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UNIVERSITA’ DI ROMA

“LA SAPIENZA”
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA

INFERMIERISTICA DI COMUNITA’ II
PIANI DI ASSISTENZA APPLICATI ALLA
CHIRURGIA SPECIALISTICA

DOCENTE TERESA COLACCI


0BIETTIVI DI APPRENDIMENTO
AL TERMINE DEL CORSO LO STUDENTE DOVRA’ ESSERE IN
GRADO DI:

• IDENTIFICARE LE PRINCIPALI PATOLOGIE CHIRURGICHE

• EFFETTUARE INTERVENTI INFERMIERISTICI RELATIVI ALL’ASSISTENZA


CHIRURGICA

• SVILUPPARE STRATEGIE ATTE AD OTTIMIZZARE LE RISORSE DISPONIBILI

• SVILUPPARE I PIANI DI ASSISTENZA SECONDO I MODELLI FUNZIONALI


DELLA M. GORDON
TESTI CONSIGLIATI:

• M.H. Meeker, J.C. Rothrock “ Assistenza e


trattamento del paziente chirurgico” Casa
editrice UTET ( 1° 2° volume)
• Brunner Suddarth “ Nursing Medico-Chirurgico”
Casa editrice Ambrosiana (1° e 2° volume)
• M.Gordon “ Diagnosi infermieristiche:processo e
applicazioni” Casa editrice Ambrosiana
Classificazione degli interventi
chirurgici
SCOPO URGENZA

 Diagnostico  Emergenza
 Esplorativo  Urgenza
 Ricostruttivo  Necessario
 Curativo
 Trapianto
 Palliativo
Classificazione interventi chirurgici
Interventi puliti - non drenati, non traumatici, non infetti,
- non interessano l’apparato respiratorio,
genitourinario, gastroenterico
- assenza di processi infiammatori
Interventi - interventi sull’apparato respiratorio,
genitourinario, gastroenterico
puliti- - assenza di bile o urine infetta
contaminati
Interventi - Secondari a traumi, ferite aperte,
- Importante contaminazione per spandimento
contaminati contenuto gastrointestinale
Interventi - Secondari a traumi in presenza di tessuto
devitalizzato, contaminazione fecale
sporchi - perforazione di visceri, processo
infiammatorio acuto purulento
Fasi dell’assistenza infermieristica

Fase preoperatoria

Fase intraoperatoria

Fase postoperatoria
Nursing preoperatorio
Accertamento infermieristico
• Anamnesi ed esame fisico:
 Peso e altezza
 Parametri vitali
 Precedenti esperienze chirurgiche
 Anamnesi allergica
 Storia di malattie croniche e abitudini di vita
 Stato cardiovascolare, respiratorio, renale
 Esami ematochimici ed esami diagnostici
Dati di esami diagnostici e di
laboratorio

• Esami ematochimici
- emocromo
- elettroliti
- prove di coagulazione
• Analisi delle urine
• Elettrocardiogramma
• Radiografia del torace
• Gruppo sanguigno e prova crociata
• Visita anestesiologica (ispezione vie aeree, auscultazione
polmonare e cardiaca, registrazione segni vitali)
Interventi infermieristici
• Educazione del paziente
• Consenso informato
• Preparazione del paziente
- Stato di digiuno
- Accesso endovenoso
- Preparazione intestinale
- Preparazione della cute
• Farmaci preoperatori
• Controllo del paziente prima dell’intervento
chirurgico
Il digiuno preoperatorio
• Il paziente viene messo in uno stato di digiuno
prima dell’intervento chirurgico per prevenire in
particolare il vomito e l’aspirazione.
• Nelle linee guida degli anestesisti americani, si
raccomanda di non assumere liquidi due ore prima
dell’intervento (American Society of Anestesiologists 2000)
(valutazione del paziente)
• In alcuni pazienti è indicato il posizionamento del
sondino nasogastrico per decomprimere lo stomaco
e permettere la rimozione del suo contenuto
Come si esegue la preparazione
intestinale?
• La preparazione intestinale è particolarmente
indicata per interventi chirurgici a carico del
tratto gastroenterico e quando si prevede un
prolungato periodo di allettamento o difficoltà
nella mobilizzazione
• La pulizia del colon favorisce la diminuzione della
carica batterica e previene la possibile fuoriuscita
di contenuto intestinale
• Può essere eseguita con la somministrazione di
clisteri, lassativi, antibiotici orali
Informazione ed educazione del
paziente
• L’educazione preoperatoria aiuta il paziente
a comprendere che cosa si verificherà
durante ogni fase dell’esperienza chirurgica,
favorisce la riduzione del suo stato ansioso.
• Si forniscono al paziente informazioni
relative alle modalità di preparazione
all’intervento chirurgico, al tipo di
intervento, alle procedure postoperatorie
L’informazione e Il consenso
• Documenti legali che attestano che sono state
fornite alla persona le informazioni relative al
trattamento chirurgico e che il paziente acconsente
al procedimento essendone stato informato
• Il chirurgo è responsabile dell’ottenere il consenso
dopo aver spiegato al paziente in termini
comprensibili il trattamento proposto, i rischi e le
potenziali complicanze
• L’infermiere collabora con il medico al fine di
garantire che il paziente abbia compreso le
implicazioni dell’intervento
Si accerta inoltre che il consenso sia firmato e
presente nella cartella clinica
Come si esegue la preparazione
della cute?
• La rasatura dei peli nella zona di incisione,
essenzialmente eseguita per migliorare la visione del
campo operatorio da parte del chirurgo, aumenta il
rischio di infezione del sito chirurgico, ne viene quindi
suggerito l’abbandono
• Quando necessaria deve essere eseguita
immediatamente prima dell’intervento con rasoio
elettrico; questo è associato ad un minor tasso di
infezione
• La doccia preoperatoria riduce l’entità della
colonizzazione cutanea (non ancora dimostrato il ruolo
nell’incidenza delle infezioni chirurgiche)
Accesso venoso

• Può essere posizionato prima


dell’intervento chirurgico o in sala
operatoria
• Accesso che consente somministrazione di
liquidi ed elettroliti, farmaci, prodotti
ematici
• Può essere un accesso venoso periferico o
centrale
Il controllo del paziente prima
dell’intervento chirurgico
• Identità del paziente
• Tipo e sede di intervento chirurgico
• Rimozione di gioielli, protesi dentarie, occhiali
• Allergie
• Indumenti appropriati
• Firma del consenso
• Stato di digiuno
• Documentazione clinica
• Disponibilità di sangue o emocomponenti
• Somministrazione di farmaci
Infermiere in sala operatoria(1)
Tradizionalmente le figure riscontrabili all’interno delle sale
operatorie italiane sono essenzialmente:

1)Infermiere professionale di sala


2)Infermiere strumentista o “ferrista”

In alcuni centri ( non universitari )


3)Infermiere di anestesia (limite all’esercizio professionale
anche in relazione al fatto che l’anestesia è da considerarsi un atto
medico specialistico). In america esiste la figura del “ nurse
anesthesist” e già nel 1984 il 65% delle anestesie venivano
praticate dai certified nurse anesthesists*
*Writter law Review 1985, pg 855
Infermiere in sala operatoria(2)
Infermiere di sala:
• Compiti di maggior rilievo dell’infermiere di sala operatoria:
a) la preparazione delle apparecchiature e del materiale necessario
all’anestesia generale
b) Verifica della pulizia, della disinfezione e della sterilizzazione delle
apparecchiature e del materiale ocorrente per anestesia (e in alcuni
centri diretta pulizia e non solo verifica)
c) Preparazione del paziente in sala operatoria
d) Verifica nome del paziente con la lista operatoria e sede di intervento
e) L’assistenza all’anestesista durante le manovre e le procedure
anestesiologiche (posizionamento cateteri venosi, intubazione tracheale)
f) Sorveglianza terapia di supporto (trasfusioni, cec, emogas arteriosi o
venosi intraoperatori)
g) Sorveglianza di parametri vitali (polso, pressione, respiro) nell’immediato
periodo post operatorio e in sala risveglio
h) La sorveglianza della regolarità del funzionamento degli apparecchi di
respirazione automatica, di monitoraggio, di emorecupero di sangue
intraoperatorio, del broncoscopio, delle lame del laringoscopio..
Infermiere in sala operatoria(3)
I compiti precedentemente delineati per l’infermiere di sala:
Non sono in realtà di molto aiuto al fine di delineare la
responsabilità dell’infermiere di sala operatoria e si rende necessaria
l’analisi dell’attività interpretatrice e concretizzatrice della
giurispudenza

Un compito che un tempo era fonte di responsabilità era quello


previsto dalla “preparazione delle apparecchiature e del materiale
necessario all’anestesia” poiché le prese dell’impianto per l’ossigenoi
e per i gas anestetici erano identiche e la possibilità di inversione dei
tubi era alta.
La Cassazione confermò una sentenza contro alcuni
infermieri professionali che riconosceva la colpa di costoro
in caso di:

“somministrazione in corso di intervento chirurgico di


protossido di azoto anziché di ossigeno a causa
dell’inversione di innesto di tubi portanti i detti gas, anche
se l’inversione è stata fatta materialmente da altri”
Infermiere in sala operatoria(4)
l’infermiere di sala:
Uno degli incidenti intraoperatori in cui può sussistere la responsabilità
professionale dell’infermiere di sala, può essere

Errato posizionamento sul lettino operatorio


• Un posizionamento scorretto può provocare lesioni nervose, muscolari,
tendinee attraverso stiramenti, rotazioni, abduzioni degli arti
• Il posizionamento del paziente in sala operatoria è un peculiare compito
dell’infermiere di sala
• Non è un compito che può effettuare in maniera autonoma ma
costituisce invece come ha specificato la Corte di Cassazione una “
attività ausiliaria di assistenza al medico” *
* Cass. Sez penale, sez IV, 27 luglio 1983
lo stesso articolo 2 del mansionario, specificava sul punto in questione, che l’infermiere
assiste il medico nelle varie attività di reparto e di sala operatoria
• La stessa Suprema corte precisa che “detta attività deve essere svolta
sotto il controllo del sanitario, e più precisamente, del medico
anestesista, il quale deve vigilare al regolare posizionamento del
paziente”
* Cass. Sez penale, sez IV, 27 luglio 1983
Infermiere in sala operatoria(6)
Non corretto posizionamento della piastra dell’elettrobisturi
Manovra atta ad evitare i rischi di elettrocuzione del paziente
Dall’analisi delle cause che portano a questo tipo di incidenti
fatto salva la responsabilità della casa produttrice in caso di
placca difettosa, vi è:
Negligenza nell’esecuzione del posizionamento della placca si
segnalano nei seguenti casi:
♥ infermiere “riutilizza” la placca, contravvenendo alle indicazioni specifiche delle case
produttrici e alla sua natura di materiale monouso
♥ l’infermiere non effettua la preventiva opera di tricotomia, indispensabile per la perfetta
aderenza della placca al corpo del paziente, favorendone con ciò lo scollamento
♥ l’infermiere “adatta” placche di misure maggiori provvedendo a tagliarne una parte.
Facendo ciò la placca perde dal lato tagliato la sua capacità autoisolante e permette di
conseguenza possibile infiltrazione di liquidi intraoperatori
♥ l’infermiere o il caposala conservano in luoghi e a temperature non idonee la placca,
favorendo l’essicamento del gel.

In questi casi l’infermiere professionale risponde in concorso colposo con il medico


anestesista degli evenuali danni che ne derivino al paziente
L’infermiere strumentista (2)
• Corretta preparazione all’atto chirurgico
• Mantenimento della sterilità della sua persona e
della rilevanza di eventuali manovre e movimenti
non sterili che si effettuano in corso di intervento
• Sterilità del contenuto del tavolino chirurgico
• Vestizione sterile del chirurgo
• Scelta dei ferri chirurgici e dei fili (in collaborazione con il chirurgo)
• Conoscenza dei tempi chirurgici “sporchi” e “puliti”
• Conta delle garze e dei ferri (in collaborazione con il chirurgo)
• Sterilizzazione del materiale
L’infermiere strumentista (3)
Smarrimento o dimenticanza di corpi estranei nell’organismo
Rappresenta uno dei principali incidenti operatori
Corpi estranei: garze, tamponi, lunghette, pezze laparotomiche, ferri
chirurgici o parti di essi
dimenticati: abbandonati nel corpo del pz per l’inosservanza delle
comuni norme di diligenza
smarriti: corpi che siano insensibilmente sfuggiti al chirurgo,
indipendentemente dal suo zelo, dalla sua diligenza e dalla sua perizia,
Infermiere è senza dubbio esente da colpa nel caso di “smarrimenti” a meno
che non si dimostri la conoscenza di difetti dei ferri chirurgici complessi che
potevano ragionevolmente far prevedere la perdita accidentali di parti di essi
durante l’uso (giunture difettose, viti ecc)
più complesso il discorso della dimenticanza:
in questo caso l’infermiere strumentista partecipa alla conta delle garze e
degli strumenti alla fine dell’intervento. Inoltre lui, è a conoscenza dell’esatto
numero di garze e tamponi e lunghette usate complessivamente durante
l’intervento e dell’esatta quantità di ferri preparati sul tavolo “servitore”
LINEE GUIDA – SALA OPERATORIA
• Contenitori metallici a norma per ogni intervento
• Ogni contenitore deve essere contraddistinto da un numero e
deve essere accompagnato da un foglio su cui è scritto:
– Quali ferri sono contenuti
– Quanti ferri sono contenuti
– Quando sono stati sterilizzati
– La firma di chi li ha controllati
– La firma di chi li ha sterilizzati
• Al termine di ogni intervento la strumentista conta i ferri utilizzati
e li ripone nel contenitore firmando il foglio di controllo
• Sul computer il caposala riporta giornalmente la lista con il
numero dei contenitori usati e con i nomi dello strumentista
utilizzatore ed infermiere sterilizzatore
• Marcatura delle garze al tavolo operatorio
• Conteggio delle garze a fine intervento
• Uniformità di procedure nei diversi poli chirurgici
Registro operatorio (3)
requisiti formali:
• Elementi identificativi del paziente,
• Data
• Ora inizio e fine intervento,
• Nome del primo operatore e di quanti hanno partecipato
direttamente all’intervento
• Diagnosi finale e denominazione della procedura eseguita
• Tipo di anestesia utilizzata e nome dei sanitari che l’hanno condotta
• Descrizione chiara e sufficientemente particolareggiata della
procedura attuata
• Sottoscrizione da parte dl primo operatore
• Le modalità pratiche tutela dei registri devono dipendere dalla
Direzione Sanitaria
• Il Primario/Direttore dell’Unità Operativa è direttamente responsabile
della corretta compilazione, tenuta e conservazione del registro
operatorio
• Il Ministero non ha proposto un modello di registro ma ha indicato
soltanto i presupposti minimi suscettibili ad integrazione
Assistenza perioperatoria
Assistenza preoperatoria

DIAGNOSI Assistenza intraoperatoria


CHIRURGICA

Assistenza postoperatoria
Assistenza perioperatoria

• Psicologica
• Fisica
• Tecnica
ACCERTAMENTO
INFERMIERISTICO
• CHIRURGIA PROPOSTA
• STORIA DI PRECEDENTI INTERVENTI
• STORIA DI ALLERGIA
• STORIA DI MALATTIE CRONICHE
• STORIA DI FUMO
• STATO RESPIRATORIO E CARDIACO ATTUALE
• PESO,ALTEZZA ,PARAMETRI VITALI
• RESTRIZIONI NELLA MOBILITÀ
• BISOGNI DI APPRENDIMENTO E DI DIMISSIONE
Insegnamento preoperatorio
Azioni di sostegno ed educative per
promuovere la salute prima e dopo l’intervento.
Acquisizione di conoscenze e abilità e
modificazioni comportamentali.

TRASMISSIONE DI INFORMAZIONI +
SOSTEGNO EMOTIVO =

A. RIDUZIONE DELL’ANSIA
B.RIDUZIONE DELLA PERCEZIONE DEL DOLORE
C.RECUPERO DELLA SALUTE PIU’ RAPIDO
BISOGNO DI ALIMENTARSI NEL PERIODO PRE
OPERATORIO

INFORMARE SULL’IMPORTANZA DI UNA ADEGUATA ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE


• Dieta Ipercalorica, iperproteica, Povera di scorie,Dieta Ipocalorica o a calorie controllate , Iposodica

LA GIORNATA PRIMA DELL’INTERVENTO


• valutare la necessità di alimentazione particolare nella giornata precedente
intervento
• necessità di rispettare il digiuno assoluto per cibi e bevande dalle ore 24 o almeno
per le 8 ore che precedono l’intervento
• necessità di introdurre sondino naso gastrico prima /durante l’intervento

• necessità di introdurre sondino naso gastrico e catetere venoso periferico prima


dell’intervento
BISOGNO DI ELIMINAZIONE
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

INFORMARE
SUGLI EFFETTI DELL’ANESTESIA RISPETTO L’ELIMINAZIONE :
• difficoltà ad evacuare per ileo paralitico
• difficoltà ad urinare per paralisi del detrusore
SULLE MOTIVAZIONI DELLE ATTIVITÀ EFFETTUATE PER
INTERVENTO:
• posizionamento catetere vescicale,effettuazione clistere evacuativo
SULL’USO DEI PRESIDI:
• padella,pappagallo,comoda
LA GIORNATA PRIMA DELL’INTERVENTO
• preparazione intestinale con lassativi, con dieta povera di scorie
• eventuale effettuazione di clistere evacuativo
• preparazione vescicale:l a vescica va svuotata prima dell’intervento
BISOGNO DI RIPOSO E SONNO
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

• Ascoltare le preoccupazioni
• Dare informazioni chiare
• Ridurre la luminosità, i rumori, assicurare una giusta temperatura,
provvedere all’igiene personale, alla preparazione del letto e al suo
adeguato posizionamento
BISOGNO DI RESPIRARE
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

• INFORMARE SULLA NECESSITÀ di abolire il fumo


• ISTRUIRE ad effettuare alcuni esercizi respiratori, colpi di tosse e
espettorazione efficace

LE GIORNATE PRIMA DELL’INTERVENTO


• Prevedere una fisioterapia respiratoria
BISOGNO DI MANTENERE LA FUNZIONE CARDIO-
CIRCOLATORIO
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

• INSEGNARE ALLA PERSONA


• alcuni esercizi per evitare complicanze da mancata mobilizzazione
degli arti inferiori : flessione del piede, simulazione del movimento
della camminata,esercizi isometrici di contrazione e rilasciamento dei
muscoli posteriori della gamba

• LA GIORNATA DELL’INTERVENTO
• Rilevare alcuni parametri vitali(frequenza e ritmo del polso, PAO,
temperatura corporea.se rialzo termico riportare il dato al medico)
• applicare ,alle persone portatrici di varici agli arti inferiori,calze
elastiche o bendaggi
BISOGNO DI INTERAZIONE NELLA
COMUNICAZIONE
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

• ACCOGLIERE le preoccupazioni che può presentare sulle conseguenze


dell'anestesia al risveglio , sul dolore, sulle modificazioni corporee che potrà
comportare l'operazione.

• FAVORIRE l'incontro con persone significative

• L'infermiere dovrà scegliere accuratamente cosa dire unitamente a quando,


dove e come parlare utilizzando un linguaggio verbale e non verbale
corretto per creare una relazione empatica
BISOGNO DI PROCEDURE TERAPEUTICHE
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

• INFORMARE SU.:
• quali linee endovenose,cateteri,sondino nasogastrico,drenaggi saranno
presenti durante il periodp postoperatorio
• la dimensione e la localizzazione dell’incisione
• quali farmaci saranno prescritti per controllare la nausea ed il dolore

• LA GIORNATA DELL’INTERVENTO E PRIMA DELL’INTERVENTO


• L’infermiere si sostituisce alla persona per ciò che riguarda le azioni
quotidiane come la somministrazione di farmaci la sera prima
dell’intervento, oppure la pre-medicazione la mattina dell’intervento o
l’eventuale terapia antibiotica, o anticoagulante.
BISOGNO DI IGIENE
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

INFORMARE

• SULL’IMPORTANZA DI UN ACCURATA IGIENE PREOPERATORIA:


Doccia con sapone antisettico monouso, asciugamano pulito,
spugna monouso pulizia del corpo comprensiva di lavaggio, dei capelli,
pulizia dei denti

• SULLE MODALITÀ CORRETTE PER EFFETTUARE L’IGIENE : bagnare tutto il


corpo,insaponare attenzione alle zone con maggior carica
batterica(ascellare,inguinale,perineale,ombelicale),sciacquare e asciugare
tamponando
BISOGNO DI IGIENE
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

LA GIORNATA DELL’INTERVENTO
 Togliere oggetti personali (monili)
 La donna deve rimuovere il trucco, rossetto e smalto
 Togliere lenti a contatto, protesi acustiche, protesi degli arti, protesi
dentali
 Indossare camice, cuffia e calze pulite fornite dall’ospedale
 Ricambio biancheria del letto e della barella
• Effettuare tricotomia secondo protocolli
BISOGNO DI IGIENE NEL PERIODO PRE-
OPERATORIO ( LA TRICOTOMIA)
• Nell’ambito dell’assistenza preoperatoria vengono compiuti
diversi interventi per ridurre il rischio di infezione della
ferita chirurgica: si pensi alla detersione della cute del
paziente, mediante doccia preoperatoria o all’uso di
antisettici specifici per la preparazione del sito chirurgico .

• Tra questi interventi vi è anche l’esecuzione della tricotomia.


Nonostante l’ampia applicazione, la sua efficacia per la prevenzione
delle infezioni non è supportata da solide basi scientifiche; anzi, alcuni
studi, hanno dimostrato che la sua realizzazione attraverso l’uso di
rasoi, pratica ad oggi estremamente diffusa, porta ad un aumento
dell’incidenza delle infezioni chirurgiche postoperatorie. Studiando
l’effetto della rimozione dei peli tramite rasoio si è potuto constatare
che tale rasatura produce nella cute piccoli tagli, che diventano sede di
colonizzazione da parte di organismi favorenti l’infezione. Per questo
motivo è stata compiuta una revisione sistematica al fine di valutare in
che misura la tricotomia apporti benefici al paziente, in relazione alle
diverse modalità con cui può essere praticata.
BISOGNO DI IGIENE NEL PERIODO PRE-
OPERATORIO (LA TRICOTOMIA)

• La ricerca sulla prevenzione delle infezioni delle ferite


chirurgiche ha dimostrato che NON È NECESSARIO
ESEGUIRE LA TRICOTOMIA PER DIMINUIRE IL RISCHIO
INFETTIVO. Occorre perciò valutare l’opportunità di
eseguire la rimozione dei peli sul sito chirurgico, tenendo
presente i problemi connessi all’accesso alla zona ed alla
visibilità: la tricotomia può rendersi necessaria per
diverse ragioni, ma NON DEVE ESSERE CONSIDERATA
UNA MISURA PREVENTIVA DELLE INFEZIONI DELLE
FERITE CHIRURGICHE.
BISOGNO DI IGIENE NEL PERIODO PRE-
OPERATORIO (LA TRICOTOMIA)

• Il metodo più comunemente utilizzato, ovvero la


rasatura con lametta, ha dimostrato di provocare una
maggior incidenza diinfezioni, mentre è stato dimostrato
che LA TRICOTOMIA ESEGUITA CON TAGLIACAPELLI È
PIÙ SICURA E COMPORTA UN MINOR RISCHIO
D’INFEZIONE delle ferite, a prescindere dal momento in
cui viene eseguita rispetto all’intervento. Anche l’uso di
sostanze depilatorie è più sicuro dell’uso della rasatura,
nonostante si possano verificare eventi avversi dovuti
all’insorgenza di irritazioni cutanee e di allergie: per
questa ragione, l’uso del tagliacapelli deve essere
preferito comunque all’uso delle sostanze depilatorie
BISOGNO DI MOVIMENTO
NEL PERIODO PRE OPERATORIO

• INFORMARE LA PERSONA SULLA:


posizione obbligata da assumere nel postoperatorio
sulle modalità con cui si procederà alla prima alzata,
sui rischi da immobilità a letto (lesioni da decubito)e sulle modalità
per prevenirli
necessità di cambiare continuamente posizione

• INSEGNARE ALLA PERSONA LA MODALITÀ PER EFFETTUARE:


• alcuni esercizi per gli arti inferiori (in particolare nei portatori di varici) allo
scopo di contrarre la muscolatura e favorire il ritorno venoso: dorsoflessione
del piede, simulazione movimento della camminata, esercizi di contrazione e
rilasciamento muscoli posteriori della gamba
Valutazione
risultati attesi
• Obiettivo
• LA PERSONA VERBALIZZERÀ LA COMPRENSIONE
DELL’ASSISTENZA PREOPERATORIA:

• criteri di risultato
• fa domande sull’intervento chirurgico
• descrive che cosa succederà rispetto all’intervento
• dimostra di sapersi girare,tossire effic.,respirare in
modo profondo,eseguire esercizi per le gambe
Valutazione
risultati attesi
• Obiettivo
• LA PERSONA RIFERIRA ’UNA DIMINUZIONE
DELL’ANSIA PER L’INTERVENTO
• criteri di risultato
• la p.a. discute le sue paure e sue
preoccupazioni
• la p.a. esprimerà una diminuzione dell’ansia
• la p.a identifica sistemi di controllo dell’ansia
Valutazione
risultati attesi
• Obiettivo
• LA PERSONA ESERCITERA’ UN ADEGUATO CONTROLLO
DEL DOLORE:

• criteri di risultato
• la.pa. riferisce un accettabile livello del dolore
nel preoperatorio
Valutazione
risultati attesi
• Obiettivo
• LA PERSONA DIMOSTRERA’ SEGNI DI RIPOSO
ADEGUATO PRIMA DELL’INTERVENTO:

• criteri di risultato
• la p.a. riferisce riposo adeguato il giorno
dell’intervento
LISTA DI CONTROLLO DI
ACCERTAMENTO PREOPERATORIO

• CARTELLA (storia ed esame


fisico,prescrizioni mediche…...,)
• ECG /ESAMI DI LABORATORIO
• VISITA E PRESCRIZIONI
ANESTESIOLOGICHE
• MODULO DI CONSENSO DATATO E
FIRMATO
CONSENSO

• DOCUMENTO LEGALE
• IL CHIRURGO NE E’ RESPONSABILE
• SPIEGA:LA PROCEDURA CHIRURGICA,RISCHI E BENEFICI DELLA
PROCEDURA ,LA RAGIONI PER CUI E’INDICATA,LE PROBABILITA’ DI
SUCCESSO,CONSEGUENZE DEL MANCATO TRATTAMENTO

• ELENCA:IL NOME DEL CHIRURGO,IL SITO CHIRURGICO


• DEVE ESSERE FIRMATO E DATATO
• L’INFERMIERE segnala al medico se l’utente
necessita di chiarimenti
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
Assistenza perioperatoria
Assistenza preoperatoria

DIAGNOSI Assistenza intraoperatoria


CHIRURGICA

Assistenza postoperatoria
Assistenza perioperatoria

• Psicologica
• Fisica
• Tecnica
FASE INTRAOPERATORIA

• RISPETTO ASEPSI
• LAVAGGIO MANI
• PREPARAZIONE CUTE
• SICUREZZA DEGLI STRUMENTI
• CONTA DEL MATERIALE
A.I. NEL POST OPERATORIO
• Registrare ora di arrivo
• Trasferimento barella-letto
• Registrazione p.v.
• Valutazione del colorito della cute
• Valutazione dell’aspetto della cute
• Valutazione e sorveglianza dello stato di coscienza
• Valutazione e sorveglianza dell’attività motoria
• Somministraz. di infusioni e.v.
• Valutazione delle medicazioni chirurgiche
• Sorveglianza dei drenaggi
• Controllo della diuresi
• Gestione del dolore
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:

1. MANCANZA DI CONOSCENZE DELLA ROUTINE


PERIOPERATORIA,CORRELATA A SCARSA FAMILIARITA’ CON LE
PROCEDURE OSPEDALIERE.

2. RIDUZIONE DELLA MOBILITA’, CORRELATA ALL’INTERVENTO


CHIRURGICO.

3. DOLORE,CORRELATO AL TRAUMA DEL TESSUTO OPERATO, AL


POSIZIONAMENTO ED A SPASMI MUSCOLARI RIFLESSI.

4. RISCHIO ELEVATO DI INFEZIONE.

5. RISCHIO ELEVATO DI LESIONI POST-OPERATORIE,CORRELATO AI


POSSIBILI CAMBIAMENTI DELLO STATO MENTALE CAUSATI
DALL’ANESTESIA E DAGLI ANALGESICI.

6. RISCHIO ELEVATO DI RITENZIONE URINARIA POST-OPERATORIA,


CORRELATO A REAZIONE NEUROENDOCRINA ALLO STRESS, ANESTESIA
E POSIZIONE SDRAIATA.
MANCANZA DI CONOSCENZE DELLA ROUTINE
PERIOPERATORIA, CORRELATA A SCARSA FAMILIARITA’
CON LE PROCEDURE OSPEDALIERE.

INTERVENTI
ISTRUIRE IL PAZIENTE:

• PROCEDURE PERIOPERATORIE
• LE RESTRIZIONI ALIMENTARI
• L’INSERZIONE DI LINEE VENOSE O ARTERIOSE
• L’AMBIENTE DELLA SALA OPERATORIA
• SUL TIPO DI FERITA
• SULLA GINNASTICA RESPIRATORIA
• SULLA GINNASTICA FISICA
• SUI TIPI DI DRENAGGI, SONDINI, CATETERI, ECC.
MANCANZA DI CONOSCENZE DELLA ROUTINE
PERIOPERATORIA.

MOTIVAZIONI

E’ PIU’ FACILE CHE I PAZIENTI RICORDINO LE


VARIE PROCEDURE PRE-INTRA E POST-
OPERATORIE, E PARTECIPINO ALLA LORO
ESECUZIONE, SE NE CAPISCONO LA
MOTIVAZIONE, SE HANNO RICEVUTO LE
RELATIVE SPIEGAZIONI PRIMA
DELL’INTERVENTO E SE HANNO COMPIUTO
GLI ESERCIZI AL MOMENTO OPPORTUNO.
MANCANZA DI CONOSCENZE DELLA ROUTINE
PERIOPERATORIA

INDICATORI DI RISULTATO:

PRIMA DELL’INTERVENTO CHIRURGICO, IL


PAZIENTE:
• DIRA’ DI AVERE COMPRESO LE PROCEDURE
PERIOPERATORIE
• SARA’ IN GRADO DI TOSSIRE, RESPIRARE
PROFONDAMENTE, USARE LO SPIROMETRO
ED ESEGUIRE ESERCIZI MOTORI DEGLI ARTI
INFERIORI.
RIDUZIONE DELLA MOBILITA’ CORRELATA
ALL’INTERVENTO CHIRURGICO

PRIORITA’ ASSISTENZIALI:

MOBILITAZIONE PRECOCE DEL PAZIENTE


RIDUZIONE DELLA MOBILITA’ CORRELATA
ALL’INTERVENTO CHIRURGICO

INTERVENTI

• AIUTARE IL PAZIENTE A CAMBIARE POSIZIONE


OGNI 2 ORE, A MENO CHE NON SIA
CONTROINDICATO.
• AIUTARE IL PAZIENTE AD AUMENTARE
GRADATAMENTE LA DEAMBULAZIONE
• ESORTARLO A FARE ESERCIZI A LETTO
• RENDERLO IL PRIMA POSSIBILE DI NUOVO
AUTOSSUFFICIENTE
RIDUZIONE DELLA MOBILITA’ CORRELATA
ALL’INTERVENTO CHIRURGICO
MOTIVAZIONI
• AUMENTA L’EFFICIENZA CARDIACA
• MIGLIORA LA CIRCOLAZIONE
• AUMENTA LA FREQUENZA RESPIRATORIA
• AUMENTA LA PROFONDITA’ DEL RESPIRO
• MIGLIORA LO SCAMBIO GASSOSO
• AUMENTA IL FLUSSO SANGUIGNO FAVORENDO
UN’ESCREZIONE OTTIMALE
• ATTIVA LA PERISTALSI
• MIGLIORA LA QUALITA’ DEL SONNO
• MIGLIORA L’ASPETTO FISICO, L’IMMAGINE
CORPOREA, IL CONCETTO DI SE’
• RIDUCE LO STRESS
RIDUZIONE DELLA MOBILITA’ CORRELATA
ALL’INTERVENTO CHIRURGICO

INDICATORI DI RISULTATO

• IL PAZIENTE SARA’ IN GRADO DI CAMBIARE


AUTONOMAMENTE POSIZIONE NEL LETTO
• SARA’ IN GRADO DI ESEGUIRE GLI ESERCIZI
• AVRA’ UNA RESPIRAZIONE PROFONDA E NON
FATICOSA
DOLORE CORRELATO AL TRUMA DEL TESSUTO
OPERATO, AL POSIZIONAMENTO ED A SPASMI
MUSCOLARI RIFLESSI.

PRIORITA’ ASSISTENZIALE

ALLEVIARE IL DOLORE
DOLORE

INTERVENTI

CONTROLLARE CONTINUAMENTE IL
PAZIENTE PER RILEVARE POSSIBILI
INDICATORI DI DOLORE:

• VERBALIZZAZIONE
• MIMICA FACCIALE
• SUDORAZIONE
• POSTURA DI DIFESA
• IRREQUIETEZZA
• IRRITABILITA’
• APATIA
• ALTERAZIONE DEI SEGNI VITALI
DOLORE
INTERVENTI

• FORNIRE SOSTEGNO E RINFORZO POSITIVO


• RIDURRE I FATTORI CHE POSSONO FAR AUMENTARE IL DOLORE
• INDIVIDUARE LE MODALITA’ PIU’ EFFICACI DI CONTROLLO DEL
DOLORE
• UTILIZZARE STRATEGIE NON FARMACOLOGICHE
• LIMITARE IL DISAGIO CAUSATO DAGLI EFFETTI COLLATERALI
DEGLI ANALGESICI

MOTIVAZIONE

• SOSTEGNO ED INCORAGGIAMENTO FANNO AUMENTARE LA


SENSAZIONE DI SICUREZZA E DI CONTROLLO DEL PAZIENTE
• L’ASCOLTO RIDUCE L’ANSIA, IL RIPOSO PERMETTE MAGGIORE
TOLLERABILITA’ DEL DOLORE, FATTORI AMBIENTALI POSSONO
AGGRAVARE IL DOLORE
• L’USO DI PIU’ TECNICHE CONTEMPORANEE PER ALLEVIARE IL
DOLORE PUO’ AVERE MAGGIORE SUCCESSO
• L’USO DI ANALGESICI PUO’ PROVOCARE STITICHEZZA,
STOMATITI, NAUSEA E VOMITO.
DOLORE CORRELATO AL TRUMA DEL TESSUTO
OPERATO, AL POSIZIONAMENTO ED A SPASMI
MUSCOLARI RIFLESSI.

INDICATORI DI RISULTATO

ENTRO UN’ORA DALL’INIZIO DEL DOLORE, IL


PAZIENTE:

• DIRA’ DI SENTIRSI MEGLIO


• AVRA’ UNA POSTURA ED UN’ESPRESSIONE
FACCIALE RILASSATA
• PRESENTERA’ SEGNI VITALI ENTRO I LIMITI
DELLA NORMA
RISCHIO DI INFEZIONI

PRIORITA’ ASSISTENZIALE:

FAVORIRE LA CICATRIZZAZIONE DELLA


FERITA
RISCHIO DI INFEZIONI
INTERVENTI

IDENTIFICARE I FATTORI DI RISCHIO DI


INFEZIONE DELLA FERITA CHIRURGICA:

• OBESITA’
• ETA’
• SCARSE DIFESE IMMUNITARIE
• STATO DI DENUTRIZIONE
• DIABETE MELLITO
RISCHIO DI INFEZIONE
INTERVENTI

• OSSERVARE LA FERITA UNA VOLTA PER TURNO

• DETERMINARE IL TIPO DI FERITA

• CONTROLLARE LA TEMPERATURA

• MANTENERE LA FERITA PULITA ED ASCIUTTA

• USARE UNA TECNICA STRETTAMENTE ASETTICA NEL


MEDICARE LA FERITA
RISCHIO DI INFEZIONE
MOTIVAZIONI

• LA CONOSCENZA DEI FATTORI DI RISCHIO PERMETTE


ALL’INFERMIERE DI INTRAPRENDERE UN’ASSISTENZA
PERSONALIZZATA
• UNA OSSERVAZIONE REGOLARE FAVORISCE LA
PRONTA IDENTIFICAZIONE DI UNA GUARIGIONE NON
OTTIMALE
• SE LA FERITA E’ ASCIUTTA E PULITA CI SONO MINORI
PROBABILITA’ CHE SI INFETTI
• CON L’ADOZIONE DI TECNICHE ASETTICHE SI
EVITANO LE INFEZIONI CROCIATE E LA
TRASMISSIONE DI MICRORGANISMI ALLA FERITA
RISCHIO DI INFEZIONI

INDICATORI DI RISULTATO

ENTRO 3 GIORNI DALL’INTERVENTO


CHIRURGICO IL PAZIENTE:

• NON AVRA’ FEBBRE


• NON MOSTRERA’ SEGNI DI INFEZIONE
• ENTRO 7 GIORNI DALL’INTERVENTO
CHIRURGICO, AVRA’ UNA FERITA PULITA,
ASCIUTTA E CON MARGINI BEN ALLINEATI
RISCHIO DI LESIONI P.O

PRIORITA’ ASSISTENZIALI:

PREVENIRE LE LESIONI
RISCHIO DI LESIONI P.O.

INTERVENTO:
• VALUTARE IL LIVELLO DI COSCIENZA,
L’ORIENTAMENTO E LA CAPACITA’ DEL PAZIENTE DI
SEGUIRE LE DIRETTIVE
• POSIZIONARE SUL FIANCO IL PAZIENTE ANCORA
ADDORMENATO
• TENERE LE SPONDE ALZATE
• PORRE IL CAMPANELLO ALLA PORTATA DEL PAZIENTE
• ASSISTERE IL PAZIENTE LE PRIME VOLTE CHE SI ALZA
DAL LETTO DOPO L’INTERVENTO CHIRURGICO
RISCHIO DI LESIONI P.O.

MOTIVAZIONI

• IL RISCHIO DI LESIONE E’ MAGGIORE SE IL


PAZIENTE NON E’ VIGILE

• LA POSIZIONE LATERALE DIMINUISCE IL


RISCHIO DI ASPIRAZIONE DI SECREZIONI E
VOMITO

• LE SPONDE EVITANO LE CADUTE


• IPOTENSIONE ORTOSTATICA PUO’
PROVOCARE VERTIGINI ED
INSTABILITA’FISICA
RISCHIO DI LESIONI

INDICATORI DI RISULTATO

ENTRO 36 ORE DALL’INTERVENTO IL PAZIENTE:

• NON PRESENTERA’ LESIONI

• RICHIEDERA’ ALL’INFERMIERE UN’APPROPRIATA


ASSISTENZA PER IL MOVIMENTO
RISCHIO DI RITENZIONE URINARIA P.O. CORRELATA A
REAZIONE NEUROENDOCRINA, ALLO STRESS,
ALL’ANESTESIA ED ALLA POSIZIONE SDRAIATA

PRIORITA’ ASSISTENZALE:

PREVENIRE LA RITENZIONE URINARIA


RISCHIO DI RITENZIONE URINARIA P.O.

INTERVENTI

• RILEVARE EVENTUALI SEGNI DI RITENZIONE


URINARIA
• INTERVENIRE PER FAVORIRE LO
SVUOTAMENTO DELLA VESCICA
• RICORRERE A MEZZI NON INVASIVI
• CREARE UN’ATMOSFERA POSITIVA
• VALUTARE CON IL MEDICO SE E’ NECESSARIA
L’INTRODUZIONE DEL CATETERE
RISCHIO DI RITENZIONE URINARIA P.O.

MOTIVAZIONI

• IL LIVELLO DI DISTENSIONE VESCICALE PUO’ ESSERE


VALUTATO CON LA PALPAZIONE DELLA ZONA SOPRA
LA SINFISI PUBICA
• INTERVENIRE PRONTAMENTE RIDUCE L’ANSIA
• PROVVEDIMENTI ALTERNATIVI POSSONO FAVORIRE IL
RILASSAMENTO DELLO SFINTERE
• E’ PREFERIBILE IL CATETERISMO PROVVISORIO A
QUELLO PERMANENTE
RISCHIO DI RITENZIONE URINARIA P.O.

INDICATORI DI RISULTATO

ENTRO UN GIORNO DALL’INTERVENTO, IL


PAZIENTE ELIMINERA’ ALMENO 200 ML DI
URINA IN UNA SOLA MINZIONE
POTENZIALI COMPLICANZE:

• SHOCK

• EMBOLIA POLMONARE

• TROMBOFLEBITE

• INFEZIONE DELLA FERITA

• ILEO PARALITICO

• INSUFFICIENZA RENALE ACUTA

• BRONCOPOLMONITE DA ASPIRAZIONE
RISCHIO DI SHOCK
POSTOPERATORIO
• PRIORITA’ ASSISTENZIALI:

• RICONOSCERE LE MANIFESTAZIONI
DELLO STATO DI SHOCK
RISCHIO DI SHOCK
POSTOPERATORIO
INTERVENTI
• CONTROLLARE E REGISTRARE I PARAMETRI VITALI
• ESAMINARE LA MEDICAZIONE CHIRURGICA
• VALUTARE LA QUANTITA’ E LE CARATTERISTICHE DEL DRENAGGIO
• CONTROLLARE CHE L’AREA INTORNO ALLA FERITA NON SIA GONFIA E NON
PRESENTI EMATOMI

• RILEVARE EVENTUALI CAMBIAMENTI DELLO STATO MENTALE


• CONTROLLARE E MANTENERE PERVIA LA VIA VENOSA

• CONTROLLARE LA DIURESI

• CONTROLLARE HT ED HB

• CONTROLLARE LE ENTRATE E LE USCITE DI LIQUIDI


RISCHIO DI SHOCK
POSTOPERATORIO
MOTIVAZIONI
• IPOTENSIONE E TACHICARDIA

• PRESENZA DI SANGUE VIVO NEI DRENAGGI PUO’


INDICARE EMORRAGIA ARTERIOSA

• IPOSSIA CEREBRALE

• DIMINUIZIONE DEL VALORE DI HB E DI HT

• CONTRAZIONE DELLA DIURESI


RISCHIO DI SHOCK
POSTOPERATORIO
INDICATORI DI RISULTATO

• ENTRO 12 H DALL’INTERVENTO IL PAZIENTE:


• PRESENTERA’ SEGNI VITALI NELLA NORMA
• AVRA’ UNA MINIMA PERDITA DAL DRENAGGIO E DALLA
FERITA
• MANTERRA’ UNA PRODUZIONE DI URINE MAGGIORE DI
60 ML/H
• ENTRO 2 GIORNI DALL’INTERVENTO, VI SARA’
EQUILIBRIO TRA LE ENTRATE E LE USCITE DI LIQUIDI
RISCHIO DI TROMBOEMBOLIE

PRIORITA’ ASSISTENZIALI:

CONTRIBUIRE A PREVENIRE LA
TROMBOEMBOLIA
INTERVENTI MOTIVAZIONI

INSEGNARE AL PAZ. COME ESEGUIRE GLI GLI ESERCIZI STIMOLANO


ESERCIZI AGLI ARTI INFERORI L’AFFLUSSO DI SANGUE AGLI ARTI
INFERIORI, LE CONTRAZIONI
MUSCOLARI COMPRIMONO LE VENE
EVITANDO LA STASI

CONTROLLARE SE SONO PRESENTI SEGNI DI UN TRATTAMENTO IMMEDIATO


FENOMENI TROMBOEMBOLICI. RIDUCE IL RISCHIO DI ESTENSIONE
DEL TROMBO, DI INFARTO
POLMONARE O DI ARRESTO
RESPIRATORIO

ESORTARE UNA PRECOCE DEAMBULAZIONE

EVITARE DI METTERE I CUSCINI SOTTO LE


LA PRESSIONE ESERCITATA SUI
GINOCCHIA
VASI POPLITEI RALLENTA LA
CIRCOLAZIONE
INTERVENTI MOTIVAZIONI

FARE INDOSSARE LE CALZE LE CALZE ELASTICHE


ELASTICHE PREVENGONO LA STASI VENOSA

ESORTARE AD UNA OTTIMALE LA DISIDRATAZIONE PROVOCA


ASSUNZIONE DI LIQUIDI UN AUMENTO DELLA VISCOSITA’
DEL SANGUE
RISCHIO DI TROMBOEMBOLIE

INDICATORI DI RISULTATO

• DURANTE IL PERIODO POST


OPERATORIO, IL PAZIENTE NON
MANIFESTERA’ SEGNI DI FENOMENI
TROMBOEMBOLICI
ILEO PARALITICO

PRIORITA’ ASSISTENZIALI:

• RICONOSCERE LE MANIFESTAZIONI
DELL’ILEO PARALITICO

• CONTRIBUIRE A PREVENIRE LA
STITICHEZZA
ILEO PARALITICO
INTERVENTI
• CONTROLLARE L’ADDOME
• EDUCARE IL PAZIENTE CIRCA IL DIVIETO DI
ASSUMERE CIBI E BEVANDE
• INSERIRE IL SNG
• INSERIRE UNA SONDA RETTALE
• SOMMINISTRARE LIQUIDI PER VIA
ENDOVENOSA
• INCORAGGIARE LA DEAMBULAZIONE
• CONSULTARE IL MEDICO RIGUARDO ALL’USO
DI LASSATIVI O CLISTERI
ILEO PARALITICO
MOTIVAZIONI

• LA DISTENSIONE ADDOMINALE E L’ASSENZA


DI BORBORIGMI, DI FLATULENZA E DI FECI
POSSONO INDICARE UN ILEO PARALITICO
• QUESTE MISURE AIUTANO A PREVENIRE LA
DISTENSIONE ADDOMINALE
• L’ATTIVITA’ FISICA FAVORISCE LA PERISTALSI
• I LASSATIVI FACILITANO L’EVACUAZIOONE
ILEO PARALITICO
INDICATORI DI RISULTATO

• ENTRO 2 GIORNI DALL’INTERVENTO


CHIRURGICO, IL PAZIENTE PRESENTERA’
NORMALI BORBORIGMI
• ENTRO 4 GIORNI DALL’INTERVENTO:
ELIMINERA’ FECI MORBIDE E FORMATE, NON
SI SFORZERA’ DURANTE LA DEFECAZIONE
• ENTRO 7 GIORNI DALL’INTERVENTO:
RISTABILIRA’ UN REGOLARE MODELLO DI
EVACUAZIONE
M. GORDON
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE

MODELLO FUNZIONALE DELLA SALUTE


M. GORDON
Modello nutrizionale e metabolico (27
d.i.)
Es. compromissione dell’integrità cutanea
Modello di attività ed esercizio fisico
(44 d.i)
Es.compromissione della mobilità
Modello di eliminazione (16 d.i)
Es. ritenzione urinaria
PIANO DI ASSITENZA CHIRURGICO

SISTEMA RESPIRATORIO

• TORACOTOMIA

• TRACHEOSTOMIA O TRACHEOTOMIA

• CA POLMONARE
TORACOTOMIA
DEFINIZIONE
• LA TORACOTOMIA E’ UN’INCISIONE LA CUI
SEDE SULLA PARETE TORACICA DIPENDE
DALL’INTERVENTO CHE SI VUOLE PRATICARE.

• NELLA CHIRURGIA TORACICA GENERALE E’


COMUNE L’APPROCCIO POSTEROLATERALE O
ANTEROLATERALE, MENTRE SI UTILIZZA
COMUNEMENTE LA STERNOTOMIA MEDIANA
NELLA CARDIOCHIRURGIA
TORACOTOMIA
LE PIU’ COMUNI PROCEDURE:

• TORACOTOMIA ESPLORATIVA
• PNEUMONECTOMIA
• LOBECTOMIA
• RESEZIONI SEGMENTARIE
• LA DECORTICAZIONE
• TORACOPLASTICA
• INTERVENTI SULL’ESOFAGO
• INTERVENTI SUL DIAFRAMMA
• INTERVENTI SULL’AORTA
• INTERVENTI A CUORE APERTO
TORACOTOMIA
FATTORI EZIOLOGICI

• CONDIZIONI POLMONARI: CANCRO, TUMORI


BENIGNI, TUBERCOLOSI, BRONCHIECTASIE,
ENFISEMA BOLLOSO, EMPIEMA PLEURICO,
ASCESSO POLMONARE.
• CONDIZIONI CARDIACHE: CORONAROPATIA, VIZI
VALVOLARI,DIFETTI DELLE PARETI, ANEURISMI
DELL’AORTA, CARDIOMIOPATIE, MALATTIE
CARDIACHE CONGENITE
• TRAUMA TORACICO
TORACOTOMIA
ACCERTAMENTO

IL PAZIENTE PUO’ RIFERIRE:

• DISPNEA
• ECCESSIVA PRODUZIONE DI CATARRO CON TRACCE DI
SANGUE
• SENSO DI AFFATICAMENTO
• EDEMI AI PIEDI O ALLE CAVIGLIE
• FAMILIARITA’ A MALATTIE CARDIACHE
• FATTORI DI RISCHIO ELEVATO
• RIDUZIONE DELL’APPETITO
• RIDUZIONE DI PESO
• PAURA PER LA MALATTIA
TORACOTOMIA

APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO:
• ARITMIE, ANGINA, DOLORE, IPOTENSIONE,
TACHICARDIA.
APPARATO RESPIRATORIO:
• DISPNEA, TACHIPNEA, UTILIZZO DI MUSCOLI
ACCESSORI, RONCHI, SIBILI, CREPITI.
APPARATO DIGERENTE:
• RIGURGITO O PIROSI DOPO I PASTI;
DOLORE,DISFAGIA
SISTEMA TEGUMENTARIO:
• CIANOSI, PALLORE.
TORACOTOMIA
INDAGINI DIAGNOSTICHE:

• EMOGASANALISI
• ENZIMI CARDIACI: CPK, LDH
• EMOCROMO. VES
• AZOTEMIA, CREATININA
• ELETTROLITI SIERICI
• ESAME URINE
• ESAME DELL’ESPETTORATO
TORACOTOMIA
PER TUTTE LE EZIOLOGIE:

• RX TORACE

• ECG

• ECOGRAFIA

• RMN
TORACOTOMIA

POTENZIALI COMPLICANZE

• ARITMIE
• VERSAMENTO PLEURICO
• VERSAMENTO PERICARDICO
• PNEUMOTORACE A VALVOLA
• EMOTORACE
• INFEZIONI
• EDEMA POLMONARE
• EMBOLIA POLMONARE
• EMORRAGIA
• ARRESTO CARDIACO
• SHOCK
• TAMPONAMENTO CARDIACO
TORACOTOMIA- TRATTAMENTO PRE-
OPERATORIO

• Lo scopo è quello di portare al massimo la funzione respiratoria


cosi’ da migliorare il decorso p.o. e ridurre il rischio di complicanze:
1. Si incoraggi il pz a smettere di fumare
2. Si insegni una tecnica efficace di tossire (seduto con le ginocchia
flesse e il corpo inclinato leggermente in avanti, sostiene l’incisione
con le mani, prende tre respiri brevi seguiti da una inspirazione
profonda quindi contrae i muscoli addominali e tossisce due volte
con forza e con la bocca aperta e la lingua fuori).
3. Si umidifichi l’aria per sciogliere le secrezioni.
4. Si somministrino broncodilatatori per ridurre il broncospasmo.
5. Si somministrino antibiotici per le infezioni.
6. Si incoraggi una respirazione profonda (uso dello spirometro).
7. Si corregga uno ventuale stato di denutrizione o disitrazione.
8. Si somministrino anti coagulanti per ridurre il rischio di trombosi o
emboli
TORACOTOMIA
D.I. : MANCANZA DI CONOSCENZE CORRELATA
ALL’ASSISTENZA PRE E POST OPERATORIA.

INTERVENTI: FORNIRE INFORMAZIONI


SULL’INTERVENTO

• SIGNIFICATO, SCOPO E PROCEDURA DELL’INTERVENTO


• TIPO DI INCISIONE;
• CICATRICE;
• PREANESTESIA;
• ANESTESIA;
• SISTEMAZIONE NELL’IMMEDIATO PERIODO POST-OPERATORIO
• ACCESSI VENOSI
• OSSIGENOTERAPIA
• TUBI TORACICI E DRENAGGI
• CATETERE VESCICALE
TORACOTOMIA
D.I.: Insufficienza respiratoria conseguente
all’intervento chirurgico.
INTERVENTI: Mantenimento di un quadro
respiratorio adeguato.
• Auscultazione toracica
• Controllare attentamente lo stato di coscienza e lo
sforzo inspiratorio
• Aspirare con frequenza le secrezioni
• Controllare i livelli del gas nel sangue
• Controllare la frequenza respiratoria, la f.c., la pa
• Incoraggiare la tosse e gli esercizi di respirazione
profonda.
TORACOTOMIA
D.I. : RISCHIO DI IPER O IPOVOLEMIA

INTERVENTI: STABILIZZAZIONE DELLO STATO


EMODINAMICO.
• Inserire un catetere vescicale
• Valutare frequentemente l’escrezione urinaria
• Controllare i drenaggi toracici
• Incanulare una vena del braccio
• Controllare i parametri emodinamici
• Valutare le perdite ematiche durante l’intervento
• Valutare eventuale segni di shock

• Accorgersi di eventuali sintomi di eccessiva infusione


(edemi arti inf., tachicardia, aumento p.a.)
• Mettere a disposizione un diuretico
TORACOTOMIA

D.I.:. DOLORE RIFERIBILE ALLA FERITA ED ALLA


PRESENZA DI TUBI DI DRENAGGIO NEL TORACE
INTERVENTI: OTTENERE UN CONTROLLO ADEGUATO
DEL DOLORE.
• Si somministrino gli antidolorifici come da prescrizione
• Si sistemi il pz nel modo più comodo per una
ventilazione ottimale
• Mentre il pz si gira si corregga l’incisione con un telo
piegato o con le mani
• Si insegnino tecniche di rilassamento e attività
immaginativa
POLMONE SN VISTO LATERALMENTE
I TUMORI DEL POLMONE
FATTORI DI RISCHIO:

• FUMO DI TABACCO

• FUMO PASSIVO

• ESPOSIZIONE AMBIENTALEOCCUPAZIONALE

• FATTORI GENETICI
TUMORI DEL POLMONE

• BENIGNI E MALIGNI

• PRIMARI O METASTATICI
TUMORI DEL POLMONE

NEGLI USA E’ LA PRINCIPALE CAUSA DI MORTE.


IN CIRCA 70% DEI PAZIENTI , AL MOMENTO
DELLA DIAGNOSI, LA MALATTIA E’ ORMAI
DIFFUSA AI LINFONODI REGIONALI E/O ALTRI
SITI. L’85% DEI CANCRI DEL POLMONI E’
CAUSATA DA INALAZIONI DI SOSTANZE
CHIMICHE CANCEROGENE, PIU’ COMUNEMENTE
IL FUMO DI SIGARETTE.
I TUMORI DEL POLMONE

CARCINOMA NON A PICCOLE CELLULE


RAPPRESENTA IL 70-75% DEI TUMORI:
• CA A CELLULE SQUAMOSE O CA
EPIDERMOIDE
• CA A GRANDI CELLULE
• ADC
• CA BRONCHIOALVEOLARE
I TUMORI DEL POLMONE

CARCINOMI A PICCOLE CELLULE:

• SI SVILUPPANO NEI BRONCHI


PRINCIPALI E SI DIFFONDONO
INFILTRANDO LE PARETI BRONCHIALI.
I TUMORI DEL POLMONE
FATTORI AMBIENTALI

• L’INCIDENZA DEL CA POLMONARE E’


MAGGIORE NELLE AREE URBANE A
CAUSA DELL’AUMENTO DEGLI
INQUINANTI ATMOSFERICI E DALLE
EMISSIONI DEI GAS DEI VEICOLI
( RADON, ASBESTO, ARSENICO, NICKEL,
CROMO).
I TUMORI DEL POLMONE
GENETICA

• L’INCIDENZA DEL CA POLMONARE IN


PARENTI STRETTI DI MALATI DI CANCRO
E’ DUE, TRE VOLTE MAGGIORE CHE
NELLA POPOLAZIONE GENERALE,
INDIPENDENTEMENTE DALLA
CONDIZIONE DI FUMATORE.
LA CHIRURGIA POLMONARE
TIPI DI CHIRURGIA POLMONARE

• PNEUMONECTOMIA

• LOBECTOMIA

• SEGMENTECTOMIA

• RESEZIONE A CUNEO
LA PNEUMONECTOMIA
Viene effettuata per neoplasie maligne ilari o
che invadono più lobi polmonari, dove non
è sufficiente la lobectomia ma è necessaria
l’exeresi dell’intero polmone. Altre ragioni
che giustificano tale intervento sono le
bronchiectasie estese, gli ascessi cronici
interessanti uno o più lobi, i tumori
benigni e qualsiasi lesione unilaterale
estesa.
LA LOBECTOMIA
È l’intervento di exeresi di uno o più lobi del
polmone. Viene effettuato per rimuovere
neoplasie benigne o maligne o anche
metastatiche, quando la lesione è
localizzata perifericamente e non siano
coinvolti i linfonodi ilari. Altre condizioni
sono le bronchiectasie circoscritte, bolle
enfisematose, infezioni fungine ed
anomalie congenite.
LA RESEZIONE SEGMENTARIA

È la rimozione di una o più suddivisioni


anatomiche dei lobi polmonari.
L’intervento è indicato per lesioni benigne,
la più comune è la malattia
bronchiectasica. Altre condizioni sono le
flogosi croniche localizzate e le cisti o le
bolle congenite.
RESEZIONE A CUNEO

Consiste nella rimozione di una porzione del


parenchima polmonare a forma di cuneo,
comprendente la lesione, senza
considerare i piani anatomici di
segmentazione. La resezione viene usata
per l’asportazione di piccoli tumori benigni
localizzati perifericamente, per malattie
infiammatorie localizzate e per biopsie.
LA CHIRURGIA POLMONARE

ACCERTAMENTO
• TOSSE, ESPETTORATO (QUANTITA’ E
COLORE), EMOTTISI, DOLORE TORACICO,
DSPNEA
• FUMATORE O NON
• LA TOLLERANZA CARDIOPOLMONARE A
RIPOSO E DOPO ATTIVITA’
• DORME DISTESO O COL BUSTO ERETTO
• DITA A BACCHETTA DI TAMBURO
• ALTRE PATOLOGIE
LA CHIRURGIA POLMONARE

ESAMI DIAGNOSTICI:
• EGA
• RX TORACE
• SPIROMETRIA
• ECG
• LA DECISIONE DI ESEGUIRE QUALSIASI
RESEZIONE POLMONARE E’ BASATA SULLO
STATO CARDIOVASCOLARE E SULLA
RISERVA POLMONARE DEL PZ.
LA CHIRURGIA POLMONARE

DIAGNOSI INFERMIERISTICHE

• DOLORE CORRELATO ALL’INCISIONE, AI TUBI DI DRENAGGIO


E ALLA PROCEDURA CHIRURGICA
• ALTERAZIONE DEGLI SCAMBI GASSOSI CORRELATA ALLA
MALATTIA POLMONARE E ALL’INTERVENTO CHIRURGICO
• INEFFICACE LIBERAZIONE DELLE VIE AEREE CORRELATA A
PATOLOGIA POLMONARE, ALL’ANESTESIA E AL DOLORE
• RISCHIO DI DEFICIT DEL VOLUME DEI LIQUIDI CORRELATO
ALLA PROCEDURA CHIRURGICA
• NUTRIZIONE ALTERATA
• DEFICIT DI CONOSCENZE RELATIVAMENTE ALLE PROCEDURE
ASSISTENZIALI ALLA DIMISSIONE.
DOLORE CORRELATO ALL’INCISIONE, AI
TUBI DI DRENAGGIO E ALLA PROCEDURA
CHIRURGICA

• Obiettivo:
• Alleviare il dolore
DOLORE CORRELATO ALL’INCISIONE, AI
TUBI DI DRENAGGIO E ALLA PROCEDURA
CHIRURGICA
INTERVENTI:
Controllare continuamente per rilevare possibili
indicatori di dolore:
• Verbalizzazione
• Mimica facciale
• Sudorazione
• Postura di difesa
• Irrigidimento
• Irrequietezza
• Irritabilità
• Apatia
• Alterazione dei p.v.
DOLORE CORRELATO ALL’INCISIONE, AI TUBI DI
DRENAGGIO E ALLA PROCEDURA CHIRURGICA

ANALGESIA MEDIANTE ELASTOMERO O


CATETERE EPIDURALE. SI EVITA
IPERDOSAGGIO CON CONSEGUENTE
DEPRESSIONE RESPIRATORIA
DOLORE CORRELATO ALL’INCISIONE, AI TUBI DI
DRENAGGIO E ALLA PROCEDURA CHIRURGICA

INDICATORI DI RISULTATO:
Entro un’ora dall’inizio del dolore il pz.
• Dirà di sentirsi meglio
• Avrà una postura ed una mimica facciale
rilassata
• Presenterà i p.v. nella norma
INEFFICACE LIBERAZIONE DELLE VIE AEREE
CORRELATA A PATOLOGIA POLMONARE,
ALL’ANESTESIA E AL DOLORE

Obiettivo:
• Rendere ottimali la ventilazione e
l’ossigenazione
INEFFICACE LIBERAZIONE DELLE VIE AEREE
CORRELATA A PATOLOGIA POLMONARE,
ALL’ANESTESIA E AL DOLORE

INTERVENTI:
• aspirazione
• tosse efficace ( bassa, profonda, controllata)
• aerosol terapia
• Controllare e documentare il livello di
ossigenazione attraverso l’ega e l’ossimetro
• Promuovere l’uso dello spirometro
• Alternare il decubito laterale ogni due ore il
giorno dell’intervento e in posizione seduta in
prima giornata
INEFFICACE LIBERAZIONE DELLE VIE AEREE
CORRELATA A PATOLOGIA POLMONARE,
ALL’ANESTESIA E AL DOLORE

Interventi:
• Monitorizzare frequenza,profondità e regolarità del
respiro.f.c. e p.a.
• Livello di coscienza
• Rumori respiratori e movimentitoracici bilaterali
• L’utilizzo della muscolatura accessoria
• Colorito dell mucose e della cute
• Valutare la quantità il colore e la consistenza
dell’espettorato
INEFFICACE LIBERAZIONE DELLE VIE AEREE CORRELATA
A PATOLOGIA POLMONARE, ALL’ANESTESIA E AL DOLORE

Risultati attesi:
• Durante il periodo p.o. il pz
• Mostrerà una frequenza respiratoria di 14-20
atti respiratori al minuto
• Avrà una respirazione profonda
• Assenza di dispnea
• Assenza di cianosi
• Assenza di rumori respiratori patologici
COMPROMISSIONE DELLA MOBILITA’ DEGLI
ARTI CORRELATA ALL’INTERVENTO AL
TORACE

INTERVENTI: PROMUOVERE LA MOBILITA’

• OLTRE AD ALZARSI DAL LETTO, IL PZ


INIZIA GLI ESERCIZI DELLA SPALLA E DEL
BRACCIO PER RIPROSTINARE IL
MOVIMENTO E PREVENIRE CONTRATTURE.
RISCHIO DI DEFICIT DEL VOLUME DEI
LIQUIDI CORRELATO ALLA PROCEDURA
CHIRURGICA

INTERVENTI: MANTENERE IL VOLUME


DEI LIQUIDI

• T.I.
• EMOTRASFUSIONI
• MONITORAGGIO DELLE ENTRATE E DELLE
USCITE.
FINE
TRAUMA PENETRANTE
Ferita d'arma da fuoco
(Rx; ev. angiografia)

• Elevato rischio di
sanguinamento
in cavità pleurica
IL DRENAGGIO TORACICO

Per definizione un drenaggio toracico è un


presidio atto ad eliminare liquidi
generalmente patologici da cavità naturali
o neoformate.In chirurgia toracica il
drenaggio toracico è un presidio atto ad
eliminare qualsiasi eventuale accumulo di
materiale biologico all’interno dello spazio
pleurico, permettendo la riespansione
polmonare e lo scambio gassoso.
IL DRENAGGIO TORACICO

Le indicazioni evacuative sono:


• Pneumotorace spontaneo o
secondario(traumatico,iatrogeno)
• Emotorace(da trauma,Post operatorio)
• Empiema pleurico
• Versamento pleurico
• Controllo della cavità dopo intervento in
chirurgia toracica
IL DRENAGGIO TORACICO

Le indicazioni d’accesso alla cavità toracica


sono:
• Trattamenti farmacologici endocavitari
protratti
• Trattamenti farmacologici endocavitari
continui
IL DRENAGGIO TORACICO

IL SISTEMA DI DRENAGGIO TORACICO


E’ COSTITUITO DA:
• Il catetere toracico
• Il sistema di connessione
• Il bottiglione di raccolta
Il catetere toracico più
comunemente usato è il :
• TROKAR,catetere armato e non con tre quarti
metallico,costituito da materiale
• plastico(P.V.C.),trasparente,termosensibile(cioè dotato
da plasticità che aumenta alla temperatura
corporea),lungo da 25 a 40 cm secondo il calibro,con
indicatori di profondità e una stria radiopaca per
facilitare il riscontro radiologico.
• Può essere monolume o doppio lume per seguire il
lavaggio del cavo pleurico,o introduzione di farmaci sia
in modo estemporaneo sia in continuo.
DRENAGGI TORACICI

TROKAR SEMPLICE E DOPPIO LUME


Altri cateteri toracici

• PLEUROMED,catetere costituito da un tre quarti metallico


con inserito il catetere toracico,termosensibile,a lume minimo(Ch
8/10),al termine del tubo c’è la presenza di un raccordo a tre vie a
cui è possibile raccordare il sistema di connessione,applicato in caso
di Pneumotorace e Versamento pleurico sieroso.Ha il vantaggio
d’essere poco traumatico di facile gestione al domicilio e di
consentire l’introduzione di farmaci e lo svantaggio che essendo a
lume minimo può facilmente ostruirsi(coaguli)
IL DRENAGGIO TORACICO

• LA GESTIONE APPROPRIATA DEL


SISTEMA DI DRENAGGIO TORACICO E’
FONDAMENTALE PER MIGLIORARE LO
SCAMBIO GASSOSO E LA RESPIRAZIONE.
IL DRENAGGIO TORACICO
PRINCIPI DI BASE

LA PRESSIONE PRESENTE IN CAVITA’


TORACICA E’ INFERIORE A QUELLA
ATMOSFERICA. QUANDO IL TORACE VIENE
APERTO VI E’ UNA PERDITA DI PRESSIONE
NEGATIVA, CHE PUO’ COLLASSARE IL
POLMONE. GENERALMENTE L’INCISIONE
DELLA PARETE TORACICA PROVOCA
PNEUMOTORACE E UNA RACCOLTA DI
LIQUIDO NELLO SPAZIO PLEURICO,
LIMITANDO L’ESPASIONE POLMONARE E
RIDUCENDO LO SCAMBIO D’ARIA.
IL DRENAGGIO TORACICO

• DURANTE L’INTERVENTO I TUBI


TORACICI VENGONO POSIZIONATI
NELLO SCAVO PLEURICO, SUTURATI
ALLA CUTE E COLLEGATI AD UN
APPARECCHIO DRENANTE PER
ELIMINARE L’ARIA RESIUA E IL LIQUIDO
ACCUMULATO.
IL DRENAGGIO TORACICO
TRADIZIONALMENTE I SISTEMI DI
DRENAGGIO TORACICO SONO

• UNA BOTTIGLIA

• DUE BOTTIGLIE

• TRE BOTTIGLIE
IL DRENAGGIO TORACICO
SISTEMA A GUARDIA IDRAULICA A UNA BOTTIGLIA

• L’ESTREMITA’ DEL TUBO TORACICO E’ IMMERSA


NELL’ACQUA, IL QUALE CONSENTE DI DRENARE MA
NON PERMETTE ALL’ARIA DI RISALIRE
• IL DRENAGGIO DIPENDE DALLA FORZA DI GRAVITA’
E DALLA MECCANICA DELLA RESPIRAZIONE.
• CON L’UMENTARE DEL LIVELLO DEL LIQUIDO
AUMENTA LA DIFFICOLTA’ NEL DRENARE,
PERTANTO E’ UTILE AGGIUNGERE L’ASPIRAZIONE.
IL DRENAGGIO TORACICO
SISTEMA A VALVOLA UNIDIREZIONALE O AD UNA
BOTTIGLIA
• Dispositivo che consente l’evacuazione d’aria e di liquidi
e ne impedisce il reflusso.La “valvola”si ottiene
collegando il catetere toracico al sistema di
connessione,prestando attenzione che l’estremità distale
peschi almeno due centimetri sotto il livello dell’acqua.
IL DRENAGGIO TORACICO
IL DRENAGGIO TORACICO
Le patologie che necessitano l’applicazione di un
drenaggio unidirezionale,sono le seguenti:
• Pneumotorace spontaneo e
traumatico(chiuso,aperto,iperteso)
• Versamento
pleurico(Idrotorace,Emotorace,Chilotorace,Empiema),dop
o interventi chirurgici(tranne Pneumonectomie),Fistole
broncopleuriche.
IL DRENAGGIO TORACICO
SISTEMA A DUE BOTTIGLIE

• PRESENTA UNA CAMERA A GUARDIA


IDRAULICA E UNA BOTTIGLIA DI RACCOLTA DI
LIQUIDI. IL DRENAGGIO E’ SIMILE AL
PRECEDENTE MA QUANDO DRENA IL SISTEMA
SUBACQUEO DI TENUTA NON E’ INFLUENZATO
DAL VOLUME DEL DRENAGGIO.
• IL DRENAGGIO EFFETTIVO DIPENDE DALLA
GRAVITA’ O DALL’ASPIRAZIONE AGGIUNTA.
IL DRENAGGIO TORACICO
IL DRENAGGIO TORACICO
Dispositivo costituito da due bottiglioni,in cui il primo funge
da raccolta di secreti provenienti dalla cavità pleurica e
non presenta nessun tubo pescante,il tubo più corto si
raccorda con il tubo pescante dell’altro bottiglione che
funge da valvola unidirezionale.Questo tipo di drenaggio
trova applicazione nel trattamento degli Empiemi pleurici
che richiedono lavaggi intratoracici,nei versamenti
pleurici massivi e dopo interventi con presenza di
areoressi elevata
IL DRENAGGIO TORACICO
Il vantaggio di questo sistema è che in presenza di
materiale biologico abbondante il deflusso è agevolato,in
quanto il livello della valvola ad acqua rimane
costante.Lo svantaggio è rappresentato dalla scarsa
maneggevolezza del sistema,infatti,senza un carrello
porta bottiglioni,la persona avrebbe diffiicoltà a
deambulare autonomamente.
IL DRENAGGIO TORACICO

SISTEMA A TRE BOTTIGLIE

• E’ SIMILE AL SECONDO, CON L’AGGIUNTA


DI UNA TERZA BOTTIGLIA PER
CONTROLLARE LA QUANTITA’ DI
ASPIRAZIONE APPLICATA
IL DRENAGGIO TORACICO
• SISTEMA DI DRENAGGIO A TRE BOTTIGLIONI
• Questo tipo di drenaggio è solitamente usato dopo
Pneumonectomia (cavo residuo vuoto).
• I due punti essenziali sono:,l’evacuazione delle perdite
ematiche ed il bilanciamento del mediastino
IL DRENAGGIO TORACICO
la stabilizzazione del mediastino è garantita dal
mantenimento di una pressione endopleurica tra + 1 e –
13 cm d’acqua,che corrisponde ai limiti fisiologici delle
oscillazioni pressorie nel cavo pleurico.Per questo dopo
Pneumonectomia,il sistema a valvola unidirezionale non
è indicato poiché la continua espulsione d’aria dal cavo
disabitato,durante le espirazioni,proprio per l’effetto
della valvola unidirezionale ad acqua ,produce
l’iperespansione del polmone controlaterale e lo
spostamento del mediastino verso il lato operato,ed è
per questo che non va messo in aspirazione
IL DRENAGGIO TORACICO
• 1. Il primo bottiglione chiamato “trappola”raccoglie le secrezioni,presenta
due tubi,di cui uno va al paziente ed uno si collega con l’altro
bottiglione.Nessuna asticella pesca nell’acqua
• 2. Il secondo bottiglione collegato al primo e al terzo,funziona da valvola
espirativa e permette la fuoriuscita d’aria per valori espiratori superiori a +1
cm.Nel suo tappo a ghiera,presenta un’asticella pescante 1 cm nell’acqua e
uno più corto che collega il bottiglione con l’esterno
• 3. Il terzo bottiglione funziona da valvola inspirativa e permette l’ingresso
dell’aria,alla presenza di depressioni oltre i – 13 cm d’acqua,il suo tappo a
ghiera presenta un tubo proveniente dal secondo bottiglione che non pesca
nell’acqua e un tubo che nella sua estremità distale pesca 13 cm ,mentre la
sua parte prossimale è a contatto con l’esterno.
IL DRENAGGIO TORACICO
LA GESTIONE DEL DRENAGGIO
TORACICO
INTERVENTI INFERMIERISTICI

• RIEMPIRE LA CAMERA A GUARDIA


IDRAULICA CON ACQUA STERILE FINO AL
LIVELLO INDICATO.
• SE VIENE UTILIZZATA L’ASPIRAZIONE,
RIEMPIRE LA SUA CAMERA DI CONTROLLO
CON ACQUA STERILE FINO A 20 CM
• COLLEGARE IL TUBO TORACICO AL TUBO
PROVENIENTE DALLA CAMERA DI RACCOLTA
E FISSARE CON CEROTTO.
GESTIONE DEL DRENAGGIO
TORACICO
(SEGUE)

• SE VIENE UTILIZZATA L’ASPIRAZIONE, CONNETTERE


IL TUBO DI CONTROLLO DELLA CAMERA DI
CONTROLLO DELL’ASPIRAZIONE ALL’ASPIRATORE.
• AUMENTARE LA PRESSIONE FINO ALLA COMPARSA
DEL GORGOGLIAMENTO
• ALL’ESTERNO DEL DRENAGGIO SEGNARE IL LIVELLO
DI PARTENZA DEL LIQUIDO E SEGNARE GLI
INCREMENTI
• ASSICURARSI CHE IL TUBO NON SIA
ATTORCIGLIATO
• FAR CAMBIARE SPESSO POSIZIONE
• ESRCIZI DELLA SPALLA E DEL BRACCIO
GESTIONE DEL DRENAGGIO
TORACICO

(SEGUE)

• ASSICURARSI CHE VI SIA FLUTTUAZIONE NELLA CAMERA


• RILEVARE EVENTUALI PERDITE DI ARIA NEL SISTEMA DI
DRENAGGIO
• NOTARE SEGNI DI RESPIRAZIONE RAPIDA E SUPERFICIALE,
CIANOSI, OPPRESSIONE TORACICA, ENFISEMA SOTTOCUTANEO,
SIGNIFICATIVI CAMBIAMENTI NEL COLORITO O NEI PARAMETRI
VITALI.
• INCORAGGIARE A RESPIRARE PROFONDAMENTE E A TOSSIRE
• IN CASO DI TRASFERIMENTO COLLOCARE IL SISTEMA DI
DRENAGGIO PIU’ IN BASSO RISPETTO AL TORACE
• NELL’AIUTARE IL CHIRURGO A ARIMUOVERE IL DRENAGGIO,
ISTRUIRE
Aneurismi dell’aorta addominale - Terapia chirurgica

Chirurgia convenzionale
Aneurismi dell’aorta addominale - Terapia chirurgica

Chirurgia endovascolare
Parodi JC, Palmaz JC, Barone HD.
Transfemoral intraluminal graft implantation for abdominal aortic aneurysm.
Ann Vasc Surg 1991;5:491-9.
Aneurismi dell’aorta addominale - Terapia chirurgica

Chirurgia endovascolare - Vantaggi

Ridotta invasività

Minore morbilità-mortalità

Riduzione tempi di ospedalizzazione

Tempi di recupero più rapidi per il paziente


Aneurismi dell’aorta addominale - Terapia chirurgica

Chirurgia convenzionale o Chirurgia endovascolare ?

Morfologia dell’AAA
IRC
Rischio chirurgico
Follow-up

AAA trattabili per via endovascolare


10 - 50 %
PNEUMOTORACE
PNX IPERTESO

Dispnea, giugulari turgide, iperfonesi, assenza MV,


iperdiafania e spostamento controlaterale della trachea,
EMOPNEUMOTORACE

Polmone
PNEUMO-EMOTORACE

Chilotorace
TraumaTorace
Trauma Torace
TUBO TORACOSTOMICO
Tubo di 38 –49 F di diametro

In caso di PNX iperteso :


ago 14 o 18 G nel 2°-3° spazio
intercostale sull’emiclaveare;
Decubito laterale opposto

Sede d’introduzione:5°-6°spazio intercostale


anteriormente alla linea ascellare media,
scorrendo lungo il margine superiore
della costa sottostante.

TraumaTorace
Trauma Torace
DRENAGGI TORACICI
DRENAGGI TORACICI
DRENAGGI TORACICI
CHIRURGIA DELLA TIROIDE

La ghiandola tiroidea è un organo


altamente vascolarizzato situato nella
parte anteriore del collo. Consiste in un
lobo destro e uno sinistro congiunti da una
porzione mediana detta istmo.
CHIRURGIA DELLA TIROIDE

Le affezioni della tiroide che necessitano


di intervento chirurgico sono
principalmente i noduli ed i gozzi tossici
diffusi, associati all’ipertiroidismo.
CHIRURGIA DELLA TIROIDE

I noduli benigni sono rappresentati da


adenomi, noduli colloidali, tiroiditi e cisti.
I tumori maligni sono classificati come
forme papillari e papillari-follicolari miste,
midollari, anaplastici e linfomi, sarcomi e
carcinomi metastatici.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

LE GHIANDOLE PARATIROIDI
Sono generalmente quattro piccole masse di
tessuto a forma di uovo, si trovano dietro i
lobi della tiroide, raramente all’interno di
essa, entro la fascia pre-tracheale.
Ciascuna paratiroide misura dai 5 ai 7
mmx3.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

Le ghiandole paratiroidi secernono il PTH,


l’ormone paratiroideo che assieme alla
vitamina D è responsabile della
regolazione della concentrazione di calcio
e fosforo nell’organismo.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

ESAMI DIAGNOSTICI
Esami ematici:
T3 ( triiodiotironina)
T4 ( tiroxina)
Tsh ( ormone tireotropo)
Ft3 ( triiodiotironina libera)
Ft4 (tiroxina libera)
Agoaspirato
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

ESAMI STRUMENTALI:

• ECOGRAFIA

• SCINTIGRAFIA
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

GLI INTERVENTI CHIRURGICI

• TIROIDECTOMIA TOTALE
• TIROIDECTOMIA SUBTOTALE
• LOBECTOMIA TIROIDEA
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE
• La tiroidectomia totale consiste nell’asportazione
dell’intera ghiandola tiroide e nei casi di tumori
maligni anche di una adeguata linfoadenectomia
regionale.
• Nella tiroidectomia subtotale si conservano le
porzioni anteriori di ciascun lobo tiroideo per
proteggere i nervi laringei ricorrenti e l’integrità
delle paratiroidi.
• La lobectomia è l’asportazione di un solo lobo.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

LE DIAGNOSI INFERMIERISTICHE
Alterazione della deglutizione per ostruzione
meccanica
Rischio di alterazioni della respirazione per
compressione da edema o tumefazione
Disturbi dell’immagine corporea relativi alla
cicatrice chirurgica
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE
Alterazione della deglutizione per ostruzione
meccanica
INTERVENTI:
Tenere pronto l’aspiratore ed in caso di secrezione
orofaringea aspirare.
Verificare che non insorgano difficoltà di
deglutizione
Mantenere una via venosa fino a quando il
paziente non viene dimesso.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE
Rischio di alterazione della respirazione per edema
o tumefazione
INTERVENTI:
Controllare la frequenza respiratoria e identificare
prontamente i segni di difficoltà respiratoria
( stridore, dispnea, affanno)
Osservare la medicazione e l’area del collo
Verificare il colorito del letto ungueale
Controllare la pervietà del drenaggio chirurgico
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE
Disturbi dell’immagine corporea relativi alla
cicatrice chirurgica
INTERVENTI:
Spiegare che l’incisione verrà fatta in maniera tale
da non risultare troppo antiestetica
Istruire il pz circa la migliore posizione del collo e
della testa da tenere durante il decorso post-
operatorio per diminuire la tensione sulla linea di
sutura.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

FINALITA’ DELL’INTERVENTO

• Il paziente deglutirà normalmente


• Le vie respiratorie resteranno pervie
• Gli scambi gassosi saranno efficaci
• Non si mostrerà turbato per le alterazioni
della propria immagine.
LA CHIRURGIA DELLA TIROIDE

COMPLICANZE

1. Emorragia
2. Insufficienza respiratoria
3. Infezione della ferita
4. Crisi tetaniche
5. Afonia
LA TRACHEOSTOMIA
LA TRACHEOSTOMIA
LA TRACHEOSTOMIA
TRACHEOSTOMIA

• E’ UNA INCISIONE CHE IN GENERE VIENE


EFFETTUATA TRA SECONDO E TERZO
ANELLO TRACHEALE. DOPO AVER
ESPOSTO LA TRACHEA, SI INSERISCE
UNA CANNULA CON CUFFIA, DI
ADEGUATE DIMENSIONI
LA TRACHEOSTOMIA
• Tracheostomia convenzionale classica:
Il paziente viene posizionato in decubito supino, col capo
iperesteso.
Si pratica un incisione cutanea orizzontale di 3-4 cm, i
vasi e le superfici di taglio danneggiati dall’incisione
vengono suturati.
A livello tracheale si reseca la parete anteriore tracheale,
di solito a livello del 2°-3° anello tracheale.
Dopo aver retratto il tubo translaringeo, si inserisce nella
tracheotomia una cannula tracheale, dopo aver
constatato il funzionamento della tracheostomia il tubo
translaringeo viene rimosso
TRACHEOSTOMIA
LA TRACHEOSTOMIA E’ ESEGUITA PER CREARE:

• UN BYPASS IN CASO DI OSTRUZIONE NELLE VIE


AEREE SUPERIORI,
• PER RIMUOVERE SECREZIONI TRACHEOBRONCHIALI,
• PER CONSENTIRE L’USO PROTRATTO DELLA
VENTILAZIONE MECCANICA,
• PER IMPEDIRE L’ASPIRAZIONE DI SECREZIONI ORALI
E GASTRICHE NEL PAZIENTE INCOSCIENTE O
PARALIZZATO (ISOLANDO LA TRACHEA
DALL’ESOFAGO),
• PER SOSTITUIRE UN TUBO TRACHEALE.
• VI SONO, INOLTRE, MOLTI PROCESSI PATOLOGICI E
SITUAZIONI DI EMERGENZA CHE RENDONO
NECESSARIA UNA TRACHEOSTOMIA.
TRACHEOSTOMIA
PREPARAZIONE ALL’INTERVENTO:
• Incisione verticale o trasversa.
• Inserimento del tubo per tracheostomia. Il
mandrino viene rimosso e la trachea
aspirata.
• La cannula viene fissata attorno al collo.
Successivamente inserita la controccanula
interna e una medicazione in garza è
posta sulla ferita, intorno al tubo.
LA TRACHEOSTOMIA

• Complicanze
Le complicanze associate alla tracheostomia vengono suddivise in complicazioni precoci e tardive.
PRECOCI
-emorragie provocate da un’accidentale lesione vascolare
-alterazione della coagulazione del paziente
-turbe del ritmo
-arresto cardio-respiratorio
-lesioni delle strutture anatomiche contigue,
-rimozione accidentale della cannula
-ostruzione della cannula
-polmonite,
-infezioni dello stoma
-enfisema sottocutaneo
-pneumotorace
-emorragie
-difficoltà nella deglutizione
LA TRACHEOSTOMIA
• TARDIVE

• -fistola tracheo-esofagea
-fistola tracheo-arteriosa

-stenosi tracheale

-infezioni respiratorie
TRACHEOSTOMIA
COMPLICANZE:
DISTRESS RESPIRATORIO

• IRREQUIETEZZA
• IRRITAZIONE
• AGITAZIONE
• CONFUSIONE
• TACHIPNEA
• USO DI MUSCOLI ACCESSORI
• DIMINUITA SATURAZIONE DI O2
• L’OSTRUZIONE DEVE ESSERE IMMEDIATAMENTE
CORRETTA ATTRAVERSO L’ASPIRAZIONE E
CHIEDENDO AL PZ DI TOSSIRE E RESPIRARE
PROFONDAMENTE.
LE CANNULE TRACHEALI
• Le cannule tracheali
Si distinguono due grandi gruppi di cannule tracheali:
-Rigide
-Flessibili

I parametri di riferimento sono solitamente la lunghezza


che si misura dal punto di contatto (posteriore) della
flangia sino all’estremità distale, il diametro esterno
(E.D.) e il diametro interno (I.D.) comunemente espressi
in millimetri.
LE CANNULE TRACHEALI
• Le cannule sono costituite dalla:
Flangia: in genere in forma ortogonale/rettangolare flessibile, ha la
funzione di mantenere un corretto posizionamento della cannula,
evitando dislocazioni accidentali durante movimenti del capo, colpi
di tosse o durante la deglutizione.
Connettore: permette il collegamento del paziente al circuito dei
dispositivi di ventilazione, inoltre consente l’applicazione di valvole
fonatorie, umidificatori, tappi.
Cuffia: è costituita da un tubicino di collegamento e da una valvola
unidirezionale di Luer, la quale consente il controllo dell’adeguato
stato di gonfiaggio della cuffia stessa.
LE CANNULE TRACHEALI

• Gran parte delle cannule dispongono di


una controcannula interna, anch’essa cava
che può essere asportata periodicamente
senza rimuovere la cannula, alla quale si
connette di solito per avvitamento.
LE CANNULE TRACHEALI

• Cuffiate: sono provviste di una cuffia, gonfiabile a bassa pressione per mezzo di una
siringa e consentono di mantenere una buona tenuta alla parete tracheale.
CANNULE
TRACHEALI

• Non Cuffiate: sprovviste di sistema di gonfiaggio, il loro


utilizzo è consigliato in assenza di problemi di
deglutizione, durante il training di rimozione della
cannula e qualora sia necessario mantenere la
broncoaspirazione e in pazienti avviati ad un
programma di adattamento alla ventilazione non
invasiva.
LE CANNULE
TRACHEALI

• Fenestrate: presentano un foro ovoidale a


livello della porzione superiore e posteriore
della cannula, esso consente il passaggio
dell’aria attraverso le corde vocali con essa
la fonazione, generalmente sono dotate di
una contro cannula che ne consente
l’utilizzo in ventilazione e riduce il rischio di
lesioni della mucosa durante la
broncoaspirazione
TRACHEOSTOMIA
ASSISTENZA AL PAZIENTE PORTATORE DI CANNULA
TRACHEOSTOMICA. PROTOCOLLO

• PREPARARE IL MATERIALE: GUANTI, ACQUA


OSSIGENATA, SOL. FISIOLOGICA, GARZE, NASTRO,
UNA CANNULA CUFFIATA.
• RIMUOVERE LA MEDICAZIONE SPORCA E LA PARTE
INTERNA DELLA CANNULA
• INDOSSARE GUANTI STERILI
• DETERGERE LA FERITA CON ACQUA OSSIGENATA E
RISCIACQUARE CON SOL. FISIOLOGICA
• LAVARE LA PARTE INTERNA DELLA CANNULA
• RIMUOVERE I NASTRI SPORCHI E SOSTITUIRLI CON I
PULITI
• UTILIZZARE MEDICAZIONI STERILI E COLLOCARLE
SALDAMENTE SOTTO IL NASTRO E LA FLANGIA DELLA
CANNULA
TRACHEOSTOMIA

IL CANCRO DELLA LARINGE

IN BASE ALLA LOCALIZZAZIONE E ALLA


STADIAZIONE DEL TUMORE, SONO
CONSIDERATI QUATTRO TIPI DIVERSI DI
CHIRURGIA:
• LARINGECTOMIA PARZIALE
• LARINGECTOMIA SOPRAGLOTTICA
• EMILARINGECTOMIA
• LARINGECTOMIA TOTALE
LARINGECTOMIA TOTALE

Consiste nella asportazione completa della


laringe ( epiglottide, false corde vocali,
vere corde vocali), dell’osso ioide e dei
muscoli connessi alla laringe. Quando il
carcinoma laringeo coinvolge più corde
vocali, viene fatto uno svuotamento del
collo preventivo.
LARINGECTOMIA
ACCERTAMENTO
• RAUCEDINE
• DISFAGIA
• DOLORE O BRUCIORE IN GOLA
• GONFIORE DEL COLLO
IN CASO DI PERDITA PERMANENTE DELLA VOCE:
• VALUTAZIONE PREOPERATORIA DEL LOGOPEDISTA
• ACCERTAMENTI SULL’ABILITA’ DI SENTIRE, VEDERE E
SCRIVERE.
• ACCERTAMENTI SULLO STATO PSICOLOGICO E SULLE
STRATEGIE DI COPING DEL PAZIENTE E DEI FAMILIARI.
LARINGECTOMIA
LE PRINCIPALI DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:

• DEFICIT DI CONOSCENZA SULLA PROCEDURA CHIRURGICA E SUL


DECORSO POSTOPERATORIO
• ANSIA CORRELATA ALLA DIAGNOSI DI CANCRO E ALL’IMMINENTE
INTERVENTO
• LIBERAZIONE INEFFICACE DELLE VIE AEREE CORRELATA AD
ALTERAZIONI CHIRURGICHE
• ALTERAZIONI DELLA COMUNICAZIONE VERBALE CORRELATE ALLA
RESEZIONE DELLA LARINGE E DALL’EDEMA
• NUTRIZIONE ALTERATA CORRELATA A DIFFICOLTA’ NELLA
DEGLUTIZIZONE
• ALTERAZIONI DELL’IMMAGINE CORPOREA, CORRELATA A
CHIRURGIA MAGGIORE DEL COLLO
• DEFICIT DELLA CURA DI SE’ CORRELATO ALL’ASSISTENZA
POSTOPERATORIA
• RISCHIO DI NON ADESIONE AL PROGRAMMA RIABILITATIVO E
ALLA CURA DI MANTENIMENTO A DOMICILIO.
LARINGECTOMIA
D.I. ALTERAZIONE DELL’IMMAGINE
CORPOREA
INTERVENTO: PROMUOVERE
L’AUTOSTIMA
• INCORAGGIARE IL PAZIENTE A
PARTECIPARE ALLE ATTIVITA’ DI CURA
DI SE’ APPENA POSSIBILE.
• L’INFERMIERE DEVE SAPER ASCOLTARE
ED ESSERE DI SOSTEGNO AI FAMILIARI
• L’INVIO A GRUPPI DI SOSTEGNO ( ASS.
LARINGECTOMIZZATI).
LARINGECTOMIA
D.I. NUTRIZIONE ALTERATA

INTERVENTO: PROMUOVERE UNA


NUTRIZIONE ADEGUATA

• PER CIRCA DUE SETTIMANE


DALL’INTERVENTO E’ FATTO DIVIETO
ASSOLUTO DI ASSUMERE CIBO
• OLTRE ALLA TERAPIA INFUSIONALE CI SI
AVVALE DELLA NUTRIZIONE ENTERALE O
DELLA NPT
• INIZIALMENTE DIETA SEMILIQUIDA, SONO
ESCLUSI ALIMENTI DOLCI
• DIMINUIZIONE DEI SENSI DEL GUSTO E
DELL’OLFATTO
LARINGECTOMIA

D.I. ALTERAZIONI DELLA COMUNICAZIONE


VERBALE CORRELATE ALLA RESEZIONE DELLA
LARINGE E DALL’EDEMA

INTERVENTI: PROMUOVERE METODI


ALTERNATIVI DI COMUNICAZIONE

• CAMPANELLO A PORTATA DI MANO

• USO DELLA LAVAGNA , L’INFERMIERE DEVE DOCUMENTARE


QUALE MANO USA PER SCRIVERE, AL FINE DI LASCIARLA LIBERA
DA FLEBOCLISI

• COMUNICAZIONE GESTUALE
LARINGECTOMIA
D.I. LIBERAZIONE INEFFICACE DELLE VIE
AEREE CORRELATA AD ALTERAZIONI
CHIRURGICHE.

INTERVENTO: MANTENIMENTO DELLA PERVIETA’


DELLE VIE AEREE

• DOPO IL RISVEGLIO DALL’ANESTESIA, L’INFERMIERE


SISTEMERA’ IL PAZIENTE IN UNA POSIZIONE ADATTA
A FAVORIRE LA RESPIRAZIONE,POSIZIONE DI FOWLER
O SEMI FOWLER. STARA’ ATTENTO A RILEVARE
EVENTUALI SEGNI DI IRREQUIETEZZA, RESPIRO
AFFANNOSO, ANSIA E AUMENTO DELLA FREQUENZA
DEL POLSO. NON USERA’ FARMACI CHE DEPRIMONO I
CENTRI RESPIRATORI .
LARINGECTOMIA
D.I. ANSIA CORRELATA ALLA DIAGNOSI DI
CANCRO E ALL’IMMINENTE
INTERVENTO

INTERVENTO: RIDUZIONE DELL’ANSIA E DELLA


DEPRESSIONE

NELLA CHIRURGIA LARINGEA, OLTRE ALLE NORMALI PAURE


CORRELATE AD INTEVENTO CHIRURGICO, INSORGONO PAURE
LEGATE AL PENSIERO DELLA MORTE, AL PENSIERO CHE SI
VERIFICHI UNA PERDITA PERMANENTE DELLA VOCE E LA
PAURA DI RIMANERE SFIGURATI. L’INFERMIERE DEVE ESSERE
IN GRADO DI SAPER RISPONDERE A TUTTE LE DOMANDE,
DEVE OFFRIRE AL PAZIENTE L’OPPORTUNITA’ DI FARE
DOMANDE E DI ESPRIMERE SENTIMENTI. PUO’ ESSERE
D’AIUTO LA VISITA DI QUALCUNO CHE HA GIA’ SUBITO UNA
LARINGECTOMIA.
LARINGECTOMIA

D.I. DEFICIT DI CONOSCENZA SULLA PROCEDURA


CHIRURGICA E SUL DECORSO POST OPERATORIO
INTERVENTI
DOPO CHE IL MEDICO HA ESPOSTO LA DIAGNOSI AL
PAZIENTE, L’INFERMIERE HA IL COMPITO DI DISSIPARE
EVENTUALI PREGIUDUZI SPIEGANDO DOVE SI TROVA LA
LARINGE, QUAL’E’ LA SUA FUNZIONE, IN CHE COSA
CONSISTERA’ LA PROCEDURA CHIRURGICA E QUALI
CONSEGUENZE AVRA’ SULLA VOCE, CHE ESISTONO MODI PER
RIUSCIRE E SVOLGERE, CON L’ALLENAMENTO, UNA
CONVERSAZIONE SUFFICIENTEMENTE NORMALE. E CHE
ALL’INIZIO LA COMUNICAZIONE SARA’ SCRITTA
LARINGECTOMIA
INDICATORI DI RISULTATO

• IL PAZIENTE ACQUISISCE UN ADEGUATO GRADO DI


INFORMAZIONE
• SI DIMOSTRA MENO ANSIOSO E DEPRESSO
• MANTIENE PERVIO E PULITO LO STOMA
• HA ACQUISITO LA TECNICA PER PULIZIA E
SOSTITUZIONE DELLA CANNULA
• ACQUISISCE EFFICACI TECNICHE DI COMUNICAZIONE
• MANTIENE UNA ALIMENTAZIONE EQUILIBRATA
• DIMOSTRA UN MIGLIORAMENTO NELL’IMMAGINE
CORPOREA
• NON MANIFESTA COMPLICANZE
• ADERISCE AL PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE E DI
ASSISTENZA DOMICIALIARE
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
I SONDINI PER ALIMENTAZIONE
VENGONO IMPIEGATI PER SODDISFARE
IL FABBISOGNO NUTRIZIONALE QUANDO
L’ALIMENTAZIONE PER VIA ORALE E’
INSUFFICIENTE O IMPOSSIBILE.
CONDIZIONE NECESSARIA E’ CHE LA
FUNZIONE DEL TRATTO
GASTROINTESTINALE SIA INTEGRA
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
I VANTAGGI DELLA NUTRIZIONE ENTERALE:

• PROCEDURA PIU’ ECONOMICA E SICURA


• MAGGIORE TOLLERABILITA’
• FACILE DA USARE
• PRESERVA LA NORMALE SEQUENZA DEL METABOLISMO
INTESTINALE EPATICO
• NON ALTERA IL METABOLISMO DEI LIPIDI E LA SINTESI
LIPOPROTEICA
• LA SOMMINISTRAZIONE INTRALUMINALE DI SOSTANZE
NUTRITIVE PRESERVA L’INTEGRITA’ GASTROINTESTINALE
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
IL METODO UTILIZZATO PER
L’ALIMENTAZIONE TRAMITE SONDINO
DIPENDE DALLA COLLOCAZIONE DEL
SONDINO (STOMACO, DUODENO,
DIGIUNO), DALLA TOLLERANZA DEL PZ,
DALLA CONVENIENZA E DAL COSTO.
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
METODI:

• SOMMINISTRAZIONE DI BOLI ALIMENTARI, IN


MODALITA’ INTEMITTENTE, A INTERVALLI
STABILITI.
• MEDIANTE GOCCIOLAMENTO CONTINUO
( OGNI 30 MIN)
• ALIMENTAZIONE CONTINUA (INTESTINO
TENUE)
• ALIMENTAZIONE CICLICA (PIU’ RAPIDA E PIU’
BREVE (12H)
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
I PASTI VENGONO SOMMINISTRATI:

• PER GRAVITA’ (GOCCIOLAMENTO), LE SACCHE


VENGONO TENUTE SOPRA IL LIVELLO DELLO
STOMACO, E LA VELOCITA’ DI
SOMMINISTRAZIONE DIPENDE DALLA GRAVITA’

• ATTRAVERSO LA POMPA A INFUSIONE( ML/H) O


PERISTALTICA(GTT/H)
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
ACCERTAMENTO:

• VALUTARE LO STATO DI IDRATAZIONE


• VALUTARE LO STATO NUTRIZIONALE DEL
PAZIENTE
• PRESENZA DI EVENTUALI PATOLOGIE CRONICHE
• ACCERTARSI DELLA FUNZIONALITA’
DELL’APPARATO GASTROINTESTINALE
• SE IL PZ ASSUME FARMACI CHE POTREBBERO
INTERFERIRE CON LA FUNZIONE DIGESTIVA
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:

• DEFICIT NUTRIZIONALE DOVUTO AD UN’INADEGUATA ASSUNZIONE DI


SOSTANZE NUTRITIVE
• RISCHIO DI DIARREA LEGATO ALL’INTOLLERANZA DELL’ALIMENTAZIONE
MEDIANTE SONDINO
• RISCHIO DI INCAPACITA’ DEL PAZIENTE DI COLLABORARE E DI
AFFRONTARE LA SUA CONDIZIONE, LEGATO AL DISAGIO DELLA PRESENZA
DEL SNG
• RISCHIO DI IPOVOLEMIA LEGATO AD UNA CONDIZIONE DI
DISIDRATAZIONE IPERTONICA
• RISCHIO DI GESTIONE INEFFICIENTE DEL REGIME TERAPEUTICO DA
PARTE DEL PAZIENTE, LEGATO A INSUFFICIENTE INFORMAZIONE SUL
REGIME DI ALIMENTAZIONE MEDIANTE SONDINO DA ATTUARSI A
DOMICILIO
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
INTERVENTI:BILANCIO NUTRIZIONALE

I FATTORI IMPORTANTI DA
CONSIDERARE IN CASO DI
ALIMENTAZIONE MEDIANTE SONDINO
SONO:
• LA VELOCITA’ DI FLUSSO
• LA TEMPERATURA
• IL VOLUME
• ADEGUATA ASSUNZIONE DI LIQUIDI
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI ALIMENTAZIONE
E’ RESPONSABILITA’ DELL’INFERMIERE.
PER ASSICURARE LA PERVIETA’ DEL SISTEMA E PER
RIDURRE LA CRESCITA BATTERICA SI
SOMMINISTRANO 15-50 ML DI ACQUA:

• PRIMA E DOPO OGNI DOSE DI FARMACO O PASTO


• DOPO AVER CONTROLLATO IL RESIDUO GASTRICO
• OGNI 4-6 H IN CASO DI ALIMENTAZIONE CONTINUA
• SE SI INTERROMPE LA N.E.
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
INTERVENTI:

• CONTROLLARE IL POSIZIONAMENTO DEL SONDINO, LA


POSIZIONE DEL PZ, LA VELOCITA’ DI FLUSSO
• VALUTARE LA TOLLERANZA DEL PZ NEI CONFRONTI DEL
PREPARATO ( GONFIORE, PIENEZZA, NAUSEA, VOMITO,
DIARREA)
• VALUTARE LA RISPOSTA CLINICA ( AZOTEMIA, HB, PROTEINE,
HT)
• RILEVARE EVENTUALI SEGNI DI DISIDRATAZIONE
• RIPORTARE UNA GLICOSURIA POSITIVA
• RINNOVARE IL PREPARATO OGNI 4H (TEMP. AMBIENTE)
• CAMBIARE IL CONTENITORE ED I TUBI DI RACCOLTA OGNI 24-
48 H
• MONITORARE IL CIBO ASSUNTO E I LIQUIDI ELIMINATI
• PESARE IL PAZIENTE 2,3 VOLTE LA SETTIMANA
• CONSULTARE IL DIETISTA
ALIMENTAZIONE MEDIANTE
SONDINO
COMPLICANZE:

• DIARREA
• NAUSEA/VOMITO
• GAS/GONFIORE/CRAMPI
• STIPSI
• POLMONITE AB INGESTIS
• SPOSTAMENTO DEL SONDINO
• OCCLUSIONE DEL SONDINO
• PRESENZA DI RESIDUI
• IRRITAZIONE DEL NASOFARINGE
• IPERGLICEMIA
• DISIDRATAZIONE E IPERAZOTEMIA
GASTROSTOMIA

DEFINIZIONE
• La gastrostomia è una procedura
chirurgica con la quale si realizza un
accesso allo stomaco a scopo nutrizionale.
• Può essere realizzata con tecnica poco
invasiva in anestesia locale con procedura
combinata percutanea/endoscopica (PEG)
GASTROSTOMIA

ACCERTAMENTO

DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:
• DEFICIT NUTRIZIONALE
• ELEVATO RISCHIO DI INFEZIONE
• RISCHIO DI COMPROMISSIONE INTEGRITA’
CUTANEA
• DISTURBO DELL’IMMAGINE DI SE’
• RISCHIO DI GESTIONE INEFFICACE
GASTROSTOMIA

INTERVENTI
• RAGGIUNGIMENTO E MANTENIMENTO DI UN
ADEGUATO STATO NUTRIZIONALE
• CURA DEL SONDINO E PREVENZIONE DELLE
INFEZIONI
• CURA DELLA CUTE PERISTOMALE
• ACCETTAZIONE DELLA PROPRIA IMMAGINE
CORPOREA
• INSEGNARE AL PAZIENTE L’AUTOASSISTENZA
GASTROSTOMIA

COMPLICANZE
• INFEZIONE DELLA FERITE (CELLULITE ED
ASCESSO DELLA PARETE ADDOMINALE)
• EMORRAGIA
• DISLOCAMENTO DEL SONDINO
NUTRIZIONE PARENTERALE TOTALE

La nutrizione parenterale totale è una


metodica per garantire l’intero apporto
nutrizionale all’organismo per via
endovenosa.
NPT
INDICAZIONI CLINICHE:

• IL PAZIENTE NON SI ALIMENTA A SUFFICIENZA ( USTIONI,


MALNUTRIZIONI, CANCRO, SEPSI, AIDS, SINDROME DA
INTESTINO CORTO)
• IL PAZIENTE NON E’ IN GRADO DI ASSUMERE SOSTANZE
NUTRITIVE NE’ PER BOCCA NE’ MEDIANTE SONDINO
( ILEO PARALITICO, M. DI CROHN ASSOCIATO A
OSTRUZIONE)
• IL PAZIENTE NON HA INTERESSE PER IL CIBO
( ANORESSIA)
• LA CONDIZIONE MEDICA DI BASE IMPEDISCE
L’ALIMENTAZIONE PER BOCCA O MEDIANTE SONDINO
( PANCREATITE ACUTA, FISTOLE)
• IL PAZIENTE NECESSITA DI UN PROLUNGATO SUPPORTO
NUTRIZIONALE PRE E POST OPERATORIO
(CHIRURGIA GASTRICA ED INTESTINALE ESTESA)
NPT

I METODI DI SOMMINISTRAZIONE:

METODO DELLA LINEA CENTRALE

• CATETERI CENTRALI NON CANALIZZATI

• CATETERI CENTRALI CANALIZZATI

• CATETERI CENTRALI INSERITI IN PERIFERIA

• VIE DI ACCESSO AD IMPIANTO SOTTOCUTANEO


CHIRURGIA GASTRICA

• INDICAZIONI:

• Ulcera peptica associata ad emorragia con


stenosi, perforazione o penetrazione, o che
non risponde al trattamento farmacologico;

• Cancro o trauma gastrico;


CHIRURGIA GASTRICA

INTERVENTI CHIRURGICI:

Gastrectomia parziale

Gastrectomia totale con anastomosi


termino-terminale o termino-laterale tra
esofago e digiuno.
CHIRURGIA GASTRICA

ACCERTAMENTO

• Valutazione delle conoscenze del paziente


sulle procedure chirurgiche.
• Stato nutrizionale ( perdita di peso,
nausea, vomito, ematemesi).
• Palpazione dell’addome.
CHIRURGIA GASTRICA
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:

• Ansia legata all’intervento chirurgico

• Insufficienti informazioni sulle procedure chirurgiche

• Alterazioni dello stato nutrizionale

• Dolore dovuto all’incisione chirurgica


CHIRURGIA GASTRICA
INTERVENTI INFERMIERISTICI:

• Riduzione dell’ansia:
Un aspetto importante dell’assistenza pre
operatoria e l’infermiere deve essere in
grado di alleviare i timori, di chiarire i
dubbi, di dare indicazioni sull’intervento e
incoraggiare il pz.
CHIRURGIA GASTRICA

• RIPRISTINO DELL’ALIMENTAZIONE PER


VIA ORALE:
giusto apporto di calorie tramite npt
contemporaneamente t.i. con piccoli pasti
gradualmente per os alimentazione
completa.
CHIRURGIA GASTRICA

• DOLORE DOVUTO ALL’INCISIONE


CHIRURGICA:
somministrazione di analgesici
mantenere un’adeguata funzione
polmonare
l’assunzione della posizione di fowler
mantenimento in sede del s.n.g.
CHIRURGIA GASTRICA
RISULTATI ATTESI:
Paziente meno ansioso, esprime timori e
preoccupazioni relativi all’intervento.
Il pz conosce le procedure chirurgiche e il decorso
post-operatorio
Il pz raggiunge un adeguato stato nutrizionale
(mantiene un peso adeguato, non ha problemi di
diarrea, tollera 6 piccoli pasti giornalieri).
CHIRURGIA GASTRICA

POTENZIALI COMPLICANZE:
Emorragia
Infezioni
Alterazioni respiratorie
Alterazioni cardiocircolatorie
CHIRURGIA RENALE
INDICAZIONI:

• RIMUOVERE OSTRUZIONI (TUMORI E CALCOLI)


• INSERIMENTO DI UN TUBO DI DRENAGGIO
(NEFROSTOMIA URETEROSTOMIA)
• RIMOZIONE DI UN RENE IN CASO DI
NEFROPATIA MONOLATERALE
• TRATTAMENTO DI CARCINOMA RENALE
• TRAPIANTO RENALE
CHIRURGIA RENALE

TIPI DI CHIRURGIA

• APPROCCIO LOMBARE O DAL FIANCO


( ATTRAVERSO LO SPAZIO RETROPERITONEALE) E’
INDICATO IN CASO DI MALATTIA RENALE
INFIAMMATORIA
( CALCOLOSI, ASCESSO PERIRENALE, IDRONEFROSI,
MALATTIA CISTICA DEL RENE)

• APPROCCIO TRANS-ADDOMINALE E’ NECESSARIO


IN CASO DI TUMORE RENALE, TRAUMA O MALATTIA
VASCOLARE DEL RENE.

ENTRAMBI I METODI SONO UTILIZZABILI PER


RIMUOVERE IL RENE IN CASO DI TRAPIANTO
CHIRURGIA RENALE

• Durante l’intervento viene pianificato


anche un eventuale inserimento di un
drenaggio urinario adeguato. Per esempio
e’ possibile praticare una nefrostomia
oppure inserire uno stent ureterale.
NEFROSTOMIA

• Si utilizza per deviare temporeaneamente o


permanentemente il flusso di urina. Si inserisce
direttamente nel rene, per via percutanea, un
tubo da nefrostomia che viene collegato a un
sistema di drenaggio chiuso. Puo’ essere
necessario per assicurare lo svuotamento del
rene post-intervento oppure per aggirare
un’ostruzione dell’uretere o delle basse vie
urinarie, per chiudere fistole, dilatare stenosi.
NEFROSTOMIA
PROTOCOLLO DI ASSISTENZA
• Valutare la presenza di possibili complicanze
( sanguinamento nel sito di nefrostomia,
ematuria, formazioni di fistole, infezione)
• Controllare eventuali ostruzioni del drenaggio
• Non chiudere mai il tubo della nefrostomia
• Non irrigare mai il tubo della nefrostomia
• Incorraggiare il pz ad assumere molti liquidi
• Misurare la quantita’ di urina emesse
STENT URETERALE

• E’ un presidio tubulare che, collocato


nell’uretere, ne mantiene la posizione e il
calibro dopo un intervento chirurgico.
Viene inoltre utilizzato in caso di
ostruzione ureterale ( edema, stenosi,
fibrosi, calcoli, neoplasie)
STENT URETERALE

COMPLICANZE

• Infezione
• Incrostazione del tubo
• Formazioni di coaguli all’interno dello stent
• Spostamento dello stent dalla sue sede
NEFRECTOMIA

DEFINIZIONE

La nefrectomia e’ l’asportazione
chirurgica del rene che puo’ rendersi
necessaria per diverse ragioni.
La ragione per cui si attua l’intervento
determina il tipo di approccio chirurgico
NEFRECTOMIA

ACCERTAMENTO

Vengono valutate le condizioni respiratorie


e circolatorie, il livello di dolore, il
bilancio idro-elettrolitico, la pervieta’ del
sistema di drenaggio urinario e
l’adeguatezza del drenaggio stesso.
NEFRECTOMIA

DIAGNOSI INFERMIERISTICHE

Rischio di un’insufficiente pervieta’ delle vie aeree,


dovuto alla posizione dell’incisione chirurgica
Dolore dovuto all’incisione chirurgica, alla posizione
assunta sul tavolo operatorio e alla distensione
addominale
Ritenzione urinaria dovuta a dolore, immobilita’,
anestesia.
NEFRECTOMIA

INTERVENTI

MANTENIMENTO DELLA FUNZIONE


RESPIRATORIA
Solitamente l’incisione viene eseguita in
prossimita’ del fiaframma, e nel caso di
accesso sottosternale, alcuni nervi
possono essere lesi. Cio’ determina dolore
riducendo l’efficacia degli atti respiratori.
NEFRECTOMIA
CONTROLLO DEL DOLORE

Oltre il dolore dovuto all’incisione chirurgica, il


pz puo’ accusare dolore o disagio a causa della
distensione della capsula renale ( tumore,
coagulo), di ischemia (occlusione dei vasi) , di
stiramento dei vasi intrarenali, dolori muscolari
dovuti alla posizione assunta durante
l’intervento.
NEFRECTOMIA
MANTENIMENTO DI UN’ADEGUATA ESCREZIONE
URINARIA
Osservare e controllare la produzione e il
drenaggio di urina per preservare la funzione
renale residua attraverso la prevenzione di
ostruzioni e infezioni.
Rilevare variazioni di volume, colore, odore.
NEFRECTOMIA

COMPLICANZE

• EMORRAGIA
• POLMONITI
• INFEZIONI
• ALTERAZIONI DEL BILANCIO IDRICO
• TROMBOSI VENOSA PROFONDA
CISTECTOMIA
DEFINIZIONE
E’ l’asportazione chirurgica della vescica eseguita
per patologie tumorali invasive o multifocali. Puo’
essere eseguita una semplice cistectomia o una
cistectomia radicale, quest’ultimo tipo di intervento ,
negli uomini, implica l’asportazione della vescica,
della prostata, delle vescicole seminali e dei tessuti
perivescicali adiacenti. Nelle donne, oltre alla
rimozione della vescica, viene asportata la porzione
inferiore degli ureteri, l’utero, le tube di falloppio, le
ovaie, la vagina anteriore e l’uretra.

L’ASPORTAZIONE DELLA VESCICA COMPORTA UNA


PROCEDURA DI DIVERSIONE URINARIA.
CISTECTOMIA
LA DIVERSIONE URINARIA

E’ utilizzata anche in caso di neoplasie maligne


pelviche, di anomalie congenite, di stenosi e
traumi ureterali e uretrali, di vescica neurogena,
di grave danno ureterale e renale causato da
un’infezione cronica, di cistite interstiziale
intrattabile, nonche’ quale ultima risorsa per il
trattamento dell’incontinenza.
DIVERSIONI URINARIE

• DIVERSIONE URINARIA CUTANEA

• DIVERSIONE URINARIA CONTINENTE


DIVERSIONI URINARIE CUTANEE
LA DIVERSIONE URINARIA TRANSILEALE
E’ quella in uso da maggior tempo ed e’
tutt’ora considerato il metodo d’elezione
grazie alla bassa incidenza di complicanze.
Viene effettuata con l’innesto di un uretere su
una ansa di ileo isolata, lunga circa 12 cm,
che e’ poi abboccata alla parete addominale.
Le estremita’ dell’intestino da cui si e’
prelevata la porzione di ileo vengono
anastomizzate per ricostruire l’integrita’
viscerale. Per evitare l’occlusione secondaria
ad edema si inseriscono degli stent che
vengono rimossi do circa 2 settimane.
DIVERSIONI URINARIE CUTANEE

URETEROSTOMIA CUTANEA
E’ una procedura chirurgica con la quale si
abboccano gli ureteri a un’incisione
cutanea facendoli passare attraverso la
parete addominale. Si pratica solo in casi
particolari di ostruzione ureterale (cancro
pelvico avanzato), in pazienti ad alto
rischio chirurgico e in coloro che sono stati
sottoposti a radioterapia addominale.
URETEROCUTANEOSTOMIA

Abboccamento
diretto alla cute
dell’uretere
isolato mono o
bilaterale
SCELTA DISPOSITIVO DI
RACCOLTA

UROSTOMIA
MONO E DUE
PEZZI
DIVERSIONE URINARIA CONTINENTE

La piu’ comune procedura di diversione


urinaria continente e’ la sacca indiana. Si
isola una porzione di ileo o di cieco e si
crea un contenitore di raccolta per urina.
Gli ureteri vengono fatti passare
attraverso la muscolatura della sacca
intestinale e anastomizzati a questa.
L’urina si raccoglie nella neovescica che
viene svuotata periodicamente mediante
cateterizzazione.
DIVERSIONI URINARIE CONTINENTI

ALTRI TIPI DI SACCHE SONO:

• SACCA DI KOCK

• SACCA DI CHARLESTON
.
.DIVERSIONE URINARIA CONTINENTE
Per i pazienti sottoposti a neovescica si
utilizzano spesso piu’drenaggi:
• Catetere da cecostomia dalla sacca
• Catetere in uscita dallo stoma
• Stent ureterali
• Drenaggio penrose
• Catetere uretrale
DIVERSIONE URINARIA CONTINENTE

URETEROSIGMOIDOSTOMIA

Consiste nell’impianto degli ureteri nel


sigma. Dopo l’intervento e
permanentemente, l’eliminazione urinaria
avverra’ attraverso il retto, con
conseguente modificazione della
consistenza delle feci.
URETEROENTERO-
CUTANEOSTOMIA

Utilizza un
tratto di
intestino a cui
si
anastomizzano
gli ureteri
ASSISTENZA AL PAZ. CON DIVERSIONE URINARIA

ACCERTAMENTO:

• Valutazione della funzione cardiopolmonare


• Valutazione dello stato nutrizionale
• Identificazione delle informazioni e delle
istruzioni da dare al paz. In relazione al tipo
di intervento chirurgico
ASSISTENZA AL PAZ. CON
DIVERSIONE URINARIA
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:

• Ansia motivata dalla conoscenza anticipata della perdita


dell’integrita’ fisica in seguito all’intervento
• Deficit nutrizionale, dovuto ad un apporto insufficiente
• Carenza di informazioni sulla procedura chirurgica e sull’assistenza
post-operatoria
• Rischio di perdita dell’integrita’ cutanea legato a problemi di
manutenzione del sistema di raccolta delle urine
• Dolore dovuto all’incisione chirurgica
• Disagio psicologico dovuto al cambiamento dell’immagine fisica
prodotto dalla diversione urinaria
• Possibili problemi sessuali dovuti all’alterazione anatomica e
fisiologica
• Insufficiente conoscenza su come mantenere la funzionalita’ urinaria
ASSISTENZA AL PAZ. CON
DIVERSIONE URINARIA
COMPLICANZE
Peritonite, dovuta a lesioni provocate dalla
creazione dell’anastomosi
Ischemia e necrosi dello stoma dovute a
compromissione del flusso ematico allo
stoma stesso
Retrazione dello stoma e separazione del
margine muco-cutaneo dovuti ad
eccessiva tensione o a trauma
ASSISTENZA AL PAZ. CON
DIVERSIONE CUTANEA

• Controllare il volume dell’urina ogni ora


(disidratazione, riflusso,occlusione, perdita
dell’anastomosi ureteroileale)
• Curare la cute e lo stoma
• Controllare l’aspetto delle urine
• Incoraggiare l’assunzione di liquidi
• Scegliere il sistema di raccolta
CHIRURGIA DELLA PROSTATA

• I.P.B.
Asportazione della porzione adenomatosa
periuretrale della ghiandola
CHIRURGIA DELLA PROSTATA

• TUMORI MALIGNI
Prostatectomia radicale , rimozione
dell’intera ghiandola e vescicole seminali
CHIRURGIA DELLA PROSTATA

IPB :
1- prostatectomia retropubica
2- “ sovrapubica
3- “ transperineale
4- TURP ( approccio chirurgico endoscopico)
CHIRURGIA DELLA PROSTATA

Fattori determinanti :
Età
Condizioni generali dei pz
Dimensioni della ghiandola
Eventuali patologie associate
AASISTENZA AL PAZ. SOTTOPOSTO A
COLECISTECTOMIA

Il trattamento chirurgico delle patologie


della colecisti e della colelitiasi viene
eseguito per alleviare i sintomi cronici, per
eliminare le cause delle coliche biliari e
trattare la colecistite acuta. La colecisti
puo’ essere asportata per via
laparoscopica oppure attraverso
un’incisione dell’addome.
ASSISTENZA AL PZ SOTTOPOSTO A
COLECISTECTOMIA
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:

• Dolore e malessere correlati all’incisione chirurgica


• Alterato scambio gassoso correlato con l’incisione
chirurgica nell’addome superiore
• Compromissione dell’integrita’ cutanea causata
dall’alterazione del drenaggio biliare a T
• Carenze nutrizionali correlate a un’inadeguata secrezione
della bile
• Insufficiente informazione circa l’attivita’ di
autoassistenza
ASSISTENZA AL PZ SOTTOPOSTO A
COLECISTECTOMIA
INTERVENTI

• Alleviamento del dolore


• Miglioramento dello stato respiratorio
• Controllo del drenaggio biliare e della cute
• Miglioramento dello stato nutrizionale
• Monitoraggio delle possibili complicanze
ASSISTENZA AL PZ. SOTTOPOSTO A RESEZIONE
EPATICA

In genere la lobectomia e’ la procedura piu’


comunemente usata per la rimozione di un
tumore del fegato localizzato ad un solo
lobo epatico. Se sono presenti metastasi si
esegue una resezione chirurgica.
Confidando sulle capacita’rigenerative del
fegato, alcuni chirurghi, hanno asportato il
90% del fegato con successo.
ASSISTENZA AL PZ SOTTOPOSTO A
RESEZIONE EPATICA
Nei primi 2 o 3 giorni il pz e’ costantemente
assistito, le potenziali complicanze possono
includere problemi vascolari e respiratori. Le
anomalie metaboliche richiedono una attenta
valutazione per la riduzione della glicogenesi,
l’alterazione del metabolismo lipidico e proteico per
cui puo’ rendersi necessario oltre alll’infusione di
liquidi,l’infusione di glucosate,di albumina e di
sangue in caso di eccessiva perdita durante
l’intervento.
CHIRURGIA DEL PANCREAS
• DEFINIZIONE:
Il pancreas è una ghiandola che, una volta
stimolata da colecistochinina e secretina,
secerne enzimi pancreatici, incluse amilasi e
lipasi, attraverso il dotto pancreatico per
contribuire cosi alla digestione di carboidrati e
lipidi a livello del tenue. Il pancreas, inoltre
secerne ormoni (insulina e glucagone)che
contribuiscono a regolare e mantenere i normali
valori glicemici.
CHIRURGIA DEL PANCREAS

Il cancro del pancreas può insorgere nella


testa (70%) o nella coda (30%) della
ghiandola.
Il tipo più comune di neoplasia (80%) è
l’adc delle cellule che rivestono i dotti
pancreatici.
CHIRURGIA DEL PANCREAS

I FATTORI DI RISCHIO:
• L’esposizione prolungata a sostanze
tossiche
• Il fumo
• La dieta ad elevato contenuto lipidico
• Il diabete mellito
• La pancreatite cronica
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS

ACCERTAMENTO:

Dolori addominali
Calo ponderale, nausea,vomito,astenia

In caso di ostruzione biliare: ittero, urine


ipercromiche, feci ipocromiche e prurito.
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS

INDAGINI DIAGNOSTICHE:
Ecografia
Tac
ERCP
Cea
Ca199
Prelievi bioptici sotto guida ecografica o tac
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS

L’intervento di Whipple
(pancreatoduodenectomia) consiste nella
rimozione della testa del pancreas, della
porzione distale del coledoco compresa la
colecisti, del duodeno e dello stomaco
distale con conseguente anastomosi dei
rimanenti pancreas, stomaco e via biliare
al digiuno.
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS
Diagnosi infermieristiche:
Dolore correlato all’intervento chirurgico
Alterazioni nutrizionali
Deficit volumetrici correlati alla protidemia
ed alterazioni chirurgiche
Alterazione dell’integrità cutanea secondaria
alla ferita chirurgica ed alla presenza di
drenaggi biliari e pancreatici.
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS

INTERVENTI: controllare il dolore


Somministrare narcotici secondo
prescrizione
Aiutare il pz. mobilizzandolo frequentemente
Valutare la risposta del paziente al dolore ed
alle misure di controllo dei sintomi
Insegnare tecniche di rilassamento
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS
INTERVENTI: MIGLIORARE LE CONDIZIONI
NUTRIZIONALI
Somministrare nutrizione parenterale pre e
post operatoria
Controllare la glicemia
Progredire gradatamente con la dieta per os
Somministrare una dieta ad alto contenuto
proteico , di carboidrati e di vitamine
Pesare quotidianamente il paz.
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS
INTERVENTI: mantenere adeguati
volumi plasmatici:
Controllare i parametri vitali e segnare
accuratamente le entrate e le uscite
Controllare i drenaggi
Controllare gli esami di laboratorio
Riferire alterazioni dei parametri vitali o
aumento del dolore che potrebbero essere
indicativi di emorragie o perdite
anastomotiche.
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS
INTERVENTO: Mantenere l’integrità tessutale
Controllare la cute per ittero, lesioni, irritazioni ed
escoriazioni
Somministrare sostanze antiprurito
Attenta igiene della cute senza l’uso di saponi e
senza sfregamenti
Applicare lozioni emollienti
Tenere le unghie corte per evitare lesioni da
grattamento
Controllare le medicazioni chirurgiche ed i siti di
drenaggio
Mantenere l’asepsi nella gestione delle ferite e dei
drenaggi
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS

COMPLICANZE:
Ostruzione biliare, gastrica e duodenale
Ipertensione portale secondaria al
coinvolgimento dei vasi ematici nella
regione del pancreas
Emorragia
Infezioni
LA CHIRURGIA DEL PANCREAS
ALTRI PROVVEDIMENTI:
CHEMIOTERAPIA
RADIOTERAPIA
POSIZIONAMENTO DI ENDOPROTESI PER VIA
PERCUTANEA O ENDOSCOPICA
SPLANCNICECTOMIA CHIMICA, INIEZIONE DI
ALCOOL NEL PLESSO CELIACO, ANESTETIZZA
LE TERMINAZIONI NERVOSE NELL’AREA DEL
PANCREAS E FORNISCE SOLLIEVO AL DOLORE.
CHIRURGIA RINOLOGICA

• RINOPLASTICA CORRETTIVA
Consiste nella rimozione della gobba, nel
restringimento e accorciamento del naso e
nella ricostruzione della punta del naso.
CHIRURGIA RINOLOGICA

• SETTOPLASTICA: raddrizzamento della


parte cartilaginea o della parete ossea del
setto che si trova tra i lembi della
membrana mucosa e del pericondrio. Le
deviazioni del setto sono responsabili della
malattia del seno e della formazione di
polipi nasali.
CHIRURGIA DELLE ERNIE

L’ernia è una sacca peritoneale che


protrude attraverso una imperfezione degli
strati della parete addominale.
CHIRURGIA DELLE ERNIE
Genetiche ed acquisite – riducibili o irriducibili
A seconda della localizzazione sono classificate in:
1. Inguinali dirette
2. Inguinali indirette
3. Femorali o crurali
4. Ombelicali
5. Epigastriche
CHIRURGIA DELLE ERNIE
RACCOLTA DATI
Attività lavorativa
Familiarità alla patologia erniaria
Obesità
Tosse cronica
Stitichezza
i.p.b.
Gravidanze
CHIRURGIA DELLE ERNIE

• ACCERTAMENTO

Esame clinico
ecografia
tac
CHIRURGIA DELLE ERNIE
• D.I.: Inattività fisica per il dolore
Intervento: determinare il livello di attività di base
del paziente.
Incoraggiare una precoce deambulazione post-
intervento
Istruire il pz e richiedere i medicinali antidolorifici
prescritti
Esortare il pz ad aumentare gradualmente la
propria attvità fisica.
CHIRURGIA DELLE ERNIE

• D.I. alto rischio di ritenzione urinaria


INTERVENTI:
Incoraggiare il pz a svuotare la vescica
prima dell’intervento
Effettuare il bilancio idro-elettrolitico
Controllare nel post-operatorio l’insorgenza
di segni clinici di ritenzione urinaria
Eventuale cateterizzazione del pz
CHIRURGIA DELLE ERNIE

• D.I. edema, ematoma o ecchimosi scrotale


INTERVENTI:
Applicare un sospensorio
Controllare periodicamente lo scroto del pz
Applicare borsa del ghiaccio
Rassicurare il paziente
UNITA’ OPERATIVA DI
CHIRURGIA GENERALE
DIRETTORE: Dr. G. PAGLIONE
STOMIE INTESTINALI

GESTIONE DOMICILIARE

COLACCI TERESA
STOMA O STOMIA

Abboccamento di un viscere
o di una cavità alla cute che
crea una comunicazione,
una fistola tra interno
ed esterno
COLOSTOMIA

DEFINIZIONE

LA COLOSTOMIA E’ UN TRAMITE
CREATO CHIRURGICAMENTE, CHE
PERMETTE L’ELIMINAZIONE DELLE FECI.
COLOSTOMIA

INDICAZIONI CHIRURGICHE:

• PATOLOGIE INFIAMMATORIE
• OCCLUSIONI INTESTINALI
• TUMORI
• TRAUMI DEL COLON
ALTERAZIONI FISIOPATOLOGICHE

• TURBE DEL BILANCIO


IDROELETTROLITICO
• TURBE DELLO STATO
NUTRIZIONALE
• CARENZE
VITAMINICHE
• TURBE PSICHICHE
COLOSTOMIA
DIAGNOSI INFERMIERISTICHE:
• Insufficiente conoscenza della procedura chirurgica e
della preparazione all’intervento.
• Rischio di danno cutaneo dovuto ad irritazione della zona
peristomale
• Disagio derivante dalla prevista alterazione dell’aspetto
fisico
• Ansia derivante dalla perdita del controllo della funzione
intestinale
• Possibile deficit nutrizionale
• Disfunzioni sessuali per preoccupazioni legate al
deterioramento della propria immagine
SCOPO

• FUORIUSCITA DEL
CONTENUTO
INTRAVISCERALE

• INTRODUZIONE DI
PRODOTTI
NUTRIZIONALI O
FARMACI
STOMIA
• TEMPORANEA

• DEFINITIVA

• TERMINALE

• LATERALE
COLOSTOMIA

E’ la più
comune
“deviazione”
che capita di
vedere
COLOSTOMIA DEFINITIVA

QUASI
SEMPRE
TERMINALE
COLOSTOMIA TEMPORANEA

• LATERALE
(DEVIAZIONE
PARZIALE)
• A CANNA DI
FUCILE
(DEVIAZIONE
COMPLETA)
COLOSTOMIA

TRASVERSO
STOMIA
SIGMOIDOSTOMIA

INTERVENTO DI
HARTMANN
( TEMPORANEA )
SIGMOIDOSTOMIA

INTERVENTO DI
MILES
( DEFINITIVA )
PROCTOCOLECTOMIA TOTALE

• RETTOCOLITE
ULCEROSA
• MORBO DI CROHN
• POLIPOSI
FAMILIARE
ILEOSTOMIA

APERTURA
ALL’ESTERNO
DELL’ILEO
( FUORIUSCITA
DI CONTENUTO
SEMPRE LIQUIDO )
ILEOSTOMIE TEMPORANEE

• TERMINALI O
LATERALI
• PROTEZIONE DI
ANASTOMOSI ILEO-
RETTALI O ILEO-
ANALI
ILEOSTOMIE PERMANENTI

• SEMPRE TERMINALI
• DI DIFFICILE
GESTIONE IN
QUANTO
COMPLETAMENTE
INCONTINENTI
POSIZIONAMENTO DELLO STOMA

PAZIENTE
ENTEROSTOMISTA E
FAMIGLIA

CHIRURGO

INFERMIERE
POSIZIONAMENTO DELLO STOMA
ZONE DA EVITARE

1. Arcata costale
2. Ombelico
3. Vecchie cicatrici
4. Pieghe adipose
5. Linea della vita
6. Incisione principale
7. Cresta iliaca
POSIZIONAMENTO DELLO STOMA

• OSSERVAZIONE
DELL’ADDOME
• MAPPAGGIO
• DISEGNO DEL PUNTO
SCELTO
• VERIFICA DELLA
VISIBILITA’
COMUNICAZIONE

UTILIZZO DI
LINGUAGGIO:

• SEMPLICE
• UNIFORME
RICOVERO E INTERVENTO

EVENTI
STRESSANTI
PAZIENTI

VITA
CARICA
DI
SOFFERENZE
ATTESE DEL PAZIENTE

CERTEZZA
E
SICUREZZA
INFORMAZIONE CORRETTA

EFFETTO
POSITIVO SUL
DECORSO POST
OPERATORIO
NON DIMENTICARE

IL MODO DI
FORNIRE
L’INFORMAZIONE
VALE PIU’ DELLA
INFORMAZIONE
STESSA
BISOGNO DI
COMUNICAZIONE
LA GESTIONE DELLA STOMIA

• SORVEGLIANZA NELLA CURA


• SICUREZZA NELLA MANUALITA’
• CORRETTO USO DEI PRESIDI
• COLLABORAZIONE CON GLI ALTRI
MEMBRI DELL’EQUIPE
CURA DELLA STOMIA

NON
USARE
MAI
LA CURA DELLA STOMIA

• OCCORRENTE SMALTIMENTO
RIFIUTI
• OCCORRENTE PER LA TOILETTE
• SAPONE ACIDO
• PRESIDI STOMALI
IGIENE PERSONALE

BAGNO
O
DOCCIA
DISPOSITIVO DI RACCOLTA

• Perfetta adesività alla cute


• Capacità di garantire la massima protezione
dell’area peristomale
• Impermeabilità totale ai liquidi ed agli odori
• Silenziosità del materiale cui è composto
• Possibilità di completa mimetizzazione sotto
gli abiti
• Praticità e maneggevolezza per il cambio
FORO DI APERTURA

FORMA E MISURA
IL PIU
POSSIBILE
SIMILE A
QUELLO DELLO
STOMA
SOSTITUZIONE DELLA SACCA

• Svuotare e verificare la quantità e le


caratteristiche
• Posizione eretta vicino al lavandino (con
uno specchio,se necessario)
• Rimuovere la sacca dall’alto verso il
basso
• Detergere la stomia
SOSTITUZIONE DELLA SACCA

• Tamponare la stomia
• Asciugare delicatamente la cute
• Applicare il presidio pulito
• Se necessario, per i maschi,
praticare tricotomia peristomale
SCELTA DISPOSITIVO DI
RACCOLTA

MONOPEZZO
FONDO
CHIUSO
SCELTA DISPOSITIVO DI
RACCOLTA

MONOPEZZO
FONDO
APERTO
SCELTA DISPOSITIVO DI
RACCOLTA

DUE PEZZI
FONDO
APERTO E
CHIUSO
COLOSTOMIA
COMPLICANZE:

• Irritazione della cute peristomale


• Diarrea
• Stenosi dello stoma
• Retrazione della stomia
• Infezione o deiscenza della ferita
• Necrosi della stomia
• Peritonite o ascesso intra-addominale
• Occlusione intestinale
• Tromboflebite o trombosi degli arti inferiori
• Distacco della giunzione muco-cutanea
COMPLICANZE

DISTACCO
GIUNZIONE
MUCO
CUTANEA
COMPLICANZE

EDEMA
STOMALE
COMPLICANZE

ERNIA
PERISTOMALE
COMPLICANZE

NECROSI
STOMALE
COMPLICANZE

DERMATITI
PERISTOMALI
COMPLICANZE

PROLASSO
COMPLICANZE

STENOSI
COMPLICANZE

STOMIA
CONFEZIONATA
SU PLICA
CUTANEA
IRRIGAZIONE

E’ UNA TECNICA CHE FAVORISCE IL


RECUPERO DELLA CONTINENZA,
UNA TRANQUILLITA’ RELAZIONALE E
LA CONSEGUENTE RIABILITAZIONE
DEL PAZIENTE
IRRIGAZIONE

• E’ UN SEMPLICE CLISTERE DI
PULIZIA ADATTATO ALLE ESIGENZE
DEL PORTATORE DI STOMIA.
• PRODUCE UN CONTROLLO
MECCANICO DELLA FUNZIONE
EVACUATIVA
IRRIGAZIONE

INDICAZIONI:
• COLOSTOMIA
TERMINALE SX
VANTAGGI

• Recupero della continenza (48h)


• riduzione del meteorismo
• Riduzione dermatiti da contatto
• Miglioria psicologica
• Riduzione costi gestionali
IRRIGAZIONE

POSIZIONE
IRRIGAZIONE

POSIZIONI
POSSIBILI
MATERIALE OCCORRENTE

SET
IRRIGAZIONE
MATERIALE OCCORRENTE

SET
IRRIGAZIONE
CON SACCA DI
RACCOLTA
STOMIE INTESTINALI

GESTIONE DOMICILIARE

GRAZIE

TERESA COLACCI
CHIRURGIA VASCOLARE
CHIRURGIA VASCOLARE

• PATOLOGIE VENOSE:
L’insufficienza venosa acuta è provocata dalla
presenza di un coagulo nel sistema venoso
profondo che induce a una trombosi venosa
profonda (DVT).
L’insufficienza venosa cronica è la conseguenza di
una sindrome post-flebitica; si verifica di solito in
un solo arto che si presenta tumefatto,
edematoso e dolente.
CHIRURGIA VASCOLARE
• PATOLOGIE ARTERIOSE
• L’insufficienza arteriosa acuta è causata dalla
presenza di emboli. La sintomatologia è
caratterizzata da dolore improvviso, urente,
assenza di polso, parestesia, paralisi e pallore
dell’estremità colpita.
• L’insufficienza arteriosa cronica si verifica a
causa del deposito di calcio e colesterolo
all’interno della parete vasale.
• Gli aneurismi sono dilatazioni delle pareti
dell’arteria con aumento del calibro del vaso.
CHIRURGIA VASCOLARE
GLI ANEURISMI:
• Dissecanti per lacerazione della parete con
perdita di sangue fra gli strati vasali.
• Pseudoaneurismi per lacerazione di tutti gli strati
del vaso con raccolta extravasale tamponata.
Sedi più frequenti:
Aorta addominale, aorta toracica. Arterie iliache,
femorali e poplitee.
CHIRURGIA VASCOLARE
ASPORTAZIONE DI ANEURISMA AORTO-
ADDOMINALE
L’intervento di elezione è raccomandato prima che
avvenga la rottura, quando il diametro ha
raggiunto i 4-5 cm.
Indicato il trattamento anche prima se si verificate
embolie o microembolie distali
Quando è presente dolore l’indicazione
all’intervento diventa urgente (rischio imminente
di rottura).
Consiste nella apertura ed esclusione chirurgica
dell’aneurisma ed il ripristino della continuità
arteriosa attraverso l’inserzione di una protesi
vascolare.
CHIRURGIA VASCOLARE
L’intervento di urgenza viene fatto quando
avviene la rottura spontanea
dell’aneurisma. È rivolto a occludere
l’aorta addominale prossimalmente al
punto di rottura per il controllo
dell’emorragia.
Aneurismi dell’aorta addominale - Terapia chirurgica

Chirurgia convenzionale: mortalità

Elezione Urgenza

0-3% 33-75%
ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE
Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Definizione
Aneurisma

Dilatazione permanente di un segmento di arteria >


50% del diametro normale

Ectasia

Dilatazione arteriosa < 50% del diametro normale

Subcommittee on Reporting Standards for Arterial Aneurysms.


Society for Vascular Surgery. J Vasc Surg 1998
Definizione

Diametro (età > 50 aa)

Maschio 2.1 – 2.4 cm.

Femmina 1.7 – 2.0 cm.


1.7 – 2.4 cm
Definizione

Aneurisma

Maschio

D > 3 – 3.5 cm
Femmina
Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Epidemiologia
Prevalenza
Studi autoptici
maschi: 1.1% – 4.6%
femmine: 0.5% – 2.1%

Studi ultrasonografici (65-80 aa)


maschi: 1.5% – 9.5%
femmine: 1.4% – 3.2%

Studi ultrasonografici (pazienti con AOCP)


7.7% - 14.3%

Studi ultrasonografici (pazienti con ICV)


8.4% - 12%
Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Aneurisma dell’aorta addominale

Morfologia

Fusiforme Sacciforme
Aneurisma dell’aorta addominale

Sede
10 %

90 %
Aneurisma dell’aorta addominale

Sede: terminologia

Pararenale
Sovrarenale
Sottorenale

Iuxtarenale
Aneurisma dell’aorta addominale
Aneurismi associati

aneurismi iliaci aneurisma popliteo aneurisma


viscerale
Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Aneurismi dell’aorta addominale

Eziopatogenesi

Degenerativi (non-specifici, c.d. aterosclerotici)

Congeniti (sindrome di Marfan, Ehlers-Danlos)

Micotici

Traumatici

Infiammatori
Eziopatogenesi
Aneurismi Degenerativi

Studi istologici
Riduzione spessore parietale
Tonaca media: riduzione-assenza di fibre elastiche, infiltrato
linfomonoplasmacell.
Tonaca intima: lesioni ateromasiche

Studi biochimici
Riduzione contenuto di elastina
Incremento peptidi derivati dall’elastina
Eur J Vasc Surg 1993; 7: 546-553
Incremento collagene solubile J Submicros Cytol Pathol 1995; 27: 75-81
Eziopatogenesi

Aneurismi Degenerativi

Elastasi
Incremento in parete aortica
Incremento ematico
Prodotta da cellule infiammatorie

Metalloproteinasi (MMP) / inibitori metalloproteinasi (TIMP)

J. Powell In: The cause and managment of aneuryms 90-96; 1990


MD Tilson In: Aneurysms. New findings and treatments 3-10, 1994
Eziopatogenesi
Aneurismi Degenerativi

Familiarità
13-29% dei fratelli maschi di un paziente con AAA presenta un AAA
Rischio relativo di sviluppare un AAA per i parenti di un paziente con AAA è:
3.97 padre
4.03 madre
9.92 fratello
22.93 sorella

Difetti genetici
Alterazioni braccio lungo del cromosoma 16

MW Webster In: Aneurysms. New findings and treatments 63-70, 1994


Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Storia naturale
1. Crescita imprevedibile
2. Incremento medio / aa diametro : 0.4 cm
3. Rottura
Storia
naturale

1949 intervento per


aneurisma dell’ aorta
addominale (wrapping con
cellophane)

1955 rottura
dell’aneurisma e decesso
Storia naturale

Rottura/ anno
3 – 3.9 cm 0.9%
4 – 5.5 cm 2.7%
> 5.5 cm 27.8%

Rottura a 5 aa
< 5 cm ?
5 - 5.9 cm 25%
6 cm 35%
> 7 cm 75%
JT Powell In: Surgical and endovascular
treatment of aortic aneurysms 2000
Storia naturale

Rottura

Mortalità globale (preintervento + operatoria)


88%

Mortalità in paz. 80-85 aa


92%

Mortalità in paz. > 85 aa


100%
Aneurismi dell’aorta addominale

Fattori che incrementano il rischio di


rottura:

elevata PA media

fumo
insufficienza
respiratoria
morfologia (blister)
Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Aneurismi dell’aorta addominale - Clinica

Asintomatici

Sintomatici
Dolore epigastrico
Dolore lombare
Sintomi da compressione delle vie urinarie
Sintomi da compressione del tubo gastroenterico
Ischemia acuta periferica (tromboembolia)
Aneurismi dell’aorta addominale - Clinica

AAA rotto

Shock +/- dolore addomino-lombare (rottura in


retroperitoneo)

Shock +/- sanguinamento intestinale (fistola aorto-enterica)

Edema arti inferiori, scompenso cardiaco (fistola aorto-


cavale)
Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Aneurismi dell’aorta addominale - Diagnostica

Esame obiettivo

massa pulsante
d.d.: neoformazioni,
lordosi
Aneurismi dell’aorta addominale - Diagnostica

Esami strumentali - scopo

Confermare la presenza dell’AAA


Definire diametri e morfologia
Valutare l’estensione prossimale e distale
Definire i rapporti con le strutture circostanti
Aneurismi dell’aorta addominale - Diagnostica

Esami strumentali: ecografia, ecodoppler


Aneurismi dell’aorta addominale - Diagnostica

Esami strumentali: arteriografia


Aneurismi dell’aorta addominale - Diagnostica

Esami strumentali: TC, RNM


Aneurismi dell’aorta addominale - Diagnostica

Esami strumentali: TC, RNM


Aneurismi dell’aorta addominale

Definizione
Epidemiologia
Morfologia, Sede
Eziopatogenesi
Storia naturale
Clinica
Diagnostica
Terapia
Aneurismi dell’aorta addominale – Terapia chirurgica

Indicazioni

AAA rotto (> 80 aa + ipotensione ?)

AAA in elezione
Valutazione morfologica dell’AAA
diametro > 5 cm
diametro < 5 cm con rottura tamponata o blister, BPCO, accrescimento annuo > 0.5 cm

Valutazione del rischio chirurgico


Aneurismi dell’aorta addominale - Terapia chirurgica

Chirurgia convenzionale

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