Professional Documents
Culture Documents
IPNOSI
DINAMICA
CID CNV
Istituto di Psicologia Analogica
e di Ipnosi Dinamica®
P P
Stampa a cura di:
INTRODUZIONE
1) L’ipnosi dinamica 25
2) Gratificazioni e penalizzazioni 66
- Simbolo 91
- Potenziale ipnotico 94
- Vari sistemi per bloccare gli scarichi pensionali del soggetto 140
Cinesica 169
Prossemica 178
Digitale 185
Paralinguistica 190
- Glossario 250
INTRODUZIONE
ALCUNE INFORMAZIONI STORICHE
SUL FENOMENO IPNOTICO
7
Anche queste giovani donne venivano fatte cadere in un
profondo sonno ipnotico, durante il quale acquisivano capacità
profetiche e davano vaticini.
Dopo di ciò, per mano del sacerdote, venivano sacrificate al Dio
passando in perfetta beatitudine dal sonno ipnotico alla morte,
senza avvertire alcun dolore o timore.
In India, patria delle discipline Yoga, l’ipnosi e l’autoipnosi si
praticavano sin dai tempi anteriori alla nascita di Cristo.
Anche gli Ebrei usavano l’ipnosi per provocare nei soggetti
capacità profetiche; perfino la Bibbia presenta in più parti la
frase “Dio impose la Sua mano ed egli profetizzò”. Lo svizzero
Paracelso (1493-1541), il cui vero nome era Teofrasto Bombast,
mette in rapporto la forza della calamita con quella emanata
dalle mani, alla quale darà il nome di “magnetismo animale” che
sarà più tardi ripreso da Mesmer. L’alchimista tedesco. Cornelio
Agrippa (1486-1535), nella sua opera “La filosofia occulta”,
parla di “occhi che incantano e soggiogano”.
Verso la metà del ‘700 appare la misteriosa figura di Giuseppe
Balsamo conte di Cagliostro, mago, illusionista, guaritore e
soprattutto ipnotizzatore espertissimo, capace di produrre nei
suoi soggetti stati di sonnambulismo profondo con straordinari
8
fenomeni di chiaroveggenza, talvolta accompagnati da crisi
convulsive.
Cagliostro fu arrestato a Roma nel 1789, sotto l’accusa di
eresia, e condannato dal tribunale della Santa Sede.
Secondo alcuni autori, però, Cagliostro e Balsamo sarebbero
state due persone ben distinte e colui che morì nella fortezza
papale di San Leo, nel 1795, sarebbe stato non il Conte di
Cagliostro bensì Giuseppe Balsamo.
Arriviamo così ad un’altra celebre e discussa figura di guaritore :
Anton Mesmer, medico nato a Itzmang, in Germania, nel 1734
ed affermatosi a Vienna intorno al 1770.
Partendo dal magnetismo minerale e sulle orme già tracciate da
Paracelso, Mesmer mette in rapporto le capacità terapeutiche
della calamita con quella che sprigionerebbero le mani, per la
quale ripropone il nome di “magnetismo animale”.
Mesmer acquista in Vienna una larghissima popolarità, grazie
alle numerose e sorprendenti guarigioni ottenute; questi
successi provocano, però, reazioni ostili sia da parte della
scienza ufficiale che del clero; Mesmer è costretto a lasciare
Vienna e, nel 1778, si trasferisce a Parigi.
Qui egli continua la sua opera e la sua notorietà si accresce.
Ormai i suoi pazienti sono troppo numerosi per poter essere
9
trattati individualmente; Mesmer adotta quindi il metodo della
famosa “tinozza”, contenente acqua magnetizzata e limatura di
ferro.
Attorno ad essa si radunavano i pazienti, mentre il suono di un
pianoforte diffondeva nell’ambiente un’atmosfera suggestiva.
Mesmer, in abiti sontuosi, si aggirava per la sala, toccando i
malati con una bacchetta, fissandoli negli occhi ed imponendo
le mani quando necessario (passi magnetici). Generalmente, i
pazienti cadevano in una trance convulsiva (vedi metodo
catartico adottato successivamente), in seguito alla quale
sopravveniva la guarigione.
Anche a Parigi, nonostante le innumerevoli guarigioni ottenute,
o più probabilmente proprio per queste, Mesmer incontrò
l’opposizione della medicina ufficiale.
Nel 1784 fu istituita una commissione di inchiesta, la quale
stabilì che le guarigioni ottenute da Mesmer erano da attribuirsi
alla sola immaginazione dei pazienti, condannò pertanto il
magnetismo animale definendolo privo di qualsiasi efficacia.
Queste conclusioni non furono però unanimi; infatti uno dei
componenti della commissione, il botanico Laurent De Jussieu,
si rifiutò di sottoscriverle.
10
Mesmer, amareggiato da tutti questi contrasti, si ritira a
Mespurg, sul lago di Costanza, dove muore nel 1815. Questo
discusso personaggio ebbe sostenitori e detrattori, suscitò
consensi e critiche; a lui comunque spetta il merito di essere
stato il primo ad affrontare con spirito scientifico ed in un’epoca
ricca di superstizioni, in cui ancora si mandavano al rogo le
presunte streghe, fenomeni che fino ad allora erano stati confusi
con le pratiche magiche.
Tuttavia il suo contributo allo studio dell’ipnosi fu limitato dal
fatto di avere attribuito i fenomeni ottenuti a cause solamente
fisiche o fisiologiche (magnetismo minerale prima ed animale
poi), trascurando del tutto la componente psicologica ed
emozionale.
Fu un suo allievo, il marchese De Puységur, ad approfondire
questo importante aspetto dell’ipnosi nei suoi studi sul son-
nambulismo provocato artificialmente.
Nei primi anni dell’800 l’Abate Faria, personaggio citato da
Dumas nella sua opera “Il Conte di Montecristo”, sostenne che il
magnetismo è un fenomeno legato alla volontà del
magnetizzatore di produrre suggestione.
Nel 1831 l’Accademia di Francia ammise l’indubbia azione del
magnetismo e ne consigliò lo studio come parte della psicolo-
11
gia; per contro, verso la metà del secolo, Pio IX, in una sua
enciclica, lo condannò come forma di superstizione.
Nel 1846 James Braid, medico scozzese, sostenne che il sonno
artificiale non è il prodotto di una sorta di fluido emanato dalle
mani del rnagnetizzatore, ma è un fenomeno puramente
neurologico, adducendo a prova della sua tesi il fatto di essere
in grado di ottenere gli stessi risultati facendo fissare
lungamente al soggetto un oggetto brillante. Fu appunto Braid a
coniare i termini “ipnosi” ed “ipnotismo”, derivati dal vocabolo
greco “hypnos” (sonno).
Sulla base delle teorie del Braid, il medico francese Henry Azam
mise in luce la possibilità di utilizzare l’ipnosi come anestesia
negli interventi chirurgici.
Charles Richet, nel 1975, in opposizione all’opinione di alcuni
“studiosi” che consideravano lo stato ipnotico una simulazione,
asserì che il sonno ipnotico è uno stato fisiologico normale in cui
spesso l’intelligenza viene esaltata.
Il neurologo Jean Martin Charcot, nell’Ospedale della Salptrière,
condusse, a cavallo degli anni 1878 - 1882, importanti studi, per
altro non esenti da errori anche grossolani, sull’isteria ed il
sonno ipnotico.
12
Egli sostenne che l’ipnosi è una condizione patologica inducibile
esclusivamente in soggetti isterici, che le donne si possono
ipnotizzare più facilmente degli uomini e che sia i fenomeni
ipnotici che le manifestazioni isteriche possono essere
influenzati dalle calamite e dai metalli in genere. Egli accettò la
tesi “neurologica” del Braid, secondo cui lo stato ipnotico si può
indurre facendo ricorso a mezzi puramente meccanici, ma ne
trascurò le successive importanti scoperte sull’influenza delle
aspettative e della suggestionabilità del soggetto.
Secondo Charcot l’ipnosi si manifesta sottoforma di tre possibili
stati, distinti e successivi: catalessi, letargia e sonnambulismo
indotto.
Questa tesi si dimostra in seguito parzialmente errata, ma
rimane tuttavia il primo tentativo di suddividere il fenomeno in
fasi distinte e caratterizzate da manifestazioni di crescente
potenza.
L’Università di Nancy, di cui furono principali esponenti i
professori Bernheim e Liébeault, adottò un indirizzo del tutto
diverso.
Secondo la Scuola di Nancy, la suggestione verbale poteva
avere notevole efficacia terapeutica in un gran numero di casi;
tuttavia, sebbene riconoscesse che le suggestioni vengono
13
particolarmente rafforzate dallo stato ipnotico del paziente, non
riteneva questo essenziale ai fini terapeutici. Conclusione
questa in netto contrasto con le accertate possibilità dell’ipnosi
in quanto tale, come ad esempio l’eliminazione del dolore, che
non richiede specifiche suggestioni verbali per realizzarsi.
Pierre Janet, allievo di Charcot, utilizzò l’ipnosi come strumento
di ricerca psicologica in senso lato.
Egli considerò lo stato ipnotico indotto artificialmente una
condizione di “dissociazione”, per cui una parte della mente
funziona indipendentemente dal resto; è quindi possibile far si
che il paziente sotto ipnosi ricordi fatti e circostanze, per lo più
di natura traumatica e dolorosa, di cui non è cosciente allo stato
di veglia.
Sigmund Freud, la cui notorietà non richiede commenti, studiò
sia alla Salptrière, sotto la guida di Charcot ed in collaborazione
con Janet, sia a Nancy sotto Bernheim; egli, inizialmente, si
servì dell’ipnosi per la cura dell’isteria. Tuttavia, in
considerazione del fatto che la suscettibilità all’ipnosi variava
molto da un individuo all’altro e che, in particolare, i sofferenti di
vere e proprie malattie mentali risultavano per lo più non
ipnotizzabili, fu indotto successivamente ad abbandonare
l’ipnosi e sviluppare la tecnica alternativa della psicanalisi, nella
14
quale il terapeuta si limita ad ascoltare ed interpretare quanto il
paziente dice o non dice.
Da questa rapida e necessariamente incompleta rassegna,
emergono i diversi e contrastanti punti di vista dai quali fu
considerata l’ipnosi nel corso di vari secoli e dai quali la nostra
concezione e le nostre tecniche si differenziano, a loro volta per
molteplici aspetti.
Come ci proponiamo di dimostrare durante lo svolgimento del
presente Corso, l’IPNOSI DINAMICA - Metodo diretto è essen-
zialmente “comunicazione”; le complesse manifestazioni
psicologiche e neurofisiologiche, che accompagnano nel
soggetto la ricezione di stimoli ipnotici, sono soltanto fenomeni
che possono verificarsi o meno, a seconda delle finalità che
l’operatore si propone e della sua specifica comunicazione,
senza che per questo si possa negare o misconoscere
l’essenza del fenomeno ipnotico, che sta soprattutto nel
particolare “rapporto di relazione” tra operatore e soggetto.
15
CONSIDERAZIONI GENERALI SULLA COMUNICAZIONE
INTEGRALE
16
sia in fase espressiva che ricettiva e spesso usato
inconsapevolmente.
Il sistema espressivo si concretizza nell’uso di gesti, suoni
vocali o strumentali, variazioni di postura durante un dialogo, e
di tanti altri atteggiamenti mimico - emozionali. Essa viene
identificata con la sigla C.N.V. Inizialmente l’uomo, per
esprimersi, utilizzava unicamente tale sistema comunicativo.
Le prime manifestazioni vocali sono state appunto emissioni di
suoni privi di significato intrinseco, aventi valore quale
espressione emozionale di varia natura. L’esigenza primaria di
comunicare e di esprimere una emozione trae origine dallo stato
di tensione presente in un dato momento nell’individuo; tutti gli
individui utilizzano istintivamente tale sistema per scaricare
tensione e per comunicare emozioni al prossimo.
Il comportamento dell’individuo, le sue decisioni, derivano dalla
esigenza interiore di scaricare tensione. Le tensioni stabili
nascono sempre dal confronto tra ciò che siamo e ciò che
vorremmo essere, tra ciò che abbiamo e ciò che vorremmo
avere.
Con l’evoluzione dell’uomo, ai sistemi di comunicazione primari
si sono aggiunti altri sistemi sempre più elaborati, integrando
così la fase mimico - emozionale con la fase semiologica, in cui
17
il gesto spontaneo e l’espressione emozionale, elaborati
attraverso la parola, acquistano un valore socio - convenzionale
univoco.
Dall’istintualità espressiva si passa così ad una codificazione
logica riconosciuta dal gruppo etnico che l’ha formata. Questa
evoluzione ha comunque permesso al sistema mimico -
emozionale di permanere in attività più di quanto possiamo
immaginare, pur variando il proprio ruolo originario, che da
strumento di comunicazione diviene strumento analogico di
scarico tensionale.
Oggi tutti gli individui, nella vita quotidiana, scaricano in tal
modo la tensione accumulata.
L’attenzione dell’interlocutore su ciò che il trasmittente esprime
con la parola, ha permesso ai sistemi analogici di scarico
tensionale di essere sempre attivati durante i vari momenti del
rapporto interpersonale (sistema occulto di scarico tensionale).
18
atteggiamenti, gesti, suoni, simili a quelli espressi istintivamente
dall’altro per scaricare la propria tensione.
La comunicazione verbale è indirizzata ai recettori logici del
nostro interlocutore, mentre la comunicazione non verbale è
indirizzata ai suoi recettori emozionali; essa costituisce in sintesi
un filo diretto con l’inconscio del soggetto, durante un
procedimento ipnotico, e con quello del nostro interlocutore
durante un comune dialogo.
Non è possibile, attraverso la sola parola, tarare perfettamente
una stimolazione in rapporto alla esigenza inconscia o
analogica del soggetto, in quanto l’operatore potrebbe risultare
troppo penalizzate o troppo gratificante, produrre una tensione
esagerata oppure insufficiente.
Ciò presuppone che anche la C.V. abbia delle possibili
implicazioni emozionali, ossia possegga, per deduzione, risvolti
analogici, sia pur di non facile taratura. L’utilizzazione della
C.N.V. permette all’operatore di Calibrare perfettamente una
stimolazione microtensionale, in modo da farla divenire una
emozione per il soggetto e quindi una fonte di energia, che
questi dovrà poi “scaricare” tranquillamente con la realizzazione
della richiesta fenomenologica ipnotica.
19
L’applicazione della C.N.V. in campo ipnotico e
comunicazionale non è stata adottata, consapevolmente, da
nessuna Scuola al di fuori della nostra.
Nessuno ha mai pensato che fosse possibile utilizzare questo
sistema di comunicazione per creare delle microtensioni
nell’interlocutore, e pilotarle per il raggiungimento degli obiettivi
prefissati (fenomenologici / comportamentali - metodo diretto /
metodo della Dipnosi ).
In altre parole si tratta di rendere un servizio analogico al
soggetto o interlocutore, contro un servizio logico che questi
renderà naturalmente all’operatore. La produzione di
microtensione, attraverso gli atti Comunicativi o stimolazioni
della C.N.V. ha una finalità ben precisa: far nascere una
pulsione all’interno della struttura mentale del soggetto grazie
alla distonia tra energia accumulata e possibilità di scarico nel
momento contingente.
L’accumulo energetico spingerà il soggetto a porre in atto un
comportamento gratificante nei confronti dell’operatore e
scaricare così l’energia in eccedenza.
Se il soggetto durante un dialogo identifica la fonte che crea la
tensione energetica, ossia se l’operatore aiuta il soggetto a
20
riconoscere in lui la fonte stimolante e creatrice di detta
tensione, egli è costretto a gratificare le richieste formulate.
Solo così facendo gli sarà possibile annullare l’accumulo
energetico accusato all’interno del suo essere.
La decisione comportamentale non è consapevole, ma auto-
matica, istintiva, analogica; il soggetto avverte solo l’esigenza di
fare ciò che la fonte di stimolazione richiede. Spesso, più che di
esigenza, si può parlare di sincero desiderio, di un atto d’amore.
Anche nella fase induttiva dell’Ipnosi Dinamica un sistema
mimico - emozionale di C.N.V. permette all’operatore di attivare
nel soggetto dei dinamismi ipnotici, cioè dei carichi energetici
che rappresentano la causa scatenante, all’interno del soggetto,
di ciò che definiamo:
“STATO IPNOTICO”.
21
PILOTAGGIO); ciò per poter così scaricare la tensione
energetica prodotta dall’operatore durante la fase induttiva.
Noi abbiamo trovato nella C.N.V. lo strumento che ci permette
di pilotare la componente microtensionale dell’interlocutore sino
al raggiungimento dell’obiettivo prefissato, il quale può essere di
ordine fenomenologico o comportamentale.
Occorre, a questo punto, tener presente un fatto, di cui
parleremo anche in seguito e che anticipiamo per sommi capi.
Esiste per ciascun individuo una specie di zona franca
denominata “INDICE DI TOLLERANZA”, entro il cui ambito è
possibile subire delle micro stimolazioni senza che l’IO
RAZIONALE se ne preoccupi, in quanto non ne viene
sostanzialmente turbato l’equilibrio.
Naturalmente la tensione energetica avvertita dal soggetto non
deve assolutamente superare l’indice di tolleranza, pena il corto
circuito, ossia l’interruzione del rapporto ipnotico e relazionale
da parte del soggetto, o quanto meno l’attivazione di un
comportamento nevrotico o aggressivo come unica possibilità
individuale e autonoma di scarico di tensione.
22
In Sintesi!
ATTI ANALOGICI :
Vengono così definite le diverse espressioni dì scarico tensione
che il soggetto attua istintivamente durante un procedimento
ipnotico - dinamico o durante un‘induzione allo stato di veglia.
23
Il comportamento favorevole del soggetto potrà unicamente
essere quello gratificante nei confronti dell’operatore, perchè
solo in questo caso l’operatore sospende le stimolazioni
analogiche della C.N.V. e la conseguente produzione di micro-
tensioni all’interno del soggetto.
ATTI COMUNICATIVI:
Vengono così definite le stimolazioni analogiche espresse
dall’operatore per creare delle microtensioni nel soggetto
durante la fase induttiva.
24
CAPITOLO 1
IPNOSI DINAMICA
25
La cultura occidentale ci dice di esprimere il messaggio il
più chiaramente possibile, se vogliamo avere il massimo
delle probabilità di ottenere che il nostro interlocutore ponga
in atto quanto da noi richiesto.
La capacità di persuasione, la causa scatenante che
costringe piacevolmente un interlocutore ad accettare ciò
che noi proponiamo, sono considerate elementi non
controllabili, si ammette solo che esistano persone
particolarmente abili nel toccare le corde giuste di un
interlocutore.
Si parla di carisma senza sapere cosa sia e come lo si
ottenga; si lascia completamente al caso e all’istinto tutto
ciò che, nella comunicazione umana, serve proprio per
convincere. Esprimere un messaggio il più chiaramente
possibile, secondo la nostra cultura, significa fare
attenzione alla tonalità della voce, alla sintassi, alla
grammatica ed agli argomenti. La parola è stata sempre
considerata come unico veicolo per comunicare; così il
politico comunica alla massa, il religioso ai suoi fedeli, il
papà al figlio, il professore all’allievo, il fidanzato alla
fidanzata, lo psicoterapeuta al paziente e il paziente allo
psicoterapeuta.
26
Tutto questo ha portato a fondere in un unico blocco: atto
comunicativo e contenuto, modi di espressione e messaggi,
interpretazioni del mondo logico razionale e interpretazioni
del mondo analogico irrazionale.
La nostra cultura occidentale non ci ha mai permesso di
comprendere cosa sono le emozioni, come comunica
l’inconscio, quale linguaggio specifico utilizza, come è
possibile comunicare con l’inconscio del nostro
interlocutore, con le sue emozioni e con la sua anima.
Tutta questa “non cultura” nella psicologia comunicazionale
ci ha portato a ritenere che l’inconscio sia qualcosa che
esiste ed al contempo non esiste.
Questa superficialità di analisi ha spinto chi crede
nell’inconscio a pensare che sia possibile comunicare con
la parte più profonda del proprio essere nello stesso modo
in cui si parla al capoufficio, all’amico; nel mettere in atto
questo tipo di comunicazione logica, inevitabilmente senza
risposta, non otteniamo altro che soddisfare le nostre
speranze contingenti di scarico.
L’inconscio, o parte non razionale, non può comprendere il
linguaggio con cui ci rivolgiamo a lui, al contempo i nostri
disagi e le nostre preoccupazioni aumentano per questa
27
mancata risposta.
Il presente corso di ipnosi tende a far conoscere la realtà
analogica, ossia del profondo, nella sua intima essenza.
L’allievo - operatore deve rendere un servizio analogico
all’inconscio del soggetto che si sottopone al test, se vuoi
permettere a questi di venire, in breve tempo, alla
realizzazione di fenomenologie ipnotiche.
I concetti di Ipnosi e di Comunicazione sono per noi
strettamente legati.
IPNOTIZZARE:
Secondo le tecniche della Ipnosi Dinamica vuoi dire
comunicare con l’inconscio di chi si sottopone al test,
utilizzando un linguaggio specifico che di norma non si è in
grado di gestire consapevolmente.
IPNOSI DINAMICA:
È il modo di gestire efficacemente una Comunicazione
Integrale, composta da C.N.V. (Comunicazione non
Verbale, cardine del procedimento ipnotico induttivo) e da
C.V. (Comunicazione Verbale, strumento importante nella
fase ipnotica di pilotaggio.
28
Gli effetti della Ipnosi Dinamica sono basati sulla
codificazione automatica di atti comunicativi privi di
significato razionale e logico ma carichi di significati
analogici; questi atti vengono recepiti unicamente per
processi di tipo associativo non razionale, stimolando i
dinamismi psichici dell’inconscio.
I processi associativi si basano essenzialmente sul fatto
che, a livello di percezione non razionale, esiste un doppio
binario sul quale ci si muove: il doppio binario delle
GRATIFICAZIONI e delle PENALIZZAZIONI.
29
Tale aspetto della comunicazione umana analogica, “non
razionale”, ci permette di muoverci con estrema disinvoltura
e determinazione; cosa che non potrebbe accadere se noi
non avessimo prima identificato questa ambivalenza del
messaggio comunicativo di tipo analogico (si - no, bene -
male, buono - cattivo).
La tecnica ci permette di raggiungere una efficienza nella
comunicazione non verbale (C.N.V.) talmente alta da
permetterci di entrare in contatto reale con il nostro
inconscio, se necessario, e con l’inconscio dei nostri
interlocutori durante un evento comunicazionale o un
procedimento ipnotico.
Un’efficienza tale da permetterci di porre il soggetto in uno
stato assolutamente anomalo, nel quale di norma non viene
a trovarsi; vale a dire in una condizione che nella vita di tutti
i giorni si verifica in maniera eccezionale e non in maniera
sistematica.
Questo particolare stato non si identifica in specifiche
fenomenologie; lo stato ipnotico che non è solo il sonno
atipico fenomenologico definito dal Braid quando coniò il
termine ipnosi (Hypnos = sonno) nel lontano 1841, è
soprattutto uno stato di ricettività massima; ricettività rivolta
30
ai contenuti della comunicazione analogica, che consente
al soggetto di trasformare gli atti comunicativi ricevuti in una
realtà soggettiva vera e propria.
In sintesi l’IPNOSI DINAMICA è un metodo che permette
ad un individuo (operatore) di creare in un altro individuo
(soggetto) il desiderio di porre in atto le fenomenologie
richieste durante il procedimento di ipnosi. Il
comportamento gratificante del soggetto, nei confronti
dell’operatore, nasce da una sua esigenza analogica di
ridurre la tensione prodottagli dall’operatore.
Tale esigenza diventa tanto pressante nel soggetto al punto
da produrre fenomeni quali analgesia, catalessi degli arti e
altre fenomenologie anche più spettacolari. Esse investono
anche la sfera neurofisiologica oltre a quella psicologica del
soggetto.
31
FASE INDUTTIVA E FASE DI PILOTAGGIO
32
Il consumo della componente emozionale, l’annullamento
del potenziale ipnotico dell’operatore, avviene nel momento
in cui il soggetto pone in atto quanto richiesto (FASE DI
PILOTAGGIO).
L’operatore si pone nei confronti del soggetto come una
fonte di stimolazioni atte a sollecitare proiezioni simboliche
con conseguente desiderio di riappropriazione e
introiezione.
La fase in cui l’unico scopo dell’operatore è acquisizione del
potenziale ipnotico viene detta FASE INDUTTIVA, quella in
cui questi sollecita il soggetto a produrre fenomenologie
ipnotiche o comportamenti particolari è detta appunto FASE
DI PILOTAGGIO.
La situazione permette all’operatore stesso di penalizzare e
gratificare il soggetto proprio favorendo o ostacolando il
soddisfacimento della destabilizzazione.
Se il soggetto pone in atto quanto richiesto, l’operatore si
lascia destabilizzare, ponendo fine all’invio di stimolazioni
analogiche; se il soggetto non realizza quanto richiesto
l’operatore intensifica l’invio delle stimolazioni analogiche
prolungando così la fase induttiva. L’io analogico, a
differenza dell’io logico e razionale, registra e interpreta
33
unicamente le tensioni che accusa, e riconosce come
bersaglio la fonte creatrice di dette tensioni.
La parola è il linguaggio dell’io razionale e non dell’io
analogico.
34
l’inconscio dell’interlocutore vuol dire provocare in
quest’ultimo delle microtensioni, che si trasformeranno
automaticamente in coinvolgimenti emozionali e quindi in
pulsioni.
35
STATO DI TENSIONE ANSIOSA E DI
TENSIONE EMOZIONALE
36
determina lo stato di tensione è identificata dall’io razionale
positivamente, lo stato di tensione che si produrrà sarà a
sua volta registrato come piacere (tensione emozionale).
Nel glossario avevamo definito la “tensione” come uno stato
ansioso, ora usiamo il termine tensione emozionale anche
per descrivere gli stati emozionali.
In effetti la “tensione”, nella comune accezione, è uno stato
ansioso, ma a noi interessa mettere in evidenza, ora che
abbiamo ampliato il discorso, quali siano le strette analogie
tra le due identificazioni logiche dello stato soggettivo
contingente.
Entrambe infatti producono un servizio analogico, sono cioè
fonte di energia alimentatrice i simboli precostituiti ed i
simboli logici; come causa prima del processo, è
riconosciuta la fonte di stimolazione esterna (operatore
ipnotico)
Entrambi originano da un accumulo energetico identico e
che viene ben descritto con il termine di “tensione”; sarà il
diverso destino di questa energia a qualificare in senso
positivo o negativo lo stato vissuto.
Per l’io analogico è positivo qualsiasi stato di tensione, sia
ansioso sia emozionale.
37
La classificazione in Positivo o Negativo, Emozionale o
Ansioso, Piacere o Sofferenza, è attribuita dall’io razionale
dell’individuo, non dalla classe totale del Sé e tanto meno
dall’inconscio.
Lo stato di tensione ansioso scaturisce dalla distonia in
eccesso tra produzione energetica ed esigenza di energia.
La “tensione” è un’energia necessaria per sopravvivere.
Questa energia della mente, se eccedente rispetto al
fabbisogno, può essere registrata dal nostro io razionale
come sofferenza, come ansia.
Ogni fonte di produzione energetica è un simbolo.
Il simbolo vive dell’energia che sa produrre e uno stato
emozionale è sempre segno di una avvenuta acquisizione
di potenziale ipnotico da parte di un qualche simbolo, sia
esso persona o simbolo astratto.
38
TENSIONE ANSIOSA = STATO TENSIONALE
SUPERIORE ALLA CAPACITÀ DI ASSORBIMENTO
39
Ipnotico) che l’inconscio del soggetto riconosce
all‘operatore.
Tale riconoscimento è costantemente suscettibile di
variazioni durante il procedimento ipnotico. Nel momento in
cui l’operatore produce stimolazioni aventi contenuto
tensionale superiore al potenziale ipnotico attribuitogli
dall’io razionale del soggetto, si crea un evento critico. Il
soggetto può adottare due soluzioni per ovviare alla
situazione riconoscere all’operatore un maggior potenziale
ipnotico o CORTOCIRCUITARLO ed interrompere così il
rapporto ipnotico.
La decisione del soggetto sarà influenzata immediatamente
dalle successive stimolazioni o ATTI COMUNICATIVI che
l’operatore decide di inviare.
Nel momento in cui, nel rapporto ipnotico, si produce una
fase critica, l’operatore deve immediatamente gratificare il
soggetto trasmettendo atti comunicativi gratificanti, cioè
riducenti tensione; in tal modo il soggetto avverte
l’operatore disponibile a ricevere un maggior potenziale
ipnotico e ne accetta il servizio analogico.
Se l’operatore continua ad inviare atti comunicativi
penalizzanti, anche immediatamente dopo la fase critica, il
40
soggetto non registra analogicamente la disponibilità
dell’operatore, pertanto, a scopo di difesa, non gli attribuirà
un maggior potenziale ipnotico.
Tale mancata attribuzione equivale alla variazione del
modo in cui l’operatore è registrato, da positivo a negativo,
ed ha come conseguenza per il soggetto l’accumulo an-
sioso.
Ricordiamo all’allievo che il soggetto, a livello inconscio, ha
sempre bisogno di energia e quindi di stimolazioni
energetiche tensionali; definiamo servizio analogico il
lavoro dell’operatore atto a soddisfare tale esigenza.
Se dipendesse solo dall’inconscio del soggetto, il potenziale
ipnotico dell’operatore sarebbe immediatamente
elevatissimo senza nessun problema di tarature. Per ovvi
motivi di difesa è l’io razionale del soggetto a riconoscere il
valore ottimale del potenziale ipnotico dell’operatore e, se
ritiene pericoloso che questo aumenti, blocca
immediatamente il processo.
La tensione emozionale è uno stato tensionale piacevole
non eccedente la capacità di assorbimento; esso insorge
quando il soggetto identifica in modo positivo un simbolo
producente tensione. Nel procedimento ipnotico si
41
mantiene finché le stimolazioni sono di entità pari al
potenziale ipnotico riconosciuto all’operatore.
La reazione dell’individuo a questo tipo di tensione consiste
nel desiderio di gratificare le richieste della fonte di
stimolazione, divenuta ormai simbolo a tutti gli effetti. Nel
momento stesso in cui il soggetto riconosce logicamente il
potenziale ipnotico dell’operatore, avverte l’esigenza di
destabilizzarlo, ma ciò gli sarà possibile solo attraverso la
realizzazione delle fenomenologie richieste, dato che, a
seguito della posizione ortostatica imposta all’inizio
dell’esperimento ipnotico, nessuna altra forma di scarico
tensionale gli è concessa.
Il soggetto procede all’annullamento del potenziale ipnotico
dell’operatore a mezzo del TRANSFERT IPNOTICO e con
la realizzazione delle fenomenologie ipnotiche richieste
dall’operatore.
Riteniamo interessante rilevare che è interesse del sogget-
to porre in atto quanto richiesto, dato che solo così può
destabilizzare il potenziale dell’operatore e quindi lo stesso
rapporto ipnotico.
L’operatore, durante un procedimento ipnotico, deve
produrre nel soggetto una tensione emozionale, ossia non
42
superiore all’indice di assorbimento, come pure non
superiore al potenziale ipnotico acquisito in quel preciso
momento. Nel momento in cui l’operatore ritenga
necessario incrementare significativamente il suo
potenziale, deve produrre nel soggetto una tensione
lievemente maggiore; una volta prodotto questo lieve stato
d’ansia dovrà far seguito una sua azione gratificante,
affinché possa rendersi analogicamente disponibile a
ricevere maggior potenziale ipnotico (Fase Critica).
43
DIFFERENZA TRA TENSIONE ANSIOSA
E TENSIONE EMOZIONALE
44
simbolo, possa rappresentare il più efficace sistema di
difesa.
In verità, nella vita quotidiana, l’esperienza ci insegna che il
simbolo sopravvive nella mente e continua ad inviare
stimolazioni analogiche, rendendo così costante l’aumento
del proprio potenziale ipnotico. Potenziale che l’individuo
alla fine dovrà riconoscere, volente o nolente, alla persona
che oggettivizza tale simbolo. Tutto ciò avviene senza che
questa muova un dito, perché fa parte di un automatismo
mentale.
Tale processo è denominato INFERTIZZAZIONE ed
avviene automaticamente grazie ai continui pensieri che
hanno per oggetto la fonte stimolante.
Il soggetto si infertizza da solo, si produce automaticamente
le stimolazioni penalizzanti che aumentano il potenziale del
simbolo che vorrebbe combattere e sconfiggere. Il tutto può
essere rapportato alla frase - tipo dell’innamorato, che dopo
un periodo di lontananza più o meno forzata dall’oggetto dei
propri sentimenti, ammette di essere più innamorato di
prima.
Il meccanismo di difesa ritenuto dall’individuo più efficace,
in realtà rappresenta la difesa dello struzzo che mette la
45
testa sotto la sabbia per non vedere ed interrompere così,
in modo illusorio, un rapporto difficile. Premesso ciò, appare
evidente che il cortocircuito effettuato dal soggetto in realtà
è uno strumento operativo del suo inconscio, tendente a
mantenere attiva l’azione stimolante del simbolo o
dell’operatore e non certamente ad annullarne gli effetti; per
ottenere ciò è necessario destabilizzare il simbolo con
l’azione e non con la rinuncia al rapporto diretto.
46
potenziale ipnotico acquisito dal simbolo bersaglio. Se la
tensione prodotta da questo è superiore all’esigenza di
accumulo del soggetto, questi registra uno stato ansioso e,
di conseguenza, avvertirà l’impulso di penalizzare
l’operatore. Se la tensione prodotta non è superiore al
potenziale ipnotico riconosciuto dall’io razionale del
soggetto alla fonte stimolatrice, il soggetto avverte uno
stato di tensione emozionale, piacevole, e di contro
gratificherà l’operatore o il simbolo ponendo in atto quanto
richiesto o sollecitato analogicamente.
È curioso anche rilevare come sia più facile destabilizzare
un simbolo positivo che uno negativo; l’io razionale del
soggetto, rilevando uno stato di tensione eccedente
(ansiosa), tende più a cortocircuitare che a gestire la
destabilizzazione.
Così facendo, impedisce ai reali sistemi di difesa
(destabilizzazione) di attivarsi e a questo punto il simbolo si
differenzia dall’operatore cortocircuitato, continuando a
inviare stimolazioni analogiche per i noti processi di
infertizzazione; esso assume tra l’altro connotazioni
proiettive estranee alla natura della relazione con
l’operatore.
47
In un procedimento ipnotico il cortocircuito può realmente
costituire un valido sistema di difesa, solo se l’operatore
non ha fatto in tempo ad acquisire un potenziale ipnotico
ottimale; purtroppo nei rapporti con i simboli della vita
quotidiana il cortocircuito è sempre negativo. La dinamica di
un procedimento ipnotico è la seguente:
48
Riprendiamo alcuni concetti sulla COMUNICAZIONE!
49
ATTI COMUNICATIVI E COMUNICAZIONE ANALOGICA
50
sguardo, la tonalità della voce, le pause, le varie posture.
Tutti questi atti comunicativi analogici e, se preferite,
comportamentali, non vengono registrati a livello razionale
dal ricevente, ma fanno scaturire in lui uno stato reattivo
dinamico.
51
Possiamo quindi stabilire che:
52
ipnosi tradizionale, lasciando alla casualità l’aderenza
ottimale alle esigenze analogiche inconsce del soggetto.
Gli stessi atti comunicativi analogici sono espressi
consapevolmente, e secondo un preciso iter operativo,
nella lPNOSI DINAMICA e nei rapporti quotidiani in campo
professionale o privato da chi è a conoscenza delle
tecniche comunicazionali della DIPNOSI
Ampliando la comparazione tra Ipnosi Tradizionale e Ipnosi
Dinamica possiamo aggiungere quanto segue.
IPNOSI TRADIZIONALE:
Nell’ipnosi tradizionale l’operatore trasmette messaggi che
contengono atti comunicativi analogici, espressi
inconsapevolmente con la C.N.V., e contenuti logici
espressi consapevolmente con la C.V. La massima
attenzione è rivolta ai contenuti logici dei tests di
suggestionabilità quali ad esempio: “Il tuo braccio diviene
leggero, si solleva” e via dicendo.
IPNOSI DINAMICA:
Nell’ipnosi dinamica l’operatore trasmette consapevolmente
delle stimolazioni subliminali di tipo non verbale durante la
53
fase induttiva, trasmette stimolazioni verbali solo nella fase
di pilotaggio. Queste stimolazioni verbali vengono
trasmesse dopo aver preso atto del potenziale ipnotico
acquisito durante la fase induttiva, ossia dopo aver ottenuto
esito positivo nella verifica analogica terminale (passaggio
da Flash Subliminale a Flash Ipnotico).
54
procedimento ipnotico, presuppone la instaurazione di un
rapporto empatico.
Un opportuno rapporto empatico si ottiene utilizzando le
tecniche della C.N.V., in Ipnosi Dinamica, e della DIPNOSI
nei rapporti interpersonali privati e professionali.
55
CANALI DI COMUNICAZIONE NON VERBALE
56
PROSSEMICA
57
Tutto questo vuoi dire che l’abile gestione degli spazi fisici
comunicativi può permettere all’operatore di creare stati di
microtensione, pilotabili nel soggetto che si sottopone ad un
test di ipnosi dinamica ed in chiunque imposti con lui un
rapporto dialogico. L’operatore verrà registrato dal soggetto
gratificante o penalizzante, in rapporto alla distanza
comunicazionale impostata ed alla fase specifica del
rapporto in atto.
CINESICA
58
PARALINGUISTICA
59
Pensate ai suoni che vengono uditi entrando nella “casa
della paura” o all’interno del “drago” al luna park della
vostra città, o anche a quegli strani suoni che udite durante
la notte in casa vostra: l’armadio che scricchiola, un rumore
di passi ecc.
DIGITALE
60
veloce e imprevedibile toccamento, per esempio del viso,
realizzato senza variare prossemicamente le distanze
impostate.
La comunicazione digitale, espressa però dall’interlocutore,
assume importanza rilevante durante la formulazione delle
verifiche analogiche che l’operatore pone in atto durante la
fase induttiva. Rimandiamo tale argomento al capitolo
specifico.
RIASSUMENDO:
61
la tensione; la conoscenza del mezzo esclude che l’evento
sia inatteso, inaspettato, misterioso, situazione che sta alla
base dei normali stati di tensione. Vogliamo dire che, nella
vita quotidiana, è molto più facile produrre tensione agli altri
che a se stessi; ecco perché le tecniche autoipnotiche
trasmesse semplicemente attraverso la lettura, non hanno
alcuna probabilità di essere riprodotte.
Abbiamo precedentemente detto che l’io razionale registra
solo la comunicazione logica e non quella analogica, se
proferite la C.N.V. Nel caso in cui l’io razionale sia a
conoscenza del significato di quest’ultima, essa diviene
C.V.; quindi una comunicazione analogica può divenire
logica anche se si esprime in codici normalmente elaborati
per pura analogia.
62
anche se l’efficacia di singole stimolazioni non garantisce il
successo dell’esperimento senza una concomitante
strategia ipnotica; ciò non accade neppure ad operatori che
seguono il corso di autoipnosi, perché è totalmente
impossibile quantificare tutti i messaggi induttivi e
ricordarne il significato ad ogni successivo riascolto.
63
La coscienza e padronanza dei vari mezzi operativi è il pri-
mo e più importante fattore di sicurezza per l’operatore
ipnotico della nostra scuola.
64
antagonista in uno non antagonista, complementare cioè
agli obiettivi di chi questo potenziale ha saputo farselo
attribuire. I parametri logici sono costituiti da molte variabili,
ma queste assumono pesi diversi a seconda della spinta
pulsionale che ci sta dietro.
65
CAPITOLO 2
GRATIFICAZIONI E PENALIZZAZIONI
GRATIFICAZIONE:
Riduzione della tensione con sensazione di piacere.
PENALIZZAZIONE:
Aumento della tensione con sensazione non piacevole.
70
STRUTTURA MENTALE, IO - NON IO
71
A questa istanza è demandato il ruolo di organizzare,
definire, apprendere informazioni dall’ambiente, favorire o
neutralizzare le fonti di stimolazione. Ossia, in ambito
ipnotico, scegliere il ruolo comportarnentale attimo per
attimo, in rapporto alle esigenze operative dell’operatore e
dalle proprie tensioni inconsce. L’io razionale è preposto
alla identificazione e alla destabilizzazione del potenziale
ipnotico dell’operatore. Le gratificazioni fenomenologiche
che il soggetto pone in atto nei confronti dell’operatore
mirano a raggiungere il risultato di destabilizzare il
potenziale ipnotico acquisito dall’operatore durante la fase
induttiva, introiettandone (annullandone) così il simbolo.
72
Le emozioni, le pulsioni, i desideri, i conflitti interni, sono
tutte realtà soggettive che scaturiscono da una esigenza
del non io (inconscio) di vivere delle tensioni, cioè
procurarsi l’energia per la sopravvivenza. A tal fine esso
utilizza i bersagli che la vita quotidiana o l’operatore
ipnotico sono in grado di rappresentare di volta in volta.
Questa esigenza non sempre è soddisfatta, perché l’IO
RAZIONALE dell’individuo blocca, quando può, le situazioni
necessarie all’inconscio (o NON IO) per la produzione della
tensione (meccanismi di difesa). In netto antagonismo con
l’io razionale, compito del non io è quello di sviluppare ogni
fonte di stimolazione, rendendola sempre più potente.
73
Porta = IO RAZIONALE, con potere di apertura o
chiusura dell’ambiente, condizionato alle
esigenze dei più influenti simboli precostituiti e a
danno di quelli in evoluzione.
75
• le verifiche subliminali (fase induttiva);
• la verifica analogica terminale (passaggio da flash
subliminale a flash ipnotico);
• le verifiche logiche (fase di pilotaggio);
76
L’io razionale di solito non è indulgente verso i nuovi simboli
nascenti (vedi operatore nella fase induttiva), in taluni casi
può avvenire che il soggetto necessiti di forti accumuli di
tensione prima che il suo IO RAZIONALE identifichi
l’operatore come simbolo e gli attribuisca quindi un
potenziale ipnotico.
I soggetti con simili esigenze vengono definiti ATIPICI, in
quanto i simboli precostituiti all’interno della loro mente
necessitano di un’alimentazione tensionale enorme in
rapporto alla media. Per tale motivo, gli atti comunicativi
espressi dall’operatore devono essere numerosi o
particolarmente efficaci per poter mettere in azione, nel
soggetto, i meccanismi di identificazione dell’io razionale
(apertura porta) e determinare il riconoscimento del proprio
potenziale.
L’istanza del NON IO è preposta, attraverso i meccanismi
base della proiezione e dell’incorporazione, alla produzione
autonoma di energia tensionale (infertizzazione), tendente
a caricare il desiderio. Per attivare i procedimenti di
infertizzazione, è necessario che il non io del soggetto
subisca stimolazioni tali da interessare anche l’io razionale,
questo attribuirà alla fonte di stimolazione il valore di
77
simbolo e su questo saranno impostati i dinamismi
autonomi che prescindono dalla presenza o dall’azione di
un operatore e che garantiscono quindi in ogni caso la
sopravvivenza dell’inconscio.
L’istanza dell’io razionale è preposta, tramite i meccanismi
di base della identificazione e della destabilizzazione,
all’annullamento del potenziale ipnotico del simbolo -
operatore (introiezione).
L’operatore stimola nel soggetto il meccanismo di base
della identificazione ogni qualvolta superi positivamente la
fa se critica di verifica e si presenti come simbolo;
acquisendo sempre più potenziale ipnotico, sollecita poi
l’esigenza di essere destabilizzato.
Ciò potrà avvenire tramite la realizzazione delle
fenomenologie ipnotiche.
Il soggetto in ipnosi attua la destabilizzazione del potenziale
ipnotico dell’operatore ogni qualvolta lo gratifica. Il
cortocircuito del rapporto ipnotico da parte del soggetto non
è una destabilizzazione di potenziale ipnotico, ma
semplicemente una interruzione del rapporto diretto.
Quando parliamo di IO RAZIONALE, intendiamo riferirci
sempre all’istanza dell’individuo preposta alla
78
identificazione ed alla destabilizzazione di un simbolo;
pertanto il termine non sta ad indicare il potere decisionale,
di analisi o di ragionamento dell’individuo, ma esattamente
e soltanto una sua istanza mentale.
79
Alla prima rappresentazione topica noi apportiamo una
variante, intervenendo con una nuova denominazione cioè
il NON IO; esso raggruppa in un unico blocco l’istanza del
SUPER IO freudiano e la istanza dell’ES. Tutto questo,
oltre che rendere ragione alla funzione attiva e stimolatoria
dei simboli, permette all’operatore ipnotico l’acquisizione di
una concezione operativa di semplice riferimento e di
puntare tutta la sua attenzione, durante il procedimento
ipnotico, al servizio analogico.
80
In altri termini, possiamo affermare che il fenomeno ipnotico
è un evento naturale che permette la creazione di un
simbolo, al pari di altri rapporti di relazione che
periodicamente si impostano nella vita quotidiana.
La differenza risiede unicamente nelle originali richieste che
il simbolo operatore formula al soggetto, rispetto al tipo di
comportamento e ai modi naturali di richiesta che un
simbolo divenuto tale esprime nella vita quotidiana.
Intendiamo precisare che il SIMBOLO ROBERTA non si
limita a chiedere al proprio partner di effettuare una
catalessi, a prova del suo potenziale ipnotico, ma ben altre
richieste esprime nel tentativo di gestire e pilotare il
comportamento del proprio partner verso gli obiettivi
precostituiti.
81
La realizzazione della fenomenologia richiesta implica
l’adozione di un ruolo complementare da parte del
soggetto. L’operatore deve entrare in comunicazione, nei
procedimenti ipnotici, con entrambe le fondamentali istanze
dell’io del soggetto:
82
IL NON IO O INCONSCIO con l’esigenza di creare
continuamente simboli che possano stimolarlo e
provvedere così alla alimentazione energetica dei suoi
simboli precostituiti.
83
Tale necessità viene soddisfatta attivando nei confronti del
simbolo o fonte di stimolazione i meccanismi di:
IDENTIFICAZIONE
“Tu detieni un potenziale ipnotico nei miei confronti e
pertanto sei”.
DESTABILIZZAZIONE
“Io ti gratifico nelle tue richieste per poter così far cadere il
tuo interesse a stimolare il mio non io, con l’invio di altre
stimolazioni analogiche”.
PROIEZIONE
“Sento il tuo fascino”
INCORPORAZIONE
“Sento il tuo potere”
85
Cardine di tutta la nostra pratica ipnotica è la profonda
coscienza che le necessità di alimentazione energetica
degli altrui simboli precostituiti creano e creeranno sempre
ampie possibilità di divenire simbolo, fruendo di tutti i
vantaggi che ciò comporta; inoltre che non è necessario
adottare complicate strategie quando si sia capaci di
rendere con tempismo il servizio analogico.
88
Ossia, per vincoli indipendenti dalla nostra volontà, non
possiamo utilizzarla come desidereremmo (per 80), ma solo
per 30. Occorre saper valutare il possesso in termini di uso,
godimento, non in termini di proprietà;
il NON IO infatti non riconosce la proprietà formale né il
negoziato di acquisto di un bene.
In questo caso sussiste una netta discordanza tra
desiderato e goduto (o posseduto), esattamente di 50.
Tutto questo ci indica che lo stato di tensione emozionale
da noi vissuto per l’auto è di 50. Schematizzando abbiamo:
80 = DESIDERIO DELL’OGGETTO
30 = GODIMENTO O POSSESSO DELL’OGGETTO
50 = STATO DI TENSIONE RELATIVO AL SIMBOLO
MERCEDES
(“ENERGIA DI VITA” scaturente dalla distonia tra
quanto desiderato e quanto posseduto).
In altre parole il simbolo auto (Mercedes) rende
all’inconscio un servizio analogico di 50.
Questa energia tensionale va ad alimentare i simboli
precostituiti all’interno dell’individuo che ha scelto
tale bene come propria fonte di stimolazione.
89
Da ciò si deduce che:
SIMBOLO
91
Un simbolo è tale sino a quando non è stato privato del
proprio potenziale di stimolazione energetica, o
coinvolgimento.
92
ESEMPI DI SIMBOLI OGGETTIVIZZATI DELLA VITA
QUOTIDIANA:
94
Se la tensione è stata sollecitata dall’operatore, sarà
l’operatore ad acquisire un potenziale ipnotico nei confronti
del soggetto.
Se la tensione è stata sollecitata dall’IO RAZIONALE
dell’allievo in Autoipnosi, sarà l’io razionale dell’allievo ad
avere potenziale ipnotico nei confronti del proprio NON IO.
In sintesi, la fonte che crea tensione acquisisce il potenziale
ipnotico relativo.
Il potenziale ipnotico ha una influenza notevole sui
dinamismi mentali del soggetto. Il potenziale ipnotico crea
una rivoluzione ed un successivo nuovo equilibrio
energetico.
Il potenziale ipnotico acquisito dal simbolo operatore crea
una rivoluzione radicale nel soggetto nel momento in cui
supera il potenziale ipnotico di un forte simbolo preesistente
all’interno della struttura mentale del soggetto.
È un pò come il cambio di un RE; la destituzione di un Re
ad opera di un suddito che via via ha acquisito sempre più
potenziale ipnotico, sino a poter detronizzare il Re che si
alimentava fino a quel momento grazie alle azioni sue e di
altri sudditi.
95
Il potenziale ipnotico permette all’operatore di provocare nel
soggetto un ribaltamento completo nel modo di recepire un
atto comunicativo espresso, una richiesta fenomenologica
ipnotica, una azione comportamentale sollecitata.
Il ribaltamento rappresenta una variazione della reattività
del soggetto, della connotazione da spiacevole a piacevole
nel compiere l’atto o la scelta che viene richiesta
dall’operatore; ciò indipendentemente dal giudizio positivo o
negativo che il senso comune o il soggetto stesso in altre
situazioni potevano attribuire all’atto.
Il ribaltamento rappresenta quindi la variazione identificativa
dell’atto richiesto dall’operatore. Ogni individuo nel fare
l’azione richiesta, registra una sollecitazione pari alla
tensione energetica (ansiosa - emozionale) che avverte,
quindi ogni sollecitazione dell’operatore effettuata con la
C.N.V. (fase induttiva) o con la C.V. (fase di pilotaggio) può
assumere il ruolo di una richiesta gratificante o
penalizzante.
Grazie al potenziale ipnotico acquisito l’operatore può
ottenere la fenomenologia richiesta. Il soggetto registrerà
gratificante compiere le azioni comportamentali o vivere le
fenomenologie richieste. La realizzazione di queste gli
96
permetterà di destabilizzare il potenziale ipnotico
dell’operatore e quindi il simbolo che egli rappresenta, dato
che, raggiungendo l’obiettivo precostituito, l’operatore non
avrà alcun interesse a proseguire la fase induttiva.
Il soggetto, una volta riconosciuto simbolo l’operatore, ha
tutto l’interesse a gratificare le sue richieste
fenomenologiche, pertanto quest’ultimo deve porre
l’attenzione esclusivamente a rendere il servizio analogico
per acquisire il potenziale ipnotico.
Occorre concentrarsi solo sulle tecniche induttive e porre le
fenomenologie ipnotiche in secondo piano, dato che esse
scaturiscono direttamente dalla perfetta riuscita della fase
induttiva.
Sarà lo stesso servizio analogico, una volta reso, a far
scattare quel famoso ribaltamento percettivo, per cui il
soggetto registra gratificanti e compie quelle azioni che
prima avrebbero causato il cortocircuito del rapporto. I
procedimenti ipnotici sono possibili proprio in funzione della
necessità dei simboli precostituiti del soggetto di trovare,
all’esterno, dei bersagli che possano innescare il
dinamismo tensionale necessario alla loro sopravvivenza.
97
FASE INDUTTIVA SUBLIMINALE
98
potenziale ipnotico in funzione degli obiettivi fenomenologici
e comportamentali prefissati (fase di Pilotaggio).
Occorre fare distinzione tra acquisizione di potenziale
ipnotico ai fini della creazione di un simbolo e acquisizione
di maggior potenziale ipnotico da parte sua per il
raggiungimento degli obiettivi fenomenologici che tale
simbolo si prefigge.
Per poter operare con la dovuta attenzione in questi due
momenti particolari del metodo ipnotico della Ipnosi
Dinamica, è necessario distinguere quindi la FASE
INDUTTIVA dalla FASE DI PILOTAGGIO.
FASE DI PILOTAGGIO
La C.V. viene naturalmente registrata dal soggetto per i
contenuti che esprime, pertanto il rapporto non è
subliminale, ma cosciente. La C.V. può essere integrata
dalla C.N.V., se l’operatore si rende conto di non aver
ancora acquisito un potenziale ipnotico sufficiente per
richiedere le prime verifiche logiche.
Ha lo scopo di utilizzare il potenziale ipnotico acquisito al
fine di raggiungere l’obiettivo prefissato. Durante il suo
realizzarsi si manifesta nel soggetto un comportamento
attivo causato dalla necessità di destabilizzare il simbolo
operatore, attraverso la resistenza prima e il compimento
poi delle richieste fenomenologiche.
101
INDICE DI TOLLERANZA
103
L’io razionale del soggetto è costretto a riconoscere e a
convivere solo con simboli che hanno un notevole
potenziale ipnotico; finché questo non avviene il soggetto
può cortocircuitare l’operatore in qualsiasi momento
vengano inviate stimolazioni troppo penalizzanti.
105
VALUTAZIONE SITUAZIONE PSICOLOGICA
AMBIENTALE
107
L’OPERATORE NON PUÒ ESSERE COINVOLTO
EMOTIVAMENTE.
Per ovviare ad eventuali stati di tensione si può:
109
Talvolta è meglio rinunciare all’esperimento che rischiare il
ridicolo, con tutte le conseguenze sulla propria sicurezza
che ciò comporta.
111
3) FASE DEL PASSAGGIO DA FLASH SUBLIMINALE A
FLASH IPNOTICO CON VERIFICA ANALOGICA
TERMINALE
3.1) INSERIMENTO DELLA C.V. NEL RAPPORTO
IPNOTICO
4) FASE DI PILOTAGGIO
4.1) RICHIESTA FENOMENOLOGICA O
COMPORTAMENTALE
4.2) VERIFICHE LOGICHE
5) FASE DI DEIPNOTIZZAZIONE
112
2) Fase induttiva subliminale
- INVIO ATTI COMUNICATIVI DELLA C.NV.
- EFFETTUAZIONE DEI TESTS DI VERIFICA
ANALOGICA.
La fase induttiva subliminale comprende l’invio di atti
comunicativi non verbali e la impostazione dei tests di
verifica analogica.
Questa fase permette all’operatore di acquisire il
potenziale ipnotico subliminale e divenire bersaglio
analogico per il NON IO del soggetto. Le stimolazioni
che l’operatore deve esprimere sono gli ATTI
COMUNICATIVI della C.N.V. Ad ogni SET di atti
comunicativi espressi deve far seguire una verifica
analogica, mirante a definire l’orientamento
comportamentale del soggetto (gratificante o
penalizzante) nei confronti dell’operatore. Essa è
costituita da una variazione di postura impostata
direttamente sul soggetto al termine dell’invio del SET di
sollecitazioni analogiche (ATTI COMUNICATIVI). Se tali
variazioni di postura (sollevamento delle braccia,
inclinazione del tronco ….) sono mantenute dal soggetto,
anche dopo l’impostazione materiale da parte
113
dell’operatore, la verifica analogica è positiva e
l’operatore potrà esprimere un altro SET di ATTI
COMUNICATIVI. Se la verifica è negativa (il soggetto
ritorna ad assumere la posizione originaria), l’operatore
dovrà riformulare il set di atti comunicativi
precedentemente espressi, conferendo a questi dei
contenuti più penalizzanti o meno penalizzanti a
seconda dei casi.
4) Fase di pilotaggio
Anche la fase di pilotaggio, come la fase induttiva,
comprende due momenti: la richiesta formale da parte
dell’operatore, espressa questa volta con la C.V., la
conseguente verifica che la fenomenologia si sia
114
realizzata. Il tipo di comportamento adottato dal
soggetto a seguito della richiesta dell’operatore,
rappresenta una verifica logica, in quanto passibile di
analoga interpretazione da parte di entrambi.
L’avvenuta fenomenologia o il rifiuto ad attuarla, indica
all’operatore il ruolo comportamentale adottato dal
soggetto, penalizzante o gratificante, e, di
conseguenza, la necessità o meno di inviare ulteriori
atti comunicativi analogici per aumentare il proprio
potenziale ipnotico. Ciò deve avvenire sino al
raggiungimento del valore ottimale per la realizzazione
di quanto richiesto. Precisiamo che ogni fenomenologia
eseguita dal soggetto attiva di nuovo,
automaticamente, l’identificazione da parte del suo IO
RAZIONALE del nuovo potenziale ipnotico acquisito
dall’operatore, proprio mediante la presa atto
dell’avvenuta fenomenologia. La verifica logica positiva
quindi non ha valore solo per l’operatore che prende
atto di aver acquisito il potenziale ipnotico relativo, ma
anche per il soggetto che, nel prenderne atto a sua
volta, va automaticamente ad accrescere ulteriormente
il potenziale ipnotico dell’operatore.
115
5) Fase di deipnotizzazione
L’operatore permette al soggetto di scaricare la
tensione residua tramite la realizzazione di altre
fenomenologie ipnotiche, quindi sblocca la posizione
ortostatica, invita il soggetto ad aprire gli occhi ed
effettuare dei passi in avanti, invia infine suggestioni di
benessere e di rilassamento.
Queste cinque fasi devono essere sempre presenti
nella mente dell’operatore ogni qualvolta si appresti ad
effettuare un procedimento ipnotico secondo le
tecniche della IPNOSI DINAMICA.
Sino a quando non si acquisisce una consistente
esperienza, ogni passaggio va effettuato con una
costante analisi e la massima attenzione.
Successivamente, quando il procedimento induttivo
sarà perfettamente assimilato dall’operatore, tanto da
diventare automatico, la sua attenzione potrà essere
concentrata sulla fase di pilotaggio per il
raggiungimento dell’obiettivo fenomenologico o
comportamentale desiderato.
116
POSIZIONE ORTOSTATICA
117
Gli scarichi di tensione che il soggetto attua durante la fase
induttiva, sono generalmente riconducibili ai seguenti
cornportamenti cinesici:
118
11) Forme di scarico psicosomatico (sudorazione, rossore,
tachicardia, tremori ecc.)
12) Labbra e denti serrati
13) Irrigidimento degli arti inferiori e superiori
14) Contrazione sopraccigliare
15) Contrazione ritmica delle palpebre
119
richiesta di posture impossibili a mantenersi o dolorose, che
pregiudicherebbero la riuscita dell’esperimento.
La richiesta di assumere la posizione ortostatica deve
essere formulata verbalmente, o ancora meglio impostata
direttamente dall’operatore sul soggetto, toccandone le
diverse parti del corpo analogicamente indicate quale
possibile strumento di scarico motorio.
Sarà cura dell’operatore chiedere al soggetto di mantenersi
rilassato, tranquillo e di non contrarre muscoli, in particolare
della mascella, evitando di serrare le labbra e tenendo anzi
la bocca semiaperta.
120
Bisogna controllare che l’immobilità del soggetto sia
effettiva, ossia non sussistano micro scarichi di tensione
motori.
I muscoli devono essere rilassati, perché la loro contrazione
è di per se uno scarico tensionale. È bene controllare in
particolare le ginocchia, i piedi, le dita dei piedi e delle
mani, le mascelle.
Le mascelle serrate indicano nel soggetto una resistenza
attiva alle induzioni; se la quantità di micro tensione creata
con gli atti comunicativi della C.N.V. è inferiore al grado di
microtensione scaricata dal soggetto, serrando la mascella
e spesso i denti, si vanifica lo sforzo induttivo subliminale.
Se il soggetto non mantiene la posizione ortostatica ma
apre gli occhi o si mette a ridere, significa che i suoi indici di
tolleranza sono molto bassi e che l’operatore con i suoi atti
comunicativi li ha superati. A questo punto è necessario
riprendere da capo la fase induttiva subliminale,
reimpostando nel soggetto la posizione ortostatica, se è
possibile senza inserire la C.V.; in caso di insuccesso si
può scambiare qualche battuta col soggetto quindi
ricominciare da capo l’esperimento.
121
Lo scarico di tensione attraverso il riso può essere bloccato
con la ripetizione speculare, ridendo cioè dell’allegria del
soggetto.
La ripetizione speculare delle espressioni sonore vanifica il
tentativo di scarico e determina un arco riflesso; più il
soggetto tenta istintivamente di scaricare e più si carica
automaticamente di tensione.
ATTENZIONE !
La posizione ortostatica è un elemento chiave per la
produzione delle microtensioni in fase induttiva subliminale.
Nei soggetti con tendenza a somatizzare, il carico
tensionale prodotto con la C.N.V. può incrementare il
sistema di scarico somatico tachicardia, ritmo respiratorio
accelerato, spasmi allo stomaco, ipersudorazione,
rafforzamento di eventuali tic nervosi, tremiti.. ecc....
Tali sistemi naturali o alterati di scarico tensionale presenti
nel soggetto, possono vanificare l’effetto degli atti
comunicativi espressi con la C.N.V., portando a valori
prossimi allo zero l’accumulo tensionale pilotabile.
L’operatore nel momento in cui avverte, per esempio, una
sostenuta accelerazione dei ritmi biologici, è opportuno
sospenda gli atti comunicativi penalizzanti e li sostituisca
122
con atti comunicativi gratificanti, riducendo così il carico
tensionale entro la capacità di contenimento. Se ciò non
risulterà sufficiente, inviterà il soggetto a effettuare alcuni
movimenti: PASSI in avanti o in dietro, movimenti delle
braccia e del corpo. In sin tesi sbloccherà la posizione
ortostatica per permettere al soggetto di scaricare col
sistema motorio (cinesica). Quando il soggetto avrà ridotto
lo scarico somatico a livelli accettabili, l’operatore imposterà
di nuovo la posizione ortostatica nel soggetto e riprenderà
la fase induttiva subliminale secondo metodo.
123
ne avveda in tempo utile per poter contrapporre i propri
meccanismi di difesa.
Abbiamo già visto, anche in precedenza, che la C.N.V.
comprende quattro canali fondamentali PROSSEMICA,
CINESICA, PARALINGUISTICA, DIGITALE.
Durante la fase induttiva subliminale l’operatore non deve
utilizzare la C.V., a meno che, per motivi contingenti, non lo
ritenga indispensabile, per esempio nel caso in cui il
soggetto non mantenga la posizione ortostatica malgrado
sia stato precedentemente informato della sua importanza.
L’utilizzazione contemporanea di più canali comunicativi
della C.N.V. è la chiave di Salomone per la riuscita di un
procedimento d’ipnosi.
Per quanto si riferisce all’uso degli atti comunicativi
analogici, rimandiamo l’allievo alla lettura attenta dei
paragrafi relativi a ciascun canale.
In questo contesto è necessario che l’allievo approfondisca
gli obiettivi che ciascuna fase ipnotica intende perseguire.
La fase induttiva deve necessariamente avanzare di pari
passo con le verifiche analogiche; sono proprio queste
ultime ad indicare all’operatore se la sua azione ipnotica
procede sui binari del successo o dell’insuccesso. La fase
124
induttiva subliminale termina quando l’operatore è riuscito a
provocare nel soggetto una tensione di valore pari all’indice
di tolleranza.
L’obiettivo si considera raggiunto quando risulta avvenuto il
passaggio da flash subliminale a flash ipnotico. Se il
soggetto gratifica analogicamente l’operatore con la
realizzazione positiva del test di verifica analogica
terminale, significa che l'indice di tolleranza è stato
felicemente rispettato e superato dal potenziale ipnotico
dell’operatore. Qualora questo non avvenga, l’operatore
dovrà riprendere la fase induttiva con altri atti Comunicativi,
successivi test di verifica subliminale, per aumentare la
tensione del soggetto sino a raggiungere il valore del suo
indice di tolleranza.
Il passaggio da flash subliminale a flash ipnotico indica
quindi che la fase induttiva è terminata; essa sarà
eventualmente ripresa durante la fase di pilotaggio nel caso
sia necessario tarare il potenziale ipnotico acquisito in
rapporto all’obiettivo da raggiungere.
125
Giunti a questo punto è necessario parlare delle verifiche
analogiche, le quali permettono all’operatore di verificare il
potenziale subliminale acquisito durante la fase induttiva.
Nella fase induttiva, contemporaneamente all’invio di atti
comunicativi di C.N.V. ed al blocco degli scarichi di
tensione, l’operatore deve quantificare il potenziale ipnotico
subliminale raggiunto in quel preciso momento. Le verifiche
subliminali si realizzano attraverso variazioni di postura
imposte al soggetto successivamente alla posizione
ortostatica che lo stesso ha assunto all’inizio del test
ipnotico. Se il soggetto mantiene tali posture, l’esito della
verifica si deve considerare positivo, in quanto ciò significa
che l’operatore ha acquisito il potenziale subliminale
sufficiente alla neutralizzazione del fastidio e della fatica
che la cosa comporta.
Diverse posture richiedono un diverso potenziale
subliminale, quindi un diverso servizio analogico; starà
126
all’operatore saper esprimere quegli atti comunicativi capaci
di determinano.
Il soggetto deve mantenere le posture imposte,
passivamente, senza competitività né collaborazione.
In entrambi i casi si avrebbe infatti una codifica logica della
situazione e verrebbe meno l’effetto subliminale, ossia al di
sotto della soglia consapevole dell’IO.
Le cose possono essere meglio chiarite con un esempio
supponiamo che l’operatore, ad un certo punto della fase
induttiva, richieda al soggetto di tenere sollevato il braccio
destro (in pratica l’operatore prende il braccio del soggetto
e lo solleva ad una determinata altezza).
A questo punto abbiamo tre possibilità:
127
soggetto, quasi che questi avesse fatto. esattamente
ciò che gli era stato chiesto di fare.
C) Il soggetto alza il braccio passivamente e lo tiene
sollevato; la verifica analogica è positiva. Comunque,
perché la verifica analogica dia esito positivo, è sempre
necessario che l’operatore abbia acquisito un pur
minimo potenziale ipnotico subliminale. È bene quindi
non affrettare la richiesta di tali verifiche e tarare le
richieste in base al potenziale ipnotico subliminale che
si ritiene di aver acquisito esaminando gli scarichi di
tensione del soggetto.
128
• lieve torsione del corpo;
• lieve inclinazione (in avanti o all’indietro) del corpo.
129
• Rotazione del corpo in avanti, all'indietro,
successivamente a sinistra e poi a destra;
• Divaricazione delle dita o ripiegamento su se stesse;
• Flessione delle ginocchia in avanti mantenendo sempre
la schiena rigida, la flessione da lieve può essere via via
incrementata fino al limite di tolleranza.
130
in cui l’operatore inizierà a parlare, pertanto registrerà
l’inserimento della C.V. come atto comunicativo
penalizzante.
Dato che tutte le sue possibilità di scarico tensionale sono
ormai bloccate, grazie alle verifiche analogiche subliminali
effettuate precedentemente, il soggetto non può compiere
autonomamente alcuna variazione di postura (braccia,
mani, capo, gambe, tronco); non gli rimane quindi che
scaricare la tensione provocata dall’inserimento della C.V.,
deglutendo la saliva secreta in eccesso dalle sue ghiandole
salivari.
Tutti sappiamo che qualsiasi persona, nel momento in cui
avverte inaspettatamente un rumore sconosciuto reagisce
con un sussulto. Facciamo ora l’ipotesi che l’individuo non
sia in grado di scaricare in tal modo la tensione prodotta dal
rumore, perché strettamente legato ad un palo, né che
possa effettuare alcun altro movimento e per di più sia
costretto a tenere gli occhi chiusi, avvertendo un rumore
improvviso, il nostro individuo subirà un repentino aumento
di tensione a cui farà seguito una abbondante salivazione
con conseguente necessità di deglutire.
131
Durante il passaggio da flash subliminale a flash ipnotico,
l’operatore porrà il capo del soggetto all’indietro proprio per
poter rendersi visivamente ed immediatamente conto di una
eventuale deglutizione.
Come già detto, se la deglutizione salivare non avviene e il
soggetto permane nella posizione ipnotica senza effettuare
alcun movimento, l’operatore ha la certezza di poter
chiedere le prime fenomenologie ipnotiche (blocco dei
piedi, irrigidimento degli arti inferiori, piegamento repentino
delle gambe, ecc.).
In caso contrario dovrà riprendere le penalizzazioni sino a
coprire l’indice di tolleranza del soggetto.
Di questa particolare fase occorre tener presenti due aspetti
fondamentali:
L’operatore, nel momento in cui inserisce la C.V. nel
rapporto ipnotico, non deve chiedere immediatamente una
fenomenologia ipnotica, ma unicamente verificare se il suo
inserimento viene registrato penalizzante o gratificante dal
soggetto. Pertanto è opportuno adottare frasi o parole che
non contengano esplicite richieste, ma espressioni del tipo
“ora in questo momento tu ascolti la mia voce”, oppure, “il
132
mio nome è.... tu ascolti la mia voce e avverti la mia
persona vicino a te”, o altre locuzioni di natura similare.
Solo quando sarà sicuro di essere registrato gratificante
(MANCATA DEGLUTIZIONE SALIVARE), l’operatore
formulerà le prime richieste fenomenologiche, quelle più
facilmente realizzabili.
Durante la verifica analogica terminale è necessario che
l’operatore si collochi avanti al soggetto, ad una distanza
neutra di circa un metro, per non influenzare con eventuali
atti o gesti inconsapevoli prodotti casualmente, la risposta
analogica del soggetto, falsando in tal modo l’esito della
verifica stessa.
Può accadere che il soggetto deglutisca saliva non perché
l’operatore abbia iniziato a parlare, ma perché suoi atti
comunicativi involontari sono stati registrati penalizzanti.
Durante l’impostazione delle varie posture, l’operatore può
valutare un eventuale atteggiamento negativo di
competitività, stimando il grado di resistenza fisica opposta
alla pressione da lui esercitata.
Nel caso del sollevamento di un braccio del soggetto la
collaborazione si avverte in base ad una eccessiva
leggerezza del braccio stesso. Se il braccio risultasse assai
133
più leggero di quanto la sua massa non faccia prevedere,
ciò vuoi dire che il soggetto collabora eccessivamente,
falsando il risultato, apparentemente positivo, della verifica
analogica.
Se il braccio risultasse irrigidito o molto pesante, ciò vuoi
dire che il soggetto è fortemente competitivo nei confronti
dell’operatore o/e nei confronti del procedimento ipnotico.
Quanto detto vale anche per il tronco, la testa e per
qualsiasi altra parte del corpo sollecitata ad una variazione
di assetto.
Prima e durante il procedimento l’operatore deve evitare:
134
primo tempo (due, tre minuti) due operazioni
contemporaneamente:
135
MANTENIMENTO DELLA POSIZIONE ORTOSTATICA
136
respiratorio, il semplice movimento di un dito, l’assentire
emettendo dei suoni vocali, le somatizzazioni, sono tutte
forme di scarico tensionale.
Nella fase induttiva subliminale dell’IPNOSI DINAMICA,
l’operatore deve assolutamente porre la massima
attenzione a questi tipi di scarico.
Servendosi della comunicazione subliminale, l’IPNOSI
DINAMICA raggiunge il massimo della potenza penetrativa
rispetto a qualsiasi altro metodo induttivo che faccia uso
della parola (comuni test di suggestionabilità). L’operazione
di blocco degli scarichi tensionali del soggetto, per tutta la
fase induttiva, rimane senz’altro l’elemento più delicato e
importante.
Infatti l’invio di atti comunicativi ancorché espressi da un
operatore esperto, se non perfettamente tarati possono
produrre con frequenza nel soggetto movimenti di scarico.
Di qui la grande importanza del far mantenere la posizione
ortostatica.
L’operatore può tuttavia pretendere una posizione non
rigidamente statica, se ritiene di ridurre l’accumulo
tensionale prodotto o l’eccessiva attivazione di scarichi
somatici, evitando così il pericolo di un cortocircuito a
137
seguito di un brusco superamento dell’indice di tolleranza.
L’esperienza ci consiglia di utilizzare un “ruolo morbido”
durante la fase induttiva, soprattutto se si è allievi alle prime
esperienze.
Vi è tutta una serie di movimenti analogici che il soggetto
generalmente compie, pur ritenendo di continuare ad
essere nella posizione ortostatica richiesta.
L’operatore, se utilizza un ruolo morbido, lascerà attivate
alcune piccole forme di scarico tensionale quali:
138
L’OPERATORE NON BLOCCHERÀ MAI TALE SCARICO
DI TENSIONE.
Anzi il perfetto metodo induttivo ha come unico sistema di
controllo proprio la deglutizione salivare.
La parte più delicata della fase induttiva subliminale è
quella iniziale, in cui l’operatore non può ancora ricorrere ad
atti fortemente penalizzanti e dovrà costruirsi con molta
gradualità il proprio potenziale.
Tornando ora alle varie forme di scarico tensionale di cui si
è detto sopra, lo scopo dell’operatore è quello di bloccare, o
con la posizione ortostatica, o con la ripetizione speculare,
o con leggeri toccamenti delle zone corporee interessate.
Se l’operatore avrà adottato il ruolo morbido, lascerà libere
di esprimersi alcune forme di scarico, provvedendo in ogni
caso a non bloccare la deglutizione salivare.
La scelta degli atti di stimolazione sarà molto semplice: atti
penalizzanti quelli che avranno causato la deglutizione nel
soggetto, gratificanti gli altri. Ricordiamo ancora che è l’atto
penalizzante a consentire l’acquisizione di potenziale,
quello gratificante ha solo funzioni di “taratura”.
139
VARI SISTEMI PER BLOCCARE GLI SCARICHI DI
TENSIONE DEL SOGGETTO.
140
Se il semplice toccamento non è sufficiente a bloccare lo
scarico, si può ricorrere ad artifici di vario genere; nel caso
di movimenti delle labbra o della bocca si potrà inserire fra
le labbra stesse un foglietto di carta, per sostenere il quale
il soggetto sarà costretto a bloccare il movimento.
I movimenti delle dita e delle mani vengono facilmente
annullati in una seconda fase, quando si riesce a porre il
soggetto con le braccia alzate per effettuare le prime
verifiche subliminali.
Può anche capitare che non si riesca a bloccare queste
forme di scarico.
In tal caso è preferibile ricorrere alla C.V., chiedendo
senz’altro al soggetto di non effettuare determinati
movimenti in quanto ciò non sta nei patti e non è
contemplato dalla posizione statica.
Naturalmente, dopo l’inserimento della C.V., la fase
induttiva dovrà essere ripresa dall’inizio.
La contrazione muscolare è uno scarico di tensione più
difficilmente identificabile del precedente, ma di più
semplice eliminazione.
141
Anche senza ricorrere alla C.V., è sufficiente infatti variare
la posizione del corpo del soggetto, o di parte del corpo, per
eliminare la contrazione.
La cosa migliore è comunque il cercare di evitare tali forme
di scarico già al momento della impostazione della
posizione statica.
Nel caso frequente di mascellazione (contrazione del
muscolo della mascella), si potrà abbassare la mascella
stessa sino a che le labbra stiano socchiuse.
Nel caso di contrazione dei muscoli delle gambe (ginocchia
spinte fortemente all’indietro), l’operatore, dopo essersi
portato dietro al soggetto ed aver annullato quasi del tutto
la prossemica, attuerà una lieve flessione delle proprie
ginocchia per sospingere in fuori quelle del soggetto ed
annullare così ogni contrazione.
Le forme neurofisiologiche di scarico sono senz’altro le più
difficili, sia da identificare che da bloccare.
Le più comuni sono:
142
• tachicardia; la si può generalmente ridurre invitando il
soggetto a respirare più profondamente ed inviando atti
comunicativi gratificanti;
143
Finché è possibile, naturalmente, si cercherà di non
ricorrere alla C.V.
Molte volte lo scarico implicherà il non mantenimento della
posizione ortostatica da parte del soggetto, con risate,
risatine, colpi di tosse, raschiamenti, apertura degli occhi,
movimenti delle gambe, ecc.
L’operatore dovrà, volta per volta, decidere sulla
opportunità e possibilità di applicare la ripetizione
speculare, di effettuare toccamenti con le dita e con il corpo
sulle zone fisiche che evidenziano lo scarico, oppure
ricorrere all’invito verbale.
Classico è il caso del soggetto che ride e dell’operatore che
gli “ride sopra”; in tale situazione l’operatore dovrà essere
ben sicuro di poter sopportare una eventuale reazione
negativa dell’ambiente, che sarebbe penalizzante per lui
stesso e favorevole al soggetto.
144
PASSAGGIO DA FLASH SUBLIMINALE
A FLASH IPNOTICO
145
anche razionale l’operatore diviene simbolo (fase di
pilotaggio, constatazione da parte del soggetto dei vincoli
impostigli dall’operatore, esito positivo delle prime verifiche
logiche).
Precisiamo che ogni micro procedimento ipnotico o flash
comprende una serie di atti comunicativi con la verifica
subliminale relativa. Facciamo un esempio: l’operatore,
dopo una serie di atti comunicativi, decide di attuare una
verifica analogica ponendo il braccio del soggetto nella
posizione “angolo retto”; nel momento in cui il soggetto
gratifica l’operatore mantenendo il braccio in tale posizione,
è avvenuta la realizzazione di un microprocedimento
ipnotico e il soggetto ha subito un flash subliminale.
Come già abbiamo detto un procedimento ipnotico si
compone di tanti microprocedimenti, un microprocedimento
ipnotico si può considerare tale quando la relativa verifica
analogica ha avuto esito positivo (FLASH SUBLIMINALI).
Quanto detto si riferisce anche alle richieste
fenomenologiche espresse con la C.V. (FLASH IPNOTICI).
In sintesi ogni flash subliminale o ipnotico rappresenta un
ciclo perfettamente realizzato di un particolare dinamismo
146
ipnotico o di una serie di dinamismi ipnotici appartenenti
alla medesima classe operativa.
Un procedimento ipnotico è composto da molteplici
dinamismi subliminali (VERIFICHE ANALOGICHE
POSITIVE AL DI SOTTO DELLA SOGLIA COSCIENTE
DEL SOGGETTO) e da molteplici dinamismi ipnotici
(VERIFICHE LOGICHE POSITIVE OLTRE LA SOGLIA
COSCIENTE DEL SOGGETTO).
I flash subliminali si producono durante la fase induttiva, i
flash ipnotici durante quella di pilotaggio. Quando parliamo
di passaggio da flash subliminale a flash ipnotico
intendiamo indicare il momento in cui l’operatore supera il
confine tra un sistema di comunicazione (analogica, C.N.V.)
ed un altro (logica, C.V.).
Il momento più critico di un procedimento ipnotico è quello
in cui l’operatore, attraverso la “verifica analogica
terminale”, può rendersi conto di aver portato felicemente a
termine la fase induttiva.
147
VERIFICA ANALOGICA TERMINALE
148
registrato tensione all’atto dell’inserimento della C.V. nel
rapporto ipnotico. L’operatore ne deduce di NON AVER
ANCORA acquisito il potenziale subliminale necessario ad
effettuare felicemente il passaggio da flash subliminale a
flash ipnotico.
In questo caso è necessario riprendere la fase induttiva,
produrre altri flash analogici attraverso atti comunicativi
penalizzanti e conseguenti verifiche analogiche;
successivamente l’operatore riformulerà la verifica
terminale. Se il soggetto non deglutisce saliva durante
l’espressione verbale, o subito dopo, l’operatore può
passare direttamente alla prima verifica logica, ossia alla
prima richiesta fenomenologica. Superata questa, proporrà
altre richieste fenomenologiche via via più complesse sino
al raggiungimento dell’obiettivo prefissato.
149
FASI IPNOTICHE
1° 2° 3° 4° 5°
SUBLIMINALE SUBLIMINALE A
FLASH
IPNOTICO
TERMINALE
150
Se il soggetto penalizza l’operatore non realizzando la
prima fenomenologia ipnotica richiesta, malgrado non abbia
deglutito durante la verifica terminale, ciò indica che
l’operatore non ha effettivamente bloccato o ribaltato tutti i
potenziali scarichi di tensione nel soggetto ad esclusione di
uno.
L’operatore deve osservare attentamente che l’immobilità
del soggetto permanga nel momento in cui viene inserita la
C.V., al contempo facendo attenzione alla propria distanza
e posizionamento nei suoi confronti.
Di solito le prime richieste fenomenologiche che devono
essere fatte quando si introduce la verifica analogica
terminale sono:
151
VERIFICA LOGICA
E PILOTAGGIO IPNOTICO
OBIETTIVO TECNICO:
Acquisizione del potenziale ipnotico sufficiente.
OBIETTIVO PREFISSATO:
Realizzazione da parte del soggetto di fenomenologie
ipnotiche o eventi comportamentali che rispondono a
precise esigenze spettacolari, terapeutiche o relazionali.
152
esclusiva pertinenza della fase di pilotaggio), di verifiche
analogiche e logiche.
L’operatore in fase di pilotaggio deve utilizzare la C.V. per
impostare le verifiche logiche, la C.N.V. per penalizzare il
soggetto qualora il potenziale ipnotico non sia sufficiente a
determinare la fenomenologia richiesta. La richiesta
fenomenologica deve essere formulata con voce chiara e
tono di comando, senza permettere al soggetto di cogliere
nella propria paralinguistica segni di indecisione o di
insicurezza.
La richiesta deve necessariamente contenere un vincolo,
una sollecitazione a superare tale vincolo e un successivo
rinforzo del vincolo.
Es. “Ora i tuoi piedi sono bloccati al suolo (VINCOLO),
prova a camminare (SOLLECITAZIONE)! Vedi...., non
riesci; avanti prova! Vedi...., sei bloccato (RINFORZO).”
Vincolo e sollecitazione devono essere la costante in ogni
formulazione di richiesta fenomenologica. Il rinforzo deve
essere espresso solo qualora l’operatore abbia già preso
atto dell’efficacia del vincolo.
153
Volendo esaminare nel suo complesso la richiesta
fenomenologica, possiamo affermare che il potenziale
ipnotico acquisito dall’operatore attiva o rafforza il vincolo
che lui stesso esprime; la sollecitazione verbale a superare
questo vincolo rappresenta semplicemente un invito
indirizzato ai recettori logici del soggetto al fine di
consentirgli la verifica logica del vincolo e, di conseguenza,
del potenziale ipnotico acquisito dall’operatore. Il rinforzo
mira semplicemente ad amplificare la potenza del vincolo
(invito alla competitività nei confronti dell’operatore,
amplificazione della distonia tra l’esigenza di destabilizzare
e l’esigenza di infertizzare, tra il possesso e il desiderio, tra
il desiderato e il posseduto).
FASE DI PILOTAGGIO
SCHEMA N° 1
154
SCHEMA N° 2
155
L’esito positivo della verifica logica determina nel soggetto il
riconoscimento di un maggior potenziale ipnotico
all’operatore. In realtà il tutto è un procedimento ad arco
riflesso in cui il soggetto trasforma il vincolo subito in nuovo
potenziale ipnotico riconosciuto all’operatore, questi sarà
successivamente in grado di esprimere un vincolo ancora
più potente.
ARCO RIFLESSO
ITER OPERATIVO
156
La verifica logica positiva indica la presa atto del vincolo e il
conseguente nuovo potenziale ipnotico riconosciuto
all’operatore da parte del soggetto.
157
IL VINCOLO ACCETTATO DAL SOGGETTO
SOSTITUISCE STRUMENTALMENTE GLI ATTI
COMUNICATIVI CHE SI SAREBBERO DOVUTI
ESPRIMERE, ATTIVANDO DI NUOVO LA FASE
INDUTTIVA, NEL CASO IN CUI LA VERIFICA LOGICA
AVESSE DATO ESITO NEGATIVO.
158
vincolo con la parola, onde evitare dubbi nel ricevente sulla
causa reale che determina l’impedimento a fare o non fare.
ESEMPI:
159
SCHEMA ANALITICO ESEMPLIFICATO
160
Ogni richiesta è per l’operatore un consumo di parte del suo
potenziale ipnotico, mentre la realizzazione fenomenologica
o comportamentale da parte del soggetto rappresenta una
entrata di potenziale ipnotico.
Ogni vincolo verificato equivale per il soggetto a un nuovo
riconoscimento di potenziale ipnotico all’operatore. Durante
la fase di pilotaggio l’operatore può servirsi, se lo ritiene
opportuno, delle consuete metodologie della Ipnosi
Tradizionale (quali i tests di suggestioriabilità ed altro),
ovviamente facendo tesoro degli schemi interpretativi forniti
dall’Ipnosi Dinamica.
Fondamentale comunque è la “taratura” del proprio
potenziale in rapporto all’obiettivo terminale, e la profonda
coscienza che ogni procedimento ipnotico possa essere
portato a termine con successo grazie ad una puntuale e
costante applicazione degli strumenti analitici e operativi da
noi individuati.
161
CAPITOLO 4
RIBALTAMENTO IPNOTICO
162
È il soggetto che, in base alla sua esperienza emozionale di
vita vissuta, colloca un atto comunicativo nella classe
penalizzante o gratificante.
All’inizio della fase induttiva l’operatore invierà una serie
innumerevole di atti comunicativi e in rapporto alla
deglutizione salivare del soggetto, estrapolerà dagli atti
espressi quelli efficaci.
Dobbiamo ancora far osservare che, non solo l’atto
penalizzante per un soggetto può essere gratificante per un
altro, ma lo stesso soggetto può reagire diversamente alle
stimolazioni in rapporto al potenziale ipnotico acquisito via
via dall’operatore. Tale fenomeno viene definito
“RIBALTAMENTO IPNOTICO”.
Il RIBALTAMENTO IPNOTICO consiste nella variazione del
modo in cui un atto comunicativo già ricevuto viene
registrato (da penalizzante a gratificante e viceversa).
Un flash induttivo perfettamente realizzato determina il
ribaltamento ipnotico dell’atto comunicativo
precedentemente espresso, così come il flash ipnotico
determina ad un certo punto nel soggetto il piacere di
effettuare le fenomenologie tipiche. Tale piacere è spesso
talmente intenso al punto che l’operatore può
163
tranquillamente ottenere comportamenti assurdi o ridicoli,
come avviene nelle sale di teatro (soggetto che abbaia....)
senza che questi avverta un benché minimo disagio.
Possiamo senza dubbio affermare che il ribaltamento
ipnotico è il vero obiettivo tecnico che l’operatore deve
conseguire. Ritornando agli ATTI COMUNICATIVI della
C.N.V., diciamo subito che non è possibile giungere ad una
completa elencazione di tutti quelli possibili, che sono
evidentemente infiniti; tenteremo comunque di classificarli
secondo criteri operativi, dando quelle indicazioni guida che
la pratica ormai ventennale ci ha insegnato.
È importante per l’allievo che si appresti ad utilizzare, per le
prime volte, le stimolazioni subliminali, non perdere la
calma ed il raziocinio.
A tal riguardo è bene porre massima attenzione all’esito
delle verifiche subliminali, spostando decisamente l’ottica
comparativa dai propri atti, alle verifiche subliminali ed alla
deglutizione salivare.
Solo così l’operatore principiante può evitare stati di
confusione, imbarazzo o tensione.
La mancanza di freddezza dell’operatore, cioè il suo
coinvolgimento emotivo nell’esperimento, possono
164
provocare il fallimento dell’esperimento stesso ed in molti
casi anche reazioni negative sia da parte del soggetto che
da parte dei presenti. Tra breve prenderemo in esame,
trattando dei canali non verbali di comunicazione, gli atti
comunicativi più comuni e più facilmente eseguibili; essi
potranno servire come traccia su cui impostare personali
variazioni.
165
non essere e il desiderio di avere o di essere. Tutti gli
individui vivono le loro distonie più o meno
consapevolmente; proprio tali distonie rappresentano la
fornace ove il tizzone (atto comunicativo) brucia
producendo energia tensionale.
I punti distonici sono cinque e vengono ampiamente
analizzati durante il Corso sulle tecniche indirette della
DIPNOSI. Tuttavia non possiamo evitare anche in questa
sede di accennarvene, sia pure con brevi cenni orientativi,
dato che saranno di notevole aiuto per l’allievo che intende
utilizzare le stimolazioni subliminali in un ambito ipnotico.
166
La maggiore distonia che l’operatore deve individuare nel
soggetto ai fini di un procedimento ipnotico, è localizzata in
uno dei tre punti distonici ipnotici sotto elencati:
DISTONIE DELL’AFFETTIVITÀ
DISTONIE SESSUALI
167
INDIVIDUAZIONE DEL PUNTO DISTONICO IPNOTICO
168
CINESICA
169
pertanto in movimenti. Questo tipo di gesto viene
classificato come espressivo.
170
Nel metodo diretto la cinesica viene utilizzata
dall’operatore:
171
3) Per impostare le verifiche analogiche subliminali
(piegamento delle braccia, del tronco e delle gambe del
soggetto).
172
ad ogni variazione penalizzante della prossemica (es.:
passo in avanti verso il soggetto) generalmente deve far
fronte un atto cinesico gratificante. Pensate che la cinesica
serva come grammatura (gratificante - penalizzante) da
aggiungere, sul piatto della bilancia, all’atto comunicativo
della prossemica, per ottenere il giusto equilibrio tra stimolo
ed esigenze analogiche del soggetto.
Ritornando all’analisi esclusiva di atti comunicativi cinesici
penalizzanti, occorre ricordare che la durata dell’atto, la sua
intensità mimica, le conseguenti variazioni di spazialità tra
gli attori dell’interazione, sono tutti elementi operativi che
influenzano il contenuto emozionale dell’atto comunicativo,
rendendolo più o meno penalizzante per il soggetto.
Gli atti comunicativi della cinesica, nel procedimento
ipnotico, possono essere espressi dall’operatore con gli arti
superiori, inferiori e, in alcuni casi, con l’avvicinamento del
tronco verso il soggetto, mantenendo però lo stesso
rapporto prossemico (piedi dell’operatore fissi al suolo ed al
la distanza dal soggetto precedentemente impostata).
Se l’operatore utilizza le braccia e le mani, occorre tener
presente che gli atti cinesici compiuti in senso ascendente
davanti al viso del soggetto sono penalizzanti, mentre quelli
173
compiuti in senso discendente sono gratificanti. L’operatore
deve saper valutare con sicurezza i canoni identificativi
analogici di ogni atto comunicativo o sollecitazione
tensionale; è necessario quindi aver analizzato a fondo e
ben assimilato i concetti di gratificazione e di
penalizzazione, illustrati nel paragrafo relativo.
Possiamo aggiungere che l’operatore, man mano si
esprime attraverso gli atti comunicativi, deve costantemente
verificare l’andamento dell’induzione attraverso:
174
esser necessario riformulare in modo diverso gli atti
comunicativi.
Ricordiamo che durante il passaggio da flash subliminale a
flash ipnotico il soggetto, al contrario, non deve deglutire.
Bisogna considerare che nella fase induttiva ipnotica la
cinesica è meno utilizzabile che nella DIPNOSI o metodo
indiretto, in quanto il soggetto ad occhi chiusi non sempre
dai giochi luci - ombre e dai movimenti d’aria può cogliere il
significato analogico del gesto.
175
Tecnica da “pranoterapeuta” (passi magnetici)
176
Ogni qualvolta il soggetto deglutisce, l’operatore avrà preso
atto di aver sollecitato un’area penalizzante; in rapporto a
questo dato potrà definire il carattere distonico del soggetto.
Proseguirà poi la fase induttiva inviando altri atti
comunicativi sulle zone attivate e integrando la cinesica con
gli altri canali di C.N.V.
Occorre precisare che gli atti cinesici registrati penalizzanti
nelle zone del viso e della testa denotano nel soggetto una
distonia affettiva; gli atti cinesici registrati penalizzanti nelle
varie parti del tronco e degli arti, sino alle ginocchia,
denotano una distonia sessuale.
Le distonie comportamentali, di ordine estetico o
funzionale, spesso sono evidenti esteriormente anche
prima del test analogico.
L’operatore, facilitato nel suo compito di diagnosi, si
comporterà come sempre, sollecitando le zone in cui si
esprimono le distonie.
177
PROSSEMICA
178
penalizzante, mentre qualsiasi variazione in più viene
registrata come gratificante. La posizione normale è faccia
a faccia, qualora i due attori si trovino seduti; di fronte l’uno
all’altro, ma non necessariamente incrociando lo sguardo,
se l’esperimento avviene mentre entrambi mantengono la
posizione eretta.
Dopo aver pregato il soggetto, all’inizio dell’esperimento, di
assumere una posizione ortostatica e di mantenerla
durante tutto l’esperimento, l’operatore gli si pone ad una
distanza di circa un metro e inizia la fase induttiva,
utilizzando preferibilmente la posizione eretta per sè come
per il soggetto.
179
per valutare l’andamento tensionale nel soggetto e gli
avvenuti flash subliminali.
La componente tensionale di un atto comunicativo
prossemico scaturisce non solo dalla avvenuta variazione
della distanza comunicativa, ma anche dalla durata del
mantenimento di questa nuova distanza e dalla maggiore o
minore rapidità con cui l’operatore effettuerà una nuova
variazione spaziale.
In sintesi le variazioni di distanza, il modo più o meno
repentino in cui avvengono e le pause tra di loro,
costituiscono le variabili operative tendenti a sollecitare una
unica costante:
FACCIA A FACCIA
Operatore e Soggetto sono seduti uno di fronte all’altro. La
possibilità contingente di esprimere atti comunicativi
esclude il canale della prossemica, in quanto l’operatore si
180
colloca in una posizione non modificabile, se non con un
atto che suggerisce analogicamente l’interruzione
momentanea del rapporto.
È un approccio operativo limitante per le espressioni
analogiche dell’operatore.
Si consiglia di rimanere in piedi, anche nel caso in cui si
ritenga opportuno lasciare seduto il soggetto.
OPPOSIZIONE FRONTALE
Operatore e soggetto sono in piedi uno di fronte all’altro. La
possibilità per l’operatore di esprimere atti comunicativi è
estesa a qualsiasi canale della C.N.V., senza limitazione
alcuna.
FIANCO A FIANCO
L’operatore si colloca lateralmente al soggetto. Tale
posizione può intervenire durante la fase induttiva come
variazione repentina della opposizione frontale.
181
SCHIENA A SCHIENA
L’operatore si pone dietro il soggetto, arrivando a toccare la
sua schiena con la propria.
182
soggetto in quella da lui costruita con le successive
verifiche analogiche (braccia, mani, piedi, tronco, testa,
gambe, ginocchia leggermente piegate in avanti, labbra e
denti non serrati, blocco di qualsiasi tic nervoso,
respirazione normale, corpo in generale flessibile e docile
all’imposizione delle varie posture), passerà, ad impostare
la verifica analogica terminale inserendo la C.V.
183
accentui la sensazione dell’avvicinamento o
dell’allontanamento, come pure emettere suoni di
paralinguistica vocale contestualmente agli spostamenti.
184
DIGITALE
185
contemporaneamente atti comunicativi di diverso contenuto
tensionale, ciascuno facente parte di un diverso canale (set
di atti comunicativi).
Quando si odia si danno pugni e calci, si graffia, si morde;
quando si ama si sta vicini, ci si abbraccia, si danno tenere
carezze. L’operatore deve trasferire, con le opportune
variazioni, tale concetto negli atti comunicativi della CNV ed
in specifico modo nell’uso della digitale, ossia del diretto
contatto fisico attraverso le dita.
Il contatto fisico costituisce lo stimolo più potente per
sollecitare delle emozioni e spesso anche tensioni che
possono superare l’indice di tolleranza.
Toccare o essere toccati è un bisogno fondamentale
dell’uomo ed i rapporti tattili avuti da ogni individuo dalla
nascita sino all’età dello sviluppo psicofisico, sono
fondamentali nella determinazione delle successive
modalità espressive e ricettive, soprattutto in campo
sessuale. Inserirsi a livello tattile nella comunicazione con
un interlocutore, spesso significa, anche fuori dal contesto
ipnotico, poter già esercitare un ruolo con implicazioni
affettive (di padre, di madre, di amante).
186
L’operatore per le induzioni digitali utilizzerà di preferenza il
viso del soggetto, il collo, gli arti superiori ed il tronco.
Una maggiore esperienza potrà spingere l’operatore a
utilizzare integralmente il corpo del soggetto, dalla punta
dei piedi sino alla sommità del capo.
Le varianti che entrano in gioco nella digitale ed alle quali si
deve la sua amplissima gamma di contenuti tensionali
possibili sono: la differente pressione esercitata, le diverse
zone del corpo toccate, l’ampiezza della zona di contatto
(digitopressione su zone del corpo più o meno sensibili alle
sollecitazioni tensionali ed implicante un maggior o minor
numero di recettori sensoriali).
Riportiamo di seguito uno schema illustrativo della
frequenza con cui vengono toccate varie zone del corpo da
una certa tipologia di interlocutori.
Queste zone sono perciò più o meno sensibili alla
stimolazione digitale effettuata da un operatore durante la
fase induttiva subliminale ipnotica.
Lo schema è ripreso da “la Comunicazione Interpersonale,
Codici, Segnali e Interazioni”, edito da Mondadori per la
collana “The open University” e riguarda le ricerche” di
JOURARD.
187
Le zone del corpo che vengono più frequentemente toccate da
altre persone, secondo i risultati dell’esperimento di Jourard
188
ALCUNE FORME DI CONTATTO DIGITALE
ESPRIMIBILI DURANTE IL TEST ANALOGICO
189
PARALINGUISTICA
190
ATTI COMUNICATIVI :
sono espressi consapevolmente e secondo metodologia
dall’operatore della IPNOSI DINAMICA o dal tecnico della
DIPNOSI, hanno finalità induttive (ATTI INDUTTIVI).
ATTI ANALOGICI:
rappresentano le naturali modalità di scarico tensionale
analogico comuni a tutti gli individui, per esempio il
raschiare o il tossire senza precise necessità fisiologiche;
essi assolvono ad esigenze comunicative inconsce (ATTI
ESPRESSIVI).
191
suoni che l’individuo emette istintivamente durante un
normale rapporto dialogico per scaricare la tensione
prodotta dai contenuti emozionali della C.V. e vengono
utilizzati a scopo diagnostico o di verifica dal tecnico della
DIPNOSI durante un comune dialogo.
L’utilizzo dei suoni vocali paralinguistici nella tecnica
induttiva dinamica si basa sulla loro natura emozionale,
vale a dire sul significato che essi hanno acquisito durante
la fase della prima infanzia ed anche prima, nell’intimo
rapporto corporeo tra madre e figlio.
L’attenzione del lattante ed ancor prima del feto è
focalizzata sul suono quale elemento principe di
comunicazione con l’ambiente circostante e quale fattore di
variabilità sensoriale più intenso. È la madre stessa ad
impostare il codice analogico che il figlio farà proprio per
tutta la vita.
Le percezioni acustiche registrate dal bambino diventano
per la prima volta un repertorio di segni, e successivamente
di simboli, per lo scambio di informazioni col mondo
esterno.
I suoni registrati si impregnano così di contenuti emozionali
che conservano tale valore per tutta la vita dell’individuo.
192
Durante la crescita questi suoni vengono sostituiti dal
linguaggio verbale nei rapporti col mondo esterno; tuttavia
l’inconscio ne rimane perennemente influenzato
emozionalmente, anche se l’io adulto sentendone di simili
non registra, salvo eccezioni, alcun effetto tensionale
all’interno del proprio essere.
Secondo alcuni studiosi della materia, ciò dipende dal fatto
che, durante la prima infanzia e nell’intimo rapporto tra
madre e figlio, ogni suono naturale che la mamma emette
ha per il figlio un grande valore emozionale; i suoni acuti
vengono registrati generalmente come penalizzanti, i suoni
dolci come gratificanti.
Tale codice comunicativo con la crescita viene, sul piano
logico, sostituito via via dalla C.V. (comunicazione verbale);
sul piano analogico permane invece anche quando
l’individuo è adulto.
Sulla base delle iniziali codifiche, nella prima fase
dell’infanzia e nelle successive fasi di crescita, i suoni
diventano per il bambino, il fanciullo e infine l’adulto, un
ricchissimo repertorio di codificazioni per l’interscambio di
informazioni con il mondo esterno.
Questo strumento di comunicazione con l’apprendimento
193
del linguaggio e la formazione culturale viene, sul piano
logico, sostituito via via dalla C.V.
Sul piano analogico permane in attività anche quando
l’individuo è adulto, e conserva anzi tutta la sua potenza
emozionale e penetrativa già propria della prima infanzia. Al
di là delle interpretazioni una cosa è certa: i suoni vocali e
strumentali, emessi dall’operatore durante un procedimento
ipnotico, si impregnano di contenuti emozionali che
producono nel soggetto le più potenti micro - tensioni della
C.N.V.
L’influenza emozionale dei suoni si subisce anche quando,
ormai adulto, l’individuo ha sostituito l’espressione
comunicativa primaria con il linguaggio; a livello inconscio
permane l’influenza emozionale di questi suoni, anche se
l’io adulto spesso non registra alcuna variazione tensionale
all’interno del proprio essere (stimolazioni subliminali che
non superano l’indice di tolleranza).
La percezione acustica di suoni non verbali è associata, in
tutti gli individui, al bisogno di affetto, di aiuto ed alla fase di
assoluta dipendenza della prima infanzia. L’uso della
paralinguistica nella fase induttiva ipnotica si identifica in un
comportamento comunicativo regressivo, la cui essenza è
194
la riproduzione, a mezzo dell’apparato vocale o di strumenti
diversi, di suoni codificati inconsciamente dal ricevente in
una lontana epoca della vita. Durante la formulazione dei
suoni paralinguistici, l’operatore deve individuare il tipo di
effetto emozionale prodotto nel soggetto durante l’ascolto,
per poterne così pilotare la modulazione tensionale in
rapporto all’esigenza del momento.
Se il soggetto deve essere penalizzato, occorre riprodurre i
suoni che lui ha già registrato come creanti tensione (suoni
acuti, secchi, di rimprovero....), se dovrà essere gratificato
occorre inviare suoni diversi (dolci, rassicuranti, armoniosi,
profondi....).
Il modello paralinguistico operativo che l’operatore deve
seguire si può così sintetizzare:
195
3) Utilizzare vari suoni, sia tra quelli che si pensa possano
esser codificati come penalizzanti, ossia creanti
tensione, sia tra quelli che si ritiene possano esser
codificati come gratificanti, ossia riducenti la tensione.
4) Scegliere tra i suoni emessi e codificati dal soggetto
come gratificanti o penalizzanti, un suono specifico per
ciascuna delle due classi e dotato di particolare
efficacia.
5) Emettere ripetutamente uno dei due suoni estrapolati
ogni qualvolta lo si ritenga opportuno. Il suono
gratificante naturalmente sarà emesso dall’operatore in
conseguenza dell’ESITO POSITIVO DI UN TEST DI
VERIFICA ANALOGICA O LOGICA e qualora appaia
l’esigenza di ridurre una eccessiva tensione del
soggetto.
Il suono penalizzante verrà emesso in conseguenza
dell’ESITO NEGATIVO DI UN TEST DI VERIFICA
ANALOGICA O LOGICA e qualora emerga l’esigenza
di aumentare la componente tensionale nel soggetto.
196
GRATIFICANTE
Ogni qualvolta l’operatore ritenga di dover gratificare
analogicamente il soggetto, per aver perfettamente
mantenuto la rotta ipnotica (verifiche analogiche
perfettamente effettuate, fenomeni ipnotici realizzati) o
in quanto il suo livello di tensione ha raggiunto livelli troppo
elevati.
PENALIZZANTE
Ogni qualvolta l’operatore ritenga di dover penalizzare
analogicamente il soggetto, per non aver mantenuto la rotta
ipnotica (verifiche analogiche con esito negativo, fenomeni
ipnotici non realizzati) o in quanto abbia effettuato scarichi
di tensione ripetuti e mostri un sensibile abbassamento
della capacità di contenimento tensionale.
197
Nel momento in cui l’operatore comunica analogicamente
con il soggetto, utilizzando esclusivamente due suoni con
diversa codificazione (suono gratificante, suono
penalizzante), ed al contempo ha la certezza che il
soggetto subisca un pilotaggio analogico attraverso detti
suoni, egli ha impostato un codice metacomunicazionale
con il soggetto (pilotaggio subliminale del comportamento
del soggetto).
Il codice metacomunicazionale è da considerarsi un
importante strumento operativo nel procedimento ipnotico
della IPNOSI DINAMICA (Metodo Diretto).
Il codice metacomunicazionale rappresenta per l’operatore
della IPNOSI DINAMICA e per il tecnico della DIPNOSI, un
filo di comunicazione diretta con l’inconscio del soggetto e
del suo semplice interlocutore.
Il codice M/C permette di influenzare notevolmente il potere
decisionale del soggetto o dell’interlocutore su quanto
l’operatore o il tecnico della DIPNOSI chiede in termini
fenomenologici e comportamentali.
L’operatore deve avere un ricco repertorio di suoni a
disposizione per il test analogico, all’inizio della fase
induttiva. Egli deve creare e utilizzare poi il CODICE di
198
metacomunicazione, o, se preferite, “LA BASE RITMICA”
costituita da un suono gratificante e da un suono
penalizzante; essa potrà essere utilizzata durante tutto il
procedimento ipnotico, sino alla fase di deipnotizzazione.
Durante il test analogico l’operatore potrà dare sfogo alla
propria creatività, emettendo suoni vocali o strumentali con
tutte le variazioni possibili; sempre però con riferimento alle
risposte analogiche del soggetto, cioè ai suoi scarichi di
tensione ed in particolar modo alla deglutizione salivare.
Fra gli atti di paralinguistica, l’operatore potrà facilmente
notare quali sono quelli che creano maggior tensione, pur
se tollerati. Il più penalizzante andrà usato, in seguito, nel
CODICE di metacomunicazione. La stessa cosa vale per il
suono registrato più gratificante in senso assoluto dal
soggetto. Spesso espressioni del viso, soprattutto delle
labbra, indicano all’operatore il suono registrato come più
gratificante dal soggetto.
199
ALCUNI SUONI VOCALI O STRUMENTALI ESPRIMIBILI
DURANTE IL TEST ANALOGICO
200
È sempre penalizzante un suono ripetuto a lungo o un
suono che si prolunga per molto tempo, è penalizzante
anche un suono che diventa man mano più acuto e più
forte come quello prodotto da una fonte sonora che si
avvicina velocemente all’orecchio dell’ascoltatore.
Nel caso si intenda penalizzare parlando o emettendo suoni
con la bocca molto vicino all’orecchio o al viso del soggetto,
sarà bene schermare la sorgente del suono con la mano o
altro; in tal modo il suono risulterà al soggetto più
misterioso e si eviterà un possibile cortocircuito.
Per quanto riguarda le parole, si ripete che conta molto il
tono con cui sono pronunciate.
Comunque sono in genere più fastidiose (penalizzanti) le
vocali. “e” ed “i”, le consonanti dure e sibilanti (“s”, “t”, “z”,
ecc.), mentre sono più dolci le vocali “a” e “o” e le
consonanti come “m”, “b”, “l”....
Per il canale della paralinguistica, il test analogico sulle
distonie ipnotiche può essere approcciato nel seguente
modo. I suoni dolci e carezzevoli, armoniosi e rassicuranti,
le nenie, i suoni casalinghi, stimolano la distonia
dell’affettività; i suoni genericamente acuti stimolano la
distonia della sessualità.
201
Le distonie comportamentali, di cui fanno parte i disturbi del
comportamento, sono stimolate con suoni di paralinguistica
che richiamano il disturbo stesso.
Intendiamo dire che gli stessi suoni ambientali, suoni del
corpo o di altro genere, che rappresentano nella vita
quotidiana o l’innesco o un motivo di amplificazione della
sintomatologia, per l’operatore sono il materiale sonoro
necessario per interagire nella distonia comportamentale.
Es.: suoni relativi ad un rapporto sessuale per chi ha
problemi di erezione o di frigidità;
suoni di un ambiente affollato per un soggetto timido
ed ansioso.
202
CAPITOLO 5
CODICE METACOMUNICAZIONALE
203
Non essendo ancora avvenuta la condensazione del
simbolo operatore, l’azione è inserita a livello subliminale e
tutto avviene ad insaputa del soggetto.
Quando noi gli diciamo “Fai dei passi in avanti vedi che non
riesci?!” ed effettivamente il soggetto non riesce a farli, vuol
dire che il suo io razionale verifica il nostro potenziale
ipnotico e ne prende atto.
La riuscita dell’evento si basa su un potenziale ipnotico già
riconosciuto dal soggetto, ma, se l’operatore nel formulare
la richiesta esprime alcuni atti comunicativi già codificati
come codice di M/C, l’evento fenomenologico può avvenire
indipendentemente da ciò.
L’ottenimento della verifica logica tramite il codice M/C,
comporta anche l’immediato riconoscimento del potenziale
ipnotico, e il brusco passaggio da flash subliminale a flash
ipnotico, senza il controllo della deglutizione o altro. Con il
codice M/C noi possiamo produrre eventi fenomenologici di
tipo ipnotico senza che il soggetto ci riconosca logicamente
questo potenziale. Chiariamo però che, ovviamente, non
appena la volontà del soggetto sia stata inequivocabilmente
messa fuori causa, il riconoscimento anche logico scatta.
204
Occorre tener presente che è una forte penalizzazione
riconoscere a qualcuno un potenziale ipnotico, quindi
l’operatore deve aver prima acquisito un buon potenziale
subliminale affinché il soggetto possa prenderne
tranquillamente atto; utilizzando il codice di
metacomunicazione, l’operatore può interagire anche a
livello razionale col soggetto, senza che questi se ne renda
conto, quindi senza la necessità di un potenziale elevato.
Quanto l’operatore effettua il passaggio da flash subliminale
a flash ipnotico, inserendo la verbalizzazione, corre dei
rischi; non sempre il potenziale già acquisito a livello
subliminale è sufficiente e, d’altro canto, è impossibile
verificare altrimenti se lo è.
Utilizzando il codice metacomunicazionale impostato
all’inizio della fase induttiva, l’operatore aumenta
notevolmente le possibilità di ottenere quanto desidera,
riducendo contemporaneamente i rischi relativi.
Il codice metacomunicazionale entra costantemente in
azione nel rapporto tra operatore e soggetto, non solo
durante la richiesta fenomenologica o durante il passaggio
della fase subliminale a quella ipnotica vera e propria, ma
soprattutto nella fase di pilotaggio.
205
Il codice metacomunicazionale non è soltanto un filo diretto
con l’inconscio del soggetto, ma serve a guidare oltre che
stimolare, è un timone più che un remo. Per suo tramite
vengono notevolmente facilitate le fenomenologie richieste
al soggetto. La C.N.V. rappresenta la benzina ed è
possibile operare un certo controllo sulla macchina con
l’aumentarne o ridurne l’erogazione, il codice M/C dà
proprio una informazione sulla rotta da seguire, è infatti
decodificabile logicamente, ma non per il soggetto. Una
volta impostato il codice M/C, non c’è momento ipnotico
ove non sia utile servirsi di questo strumento di
comunicazione analogica.
Battere dei colpi sul tavolo può essere un codice se io mi
sono accordato con il ricevente che i suoni prodotti siano,
per esempio, un invito ad alzarsi, fare il giro della sedia e
rimettersi seduti.
Se mi sono accordato solo con il soggetto e non con tutti
voi, sul significato di questo atto comunicativo, il battere dei
colpi è per lui un atto comunicativo con contenuti logici,
mentre per tutti voi rimane un atto comunicativo analogico,
che sollecita solo la vostra curiosità e la vostra componente
emozionale.
206
Noi sappiamo, però, che l’operatore può inviare un atto
comunicativo al NON IO del soggetto non informando il suo
IO RAZIONALE. Se l’operatore denunciasse verbalmente al
soggetto il codice M/C (Es. : “Quando batto tre colpi tu fai il
giro della sedia”), verrebbe ubbidito solo possedendo già il
potenziale ipnotico relativo o per semplice
accondiscendenza, certamente mai se il soggetto avesse
già subito dei flash ma non ancora riconosciuto simbolo
l’operatore.
Quando invece la codifica è appresa, per esperienza
diretta, dal NON IO, il soggetto “sente” all’interno del suo
essere l’esigenza di compiere tale azione.
Giunti a questo punto sarà l’operatore a dargli la
motivazione logica “Tu fai questo perché io sono l’operatore
ipnotico e ti spingo a farlo; il mio potenziale ipnotico è
talmente forte da creare all’interno della tua mente il
bisogno di compiere questa azione”.
L’operatore può creare il codice di metacomunicazione nel
la fase induttiva, estrapolando dal parco degli atti
comunicativi emessi due atti comunicativi di certa
codificazione, uno gratificante e uno penalizzante. È
preferibile che tali atti comunicativi codificati siano
207
estrapolati nell’ambito del canale paralinguistico, per la
velocità e fedeltà con cui i suoni possono essere riprodotti,
uditi inoltre dal soggetto qualunque sia la sua distanza
momentanea dell’operatore.
Quindi un codice di comunicazione può essere impostato
servendosi dei quattro canali che noi utilizziamo nel metodo
diretto (prossemica, paralinguistica, cinesica e digitale); con
ciascuno di questi quattro canali si può perfezionare un
codice di metacomunicazione. Noi preferiamo suggerire,
come già detto, l’utilizzo della paralinguistica nel pilotaggio
metacomunicazionale.
L’operatore esperto potrebbe anche impostare diversi
codici di metacomunicazione su diversi canali di C.N.V., per
sostituire immediatamente quello che eventualmente il
soggetto avesse decodificato sul piano logico.
Un codice di metacomunicazione contempla un unico atto
gratificante ed un unico atto penalizzante; dobbiamo però
tenere presente che, se la nostra mente a livello logico
elabora innumerevoli pensieri e possibili azioni, per cui i tre
colpi sul tavolo possono avere tanti significati, a livello
analogico c’è solo il sì e il no, il bene e il male, al positivo e
il negativo. È sempre necessario che l’operatore esprima
208
verbalmente, nella fase di pilotaggio, la richiesta
fenomenologica; solo dopo provvederà ad emettere gli atti
codificanti, in base al comportamento del soggetto.
L’inconscio non registra richieste verbali e al contempo non
comprende inviti complessi, ma solo un si o un no; per
essere precisi riceve solo stimoli più o meno potenti a
seconda del potenziale riconosciuto alla fonte stimolante e
rapportato ad un elemento intrapsichico. Dando per
scontato di aver impostato questo codice con l’interlocutore,
i colpi sul tavolo rappresentano solo uno stimolo inibitorio o
incentivante; quindi per rendere completa la
metacomunicazione devo avvalermi del linguaggio verbale.
Assumiamo di aver codificato con il NON IO del soggetto il
codice metacomunicazionale, a livello paralinguistico, nel
seguente modo “ehm..ehm” quale stimolo gratificante (SI) e
“sep. ..sep” quale stimolo penalizzante (NO); emetteremo
tali suoni ogni qual volta occorre gratificare il soggetto o
spingerlo analogicamente a realizzare la verifica richiesta
con la C.V.
In altri termini, dire al soggetto : “Fai un passo in avariti, sep
sep” (suono negativo, no), equivale a dire al suo non io:
“No! Non fare un passo in avanti”.
209
Oppure dicendo : Non fare un passo in avanti, ehm ehm”,
significhiamo analogicamente il contrario, cioè : “SI! Fai un
passo in avanti”.
In tal caso il soggetto, a livello inconscio, recepirà l’ultimo
messaggio come un invito a fare il passo in avanti e si
sentirà spinto a farlo malgrado l’invito verbale fosse una
sollecitazione a non fare.
L’operatore deve essere molto bene a conoscenza delle
modalità di formulazione delle contrapposizioni tra invito
logico e sollecitazione analogica.
Può capitare di utilizzare il codice metacomunicazionale
non in contrapposizione al messaggio verbale; ciò non ha
senso in quanto non permette al soggetto di evidenziare un
vincolo e riconoscere così un maggior potenziale ipnotico
all‘operatore.
La finalità del metodo diretto è quella di far sì che l’io del
soggetto riconosca il potenziale ipnotico dell’operatore,
quindi è necessario creare un vincolo, questo può essere
espresso analogicamente utilizzando uno stimolo
metacomunicazionale che si contrapponga all’invito
verbale. Perciò diremo: “Ora tu proverai a fare un passo in
avanti……. avanti vieni, sep sep.” (CODICE ANALOGICO
210
DI METACOMUNICAZIONE PENALIZZANTE = NO).
Ecco che la contrapposizione dei due messaggi (C.V. e
C.N.V.) entra perfettamente in sintonia con l’esigenza di un
vincolo e della realizzazione fenomenologica.
Il soggetto non può avere che un grande desiderio di
gratificarci, se vuole superare il vincolo analogico che
avverte all’interno del proprio essere; solo ratificando tale
desiderio porrà termine alla tensione energetica che
scaturisce dall’invito verbale in contrapposizione con il
vincolo analogico.
Noi però dobbiamo essere in grado di esprimere messaggio
e stimolo contrapposti, dobbiamo dire chiaramente al
soggetto cosa desideriamo che lui faccia e saper
contemporaneamente impostare il vincolo con il suono
analogico.
Un messaggio non preciso, uno stimolo analogico non
chiaramente contrapposto, possono generare confusione
nel soggetto, al punto di far scattare il cortocircuito del
rapporto ipnotico stesso.
A fini didattici riteniamo utile descrivere fedelmente e
dettagliatamente un esperimento pratico nel quale si sia
fatto uso del codice M/C contrapposto alla C.V. Viene
211
invitata a fungere da soggetto una uditrice del corso, che
spontaneamente si toglie le scarpe, si mette in posizione
statica e chiude gli occhi.
L’istruttore inizia l’esperimento utilizzando la paralinguistica
orale, poi un leggero martellamento delle dita alternato a
suoni vocali ritmici, sillabe senza significato, brevi risate,
ecc. Il soggetto accusa le prime penalizzazioni subliminali,
manifestando attraverso il rossore la prima partecipazione
emotiva.
L’operatore tenta di inserire la prima suggestione verbale,
rivolgendosi poi anche al pubblico per commentare e
chiarire quello che sta avvenendo.
Sono le parole dell’istruttore : “Ora, ascoltando questo
suono avvertirai una spinta all’indietro sempre più forte, al
punto tale che dovrai spostare le gambe all’indietro per non
cadere... ehm...ehm....ehm.. (impostazione del suono
analogico invitante a fare, positivo, gratificante = SI) . . . e
sentirai il desiderio di lasciarti andare!” Rivolgendosi ora al
pubblico: “Io ho impostato il codice gratificante, per renderlo
più potente debbo aumentare lo stato di tensione del
soggetto, quindi mi avvalgo di altre stimolazioni analogiche
212
che esprimono attraverso altri canali di comunicazione non
verbale”.
A questo punto si rivolge al soggetto impostando un codice
metacomunicazionale penalizzante, ossia di impedimento a
fare (un no).
“Da questo momento tu proverai ad effettuare un passo in
avanti e prenderai atto di non poterlo fare. Avanti,... vieni
avanti.. sep.. sep………; vieni avanti.. sep..sep…..; vedi
che non riesci?! Prova ancora.. sep..sep…..” In questa fase
l’operatore ha usato il codice metacomunicazionale
penalizzante, inibitorio quindi negativo. Tali suoni saranno
utilizzati più volte durante tutto il procedimento ipnotico,
essi verranno amplificati, di volta in volta, dalla presa atto
da parte del soggetto del vincolo a fare o a non fare, che
ogni volta gli sembrerà sempre più potente.
L’istruttore continua con sollecitazioni paralinguistiche,
prossemiche e digitali. Il soggetto, chiaramente sotto ipnosi,
effettua tutte le fenomenologie richieste ed in modo
estremamente gratificante.
L’operatore interrompe l’azione rivolgendosi al pubblico. La
codificazione gratificante e penalizzante del codice
metacomunicazionale è avvenuta, ora occorre solo
213
aumentare la tensione nel soggetto per rendere più potente
il codice già impostato; devo acquisire un potenziale
ipnotico sufficiente a non attivare le difese del soggetto
durante le prossime richieste che saranno assai
penalizzanti. Per questo particolare esperimento didattico, il
codice metacomunicazionale ha bisogno di un potenziale
ipnotico superiore al normale in quanto, essendone stato
oggetto di esposizione per gli allievi, è diventato anche per
il soggetto un codice logico; questo maggior potenziale
ipnotico non è affatto necessario in situazioni normali.
Imposterò ora con il soggetto un altro codice
metacomunicazionale, diverso nelle espressioni.
Mentre lo farò, vi farò segno, così eviteremo che il soggetto
possa registrarlo logicamente; si potrà in tal modo utilizzarlo
con quel minimo di potenziale ipnotico necessario ad
ottenere le fenomenologie.
214
insofferenza a lunghe risate, ma eseguendo
magistralmente tutte le fenomenologie ipnotiche richieste.
Al termine asserisce di sentirsi bene e molto rilassata,
ringrazia l’operatore. Più tardi, interrogata, chiarisce che
quando si sentiva toccare al collo non poteva, malgrado
tutta la sua volontà, fare le cose richieste. A codice
metacomunicazionale impostato, utilizzando questa volta la
digitale, l’operatore richiedeva ed otteneva le
fenomenologie ipnotiche avvalendosi di due particolari
toccamenti. Alla fine l’operatore spiega agli allievi che la
digitopressione sul collo del soggetto invia quasi sempre
uno stimolo analogico penalizzante (negativo, un no),
mentre la carezza con le dita della mano sul viso del
soggetto invia uno stimolo analogico gratificante (positivo,
un si).
215
SUGGERIMENTI OPERATIVI
PER NON SUPERARE L’INDICE DI TOLLERANZA
216
gratificante o penalizzante alle stimolazioni che riceve;
l’attribuzione penalizzante sarà data sempre secondo
necessità, né più né meno di quanto lui stesso desideri fare
analogicamente.
L’operatore deve calibrare le penalizzazioni con delle
gratificazioni. L’IO RAZIONALE del soggetto “TOLLERA” le
penalizzazioni in rapporto al proprio indice di tolleranza;
una tensione superiore al suo livello energetico crea nel
soggetto una decisa reattività che può compromettere il
rapporto ipnotico stesso.
Quindi, nel momento in cui effettuiamo un atto comunicativo
che porti lo stato di tensione del soggetto a livelli superiori,
il soggetto dovrà necessariamente scaricare la tensione
eccedente il suo indice di tolleranza.
È necessario a tal fine esprimere atti comunicativi
gratificanti, che possano ricondurre la tensione accumulata
a valori energetici accettati dall’Io Razionale del soggetto.
Solo il potenziale ipnotico può permettere all’operatore di
superare l’indice di tolleranza del soggetto. L’operatore può
creare nel soggetto una tensione superiore all’indice di
tolleranza in due casi ben precisi:
217
A) quando produce atti comunicativi troppo penalizzanti;
218
Il riconoscimento del nuovo potenziale ipnotico ristabilisce
un nuovo equilibrio energetico.
Ora, se sul piano analogico è difficile ed incerta la
variazione da una dinamica di accumulo ad una di scarico
della tensione del soggetto, è chiaro che dobbiamo inserire
il discorso nelle regole del gioco, vale a dire trattare anche
logicamente, razionalmente, con il nostro soggetto.
Ricordiamo ancora che la posizione statica del soggetto è
fondamentale per il buon esito di un procedimento ipnotico,
pertanto se il soggetto non mantiene tale posizione
dovremo dirgli: “Guarda...., questo è un metodo diretto, tu
mi devi dare uno spazio per l’azione e quindi devi osservare
certe regole; una di queste è che tu rimanga in una
posizione statica. Dal momento che ti sei sottoposto
spontaneamente all’esperimento, devi rispettare le regole
del gioco”.
Le regole del gioco devono essere definite molto
chiaramente e devono essere imposte sempre, non ci si
deve mai lasciar mettere fuori gioco. L’operatore non ha
grandi possibilità di vittoria se la regola della posizione
statica non viene rispettata.
219
Questa regola comporta principalmente: la chiusura degli
occhi, l’assenza di movimento delle varie parti del corpo e il
divieto di parlare.
La chiusura degli occhi è di estrema utilità perché non
permette al soggetto di scaricare la tensione con i
microflash prodotti dall’ambiente circostante.
L’individuo subisce sempre delle tensioni quando non
riesce a identificare l’ambiente che lo circonda e soprattutto
colui che opera nei suoi confronti.
La tensione si produce in quanto dal buio che ci circonda ci
attendiamo sempre qualcosa di negativo; le proiezioni
dell’individuo sull’ignoto non sono mai gratificanti, là dove la
conoscenza non può arrivare i fantasmi dell’inconscio
regnano sovrani.
È proprio su questo meccanismo di innalzamento
automatico della tensione che gioca la regola del chiudere
gli occhi. Senza contare che la chiusura degli occhi isola il
soggetto dal suo ambiente, dai suoi amici; infatti è
sufficiente un gesto rassicurante, il sorriso di un amico,
perché il soggetto scarichi la tensione prodotta e calibrata
in rapporto alla sua esigenza analogica.
220
Dobbiamo ancora soffermarci sulla regola del “non scarico
tensione”, cioè del mantenimento della posizione statica da
parte del soggetto.
Il soggetto ha delle possibilità, nonostante tutto, di non
mantenere le regole del gioco, e allora sta nell’abilità
dell’operatore fare in modo che queste vengano mantenute
anche contro la sua volontà.
Quali sono gli accorgimenti che si possono adottare? Una
delle fonti di scarico più elementari è il sorriso. Succede
spesso che il soggetto, nella prima fase dell’induzione,
sorrida o rida; in questo caso uno dei metodi più efficaci per
bloccare tale scarico è quello di farglielo notare in modo
analogico, come se glielo avessimo suggerito noi. Quando
il soggetto comincia a sorridere e socchiudere le labbra, noi
sorrideremo in maniera evidente, emettendo anche i suoni
tipici del riso in modo che possa udire anche ad occhi
chiusi. Nel caso ciò non basti, aumenteremo l’intensità dei
suoni; se ciò non fosse ancora sufficiente interromperemo
bruscamente il nostro riso e lo pregheremo, gentilmente ma
con serietà, di tenere gli occhi chiusi e di mantenere la
posizione statica.
221
PROMEMORIA PER L’OPERATORE
ED ULTIMI CONSIGLI PRATICI
222
creatagli direttamente, acquisire subito il ruolo “up”, oppure
ridurre una eventuale manifesta competitività.
I microflash ottenuti già in questa fase consentiranno di
ottenere, per lo meno, l’adesione a mantenere la posizione
statica.
A questo punto ricordatevi di non fare assumere al soggetto
posizioni per mantenere le quali abbia impedimenti fisici o
comunque debba sopportare uno sforzo eccessivo.
Attenzione ai microscarichi quali la contrazione dei muscoli
mascellari, dei glutei e la flessione di una sola gamba.
Evitare le forme collaborative, senza però mostrare
apertamente di rifiutarle.
Inserire le stimolazioni analogiche con la duplice finalità: di
produrre i primi flash subliminali e isolare, dal numero degli
atti emessi, quelli che costituiranno il codice
metacomunicazionale.
Prestare grande attenzione allo stato tensionale del
soggetto e verificare sistematicamente il potenziale
subliminale raggiunto con le verifiche analogiche.
Inserire la C.V. quale verifica analogica terminale o,
altrimenti, passare direttamente ad una verifica logica,
223
coprendosi però le spalle col codice metacomunicazionale
già impostato.
Formulare la prima verifica logica e le successive sempre
secondo lo schema classico: vincolo, sollecitazione,
rinforzo.
224
ALCUNE INFORMAZIONI GIURIDICHE
SULL’USO DELL’ IPNOSI
225
ancora in vigore, se ne è interessato con gli articoli 613 e
728. Sono quindi praticamente solo due gli articoli del
codice riguardanti la disciplina dell’ipnosi ed i suoi
rappresentanti, su cui si impernia tutta una materia
giuridica.
Ciò porta ad enormi e diversissime conseguenze a seconda
dell’impostazione e dell’interpretazione che degli stessi
articoli viene data.
L’articolo 613 del codice penale contempla il reato
conseguente allo stato di incapacità di intendere e di volere
provocato dall’ipnosi contro e senza la volontà del soggetto.
Se è possibile ipnotizzare una persona anche contro la sua
volontà, il legislatore ha previsto che si intervenga.
Cerchiamo di essere molto stringati purché capiamo come
non sia divertente questa materia, ma ognuno di voi domani
si può trovare in queste situazioni e naturalmente è bene
sempre sapere cosa dice la legge al riguardo.
Tanto per cominciare: “contro la volontà”; quale volontà,
quale consenso?
Il caso specifico deve essere messo in relazione con
l’articolo 579 del codice penale, occorre cioè un consenso
giuridicamente valido, quindi non lo è nel caso dei minori,
226
gli infermi di mente, nel caso di chi abusa di sostanze
alcoliche o stupefacenti e altrettanto dicasi qualora il
consenso sia stato estorto con violenza, minaccia,
suggestione, o carpito con l’inganno, il che configura un
reato gravissimo, specialmente per lo Stato Italiano.
Va da sé però che si presuppone sempre ci sia l’intenzione
dolosa dell’ipnotista nel fare questo, il più grave reato al
riguardo che c’è nei codici.
Tanto più che questo reato comporta pure aggravanti
quando l’ipnotista abbia agito con il fine di far commettere
un reato; c’è una grande casistica al riguardo, alcuni di voi
che sono abbastanza competenti sanno che c’è una
casistica enorme.... in criminologia gli avvocati sanno
quanta importanza abbia questa casistica sia in Italia che
all’estero.
Il caso in cui il soggetto abbia commesso un reato, ma
l’ipnotista non lo aveva preordinato, rientra nel 613. Un
certo tipo di “ipnosi” purtroppo ha avuto casi piuttosto
rumorosi: il chiudere il soggetto in una camera,
somministrargli tranquillanti, dargli suggestioni di caldo e di
freddo... etc. etc. Questo tipo di “ipnosi” è stata molto e
227
tristemente usata durante la guerra, per potere estorcere
determinati segreti e informazioni.
Va introdotto, sempre dal punto di vista giuridico relativo al
613, un altro problema diverso, quello cioè del caso in cui il
soggetto, ipnotizzato volontariamente, perda il controllo del
proprio comportamento mentre è sotto ipnosi; ciò solo agli
effetti del concorso di colpa.
Molti autori ritengono sia assolutamente impossibile per
l’ipnotista far commettere un crimine all’ipnotizzato, perché
le resistenze interne dell’io razionale di ognuno di noi hanno
tale forza che ben difficilmente possono essere superate
anche nelle forme di ipnosi più attiva, più profonda.
Ad ogni modo il legislatore italiano, per un eccesso di
prudenza, che comunque non è assolutamente
deprecabile, ha accolto la tesi contraria, quella cioè che
ritiene ciò possibile, e l’ha inserita nel 613.
In Italia, nell’ambito della psicologia giuridica e della
psichiatria forense, non troviamo agli effetti pratici nessuna
utilizzazione dell’ipnosi.
L’ipnosi viene proprio ignorata perché tutta la nostra
dottrina è concorde nell’opporsi al suo uso sia
nell’interrogatorio dell’imputato sia in quello dei testimoni.
228
Ben diversamente avviene negli altri paesi; basti pensare
alle due più prestigiose polizie del mondo, l’inglese
Scotland Yard e l’americana F.B.I., che invece la usano
continuamente, anzi eccessivamente.
In ogni caso essa è limitata semplicemente al testimone di
un crimine che accetti volontariamente di sottoporsi a
questo particolare interrogatorio.
Sarebbe infatti facilissimo che, ad un dato momento, la
fantasia giochi un grosso ruolo per la vittima di un delitto.
Comunque è certo che in ipnosi sia possibile avere una tale
facilità di memoria, una tale possibilità di evocare
particolari, per cui testimoni ricordano perfettamente perfino
numeri di targa che assolutamente non avrebbero mai
pensato di poter ricordare.
Tutto questo fa parte del famoso articolo 513, ma quello nel
quale compaiono intonazioni severe sull’uso dell’ipnosi è il
728 del Codice Penale, il quale stabilisce che “chiunque
pone taluno, col suo consenso, in stato di ipnosi, se dal
fatto deriva pericolo per l’incolumità della persona, è
punito.. etc. etc.”.
Ora, dal punto di vista prettamente giuridico, stante la
dizione letterale dell’articolo 728, è chiaro che la legge
229
penale non vieta assolutamente (almeno secondo il parere
mio e di molti autorevoli autori) l’esercizio dell’ipnosi senza
finalità terapeutiche.
Si può ricavare una ulteriore conferma di quella che è la
dizione letterale della legge, nell’articolo 128 del
Regolamento Testo Unico della Legge di Pubblica
Sicurezza, per il quale il Medico Provinciale può autorizzare
trattenimenti ipnotici a scopo di spettacolo.
Da qui consegue che, se il Medico Provinciale può dare
questa autorizzazione, che è un’autorizzazione di polizia,
certo essa non è in contrasto con la legge.
Per quanto riguarda la seconda condizione indicata dalla
legge, cioè l’assenza di pericolo, sembra chiaro che non sia
punibile chi solamente esercita l’ipnotismo, ma lo può
essere solo se mette in pericolo l’incolumità del soggetto. Il
consenso di legge c’è, secondo il 728, validamente dato
all’uso in senso lato dell’ipnosi.
La legge dice: ”si, tu puoi ipnotizzare, purché non ne sorga
un pericolo”.
Qui si incentrano tutte le discussioni e si innestano i vari
tentativi di monopolio posti in atto da talune corporazioni.
230
Questa condizione di pericolo è quanto mai controversa e si
presta ad interpretazioni molto soggettive.
Va detto, per inciso, che in alcuni paesi dell’est l’ipnosi
viene usata tranquillamente, tra le altre applicazioni, in
alcune scuole per l’apprendimento di lingue estere.
Naturalmente tutto ciò non va confuso con la questione
relativa all’attività psicoterapeutica mediante ipnosi (o
ipnositerapia), per la quale pure si assiste ad un fiorire di
interpretazioni anche qui di carattere soggettivo. Tornando
all’articolo 728, che è poi quello che sostanzialmente fa
parte di questa conversazione, sappiamo essere fonte di
polemiche assai vivaci. I fautori più drastici della proibizione
di usare l’ipnosi ai non abilitati, asseriscono che l’ipnotista,
anche nei più semplici scopi, può provocare, tra le altre
cose, stati di dissociazione nel soggetto. Questo
sostanzialmente è stato il motivo conduttore, la linea
direttrice di tutto quello che taluni ripetono da anni per
avocare a sé il monopolio di questa disciplina. Non è certo
nostro intendimento in queste pagine specialistiche,
scantonare dalla materia giuridica.
Rimanendo su questo terreno tuttavia, quando si scorre
una letteratura molto copiosa che si impernia sulla materia
231
dell’art. 728 (ci sono centinaia di volumi in tutto il mondo su
questo argomento e cioè la fattispecie di pericolo che possa
derivare dall’uso dell’ipnosi), ci pare occorra esaminare la
questione sotto diversi aspetti.
Innanzi tutto, quando si parla di “pericolo per il soggetto”,
esiste questo pericolo?
Al proposito va subito precisato che tale pericolo per
l’incolumità della persona deve essere intanto
giuridicamente apprezzabile (si parla sempre da un punto di
vista giuridico e non medico), se c’è un pericolo fisico o
psichico, e poniamo proprio l’accento su questo
“giuridicamente apprezzabile”, deve essere accertato caso
per caso.
Ora, secondo l’esperienza del Bremen, Platonovich e infiniti
altri, non risulta che esistano pericoli di complicazioni
psichiatriche su migliaia e migliaia di casi esaminati.
Secondariamente, è la pericolosità dell’ipnosi che può
causare, almeno come si è letto talvolta, casi di
dissociazione e di spersonalizzazione lamentati dal
soggetto molti anni dopo l’evento ipnotico vissuto?
(Naturalmente per divertimento, non parliamo di ipnosi
terapeutica).
232
Anche qui da tutta la letteratura risulta che assolutamente
non sono questi casi che hanno rilevanza.
Molto spesso il soggetto, quando attribuisce la propria
successiva sofferenza psicologica all’ipnosi, lo fa solo
perché vuole dare un senso alla sintomatologia ed è difficile
in sede giudiziale sostenere che così non è.
Infatti, in diversi stati e soprattutto negli Stati Uniti, stante la
proibizione di spettacoli pubblici di ipnosi in sei stati a
seguito dei rilievi mossi da parte di associazioni mediche e
religiose, vennero effettuate ricerche accuratissime, con
enorme larghezza di mezzi, arrivando alla conclusione che
non esistono prove certe che l’ipnosi possa provocare
danni.
Quindi, non entrando in questione mediche ma unicamente
basandoci sulla casistica e su una cospicua massa di
letteratura, non possiamo però tacere che è oltremodo
arduo stabilire con assoluta certezza, essenziale agli effetti
giuridici, che l’apparire di un sintomo dopo la scomparsa di
un altro non rappresenti la tendenza nevrotica
dell’organismo in oggetto che si esprime con modalità
differenti.
233
È d’altronde noto che molto spesso la persona nevrotica si
esprime, nel corso della sua vita, con una grande varietà di
sintomatologie.
Quindi concludiamo, da un punto di vista non medico bensì
legale, che da tutto questo esposto dovrebbe dedursi che la
fattispecie di cui all’articolo 628 codice penale, da cui trae
origine l’elemento integratore dell’ipotesi di reato e cioè il
pericolo per l’integrità della persona, si riduce ad una
opinione di consulenza che, sia pure espressa in buona
fede, è pur sempre soggetta alla tendenza personale di chi
la esprime.
L’esposizione è stata arida perché non poteva essere
diversa, d’altra parte crediamo di avervi dato un quadro di
come, in definitiva, sia possibile sostenere una cosa o
un’altra. Comunque è il consulente quello che dovrà
esporsi, ma certamente, secondo la dizione letterale del
codice, questa ipnosi è permessa.
Del resto noi ormai sappiamo bene che è la speciosità del
termine ipnosi e di certe fenomenologie ad essa da sempre
collegate ad avere apportato sospetti ed aver stimolato
curiose valutazioni su un fenomeno che è essenzialmente
di tipo comune.
234
Le dinamiche di convincimento forzato, di violenza e
pressione psicologica, sono certamente molto più diffuse in
ogni tessuto sociale di quanto si possa o si voglia credere e
certamente sono, salvo rarissime eccezioni, totalmente
estranee all’ipnosi.
La conoscenza degli intimi meccanismi del processo
comunicativo e persuasivo ed anche, perché no, l’uso delle
tecniche prettamente ipnotiche da parte di un numero
sempre più elevato di persone, non potrà che portare ad
una maggior coscienza della violenza che permea tutta la
vita sociale e relazionale, quindi ad un maggior controllo di
essa.
235
FASI DEL PROCEDIMENTO IPNOTICO DIRETTO
5) PILOTAGGIO
COMUNICAZIONE VERBALE
VERIFICHE LOGICHE
6) DEIPNOTIZZAZIONE
236
N° 1
237
N°2
238
N° 3
239
N° 4
240
N° 5
241
N° 6
242
N° 7
VERIFICA SUBLIMINALE
243
N° 8
244
N° 9
245
N° 10
246
N° 11
247
N° 12
248
N° 13
CATALESSI
249
GLOSSARIO
ANALOGICO:
Termine che indica qualsiasi dinamismo prodotto a livello
dei simboli precostituiti o dell’inconscio nel suo insieme;
indica al contempo qualsiasi risposta stimolata dai recettori
del non io.
ATTI ANALOGICI:
Suoni, toccamenti, gesti, variazioni di pastura, movimenti di
diversa natura espressi istintivamente dall’interlocutore
durante un dialogo o dal soggetto durante un procedimento
ipnotico.
250
ATTI COMUNICATIVI:
Suoni, gesti, toccamenti, variazioni di postura, movimenti di
diversa natura gestiti dall’operatore consapevolmente e con
finalità suggestive, o durante un procedimento ipnotico o
durante un normale dialogo.
BERSAGLIO:
Fonte di stimolazione subliminale riconosciuta dai simboli
precostituiti del soggetto, ma non dal suo io razionale.
COMPETITIVO:
Ruolo nel quale si pone il soggetto quando determina
verifiche analogiche e logiche negative.
251
COMPLEMENTARE:
Ruolo nel quale si pone il soggetto quando consente
verifiche analogiche e logiche positive.
COMUNICAZIONE INTEGRALE:
Modello interattivo che utilizza sia la CNV che la CV nei
procedimenti ipnotici e nei rapporti professionali e umani.
DESTABILIZZAZIONE:
Meccanismo psicologico di base dell’io razionale, preposto
all’annullamento del potenziale ipnotico di un simbolo già
identificato. Il simbolo perde così la sua identità esterna.
PROIEZIONE:
Meccanismo psicologico di base del non io preposto
all’investitura libidica, o energetica, della fonte di
stimolazione.
DISTONIA:
Conflittualità funzionale esistente tra due elementi
strutturalmente contrapposti.
252
A livello dei meccanismi psicologici, la distonia che noi
avvertiamo è quella tra desiderio e possesso, tra la presa
atto di quanto si desidera ed il quanto si sente di possedere
l’oggetto desiderato.
EMOZIONE:
Stato eccitatorio di intensità variabile, superiore all’indice di
tolleranza dell’IO, ma inferiore al potenziale ipnotico della
fonte di stimolazione.
FASE DI DEIPNOTIZZAZIONE:
Ultima fase del procedimento ipnotico seconda le tecniche
della IPNOSI DINAMICA.
L’operatore permette al soggetto di scaricare la tensione in
eccedenza fino al ristabilimento di una comportamentistica
“normale”.
In questa fase si annullano le induzioni suggestive e la
posizione ortostatica. Al soggetto vengono date suggestioni
di benessere e tranquillità.
253
FASE DI PILOTAGGIO:
Quarta fase del procedimento ipnotico secondo le tecniche
della IPNOSI DINAMICA.
L’operatore usa il potenziale per produrre nel soggetto
fenomenologie ipnotiche o condizionarne comunque il
comportamento.
FASE INDUTTIVA:
Fase nella quale viene preparata e successivamente
realizzata la creazione del simbolo - operatore; in essa si
acquisisce dapprima un potenziale subliminale (non
riconosciuto dall’io razionale del soggetto),
successivamente un potenziale ipnotico vero e proprio.
FLASH IPNOTICO:
La fase di pilotaggio si compone di diversi dinamismi
ipnotici, ciascuno indipendente e al contempo in rapporto
con gli altri.
Un Flash ipnotico indica l’attivazione di un dinamismo
ipnotico, vissuto consapevolmente dal soggetto, quale ad
esempio la realizzazione di una richiesta fenomenologica.
254
Esso è accompagnato da un incremento del potenziale
ipnotico dell’operatore.
FLASH SUBLIMINALE:
La fase induttiva si compone di diversi dinamismi
subliminali, ciascuno indipendente e al contempo in
rapporto con gli altri.
Un Flash subliminale indica l’attivazione, nel soggetto, di un
dinamismo subliminale, quale ad esempio la realizzazione
di una verifica analogica.
Esso è accompagnato da un incremento del potenziale
subliminale dell’operatore.
IDENTIFICAZIONE:
Meccanismo psicologico di base dell’io razionale, preposto
al riconoscimento logico delle fonti di stimolazione (simboli).
255
scaricare le microtensioni prodotte successivamente,
durante la fase induttiva.
INCORPORAZIONE:
Meccanismo psicologico di base del non io, preposto
all’assunzione all’interno del proprio SÈ del simbolo
formatosi a seguito della proiezione.
In questa fase tuttavia il simbolo incorporato mantiene la
propria identità.
INFERTIZZAZIONE:
Meccanismo psicologico del non io o inconscio, indicante il
concetto di sintesi distonica tra proiezione e incorporazione.
L’esigenza di infertizzarsi, pure definita esigenza di
desiderare, scaturisce dalla sommatoria algebrica tra
quanto proiettato e quanto incorporato. Infertizzarsi vuole
anche dire caricarsi autonomamente di desiderio attraverso
pensieri, riflessioni o esposizioni che concernono l’oggetto
del desiderio o la causa scatenante di un problema
(comunque simboli).
256
INDICE DI TOLLERANZA:
Valore soggettivo indicante l’entità del servizio analogico
che il non io del soggetto ritiene di poter assorbire dalla
fonte di stimolazione, senza che vengano attivati i
meccanismi di difesa dell’io razionale. Nella fase iniziale
induttiva l’indice di tolleranza del soggetto è predeterminato
e costituisce una caratteristica personale; successivamente
diviene direttamente proporzionale al potenziale ipnotico
che l’operatore ha già acquisito con la CNV o con le
richieste fenomenologiche.
INTERLOCUTORE:
Colui verso il quale è rivolta l’azione induttiva indiretta
dell’operatore durante normali rapporti relazionali (Metodo
della Dipnosi).
INTROIEZIONE:
Meccanismo psicologico dell’io razionale, indicante il
concetto di sintesi distonica tra identificazione e
destabilizzazione. L’esigenza di introiettare, pure definita
esigenza del possesso, scaturisce dalla sommatoria
algebrica tra quanto identificato e quanto destabilizzato.
257
IO RAZIONALE (IO LOGICO):
Termine che indica i meccanismi psicologici di base e di
sintesi della classe topica mentale dell’io, preposta alla
difesa dei simboli egemoni.
MICROTENSIONE:
Stato eccitatorio di intensità tale da non superare l’indice di
tolleranza dell’IO o il potenziale ipnotico della fonte di
stimolazione.
OPERATORE:
Colui che si pone nei confronti degli altri in atteggiamento
attivo, teso a rendere gli interlocutori in sintonia con le
proprie esigenze, anche attraverso l’uso di strumenti che
sfuggono all’altrui controllo razionale.
258
PASSAGGIO DA FLASH SUBLIMINALE A FLASH
IPNOTICO:
Terza fase del processo ipnotico secondo le tecniche della
Ipnosi Dinamica, in cui l’operatore, attraverso la verifica
analogica subliminale della deglutizione salivare, riconosce
la presa atto da parte del soggetto del proprio potenziale.
POTENZIALE IPNOTICO:
Parametro che misura la capacità dell’operatore di agire
con successo sul soggetto durante le richieste
fenomenologiche.
POTENZIALE SUBLIMINALE:
Parametro che misura la capacità di agire sul soggetto,
nella fase induttiva, senza però che sia avvenuto il
riconoscimento, da parte del soggetto, di tale capacità.
259
PUNTI DISTONICI IPNOTICI:
Termine che identifica la griglia dei tre punti distonici
preesistenti in ogni soggetto ed evidenziati durante il test
analogico.
Il punto distonico maggiormente evidente permetterà
all’operatore di calibrare e orientare i successivi atti
comunicativi al servizio analogico dei simboli più potenti.
RECETTORI ANALOGICI:
Dimensione efferente ed afferente dei simboli precostituiti e
dell’inconscio nel suo insieme.
Spesso intendiamo con tale termine la sfera emotiva di un
interlocutore.
RECETTORI LOGICI:
Dimensione efferente ed afferente dei sistemi logici e
comparativi della classe razionale.
RIPETIZIONE SPECULARE:
Termine che indica la riproduzione da parte dell’operatore
dei gesti, delle espressioni, dei suoni e degli atteggiamenti
del soggetto.
260
SERVIZIO ANALOGICO:
Soddisfacimento delle esigenze di alimentazione energetica
dei simboli precostituiti.
SIMBOLO:
Fonte di stimolazione riconosciuta non solo dai simboli
precostituiti ma anche dall’io razionale del soggetto. Esso
quindi detiene un potenziale ipnotico e può essere sia una
persona che una entità astratta.
SIMBOLO COMMUTATORE:
Simbolo oggettivizzato utile a “commutare” messaggi logici
in opportuni messaggi analogici.
Esso è utilizzato nei procedimenti autoipnotici e trova
corrispondenza in caratteristici elementi della magia e
dell‘occultismo.
SIMBOLO FUNZIONALE:
Simbolo avente funzione di alimentatore nei confronti di un
simbolo di potenza superiore.
Nel momento in cui decade il servizio energetico che esso
rende al simbolo superiore, cessa di esistere.
261
Tutti i simboli, ad eccezione della triade dominante, sono
funzionali rispetto ad altri.
SIMBOLO PATOLOGICO:
Autoattribuzione negativa e limitante dell’essere.
In base al suo potenziale ipnotico è in grado di influenzare,
più o meno pesantemente, il comportamento dell’individuo.
SIMBOLO POTENZIALE:
Fonte di stimolazione potenzialmente valida ad assumere il
ruolo di bersaglio e successivamente quella di simbolo.
SIMBOLO PRECOSTITUITO:
Elemento della classe del non io preesistente rispetto ad un
intervento operativo esterno.
Un simbolo precostituito può avere una corrispondenza
oggettiva esterna all’individuo che lo possiede, come può
non averla.
Ad esempio, il simbolo padre precostituito può sussistere
nella struttura mentale indipendentemente dall’esistenza
vivente di un “oggetto” padre che lo rappresenti; in questo
caso il simbolo precostituito è analogico.
262
SINTO:
Simbolo oggettivizzato a fonte di stimolazione esterna in
grado di coinvolgere e rendere quindi un servizio analogico.
SINTOPATOLOGIA:
Simbolo negativo, vincolante, che genera spesso ansia,
sofferenza e disturbi del comportamento, a causa del suo
elevato potenziale ipnotico e della sua capacità stimolante.
SOGGETTO:
Colui verso il quale è rivolta l’azione induttiva ipnotica
dell’operatore (Metodo della Ipnosi Dinamica).
TENSIONE:
Stato eccitatorio di intensità variabile, ma certamente
superiore al potenziale ipnotico della fonte di stimolazione
263
o, in fase preipnotica, superiore all’indice di tolleranza
dell’IO.
VERIFICA LOGICA:
L’operatore e il soggetto prendono atto dell’esito (positivo o
negativo) di una richiesta fenomenologica impostata.
VERIFICHE SUBLIMINALI:
Parametri analogici che permettono all’operatore di valutare
il grado di potenziale subliminale acquisito durante la fase
induttiva.
264
INFORMAZIONI LETTERARIE
GUGLIELMO COCCHIARA
“IL LINGUAGGIO DEL GESTO” SELLERIO
MILTON H. ERICKSON
“TECNICHE DI SUGGESTIONE IPNOTICA” ASTROLABIO
MILTON H. ERICKSON
“LE NUOVE VIE DELL’IPNOSI” ASTROLABIO
JULIUS FAST
“IL CORPO PARLA” MONDADORI
265
GUGLIELMO GULOTTA
“IPNOSI - Aspetti psicologici, clinici, legali, criminologici”
GIUFFRÈ
EDWARDT HALL
“LA DIMENSIONE NASCOSTA” BOMPIANI
PATRIZIA MAGLI
“CORPO E LINGUAGGIO” ESPRESSO STRUMENTI
MONTAGU, MATSON
“IL LINGUAGGIO DELLA COMUNICAZIONE UMANA” SANSONI
TAROZZI, FIORENTINO
“CALLIGARIS : PRECURSORE DI UNA NUOVA ERA” EMB
MICHAEL WATSON
“COMPORTAMENTO PROSSEMICO” BOMPIANI
PAUL WATZLAWICK
“LA REALTÀ DELLA REALTÀ “ ASTROLABIO
266
CID CNV
ISTITUTO DI PSICOLOGIA ANALOGICA
E DI IPNOSI DINAMICA
267