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Certificazione energetica degli edifici con “sorpresa” in Finanziaria 2008
Due nuove disposizioni contenute nella legge finanziaria, l’una immediatamente applicabile, l’altra operante dal
1° gennaio 2009, intervengono in materia di certificazione energetica e di misure per il risparmio idrico. Con la
prima si subordina l’agibilità alla presentazione della certificazione energetica mentre con l’altra si condiziona il
rilascio del permesso di costruire alla stessa certificazione nonché alla previsione progettuale di caratteristiche
strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche. Si tratta tuttavia di
due disposizioni di problematica applicazione in quanto la disciplina relativa alla certificazione energetica degli
edifici non è ancora pienamente operante mentre con riferimento all’utilizzo delle risorse idriche non sono
definiti né le modalità da rispettare per raggiungere l’obiettivo né il limite minimo di risparmio da perseguire.
Dal 1° gennaio 2009 permesso di costruire solamente per edifici muniti di certificazione energetica e in regola
con il risparmio idrico Art. 1, legge 244/2007, comma 288 – A decorrere dall’anno 2009, in attesa
dell’emanazione dei provvedimenti attuativi di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 19 agosto
2005, n. 192, il rilascio del permesso di costruire è subordinato alla certificazione energetica dell’edificio, così
come previsto dall’articolo 6 del citato decreto legislativo n. 192 del 2005, nonché delle caratteristiche
strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche.
Da quando e fino a quando gli obblighi sono operanti
L’obbligo decorre dal 2009 e quindi dal primo gennaio dello stesso anno e perdura sino all’emanazione dei
provvedimenti attuativi di cui all’art. 4, comma 1, del D.Lgs. 192/2005 (decreto relativo al rendimento
energetico nell’edilizia).
Più in dettaglio:
– gli obblighi sono operanti con la decorrenza prevista senza necessità di recepimento da parte della
disciplina locale. Ciò a differenza di quanto disposto, per esempio, dalla stessa legge 244/2007 con
riferimento agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si deve in ogni caso ritenere che
la disciplina locale possa dettagliare la disposizione con riferimento per esempio ai profili procedurali
mediante la determinazione di come e quando la certificazione energetica debba essere prodotta;
– gli obblighi sussisteranno fino all’adozione della regolamentazione di cui all’art. 4, comma 1, del D.Lgs.
192/2005. La disposizione lascia chiaramente intendere che non si perverrà all’adozione dei provvedimenti
attuativi previsti dal decreto se non successivamente al 1° gennaio 2009, in quanto in caso contrario la
previsione in essa contenuta perderebbe di significato. Questo non significa tuttavia che successivamente
all’adozione dei suddetti regolamenti l’obbligo verrà meno ma solamente che sussisterà nei termini e alle
condizioni disposte dalla nuova disciplina.
Dal 1° gennaio 2009 permesso di costruire solo per edifici ecologici
Dall’anno 2009 il permesso di costruire potrà essere rilasciato solamente a condizione che:
– l’edificio sul quale si intende intervenire abbia ottenuto la certificazione energetica. La disposizione è
evidentemente riferita a interventi sul patrimonio edilizio esistente e agli ampliamenti in quanto
solamente gli organismi edilizi già esistenti (e non quelli ancora da realizzare), possono essere forniti di
certificazione energetica (art. 6, comma 1, del D.Lgs. 192/2005: «gli edifici di nuova costruzione e quelli di
cui all’art. 3, comma 2, lett. a), sono dotati, al termine della costruzione medesima e a cura del
costruttore, di un attestato di certificazione energetica»);
– l’immobile sia dotato di caratteristiche strutturali finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque
meteoriche. Nel caso di edifici di nuova costruzione, l’assolvimento della condizione dovrà essere
dimostrata dagli elaborati progettuali e dalla relazione tecnica allegata mentre nel caso di interventi sul
patrimonio edilizio esistente si deve ritenere, nel silenzio della legge, che l’adeguamento delle
caratteristiche strutturali debba essere quello massimo consentito dalla tipologia di intervento di cui si
tratta. Ciò in coerenza con il principio che ispira in generale tutta la normativa tecnica contenuta nella
parte seconda del Testo Unico sull’edilizia. Secondo tale principio l’adeguamento sarà necessario ogni qual
volta sussista un idoneo rapporto di congruità tra entità dei lavori che si intendono eseguire e opere
necessarie a garantire il rispetto della normativa tecnica.
I provvedimenti in attesa dei quali l’obbligo è correlato
L’obbligo è valido e operante fino all’adozione dei provvedimenti attuativi previsti dall’art. 4, comma 1, del
D.Lgs. 192/2005. In base a tale articolo (intitolato “Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo
e requisiti della prestazione energetica”), entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore dello stesso
decreto 192/2005 si sarebbero dovuti adottare uno o più decreti in modo da definire:
a) i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al contenimento dei consumi di
energia e al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal D.Lgs. 192/2005. Questi decreti disciplineranno la
progettazione, l’installazione, l’esercizio, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici per la
climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell’acqua calda per usi igienico‐
sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l’illuminazione artificiale degli edifici;
b) i criteri generali di prestazione energetica per l’edilizia sovvenzionata convenzionata, nonché per l’edilizia
pubblica e privata, anche riguardo alla ristrutturazione degli edifici esistenti e indicazione delle
metodologie di calcolo e dei requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal D.Lgs.
192/2005;
c) i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli
esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l’ispezione degli impianti
di climatizzazione (con revisione dei requisiti minimi ogni 5 anni e aggiornamento in funzione dei progressi
della tecnica). I decreti sono posti in relazione dalla disposizione in commento non solamente all’obbligo
della certificazione energetica ma anche a quello riferito alle misure finalizzate al risparmio idrico e al
reimpiego delle acque meteoriche. Ciò risulta incongruo e inopportuno in quanto il D.Lgs. 192/2005
assegna ai decreti solamente compiti correlati al risparmio energetico e non anche al razionale utilizzo
delle risorse idriche.
Le opere per le quali è operante l’obbligo della produzione della certificazione energetica
Per l’individuazione degli edifici per i quali è operante l’obbligo dell’acquisizione della certificazione energetica
ai fini dell’ottenimento del permesso di costruire, occorre rifarsi al D.Lgs. 192/2005, come modificato dal
D.Lgs. 311/2006. Tale decreto, in particolare, assoggetta a certificazione energetica (art. 6, comma 1 e art. 3,
comma 2, lett. a):
– edifici di nuova costruzione;
– ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro di edifici esistenti di superficie utile
superiore a 1.000 metri quadrati;
– demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore
a 1.000 metri quadrati. La certificazione energetica è necessaria anche per gli edifici che, sebbene non
oggetto di interventi edilizi, siano stati oggetto di vendita. Gli edifici oggetto di compravendita per i quali
non sussista l’obbligo di acquisizione della certificazione per effetto della loro realizzazione o
ristrutturazione debbono infatti essere muniti di certificazione secondo la seguente gradualità (art. 6,
comma 1‐bis, D.Lgs. 192/2005):
– a decorrere dal 1° luglio 2007, per gli edifici di superficie utile superiore a 1.000 metri quadrati, nel caso di
trasferimento a titolo oneroso dell’intero immobile;
– a decorrere dal 1° luglio 2008, per gli edifici di superficie utile fino a 1.000 metri quadrati, nel caso di
trasferimento a titolo oneroso dell’intero immobile con l’esclusione delle singole unità immobiliari;
– a decorrere dal 1° luglio 2009 per le singole unità immobiliari, nel caso di trasferimento a titolo oneroso.
Qualora gli edifici di cui sopra siano oggetto di interventi edilizi, gli stessi con decorrenza 1° gennaio 2009,
per effetto della disposizione contenuta nella legge 244/2007, dovranno essere muniti di certificazione
energetica. Saranno invece esclusi dall’obbligo dell’acquisizione quelli indicati all’art. 3, comma 3, del
D.Lgs. 192/2005 (ovverosia gli immobili soggetti a vincolo culturale e paesaggistico in base al D.Lgs.
42/2004 quando il rispetto delle prescrizioni in esso contenute implicherebbe un’alterazione inaccettabile
del loro carattere o aspetto con particolare riferimento ai caratteri storici o artistici; i fabbricati industriali,
artigianali e agricoli non residenziali quando gli ambienti siano riscaldati per esigenze del processo
produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; i fabbricati
isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati; gli impianti installati ai fini del processo
produttivo realizzato nell’edificio, anche se utilizzati, in parte non preponderante, per finalità connesse
alla residenza).
Certificazione energetica o attestato di qualificazione energetica?
La certificazione energetica (o attestato di certificazione energetica) è un documento “redatto secondo i
criteri e le metodologie di cui all’art. 4, comma 1” (art. 6, D.Lgs. 192/2005). Si tratta, paradossalmente, delle
stesse disposizioni “in attesa” delle quali la legge finanziaria impone l’obbligo della certificazione. Mancando
tuttavia i parametri per il rilascio della certificazione, questa non potrà essere evidentemente rilasciata. La
disposizione, se intesa in senso letterale, risulta pertanto inapplicabile. Si deve dunque ritenere che la
certificazione energetica alla quale la disposizione fa riferimento sia in realtà l’“attestato di qualificazione
energetica”. Ciò in virtù dell’art. 11, comma 2, del D.Lgs. 192/2005, in base al quale “l’attestato di
certificazione energetica degli edifici è sostituito a tutti gli effetti dall’attestato di qualificazione energetica”.
Ciò “fino alla data di entrata in vigore delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, di
cui all’art. 6, comma 9” (art. 11, comma 1‐bis). Tali linee guida non sono state ancora adottate e pertanto la
sostituzione dell’attestato di certificazione energetica con l’attestato di qualificazione energetica è tuttora
pienamente operante.
Certificazione energetica e attestato di qualificazione: differenze
Il D.Lgs. 192/2005 distingue tra certificazione energetica e attestato di qualificazione energetica (allegato A al
D.Lgs. 192/2005, quale risultante dalle modificazioni apportate con D.Lgs. 311/2006). In particolare:
– la certificazione energetica costituisce la risultante del complesso delle operazioni compiute dai soggetti
accreditati in possesso dei requisiti professionali prescritti dai decreti attuativi del D.Lgs. 192/2005;
– l’attestato di qualificazione energetica rappresenta invece il documento predisposto e asseverato da un
professionista abilitato.
Per espressa previsione contenuta nell’allegato, non è necessario che il professionista sia estraneo alla
proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio. La certificazione energetica costituisce un
documento di livello superiore rispetto all’attestazione di qualificazione energetica. Mentre infatti la
certificazione può essere rilasciata esclusivamente dai soggetti in possesso dei requisiti stabiliti dalla
normativa e allo scopo accreditati, l’attestato di qualificazione proviene da qualunque professionista abilitato
ed è in numerosi casi configurato dal D.Lgs. 192/2005 come documento preliminare rispetto al rilascio della
certificazione.
Il ruolo della regolamentazione locale rispetto ai nuovi obblighi
I nuovi obblighi imposti dalla legge finanziaria non necessitano di recepimento da parte della disciplina locale.
La sua effettività ed esigibilità risulta in ogni caso a essa correlata. Il termine di decorrenza del 1° gennaio
2009 è presumibilmente in relazione al tempo necessario per la sua elaborazione e approvazione. Ciò
soprattutto con riferimento alle “caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al
reimpiego delle acque meteoriche” che l’intervento deve presentare ai fini del rilascio del permesso di
costruire. La disposizione risulta infatti più un’enunciazione di principio che una norma immediatamente
applicabile, esprimendo solamente la finalità da raggiungere ma non individuando né le caratteristiche né,
soprattutto, l’entità minima del risparmio e del reimpiego che deve essere comunque assicurata in relazione
alle diverse tipologie di intervento. In assenza di una disciplina di dettaglio, regionale o comunale, che fornisca
parametri certi per la verifica dell’assolvimento degli obblighi, la prescrizione è comunque applicabile ma
facilmente aggirabile. Anche con riferimento alla certificazione energetica la disciplina locale può risultare
utile al fine di dettagliare per esempio i profili procedurali connessi, mediante la determinazione di come e
quando la stessa debba essere prodotta.
Nessuna agibilità senza preventiva presentazione della certificazione energetica
Art. 2, legge 244/2007, comma 282 – «Per le nuove costruzioni che rientrano fra gli edifici di cui al decreto
legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, il rilascio del certificato di agibilità al permesso
di costruire è subordinato alla presentazione della certificazione energetica dell’edificio».
Per l’ottenimento dell’agibilità occorre prima produrre la certificazione energetica
La disposizione, a differenza di quella contenuta al comma 288 dell’art. 1 della medesima legge 244/2007,
sembrerebbe immediatamente operante già con riferimento alle agibilità rilasciate dopo la sua entrata in
vigore (avvenuta il 1° gennaio 2008). L’ambito di operatività della norma è in ogni caso limitato solamente alle
“nuove costruzioni” (dovendosi per tali intendere gli edifici di nuova costruzione di cui all’art. 6, comma 1, del
D.Lgs. 192/2005), come peraltro dimostra anche la correlazione con il permesso di costruire (in quanto titolo
necessario per l’esecuzione degli interventi di maggiore impatto territoriale). La certificazione negli edifici non
è tuttavia ancora operante e valgono quindi le considerazioni svolte sopra (nell’ambito del paragrafo intitolato
“Certificazione energetica o attestato di qualificazione energetica?”). Per l’ottenimento del certificato di
agibilità sarà pertanto necessaria la presentazione dell’attestato di qualificazione energetica, almeno fino a
quando saranno approntati tutti gli strumenti normativi che consentano la presentazione della certificazione.
La tecnica normativa utilizzata per imporre l’obbligo è in ogni caso discutibile in quanto la prescrizione
avrebbe potuto essere inserita più efficacemente all’interno dell’art. 25 del Testo Unico sull’edilizia dedicato
proprio all’agibilità degli edifici e alle condizioni e documenti necessari per il suo ottenimento.
Soggette ai nuovi obblighi anche le denunce di inizio attività utilizzate per la realizzazione di interventi
subordinati a permesso di costruire
Le nuove disposizioni correlano l’obbligo di utilizzo della presentazione della certificazione energetica
solamente al permesso di costruire (e non alla denuncia di inizio attività). Il permesso di costruire e la
denuncia di inizio attività, tuttavia, nella vigente normativa sia statale che regionale, costituiscono titoli
alternativi. Gli interventi aventi l’incidenza territoriale propria dei lavori soggetti a permesso, infatti, al
ricorrere delle condizioni prescritte, possono essere realizzati anche mediante denuncia di inizio attività, a
scelta degli interessati. Si deve pertanto ritenere, per motivi logici, che siano soggetti alle disposizioni in
commento gli interventi previsti, anche quando l’interessato decida di presentare la denuncia di inizio attività
(laddove consentita). Se, infatti, l’obbligatorietà delle nuove disposizioni fosse in relazione alla semplice
procedura seguita anziché all’incidenza territoriale dell’intervento da realizzare, si produrrebbero
evidentemente esiti incongrui e ingiustificate disparità di trattamento perché la decisione sull’applicazione
della norma risulterebbe sostanzialmente rimessa ai singoli interessati (in conseguenza del carattere
facoltativo della denuncia di inizio attività rispetto al permesso di costruire).
Fonte: Consulente immobiliare n.809/2008, Gruppo “Il Sole 24 Ore”
31/3/2008
Primo sì alle linee guida per l’efficienza energetica negli edifici
Arriva finalmente il via libera della Conferenza unificata alle Linee guida nazionali per l’efficienza energetica
degli edifici. La riunione del 20 marzo scorso ha espresso parere favorevole subordinato a una serie di
emendamenti che il Governo ora dovrà recepire.
Tra questi, la scomparsa dell’indicazione di tariffe di riferimento per la certificazione e la validità delle leggi
regionali già approvate, mentre le altre dovranno attenersi alle indicazioni nazionali fino al varo di una norma
propria che comunque dovrà tenere conto delle linee di principio condivise nel documento. L’ok dell’Unificata
mette fine al braccio di ferro che ha lasciato al palo per due anni il documento che, in base al DLgs 192/2005,
ha il compito di dettare riferimenti omogenei per l’attuazione della certificazione energetica in edilizia.
Nella stessa seduta è arrivato anche l’ok al DLgs che, attuando la direttiva Ue 2006/32/CE, estende a livello
nazionale il bonus volumetrico per le costruzioni ad alta efficienza energetica. Anche in questo caso, il parere
è favorevole con una serie di emendamenti. Tra questi, l’esonero dal bonus volumetrico per le aree protette
come i centri storici e il maggiore coinvolgimento delle regioni nella stesura dei piani dell’aria monitorati
dall’Enea. Ora il provvedimento dovrà ricevere l’ok delle commissioni parlamentari competenti e tornare a
Palazzo Chigi per il via libera definitivo.
Conferenza Stato‐Città‐Regioni Intesa sullo schema di decreto del Ministro dello sviluppo economico che
definisce le Linee guida nazionale per la certificazione energetica degli edifici e gli strumenti di raccordo,
concertazione e cooperazione tra lo Stato e le Regioni in materia – Riunione del 20 marzo 2008.
Fonte: Edilizia e territorio ‐ Gruppo "Il Sole 24 ORE" n. 13 24‐29 marzo 2008