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Searle
AA.W.,La struttura logica del linguaggio
M . W . , L'analisi del racconto DELLA INTENZIONALITA
AA.W., I1 segno dei tre
un saggio di filosofia della conoscenza
Maria Corti, Principi della comunicazione letteraria
Marco De Marinis, Semiotica del teatro
Umberto Eco, Lector in fabula
Umberto Eco, Trattato di semiotica generale
Erving Goffman, Relazioni in pubblico
Algirdas J. Greimas, Del senso
Algirdas J. Greimas, Del senso 2
Gruppo p, Retorica generale
Roman Jakobson, Lo sviluppo della semiotica
Giorgio Prodi, La storia naturale della logica
Charles S. Peirce, Le leggi dell'ipotesi
Ferruccio Rossi-Landi, I1 linguaggio come lavoro
e come mercato
Ferruccio Rossi-Landi, Metodica filosofica
Ferruccio Rossi-Landi, Semiotica e ideologia
Della stesso autore:
1
"Nomi propri" in la stmttura logica del linguaggio, di AA.W.,a cura di Andrea INDICE
I Bonorni.
A DAGMAR
Ringraziamenti
Introduzione
- 1. La natura degli stati Intenzionali
2. L'Intenzionalid della percezione
3. Intenzione e azione
4. Causazione Intenzionale
5. Lo Sfondo
6. Significato
- 7. Riferimenti intensionali di stati Intenzionali e
atti linguistici ,
Titolo originale: INTENTIONALITY, An Essay in the Philosophy of Mind
@ 1983 Cambridge University Press
- 8. I significati sono nella testa?
1
9. Nomi propri e Intenzionalita
ti Traduzione di Daniele Barbieri 10. Epilogo: Intenzionaliti e cervello
@ 1985 Gmppo Editoriale Fabbri, Bornpimi, Sonzogno, Etas S.p.A. Note
Via Mecenate 91 - Milano Indice degli argomenti
I Edizione Bornpimi: maggio 1985
Indice dei nomi
RINGRAZIAMENTI INTRODUZIONE
Sono grato a un largo numero di persone e istituzioni per gli aiuti Lo scopo principale di questo libro t di sviluppare una teoria del-
forniti per questo libro. Vorrei ringraziare prima di tutto la John Si- 1'Intenzionaliti. Esito a chimarla una teoria generale perchk un lar-
mon Guggenheim Memorial Foundation, 1'Istituto di Scienze Umane go numero di argomenti, come per esempio le emozioni, non ven-
della University of California, la Est Foundation, il Cornitato sulle gono discussi; credo tuttavia che l'approccio qui presentato si dimo-
Kcerche del Senato Accademico della University of California, e la streri utile per spiegare i fenomeni Intenzionali in generale.
A.P. Sloan Foundation per l'assistenza finanziaria in varie occasioni Questo libro 2 il terzo di una serie di studi collegati su mente e
della preparazione di questo e altri lavori collegati. Tutto questo ma- linguaggio. Uno dei suoi obiettivi 2 di fornire una fondazione per i
teriale 2 stato presentato in lezioni e corsi universitari a Berkeley e in miei due precedenti libri, Speerh act^, 1969, Cambridge University
altre universitl, e sono grato ai miei studenti a Berkeley, Boulder e Press, Cambridge (trad. italiana Atti Iinguistici, 1976, Boringhieri,
Campinas per i loro commenti. Kngraziamenti particolari sono do- Torino) ed Exprmion and Meaning, 1979, Cambridge University
vuti a Ami Kronfeld, David Reier, Jim Stone, Vanessa Whang, Ste- 1 Press, Cambridge, cosi come er le future indagini su questi argo-
ven White e Steve Yablo. Molti colleghi e amici hanno letto parti menti. Un'assunzione di base f;el mio approccio ai problemi del lin-
del manoscritto e fornito utili commenti: in particolare vorrei ringra- filosofia del linguaggio 2 un ramo della filosofia
ziare Ned Block, Sylvain Bromberger, Tyler Burge, Alan Code, Dc+ La capacitl degli atti linguistici di rappresentare
nald Davidson, Dagfinn F~llesdal,David Kaplan, Benjamin Libet, cose del mondo 2 un'estensione della pih biologi-
George Myro, Thomas Nagel, William Reinhardt e Hans Sluga. Per camente fondamentale capaciti della mente (o del cervello) di porre
commenti che hanno particolarmente influenzato il contenuto del te- in relazione l'organismo con il mondo per mezzo di stati mentali
sto i miei debiti maggiori sono per Hubert Dreyfus e in particolare come credenza e desiderio, e in particolare tramite azione e perce-
per Christine Skarda. Pih di tutti ringrazio mia moglie Dagmar Sear- zione. Poichk gli atti linguistici sono un tipo di azione urnana, e
le per i suoi continui aiuti e consigli. poicht la capacita del discorso di rappresentare oggetti e stati di
cose t pate di una capaciti pih generale della mente di porre in
relazione l'organismo con il mondo, qualsiasi spiegazione completa
di discorso e linguaggio richiede una spiegazione di come la mente/
cervello mette in relazione l'organismo con la realtl.
PoichC gli enunciati - i suoni che escono dalla propria bocca o i
segni che si fanno sulla carta - sono, considerati da un certo punto
di vista, semplici oggetti del mondo come qualsiasi.altro oggetto, la
loro capacitl di rappresentare non t intrinseca, ma 8 derivata dal-
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tradizione Intenzionalista essi abbiano ragione, ma, con l'eccezio- 1.
ne delle mie risposte esplicite e K m i e i o w--- i debiti.aJr?~e a
,-=---a LA NATURA DEGLI STAT1 INTENZIONALI
' , non era mia intenzione in questo 1;6;o dare risposte a
ne.
Per quello che riguarda problemi di stile e di esposizione cerco di
seguire un principio molto semplice: se non lo puoi dire chiaramen-
te non lo capisci nemmeno tu. Ma chi si provi a scrivere in modo
chiaro corre il rischio di essere 'compreso' troppo rapidamente, e la
forma pih rapida di una simile corhprerlsione t quella che incasella
l'autore con un mucchio di altri autori g i i familiari a1 lettore.
Alcune delle idee di questo libro sono apparse in versioni preli-
minari in alcuni miei articoli. Poicht molti recensori di Speech Acts
si sono larnentati che alcune delle idee erano gih apparse in articoli,
6 necessaria qualche parola di spiegazione. Trovo molto utile mette-
re alla prova le idee in una forma preliminare, sia per la lor0 buona I. INTENZIONALITA COME DIREZIONALITA
formulazione che per suscitare commenti e critiche. Questi articoli
sono come gli schi~zipreparatori di un artista per un lavoro pih Come formulazione preliminare potremmo dire: l'Intenzionaliti t
vasto. Possono esistere di per st, ma funzionano anche come tappe quella proprieth di molti stati ed eventi mentali tramite la quale essi , , + ,
sulla via del di into pih grande. I1 lavoro pih duro non sta soltanto
f
nel cercare di ar bene ciascuna parte, ma anche nel far s1\ che tutte
sono direzionati verso, o sono relativi a oggetti e stati di cose del
mondo. Se, per esempio, io ho una credenza, questa deve essere una
le parti coesistano nella concezione generale. credenza che le cose stiano cosi e cosi; se ho un timore, deve essere
fastidioso che nel libro non viene affrontato un timore di qualcosa oppure che qualcosa accadri; se ho un deside-
stato una delle ragioni principali che mi ha rio, deve essere un desiderio di fare qualcosa oppure che qualcosa ac-
spinto a scriverlo. I1 comportamento umano consueto si t dimostra- cada o si verifichi; se ho un'intenzione, questa deve essere un'inten-
to particolarmente recalcitrante alla spiegazione con i metodi delle zione di fare qualcosa. E cosi via con una lunga serie di altri casi.
scienze naturali. p c h t ? Perch6 mai i metodi delle scienze naturali Denominando "Intenzionaliti" questi aspetti di direzionaliti o relati-
non hanno dato rlsultatl comparabili alla fisica e alla chimica vita proseguo una lunga tradizione filosofica; eppure per molti versi
&Sono I_-_f__---_s_
stat1 a p p h c a t i ~ l ostudio dU%-
del com ortamento umano in -
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il termine P fuorviante e la tradizione in qualche modo confusa. Tan-
Sduale e colle* Esistono nella filoso la contemporanea molti to per caminciare, voglio quindi chiarire come intendo usare il termi-
tentativi di rispondere a questa domanda, nessuno dei quali second0 ne, e a1 tempo stesso dissociarmi da certi aspetti della tradizione.
I
me completamente soddisfacente. 10 credo che la direzione della ri- Prima di tutto, secondo&mia prospettiva soltanto a l c u n a 4
sposta giusta possa trovarsi nel capire il ruolo dell'Intenzionaliti tutii, gli stati ed eventi mentali hanno Intenzionaliti. Credenze, ti-
nella struttura dell'azione; non soltanto nella descrizione dell'azio- mori, speranzeFdesideri hanno Intenzionalita; ma ci sono forme di
ne, ma proprio nella struttura del comportarnento umano. Spero di nervosismo, euforia e ansieti non direzionata che non sono Inten-
potermi occupare pih a lungo della spiegazione del comportarnento zionali. Un indizio a favore di questa distinzione viene fornito dalle
umano in uno studio successivo. Questo libro fornisce soltanto al- restrizioni al modo in cui questi stati vengono riferiti. Se ti dico che
cuni degli strumenti per un'indagine di questo tipo. ho una credenza o un desiderio, ha sempre senso che tu mi doman-
di: "Che cos't esattamente che credi?' oppure "Che cos7Pche desi-
deri?"; mentre non ha alcun senso che io risponda: "Oh, ho solo
una credenza e un desiderio, senza credere o desiderare niente di
particolare". Le mie credenze e desideri devono sempre essere relati-
vi a qualcosa. Ma non vi 2 alcuna necessith che il mio nervosismo e
la rnia ansieth non direzionata siano reiatiui a qualcosa in quello w - =_ - &m pi t&ia-.b&
stesso rnodo. Questi stati sono caratteristicarnente accompagnati da prospettiva il "di" nell'espressione "l'esperienza dell'ansieth" non
credenze e desideri, ma gli stati non direzionati non sono la stessa pub essere il "di" di Intenzionalith perch6 l'esperienza e l'ansieth
cosa di credenze o desidgri. Secondo la rnia prospettiva se uno stato sono la stessa cosa. Dirl, qualcosa di pih sulle forrne consapevoli di
S t Intenzionale allora ci deve essere una risposta a dornande come: Intenzionalith pih avanti; per ora voglio soltanto che sia chiaro che,
a che cosa t relativo S? di che cosa 2 S? per che cosa sta un S? per come uso il termine, la classe degli stati consapevoli e la classe
Alcuni tipi di stati rnentali hanno istanze che sono Intenzionali e degli stati rnentali Intenzionali si sovrappongono senza con questo
altre istanze che non lo sono. Per esernpio, cosi come ci sono forme essere identiche, e senza che una sia inclusa nell'altra.
di euforia, depressione e ansieth dove si t sernplicernente euforici, In terzo luogo, l'intenderel e le intenzioni sono solarnente una 3)
depressi o ansiosi, senza esserlo relativarnente a qualcosa, ci sono forrna di Intenzionalith tra le altre, senza nessuno statuto speciale.
anche forrne di questi stati dove si t euforici perch6 t accaduta la tal L'owio bisticcio tra "Intenzionalith" e "intenzione" sernbra sugge-
cosa, o depressi e ansiosi di fronte alla prospettiva della tal altra. rire che le intenzioni nel senso ordinario abbiano qualche ruolo par-
Ansieth, depressione ed euforia nei casi non direzionati non sono ticolare nella teoria dell'Intenzionalith; ma per quello che mi riguar-
Intenzionali, nei casi direzionati lo sono. da l'intender fare qualcosa i. Soltanto una delle forrne dell'Intenzio-
In secondo luogo, Intenzionalith non t lo stesso che consapevo- naliti, insierne con credenza, speranza, tirnore, desiderio, e rnolte al-
lezza. Molti stati consapevoli non sono Intenzionali - per esernpio tre; e non voglio suggerire che poich6, per esernpio, le credenze so-
un irnprowiso senso di euforia - e rnolti stati Intenzionali non sono no Intenzionali, esse in qualche rnodo contengono la nozione di in-
consapevoli - per esernpio io ho rnolte credenze alle quali in questo tenzione, o che intendono fare qualcosa, o che qualcuno che ha una
rnornento non sto pensando e alle quali potrei non aver rnai pensa- credenza debba conseguenternenre intender fare qualcosa a1 proposi-
to. Potrei infatti credere che rnio nonno paterno ha passato la vita to. Per rendere del tutto chiara questa distinzione scriverl, sernpre
nella parte continentale degli Stati Uniti senza che rnai fino a que- con la rnaiuscola il senso tecnico di "Intenzionale" e "Intenzionali-
sto rnornento io abbia consapevolrnente forrnulato o preso in consi- ti". L'Intenzionaliti t direzionalith; intender fare qualcosa t sernpli-
derazione questa credenza. Diremo di passaggio che non c't alcun cernente un tip0 di Intenzionalith tra gli altri.
bisogno che simili credenze i n c o n ~ esiano esernpi di qualche tip0 Collegato al bisticcio tra "intenzionale" e "Intenzionale" sono al-
di repressione, freudiana o qualsivoglia; sono soltanto credenze che cune altre confusioni piuttosto cornuni. Aklc&_;~&eskopo (I " ".'
,0511
si hanno e a cui normalrnente non si pensa. A difesa della posizione
t ric7ia Gigliore &e -ipotid -.---E l & e GiliiEF2 . --..
- &speratqente
-
credenze, timori, s ranze e desideri."corne"atti rnentali'.',.ma-questo ~ \ t , b l y AL,''
secondo la quale ci sarebbe identith tra consapevolezza e Intenziona- s " ,--
_ ____s_ZII_ -_
all'interno _4c!a-temiaadgghaj~i~linguisti- che non tutti gli stati Intenzionali hanno un'intera proposizione co-
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1 -trasporta
l~La~flwA
-- agli
*----- stati Intenzi&. Cosi come posso ordinarti di me contenuto Intenzionale, sebbene per definizione tutti gli stati
ascrare l a stanza, pre-~~erai la stanza, e suggerire che la- Intenzionali abbiano almeno qualche contenuto rappresentativo,
scerai la stanza, analogamente posso credere che lascerai la stanza, che esso sia un'intera proposizione oppure no; e certo questa condi-
temere che lascerai la stanza, e sperare che lascerai la stanza. Nella zione 2 pi6 forte per gli stati Intenzionali che per gli atti linguistici,
prima classe di casi, gli atti linguistici, c'e una distinzione owia tra perch; alcuni (pochissimi) atti linguistici espressivi non hanno al-
il contenuto proposizionale cbe ta h c e r i la stanm e la forza illocu- cun contenuto, come per esempio "Ahi!", "Ciao", "Arrivederci". @)
tiva con cui quel contenuto proposizionale viene presentato nell'at- 2. La distinzione tra differenti direzioni di adattamento, gii fami- d.lcr p l w r
0I
to linguistico. Ma a110 stesso modo nella seconda classe di casi, gli liare dalla teoria degli atti linguisticiz, si trasporta agli stati Inten- ,phtaa,,,
stati Intenzionali, c'k una distinzione tra il contenuto rappresentati- zionali. Tra gli atti linguistici, i membri della classe degli assertivi -
vo cbe ta h c e r i la stanza, e il modo psicologico, sia esso creden- affer&Izioni, descrizioni, asserzioni ecc. - devono confrontarsi in
za o timore o speranza o qualsivoglia, in cui si ha il conrenuto qualche mod0 con un mondo che esiste indipendentemente; e nella
rappresentativo. Si 2 soliti nella teoria degli atti linguistici pre- misura in cui suprano o meno il confront0 li diciamo veri o falsi. I
sentare questa distinzione nella forma "F(P)",dove "F" sta per la membri della classe dei direttivi invece - ordini, comandi, rimesse,
forza illocutiva e 'y'per il contenuto proposizionale. Nella teoria voti, impegni ecc. - non devono confrontarsi con una realti che esi-
degli stati Intenzionali avremo ugualmente bisogno di distinguere ste indipendentemente, ma devono piuttosta procurare cambiamen-
I
tra il contenuto rappresentativo e il modo psicologico in cui si ha ti nel mondo, tali che il mondo si confronti poi con il contenuto
quel contenuto rappresentativo. Questo sari simbolizzato da "S(r)", proposizionale dell'atto linguistico; e nella misura in cui essi riesco-
dove "9' sta per il modo psicologico e "P per il contenuto rappre- no o meno non li diciamo veri o falsi, ma piuttosto obbediti o di-
sentativo. sobbediti, realizzati, assecondati, mantenuti o rotti. Sottolineo que-
Sarebbe forse meglio confinare il termine "contenuto proposizio- sta distinzione dicendo che la classe degli assertivi ha direzione di
nale" a quegli stati a cui viene data realti linguisticamente, e usare i adattamento parola-a-mondo, mentre le classi dei commissivi e dei
termini "contenuto rappresentativo" o "contenuto Intenzionale" co- direttivi hanno direzione di adattamento mondo-a-parola. Se l'affer-
me termini pi6 generali che comprendano sia quegli stati Intenzio- mazione non 2 Vera, 2 l'affermazione che & in difetto, non il mondo;
nali a cui I. data sia quelli a cui non 2 data realti attraverso il lin- se l'ordine viene disobbedito o la promessa rotta, non sono l'ordine
guaggio. Tuttavia, poichk ci e anche necessario distinguere tra que- o la promessa a essere in difetto, ma il mondo nella persona di colui
I
gli stati come la credenza, il cui contenuto deve essere sempre espri- che disubbidisce all'ordine, o rompe la promessa. Potremmo intuiti-
mibile in forma di proposizione, e quelli come amore e odio, che vamente dire che l'idea di direzione di adattamento ? l'idea di r_e--
non hanno questa necessiti, continuer6 a usare anche la nozione di -- delI5dZarsi. Se un'affermazione 2 falsa, la colpa t del-
sponsabiliti
contenuto proposizionale per gli stati Intenzionali, per caratterizza- , 1 ' Z f e r m a z i o n ~ e Z o n edi adattamento parola-a-mondo). Se una
re quegli stati che prendono intere proposizioni come contenuto, promessa viene rotta la colpa 2 del promettente (direzione di adatta-
che allo stato venga data realti linguisticamente oppure no. User6 mento mondo-a-parola). Ci sono anche casi nulli, dove c i d non c'e
la notazione della teoria degli atti linguistici rappresentando il con- alcuna direzione di adattamento. Se io mi scum di averti insultato,
tenuto di uno stato Intenzionale tra parentesi e fuori parentesi la o se mi congratulo con te perch6 hai vinto il premio, allora sebbene
forma o mod0 in cui l'agente ha quel contenuto. Cosi, per esempio certamente io presupponga la veriti delle proposizioni espresse -
se un uomo ama Sally e crede che stia piovendo, i suoi due stati che ti ho insultato e che hai vinto il premio - lo specifico dell'atto
Intenzionali sono rappresentabili come linguistico non k di asserire queste proposizioni, e nemmeno di or-
Arna (Sally) dinare che vengano portati a termine gli atti di cui esse parlano;
Crede (Sta piovendo) piuttosto, lo specifico 2 di esprimere la mia tristezza o il mio piace-
La maggior parte delle analisi di questo libro riguarderi stati che re rispetto a110 stato di cose specificato nel contenuto proposiziona-
hanno un contenuto interarnente proposizionale, i cosiddetti atfeg- le di cui presuppongo la veriti.3 Qualcosa di molto simile a queste
distinzioni vale anche per gli stati Intenzionali. Se le mie credenze mi scuso di aver fatto qualcosa, esprimo tristezza per averlo fatto.
risultano sbagliate, sono le mie credenze e non il mondo a essere in Se mi congratulo con te per qualcosa, esprimo contenteua o soddi-
difetto, come dimostra il fatto che posso cprreggere la situazione sfazione rispetto a quel qualcosa. Tutte queste cgnnessioni tra atti
semplicemente cambiando le mie credenze. E, per cosi dire, respon-
sabilith della credenza l'esito del suo confronto col mondo, e se il /, :,
confronto fallisce si trova rimedio alla situazione cambiando la cre-
denza. Ma se io fallisco nel portare a compimento le mie intenzioni,
o se i miei desideri restano irrealizzati, non posso in quello stesso
modo correggere la situazione trasformando sem licemente l'inten-
zione o il desiderio. In questi casi t , per cosi d! re, un difetto del piovendo ma non credo che stia piovendo", "Ti ordino di smettere
mondo se lui fallisce nel confrontarsi con l'intenzione o con il desi- di fumare ma non voglio che tu smetta di fumare", "Mi scum di
derio, e io non posso sistemare le cose dicendo che si trattava di averti insultato, ma non mi dispiace di averlo fatto", "Congratula-
un'intenzione o di un desiderio sbagliati in quello stesso modo in zioni per aver vinto il premio; ma non sono affatto contento che tu
cui le sistemavo dicendo che si trattava di. una credenza sbagliata. l'abbia vinto", e cosi via. Questi esempi ci suonano tutti strani per
Le credenze, come le affermazioni, possono essere vere o false, e po- il medesimo motivo. L'esecuzione dell'atto linguistico 2 in s t mede-
tremmo dire che hanno direzione di adattamento "mente-a-mondo". sima un'es ressione del corrispondente stato Intenzionale; e di con-
D'altra parte, i desideri e le intenzioni non possono essere veri o seguenza { logicamente strano, sebbene non autocontraddittorio,
falsi, ma p w o n o essere assecondati, realizzati o portati a compi- eseguire l'atto linguistico e negare la presenza del corrispondente
mento, e si potrebbe dire di loro che hanno direzione di adattamen- stato Intenzionale.4
to "mondo-a-mente". Ci sono inoltre anche stati Intenzionali che Ora, dire che lo stato Intenzionale che costituisce la condizione
hanno direzione di adattarnento nulla. Se mi dispiace di averti insul- di sincerith viene espresso nella esecuzione dell'atto linguistico non
tat0 o sono contento che tu abbia vinto il premio, allora, sebbene la t dire che dobbiamo sempre avere lo stato Intenzionale che espri-
rnia nistezza contenga una credenza di averti insultato e un deside- miamo. fi naturalmente sempre possibile mentire, oppure eseguire
rio di non averti insultato, e sebbene la rnia contentezza contenga un atto linguistico insincero. Ma una menzogna - o un altro atto
una credenza che tu hai vinto il premio e un desiderio che tu lo linguistico insincero - consiste nell'esecuzione di un atto linguisti-
vincessi, la rnia tristezza e la rnia contentezza non possono essere co, e percib nell'espressione di uno stato Intenzionale, dove non si
vere o false nel modo in cui lo possono le mie credenze, n t possono ha veramente quello stato Intenzionale che si esprime. Si noti che il
essere realiuate nel modo in cui lo possono i miei desideri. La rnia parallelismo tr'a gli atti illocutivi e le loro corhzioni-di sincEiib
tristezza e la mia contentezza possono essere appropriate o inappro- In-ionge --e s--""=--.'
p ~ s ~ - "P n-.--
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priate a seconda che la direzione di adattamento mente-a-mondo
della credenza sia realmente soddisfatta oppure no, ma in quel senso
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zione di adattamento dell'atto-- ~ ' ~ t e z~ t i vc a oa -guella
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data dallo specific0 illocutivo. In breve, potrernmo denominare tutte Cente vaga. Applicandola al linguaggio possiamo usarla per coprlre
yueste condizioni "condizioni di ~oddisfazione"o "condizioni di suc- non soltanto il riferimento, ma anche la predicazione, e le condizio-
cesso". Direrno perci6 che una affermazioneL. soddisfatta se e solo se ni di veriti o le condizioni di soddisfazione in generale. Sfruttando
L. Vera, che un ordine t soddisfatto se e solo se P obbedito, she una questa vaghezza possiamo dire che gli stati Intenzionali con conte-
promessa 8 soddisfatta se e solo se I. mantenuta, e cosi via. E chiaro nuto proposizionale e direzionale di adattamento rappresentano le
che questa nozione di soddisfazidne si applica altrettanto bene agli 1 proprie varie condizioni di soddisfazione nello stesso senso in cui
stati Intenzionali. La rnia credenza sari soddisfatta se e solo se le cose
stanno cosi come credo che stiano, i mi.ei desideri saranno soddisfatti
I gli atti linguistici con contcnuto proporidonale e direzione di adat-
tamento rappresentano le proprie condizioni di soddisfazione.
se e solo se saranno realizzati, le mie intenzioni saranno soddisfatte se Poichi. ci permetteremo di usare nozioni come "rappresentazio-
e solo se verranno portate a termine. La nozisne di soddisfazione ne" e "condizioni di soddisfazione", esse richiederanno qualche ul-
sembra insomma essere intuitivamente naturale sia agli atti linguisti- teriore chiarificazione. Probabilmente, di nessun termine si t abusa-
ci sia agli stati Intenzionali, e applicarsi piuttosto generalmente lad- to di pih nella storia della filosofia che di "rappresentazione", e il
dove ci sia una direzione di adattamento.5 mio uso di questo termine differisce sia dal suo uso nella filosofia
Ci6 che t particolarmente importante capire t che per ogni atto tradizionale che da quello nella psicologia cognitiva contemporanea
linguistico che abbia una direzione di adattamento, Patto linguistico c: nella intelligenza artificiale. Quando dico, per esempio, che una
i sard soddifatto se e soh se h stato psicologco espmso P soddisfatto, e le
condizioni di so&sfazione dll'atto linguirtico e dlh Jtato psicohgico
I trprmo s a o lestme. Cosi, la rnia affermazione sari Vera se e solo se la
credenza P una rappresentazione non sto dicendo che una credenza t
una sorta di pittura, ni. sto avallando la posizione del Tractatus sul
significato, ni. sto dicendo c h una credenza ri-presenta ualcosa che
credenza che vi t espressa t corretta, il mio ordine sari obbedito se
e solo se il desiderio da esso espresso viene realizzato, e la mia pro-
1
era stato presentato prima, non sto dicendo che una cre enza ha un
I significato, n i sto dicendo che L. quel t i p di cosa da cui si ottengo-
messa sari mantenuta se e solo se la rnia intenzione espressa viene
I
no le sue condizioni di soddisfazione esaminandola attentamente. I1
, portata a compimento. Inoltre si noti che, cosi come le condizioni senso di "rappresentazione" in questione vuole essere interamente
,,,a,a.,g- di soddisfazione sono interne all'atto linguistico, analogamente le esaurito dall'analogia con gli atti linguistici: il senso di "rappresen-
condizioni di soddisfazione dello stato Intenzionale sono interne al- tare" in cui una credenza rappresenta le sue condizioni di soddisfa-
lo stato Intenzionale. Parte di ci6 che rende la rnia affermazione che zione t quello stesso senso in cui anche un'affermazione rappresenta
la neve t bianca quella affermazione che 2, 8 che ha proprio quelle le proprie condizioni di soddisfazione. Dire che una credenza P un_a
condizioni di veriti e non altre. Allo stesso modo, parte di ci6 che rappresentazione t sernglice_m-enfedire che.--ha un.. contenuto p r ~ p o -
- . .-
h
rende il mio desiderio che piova il desiderio che 6, t che certe cose sizioniile-e"Gnmod0 psic6logic0, che il-syo con~enGo* proposiziona-
11
i
lo soddisferanno e certe altre no. le determini u i ksieme di condizioni dii sqddisfaz_ione.sott,.certi ,
Queste quattro connessioni tra stati Intenzionali e atti linguistici etti, che il suo ,modo ,psicologico determina una =+reziope, di
1 suggeriscono owiamente una certa immagine dell'Intenzionaliti:
ogni stato Intenzionale consiste di un contenuto rappresentativo in
del suo contenuto propsizibnale, he1lo'itessq m d o in
cui tutte queste noziqni c o n ~ ~ ~ o > r o ~ o s i z i o ndirezio~e
ale, di
un certo modo psicologico. Gli stati Intenzionali rappresentano og- adattamento ecc. - sono spiegate dalla. &or& -. .a<gfiaftTlin&istici.
-.-
I :
*
5 getti e stati di cose nello stesso senso in cui anche gli atti linguistici In realti, riguardo qianto detto finora, potremmo teori;amentE'Ee
I
3 rappresentano oggetti e stati di cose (sebbene, ripetiamo, lo faccia- a meno dei termini "rappresentazione" e "rappresentare" a favore
z, .C no con mezzi differenti e in modo difference). La rnia affermazione delle altre nozioni, poichi. non v't nulla di ontologico a proposito
che piove t una rappresentazione di un certo stato di cose cosi come del mio uso di "rappresentazione". Si tratta soltanto di una abbre-
la rnia credenza che piova t una rappresentazione dello stesso stato viazione per la costellazione di nozioni logiche irese a prestito dalla
teoria degli atti linguistici. (Pih avanti discuterb alcune differenze i questa breve descrizione preliminare dell'Intenzionaliti dicendo che
tra gli stati Intenzionali e gli atti linguistici.) ILhiave pn. comprend&e la rappresentazione
---- ~- sta nelle condizioni
I1 mio uso della nozione di rappresentazione P inoltre diverso dal-
l'uso che se ne fa nel campo dell'intelligenza artificiale e nella psico- mGto
__
. --_-__-._
di sGZGfaziGe. O g n ~-----
*-
stato ~ntenzionilecon direzione di a d a x
.~.- i. una rappresentazione
a m ----&imidi$disfi-
-s___L-----
-.delle progrie
m ~ *
1
la domanda P "Qua1 P il modo di esistere delle credenze e degli altri
1
'sollevo il braccio che cosa resta se sottraggo il fatto che il braccio va
su?' - non trova soluzione solamente finch6 insistiamo per una ri-
stati Intenzionali?" allora, per quello che normalmente sappiamo su
come funziona il mondo, la risposta sari: gli stati Intenzionali sono ),s 3osta ontologica. Dato l'approccio non ontologico all'Intenzionali-
1
1I sia cawati da che realizzati nelle strutture del cervello. E quello che 1
r che suggeriamo qui, la risposta P piuttosto semplice. Cib che re-
sta t un contenuto Intenzionale - che il mio braccio sale come risul-
conta nel rispondere a questa seconda domanda t capire sia il fatto
che gli stati Intenzionali stanno in relazione causale con il neurofi- rato di questa intenzione in azione (vedi Capitolo 3 ) - in un certo
siologico (cosi come, naturalmente, stanno in relazione causale con mod0 psicologico - il mod0 intenzionale. Nel caso ci trovassimo
I gli altri stati Intenzionali), sia il fatto che gli stati Intenzionali ven- , insoddisfatti di questa risposta credo che la nostra insoddisfazione
gono reaiizzati mterialmmte nella neurofisiologia del cervello. I dua- rivelerebbe che abbiamo un modello sbagliato di Intenzionaliti;
listi, che percepiscono correttamente il ruolo causale del mentale, stiamo ancora cercando una cosa che corrisponda alla parola "inten-
ritengono proprio per questa ragione di dover postulare una catego- zione". Ma la sola cosa che potrebbe corrispondervi t un'intenzione,
1 ria ontologica separata. Molti fisicalisti, che percepiscono corretta- c per sapere che cosa sia un'intenzione, o che cosa sia qualsiasi altro
mente che cib che abbiamo nella parte superiore del cranio P un stato Intenzionale con direzione di adattamento, non dobb'lam0 co-
cervello, ritengono per questo motivo di dover negare l'efficacia noscere la sua categoria ontologica fondamentale ma piuttosto: pri-
I
causale degli aspetti mentali del cervello o addirittura l'esistenza mo, quali siano le sue condizioni di soddisfazione; secondo, sotto
stessa di tali irriducibili aspetti mentali. 10 credo che entrambe que- quale (quali) aspetto (aspetti) queste condizioni vengano rappre-
I I sentate dal contenuto Intenzionale; e terzo, quale sia il mod0 psico-
1 ste posizioni siano sbagliate. Entrambe infatti cercano di riso1vere il
i problema mente-corpo, mentre la giusta posizione t capire che un logico - credenza, desiderio, intenzione ecc. - dello stato in questio-
t l
simile problema non esiste. I1 "problema mente-corpo" non t un ne. Conoscere il secondo di uesti punti t g i i conoscere il primo,
1111 problema reale pi6 di quanto lo sia il "problema stomaco-digestio- 4
perch6 le condizioni di soddis azione vengono sem re rappresentate
P
sotto certi aspetti; e la conoscenza del terzo t suf iciente per darci
ne". (Se ne riparleri pi3 lungamente nel Capitolo 10.)
11
I: 24
1'
1'
una conoscenza della direzione di adattamento tra il contenuto rap- 8 calvo sono relative a1 re di Francia, ma in quel senso non ne con-
presentativo e le condizioni di soddisfazione. segue che ci sia qualche oggetto a cui esse siano relative. Nell'altro
oca ~ p r - ~ i oche
- t dkuna rispo- senso (l'estensionale) non c7Palcun oggetto a cui esse siano relative
_-_
_--_
przblema ontologico dello statu-
m7r_CP
L_r_
"- -
n ha ~ssolutamente~nessutno
I_EL-
pih evidente appena arriveremo, nei prossimi due capitoli, a quelle I1 "problema della percezionen~6stato tradizionalmente il proble-
che consider0 le forme biologicamente primarie di Intenzionaliti, ma di come le nostre esperienze percettudi interne siano collegate
percezione e azione. I loro contenuti Intenzionali differiscono da al mondo esterno. Credo che dovremmo essere molto sospettosi ri-
credenze e desideri in un aspetto cruciale: esse hanno causazione In- spetto a questo modo di formulare il problema, perchi. la metafora
tenzionale nelle loro condizioni di soddisfazione, e questo porteri spaziale di interno ed esterno, o interiore ed esteriore, resiste a ogni
conseguenze che non possiamo ancora stabilire con chiarezza. Cre- interpretazione chiara. Se il mio corpo, con tutte le sue parti inter-
denze e desideri non sono le forme primarie, bensi forme sbiadite di ne, $ parte del mondo esterno, come certamente 2, allora dove do-
esperienze pi6 primitive del percepire e del fare. L'intenzione, per vrebbe trovarsi il mondo interno? Qua1 6 il senso esatto in cui le
esempio, non t una forma elaborata del desiderio; sarebbe pih esat- mie esperienze percettive sono 'qui dentro' e il mondo t 'li fuori'?
to pensare piuttosto al desiderio come una forma scolorita di inten- Comunque sia queste metafore resistono e sono forse addirittura
zione, un'intenzione la cui causazione Intenzionale i. impallidita. inevitabili, e proprio per questo motivo rivelano certe assunzioni
implicite che dovremo esplorare.
In questo capitol0 vorrei non tanto, se non di passaggio, discute-
re il problema tradizionale della perceziane, quanto piuttosto defini-
re un approccio alle esperienze percettive all'interno del contest0
della teoria dell'Intenzionaliti delineata sin0 ad ora. Come la mag-
gior parte dei filosofi che parlano della percezione, darb soprattutto
esempi sulla visione, anche se il nostro modo di considerare il pro-
blema, se corretto, dovrebbe avere poi applicazione generale.
Se mi fermo a guardare un'automobile, diciamo una giardinetta
gialla, nella chiara luce del giorno, spazio vuoto davanti, senza al-
cun impediment0 visivo, certamente vedrb l'automobile. Come fun-
ziona il vedere? Be', se ne t parlato a lungo in ottica e in neurofisio-
logia, ma non t questo che voglio dire. Cib che sto domandando 2
come funzioni concettualmente: quali elementi occorrono per im-
postare le condizioni di veriti di frasi del tip0 " x vede y" dove x 2
le due forme di fenomeni mentali, credenza ed esperienza visiva, so-
no entrambe intrinsecarnente Intenzionali. C't un contenuto Inten-
/I zione sono sempre che succeda questo e quest'altro.
Per la medesima conclusione c'P anche una dimostrazione sintat-
zionale interno a ciascuno dei due fenomeni che determina le sue tica addizionale. Cosi come i verbi di desiderio prendono modifica-
condizioni di soddisfazione. La dimostrazione che le es erienze visi-
P
ve sono intrinsecamente Intenzionali, in breve, sta nel atto che esse
hanno condizioni di soddisfazione determinate dal contenuto dell'e-
tori temporali che ci obbligano a postulare un'intera proposizione
come contenuto del desiderio, a110 stesso modo il verbo "vedere"
prende modificatori spaziali che nell'interpretazione p i i naturale ci
sperienza, esattarnente nello stesso senso in cui gli altri stati Inten- obbligano a postulare un'intera proposizione come contenuto dell'e-
zionali hanno condizioni di soddisfazione determinate dal loro con- sperienza visiva. Se per eampio dico "Vedo una giardinetta &rmh
tenuto. Tracciando un'analogia tra esperienza visiva e credenza non a me", normalmente non intendo proprio dire che vedo una giardi-
intendo tuttavia suggerire che esse siano simili sotto tutti gli aspet- netta cui anche accade di @.seredavanti a me, bensi piuttosto che ve&
ti: vedremo piG avanti infatti numerose differenze importanti. ,the c't una giardinetta davanti a me. U J
Se applichiamo l'ap arato concettuale sviluppato nel precedente
g f che
p ---.---__-
la . - chf: e ~ p r i m ~ , j ! ~ c ~ ~ t ~ u , t ~ I n ~ n t i l o n d e ~ d ~ e
forma "vedere
capitolo, possiamo sta dire molte importanti somiglianze tra 1%-
tenzionaliti della percezione visiva e quella, per esempio, della cre-
denza.
3
)
sp~eenzaxigyaae~fieepu_e~~~&aa~ intensionale-con-la-s r r s m o
alla poss%iliti di sostiturion~,mentre ~ m a z i o n ini terza erso
;a della torma "x vede'y" sono (1Gener$e) :-tse
$ u>mo la t o r m P ~ 5 ~ indterza
Quan o
o persona un qualche
-+-
/ vedere, ci irnpegniamo a riferire il contenuto della percezione cosi
( come appariva a1 soggetto percipiente, in modo che non siamo di
/ conseguenza impegnati come lo saremmo per l'uso di un semplice
ve essere anche un'esperienza tale che parte del suo contenuto sia,
per esempio, che c't una giardinetta davanti a me. Dicendo che il
1/ sintagma nominale come oggetto diretto di "vedere". Percib:
Jones vide che il presidente della banca stava davanti alla banca.
insieme con le affermazioni di identiti
contenuto di un'esperienza visiva 2 equivalente a un'intera proposi-
zione non intendo sostenere che sia linguistico, bensi piuttosto che 1.
L
I1 presidente della banca t I'uorno pili alto della citti
r.
il contenuto richiede l'esistenza di un intero stato di cose per poter 1 La banca t l'edificio pi6 basso della cittd
non fa ci& soltanto riferimento a un oggetto. I1 ( non implicita
linguistico di questo 2 il fatto che la descrizione verbale Tones vide che l'uomo pih alto della citti stava davanti all'edifi-
.
I
di soddisfazione dell'esperienza visiva prende la for- I cio pi6 basso della citti:
ma dell'espressione verbale di un'intera proposizione, e non soltan-
rr Mentre
to di un sintagma nominale; eppure questo non implica che l'espe- 9, Jones vide il presidente della banca
--
rienza visiva sia di per sk verbale. Dal punto di vista delr1~tenzio-
. - vgdere ,Lvedere_cke: o&iqualvolta sia vero dire chi x
1 insieme con la affermazione di identiti implicita
naliti ogni
-.% e
vede y deve essek vero che x vede che sta succedendo questo e que-
st'altro. Cosi, nel nostro esempio precedente, il contenuto della per-'
cezione visiva non viene reso esplicito dalla forma
1f Jones vide l'uomo pih alto della citti.
La spiegazione pih owia di questa distinzione t che la forma "vede- vc
re chewriferisce 11 contenuto Intenzionale della percezione. Se rife- cv
riamo in terra persona e diciamo che un agente ha visto che p ci
i
H o un'esperienza visiva di (una giardinetta gialla)~
ma come primo passo per rendere esplicito il contenuto, potremmo g impegniamo a riferire il contenuto Intenzionale della percezione vi-
*'
siva; la forma "vedere x" riferisce invece soltanto l'oggetto Inten-
dire, per esempio zionale e non impegna a1 contenuto chi riferisce, non lo impegna a
H o un'esperienza visiva (che c't una giardinetta gialla li) riferire l'aspetto sotto cui l'oggetto Intenzionale era stato percepito.
I1 fatto che le esperienze visive abbiano contenuti Intenzionali pro- La stessa cosa - il fatto che un intero contenuto proposizionale
posizionali 2 una conseguenza immediata (e banale) del fatto che sia il contenuto Intenzionale della percezione visiva - viene mostra-
9 hanno condizioni di soddisfazione, perch6 le condizioni di soddisfa- ta anche dalla distinzione che segue:
& ..,C ,&.bo ~.d
k X i i ~ ~ - - i . <I w ' c ~ A ~ u & : : o v * ~ ' ~ ? ~
-7 -*jep,
"' 2 ,*a, 3 ,,p~B:**a,.)a"*" ,'ILK p. ;Qt *.*,_ /' 49
[ R n~ 1 . D5l(~ PrI b ,
Y 7A V
prima di aver spostato la propria attenzione. desiderio. Se, per esem io, vedo una giardinetta gialla davanti a me,
Finora in questo capitol0 ho dato prove per le seguenti tesi prin-
cipali. Esistono esperienze percettive; esse hanno Intenzionaliti; il
l'esperienza che
C(-C.- - -c--
ciment59,.sgnti7'
B
ho & Irettamente d e l m N ~ n - 2 ck~zempli-
-
l'oggeft6;;"$ii%ra piuttosto un Lretto a c c z 5 L8' c- 5t4' mI P,%
>-. ,,f
lor0 contenuto Intenzionale ha forma proposizionale; hanno dire- ibTbIf;;i:-L'esperiehzaa&:$riZ< immediata e involontaria in un mo- _,,&,,
:c4w:
@
,! ,,41B
zione di adattamento mente-a-mondo; e le proprieti descritte dal do che non & condiviso dalla credenza che potrei avere avuto sul-
lor0 contenuto Intenzionale in generale tion sono letteralmente pro- l'oggetto in sua assenza. Sembra di conseguenza innaturale descrive-
prieti delle esperienze percettive. re le esperienze visive come rappresentazioni, e di sicuro descriven-
dole in tal modo arriveremmo quasi obbligatoriamente alla teoria
rappresentativa della percezione. 10 proporrei piuttosto, viste le par-
ticolari caratteristiche delle esperienze percettive, di chiamarle "pre-
sentazioni". Diremo che l'esperienza visiva non soltanto rappresen-
1'" 0,:Ir
, H o messo sino ad ora l'accento sulle analogie tra l'esperienza vi- fET5TZo di cose percepito; quando soddisfatta, ce ne d i inoltre
siva e altre forme di Intenzionaliti, come la credenza; vorrei in que- accesso diretto, e in questo senso & una presentazione di quello stato
sta sezione mettere invece in luce le numerose disanalogie. Prima di di cose. Strettamente parlando, visto che il nostro approccio dle
tutto, ho detto nel Capitolo I che potremmo chiamate gli stati In- rappresentazioni era ontologicamente neutro, e visto che le presen-
lLAQP tenzionali come credenza e desiderio "rappresentazioni", una volta tazioni hanno tutte le condizioni definienti formulate per le rappre-
~ S ~ ~ A riconosciuto
~ ~ , , . che la nozione di rappresentazione non comporta alcu- sentazioni (hanno contenuto Intenzionale, condizioni di soddisfa-
na ontologia particolare, ma 2 soltanto una abbreviazione per una zione, direzione di adattamento, oggetti Intenzionali ecc.), le pre-
costellazione di nozioni motivate indipendentemente, come condi- sentazioni sono una sottoclasse particolare delle rappresentazioni.
zioni di soddisfazione, contenuto Intenzionale, direzione di adatta- Tuttavia, proprio poich6 sono una sottoclasse particolare, che com-
mento ecc. Parlando perb di esperienze visive o percettive d'altro prende eventi mentali consapevoli, opporrb talvolta "presentazioni"
tip0 bisogna dire molto di pi6 per caratterizzare la lor0 Intenziona- a "rappresentazioni" senza con questo negare che le presentazioni
liti. Queste esperienze hanno certamente tutte le caratteristiche nei siano rappresentazioni, cosl. come si pub opporre "umano" ad "ani-
cui termini abbiamo definito la rappresentazione, ma hanno a110 male" senza con questo negare che gli umani siano animali. Inoltre,
stesso tempo anche altre caratteristiche intrinseche che potrebbero dove il contest0 lo giustifichi, userb "stato Intenzionale" in senso
rendere fuorviante questo termine. Non c'e bisogno che stati come largo per indicare sia stati che eventi.
credenza e desiderio siano stati consapevoli. Una persona pub avere Sostenere che 1'Intenzionaliti della visione L. caratteristicamente
una credenza o un desiderio anche se non sta pensando a loro, e si realizzata in esperienze visive che sono anche eventi mentali consa-
pub veridicamente dire di questa persona che ha questi stati anche pevoli, 2 una posizione ontologica autenticamente empirica; e in
rofinp+d~ quando dorme. Ma le esperienze - Gisive o Per~eFtiv~-l'altr~ tip0 s o questo k diversa dal sostenere che credenze e desideri contengano
tF124
no eventi mentali
----.--Ct-- - coi.ia~eVo~~'~ntenzionaliti
.. - di una rappresentazio- proposizioni come contenuto Intenzionale. Sostenere che ci siano
ne e ~ndipendentedal fatto che essa venga realizzata consapevol- I proposizioni nel senso spiegato sopra non 6 una posizione empirica
mente oppure no, mentre in generale l'l~enzionalitidi un; espe- ontologica, anche se spesso e ritenuta tale sia da chi la difende sia
rienza percettiva viene realizzata in proprieti fenomeniche piuttosto da chi la attacca. Questo equivale a dire: sostenere che ci siano pro-
specifiche di eventi mentali consapevoli. Per questa ragione sostene- posizioni o altri contenuti rappresentativi non aggiunge nulla al so-
re che ci sono esperienze visive & andare pi6 in l i che sostenere che stenere che ci siano alcune caratteristiche comuni a credenze, spe-
la percezione ha Intenzionaliti, perch6 la prima e una posizione on- I ranze, timori, desideri, domande, asserzioni, ordini, promesse e cosi
tologica su come l'Intenzionaliti viene realizzata; ed e, in generale, 1 via. Ma sostenere che ci siano esperienze visive aggiunge veramente
realizzata in eventi mentali consapevoli. qualcosa a1 sostenere che ci sono percezioni visive, perch6 ci dice
Non basta dire che l'esperienza visiva 2 un evento mentale consa- I come il contenuto di quelle percezioni venga realiaato nella nostra
p o l e ; bisogna anche aggiungere che & collegata alle proprie condi- % vita consapevole. Se qualcuno sostenesse che & esistita una classe di
zioni di soddisfazione in modo piuttosto differente da credenza e I esseri capaci di percepire otticamente, ci& capaci di percezione visi-
va, ma che non avevano esperienze visive, sarebbe su una posizione / chiede anche che il fatto che ci sia una giardinetta gialla davanti a
autenticamente empirica. Ma se qualcuno sostenesse che 6 esistita me debba essere la causa esattamente di quella esperienza visiva.
una classe di esseri che, nel senso letterale dei termini, avevano spe- Percib, il coritenuto Intenzionale dell'esperienza visiva richiede co-
ranze, timori e credenze, e che facevano affermazioni e davano ordi- me parte delle proprie condizioni di soddisfazione che l'esperienza
ni - tutto cib con le proprie varie caratteristiche logiche - ma che visiva stessa sia causata dalla base delle proprie condizioni di soddi-
non avevano contenuti proposizionali, questa persona non sa rebbe sfarione, ciat dallo stato di core percepito: I1 contenuto dell'espe- i o u r ~ , ~ , ,
!
di che cosa sta parlando, oppure si starebbe semplicemente ri lutan-
do di adottare una certa notazione; infatti, sostenere che ci sono iendere abbastanza preciso. I1 contenuto Intenzionale dell'esper~en-
hU-WEE
rienza visiva L. percib autoreferenziale in un senso che spero di poter FOrFQuAa
,
ppaVolluo
contenuti proposi~ionalinon 6 in nessun sensdbna posizione empi-
rica addizionale. E piuttosto l'adozione di un certo progetto nota-
za visiva viene int&amente descritto col dare le sue condizioni di
soddisfazione, ma per poter far questo bisogna che in quelle stesse
~abr zionale per poter rappresentare le caratteristiche logiche comuni di condizioni di soddisfazione si faccia riferimento essenziale alla espe-
speranze, timori, credenze, affermazioni ecc. 46r9 C & F F ~
71~ L L F
Alcuni lavori empirici recenti portano alla luce la distinzione cfiU~~&?
cruciale tra lo statuto ontologico dell'esperienza visiva come evento
mentale consapevole e quello del contenuto proposizionale. Weis-
krantz, Warrington e i lor0 colleghir hanno studiato come certi tipi
di lesione cerebrale producono quella che lor0 chiamano "vista cie-
ca". I1 paziente pub dare risposte corrette a domande che riguardino se la presenza e le caratteristiche dell'oggefto non causano l'espe-
oggetti ed eventi visivi che gli siano stati mostrati, ma sostiene al rienza dell'agente egli non vede l'oggetto. E essenziale perb per il
tempo stesso di non avere alcuna coscienza visiva di questi oggetti mio approccio mostrare come questi fatti entrino nel contenuto In-
ed eventi. Dal nostro punto di vista, l'interesse di questi casi deriva tenzionale. I1 contenuto Intenzionale dell'esperienza visiva deve es-
dal fatto che gli stimoli ottici a m i il paziente P soggetto produco-
no apparentemente una forma di Intenzionaliti. Se cosi non fosse, il
paziente non sarebbe in grado di riferire gli eventi visivi in questio-
ne. Ma il contenuto Intenzionale prodotto dalla lor0 stimolazione
sere reso percib esplicito nella forma che segue:
H o un'esperienza visiva (che c'P l i una giardinetta gialla e che ci
sia l i una giardinetta gialla sta causando questa esperienza
vi siva).
i7
ottica non viene realizzato nel medesimo modo in mi i nostri conte-
nuti presentazionali vengono realizzati. Per vedere un oggetto noi
dobbiamo avere esperienze visive di un certo t i p . Ma, supponendo
che l'approccio di Weiskrantz sia corretto, il paziente pub in qual- I
ta, e di che cosa deve dirsi il caso nel mondo perch6 essa sia, come
che senso "vedere" un oggetto anche se non ha le esperienze visive si suol dire. "veridica". Be'. che cosa deve esserci nella scena della
pertinenti. Egli semplicemente riferisce una "sensazione" che qual- giardinetta perch; l'esperienza sia veridica? Almeno questo: il mon-
cosa 6 la, oppure fa un"'ipotesi" che sia la. Coloro che dubitano do deve essere come alla mia vista sembra che sia. e inoltre il suo
dell'esistenza di esperienze visive potrebbero domandarsi a1 proposi- essere fatto a quel modo deve essere cib che causa che io abbia l'e-
to che cos'P che noi abbiamo e che a quei pazienti sembra mancafe. sperienza visiva che costituisce il suo sembrar essere a quel modo. 6
questa combinazione che sto cercando di catturare nella rappresen-
tazione del contenuto Intenzionale.
I?, -:.-ln-p.
F.iv.i -- -1 =-.*-- --*-
-+YI- .-.- ----..-.r-,. -=-* -
~
le r~c~~,e~e_g~~ss~~e_~s-o_d,.d;.sfat~.
=-= . I1 contenuto Intenzionale visivo
contenuto Intenzionale-di quella esperienza visiva, che richiede che non 2: perci6 autoreferenziale nel senso di contenere una rappresen-
ci sia una giardinetta gialla davanti a me per essere soddisfatto, ri- tazione di se stesso verbale o d'altro tipo: di certo infatti non com-
pie nessun atto linguistic0 di riferimento a se stesso! Si pub invece no esperienze visive identiche guardando due identiche giardinette
dire che il senso in cui l'esperienza visiva P autoreferenziale t sem- nello stesso momento e con identiche condizioni di illuminazione e
plicemente che essa compare nelle proprie stesse condizioni di sod- circostanze ambientali. Nonostante questo le condizioni di soddisfa-
', :'disfazione. Di per sC l'esperienza visiva non dice questo, ma lo mo- zione possono essere differenti. I1 gemello numero uno richiede una
hstra; nella mia rappresentazione verbale del contenuto Intenzionale giardinetta che causi la propria esperienza visiva, e il gemello nu-
' 4 dell'esperienza visiva l'ho invece detto. Inoltre dicendo che l'espe- mero due richiede una giardinetta che causi la propria esperienza
rienza visiva t causalmente autoreferenziale non intendo certo dire visiva differente per numero dall'alua. Stessa fenomenologia; diver-
che la relazione causale viene vista, e ancor meno intendo sostenere si contesti e percib diverse condizioni di soddisfazione.
che l'esperienza visiva viene vista. Cib che viene visto sono iutto- Per quanto io creda che la nostra caratterizzazione della autorefe-
sto oggetti e stat; di cose, e parte delle condizioni di soddisf'azione renzialiti causale sia corretta, restano alcuni difficili problemi che
dell'esperienza visiva del vederli P che la stessa esperienza deve esse- non siamo ancora in grado di risolvere. Qual P il senso di "causare"
re causata da cib che viene visto. nelle formulazioni precedenti? e non avri il nostro approccio la con-
, , r Secondo la posizione che stiamo sostenendo la ~ercezioneP una seguenza scettica che non possiamo mai essere sicuri che le nostre
transazione caysale, e Intenzionale tra la mente e il'mondo. L a A e - esperienze visive siano soddisfatte, visto che non esiste nessuna po-
zione di adattamento P mente-a-mondo, 13 dire*
--A di causazione t sizione neutrale da cui osservare la relazione causale per vedere che
m x m e n t e ; ed &se non sono reci~rocamenteI<di~endenti. 1
&r-
'1
siano realmente soddisfatte? Tutto cib che possiamo avere P un'ag-
chi l'adattamento viene conseguito solamente quando causato dal- iunta degli stessi tipi di esperienze. Discuterb entrambi questi pro-
l'altro termine della relazione di adattamento, vale a dire dallo stato &emi pi6 avanti, il primo nel Capitolo 4 e il second0 alla fine di
di cose percepito. Si potrebbe dire o che P parte del contenuto del- questo capitolo.
l'esperienza visiva che il suo essere soddsfatta debba essere causato Un'altra differenza tra le forme di Intenzionaliti esemplificate grj8tl
I.,,,,,,.,q dal suo oggetto Intenzionale; oppure, pih goffamente ma pih preci-
1
L~ r Q r f L
75*:,4h,2
samente, che t parte del contenuto
_--__ -* --1- ,-..dell'es~ienza
.-- visivl c h ~ ~ ~ s u o
dalla percezione visiva e le altre forme di Intenzionaliti come cre- V l ;&\~
denza e desiderio t legata alle caratteristiche dell'aspetto o del pun-
*! --
{essere s o d d i
--Z__P-=a
s f a m e n a essere
---.----
-,=-
causato dal zcgyente s c a t ~di cose: il
NO oggetto Intenuonae esiste e lia qpelle caratteristiclie che ven-
to di vista sotto cui un oggetto viene osservato o altrimenti percepi-
to. Quando ho una rappresentazione di un oggetto Intenzionale in
gono presentate nell'esperienza visiva. E in questo senso che il con- credenza o desiderio, esso viene sempre rappresentato sotto qualche
tenuto Intenzionale dell'esperienza percettuale t causalmente auto- aspetto, ma in credenza e desiderio l'aspetto non P vincolato nello
referenziale. stesso mod0 in cui l'aspetto della percezione visiva t fissato dalle
L'introduzione della nozione di autoreferenzialiti causale di certi caratteristiche puramente fisiche della situazione. Per esempio, pos-
tipi di Intenzionalith - un'autoreferenzialith mostrata ma non detta so rappresentare un certo famoso pianeta sotto il suo aspetto di
- rappresenta un ampliamento fondamentale dell'apparato concet- "stella del mattino", oppure sotto il suo aspetto di "stella della se-
tuale di questo libro. L'osservazione semplice, e credo owia, che le ra''. Ma siccome YIntenzionaliti della percezione visiva viene realiz-
espErienze percettive sono causalmente autoreferenziali 2 il primo zata in un mod0 del tutto particolare, l'aspetto sotto cui perce iamo
passo di una serie di argomentazioni con cui attaccheremo un buon
numero di fastidiosi problemi filosofici - sulla natura dell'azione
f
gli oggetti delle nostre percezioni gioca un tip0 di ruolo dif erente
che negli altri stati Intenzionali. --- Nella percezione visiva !'aspetto
umana, sulla spiegazione del comportamento, sulla natura della cau- -..- ---
sotto cui un o g ~ e t t ovkne percepito e fissato d a J ~ ~ dt ovista e
sazione, e sull'analisi delle espressioni indessicali, per dirne solo al-
cuni. Una conseguenza immediata pub essere menzionata subito: 6
__
dalle altre caratteristiche
-- -----
fisiche della
. zi%azi_qne< percettuale-jn -cyi
Foggetto vienegerczito. Per esernpio, da una certa posizione non
abbastanza facile vedere come identiche esperienze visive possano possoA?ed~r6'Ec'fie 3lato3nistro della giardinetta. Per vedere la mac-
avere differenti condizioni di soddisfazione e percib differenti conte- china sotto qualche altro aspetto, dovrei alterare le caratteristiche
nuti Intenzionali. Due esperienze 'fenomenologicamente' identiche fisiche della situazione percettuale, per esempio camrninando attor-
possono avere contenuti diversi perch6 ogni esperienza t autorefe- no alla macchina oppure spostandola.
renziale. Supponiamo, per esempio, che due gemelli identici abbia- Inoltre, nei casi non percettuali, anche se l'oggetto Intenzionale
trpprcsentato sotto qualche aspetto, P comunque l'og-
wnir rappresentato e non solamente un suo aspetto.
l' ,y i o n a l e di una credenza o di qualche altro atteggiamento psicolo-
'> g ~ c ocome l'amore. E analogamente non c'P niente che impedisca a
aggio, questo P il motivo per cui non c'P niente di
icamcntc sospetto riguardo agli oggetti Intenzionali nel mio
considcrare il problema. L'aspetto sotto cui un oggetto vie-
nc rapprescntato non P qualcosa che sta tra noi e l'oggetto. Eppure
almcno in alcuni casi di percezione visiva la situazione non sembra
csscre affatto cosi semplice. Prendiamo in considerazione, per esem-
pio, il familiare esempio dell'oca/coniglio di Wittgenstein.6
I
(
un aspetto di essere un oggetto Intenzionale della percezione visiva.
Con l'accettare che un aspetto possa essere un oggetto Intenzionale,
sebbene tutta l'Intenzionalitd, compresa quella della percezione, sia
tale sotto qualche aspetto, possiamo capire come l'aspetto sia essen-
ziale ai fenomeni Intenzionali, anche quando non sia esso stesso
l'oggetto Intenzionale.
Un modo di riassumere l'approccio al171ntenzionalitddella perce- R,coKbo
zione sino ad ora descritto P quello di presentare una tavola dove= I
siano comparate le caratteristiche formali dei vari tipi di Intenziona-
litd discussi. A credenza, desiderio, e percezione visiva aggiungerb il
ricordo degli eventi del proprio passato, visto che condivide alcune
caratteristiche della percezione visiva (come il vedere, P causalmen-
te autoreferenziale) e alcune della credenza (come la credenza P una
In questo caso siamo portati a &re che in un certo senso l'oggetto rappresentazione invece che una presentazione). I verbi "vedere" e
Intenzionale P lo stesso sia nella nostra percezione dell'oca che nella "ricordare", a differenza di "desiderare" e "credere", non solarnente
nostra percezione del coniglio. Cid, sebbene abbiamo due esperienze implicano la presenza di un contenuto Intenzionale, ma anche che
visive con due diversi contenuti presentazionali, c'P soltanto un'im- quel contenuto sia soddisfatto. Se io vedo veramente uno stato di
magine sulla pagina davanti a noi. Ma in un altro senso diremmo che cose, ci deve essere qualcosa di pih della mia esperienza visiva; lo
il contenuto Inrenzionale dell'esperienza visiva P diverso nei due casi. stato di cose che P la condizione di soddisfazione dell'esperienza vi-
In un caso quello che vedo P un'oca disegnata, e nell'altro un coni- siva deve esistere e deve esserne la causa. E se veramente ricordo un
glio disegnato. Wittgenstein tiene testa a questa difficoltd- o piutto- evento l'evento deve esserci stato, e il suo esserci stato deve essere la
sto cerca infruttuosamente di tenerle testa - dicendo semplicemente causa del mio ricordarlo.
che questi sono usi differenti del v e r b "vedere". Questo non sembra Comparazione di alcune deNe carattmjtiche / o d i delPlntenzionalitd di ~sdwe,c h , deciderare e
tuttavia esserci di grande aiuto nel fare luce sulla relazione tra l'aspet- ricordare
e l'oggetto Intenzionale. 10 credo che la soluzione del nostro enig- Vedere Credere Desiderate Ricordare
stia nel notare che come possiamo letteralmente vedere oggetti,
bene li vediamo sempre sotto un certo aspetto, cosi possiamo let- N a m deb comp esperienza credenza desiderio ricordo
mente vedere aspetti di oggetti. Vedo letteralmente l'aspetto di nente Intenionale visiva
ca, e vedo letteralmente l'aspetto di coniglio del disegno che mi sta rappresen- rappresen-
Presenrazione o rap presentazione rappresen-
avanti. Seguendo il mio approccio, questo ci impegnerd a sostenere presentazione tazione tazione tazione
oi vediamo quegli aspetti sotto certi aspetti. Ma perch6 questo
dovrcbbe infastidirci? In realti accettando questa posizione si censer-
va il parallelismo con gli altri stati Intenzionali. Come gid abbiamo
visto, quando John ama Sally o crede qualcosa a proposit0 di Bill, P
DirQione di adam- mente-a-mondo mente-a-mondo mondo-a-mente mente-a-mondo
sempre sotto qualche aspetto cheJohn ama Sally, ed P sotto qualche mento
aspetto che John crede qualcosa a proposito di Bill, anche se non P
I
un aspetto l'oggetto dell'amore di John o quello della sua credenza. Diraione di causazio monba-mente nessuna nessuna mondea-mente
Ma bisogna aggiungere che niente gli impedisce di amare un aspet- ne m e d m i n a t a
to di Sally, o di credere qualcosa a proposito di un aspetto di Bill. dal contenuto Inten-
zionale
Vale a dire, niente impedisce a un aspetto di essere un oggetto In-
-
nostro aver padroneggiato una serie di capaciti culturali impregnate
di linguaggio. Per esempio, non t una mancanza de117apparatootti-
Nel mio sforzo di dare una descrizione del171ntenzionalitidella co del mio cane a impedirgli di vedere questa figura come la parola
percezione visiva spero di non farla sembrare pih semplice di quello "TOOT". In questo caso si direbbe che una certa padronanza con-
che realrnente 2. In questa sezione vorrei percib richiamare I'attenzio- cettuale k una precondizione dell'avere esperienza visiva; e casi co-
ne su alcune delle complessiti, anche se i casi di cui parlerb qui sono me questo suggeriscono che 171ntenzionalitidella percezione visiva
soltanto alcuni tra i rnolti enigmi della filosofia della percezione. t collegata in tutti i modi pi\i complicati ad altre forme di Intenzio-
P F P w z i o b ~ ~ Siamo di solito tentati di pensare, a1 modo di Hume, che le per-
& LI U G O W ~ ~ O naliti, come credenza e aspettativa, e anche ai nostri sistemi di rap-
cezioni ci arrivino immacolate e pure ris etto al linguaggio, e che
P
poi noi attacchiamo etichette tramite de inizioni ostensive ai risul-
tati dei nostri incontri percettivi. Questa immagine della situazione
presentazione, primo tra tutti il linguaggio. Sia la Rete degli stati
Intenzionali, che lo Sfondo delle capaciti mentali non-rappresenta-
zionali influiscono sulla ercezione.
6 2 invece falsa sotto molti aspetti. Prima di tutto c7til fatto familiare
'* che la percezione t una funzione dell'aspettativa, e le aspettative de-
f
Ma se la Rete e lo S ondo influiscono sulla percezione,
ppSS~~J~JTfiTqondizioni di so-zione
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--'--- come
I. SIGNIFICATO E INTENZIONALITA
.
L'approccio all'Intenzionalith che questo libro .
A . P decisa- w ? e o c c ~
propone
mente naturalistico; io penso a stati, processi ed eventi Intenzionali v * l ~ t k
LL w l c o
come
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parte della storia della nostra vita. biolo~ica
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in cui dieestione. crescita e Screzione di bile sono Darte della storia
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1. C't un doppio livello di Intenzionalith nell'esecuzione dell'atto affatto ottenere la loro comprensione. Ci sono di conseguenza due
linguistico, un livello dello stato psicologico espresso nella esecu- aspetti nelle intenzioni significanti, l'intenzione di rappresentare e
zione dell'atto, e un livello dell'Intenzione con cui l'atto t eseguito l'intenzione di comunicare. La discussione tradizi
che lo rende l'atto che t. Li chiameremo rispettivamente la "condi-
zione di sincerita" e la "intenzione signific'anteY7. Nella sua forma iflj/
pi6 generale il nostro compito t di c&tterizzare l'intenzione signi-
ficance, e una condizione di adeguatezza di tale caratterizzazione t
che dovrebbe spiegare questo doppio livello di Intenzionaliti.
2. Le condizioni di soddisfazione dell'atto linguistico e le condi-
zioni di soddisfazione della condizione di sincerith sono identiche. I1 ntazioni, ma si pub intender rappresen-
nostro approccio all'intenzione significante deve mostrare come comunicare. E per gli atti linguistici
questo venga ad accadere anche se le condizioni di soddisfazione con contenuto proposizionale e direzione di adattamento non t vero
dell'intenzione significante sono differenti sia dalle condizioni di l'inverso. Si pub intender rappresentare senza intender comunicare,
soddisfazione dell'atto linguistico sia dalle condizioni di sinceriti. ma non si pub intender comunicare senza intender rappresentare. 10
L'intenzione di fare un'affermazione, per esempio, t diversa dall'in-
tenzione di fare un'affermazione vera, e tuttavia l'intenzione di fare
un'affermazione deve g i i impegnare il parlante a fare un'affermazio-
P
non posso per esempio intendere informarti che sta iovendo senza
intendere che la mia enunciazione rappresenti, veri 'camente o fal-
samente, le condizioni del tempo.?
ne vera, e a esprimere la credenza nella veriti dell'affermazione che
sta facendo. In breve, la nostra seconda condizione di adeguatezza 2
che il nostro approccio all'intenzione significante deve spiegare co-
.I
4. H o dimostrato altrovd che ci sono cinque e solo cin ue cate-
gorie di b a a di atti illocutivi: assertivi, dbve diciamo (verr icamen-
te o falsamente) ai nostri ascoltatori come stanno le cose; direttivi,
me accada che, sebbene le condizioni di soddisfazione dell'intenzio- dove cerchiamo di fare in modo che essi facciano cose; commissivi,
ne significante non siano le stesse che le condizioni di soddisfazione dove ci impegniamo a fare cose; dichiarazioni, dove procuriamo
dell'atto linguistico o dello stato psicologico espresso, nondimeno il cambiamenti nel mondo con le nostre enunciazioni; ed espressivi,
contenuto dell'intenzione significante deve determinare sia che l'at- dove esprimiamo i nostri sentimenti e atteggiamenti. Questi cinque
to linguistico e le condizioni di sincerith abbiano le condizioni di tipi di punti illocutivi vengono trovati, per cosi dire, 'empiricamen-
soddisfazione che hanno, sia che essi abbiagio identiche condizioni te'. Gli atti linguistici che eseguiamo e incontriamo esibiscono esat-
di soddisfazione. Perch6 si d i il caso, per esempio, che la mia inten- tamente questi cinque tipi. Ma se veramente ci sono i cinque tipi di
zione di affermare che sta piovendo, che pub essere soddisfatta an- base, ci deve essere allora qualche ragi~nepi6 profonda per questo
che se non sta piovendo, determini nondimeno che il mio atto lin- 'Sc il modo in cui il.linguaggio rappresenta il mondo gur;'estensiq\
g u i s t i c ~sari soddisfatto se e solo se sta piovendo, e sari l'espressio- ne e realizzazione del modo in cui-la mente rappresenta il mondo,!
ne di una credenza che sari soddisfatta se e solo se sta piovendo? I allora questi cinque devono derivare da alcune caratteristiche fonda-
3. Abbiamo bisogno di una distinzione chiara tra rappresentazio- I
mentali della mente.
, ne e comunicazione. normale che un uomo che faccia un'afferma- L'IntenzionalitA della mente non solamente crea la possibiliti del
zione intenda sia rappresentare qualche fatto o stato di cose sia co- significato, ma limita anche le sue forme. Perchi mai, per esempio,
, municare questa rappresentazione ai suoi ascoltatori. Ma la sua in- abbiamo enunciazioni performative per scusarci, affermare, ordina-
tenzione di rappresentare non t la stessa cosa della sua intenzione di re, ringraziare, e congratularci - tutti casi in cui possiamo compiere
comunicare. I1 comunicare 2 qudcosa che riguarda il produrre certi un atto semplicemente dicendo che lo stiamo compiendo, vale a di-
1 effetti sui propri ascoltatori, ma si pub intender rappresentare qual- re rappresentando noi stessi nel compierlo - mentre non abbiamo
/ cosa senza preoccuparsi affatto degli effetti sui propri ascoltatori. Si
pub fare un'affermazione senza intender produrre convinzione o cre- ,I n6 potremmo avere un performativo, per esempio, per friggere un
uovo? Dicendo "Mi scuso" t possibile con questo fare l'atto di scu-
1 4‘'
siderazione nel Ca it010 3 (derivato a Wittgenstein). Supponiamo
che tu mi ordini lvciare la stanza. 10 potrei dire "Be', stavo per
1~1~1~121~3f
&nuv~cm
7 i VA
questa intenzione
l'ascoltatore. Vale di rappresentazione
a dire, debba
tutto quello che essere riconosciuta
l'intenzione dal-
di comunica-
zione aggiunge a cib che 2 stato stabilito fino ad ora 2:
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causasse lo stato di cose che rappresenta. Nel caso dei direttivi, dei sione di quello stato, sebbene owiamente io possa anche non riusci-
commissivi e delle dichiarazioni, invece, l'enunciazione funzioneri re a comunicare quella espressione; c i d , t possibile che il rnio
causalmente, se soddisfatta, in vari modi nella produzione dello sta- ascoltatore riconosca oppure no le mie intenzioni.
to di cose che rappresenta. Questa asimmetria t una conseguenza Supponiamo che parlante e ascoltatore abbiano convenuto che
della differenza nella direzione di adattamento. In una versione pre- quando il parlante solleva il braccio, questo deve valere come un
cedente di questa analisir usavo queste differenze causali invece di espressivo, vale a dire, come uno scusarsi per qualche stato di cose
trattare la direzione di adattamento come una caratteristica primiti- p. In questo caso le condizioni di soddisfazione dell'intenzione si-
va dell'rmrllysrmr. gnificante sono semplicemente e tautologicamente:
Lo specifico illocutivo di espressivi come scusarsi, ringraziare e (Questa intenzione in azione causa che il rnio braccio vada su e
congratularsi, t semplicemente di esprimere uno stato Intenzionale, l'andar su del rnio braccio t un'espressione di rimorso che pre-
la condizione di sinceriti dell'atto linguistico, rispetto a qualche sta- suppone chep.)
to di cose che si presuppone esistere. Quando per esempio mi scum L'intenzione di comunicazione, di nuovo, 2 semplicemente che que-
per averti pestato un alluce, esprimo il rnio rimorso per averti pesta- sta intenzione significante dovrebbe essere riconosciuta dall'ascolta-
to un alluce. Abbiamo visto nel Capitolo 1 che il rnio rimorso con- tore sul modello dei nostri casi precedenti, tranne che in questo ca-
tiene le credenze che ti ho pestato l'alluce e che sono responsabile so non c't nessuna intenzione di rappresentare, e di conseguenza
dell'averti pestato l'alluce, e il desiderio di non averti pestato l'allu- nessun problema sul riconoscimento da parte dell'ascoltatore delle
ce. Ma lo specifico dell'atto linguistico non t di esprimere le mie condizioni addizionali di soddisfazione imposte sull'enunciazione.
credenze e il rnio desiderio; I. di esprimere il rnio rimorso, presup- Possiamo ora brevemente stabilire come il nostro approccio af-
ponendo la veriti delle credenze. Sebbene le credenze abbiano con- fronti le nostre quattro condizioni di adeguatezza.
dizioni di soddisfazione con direzione di adattamento (condizioni di 1. e 2. In ciascuno dei primi quattro tipi di casi, in cui abbiamo
veriti) e il desiderio abbia condizioni di soddisfazione con direzione una distinzione tra la condizione di sinceriti sull'atto linguistico e
di adattamento (condizioni di realizzazione), l'atto linguistico, per l'intenzione con cui l'atto viene eseguito, la caratterizzazione dell'in-
quello che riguarda il suo specifico illocutivo, non ha nessuna dire- tenzione significante 2 tale da determinare che la stessa enunciazio-
zione di adattamento. Non sto nk cercando di sostenere che il tuo ne avri condizioni di soddisfazione. Ma in ciascun caso le condizio
alluce t stato calpestato, n t cercando di far si che sia stato calpesta- ni di soddisfazione dell'enunciazione imposte dall'intenzione signi-
to. Sebbene le presupposizioni abbiano condizioni di veriti, l'atto ficante sono le stesse delle condizioni di soddisfazione delle condi-
linguistico in quanto tale non ha nessuna direzione di adattamento zioni di sinceriti espresse. Nel caso degli assertivi, per esempio, si
e nessuna condizione addizionale di soddisfazione i m p ~ s t asu di lui. esegue un atto intenzionale di enunciazione e si intende anche che
Ma a questo punto, come analizzeremo la presupposizione? Esiste quella enunciazione abbia certe condizioni di soddisfazione. Ma
nella letteratura filosofica e linguistica un vasto numero di tratta- quelle condizioni di soddisfazione sono identiche alle condizioni di
menti della presupposizione, e io non sono in realti soddisfatto di soddisfazione della credenza corrispondente. Percib, si t compiuta
nessuno di quelli che conosco. Pu6 darsi che la presupposizione non un'azione che ci impegna ad avere una certa credenza. Non esiste
sia che un primitivo psicologico e che non possa essere analizzata alcun modo di produrre quell'enunciazione con quelle condizioni di
n t come una condizione di feliciti nell'esecuzione di un atto lingui- soddisfazione senza esprimere una credenza, perch: l'impegno del-
s t i c ~ n, t come un t i p di relazione logica simile ma non identico l'enunciazione t esattamente lo stesso che l'impegno di un'espres-
all'implicitazione. In ogni caso, per i fini della nostra discussione, la sione di credenza. Considerazioni simili si applicano ai direttivi, ai
tratterb semplicemente come una nozione primitiva. commissivi e alle dichiarazioni. Nel caso degli espressivi, l'intenzio
PoichC non c't, in generale, nessuna direzione di adattamento ne- ne significante 2 semplicemente di esprimere lo stato Intenzionale,
gli espressivi, non ci sono nemmeno condizioni di soddisfazione che cosi che non c't nessun problema a spiegare come l'enunciazione sia
non siano quella che l'enunciazione dovrebbe essere un'espressione un'espressione delle sue condizioni di sincerith. In ciascuno dei cin-
dello stato psicologico attinente. Se intendo che la mia enunciazio- que casi l'intenzione significante t diversa dalla condizione di since-
ne sia un'espressione di uno stato cosi e cosi, allora sari un'espres- riti (da cui il doppio live110 di Intenzionaliti), tuttavia, dove c't
una direzione di adattamento l'intenzione significante determina le
condizioni di soddisfazione dell'atto linguistico e che quelle condi- le espressioni di desiderio, del t i p "Se solo John venisse!", ma an-
zioni di soddisfazione siano le stesse che le condizioni di soddisfa- che in questi casi lo specifico illocutivo non & di ottenere l'adatta-
zione della condizione di sincerith. mento, ma semplicemente di esprimere lo stato.
3. In tutti i casi abbiamo esplicitamente isolato l'intenzione si- I casi pih complicati sono le dichiarazioni. Perchk non i? possibile
avere una dichiarazione del tipo "Con questo friggo un uovo" che
- 4. ~ o i cprimaria
gnificante dall'intenzione di comunicazione.
g kil significato linguistico 2 una forma di Intenzionalith produca la frittura di un uovo? Perchk qui si sono sorpassate le ca-
1 .c.-=x
derivata. le s ~ F j Z ~ s i t j isue
C-,&.7-l--c
l ~ Gm~tauon~
P
.-TP-TP
problema che sto ponendo 6 piii stretto. Di che cosa avrebbero bi-
sogno per arrivare dall'avere stati Intenzionali all'eseguire atti illo-
cutivi?
La prima cosa di cui i nostri esseri avrebbero bisogno per esegui-
aK'qq"T(
trcr q a -
re atti illocutivi 6 qualche mezzo per manifestare, per rendere pub-
,u6U,rll(, blicamente riconoscibili ad altri, le espressioni dei loro stati Inten-
zionali. Un essere che possa fare questo di proposito, vale a dire, un zione (per esempio, il modo indicativo) sari un sistema che per
essere che non esprima semplicemente i propri stati Intenzionali, convenzione impegni il parlante all'esistenza dello stato di cose de-
ma esegua atti con il pro osito di far conoscere ad altri i propri stati scritto nel contenuto proposizionale. La sua enunciazione, di conse-
P
Intenzionali, ha g i i una orma primitiva di atto linguistico. Ma non
ha ancora niente di cosi ricco come le nostre affermazioni, richieste,
guenza, procura all'ascoltatore un motivo per credere a quella pro-
posizione, ed esprime una credenza da parte del parlante in quella
o promesse. Un uomo che faccia un'affermazione fa qualcosa di piti proposizione. Ogni sistema convenzionale per indicare che l'enun-
del semplice far sapere che crede qualcosa; un uomo che faccia una ciazione deve avere la forza di un direttivo (ad esempio, il modo
imperativo) sari un sistema che per convenzione valga come un 7.
tentativo da parte del parlante di far si che I'ascoltatore compia l'at- RIFERIMENTI INTENSIONAL1 D I STAT1 INTENZIONALI
to descritto nel contenuto proposizionale. La sua enunciazione, di E A l T I LINGUISTIC1
conseguenza, procura un motivo all'ascoltatore per compiere l'atto,
ed esprime un desiderio del parlante che l'ascoltatore compia l'atto.
Ogni sistema convenzionale per indicare che I'enunciazione deve
avere la forza di un commissivo vale come un impegno da parte del
parlante a compiere l'atto descritto nel contenuto proposizionale. La
sua enunciazione, di conseguenza, crea un motivo al parlante per
compiere quell'atto, crea un motivo all'ascoltatore per aspettarsi che
il parlante compia l'atto, ed esprime un'intenzione da parte del par-
lante di compiere l'atto.
I passi necessari, dunque, per arrivare dal possesso di stati Inten-
zionali all'esecuzione di atti illocutivi convenzionalmente realizzati
sono: primo, la deliberata espressione di stati Intenzionali col pro- Nel Capitolo 1 facevo una distinzione tra 1'1ntenzionaliti-con-la-
posito di far sapere ad altri di averli; secondo, l'esecuzione di questi z e l'intensionaliti-con-la-s. Sebbene 1'IntenzionalitA sia una caratte-
atti per il raggiungimento degli scopi extralinguistici che gli atti ristica sia degli atti linguistici che degli stati mentali, e l'intensiona-
illocutivi normalmente servono; e terzo, l'introduiione di procedure lit; sia una caratteristica di alcuni stati mentali e di alcuni atti lin-
convenzionali che convenzionalizzino gli specifici illocutivi che cor- guistici, c'P una netta distinzione tra le due. Dimostravo inoltre che
rispondono ai vari scopi perlocutivi. P un errore confondere le caratteristiche dei riferimenti' di stati In-
tenzionali con le caratteristiche degli stati Intenzionali stessi, e in
particolare che P un errore supporre che poiche i riferimenti di stati
Intenzionali sono intensionali-con-la-s anche gli stati Intenzionali
stessi debbano essere intensionali-con-la-s. Questa confusione P par-
te di una confusione pih dilagante e fondamentale, e c i d la creden-
za che si possa analizzare il carattere dell'Intenzionaliti soltanto
analizzando le peculiariti logiche dei riferimenti di stati Intenziona-
li. 10 credo, a1 contrario, che tradisca una confusione fondamentale
il cercare di far luce sull'Intenzionaliti analizzando l'intensionalita.
fi importante tenere a mente che ci sono almeno tre differenti grup-
pi di problemi rispetto agli stati Intenzionali e rispetto a come essi
venpono riferiti nella ~roduzionedi enunciati intensionali: in primoL3
- 0 -
luogo, quali sono le ckatteristiche degli stati Intenzionali? (i capi-
w
toli 1-3 s6no stati dedi&ti a dscutere questo problema) ;fn secondo
delle parole che seguono "che" in contesti come "disse che", "crede Howard t un uomo onesto t asserita, mentre in una enunciazione
che", "teme che" ecc.; delle parole che seguono "se" in "si chiede seria e letterale della 1 la proposizione non 2 asserita. In breve, se il
se", "domanda se" ecc.; dello statuto delle parole che seguono il significato dell'intero t una funzione del significato delle parti, e se
v e r b in "vuole", "intende", "promette di" ecc. Nella discussione le parti rilevanti in 1 e 2 hanno lo stesso significato, e se le proprie-
che segue 6 importante tenere a mente la distinzione tra enanciati t i logiche di una enunciazione seria e letterale sono determinate dal
(che sono entiti sintattiche a cui si attacca normalmente un signifi- significato della frase enunciata, come u6 allora succedere che la 1
cat0 letterale), enunciazioni di enunciati (che sono atti linguistici di
un certo t i p minimale, c i d atti enunciativi), ed enunciazioni serie
P
e la 2 abbiano proprietd logiche cosi di ferenti?
Questo t un modello caratteristico di problemi filosofici: da una
e letterali di enunciati (che sono, quando hanno successo, atti lin- parte, intuizioni linguistiche molto potenti ci inducono a certe posi-
guistici di un t i p molto pih ricco, c i d atti iIIomtivi la cui forza zioni da senso comune, in questo caso che ci sia una perfetta sinoni-
illocutiva e contenuto proposizionale
m l c dipendono
i f p i &a d let-
- @ terale della frase che t stat2 enunciata). Tutti gli atti 11ocutivl sono
mia tra la parte che ci interessa della 1 e la 2; mentre, dall'altra
parte, argomenti molto forti sembrano militare contro il senso co-
a"i;: enunciativi, ma non l'inverso. E a ciascuno dei tre termini di mune. Credo che un'ap licazione della teoria degli atti linguistici ci
queste distinzioni si applica I'usuale differenziazione tipo-occorren- metteri in grad0 di sadhisfare le nostre intuizioni linguistiche dan-
za. do tuttavia una spiegazione delle diverse proprieti logiche di 1 e 2.
Qua1 6 esattamente lo statuto delle parole che seguono "chew nel A rischio di qualche ripetizione render6 ora esplicite quelle che
riferimento consider0 essere le varie condizioni di adeguatezza in qualsiasi ap-
1. Lo sceriffo crede che Mr. Howard sia un uomo onesto proccio ai riferimenti intensionali di stati Intenzionali. Ai fini della
e che cosa esce dal confront0 con lo statuto delle parole nell'affer- presente discussione ignorer6 i problemi dell'intensionaliti all'inter-
mazione no dei contesti modali, perch6 sollevano discorsi particolari che I O ~D ~I , ~ L O ~ J
2. Mr. Howard 2 un uomo onesto. v a R oltre lo scopo di questo libro. ADr6tJq1t7f H
.
%
:
.:
P.
%. ,
h %
?
Si potrebbe dire: perch6 mai dovremmo pensare di trovarci di fron-
rte a un problema? Non t forw owio che le vole che seguono
db
che" nella 1 significano esattamente lo stesso quello che signifi-
A. L'analisi dovrebbe essere consistente con il fatto che -ifi-
cati delle parole condivise
--.r--.-.-C--,-=.." . .S
in coppie
r=- -,
come 1
v ,-=--.
e--
2 sianogli steisre
- --- --w-g
che ~n enunciazioni serie e Tetterali dE clascuna esse siano usate con
@
C l ~ r Fl 10111
e~swcano nella 2? I1 motivo per cui esiste un problema particolare ri- ue li stessi significati. If;>.
spetto a casi come questi t che, da una parte, siamo ortati a dire
!
che le parole nella proposizione dipendente nella 1 mono essere
f%fDovrebbe dare una spiegazjpnqllcf+gpche nella 1 l'enunciato
- - -- F;roprieti
inserito non ha le* -stege -=-.
, r r 1r r n
- -*-., logigiche ha nella 2, vale a dire, (,uclcnF
usate e devono avere lo stesso significato con cui sono usate e che la 2 P esGsion2e, la 1 & intenslonale.
hanno nella 2 (come potremmo altrimenti essere capaci di com- (CJ~ovrebbeessere consistente con il fatto che t parte dei signi-p,,,,, .
prendere la I?); ma, d'altra parte, siamo anche portati a dire che in ficati di 1 e 2 che, in enunciazioni serie e letterali della 1, la proposi-
casi di questo t i p esse non possono essere usate con i loro signifi- zione che Mr. Howard 2 un uomo onesto non t asserita, mentre
cati ordinari perch6 le proprieti logiche delle parole che seguono nella 2 lo 2.
"che" nella 1 sembrano essere abbastanza differenti dalle proprieti (In una interpretazione naturale, Frege2 e i suoi seguaci rigettano
delle stesse parole nella 2. Secondo entrambi i nostri criteri, la 2 t la condizione A accettando invece la B e la C; Davidson3 e i suoi
estensionale, la 1 P intensionale. La generalizzazione esistenziaIe P seguaci accettano la condizione A rigettando invece la B e la C. 10
una forma valida di inferenza nella 2 (se la 2 t Vera allora ( 3 x ) ; dimostrerh che t possibile accettarle tutte e tre.)
( x t un uomo onesto)]; e la sostituzione di altre espressioni che si D. L'analisi dovrebbe fornire una spiegazione per altri tipi di@ &+rrrLlr;
riferiscono a110 stesso oggetto preserveri il valore di veriti nella 2 enunciati contenenti subordinate rette da "che", incluse quelle in
(per esempio, se Mr. Howard t un uomo onesto e Mr. Howard t cui vengono mantenute alcune e tutte le propried logiche, cosi co-
Jesse James, allora Jesse James P un uomo onesto). Nessuna di que-
ste condizioni tiene in generale per enunciati della forma 1. Inoltre, 3. g un fatto che Mr. Howard sia un uomo onesto
in una enunciazione seria e letterale della 2 la proposizione che Mr. (la 3 ammette sia generalizzazione esistenziale che sostituzione)
4. Lo sceriffo sa che Mr. Howard P un uomo onesto ginare una qualsiasi catena di ragionamento che possa convincermi
(la 4 implicita l'esistenza di Mr. Howard ma non permette sostitu- che le parole tra virgolette in 9 non siano esattamente le stesse pa-
zione) . role che occorrono dopo il numerale "2" nella 2, o che ci sia qual-
,,,,Q@ Intenzionali E. L'analisi dovrebbe applicarsi ad altri tipi di riferimenti di stati che nome proprio nella 9 oltre a1 nome "Howard". Ciononostante,
e atti linguistici che non impieghino subordinate rette r quanto possa sembrare una pura ostinazione da parte mia, mi
da "che" che includano un enunciato, ma usino infiniti, pronomi $merb per prendere in considerazione la posizione ortdossa. La us-/
interrogativi, il congiuntivo, cambi di tempo, e COS; via. Inoltre l'a- sola motivazione a questo mod0 di considerare le cose che io sia "6"2'01'G
nalisi dovrebbe funzionare non soltanto per l'inglese ma per qual- mai stato in grado di approfondire P il principio secondo cui se vo- &t-,
siasi linguaggio che contenga riferimenti di stati Intenzionali e atti gliamo parlare di qualcosa non possiamo mai mettere la cosa stessa
linguistici. Alcuni esempi sono: dentro un enunciato, ma dobbiamo metterci il suo nome o qualche
5. Bill vuole che Mr. Howard sia un uomo onesto altra espressione che le si riferisca. Eppure questo principio P, a mio
6. Bill disse a Sally di far si che Mr. Howard sia un uomo onesto parere, chiarissimamente falso. Se, per esempio, ti si domanda che
7. Sally teme che Mr. Howard sia un uomo onesto. s u ~ k c e v l'uccello
a che hai visto ieri, puoi dire "L'uccello faceva
(In molte lingue, come per esempio il francese, la copula in 7 do- questo suono: -", dove lo spazio va riempito con un suono e non
vrebbe essere a1 congiuntivo.)4 con il nome del suono. In un caso di questo tip0 un'occorrenza del
8. Mr. Howard disse che sarebbe diventato un uomo onesto suono stesso P parte dell'occorrenza dell'enunciazione e una consa-
(dove il "sarebbe" P in inglese a1 congiuntivo).5 pevolezza di quell'occorrenza di suono P parte della proposizione
Come primo passo verso un'analisi del discorso indiretto inco- espressa dal parlante e compresa dall'ascoltatore. Owiamentepossia-
minciamo considerando un tip0 pih semplice di riferimento. mo usare parole per riferirci ad altre parole. Possiamo dire "John ha
9. Lo sceriffo enuncib le parole "Mr. Howard P un uomo onesto". enunciato le parole che sono le ultime tre della riga 7 a pagina 11
, , , a Q o ~ a n ~Qua1 6 lo statuto delle parole tra virgolette nella 9? H o lungamente del libro", e usiamo qui una descrizione definita per riferirci a paro-
discusso in altro luogo6 contro la posizione (ancora!) ortdossa se- le; ma quando parliamo di parole raramente P necessario usare nomi
TE"'l''L
CLASSI C R
condo cui le virgolette attorno a una parola servono per farne una o descrizioni definite, perch6 possiamo quasi sempre prdurre le pa-
parola completamente nuova, il nome proprio della o delle parole role stesse. Le uniche eccezioni che io conosca a questo principio
tra virgolette. Secondo me, le parole che occorrono dentro le virgo- sono quei casi in cui P osceno, o sacrilego, oppure tab6 pronunciare
lette nella 9 sono esattamente le stesse parole che occorrono nella 2. le parole stesse; per esempio "la parola di Cambronne". In casi di
Se dovessi avere ualche dubbio a1 riguardo, una semplice ispezione questo tip0 abbiamo bisogno di un nome per la parola, ma normal-
9
visiva sarebbe su ficiente a rassicurarmi. Secondo la posizione tradi-
zionale, tuttavia, le parole della 2 non occorrono dentro le virgolette
mente non c'P bisogno di nessun nome, semplicemente ripetiamo la
parola.
nella 9 perch6 l'intera espressione, virgolette incluse, P un nuovo C'P un altro argomento contro la posizione secondo cui quando
nome proprio, il nome proprio dell'enunciato che occorre nella 2. mettiamo un'espressione tra virgolette creiamo un nuovo nome.
Secondo questa posizione arsofutamente nessuna parofa occorre dentro Spesso la posizione del passo virgolettato non permette nemmeno
le virgolette nella 9. A un occhio ingenuo, non awezzo alle sotti- l'inserzione di un nome o di qualche altro sintagma nominale. Si
gliezze dei testi di logica elementare, di certo numerose parole sem- noti percib la differenza tra "Gerald disse 'Prenderb in considera-
brerebbero occorrere tra le virgolette nella 9, come per esempio zione di concorrere per la presidenza"' e "Gerald disse che
<<Mr.","Howard", "*"e , e cosi via; ma, secondo la posizione ortdos- avrebbe 'preso in considerazione di concorrere per la presidenza' ".
sa, questo P un semplice accidente ortografico, nello stesso m d o in Nella seconda forma, se considerassimo la parte tra virgolette co-
cui P un accidente ortografico che "strofe" sembri occorrere in "ca- me formante un nuovo nome, un sintagma nominale, l'enuncia-
tastrofe". Secondo la posizione ortdossa, l'intero oggetto P un no- to diventerebbe non grammaticale, perch6 il contest0 "Gerald disse
me proprio, non contiene parole componenti e non ha nessuna che avrebbe" non permette un sintagma nominale dopo "avrebbe".
struttura interna. Secondo la posizione ortdossa l'originale sarebbe equivalente a un
10 trovo questa posizione francamente ridicola. 6 difficile imma- enunciato con la forma grammaticale di, per esempio
188
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22. The sheriff ordered Mr. Howard to be an honest man.
Ma la Dersona che riferisce (rebort) che faccia un'enunciazione seria
Lo sceriffo ordinb a Mr. Howard di essere un uomo onesto. , 1
.
V F R k'~ ~ Poichi la forza illocutiva assertiva L. rimossa dal contenuto pro-
r ', T ; Jpo~zionale
IrTerSlO
..- nella 1.s .
.__m_-U-s a 11, e poichi
----L -
.----- t l'impegno
--,comportato---nel-
Sl'menre la proposizione. e non soltanto la ~ r o ~ o s i z i o ncome
e tale.
valore di veriti del riferimento. Come Frege sapeva bene, in genera-
Y le, le sostituzioni che mantengano non soltanto lo stesso riferimen-
to ma anche lo stesso senso manterranno il valore di veriti anche in
contesti intensionali: fino a quando il contenuto proposizionale t
mantenuto dalla sostituzione, il valore di veriti rimane costante. Ma
l i dove due termini vengono normalmente usati per fare riferimen-
to (reference) a110 stesso oggetto e il senso dei due t differente, la
sostituzione dell'un termine all'altro pub alterare il contenuto della
proposizione e percib alterire il valore di veriti del riferimento (re-
* port) della proposizione. I1 valore di veriti della 2, d'altra parte, non
dipende da come viene identificato l'oggetto; altre identificazioni
man;enere si'a 1; condizione A chi la B, pr~ndiamoin considerazio- dello stesso oggetto preserveranno il valore di veriti.
ne prima la generalizzazione esistenziale e poi la sostituibiliti. Abbiamo spesso riferimenti parziali di contenuto, in cui colui
6EwF Pqkr:- Se le parole che ci interessano hanno lo stesso significato nella 2 che riferisce non si impegna alla totaliti della proposizione origina-
:Arlaw;
F.slr.rf
e nella 11 e la proposizione nella 2 viene ripetuta nella 11, come
le. Percib diciamo cose della forma
I ~ ~ L Fmai la generalizzazione esistenziale 6 una forma valida di inferenza
23. Non ti dirb esattamente quello che disse, ma lo sceriffo disse
nella 2 ma non nella 11?I1 parlante che fa una enunciazione seria e che Mr. Howard era un certo tip0 di uomo.
letterale della 2 non solamente esprime il contenuto proposizionale, Qui la forma del riferimento rende chiaro che colui che riferisce
ma lo mmice anche. L'asserzione lo impegna alle condizioni di veri-
non si impegna a ripetere la totaliti dell'originale.
t i della proposizione, e quelle condizioni di veriti includono l'esi- L'analisi che sto offrendo qui t in realti semplicemente un'espan- ~ r , , ~
stenza di un oggetto a cui ci si riferisce(refw) di proposito tramite sione degli appunti del Capitolo 1. Nei riferimenti di stati Intenzio- 01
l'enunciazione dell'espressione che gli fa riferimento ( refmce). Se nali si rappresenta una rappresentazione. E poichC il riferimento (re- h f ~
la 2 t Vera deve esistere un oggetto simile, e questo t il motivo per port) t della rappresentazione di base e non di cib che 2 rappresenta-
cui la generalizzazione esistenziale t una forma valida di inferenza. to da lei, gli impegni della rappresentazione di base possono essere
assenti dal riferimento; di conseguenza gli impegni ontologici della riguarderebbe in realti i linguisti pih che i filosofi del linguaggio:
prima possono essere assenti dal secondo. E visto che il riferimento come si regola il nostro approccio di fronte alla varieti di sistemi in
si costruisce ripetendo il contenuto proposizionale della rappresen- inglese e nelle altre lingue per indicare l'intensionaliti? Ho gii pre-
so in considerazione alcuni dei modi in cui l'inglese riferisce gli atti
* tazione originale, ogni sostituzione che alteri quel contenuto propo-
sizionale pub alterare il valore di veriti del riferimento, giacchi ver- linguistici indicativi, interrogativi e imperativi, e in ciascuno dei ca-
rebbe allora in esso presentata una rappresentazione differente.
Condizione D: viste le nostre risposte ai problemi che riguarda-
no le condizioni A, B, c C, come presentiamo una spiegazione unifi-
r=
si abbiamo visto, sebbene pih singolarmente r i riferimenti di in-
terrogativi e imperativi, una separazione tra orza illocutiva +#a
e contenuto proposizionale nletuto. Per estendere - e percib mettere
cata delle subordinate rette da "che" ecc.? Vale a dire, se le subordi- alla prova - l'approccio di questo capitolo, si vorrebbe conoscere
nate rette da "che" sono in generale presentazioni dimostrative di come la forza illocutiva e il contenuto proposizionale vengano indi-
contenuti proposizionali, allora come spieghiamo il fatto che alcune cati in una varieti di altre lingue, e come la distinzione tra contenu-
to proposizionale e forza illocutiva venga ra presentata nei riferi-
sono intensionali e altre estensionali?
Che la subordinata sia estensionale o intensionale dipende com- P
menti di enunciazioni in quelle lingue. Una orma sintattica parti-
colarmente interessante, che esiste in inglese e in molte altre lingue,
pletamente dal contenuto semantic0 del resto dell'enunciato. Percib
le differenze tra enunciati delle forme 2 la forma che il francese chiama "style indirecte libre". Consideria-
1. Lo sceriffo crede che Mr. Howard sia un uomo onesto mo
e- She (Louisa) could not bear to think of her lofty, spiritual sister
3. fi un fatto che Mr. Howard sia un uomo onesto degraded in the body like this. Mary was wrong, wrong, wrong:
dipendono completarnente dalla differenza in significato tra "Lo she was not superior, she was flawed, incomplete.
sceriffo crede chewe "fi un fatto che". Entrambi gli enu~ciatiyen- (D.H. Lawrence, Daughters ofthe Vicar)g
gono usati letteralmente per fare asserzioni, ma mentre "E un fatto I1 secondo enunciato 2 il riferimento di uno stato Intenzionale; l'au-
c F----
._- i m p j g n a i1 parlante all'asserzione della roposizio~esubordj- tore non ci sta dicendo che Mary aveva torto, torto, torto, ma che
nata, "Lo sceriffo crede che" non lo fa. La f;- di erenza tra lo statuto Louisa pensava che lei avesse torto, torto, torto. La complessiti dell'e-
ZeIra prop&s<zionEP S p r w F u T g ; - c ' a s oe nell'altro dipende unica- sempio deriva da tre aspetti: primo, sebbene l'enunciato sia un riferi-
mente dal resto dell'cnunciato, e non ci richiede di postulare due mento di stato Intenzionale, sta da solo e non 2 inserito in un'altra
tipi differenti di subordinate rette da "chew. Ulteriore evidenza sul proposizione (da cui "libre" in "style indirecte libre"); in secondo
fatto che lo statuto dell'occorrenza della subordinata 2 il medesimo luogo, ha alcune caratteristiche del discorso diretto - dobbiamo pren-
2 data dal fattp che i due enunciati permettono riduzioni congiunti- ' dere il "torto, torto, torto" come cib che con quelle parole Louisa sta
ve del t i p "E un fatto che, e Jones crede che Mr. Howard sia un pensando tra & e &; ma in terzo luogo ha anche alcune caratteristi-
uomo onesto". che del discorso indiretto come il cambiamento di tempo - dobbiamo
~ F H\R a1 Un caso intermedio ci viene dato dalla 4. "Sa che", cosi come pensare che Louisa si dica "Mary ha torto, torto, torto", ma questo
S W C as.^.
~ cc viene riferito come "Mary aveva torto, torto, torto".
prova che" e "vede che" sono sicuramente verbi Intenzionali, ma
oltre a caratterizzare 1'Intenzionaliti dello stato o atto della persona Questo capitolo ha preso in considerazione soprattutto i riferi-
di cui si riferisce, essi sono tutti verbi di 'successo'. Per questi con- menti intensionali di stati Intenzionali e atti linguistici, i cosiddetti
testi t valida la forma di inferenza che arriva all'esistenza degli og- riferimenti de dido. Ma che dire di quei riferimenti dove l'occorren-
etti a cui ci si riferisce (refer) di proposito nella subordinata; e af- za di alcune delle espressioni a1 loro interno t estensionale, i cosid-
fermazioni della forma "X sa chep, X vede chep, X ha provato detti riferimenti da re? "Bush crede che Reagan sia presidente" 2 da
che p" tutte implicitano p. Per questi contesti, tuttavia, la sostitu- i dcto e intensionale. Pub essere vero anche se salta fuori che Reagan
zione non mantiene il valore di veriti perch6 l'identiti del contenu- non t mai esistito. Ma che dire di
! Reagan t creduto da Bush essere presidente
to di cib che 2 saputo, rovato, o visto dipende almeno in parte
f
dall'aspetto sotto cui i re erenti sono saputi, provati o visti. 1
i
odi
Reagan 2 tale che Bush crede che lui sia presidente?
Una risposta completa alla domanda che riguarda la condizione E
Riferimenti come questi sono de re, e a1 loro interno l'occorrenza di 8.
I SIGNIFICATI S O N 0 NELLA TESTA?
(! ;
drebbe pih o meno a questo modo: fino al 1750 "acqua" aveva lo
2. L'estensione di "olmo" nel mio idioletto # l'estensione di ;stesso significato sia sulla terra che sulla terra gemella e aveva la
"faggio" nel mio idioletto. stessa estensione. Dopo che fosse stata scoperta l'esistenza di due
Come so che la 2 P vera? Owiamente perch6 differenti composizioni chimiche, una per la terra e una per la terra
3. 10 so che i faggi non sono olmi e che gli olmi non sono faggi. gemella, ci ritroveremmo a dover scegliere. Potremmo definire "ac-
E come so questo? Lo so perch6 so che olmi e faggi sono due divwse qua" come H 2 0 , che P quello che abbiamo in realti fatto; oppure
specie di alberi. Per quanto imperfetta sia la mia presa dei rispettivi potremmo dire semplicemente che ci sono due ti i di acqua, e che
concetti, ho almeno abbastanza conoscenza concettuale da sapere
che sono due specie distinte. Ma proprio per questa ragione,
P
l'acqua sulla terra gemella P costruita in modo di ferente dall'acqua
sulla terra. C'P indubbiamente qualche sostegno a queste intuizioni.
4. La numero 3 esprime conoscenza concettuale. Supponiamo per esempio che ci sia stato un gran viavai tra la terra
Se una simile conoscenza non 2 conoscenza concettuale, niente lo 2. e la terra gemella, cosi che probabilmente i parlanti hanno cono-
Di conseguenza, sciuto entrambe. Sembra allora probabile che costruiremmo l'acqua
5. Contrariamente alla 1, il mio concetto di "olmo" # il mio come ora costruiamo la giada. Cosi come ci sono due tipi di giada,
concetto di "faggio". nefrite e giadeite (esempio di Putnam), ci sarebbero due tipi di ac-
Nella sua pih importante e influente seconda dimostrazione Put- qua, H 2 0 e XI'Z. Sembra inoltre che pagheremmo un prezzo mol-
VkFF nam cerca di mostrare che anche la collettivitl degli stati Intenzio- to alto per accettare le sue intuizioni. Un numero molto grande di
nali dei parlanti potrebbe essere insufficiente per determinare l'e- cose ha l'acqua come una delle sue componenti essenziali, cosi che
stensione, perch6 ci potrebbero essere due comuniti con lo stesso se la sostanza sulla terra gemella non P acqua presumibilmente allo-
insieme di intensioni collettive ma con estensioni differenti. Imma- ra il loro fango non P fango, la loro birra non t birra, la loro neve
giniamo che in una lontana galassia ci sia un pianeta molto simile non P neve, il loro gelato non 2 gelato ecc. Se prendiamo la cosa in
a1 nostro con persone simili a noi che parlano una lingua indistin- mod0 veramente serio, sembra allora che la loro chimica debba esse-
guibile dall'inglese. Immaginiamo tuttavia che su questa terra ge- re radicalmente differente. Quando guidiamo l'auto sulla nostra ter-
mella la sostanza che essi chiamano "acqua" sia percettivamente in- ra otteniamo H 2 0 , CO e C 0 2 come prodotti della combustione di
distinguibile da quella che noi chiamiamo "acqua", ma che abbia di idrocarburi. Che cosa dovrebbe uscire dalla macchina sulla terra ge-
fatto una composizione chimica diversa. Cib che viene chiamato mella? Penso che un difensore della posizione tradizionale potrebbe
"acqua" sulla terra gemella P un composto chimico molto comples- anche far notare che P singolare che Putnam assuma che "H20" P
so, la cui formula sari abbreviata con "XYZ". Secondo le intuizioni fisso e che "acqua" t problematico. Potremmo ugualrnente bene
di Putnam, l'espressione "acqua" sulla terra nel 1750, prima che immaginare casi in cui H 2 0 P leggermente diversa sulla terra e sul-
nulla fosse scoperto sulla composizione chimica dell'acqua, si riferi- la terra gemella. Non voglio tuttavia portare avanti queste intuizio-
va ad H 2 0 ; e "acqua" sulla terra gemella nel 1750 si riferiva a ni alternative a quelle di Putnam; accetterb invece le sue intuizioni
XYZ. Di conseguenza, anche se sia sulla terra sia sulla terra gemel- per gli scopi della dimostrazione e continuer6 con la sua spiegazio-
la t u t u la gente era nel medesimo stato sicologico rispetto alla ne positiva di come venga determinata l'estensione.
parola "acqua", essi avevano estensioni dif /'erenti, e perci6 Putnam Secondo la teoria di Putnam l'estensione di un termine generale
conclude che gli stati psicologici non determinano l'estensione. come "acqua" - e quindi nella sua teoria questo P vero di tutti i
L O T RQ
La maggior parte di coloro che hanno criticato l'argomento di termini generali - viene determinata indessicalmente come segue.
pS p R q Putnam hanno messo in dubbio le sue intuizioni rispetto a quello Noi identifichiamo un tip0 di sostanza come acqua grazie a certe
GGrlg,L5 che potremmo dire sull'esempio della terra gemella. La mia strate- caratteristiche di superficie. Esistono cose del t i p che l'acqua P un
gia sari invece di accettare comvletamente le sue i n t u i w i liquid0 chiaro, insapore, incolore ecc. I1 punto cruciale P che l'esten-
sione della parola "acqua" viene percib determinata come qualsiasi
*I---P__I- cosa sia identica in struttura con la sostanza cosi descritta, qualsiasi
piccola digressione e p r e n r considerazione quello che i teorici cosa questa struttura sia. Percib, second0 la sua spiegazione, il moti-
tradizionali direbbero sull'esempio qui presentato. Penso che an- vo per cui "acqua" sulla terra gemelh ha un'estensione differente da
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dobbiamo ora esplorare. Le assunzioni emergono quando dice: tica in struttura con questa sostanza, e poich6 stanno avendo espe-
Per queste parole (indessicali) nessuno ha mai suggerito la teoria rienze assolutamente identiche, Putnam suppone che non possiamo
spiegare nei termini dei loro contenuti mentali come mai "acqua"
tradizionale che "l'intensione determina l'estensione". Prendendo
abbia sulla terra un'estensione differente da quella che ha sulla terra
il nostro esempio dePla terra gemella: se io ho un DoppeLganger
gemella. Se le loro esperienze sono le stesse, come possono i loro
sulla terra gemella, allora quando io penso "Ho ma1 di testa", egli contenuti rnentali essere differenti? Secondo la spiegazione dell'In-
pensa "Ho ma1 di testa". Ma l'estensione della particolare occor-
tenzionaliti proposta in questo libro, la risposta al problema 1. sem-
renza di 'io' nel suo pensiero verbalizzato 1. egli stesso (o la sua plice. Setlbene essi abbiano esperienze visive assolutamente identi-
classe uniti, per essere precisi), mentre l'estensione dell'occorren-
che nella situazione in cui "acqua" 1. per ognuno identificata indes-
za di 'io' nel mio pensiero verbalizzato 2 me (o la mia classe uniti,
sicalmentr, essi non hanno contenuti Intenzionali assolutamente
per essere precisi). Percib la stessa parola, 'io', ha due estensioni
identici. A1 contrario, i loro contenuti Intenzionali possono essere
differenti in due idioletti differenti; ma non ne consegue che il
differenti perch6 ogni contenuto Intenzionale 1. causalmente autore-
concetto che io ho di me stesso sia in qualche mod0 differente
ferenziale nel senso che ho g i i spiegato. La definizione indessicale
dal concetto che il mio Doppelganger ha di se stesso.4
Questo passaggio rende chiaro che Putnam suppone sia che la posi- di "acqua" data da Jones sulla terra pub essere analizzata come se-
gue: "acqua" 1. definita indessicalmente come qualsiasi cosa sia
zione tradizionale, che cib che 1. nella testa determina l'estensione,
identica in struttura con la sostanza che causa querta esperienza visi-
non possa essere applicata agli indessicali, sia che se due parlanti, io
e il mio Dopplganger, hanno stati mentali assolutamente identici, i va, qualunque ne sia la sr.ruttura. E l'analisi per Jones gemello sulla
terra gemella 1.: "acqua" 1. definita indessicalmente come qualsiasi
loro stati dwono avere le stesse condizioni di soddisfazione. Credo
cosa sia identica in struttura con la sostanza che causa querta espe-
che entrambe queste assunzioni siano false. Vorrei dimostrare, pri-
rienza visiva, qualunque ne sia la struttura. Cosi in entrambi i casi
mo, che se per "intensione" intendiamo il contenuto Intenzionale
abbiamo esperienze assolutamente identiche, enunciazioni assoluta-
allora l'intensione di un'enunciazione di un'espressione indessicale mente identiche, ma di fatto in entrambi i casi viene significato
precisamente determina l'estensione; e, secondo, che nei casi percet- qualcosa di differente. Vale a dire, in ciascun caso le condizioni di
tivi due persone possono essere in stati mentali assolutamente iden- soddisfazione stabilite dal contenuto mentalc (nella testa) sono dif-
tici, e ciononostante possiamo sempre supporre che un uoma e il ferenti per l'autoreferenzialiti causale delle esperienze percettive.
suo Doppelgnger possano essere assolutamente identici fino all'ulti- Questa spiegazione non ha la conscguenza che parlanti diversi sul-
ma microparticella, e che tuttavia i loro contenuti Intenzionali pos-
la terra debbano voler dire qualcosa di diverso con "acqua". La mag-
sano ancora essere differenti; essi possono infatti avere differenti gior parte delle persone non va in giro battezzando generi naturali;
condizioni di soddisfazione. Sia 1'IntenzionalitA percettiva che l'in-
esse intendono semplicemente usare le parole per significare e riferir-
dessicalitd sono casi di autoreferenzialiti del contenuto Intenzionale si a qualsiasi cosa la comuniti in senso largo, cornpresi gli esperti, usi
o semantico. Esploreremo l'autoreferenzialiti delle proposizioni in-
le parole per significare e riferirsi. E anche quando ci sono simili bat-
dessicali piti avanti in questo capitolo. Per gli scopi del momento 2
tesimi pubblici essi comportano normalmente che i artecipanti con-
sufficiente ricordarci dell'autoreferenzialiti causale dell'esperienza
percettiva che abbiamo esplorato nei Capitoli 2 e 4, e mostrato
l
dividano esperienze visive e d'altro t i p , dei generi scussi nel Capi-
tolo 2. Ma la spiegazione non ha la conseguenza che, nel dare defini-
quanto sia importante per l'argomento della terra gemella. zioni identiche, parlanti diversi possano significare qualcosa di diverso
Supponiamo che Jones sulla terra nel 1750 identifichi indessical- perch6 i loro contenuti Intenzionali sono autoreferenziali all'occor-
mente e poi battezzi qualcosa come "acqua", e che anche Jones ge- renza delle esperienze Intenzionali. Concludo percib che anche accet-
me110 sulla terra gemella identifichi qualcosa indessicalmente e lo tando tutte le sue intuiziorii - e molte non le accetteremo - gli argo
battezzi come "acqua". Supponiamo anche che essi abbiano conte- menti di Putnam non mostrano che i significati non sono nella testa.
nuti mentali assolutamente identici ed esperienze visive e di altro A1 contrario, egli ci ha offerto una spiegazione Intenzionalistica alter-
tip0 assolutamente identiche quando compiono l'identificazione in- nativa, basata sulle presentazioni indessicali, dei significati di una cer-
dessicale. Ora, poich6 essi danno le stesse assolutamente identiche ta classe di termini generali.
definizioni, c i d "acqua" viene definita come qualsiasi cosa sia iden-
11. ESISTONO CREDENZE DE RE IRRIDUCIBILI?5
re irriducibili. In primo luogo sembra proprio esserci una classe di
Non ho mai visto un'espressione chiara e precisa di che cosa credenze che siano irriducibilmente relative a oggetti, ci& credenze
esattamente debba essere la distinzione de dictolde re quando appli- che mettono in relazione il credente con un oggetto e non semplice-
cata agli atteggiamenti proposizionali. Esistono forse tante sue ver- mente con una proposizione, e sono in questo senso de re piuttosto
sioni quanti autori sull'argomento, e sicuramente le nozioni sono che de dicto. Per esempio, supponiamo che George Bush creda che
andate assai oltre i significati letterali latini, "di parole" e "di cose". Ronald Reagan sia presidente degli Stati Uniti. Questo t chiara-
Supponiamo di credere, come faccio io, che tutti gli stati Intenzio- mente un fatto che riguarda Bush, ma nelle circostanze adatte non i.
nali siano interamente costituiti dal lor0 contenuto Intenzionale e forse altrettanto chiaramente un fatto che riguarda Reagan? Non 6
dal lor0 mod0 psicologico, entrambi i quali sono nella testa. In una. un semplice ed evidente fatto che riguarda Reagan che Bush creda
spiegazione di questo tipo tutte le credenze saranno de dicto. Esse che lui sia presidente? Non c't inoltre nessun modo di spiegare il
sono completarnente "Yndividuate dal lor0 contenuto Intenzionale e fatto nei semplici termini di fatti che riguardano Bush, compresi i
dal lor0 modo psicologico. Alcune credenze, tuttavia, riguardano in fatti che lo mettono in relazione con le proposizioni. I1 fatto in que-
veriti anche oggetti reali nel mondo reale. Si potrebbe dire che si- stione viene espresso da una proposizione del tipo
mili credenze siano credenze de re, nel senso che si riferiscono a og- Riguardo a Reagan, Bush crede che lui sia il presidente degli Sta-
getti reali. Le credenze de re sarebbero percil, una sottoclasse delle ti Uniti
credenze de dicto, nello stesso senso in cui le credenze vere sono una o, piii pretenziosamente,
sottoclasse delle credenze de dicto, e il termine "credenza de ditto" Reagan t tale che Bush crede di lui che sia il presidente degli
sarebbe ridondante perch6 significherebbe semplicemente credenze. Stati Uniti.
In una posizione di questo tipo, la credenza che Babbo Natale Proposizioni di questo tipo, che descrivono credenze de re, permet-
venga la notte di Natale, e la credenza che De Gaulle sia stato pre- tono la quantificazione all'interno dei "contesti di credenza"; vale a
sidente della Francia sono entrambe de dicto e la seconda 6 anche de dire, ciascuna permette un'inferenza verso
re perch6 riguarda oggetti reali, De Gaulle e la Francia. ( 3 X) (Bush crede (3~t presidente degli Stati Uniti) di x )
Con un approccio di questo genere alla distinzione de re / de dicto Secondo opinioni accettate, sia la nostra teoria logica che la nostra
non avrei nulla da obiettare. Ma molti approcci a1 problema nella teoria della mente ci spingono a una analisi di questo tipo.
letteratura filosofica dall'articolo iniziale di QuineG in poi avanzano In secondo luogo, c't chiaramente una distinzione tra gli at-@
una tesi molto piii forte: l'idea intuitiva t che in aggiunta alla classe I r t t l u r 1 teggiamenti proposizionali diretti verso oggetti particolari e quelli
delle credenze de dicto che sono completamente individuate dal lor0 che non lo sono. Nell'esempio di Quine, 6 necessario fare una di-
contenuto e modo, esista una classe di credenze per le quali quello stinzione tra il desiderio che un uomo potrebbe avere di uno sloop,
che sta nella testa t insufficiente a individuare le credenze, perch6 che un qualsiasi vecchio sloop potrebbe soddisfare, e il desiderio che
credenze di questo tipo comportano relazioni tra i credenti e gli og- un uomo potrebbe avere diretto verso uno sloop particolare, lo sloop
getti come parte dell'identiti della credenza. Credenze di questo ti- Nellie ormeggiato nel porto degli yacht di Sausalito. Nel primo de-
po non sono una sottoclasse delle credenze de dicto, ma sono irridu- siderio (de dicto), l'uomo cerca - come dice Quine - un semplice
cibilmente de re. Credenze puramente de dicto potrebbero essere pos- "ristoro dalla mancanza di slooppiti", nel secondo desiderio (de re)
sedute anche da un cervello dentro un barattolo; sono indipendenti il desiderio dell'uomo lo mette in relazione con un oggetto partico-
da come il mondo t di fatto. Ma le credenze de re, secondo questa lare. La differenza secondo Quine 2 espressa nei due enunciati che
posizione, sono relazioni tra i credenti e gli oggetti; per loro, se il seguono:?
mondo fosse per certi aspetti differente, le credenze stesse sarebbero de dicto: Desidero che ( 3 x) (x 6 uno sloop & ho x)
differenti, anche quando quello che sta nella testa rimanesse immu- de re: ( 3X) (X t uno sloop & desidero che io abbia x )
tato. Terzo, e credo piii importante, ci dovrebbe essere una classe di cre-@
Ci sono, per quello che posso dire, tre gruppi di considerazioni denze che contengano un elemento "contestuale", "nonconcettua-
che possono rendere inclini alla posizione che esistano credenze de ley', e che per questa ragione non sono soggette a una spiegazione
@l1r4linternalista o de dicto. Come scrive Tyler Burge: "Una credenza de
re 2 una credenza la cui corretta attribuzione pone un credente in sando un cappello rosso, ma non vediamo l'uomo abbastanza bene
un'appropriata rclazione nonc~nc~ttuale contestuale con gli oggetti da descriverlo o immaginarlo in mod0 tale da individuarlo piena-
che essa riguarda... I1 punto cruciale i. che la relazione non i. sempli- mente. Naturalmente, potremmo individuarlo ostensivamente con
cemente quella di concetti che siano concetti deII'oggetto - concetti l'aiuto delle descrizioni che possiamo applicare, ma non c'i. nessuna
che lo denotano o gli si applicano" (il primo corsivo i. mio). Secon- ragione di credere che possiamo sempre descrivere o concettualizza-
do Burge simili credenze non possono essere caratterizzate comple- re le entith o posizioni spazio-temporali su cui confidiamo nella no-
tamente o esaustivamente nei termini dei lor0 contenuti Intenziona- stra dimostrazione."
li perch;, per come la mette lui, ci sono elementi contestuali, non- Trovo questo passaggio estremamente rivelatorio, perch6 non di-
concettuali, che snno cruciali per l'identith della credenza. ce assolutamente niente sul contenuto Intenzionale dell'esperienza
10 credo che a tutte e tre queste ragioni si possa dare risposta visiva stessa che in questo caso 2 parte del contenuto della credenza.
Una volta che tu abbia capito che l'es erienza visiva ha un contenu-
piuttosto vclocemente, e che tutte e tre comprendano varie nozioni
confuse di Intenzio~lalith.Incomincio con il terzo gruppo di ragio- P
to proposizionale causalmente putore erenziale, non c'i. bisogno che
ti preoccupi del "descrivere" o del "concettualizzare" alcunch6 in
ni, perch6 una discussione su di loro prepara la via per una discus-
sione sui primi due gruppi; e limiterb le mie note a Burge perch6 parole per poter individuare l'uomo: il contenuto Intenzionale del-
egli dA l'esposizione pih forte da loe conosciuta dalla tesi de re. l'esperienza visiva lo ha gih fatto. Nella mia prospettiva il contenu-
fi implicit0 nell'approccio di urge un contrast0 tra il concettua- to Intenzionale (de dicto) dell'esperienza visiva individua l'uomo, e
quel contenuto 2 parte del contenuto (de dicto) della credenza. I1
le e il contestuale. Una credenza pienamente concettuale i. de dicto e
completamente analizzabile in termini generali. Una credenza con- contenuto Intenzionale de dicto rilevante della credenza pub essere
testuale i. parzialmente identificata tramite relazioni tra il credente e espresso come segue:
gli oggetti nel mondo, ed 2 di conseguenza 'te re. La sua strategia 2 (C'2 un uomo lh che causa questa esperienza visiva e quell'uomo
di dimostrare tramite esempi che ci sono credenze che non sono indossa un cappello rosso.)
pienamente concettuali, ma sono contestuali. Concordo sul fatto In un caso come questo gli elementi "contestuali" sono certamente
che ci siano credenze che non sono pienamente conccttuali nel sen- presenti, ma sono pienamente internalizzati nel senso che sono par-
so che non consistono di descrizioni vcrbali in termini generali, ma te del contenuto Intenzionale. Si noti che questa credenza de dicto ?
questo non mostra che esse siano contestuali o de re nel suo senso. del tutto sufficiente a individuare qualsiasi presunta analoga de re,
In aggiunta alle due opzioni di "concettuale" o "contestuale" esiste ma 2 a110 stesso tempo consistente con l'ipotesi che lh non ci sia
una terza possibi1ith;-ci sono forme di Intenzionalith che non sono assolutamente nessun uomo. Potrebbe avere una credenza di questo
generali ma particolari e sono tuttavia interamente nella testa, inte- tip0 anche un cervello in un barattolo. Si potrebbe obiettare che
ramente interne. L'IntenzionalitA pub contenere elementi autorefe- questa analisi ha la conseguenza che 2 per principio impossibile che
renziali sia del tip0 causale che abbiamo considerato nella nostra due diverse persone abbiano la stessa credenza percettiva. In realth
discussione su percezione, memoria, percezione e azione, sia del tip0 non abbiamo affatto una conseguenza come questa, perch6 lo stesso
indessicale a cui ho alluso brevemente nella discussione su Putnam, uomo pub essere parte delle condizioni di soddisfazione di due cre-
e di cui parlerb ancora nel seguito di questo capitolo. Una compen- denze percettive differenti; e pub anche essere parte del contenuto
sione apgropriata dell'autorcferenzialith di ccrtc forme di- ~rGenzio- di due credenze percettive che esse debbano avere esattamente lo
naliih R, ~ ~ e dsufficiente
o, a spiegare p t t i gli esempi fatti da Burge stesso uomo come parte delle loro condizioni di soddisfazione. Per-
di pretese credenG7dere, perch6 in ciasiun caso si"pu4 mostrare
w - - - che t
cib, nel caso di esperienze visive condivise, posso credere non sol-
sil contenuto Intenzionale spiega completamente il contenuto-della tanto che io v e d ~un uomo e che tu vedi un uomo, ma anche che
cre'idE~za."Bquesfonon i. che un altro modo di dire che, nel senso stiamo entrambi vedendo lo stfiso uomo. In un caso di questo t i p ,
pertinente, la credenza i. de dicto. le condizioni di soddisfazione non richiederanno soltanto che ci sia
Nel suo primo esempio c'i. un uomo che viene visto arrivare da un uomo che causa la mia esperienza visiva, ma anche che quello
lontano in una nebbia vorticosa. Di questo esempio dice "Si pub stesso uomo stia causando la tua esperienza visiva. Naturalmente le
I
dire plausibilmente di noi che crediamo di lui che egli stia indos- nostre credenze saranno diverse nel senso banale che ogrii contenuto
percettivo autoreferenziale fari riferimento a una particolare occor-
renza e non a occorrenze qualitativamente simili; ma questo P un
' dizioni di soddisfazione, ma non lo fanno formando condizioni pu-
ramente generali bensi piuttosto indicando relazioni in cui la base
risultato che vorremmo comunque, perch6 uando tu e io condivi- delle condizioni di soddisfazione deve stare con lo stato o evento
1
diamo un'esperienza visiva, quello che con vidiamo P un insieme
comune di condizioni di soddisfazione e non le stesse occorrenze di
Intenzionale stesso.
La diagnosi, percib, dell'errore compiuto dai teorici del de re che
esperienze visive. La tua esperienza sari numericamente differente si basano su credenze percettive o indessicali & questa che segue:
dalla mia anche se esse possono essere qualitativamente simili. essi capiscono in modo corretto che esiste una classe di credenze che
La classe successiva che Burge prende in considerazione P quella non possono essere spiegate in termini puramente generali. Capi-
degli indessicali. I1 suo esempio P di un uomo che creda del mo- scono anche che queste credenze dipendono da caratteristiche conte-
mento attuale che esso P nel ventesimo secolo. Ma questo va sog- stuali, e a questo punto suppongono erroneamente che queste carat-
getto a un'analisi Intenzionalistica formalmente simile a quella che teristiche contestuali non possano di per s6 essere completamente
abbiamo dato nel caso percettivo. I1 metodo qui come sopra P sem- rappresentate come parte del contenuto Intenzionale. Avendo con-
pre di domandarsi di che cosa debba darsi il caso perch6 il contenu- trapposto il concettuale (nei termini generali) a1 contestuale (com-
to Intenzionale sia soddisfatto. Nel caso della percezione visiva, l'e- prendente il mondo reale) ignorano di conseguenza la possibilitii di
sperienza visiva stessa deve figurare causalmente nelle condizioni di una spiegazione del tutto internalista delle credenze non concettua-
soddisfazione. Nel caso degli indessicali c'P un'analoga autoreferen- i li. 10 sto invece sostenendo forme di Intenzionalitii che non sono
zialiti, sebbene questa volta non sia causale. Le condizioni di veritii ' concettuali, ma nemmeno de re.
di "Questo momento P nel ventesimo secolo" sono che il momento Parte della difficolti, ne sono convinto, deriva qui dalla termino-
di questa enunciazione sia nel ventesimo secolo. Cosi come il caso losia arcaica che ci costringe apparentemente a scegliere tra la posi-
percettivo P autoreferenziale all'esperienza, il caso indessicale P au- zione che tutte le credenze siano nelle parole (dicta), e quella che
toreferenziale all'enunciazione. Mi affretto ad aggiungere che questa alcune coinvolgano cose (res). Possiamo dare un ordine a tutto cib
espressione delle condizioni di soddisfazione non va intesa come se distinguiamo tra numerosi problemi diversi. I1 problema "Le cre-
una traduzione dell'enunciato originale: non sto dicendo che "que- denze sono tutte de dicto?" tende a oscillare tra almeno quattro di-
s t ~momento" semplicemente signz>chi "il momento di questa verse interpretazioni.
enunciazione". Quello che sto sostenendo P piuttosto che l'operato- 1. Tutte le credenze possono essere espresse usando termini pura-
re indessicale nell'enunciato indica, sebbene non rappresenti o de- mente generali?
scriva, la forma dell'autoreferenzialith. L'autoreferenzialiti delle 2. Tutte le nostre credenze ci vengono in parole che sono suffi-
espressioni indessicali P in questo senso mostrata ma non &a, cosi cienti a esaurire il loro contenuto?
come l'autoreferenzialith dell'esperienza visiva P 'mostrata' ma non 3. Tutte le nostre credenze consistono interamente di un conte-
'vista'. Nel caso dell'espressione delle condizioni di soddisfazione, io nuto Intenzionale?
descrivo o rappresento o dico cib che veniva indicato o mostrato 4. Alcune credenze collegano direttamente il credente a un og-
nell'originale. getto senza la mediazione di un contenuto Intenzionale che sia
Concludo percib che non c'P nulla di irriducibilmente de re per sufficiente a individuare l'oggetto? Ed esse sono tali che un
quello che riguarda sia le credenze percettive che quelle indessicali. cambiamento nel mondo comporterebbe necessariamente un
Esse vanno soggette a una analisi Intenzionalistica o de dicto, e& cambiamento nella credenza anche se cib che 1. nella testa ri-
rore di supporre che debbano esistere insiemi irriducibilmente de re
--A ,a
manesse costante?
Gedenze *.-percettive
diB-..-..-....z.. - o indessicali sembra formarsi quando si assu- La risposta alle prime due domande 6 no: la prima, perch6 molte
ma che tutte le analisi Intenzionalistiche de dicto debbano essere credenze contengono essenzialmente termini singolari, come vedre-
c o m ~ i ~ ~ ~ ~ uparole s a n d puramente
o generali. Una volta che siano mo nella nostra discussione sugli indessicali; e la seconda, perch6
state spiegate le forme di indessicalitii e di esperienza percettiva, P molte credenze contengono, per esempio, un contenuto percettivo,
facile capire che ci sono forme di Intenzionaliti i cui contenuti In- come abbiamo visto nel caso gii considerato in cui una credenza
tenzionali sono sufficienti a determinare l'intero insieme delle con- contiene un'esperienza visiva come parte del proprio contenuto. Ma
una risposta negativa alle prime due domande non implica una ri- per un oggettoparticolare senza rappresentarsi quell'oggetto in qual-
sposta negativa alla terza: una credenza pui, essere esaustivamente che modo, e la formalizzazione di Quine non ci dice come l'oggetto
caratterizzata dal proprio contenuto Intenzionale, ed essere in quel venga rappresentato. Nell'esempio cosi espresso l'agente dovrebbe
senso una credenza de dicto, anche quando non sia caratterizzabile in avere una credenza nell'esistenza di uno sloop particolare e un desi-
termini generali e contenga forme non verbali di Intenzionaliti. Se derio di avere proprio quello sloop. L'unico modo di esprimere la
con de dicto intendiamo verbale, in parole, allora non tutte le credenze relazione tra la credenza nell'esistenza di uno sloop particolare e il
sono de dicto, ma non segue da questo che esistano credenze irriduci- desiderio di possederlo nella notazione con quantificatori t di per-
bilmente de re, perch6 una risposta negativa alle prime due doman- mettere che l'arnbito del quantificatore si incroci con l'ambito degli
de non implica una risposta affermativa alla quarta. Se la risposta operatori Intenzionali. Che questo sia il mod0 corretto di rappre-
alla 3 t si, c i d se, come credo, tutte le credenze consistono intera- sentare i fatti viene suggerito almeno dal fatto che esprimeremmo
mente del loro contenuto Intenzionale, allora 2 consistente richiede- cosi lo stato mentale dell'uomo nel linguaggio ordinario. Supponia-
re che le risposte alla 1, alla 2 e alla 4 siano no. In un senso di de mo che l'uomo che vuole uno sloop particolare dia espressione al suo
dicto, ci sono alcune credenze che non sono de dicto (in arole), ma intero stato mentale includendo la sua rappresentazione dello sloop.
!
questo non dimostra che ci sia alcuna credenza irriduci ilmente de
re, perch6 in un altro senso di de dicto (contenuto Intenzionale) tut-
Egli potrebbe dire
C't un bellissimo sloop nel porto degli yacht e sicuramente desi-
te le credenze sono de dicto (il che mostra, tra le altre cose, che que- dero averlo.
sta terminologia t confusa) . Gli stati mentali da lui qui espressi sono, primo, una credenza nel-
Usando questi risultati possiamo ora rivolgerci agli altri due ar- l'esistenza di uno sloop particolare, e poi, un desiderio di avere quel-
gomenti per la credenza in atteggiamenti irriducibilmente de re. I1 lo sloop. In italiano:
primo argomento dice correttamente che t un fatto che riguarda Creh che ci sia un bellissimo sloop nel porto degli yacht e desidero
Ronald Reagan che Bush creda di lui che t presidente. Ma in che averlo.
cosa consiste questo fatto? Secondo la mia prospettiva, consiste Si noti che in questa formulazione l'ambito del quantificatore nel
semplicemente nel fatto che Bush crede la proposizione de dicto che contenuto della credenza si estende a1 contenuto del desiderio anclle
Ronald Reagan t presidente degli Stati Uniti, e che Ronald Reagan se il desiderio non sta dentro l'ambito della credenza. Percii,, usando
soddisfa il contenuto Intenzionale associato con l'uso che Bush fa parentesi quadre per l'ambito dei verbi Intenzionali, parentesi tonde
del nome "Ronald Reagan". Parte di questo contenuto t percettivo, per il quantificatore e F per il contenuto Intenzionale che identifica
parte indessicale, gran parte causale; ma tutto t de dicto nel senso lo sloop in questione, abbiamo: ,- ,
che consiste interamente di un contenuto Intenzionale. Bush po-
trebbe aver avuto esattarnente la stessa credenza anche se Ronald Bel[(3 x) ( ( s h p x & F x ) & ( V y ) ( ~ b o P y & F / + y = x > l &
Des [io' ho x))
'I
Reagan non fosse mai esistito e l'intero affare, percezioni e tutto,
non fosse stato altro che un'allucinazione di massa. In questo caso Questa forma de dicto rappresenta l'intero contenuto del desiderio
Bush avrebbe avuto un mucchio di contenuti Intenzionali percetti- diretto verso un oggetto particolare.
vi. indessicali e causali non soddisfatti da niente. Abbiamo sinora considerato e rigettato alcuni argomenti a favore
Credo che l'areomento di Ouine si basi sul confondere la distin- della credenza in atteggiamenti proposizionali de re. Vorrei conclu-
dere con una diagnosi wittgensteiniana di quelli che credo essere i
motivi pih profondi bench6 inespressi per la credenza in atteggia-
menti irriducibilmente de re. La credenza in due tipi fondamental-
mento a un oggetto particdlarG e quelli che no. Ma in ogni caso lo mente differenti di atteggiamenti proposizionali, de re e de dicto, de-
stato t de dicto. In questa prospettiva, l'enunciato che second0 Qui- riva dalla possibiliti che il nostro linguaggio ci fornisce di dare due
ne esprime l'atteggiamento de re non pu6 essere corretto, perch6 l'e- diversi tipi di riferimenti di atteggiamenti proposizionali, i riferi-
nunciato che esprime il desiderio per uno sloop particolare t incom- menti de Q, e i riferimenti de dicto. Supponiamo, per esempio, che
pleto: non c'2 alcun modo in cui un agente possa avere un desiderio Ralph creda che l'uomo dal cappello marrone sia una spia.B Della
111. ESPRESSIONI INDESSICALI
credenza di Ralph possiamo dire o "Dell'uomo dal cappello marro-
ne, Ralph crede che sia una spia", oppure "Ralph crede che l'uomo
Sia nella nostra discussione sull'attacco di Putnam all'internali-
dal cappello marrone sia una spia". I1 primo riferimento impegna
smo in semantica sia nella discussione sulla connessa esistenza di
noi, coloro che riferiscono, all'esistenza dell'uomo dal cappello mar-
credenze irriducibilmente de re, abbiamo suggerito un approccio alle
rone. I1 secondo riferimento ci impegna soltanto a riferire il conte-
cspressioni indessicali, ed & ora giunto il momento di rendere que-
nuto della credenza di Ralph. Ora, visto che gli enunciati sulle cre-
sto approccio pienamente esplicito.
denze possono differire a questo modo, e possono sicuramente avere
@& almeno una grossa differenza tra il problema degli atteggia-
diverse condizioni di verita, siamo portati a pensare che ci debba
essere una differenza nei fenomeni riferiti. Ma si noti che la distin- menti de re e il problema degli indessicali: non esistono cose come
zione che noi possiamo fare tra il riferimento de re della credenza di gli atteggiamenti proposizionali irriducibilmente de re, mentre inve-
Ralph e il riferimento de dicto non & una distinzione che Ralph pos- ce esistono veramente espressioni indessicali e proposizioni indessi-
cali. La strategia in questo paragrafo differiri percib dalla strategia
sa fare. Supponiamo che Ralph dica "Dell'uomo dal cappello mar-
dei paragrafi precedenti. Prima di tutto, abbiamo bisogno di svilup-
rone, credo che sia una spia", oppure che dica "Credo che l'uomo
pare una teoria degli indessicali; in secondo luogo, dobbiamo farlo
dal cappello marrone sia una spia". Dal punto di vista di Ralph
in modo tale da mostrare come questa teoria si accordi all'approccio
queste equivalgono esattamente alla stessa credenza. Si immagini la generale all'Intenzionaliti sviluppato in questo libro; e in terzo luo-
follia della seguente conversazione:
go, dobbiamo cod facendo rispondere a quelle spiegazioni degli in-
Quine: Dell'uomo dal cappello marrone, Ralph, tu credi che sia dessicali che sostengono che & impossibile assirnilare gli indessicali
una spia. a una spiegazione del linguaggio internalista o fregeiana. Incomin-
Ralph: No, Quine, tu mi hai chiesto se io ho una credenza de re,
cerb con alcuni degli argomenti all'opposizione.
mentre non si d i il caso che riguardo all'uomo col cappello mar-
Diversi autori, e in particolare Perry10 e Kaplanll, sostengono
rone io creda che lui & una spia. Piuttosto, io ho la credenza de
che esistono contenuti di pensiero che sono essenzialmente indessi-
dicto, io credo cbe l'uomo dal cappello marrone sia una spia.
cali. Prendiamo per esempio in considerazione la credenza che po-
Cod come la credenza che gli stati Intenzionali-con-la-z siano in
trei avere se venissi a credere che sto inawertitamente facendo un
qualche mod0 entiti intrinsecamente intensionali-con-la-s & fondata
guaio in un supermercato versando zucchero dal mio pacchetto. Se
sulla confusione tra le proprieti logiche dei riferimenti (reports) di
stati Intenzionali e le proprieti logiche degli stati Intenzionali stes- vengo a credere che sto facendo un guaio, il contenuto del mio sta-
si, anche la credenza che ci siano due tipi diversi & stati Intenziona- to Intenzionale sembra contenere un elemento indessicale essenzia-
I, li, de re e de dicto, & fondata sul confondere due tipi diversi di riferi- le; e questo & mostrato dal fatto che nessuna parafrasi della mia cre-
denza in qualsiasi termini non indessicali catturerebbe esattamente
menti di stati Intenzionali, i riferimenti de re e de dicto, con le carat-
la credenza che ho quando credo di stare facendo un guaio. Se cerco
: teristiche logiche degli stati Intenzionali stessi. Concludo percib di- di descrivere la credenza usando coordinate spaziotemporali, non sa-
cendo che una distinzione genuina de re/& dicto esiste veramente,
rb in grado di descrivere il contenuto della mia credenza. Per esem-
ma & soltanto una distinzione tra tipi di riferimenti. Se gli atteggia-
pio, il mio possesso della credenza che la personap sta facendo un
menti proposizionali de re devono essere quelli in cui il contenuto
guaio nel luogo I e al tempo t non spiegherebbe come cambia il
Intenzionale non & sufficiente a individuare lo stato mentale, allora
mio comportamento quando scopro che sono io che sto facendo il
cose come gli atteggiamenti proposizionali de re non esistono; seb-
guaio, perchi. io potrei avere la credenza che una certa persona che
bene invece esistano riferimenti de re di atteggiamenti proposizionali
soddisfa certe coordinate spaziotemporali sta facendo un guaio sen-
nel senso che ci sono riferimenti che impegnano la persona che rife-
za capire che si tratta di me. Annotazioni analoghe si applicano alle
risce all'esistenza degli oggetti a cui gli atteggiamenti proposiziona-
descrizioni definite e ai nomi propri: la credenza che io sto facendo
li sono relativi.
un guaio non & la stessa della credenza che l'unico filosofo senza
barba nella Berkeley Co O p sta facendo un guaio, o della credenza
che JS sta facendo un guaio, perchi. io potrei avere queste ultime
credeilze senza sapere che io sono l'unico filosofo senza barba nella ' do loro, in casi di questo tip0 la proposizione non 4 il contenuto
Berkeley Co O p o che io sono JS. I1 contenuto della mia credenza2 Intenzionale nella mente del parlante, bensi piuttosto la proposizio-
sembra percib essere essenzialmente indessicale. ne deve contenere gli oggetti reali a cui essa si riferisce. La proposi-
Sono sicuro che sia Perry che Kaplan sono consapevoli del fatto zione di Hume contiene Hume, l'uomo reale, e non qualche sua
che non c't nulla fino ad ora di antifregeiano o di antiinternalista rappresentazione, e la proposizione di Heimson contiene Heimson,
rispetto a questo. I1 nostro sembra infatti un esempio paradigmatic0 l'uomo reale, e non qualche sua rappresentazione. Le espressioni
della distinzione di Frege tra senso e riferimento. Cosi come la pro- che (come i nomi logicamente propri di Russell) introducono gli
posizione che la Stella della Sera splende vicino all'orizzonte t di- oggetti stessi nelle proposizioni sono dette "direttamente referenzia-
versa dalla proposizione che la Stella del Mattino splende vicino al- li", e le proposizioni in questione sono (fuorviantemente) dette
l'orizzonte, analogamente la proposizione che io sto facendo un "proposizioni singolari".
guaio t diversa dalla proposizione che JS sta facendo un guaio. Fino 10 sono francamente incapace di trovare alcun senso nella teoria
ad ora, perfettamente fregeiano. del riferimento diretto e delle proposizioni singolari, ma per i pro-
I1 punto antifregeiano arriva subito dopo. Secondo Perry12 e Ka- siti di questa dimostrazione non sto attaccando la sua intelligibi-
plan13 non c't nessun modo in mi un fregeiano possa dare spiega-
a
9",
l ~ t abensi la sua necessitd per spiegare i dati: io penso che gli argo-
zione a simili contesti Intenzionali essenzialmente indessicali, per- menti a suo favore siano inadeguati e che essa si basi su un equivo-
chi. in casi di questo genere non c't nessun "senso fregeiano com- ; co sulla natura dell'Intenzionaliti e sulla natura del funzionamento
pleto" che sia sufficiente di per sk a determinare le condizioni di * degli indessicali.
soddisfazione. Per illustrare e sostenere questa posizione Perry in- ,
troduce il seguente tip0 di esempi. Supponiamo che David Hume
creda "10 sono David Hume". Supponiamo che anche Heimson (i) Comefunzionano le apreuioni inchoicali?
creda "10 sono David Hume", e giusto per avere il caso pib forte .
supponiamo che Heimson sia il Doppelganger di David Hume sulla Ci6 di m i abbiamo bisogno t sviluppare un approccio agli indes-
terra gemella, e che egli abbia stati mentali assolutarnente identici a sicali che mostri come l'enunciazione di un'espressione indessicale
quelli di David Hume; e supponiamo ancora che egli sia as possa avere un "senso fregeiano completo":l4 vale a dire, abbiamo
mente identico a Hume fino all'ultima microparticella. A bisogno di mostrare come nell'enunciazione di un'espressione indes-
punto l'enunciato che Hume e Heimson emettono (o pensano) en- sicale un parlante possa esprimere un contenuto Intenzionale suffi-
trambi, "10 sono David Hume", ha lo stesso senso fregeiano in en- ciente a identificare l'oggetto a cui si sta riferendo in vird del fatto
trambe le occasioni e Heimson e Hume sono in stati mentali asso- che l'oggetto ooddiJfao oi adatta a quel contenuto Intenzionale.
lutamente identici. Ma le proposizioni espresse devono essere diver- In quello che segue limiter6 la discussione alle espressioni con
se perchi. hanno diversi valori di veriti. Quella di Hume t Vera, nfetl'mento indessicale come "io", "tu", "questo", "quello", "qui",
quella di Heimson t falsa. C'h un senso fregeiano nell'enunciato "10 "ora", "lui", "lei" ecc. Ma t importante far notare che il fenomeno
sono David Hume", ma non 2 sufficiente a determinare quale pro- dell'indessicaliti - il fenomeno per cui le condizioni di soddisfazio-
posizione venga espressa. Kaplan e Perry concludono da questi ne sono determinate in vird delle relazioni che le cose hanno con la
esempi che 1a.spiegazione fregeiana di senso e riferimento e la spie- realizzazione del contenuto Intenzionale stesso - t affatto generale e
gazione fregeiana delle proposizioni devono essere inadeguate per si estende oltre le semplici espressioni con riferimento, e anche oltre
spiegare gli indessicali. Poicht quello che viene espresso in simili i casi di apraoioni indessicali. Diverse forme di indessicaliti sono
enunciazioni 6 essenzialmente indessicale e poicht non vi t nessun parte dello Sfondo non rappresentazionale. Per esempio, io credo
senso fregeiano completo, abbiamo bisogno di un'altra teoria delle ' ora che Benjamin Franklin sia stato l'inventore delle lenti bifocali.
proposizioni almeno per questi casi. Supponiamo che venga scoperto che 80 miliardi di anni prima della
A questo punto essi adottano quello che a me sembra essere un scoperta di Benjamin Franklin, in una lontana galassia, popolata da
espediente disperato, la teoria del "riferimento diretto" (direct refe- -. organismi in qualche modo simili agli umani, qualche umanoide
mce) e delle "proposizioni singolari" (oingukzr propositions). Secon- ' aveva inventato l'equivalente funzionale delle bi focali. Penserei al-
lora che la mia idea (:he 2 stato Benjamin Franklin a inventare le il significato lessicale dell'espressione non determina di per s t a s I6 v IF! L ~ T J
bifocali P falsa? Non credo. Quando dico che Benjamin Franklin ha quale oggetto esso possa fare riferimento; bensi piuttosto il signifi- GGTtCA&
inventato le bifocali c't un indessicale nascosto nello sfondo: il fun- cato lessicale dh una regola per determinare il riferimento relativa-
zionamento dello Sfondo in casi di questo genere assegna un'inter-
pretazione indessicale all'enunciato. Relativamente alla nostra terra
e alla nostra storia, Benjamin Franklin ha inventato le bifocali; l'af-
fermazione che Benjamin Franklin ha inventato le bifocali 2, di con-
seguenza, come la maggior parte delle affermazioni, indessicale; an-
che se non ci sono erprersimi indessicali (oltre al tempo del verbo)
contenute nell'enunciato usato per fare l'affermazione.
Cominciamo con il domandare che cosa abbiano in comune le
E S ~ Z , , ~ ~espressioni con riferimento indessicale che le renda indessicali. Qual
r.rscctca~~-i;. t l'essenza dell'indessicalith? I1 tratto definiente delle espressioni ziale proprio rispetto a quella enunciazione, e il senso espresso dalla ? L * P -3 ~
-) vnatAz
~ " r o ~ ~ 6con
Z I 4 L l {i
e f riferimento
~ indessicale P semplicemente questo: nell'enunciare tua enunciazione 2 autoreferenziale alla tua enunciazione: in qual- ;gz h m r r n l
(RLSVC~T espressioni con riferimento indessicale, i parlanti fanno riferimento siasi enunciazione "io" si riferisce alla persona che lo enuncia.
R"L'dY""aWi)indicando relazioni in m i l'oggetto a cui ci si riferisce sta con l'e- Ci sono percid tre componenti nel senso fregeiano espresso da un
nunciazione dell'espressione stessa. "10" si riferisce alla persona che parlante nell'enunciazione di espressioni indessicali: la caratteristica
enuncia l'espressione, "tu" si riferisce alla persona indirizzata nell'e- autoreferenziale che t il tratto definiente o essenza dell'indessicaliti;
nunciazione dell'espressione, "qui" si riferisce a1 luogo dell'enuncia- la base del significato lessicale, che pud essere espressa in termini
zione dell'espressione, "ora" si riferisce a1 momento dell'enunciazio- generali; e, per molte enunciazioni indessicali, la consapevolezza da
ne dell'espressione, e cosi via. Si noti che in ciascuno dei casi il par- parte del parlante e dell'ascoltatore delle caratteristiche rilevanti del
lance si riferirh a un'entiti particolare, perch; la sua enunciazione contest0 reale dell'enunciazione, come, per esempio, nei dimostrati-
esprime un contenuto Intenzionale che indica relazioni che l'ogget- vi percettivi del tip0 "l'uomo lassh". Dovremo esplorare queste ca-
to a cui egli si sta riferendo ha con l'enunciazione stessa. L'enuncia- ratteristiche una per una.
,$one di espressioni indessicali, di conseguenza, ha una forma di au-
ftoreferenzialith che t simile all'autoreferenzialith di certi stati ed Autor~erenziditci.Come funziona? Si ricordi che per le esperienze
' eventi Intenzionali, e dovremo esplorarla pi6 dettagliatamente. Ma visive la descrizione delle condizioni di soddisfazione fa riferimento
a questo punto abbiamo soltanto bisogno di notare che questa ca- all'esperienza visiva stessa. Se vedo la mia mano davanti alla mia
ratteristica autoreferenziale t sufficiente a spiegare come l'enuncia- faccia le condizioni di soddisfazione sono
zione di un'espressione indessicale possa avere un senso fregeiano
,,complete. I1 problema per un approccio fregeiano (internalista o Esp vis (c't una mano qui e il fatto che ci sia una mano qui sta
,iIntenzionalista) a1 riferimento 2 mostrare in tutti i casi come il rife- causando questa Esp vis).
$rimento abbia successo in v i r d del fatto che l'enunciazione forma
f
?ccondizioni di soddisfazione. e come ci si riferisca a un ogeetto in
"virtd del fatto che esso incoktra queste condizioni3n ali non t causale. I1
coggetto di rzerimento in virtu cielEGG3ihsfazione di un conten senso in cui i casi indessicali sono autoreferenziali, come il caso del-
!Intenzionale. .. I'autoriferimento Intenzionale, non implica che nel compiere l'e-
&nedi un'esp;'essione. Questa $ l'idea di bae: della nozione di Frege nunciazione il parlante esegua un atto linguistico di nym'mento all'e-
del "Sinn" degli "~i~ennamd"'I suoi esempi preferiti sono casi &- nunciazione, n t l'enunciazione viene esplicitamente rappresentata in
me "la stella del mattino", dove il significato lessicale dell'espressio- se stessa. Piuttosto, la descrizione delle condizioni di soddisfazione,
ne dovrebbe essere sufficiente a determinare a quale oggetto ci si ciot le condizioni di verith, richiede riferimento all'enunciazione
riferisca. Quello che t particolare nelle espressioni indessicali 2 che stessa. Consideriamo una qualsiasi enunciazione della frase "10 ho
fame ora". Questa enunciazione rappresenteri la produzione di sione. Ho g i i detto che tutte le espressioni indessicali di riferima-
un'affermazione Vera se e solo se la persona che enuncia la frase sari to hanno riferimento indicando relazioni in cui l'o~getto a mi
affamata a1 momento dell'enunciazione della frase. Le condizioni di cTCT~ieriscesta con l'enunciazione ,LL--&~~
. dell es resslone Questo sol-
soddisfazione possono percici essere rappresentate come segue: l w ~ t u r a l m e n t eil problema iL qua21 t ~ pI ~re azioni venga-
(la persona che fa l'enunciazione "io" 2 affamata a1 momento no indicate in questo'modo. In 1n;lese e &lle altre lingue a h e
dell'enunciazione "ora"). note ci sono sicuramente quattro, o forse cinque, relazioni indicate
Questa analisi non implica che "io" sia sinonimo di "la persona che dal significato letterale delle espressioni indessicali. Queste quattro
fa questa enunciazione", nC che "ora" sia sinonimo di "il momento sono:
di questa enunciazione". Non potrebbero essere sinonimi perchi. (I) tempo: esempi di queste espressioni sono "ora", "ieri", "do
l'autoreferenzialiti dell'originale t? mostrata ma non affermata, e mani" e "pih tardi";
nell'espressione delle condizioni di veriti l'abbiamo affermata e non (2) luogo: per esernpio, "qui" e "la";
mostrata. Cosi come non vediamo l'esperienza visiva anche se l'e- (3) direzionaliti dell'enunciazione: "tu" si riferisce alla persona
sperienza visiva t? parte delle proprie condizioni di soddisfazione, ed indirizzata nell'enunciazione, "io" si riferisce alla persona
2 in quel senso autoreferenziale, analogamente non ci riferiamo (nel enunciante;
senso degli atti linguistici) all'enunciazione dell'espressione indessi- (4) relazioni nel discorso: pronomi anaforici ed espressioni come
cale, anche se l'enunciazione t? parte delle proprie condizioni di veri- "l'uno" e "l'altro" si riferiscono a qualcosa in vird della sua
t i ed t? in questo senso autoreferenziale. L'autoreferenzialiti dell'e- relazione con il resto del discorso in cui l'enunciazione indes-
sperienza visiva viene mostrata ma non vista; l'autoreferenzialiti del- sicale 8 inserita.
l'enunciazione indessicale viene mostrata ma non affetmclta. Se voles- Si noti che in ciascuno di questi esempi il significato lessicale de-
simo introdurre un sinonimo che mostrase l'indessicaliti potremmo scrittivo non indessicale contiene due elementi: un senso che espri-
introdurre un dispositivo arbitrario, come il simbolo di asterisco me la forma determinata particolare della relazione determinabile
(*), per indicare l'indessicnliti, ci& per esprimere senza affermarlo indicata, e un senso che esprime il tip0 di entiti a mi si fa riferi-
il fatto che l'espressione veniva usata per fare riferimento indicando mento. Cosi "ieri" esprime l'indicazione di tem o determinato "un
le relazioni in cui l'oggetto a cui si faceva riferimento stava con P
giorno prima", e il t i p di entiti a cui ci si ri erisce 2 un giorno.
l'enunciazione dell'espressione stessa. Una simile forma di espressio- Cosi, l'intero insieme di condizioni di soddisfazione espresso da "ie-
ne ci darebbe una notazione canonica per isolare l'dutoreferenzialiti ri" 2: i1 giorno che t? un giorno prima del giorno di questa enuncia-
delle espressioni indessicali: zione. Non tutti gli indessicali hanno un significato lessicale a que-
io = *persona enunciante sto modo completo; per esempio, i dimostrativi "questo" e "quello"
tu = * persona indirizzata richiedono solitamente un'espressione ulteriore ("quest'uomo" o
qui = *cospaziale "quell'albero"), cosi come una consapevolezza del contest0 per po-
ora = *cotemporale ter esprimere un senso fregeiano completo in una enunciazione da-
e cosi via. L'insieme di queste equivalenze ci fornisce una m s a in ta. Ne riparleremo pih a lungo pih avanti.
luce del significato delle espressioni, e di conseguenza una messa in Queste quattro sono sicuramente forme di relazioni indessica!
luce dei significati degli enunciati che contengono queste espressio- espresse nel significato letterale di espressioni indessicali inglesi. E
ni. Cosi, per esempio, il significato dell'enunciato "lo sono affama- stato argomentato che un'altra relazione 2 indicata da parole come
to" 2 dato da "vero" e "reale", dove l'idea 12 che la arola "reale" esprime il pro-
*persona enunciante 2 affamata a *cotemporale. f
prio senso indessicalmente facendo ri erimento a1 monub in cui vie-
ne enunciata; e cosi il mondo reale viene estratto indessicalmente tra
Contenuto hcrittivo non inhsicale. Approfondiremo la nostra com- i mondi possibili. Credo che questa posizione sia completamente fal-
prensione dell'aspetto autoreferenziale delle espressioni indessicali sa; tuttavia, poichi. comporta problemi modali che vanno oltre l'ar-
se riusciremo a capire come esso si associ alla base del significato gomento di questo libro non ne discuterci in questa sede.15
lessicale - il contenuto descrittivo non indessicale - dell'espres- Sebbene ci siano soltanto quattro (o forse cinque) forme di rela-
zioni indessicali indicate nel significato lessicale di espressioni nei L'uomo che sta nella relazione R con questa enunciazione t
linguaggi reali come l'inglese, non c't nessun limite di principio ubriaco.
al17introdurrenuove forme di indessicaliti. Potremmo per esempio E, nel caso cosi descritto, R t percettiva e temporale; l'uomo a cui
avere un'espressione che, quando enunciata con un certo tono, indi- facciamo riferimento t l'uomo che stiamo v&do al m m t o di que-
cherebbe suoni di un tono pih alto o pih basso o dello stesso tono. sta enunciazione. Ma se stiamo vedendo qualcuno al momento di
Vale a dire, potremmo immaginare una classe di espressioni indessi- questa enunciazione ciaxvno di noi avri anche un'esperienza visiva
cali che siano usate per riferirci a qualiti tonali indicando relazioni con il proprio contenuto proposizionale al presente:
in cui le qualiti tonali stanno con le qualiti tonali dell'enunciazio- Esp vis (c7tun uomo l i e il fattd che la ci sia un uomo sta cau-
ne, analogamente al modo in cui "oggi", "ieri" e "domani" si riferi- sando questa esperienza visiva).
scono a giorni indicando relazioni in cui essi stanno a1 giorno dell'e- Questo contenuto Intenzionale non fa altro che inmirsi nel conte-
nunciazione dell'espressione stessa. nuto Intenzionale del resto dell'enunciazione per darci il senso fre-
geiano completo, che identifica l'uomo unicamente in virth dell'au-
Comapevoalezza Ltel contato Alhunciazione. Spesso l'enunciazione let- toreferenzialita dell'enunciazione e dell'autoreferenzialiti dell'espe-
terale di un'espressione indessicale non porteri di per s6 un senso rienza visiva. Le condizioni di soddisfazione globali dell'intera pro-
fregeiano completo, ma il senso fregeiano completo sard fornito dal posizione (in corsivo le parti autoreferenziali) sono esprimibili co-
contenuto Intenzionale dell'enunciazione indessicale insieme col me segue:
contenuto Intenzionale della consapevolezza da parte del parlante e [(c7t un uomo, x, li, e il fatto che x sia la sta causando quata ap
del17ascoltatore del contesto dell'enunciazione. I1 discorso diventa vis) e x 8 l'uomo di cui si ha esperienza visiva a1 momento di
pih chiaro esaminando il cam dei dimostrativi "questo" e "quello". quata enunciazione e x t ubriaco) 1.
Supponiamo che vedendo un uomo comportarsi stranamente a una Questo pu6 xmbrare strano, ma credo che il lettore che sia prepa-
festa io dica "Quell'uomo L. ubriaco". In questo caso il contenuto rato a riconoscere 171ntenzionalitidell'esperienza visiva, il suo ruolo
descrittivo di "uomo" insieme con l'indessicale non fornisce il senso nell'IntenzionalitA della proposizione espressa dall'enunciazione,
fregeiano completo perch6 l'enunciazione I. significativa e viene l'autoreferenzialiti dell'esperienza visiva, e l'autoreferenzialiti del-
compresa solo nel contesto di una percezione visiva accompagnante l'enunciazione indessicale, capiri che qualcosa di simile a questa
di quale uomo si intenda, e la proposizione espressa deve contenere formulazione deve essere giusto. Si vorrebbe catturare sia il conte-
il contenuto Intenzionale dell'esperienza percettiva che accompa- nuto indessicale che quello percettivo della proposizione e le rela-
gnava l'enunciazione. La dimostrazione di questo t semplicemente zioni tra loro. Nel caso dell'uso percettivo dei dimostrativi, sia il
che qualcuno che non abbia le rispettive esperienze percettive, per senso dell'espressione indessicale sia il contenuto Intenzionale con-
esempio perch6 sta parlando con me a1 telefono, o perch6 t cieco, o tenuto nell'esperienza percettiva che accompagna l'enunciazione
perch6 mi ascolta casualmente dalla stanza accanto, non potri affer-
rare pienamente la proposizione da me espressa; senza 17esperienza
percettiva egli letteralmente non capisce l'intera proposizione anche
r
contribuiscono al contenuto pro sizionale espresso nell'enuncia-
zione. Si noti che in questi casi ab iamo un senso fregeiano comple-
to sufficiente a identificare l'oggetto. Si noti inoltre che non esiste
se capisce tutte le parole enunciate. nessun problema di terra gemella in questi casi. 10 su questa terra, e
In casi come questo un'analisi completa della proposizione che il mio Doppelganger sulla terra gemella esprimeremo diversi sensi
renda pienamente esplicito il senso fregeiano completo dovrebbe in- fregeiani nel nostro uso del dimostrativo "Quell'uomo", anche
cludere sia il contenuto Intenzionale dell'enunciazione che il conte- quando le nostre enunciazioni e le nostre esperienze siano qualitati- ,
nuto Intenzionale dell'esperienza visiva, e dovrebbe mostrare come vamente assolutamente identiche. La sua percezione e la sua enun- :
il second0 sia annidato nel primo. Ecco come funziona. L'espressio- ciazione sono entrambe autoreferenziali, come lo sono le mie.
ne indessicale fa riferimento indicando relazioni in cui l'oggetto sta Riassumiamo dunque la situazione. Abbiamo bisogno di distin-
con l'enunciazione dell'espressione stessa. In questo cam, allora, c't guere tra un'espressione indessicale con significato letterale, l'enun-
qualche relazione R tale che le condizioni di veriti dell'enunciazio- ciazione letterale di un'espressione indessicale, e il senso espresso da
ne sono esprimibili come un parlante nell'enunciazione letterale dell'espressione. Analoga-
mente abbiamo bisogno di distinguere l'enunciato indessicale (ci&
qualsiasi enunciato che contenga un'espressione indessicale o un
1' nata dalla regola per l'uso dell'espressione indessicale, forma le con-
dizioni a cui un oggetto deve andare incontro per poter essere il
morfema indessicale, come i! tempo di un verbo) con significato referente di quella enunciazione. Perry argomenta correttamente che
letterale, l'enunciazione letterale di un enunciato indessicale, e la ci sono contenuti di pensiero essenzialmente indessicali (proposizio-
proposizione espressa dal parlante in un'enunciazione letterale di un ni, nel mi0 senso), ma argomenta anche, e secondo me scorretta-
enunciato indessicale. I1 significato dell'espressione indessicale non :+
P
mente, che non c'P nessun senso fregeiano completo per i contenuti
P di per s t sufficiente a fornire il senso fregeiano completo, perch; d di pensiero essenzialmente indessicali. E da queste due premesse
la stessa espressione con lo stesso significato pub essere usata per conclude che le proposizioni espresse in questi casi possono essere
riferirsi a diversi oggetti; per esempio, persone differenti si riferisco- spiegate soltanto in una teoria del riferimento diretto. 10 accetto la
no a se stesse enunciando "io". Ma il significato indessicale letterale prima delk sue premesse ma rigetto la seconda e la sua conclusione.
P tale da determinare che quando un parlante compie un'enuncia- Le espressioni indessicali non sono conuoesempi alla posizione del-
zione di quell'espressione il senso da lui espresso sari relativo a la teoria dell'Intenzionaliti secondo cui ci si riferisce agli oggetti
quella enunciazione. Cosi il senso dell'espressione pub diventare un tramite enunciazioni grazie a1 semplice senso dell'enunciazione, in
senso fregeiano completo relativamente a una enunciazione, perch; virth del semplice fatto che l'enunciazione forma condizioni di sod-
il senso lessicale determina che ogni enunciazione sia autoreferen- disfazione a cui l'oggetto del riferimento deve andare incontro.
ziale proprio a quella enunciazione. E questo spiega come due di- Due note conclusive: primo, ho definito il mio approccio agli in-
versi parlanti possano enunciare la stessa frase con il medesimo si- dessicali "fregeiano" nello spirit~,bench6 sia piuttosto differente dal-
gnificato, come "10 ho fame", ed esprimere tuttavia roposizioni le in realti poche note di Frege sugli indessicali. I1 poco che Frege ha
f
fregeiane diverse: ogni proposizione espressa P autore erenziale al- detto sembra tan to sbagliato quanto inconsistente con il suo approc-
l'enunciazione in cui viene espressa. E il senso fregeiano completo cio generale a senso e riferimento. Riguardo a "io" dice che poichi
espresso che determina il riferimento, ed P il senso fregeiano e non ciascuno di noi i consapevole di se stesso in un modo speciale, priva-
il riferimento che P una costituente della proposizione. Non si pu8 to, "io" ha sia un senso pubblico che uno privato. Riguardo a "ieri" e
porre un accent0 troppo forte sul fatto che non c'P nulla di riduzio- "oggi" dice che se vogliamo esprimere oggi la stessa proposizione
nista o eliminativo in questa spiegazione dell'indessicaliti. Non sto che era stata espressa ieri tramite un'enunciazione che conteneva "og-
cercando di dimostrare che l'indessicaliti 1. veramente qualcosa d'al- gin, dobbiamo usare la parola "ieri9';16 Frege sembra percib adottare
tro; sto piuttosto cercando di mostrare che cosa sia e come funzioni un ~pprocciode re a queste proposizioni indessicali. Che cosa biso-
nelle enunciazioni per esprimere contenuti Intenzionali. gna fare di queste note? L'idea di sensi incomunicabili di espressio-
ni 1. profondamente antifregeiana, poich; la nozione di senso fu, in
parte, introdotta per fornire un contenuto pubblicamente afferrabile
(ii) Came il nostro approccio spiega Pobiezione a un approccio internalzita da poter essere condiviso da parlante e ascoltatore. E l'esempio di
agli inhsicali "ieri" Uoggi" sembra un esempio banale del tip0 di casi in cui
sensi differenti possono determinare lo stesso riferimento. Cosl co-
Nel corso dello sviluppo di un approccio autonomo agli indessi- me "la stella della sera" e "la stella del mattino" ossono avere lo
cali abbiamo risposto di passaggio alla obiezione di Perry e Kaplan P
stesso riferimento con sensi differenti perch6 il re erente viene pre-
jche nessun approccio agli indessicali di tip0 fregeiano pub fornire sentato in ciascun caso con un differente "modo di presentazione",
'un senso fregeiano completo. Hume e Heimson pronunciano-b anche "oggi" detto ieri e "ieri" detto oggi hanno sensi differenti e
fstesso
- enunciato con lo stesso significato letterale, ma ciascuna
i:*r
sono percib parti dell'espressione di proposizioni fregeiane differen-
enunciazione esprime un diverso contenuto Intenzionale; e ciascuna ti, anche se entrambi sono usati per riferirsi allo stesso giorno. Cre-
:ha, di conseguenza, un diverso senso fregeiano completo, perch6 do che Frege non sia riuscito a capire che era possibile dare una
'ciascuna proposizione espressa 8 autoreferenziale all'enunciazione spiegazione fregeiana degli indessicali perchk non era riuscito a ca-
che esprime la proposizione. Abbiamo mostrato come in tutti i casi pire il lor0 carattere autoreferenziale, e questo fallimento 2 parte di
l'autoreferenzialiti dell'enunciazione indessicale, in quanto determi- un fallirnento pi6 largo nel capire la natura dell'Intenzionaliti.
Secondo, discorsi come questo tendono a degenerare in un t i p
di scolasticismo puntiglioso che nasconde le assunzioni 'metafisi-
the' di base in discussione, mentre noi dovremmo, credo, per quan-
to t possibile, portare queste assunzioni a superficie. La mia assun-
zione di base t semplicemente questa: le relazioni causali e gli altri
tipi di relazioni naturali con il mondo reale sono rilevanci per il
linguaggio e per gli altri tipi di Intenzionaliti solo per quello che
riguarda il lor0 impatto sul cervello (e sul resto del sistema nervoso
centrale), e i soli impatti che importino sono quelli che producono
Intenzionaliti, inclusa la Rete e lo Sfondo. Una qualche forma di
incernalismo deve avere ragione, percht non c'& nient'altro che
6"
sa compiere questo tipo di lavoro. I1 cervello 2 tutto cib che ab la-
mo a110 scopo di rappresentarci il mondo, e qualsiasi cosa noi pos-
siamo usare deve stare dentro a1 cervello. Ciascuna delle nostre cre-
denze deve essere possibile per un essere come un cervello in un I. LA NATURA DEL PROBLEMA
barattolo perch6 ciascuno di noi t esattamente un cervello in un
barattolo; il barattolo t un cranio, e i 'messaggi' che entrano arriva- I1 problema dei nomi propri dovrebbe essere semplice, e a un
no tramite impatti sul sisterna nervoso. La necessiti di questo inter- certo live110 penso che lo sia: abbiamo bisogno di compiere ripetuti
< nalismo pud esserci nascosta in molte di queste discussioni dall'ado- riferimenti a110 stesso oggetto, anche quando l'oggetto non I. pre-
.,
k
zione di un punto di vista di terza persona. Adottando un punto di
vista da occhio di Dio, pensiamo di poter vedere quelle che sono le
sente, e cosi diamo all'oggetto un nome. Da qui in poi questo nome
i viene usato per fare riferimento a quell'oggetto. Sorgono tuttavia
reali credenze di Ralph anche se lui stesso non puh Ma uello che dei problemi quando riflettiamo sui seguenti tipi di considerazioni:
1
dimentichiamo quando cerchiamo di costruire una cre enza che gli oggetti non ci sono dati precedentemente a1 nostro sistema di
non P interamente nella testa di Ralph t che noi l'abbiamo sempli- rappresentazione; quello che conta come uno o lo stesso oggetto &
;,cemente costruita nella nostra testa. Oppure, per metterla in un al- una funzione di come noi suddividiamo il mondo. I1 mondo non ci
tro modo, anche se ci fosse un insieme di concetti semantici esterni arriva gii diviso in oggetti; noi dobbiamo dividerlo; e il modo in
essi dovrebbero essere parassitici e interamente riducibili ad un in- cui lo dividiamo dipende dal nostro sistema di rappresentazione, e
sieme di concetti interni. in quel senso dipende da noi, anche se il sistema 2 biologicamente,
Paradossalmente percib, il punto di vista da cui io difendo un culturalmente e linguisticamente regolato. Inoltre, percht qualcuno
approccio 'fregeiano' a1 riferimento 2 un punto di vista che Frege possa dare un nome a un certo oggetto o sapere che un nome 2 il
avrebbe trovato completamente estraneo, un tip0 di naturalism0 nome di quell'oggetto, deve avere qualche altm rappresentazione di
biologico. L'Intenzionaliti 2 un fenomeno biologico ed t parte ,del quell'oggetto indipendente dal semplice averne il nome.
mondo naturale come ogni altro fenomeno biologico. Per gli scopi del presente studio abbiamo bisogno di spiegare co-
me l'uso dei nomi propri trovi posto nel nostro approccio generale
all'Intenzionaliti. Sia le descrizioni definite sia gli indessicali servo-
no a esprimere almeno una certa fetta di contenuto Intenzionale.
L'espressione pub non essere di per s t sufficiente a identificare l'og-
getto a cui ci si riferisce, ma nei casi in cui il riferimento ha succes-
so c'2 abbastanza altro contenuto Intenzionale utilizzabile dal par-
lante per fissare il riferimento. Questa tesi tiene anche per gli usi
"referenziali" delle descrizioni definite, in cui il contenuto Intenzio-
nale che t realmente espresso nell'enunciazione potrebbe anche non
essere vero dell'oggetto a cui ci si riferisce.1 Ma che dire dei nomi denti scritti sull'argomento4 ho sottolineato che in alcuni casi la so-
propri? Mancano owiamente di un contenuto Intenzionale esplicito la "descrizione identificante" che un parlante possa avere e che asso-
- ma servono forse a focalizzare in qualche modo 1'Intenzionaliti di ci con il nome t semplicemente la capaciti di riconoscere l'oggetto.
parlante e ascoltatore - o fanno semplicemente riferimento a ogget- Terzo, alcuni autoris pensano che i descrittivisti sostengano che i 3
ti senza l'intervento di nessun contenuto Intenzionale? Secondo la nomi propri sono associati con un 'dossier' nella mente del parlante
mia prospettiva la risposta t owia. Poichi. il riferimento (reference) e che il dibattito sia tra la concezione del dossier e la concezione
linguistic0 P sempre dipendente da, o P una forma di, riferimento dell'uso del nome roprio come analog0 ad un puntatore. Ma que-
mentale, e poichi. il riferimento mentale esiste sempre grazie a1 con- P
sto t di nuovo un raintendimento del descrittivismo. Secondo l'ap-
proccio descrittivista il puntare 2 precisamente un esempio che va
tenuto Intenzionale inclusi Sfondo e Rete,2 i nomi propri devono in
qualche mod0 dipendere dal contenuto Intenzionale, ed t giunto il d'accordo con la tesi, perch6 il puntare ha successo solo in v i d
momento di spiegare in che mod0 - o in quali modi. delle intenzioni di colui che punta.
Si t soliti porre il problema dei nomi propri nella forma "I nomi Quarto, Kripke sostiene che secondo il quadro descrittivista 9
propri hanno sensi?", e nella filosofia contemporanea ci dovrebbero "qualche uomo attribuisce veramente un nome entrando nella pri-
essere due risposte alternative a questo problema: una risposta affer- vatezza della propria stanza e dicendo che il referente deve essere
mativa data dalla teoria "descrirtivista", secondo cui un nome ha l'unico oggetto con certe proprieti identificanti".~Ma questa t una
riferimento perchi. 2 associato a una descrizione o forse a un grap- posizione che nessun descrittivista a me noto ha mai esposto, e non
polo di descrizioni, e una risposta negativa data dalla teoria "causa- sorprende che Kripke non citi alcuna fonte per questa strana posi-
le" secondo cui un nome ha riferimento per via di una "catena cau- zione.
sale" che connette l'enunciazione del nome a1 portatore del nome o Ma se queste quattro descrizioni rappresentano falsamente il de-
almeno alla cerimonia di nominazione in cui il portatore del nome scrittivismo e le discussioni tra le teorie descrittivista e causale, qua-
ottenne il nome. Credo che nessuna delle due parti sarebbe soddi- li sono esattamente queste posizioni e le discussioni tra loro? I1 di- f'Ro*L6FCA
battito t sem~licementecluesto: i nomi ~ r o ~ hanno
1 1 1
ri riferimento
formando condizioni di soddisfazione int&e in un modo che 2 COT-
slstente con l ' a ~ ~ r o c c ieenerale
o all'Intenzionaliti che ho Dresenta-
scusslone. __O
fEfiaftrvreu~, Etichette a parte, t importante avere ben chiaro all'inizio quale controversla un p m ~ s a m e n t e I1. descrittivista si impegna D E S ( ~
sia esattamente l'argomento della disputa tra queste due teorie. alla posizione chi pe; spikgare come un nome proprio si rifeiisca a v L S ~ *
A ~ G - J IQuasi
~ senza eccezione, le spiegazioni da me sentite della teoria de- un oggetto abbiamo bisogno di mostrare come l'oggetto soddsfi o si
scrittivista sono sue distorsioni pih o meno crude, e vorrei rendere adatti a1 contenuto Intenzionale "descrittivo" che P associato con il
espliciti qui quattro dei pih diffusi fraintendimenti della discussione nome nella mente dei parlanti; parte di questa Intenzionaliti sari
in mod0 da poterli mettere da parte quando arriveremo ai problemi normalmente espressa o almeno esprimibile in parole. I1 teorico tcosta
reali. causale si impegna alla posizione che nessuna analisi Intenzionalista CA"sfiLE
Primo, il dibattito non t soprattutto riguardo a1 problema se i di questo tip0 sari mai sufficiente, e che per spiegare la relazione di
nomi propri debbano essere esaustivamente analizzati in termini riferimento riuscito tra l'enunciazione di un nome e l'oggetto a cui
completamente generali. 10 non conosco nessun teorico descrittivi- esso si riferisce abbiamo bisogno di mostrare qualche tip0 di con-
sta che abbia mai tenuto questa posizione, sebbene Frege parli qual- nessione causale esterna tra l'enunciazione di un nome e l'oggetto.
che volta come se gli potesse essere simpatica. In ogni caso non t Entrambe le teorie sono tentativi di rispondere alla domanda "Co-
mai stata la mia posizione, nt, credo, P mai stata la posizione di me riesce il parlante con l'enunciazione di un nome a riferirsi a un
Strawson, o di Russell. oggetto?". La risposta fornita dal descrittivista P che il arlante si
2) Secondo, per quello che mi riguarda il dibattito non ha niente a i'
riferisce all'oggetto perchi. e solo perchi. l'oggetto soddis a il conte-
nuto Intenzionale associato al nome. I1 teorico causale risponde che
che vedere con l'analizzare i nomi propri in parole. Nei miei prece-
il parlante si riferisce a un oggetto percht e solo percht c'k una me, e da quel punto in poi cib che fissa il riferimento t un contenu-
catena causale di comunicazione che connette l'enunciaxione del to Intenzionale che pub avere e pu6 anche non avere una connessio-
parlante con l'oggetto o almeno con il battesimo dell'oggetto - una ne causale esterna con l'oggetto. Molti, forse la maggior parte dei
qualificazione importante a cui arriveremo pi3 avanti. filosofi, pensano alla teoria causale dei nomi come asserente una
connessione causale tra l'uso di riferimento dei nomi e l'oggetto che
essi nominano, ma almeno nel caso di Kripke questo non t real-
11. LA TEORIA CAUSALE mente vero. Un argomento interessante su cui ritorneremo pih
avan ti.
Esistono diverse versioni della teoria causale e non cercher6 di Alcuni autori, come per esempio Devittt sono delusi da questa ~ $ . ~ g ~
discuterle tutte. Le pih influenti sono state quelle di Kripke e Don- caratteristica dell'approccio di Kripke e vogliono riservare la nozio-
nellan, e limiter6 la maggior parte della mia discussione alle loro ne di nomi genuinamente "designazionali" a quei nomi che sono
posizioni. Esse non sono identiche, ma richiamer6 l'attenxione sulle causalmente connessi con l'oggetto stesso. Ma questo sembra del
. differenze tra loro soltanto quando necessario a evitare confusione. / tutto arbitrario. Non c'P nulla che ci impedisca di introdurre un
iL.----- f Incomincio con la versione di Kripke. I nome tramite descrizione e di usarlo per fare riferimento, perfino
come "designatore rigido"; e in ogni caso esistono un mucchio di
Una descrizione approssimativa di una teoria potrebbe essere nomi propri di entiti astratte - per esempio, i numerali sono nomi
quella che segue. Ha luogo un battesimo iniziale. Qui l'oggetto di numeri - e le entita astratte non possono iniziare catene causali
pui, essere nominato per ostensione, oppure il riferimento del
- nome pu6 essere fissato da una descrizione. Quando il nome vie-
1 fisiche.
ne "passato da anello ad anello", colui che lo riceve deve, penso,
Una seconda caratteristica da notare dell'approccio di Kripke t
che la catena causale non 2, per cosi dire,pura. Oltre alla causazione
0
quando l'ascolta, intendere usarlo con lo stesso riferimento con
cui lo usava l'uomo da cui lo ha ascoltato.7 I e a1 battesimo, viene lasciato insinuarsi un elemento Intenzionalisti-
co ulteriore: ogni parlante deve intendere riferirsi a110 stesso ogget-
to a cui si riferiva la persona da cui egli ha imparato il nome. Que-
Ci sono molte cose da notare in questo passaggio. In primo luogo,
la spiegazione dell'introduzione del nome nel battesimo t intera- sto ci fornisce perci6 un qualche contenuto Intenzionale associato a
mente descrittivista. I1 battesimo o ci dd un contenuto Intenzionale ogni uso di un nome "N" nella catena causale, vale a dire, "N t
in forma verbale, una descrizione definita (Kripke ci d i l'esempio l'oggetto a cui si riferiva la persona da cui ho avuto il nome". Que-
dell'iwroduzione del nome "Nettuno" per un pianeta allora non an- sta 1. una richiesta singolare per il motivo che segue: se ciascuno
Cora percepito), oppure ci d i il contenuto Intenzionale di una er- nella catena causale veramente avesse questa intenzione ristretta, e
cezione quando un oggetto viene nominato ostensivamente. Ne ca- f
so percettivo, c't sicuramente una connessione causale, ma poicht si
se il contenuto Intenzionale fosse di fatto soddisfatto, ci& se ogni
parlante avesse realmente successo nel riferirsi a1 medesimo ogget-
tratta di causazione Intenzionale, interna al contenuto percettivo, t to, allora conseguirebbe banalmente che il riferimento ritornerebbe
inutile al teorico causale per il suo sforzo di dare una spiegazione direttamente all'obiettivo del battesimo iniziale, e parlare di causa-
causale esterna della relazione di nonie e oggetto. Naturalmente ci zione diventerebbe ridondante. Ma questa presumibilmente non t
sari in questi casi anche una spiegazione causale esterna nei termini l'idea di Kripke, poicht essa non avrebbe nessun potere esplicativo,
e sarebbe di fatto circolare. Spie heremmo infatti il riferimento riu-
dell'impatto dell'oggetto sul sistema nervoso, ma i fenomeni causali
esterni non daranno di per s t una definizione ostensiva del nome. B
scito in vird di una catena di ri erimenti riusciti. L'idea di Kripke t
Per avere la definizione ostensiva colui che percepisce deve percepi- chiaramente questa: si spiegheri come sia soddisfatto il contenuto
re l'oggetto, e questo comporta qualcosa di pih dell'impatto fisico Intenzionale, ci& come sia riuscito il riferimento, nei termini di
dell'oggetto sul suo sistema nervoso. perci6 una caratteristica sin- causazione esterna pih l'intenzione che essa debba essere riuscita.
golare della versione di Kripke della teoria causale che la catena Cosi Kripke stabilisce tre condizioni per spiegare come ogni occor-
causale esterna non raggiunge in realti l'oggetto; essa arriva soltan- renza di enunciazione si riferisca all'obiettivo iniziale: battesimo ini-
to a1 battesimo dell'oggetto, alla cerimonia di introduzione del no- ziale, catena causale, contenuto Intenzionale ristretto. E la spiega-
zione 2 ancora esterna in questo senso: sebbene ogni anello della Evans." "Madagascar" era originariamente il nome di una parte del-
catena di comunicazione venga percepito sia dal parlante che dall'a- l'Africa. Marco Polo, sebbene presumibilmente soddisfacesse la con-
scoltatore, "Cib che L. rilevante non k come il parlante pensa di aver dizione di Kripke di intendere usare il nome con lo stesso riferi-
ottenuto il riferimento, ma la catena reale di comunicazione".9 mento usato da "l'uomo da cui lo ha ascoltato", si riferiva nondime-
Prima di criticare I'approccio di Kripke, vediamo quello di Don-
3
nellm.
no a un'isola a1 largo della costa dell'Africa, e quest'isola 2 cib che
ora intendiamo con "Madagascar". Cosi, l'uso del nome "Madaga-
L'idea di base 2 che quando un parlante usa un nome intendendo scar" soddisfa una condizione causale che lo connette con la terra-
riferirsi a un individuo e predicare qualcosa di lui, avremo un ferma africana, ma non e sufficiente a metterlo in grado di riferirsi
riferimento riuscito quando ci sia un individuo che entri nella alla terraferma africana. I1 problema a cui dovremo tornare 2 come e
spiegazione storicamente corretta di chi [~ic)sia colui di cui il perch6 esso si riferisca a1 Madagascar invece che alla terraferma afri-
parlante intendeva predicare qualcosa. Questo individuo sari al- cana, dato che la catena causale arriva alla terraferrna.
lora il referente, e l'affermazione fatta sari Vera o falsa a seconda Se un'immagine di catena causale kripkiana non ci fornisce una
che esso abbia la proprieti designata dal predicato oppure no.10 condizione sufficiente, ci fornisce almeno una condizione nece2sa-
ria? Qui di nuovo la risposta mi sembra essere chiaramente no. E in
I1 passaggio ha due elementi chiave: (a) "spiegazione storicamente generale una buona idea quella di usare esempi che sono stati pre-
corretta di" (b) "chi sia colui di cui il parlante intendeva predicare sentati contro qualcuno come esempi che in realth funzionino a suo
qualcosa". Per aiutarci rispetto ad (a) Donnellan introduce l'idea di favore; prendiamo percib in considerazione quello che segue da Ka-
un "ossematore onnisciente della storia". L'ossematore onnisciente plan.12 Egli scrive che la teoria descrittiva non potrebbe essere giu-
vedrh chi o che cosa intendevamo anche se noi non possiamo dare sta perch;, per esempio, dice nel Concise Biographical Dictionary
nessun contenuto Intenzionale che si adatti a chi o a che cosa inten- (Concise Publications: Walla Walla, Washington) che "Ramsete
devamo. Ma allora, in che cosa consiste il nostro soddisfare (b)? VIII" 2 "uno tra un certo numero di antichi faraoni dei quali non si
Quale fatto che riguardi noi fa si che si dia il caso che quando dice- sa nulla". Eppure sicuramente noi possiamo riferirci a lui anche se
vamo, per esempio, "Socrate ha il naso camuso", era Socrate "di cui non soddisfacciamo la teoria descrittiva per usare il suo nome. In
intendevamo predicare qualcosa"? Evidentemente, secondo la spie- realth quello che I'esempio mostra ;che si sanno un mucchio di
gazione di Donnellan, assolutamente nessun fatto che riguardi noi - cose riguardo a Ramsete VIII, e infatti questo k un caso piuttosto
a parte la catena causale che connette la nostra enunciazione a So- ideale anche per la versione pih ingenua della teoria descrittiva, vi-
crate. Ma allora, qual k la natura di questa catena; che cosa cerca sto che ci sembra di avere una descrizione identificante perfetta.
l'osservatore onnisciente, e perch;? Rorty ci assicura che la teoria Ramsete VIII 2 il faraone chiamato "Ramsete" che govern6 1'Egitto
causale ha bisogno soltanto di "causazione fisica ordinaria", lo sbat- dopo un faraone chiamato "Ramsete VII".13 Vale a dire, immagi-
tere di oggetto contro oggetto, comunque essa sia. 10 penso che niamo, come suppongo sia il caso, di avere almeno qualche cono-
l'ossematore di Donnellan finiri per dover cercare causazione Inten- scenza della storia dell'antico Egitto, compresa la conoscenza del
zionak e contenuto Intenzionale. Ritorner6 su questo punto. fatto che faraoni con lo stesso nome venivano numerati sequenzial-
Kripke insiste, e consider0 che Donnellan sarebbe d'accordo, che mente. Supponiamo per sempliciti di argomento di sapere qualcosa
la teoria causale non va intesa come una teoria completa, bensi piut- di Ramsete VII e di Ramsete IX. Potremmo allora usare, senza al-
tosto come un'"immagine" di come funzionano i nomi propri. Tut- cuna esitazione, il nome "Ramsete VIII" per riferirci al Ramsete
tavia, noi vorremmo sapere se essa sia un'immagine accurata, e un che venne tra Ramsete VII e Ramsete IX, anche se le varie catene
modo di procedere 2 cercare di trovare controesempi, esempi di no- causali che si distendono da noi all'antico Egitto mancano di Ram-
mi che non funzionano secondo questa immagine. Per esempio, la sete VIII. Quello che abbiamo in questo caso ;un esempio della
teoria (o immagine) causale cosi espressa da Kripke ci d i condizio- Rete in opera; in questo caso, si tratta di quella parte della Rete che
ni sufficienti di riferimento riuscito usando i nomi propri? La rispo- contiene conoscenze riguardo al passato.
sta, penso, 6 chiaramente no. Esistono nurnerosi controesempi nella Si pub dire in generale che l'intera Rete dell'Intenzionaliti 2 fis-
letteratura, ma quello forse pih pittoresco 2 dovuto a Gareth sata causalmente, via causazione Intenzionale, a1 mondo reale in di-
versi punti, ma sarebbe un errore serio supporre che la Rete debba credo che dovremmo cercare il carattere essenziale dell'istituzione e
fissarsi, tramite ualsiasi tip0 di causazione, a ogni singolo punto a non farci troppo colpire, dagli esernpi strani, e credo che i controe-
9
cui si sia fatto ri erimento usando un nome proprio.14 Gedo che il
motivo per cui i teorici causali compiono questo errore 2 che esage-
sempi siano interessanti soltanto se spalleggiati da una teoria che li
spieghi. Tuttavia, mi piacerebbe vedere trattati con questi stessi at-
rano l'analogia tra riferimento e percezione, un'analogia che 8 resa teggiamenti i controesempi sia alla teoria causale che a quella de-
esplicita da Donnellan.15 La percezione si fissa a1 mondo in questo scrittivista. La difficolti 8 che i controesempi che io ho presentato
mod0 a ogni punto, perchi- ogni esperienza percettiva ha la autore- sembrano sollevare difficolti serie per la teoria (o immagine) causa-
ferenzialiti causale del contenuto Intenzionale che abbiamo discus- le, ed essi sono spalleggiati da una teoria dell'Intenzionalitd. Nel
so in precedenza. Ma i nomi propri non portano quel tip0 di causa- caso del Madagascar l'Intenzionalitd associata a1 nome sposta il rife-
zione, e neppure di causazione Intenzionale. B possibile soddisfare rimento dal capolinea della catena causale all'oggetto che soddisfa il
le condizioni per usare con successo un nome proprio anche se non contenuto Intenzionale associato, e nel caso dei nomi allocati in si-
c'P nessuna connessione causale, nC Intenzionale n; esterna, tra l'e- stemi di nomi la posizione di un nome come elemento nella Rete
nunciazione del nome e l'oggetto a cui ci si riferisce. Inoltre, le cose dd Intenzionalitd sufficiente ad assicurare a1 nome il riferimento
staranno cosi per qualsiasi sistema di nomi in cui si possa identifica- senza nessuna catena causale.
re il portatore del nome dalla posizione del nome nel sistema. Pos- Passiamo ora a1 problema pih importante: la teoria o immagine
so, per esempio, riferirmi a M Street a Washington perch; so che causale fornisce il carattere essenziale dell'istituzione dei nomi pro-
c'P in quella citti una sequenza alfabetica di nomi di strade, "A", pri? 10 credo che la risposta sia chiaramente no. Per capire questo,
"B", "C" ecc. Non c'i. nessun bisogno che io abbia una qualche immaginiamo una comunitd primitiva di cacciatori-raccoglitori con
connessione causale con M Street per poter fare questo.16 E la cosa un linguaggio che contenga nomi propri. (E non 8 affatto implausi-
diventa ancora pih chiara se consideriamo nomi di entitd astratte: se bile immaginare un linguaggio usato da una comuniti primitiva;
io conto fino a 387, il numerale nomina il numero senza nessuna per quello che ne sappiamo 15 stato in comuniti di questo tipo che
catena causale che connetta me e qualsiasi cerimonia battesimale in primo luogo si sono evolute le lingue umane.) Immaginiamo
collegata a quel numero. che tutti nella tribh conoscano tutti, e che i nuovi nati membri del-
C'2 abbondanza di controesempi conosciuti alla posizione che la la tribh vengano battezzati in cerimonie alla presenza dell'intera tri-
teoria causale ci dia condizioni necessarie o sufficienti per l'uso di bh. Immaginiamo, inoltre, che quando i bambini crescono, impari-
un nome proprio che si riferisce a1 suo portatore. Perch; gli autori no i nomi delle persone cosi come i nomi locali di montagne, laghi,
di queste teorie non sono colpiti da questi esempi? C'2, detto di strade, case ecc., per ostensione. Supponiamo inoltre che ci sia un
passaggio, una singolare asimmetria nel ruolo dei controesempi in tabh molto forte rispetto a1 parlare dei morti, cosi che il nome di
queste discussioni: i controesempi collegati alla teoria descrittivista nessuno viene mai menzionato dopo la sua morte. Cib che ci inte-
vengono in generale considerati come disastrosi per la teoria; i con- ressa nell'esempio 8 semplicemente questo: per come l'ho descritta,
troesempi alla teoria causale sono allegramente accettati come se questa tribh ha un'istituzione dei nomi propri usati per il riferimen-
non avessero importanza. La ragione per cui i teorici causali non to esattamente nello stesso modo in cui i nostri nomi sono usati per
sono colpiti 2, sospetto, che essi sentono, come Kripke ha detto il riferimento, eppure non c'e' un singolo u o di un nome nefka tribiZ che
esplicitamente, che la teoria causale offre un'immagine pih adeguata s d i s f ; fa catena c a u d e deffateorid deffa mlmicazione. Per come l'ho
di come funzionano i nomi anche se non pub spiegare tutti i casi. descritta non c'2 una singola catena di comunicazione del tip0 pre-
Dopo tutto, i controesempi possono essere semplici casi singolari e ferito da Kripke, Donnellan, e altri. Ogni uso del nome in questa
marginali, e quello che noi vogliamo veramente sapere 2 cib che 2 tribh per come l'ho descritta soddisfa la richiesta descrittivista che
centrale ed essenziale per l'operazione dell'istituzione dei nomi pro- ci sia un contenuto Intenzionale che associa il nome all'oggetto. In
pri. Inoltre, i controesempi non sono in realtd molto importanti per questo caso dobbiamo supporre che i nomi siano insegnati alle per-
noi teoricamente, a meno che non siano spalleggiati da qualche teo- sone per ostensione e che essi imparino a riconoscere i loro compa-
ria indipendentemente motivata, una qualche spiegazione di perch; gni membri della tribh, le montagne, le case ecc. L'insegnamento
essi siano controesempi. 10 condivido entrambe queste tendenze e stabilisce un contenuto Intenzionale che l'oggetto soddisfa.17
Mi sembra che il teorico causale potrebbe fare la seguente repli-
-
noti che n t in Donnellan n6
ca: lo spirit0 della teoria causale viene mantenuto in questo esem- sentata come risultato di qual-
pio, percht sebbene non ci sia nessuna catena di comunicazione c'P ! che adproccio indipendentemente'motivato all'uso dei nomi. densi I
nondimeno una connessione camale tra l'acquisizione del nome e
l'oggetto nominato, percht l'oggetto viene presentato ostensiva-
mente. La risposta a questo P duplice. In primo luogo, il tip0 di 1
connessione causale che insegna l'uso del nome & semplice causazio- sa stia accadendo in questa disputa dobbiamo ora rivolgerci a questa
ne Intenzionale; non & assolutamente esternalista. Vale a dire, il ti- teoria.
po di connessione causale che viene stabilito in questi casi & una
connessione causale descrittivista. Quando dico "Baxter", intendo
l'uomo che io sono in grado di riconoscere come Baxter, oppure l'uo- 111. L'APPROCCIO DESCRITTIVISTA A1 NOMI PROPRI
mo che mi P statopresmtato come Baxter, oppure l'uomo che ho visto
battezzato come Baxter, e in ciascuno di questi casi l'elemento cau-
sale implicato dal termine in corsivo P causazione Intenzionale. In
tutti i casi la condizione causale P parte del contenuto Intenzionale
associato a1 nome. E si noti che cib che importa non P il fatto che io
dia una descrizione verbale, ma che ci sia un contenuto Intenzionale.
Non si comprenderi la teoria descrittivista se non si comprendono
Se la teoria causale vuole essere un'alternativa alla teoria descrit- di Frege che il significato di un nome & dato da una singola descrizio-
tivista, la causazione in questione non deve essere descrittivista, non ne definita associata, e quella che potrebbe essere chiarnata l'idea co-
deve essere interna, altrimenti la teoria causale P una semplice va- mune dei libri di testo di logica che il significato di un nome "N" P
riante della teoria descrittivista. Questo equivale semplicemente a semplicemente "chiamato N". La prima e la terza di queste posizioni
chiedere che il descrittivismo includa alcuni elementi, per esempio sembrano essere palesemente inadeguate. Se il problema di una teoria
percettivi, nel contenuto Intenzionale associato all'uso del nome. I dei nomi propri P di rispondere alla domanda "In virt; di che cosa il
Ma, in second0 luogo, non abbiamo nemmeno bisogno di supporre parlante nell'enunciazione di un nome riesce a riferirsi a un oggetto
che tutti i nomi nella comuniti vengano introdotti per ostensione. particolare?", allora l'approccio di Mill 2 semplicemente un rifiuto di
Come Kripke concede, possono esserci nomi nella comuniti intro- rispondere alla domanda; semplicemente dice che il nome si riferisce
dotti puramente per descrizione. Supponiamo che gli astronomi e i all'oggetto, e questo P tutto. Ma anche la terza risposta P difettosa.
meteorologi della comuniti siano in grado di predire tempeste ed Come ho scritto in Atti linguistici,
eventi astronomici nel futuro, e che essi associno nomi propri a la descrizione "L'uomo chiamato X' non pub naturalmente, o
questi futuri eventi e fenomeni. Questi nomi vengono insegnati a comunque non pub da sola, soddisfare il principio di identifica-
tutti i membri della comuniti puramente per descrizione, e non c'& I
zione. Perch6 se mi chiedete "Chi vuoi dire con X?"e io rispon-
nessuna uestione degli eventi che causano i nomi perch6 gli eventi
3
sono nel uturo. Mi sembra che abbiamo qui una comuniti che sod- I
do "L'uomo chiamato X ' , anche se fosse vero che c'P un solo
uomo chiamato X , io starei semplicemente dicendo che egli &
disfa tutte le condizioni essenziali per avere dei nomi propri e per
avere l'istituzione di nomi propri che riescano a riferirsi nel modo
I l'uomo a cui gli altri fanno riferimento con il nome "X'. Ma se
essi fanno riferimento a lui con il nome "X', devono anche esse-
in cui i nostri nomi propri riescono a riferirsi, eppure non c'P un re pronti a sostituire "X' con una descrizione identificante, e se
singolo uso di nome proprio che soddisfi la storia, immagine, o teo- essi a lor0 volta lo sostituiscono con "l'uomo chiamato X ' , la
ria dei teorici causali. questione P stata solo fatta avanzare di un passo, e non potrebbe
Se P cosi facile descrivere un esempio di un'intera comuniti che andare avanti indefinitamente senza cadere nella circolariti o nel
soddisfa le condizioni per l'uso dei nomi propri ma non soddisfa le regress0 all'infinito. I1 mio riferimento a un singolo potrebbe es-
condizioni poste dalla teoria causale, come dobbiamo spiegare il fat- sere parassitario o essere quello di qualcun altro, ma questo pa-
to che la teoria sia sembrata cosi plausibile a tanti filosofi? Che cosa rassitismo non pub essere protratto all'infinito se si vuole avere
le di una montagna con il nome "N" e successivamente una catena mente alla stessa persona a cui si riferiva la persona (chiunque essa
con dieci anelli, ciascuno di una persona che enuncia "N" intenden- fosse) da cui ho avuto il norne, in accord0 con la versione di Kripke
do usarlo per riferirsi a qualsiasi cosa la persona da cui lo ha avuto del descrittivismo.
lo usava per riferirsi. Assumiamo che non intervenga nessuna Inten- Ma erchk ha irnportanza questo? Che differenza fa se la catena
zionaliti, nessun'altra credenza ecc., riguardo N, il quale P di per d
sufficiente a garantire che ogni persona si riferisce all'oggetto ini-
B
viene escritta per via di contenuto Intenzionale o di causazione fi-
sica esterna? Perch6 il dibattito, ripetiamo, P se il riferimento abbia
ziale del battesimo unicarnente in virth del fatto che c'P uno e sola- successo in virtb del fatto che l'oggetto a cui ci si riferisce si adatta
mente un oggetto che soddisfa o si adana a1 suo contenuto Inten- a o soddisfa alcune descrizioni associate, oppure se si ottenga il rife-
zionale. Dopo il parlante che ha fatto il battesimo iniziale, i conte- rimento in virtb di alcuni fatti che riguardano il mondo in modo
nuti Intenzionali successivi sono parassitari rispetto a quelli prece- del tutto indipendente da come questi fatti vengono rappresentati
denti per ottenere il riferimento. Ci sari naturalmente una caratte- nella mente: qualche condizione che l'enunciazione dell'espressione
rizzazione causale esterna della catena, e un osservatore onnisciente rispetta che sia indipendente dai contenuti di qualsiasi descrizione
potrebbe osservare Mr. Uno che parla a Mr. Due e cosi via fino a1 associata. Kripke e Donnellan sostengono di dare argomenti contro
Mr. Dieci, e potrebbe descrivere una sequenza di eventi senza men- la concezione del riferimento per contenuto Intenzionale associato,
zionare nessuna Intenzionaliti, senza nessuna rnenzione di contenu- e a favore delle condizioni causali esterne. 10 sto dimostrando che
to descrittivo. Ma non P la sequenza di aspetti caratterizzati dall'os- nei limiti in cui la loro spiegazione funziona, funziona perch; P de-
servatore esterno che assicura il riferimento. I1 riferimento, per scrittivista: la catena causale esterna non gioca nessun ruolo esplica-
Kripke, viene assicurato interamente dal contenuto descrittivo. tivo. E non sto dicendo che il loro approccio pub essere costretto
I1 mod0 per verificare quale aspetto stia compiendo il lavoro, se nel modello descrittivista ma che, se lo analizziamo attentamente,
il contenuto descrittivo o la catena causale, consiste nel variare una l'approccio da loro offerto ha precisamente un aspetto descrittivista.
costante tenendo ferma l'altra, e vedere che cosa accade. Supponia- Non ci dovrebbe sorprendere che abbiano cosi poco da dire sulla
mo che Miss Sette decida di usare il nome non per riferirsi alla stes- causazione. In realti essa non gioca nessun ruolo nelle loro spiega-
sa cosa a cui si riferiva la persona da cui lo ha ricevuto, ma per zioni. Per capire meglio questo, torniamo a Donnellan.
riferirsi invece a1 suo barboncino prediletto. Descritta dal di fuori,
la catena di cornunicazione pu6 essere esattamente la stessa: il nome Supponiamo che qualcuno dica 'Socrate aveva il naso camuso' e
"N" va da Uno a Dieci, ma lo spostamento del contenuto Intenzio- noi gli domandiamo a chi si stia riferendo. L'idea centrale P che
nale significa che Sette, Otto, Nove e Dieci si stanno riferendo a un questo richieda una spiegazione storica; non stiamo cercando un
barboncino e non a una montagna, unicamente perch; il barbonci- individuo che potrebbe adattarsi nel mod0 migliore alla descri-
no e non la montagna soddisfa la lor0 descrizione identificante zione del parlante dell'individuo a cui considera di stare riferen-
(questo P molto simile all'esempio del Madagascar). Immaginiamo, dosi ... bensl piuttosto un individuo storicamente correlate a1 suo
d'altra parte, che la catena abbia contenuto descrittivo costante, e uso del nome 'Socrate' in questa occasione. Potrebbe darsi che
ciascuno sia parassitario del parlante precedente fino a1 battesimo un osservatore onnisciente della storia veda un individuo collega-
iniziale; variamo la storia causale esterna a piacere e tuttavia questo to a un autore di dialoghi, tale che uno dei personaggi centrali di
non inficierh il riferimento. Che cosa dunque sta compiendo il lavo- questi dialoghi era modellato su quell'individuo, che questi dialo-
ro, l'Intenzionaliti o 1"'ordinaria causazione fisica"? I
ghi sono stati tramandati e che il parlante ha letto loro traduzio-
In risposta a1 suggerimento che il descrittivista pu6 facilmente
accogliere la loro spiegazione, Kripke, Donnellan e Devitt insisto-
no tutti che staado alla posizione descrittivista il parlante dovrebbe
~ ni, che il predicare da parte del parlante la camusiti di qualcuno
P Jpiegatodal suo aver letto queste traduzioni... 'Quale individuo,
nel caso ce ne sia uno, il parlante descriverebbe in questo modo,
forse anche erroneamente? [corsivi miei).21
ricordare da chi ha avuto il nome. Ma questo mi sembra chiaramen-
te falso. 10 posso per esempio (e lo faccio) fare riferimenti parassi- 1 Questo passaggio mi sembra fornire una spiegazione molto ragio-
tari usando il nome "Plotino" nel modo considerato sopra, senza nevole - il problerna che ci lascia P: che cosa dovrebbe cercare l'os-
ricordare da chi ho avuto il nome. 10 intendo riferirmi semplice- servatore onnisciente, e perch;? Quali considerazioni fa nel decidere
"quale individuo, nel caso ce ne sia uno, il parlante descriverebbe in IV. DIFFERENZE TRA I DUE APPROCCI
questo modo"? Visto che ci sono un numero infinito di "relazioni
storiche" deve esserci qualche principio per selezionare quelle rile- Sebbene entrambe le teorie "descrittivista" e "causale" siano di
vanti. Quale? Credo che la risposta sia implicita nel passaggio. base descrittiviste, esistono tuttavia numerose differenze importanti
Dobbiamo prendere due insiemi di contenuti Intenzionali come de- tra loro.
cisivi. Primo, l'autore dei dialoghi m d l h uno dei personaggi cen- 1. Secondo la teoria causale il trasferimento di Intenzionaliti nel-
trali su un individuo reale, vale a dire, l'autore aveva una rappresen- la catena di comunicazione t veramente l'essenza dell'istituzione dei
tazione dell'individuo in questione e intendeva che il nome "Socra- nomi propri. Secondo il descrittivista questa P semplicemente una
te" nel dialogo si riferisse a lui. Secondo, il parlante, avendo letto i caratteristica accidentale. Non t in nessun modo il tratto essenziale
dialoghi, intendeva che il suo uso di "Socrate" si riferisse alla stessa o definiente dell'istituzione. E il proposito della parabola della co-
persona a cui l'autore dei dialoghi si riferiva. I1 parlante, a sua volta, muniti di cacciatori-raccoglitori era di mettere in evidenza esatta-
estrarrh un mucchio di descrizioni ulteriori dai dialoghi, e queste mente questo: la tribh possiede l'istituzione dei nomi propri per fa-
potranno essere vere oppure no dell'uomo a cui si sta riferendo. re riferimento, ma non esiste nessuna catena di comunicazione, nes-
Ora, se noi gli domandiamo "Chi intendi con 'Socrate'?", egli ci sun riferimento parassitario. Un altro modo di dire la stessa cosa 6
diri alcune di queste descrizioni e, come fa notare Donnellan, que- di vedere come, sebbene il riferimento parassitario sia sempre pos-
ste descrizioni potrebbero non essere vere dell'uomo a cui l'autore sibile per i nomi propri, questo tip0 di parassitismo sia sempre
dei dialoghi si riferisce come "Socrate" bensi vere di qualcun altro, possibile per qualsiasi parola che esprima un contenuto Intenzio-
diciamo l'autore stesso. Supponiamo che il parlante dica "Con nale, compresi i termini generali. Prendiamo, per esempio, le pa-
'Socrate' intendo l'uomo che ha inventato il metodo del dialogo", e role "strutturalismo" e "strutturalista". Per un lungo period0 io ho
supponiamo che l'autore dei dialoghi abbia in realth inventato lui avuto solamente un'idea confusissima di che cosa queste parole si-
questo metodo e ne abbia per modestia attribuito l'invenzione a So- gnificassero. Sapevo che lo strutturalismo era un qualche t i p di
crate. Se perci6 diciamo "A parith di condizioni il parlante si stava teoria di moda, ma che stava oltre il limite della mia conoscenza.
in realth riferendo alla persona a cui l'autore si riferiva come 'Socra- Tuttavia, date la mia Rete e il mio Sfondo, ero in grado di usare la
te' e non all'uomo che di fatto invent6 il metodo del dialogo", ci parola "strutturalismo" in un modo parassitario; potevo per esem-
impegniamo alla posizione che il contenuto Intenzionale del parlan- pio domandare "Ci sono ancora un mucchio di strutturalisti in
te, "Mi sto riferendo a110 stesso uomo a cui si riferiva l'autore dei Francia?", oppure, "Pierre P uno strutturalista?". E si noti che que-
dialoghi", abbia la precedenza sopra il contenuto, "Mi sto riferendo sto parassitismo non P ristretto ai termini di generi naturali di cui
all'inventore del metodo del dialogo". Quando dava l'ultima rispo- parla Putnarn. Questo non era un cam in cui si identificano gli
sta, assumeva che uno e lo stesso uomo soddisfacesse entrambe le sue strutturalisti di passaggio ostensivamente per la loro apparenza su-
risposte. Se esse venissero separatamente, vale a dire, se ciascun con- perficiale, e si spera che un giorno la ricerca scientifica ci riveleri la
tenuto Intenzionale fosse soddisfatto da una persona differente, sareb loro Vera natura. Per quello che riguarda questa differenza tra la
be owio per il parlante che una delle due avrebbe la precedenza. I1 teoria causale e quella descrittivista, l'argomento apparirebbe a fa-
parlante esprimeva un frammento della sua Rete di contenuti Inten- vore dell'idea descrittivista che le catene di comunicazione non sono
zionali. Se questo frammento non si adattasse all'oggetto che soddisfa la caratteristica essenziale dell'istituzione di nomi propri, sebbene
il resto della Rete, l'osservatore onnisciente supporrebbe, ragionwol- entrarnbe le parti sarebbero d'accordo sul fatto che queste catene
mente, che il resto della Rete abbia la precedenza. Egli si starebbe comunemente esistano.
riferendo al Socrate storico anche se ne desse una descrizione falsa, 2. I1 descrittivista trova estremamente implausibile supporre che
ma questa supposizione P una supposizione su come il contenuto In- nelle catene di comunicazione, quando occorrono, l'unica Intenzio-
tenzionale dell'uomo determina il riferimento. Percid in entrambi gli nalith che assicuri il riferimento P che ogni parlante intenda riferirsi
approcci di Kripke e di Donnellan le condizioni del riferimento riu- a110 stesso oggetto del parlante precedente. Nella vita reale moltissi-
scito sono descrittiviste fino alle fondamenta. me informazioni vengono trasferite nella catena di comunicazione e
alcune di queste informazioni saranno rilevanti per assicurare il rife-
rimento. Per esempio, il tip0 della cosa nominata dal nome - che sia Intenzionale del primo ordine e quello parassitario normalmente
una montagna o un uomo o un alce o qualsiasi cosa - viene general- preferiamo il secondo. Perchk? Perch6 la catena di Intenzionaliti
mente associato a1 nome anche nei casi parassitari; e se il parlante parassitaria ci riporteri all'oggetto originale del battesimo, e che noi
va decisamente fuori strada rispetto a questo siamo poco portati a siamo portati normalmente, sebbene non sempre, a pensare a questo
dire che stia veramente avendo successo nel suo riferimento. Suppo- modo P cib che importa. In questo aspetto i nomi propri differisco-
niamo, per esempio, che egli ascolti un discorso sulla filosofia della no dai termini generali. Poichk l'importanza di avere i nomi propri
matematica di Socrate, e supponga confusamente che "Socrate" sia sta soltanto nel riferirsi a oggetti, non nel descriverli, spesso non ci
il nome di un numero dispari. Supponiamo che dica "Penso che importa realmente molto uale contenuto descrittivo venga usato
Socrate non sia primo ma sia divisibile per 17". Egli soddisfa la ver- per identificare l'oggetto, %no a quando esso identifichi l'oggetto
sione di Kripke della teoria causale, ma non ha successo nel riferi- giusto, dove per "oggetto giusto" si intende semplicemente quello
mento a Socrate. Inoltre, quando l'oggetto iniziale del battesimo a cui le altre persone si riferiscono usando quel nome.
non P identico all'oggetto che soddisfa il contenuto associato non
parassitario, non sempre costruiamo il riferimento come risalente al-
l'oggetto iniziale. Nel caso del Madagascar, supponiamo che ogni V. CONTROESEMPI AL DESCRITTIVISMO
parlante intendesse riferirsi a110 stesso oggetto del parlante prece-
dente, ma Marco Polo introdusse qualche nuovo contenuto Inten- Con in mente questa discussione passiamo ora ai controesempi. I
zionale che prese la precedenza sulla catena di comunicazione. Egli controesempi a me noti alla teoria descrittivista in generale fallisco-
identificb un'isola e non una parte del continente africano. no perchk gli autori guardano solamente a quello che l'agente po-
una conseguenza poco notata ma assurda dell'idea di Kripke trebbe dire e non a1 contenuto Intenzionale totale che egli ha nella te-
che egli non stabilisca assolutamente nessuna limitazione su quello sta, e anche perch6 trascurano il ruolo della Rete e dello Sfondo.
a cui il nome potrebbe arrivare a riferirsi. Cosi, per esempio, potreb- Ogni controesempio P destinato a mostrare che un parlante si riferi-
be saltar fuori che con "Aristotele" mi sto riferendo a uno sgabello r i a un oggetto con l'enunciazione di un nome anche quando la
da bar nella pizzeria da Joe a Hoboken nel 1957, se questo fosse cib descrizione definita associata non sia soddisfatta da quell'oggetto o
a cui P accaduto che la catena causale portasse. Voglio dire: con sia soddisfatta da qualcos'altro oppure da niente. Mostrerb che in
"Aristotele" non potrei stare riferendomi a uno sgabello da bar, per- ognuno dei casi si ottiene il riferimento solamente perchk l'oggetto
chk non ;questo quello che intendo con "Aristotele". E le note di soddisfa il contenuto Intenzionale nella rnente del parlante.
Kripke sull'essenzialismo non sono sufficienti a bloccare questo ri-
sultato, poichk si tratta sempre di necessiti de re associate agli og-
getti stessi ma che non associano nessun contenuto Intenzionale re- Erempio 1: Il caro Godel/Scbmidt(Kripke)
strittivo all'uso del nome. Percib, sebbene sia una necessiti metafisi-
ca de re che l'uomo attuale avesse una certa madre e un certo adre, L'unica cosa che Jones sa o pensa di sapere di Kurt Gijdel P che
P
questo non ci dice assolutamente nulla su come il nome si ri erisca
a quell'uomo e non a uno sgabello da bar.
egli P l'autore della famosa prova di incompletezza. Ma supponiamo
che, di fatto, la prova sia stata scritta da un altro uomo, Schmidt.
3. In generale il descrittivista P portato a preferire il contenuto Quando allora chiediamo a Jones una descrizione identificante di
Intenzionale del primo ordine, e vede i casi parassitari come meno Giidel, egli dice "l'autore della prova dell'incompletezza dell'aritme-
importanti ; il teorico causale d i maggiore en fasi alla descrizione tica". Ma di fatto quando Jones usa "Giidel" si sta riferendo a Go-
identificante parassitaria. I1 germe di veriti nella teoria causale mi del e non all'uomo che soddisfa la sua descrizione.
sembra questo: per quello che riguarda i nomi di oggetti con i quali~ i;, ovvio da quanto detto che la spiegazione corretta di questo
non arriviamo direttamente all'oggetto tendiamo spesso a dare la caso P che Jones ha molto pih contenuto Intenzionale che non la
precedenza a1 contenuto Intenzionale parassitario. Per esempio, per semplice descrizione da lui data. Come minimo ha "l'uomo chiama-
nomi di figure storiche remote, come Napoleone o Socrate, o di to 'Godel' nella mia comuniti linguistica, o almeno da quelli da cui
persone famose, come Nixon, se si d i un conflitto tra il contenuto ho avuto il nome". I1 motivo per cui non d i questa come risposta
quando gli si domandi una descrizione identificante P che assume doto si stessero riferendo a uno scavatore di pozzi che disse "Vorrei
che si voglia qualcosa di pi6 di questo. Questa Intenzionaliti i. in- che tutto fosse acqua cosi che non dovrei scavare questi dannati
fatti giA posseduta da chiunque gli domandi la descrizione identifi- pozzi". In un caso simile, secondo Donnellan, quando il parlante
cante. usa il nome "Talete" si sta riferendo a quello scavatore di pozzi.
caratteristico di queste discussioni che gli autori ci diano trop- Supponiamo inoltre che sia esistito un eremita che non ha mai avu-
po raramente le frasi in cui dovremmo immaginare che il nome oc- to nessun contatto con nessuno, il quale veramente riteneva che tut-
corra; ma se prendiamo in considerazione frasi reali, questo esempio to fosse acqua. Tuttavia, quando diciamo "Talete" stiamo chiara-
potrd andare in entrambe le direzioni. Supponiamo che Jones dica mente non riferendoci a quell'eremita.
"Alla linea 17 della sua prova, -el fa secondo me un'inferenza Ci sono in realti due aspetti in questo argomento: uno riguardo
sbagliata", e supponiamo di domandargli chi intenda con Gijdel. all'eremita, l'altro riguardo a110 scavatore di pozzi. Superficialmente
Egli risponderi "Intendo l'autore del famoso teorema di incomple- il caso dello scavatore di pozzi P formalmente simile a1 caso Gijdel/
tezza", e noi diremo allora "Be', di fatto Gijdel non ha provato quel Schmidt. I1 parlante'ha sempre il suo contenuto Intenzionale paras-
teorema, fu provato in origine da Schmidt". Che cosa diri allora sitario su cui ricadere se la sua descrizione associata viene soddisfat-
Jones? Mi sembra che potrebbe benissimo dire che con "Gijdel" in- ta da qualche oggetto che non si adatta a1 resto del suo contenuto
tende semplicemente l'autore della prova di incompletezza, indipen- , Intenzionale. Tuttavia, questo caso solleva anche il problema sepa-
dentemente da come egli si chiamasse di fatto. Kripke concede che rato di come la Rete delle credenze del parlante stabilird alcune li-
ci possano essere usi di questo genere. Essi comportano quello che mitazioni ulteriori alla catena dell'Intenzionaliti parassitaria. Sup-
io ho chiamato usi di aspetto secondario dei nomi propri.22 Ma non poniamo che Erodoto abbia sentito una rana gracidare dal fondo di
c'i. bisogno che Jones dica questo. Potrebbe dire "Mi stavo rifererl- un pozzo in un modo che suonava simile a1 greco per "tutto t ac-
do all'uomo che ho sentito chiamare 'Kurt Giidel', indipendente- qua"; supponiamo inoltre che questa rana fosse una mascotte di fa-
mente dal fatto che egli abbia provato oppure no l'incompletezza miglia chiamata "Talete", e che questo incidente sia all'origine del-
dell'aritmetica". Supponiamo d'altra parte che Jones dica "Kurt Gij- l'idea che qualcuno ritenesse che tutto i. acqua. Quando uso il nome
del viveva a Princeton". In questo caso, mi sembra molto pi6 pro- "Talete", pensando di stare riferendomi a un filosofo greco, mi sto
babile che se egli scoprisse che Gijdel non soddisfa la descrizione ' forse riferendo a quella rana? 10 penso di no. Dubbi simili potreb-
definita non parassitaria da lui associata a1 nome ricadrebbe sempli- bero essere sorti riguardo a110 scavatore di pozzi: posso pensare a
cemente nel contenuto Intenzionale parassitario da lui associato a1 frasi in cui sarei incline a dire che mi stavo riferendo a uno scavato-
nome. Ma in entrambi i casi P il contenuto Intenzionale del parlan- re di pozzi, e ad altre frasi in cui sarei incline a dire che non riuscivo
te che determina il riferimento. Non P sufficiente guardare sempli- I a riferirmi a nessuno perch6 non P esistita nessuna persona come
cemente a quello che un parlante dice in risposta a una particolare f Talete il filosofo. Ma nei casi in cui mi sto riferendo a uno scavato-
domanda; bisogna guardare a1 suo contenuto Intenzionale totale, re di pozzi le cose stanno cosi perch6 lo scavatore di pozzi soddisfa
cosi come alle capaciti di Sfondo associate a un nome e a quello che abbastanza il mio contenuto descrittivo; in particolare, soddisfa il
direbbe se venisse informato che parti diverse di quel contenuto era- contenuto "La persona a cui si riferisce come Talete la gente da cui
no soddisfatte da oggetti diversi. Non mi sembra che ci sia nulla in ' ho avuto questo uso del nome", vale a dire, soddisfa il contenuto
questo esempio che possa infastidire il descrittivista. Intenzionale parassitario del tip0 menzionato prima. Nel caso del-
l'eremita il motivo per cui non ci sentimo affatto portati a dire che
ci stiamo riferendo a lui con il nome "Talete" P che egli non soddi-
Erempio 2: Tdete lo scavatore di pozzi (Dont2eI&an)23 sfa la condizione di adattarsi nella rispettiva Rete di Intenzionalitd.
Quando diciamo "Talete P il filosofo greco che ritiene che tutto sia
Supponiamo che tutto quello che un certo parlante sa o pensa di acqua", non intendiamo semplicemente chiunque abbia ritenuto che
sapere di Talete P che Talete P il filosofo greco che disse che tutto 6 , i tutto P acqua, intendiamo quella persona che era conosciuta ad altri
acqua. Ma supponiamo che non ci sia rnai stato un filosofo grecol filosofi greci come uno che argomentava che tutto 2. acqua, a cui ci
che abbia detto una cosa simile. Supponiamo che Aristotele ed Ero- I'' si riferiva nel suo tempo o successivamente con qualche variante o
252
predecessore greco dell'espressione che noi pronunciamo ora come
6'
Talete", i cui lavori e idee ci sono arrivati postumi attraverso gli
scritti di altri autori e cosi via. Dunque, ripetiamo, in tutti questi La spiegazione corretta di come un nome assicuri il riferimento
casi ci sari una spiegazione causale esterna di come abbiamo ottenu- per noi qui su!!a terra non pub essere che lo fa trarnite un contenu-
to questa informazione, ma quello che assicura il riferimento non 2 to descrittivo associato, percht se ci fosse una terra gemella i nostri
la catena causale esterna, bensi la sequenza del trasferimento dei nomi continuerebbero a riferirsi a oggetti sulla nostra terra e non a
contenuti Intenzionali. I1 motivo per cui non siamo tentati di la- oggetti sulla terra gemella, anche se qualsiasi descrizione di un'og-
sciare che l'eremita si qualifichi come Talete 6 che egli semplice- getto sulla terra si adatterebbe altrettanto bene al suo Doppelgiinpr
mente non si adatta nella Rete e nello Sfondo. Questo esempio i in sulla terra gemella. Per poter spiegare come il riferimento riesca
qualche mod0 analog0 all'esempio dell'umanoide che inventb le senza ambiguiti sulla terra dobbiamo riconoscere il ruolo degli
lenti bifocali 80 miliardi di anni prima che esistesse Benjamin Fran- anelli causali esterni tra enunciazioni e oggetti.
klin. Quando dicevamo che Franklin ha inventato le bifocali inten- Ho g i i considerato questo tip0 di obiezione nel Capitolo 2 ri-
devamo: relativamente alla nostra Rete e a1 nostro Sfondo. I
guardo alla percezione, e nel Capitolo 8 riguardo alle espressioni
I
indessicali. Nel caso dei nomi propri k sufficiente dire che l'autore-
ferenzialitd causale di tutte le forme percettive di Intenzionaliti,
Erempio 3: I due ttlrsuti (Donnellan)24 I l'autoreferenzialiti delle forme indessicali di Intenzionalith, e in ge-
1 nerale il modo in cui siamo indessicabilmente correlati ai nostri
Supponiamo che un uomo veda su una parete due tessuti identica- contenuti Intenzionali, Rete e Sfondo compresi, k sufficiente a bloc-
mente colorati, uno sopra l'altro. Supponiamo che chiarni quello di care ogni possibile ambiguiti del tip0 terra gemella. Possiarno vede-
sopra "A" e quello di sotto "B". L'unica descrizione identificante che re questo persino nei casi parassitari. Quando per esempio dico che
egli possa dare di A i "quello di sopra". Ma supponiamo che, a sua I
1
l'unica descrizione che associo a "Plotino" i "chiamato Plotino",
insaputa, gli abbiamo messo lenti invertenti, cod che quello che lui non intendo semplicemente qualsiasi oggetto che sia mai stato chia-
pensa sia sopra k in realti sotto e viceversa. La descrizione identifi-
cante che egli pub dare dell'oggetto a cui si riferisce t in realti falsa,
1 mato "Plotino" da qualcuno. Intendo piuttosto, tra le altre cose, la
I penona a cui io ho udito e letto riferirsi come Plotino. I1 fatto che
tuttavia il suo riferimento ad A continua a essere riuscito. anche un Dopelganger sulla terra gemella possa essersi chiamato
Tratterb questo esempio piuttosto velocemente. A i il tessuto "Plotino" i tanto irrilevante quanto il fatto che qualcuno possa ave-
che in realti egli vede proprio h.2 quello che sta causando questa I re (e indubbiamente qualcuno l'avri fatto) chiamato il suo cane
esperienza visiva. Non si potrebbe chiedere una 'descrizione identi- "Plotino", o che molte altre persone siano state chiamate "Plotino".
ficante' migliore di questa. Espressioni come "quello di sopra" sono
strettamente di consumo pubblico, e sebbene si possano immagina-
re casi in cui avrebbero la precedenza rispetto alla presentazione In- VI. ARGOMENTI MODAL1
tenzionale, nella maggior parte dei casi il contenuto presentazionale
2 primario. In breve, il suo contenuto Intenzionale, o nella percezio- Questo libro riguarda l'Intenzionaliti e non la modaliti, e ho
ne o nella memoria, i sufficiente a estrarre A. Ma supponiamo che percib evitato fino a questo punto i problemi modali. Alcuni filoso-
egli dimentichi di averlo visto. Supponiamo che dimentichi perfino fi pensano tuttavia che gli argomenti modali di Kripke siano decisi-
che pensava che fosse di sopra. Egli semplicemente ricorda che il vi contro qualsiasi versione del descrittivismo, e far6 percib una pic-
nome nominava un tessuto. Pub ancora usare il nome per riferirsi a1 cola digressione per poterli prendere in considerazione.
tessuto? Naturalmente si. Non c't nessuna ragione per cui un con- Frege ha argomentato che la descrizione definita che un parlante
tenuto Intenzionale parassitario non possa dipendere dai propri con- associa a un nome proprio fornisce il "senso", nel suo significato
tenuti Intenzionali precedenti. Ora A viene semplicemente identifi- tecnico di questa parola, del nome proprio per quel parlante. Ho
cat0 come "quello che ero una volta in grado di identificare come dimostrato contro Frege che la descrizione definita associata non
'A'", forse un caso limite, ma sicuramente un caso possibile. pub fornire un senso o definizione del nome proprio percht questo
avrebbe come conseguenza che, per esempio, sarebbe una necessitd t in grado di spiegare problemi di questo genere avanzando all0
analitica che Aristotele fosse il pih famoso insegnante di Alessan- stesso tempo la teoria come una spiegazione di come venga assicu-
dro, se un parlante associasse la descrizione definita "il pi6 famoso rato il riferimento, e non come una spiegazione del significato nello
insegnante di Alessandro Magno" come il senso del nome proprio stretto senso fregeiano.
"Aristotele." H o dimostrato che il grappolo di contenuti Intenzio- La spiegazione che sto fornendo suggerisce la direzione per una p uzr 1 E&
nali che i parlanti associano a un nome proprio I? collegato al nome soluzione del "problema della credenzap'di Kripke26. Ecco il proble-
da una relazione molto pih debole della definizione, e che questa ma: supponiamo che un parlante bilingue, non sapendo che "Lon-
spiegazione manterrebbe le virth dell'approccio di Frege evitando le dres" e a "Londra" nominao la stessa citti, asserisca sinceramente I
sue assurde conseguenze. Kripke inizia la sua critica a1 mio approc- in francese "Londres est jolie" e asserisca sinceramente in italiano
cio distinguendo il descrittivismo costruito come una teoria del rife- anche "Londra non t bella". Crederi o non crederi che Londra t
rimento dal descrittivismo costruito come una teoria del significato, bella? I1 ~\,r i m o z y s onella
. ..
+ ,%,
A.-+ - e,.-S-
,.- risoludone delprobklesta nel not
-"*.
e sostenendo che se il descrittivismo I? costruito solo come una teo- che siccome 11 p a r h t e associa contenuti Etenz~onalidiversi a
ria del riferimento, una teoria di come si assicuri il riferimento con i "Londres" e "Londra" il contributo che ciascuna parola porta alla
nomi ropri, sari allora incapace di fornire una soluzione fregeiana sizione nella testa dell'uomo 6 diverso, ed egli di consegue
1
al pro lema dei nomi propri nelle affermazioni di identitd, nelle af-
fermazioni esistenziali, e nelle affermazioni che riguardano atteggia-
cre e due proposizioni che, sebbene non possano essere entr
vere (poichi. si riferiscono a110 stesso oggetto e gli attribuiscono
menti proposizionali. Kripke non dice nulla per sostenere quest'ul- proprieti inconsistenti), non sono contraddittorie. I1 caso t analog0
tima posizione, e in ogni caso essa mi sembra evidentemente falsa. all'esempio di Espero e Fosforo.27
10 cerco di mostrare che i nomi propri non hanno definizioni nel L'argomento modale principale usato contro il mi0 approccio 6 & a ~ o r ~ w r
senso comune, ma che il riferimento viene assicurato da un conte- l'argomento del designatore rigido. Nella sua versione pih roua , ;frRL,Vd
nuto intenzionale associato. Percib, nei termini di Kripke, sto for- l'argomento procede come segue: k- -/--J
nendo una teoria del riferimento ma non una teoria del significato.
(1) I nomi propri sono designatori rigidi
Tuttavia, per le ragioni che seguono, la sua distinzione non I? cosi
(2) Le descrizioni definite non sono designatori rigidi; e, per pa-
netta come lui suggerisce: il contenuto Intenzionale associato a un
riti di ragionamento, i contenuti Intenzionali non sono desi-
nome proprio pub figurare come parte del contenuto~r~osizionaIe di
gnatori rigidi,
un'affermazione fatta da un parlante usando quel nome, anche se il
corltenuto Intenzionale associato del parlante non t parte della 4- di conseguenza,
,.-nizzone del nome. E questo I? il motivo per cui si pub fornire una (3) I nomi propri non sono equivalenti in significato o senso o
teoria descrittivista di come i nomi propri assicurano il riferimento funtionamento alle descrizioni definite o ai contenuti Inten-
;(e da qui dare una teoria del riferimento e non una teoria del signi- zionali di qualsiasi t i p .
b
<
'4
ficato per i nomi propri) mostrando a110 stesso tempo che i metodi Anche se ammettiamo la prima premessa per amor di discussione,
, tramite cui i nomi propri assicurano il riferimento spiegano come il mi sembra che l'argomento fallisca per due ragioni. Primo, alcune
<,
/ significato di enunciazioni compiute usando quei nomi contenga descrizioni definite sono, in realti, designatori rigidi. In realti, qual-
4 contenuto descrittivo (e da qui dare una spiegazione dei nomi che siasi descrizione che esprima condizioni di identiti per l'oggetto,
5 abbia conseguenze per il significato delle proposizioni che conten- vale a dire, qualsiasi descrizione che determini l'identiti dell'ogget-
r gono quei nomi). Per esempio, secondo l'approccio descrittivista un to sari un designatore rigido. Qualsiasi descrizione che esprima p r e
parlante pub credere che Espero splenda vicino all'orizzonte mentre prieti necessarie e sufficienti per, ad esempio, essere identici ad Ari-
non crede che Fosforo splenda vicino all'orizzonte, sebbene Espero e stotele, sari un designatore rigido. In realti era a questa caratteristi-
Fosforo siano identiche. Un parlante pub credere in modo consi- ca che stavo cercando di arrivare nella mia precedente discussione
stente questo se associa contenuti Intenzionali indipendenti a cia- sui nomi propri, quando dicevo che il problema della regola
scun nome, anche se in nessuno dei casi il contenuto Intenzionale
fornisce una definizione del nome. La cosiddetta teoria del grappolo
usare un nome deve essere correlate al problema dell'idmtit2
l'oggetto.28 E, secondo, e pih importante per questa discussione, as-
I!:
solutamente qualsiasi descrizione definita pub essere trattata come certato che essi non hanno nessun contenuto Intenzionale decisa-
un designatore rigido indessicalizzandola al mondo reale. 10 posso, mente inconsistente con i fatti che riguardano l'oggetto, il lor0 solo
con una semplice decisione, stabilire di usare l'es ressione "L'inven- contenuto Intenzionale potrebbe essere che stanno usando il nome
tore delle lenti bifocali" in modo tale che si ri /'erisca alla persona
reale che ha inventato le bifocali e continui a riferirsi proprio a
quella persona in qualsiasi mondo possibile, anche in un mondo
possibile in cui egli non ha inventato le bifocali.29 Un simile uso
della descrizione definita avri sempre ambito largo, oppure sari in
un certo senso senza ambito nel mod0 che t caratteristico dei nomi
propri. Poicht qualsiasi descrizione definita pub essere resa un desi-
gnatore rigido, mostrare che i nomi propri sono sempre (o quasi
sempre) designatori rigidi mentre le descrizioni definite in generale to per fargli riferimento. Nel caso limite queste condizi0n.i possono
non lo sono non dimostra che il lor0 funzionamento sia diverso. essere semplici capaciti di riconoscimento di Sfondo, come, per
esempio, nel caso da noi considerato nel Capitolo 2 in cui il solo
contenuto Intenzionale che un uomo aveva associato a1 nome era la
VII. COME FUNZIONANO 1 NOMI PROPRI? sua semplice capaciti di riconoscerne il portatore; oppure possono
essere contenuti Intenziqnali ~arassitaridel tip0 descritto nel princi-
H o detto all'inizio che la risposta a questa domanda dovrebbe e 2 sono semplici a p p l i c v >
essere piuttosto facile, e penso sia ormai stabilito che manteniamo come oggetto, e percib come possibile obiet-
certi principi nella mente. I fatti che cerchiarno di spiegare sono: i tivo di nominazione e riferimento 6 sempre determinato relativa-
nomi vengono usati per riferirsi agli oggetti. In generale, il contri- mente ad un sistema di rappresentazione. Dato che abbiamo un si-
but0 dato da un nome alle condizioni di veriti delle affermazioni 2 t stema ricco abbastanza da individuare oggetti (vale a dire, ricco ab-
semplicemente che il nome 2 usato per fare riferimento a un ogget- bastanza da contare un cavallo, un second0 cavallo, un terzo caval-
to. Ma esistono alcune affermazioni in cui il contributo del nome , lo...) e da identificare e reidentificare oggetti (vale a dire, ricco ab-
non 2, o non t soltanto, che viene usato per fare riferimento a un bastanza da determinare che cosa debba essere il caso perch6 quello
oggetto: sono le affermazioni di identiti, le affermazioni esistenzia- sia lo sffisocavallo che quello che ho visto ieri), noi possiamo asso-
li, e le affermazioni ri uardo a stati Intenzionali. Inoltre, un nome ciare nomi a oggetti in modo tale da conservare l'associazione degli
f
viene usato per fare ri erimento a110 stesso oggetto in mondi possi-
bili diversi in cui ha proprieti diverse da quelle che ha nel mondo '
stessi nomi agli stessi oggetti, anche in situazioni controfattuali in
cui il contenuto Intenzionale associato al nome non sia pid soddi-
reale. l
sfatto dall'oggetto. I principi 1, 2, e 3 hanno applicazione soltanto
I principi che dobbiamo ricordare quando spieghiamo questi fat- in un sistema rappresentazionale che soddisfi il principio 4.
ti sono:
1. Perch; un nome possa arrivare a essere usato Der fare riferi-
- 1
ualche rappresen-
cadere per perce-
eve essere comunque
abbastanza contenuto Intenzionale da identificare a quale oggett; il
nome sia associato.
2. Urla volta stabilita la connessione tra nome e oggetto, i parlan-
ti che si siano impadroniti della pratica di Sfondo di usare i nomi
possono fare uso del f a t t o . & e _ l ~ o ~ s s i o nae n o e o m G
-
stata s t a b i l i t a , T n i r e niente di pid riguardo all'oggetto. Ac-
spiegazione del fatto che i nomi p s s o n o essere introdotti da, e usa- nuto Intenzionale che si possa qualificare come conoscenza riguardo
ti con un contenuto Intenzionale che non t un designatore rigido, all'oggetto. Potrebbe addirittum darsi che di solito non ci si riferi-
mentre tuttavia il nome put, essere usato come un designatore rigi- sca all'oggetto con il nome che il parlante ha acquisito per lui. Un
do, t semplicemente che abbiamo una nozione dell'identita di un nome di questo genere sarebbe per me "Plotino". Anche in questi
oggetto che t separabile da quei particolari contenuti Intenzionali casi il limitato contenuto Intenzionale pone alcune limitazioni sul
che sono usati per identificare l'oggetto. Cosi, per esempio, abbia- tip0 dell'oggetto nominato. Nel mio uso, non potrebbe mai essere
mo una nozione dello ~ t m ouomo che I. indipendente da tipi di de- saltato fuori che Plotino P un numero primo.
scrizioni come l'autore dell'odi~~ecl.Possiamo di conseguenza usare
il nome "Omero" per riferirci all'uomo che t stato il reale autore
dell'odi~~eu anche in quei mondi possibili in cui Omero non ha
scritto l'0di~~eu.
Parte della sensazione che ci sia qualcosa di particolarmente pro-
blematic~in queste spiegazioni cosi semplici deriva dal fatto che c't
una famiglia di diversi tipi di casi in cui questi principi operano.
,, Prima di tutto, i casi centrali. L'uso pih importante ed estensivo dei
E ~ ~ nomi
~ ~ per
f ciascuno
i ~ ~ di noi 2 per persone, luoghi ecc., con i quali sia-
mo in contatto personale quotidianamente, o almeno frequentemen-
te. Battesimo a parte, si imparano inizialmente questi nomi da alue
persone ma, una volta che lo si t imparato, un nome viene associato
a una collezione talmente ricca di contenuti Intenzionali nella Rete
che non si dipende pih da altre persone per determinare a quale
oggetto ci si stia riferendo. Si pensi, per esem io, ai nomi dei nostri
P
amici pih stretti e dei membri della nostra amiglia, della citta in
cui viviarno o delle strade qui attorno. In questi casi non c't nessun
problema di catena di comunicazione. Esempi di questo t i p sareb-
bero per me "Berkeley, California" o "Alan Code".
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In second0 luogo, ci sono nomi che hanno usi principali in cui
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-gli usi non sono basati sulla conoscenza diretta dell'oggetto. I1 con-
tenuto Intenzionale associato a questi nomi t in massima parte deri-
vat0 da altre persone, ma t ricco abbastanza da qualificarsi come
conojcenzu riguurdo l'oggetto. Esempi di questo t i p sarebbero per
me nomi come "Giappone" o "Charles de Gaulle". In questi casi il
contenuto Intenzionale t abbastanza ricco da stabilire limitazioni
molto forti sul tip0 di cose a cui ci si pub riferire con il mio uso di
' quei nomi. Per esempio, a prescindere dalla catena di comunicazio-
ne, non potrebbe saltar fuori che con "De Gaulle" mi sto riferendo
a un arazzo fiorentino, o che con "Giappone" mi sto riferendo a
una farfalla.
~ 4 1 ; ~ In terzo luogo, ci sono usi di nomi in cui si t quasi completa-
r k 4 ~ 2 1 mente dipendenti dall'uso precedente da parte di altre persone per
I
la, puoi lavartici ecc. Realizzate in: la liquiditi di un secchio d'acqua
non P un qualche succo secret0 dalle molecole di HzO. Quando
descriviamo il complesso come liquido stiamo soltanto descrivendo
della tesi di identiti con un relativo epifenomenismo degli aspetti uelle stesse molecole a un live110 di descrizione pih alto di quello
mentali degli eventi psicofisici." Ielle singole molecole. La liquiditi, sebbene non sia epifenomenica,
L'immagine che sono andato suggerendo, e l'immagine che credo viene realizzata nella struttura molecolare della sostanza in questio-
porteri definitivamente a una risoluzione del dilemma, t quella se- I ne. Percib, se si domanda, "Come pui, esserci una relazione causale
condo cui gli stati mentali sono sia causati d?lk operazioni del cer- tra il comportamento molecolare e la liquiditi se lo stesso comples-
vello che realizzati nelle strutture del cervello (e del resto del siste- so P a1 contempo un liquido e una collezione di molecole?", la ri-
ma nervoso centrale). Una volta compreso che P possibile che i fe-
nomeni mentali e fisici stiano in entrambe queste relazioni abbiamo
11 1 sposta sari che ci possono essere relazioni causali tra fenomeni a
livelli diversi proprio nello stesso complesso soggiacente. Infatti,
rimosso almeno uno dei pih grossi ostacoli a1 capire come gli stati una simile combinazione di relazioni P molto comune in natura: la
mentali che sono causati da stati cerebrali possano anche causare soliditi del tavolo su cui sto lavorando e l'elasticiti e la resistenza
altri stati cerebrali e stati mentali. Una delle assunzioni condivise da alle forature delle gomme della mia mac5hina sono entrarnbi esem-
fisicalisti e dualisti tradizionali P che garantendo la realti e l'effica- pi di proprieti causali che sono precisarnente causate da, e realizzate
cia causale del mentale dobbiamo negare qualsiasi relazione di iden- in, una microstruttura soggiacente. Generalizzando, potremmo dire
titi tra fenomeni mentali e cervello; e viceversa se asseriamo una che due fenomeni possono essere messi in relazione sia per causa-
relazione di identiti dobbiamo negare qualsiasi relazione causale tra zione che per realizzazione, una volta appurato che siano correlati a
fenomeni mentali e fisici. Nel confront0 di JJ.C. Smart, se lo scassi- diversi livelli di descrizione.
natore P jdentico a Bill Sikes, allora lo scassinatore non pub essere Applichiamo ora quc!lo che abbiamo imparato da questi sempli-
caualmente correlato con Bill Sikesz (ma confronta: la tendenza a1 ci esempi a1 problema mente-corpo. Consideriamo, per iniziare, la
crimine dello scassinatore pui, essere causalmente correlata con l'e- spiegazione contemporanea usuale della neurofisiologia della perce-
ducazione di Bill Sikes). Come primo passo per risolvere il dilemma zione visiva. Naturalmente la spiegazione P a1 momento incomple-
dobbiamo mostrare come i fenomeni mentali possano soddisfare en- ta, e la teoria su cui si basa potrebbe essere sbagliata in tutte le
trambe le condizioni. direzioni fondamentali. Ma le difficolti nel dare una spiegazione
Allo scopo di demitizzare un poco l'intero problema mente-cor- corretta sono le incredibili difficolti empiriche e concettuali che
po vorrei iniziare col considerare alcuni esempi assolutamente bana- sorgono nella comprensione delle operazioni di un sistema tanto
li e familiari di questi stessi tipi di relazioni. Questi esempi sono complesso come il cervello umano (o dei mammiferi); non c'P in
stati scelti deliberatamente per la loro banaliti. Si consideri la rela- aggiunta nessun ostacolo metafisico percht una spiegazione di que-
zione tra le pmprieti liquide dell'acqua e il comportamento delle sto tipo possa essere corretta, o almeno cercherb di dimostrarlo. La
molecole individuali. Non possiamo dire di nessuna molecola indi- storia inizia con I'assalto dei fotoni alle cellule fotorecettrici della
viduale che P bagnata, ma possiamo dire sia che le proprieti liquide retina, i familiari bastoncelli e coni. Questi segnali vengono elabo-
dell'acqua sono camate dal comportamento molecolare, sia che esse rati attraverso almeno cinque tipi di cellule in fotorecettori, orizzon-
sono realizzate nella collezione delle molecole. Consideriamo una re- tali, bipolari, amacrini e gangli. Passiamo poi attraverso il nervo ot-
lazione alla volta. Caurate d?: la relazione tra il comportamento mo- tic0 a1 nucleo genicolato laterale, e da li i segnali vengono trasmessi
lecolare e le caratteristiche fisiche di superficie dell'acqua 2 chiara- alla corteccia striata e poi diffusi attraverso le cellule altamente spe-
mente causale. Se, per esempio, alteriamo il comportamento mole- cializzate del resto della corteccia visiva, le cellule semplici, com-
colare causiamo il cambiamento delle caratteristiche di superficie; plesse, ipercomplesse almeno delle tre zone 17 (area striata), 18
otteniamo ghiaccio oppure vapore a seconda che il movimento mo- (area visiva II), e 19 (area visiva 111).
lecolare sia stato reso sufficientemente pih lento o pih veloce. Inol- Si noti che questa storia P una spiegazione causale; essa ci raccon-
tre, le stesse caratteristiche di superficie dell'acqua funzionano cau- ta come l'esperienza visiva sia causata dal bombardamento da parte
salmente. Nel suo stato liquido l'acqua P bagnata, scorre, puoi ber- di un vasto numero di neuroni a letteralmente milioni di sinapsi.
mondo fisico. Ma se pensiamo di vivere in un mondo che contiene 1 dei quanti sono differenti dai principi della meccanica newtoniana;
cose mentali nel senso in m i contiene cose liquide e cose solide, ma qualsiasi principio, per poterci dare una spiegazione adeguata
non ci sono allora ostacoli metafisici a una spiegazione causale di del cervello, dovri riconoscere la realti, e spiegare le capaciti causali
cose di questo tipo. Le mie credenze e desideri, le mie seti ed espe- dell'Intenzionalitii del cervello.
rienze visive, sono caratteristiche causali reali del mio cervello, cosi
come la soliditi del tavolo su m i lavoro e la liquiditi dell'acqua che
bevo sono caratteristiche causali di tavoli e acqua.
I1 second0 corno del dilemma articola l'idea largamente diffusa
che una spiegazione causale ideale del mondo deve sempre fare rife-
rimento a leggi causali (strette) e queste leggi devono sempre esse-
re stabilite in termini fisici. Esistono molti argomenti diversi per
queste posizioni e non ho nemmeno incominciato a dar lor0 rispo-
sta, ma ho cercato di fornire alcune ragioni per pensare che le con-
clusioni siano false: la nostra spiegazione della causazione Intenzio-
nale fornisce sia gli inizi del quadro teorico sia molti esempi in m i
gli stati Intenzionali funzionano causalmente come stati Intenziona-
li. E mentre non ci sono leggi 'strette', ci sono moltissime regolariti
causali nel funzionamento della causazione Intenzionale; per esem-
pio, le intenzioni precedenti causano le azioni, la sete causa il bere,
le esperienze visive causano le credenze. Rimane aperto il problema
empirico di come questi stati di alto livello vengano realizzati nelle
e causati dalle operazioni del cervello, e il problema di quali delle
realizzazioni siano "tipo-tipo" e quali "occorre~?za-occorrenza".Gli
argomenti a priori che ho visto contro la possibiliti delle realizza-
zioni di tipo, piuttosto che di occorrenza, tendono a trascurare un
punto cruciale: cib che conta come tipo 2 sempre relativo a una
descrizione. I1 fatto che non possiamo avere realizzazioni tipo-tipo-
stabilite, per esempio, in termini chimici, non implica che non pos-
siamo avere in nessun mod0 realizzazioni tip-tipo. Se insistessimo
sempre sulle realizzazioni in termini chimici la riduzione della legge
di Boyle-Charles alle leggi della meccanica statistica - uno dei suc-
cessi di tutti i tempi di riduzione di tip0 - fallirebbe perch6 la ridu-
zione non fa nessuna menzione di qualsiasi composizione chimica
specifica dei gas. Per quello che ne sappiamo i tipi di realizzazioni
che gli stati Intenzionali hanno nel cervello possono essere descrivi-
bili a un livello funzionale molto pih alto di quello della biochimica
specifica dei neuroni coinvolti. La mia supposizione, e a1 momento
attuale delle nostre conoscenze di neurofisiologia pub essere soltan-
to una supposizione, 2 che se arriviamo a capire le operazioni del
cervello nel produrre Intenzionaliti, P possibile che questo accada
sulla base di principi che sono del tutto differenti da quelli che im-
pieghiamo ora, tanto differenti quanto i principi della meccanica