Si volta pagina in una città che festeggia come dopo uno scudetto. Giuliano Pisapia, il nuovo sindaco, è dentro un incantesimo, trascinato qui e là dall’entusiasmo dei suoi sostenitori. Milano sembra un’altra, liberata dalle tossine di una campagna elettorale avvelenata: Letizia Moratti telefona al successore e gli fa i complimenti, finalmente un bel gesto di rispetto e di fair play. Pisapia le offre il risarcimento di un applauso, mentre il centrodestra in Comune smobilita: la sconfitta non è un solo colpo di vento, è un terremoto che si abbatte nel luogo simbolo del potere berlusconiano.
Si volta pagina in una città che festeggia come dopo uno scudetto. Giuliano Pisapia, il nuovo sindaco, è dentro un incantesimo, trascinato qui e là dall’entusiasmo dei suoi sostenitori. Milano sembra un’altra, liberata dalle tossine di una campagna elettorale avvelenata: Letizia Moratti telefona al successore e gli fa i complimenti, finalmente un bel gesto di rispetto e di fair play. Pisapia le offre il risarcimento di un applauso, mentre il centrodestra in Comune smobilita: la sconfitta non è un solo colpo di vento, è un terremoto che si abbatte nel luogo simbolo del potere berlusconiano.
Si volta pagina in una città che festeggia come dopo uno scudetto. Giuliano Pisapia, il nuovo sindaco, è dentro un incantesimo, trascinato qui e là dall’entusiasmo dei suoi sostenitori. Milano sembra un’altra, liberata dalle tossine di una campagna elettorale avvelenata: Letizia Moratti telefona al successore e gli fa i complimenti, finalmente un bel gesto di rispetto e di fair play. Pisapia le offre il risarcimento di un applauso, mentre il centrodestra in Comune smobilita: la sconfitta non è un solo colpo di vento, è un terremoto che si abbatte nel luogo simbolo del potere berlusconiano.