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STUDI E TES'l"I~. o.

PIO FRANCHI DE' CA V AUERI "



SCRITTOItF. OXORAIUO DELLA BlIII.IOTRCA V ATICAlS'''

NUOVE NOTE AGIOGRAFICHE

.......

·1. II testo greco originale degli Atti delle ss. Agape, Irene e Chione. - II. Osservazioni sopra gil Atti di s. Crispina. - III. I martiri della Massa Candida. - IV. Oi una prebabile fonte della leggenda dei ss. Giovanni e Paolo.

H.uMA 'l'IPOGHA(4'IA VA1'ICANA

1902

LEONI XIII

PONTIFICATVS ANNV~l VICE..';Il\IVM QVIN'TV~I INTECRA AETATE CELEBRANTJ FELICITER.

I.

IL TESTO (ameo ORH_;I~:\LE

DEGLI 1TTI DELLE 88. 1GAPE, IHENE E ClIIONK

D~gli A tti sinceri delle sante Agnp~, Irene I:! Chione si trova. a stamps 180 sola traduzioue latina. faUa. uel secolo XVI dal cardiuale IlngJielmo Sirleto (t 1.585). Ma quanta codesta traduzionc pub meritare 1& tiducia degJi studiosi, fino a. che segno pOll essa scusare I' originate? Ecco una questione che non c stata mai mossa , forse perehe 10. versione Sirletiaua du molti si e creduta una versioue anNca di un testo greco perduto. Certo it 'I'illemont se ne vale senza il pHi leggiero sospetto I, e il Preuschen IIp. Harnack Gesr.lt. d. altchristl. Lift. I 822 ssserisee semplicemente che di un' aUm redazione it testo latino si leggc negli Act(~ ss. BoLlw'uliruzc&, il greco in un eodiee criptense : mentre il codice, gia criptnuse 20 ed ora Vatican» 1660, contiene appunto I' originate - ignorato dal Preuschen - della traduzione del Sirleto 2.

Nel loglio scorso 10 ho diligentemente trascritto cotcsto originalu I:! preparatane la 8tlitio prillclJp&, cunviuto che hisugnava finirla una huona volta con In tradnzlone latiuu 3. :gs a infatti non solo e inesattissima in molti luoghi, rna qua e Ill. (sopra tutto per colpa del primo editore) perfino laeunosa,

II Martirio di Agape e delle sue sorelle eonsta di tre processi vurbali prezioeisaimi, cuciti insieme ds un agiografo alquanto poste-

I Eppure egli rimandA. UIl9. volta (ME V OR2), sebbene call termini assai vaghi, • dnve il Rninart ( .' I.e/a siNeern (I. 3411, e,l. Vel'OII.) srriv(\: Aclfl .~R. AllapeB, Chionioe ., I~,; e." m,. coaie", 1I10nll$lerii Crypltle [errata« in "yro TusClllano 6nJla et R Guil· lelmo Sirltl(o Laline rerldilll (Jaidil Slwius ate.

, Descrtxione di questc codiee in Coltll. cadd. hagia!/ra.phiear. Graeoor. bib!. Val. add. hagiogl'sphi BolIlLrldiani at P. Franchi d. C .• Brusellie 1900, p. 153.

, EBBa e stat. riprodotla snche poeo fa rlallo Kllopr in AW'!1t:II,,;hlle MhIY""racCfl", Tiibingen u. Leif17.ig 1901, p. 9J-91.

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I. IL TI:STO GRECO ORIGINALS

riore, che ci ha messo in capo un bell' esordio e in fine puche parole sulls morte di Irene. Ho detto: un agiografo posteriore , perehe 10 egli contraddice pill di una volta al contenuto dei processi verbali, 20 delle sante non mostra saper nulla, 0 quasi nulla, all'infuuri ill ciil che si rlcava dagl'interrogatori stessi, c 3Q qnello che aggiunge di suo presents, in parte, gravi difficoltiL ad esser creduto.

1.0 Contraddice al prOCCBSO. Non parlo dell' attribuire Ch'l'gli fa. la persecuzione al solo Massimlano, mentre poi it giudice parla sempre dei precetti TWV {3aUtA~CiJV Kat KalCrapCiJV, perche I' autore precipuo della. guerra contro i cristiaui I'll realmcnte Massimiann (Galcrio), ricouosciuto per tale dagli stessi contemporauei (d. Mason Tile persecution of' Diocldian, Cambridge 1876 ~ lIli. 56. 67. cd aggiungi ai luoghi da lui citati ilIart,lJr. s. 77lC(xluU 2 ap. Actct 88 ... Bolland. april. I p, XLI1 €7r1. Ka{uapos MaflJ.Havov KTA.). Ma l'autore si lascia sorprendere in tlagrante contraddizione COli UII passu del secondo interrogatorio (c. 5), quando afferma (e. 2) che le tn' martiri fnrono arrestate sulla montagna. Da quel passo della SCCOl1lla udienzu invero risulta che Irene aveva benst cercato Ull rifugio, insierue COli Ie sue sorelle, sulla montagna l' anuo innanzi. Ttl) 7n:pUfTtvqJ eTf,t I lila pui ne era ridiscesa (terse per uou truvare pili eouie viver ) ., restituendosi alia propria casa (f1€T(l TO E7rCl:l'fA8€IV -lc dice il preside - EK TOU opous u!~iis KTA.). Altr« coutrsddisioue, Nel c. 5 il gindice sccenna a pro teste fatte da Irene ogni gioruo, "aBEKclCTTr1l'. di non possedere codiei della sacra t';crittura. Ora, llojch~ nell'udlenza antecedeute (che e 13. prima presieduta dall'irY€flow. e dalla qnale apparisce elie IIcsSUJJa seoperta di libri c stata ancur fatta. dalla polizia) Irene non vicn puuto iuterrogata in proposito e Chione soltanto di passaggio , bisogua supporre un terzo 0 piil interrogator! fra i due che 51 leggono negli Atti, e quiudi fru il martirio di Agapc c Chione - arse vive snbito dopo lu prima udienza - e l'iuterrogatorio della superstite Irene al c. 5, un intervallo di pHI giorni, Invece l' agiografo nella breve proposizione , con cui uuisce insieme abbastanza alla buena i due process! verbali, afferma che

I Cf. 1IIm'tyr. ~. Theodat! e, R (p. 64, IV sq. ed. Franchi I "<'11 Tt,;S <P~'7f}U"'V ~"b"., ,...rtullS Kn:\,r:UHr)S ~npuTiptl ,~TlIll( .i J1-,-,T{n, lTnv"r11X';frF TUP T,is ,tp'l/ltaS """>"f(Vf:''1(f''O(~ .. nllj~ E","'POV Tiis nmTo'(fS T'" fMpns, J('ul lTo~"l l'III'{!TafIT~S I-X'(!I'S 'I"l'X~il' ""'VE}.,;«pf1~(J'(.rv.

DEOLI A.TTI DEI.LE 88. AGAPE, IUNK E OHIONE.

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Irene fu preseutata Is seconds volta al preside i1 ,qi(JYno appressfJ, Tfi efijs.

2.0 Che l'sgiografo non sapesse delle tre giovani quasi nulls, fuor di quanto si ricava dai doe interrogatort, ~ fin troppo evidente. Egli non 51\ dirci se esse erauo nobill 0 plebee, se vergini 0 maritate; non sa riferirci alcun particolare della lorn fuga. 80i monti, ne racccutarci in Hesson modo il loro arresto e la 101'0 prima confessione dinanzi ai magistrati della citta. It vero ch' egli asserisce aver le roartiri sui principio della persecuzione abbandouata 'Thv 7rU'Tp{au Kat 7rEplOvu{av Ka~ KTijUlv e cost mostra supporle ricche od agiate. Ma dato anehe ehe qui 110n si tratti di una semplice frase (come e molto prohabile), credo che - 110)) foss' aItro - dal grande tssoro di codiei, pergameue etc., di cui, a detta del magistrato, le cristiane furono trovate in possesso, si pote facilmente inferire una certs lora agiatezza I, Quanto alla patria, Tessalonica, benche non si nomini mai negl' interrogatori , come poteva l' agiografo ignorarla l essendo anch' egli evidentemente tessalonicese? Che se dalle parole €K 8ECTuaAovOcy]s OPIJ,WIlEVat m;)AEWS si dovesse dedurre necessariamente the Agape J Irene e Ohione erano bensl oriunde da quella citta, rna non vi dimoravano 2 quando sccppic Ill. persecDzionee quindi non vi soffrirono il martirio (poiche 0 manifesto che soffrirono nella citta in cui avevano stanza) 3, avremmo una nuova prova lucnlentissima dell' ignoranza dell'agiograt'o.

Notava il Til1emont che costui , designando le tre eroine col termine geuerico di mulicrl's, 'YullaIK€S, mostra di lion stimarle vergini. Perehe non dire pinttosto ehe, couoseendo Ie sante esclusiva-

I Daile parole di iI'el1e al c. 5 ~. Tq; 0'''1p ;'PW" parrebbe potel'~i rtlccogliere che le sante avevtlno una casa del lcro ill Tessatonlea. Ma Ianuo diffic(lit:\. quelle aUro parole del preside 'Tji o/"if,! .;~ ;; ,~,,~,s, Perche nou dire o;",~ tTl"'!

t cr, p, es. "lela SII, mart, 8ci:itallo/'um 17 (1'. 26 Geb hardt) ~"III'''' ;'f'lI~"fl'O! oj .i,IO' ';,..ri ·/rr"".~ njs NOl'l'dltns. 1ft1'1'UIC:EI P'I't'U In "'~"<n',,p K"pRn1;v'~IS.

n A giudizic del 'I'illement (ME V (iH:.i) 18. circ~tall~1\ clio UUsaodl'o, nutere dell'srresto delle sante, Ie illvio 11,1 proconsole con uu sun rapvorto, invace di aref'rul'Rgnarvele di pel'10nn, (av.DI'irebbe I'ipotesi del martirio seguitc non a Taesalonica, mn ad F.raelea. Sa non ehe nel teste greeo CD.&!<(lLldl·O ;., chiamalo ,; il'IMJ~ P""Hf",,;ulpHli proprio dal eommcntsriensa cbs I'l'e~ent8 Agape e le sue sOI'elle al tribuuale Ilel Ilroeoneole. Dunque nessun dubbio e possibile: CIUl5ll11I\i·O CI'& 10 sta~ionario della rittil. ill alii risiedeva 10 ;rf~/lw •. La cittlt di Eraelea fn Muggeritll. al F.ioreflt1llj da. un Illl.sw scorrotlo del Martil'olop:io Geronimiano. Gf, ed. de Rosei-Duchesne fl. 3~, kat !lJlril •

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I. LL TESTO ORECO ORIGINALE

mente dagli Atti e quivi non trovando mai fatto ricordo espresso della loro verginita , egli stimo opportuno , per non sbagliare , di adoperare un vocabolo generico? Se perf) gli Atti non ci dicono nulla espressamente dello stato di vita di Agape e delle sue sorellc , ci permettono, a mio giudizio, di ritenere COil somma probabilita ch' esse non erauo maritate '. In primo luogo, esse vivevano tntte tre insieme e, a quanto pare, presso il Ioro padre, poiche i1 gindice domanda subito ad Irene (c. 5) se il padre lie Ita favorito Ia fuga. Inteso che no, il magistrato prosegue a chiedere chi dunqne dei vicini (TWV ry€tTOVWV) vi ha tenuto mano, Come mai avrebbe egli potuto non pensa.re - f'lIrima che ad ogni altro - ai mariti delle tre donne, S mariti avessero avuto? A questo sarebbe facile rlspondere che forse i mariti, pagaui, avevano dcnunziato essi stessi le proprio donne e qnindi erano superiori ad ogni sospetto da parte dell'autoritn, l'b~ come tosto vedremo, in tutto il documcuto nou c' t- nulla, proprio uulla, che giustifichi anche Iontanamente qu 'sta. supposizione. Si aggiunga cite Irene (tanto giovane ria iueritare Iler questo solo titolo uua dilazrone) sotl'l'i Ja pena del 7l'opvetov. Ia quale, se non era esclusivamlmte riservata alle vergini dall' cditto del 304, come pretende il Martirio di s. Teodora (c. 2) 2, certo pero era ordiuata dai gindiei specialmrmte centro di esse. Circa. il luogo reeato dal Tillemont (sccondo 1& versione Sirletiana) come provaute all'evideuza che Agape,

I II titolo di vergini e dato 101'0 gia uel Morti/rol. Hieron. nOD. \.pl'il., pag. 39 ad, de Rossl-Dueheene,

2 Ap .• leta JlS. Botlasul. ur april. p. LXIII. Auehe iI Martirio di Guria e Samona delI'anDo3()3, come dimOstl'~ Baumstark (cf. CoulIenlw 11116 archllBoloy,tl Christ. RIJt1loC habeJl(lus, Cl1mnuJmtlrrill~ flulhmlicus n, 5, maggio 1900,. p, 175), dice ehe r editto eli Dlccleslaao, di cui pUl'tropl'O lion IIi e canservato il tssw, coutanevs una tale disposizione: fiUa~ {otlderis 5ullctimoliialesque hQrrettdae d(J1Jwil,li()lli ('o;pl})Jer(JIII.~r tp. 3 eel. Rabmani, Roma 1899; il cod. Va..t. gr. 1689, f. 40J 1m Tt)s "<I~''W!''''~s "'axll/IOVEIV\' In 1111 {"ammsulO di Martil'io edlto recanfiesimamente da 1':. Gcodspeed (ill _lmet'iean Jourl!l1l 0/ phitf)~(JOY :J:l, 1902, p, 70) si preteude di "iprodllrre ad 1)el·hulillIno degli editli dioclezianei, rna il poco ella ne resta e sufficieute ad a.ssicurarci ehe si tra~ta di UO!l. t1elle BOlile miaerabili falsificazioni. U pr-iueipio rispol)de pi tl 0 meno a quello del falsu 1fprflT' TIl"'I'" di Adriano nel Marlirio di 8, Al·ja.due (S'udi IJ. II'S!; ti, 1" J25. col. I): alia ~lIe si dovev& accannare 1& scmma stabilita per i delator;, 1:0l1l11 IIi ra nella stssso editt('> di Adriano (cf. Stud; e test! 8 p, 10, 10 Tl>~ Iii- 1","U'WTt'T ... "I< (1~trlMT!..:'!Ji; T;1"]..OIO ]..,;l/tE(Tfil'!' "f'A.dIQIIE~ 8'l""PUI TH!"tJ<JITHI'). L 'edi lo,'e Il.l'I'eb be I'ortatl to fa tto CO~R (1 iii It ti.l e, in veee <1 i l'ifer'ire Ie intestazioui di editti antentici, ehiamare n l eonfrnuto i diversi pseudo-erlltti SElI'vitici dagJi agiogl'afi (v, 8'~(.li II t~sli fi p. 98 uota l, e p. gO sqq.).

DEGLI ATTI DELLE 88. A.GAPE, IR8NE E CHIONE.

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Irene e Chione ebbero i lorn mariti, tutti tre pagani, anzi con grande probabilita denunziatori delle proprie donne J, esso sarebbe realmente dimostrativo, qualora corrispondesse all' originate; rna it ben lontano dal ccrrlspondergtl, Invero nel greeo Irene non dice nosiros homines in·imicis peiores tluximus, cioe TOUS iivopas ;II1WV etc., mil. in generale TOUS lOlous T"WV EXfJpOOV xelpovas tl'yrJO'allefJa.

3.0 Quel che I' agiografo aggiunge di suo, ~ sospetto. Lasciamo andare cic) ch' egli riferisce essere avvenuto lie) rropvELoV. e 18 cui sostanza non si pue non ritenere indubitata: Irene, ehe per amore del Cristo e della sua legge a veva giil. tanto sotTcrto e sta va slla vigilia di dare anche III. vita, senza meno USCI pnrs ed ineontaminata dal luogo d'infamia. Mil. Ill. sua morte, com' e narrata dal uostro, presents una. grave difficolta. La giovane sarebbe gtata coudotta presso un gran rogo acceso, e intimatolesi di saltarvi deutro, essa avrebbe obbedito immautineute, cautando dei salmi. Ora noi abbiamo qualche esempio ben accertato eli cristiane lanciatesi da per !:it> uelle flamme, mai pero (1\ quanta io sappia) ill circostauze uguali a quelle in cui venne arsa Irene .. Questa infatti nun fu menata a morte dal popolaccio insorto, come s. Apollonia (Dionys, Alexand. all. Eus, He VI 41, 7), sl bene dai miuistri di giustizia, dietro senteuza del magistrate. E come ammettere allora che i carnefici lasciassero da parte tutte le misure prescritte pel' tener ferma 18. yittima tra Ie fiamme che si dispensassero, non 8010 dallo spogliaria delle sue vesti, ma dsl legarla (0 inchiodarIa)all un palo piantato in mezzo alla catasts ? 2.

Venemlo ora allu vursioue del Sirleto, comiucio dall' osservare come is sua inauffieienza dipende qualche volta dalla cnrrnzioue dell' origiuale, che l'Interprete non e riescito a sausre. Cosl alia domanda del preside uel c. 5 Quisllam conscius erat haec ill domo ilia e.sse in ql4a habitabas?, Irene risponde: Haec vidit Deus ... pra.eierea nemo, Dove ognuno sente la stranezza di quel vIeW, meutre si richlcde-

! Vedl ME V 8, 241, 681.

, Cf. MOrnlllsen Riim. Slrr>rr~chl p. 923. - S. Basilio (Mig!!6 pa 31,251 A) dice di Giulitta mal'Lire di CesarElII., ecndanneta dal gludiee 8 esse I' brul'llI.ta, TrflOS Ti,. mJ(II;v 'IAaTO: ilia questa eapressicne nou e affaUo uaeessaeio pranderla nel 1!61lS0 cb' elll!. ai gellh da sa nel rogo aeeeee, aecoado 8vverte giustamente il Tillemon\ (ME V 047..t\48). Eaa Cece fOl'l!8 COUle Agalllnice (ACI" ss, Carpi" soc. 44, p, Hi Gebbardt], III. quale chro~lIfTlIIJ''''' Ttl ilui-r .... <llfrijf. ,;"«MIWP.;"~ ~<j>~Tr,\(dtTfV ElIl'n,V FTrl TO fl'A,,~.

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1. IL TBBTO GRECO ORIGINALB

rebbe evidentemente un conscius erato Gli il che nel cod. di Grottaferrata il greeo legge -rls CTVVnOEI ••• ; "&EpOS ovoets ~"Ahrf:t. ei fJh o fJEOS. dove si devono aggiungere dopo {3"ArnEI Ie parole 0 Beos. poneudo I'inciso /3"ArnEt 0 8e05. che ritorna auche poco sotto (flopE'(n. /3"A€-rrEI 0 HE()s, inrad~pOl)l fra pnrentesi 0 fra due virgole.

Appresso il giudice cosi si esprimc: Sorores tuae poenl~ nostro iussu decretas exsolverunt. Questo per se andrebbe bene) ma 110n C la traduzione del greco ai fJev a~E"AcJ>ai KaTa JrpoCTTaxfJevra aV'TUlS aJrocpaCTEt JreptE/3"AriB'1uuv. che peraltro DOll da alcun sensa soddisfacente. Infatti si richiode: le tue sorell ... , poiche non vollero sacrificare, ovvero gnstare del eihi immolati agJi dei, secondo l' ingiunzione loro fatta (KaTer TO. JrPOCTTax(J€VTa aUTals). furono per sentenza abbruciate (7repLEKau(J'1CTav). Duuque dopo aOE"Arpai e eaduto un mEL aUK e~ovM(J'1CTaV TWV Lepruv IJETu"Aa/3eLv. ovvero Biiuc:u (omiotel.). Le parole TWV iepwv fJETu"Aal3elv ricorrono anche altrove nei nostri Atti (c. 3; cf. ibid. TO lep68uTov rpa'YELv), dai quali mi sembrerebbe lecito iuferire the il gustare degl' ulolothyta era espressamentu comandato ual TrpOCTTG'YJ1a di Diocleziano dell'a. 304 I, come 10 fu poi nel 308 da quello di Massimino Daza (Ens. MP IX 2 TWV evu'}'wv a7rcryeuelJ'fJat H uuu';; v) , come 10 era. state moltn prima, nel 250, da quello di Decio (v. i libelli dell' an. 250 ap, Gebhardt .iJ..us.fJe:!(lo'hlte Mltrtyreradell pp, 182,8; 183,10 KaTa. Ta. ttpo(TTClxBevTCl... Tf wv 1 i[ epe{(o)V I el 'YEuCTal1€fJa 1: KaTcl TO. rrpOtTTETG l 'Yfteva I··, . Truv i I e Ipe{wv I eyfV ICTap ~v) ~ .

Nel c .. 6 il magistrato comanda: &r-ipta a scriniis ot arculis Irenes proferant(lr. Cosa siguitlca quest' ordinc? Non si saprcbbc dire facilmente. Lo stessc interprete cambia e ricambie la sua versiono (come si vede nell'antografo Vaticano 6187, f. 240V), mal soddisfatto, Nil poteva esserlo , perche iI greeo Td. 'YPGfJflaTEla Ta rrpOITKO-

I cr. Mnrtyr. Th~otillti 2 (ap. Actn SII. ll()lI'mti. I al'l·it. p. XLII) m I"~ "'';' .... 7I"(l{,IlXf'iiflfl Ir,,,,m4>""'QiiV'T'~s ••• IM"".,,. <t.I.,.II's •.. 'Tnll!~';'IV"'". Teodulo Iu Ulnrtjrj~1.nto uello ~L~" II,IlIlQ e 1161111 stessn dtb' .li Agape, Irene e Chione, e quivi naturalmellle no Iu scrHla la Paseiene.

t· Gli editti di MIiS5imino Da1.a 0 di Decio volcvauo inoltre Ilelle liba~iolli. 6 iii liba7.ioni padavll. fOl'gO aneho I' ediUo IIi Dloelexiano. A lmeno uel Mal'Lil'io ,Ii GUI·in II Samnua (611. Rahmani p. 6) il magistral" rlice : nll"""j "o~tl·i iIll1't!J'«UW81': 1!!'III'ci/,i,ml III ~tlc,·ifice'is... l'iml>l'.fJrI8 Ii/)et"~ clwmn hue ist»,

DEGLI ATTI DELLE SS, AGA.PH, IRENE B CHIONE,

p.lu(UVTa EY 'lots 1TUfYY{UICOIS lCai TOtS KI{jtJJT{OLS TijS Eipt1Y11S a"p.oulq ICA,]-Tc..)UaV non si presta a nessuna tradnzione ragiouevole, Ma bastave ricordarsi dei 'Ypa,.,.p.aTa di Dloeleziano , 'laS", 'Ypatpas cupavELs 1TUPI 'YEy€u8m 7rpouTChToVTa (Euseb. MP in prooeni.), rieordarsi di quello che conseguontemente si era fatto delle sacre Scritture in tauti altri luoghi, per ridurre il passe alia buena lezione, Eusebio He VIII 2, I, parlaudo della eseeuziene dell' editto del 303, dice TetS,., iv8eovs". 'Ypacpas KaTer.. p € a asci 'Y 0 pas rrvpi 7rapaolo0I-'€Vas." E-rrE{OOIlEY, Gli Atti di B. Filippo di Eraclea 5 (Ruin, p. 366, ed. Yeron.) , (praeses) adstantibu8 etiam civibu.<I peregrinisque collectis, scripfttt'lLS omnes divinas in medi14m mimt incenllium. II giudicc d'Irene devette dunque ordlnare, couformc al sacrum praeceptum, ehe Ie divine Scritture da lei giu. possedute venissero pubblicamente bruciate: a"p.oa1q KmiTwuav. Non e' e che da supporre evanido il tra.tto oriszontsle di un A nel codice oude fo copiato il Vaticano 1660 od il suo arehetipo '.

Mil. Ie inesattezze imputahili in parte alla scorrezione dell' originale sono bell poche in parsgone di quelle dovute alla imperfetta conoscenza che l'interprete aveva del greco, Egli non scrive sempre bene i uomi propr!. 'APT€fl{UIOS (nel cod. 'ApT€llnUlOs) diventa Artemesiu.s (eosl nell'aatografo), poi nella. edizlone del Surio (donde in qnella - usata pill di tutte - del Buinart) Artemenms,. AOVNdTIOS (cod. AOl/Nohlos) Dtdcelius invece di Dulcitius; Kauula. Kaala. Casia ill lnogo di Cassia. XUJV'l nell' autogrsfo Vaticano e seritto Chioni (traune ne1 titolo, dove snche it cod. greeo ha, meno rettamente, X,oll{a), rna uelle edizioni scm pre Chionia.

Il Sirleto traduce molti termini tecnici 0 troppo alia. buena 0 male addirittura : scri1ia invecc di commellfariensis (gr. ICOp€VTapti(TlOS) , ('().l]llitiol1f'm invece di nnior;fI,nI (gr. JlOTc.1p{av)~. tua ntnpli-

,

I Le (';ofl'e1.ioni rliti Iacili non seml'ro veugouo in mente anehe ai migliori nrologi, P. el\, nel tu~lo 1;I'6CO del Ml.lrtil'io di Sa.dnlh ete, pubblicato ill A.ml. RIIIla,rnJ. 21.19(12, p, 143 aqq,. i codd, loggcno a principia ';v TIl ,..a).()",d"TI 1I'6X~, LtlM,.. 01": K'T'l!rruprii. TO, L'editore corregge dubitativameute KrIlU"PWV T"", Come non h& P611811.1o & K'nlm</>wH'! QUMta, oIul rim.nellta, Q III seritturu delrap(I~l'l1rO OtLuboll, 92, f. 21::t

1 Snllu lI%rill (t"he Ilhi gl'eca.mente~i rliceva, seeosdo Ie (HOSilI'> [11 p. 371 Gob], 1l~V1I'm 0 rivmpnrn [III PI" 457, 7!l; '',''In, 15]), cf, MOlllmMn llJi»u'/Jehl'lJ ,~'l'(IfrI'C'" 1" a 15, nota 2. Ai l\lo8'hi ",a lui citati ~i I'otl'flhl.(l aggiunge!'c P,/~8, Lurii, MOII'nn; e! soeior, 2lI, 3

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I. IL TE8TO GRECO ORIGfNALE

tUtlq, titolo di dignita, invece di tu« Fortuna (gr. n a-h TuX"') come' prima aveva scritto (sutogr. Vat. f. 237); primi milites inveco di prit£cipales 0 primi senz' altro (gr. 7rPWTf5UOVT€S i. e. 7rPWTOI), saM,.. lites in lnogo di aediles (gr. cl'¥OpaV0I-l0I) 1.

Alcnni pass! appariscouo anche pill malconci. Cosl i1 greeo (c. 3) EK TijS Tat€WS civ€'yvwufJn . I'O( Tfij Eliii' oW7rchn KduQV6POS /3€Veq,IKlaplos. nVWUK€, KUPU: KTA. t> tradotto tUIlC ait scriba: Ordine Ubi meo domino omnia quae scripta sun: reciiobo. Oassande» beneficia,.ius haec scripsit: &ito, mi domine etc. 11 Sirleto ha. preso €K TijsTCI,ews avverhialmente (al c. 6, dopo essersi provato iuvauo a tradnrlo .. 10 ha soppresso, cod. Vat. f. 240Y)) mentre avrebbe dovuto renderlo e3j officio (Ct,rilli gloss. 'Ta~ls ap XOVTOS officium, apparitio), espressione nei testi agiografici abbastanz« frequente !. N~ egli ha capito ehe le parole .rOt - /3everplKlaplOs costituisconn I'intestazione del rapporto , 0 epistola , di Csssandro, Ln rapporto simile COD simile intestazione si Iegge p, es, uegli .Act(~ s . .J[at·ceUi 3 (p. 83 Knopf): Agricolanus dixit: Reciiets«. ex officio rlict14m est:

Tibi, domine, Forlunatus, et reliqu,a. lrliles hie etc. La espressione (c. 4)e-r,,(pacpws (= (qmd acta, cf. Mommsen ROm. Strafrechl pp. 514, nota. 5' 518 nota 3) rrolijuGI 'To. KEA€lJufJ€VTa KQ~ apvijual e voltats negationem scriptam pro/iteri. Uua volta troviamo agginnto un coucetto, onde il Tillemont inferiva, sebbene assai timidamente (ME V 682), che I'agiografo avcva alquantc compendiato i processi verbali. n c. 2 infatti si chiude con la proposizione quae vero ab illis !lesta 8unt, ea breeder narrabimus. Ma nulla di cio nel greco, che afferma auzi di riprodurre senz' altro i documenti:

(p. 158 Gebh.), dove Ie adiz, hauue noturiam, ma meglio fone il cod. Remigia.no nDID,>jnm. ce. FI'&ncbi flli Alii dei SII. Lueio, Monl(lno etc. V. 66 Hota. 2.

1 Prima aveva tradotto ";fll(}I'tlll (f. 240). - A prcpositc di titoli sbagliati, tampe fp. rni eeddero gli ecehi sui principle !l6gli Acta Claudii. ABleni etc. {Ruin. p. 233), dove il preside ordlua ; olfe,·cu1tur dtlCTetiotti meat! Chrislialli. Cos' e questo inaudito tiecr61iolli (malamen UJ citato Auche ill Foreslllni - De Vi t), S6 non un a eorruelons di deQ(}jiQlIi (gr, "a8I1fT/rouIS! cf, FI·allchi [morll,·, eli II,· Tcodotoe di s .... li·;4dne p, 1 H:i-117 cou nota. I)? V. Hirschfeld Die Ranntittt d. ,.filII. Kaisersei: in Sit,;wl/lbBr. d. K. Preuss, .A ho.tl, d~ Wi,ts8,uch, I OCII p. 605.

t Cc. i Illo~bi citati d&l Le Blant Les Acles d,es marty,·, §§ 50. 54 (Mem. de l"Acad. au inscriptions elrie3 /)eUt:s-leut"lfs W, 2 pp. 178 nota I; 186 cou notn 1). Motti altri s8 ne potrebbaro aggiungere, come p, es. Martyriurn s, D(I;sii 6 (Knupf p. I;IFI) , • ..".Q nis TriE~wsi. 7'0 fj~II(J.T' BUO:1"(tr>1! h'!'lUT<l" r; ,;.,'"S ... 71'<tI,~x8~.

DEOLI ATTI DBLLE 88. AGAPE. IRBNE E OHIONB. 11

TCz 8~ 7rpaxfJ€VTa 7rfPL aunov inrol1V~l1aTa €O"TIV TouTa. 10 ritengo ehe la colpa non sia qui tott8. del Sirleto I rna del Surio, poiche nell'autografo leggo (f. 236V) quae vero all illis gesta sunt, eor?"" monumenill ea Stmt quae infra narrantu,., corretto poi quae vero all iilis .f/esta sunt ea deinceps enarrantur. Rimane sol tanto che l'intcrprete non aveva aft'errato il valore del vocabolo inrol1V~l1aTa (acta).

Nessnna colpa. ha il Sirleto di due lacuue che occorrono nelle edizioni. L' una 0 alla tine del c. 4., dove il giudice, dopo condannate &1 rogo Agape e Chione prosegue: .AgaJho aulem, Cassia, Philippa et Irene quoa(Z 1nihi plac-w'rit serventur in carcere, senza addurre uessnns ragione di questa diversitu di trattamento. Non cosi nel greco, in cui dice ~Ia TO IIEOY rijs ~AIIC{as. parole rese dal Sirleto (autogr. Vat. f. 239) propter reccntem aetatem.

L' altra. lacuna. e uel c. Irmsnzi. Hai marito r domanda Dulcizio ad Eutichia. Ed essa : F~ morto. Il preside: Do. quanto tempo? Eutiehia: Ds circa sette mcsi. 11 preside: E oude sei stata ingravidata? Euticbia.: Dalluomo datomi da Dio. Qui Ie edizioni si arrestano : rna Del greco e nell' autografo della versione Sirletisna il preside ripiglia: Come PUQ esser cio, se hai detto che il tuo marito e morto? Ed Eutichia: Nessuno PUf) conoscerc la volonta di Dio onnipotente. Cosl Egli Ita volute. PUll darsi che il Surio ablJill. omesso a bello studio questo tratto, trovando straua la domanda di Duleizio (dopo che Eutichia avevs affermato i1 suo uomo esser morto soltanto sette mesi Innanzi) e forse poco a proposito, od evasiva, la risposta di Eutichia. Ma in realta tutto si spiega heuissimo, snpponendo ehe Eutiehia ave sse un secondo msrito, cui naturalmente doveva starle a cuore di non trarre nel processo. Ella non mentisce mai nelle risposte al giudice (il quale si mostra poco incliuato a. riconoscere che quella di Eutichia sia uua gravidauza cosi iuoltrata): soltau to si studia di uascondere (cosa lecitissima) che Ruche presentemente ha UII marito. Cosl non mentisce, a. mio svvlso , Irene I quando 1 interrogata sui codici della. Scrittura, reiteratameute asserisce iota 11;' dvclI (c. 5). Essa. doveva aver raouolti in sua casa (ove c' era speranza che la po1izia. non avrebbe fatte ricerehe) i codiei che si trova.vano sparsi in phi di una chicsa della citta 0 nelle abitazioni di alcuni ecolesiaatici , come 8i deduce con quasi certezza dal grande nnmero di

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1. IL TB8TO ORECO ORIGINALE

tavolette, libri, pergamene etc. di cui ella fu trovata in possesso, Qnindi poteva. (lire con plena verita ehe questa roba no» ero sua. Ma. quando Ie venne presentata, francamente la riconobbe per quells che aveva tentato di sottrarre alle perquisizioni dci magistrati.

Laseiando altre piccole omissioni imputabili alPinterprete (p, es. nel c. 3 quella delle parole corrispondenti a E1r~ TOU f3n}laTOS, al c. 5 qnella delle parole corrispondenti a Tfi egijs) e alcune espressioni incompletamente riproducenti le origiuali (p. es, c. [) 1WJUe ad ammm superiorem dove il gr. ha €WS TijS rrepu(J'tvijs ~/l€pas == fino a quel giorno dello SCOI'SO anne, ibid. per satellites dove it gr. porta. ad, TijS €/l7rt;gews TWV a,,/opa VO/lwv ==per infiizione degli edili I, espressione senza esempt altrove, ma forse non corrotta), mi piace terminare accennando un passe, in cui il Sirleto ha acutameute intraveduta II' forma gennina. Dulcizio dice nel c. 4 che le sante, prima ancors di comparire dinanzi at suo tribunale I si erauo rifiutate a sacrificare , pel' quanto spintevi trITa T€ TWV (J'TacnCltoVTwv (cost il cod: Vat.) Kal TWV 7rPWT€VOVTWV, II traduttore, voltando trra(T!a{oVTwv in statwnariis, dimostra di aver letto Botto quel participio privo di senso l' origiuario rrraTlwvl{oV'nov 0 (J'TClTI{OVTWV. Solo parrebbe lecito sospettare che ai richieda il singolare TOU UTaTUuvl{ovTos, risultando dal c. 3 che Irene e Ie sue commartiri furono interrogate da un solo statwnarius, designato l)OCO dopo col termine beneficiarius (quindi ds un {3€VetptKU:l.pIOS (J'TaTtwvl{wv) 2, insiemc

I Cioe, se 18 mia Bpiega.1.io06 cog lie nel ssguo, aedifibru illfl"g(!flfibl4;~. Cf. iI c1ABsico ~KOS ~1''lriiff{1 (Pind, PII. 2, 91) = t'ulnus ill/liger6.

I Vedi gil esempi di qne5tIL espreesicue in van Herwerden Lell!icim 8'UJlplelOriulil et dialectiaUl?l, Lugduul Balavorum 1902. L'autoro dice nella prefv.ioue p, VIII procul dubio $upp.lctDriUIl1 hoc lexicon ipsum ,jopis suppll/menlis i"digebit !l come uno dei meglio prepar&ti a. pubblieare \111 tM supplemeuto unmlna O. BenlldOl'f. Chimique sin il derto che BIIBllmel'i\ il grave Iavoro, spero eh' ogii vOI'I'A tenere nel debiln eento III vnsta Illttel'atura agiograficn, treppe trascuratn sin qui. ERf;!l iuratti offl'o voeaboli, forme, ospressioni, che ultrove non eieorrono [p, as. III Bola Po 11$. 6, Pel1l8!UrlC ci dA ~E(W(7'{f! Tiis IJaX(lI(,os = iifs (llutlii·[cf. CIG 1l2f1fJ9, 18 lifT' ~g,..,,,:r{(lS (1"1(";(,Ollj. Zm,,"';/ ,.. .. 'A~ - lw,'II! .'SanIrt/iQ(!t"iCl, ';71"r:C")IT}.!1I come termiue cOI'risponilell Ie al lat. tliscinclo; i soli Atll di Agape, Irene e Chione ;1 iatillis[Do vrrrr0f'!r, [pC)l' '1I1Rlllo puO giudic.al'si dai lessici II - per i Jlapiri - dal Wessely Die latrrillischtm Elell1cwe ill tl, Grii~illil tl, nf!{J'Jl'lilChtm Papyruskunde ill 'Wene,· Studien 2-1, 1902,. p. 13!)] e I., aspressione ,\'If; TIis ':Ijlr';~fws (f. ~J!=I~fWS?); il selo MSI'hl'io di s, Giulinnn AnIURI'b., ap . .!Ifill!. BoUflml. ]fi, 11:1911, 1" 74-75 il composte (prr/3(I[ T JroTII(>la. ~iof, :I.t..brll~lnl i men In ~1I1 .p{;WJaT()S U ",)..!,,,,E m~"pii. come la ehiama rl Cri!'oslomo in 1!l1 luogo 11011 riferito lie! 16~8ki [cf, 81udi it,

I

D!:OLI ATTI DELL!: 88. AGAPE, IRENE B CAIONE.

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ai 7rPWTOI della cittl\ (cr, lao letters di un centurione citata in parte dal Wessely ill TViener Studie,~ 24) 1902, p, 139: errffll"'a ffis TOVrO TOY ITTaTLWyaplOY, dMa Kat TOlls AOI7rOUS OEKQ7rpcirrous.

tli !flul. VIII, ilKJO, p, 109-1101 i la sola iscr. di Abercio nella leggenda di Barium [;1 marmo quivi e mutilo] l'apitelo XI'"lTrl"..,.,,1.ns ote. ote.), 0 ricorl'onn ben eli rado, In quest' ultimo CII!!Q il confrouto COil i testi agiografici "Ut~ J'illSCire utllissimo, P. el. lu Hel'werden I'ipete ehe liP' Kaihel lGS! 2490 iv(lQ.8e "cn Ba{T('llIV~ iAw8;pn Kflu!TIa~"ii il vocabelo i>..ttI8':pa Ita per' <ill'EAw8':pa. II ('oufrouto COil Martll'·. Ariaclr!eI p. 12. Z1 Franchi I dimOlltl·. che eodeeta iilontitic87.ioue (Ill quais porterebbe anche la eorresione di KauITul""ii ill B((fTfTll'lvoii) non 8 BsaU" e ebe tMvRt/'1'I sta quivi prob, pOl' moglie tcf. del I'esto Sophocles Lcsicon. 8, v.), Cade cosi 18 difficolt.8 rilevata dal I.e Blant, burr, chris», dB fa tlaut«, Paris I ~1.l2. 1" 1'2::1, che III. qusllts di liberto rarissime volte si men);IOnll uegli 6pitllfi eristisni, com' e molto I.robllbilmenle il nostro, - Sotto E/'1rflal"IIIS 10 H. nota: hoc mJiectillulil .;1 f/'lI' 1''': or, a r At!l!lptUs propria (UilSt o$t;mdj~' Mf!1Idtls~oll", Mil non contraddl,;e al Mendeluebn j) citato Mal,til'io di Al'illdne, (il qusle 0 di tutt' altra origine cha egi~ialla). dove sppunto si legge, p. 12.26, ClVTlI ~ 1t6,," ~l'lI"IQiKIUS "TTlV! - Lo H, suppone senzu gillslO motive una forma fTIlnJAai~",v 8 non pl'edsa abb8.lllau7.1l il valore della cspresaioua ,rltl;'Mfl,HttI (douda 1'1,1.01'- uorvJ.ijvm) 1I'I'rls 'TIVIf, 6 cioll • dar .. i la pena di audare da UIIO '. E Ulla espra><sione niente rara uai testi ugiografici (cf. Franchi It MClrtil'io Iti s, Teadoto p. 35, nota 4) e nella quale si eouiutende Il v, EA8~i., 0 simile, verbo che talora, sebbene di rado, si esprime (p. 98, MfII'lyr, s. Theodori 7 ap .innl. Bolland. 2, 18g3, p, 36;2 ~CTTI: a,n.;,~ (J',,"A.!VT'tt ~A(Mv 7fPOS atiTov). - Alia forma [.pJ/,'JVI';{~~)1V si JllI'\ logliel'a iI puuto inlerl'O{!:l!.tiYo, ritoruando essa 1161 Mal'Cyr. Ariatfnes I'. 20, W FK;1.H,II1tV ... tPlj""fll"fJ~P(1I •• , lI!;"~v. COli 'illeste due 0 Ire Ol>Sel'YlCI:ioni, slIgg&I'itemi <III testi, di cui Jo H., auche velendo, non uvrebbe potuto valarsi, io 0(111 ho inteso lanciare alcun biasimo eontro lin doUo mel'itevole della pili viva neonoseeuse ria Jlllrto dagli atudioai , per l'{ngrato lavoro iutrapraso a eornune vllutaggio; ma ho volute mostrare III. ooce8Sitil di non trasandare (corne ho iii deUo) in 1111 lessicc suppletorio una III"'to COlli notevele della Iettaratura greea. (0 temo jufatti che molti lamenteranno iloilo Herwerden il urancato spogllc di 'juGSla 0 quell' oJ>era importante, di questa (I 'luella raeeolta di tosti; rna bell pochi si aeeorgeranno <lelia tr!l8curata copicsissima lettl"ralura agiogralicR. MnJli avvertirallno p. es. che accanto 81 msseoliuo ~".,.aTf;<lIIIS mAnC&1I0 i femminili ~~KpOTtiq,~, Vl'or('OTti.pIS (oltre I' agg, lIupaTaq,,,,rls) lerbalici d.i pApiri (Grenfell a. Hunt Grc~lt P"pvri, Series II Nt,I' dn~~jcal (rllgmtnl8 ana Qrher rlTCeIc mltl lulin iJrlJllJti, Oxford l8D7, pp, I}O, 1 ]8. 119, II, 70, 2; 71. II; 75, 1. 2), I'ochi ehe uecanto a ,..pliiT'n§ (eeTlus !j14iciam hOM,') manna it Iemm, lI'/'WTll datoei p, e8, dagli Acta Pauli el Theclol! WI (cf, 1"11'0 il frammauto di Martirio ed. da It Goodspeed in .tllleric(ln JQuoral o( philology 1902, 1', 70 lI'pt4n, n;s 1I',iAfnJS): IlIolti 08<!8fVOI'anno che e pel' 10 meuo temerario accogliere ill un Jessieo 1" congettura riel Verall ;p.'Ir'~ dK", .. iUXl'lcas (Aristoph. EgIJ. 75.,)). mentra 18. lezione dei mss, ~ll1m~,'Cwv irrxailas, si Pu(\ difendel'e, come mastro, parmi 8Sl'8i bene, il prof, E. Piccolomim in U1l8. memoria rimasla forse Iconosciuta allo Herwerden (nei Jtendiccmti della R. Ace-.liei Lil'lcei 1894, p. 88<1'1')' pochi Hi &cCO')rgeranno che manes. 111 nueva llpieguiolle data. & lI'fVT'HI'I"PlTIOY EllhQI' (Ariatorlh. Eqg. 104{1) negli Stlldt it. di filol. VIII, 1900, p, 99 sqq. COIL l' aiuto di tellti tolli dagli autori eeclesiasticl e dagli agiografi, E cosl toOUO lfl~~ yerra Iatto a llloiti di agginngere l'esempio ch' P in quella tau .. , wall, attica, trovata II' Siraclll!a dall'Orsi e leUa rettamellte dal De Sanctis (Note epigrnficht in BoUertilJo di fit. CUlII/I. D, 4 del-

14 1. IL TESTO ORIGINALE DEGLI ATTI DELLE S8. AGAPE, IRENE E CHIONE. Acta 88. Dativi, Saturnini etc. 2, Ruin. p. 339 ab ipso stationario milite atque a coloniae magistratihu,s appreheruZuntur) I. Ma il preside pUll aver voluto alludere al beneficiario Cassandro ed ai suoi dipendenti.

l'ottobre 19(1); rna alla voce aVTI>'~I'TOJp chi si ricordera della Pass. Perp. 10,7 (p. 77 Gebhardt) oj aVTl>'~I'TOp'S 1'01)! It; alla voce 'l'aTp';;vao cbi penserA alla stessa Pass. Perp, 18, 2 (p. H7 Gebh.) ';'s /JaTp,;,va XpuTToii (10 H. non ha citato neanche il papiro edito gia in Hermes 30, 487 'A'YpnnrivIJs uEfjacrrijs I'ETliJ T';'V l'aTpOJv';;v)'i

I Nulla di phi frequente negli Atti dei martiri degJi interrogator! fatti da un personaggio militare (UII tribuno, un princeps, lin conturione) insieme aile autorita cittadine (aj TijS 1I'O>'EOJS tifolluiar. oi Uf'XOVTES. oi UTpaTIJ'Yoi. coloniae ma[/istmtus). cr. la lettera del clero Lionese ap, Eus, He V I, 8; Martyr. s, Pionii 16 (p. 110 Gebh.); Pas" $S. Mariani et lacobi 5, I (p. I ~ Gebh.) etc,

MapTl~plOV T@V a-ylrov 'A-ychr'1s. Eipt/vl1s Ka~ Xwv{as /JapTUptlUavTrov €V 9€UUQAOVIK11.

I. Frri Tn:; 1rfl/Jol)erlW-. KI'II f7r'lq,alleias TOU oecnroT(JU Kal ulJrr"IJU1<o ",,0,11 1",rov XPIUTOII QUIP 71"A,dWIl '1 • xaplS TWII 7ruAm, ,. TOtTOUrIP flf:I~I'W Ii r, lIiK" T(dll a-yIWIl. (lllTi 'YaPTWIl 7r'OAffl"(I111 TWII (JPaTWII.. dO/laTol : XH, 'fii VtKWIITCII. apavfls aalPOVWII lnwtT'niuflS 7rIl/'; 7rapao{ooIlTCII ,i7ro "ylIValK';;1I KaHn!';", K((I tTEflvwv. 7rvroIlCtTOS Cl'"fIOIl 7rAtI(lOlJflfVWV. -yuvar"fs "yC1.p r:1'Yuli TPflS ftc 9muaAoviKy/s OPPW/JEVaI 7rOAflo'S, TnS V7rU TOU 7ralleroq,ou nat/AO!'

ellS. 1,8. 6oECI~OJ1fVl1S bri 7r{erTfl Kat el-yci7rtl. A.eyOIlTOS 'tv 7rUVTi n;7rY' ~ 7rlUTIS hi IIIlW II ,i 7rl'bs TO II 8~ Ii II f E e "!HiA I)REII. Kl'li 7rljA.w 7r'fl)i TnS q,IAa~€Arp{as tee. 4,~. Oli XflFinll €XETf"ypapErrflallipill, aUTOt "yap lil-'e'i.s 9fOJraaKTO! ffFn "is Tb cl-YCI7rtlV &AA.~AOllS, awry!IOtl IWTaAa!3ovTOs TOU Kant Ma-

F, 411" f'/.lIavOII, Kal mira! iavnh Tals (,,)€TalS 1(O(]"Il~UaUal Kai TOls wayyfAIKu"iS 1101-'015 7r1:l (h)/I€ llCU. KaTaAflrrou(r{ PEV T~V 7raTpl8a Kat "yivos I("a{ 7rfplOUulav lr, "al KTijlTlV nIle T;W 7rf:p1 T(1II BEOII &-yam", Kal 7rpou&Kiav TI;j1l f7r(HrI)a-

12, 1-4. IIli,1Y (i'Ya8w II , (ifm TOIl 7raTpOS 'A I',m all 8IQ7rPClTTllp.Evm., Iml PEIi-yOlifTI

f- 1fJ. 23./I~V TOt'S 8U.J"OVTCLS. KC(TCt TIlll fVTONII'. Kal ''(IT(lAap/3civOIlf.JW O(J()S Tl i.,1/I',,')\(}II.

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2, 'tK TOth-ou TOI'IIUV TOU T()7rOU frLIAA"rjlJf IUat, 7rpouci-yoVTal Tip nItJT:tPfTY iip xovn. iva Tb Af'I7rOV TWV EVTOAwv f7rlnAfcralTlII Kai J1f Xfll HaIIdnw Tall dEfl'7rOT'111 a"ya7r~(]"aual. Tal' 'OIS flrp(Japutas allaa~UldllTaI UTEq,avov. TOUrIoll' TClillllV Ii /Jell Ku8aplw K(d Aap.7rf)OV TOU /3n7rTiup.aros PV'AciT-

F. 50. ToverCl. Kara TOV OUIQV -rrpOrjJt'rrrlll n)v Ai-l"yoVTa nAUlld.s ue Kal Ij7r~!J l!5 ~ .. 51.9.XI6va hfiVKuII8,;rrop.al. X'OIII, 7rpOIIlryUpflfTUI' Ii OE T"II QWPfCzV Toli f7WTijpOS Kai. 9€ou ~p,ilw EV FallTfi iXlJ{I(T(I. KHt 7rP('S 7rUVTas f7r18fllCVIJJlEIII1. 1l.14,27.KU'Ta T"V rTylal' ,iijO'lv T;", AE1'OIl(]"((1I tl,'livII" T"V Efl,,11 a{~fJ'/H U/I!II, fi, II' VII 7rapa 7rclVTflll' ';KaAfiTO 'Ii (~f TO r£AfIOV piv T~S 7rapCl'Y':tEAias KO.Ttlflilltl. iXOl!(TU T"" 7rtpi lifO" ci-yU7rY/v if oXtts Iwpaias Kat TOil 71"A'JUI'OIl 30 r.m. ].5. Ws falJT~v. KaTu TOl' U-y!o1I u'1TOl1'ToAov TOV Ai-yollTa Tjj Of TiAos TRs

• X,(j~;as: scribendtun sl'at X,.J"Q~ - 3 '''''''''I'""aVTIII. euusultu ill 11<C1''rupllrra<7;'~ lion immutsvi - 4 i,7r,q,n."/(I(r - ~ 'lJ"AFi'n~ X,;,.,s TW,' miA"!!: all t"( xdPII" IS nd,· ....-aX,a, (l'T .... / 1,~i!:'II" - H ,;Iatmlrr eod.; COl"" i ~Ilpr!l lin m. I'e('elilior - I~ I(Tql1l~ III IITI(I'I~ - :: JU"11"jTI - 1.1 tiVluMvov'l"cu - t~ X/ow.

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MARTYRIUM SANCTARUM

7rapa",/",/€Aias ffTTIV a",/a7r'1. CP€pwvup.ws f\",/a7r'1 7rf>OfTovop.a~€ml. Taums TaS TP€IS 7rpofTax8dfTas airrtjJ 0 apxwv Kalp.~ 8€AOUfTCzS 8U€IV. 7rlJpt KaTfKP'V€V. iva Ola 7rIJPOS 7rpouKaipolJ TOVS aziTtjJ 7r€180P.fVOIJS VooIUafTal Ola{JOAOV Kat 7riifTav aziToii T~V V7r' oupavwv OalP.OVWV trrpatuiv, TOV ap.apavTIVOV TijS OO£'1S UTf¢avov avaO~UWVTal Kat uer' anfAWV Ola 7raVTOS 5 OO£clUWUIV TOV T~V XclPIV OWP'1uap.€VOV 8€ov. Ta of: 7rpax8fVTa 7r€pt aziTwv il7rop.v~p.aTa fUTIV Ta U7rOT€TU"'fp.fva.

1". 50Y a. npoKa8iuaVTos 1l01JAA"riolJ iry€p.ovos f7rt TOU {3~p.aTos. 'Apnp.~Ulos

Kop.€VTap~UlOs €L7r€V' 'On-oiav vOTwpiav 7r€Pl TWV 7rapeUTWTWv TOrfrWV·O fv8a& UTaTlwvaplOs a7rEUT€lA€V 7rPOS Trw ~V TuX'1V. €i K€A€U€lS. ava",/l- If) VWUKW. 1l01JAAr1-rIOS iry€P.~JV €L7r€V' f\va",/vw8,. Kat fK TijS Ta£€WS civryvWfT8'1. Iot TtjJ fP.tjJ O€fT7rOTlI KafTavopos {3€V€CPlKU:1.pIOS. fi.'VWfTK€. KUPI€. 'A",/a8wva Kat €ip~v'1V Kat 'A",/a7r'1v Kal X,OV'1V Kat Kaacio» Kat C/J,Ai7r7raV Kat €ziTI/xiav <p.~> {3ouA€fT8m l€p081JT0V cpa",/€Iv. OVUTlvas 7rpoua",/w UOI' Tii TUXll' 1l01JAKr1-rIOS iry€P.~JV €L7r€V 7rPOS aziTous' Tis ~ TOfTarfr'1 uavia TO p.h 7rd8€fT8m I" ilp.iis Tfi K€A€UU€1 TWV 8€ocplA€UTaTWV {3aUlAfWV ~P.Wv Kat Kmuapwv; Kat 7rPOS A",/a8wva €L7r€V' ilia Ti 7rapa",/€vop.€VOS €Ls Ta I€pa. Ka8ws 01 KaOw(TlWP.EVOl. TOIS i€pols OUK EXP~fTW; f\",/a8(IJv €L7r€V' ·Or, XPIUTlaV(;S €iP.l.

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1 malim 7rPOCTWVOI.ICi~eTO - 4 V7r' otipavwv: an lnrol1paviwv 1 - 5 avaO~CTovTCIl - A OOlIXIC~TlOS habet ubique codex; rectius scribend, ~OV""iTIOS (lat. DulcitiuSI apn"~(TlO(T cod.; rectius SCI'. APTEJ1iCT(OS - 9 ICo"eVTap~(TIOCT cum CT pro ax COI'I', vWTwpiav - II> ITTPllTl(",VUP'O(T _ 12 {J€Vecp.ICuiX.os cod.: ita et in papyris Aagypt. aliquando scribitur a7,HJova at sic 1. 17 - 13 Xu;v.V - u J1~ supplevi - 17.18 ICa8oCTIWJ1evo. - 22 E7riCT8"CT.

AlfA.PES. IRENES ET CHIONES.

17

Aryyl erpo II. Ti Arym; 7!'€i91J rji fJamAjK~ KfAfflerfl; Erin'XI'U ei'Trn' Ou Jrfi(JOptrl. X(JI(TTIUvri eiIJI. th,oii ODUA1, 7raYTOKpcIT0pOS. 0 l;ye/IC:II' fi7rfV' 6n-lIXla. 810. TO f'YKUpova flUr~II elvoi, nfws (iVaAI1</>(J~fTeTlIl eis TO f't:er}It.m7}IIOII.

-to Ker! 7rpomifh,KEV' 1" Ti AI:~fIS. 'Aya1n1; 1roleis Tuum 7!'aYTu Qua ~!JEis ul KUtJWUlWPfVOL Tots 8W'7rOTatS I;PWII j3u.UIAEiirn Ktrl KtrIU(lper{ 7rOlOtI- ~ {JEll: 'Ayu7nl €i7r€v' OiK ill, KaMis Tip ucrravij. atiK rtyEI uou TOV AOYIU}J(;V.

F.:it tiVfK1lTOS Ii '\0- YIU!lOS ~,uWI" 0 irreflwv EliTEv' Iu TI' Arym. XU)II71; X'Oll71 el7rEV' nlll AOYHJP'OV ~!J(')V r.)ii~fis lhiVaTUI }1e-ra'YflYEi v. (j irrf!PWV fl1rW' M~ Tly(j faTlY 1r(tp' I'p.lv Tldll .-ivDUII,1V XplJTTIUVWV ~ inrOI!w7paTfl ij iilrp(JEpal

ij fll/3?1J(I; XU; VII ,:l7rEV' GiN €erT1V, 1(11(11. ,hr(wf(! 'Yap oi "riv aUTrJI(,xiToPfs 10 E'£Hpdptluav. Ii ;,.yEp.r~v "i1rEIi' TlVES tip! II T~II yvrJ'l'lV reniTl", ;aWKall; XIDV', i;7I"£V' '0 7rflVTOKpaTWp (lEaS. 0 liYfP('ov E[1r£V' TillES ekriv OL ITI'p{30uAev/TIlIITfS j'I'I" eis TUIIT'IV Till' ri7roV01«V fA()EIV,: XIOV', d1rfV' '0 IjI!O U 1rayTQKluiT6JP K(li Ii Ilius aUroD Ii !WVOYf"';S, (j "-V/ILOS ,ip(;'" 'lI/fTOIIS XpIUTOS .

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F. :,t' !(EVIIS Iml TOUOlIT1tJII OUtT(lYILCtTIlJV 7rPOTE(lfVTWV, T1IAIKUUnls U7rftA,:jS I f7r'lPT1IjlfVy/S. Krt'T'f'tpf){WT;U(lTI;; nis "'EAf'UUf(lIS Trov Cf(r7rOT(d" liP(;)" TI;}V /3aulAfwlI Kai Kmmil'l'JV, E1rI!IEI'OUUaITrp (ivOUlil, ciVO}laTl n;iv X,JlcrTlffllfOIl. ETr TE Il~V l\ll Ktli T~l1fPOV (iV(lYK(l~6pEII(Il ,'nro Tf n;'v crTflTIWVI~OVTWV KUI rO'IV 7rPWTfillOVT(tJY (if)VI/(J'({0'9cl( ,mt frYpdtpws 1rolijum ra K€Afl}u(Nvra. ou t3o,;AEu8fE. Tmrrf}1I iVff,EII Tllv BimJutU' i:ts iavHfs TI}IIJIPIUII EK(J/l;au(Jf. Kat TlIV ri7ro$nmll Prtlla¢ov fK xaPTf)IJ riVf.yIlW· 'AYU7r/II' Kal XIOVll". irrf'la;, (iKlIflo(TllilTl,f ~j(lII()I(;. iV(lvrla ECPPUVlIU(IV T!fJ 8flqJ fJfU1rlUpaTI T(;!V (JHirrOTr;!v ~!II;;II mi- ~" "}'O';crTl"V Iml I(atuaplJJv, ETI "ocala V rra] Fr./Auv Kai tTTrr:(1lT1lv 7riierl Tois Nn9werllrlllF'vntS Uij30!l!TftI TlIV T/ilV XplrrTlallWV (Jfll/fT/ffEla,', 7I"llpl EKfAelJu(l 7raI1ll8()fj~v(U. Kat 1I"'JOerlH~I'{(;II' 'AycifJwv "al fi,,,iv,, Kat KCluirl Kttl cI>,JI,17nra

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MARTYRIIJM SANCTA.RUM

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F. 53' t.:al (}Valli TOIS Beois: €ipII"'I d7rEV' OuXi. out.: Eip' ITotP1l 7rolij-lrTaI a,a 1'> TOil 7raVToKpciTopa (Jft) I' Tbv KT{UUVTl( OlipflVQV Tf A:£!i "tijv Kal fJdAQ(J'a(tV KUI 7raVTU TU fll mrrO!s' llEj'aM7 'Yap 3001 aiWlllrHP fjamivolJ TOIS 7rnpa/3aivolIUlv Tal' '\6yOIl TOU 8Eofi. ~OllMtTrIOS Ij-yEPltW ei7rf"v' Tts 0"01 (f(lVE!301;AElJrTEV T£!S olrp(Upas mUTUS Kat TCJs "'"t"a¢as peX{J1 TijS mjp.EpOII 'lpEpas rplJAaGm; EipIIVl1 Ei7rFV "0 (leos 15 7raVToKpaTwp 0 Ei7rl:w EWS (lavmOl' III a-yam,u(lI atiTOV. ToVTr.m fVFKfiV OUK riToAW1UuI'EV ?rpoeniiIlW. ciM' np€"Tlmi}lEBa ;;rOI ~(;)rTW KalHT(Jm ~ lirTa al' ulIll/3f1 ';}l i I' ?rrirT XE! V. ~ 7rpoooiiv(u atiTas. 0 r,yE}lWV E i m,I" Tis ao: ITllllliBEI Tur.h-as f j lIal EI' Tii oiKI~ EV iJ ub tjJKm,;Eip,jvII fi7rfl" "&e/>os mUMs. {3A17rE! <0 iJE{)S • Ei I"/ ci 7raVTOKPCiTWP (has 07n(VTU Eiews' TrfPIU(J'OTirlws "'"tUI' ouoFIs. TOUS i8lolls EXfJp{;)V I~ x€t'pollas r,ywuilldJa. Ptl7rWS KflTI/"yop';rTWrTlv ,jp.wv, 1m! O[i~€I'l ipl/11VrTQ}lfl'. 0 ir'!Epi',;v Ft7rfll' Til' 7r€P{lUIVIji iTf!. lil1tlm Ij T'1N.Kalrrll 1((:t..f!lrrL~ mindv n;'tv

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( )SSEH\'.\ZIO\I

SOPH.~ (ILl ATTI III 8AKTA CHI~PINA.

Li pubblico la prima volta il Mabillon ( Vet . Anal. I! p. 177-178), traendoli da un codice del mouastero di s, Tcodorico pressu Reims, Pin tal'di iI Ruiuart Ii riprodnsse fra. gli Ada fIlf1,rlyrum sincer«, ccllazionatili COl! Ull altro manoscritto della medesima liiblioteca. Siccome peru anche questa manoscritto derivava dall' archetipc gnasto e lacunoso, a cui faceva capo il codice adoperato dal Mabillon, 1& seconds edizione riesel poco 0 puuto migliore I. E fu WJa disgrazia pin grave, terse, che in altri casi sorniglianti, perche in corte imperfezioni del teste si pote temere, non senzs qualche rsgione, di dover ricouoseere altrettanti sbagli del compilatore del docnmento, come vengo subito a mostrare,

La data posta a priucipio della Passio, secondo il cod. segutto dal Ruiuart (Diocletiano et Ma:.cimiallo eess.) e troppo vaga, secondo

I Aile volte il Ruiuart fu POt'O felice nella ";rel·ell dei eodiei , aile volte poco fel ire 8lIC be II ella scelta delle lezi oni. Cos], I'ileggenrlo lem po ",d,Hetl'o 14 lll'eve Pnssi» s; FruC1110S1;, notal i eegnenti luoghi, che i1 futllro editore dovrll molto probabilmeuta emaudare, A I pri nei pio, comprelielllws est Fr"cllfo~'''S ep., A II!fUriUl/ el Euloqiu«; si !'ichi ede piuttoeto r()l'IIprehetl$i tllnt, COOle lell'ge p. as, loll"1! Momhl'lzil) I 30!'i) il cod, 55 !Ii lIlontp6llier. Poco rlopo , mow III "ell~rwlt, mnncaun Ie 1'111 ole ml [orum; ehe furcao lettll nel 5110 eodice da Pl'lld6u1.io (Pe.rl'f1.eplt. n, 14), Ale. t, Eructuosum cpi!copurn, . .t.,.guril4l!! et EullJ!#14II' '1I1rol1lillil8, non ~oln 'oPfl'·im616l ejlis,;opum, con j eodd, 55 e 15-' IIi MOlltpellie!' (6 chi a COli quan (i alb'i), rna restituirei eziandio, ~egl1elldn I. edil.iollll Bollaurliaua e molti OlSS., impoll6 0 impOllite. Que.,w verho si nceonlanclll. 1'61' I .. 811a .Ie<;~a I'lIl'i ti: asso ricorre, del "9sLo, nella PaYS'o ss. Scilifa,tI01"Um (I" 2l:!, 3 ('lebh,) i,l ,ecre/a.rio "'I,os,I's (cr. Pass. Philene e./' Philoro.,« I, I" 102 Kllo!,f: ImpQ8ilO P1Iilen IlUJler 0,.,.1;0'11''''). A ppresso noli eerbis ... o,useult(1.rc P 61'1'0' a 1'6" I/oli r;el'lll! ... a!18C1dIol,·e. ~lI8i .'<10 snstene,'e al e. 3 la lesioue populus FructuOslJ eomtotere C0611il, pel'ebe Fruttuosc, lungi dal (Inlel·si, si santiva felicissimo; si dsve scrivere Fruch!osul>l dolere coepit, come ha ll Sm'io e r'. 63. iI cod. 55 IIi MOll tpelJier (d. c. 0 tlot! quod doll1rlJ1ll f'r,.etUQ8UIJI). AI c. <1 it Ruin. ha preferito, I!OIl Bolla.ndo, Ia le7.ione m fOl"e am}JhiIh .. ",/·j 11. ", pori" (I'l'ph .• 118SBi male (cf. e. gr'. p"$~. s Perp, IIi cum detiuC'/i ,·.!telll

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II. OSSKRVAZIONI

qnello edito dal Mabillon (lJioclefi(wo II et Max. cnss.) e. come gill osservava 11 Tillemnnt (ME V 710) assolutamente falsa. Ma si tratta di nn errore sernplicemente Imputa bile alla distrazione de~li amanuensi, ovvero abbiamo un indizio della ignnranza den' antnre ~ II dubbio. the till qui hisognave lasclare senza riSlJosta 1 0 almen« senza una risposta categorica, vieue sciolto dal codice 34 dp) Grand Saminaire d' Autun (f. 71), dieui Ill. gentileZ7.fL del professore Enrico Olive mi ha procnrato una sph-ndida fotografia. Codesto codice, al quale dobbiamo il miglior teste anche di Ull altro preziosi simo documeuto della chiess africaua, let P(~8sio' 58. J.[(wialli et Jacobi l, legge Diodctiano novies et lliaximiallo AU.fJ1tsto ammdilm», de ignando proprio I' RIIIlO 304: il pill terrihile della persecuzione ill Africa. Vera e che neppure il cod. Augustodunense ci dA prohabilmente In lezione originaria ressa do vette suonare ... pi Maximiano octies Auqustis ... (cf. p. es, gli Atti di s, Euplio 1, ap, Ruinnrt p. 301),

E come va che l'editto centro i cristiaui si die' pnbblicato (I Diodeiiasu: et MlMcimiano ... ei Constal1tiJJ nol!ilissimo Oaesare, senza nominare l'altro cesare? 11 codice di Autun, quantunqu non immune da ogni eorrnttela neppure in questa punto, ci assicura almeno che nel testo originario non maneava il nome dell'altro cesare, e ce ne spiega ]80 omiesione nei due mss. di s. Teodorico. Troviamo infatti nel cod. Angllstod 1] nense et Omstul1fie (errore d i scri ttura pCI' Consta IIf.iO) et

i71 porWm [~C. amjJhilheul,''-] a 1'111111111111 ta III. pO"1II &rUll'icnrill (Poss. Perll. CC. Ill. 211], la port« Li!.Jiji""l7s's [Lam 1'1·ld. ('o,m». Hi]). AI c. u, cintll'ts reslillur8111' sine HI()r"; 14110 qUllqlle ill toeo simul eJIIIHle.l(/"s curm·I"I/, ~I deve scrivare COil 8111'10 e Belland .. tIIIO'1Ul!, non UIlO quoqlle. OJ Ll'e questi luugui rlella Pa.~siu s. F"ucluQS;, Ill. cui emendsziune rni pare carlo. o sornmaraante probabile , ne ho notati alu-i , di cui 801l\! rOl'ltl in du bbio. J n credo 11' as, c be 0 l' ordiu e delle parnle sia t IId.lIl-to, dove s j leg,ge (c. :{) IlccJ>s,si! Alfg/urtlU~ no-nine lector eiusden: (invece !Ii I. eiusd. A. wmq. 0 ella d6blm espellersi 1u"'lij-le. seguelldo i I test" i\! 0 III ill'i~" auo ; e he II I c. 4 s i abhin da sCI·;ver .. obset'lJrmlibus firm ,:1; officiO b~,jlJ,rr::i"l'i;l5, ita ut ;p .• i {lw/i)'elll It"nl"es 1'I0SII"1J e ehe l'l sla tiel guasto al e.5 ~'wflqlle ... t.."jili(I>Iu." IJOc""elll <l'celillis: Velli cl .nur· ... quemml. m.oat1111 caelo .. )'estiluCi $!.fnl. 19i114" ~'um At'miUmwtll t'<"l1is~et eider« eos ,11)," ,,4'/ dignus. Per 10 rnsno bisoguu togJiere il puuto {el'lI!o dcpo SU)1! •• ~ostitue"dogli t!lOlI virgola: rna. forse VII. ~oppre~~ojH,j!l41', Irru;ponendo col r-nd, Dllobo". 120 Aemi[,I2Hu,Q cum l',mis,'et. Non he raUo menxicne del passo .nml!]uid C,l 116 Frt4c!uosl.lm coti« (e. 2" perche il m', invece di III, e no. sempliee errore til atumpa, al pa.I'i, riteego, di ;1/I1l1llrcessibilelll (cc. -I. i; cos; lell'ge auehe ~IOIllI}l'izio)" Pfll' qUllll to I' uno e r Il.ltl'n "I'I'I)I'~ , ritcrni 110 i u t II ue le ristarol'e.

I V . .<\1111/' (J !eM; n. iI La Passi» ISS. Mtwitlni fl /(ICO/it'. BOllia H10Ii.

SOPRA GLI ATTI UI S. ORISPINA.

Ma.cim() nobilissimis Caesarilms. ,Maximo (corr. di 1 m. da M(ccimi) e UIIO sbaglio, lion seuzs esempl \ invece di Maxi1llwno. Mass imiauo cesare a uoi nou fa uessuna difficolta : esso e Galerio Massimiano, il precipuo antore della pel' .ecuzione dioclezianea. Ma si comprende bene come lit. ripetiaione di quel nome rieseisse strana a dei lettori poco istruiti, Quindi qualcuno corresse lIf(mimillO () lJI(£ximo, qnalcuu altro. meno scrupoloso ph'I ignnrante , cancello addirittnra nil personaggio che nou gli pare,,&. potersi distinguere dallaugusto omunimo. Nt- io credo che per 1lI1 motivn diverse siann scomparse le parole Kat MnEwwvou nel Martirio greco di s, Ireneo Sirm. c. 1 [ap, Acl(t 5S. Bollund. 111 mart. p. 23») dove) in lnogn eli Err! LlLOKAIITtaVoii Kal. MaEll1wvoi) Kat .KwV(TTa.VT{OU TedV (3CUTIAEWV il Mar.zo('rhi prnpose Iii scrivere t Kalend, NNtpnl. p, 751) err! LlIOKA. Kal MagIll. TWV /3mTli\eu)v Kal KWV<rTaVT{Ol1 /Cal Ma~ gljJlaVfJU TWV KCl!(],clPWV, III ii, in leggt'n'i piuttost« LlIOKA"Tlavoii Kai. MaElllravou. MaElll/aVOU Kat KuJv(]'Tav-r{ouTWV f3a(]"lA~wv. atteso che il titolo di /3arJLA€tS si tru\'tt datu qnalche volta auche ai eesari, speciahuente t' nominati insierne con gli Augnsti I. NelI'nltima ipotesi, lit cadutu eli Matl/llCt.voii potrehhe anche ascriversi (0 torse dovrebbe) au uuu semplice svista di amanuense,

Una terza difficoIal fn eziandio rilcvata dall'Allard (/filii. ill'S pers. IV 433. nota 2: v. anche Anoied« Bollamli(l.11« 10, 1891, p. 486). Dicono gli Atti che Crispina venue processata l&pud en/orriam TMbestillam. Ora Thebestillam, osserva 10 storico franeese. e certamente errnto e de v e, tl'accordo con Tillemont (JIE V 711), correggersi 171uuurbitwwm, pel' dn ragieni: 1" perche il 1))'0('011 ole non aveva giurisdizieue opra Tub ssa. cittil di Numidia : 2° perche

l Nal CI'OllieD di Oasaindor o ,_r'III'lillie-ft ""nura ed. Moromsen 2, Il. 1-10-150) Glllez'io Ma simiano e slim pre chiamalo MaJ'imus seuz' altrn, Oosl anehe uegli Acta MtU>:illli{(alii 2 (RlliI1. p, 2ti4 arl, Veroa.) domiflo!'!.m .. Oiocletitmi toi Ma.uillllllld, t'(J»stfll1fii fJI Md~imi,

t Lo dimostl'o giA E~. Sjlllnheim De prae8fll1ll1(l el lIS'rJ OIlIm,sTkltllum (Am telaedami 1717) diesart, 12,. 5 p. 401 -402. Un notsvcle eselDpi(l ci slItel.Jbe dato del Mar1il'" s. Theodoli c, 4, qual.orll nelle parole SfllTi"F' 7!"l"I"~/JOiil'Tl ~Y ~':I("~IT;fl1' \p. 63, I k ed, Franchi) ei dO\'eMe veder nceenuate G"lel·i(l. Ma A, Harnack (III Theal. Liffer"fu,':lfllun.l1 1902, 3SG-H(0) crede che jJ doeumento lion ~i rireriBca alia per~ee!lziOlle di Dioclezillno, si bene a quella di Massimino Oa1.1I:, come giA volevR 10 Bl!II~iker. Sa rOIl! il, nel ~"(1'I)"Fi" ,""A~I"~" ,,'tv .'",,,I1.,wt,," conviene ricenoseere l'imperalore MR~similio.

11. IJSSERVAZIONI

n martirio di Massima, Donatilla e Seconds - Ie l(ua.Ji negli Atti sono dichiarate dal ~iudice ro 11 sortes , 0 cornpliei, di Crispina - e posto da Adone (Martyrol. 30 iul.) e (cbe piil importa) dslla genuiua Passio servita ad Adone di fonte, preeisamente a Tuburbo ed al tempo di Anulliuo , qnell'Auullino che coudannn, giusta gli Atti, anehe Crispina.

Ma. al primo urgomento qual peso sl PUt) dare, una volta che il procousole gindicante in Tebessa rieomparisee auche uegli Atti di s. Massimiliano, iudipeudeuti dai nostri , e la cui testimouianza 11011 abhiamo alcuu dritto di revocare in dubbio I come fa I'Allard (IV p. 102, nota 3), trattandosi di uu documento di siucerita iucontrovertihile ill ngui altro particolare ? NOH parlo della erandiosa basilica riuvenuta a 'I'ebessa , perehe nulla prova finors che fosse dedicate a s, Crispina, e, molto meuo, the 11C contenesse il sepclcro I.

Quanto alle martiri Massima, Donatilla e Secouda, io non vedo come possano essere state consort! della nostra santa. Certo aneor esse soffrirono al tempo ill Auullino procousole; rna dal tempo e dal giudiee ill fuori, non hanno nulla di com nne con lei. Crispina era di Tagura e 1'11 uccisa nella v iciua T ebessa, queUe erRUO di UI1 Iuogo poco discosto ds Tnburbo, dctto nella Passioue c. 1 possessio Oepli.alitana (.£inltl. Bolland: 9, 1890, V. 11 0 nota 1; cf. p. 108), t' soffrirouo 1\. Tuburbo. Crispina morl alle 110ne di decembre 2. tanto sceuudo gli Atti quanto secondo l' sutico Calendariu cartaginese (cr. jlfartyrot. Ilieron. ed. de Rossi-Duchesne p. LUlL e le saute tulnrrbitane il 3U lnglio pel' concorde testimoniansa della Passi» e del Calendario cartaginese ~. Aggiungi che uegli Atti di Massima, Donatilla e Seconda DOli .j fifLta mai di Crispina e ehe, viceversa, s, Agostino, uei diversi Inoghi iHeni parla di questa non dice rnai

, cr. PAlIu de Lessert FQ.3tl!lJ dtl8 l'rOlJi'iue3 afvicaines II, P,uis I VUI, IJ. -1-5.

f COllie riteneva un dotto missicnarln d' Afl'jea iu NU(}~fJ Hult. ,Ii orcheotU!l'11 erist. s, 1809, !" 51l sqq, Vedi in ecntrario St. Gsell ill Jiellmges tl'lIrch,Jologie el ,('Mstoi,'!! de fEeolt! r"o"~llistJ de UQ>IltJ 20, 1900, 1' .. ! an nota 5 s in Les monument» ""Iiques de l" Algtl!'ie II, Paris 1901, p. 275, nota. 2.

~ Non 80 pel'l,:he 10 Harnack ual suo nltimo volume Di» Mis~iOIl ",lit' Auslil· .. iIUIl!l cl,..~ CJwisttJl1hnn8 in den tJl'IJ/I!1) drei Johl'lllmderren, Leipzig 1002, p, 52.; s. v, Thuburbo, mentre rileva III. faha iderllitleazione delle martil'i tuburbitaus con Ie s, Parpeura e Felicite, nou noti eh' e9~€1 ~OlJO appunto MS8l;ima, flollarilla e Seconda, IIi cui cila gli _"Iti 8. fl. 2.~7?

t

SOPRA GLI ATTI III s. CRISPINA.

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verbo delle sue pretese l'Q11 sortes. Qualora le giovaui tuburbitane tbonu« ]iucllae, come 80110 denominate in una iscrizione del VI 0 VII secolo: cf. Antd. Bolland. 1 0, 18!n, p, 59) fossero state com pagne della eroins tagorense, avrebhe mai potuto 11011 ricordarsene s. Agostino Iii. dove contrappone questa 0 quella martire vergine alla 1110.1'tire maritata Crispina? '.

Ma. se Ie martiri tuhurbitaue lion hanno proprio ehe vedere COil Crispina, l'autore degJi A tti (]j costei non 5i tradisce egli pel' uu falsario, quando fa; parlare Anulliuo COS!: Diu cioere desideras aut nwri i11 poenie, sicut et ceterae consortes tune Maxima, Donaidla et Sel'wlda? Certo I provato che questa fosse la lezione originaria , riescirebbe malagevole stornare dal capo (lell'sntore I' accusa di avere, non foss' altro, aggiunto qualche cosa - anzi qualche falsi tiL - rli 8\10 .. Ma it codice Augnstodunense porta semplieemente sicut l't celerae eonsartes iuae) Supporre quivi una lacuna mi sembrerebbe temerario, dacche il codice di Auton C ill genere, non solo it migliore, ma il pill compiuto, tolte due 0 tre omissioni pel' omioteleuto, omiotclento di cui UOll si potrebbe parlare nel caso in esame. D' altronde sappiamo dal Calendario di Oartagine ehe Crispina ehbe realm nte dej comiies , ill cui non e lecito riconoscere Ie tre saute tubnrliitane, commemorate separatameute il 30 luglio, 81 belle altri fedeli, tra i quali Bilio, Felicee Potamia, uccisi aile none di deccmhre, 0 in quel torno, Dnnquc Ma;)'i11l(t Donmil!« et, Secunda ~, con ogui verosimiglianza, una glossa margiuale malamente penetrata uel teste.

L'acceuuo alle consorie« giil sentenziate semora darci a COIllpreudere che del glorioso dramma della coufessinne di Crispina. uoi abhiamo dinanzi agli occhi, pel' cost dire, soltanto l'ultimo stto. Lo stesso si ricava dall' iuterrogatorio , clove il procousole tralascia di muovere alla santa Ie solite domaude: Come ti ehiarni P qual' e Ill. tua condizione ? etc. I~ segno infatti che I' interrogutorio a noi giullto venue preeeduto ria 11110 11 piu altri , senza dubbin 1\

j Cf. sermo 2l'1U, 2 tap. ~1lgne PL a~, 129t!) IWIIILI'''' ,))'111 q'<od: Illul,'t!rl!$ quaedam, quod p"eUn." tllmd CrilpiJl4, (il'OQ ~lgn~l; se r mo 354, ;; (111'. Migne ibid. 1565) nQn Holum AlluM fuiut!' COf'OtlOflllll t)T)·ginem, 8ed, "I Crispinom mulie/'em; De !}irgi .

• uln/e 01" (e,). Zyehll ill Corp. &.,.il,for. ecele«. latina», XLI 5,3 ". 29(1) vnde, inqMf1m, sell, lie (Vrr.· '/18f1 wlIIllwrl ~" Theel". imll .~i' ,'lIn ('ri$piwd

28

II. OSSERVAZIONl

Tagura I, eli dove era Iii. santa, DOli - hell inteso - in pl'CSenZR del procousole , rna dei magistrati della citta e della staziouario. Di questa prima parte della passione lion ci lasciarono seritto gli antichi nessuu reDUO '? E il testo che 110i possediamo e integro, OVYel'O manca di una. parte, in cui l'agiografu narrava, sill. pure pCI' snmmi capi, l'arresto di Crispina e la sua confessione dinahzi alle autorita municipali ? Alcuni passi di s. Agostino paiono , a prima giunta 1 imporre la risposta che In nostril Passio ha purtroppo perduto il principio. Invero que} Padre rlferisce sulla santa e sui suo martirio dei particolari che non si leggono affatto nel nostro test/) e che riguardano specialment il principio della Passione. Egli qualifica Crispina feminfltn divitem etdeltcatam, poi la dice clari.<ss-i1uu, inolJilis ,<Jenera) abumlans divitiis. Dice anche cb' ella era eez« in/irmn et n:ivifiis forte lan,quidiO'I' et consuetudine corporal! illfirmior (ill ps. 120, e. 13 ap, Migue PL 37, l6I6-Hili). Altrove nota (in ps. 137, c. 7 ap . Mign ibid., 1777) dimisit filios tJentes et tamqltam crudelem mairem dolenu-s. Queste notisie poterono trnvarsi molto bene aca po della nurraaioue (cf. Pass. s. Pery. 2. p. 64 Gebhardt apprcl!.e/lsi sunt.: inter 1mB Vihia Pe'1Jetult, houest« noio, liliemlitf:r illstituta, maironaliier lIu1Jfa... habcu« ct {ilium). IJI nn altro passe s. Agostino cosi scrive della matroun tagoren e: .qaudwat cum f(mebatt.e", cum ad ittdicen~ lluCl'hatm', rum in coree,'em miUebatltr; cum ligfltf£ 1J1'oduceuatll1', cum ill cnt(!sta leoahalur, cumt audie7mltu', cum flamn(tQafm' (in p . 137, c. 3 ap, Migne ibid .• 1775). Dei fatti che qui siaccennano (cioe nn prirno interrogatorio segulto dana Incarcerazione l Ill. comparsa della santa in tribunale stretta ill vincoli, il suo ascendorc la catasta - sin che si accenni all'eculeo , sia , come e forse }Jill probabile, che si parli del palco en cni ali imputati subivano I'interrogatorio] 2, nessuuo ricorre nel testo dei nostri AW, salva l'udienza terminata con la condanua. Sl' non che. a farci ritonere che essi sieno proprio desunti dal principio.

I SU q ues 11:1 ci It t\. cr. Teulotts Geo9mphie ,Ie /' IJ. fl'ique "',reliemle, Nu», idi«; Rennee- Paris 1804, p. 2H6 a, per i suoi mouumenti . G.ell MOllumilllls tie l'A 1.l]rril' ( 233: II 264. 370.

~ cr.e, g. PfJ!S. s, Pin-pelullll 6, 2 Il8l,;tmrl,'mCt8 iii cal(l.sl,em; Pnss. S~. MllI'i",,,,' et Jocobi 0, g 6.rIlI,diluo' mil.,,' 110.'\ .. : Mtl611l1llm {ll'pfkll. ar I<sc6utfehnll'l in illtJ", cnfm!lrl/l, (Gehh. PI'. 71. 139\.

"l)PRA 01.1 ATTI 01 S. CRISPINA.

supposto penlnto, dezli Atti a Hoi giunti, si Ol'POllg'O)JO slcune considerazioni, I particolari dei vincoli e della catasta bisogna riferirli allultima udieuza , quells di cui ahbismo III relazlone. Ebbeue in questa non si1'o.1'lo. affatto ne degli nni ne dell'altra, ~e nella relazinue il magiatratc fa i1 pil\ lontauo accenno alia famiglia di Crispills. j non dico alla sua grande uobilta, rna neppure ai figliuoli do. lei abhandonati per seguire Gesi'l. La piu probabile conclusioue pertanto wi parebbe questa, che s, Agostino abbia avuto dinanzi una

toria di s, Crispina distinta dalla nostra l ossia una Passio 1'1'0- priamente detta , mentre noi abbiamo scltanto degli Atti I. ~t- e meraviglia che della illnstre santa di Tagura esistesse accanto 81 magro verbale del processo nn racceuto sui guncre delle Passione« S8. L1«:-ii et Monf(&lJi, Iacobi et j}[a1'ianiovvcl'o di quelle ss. Ma:vimae, Donaiillae et SeC1fllrlae e e. Typasii oeieran« (ap, Allal, Bdland: 9,1890, p, 110 sqq.), COnte di s. Ciprtano v' era accanto 11gli Acta la Vita per llmtium,come del msrtirin di s, Perpetua v erano due relazioni, Puna delle quali - purtroppo a sai 'o:spl'tta I! - riferiva pecialmente l'Interrogatorio. Sui precise valore del testo 1\ eni accenna s. Agostino uon possiamo dare uu giudizio : poiche pCI' quanto sembri un po' strano che Anul1ino non tOJ'IIRsse mai ill mente a C"ispilJII. 10. nobilta dei uoi nstali e il di 01101" di cui. COil Ia propria condanna, ella avrebbe coperto i figliuoli, e per qu;mtu d'altronde lion ripngni che in Africa - iI paese pill ricco eli narrazicui genuine - giil. 8.1 tempo eli s. Agostino si fosse formate intoruo alla martire Crispina 011 leggiero "do di leggenda, occorrerebbe. per pronunxiarsi. RV '1" in mano qualche osa eli pHi die quauro espressioni,

Hssterebbero a esaminare molti passi in cui il teste del cod, Augustoduncn si avvanta .. gia, a mio 3v\'i80, 1'1\1 quello delle edizioui: lila io mi limiter;' a tocearne due IIi maggiore importanza, lasciando ziudicare degJi altri al lettore.

t Uua volta soltaute 8 •• \gu~ljIlO 1'II'r6bbe alludet'9 III unstri Allt (il! [I. l:-r;. ,',17 "I" ~li8"le 37, 1783) $QlIClt.I Crispin" ,~i dniderfJl'tll diem ho"'i'II .... ', 'u!!la,·~' ('hril1ll1m, p/!J$ hie vioe"el, utl in flllllll'nUt)! 11011 vitJl!ref. Cf .. 1 cia : di" "JI't"1! rlt!~ide"(H auf mari in pIJ'"nil ..... l rellp. I 'r,: Si mori relt6>JI el in interi/"m IlI1jm"", "'t!tlm trader« ... iom Iu,s uaem(;mi,8 tiW(tu ~olunrateM "Ieam,

! P. MOllcelloux~i e provato di difenrlel'!a nella Ilistoir .. 1111,;"(111'(' de 1'.lI"ri'Jfle ch,',:"

IIf'nn<'lI. PII:ri" I !_I(ll. p, 78 sqq .], della quaie parler6 in agllitu: ilia pAllll i IH'leo ((II it'etnell teo

o

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n, OSSER VA-ZIONI

L'iuterrogatorio di Crispina terrniua COil la lettura del processo I seguita dana seuteuza capitale, che il proconsole leggo (secondo l'uso) sulla tabella. Nei due codici ill s, Teodorico c. conseguentemeute, neUe edizloni essa e miseramente gnasta cosl: Ori&pinu in suZJe1'sidione im'liglla jU"'dumns,guae diis nosf,·i.s sacri/icare noluif, secundu,m Augusfae legis mandata a caelesii locum tenuit (COS] il cod. di Mabillon, quello di Rninart ad caelestern loc:u/J:n fendif), ('mil gladio Ullimadllerti i1(ssil. Io non stare a riccrcsre I' orizine dello stranisaimo od eaelesiem locum. felldit (forse parve treppe strano it nominativo assoluto Crispin.a perdutalls; forse si tratta !li una nota marginale, locum adiende I i nseri ta nel testo); mi bastcra a v vertire come it cod. di Autun, se non ci da una lezione soddisfacentissima , che nnlla c'impedisca di ritenere in tutto per Ill, originaria, ci pone peril snlla huoua via per ritrovarla. Esso ha: secwtdu,m au,guslfle legis tnanclata caelest~ gladiQ eam (mimadverti ius.sit. L' epiteto cttl!lesti non conviene slla spada l! i rna se, COil Ill. semplice aggiunta di un' n 10 applichiamo agI'imperiaJi decreti, nulla lascia piu a desiderare (cf. c. g. Cod. Theod. Xl V 9) 3 adversum caelesiio staiuta fnciellfes). Se iussit poi non e sbaglio per iussi I qualche eosa deve riteuersi caduta molto anticamente nei mss., come lJOfestas mat 3 (nei testi grcci n €/J;/ egovula).

Le parole eli chi usa nel codiee di Aut uu BOIlO tnt t' al tre dvquelle che si leggooo nei due mss. Remeusi; rna che il primo ci abbia serbata ia redazione. 0 almeno nna redasione, pin antica, e, secondo me, appena eontrovertibile. I due codici di s, Teodorico dauno senz' altro la data del martlrio lhssa I'sf beota Orispil1a. apud cololliftm ThelJestillmn etc. J il che e una 1; petizione oziosisslma del

I Tillemont ~[E V 319 dice.: c Aunlin fit I'elire le PI'OCi-1I varbal., .. , co que nous u'avons point encore retlJ8.r'que dans d' all tres aMe$). A llers 11011 ai CODnSCClV9.IJO gli Act,! Apot/t}llii (c. \1, P: 41:1 Gabhll.rrl,t), dove - al priueipio peraltro dell' udieuzs a IIOll pI·ima. della seutanaa -l'ri.Rmra",s r~ leggel'!! il verbals dells seduta alitecedellle: lha· "Ilwf}'R'.rn" 'l'U "/(TU j\'roi\Aw. Of. tiel resto A.cIO s. Sebaslilllloe 23; A. s. Calliollj.~ 17 (Acln as. mai VI 32; inn. VI 69).

~ Nelle formnle !Ilndio animndverti iU$si, gL '"I. placel 11011 tl'OVO mni dato aleun epi teto a gUldio.

tI Cf., per citare UII teste afrieanc ccntemporaaao ai nostri A tti, Passio s. 7'lIJXl/Jii '" (ap. Anal. Bollmld. fl, IS90, p, 120) pe,·du,.rmull Ilum aa pofesUllem tuam (8i parllt 11.1 {'um!!.'!). Mil. la fOl'mol!! 'Pat&.~ti'I! me" ill testi latiui original i. non II!. rienrdo.

SOPRA OLI ATTI 01 S, ORISPINA,

31

principio del documcnto. Invece I' Augustodunense, fatto un brevissimo cenno della esecnzione (et munan'S (rontem SltlZm Bignaculum [I. signaculoJ crucis [il modo pih antico di seguarsi], estendens cervicem su.mu decollata est), term ilia COil una fonnola piu semplice t, di sapore pill antico pro nomine domini llostri Ies« Christi~ cu.i honor 111 saecul« sa eculorum ,

E termino COli una dichiarazioue, Poiche it codice di Autun, sebbene notevolmente superiore agli altri dna (invano da me ricercati), non pun tuttavia dirsi ottimo, quelln che si legge nelle pagine aeguenti UOIl pretende di essere nitro chc una edizion provviscria 11.1 pill alto grade. Essa Ita 116fO il merito Iii risolvere Ie priueipali difficoltll che presentava finora Ill. edificante e, per comnne COllS('IlSO. gennina I Tussio s. Orispinae.

( Tille la ritiel1Q anche F. GCl,'res Zttr Geschichte d. tliocletiml. Chrisle71Del"{uly. (in ZeilscJlt"i{! f. wis!lenscJiu{ll. ThtJQlogie 33, 1890, pp. 4.73-i9J. EgJi crede soltanto cbe la Paulo s. Crisp~l(Ie flill. 1"1 decumento storico di secondo ordiae, cioe. c ain Heiligenleban w,elchem I.WRI' dRS antheutische Material del' Preconsularacten zu Grunde I iegt, das aber scbon mit srweiternden Zuslit~en versehen ist..,. Iufatti, riice rl G. (p, 473), la pana della decalva~ion,e. a I'll i Crislli rmil -ot!oposta, 11011 "i trova ill \1'0 uell'i In perc romano \~esi eecettui qualehe Passinue d la Mellll,h)'/'I5lts). menh e e"8 c "pielt haim Gerrnauentharu illl Vorml It'elalttw eine du.tere Holle. II' Qlle~ta difficoltli. IIOll mi sembrn di grauda peso,. Radel'O la testa Rile dnnne ;. Ilotnriamen II) UIIII. plloir.ioll8 11~.ta anehs llell'afltiebi tli. class] ('II, eoma bRl'te I'eo be a I'rovllrio In. n 1""P'POI'E"q <I i M 1:11'\11 n!l ro, !l~l1a qURle vennero 11011 ha 8111\1"i rinvenute Ie ultimo ~ce"e dlli sigg. Gl'enfell e!l HIIIlI. Le sfregio di decalvare la meta del capo 0 il CIlJlO iutiero ",' illlligg6VR: spscialmeute agli schiavi, uominie donne, eome in orillnte ((If. e. g. I l'lU'nliV 10, "; 181l. a, 17) ed in Graeia, cosi pure pres~o i !tomani (Marqua.rdt Vi e prj,·!!/, tr, Y. Uelil'Y I, Pads 180:2', p, 212) •. S. Cipriano 10 ricorda esprassaruenta fl'. Ie ~off'el"Unl,e e Ie umiliaxioni dei cristiam cOllrlannati (1(1. metall« leI" 711, 2 p. R311 HAl'tel umilo,lsi capitis iXlJlillu$; ~f. b risposta dei coufessori el'. 77). Cbe mel"aviglia, 1'6 1'11111 In • ~e Auulli no, COOle II l1i 111" tentative ]IEW l"imllover'e Ol'ispil)a dal BUO III'Ol'o~ill1, Ie intllssa I'igllominifl di mIl!. J1l1l1i~ l.iO!lQ 119 schill"!! ~ La sta QIl punisioua non III trovi",uo riM" da Lisia R s. TeouillA - ill!lelllUi ,,,"Iier ~ 1118ge ... (~l{"lf/ .lallllY" 5 aI', ]'ttlill. p. 235) l - Anche I' nUI'1i Qs.'ervII1;i{me del GOIl"es. o;:he il proeen-nla c lii~~l srch nllt riel' Mut,yrill j II Ili!lS'erl' Unterhaadluugen ei«, als. <lie nach riel! echlen fTeilij!:enleLJen Broten' Range" hei Christenprccessau ublich war », uou mi riesee !lel tuuo ('011 VI II cell 10. Tl'attllnr!".j di 'UI& clnrissima, sembrn troppo naturale che Auulliuo sill llu<1!1.lo '"I poco pill lent" riel solho a pronunxlare 18 86 II lell7.lI, Egli tiel reate 11011 esce punte ill di~clJI'sl retcrici, liP in rlisquisiwinni teclogieha; mfl balta iii l'ibalie ~eccamellte che ~i deve sacrificare, ('he ~i ,leve obbedire fig\' imperatr>l"i, ehe quest" ;; ~~5el davv 1.')'0 11'1. B Cm'l'illn rispouds ~emlllCe con molta lIeml'licitA.

PASSW SANCTAE ('RISPINAE.

1. Diocletiauo uovies et Maximiano (octies) Angustis cousulibus, die IIOll8.rUm Decembrinm aput coloniaru Thebestinam in secretario pro trihunali adsideute Anulino proconsule, commentariense officium dixit-:

Thagorensis Crispina, quae legem dominorum uostrorum priucipum ~ contempsit, si iusseris, audfatur. AIlnliu118 proconsul dixit: Inducatur. Iugressa itaque Crispina, Anulinns IJl'O COli sul dixit: Prsecepti sacri coguovisti seutentiam ? Crispina respoudit : Quid praeceptum sit nescio. Allulinus dixit: Ut omnibus diis ncstris 1)1'0 salute principum sacrifices secundum legem datam a dominis nostris Dlocletiano et Maxi- III miano piis Angustia et Constantiu et Maximo nohilissimis Caesaribus. Crispina respoudit : Nuruquam sacrifieavi uec saeriflco nisi nni et vero deo et domino uostro Iesn Christo filio eius, qui ustus et passua est. Annlinus proconsul dixit : Ampnta. superstitfonem et subiuga capnt tnnm ad sacra deonun Romanonun, Crispina respondit : Cotidie adoro I~

O{)dice~: .4. AugUStOUllllGD8i8 ~j4 saec. IX; M Remenais Mabi llonii ; 11 RemeDl!IP Ruluartii.

I IN(HPIT 1'111',110 s(J~ CRISP'Nt> ,I; Acta SalUJtae Crispiaae ~+ virginis et MahiUm) martyl'is M"bl·UoT! Rllin, ! nouies .,1; II M: am. R oetiea Augustis r~$I!tui {cf. Act" s. li'eUci! I ap. R,~in. p, 313 Diocletiauo oeties el Maximi.!ll!o 1!epties (100- sulibus .\ugustis); a'glldocum ",Isum A; Agusto M; O,N. U eonsoll bUB JI om.

dill DOD. Dec, R ~ aput ~I; apud Mao. Ruin. f adsidell'Lii A anulo A.- t'or-

situ?1 scri/1endum Me 13/ deincep« Anullino comeutacieuse A " Thagat-ensis MR;

tagollensis .i; co,','. Allt!rcl (cr . .1farty,'oZ. Hiero». non. DeQ" p. 150 ed, ,ie Rcssi-Ducheane}

ammo nostrurum (iil'orum ..t) MR. " Qomtemsit Rui,.. iuasaria .. 1M; iuIJes R

.. Ing l'eSSIt i taq 116 A: F.t i urlneta baata Mll "1l111'i + iatu jJ R "';'1 , ~ Chri~piH. A;

beata OJ·iep. M Ruin. rssppondit A, ,"Il cum nlt. ]I eraso Quid AM; Quid

Illud R " Auuliuus + proeonsul M Iluin, omuibus: ill omnibus A '0 Di~

clicianc M Ruin, ed. 1689 It con~lantjt A agustla AM Ru;", ea. 16H!} at

Maximo .1 con', I .lla,)u e,r maximi (scribend.. ~,'al l\1aximiallo)i 0011111, "Irll nebi-

Iissimis clj~lu'ibl1~ .4.; uobilisannc caesara ,lfR II beata Cri piua M RI';"" Num-

quam ego M Ruin, et vera ,I: ammo MR ,3 om. 1I09tl'0 .I uatus est et

paS~ll~ M RU;)I, U ameputs ,1 If; fQJlIllUOI'1!1I1 .. I; nostrcnuu .'tfR Chri·

~I'inll A: beata C'l·isp. 111 Ruin: cntidie 11.,101'0 .l; rotbdi6 veuaror MR.

F.~S810 8. ORI8PINAE.

33

deum meum omnipotentem : praeter eum nullum alium ileum IlOVi. Anulinus dixit: Dura os et contemptrix, ct incipies vim legum invita sustiuere. Crispina respoudit.: Quicquid emerserit, pro fide mea quam teneo, libenter patior. Annlinus dixit: Vanitas est animi tui ut non iam dimissa superstitione sacra numina venereris. Crispina respondit : fi Cotidie veneror, sed denm vivum et vernm, qui est dominus mens. praeter quem alium non uovi, Anulinus dixit: Ego sacrum praeceptnm olfcro, quod observes. Crispina respoudit : Prseceptum observabo , sed domini mel Iesn Christi. Anulinns proconsul dixit: Caput tibi aiuputari praecipio , si non obtemperaveris praceeptis imperatorum 10 dominorum nostrorum, quibus deservire cogeris suhingata : quod et omnis Africa sacrificia fecit, nee tibi dnbium est. Crispin» respondit :

Numquam bene sit illis, ut me daemouiis faeiant sacrificare, nisi uni deo qui fecit caelum et terram et omnia quae in cis Bunt. Anulinus dixit: Ergo isti dii a te non sunt acceptl, quibus cogcris exhibere I~, famulatum, lIt salva pervenias ad devotionem? Crispina respondit:

Nulla devotio est quae opprimi cogit invites. Auulinus dixit: Sed. ut iam devota sis quaerimus, ut in templis secris flexo capite diis ltomanorurn tura immoles. Crispina respondit: Hoc non feci sliquando ex lIUO nata sum, nec novi uee facio usqueqno vixero, anullnus dixit: 211· Sed fsc, si vis a legum scveritate immnnis evadere, Crispina respondit:

Quod dicls 11011 timeo; hoc nihil est; deus autem qui est in caelis.

I 0111. omnlpotentem MR sum nullum alium deum A; quem alium non MU

t A nul, proconsul M n!4iu. 9 Chri!<pina .1; Beata Crisp. M Rui". eme""erit AM;

emisal·is. R t patior t\; paliar M Rw·n. Ann!' proconsul M Rui,j. est ,4M;

est tauta R ~ iam non M Ruin.: nou tam ,\ sncra; A nomina ,If Beata

C'1"i.~p. M Ruin. 6 Cottidie M RlIin. deum - deus (dominue CQrrelT;) mens A:

dominum meum MR ; Anul, proeonaul M Ruin. ~ ofl'ero A; ofl'eram MR BOllIa

Ct'i~t). M Ruin. r~pondit: res IT A observabo A; observo MR "_10 Caput - pl'~ cipio "\; Peedes c~pot MR IJ) optemperovel'is prvceptis A; obediens fllal"is MR 11 Africa socrificia ~crjpsi: Africa MR; tmcrificia A 13 sit illis belle MR om. me A sR.crificari A 13.14 nisi uni do A; led sacrifice domino MIl; e!&pioll"s daemoniia (lId ,1dtillS nnu ~lLcrifico anle nisi !4 terram + mate M Rllin. Auulinus

I't1XOIlBtll M RIIill. I~ non sunt :l te M ~uin, engeds flxhibere A; exhibere

coguosceeis MR (stll .VllbiUf)n cogeris aOllieCt!J"(lI) I~ oeuociolle A Chrispina A:

BeatA CriBp. M RIIi.i" 17 Nulla devotio: uulli deuoeio .1 Anulinus proeousul

M. Ruin. 17.11 ut iam A; utillll.m MR IS sis qUQfimus A .. seqllsris Mil "thurl!.

JillbillOrt Chrispina A; Beata Criep. M Ruill. to vixero Ai uits nixez'o

M Ruin. Anulinus proconsul M Rui". tl seuet·ila.tii A Beata Crisp .. M Ruin.

U d; A; rleum ME in caells est M Ruill,

3

34

PASSIO 8. ORI8PINA£.

si consensero esse sacrilege, simul me perdet, ut non inveuiar in ilIo die venture. Allulinus dixit: Sacrilega non eris 8i sacris obtemperes iussionibus. Crispina respondit: Dii, qui non fecerunt caelnm et terram, pereant! ego sacritlco deo aeterno, permanenti in saecnla saecuIorurn, qui est deus verax et metuendus, qui fecit mare et herbas ;, virides et arid am terram; homines antem facti ab ipso quid mihi possunt praestare ? Anulinns proconsul dixit: Cole religionem Bomanam, quam et domini nostri invictissimi Caesares et nos ipsi observamus. Crispina respondit: Jam saepius tibi dixi , quibus volueris subicere tormentis parata sum sustinere, quam anima mea polluatur \" in idolis, quae suut lapides et figmenta manu hominum facta. Anulinus dixit: Blasphemiam loqueris, Ham non prosequeris quod saluti tuae conveniat, et adiecit Anulinus proconsul commentarieusi officio dicens: Ad omnem deformationem deducta, a novaeula ablatis criuibus decalvetur , ut eius primum facies ad ignominlarn deveniat. I:, Crispina respondit: Lequantnr ipsi dii, et credo. ego si salutern non quaererem, audienda ante tribunal tuum non essem. Anulinns dixit:

Diu vivere desideras, aut mori in poenis sieut et ceterae consortes tuae f Crispina respondit : Si mori vellem et in interitum all imam meam tradere in ignem aeternum, iam tuis daemoniis darem voluu- ~ tatcm meam. Auulinns dixit: Caput tibi amputari praecipiam 1 si

I si '('OUbeIl801'1'I (COIl~el'O ~\, CQI"·".fJe/!fIm) O~l!O saerilega .1; ~iculltomIJ~er". ~IH·I·I·

lebll 1;1'0 .lfU slmul .A: et semel MR in .-IM: lib R t Auuliuus I't'(I-

consul M UI/i" 9 Chdspiu:t A: Banta CdSI" JIf Ru;!!. ~ pormaueuti corri-

!Ie/mill; permauans J. ~~~ dii - rnetuendus .1; Quiol vi~ I I!L sim sncrilaga apud [)eulII

Ilt apud imparatnras IIOU sim t absit. DeLIS magil.ls tlt omuipotene \0"1. ill omni p, ,U) \lsL MR ~ quid: qui A 1.8 Romanam : burnauam R. ~ Chrispina A; Heda Crisp. M Ill/in. ~.U iam saopi us - quae (qui ,1) S(III L lapide~ A; Deuru Ilovi tantum :

uam illi rlii (Q>1I. dii M) lapirlaa suut MR 11 mRIHt.A; manuum UR 1,1_12 1\n u -

linus IHOCOIl8111 M U .. ill. I~ om. nam non prosequeris A (/oomoio/6[.) I!_n quod ..

eouusuiat _1. '1une CQIH'6I1iuuL MR lUi COmlU(l11 lnriensi officio diceus A; at coin-

UlIlllJar·iellse officio dixit MR U doformitionem MR I~, ignominlam de\'lllliat .. 1:

ll"mpam pel'veniat Mit 1~ Chl'ispillfl. A; Beats Crispina M Ur4ill. credo ..1 •

c radam MR om. nou .1 11 audieuds (quod. iam Mab ill 011 cOlliecc)'lIt') .1;

audiaudam Mn Auuliuus I'I'OcQnSIlI j[ Iiuin. I~_l' eousortee tuae + Maxima,

Douatilla et Seeuuda MR IG Chriepina .A; Beata Gl'lsp. M R14ill.1n raeam (Jill. M tl'fldeJ'o A; trurlore ot llf Ruin. omm. iam (ia A) M a'lill. ~t Auu-

linus proconsul ,l[ Ruin. amputar] proci pia: (f. JlI'aecipio) A; iacidam MR.

PMlt!1O S. GRISPINA.K.

venerabiles deos adorare contempseris. Crispina respoudit : Gratias ago den meo, si hoc fuero consecuta. caput meum libentissime pro deo meo perdcre desidero ; nam vanissimis idolis Matis et surdis non sacrifico . Anulinus proconsul dixit: Et omnino in isto sensu tuo stnlto persistis? Crispina. respondit: Deus mens qui est et qui in aeternum 5 perruauet ipse me iussit nasci, ipse dedit mihi salutem per squam haptismi salntarem, ipse mecum est adinvan me et ancillam suam

ill omnibus confortans, ut sacrilegium 11011 faciat,

2, Anulinns dixit: Quid pluribus sufferimus impiam Clrristianam ? acta ex codice , quae dicta sunt, relegantur. et cum relege- 10 reutur, Anuliuus proconsul eeutentiam [dedit], de 1ihello legit: Crispina in snperstitione indigna perdurans, quae diis nostris saerificare noluit, secundum Augnstae legis mandata caelestia, gladiu earn animadverti iussi. Crispina respondit: Benedico deum qui sic me de

manibus tnis dignatns est liberare. deo gratias l J~

et signans frontem suam signaculum crucis, extendens cervicem suam deoollataest pro nomine domini nostri Iesu Christi, cui honor

in saeeula saeculorum,ameu.

! rleoB vensrab. MR conliip~el'i5 .1.: dispe,xeris 11[; despexeris Ru!n. Ohrl-

l!l'illQ .1; Beata. Crisp, M Ruin. ' eapud A I_I libentisaime - sacrifico .1 ~ I'Ordl1

emel, sed si bll'ifica.va]"('1 idclis MR (pas' idolis Mal)mM l(lclUIam MIM) I ~enso "1

~ Beata CI'iS]lilla M Ruin. ~" in ",hll'uu nmauet A: ruit MR d pElI' MR; et A

7 baptismi JIM: sacri baptismi ]Wilt. om:,. salutarem MR 1-1 adiuuaue - raciat

(facia .A) A; lit anima mea, sicut til vis, [1011 faciat sacrilegiuw MI? \0 AlIlllinu~ proeonsul M Ruin. Qui,1 MR; diutiesime at .1 1'.110 xjiianii: A: Cri~pinllm MU I~_II relegll.nbu' et cum om. A (homoiold.) II omm. dedit M /lui". reae It qUill!: 'lui A 18 Augnstll.6 AT?; Augusti M c'.lle~li \-illrOI'l'f!.)·I) gladio earn A; II c.a.elesti locum tsndit eam M: ad caelestem locum teudil eam R; A l'lI.elrt~li .... I. t. edd, U iuesi : ius-it .AMll edd.; IJuod IIi 1.1 ",.um, ex«. l'otestu mea (gr. ir ll'~ i-f!)lIlJ'itl) aul /,,If! ali-

tjl.irl (11)11.' Benediec M ha.b. Christo laudes 1111-0: n (l!'atill~ 8g0 cleo meo le811

Cbl'IBtv I~ ammo deo gratias MR 16 signllcuillnL ,: siguaculo cort'igtl/ld. l"_I~F.t

siguans - I1mell .·1;, I'IIB~{l est boalA Crispinll apud colouiam Thebllstillam die uonarum U()cemhri um , I uiperants .\ IIlIl iuo proconsu le , regn an 10 domi no !lObll'O Iesu Chrislo ill IIllilllte Sl'il'itll~ Sancti in saacula lUI.eCUIOl'lIm (cui est jall~ lIirilll! honor at imperium ~nrn patl'e at spirilu SIIQcto pel' infinita.,llacula R) MR

III.

I ~L\RTIRI DELLA MASSA CANDIDA.

III.

I ~fARTIRI DELLA MASSA CANDIDA.

AVVERTENZA

Dei martiri della Massa candida non ci e pervenuta nessuna relazione storica.

Abbiamo 8010 alcuni cenni nelle opere di s, Agostino, dai quali null' aItro si raccoglie, se non cbe quei santi erano stati uceisi e sepolti presso Utica al tempo della persecuzioue di cui fu vittima anche 8. Cipriano. La narrazione relativameute partieolareggiata, cbe si legge nel Peristephauon di Prudenzio, non aceordandosi con i cenni di s, Agostino e trovandosi in un inno in cui la vita stessa di s. Cipriano e narrata in modo atJ'atto bizzarro (v. p, 48 nota), cleve riguardarsi come una leggenda poetica, forse neppure d'origine africana (v. p. 42). Gli studiosi pertanto sono stati costretti a ricorrera a delle congetture pili 0 meno verosimili per ispiegare eosi la strage in massa degli Uticensi cristiani, come I'origine del nome Massa candida. E non pili cue una congettura pretende di essere quells che sottopongo nelle pagine seguenti al giudizio dei dotti.

P. Monceaux in un accurate studio sulla lcggenda dei martiri della Massa candida, edito Ia prima volta nel volume XXX vn lI900, p. 404-411) dells Revue archoologique \, cost ricom pone, nella sue linec prineipali, l'oscnrissimo fatto: nell'agosto dell'anun 258 Galerio Massimo proconsole condauuo al taglio della testa una moltitudine di circa treceuto cristiani comparsi davanti al suo tribunale in Utica; poi, sopra tntto per evitarc it pericolo dl ana cpidemia, ordino che i cadaveri veuissero gettati in una gran fossa plena di calee viva. A questa partieulare semplicissimo (conchiude il dottn franceso), da cui la glonosu schiera prese la denominazione di :ftfflssr, candirla.

I L'hs poi l·il'l'odotlo nel seeondo volume della sua Ilistoire Ullr"(li"e de I'Arriqu~ C'h,.,',tiel1nc, PM'is 1902, p, 141 sqq, iIIi pare queeta 111111 bellopera, dlilla I}llsle 1'61'Illtru vnI'rei vedere scompari ro - in 1l1lS. seconda edil.ioua - di verse ineaattesze , specie uelle pal'li ehe tl'attano dei documenti agiogrllll.ci. Nel prime volume p. 82, rlove il Manceau," anumera tutti co101'0 i quali IIi sonn, anehe lu'evemonl.e, Qceuvati della relazione ira i I teste greco erl it Iatinn della Passio s. Pm'pel'uoe, ha diDlonticato di rieordare Ill: lunga Illtro.lu?,io'le (qual cbo nil ~ia il vnlore) UII. me premeMa alla edizions rlei due testi. luoltre ('ila 1.0 Hilgenfeld (1'8 quelli ehe ammettcne la pnbblicaxione siDlllltllJlea delle due redll.7.ioni gree!!. II latina, II nulla dlee della ~Ull. ipotesi, raiteratamsnte sostanuta, di un ol'iginale pualco, Egli ricorda la mia edizicne (p. 77 nota 7), COIliO auche 'luella del Robinson ; pel'u non so De vale mal uelle citaziooi {cf. p. 80 nola;; [dove, olue il lasciare ,ilvwJjH. iuvsce di ;;JJfA"t~v, nggiunge di suo un 1'011 invcce di 1'011; 1" 75 nota 14; ['. US lIote 3 e 10, dove trascura tutte la eorreziom iutrodoue nel le"to nagli ultimi PIli tori. Lo ~le~so si de"Vu dire per la Passio MtmJatli; il M. [11 17~1 ~"iel!'a c. 12, I come ~e fossa seritto nectSSlTrjo t'cliqua s-ubiuftl;llimU8, mentra Ie nltime edd, leg(,"Ono, meglia, tltJcusllril> ,'. s.] COSII. mi pllre,nbbastauZB. strana in UD.1l storia lcuef'l7.ri.£ dell' AerieR ertstiana. 11 M. prosegue ad accusare Tertulliano di aver attrlbuito ([JI' 1m. !is) II: Perplltua lavlsione di Saturo c. 11-1:3 (I 76 [Iota 5), mantra il Robinson (TA,' HmiQtl u{ 8. IJel'pelW1 p. 55 noW. I) OIRIerv6 che I'apologillt!!. probabilmente volle alludere nUll. visioue di Psrpetua c. 4, dove Illfll.tti si dsscrlvs nel giAl'dioo celeste il PutOI' buoeo circourlatc da Jlersonaggi lulli biuneovestifi, e ('ioe appuuto dill tno."'!I'·uw l~flIadirlolw.f ell:",.tJjtws, Quanta A DinoCl'ate, non l,a1'e esaUo il dire che I'el'petua nelln seconda visione 10 <leRCI'ive ill paradiso [p, 87 1I0ia 4), E!'i!lIl ce 10 vuols rappresentare,

Ill. I HARTIRI

deve l'origiue, secondo ogni verisimiglianza, la poetics leggenda raecolta da Prudenzio Peristeph. 13, 76-87.

L' ingegnosa ricostruzione non mi sembrs, per dir il vero, piensmente conviucente oggi , come Don mi sembrava prima che il Monceaux. la faeesse sua (cr. Morcelli Africa Christiana II 150; B. AnM L'Eglise ei llE¥at etc. p. 386 sq.; P. Allard Histoire des persU:t4tions III 109). Essa mi ha I' aria di una razionalizzazWne della leggenda Prudeusiana.

In primo luogo , io 80 bene che uelle eatacombe di Roma. ed altrove occorre spesso di trovare dei cadaveri ricoperti COD uno 0

seeondo ogni veresimigliansa, in qual luogo di refrigerio, in cui molti .allora cl'edevano chs Ie auime dai giusti non morti per 11\ fede .LteJLdesSIII·o i1 glorno del giudizio finale (ef. Tsrtulliau. De a". M·55; Abberger E110h(l101ogi(J P .. 006; P. Franchi mi Alii cki 88. Montl:U10, Lucio etc. p, 67 nota I J. Della seccbis plumbea di Tuuisi iI M. coeosce (1 89) l'illter'pretaziOtle del de Rosai , ma nulla - ... quautc seuibra - delle gravissilUe diffieolta ebe da tempo le IIi moasern centro, e prosegue a vadere una orante, dove invece e rappl'e@euiala una. figura ruitic& (d. Le Blant ill MiJlnngel dB t' Boote (r"flllgai8fJ de Rom~ 3, 188::!, J!. 445-(46). Qualcbe volta i testi latiui sono tradetti iuesattamente. CO$i I 88 IIi dice che Perpetua, per IInirla con l'Egizio, ' lui to I'll Ie_ doigtl! (I)et lui ~crtl!le 1& tete', maull'oil t08tO ha iUI1aN: ,MinUS Iddigil08 in d.igil08 >ldUe"8f1I Ole n.aprtJhtndi ilU capvt (c. 10, II, p. 78 GebhRI'1lI). II l'a~BO deg!i Atti di s, Montano 19, J (p, 151 Gebb.) uleimi {14roris BU!'" ?>iflyis mill" lI10rtis timeI'll qualll 111(111'1'6, eitato 1;1 trll.dotlo dal M. II 174,. e stato eorratto e debirameute lnterpretato dill Wilamowib, (H8"I-me.t 34, 1m, p. 512; cf. Amd. Bolland. II;!. 1900, p. 48). E dove 9i deserive (II 237) u martirio di 6. Cipriano, e della che egJiIC IIi {ece legal"e Ie mani », aientre gli Ani 5, [, (p. 121 Gebh.) portano Cypriol!tls mlmu sua oculo8 sibi tea:it, qui cum laciJliru manual." lig(lrll' sibi non piliuissel .... ei ligavm'"ulli. Vuol dire (e cosi I' ha iutes& a1trove 10 sLesso Moneealllt, II 100) che iI sauto si pose da sa intoruo al capo il faz!oletto (ll1d"iae t1IaTlUflles; ef .. Passio s, MOil/ani 15, 2, p, 155 Oebh. manuo:lem quo oculol (!feral ligalurus), ma non riuscando a lega.l -s elo eon Ie prop pie raaui , fu a;umto dal prete e dal suddlacone. Ridicolo sarebbe stato iI I!.ol!l.!·e che s, Cipriano non pote legarai Ie mani da ~e! - Della Pnssio ss. Mtlril111' et Iflcobi e. uaturalieslmo che il .M. ignoei la mill edizlone tl'OPPO recente. Avrebbe reraltr'o dovuto tener eouto del frammenloedlto dal Mercati nell'eceellente s(witto Di .lllCt!71i tlUOlli S"fluidi per ta erial/a dtJ, teno di s, Cipriano, Roma 1899, p, 89·tI!l. che duole di UOD trovar mai menxionato in UII' opel'a dedicata ill buous parte 11.110 atudic di II. Cipl'iallo. La uots 3 a. p. 81 di codesto scribto del .Meresti avrebbe spiegato al M. per quale semplice Bvista it Preusehen (non I'Harnack) ha posto gli AUi di Agario, Seeoudino etc. (cioe I. intiera Pallio Mariani el lllcob,) fra i documenti I!mpetti e Sli avrsbbe I'isparmiato la (atica (II 160: of. 157) di dlfendere l'au'teuticiU di un episodio ill realtil non controverso. L·lI.uwre della Paulo S qualifieatc dal M. ' un demi-lettrs, presque un ignorant' (p. 113). "fa ie non tr.·ovo troppo inferjore la Passio illal"jani a quells Manr(ll1i et Lucii, e trovo invece ehe ([I) serni.ignorante [Jon avrebhs p. 68. applicata cosi ccsrautemeute (sill: pure 11<1 orecchio) Ie. elauscla metrica, Oi questa il .M. non si occup.a in nessun modo, neauche dove tre.tt.& della lingua e della stile di s. Cipriano, pur eonosceado il Iavoro del Watllon,

DBLLA. HA.SSA CANDIDA.

41

due strati di calce I; ma non so se l' uso di questa allo scope di distruggere al pill presto le grandi masse di carne umana ' (cosa l come ognuuo vede, molto diversa) ci sia attestato da alcnn anticn scrittore 0 da alcuna scoperta archeologica, Secondariamente mi sembrs che ad Utica, volendo toglier ill mezzo una quautita di corpi nel modo pill spiccio, uoonomico ed insieme abbastauza igienico, non si potesse non pensare al prossimo Mediterraneo. II getto ill marl' delle spoglie dei martiri 7 anche per sottrsrle alia venerazione dei fedeli, fn invero usitatissimo in tutte le persecuzioni del primi seeoli. 10 credo inoltre che 1& panra delle epidemie entrasse molto di rado

che riassume le ricerche origiuali di W_ Meyer. Qllella che - a quauto pare - uou ecnosce, e I"opel'a del NOl'deu Die antihe KUTI!tp,'ola (II, Leipzig 1898), - II M. (il quale non credo ablJja letto i miei All" dei :fl. Lucio e MOlltafllJ, poiche, mi pone in nil I'ascio con l'Harris, qUlSi abbia l'iteuuto anch'Io qnel doeumeuto pel' I' opera di un (o.bnr;IJ) atTel'ma ehe alia worte di Galerio l1asaimo il il-ls gla.clIi dovette 68.S6I' preso da UII prOC\4rator • Bllivant la eeutume ' (II 170). Ora ci6 ehe mi sorprese nel passo degli Atli di Montano. a cui si rifel'itlce il M '.' non il i] fatto di UII me.gi!lrato i"lerinale, si belle I' essefe qussto magistl'lI,to un procurators, • ("it anorrnal 811 premier ehef ', eome dice it I'allu de Lessel't (FalSIIII I 2tlll) , - Parlando della Vila di II, Cilll'i!l.D.1) pet PQnlium iI M, adduce dal De vi,.,.!' mlu31ribw di e. Gil'Olaaw i'arlic!Jletto biogl'alico dall'autore 6 8pendu una meZl,li I'agilla lU UB) pel' dimostrara COIIIO esso riguardi appunto iI Ponsie scrittore della Vilo a uoi pervenuts, Egli lion 118mb r a essersi aecorto ehe 8. Girolamo ba desunto I'artieolo (lalla Viltl sleliSa, - Dove ai tratta rli 1'1. Cipriano e i Douati~ti (11 3G( !lj.) Hi potrA citaN! 13 memoria di G. Mel'ca.ti Di "n I~{JO aonatistico neHe oper« <Ii s, CiprirmIJ UIlI Rtmdiconli del R, lst: LomoQ.rdodi IC. (I lstt, aer. II vol, ;j2, 18~9.

I Essendo questo uso ccrauuiesimo, tanto a Rama Delle catacembe [v. Boldett: (k.fl!rtla·~iIJni ,oyra i cimi'cri 1" 290; Kraus RE n 878;. A rm",lIi IIi Oli anUMi cimilel" ai Rom a e d'llulia, Roma 1893, p. 6), quanto in altre Ilal·ti ~p, liS, in Africa, regions ebe qui IJili l'al'ticolSl'menle c'illtel'es~a; v. G~el1 Mon"ml!Jn'8 antiques de Z'Algerw, Paris J 901, 11 pp, 40. 42. 258. 29J. 34::1. 4U3) , non polrei faeilmente eondividere la Sflutenza del Krll.!I8 (RE II 87), seeondo III quale ~i sarebbero coperti di ealce Ie lole spoglie. dei morti pel' ma.lattie eoutagiose. 10 credo cbe a l'agione l'Aringbi (lWmn $ubterranlla I 117) ravvisaese nell II, cslee ~palmlta sopra i corpi, 0 in cui qnesti venivsuo immerei, una specie di imbalsamazioue aconomica lcf. I"U80, pure riscoolrato 9 Cartaginc. d'irnmergere i cll.daveri iu UIlO strato di I'eaina [DelaUre in Compte! rmdw ~ l'Acad~mi" dt!s UlsC7'ipti01ls ,t dllil bdJ", It!tcrt!1I 1902, p, 597]), ovvaro eel Martigny (Dicliotlnairt! de' alttiqultb chretif!HM' I, v. 'chaux 'J cbs s] traUi di unasorta: di (eretro aJ'tificiale, dirett('l, ueu gil a distruigere il cadavere, mil. ad assorbirne 0 trat· taaerue gJi e.Hlllvi. E inIaUi si deve uotare ehe III. calce UOIi vellin disteu diretta· mellte sui corpo, rna sui corpc veKtito e ravvolto ill an Iensuolo, €I 1& cldee lion era viva, in polvere, si bene ridotta con aequa a una pada facile ad esaere Bpalmala. ell incompal'llbilmellte meno veraee. Di qul e forse cbe 8i sono p.:lluti trovare del notevoh residui dei lenzuoli sleBS! (Boldetti, op, cif.. P: 200 e AI'mellini. Lesioni popolari ria aroMalogiLI cri.tiana, Roma 18!l3, p. 18d asSiCII,.RIIO d'averne veduti con i propri eechi) non del tutto eonsumati dOjlo lanli seeoli.

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Ill. I MARTIRI

in petto ai Romani, soliti com' erano di abbandonare in aperta campagna. gli avanzi dci giustiziati, anche se assai uumerosi, 0 di gettarl] alla buoua nei fiumi, Non c' e hisogno di addnrre esempt, qnali l'esecuzione degli aderenu di Seieno trascinati. giil. pa.trcfatti, nel Tevere (Tac. Annal. VI 19), 0 quella dei cristiani di Cesarea nel 80B! disseminsti per i campi in preda aile ficre eel agli nccelli, secondo ]a raccapricciante descrizione di Eusebio (AlP IX 8-12) I.

Rifiutando, perche, a parer mio, non abbastanza verosimile, 1& ricostmzioue segulta dal Monceaux 1 io 80110 loutano non soltanto dall'accogliere la Ieggenda Prudenziana cosl com' e, ma eziaudio dallu scorgervl un fondamcnto storico qualsiasi, 11 Monceaux lis. posto in rilievo egregiamente (p. 4.08) la inverosimiglianza di 'luella leggenda, di cui non ci ~ dato cogliere nessuna traccia nell' Africa. !) e qnanto pnetiea altrcttanto eontraria al modo di procedere dei magistrati romani, al modo. ill parti .oInre, con cui procedetteru appuuto ucl 258 e nell'anno susseguente a ltoma, a Tarragona. (lhss. s. Fructu()si), a CH.rtagine (Acta s. Uypriani.. Passia ss. Luc.ii et Montalli), It Lamhesa (lhss. ss. llJ(,ri(tlli ct fIIcobi). Solo cgli non hacrcdnto di accennarc - ne iutendo di Iargliene gran culpa - l'argom mto che aleuni hanno ricavato ill appoggic, tie non proprio della leggenda, almeno dells sun verlsirniglianza , dal fstto cho anche ultri martiri trovarono Ia mortc nella calce viva.

VII tid ~(,ltefl' di snpplizio, non 1111111'0\ visato dn una tuoltitudille fun-ute , ilia. ordinate da un giudice romano, desta di per sc

! Non ricor,lero falLi pi!) untichi, come quello dei ·moo uorniui <leila 8'llllruigione insorta di Reggio, ehe, dopo nccisr, ;'AJ:!I,,8tlFn's "is o VGt7IHT'T Ill""fl I' Tl rp6 nrs "";A.fWS ,'("!(llnv (I' Esquiliun), ,mil n,oovwv 11'(1\ ~,,,·,;;v ,1'fq,O{'I""m,' \ LJiOflYS. Hal. ~II, hi). Cf. Studt .. I~s(i I) (lOOI) P. 13.

~ Oi6 apparisce dai divers; luogh! in elli ~. Ago~tino pal'ia olellil. Mwwl cIlIllI,a". 01 11.11() 0 eli questa deuominaeions 111111. spiegaziollll pueameme IlJIegol'ica V" '}J~. 49, c. 9; in ps, 149, c. 17; 991'010 306, C. 2; semDn lH I.; ap. Migne PL 30,571; 37, lRHO; :111, 1400-1401; 1-I1i) e da. IJIl diseorao Ialsameute attribuito allo stessn s, Agoslino (a[> !lU!!,lIe PL 39, 2352.2354), rna secondo ogoi vel·oso.migliunza scrittc in .\fl'icn. II Tillemont (ME IV 175) bit acutamente o!!!!ervalo cbs ae Is leggellda Pl'udellli!llia fo~~(\ sta ta eonoscl II LA. ; n A fr-iea, i c i reoaeellicai, i quall si gelta vane enai a!,l9!1S0 nolle fiamme, )'&vrebhel'o faLta. valere a loro favore ltJoicbe secondo e~~a ; treceuro 8; gettarono rla 8'" nella bur-a della calee), mantra lion ~e ne trova parcla, come nennehe ue fa aleun cenao 8. Agostino dove tratta 111. qUlIstione !III II quando il suieidlo si pOSSIL IICU881·O.

bELLA YASS! CA.NDlDA.

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1& nostra diffid·cn7.1l I. Tutta via, se ne avessimo notizia. in un contemporaueo deguo di fede, qual e s. Dionisio di Alessandria dove riferisce il msrtirio sostenuto da Giuliano, Cronic, Epimaco ed Alessandro, sarebbe certo irragiouevolc persist ere nella diffidenza. Ora s, Dionisio dice dei primi due che ci(T/3~(],Ttp 7rupi KaTeKa'1CTct.v. dei due ultimi che 7rUpL au-/3eUTtp Ole xMJr/Uav (ap. Ens. He VI 41, 16. 17)1 Ie quali espreasioni si vedono prese uei Menei (30 octob.) e nella Storia eccl. ill Niceforo net sense che Giuliano ed i suoi COIDpagni fUI'OllO brnciati COll In calcina ; poiche quelli hanno aa-(3EUToll rEOVTOS KaT' miTwv EKXUfJivTOS KTA .. questa TITcf.VctJ 7rpOCTP1~€VTES 'EOUUU OELVWS KaTE~'Ae'YOVTO (V 30 ap, Mlgne PO 145, 1125 n), E quiutli i1 Valois, che uel prime passu di a, Dionisio trsdusse ardentissim» igne., voltl) uel secondo v'ivae calais incendio, versioue aceolta scnza discnssione dal Tillemont (ME IV 171)) e da tutti quelli elre attinscro ai snoi volumi 2. Ma so J; Q.CT/3euTos (sc, TITClVOS) valeva reahncnte calce viva , come c'insegnano i numerosi esempt addotti Del l1wsa14'fus dello Stefano, questo nou .~ ne, a mio giudizio, PUt) esserc, specie in uno serittore di prosa sempliee e piana, il signiflcato di 1r;; p Gu{3eUTov. flup ilfJ'{3€fJ'TOV significa un grandissimo tuoco divampante \ come l'omericocpl\.bf (l(1'/3EuTos (fl 123 ; P 8\:t), e Dionisio, con tale naturalisslma iperbole, !la semplicemente inteso ill dire che i quattro martiri fnrono gcttati ad incenerirsi (OLEXUR,wav) in un immense fuoco. A questo modo di abbruciamentu e alia espressione au{3f:fTTov 7rUP si (JOSSOllO npporre, conforme avverte 10 Heiulehca (ad Eus, IDe, eit., not. 14), l'abbruclameutc 1\ piccolo fuoco e l' espressione IJaMJaKov rriip (Eus, He V III 12, 1 j MP 3, 1). Dal

J Chi citasse I'esempio dei !\!!' Massimiano e Bonoso mi8ri iii ca'citl«fI. vivrm. per ordiae IIi Giuliano zlo dell'Apostata (Ruin, p, 521 sd. Verou.), mostrerebbe iguol'are 11 ya,lore doi 101'0 A tti.

2 NOll e l'unico CIUlO in cui una espressiolle mal compres& !Lblli. fRlto immtlgi. lIare lin aupplizie. P. as. s, G.'egorio Nisseuo, raceentsndo il blarlirio di B. Teodoro arso ~ivu sul raga, lisa in uu passe III, espnlc!;!Iiono Tlj. 4l}"tryf>T/":tp,,,. :'''F;V~. "UP"'IlV lMigne 1'0 40. 737 It). Di qui Ii Tillemout (ME V 374) ricavava che , sncoudo l' oratorc , il llI&rtire devette esser divorate dalle fiamma <Ii una rOl'Oa~e, EgIJ h(Ju ri.lleUe .. he, negli snitlori di epoca tRrdll. ,"lllWOS (. ,·oleilliel'i IIdQPuJ'alo ill sensa generico e IJUU designare a.!u~he il rogo , ~ome e. g. nel Testameuto <lei XL martiri di Sellaste I 3 (OebbardL p. 167, 12),

~ Nel N T. 11" d. e ehiamalll u fuocO dell' iuferuo (lI1t, 3, 12; M~, IJ, 43; Lu, 3, 17),

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111. I MARTI&I

~aAfiUlcby rrup la vittima. restava benst soffocata 1 e seminstnlata, rna non distrutta C81a.xv8€lua). Ritcngo peru illecits la identificazione del J1aAfiaKov rrup col J1C1.Kpay rrup' (Ens. MP. XI, 26) proposta dal medesimo Heinichen, sebbene I'efietto del primo non differisse molto do. qnello del secondo in quauto uccideva lentamente il condaunsto senza per 10 piu distruggerne il corpo, come accadde, fra gli altri, a s. Policarpo ed a s. Pionio, Perehe, mentrc paAfJaKav rrup significa un fuoco coperto, tutto famo 2, /JaKpov rrfip denot& un fnoco grande e vivo bensl, ma posto a notevole distanza dal condannato j 10 dice chiaro 10 stesso Eusebio (MP XI 19) acpBfE{u'1s eEw (bra /JaKpov c.i1fO(TT~.uaTosK{JlCACf' 1f€pl aliTov Tijs rrvpas KIA.

Tornando alla leggenda della Massa candida, 10. sua inverosimiglianza none dunque attenuata per nessuna manlera dal confronto col martirio di s, Giuliano e dei suoi consoci, riferito da. s. Dionisio di Alessandria. Ma donde avra essa avuto origine?

Dei trecento martiri utieensi non si aveva alcnna notizia storica precisa nella. seconds. meta deJ IV seeolo. Quel pssao della pseudo-Agostino in cui si pal'la di decapitazione 0 di iugulatio, e in cui si afferma nella stuolo uticense essere stati rappresentati ogni sesso ed ogni eta, non si puo addurre come prova del contrario. In una schlera cost nnmeross era facile il supporre che si fossero ritrovati uomini e donne 1 vecchi e fanciulli , ed auche piu facile era. I'immaginare che il massacre fosse stato operate COil la spade, cioe con I' arma pili comunemente usata nelle esecuzioni. E false poi ehe l'autore pretenda di sapere che i trecento appartennero a diverse nazioni , 0 province, come vuole il Tillemont (ME IV 175-177). Certamente 10 pseudo-Agostino dice una volta (Migne PL 31,2353) Massa haec {ratres (siCtt-taudistis ' ex, omni populo et trwubus et Unguis ,) e.x uftroqzte sexu et ex: onmi aetate collecta est.

, Lampridio, Ale;rllM. Se». 36, 2 (I 274 Patar), usrra chs quaBto imperatore (eee uecidera un 110m!) ael rcro Tranaltorio [um» adposi.!o, qlJ~m 61t! lli1)1dil alque "midis liIPli8{i.cl·j iunerllJ. Di tale supplislo gli A Hi dei maitiri ei rifel'isooJlo diversi esempl, Vedi Buaeb, He VIII 12, 1; Pes«; Tarach.i etc. oJ. (Rniu, p. 3~1) etc ..

t Fuoco des.eri ue nsst\i elegautewente da Prudeozio PerisJ8ph. 2, 334 !qq. prunas t~Blltes J/n-,li1f; - n6 (erfJ(}r ioniW.!l l!i~r,,'5 - os con!umacis occupet - et cordis inll',' abdij{l. - VQPor S6neSCC11.11 laJlfluea.t, - qui ftatl.s a!flofu brefJi - iOI-mema !Bnstm templlIl'B! - sC1l1iiustulmi corporiJi.

DELLA MASSA CANDIDA.

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Ma Ie parole BiclI'/, (ltuiistis - et lin,f]uis chc devono stare, e difatto stanno nella cdiz., fra parentesi, SOilO Ull semplice e stiraechiato richiamo 301 luogo dell 'A pocalisse (VII !I) citato a principio del Sel'llIOIIL'.

Esseudo pertauto ignote le vere e precise circostanze del Iattu (poiche altrlmeuti nun si sarebbe potuta forman' la leggeuda riferitaci da Prudenzio, non pure diversa, ma contraria), si comprende come l'attenzione del popolo sl portasse sulla denominazione ]'lassa c(,nclida e cercasse d.i riconoscervi uu' allu lone al grande triont'o I anzi perfino un accenuo al gcnerc di morts incontrato da quegli eroi della Cede. E It qual geuere di morte pot'va mal alludere 1Ilass(t candida, Be non a LIlla immursione dei martiri ill unit [mea. di caudida calce bruciante ? Ma questa intcrpretazion ' materiale 0 fu seeuoseiuta 0 non tl'QVO ere {lito - non foss! altro presso Ie classi piLI colte - in Africa) dove del nome Massa candida 51 proposero 501- tanto delle spiegaziuni allegoriche.

Perche dunqne i feduli immolati presso Utica si chiamaronu Is. Massa candida? Per una ragione forse molto pill prosaica che fin qui non 5i sin pensato. Anzi tutto si ha da notare che i nostri martir! nOD si chiamavano propriameute Is. ]f(t8s(~ c(mdi<i(t, 51 bell j sauti ilell« Massa candida. 8ancti iJlassae camlidne hanno il Calendario cartaginese (ap, de Rossi-Duchesne JJJJJ p, LXXI) ed una iscrizione rinvenuta, non sono molti anni, a Guelma (de Rossi Bullett'ina eli archeol. crist. 1894" p. 39), m(wlyt'lJs Mass(tc ca11didae leggiamo in capo al sernrone 306 di s. Agostino. Quindi si e indotti a, pensare che Jfasslt ccmdicla lion fosse precisamente la denominazione del gruppo dei martiri (denominazlone , del resto , senza nessuna anslogia ue fn Africa ne altrove 1), ma vquello del luogo dov' essi stavano sepolti ed erauo veneratl. E do risnlta adevideuza dalle parole di s .. Agostino (ill ps. 49, c.9. ap, Migne PL 36, 571) solu, fit proximo quae clici(ur lUassa candida plus lutbf't fJU411~ centu.m 'LuilUjlta.'Iinla ires mm·tyres, pel' quanta altrnve, sttcuendosi I credo. all' usa comune ,egli applichi la denomiuazlon di lIftfSS(t auuiul« allo stuolo stesso dei santt. Ora ci si presentano due possibilita: 0

I La Jlasso c(llwid/, (0 $1l,'Cfn) spagnuels iJ nUH tarda imitazione della Ma~sa Utleeuse. cr. Titlemont ME V 230. A7G ..

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111. I MA.RTIRI

il luogo prese it nome dalla strage dei cristiani, od chhe un nome utfatto iudipendente da essa. Quale III pili prohabile? 10 non dubito d' affermare che la seconds. Se infatti iI luogo avesse ricevnto il nome dalla strage, questa vi dovrebbe essere ricordata, 0 accennata, ill qualcho maniera menu dnbbia. Chi mai (ignorando il fatto) riescirebbe a scoprire nella denominazione di Massa ctlndida la pili lontans allusione a una strage, a \111 martirio, a un sepolcro ? COS8. ha di singolare questa denominazione? Mas.'1a valevs uotoriameute quanta tenuta, e l'antichitA. ci offre molti lnoghi denominati da codesto vocabolo comuoe (lJ-fassa Cessano, Massa Mariana. Massa Jtcu!1lestina. Massa Varronial1(J, etc.) I, Nessuna meravig1ia dunque che esistesse una Massa anche presso Utica. Ne pifl sorprendente ~ l'epiteto candid«, come quello che ritorua in diversi uomi di luoghi: c' era }I. es. in Britannia una Cast' candida (v. De "it Onomasiicon s. v.), presso Roms. la Silva candida, in Gallia ed ill Africa un PromonioI'tum eandidum (v. Pauly-Wissowa RE III 14;3 s. v. Gandidu",.) .

. Conseguentemeute non ci puo stupir di trovare eziandio una Massa candida, cosl chiamata Jlcr la qualita della terra, 0 pel' altro,

E vero che ccdesta denominaztoue si lJl'esta,vR,stiracchiandola alquanto , a esser messa ill relazione COLl i Martiri uticansi cula sepolti, ]Jfassa,ch) era adoperato anche nel sense di globe, moltitudine densa, richiamava il numero grandissimo ; candida, il colore proprio dei martiri. Accadde a lUI dipresso ill Utica (se la mia congettura coglie nel segue) quello the pill tardi si ripet~ in HOn1Il., dove ai volle collegare l'origine della. deucminazione Silv(. candida col martirio dei S5, Marcellino e Pietro ivi deeapitati. Inveru ll~ Ieggenda di questi martiri pretends che I' epiteto ('(waid" fosse sostituito ad un nriginario /li9m appnntu in hunorc sanl.'torum 2 .• Ma ill Utica si audo pit) iunanzi, trasformando addirittura il nome del 11iOgO in quello della moltitudiue dei rnartit-i. eii, a. Homa non si pot~ anche per la ragionc che i martirlconsumuti nella Silva canIlida furouo soltauto due 0 (contando Rufina e :-;econda) quattrn, 81:lpponiamo per un momento clie la Silva candida avesse ricevuto Ie

I Di molte masse» in Africa sl pRl'la uel Libe» pOtllificali~ ed. Mornmsen 1'_ 5tI (S/l/tmt. 15.20).

~ cr. !llauocelJl CQ"lIn. ;/1 NeapoUt . .A;ri&eJ!dul" p. 404.

UKLI.A MASSA OANDIDA.

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spuglie di eeutinaia di eroi della fede; chi sa. che ora. non avremmu una Silva candida di msrtiri, quantunque il vocabolo Silva mal si presti a deeignare una moltitudine?

Restano poche osssrvazioni sui fatto della strage. Che Galerio Massimo proprio 0.1 principia del periodo sanguinoso della persecuzione di Valeriano condannasse alla decapitazione, dietro regolare procesao, trecento cristiani allincirca, senza distiuzione di grado De di ero De di aesso, non mi pare troppo credibile. L'editto del 258 Impoueva l'esecnzione immediata dei vescovi, preti e diaconi j della mssss dei fedeli , della plebe 1I01l ai occupava, I magistrati dovettero dunque cominciare dal colpire le classi specificate dal sacnem praeceptl4»~ per scendere solo pill tardi, ove facesse mestieri, aile esecuaioni ill massa. Cost accadde in Roma: i fedeli furouo sorpresi col Ilapa Sisto II e COil quattro diaconi nel cimitero di Pretestato j iI papa e i diacoui ebbero mozzata 1& testa, gli altrl fnrono risparmiati, Cosl parimente aecadde, piu tardi .. a 'I'arragona, dove finirouo sul rogo soltanto Frnttuoso ed i suoi due diacoui. A Oartagine stessa il procousole comincio dal 6010 s. Cipriano, lacui morte fu seguita da un periodo di tregua, durante il qusle non ebbero luogu eseeuzloni eapitali (Pass.ss. Montan'i et Lt~c-ii c. 21) I. D'altra parte Galerio Massimo non ci si rivela nomo cos) sanguinsrio, quale hisoguerebbe supporlo ave fosse state I' autore del massacre uticense. Egli condanne a male iu cuore s. Cipriano (Arta proc. 4, 1)1 il qusle dei vescovi immolati nel 258 e uno t1ei pochissimi che non abbiano avuto dei preti 0 rliaconi commartiri ; anzi ad nu prete e a piil di un diacono fu pennesso ill assisterlo negli ultimi istanti. La plebe, udita Itt condanua, sollevo del tumulto; eppure lion vi ebbe, almeno ill quel giornu, repressiono violenta. Di pill l'ultima Iettera di s, Cipriano, scritta quando Galerio Massimo si trovava an cora in Utica, non mostra sllpl!r nulla di sangue cristiano gia sparse, parla soltanto di persecnzione imminente, e l'autore vi anuunzia il suo 1)1'0 sima ritornoa Cartagiue per fIUIVi udire dalla bocca del proconsole ql,id imperaior6<'1 super ChristitHlamm lait!o-rwn et episcoparullt nomine mandauerin; (p, 841 J 18 Hartel). Final men ttl sembra che ill tut ta Ia provincia

I It joOSsibile ehe eif'o ~i ,lobuli. ill parte alia. 11m I t() Iii o,alerio MllSlli.m{J ~0I'I"Il\veuuta quasi .. nbito (Acla II CYl'rim'li!'i. 8 '1'. 127 Gebh.].

48

m. 1 HARTIRI

d ' Africa il VeSCOVO di Cartagine fosse il primu a lasciare la "ita Botto la spada, Flavlauo, caduto vittimn della stessa pcrsecuzioue, dice in un luogo (Pass. Lucii ei lI-lontani c. 21, 3, p, 158 Gebh.) cum allhuc f'pisCQPus nosta solus pa.ssus fuisJid. Oho sc egli intende parlare della sola Cartagine (cosa assai possibile), lion C cos} dove Ponzio diacouo (G:i,priani l'itl' c. 17) scrive di s, Cipriano prior ill prol'illcia lIIarfyrii primitia.s dedicaod, Ben e inteso eli" egli parla delle esecuzioui vere e proprie, uon coutando coloro i quali, condannati tin dall'anno innanzi all metall« a Sigus in Numidia (posto che fra di 101'0 vi fossero auehe dei Icdeli della provincia), erauo morti a causa dei patiment! iuenarrabili <Ii quella durisshna vita (ef, Cypria.n, ep. 76, p. 828 Hartel).

Mi pare pertauto nssai inccrta Ill. supposizione che it massacre uticeuse abbia preceduto il trioufo di a. Cipriano. Questa supposizione del resto, ogogi universalmeute accolta, dietro il gindizio del Ti1lemont (lIIE IV 177),. poggia, come riconosce it Tillemont stesso (p. f;41), sulla testimoniauza di Prudeuzio e cioe di Ull poets, cui naturalmente non stava altro a euore che di abbellire ed ampliare la storia troppo scmplice di s. Cipriano, e che uon si pote far colpa (datu che si trattl di una mutazione sua) di autieipare d'uu RUllO l'avvenimento, come non se la feee di trasportarlo da Utica a Cartagine (Peristepli. 13, 70 irltluebat i nde - spi,'itus in populum Oarl1wginis etc, j ibid. 88 taeuor irderea [Qlfprianus] 011 dien; Slum~m [sc. dei martirizzati nella calee viva 1). La data della festa dei martiri uticensi (18 0 24 agosto) anteriore di poco a quella oi s .. Ciprianu (14 settembre) puo esser 10. causa dell'avere Prudenzio - 0 mcglin i1 popolo, 10. cui voce egli raccolse - creduti martirlzaati gli uui prima dell' altro. Cos) sembrs pensare anche s. Agostino quando dice (sennv 311, 10 ap. Mignc PL 38, 1417) inde jtoruit Uticensi« lflass(1 candidtt, inde lmn mflgnmlt et eledum granwnt, hie oeatissimus GJPrianus. III qualuuque modo l' IUltorita di Prudenzio, narratore cosi poco scrupoloso, come si manifesta uel raccoutare la passione stessa di s. Cipriano \ non tiene di fronto a qnella di un contemporsneo dei

I Coulonde al principio s. Ciprjl1[lo di Cartaginll con B. Cip"jauo d'ueiente, traKCO['a Ill. eonfasaicne e I'esilio del 257 1I fa preeedsre i] processo e III passiene dsll'anno sllssegllente, ill!. un impriglonerneato nel "!treel' iIJr~.rior di CIIortagin6, ehe III. vita pel' Ptm!ium 6 gli ..tela PI,tJcMsul!ll'ia escludone addj"j ttura,

DELLA MASSA. OANDIDA,

49

fatti, Ponzio diacono ; lie vale a corroborarla l'sceenuo di . Agostino, cosi poco esplicito, e dove egli non Ira Iuteso ueppure lontanamente di far dells storia,

III eonferma dell'asserzlcuc di Prudenzio, sl dil'i1 forse, sta il fatto che il proconsole si trovava ad Utica poco prima del proeesso di s. Cipriano e che aveva dato ordine di trasportarvi it vescovo IIi Cartagine pel' quivi giudicarlo (Oypriani ep, 81). Mil. tutto questa siguitica proprio necessariameute ell Is. persecuzicne sanguiuosa ill Utica intiorl prima della morte di s. Cipriano e soltanto prima? sign irica che Galerio Massimo dimorava in Utica per iniziarvi III. persecuzione ? Le cose 1)08S0110 essere andate ben altrirnenti 1 mi pare: potl' il proconsele trovarsi ad Utica pel' tutt' altro motivo, quando gli giunse l'imperiale preeetto, ed egli, volendo eomincisre dal voscevo piu illustre e popolsre, ne potendo forse tornar subito a Oartsgine (egli era infermo) a vel' pensato di farsi menare s, Cipriano ad Utica.

In couclusione, se il massacre degli Uticensi si deve porte nella persecuzione di Valeriano, io pronendc, in questo memento, a Be 'gliere r anuo 259, anuo in cui troviamo auche altre eseeuzioni - piil o meuo in maSSR - di ecclesiastici e eli laid, di uomini e di donne, ". g.a. Lambcsa, couformc c' insegna In Passione dei 56. Giacomo e Mariano.

Ma come mai di UIJ martirio cost graudioso, in un tempo ed in UM reeione relativamente cosi riechi di relazion! scritto, non esiste uessuna storia, ue forse esistette mai, poiche giit. nel IV secolo 5i aveva del fatto appeus null. uotizie vsghissima ? Abbastanza probabile mi pare Ill. congettura proposta dall'Allard (IIist.dcs peTs. III 107) e ciot'· che i martiri uticensi fossern uccisi in una qualche maniera SOD1- maria, non in seguito a rezolare prucesso, Questa. ipotesi c favorita dal numero stragrande delle vittim e (se egli merite qualche considcrazione) dallo pseudo-Agostino, iI quale si figura l'avvenimento come IIntA> irruzione di guardie arrnate in mezzo a una rolla pacifica di cristiani. Nota il paaso : si qu,i forsifan illfanllttn materni.s uberiuu« inhi(mtes fernt11t Im(uerunt perseque11t'is euuier«; app1"essi Yuma clmaVer:ll1U materuos inter dukes obier« complexus. Natnralmente io non nego che anche un magistrate PUQ aver fatto decapitare trecento persone insieme, come Seneca (Dial. IV 51 5) rifcrisce ill Voleso

"

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Ill. J MARTIRI

proccnsolc d'.\sia al tempo di Angustu. Ne sembra invero che molto pHI mite fosse uell'uuuo 25!1 iI legato di Numidia, il quale, a detta dell'autore della Passio ss. 1llarflmi ct Iacohi, alzu In strage a monti nelle vicinanze di Lambesa, facendo decapitate pCI' molti giorni di seguito lunghe sehiere di laid e di ecclesiastici I. II ("aBO degli Uticensi non P impossibile che silt statu suuiigliaute, tiue a di re che HOII tutti e trecento sieno stati sveuati in nu glorno, rna succe sivamente, e cite poi la Chiesa ne ahbia fatto un' uuics eunnnemuraziune l1ell'area cristiaua di Massa candida ill cui riposavanu. Non e neppure impossibile ehe 1& canrmemerazione comprendesse i martiri corouati ill tntto il II rriodo della, persecuzionu di Valeriano 2.

Ove si preferi ica la ipotesi di una eseeuzloue sommaria, si duvrs peusare a una sorpresa nun diverse da quella di cui fu vittima Sisto II. I fedeli sarebbero stat! colti <lalla poIizia ill un cimitero (centro le prescrisioni dell'editto del 257; 4,;1'. Act(~ s. ()!Jlrrinlli I, 8; Diouys, Alexand, ap. ]~uscb. He VI 11, 11), uppuut« come a Roma :

COil Is sola differeuzs che meutre a Roms (si era sul principio della persecnzione sangninosa) le guardie si limitarono it, uccidere i1 v scovo e i diacoui 3, ad Utica, iuvece, avrebhero fatts man bassa Btl tutta qnauta l'adunanza, Cosa nieute incredibilc. Nel 303 11. es, III intiera popolaziene cristiana di nn lnogo di Fl'igia I compress le donne e i bambini, venne brnclata dentro 10. propria chiesa (Lactant. Dill. ill~titut, V 11, 10 j Euseb. He VIn 11) 1).

Non posse ammettere - anche facendo astrazione da quanto si " detto a p. 47 sq. - 10. ipotesi dell' Aube, S icoudo cui j martiri della Massa candida sarebbero rima.sti uccisi in nn tnmnlto POI)Olare mosso dai cristiani a causa della promulgazioue d '11' edittu, L' AnM insiste sulle parole di s, Cipriano ai Fedeli nell'ultima sua letter a (p. 842 Hartel) fjuietem et trallqltillitatell~ tenete nee quisl}iam vestrum aliguem tzmmflm1t m.oveat f1'atribus ( (doe a causa dei

I Cf. Eul'. He vrn 9, 3-4.

~ Di tali commemoraaioui courplessive (6d anuha i,iil. ccmplessive della 1l0~ll'IU no trev ismo eli verse lie) Calendario an tico eli Car lIIgi 'lie; at de Rcasi-Duchasnn N. H p. L.XX sqq,

3 Si ritiene ill gelLel'e che l'editto del 257 comandasss di ucddel'e tutti colora che f0l!3SrO colti in un' adunansa. 10 eredo invece ehs 19. disposisione rlguardasse prineipalmente chi teuesse l'adunanza, cioe j peraollaggi del elero.

4 Forse e rreCO:lI'ibiJo la leziene de (,'(lId/JUS.

DELLA MASS,A, CAN/lIDA..

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fratelli [Ul't'l'sta.ti]), dov' egli vede un biasimo t' una raccomandazioue , biusimo l' rsccomandaeieu • dice, che certo rlspoudevano IL delle necessita presenti. U hiasimo io non arrive davvero a vedercelo uelle amorevoli parole di s. Cipriano, il quale, del restante, non si mostra affatto informato di un tumulto qualsiasi avveuuto con spargimento (e quale spargimento 1) di saugue cristiano. Chc dei tmnulti potessero nascere, speeialrneute uell'ardentissima Africa, a causa della persecnziune, 10 concede senza difficoltit (UIIO ne sorse, come ho gilt notate. alIa morte di s. Cipriano; di un altro pili grave, fiuito COli dei morti I, parlauo gli Atti di Montano 0 Lucio e. 2) j rna. io non nmmetto in alcun modo che 11\ hiesa riconoseesse il titolo dl martiri a d i feu eli uceisi in una di simili haruffe (di cui d'altra parte non abbiamo uessunissima uetizie pCI' i1 caao di tica) con la plehllg-lia pagans, 0 con 10. polixia, Cosl mi pare essolutamenteeampate ill aria In cougettura dell' Aube, che il proeonsole volcsse proeessarc Cipriano ad Utica. proprio pel' dare un esempio 1.\1 cristiani di cola tumultuautfcoutro it sacro preeetto, Noi non abbiamo il dritto di fa.r dire ui testi pill di quello che dieono. Ora - e bene ripeterlo - 10. letters di s, Cipriano non contiene il pilt piccolo accenno 1\ un tumulto, it una ribelJione, com' quell" SUPlJOsta dalPAube ; essa e diretta l1i fedeli di Oartazine e si limita M. raeeomandar lora in gencrc lao calma, a non presentarsi da 5/\ ai persecutort, a non tnmultuare (come sopra 5' t! visto) per P arresto dei frat lli. Sono consig1i ehe ngui buou vescovo avriL dato • darebbe ancor oggi al 8UO Sl' 'gg' al prime seoppiare di una persecuziene.

I Oi cio l'autoJ"G degli Ani oit Is colpa al In'o5irle (tllmulwm, qul'liI (trOIJ; \.ad/IIS IJrat:sld;.~ ill necctl1 COtlcilllllil). Daile enu plll'ole ~61l11Jl"a (lovel"!!i 1·II.CCOgli(II'8 che JlIlI tumulto non (ill trasS61'O Mfattu i erlstrani (cr. T'lllemout .v E (V 584 SfJ'). seLIJell6 1·11.1110- rita e nil vell.dic9.ll.~e sppuuto BOl'ra di Ioro,

IV.

DI U~A PROBABILE FONTE

DELLA LEGGENBA DEI SS. mOVANNI E PAOLO.

A. Dufourcq nel sno notissimo studio snlle gesta dei ma.rtiri romani (Paris 1900, p. SO!)·310) dlmostrs assai belle ehe La storia dei ss. Giovanni e Paolo e una compoaizione degli inizi del sec. VI. Egli va ancora innanzi, e in aleuue pagine, Ie quali sono state ricouosclnte a buon diritto fra Ie pin felici del libro \ prova ehe i due personsggi - 11\ cui storieita e anche per lui superiore ad ogoi dubbio - non caddero nella persecuzione di Giuliano l'apostata, come 1& leggenda vorrebbe, ma in un' altra anteriore, forse in quells di Diocleziauo. Nulla ei autorizza a credere - coal ragioua iI Dnfourcq (p. 146 sqq.) - che in Roma sotto il regno di Giuliano abbia. infierito una persecuzione sanguinosa: iJ siJenzio di s. Girolamo e di tutti gli altri scrittori che parlano di Pammachlo - autore della basilica celimontana, 1& quale solo nel 514 (Lib. pont. pp. 122, 17; 124, 13 Mommsen) comincia a chiamarsi di s. Giovanni e Paolo - e particolarmeute decisive. 8i aggiunga, egli prosegue, che Cassiodoro, mentre parla a lungo di parecchi martiri del tempo di Giuliano (Rist. trip. 6 ap. Migne PL 69', 1027), serba il pin alto silenzio intoruo ai due santi romani, segno eho egli - vissuto proprio nel tempo in cui prese sviluppo il loro culto - Ii riteneva coronati in un' altra persecuzione 2,

Ora e evidente che se Giovanni e Paolo sono due martiri di un'epoca anteriors a quells. di Giuliano, bisogna assolutamente riconoscere eh il noto raccouto della 101'0 passione e una pura leggeuda . .Ma it nucleo di codesto raceonto - fu osservato dal Mazsoech!

! Cf. A.rnd. Bolt(mtl. 19,. 1\1110. I" 445; E. C. Butler in 'i'he JOtmld~ of f~()l(;- 91cat Studies S, 1001, p, I "ft..)47.

I 0 neu ne sapeva nulla -l'otr'ellbe aggiungerlli. Del resto lion Ii dave diruen,!rare che Clll'~ioilorn nella Hist. Irip. DOll fA. ehe eompelltliare 0 IVAI\I,Irrll 8utol'i graei.

56

IV. DI UNA PROBAIULE FONTE

(Kalend. Neapol. p. 742 sqq.), ripetuto dal de Rossi (Bull. crist. 1890, p. 46-47; cf. P. Germano La casa celimontana dei ss. mnl. Gio- 11(J,mli e Tholo, Roma 1894, }I. 236) e piil recentemente ancora dall'AlIard (La maison des martyrs ill Etude.s c/'hisloire ('t d'arcMoiogie, Paris 1899, p. 202) I - corrispoude troppo belle a quanto c! riferiscono dell' apostata i panegiristi romani i di versi psrticolari ri velano nel narrators una certa conoscenza del carattere di lui, del suo modo d' sgire, dei moventi delle sue azroui, del suo modo di parlare, do ehe non si potrebbe attend ere da uno scrittore del VI secolo. CODie dunque 110n ammett.ere che il nucleo della leggenda celimontana - il qnale contrasta vivamente con 10. supina inverosimiglianza di tutto il resto- si basa sopra una relazione anted ore e sineera?

La diffieolta certamente lion e disprezzabile e reclams una spiegazi()JH~. Ora il Dufourcq adduce bensi i motivi plausibili (p. 152) per cui i due martiri d' epoca econosciuta furono assegnati alla Pl'l"secuzione di Giuliano (Ia basilica di Pammachio rimoutava appunto al regno dell'apostata; 18. festa di Giovanni e Paolo cadeva il giorno dopo Ia morte di lui j il popolo seutiva il bisogno eli annerire it ritratto dell' ultimo persecntore); ma Ie sue belle ed acute osservazioni, se da un lato ci danno un probabile perch;, dell'attribuzione <lei due martin al tempo di Giuliano, non ci spiegano, dalJ'altro lato, in nessuua maniera come la leggeuda, composts un buon secolo (' mezzo dopo I'apostata, offra tanti particolarl di sapore giulianeo,

Secondo il mio modesto avviso, codesto saporc apparentementc inconciliabile con la tarda data del doeumento, can I'assoluta 1111\11- canza di seuso storico in tutte le altre parti, COil it fatto - Uppt'llR discutibile - che Giovanni u Paolo cousumarono il martirio in una pcrseeuzione anteriore, si spicga beuissimo, snpponendo che 10. leggemla celimontana sia statn. ispirata dalla storia di due erm della rode coronati al tempo dell'apostata ill qualche cittN, dell'oriente. dove realmente 180 pcrsecuziouc miete numeruse vittime,

j In seguito per/~ L' AllaI'd ba modiflealo di molto le sue idee. Til JuU,n fa.PQJMt II, Paris 1003, ogli I'olega Ia mansioue dai ~S. Giovauni e Paolo in fondo I!. LIllI!. pagins (p, lOB nota 5) Ild usa questi termini riservo.tisE;im!: .c Si l'indleatlon chronclogique <Ionnea· par laur Passion esi oxacte, st si los gr'andes Iignes de ealle-ei doiveut, malgrr! <;9" dijfo.lIl~, ~tr'll ('O!'"OI'vee"., las co!!lilbres lJlartyr~, .. (!t.aicnl de ce~ pnlatina »

IJE[.LA LEHOENIJA !JEI SS. GIOVANNI E PAOLO.

57

La ipotesi 11011 ha nulls in se d'impossibile lit- di singolare; poiche sembra certo che parecehie tradizioni del tempo della persecuzione ginlianea si sieno diffuse di buon' 11m ill Italia, ferenda vivamente la immaginazione occidentale. At racconto del protodiacono s. Lorenzo, il quale dalla graticola iufuocats scaglia centro il giudice il fiero sarcasmo riferitoci gin 00. s. Ambrogio alla fine del IV secolo, difficilmente puo giudicarsi estranea, avvertiva iI ch. p. Delehaye (Anal. Bolland .. 19, 1900 I p, 4.53), 111. storia dei martin di Mero in Frigia I. gl'idanti dal Ietto eli fuoeo ad Almachio quasi le medesime parole (Socrat. He 3, 15; Sozom. 5, 11). La causa st ssa dell'atroce supplizln di s, Lorenzo - e cioe 10. smania del uiudice di farsi rivelarc i tesori della Chiesa. - non tl per me improbabile che si debba riconoscere ispirata da un qualche fatto della pcrsecnzione giuliauca, quando [7rpOS I Thv a va '11T/10" I v TWV l€pwv XPIJIIClTf.t)V i€p€fs TE Kal Kf...tIPIKOL... e(:1at7avt'ovTO (Sozom. 4, 5; e.f. Theodoret. 3, 8 e il martirio di Teodorcto 1) 2. La passione di s. Cassiano d' Imola, trafitto dai suoi scolari con gli stili pel' iscrivere (Prudent. Peristep.h. 9) e troppo carnttoristies. per potervi riconoscere una puracoincidenza casuale COn quells di Marco vescovo d' Aretusia (Sozom. 5,. 10). PHI tardi, il cieco Pigmenin, il quale sent sndo dirsi dall'apoststa: c Lode agli dei ehe ti rivcdo! Jt risponde : .. Gloria a Cristo, ch'io uon ti vedo s e preso di certo in prestito, come nota iI Dufourcq (op, cit. p .. 242), dall'episodiu di Maris veseovo di Calcedonta in Bitinia I iJ Quale condotto per mano (al pari di Pigrnenio) dinanzi a Giuliano, gli dice: «10 ringrazio Cristo di avermi private della vista , perche cost noll vodo In. faecia di un uomo precipitate ill tanta empieta )I (Socrat. 3. 12; SOZOIll. tiJ 4 ap, Migue PG 67,412.122.5). IS tornando per un memento alle gesta di s. Lorenzo. I' episodic eli Romano che , meutro il diacouo e tnrturato sull'eeuleo, esclamu (Surins IV.,. H 14):

Vi{l~() ante tc hominem jJulcherrinuun :;1ttnfem cum tintIJo et eider-

, Que~t!l< atoria e dichial·sta do. G. Negl'i (L'intp8rt;lIOre Gi"UUIID, Milallo 1002, p. 272) c ill parteevidentomeute leggeudsria •• Mit quoIt grntis asseritur, .qr"li~ flegatur. Del resto d. Allal. Dol/and. I.e.

t Ne8~tlt! documauto <lelia persecu.liono di Valeriano \P(U' qllallto 81 sa.ppiR) "aria Ilella rleerca de. tesori ilella (lhie~a. So 116 parla In prima volta lie! testi felativi alia grAlitle perseclI1.ione di l}iu('le~ial\o (v, In min. lIotn S, Lorenso e it ~rJP)JU:io lIe1/H !I"'jIiI;OI,~ in lM", (Jw,rltlI8r'hr. \tll)u I" I fiU) e II. quells .Ii M'i""imina (li:u~. M I' 12;

58

IV. Ul UNA PROHABILE FONTE

gentem membra tua, non sara. stato soggerito dal fatto ill 8, Teodoro, al quale stirato snll' ecnleo n:apeUTWS TIS veavlas KQ7€n:ave TOUS ciA"Y17covas. tlf:paulJaTI i\E7rTOTClT<p TaUS icpiih"as ci7roJ.ldTTWV (Socrat. 3, 19; Sozom. 5, 20; Theodoret, 3, 7 i Rnfin. He 10, 35)? Credo che percorrendo Ie leggende romane non sara difficile trovare aItre imitazioni dei martiri orientali dell' epoea ill Giuliano. Ma bastino per ora Ie poche citate, slle qnali aggiungero sol tanto una osservazione generale. In occidente la persecnzione dell'apostata fa cosl hlanda , che il popolo pote conservare di lui I come osserva l'Allerd (Maison des martyrs p. 199), UD ricordo indulgente, deplorando benst i suoi errorl, ma rammeutando insieme volentieri i suoi meriti verso 10. patris (Prudent, ..A.potheos. 449-459) I, Se quindi gli agiograf posteriori caricano nel ritratto di lui Ie ombre I sopprimendo ogni chiaro di virtu e perfino di umsnita, non sl dovra in parte all'influenza dcgli serittori orientali avvezzi a cunsiderare ed a. porre in rilievo i soli vial e Ie colpe dell 'apostate ?

E vero che l'intluenza. di alcnne trsdizioni orientali del tempo di Giuliano ' in parecchie gesta di martin romani d' altri tempi non fa che rendere possibile agli occhi del critico la i potesi do. me sopra enunziats circa 10. fonte della Jeggenda celimontaua, Ma ove io giungs a mostra.reche questa leggenda offre in realta delle coincidenze abbastanza notevoli cou Ill. storia di due vere vittime del-

J Sa ;. VOI'O che Commodlauo DOli tlOl'i ne! III secclo , eonforme si credette ill addietl"O, mil III tempo di Giuliano. 6 Je sue lnstructiones ad iJ suo em"!fI!!''' apol(}!Itticum devono ritanersicomposti proprio tl'l!. iI ;:JIll a il 363, !Ie condo I'opialone recenlemellte soslenllt& - con grA.vi ragioni - da G, !;, Rosmunda Commodilll'lo e ta reasione l!agcma di Giuliano l'opOSIIlID. (in Sc,.illi 001" di Ii/alogia declica!i ad Ernt,~'o MOMci ]M" t'anno XX V del nco illSCflnamtnlo, Rama.1 gO I, ].1.215-229), abbiamo uelle ~Ileopere ulla novella pl'ova del 0011 aV(lI'e III. pers8Cu'I,iolleginliauea in nceidaute miatuto viuime,

f Anche rli tradizicni orientali d'lIltri tempi si trovano tracce nelle Jeggende occiden tali, P. as. io non so se 11.!11'i abbin msi rilevato la scmiglianze ehe corre Cra il martirio di EuLichio, quale e raccon tate da 5, DAmaso (carm. 2, p, 32 Ibm), e quello di Luciano d' Antiochia seeondo 19.. leggenda ap, Mign6 PO 114, 397 Bqq. 6 I' anonimo ariano in 10/). Eutiebio e messo in earcere come Luciano, diste.so sojrr ... fl'&mmellti di coeeio coma Luclaao, lsscleto 12 giornl senza clbo come Luciano (secondn I' anon. ill Inb., Migne PG 17, 471 A), finalmente 0 precipitato ill un baratro, come Luciano il gettato in mare. fl getto neJ baratro, quautunqus uou IIi trovi nel Martirio di LUCiano, ha tuttavia qualcbe eoas di pQco romeuo. 8i sa che quello era uno dei modi di ese. cuzione pili freqnooti ad A tene gill. usll'eta elassiea e ill r:tltre cin!\. dall'orleute Rllche pit'l tardi tvedi p., 62 nota 1); mil. in Rama noa c' el'A b9.I·a.Lro, Cf. Adttem.fQ III,

DELLA LEGGENDA DEI SS. G!OVANNI J,! PAOLO.

!'i9

l'spostata, mi sembra che l'ipotesi potra considerarsi (senza troppa audaeia) abbastanza probabUe.

Ebbeue codesta storia orientale, di cui disgraziatamente noi non possediamo ora cbe un racconto troppo digiuno di Teodoreto ed un altro troppo oratorio di s. Giovanni Crisostomo, ~ qnella dei ss. Gioventinn e Massimino. Vivevano questi du crlstiani nella citti~ IIi Antiochia alla corte di Giuliano, di cui erauo guardie del corpo:

Teodoreto 3, 11 Ii qualifica (~(T1no"cJ:)(Jpol (sctdarii) Kai (3a(nA~WS rre,e-raipol. L'imperatore aveudn risaputo che durante un banchetto costoro si eran permesso di disapprovare la sua empieta e di rimpiangere i bei tempi degl'jmperatori cristiaui, Ii fa venire alla sua presenza p l' rampognarli. Ma e 'i gli parlano chiaro : Noiallevati nella pieta vera ed ossequenti aile sapieutissime leggi promulgate da Costantinoe dai suoi figli, deploriamo che tu abbia coutamtuato ogni coss COli la tua empieta ; Ill' temiamo di dirtelo in faccia, che questo solo non possiamo suftrire nel tuo regno (Teodoreto). La libertn delle due gual'die iufiamma d' ira Giuliano: egli le pone ill arresto, conflsceudo 101'0 tutti i beui. In careere, dove i cristiaui si sffollano per visitarlee confortarlo - Ie fa tentare lungamente, perche ebbandonino iI cristianesimo. Ma riescitu vauo ogni tentative, ioventino e Massimino v ngouo a mezza uotte - tH!U'(.)V VVIo."TWV, ell 1J~U'1fJ fJ'KOT€1 (Crisostomo) - condotti €7fi TO {3&pa.8pove deespitati. Giuliano, pel' il timore che i due uecisi eiauo onorati dai cristiani come martiri, ordina si sparga la voce. che essi SOllO stati puniti pel' ingiurie allimperatore e per disegni treppe umbieiosi.

Pare difficilc non ricouoseere in questa raccouto il uiodello delJa leggends dei ss, Giovanni c Paolo. Giovanni e Paolo sono , come Gioventino e Massimino, due ufficiali di corte. i\Ia.udati a chiamare dall'iruperatore - bramoso di imposse sarsi dei 101'0 beni - gli dicono:

N oi servi vsmo v olen ti eri Costae ti 11 o , Costante e Costauzio, perehe si gloriavano di esser eristiani. Ma svendo tu eommessa Is iniqnita di abbandonare la r ligioue, noi cessnmmo dill venire presso di te, ne piu ci verremo, - orne 11011 eorrere col pensiero alle nobill parole di Gioventino e Massimino? I - Giuliano irritate dil nn termino di

J Osservll. il rigu.!ll-do cbs 1.10;11110 vel'so l'iroperatol'e 1n"llo • dua AutJnebeni qURlito I clue Romuni, Qnalli dieono : La tin!. irr'oiigioRilli ~ J'uniCIl C(.)SIl che .IOjlloria.wo ual

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IV. O[ UNA PROAAHII.t<: ~·ONTE

dieci giorni a Giovanni e Paolo, faeendo lore notare che in caso di resistenza li punira come nemiei pubbliei - tam quam hQstes puhlicos, - di guisache non 5i aspettino di consegnire presso i cristiani 1& gloria eli martiri, - -e la stessa preoccnpazione di cui I'apostata dlt. prova nella storia dei dne scutarii sntiocheni. - Per tutta risposta i santi del Celio si dispongono al martirie , distrihuendo le proprie ricchezse ai poveri e dandoai ad opere di religioue e pieta con a.ltri cristiani, Di loro si pub ripetere quello che il Crisostomo scrive di Giovcntino e Massimino spogliati dei loro beni dall' imperatore , e cioe che Cecero come queUi i quali, dovendo partire per la patria lontsna, commutano tutti i lore beni in denaro e lA 10 spediscono. Scorsi i dieci giorni I un campitluctor si reca in casa dei due eristiani per tentare un' ultima volta d'indurli a sacrificare , ma non essendoei rieseito, alla terza ora di notte, eioe - alla fine di giugno - verso mezza notte, li fa decollare e gettare in una bnca I precedentemente scavata : la atessa fine degli eroi Antiocheni. 8i sparge quindi la notizia che Giovanni e Paolo sono stati solamente mandatiin esilio - pena aeui, secondo Ammiano, sarehbero stati condsnnati Vinccnzo e Romano capi di due compagnie di sOlltm·ii convintt di aver formato disogni ambiziosi e I secondo Libanio ~, dieei guardie che, avendo cospirato centro P Imperutore , si tradirono nel mezzo d' un convito. AlIa morte di s, Giovanni e di s. Paolo segni in breve, nota I'agiografo, Ia morte del tiranno, e allora Ie chiese 8i riaprirono i cio svvenne realmente ad Antiochia - patria di Gioventlno e Massimino - dove la chissa prineipale , per testimonianza stessa di Ammi&uo, e forse anche tutte le altre fnrono fatte chiudure da Giuliano ~, ma non in Boms I ne ill tutto l'occidente , come rileva il

tuo governc: queati: Noi non ti faccillmn l"ingiuril!. di p!'efm·j,"O a ~e un 1'11lrQ 1I1.mIO; uoi ti propnniamo sol tanto Iddlo crestore. Non il netavole Auehe quests s;(IllligliallX8 di tuouo ,'i~peUOllo 'lei due disecrsi r

t A titolo dl cUI'iositA l"ieorrlerO come Giullano sl8asO, parlando agli Ebrei (ep, 25, I'. 513 Hertlein) !"Ii celoro che erano stati amici e eommensali di Costanzo, dice oils ;''"Iw .•. ~ / s S ,i8 r 1'1" ti, 'TltS t~ i\ F ir a , ws IIIli'; I'"~I"I" iT! ,p';pnrfJao trap ' ~I,j"p riis ",hwl' (l1rr'~;)..F {us.

~ Leg4lio au, Ju/ionUJII; ~ld J.nfiochenos de ref/is i)·o; Epil411hius /uliaJ'li (I 39{l, 4.91. 5R9 Rei~ke).

a Sozomeno ,li\'8 i lJ 1,Iura le fi, R T"ni'5 ~V.T1II';nl's ",,;l!"t)!ls.

VELI.A I.EOGENOA DEI SS. mOVANNI E PA.OLO.

RI

'l'illemout (ME VII, 721) combattuto invsno dal Mazzocchi (Kal. Nl'apolit. p. 745, nota 537).

Insomma Ie coincidenze Ira iI martirio di Gioventino II Massimino c quello di Giovauni e Paolo SOIlO tali da rendere la dipendeuza della leggeud« rcmana uppunto dalla trndizioue antiochena, 51' non palpabile, almeuo prubaliile. Chc al tempo di Giuliano, uomo non sanguiunrlo. 5i sin data,oltre I'antiochena, un' altra coppia di amici, ufficiali della SUI\ corte, ds Iui interrogati ed espresaamente coudannati a morte e fatti decollare eli uotte, non e supponibile. Si opporra che se vi sono somiglianze fra Is storia di Massimino e Gioventino e 18. ieggellda celimontaua, vi sono auch delle differeuze notevoli, M:a iu credo cite lo diftereuze dipeudano in parte dal trasporto della 'Stella da Antiochin. a ltoma, ill parte dal volute innesto con Ia leggeuda di Oostantina.

III prime luogo Giuvanlli e Paolo ci vengouo innauzi come due ennuehi addetti alla corte, non di Hiuliano, rna eli Costantiua, I' UHO in qua1itil. di primicerio. l'altro di preposito. Ora U chiaro che l'agiografo ha fatto ricorso al solito Torros dei due eunuchi (cf, Oalocero I! Parteniu. Proto e Giacinta. ereo ed Achillea) pCI' mett re j santi del Celio ill I' lazioue COli la tiglia di Costantino . Ma uon gli " rieseito di s[)ogHan-' completamente i martiri celimontaui llelPabitu militare che vestivano uel modellu. Egli naruralmente 81 > guardato dal chismurli militari : rna non bn fatto mente pili. di questo. Ha laseiato dire 101'0 da Giuliauo : Non dehetiB deesse lai("-'Yi meo, parole che cunvenguuu troppu n rlelle guardie del COl'IlIl a d 'j profeclorcs sacri kueri»; e sulla fine manda P'I' teutarli un c(ullpidllctor ('011 10 sfailHloltlum del COl'pO del Gioviani, cia che sembra supporre ill Giovauni Paolo 10. qualitj, di Gioviani. SSCI'VCI'O, cos} di passaggio. che la legio lJrima Iovia fn promossa appunto alia milizla dei }JI'Olectures tel'. de Rossi Bull. crist. 1884-85, p. 145 nota) , ehe iI corpo dei Gioviani 1I0H e eo 1 caratteristico del tempe di Dio 'leziauo, come vorrehbe il Dufonrcq (op. cit, p. 150), tlu lion comeuire egualmente belle al regno di Giuliano (d'. Ammiau. XXII 3, 2:

XXV 5, 8 j 6, 2) 1. II caratterc militare trasparlsce taluiente dl Botto

! Nel martirio di Mas imillano e Bnnoso c. 5 (Ruin. p. 52~) Giuliano ordina rli mutare le insegne d.e! loro labsri a GiovilUlo 0 ad Erculia.uo. Qui si accenll!l eviden-

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IV. Dl UNA PRO"RABILE FONTE

&1 primicerio ed III preposito, che Floro nel secclo IX non teme affermare di lorn (carm. 11, 5-G j MOll, l'oet(te aeoi Carol. U (41) oUm Bomulei servnntes moenia reqni - barbarico« strarant sa('pe muorone !Ilubos, eel e nota I'antifuna : Sltb ConstmltilLo .Aug. mildanies, fident (,'ltristi susciper« merueruni. CIIl' I'antifona e Floro non alludauo scmplicemeute alla vittoria di Gallicauo supra gli Sciti, ripnrtata dietro il consiglio - rna. non coll'npera - di Giovauui c Paolo, parmi cosi evideute, che non credo d' insistervi,

La causa prima della morte di Giovanni c Paolo e - a tenore della leggenda celimontaua - la cupidigia di Giuliano. Giuliano ordina ai !lUI:' rnmaui di reearsi a corte - prevedeudo bene che nun In taranno - perche, cUipiditatc pecluliae captu.s, vorrebbe impadrunirsi delle grandi ricchezze lasciato 101'0 da Oostsntiua. Anche qui I' agiogralo sernbra essersi discostato dal suo modello uon per altro che per riappiccm-e la passione di Giovanni e Paolo eon 11:1. storia di Costantina morta diversi anui iunauzi. Ma 51:! Giuliano voleva impsdrouirsi delle ricchezze di Giovanni e Paolo I doveva suhito coufiscarle - come tece COli Gioveutino e Massimino - e non lasciar loro il tempo di spegliarsene ds se,

I due santi non trattauo mai direttamente con Giuliuuo, pen·hi· (-i;inliano - l' agiogl'afo non semhra averlo ignorato - stava loutauo da Roms, Tuttavia in un luogo - ill cui abbiamo giit riconosciuta uua imitazione della risposta di Gioventino o Massimino - essi parlana all'imperatore come se fosse presents. Evidentemente 10 scrittore non e riescito a trasportare ill Roma la sceua avveuuta in Autiochia 'cnza tradirsi alquanto.

I particolari dell'esecuzione di s. Giovanni e Paolo variano in parte da. quelli del martirio dei due nfficialiantiochclli. Giovanni e Paulo non SOIiO uccisi snll'orlo de] {3dpa8pov e doe della fossa in cui si gettavano i cadaver! dei ginstiziati I; rna dentro la propria casa. Ebbene anchs qui abbiamo forse da fare con una modiiicazione

temente ai corpl dei Gicvlani II neg]i Ercl!liaui, che scac stati malamente trll.!formati dal J'agiografo uei dlle vassi \Iiferi (v. Allard Julien l'apOllat III lSS nota 4).

I Brif'u8pcw era propriameu te ]' Q'pVY}lt'l presso A teo (I, in cui IIi prec) pHavana i eondannati, 0 Ie lora epoglie, Iasciaudoveli insapolti. Uu simile ';rtrrp.lt ,Iovette paro lroval'si in a]tre ritta della Gl'ecia. Dal parlarne cbs fa anche altre vclte iI CrillOlltomo sappiamo di carte che 01\ {J&pCl9pov si tro\'!\v!J. presso Antiochia.

DEI,I,A r.EG~ENf)A IlBI SS. (HnVANNI R PAOLO.

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che l' agiografo romano nun avrebbe potuto non iutrodurre nel racconto preso a modello. EgJi infatti si tl'OVRVa nella necessita di spiegare come i corpi di Giovanni e Paolo riposassero nel.loro proprio palazao - COSt allora si credeva - entro Roma. Vero e che 111 modifieazlunc nun si raccomanda, a ruiu avviso, per una grande verosimiglianza, meutre nulla giustifiea i1 seppellimento dei due uceisi deutro casa, ill ha.l'ba all'uso ed alle severe prescrizioni della legge. Si volevnno toglier eli mezzo i, 55. Giovanni e Paolo sine :;trepitu ('aI/we? E allora cosa di }lin naturale clie trarli di notte dal 101'0 palazzo, condurli rapidumeute lontuno do. Itoma, ncciderli c seppelIirli senza tostimoui r Tanto pill poi se si tl'ittta.\'ll. di dan' a iutcndore ai pareuti, ai servi, al populo che i due signori erano stati condotti in esilio.

Conclurlendo, a me pare doversi ritenere COUle probabile che la passion ' dei due martir! eelimoutaui lion sia altro in sostanza che lu storia di Gioventino o Massimino liberamente moditicata qua . hi. I'l"I' adattarla a Roms e al titolo eli Painmachio, come anche pel' innestarla alia. lsggenda di Costantiua, Oodests passions deve aver preso sul Celio il posto di una tradizloue sntericre - oggi intieramente purduta - le cui tI'RCCt! ritroviamo forse uelle pitture del principle del secolo V adornauti iI sspulcro dei martiri in un corridoio della casa di Pammachio.

Le pitture SOliO in uumero di sei I. Quella della parch> sinistl'il in alto rappreseuta due uomini COli una donna in mczzo,eguiti da flue guardie eoperte iI capo COIl berretti del tutto id ntici a quelli che sui sarcofagi portano le guardia dl s. Pietro. Nella parete destra gli stessi I) rsonaggi stanno in ginocchio, bendati. atteudendu l'ictmlt gladii, Del carnefiee non restauo IJiil the le gambe, Chi sono questi tre martiri ? Si e risposto francamente : Crispo, Crispiniano e Belledetta , cui In. leggenda di s. UiUHlIllli e Paolo preteude uceisi sui lorn sepolcro. Ma a ragione il Dutourcq ne dubita. Gin. it gruppo Crispo, Orispiniauo e Bencdetts e nfTatto ignoto d'altronde, Uu Crispo e un Crtapiniano si trovano bensl commsmorati 80i 26 giugno nel

I Otti lIla I'; produl..ioni di q !le~! i Ilifre"cbl In Dufou I'cq lhUllt ",)' 141 fJl$llI. tni!)''!J.I'1IJ1I rDmairrs tav. II, V.

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IV. III UNA PRODABILl!: FONTE

martirologio Geronimianu, mil. con altri compagni t' Bulla via Tiburtina al nono miglio, non sul Celio. D' altra parte il proeesso inseritu in alcuni codiei della leggenda dei ss. Giovanni e Paulo e omesso in molti I, Ita tutta l'aria di una interpulazione latta dst redattore delle gesta di Bibiaua e - malgrado la sua semplicita - di una pretta iuveuzione. II Dufonrcq eongettura the Crispo t! Crispiniano fusseru collegati ai due eroi del Celio per Ta prossimita dell' anniversario , rna non ritiette che il Crispo e Orispiuianu del 26 giugno avevano una tntt' altra leggenda.

Vedere dunque nella pittura del secolo V iucipiente I' esecuxione di Crispo, Crispin.iano e Beuedetta - solo pHI tardi associati agli eroi del Celio - semhra che nun si possn CUll fondata ragione. Quello che invece e naturalissimo si e - a mio credere - ehe le pitture eseguite presso la tomba di Giovanni e Paolo rappresentino due scene del martirio appunto eli Giovanni e Paolo, come sul sepolcro di Cassiauo era. figul'ata. la sua passiune, come sui sepolcro di a, IpIJolito t:!J'1J. dipiutu it SUQ martiriu etr.. Se cost e,quanto mai l'antica tradizione celimontana devette differire dall 'attuale ! Essa 1l()11 solo avrebbe associato a lTiovallnie Paulo un terzu personaggio (forse lit 101'0 madre), ora sostituita dslla vergius Oostantina ; rna svrebbe quallncsto i due martiri per tutt' altro che protectoreJi, u pel' palatini, I 'ahit» ch' essi voston« non presentandu nulla di mllitare.

~Ia pcssibilo ehe Is Ieggeuda snrta uel VI seculo diversificasse del tutto dall'anteriore ? N essnna meraviglia, dacchs vediamo p, es, ~ Cl'CO ed Achilleo di fieri pretoriani tramutarsi ill eunuchi di Domitilla, Ippolito di prete e dottore farsi milite palatino.

In fondu al corridoio, in basso, sta nn persouaggio con le braccia aperte a modo di urante ~ e, prostemati ai suoi piedi 1 un uomu e una donna. Pin ill alto, a destra ed a sinistra della feuestella, due santi, dei qnali C andata perduta disgraziatamente lit parte superiore, rna che senza dubbio rappresentavano j prlucip; degli apostoli, L'orante e pet' fermo uno dei mRl'tit'j Giovanni n Paulo , l'uomo c Itt donna prustesi, gli auturi della deeorazione della cripta 0 della

J Si tJ'OVIlVl\ p81'altl'O nol COLlies avnto dillM.zi da chi 6Mgui Ill. tl'adlll,iolls gl'(JCH. serbataei dai codd, Vatt. 866. 160t'l.

DELLA LRGGBNilA DEI 88, GIOVANNI E PAOLO,

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ehiesa (Psmmachio e la moglie ; cf. de Rossi Bull, crist, 1888-18891 pag. 70).

Sotto la rappresentazione di siuistra stauno ritte due figure virili Puna delle quali €V'TOS TroV iuarkov T',V xefpa €xouua. come dieevauo i greci, e stata press erroneamente pel' un martire con Is manu sinistra recisa I, Valtro e in atto di presentare un gran calice. SuI significate diqueste figure se DC SOIlO dette diverse, rna neaSUDO, clr'Io ssppia, ha pensato all' offerts di uu caliee votivo al santuario celimoutano 2, Eppure una simile offerta e rappresentata anehe in una medaglia - appunto del secolo V - edita dal de Rossi (Bull. crist. 1869 tav, annessaalla p. 34, n. 5; cf. p, 49) a. Nel quadro di contro stanuo due donne, P una delle quali sembra osortare I' altra 1 che appoggia Ill. guancia sulla manu destra in atteggiamento di dolore o di mestizia, a rieorrere ai santi, Guardando questi due affreschi ehe rappresentano - se io non sbaglio - il riccrso ai dne martiri ill nil grande bisogno e la offerta di un voto per grazia ricevuta, vengono ill mente i versi di Floro, dove dice che Giovanni c Paolo siclereo regi sublimi semptlr in aula - adstantes 1 intercedono per i populi fJ_lti pia vota ferl~nt (csrm. 11, 45),

I Dufcurcq op. elt, fl' 151. Un'altra figurll, 18 !lU; walla sinis!ra ravrolta nel manteno fa tutta I' impreesioue di un moncherino, 5; vada nelle eatacombs di Albano, Nu.ol)(J Bull di archeo~. cris/. 1902, tav, HI [il secondo persollaggio de. destl'a a sinlstra), MoDS. Wilpert ba riebiamato anche II!. mill. attensione sull' alfresco (moHo rit'l antiee) ,lelia Samaritana nelle catacombe di Pretestato, dove il. pittore hn volute rappresentara N. S. COil la ainistl'a, ~vrOs nis XAafJ,v8os, ma qllestae COlli corta, ehe Ill. tlgUl'1I. sembra seDza mano,

t Sui ealiei votivi cr, Bull. Ul78 p. 159-162 II lav, XII,

3 Maruccbj (LIS ba~'iliq!lM, Rome 1902., p. 208)civede UIIII, donna (volava cerlamento di1'6 Inl 140mo) cha 01ri'9 al sepolero 011 VMO di unguaulo preeioso, e eita ill [lr01l09i10 una "i ttiu-s, ora II is tru lta. nel cimitero di s, Ennete (Garrucci A li6 Gri~!i{lrw tav. 82", fig., I). U Garrucci (ioid. p.OO) rieol .. ia II marmo di Eutl'OPO, ill cui il figliQ rii c<')stlli 0 uell'attn di om'il'e un biccbiere, come auebe 1111 gl'affilo puublieato dal lie Rossi RS H tav, XUVU-:tlCXVill lig, 29.

5



ADDENDA

I. Agalone di Te,~salonica (Acta ss. Agapes etc. cc, 3-4) non ftl. mat sacerdote pagano,

II Tillemont (ME V 241) e J'Allal'd im« des pers. IV 279. nota 2) dieeno chs Agatone, prima rli farsi cristiano, dovette essere eonsacrato in qualcbe modo al eulto dsgli dei (0 come sacerdots 0 come iniziato a dei misteri). In realiA le parole del preside {c. ::\) Quare ad saL'ra proficiscens, quemadmodum consueven'nt qui diis consecrau ,~mt. non his sao-is usus es? glustiflcano una tale I'llngettu\,tl.. Se nun chs nell' originale non si parla alfatto Ji (.'onseL'J'ati agli rlei, s\ bene di semplici rlevoti (1«(1&0)0'1(.,P.61101). cioe di buoni pagani, e il preside dice: Perchs , essendo presents al sacriflsio, come gJi altri devoti. non volssti. al parl rli 101'0, parteciparvij II giovane, con(Mto pel' fOI'Zo. aJ sacrifiaio (come. del resto, anehe 1 sue consorelle) ann aveva volute gustare rlegl'idolotiti. II passo del testo greco C chiarisaimo all (Ignun!,: aiccome pel'o Ji-' inesattezse che si leggonn in libri generalruentee meritnmente molto stimati, corrono gravissimo rischio di perpetuarsi, ho pensato che questa noterella non sarebbe inutile.

A, 1I partieolare d' Ii'en!' ell.. si lancia da se sulla ph'a ~ forse una rsmiaiscenza di llclu Prndi 61 Tlieclae ~2 (p,~22 Gehh.) iKtAflJ!]'fW mfr~1I (Ii tM,IIOI i7rtp,ww Tli 7rVI ,~{ ",A.

B, Sulla correaione Iii /(Atji(tIITIII' III I\m;n"IJ(IV (v. pag. 9). La nota era gilt stampata , quando m' p giunlo il S.'IflCurarium Cpolitanum edito splendidamente dal p. Delehaye (Bruxelles 1 £102), Quivi nel eempendlo dsgli Atti Iii Agape etc. abbiarno un'ulteriore prova - pel' quanta non necessaria - che 111. giusta lesion a l': 19. 10 e proprio Tn. ... 'Ypa}JIIttTEiCI ''', li1"w(J'if/ KIl';TIt}uav, poichi- alia col. RoO sl dice Ifi'JI1AKh'lOs) ~KE,"a }JfIY (~It3i\la) ,. a T e ,. a II U f I' .

II. Una correzlons al testa degli Acta Marcelli Ting. (v. sopra p. 25).

Un altl'O documento. in cui si fa menzinne di un solo cesare aceanto agli Augusti , e 1a preziosa Pa sione di s, Marcelln decapitate a Tingi circa 1'a. 298. Quivi (c. 2) il preside della legione dice III martire : referam

68

ADDENDA.

hoc Imperatoribu,I,' e! Caesari e nel SUO I"aPPOI'to ad Aurelio Agricolano I (c. 3) in deos et in Caesaretn mulla blasphema loculus est (Marcellus). Tale ricordo di un casal's viene gsneralmente spiegato al modo stesso unde si spiegava finn ad ora l'assensa del nome di Galerio Maasimiano negli Atti di s, Crispina (cf (101'res in Zeitfwhtift f. WiRSensCha(U. Theol. :r~, 1890, p. 471 nota) e cioe osservando che in Africa, la quale snlo indirellamenle dipendeva da Galerio, si poteva non tener conto di lui. Ma questa spiegazione POCI) snddisfa, specie per gli Alti di Marcello, dove non si fa il nome del cesare nC! quelli degli Augusti. In tal caso la formola era coslanlemenle (pel' quanta so) Imperalo1"t's et Caesares, j3UI7IAf'IS (od AVyOliUTOI) Kal 1(((L'(TClPf'S. Io non dubiterei quindi di corl'eggel'e nel primo luogo Caesa,,'i<bus), nel secondo Caesare<s). malgrado I'accordo dei codiei - pochi del resto - adoperatlper l'ultima edizinne eritica in Acta SS. Bol-land. XIII octob, p, 281). Anz! dir6 ehe Del SPCflDdo passe la mutazione mi pare riel tutto necessaria; PO[ch9 non si vede pel' quale regions mai avrebbs dovutn 0 volute H preside sopprimei-e la menzlone dei due capi suprsmi dell« state, Tale ,~oppressione non faceva certo apparire piu grave la eolpa del martire l E dieo 80PP"l!ssione. perche in realts Mal'cello aveva parlato centro gli dei e eontrn gl' imperatori: eo: hoc tnilitare imperatoribu« vestris desisto et deos vestros .. , adorare contemno .. ' si ialis est conditio militanlium, ul aiis et imperaloribus sacra [acere corn.pellanlur. ecce proicio vile-Tn (c. I), Va da SEl abe (ammessa la mia COi'l'ezionc in deo« et in Caesares), Caesares non si deve prondero nel signiflcato tecnico di cesari, rna in quello generico di imperatori, come p. as. negli AUi di Crispina a p. 34, 8.

III, A proposi(o del Mat,tino di s. Cassiano d'Imola (v. sopra p. 57).

Ho detto a p. 57 chs il supplizio rli s, Cassiano riferitoci da Prudensio (Perisleph. 9) fu probabilmente ispirato da quello di Mal'co vescovo d'Aretusia. E inveeo un supplisi« troppo straordlnario. per peter credere che si traUi di una eoincidsnza merarnente casuale (cf. Anal. Bolland. 19, p, 4rl2). Ma percha , ai dira , iI morlello s' ha da riconoscere nella storia di Marco e non viceversa in quello di Cassiano ~ Anzi tutto, rlapnndo, perche il barbaro strazio fatlo dal vescovo di Al'etusinl\ attestato da s. Gregorio di Nazianzo (in Iulian; I) contemporaneo del inartira , laddove la storia del martiri» di s. Cassiano, g'iil. antioo al tempo di Prudenaio (v, 20), riposa sul racconto di un sagrestano (aediluus), il Quale senti va Ia necessita di

I A Hebe in questo l'a.ppOI·to ricO!','e Is. 6S(l1'8!;5ioneatJ potestatem luam 11'QlUmisi, di cui si paris. 8OTH'a a p, 30,

ADDBNDA,

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prctestare al poeta Don esser quanto egli narrava un' anilis (abul" (v. 18; cf. Anal. Bolland. 21, 1902. p. 216). In secondo luogn. mentre III. crudallssima morte tli Marco non offre nessuna rlifficoltA ad esse I' creduta , essendo egli caduto vittima di tutta una popolazione [uomini, donne, ragazzi) insorta centro di lui, In condanna PI'ODUDziata regolarmente da un magistrato enntro Oassiano e quasi inammissibila. Dove mal si trnva - in documenti degni di fede - ehe un magistrato romano abbia commesso I' enorme abusn Iii condannara un reo a venire uccisn a colpi di stilo ria scrivere l E. inoltre. ehe ahbia rimessa l'esecuzione della pena capitale ad aln-e mani ehe a quelle dei carneflci l' ~on solo, ma che abbia sostituito ai carneflci una scolaresca.l L'esempio del senatore (aU(I uccidere da Caligola a colpi di stilo, non fa punto al case, tiattandoai di una simulata aommossa (Sueton. Calig. 28). E altrettantc si dica del eavaliere gt'aphiis CO?i(081~US a fUI'OJ' di popolo ap, Seneca De clem, I 14. - II supplizio adu nq Uti di s, Cassiano, poiehs da un Iato presenta cnsi gl'avi dilficnlta e flail' altro coincide con quello Iii Marco rl' Aretusia, deve, secoado ngni verosimiglianza, ritenersi suggerito da quest' ultimo; il quaJe pel' tanto C rona slIppm're che fossa conosoiuto in ltalia poco !lOpll il Iatt«. E non ," uieiavigliu, poiche Ie relaxioni fra I' ltalia p I'Orieute erano nella eecnnda meh\ del I V secolo abbastanza frequenti. ~p e maggiol' IMl'aviglia ehe gli ol'l'iliili suppliz] escogitati nella sue ultime convulsioni dal morlbondo paganesimo 111 Oriente, colpissero al vivo 18 iuunaginaziuno occidentale e vsnissero suhitu applicati a dei martil'j italiani, di cui era ignota lu storla. Infatti nella secouda Uleta 11131 IV secolo nol assistiamn in Occidente a una vera fi'H'itUl'a agi(lgl'afica C(Wl'isl)nndente al culto dei mal,ti r i sernpre crescenta fl'a il popnlo, Della passione di s, Agnese COI'I'OM allora pill versioni, uotevolmsnte diverse, anzi in parte contrarie, come si v(ule confrontando insieme il De I'i,-ginibu.~ di s, Ambrogio (I ~ ap. Migne PL 16, 200-;:W2) e )' inno a lui attribuito t, l'epigramma damaslano 40 (Ibm p. 4::\) e I'inoo 14 del pm.~/eph, rli Prudeuzio '.

I A Lampsaeo, nel 2511, Ouimn Pl'o('. avrebbe (aUn lapidara ~nl pnpfllo t:alll.tico Andl'eR Il Paolo (Ruin, [I. laDJ. Mil.. JII, uutiziu rm pare alljuanto ~osl1elt!l, Ilia. perche ei e ilata da un doeumento redalto uell'eta della pace (e. I). ~ia pe,'ebe la lapidazione era un gelleN! di SII(iplizio !llI'attfl inl1silatn fra i Romani. Na.tul'almente 10 credo dubbio il Ilarticolll.l·e dslls !RI,idltr.ione AlidiO neg)i Adll Mt"dmi 2, 3 I Gebbard p, 1.22).

t Mi parve cbs qU68tO iune, eertameuta etOl'endo e antichissinto, non 81 pctesse attribuire con certtl;,J't a 1>. Ambrogio. Gli argomenti addotti in S. A"nese '''J/la tradillio"t! , fJldtn 11!!7.qfmda, Roma H,99, furono ribatLnti con motto IWlme dill Draves in ZtiW:llrifl f. II/JJMl. Theologie 25. J 901, p, 356-365; rna [e 8U9 ossarvasioni non hanno pien!l.m9ule eonviuto n,j me ne ql1olcho I\Jtro (rf. Anal. BoU.(md, 20, 1901, p. 474).

!I Yadi S. ,.lglltue neUn trndisiane e nella le.q!J~a p. J qq. A nche questo studic Iia lrOva.tO degJi oppositori - pochl invsro - fra cui dene il prime peste Leona de Karval (S. Agn& daru ~I leyendc ", ltn»& l'hisloire, Rome 1901). Ma dal ~110 eMme minuto e a volta penetrante parmi ehe Je mie principali conclusioni ncu siano etate ijeoM8.

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A.DDENDA.

Di Sisto II. accanto alla tradizione (Damas. carrn. 13, p. 20 lhm) che 10 dice sorpre80 e decapitato in un cimitero (tradiaione inoppugnabile, perchs confermata da s. Oipriano ep. 79, p. 840, 9 Hartel), spunta una leggenda (suggel'ita forse da un verso male inteso di Damasc). giusta la quale egli sarebbe stato crociflsso (Prudent. Pef'isteph, 2. 22':24) e dalla crocs avrebbe predetto il martirio a s. Lorenzo I. Del martirlo di questo celebre protodiacono, a lato della versione accenuata dal pontefice poeta (carm, 32. 1 hm p. 37), secondo cui egli avrebbe sofl'erto vane specie di tormenti, vien fuori quella che 10 vuole abbrustolito sulla graticnla ,~enz' aliro (s, Ambrogio Prudenslo) 7. Interne a s, Ippolito si diffonde la voee (probabilmente nata da una confusione con l'Ippclito d'Autiochta [cC. Dufourcq Elude sur les gesla mat'lyrum "omains p. 206] e giil. raccolts da Damaso carm. 37, p. 42) ch' egli fosse stato novaziaoo fino al gioruo del martirio I e inoltre ehe flnisse la vita. traseinato da furiosi cavalli (Prudent, Peristept« 11). Dei martiri della Massa candida Prudenzio (Peristeph. 13) narra una fantasia. cbe sopra vedemmo essere contraria alla tradizione afrieana del tempo III s, Agostino. Accennero inflns Ie passion] spagnuole di s, Eulalia (Prudent. Peri.<rleph.3) e di s, Vincenzo (Prudent, Pet'isleph, 4) scritte anch' esse nel IV sscolo, ad in cui l'elemento leggendario e poetleo salta agli occhi di oguuno. Della prima bastera ricordare le curiosa somiglianze COD In leggeuda di s. Agnella (specie con Ie versioni serb ate c:i da s. Damaso fl dall'autore dell'inno ambrosiano), somiglianze chs qui mi dispense di ripetere , avendole enumerate altrove (S. Agnese nella tract p. 20). Lascio anche il particolare della oolomba cbe vola dal COI'PO della vergine verso il cielo, e che torna in roente la 7rEPUITf!p{i. use ita, secondo l'antica interpolazione degJi Atti (XVII) dalla ferita di s, Policarpo. Quanto alia passione di s, Vincenzc, il carcera mirnculosamente ilIuminato, l'arvoltoio che eustodisce Ia sacra spnglia dulle flere, sopra tutto i lunghi discorsi col preside (mentre I'a, rlichiara al c, 1 che non esiatouo Atti) 3, son ease cbe giA altri hanno notate.

I Cf. Dufouteq Elude 8('" 1(lS gesla manyru1ll "lJmoins p, 184; Franchi d. C.

S. L"rtml'o e il s~pplhilJ della rlrn.l,"colll in R;;m. (jrl(!rlal!;chr. 1900, pp, 163-165. 175. ~ Franchi d. C, lee, eit., II. 16B·J69.

3 E co rioso 11 q uesto proposl to l'i 11110 I di Prudenzio in onere d i Ghalidonio ad Emeterio. 11 poeta dichiara che anehe Iii quesLi due santi non ci 110110 ALti, ehe lion ~i $11. il tempo del loro mar-ririe (v, 75 sqq, ),. che non III eonoscouo le torture loro inJ1itte dai eal'ueliei lla il gelle!'e di morte a cui f~lrono condannati. Malgl'ado queate dichiaf!lzioDi, egli non GSlta di afferware che EOm'iJ'Ollo mille peue nel careers, dove furonc chiusi call bove di piombo &.1 eollo, 0 poi fiuisce· cuI J)I'('~ental'celi deccllnti (vr. \11-93), - Non so perchO l'AlJard (! V 140 not.a.) veda eontraddlsioue fra l'inno Ili Prudenzlo e gli Atti, ehe da esso dipendoao, ove dlcono ignorar.ai rlui marti]'i 01'/11'11 PlII1I11tque solum, I"", elimn lell'pld mnr'~!I,.ii (ac/a 88, Rolland, I mad. 232).

ADDENDA

AL l<'ASCICOLO 8 DEGLl «81'UJ)1 E TESTI'1I

La parafrasi del Marthio di s. Giustino e consoci nel cod. Vat. gr. 1991.

Ripuhblicando mosi addietrn il Mnrtil'io di s, Giustino fllosofn, lasciai nddirittura da parte il teste eonservaroci 118.1 cod. Vat. gr. 1991, f. 125-1 28, sia perche Ill! parve, que] ehe e in effetto, nna semplicc metafrasi, inutile alla critica del prezioso docnmento, sia perchs trnvast ridotto in uno statu miserando. Invero. dei quattro fog Ii ehe nccnpa iI Marth'in di s, Giustino, i due di mezzo, cartacei, sono stati per modo rosi dall'iuchiostro, che diverse righe non esistono piil, di a:ltl' .11 rlmasto cosl poco, da renderne la lettura dubbia 4) difficilissima, Dei fogli membranacei poi, it prime offre la parte inferiors della colonna di sinistrs cosparsa di ma.echie e completamente sbiadita per l' umidita, di guisaehe delle lettere - e non di tutte - restaa mala pena una leggiera impressione Bulla. pergameua, Si sggiunga che on barbaro, iuvaghitosi del piccolo fregio corrcnte sul tttoto, ha tagliatu col temperino uno seacco del foglio, Insieme cui fregio sono perite tre righe del testo.

Malgrado questi dauni, ho penssto di stampare alla meglio Is metefresi ehe altri potra, forse,completare con il sussidio di nuovi codici. A prendere questa detenninaaione mi ha coudotto l'esame pHI minuto del teste, per cui mi sono accorto non essersi il metafraste permessa. ta.uta liberta , come feee nel compeudiare il Ma.rtirio di

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s, Teodoto 1. Quindi, benche esso non ci giovi punto a correggere o a migliorare i luoghi controversi (come quello importantissimo relative all' abitazione di s. Giustino in Roma, dal nostro rimaneggiatore saltato di pie pari) e sia fatto evidentemente sopra un codice di nota non ottima (perche p. es. esso aveva certo 801 c. 3, pag. 34, 16, €7reo~f..t'1ua o€ TOUTO oeuTepov, invece di ov rn. TO oeUT.), pure non sara del tutto inutile agli studiosi. Esso ci da il titolo intiero, e se male legge BaMeptavos: uel titolo e nel corpo, in cambio di /\t~eptavos. e d' altronde I' unico codice (non contando quelli dei Menei) 2 che scriva - correttamente, a mio avviso - nalovos invece di nalwvos (come stampa anche il Gebhardt), 0 n€WVos. E poi sono tanto scarsi i codici i quali riportano 180 passione del grande apologeta, che il tener conto di una metafrasi ampia come quells. del cod. Vat. 1991 e (se non ci sono altri mss.) vicina a perire, non PUQ giudicarsi inopportuno.

I Edito in Studi e testi 6 p. 85-87. Cbe questo compendio sia della stessa mano cbe rimaneggib il Martirio di s. Giustino, me 10 fa sospettare (non dico pili che sospettare) una certa somiglianza di stile e sopra tutto il modo - sempre variato, COli evidente studio - d'Jntrodurre il discorso diretto.

2 Cf. Syrulxarium eccleliae Cpolitanae ed. Delebaye 720.

MapTVplOV TWV) O.'y{WV

'/0 utrrlvo U. Xaphwyos, XaptToiJS. tUl:?I.:rr{UTOIJ.

UpaKOS. [lalovos Kat 8aMepwvou.

AVTldvlvoll Toli BUUfTE/3oiis TijS 'PWfJui'Ki;s dpXijs TO: UK1;-1rTpa 01£- 1!'"UVTOS, 'PnuUTlKos 6 ;1((111(0S f7rapxos Tlls 'Pwp."s ITVyXavEv. BEIVOS d...t)p (; Kaj AOII/OS Kat 1l"afTijS W':aTOS am;/3f!ia.s. rOU-rlp youv ~1l"1 /3riJIIlTOS T(lTl' 1l"pOlmfHum'Tl fTTLcpOS aYlwv 1l"porrcryOVTul /JErr/1WI. f1l"TCl T.QV ciPI(J,.,.OV. TOUTO 'Yelp 1l"t:PIU7rovi3UO'TOY I;V TOIS r'l7n1pirws TOU (Terrllva TO m,Map/3avf!u(Jal TOUrovS 7rllrpaLS TE f3aO'avolS /rioou(}ar I(al oVrw Ka(JU7ra..yerr(Jm To/ ala f{cpous (J(lVcIT!p. 7rN'I" aUK iiv pin. 1l"aTpis TOLS nyiolS' aAAOS yap (tMaxdgev wPPrtTo. 10 (TWf]VrE BE rot/ToIlS Ii roii 1l"VaI}lClTQS xaplS Kal ti.ofA.cpa CPPOVf!V hflUt: Kal p.lav;xelV KIScj>aA,jv rov X,JUTTUV.UjlWS 7rpoIT~A6(;VTES. ws eip1fTlll. rI{J f3riJlIlTI

F. 1'25' TOU O'uO'ut:-1 {jous apxoVTos. Kal r{vt:s KaAO!VTO Kat 09fY flev Kal TI'TO uifJas miTO!S rrnf>' '"dvou OIf:P WnfJ}lfi 1101. frrfi XPIUTIaVOUS CiVWP.OAO'Ytluav feWTOlis. f'YvwplUal! 8e Kat TItS KA,;fTf:1S aVrwll /Cal 7rQAJIl p.lr:lll ((tn-WII fJ...~OV 61'11(1( T,jll 15 TOU 9fiOV. TIll! avw '/fipouuuA,rip. T~V 6AFUiJipav, ,;S TfXV{T',S KGI a"}llOlIfl'YOS

6 fJfos, Tlva yafJ (}'Of. K(ll fl7rOV. cD TU{IClVVf. Tel TWII KaTW rrOAE(l)ll ';PWV OVO,uUTU TlIII WCPE"J..6IUII 7rpo£ev,jO'€l: fJupo/ A'1cp961s EKfjvOS. avO'oll, '/OIJO'TLvt;:" ••

. .•. .••. Be .,,01 TOUrOl'S C9h TOUS ,jrraT'II/JivotIS vrro aou TOVrO 7rQI;;U(lI. ~v

p,j $OtiAp K(IJ(;'S (("V auruis 17/11 ~("~II rirroOirr9af. Tus 7r(lfJO'TtiEfIS. i7raPXf• eo TaU IO.lpiOIJ K{li lJeoi) Kat (TIro,pOS l1,uwv 'I"uou XPIf1'Toi) 7rAl,poOvcivayKaioll. €P'1 6 ri'YIOS. 7rfJOS ~W~I' arrtl'Y(JI;t1((S TaUS (flli:J(HJmws «V(OAff)POIl. T'lls yap TOU (TOU {jaO'LAilJls mid' aKa;! XfJ1j 7rapaoiXEO'8w '1TlJbs a7rWAflali f/JI=JlovO'as

F. 126. Kat MolOV (JaVOTOv. fii1l"fll Ii i7rapxos' noil (lfla K(ll Tovuoe TOUS AO<yOVS iEEVPES, KlIKO'T'P07rE; .Kui 0 a.yws· noMwlI iy trflPq. 'YiVO,ufllOS, TaVnlll iEEiipov ~ fi'Af]f:J€<TTaT'l/ll ouO'ali Kal Pe-ycWIV TI,II 7ri(J'Tlv. i1 o~ Ka! UTO/XI;; Kal tJavEi II if:JlAW clir XPIO'TOV. oUros 'Yap efTTl trOl"n,s oupavov TE Kai 'Yqs ((ai 7f'acrl1S

I Delle paJ'ole MarnVpmv 'n". rimane appeoa Ja parte inferiore '_7 " en'7

XtlV~" seguollo 7 linee cOlllplelamoote ebiadite ~ Q.(TEIlfiICl(J'" ? 1I"p ... "a8~iTaVTI

15 6-t.wp~rmv 18 'T~XV"TI75 II ilw!1Tlvt eon "AU, acuto e COlli sempre i dopa loutTT e stato siporlato till Ile~~o del foglio\ maucauo Ire rigbe che tii polrebbero supplirc a UD dipl'eMo eesi ~;,.~~, rei's UfQis, TR.s 7f"polTT"t.fm TWV /Ja(TJ.J.v 7f"X'IPWC1'aS' 1!'~iO'Ov,

74

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!<'. 1211·. 6 apxwv I el7rEv. 'tVTai/Oa. AryEI. KetTU TqV 7roAlv, 6 llaPTtlS. 011"011 1I"efl III <iv ,ipas T1iXO! T~V iCT7rFpav KllTaAa{3Eill. ,ja'i yuP 3EtfrepOl' ToiITo T~I' 'Pt~1l'11' Eia-iiJl.8011 UVII atiTois. Nai TOil 7rap' ~JlOI 'YWO<!1f"II0V TUI' Jl.6-yov~ TOUTOV a';JaCTKw TijS ClA,,8E{as,

Taiira TaU pap-rvpos Ei7C'OVTOS. 1I"POS TOV XapiTwva oppa 7rEPICl'Ya"{WIl

o €7C'apxos. 'Al\AU Kui cnJ, rp'1a-I, Xapfrl"l'. XplUTlfnOS <Ei): NUl'. CP'1uill ,j I~ (iyIOS. /Cai XPHTTOfi liOVAOS. "clKEi 1I0S 1I"POS T~V XCl(IITW. nws. ,;, YIIl'ftI. <P'1ui. TOVrWII lnrb TWI' Jl.oywv ~1I'aT'1Ual: -rraVTws ou KaMs Blows TUs imo1uh/FEIS. Oti" thraT'1pal. f/J"u1v Ii XaplTw 7rPOS TOil c'1p XOVTa. 9,;ou Of IIU.AAoII 'Yf'YiI''1PUI /Cal XpluTlavt/. Kai KaBalJal' f}ICllJTqv ... Tfi OUVd.P.EI TOVrOIJ Kal aCT7C'I"VV TWV T~S UUPKOS P.OAVtTP(lTWV, eiTa 8t 7rPOS (tiilA7C'ICTTOII) aias (1'1', 20 nJX'1S el, ;ravd8Al€; 6 F7rapxOS AryEI. Kat OS. ll.OiiAOS. irp'l, yiyol'a KUI'aapos, V!lVl Of XPlfTTOiJ. rjj TOtiTOll xupm TijS EhEU9Ep{US TI/XWV. Kal 1I"POS

F. 1:1.7. TC}I' 'NptlKtl. flcIVTWS /Cal Uf. Upa~. '/OIKlTil'oS t/7rrtnlO'E Nal XPlcrTl- I a.,(", E1I'ol'1CT€I'. a hapxos Eq,11. Kat OS, Kal XP1O'TICll'OS "tE'YEV'1}Ja! Kul XP1CTTtallbs Eipl leai Xp'fTTlallOS iuo}J.QI. -rairra leal nUtWV ipWT'19Eis TO: rlVra Tois «"'AOIS l!j (~7rEhO'YIO'UTO . Kal 7rpOS Ba7\AEpmvbl' 0 ci.PXWIl Tbv 1\6'1011 fJFTCl"fCl"fwv. AtiTus

()f Tt' Jl.ryEIS 7repl oavroii, ET1I'fl'. XPlfTTlUllOS EiVa! Kayo, Kal TOis (!'Mms OpOcpPWII' 0 llaPTVS aVTfrjJIICTEIf,

'Ellvfos Toivul' 'f7ri 7roAAi", Tijl' WpUIi -rrpos ~II TWV aylwll iVCTTaCTIV 6 apxwv "tEVOPEIIOS, 7rnA/II 7rpOS .\oyo!Js Cfllllij.\8f Kal 7rPOS 'louo-rivov f'i1l"EV' 30 "AKOllO'OIl 0 AEyO}JEIIOS .\rYylOS Nat VOIII'~(JlII UA'1(kis A6yo!ls ei8ivCll . fay I1QfTTlyw961s U7rOKEq,nltu}'(Jjis. tmovotfis OVTWS eis TaUS mJpal'olrs CiVEA9Eili. WS vOllt~EIS. /Cal Tlvas aJlol{3as Kt'lAWS ti7rolta/3€iv. fits IMdtIKfiIS; "(II 6 UyIOS. ariX U7rOl'uw. <w n;pxov" f17rEII. d:AA' uKPlf,J(;,S fhricrrullUl KClI 7rrn-h"POCPOP'1jlUl.

1 dope ,nj,s II 1,)& l'iga. e pet'du ta, kRone l' III tima si III1.IJIl. m;; iorBS ti~8'~7ffiI'S >h'«-

7nI<rf ~ 8,8&11,,",,8a, G tnJ,'e'Ae1!tm s'indovio8. pi'" ehe non at leggs In di

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qualche tracela u IIi 110pTl/{JQS pi1'r(;v""s realaoo solo tracca Iii Op.pa restauo

pollhi seglli I~ e omeeso e'f tiel cod. 17 l'l;ril ,ii, ,'",,/l ,ID" cod.; rna 10 prima

volta cancelletc 19 it verbo che ~eg!liva II. f:pavnw (pI'ob, "I(>ID) e eadnto fO di

E!ie'A1'r,rrrOl' 110[1 rimane quasi nulla te <i1reA"'l',jtra .. n t7 iii Er~(U solo IR finale si f1ull leggers 83 lI:aAW$ e quasi ,1i~trl.llto34 Ie lettol'o ~ <i 'IOU esisteuo pili.

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TOTE KOIVOV ci7rOTf'IVOJJE'VOS TOV AD-yOV 0 i7rapxos, '€7rE't mfrra OVTW APyITE',

F. 127.. CP'1u{v. ciVOUlOl, 7rPOS TO 7rPOKE'I/.tE'VOV TOV A0'Y0V ci'Ya'YwJJE'V. I (JUUaTE' UUVE'AfJOVTE,S 0JJoii TOIS (JE'OIS. iva JJ~ KaKWS a7rOA'1u(JE'. Tt's 'Yap voiiv ixwv avfJpw-. 7rOS KaTaN7rE'IV i(JE'N1UOI TOUTO O~ TO 'YAUMaTov cpWs. Kat TO (JaVE'IV atirou 7rpOTIJJ~UOI; Kat Tt's UUVE'UIV ixwv av(Jpw7rOS, '/OUUTIVOS a7rE'A0'Y{uaTo. r. cl7rO E'uuE'j3E'{as els clUEj3E'laV JJE'Ta7rE'UE'IV <i(JE'N1U)01 Kat a7rO CPftTTOS eis UKOTOS Kat a7rO (JE'OU TOU ~WVTOS 7rPOS oa{JJovas Vruxocp(JopOUS; €i JJ~ 'YE' (JUUITE'. 0 apxwv E'i7rE'v. apxoJJat TWV j3auavwv. Kat ol a'YlOl ToUTo' 01' E'uXfis fXOJJE'V, f7rapxE', TOUTO 7ro(JOUJJE'V. TOUTO ~'1TOUJJE'V. TOUTO 7rapP'1u{av ~JJIV xap{UITal JJ"'YaA'1V iv np cpoj3E'pip j3~JJaTl TOU XPIUTOU, OTE' JJE''AA0JJE'V ci7ro- 10 Aaj3E'iv fKaU'TOS KaTa Ta fna ~JJWV, 7rO{H TO{VUV 0 (JlAHS, XPIUTIaVOt 'Yap iUJJE'V. cds 7rOAAUKIS E';7roJJE'v. Kal E'iOWAOIS OU (JUOJJE'V. TOTE' KE'AE'UE'I JJaUTI~IV atirous 0 KaTapaTOS apXWV aiK{~E'u(Jal. Kat JJaKpws iJJaUT{x(J'1Uav, axPIS ou UapKE'S JJf:V atirols KaTEKav(J'1Uav. alua of: T~V 'Yfiv lKE'{v"v i7ropcpupE'v. cds ouv ouoaJJws E';KOVTE'S fwpa TOUS JJapTupas. O{OWUIV KaT 'atirwv ~V a7r()cpaulV, Ir.

F. 12K. Tous a(J~uaVTas. E'i7rwv. TaS I j3aUtAIKaS 7rpOUTa~E'IS Kat Beois (JUUat JJII POIlA'1(JEVTas ~{cpE'1 TaS KE'cpaAaS EKK07rfival 7rpOUTauuw.

/\aj3oVTE'S TO{VUV TOVTOUS oi UTpaTtiiTTal Kat TOV T07rOV KaTaAaj3oVTE'S Tfis TE'AE'IWUE'WS. Tas a'Y{as atirwv a7rOTEJJvOUUI KE'cpaAas, 7rpw-r'1V a'Y0VTos roii '/ouv{ou ~JJEpav. avopE's OE TlVE'S TO. 7raVTIJJa UWJJaTa Cp'A07rOVWS (lpa- l!O f.1E'VOI TOVTWV. cp'AOT{JJWS KaTE(JE'VTO iv XPIUTqJ '/'1uoi'! TqJ KUp{tp ~JJWV, 0/ Ii ao~a Kat TO KpaTOS vUV Kat aE't Kat els TOUS aiwvas TWV aiwvwv. awlv.

5 7rPO, Tl/l~'. <TOI perito in parte a7rfAo'Y~<TIlTO ' /lfTIl ,7r€<TE'~) e suggari to dagli

Acta Iustini p. 3ti, 7; del verbo che segue restn 10 spirito lene, oltre la finale 13/1Il"pws dubbio 14 ,,(tTf,,(i~H,,(rn~ COl -r. cia ""TI',,(;.,(J"<T"~ 21 la parola ~/l;ra~ ;.. pressocbe evanida.



ERRATA



Page ti nota 2, lin.2 invece di cr. Convent", - )1. 175 leY!li cr. Das 1'odesjahr d. edessellischen Mm·tvrer Guria u, Shflmona in .-1 IIi del JJ Con!Jresso internes. di archeol. crist., Roma 1002, p. 23·27 - 10, 1 tua fortuna aggiungi 0 !Jenius tuus - 12, 7 ab imo dopo discincta aggiun!Ji [Ii certamente un errore dell'interprete greco, ma ad ogni modo esso sembra dimostrare che mro{fAlul'a. oltre esser sinonimo di ,11Ci{"'l'a. designava anche una sorta dr tunica, di XITI';v, come Ii detto pili sotto p, 91, 17-18 Gebhardt] - Ibid., 4 ab imo dopo El'miEEfAlS aggiungi TWV Wyopavol'fAlv - Ibid., 2 ab imo ICAil'aE corr, lCAil'uE - 13, lin. 6 della nota porterebbe corr. ha auggerito - I-I, 4 7rUpOUUtUS corr. tcapovalas - 24, 8 ab imo Aemiliallum COI'I', Aemiliallus

3'!, 11 ab imo dopo de Rossi-Duchesne aggiungi f. scribend. Thagureasis,

INDICE

I. II testo originale del Mal'til'io delle 8S. Agape. Irene 0 Chione Martyrium 88, Agapes, Irenes et Chiones.

pag. I ,. 15

II. Oe88I'vazioni sopra gli Atti di e. Crispina P&88iO s, Crispinae martyris

,. 21 ,. 32

III. I martiri della Massa candida .

» 37

IV. Di una probabile fonte della leggenda dei 88. Giovanni 0 Paolo .

Addenda:

1. S. Agatone non fu mai eacerdote pagano A. Sulla morta di s, Irene • •

» ti7

,. ivi

B. Sulla correzione di K>'~TIIIlTaV in Ka~TlIIlTaV

,. ivi

II. Una correzione al testo degli Acta s: Marcelli Ting. III. A proposito del Martirio di s, Cassiano d'imola

. Addcmda al fucicolo 8 degli «Studi e Testi »:

La parafrasi del Martirio di s, Giustino nel cod. Vat. gr. 1991 . »71

» ivi

» 68

Errata .

,.. 77

IMPRIMATUR

Fr. ALIIKRTUS LEPIDI, O. P., S. P. Ap. Magister.

IMPRIMATUR

Iosseaus CEPPKTBLLI, Archiep. Myr., Vicesgerens.

II 81(

)7/0

F6f V.

Stanford University Libraries Stanford, California

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