sociale verso il mondo archeologico sono stati, senza dubbio, una delle principali cause della perdita di un gran numero di pezzi. Il mosaico di El Palau non smette di essere, per tanto, una vittima innocente in pid della mano ignorante del uomo. E un peccato che, nei decenni passati, le scoperte si produssero in modo fortuito, senza metodologia archeologica ne tecnici specializzati, convertendosi spesso i ritrovamenti in una “raccolta selettiva” dei materiali che si consideravano pid interessanti e disprezzando tanti altri. Dai pavimenti scoperti, per esempio, nella strada del Reloj Viejo della cittd di Valencia nel 1950, dei quali esiste documentazione fotografica, solamente si salvé il conosciuto mosaico de La Medusa, probabilmente I'unico figurativo, attualmente esposto nel Museu d’Histdria de Valencia, recentemente inaugurato (9). Perd cosa sappiamo degli altri pavimenti con motivi geometric scoperti nello stesso posto? Grazie ai documenti scritti si intisce che si recuperarono, sebbene sicuramente pid tardi rispetto al mosaico principale figurativo (10); ovviamente, di questi frammenti poco o niente si sa attualmente e, se ancora si conservano, non sappiamo dove si trovino, E diciamo che “non sappiamo” perché fino ad ora non abbiamo potuto trovare maggiori dati. Cid nonostante, non vogliamo fermare la ricerca, Di fatto, durante il nostro studio abbiamo avuto alcune gradevole sorprese, che non sarebbero state possibili seguendo alla lettera quanto riferito in alcune pubblicazioni e senza ‘comprovare la esistenza reale dei pezzi. Un esempio che ci dimostra che questa ricerca deve di essere paziente e intascabile @ uno dei mosaici della villa di Benicaté (Nules), nella provincia di Castellén, giudicato dagli studiosi come sparso 0 distrutto € che noi stessi troviamo in pessime condizioni due anni fa come deposito nei fondi della Diputacién di Castellén (11). Di fatto, pit spesso di quello che desideriamo, sono tanti i casi di mosaici persi in tutta la nostra regione e molte le situazioni che compromettono la buona conservazione dei resti trovati. Prenderemo come esempio la provincia di Valencia, la cui capitale fu durante tanto tempo sede rilevante dentro del mondo hispanorromano. Le scoperte archeologiche nei grandi ¢ lussosi alloggi sono state per anni abbondanti; non solo la capitale, Valentia, ma anche tutta la provincia @ piena di resti antichi che sono testimone della importanza di questa zona del Conventus Tarraconensis nella Hispania Citerior, sebbene ® certo che il livello di romanizzazzione non pud essere comparato in ricchezza a quella di altre parti della penisola. Conosciamo in questa zona numerosi pezzi di mosaico che sono un segno inequivocabile del potere d’ostentazione romano, Perd, cosa rimane realmente di tutta questa eredité?; alcuni pochi mosaici interi, un mucchio di semplici frammenti o tasselli sciolti e una lunga lista di complessi distrutti o sparsi. Purtroppo le statistiche non sono in questo caso favorevoli; di fatto, attualmente, di tutti i mosaici ritrovati nella provincia di Valencia solamente due di questi sono esposti in un museo, il gi& nominato mosaico de La 231 1 Congresso Nazionale IGIIC Posrex Medusa € quello delle fatiche di Ercole di Liria, fuori della nostra provincia, nel Museo Arqueolégico Nacional (12). Altri pezzi, messi da parte in magazzini dopo il loro distacco, aspettano ad essere adeguatamente restaurati, come il pavimento musivo ritrovato nel 1994 nella strada Roc Chabds, il pit antico scoperto fino ad ora a Valencia (13); 0 la conosciuta lauda sepolcrale della necropoli di La Boatella, ritrovata casualmente nel 1945 mentre si realizzavano dei lavori nella antica Avenida del Oeste. Si tratta d’un opera policromata d’influenza africana (fig. 4), con decorazione geometrica a base di essagoni e quadrati datata tra la fine del secolo IV e principi dal V (14). Non abbiamo nessuna informazione riguardo allo stato di conservazione del mosaico nel momento del ritrovamento, ne sappiamo quali erano le condizioni in cui fu estratto, perd dell’insieme si conservano nel Servicio de Investigacion Arqueolégica Municipal (SIAM) numerosi frammenti di piccole misure messi da parte in borse scatole che possono permettere un buon studio dell’opera. Nonostante il suo montaggio non sia facile, dovuto alla scarsa documentazione conservata ¢ per il ridotto formato dei frammenti, Gonzélez Villaescusa realizz6 un’ipotetica ricostruzione (fig. 5) che dimostra che quest’ opera pué restaurarsi con la finalita di rendere almeno una visione del insieme che adesso & impossibile e una lettura pitt corretta (15). Alcuni dei mosaici hanno avuto pitt fortuna e, sebbene tuttavia continua la loro “chiusura’” senza potere uscire alla luce, sono stati gia intervenuti e almeno collocati su nuovi supporti. Il conosciuto mosaico de Le Muse di Moncada (Valencia) (16) o il di Terpsicore, scoperto negli scavi realizzati nel Palazzo di Benicarl6 (17), sono due esempi di pavimenti di grandi rilevanza che, attualmente, sebbene siano stati restaurati da poco, continuano ad aspettare il ‘momento per essere esposti. Nella maggior parte dei casi si tratta di antichi restauri di placche di cemento che dovrebbero essere revisionate e cambiate con supporti leggeri che rispettano i criteri attuali d’intervento. Il pavimento di opus tessellatum ritrovato nel 1986 in via Cabillers di Valencia e conservato nel SIAM & un buon esempio di cid (18). Al uguale della gran parte dell’impressionante congiunto musivo della citta di Sagunto, centro di referenza nella comarca El Camp de Morvedre e uno degli esempi pid interessanti, non solo per la gran richezza che contiene ma sopratutto a causa delle situazioni caotiche ed imprevedibili che ha dovuto soffrire lo spettacolare patrimonio che Varte romana ci ha lasciato in questa cittA. Tenemmo anni fa l'opportunit di realizzare un trattamento di sostituzione di antichi supporti di un insieme di tre opus sectile saguntine (19), perd sono molti i pezzi musivi di questa citta che meriterebbero un trattamento di restauro adeguato, La fortuna non @ certo stata dalla sua parte, tenendo conto quando finalmente si costrui un museo che albergasse degnamente i fondi archeologici, il destino’o un progetto sbagliato provocarono il crollo in data recente. Attualmente, mosaici come il famoso fessellatum del Castigo di Dirce rimangono immagazzinati in condizioni davvero preoccupanti, in attesa di noviti sul progetto del nuovo museo (20). Fino ad ora abbiamo parlato solo di alcune problematiche che preoccupano seriamente all'interno del campo del restauro de! mosaico, perd rimangono altre: la pratica di collocare i pavimenti come fossero “quadri” per mancanza di spazio, come nel caso del mosaico sepolcrale di Severina ritrovato a Denia (Alicante) ed esposto nel Museo San Pio V di Valencia o i resti scoperti a Petrer (Alicante) e conservati in questa localita (fig. 6); per non parlare della mancanza di progetti che appostino per la conservazione in sito come la soluzione pit rispettosa nei confronti del nostro patrimonio archeologico. Ricordiamo alcune iniziative proprio in provincia di Alicante che, in modo esemplare, hanno optato per questa alternativa; come il pavimento di signinum conservato nel Tossal di Manises (21), i pavimenti apparsi negli ultimi anni nei Bagni della Regina di Calpe (22), alcuni dei mosaici recentemente scoperti nel giacimento de La Alcudia e quello della basilica d’Elche © quelli che si conservano nella villa di £! Palmeral di Santa Pola. In questi due ultimi 232 I Congreso Nazionale IGIIC POSTER esempi citati, la conservazione in sito 2 solo parziale dato che i pezzi vennero estratti, collocati su supporti di cemento e posteriormente ricollocati nel luogo d'origine (23). Disgraziatamente, alcuni interventi sono solo d’emergenza e si necessitano progetti pit ampli che assicurino la corretta conservazione dei pezzi. Stiamo denunciando da molti anni in numerosi fori nazionali ed internazionali il caso, ad esempio, dei menzionati pavimenti apparsi nei Bagni della Regina di Calpe (Alicante) (24). Dopo gli urgenti lavori di consolidamento che realizzammo nel 1996 e nel 1998 partecipammo redattando un piano direttore che doveva delineare le basi per lo sviluppo di un futuro progetto che, disgraziatamente, & stato momentaneamente accantonato. Mentre, i mosaici continuano sotto le intemperie, rovinandosi giorno dopo giorno e lottando disperatamente per la sua conservazione (fig. 8). Questi sono soltanto alcuni dei dati che include il nostro lavoro e che, prima di tutto, cerca di ottenere la rivalorizazzione delle antiche opere di mosaico dentro della nostra regione ¢ la preoccupazione affinché si esigano delle ottime condizioni di conservazione. Le nuove tecniche di raccolta e immagazzinamento d’informazione ci hanno permesso confezionare un importante archivio di documentazione grafica ¢ bibliografica che speriamo serva a favorire una visione precisa sullo stato reale di tante opere. Immersi in questo studio, un anno fa abbiamo avuto la fortuna di potere partecipare in un progetto che ci ha offerto la possibilita di lavorare con un magnifico mosaico (fig. 9-10) scoperto nel 2001 nella villa de Font de Mussa a Benifay6 (Valencia) e ci ha servito per stabilire una metodologia da seguire nel caso di altri ritrovamenti nella regione, dove non sia possibile Ia conservazione in sito (25). Il lavoro ci ha permesso di affrontare tutti gli aspetti conservativi dal preciso istante della sua scoperta, il distacco, l"immediato asporto al laboratorio e l’inizio dei lavori di restauro ed il trasloco al nuovo supporto, finalizzando con la sua ubicazione nelle nuove sale di romano nel Museo de Prehistoria y de las Culturas di Valencia (26). Speriamo che questi lavori servano per fare crescere nelle future generazioni il valore e l'importanza del nostro patrimonio archeologico ¢ per rendere possibile la realizzazione di interventi con professionalita. (1) Nel 1996 presentiamo nella Reunione Nazionale le prime valutazione di questo progetto (PASIES T's CARRACOSA, B. 1996: 467-475). Con gli anni abbiamo potuto sviluppate conclusioni molto interessanti che sotto forma di riassunto presentiamo in questo Convegno Internazionale, (2) GARCIA DE CACERES IZQUIERDO, T., 1949:411. ) La villa romana del Puig si conosce dal secolo XVII, sebbene la maggior parte degli scavi furono realizzati nel secolo XVII. Al Conte Lumiares dobbiamo, precisamente, il manoscritto che contiene la pianta della villae gli ultimi disegni su questi mosaici (VALCARCEL, 1852; BALIL, A. 1965:336-340). (4) Ad Aldaya si conosce una possibile villa rustica datata trai secoli -Il &.C, La Ereta dels Moros. Senza dubbio, i danni provocati per le trasformazioni agrarie hanno pergiudicato tanto la conservazione del giacimento; nonostante abbiamo constatato che si scoprf un pavimento, un opus tessellatum figurativo © policromato (fig. 1), Del ritrovamento ci parla nel 1914 José Martinez Aloy (MARTINEZ ALOY, J. 1914: 289) e dal mosaico si conserva solianto una fotografia che pubblicé Sarthou Careres (SARTHOU CARRERES, C. s/a.:895). Pochi sono i dati che si possono aggiungere visto che non si hanno pit notizie del mosaico ed & possibile che sia sparso o, semplicemente, “emigrato” all’estero come si capisce dalle parole di Martinez Aloy. ‘Anche a Torrente sono varie le notizie su resti di pavimenti musivi scoperti nei dintorni di questa localité, alcuni dei quali di gran qualité. TI medesimo Martinez. Aloy, nella pubblicazione di 1913 del Almanaque Las Provincias (MARTINEZ ALOY, J. 1913: 266) parla di un congiunto policromato ¢ figurativo con motivi marini scoperto, probabilmente, nel municipio di Torrente e che, attualmente, solo si conosce grazie alla fotografia pubblicata per Sarthou Carreres (SARTHOU CARRERES, C. s/a.:880- 881). (5) Di questa impressionante villa scoperta nel secolo XIX soltanto si conservano attualmente alcuni frammenti del conosciuto mosaico di Galatea; uno con la propria figura di Galatea depositato nei 233, 1 Congresso Nazionale IGHC PosTER magazzini del Museo Arqueolégico Nacional (Madrid) e altro, che riporta lo stesso nome nel Museo Arqueolégico di Elche. A Madrid c’® anche un possibile mosaico pensile con la figura di Apollo (RUIZ, E, 2001:74), (© Si tratta di un opus tessellatum con la rappresentazione del Dyonisios bambino montato su una tigre (Tigerreiter) che occupava l’emblema centrale (BALIL, A. 1978c:389-396; OLCINA. M. 1991: 49-55) () PONZ, A. 1774: 261-262. (8) MESADO, N. 1991:65. (9) Negli Atti del comune si includono dettagli su questo mosaico ¢ anche sul resto dei pavimer y n° 6 del Comune di Valencia, anno 1950, Sezione d’ Archivio; Negoziato di “Monumenti”). (10) Nel 1952 il capo del Servizio di ricerca ed investigazione archeologica di Valencia invia una letera allufficio del sindaco, comunicandole il preventivo della ditta “Suministros y gravas S.L.” per lo sgombero delle macerie del terreno della strada Reloj Viejo, dove tuttavia bisogna verificare l'estrazione dei clementi musivi. A quanto sembra, due anni doppo la scoperta non erano stati estratti tutti i rest, sebbene sembra che sf si facesse con il mosaico della Medusa (Atto n® 2 del Comune di Valencia, anno 1952, Sezione d’Archivio; Negoziato di “Monumenti"). Salvador Roda Soriano, nel 1955 gia include tuna fotografia del mosaico figurato nelle sale del Musco e ci parla dei resti di frammenti che, secondo le sue parole, sono stati anche estrati: “Trovato nel citato posto a 2'30 m. di profonditd insieme con aire ¢ frammentate strutture musivarie anche captate ed adesso custodite” (RODA SORIANO, S. 1955:64, lim. IV). (11) Tritrovamenti nella villa furono al finale del 1955, in modo casuale al realizzarsi trasformazioni agricole nel terreno. Due furono i pavimenti estratti, un fessellatum bicromato con decorazione geometrica, beneficiato dalle condizione speciali di conservazione, perd che fu traslocato a pezzi di cemento e softri durante gli anni 60 un tentativo di ricostruzione senza successo. L’altro pavimento (fig. 2-3), con decorazione geometrica-florale, presentava danni evidenti al momento della scoperta al trovarsi a meno un metro di profondité. Forse questo ha portato alla confusione di alcuni autori che lo davano per perso (NAVARRO, R. 1977:155; FELIP, V. VICENT, J.A.1991:14; ARASA, F. 1998:214). Attualmente, tutte due opere continuano depositate nel nuovo Museo de Bellas Artes di Castellon. (12) I famoso mossico che rapresenta le Fatiche di Ercole (LIPPOLD, G. 1922; BALIL, A. 1978a:265-275) fu trovato a Liria nel 1917 mente si realizzavano lavori nella casa in costruzione de Don Francisco Porcar (Ca Porear). Fu acquisto dal Museo Arqueolégico Nacional di Madrid e stato espostoe restaurat. (13) Si tratta di un opus signinum con una semplice decorazione geometrica situato cronologicamente nel periodo augusteo (31 a.C.-14 d.C.): RIBERA, A. 1998:39, (14) Venne a conoscenza grazie all'archeologo municipale Albert Ribera (RIBERA, 1983:38) e da quel momento & stato referenziato in altre pubblicazioni (RIBERA, A. 1998:56; 2000:26). . (15) Tl disegno con questa possibile ricostruzione soltanto si ineluse nella versione accademica della tesi doitorale 1994) e non nella sua pubblicazione posteriore (GONZALEZ VILLAESCUSA, R. 2001:226). (16) GOMEZ SERRANO, N,P. 1923:53-90; BALIL, A. 1979: 5-11; MUSEU DE BELLES ARTS DE VALENCIA. 2001. Dopo il suo scoprimento di forma casuale nell’agosto 1920 nella Partita del Pouacho di Moncada, il mosaico ha sofferto numerosi restauri dove sono stati inclusi vari strappi ¢ traslochi Dopo I'ultimo intervento attualmente il pavimento rimane inmmaggazzinato in atesa che possa essere esposto nel Museo San Pio V di Valencia nel momento in cui si concluda la quarta fase del progetto di ampliazione. (17) Consta di un medaglione centrale policromato abbastanza rovinato, con rappresentazione figurativa di un tema mitologico, possibilmente riferito ad una delle muse, Terpsicore, simbolo della danza e della musica. In questo terreno apparsero, seppur frammentati, altri due mosaici (LOPEZ, L: MARIN, C: MARTINEZ, R., MATAMOROS, C. 1994). 1 mosaici furono restaurati nel 1992 dal Dipartamento de ‘Conservazione e Restauro della Universit Politeenica di Valencia edi lori furono dirt da tecnicispecializzat dell Isttuto di Madrid (CARRASCOSA, B. ef alii 1994: 111-122). I pezzi sono stati immagazzinati finché nel 1998 si inauguré nelle Corti Valenciane la mostra “De Valentia a les Corts” dove, dopo tanti anni, si eespose un*interessante mostra sui principale ritrovamenti degli scavi realizzati nel Palazzo di Benicarlo che includeva il mosaico di Terpsicore, Perd si trattava unicamente di un montaggio provvisorio ¢ la sua contemplazione duré cid che tard6 lesposizione in concludersi, ritornando presto i mosaico assieme al resto dei pezzi, collocati presso dipendenze municipali, dove attualmente si conservano in atessa che un giorno si possa finalmente incontrare un’ ubicazione adeguata dove potere essere ammirate. (18) II mosaico, un pezz0 policromo abbastanza 10720, dai grandi tasselli bianchi, neri e rossicci, sembra datato al finale del secolo I-principi del III d.C., apparse associato a delle terme depoca altoimperiale che si scoprirono molto affettate a livello di conservazione dovuto a costruzioni posteriori (DE PEDRO, M? J. et ali 1989:715-723; RIBERA, A. 1998:49). Attualmente si conserva in 17 blocchi di cemento di forma ‘nregolare nei magazzini municipal. (Atti n? 1 234 I Congresso Nazionale IGIC PosTER (19) PASIES, T. 2000: 231-242. Dopo Veliminazione degli antichi supporti di cemento ¢ la sua sosttuzione per csratificatileggert i mossici si trovano atualmente immagazzinat, messi da parte in scatole,aspetando un futuro destino. (20) Una delle opere a lvello iconografco pit interessant di uta la Hispania romana, analizzata da autori come Alberto Balil (BALIL, A. 1978b:265-274) 0 Mt Angeles Vall de Pla, che nel 1961 realizz6 uno degli studi pit completi che attualmente si conservano dei mosaici di Sagunto (VALL DE PLA, M*. A. 1961:141-175). Il mosaico del Castigo di Dirce si trova in uno dei magazzini del castello di Sagunto, frammentato ¢ su ‘grandi supporti di cemento che rendono impossibile il suo facile maneggio. Di fatto, per una mostra che si realizz6 pochi anni fa nella chiesa di Santa Maria, si espose una fotocopia di scala leggermente ridotta rispettoall'originale. (21) Nel 1998 portammo a termine il restauro e la ricostruzione del signinum (fig. 7), all’interno d'un progetto di musealizzazzione di tutto il giacimento archeologico, promosso dalla Diputacién di Alicante, sviluppato da tecnici del Museo Arqueoldgico Provincial e dal Dipartamento di Architettura di questa istituzione, sotto la direzione del D. Manuel Olcina ¢ Rafael Pérez Jiménez (OLCINA, M; PEREZ, R. 1998:83-84). (22) Quest’impressionante area archeologica fu gi citata da antiche fonte nel secolo XVIII (CAVANILLES, A. J. 1795: 229-231), Gli seavi pid recenti hanno portato alla luce nuove struture con importanti paviment tessellatum esecle (23) RUIZ, E. 2001:40-44/75-88. (24) PASIES, T.; BUENDIA, M. 2003 (en prensa). (25) Di fatto, abbiamo numerose referenze di zone dove sono apparsi tasseli sciolti, spesso in terreni agricoti tuttora non scavati (Estivella, Gandfa, Requena, Chilches, etc.), che possono essere un chiaro testimone della presenza di mosaici. (26) In breve si pubblicheré una monografia specifica su questa interessante opera dove si include non solo ali studi archeologici e iconografici ma anche articoli su tutti i trattamenti di conservazione € restauro realizzat. Errata Corrige Recentemente, ai primi di maggio sono state inaugurate le nuove sale del Museo San Pio V di Valencia dove, finalmente, si mostra il mosaico de Le Muse di Moncada dopo il suo ultimo restauro, Questo & sucesso dopo aver realizzato e spedito il nostro lavoro, motivo per il quale non abbiamo potuto includere questa informazione nel testo definitivo. 1, Frammenti spariti di un mosaico con scene marine scoperto nel municipio di Torrente che conosciamo grazie alla fotografia pubblicata per Sarthou Carreres. 235 1 Congresso Nazionale [GHC _PosTER 4. Disegno realizeato da D. Francisco Sales del mosaico di Benicaté nel momento della sua scoperta, dove si riconoscono alcuni motivi nti del mosaico sepolcrale di La Boatella (Valencia), conservato a pezzi in dipendenze municipal 236 1 Congresso Nazionale IGC 5. Ricostruzione secondo Gonzélez Villaescusa del mosaico de La Boatella, 6. Frammenti de! mosaico di Petrer (Alicante), appeso nella parete in dipendenze municipali. 237 1 Congresso Nazionale IGIIC POSTER 7. Signinum del Tossal de Manises (Lucentum. Alicante). Ricostruzione realizzata nel 1998 8. Sitwazione di conservazione dei mosaici apparsi nei Bagni della Regina di Calpe (Alicante). Fotografia fatia nel 2001 238, 1 Congresso Nazionale IGHC POSTER 10. Particolare dell'emblema centrale policromato del mosaico di Benifayé (Valencia). 239 1 Congresso Nazionale IGIC Prose, Bibliografia 1. ARASA, F. (1998) : Mosaics marques septent ais Valencia en “Saguntum”, 131, Valencia. 2. BALIL, A. (1965) ebolla (Valencia), en rénica del IX Congreso Nacional de Arqueologia”, Valladolid. 3. BALIL, A. (19784): El mosaico de “Los wahajos de Hércules” hallado en _Liria, en “Archivo de Prehistoria Levantina”, Servicio de Investigacién Prehistérica de Ia Excma. Diputacin Provincial de Valencia, vol. XV, Valencia. 4. BALIL, A. 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