LO Spleen

IlgiOrnalinOdeltitOliviO
N° 3, Marzo 2011 - Liceo Classico Tito Livio Milano - Anno V

Editoriale
Non perdere la parola In questo numero:
Noi siamo fatti per parlare. Il silenzio è una
dimensione esterrefatta che non ci appartie-
ne. Scriviamo perché tutti ci possano ascolta-
re, perché vivere significa anche e più di tutto
condividere e la parola è quello che ci resta
per poterci raccontare. Piangiamo quando ci
mancano le parole, a forza di parole noi cre-
sciamo ed è con le parole che proviamo a ren-
dere la nostra vita eterna. Toglieteci le parole,
e prima o poi non avremo nemmeno più pen-
sieri. Perché i pensieri acquistano realtà quan- it'stimeforafrica Sergej Esenin
do sono condivisi, il che non vuol dire appro- pag 4 pag 9
vati, semplicemente pronunciati, al di là
di ogni conseguenza. Discutendo ci mettiamo
in discussione, scontrandoci ci incontriamo,
arricchendoci. La fine verrà quando la società
rimarrà senza parole. Quando convenzioni e
silenziose accettazioni soffocheranno gli idea-
li in bare di omertà, quando le buone maniere
diventeranno pretesti di una radicale indiffe-
renza, e di fronte agli errori del mondo non
avremo che un impalpabile sussulto, esaurito Do you know Popo dance DIE WALKURE
in un esame di coscienza. Quando il rispetto
pag 3 pag 7
prenderà il posto dell’amore, e criticare un
amico per salvarlo sarà considerato soltanto
cattiva educazione. Il silenzio ci fa inciampare
senza sosta in noi stessi, come in una trottola Crediti, che confusione! - pag 2
oscura, come in una prigione di specchi. Dob-
biamo allontanarci dalla nostra dimensione, Parliamo di contraccezione - pag 5
dobbiamo sfuggirle, e per farlo dobbiamo
Italia mia, benchE' il parlar sia indarno - pag 6
stabilire un contatto, una relazione. In fondo,
ad una poesia, a un racconto basta un’emo- Tiziano Terzani:"La fine e' il mio inizio" - pag 8
zione. Parlare è un atto di coraggio, e come
tutte le azioni coraggiose porta con sé ombre
Un'indovina mi disse - pag 10
di pericoli. Il rischio di poter essere contestati, rubrica "the wall" - pag 11
il rischio di cadere in una contraddizione, di
diventare vittime di una brutale opposizione. eventi - pag 12
Ma rischio non significa paura. Possiamo con-
vivere con i pericoli, ma non con il timore di
affrontarli. Perché è la paura a fermarci ed è
per la paura che perdiamo, il pericolo inve- Direttore: Martina Botti
ce ci rende più forti, dandoci l’opportunità di Vice-direttore: Valeria Pagani e Martina Ghiringhelli
metterci alla prova e di affrontarlo. Abbiamo
Art director: Alessandro ‘alexeidos’ Bogliari
Mail: lospleen@gmail.com
Blog: http://spleentitolivio.blogspot.com/
Continua a pagina 2
 lO spleen - il giOrnalinO del titO liviO
come arma la parola. Alzare il nostro grido è
la forma della nostra dignità più piena, sarà
una voce a risvegliare la nostra coscienza e
la nostra reazione immensa. Non esiste la li-
bertà di esprimere un pensiero, esiste soltan-
to la necessità. Non dobbiamo cercare alcun
consenso, né chiedere un diritto o una con-
cessione. Nemmeno sforzarci di trovare una
giustificazione, la parola è una realtà, come la
vita e l’amore. Domandare a gran voce una
legge che ci permetta di scrivere o parlare,
non ha significato. Nel momento stesso in
Crediti, che confusione!
marco Lenzi - 3F
Che cosa sono i crediti? A cosa servono? Per
rispondere a queste domande bisogna fare
un po’ di chiarezza: prima di tutto esistono
crediti scolastici e crediti formativi. I primi
vengono assegnati secondo la media dei
voti di uno studente a fine anno per mezzo
di una precisa tabella. Gli studenti comin-
ciano a guadagnare punti di credito dal ter-
zo anno di scuola superiore in poi, grazie
alla media totale dei voti di tutte le discipli-
ne, compresa la condotta. In terza e in quar-
ta si possono avere al massimo 8 crediti, in
quinta 9. Per esempio, se uno studente ha
una media compresa tra il 6 e il 7 in quar-
ta, può ottenere 4 o 5 crediti: qui entrano
in gioco i crediti formativi. Tali crediti si
possono guadagnare facendo attività extra-
scolastiche in campo sportivo, artistico, cul-
turale lavorativo, ambientale, solidale e nel
volontariato. La certificazione di attività di
questo genere unite alla mancanza di debiti
formativi e a un certo livello di frequenza
alle lezioni portano all’assegnazione di un
Tabella con i punti
corrispondenti alla
media dei voti nei
tre anni.
cui leviamo questo appello, se anche c’è un
qualche divieto o impedimento, noi gli con-
travveniamo. La parola è tutto, il nostro futu-
ro e quello che ci resta del passato. E’ con la
scrittura che comincia la storia e con la parola
che è iniziato l’uomo. Ubriacarci di solitudine
e silenzio, di un individualismo senza confini
e confronti, sarà come abbandonarci ad una
estrema eutanasia. Perché, come scrisse Bau-
delaire, “Un uomo può vivere tre giorni senza
pane, ma nemmeno un giorno senza poesia”.
numero più alto di crediti, nel caso in esame
5. Se un alunno con tale media svolge uno
sport a livello agonistico ma ha un debito
in matematica, anche se questo viene salda-
to a settembre, egli otterrà 4 crediti. E’ così
evidente che la presenza di uno o più debiti
formativi è determinante per ottenere la fa-
scia di crediti più bassa. I crediti si somma-
no nel corso del triennio finoa raggiungere
un numero massimo di 25 all’ultimo anno;
essi rappresentano il punteggio base da cui
partire per ottenere poi il voto totale all’
esame di maturità formato dalla somma-
toria dei giudizi dei tre scritti e dell’orale.
Dato che il massimo punteggio all’esame
di Stato è 100, solo avendo 25 crediti si può
aspirare all’eccellenza: chi ha meno crediti
non potrà mai arrivare al voto massimo,
perchè gli scritti assegnano un massimo di
45 punti e l’orale di 30. Dunque se si vuo-
le il Cento alla maturità, bisogna avere una
media totale superiore al 9 nel triennio.
 marzO 2011 - pag 3

Do you know Popo dance

Claudia Campana - 5F

Non è un termine straniero ma un gioco di

parole, della stessa famiglia di folkaos, bi-
folk... Denota un piccolo circuito di danze,
folkloristiche appunto, o se preferite “po-
polari”, conosciuto da pochi eppure pratica-
to in tutto il mondo, superando barriere in-
terculturali e razziali. Si balla popo in Asia,
in Europa, in America. La danza popolare
è sconosciuta ai più, o magari considerata
noiosa e obsoleta eppure negli anni settan-
ta l’hanno ballata i ragazzi di mezza Mila-
no che hanno addirittura creato, nei primi
anni ottanta, il circolo Gabalo. Si riunivano
soprattutto per ballare e fare nuove amici-
zie, ma anche per organizzare stage di dan-
za all’estero, o ricerche di tipo etnografico
sulla cultura popolare delle diverse regio-
ni italiane, a caccia di feste “dove ancora si
balla la “curenta” o di violinisti che conser-
Donne ballano al
vano memoria “delle ballate di una volta”.
Oggi ci sono circoli di popo dancer in quasi Ketchup o maionese? No, io preferisco Polynesian
tutte le città italiane, che offrono infinite oc- il garum Festival a Sendai
casioni di incontrare esperti e appassionati
di tutto il mondo. Si parte dalle potenti dan- Cari Titoliviani, dopo il successo delle
ze dei Balcani, con le loro musiche trasci- parolacce greche mi trovo a scrivere di
nanti (Bulgaria, Romania, Serbia, ecc. fino nuovo su queste pagine per parlarvi di
alla Grecia) per passare a quelle giocose di qualcosa di molto diverso: la salsa prefe-
Israele e proseguendo con le sensuali di area
rita degli antichi Romani. Mi riferisco al
mediorientale, su su fino a Spagna, Francia,
garum, un mix di interiora di pesce putre-
Irlanda (!), Scozia … Svezia (e Italia, natural-
mente.. e le danze indiane? E quelle cajun?).
fatto e sale che i nostri antenati mettevano
Il repertorio offre di tutto: danze da ballare ovunque. Orrido, eh? Non siete gli unici a
ai matrimoni,o alle feste per l’addio al celi- pensarla così. Platone lo definì “putrido” e
bato (perfette quando si è già ben “carbura- Plinio, per non essere da meno, sostenne
ti”), balli tutti femminili o di corteggiamen- che gli ricordava la “feccia di cose in pu-
to, e un’infinita varietà di giochi e di prove trefazione”. Il garum però, pur essendo un
di destrezza. Potete impararle (i balli e an- abominio, fu un gran motivo di orgoglio
che le musiche) in uno dei tanti festival che per i Romani: i popoli sottomessi, per sen-
accendono di note l’Europa: il divertimento tirsi Romani a tutti gli effetti, smaniava-
è assicurato, e anche le amicizie con perso- no per avere quella melmaglia puzzolen-
ne di tutto il mondo (provare per credere). te. Dove c’è garum c’è Roma, insomma.
E ora mi rivolgo ai più “alternativi” Chissà però se era peggio mangiarlo, il
fra voi, magari interessati ad ampliare garum, o ricevere un complimento come
i propri orizzonti con qualcosa di nuo- quello che una tale Taide ricevette da Mar-
vo: se “ vi gira” andate a cercare su in-
ziale in un epigramma, in cui il suo odo-
ternet. Potreste trovare delle sorprese.
re venne paragonato a quello di “un’an-
fora viziata di garum andato a male”...

COLLABORA CON LO SPLEEN! Martina Ghiringhelli

lospleen@gmail.com
 lO spleen - il giOrnalinO del titO liviO

it's time for africa

Veronica Frangiosa -

Un bambino PROGETTO DI VOLONTARIATO TITO
africano LIVIO 2011 – IT’S TIME FOR AFRICA
Durante lo scorso anno scolastico, su “esor-
tazione” della professoressa Marchica,
l’intera scuola ha partecipato al proget-
to di volontariato “Tutti uniti per Haiti”,
finalizzato a raccogliere una somma di
denaro da inviare all’associazione “Me-
dici senza frontiere” che ha operato ad
Haiti in seguito al devastante terremoto.
Così metà della scuola si è improvvisata pa-
sticciera, sfornando torte a raffica, mentre
l’altra metà si ado-
perava nel vendere
Durante lo scorso anno, nonostante gli osta-
coli lungo il percorso, siamo riusciti a rac-
cogliere più di 2000 euro tramite la vendita
delle torte, dei biglietti della lotteria, dei
CD registrati appositamente per l’occasio-
ne e con la giornata di volontariato del 12
giugno, durante la quale sono stati organiz-
zati numerosi buffet con l’aiuto del perso-
nale ATA – sotto l’implacabile supervisione
della nostra cara Mena – banchetti di ven-
dita ed un concerto della sezione musicale.
Avremmo potuto anche agire diversamen-
te, contri-
buendo con

“il ricavato sarà

gli innumerevoli bi- cinque euro
glietti della lotteria, a testa sen-

destinato
“sfruttando” il porta- za doverci
fogli e la bontà d’ani- “sbattere” a
mo di tutti i propri
parenti&conoscenti. all’Associazione gestire
to ciò, ma
tut-

Grazie al contributo
di tutti i suoi stu-
Villaggio abbiamo
deciso di
denti e professori, il non farlo: il
Tito Livio intero si è
messo in gioco per
della Gioia ” volontaria-
to implica
aiutare la popola- la volontà
zione Haitiana col- di mettersi
pita dal terremoto in gioco in
Dato il successo dell’operazione, si è pen- prima persona per dare sostegno a qual-
sato di riproporre l’organizzazione di un cun altro, qualcuno che magari non abbia-
gruppo di volontariato anche quest’anno, mo mai visto, che vive dall’altra parte del
con un indirizzo diverso però: il ricavato mondo e che probabilmente non vedremo
dei nostri sforzi sarà infatti destinato all’As- mai, ma che ha bisogno di noi e merita il
sociazione Villaggio della Gioia (http:// nostro tempo e la nostra attenzione, come
www.ilvillaggiodellagioia.it/) , associazio- le centinaia di bambini di strada che hanno
ne non a scopo di lucro fondata da Bernar- trovato conforto nel Villaggio della Gioia.
do Cortesi nel 2002 a Dar es Salaam, in Tan- Perciò, per cominciare, potete cerca-
zania, con l’intento di tutelare i bambini di re su Facebook il gruppo “Volontaria-
strada e orfani, sostenendo la loro crescita e to Tito Livo” e “Volontariato Tito Livio
formazione all’interno di case-famiglia che – Quelli delle Torte” e se volete render-
ricreano una sorta di “focolare domestico”. vi utili, dare un’occhiata alle iniziative.

Parliamo di contraccezione
valeria Giorgi - 1E
In età moderna avere rapporti pre-matri-
moniali è stato concesso e accettato dal-
la società; il sesso non è più soltanto visto
come un mezzo per procreare ma anche per
divertirsi e provare piacere, rafforzando il
legame della coppia attraverso l’intimità.
Ovviamente, poiché il sesso ha acquista-
to così tanta popolarità e la frequenza dei
rapporti è salita enormemente rispetto a
un centinaio di anni fa, è sorto il problema
del sesso sicuro, cioè il rapporto consuma-
to rispettando le norme igienico-sanitarie, e
della contraccezione, cioè il complesso del-
le tecniche volte a evitare la procreazione.
La Chiesa Cattolica, si sa, ha assunto una
posizione del tutto contro i metodi anticon-
cezionali, per lo meno quelli non naturali.
Banalmente, i cattolici pensano che lo scopo
dell’atto sessuale sia solamente la procrea-
zione (Dio ha dato direttive ben precise, ov-
vero “crescete e moltiplicatevi” – Genesi):
se non si vuole avere figli, basta astenersi. Si
penserebbe dunque che la Chiesa consideri
il sesso semplicemente come un qualcosa
di meccanico volto alla perpetuazione della
specie, ma non è proprio così. Essa consi-
dera molto importante l’amore coniugale (il
matrimonio è infatti un sacramento), e ritie-
ne che la dimostrazione suprema di questo
amore sia appunto il rapporto sessuale. Il
problema è che la contraccezione prevede
metodi, quali pillole e cerotti, che in fondo
sono medicinali: e i cattolici, considerando
che nella mentalità contraccettiva la fertili-
tà sia vista come una malattia, non possono
pensare che qualcosa di naturale, creato da
Dio, debba essere in qualche modo “curato”.
Secondo punto saliente della posizio-
ne cattolica è la volontà imperscrutabi-
le di Dio: dato che, quando una donna
è fertile e ha rapporti, non sempre l’ute-
ro viene fecondato, la Chiesa ritiene che
sia il Signore a decidere quando una
coppia deve avere un bambino, e l’uo-
mo non può intromettersi nel Suo volere.
Infine, analizzando la questione dal punto
di vista squisitamente morale, dato che la
contraccezione vede il rapporto sessuale
come qualcosa di finalizzato unicamente al
piacere, la Chiesa non può accettare il fatto
che il suddetto piacere carnale sia ritenuto
più importante della vita umana stessa, cioè
marzO 2011 - pag 5
del bambino che potenzialmente potrebbe
nascere, o che l’uomo e la donna siano vi-
sti solo come strumenti di svago e voluttà.
Tutte queste argomentazioni si possono
ritenere valide o meno, ma il punto sa-
liente del dibattito sulla contraccezione è
la diffusione delle malattie sessualmente
trasmissibili. La Chiesa ovviamente non
vuole che avvenga una pandemia di que-
sti morbi, tra i quali il più letale è l’AIDS,
ma non può ammettere l’uso dell’unico
mezzo che previene il contagio, cioè il pre-
servativo, perché al contempo esso evita
la fecondazione. In precedenza la Chiesa
si schierò duramente contro questo con-
traccettivo (si veda l’enciclica “Humanae
vitae” di Paolo VI), anche se, di fronte alla
strage che stava e tuttora sta perpetuan-
do il virus dell’HIV, ha aperto al dialogo.
Papa Benedetto XVI ha infatti dichiarato:
“in alcuni casi l’uso del preservativo può
essere giustificato”. Immediatamente la no-
tizia è rimbalzata in tutto il mondo come
apertura della Chiesa agli anticoncezionali,
messaggi di speranza si sono diffusi nell’in-
tero globo, dopo che lo stesso pontefice
sbagliò tempi e modi spiegando, durante il
viaggio in Africa, che la Chiesa non accetta-
va l’uso dei preservativi (definiti “inutili e
dannosi”). Nessuno poteva illudersi che la
Santa Sede avesse cambiato idea, ma si po-
teva scorgere un piccolo spiraglio si apertu-
ra al dialogo. A precisare le parole del Papa
ci pensa oggi Padre Federico Lombardi,
portavoce della Santa Sede, il quale ha spie-
gato che il Papa ”ritiene che l’uso del profi- Il preservativo:
lattico per diminuire il pericolo di contagio uno dei metodi
sia “un primo atto di responsabilità”, un anticoncezionali
primo passo sulla strada verso una sessua- più usati e sicuri
lità più umana, piuttosto che il non farne in assoluto
uso esponendo l’altro al rischio della vita”.
lO spleen - il giOrnalinO del titO liviO
QUesto spazio potresti
riempirlo tu!
cerchiamo sempre
scrittori e creativi!
>>vieni alle riunioni
del giornalino <<
Italia mia, benchE' il parlar sia indarno
cristina Codecasa - 2E
KALOS KAGATHOS, dicevano i greci: bel-
lo e buono. Alla banalità del male, Hanna
Arendt contrapponeva la bellezza del bene.
C’è una bellezza in politica, superficiale e
caduca come la chirurgia estetica, e c’è una
bellezza autentica, insita nella moralità,
nell’impegno disinteressato, anche nel po-
tere, se è funzionale al bene comune. Oggi
i reazionari sono annidati in ogni schiera-
mento politico, a destra come a sinistra.
Sono i mercanti di voti, i trasformisti di ieri
e domani, gli opportunisti che usano la po-
litica come proseguimento degli affari con
altri mezzi, come modo per fare denaro.
Anche per causa loro, l’Italia - il Paese più
bello del mondo- fatica a credere in se stes-
sa e nel proprio futuro. In nessun Paese è
cosi netta la separazione tra ricchezza e cul-
tura. La ricchezza e le arti sono viste come
un onere per lo Stato, non come un investi-
mento. La crescita economica non è seguita
da un’analoga crescita culturale. La classe
dirigente non è selezionata dal merito ma
dai rapporti personali. I nuovi politici spes-
so non escono dalle “grandes écoles”, ma
dalle famiglie o dalla cerchia dei vecchi po-
litici. Quel che conta non è studiare, sacrifi-
carsi, fare esperienza, rischiare, mettersi in
gioco, andare all’estero e poi tornare. Quel
che conta è inserirsi in una rete di relazioni,
in cui si entra per nascita, per matrimonio,
per cooptazione. Il rapporto fondamentale
che definisce la società italiana resta quello,
vecchio di duemila anni, tra patrono e clien-
te. Con il miraggio della grande scorciatoia,
della botta di fortuna, del colpaccio: anche
attraverso l’uso spregiudicato del proprio
corpo, il mercimonio tra sesso e fama tele-
visiva o seggio parlamentare. Eppure tra le
macerie del vecchio sistema, si intravede
un cambiamento possibile. Perché l’Italia è
davvero il Paese più bello del mondo, come
ci ripetiamo spesso. Ma non deve essere
una consolazione; semmai uno sprone a
essere degni del patrimonio di bellezza che
la natura e i nostri padri ci hanno affidato.
Un punto da cui ripartire. Una straordina-
ria ricchezza, in un mondo globale che ten-
de a diventare sempre più uniforme, sem-
pre più uguale a se stesso, e a noi italiani
chiede proprio la nostra diversità, i nostri
prodotti, il nostro peculiare modo di vivere.
Perché ci sono saperi che ci appartengono,
bellezze che nessuno potrà mai imitare,
splendori che non potranno portarci via.

DIE WALKURE
tecla Terazzi - 3B
Avere il biglietto per l’Anteprima della
Scala è stata una vera fortuna. Benchè ini-
zialmente abbia preso male la cosa. Mi
sono dovuta ricredere completamente.
La Scala, un luogo impressionante da cui
sono passati grandi compositori come
Verdi, era piena traboccante di giova-
ni. L’iniziativa infatti era dedicata ad un
pubblico under30, nonostante ci fossero
persone che ai loro tempi erano giovani.
Ero seduta in quinta fila tanto che ho po-
tuto scorgere il direttore d’orchestra, Da-
niel Barenboim, quasi fosse di fronte a me.
“Die Walküre” il titolo dell’opera rappre-
sentata. Scritta e composta da Richard Wa-
gner, narra di un mondo mitologico total-
mente diverso da quello greco e latino cui
siamo abituati. “La Valchiria” fa parte della
saga norrena “L’anello del nibelungo”, leg-
genda dalle tinte fosche, fredde e nebbiose
tipiche dei boschi e dei paesaggi nordici.
Dove anche il re degli dei, Wotan, è sotto-
posto al destino e alla brama di potenza che
ne fa un personaggio ambiguo. Protagoni-
sta in questo caso è Brunilde, una delle nove
Valchirie figlie di Wotan e di Erde, vergini
guerriere che accompagnano nel Walhalla
le anime degli eroi morti in battaglia. Ella
è la prediletta di Wotan, tanto che ne cono-
sce volontà, desideri, ansie, dubbi prima e
meglio delle sorelle e di Fricka, moglie del
dio. Eppure osa ribellarsi all’ordine del pa-
dre di uccidere Siegmund, su richiesta di
Fricka dea protettrice del matrimonio e dei
legami legittimi. Siegmund infatti ama in-
cestuosamente la sorella gemella Sieglinde.
Brunilde, la Valchiria, disobbedisce al padre
poiché è scossa e mossa a pietà dall’amore
sincero che lega i due giovani, anch’essi fi-
gli di Wotan e di una donna mortale. Alla
fine Siegmund muore ucciso in duello dal
nemico Hunding poiché Wotan ha spez-
zato la sua spada invincibile, ma anche il
vincitore dello scontro muore incenerito
dallo sguardo del dio. Allora Brunilde sal-
va Sieglinde che porta in grembo Siegfri-
ed. Ma la Valchiria è punita per tale gesto
dal padre e condannata a perdere il suo
statuto divino e ad essere sposa mortale
dell’uomo che la risveglierà dal suo sonno.
Un’opera, questa, pregna del pessimismo
romantico e dei valori della borghesia ot-
tocentesca e anche della religione cristia-
na. Wotan infatti è un uomo che non esita
marzO 2011 - pag 7
a sacrificare i propri figli pur di mantenere
Una scena de
intatto il suo dominio e conservare la pro-
pria volontà temibile e insindacabile. Egli
“La Valchiria”,
celebre opera di
è il signore dei patti, che però deve sotto-
stare ai propri giuramenti. È re ma è anche Wagner
uno schiavo, del destino e delle formalità
come quelle matrimoniali cui presiede la
moglie legittima Fricka. Figura emblema-
tica quindi della borghesia dell’epoca di
Wagner: frivola, attaccata alla forma più
che alla sostanza, ambigua poiché puni-
sce sia chi si innalza e vince sia chi soffre e
perde. La musica infine che accompagna e
commenta ogni scena è sublime e potente.
Cattura i sensi e addormenta l’io coscien-
te e risveglia l’immaginazione, fa sì che lo
spettatore senta sogni e visioni frutto della
propria fantasia. Complice di ciò nell’An-
teprima della Scala anche una scenografia
essenziale e ricca di luci ed effetti speciali.
Al termine della serata mi è quasi parso di
risvegliarmi da un sogno: non mi sono nean-
che accorta che fossero passate cinque ore.
Consigli di lettura
I premi Nobel non sono più famosi come
un tempo. Nemmeno quelli per la lettera-
tura, che solitamente vincono dopo aver
raggiunto una certa risonanza. Tuttavia,
scarsa notorietà non vuol dire di certo poca
bravura. È il caso di Coetzee, autore di
“Aspettando i barbari”, un romanzo di una
sensibilità distaccata e, in un certo senso,
inquietante. Protagonista è un magistrato,
strumento di potere di un Impero senza tem-
po e senza nome, che diventa vittima della
sua stessa inquisizione trasformandosi, in
un processo di cambiamento angoscioso,
commosso e a tratti macabro, da giudice a
imputato. Attuale, direi, ed essenziale. Bre-
ve, efficace, ma anche riflessivo. Poetico.
lO spleen - il giOrnalinO del titO liviO
Tiziano Terzani:"La fine e' il mio inizio"
chiara zancan - 3E / francesca Gallimberti - 3B
“Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio
un libro che forse potrà aiutare qualcu-
no a vedere il mondo in modo miglio-
re, a godere di più della propria vita,
a vederla in un contesto più grande,
come quello che io sento così forte.”
La vita avvincente del giornalista Tiziano
Terzani è raccontata dalla sua stessa voce
in una lunga intervista condotta dal figlio
negli ultimi mesi della sua esistenza. Nato
nel ’38 nella periferia di Firenze, in un mon-
do chiuso, provinciale e soprattutto povero,
da ragazzo costretto a pagare il suo unico
paio di pantaloni a rate si ritrova a girare
il mondo, catapultato di fronte alla guerra
del Vietnam, al regime dei khmer rossi in
Cambogia, al crollo dell’Unione Sovietica.
Mentre la famiglia preme perché lasci gli
studi alla fine delle elementari, per l’insi-
stenza dei maestri continua il suo percorso
scolastico arrivando perfino a studiare alla
Normale di Pisa e a fare un master di lingua
cinese a New York. Dopo un periodo di ga-
vetta e di lavori semplici, riesce finalmen-
te a partire come corrispondente per il suo
tanto desiderato, sospirato, atteso, Oriente.
Le terre orientali sono quelle che l’ospite-
ranno per il resto della sua esistenza, tra-
scorsa tra il Giappone, la Cambogia ma so-
prattutto la Cina e l’India, che sono quelle
da lui più capite e più convissute. Ovunque
vada, Terzani si immerge nel mondo in cui
è, tentando di conoscerlo culturalmente
ma soprattutto istintivamente, affascina-
to dalle grandi tradizioni, ma soprattutto
focalizzandosi sui segreti, sui particolari.
Ostile alla globalizzazione, è attratto da tut-
to ciò che è particolare e contraddistingue
un luogo; come un vero cinese alleva grilli
fuori stagione “per poter sentire d’inverno,
quando fuori nevica, la voce della primave-
ra”; sullo sfondo del colpo di stato di Pol
Pot, si concede una visita alla fumeria della
signora Chantal, per entrare nell’atmosfera,
perchè “in Cambogia l’oppio era una cosa
naturale...” Il suo racconto conduce il letto-
re man mano all’interno di questi e altri nu-
merosissimi luoghi, analizzando, scrivendo
e soprattutto amando tutto ciò che incontra.
Lascia a noi lettori un pensiero, uno spunto,
un odore..e soprattutto la voglia di partire. Ci
lascia consigli e spunti di riflessione rispet-
to ai quali è impossibile restare impassibili:
insegna ai giovani l’importanza della curio-
sità, dell’amore per il diverso, della ricerca
della bellezza e del coraggio di vivere una
vita vera, nella quale riconoscersi appieno.
“Sei tu che puoi scegliere se andare in piz-
zeria o se portare il tuo bambino a vedere le
farfalle, perchè si stupiscano della meravi-
glia del mondo”. Questo è uno di quei libri
che ti costringono a rivalutare il tuo modo
di vivere, i tuoi desideri, le tue priorità.
Terzani vive soprattutto la storia del ‘900
di cui noi abbiamo una visione poco am-
pia e soprattutto molto nozionistica; at-
traverso gli occhi di questo giornalista ap-
passionato della vita, riviviamo i contesti,
i grandi conflitti, ma soprattutto le grandi
passioni e diversi modi di pensare che ac-
compagnano questo periodo storico. Ad
esempio, ci racconta la voglia di contribu-
ire a migliorare la società dei giovani suoi
coetanei: l’entusiasmo di chi studia legge
per difendere i deboli, la determinazione
in quello che era sentito come un compito
naturale, per niente ideologico, ossia resti-
tuire alla società quello che aveva dato loro.
Oltre all’emozione, alla scoperta del viag-
gio, oltre alla Storia e alle descrizioni dei luo-
ghi; quello che rimane più di Terzani sono
le sue riflessioni su temi così attuali quali la
globalizzazione, le guerre, la società che lui
affronta col suo spirito ironico e mai senten-
zioso, col suo sguardo acuto e sagace. Ter-
zani narra una vita, la sua, e espone il modo
cui la vissuta, la filosofia con cui l’ha accolta:
una saggezza poco ideale e molto concreta,
ispirata dal concetto orientale dell’ “Unità”.
“Onestamente, Folco; questo mondo è
una meraviglia. Non c’è niente da fare, è
una meraviglia. E se riesci a sentirti par-
te di questa meraviglia- ma non tu, con
i tuoi due occhi e i tuoi due piedi-; se Tu,
questa essenza di te, sente d’essere parte
di questa meraviglia- ma che vuoi di più,
che vuoi di più? Una macchina nuova?”

Sergej Esenin, il teppista dei soviet
Emilio Federico - 2F
Una delle figure più alte della poesia russa
contemporanea acclamato come “poeta del-
la campagna” per la spontaneità dell’ispi-
razione, la sincerità dell’espressione e per
i frequenti richiami al folklore russo mol-
to evidente soprattutto nelle prime poesie
fu Sergej Aleksandrovic Esenin. Nacque a
Konstantinovo nel 1895, figlio di contadini
benestanti, era cresciuto in campagna, pres-
so i nonni assai tradizionalisti. Fu la descri-
zione e la nostalgia di questo mondo agrico-
lo e arcaico (destinato a sparire pochi anni
dopo nel dramma della Rivoluzione sovie-
tica) che gli fece toc-
care le sue corde più
sentite e lo rese cele-
bre. La Rivoluzione
del 1917 lo sconvol-
se profondamente e,
sebbene la accettasse
sul piano raziona-
le, si convinse che
avrebbe rappresenta-
to la fine della Russia
nazionale e patriar-
cale. Espressione di
questo disagio inte-
riore sono le poesie
di La confessione di
un teppista e Mosca delle bettole. Verso la
fine del 1920 Esenin compone il dramma
lirico Pugacev. Pugacev non è soltanto un
eroe della rivoluzione contadina Russa del
1773-75 ma diviene quasi un’icona della na-
tura contadina e l’immagine lirica del poe-
ta: tutto il mondo umano e poetico di Ese-
nin si riversa in questa figura. Sergej Esenin
fu bisessuale e per tutta la vita non seppe
decidersi fra uomini e donne. Alla fine si
staccò dal poeta Kljuev , suo primo amante,
e si orientò verso i matrimoni molto pub-
blicizzati come quelli con la danzatrice
Isadora Duncan e con la nipote di Lev Tol-
stoj. Durante il matrimonio con la Duncan
accompagnò la consorte in un viaggio in
Europa e negli Stati Uniti, ma l’esperienza
marzO 2011 - pag 9
si rivelò eccessiva per lui, e la sua dipen- Una foto
denza dall’alcol sfuggì al controllo. Spesso di Sergej Esenin
ubriaco, le sue crisi di rabbia gli fecero di-
struggere camere di hotel o causare scom-
piglio in ristoranti: in quegli anni e in quelli
successivi fece di tutto per conquistarsi una
fama da “teppista”, concedendosi atteg-
giamenti che riempirono di deliziato scan-
dalo i salotti pietroburghesi. Nonostante i
cinque matrimoni nel corso della sua vita
continuò ugualmente a intrattenere affari
di cuore con signore e clandestini coinvol-
gimenti con uomini. Quello più duraturo
di questi ultimi fu
la relazione durata
quattro anni con il
poeta Marienhof, al
quale Esenin rivol-
se la poesia Addio
a Marienhof scritta
col proprio sangue.
Arrivederci, amico
mio, arrivederci, tu
sei nel mio cuore.
Una predestinata se-
parazione un futuro
incontro promette.
Arrivederci ami-
co mio, senza strette di mano e parole, non
rattristarti e niente malinconia sulle ciglia:
morire in questa vita non è nuo-
vo, ma più nuovo non è nemmeno vivere
Il giorno dopo, 28 dicembre 1925, si sareb-
be suicidato impiccandosi in un albergo di
San Pietroburgo. La fama del poeta-con-
tadino, che era stato così celebre in vita,
subì un’eclisse dopo la morte: Stalin mise
addirittura al bando la sua opera e non
c’è dubbio che se Esenin fosse vissuto più
a lungo sarebbe stato deportato in Sibe-
ria. Solo con la “destalinizzazione” la po-
esia di Esenin ha potuto circolare di nuo-
vo anche in patria ed esservi riconosciuta
come una delle più importanti della lette-
ratura russa (e non solo) del Novecento.
lO spleen - il giOrnalinO del titO liviO

Un'indovina mi disse
Valeria Pagani - VF
Qualche domenica fa, durante il blocco del
traffico, sono uscita di casa, c’era bel tempo,
si sentiva già l’aria di primavera, mi sono
indirizzata verso Brera e ho avuto occasione
di vedere una Milano un po’ magica, fatta di
artisti di strada, gente sorridente e ciarlatani.
La mia prima tappa è stata una cartomante,
l’ho vista lì davanti a me per la strada, con
il suo tavolino e le sue carte, una signora
bionda sui 50 anni, vestita normalmente,
una persona come tante altre, lì per lì mi
era sembrata interessante e siccome era un
mio sogno farmi leggere le carte, mi sono
seduta. “carte o mano?” mi chiede, non po-
tevo credere che un giorno avrei speso così
inutilmente dei soldi, ero anche elettrizzata
perché poter conoscere il proprio futuro, se
ci si pensa, è una cosa intrigante “che dif- riuscirai a trovare subito e senza problemi il Una cartomante
ferenza c’è?” le chiedo, mi risponde che le lavoro che desideri.” ma è fantastico! Dav-
carte mostrano un futuro vicino, che si sta vero, sapessi solo quale lavoro voglio fare.
per realizzare, mentre la mano indica la vita “poi tutte queste spade, hai dei problemi in
in generale. Decido di farmi leggere le carte, famiglia?” “non mi sembra” “stai male per
quindi pesco venti carte, lei le gira tutte e qualche tuo parente?” ci penso un attimo,
inizia la lettura accompagnandola con gesti l’unica cosa che mi potrebbe intristire è la
teatrali “vedo che ti piace un ragazzo” beh, lontananza di mio fratello da casa, ma non
dai, perspicace, per dire questo in effetti bi- sono triste per questo, del resto lui è all’este-
sogna proprio essere degli esperti “sì” ora ro per studiare ed è tutto nella normalità”..
che ci penso avrei potuto rispondere l’esatto “più o meno” l’assecondo, che altro posso
contrario, giusto per metterla in crisi . “vedo fare? Le carte dicono che ho dei problemi
che questo ragazzo ricambia, devi aspettare in famiglia, vuol dire che li ho! “poi vedo
ancora un po’ e vedrai che vi metterete in- che riuscirai a mantenerti da sola e a com-
sieme, perché lui ha capito i tuoi sentimenti prarti una casa con i tuoi soldi”. Inizio a
e li ricambia. Con questo ragazzo è possibile pensare di essere la persona più fortunata
che ci resterai per sempre, tutto dipende da del mondo. “Ma!” eh beh, certo, mica pos-
te” beh, certo. Tutto dipende da me, quindi sono essere solo rose e fiori “Ma se non riu-
devo solo aspettare che accada, beh inte- scirai avrai di sicuro l’aiuto economico dei
ressante, ottima previsione, molto chiara e tuoi genitori, perché sono molto presenti”
concisa “tu hai 18 anni, giusto? Quest’anno coerente la signora. Che dire, un’esperien-
o al massimo l’anno prossimo ti diplome- za come un’altra, certo che a questo mon-
rai” “In verità ne ho 15 e faccio la quinta do pur di far soldi se ne dicono di cose..
I tarocchi
ginnasio, in poche parole il secondo anno di
liceo” lei è spiazzata, ma non si dà per vinta
“beh, quello che ti voglio dire è che passerai
con ottimi voti, infatti si vede che sei brava”.
Si, sono molto brava, sono così brava che
ho sotto latino e greco, ma evidentemen-
te quelle materie non contano. “se lo dice
lei..” “vedi fra le carte ci sono molte spade
e poi c’è il PAPA.” “quindi?” “eh, il Papa
dice che ti diplomerai con ottimi voti e che
 marzO 2011 - pag 11

the wall

VOGLIAMO POESIE, FOTO, DISEGNI

E TUTTO CIò DI ARTISTICO CHE LA VO-
STRA MENTE PARTORISCE! RICORDATE
CHE ‘THE WALL’ VIENE STAMPATA IN BIAN-
CO E NERO, QUINDI I DISEGNI A COLORI
O LE IMMAGINI INCENTRATE SUL COLO-
RE PERDERANNO TUTTO IL LORO FASCINO
inviate a: lospleen@gmail.com

Corro corro devo solo correre

per dimenticare e liberare
la mia mente da quei brutti pensieri, RIDATECI I COLORI!
correndo mi ritrovo in un vicolo AIUTACI A FAR TORNARE
illuminato da un lampione
arancione che colora LO SPLEEN VIVACE COME PRIMA!
i muri grigi della città.
Sento una cantilena, non è la mia
BASTA UNA PICCOLA OFFERTA
musica, proviene da una finestra
:-)
mi fermo, ascolto, è una ninna nanna:
Si affievolisce fino a dissolversi
ora rimango solo io e ti penso:
mi appare, senza volerlo, un sorriso
dopo penso a come sta andando, corro.

pensieri - Gabriele Barbieri IG

lO spleen - il giOrnalinO del titO liviO

eventi
a cura di alessandro bogliari
Vaghe Stelle

@Rocket - Via G. Pez-

zotti, 52

26/03 • 22:30 • € x
Classic presents Kink
& Neville Watson live
(Rush Hour – Clone)
@Tunnel Club - Via
Sammartini, 30

26/03 • 22:00
Absolute 90’s
€ 10/12/15
@Atomic Bar - Via F.
Casati 24

27/03 • 22:00 • € 5 Stanley Jordan

@Blue Note - Via Bor-

sieri, 37

30/03 • 23:00 • € 25
Graphic Design Worlds

@Triennale Design Mu-

seum - Viale Emilio Ale-
magna, 6
The Orb
27/03 • 10:30 • € 8
@Alcatraz - Via Valtel-
lina, 25

27/03 • 21:30 • € 30
Caspa (this is dubstep)
@Circolo Magnolia -
Via Circonvallazione
Idroscalo, 41, Segrate

01/04 • 22:00 • € 10
Subsonica
(+ tess arci) @Mediolanum Forum -
Via Giuseppe Di Vitto-
rio, 6
(Buccinasco)

12/04 • 21:00 • € 23