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Eva Marisaldi / Claudia Losi / Margherita Moscardini

eva marisaldi

Anteo Radovan: Anni fa hai trovato casa sulla riva del Lavino, a poca distanza da Casabianca. Cosa ti piace di questi luoghi?
Eva Marisaldi: Abito qui, per caso in mezzo alle foglie dei pioppi. Mi piace a volte vedere e sentire un picchio. Assistere alle apparizioni
straordinarie di un airone, dei germani, gli altri uccelli delle bustine dello zucchero. Ma anche le galline in strada sdrammatizzano un po'
tutto.
mi piace anche il fango.

Quando e come è entrata nel tuo lavoro la parola scritta?


Inizialmente davo istruzioni, avvertenze, sottolineavo il vocabolario della lingua francese per dire ai parigini quali parole potevano
circoscrivere un'area di interesse.
Ho scritto da sola e in collaborazione, con Enrico (e una decina di quindicenni per il videogioco Tristan).
Ho trascritto come un monaco parti di libri, per stupirmi due volte o trovarmi sfasata. I progetti li scrivo e anche i comunicati.
Testi, omissioni, conversazioni ipotetiche tra signore anziane per fumetti calpestabili, parole senza contesto per voci. esercitazioni.
Le ultime in collaborazione con George (o Jaberwackie, un programma di dialogo che risponde con il materiale delle conversazioni tenute
con altri soggetti) per i sottotitoli di video, o l'audio di lavori all'aperto.

E’appena uscito un libro di Elisa Tonani sugli spazi bianchi nella narrativa italiana. Tu come pensi questi spazi?
La carta, ma potrebbe essere anche lo schermo, l'illusione di mettere un poco di ordine.
dare un podio ad una suggestione. E un po' di tempo.

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Lo spazio bianco nella pagina corrisponde anche al vuoto. Come hai usato e usi il vuoto nel tuo lavoro?
È un concetto troppo imponente.
Ne occorre tantissimo.

Questo è il tuo primo lavoro che io ricordi in cui la fonte diretta sono i giornali.
Non è il primo lavoro che faccio con i giornali. Ho scatole piene di materiale selezionato.
A parte le tonnellate di disegni che derivano da un montaggio di elementi presi da pagine strappate da riviste e giornali.
A Radda in Chianti, per un'edizione di Tuscia misi in strada un doppio lavoro: fondale a sala di lettura, all'aperto e supporto per piccoli
disegni e titoli impaginati a fogli di quotidiano sulla idea del giornale da leggere in strada.
Le ho viste le persone leggere in piedi attente e senza brioche.

Come ti è nata questa idea?


Non è nata, ho iniziato a farlo.
Mi piace tagliare con le forbici. separo le foto dalle parole.
I giornali di carta sono diversi dalle edizioni web, che riservano altre sorprese. Si mettono a disposizione anche in ritardo.
Poi depurati passano ad altre funzioni , assorbire acqua, diventare carta per modelli in mancanza d'altro, cartapesta, carta di mascheratura
per lo spray, mia nonna ci copriva i libri da lettura in esterno.
Si sono bandierine ideologiche, anche quelli rosa perplessa.
C'è chi sta molto meglio senza.

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claudia losi

Testa vagante!

Una decina di ricercatori del Museo di Scienze Naturali di Trento si sono offerti di trasportare alcuni degli animali imbalsamati della
collezione storica del Museo camminando per il centro storico della città. Era lo scorso giugno 2010.

Una specie di piccola processione, uno stormo composito e improbabile.


Si trattava di uccelli preservati in diversi periodi, chiusi per decenni e non sufficientemente preziosi per essere esposti al pubblico.
Qualche metro all’aria aperta poi subito risistemati nei loro scaffali, al chiuso.
Perché l’aria e la luce li divorano. Ora.

Ho pensato a quanto sia importante portare fuori i pensieri, ogni tanto.


Maneggiarli con cura e dare loro aria.
Se non si dissolvono, vale la pena conservarli.

Claudia Losi

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margherita moscardini

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Zola Predosa, 27 marzo 2011

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