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NEWSLETTER T&P N°47 ANNO V

MAGGIO 2011

NEWSLETTER
Trifirò & Partners Avvocati

Editoriale
La nostra newsletter del mese di maggio è dedicata, nell’attualità sia di
Diritto del Lavoro che di Diritto Civile, al tema delle forme alternative di
risoluzione del contenzioso rispetto all’usuale ricorso al Giudice. Si tratta, in
particolare, dell’arbitrato in ambito giuslavoristico e della mediazione in
ambito civilistico.
Il CCNL Commercio, recentemente rinnovato ha introdotto la figura
dell’arbitrato, anche a livello contrattuale collettivo e staremo ora a vedere
se avrà maggiore fortuna rispetto a quello introdotto dal Collegato Lavoro
oramai da diversi mesi, ma del cui utilizzo non si ha sentore.
Nell’Attualità di Diritto Civile si tratta, invece, delle questioni connesse alla
legge che ha introdotto la mediazione: legge che viene ora sottoposta al
vaglio della Corte Costituzionale e che, quindi, rischia di… morire sul nascere.
Tornando al Diritto del Lavoro, la nostra newsletter vi propone una
“Sentenza del mese” relativa ad una ipotesi di licenziamento per
superamento del periodo di comporto prolungato da aspettativa: il Giudice
ha ritenuto che se l’aspettativa viene richiesta per un periodo inferiore a quello
contrattualmente stabilito, non vi è poi la possibilità di ottenere un
prolungamento. Nelle “Altre sentenze” Vi esponiamo un caso legato alla
sanità pubblica (incarichi speciali affidati a un dirigente medico) ed alla
SOMMARIO responsabilità del datore di lavoro per fatto illecito del dipendente, nonché
un caso relativo a cartelle esattoriali.
✦ EDITORIALE Nel Diritto Civile, dopo l’attualità dedicata alla mediazione, vi proponiamo,
come sempre, il settore relativo alle “Assicurazioni” e “Il punto su…” che
✦ DIRITTO DEL LAVORO tratta della remunerazione di amministratori e top managers nelle società
quotate.
✦ ATTUALITÀ 2
Negli Eventi siamo lieti di annunciare l’apertura della nuova sede di Roma
in Piazza Mazzini 27.
✦ LE NOSTRE SENTENZE 4
E, per tornare da dove eravamo partiti, vogliamo ricordare un importante
✦ CIVILE, COMMERCIALE, evento di cui i destinatari della newsletter già sono venuti a conoscenza,
ASSICURATIVO relativo ad un convegno proprio sulla mediazione organizzato dal nostro
Studio in collaborazione con l’ALDAI. Il 16 giugno, presso la Fondazione
✦ ATTUALITÀ 7 Ambrosiana a Milano, Via Sant’Antonio 5, si terrà questo importante incontro
presieduto dal nostro fondatore Avv. Salvatore Trifirò e che vede come
✦ ASSICURAZIONI 8 prestigiosi relatori il Prof. Ugo Carnevali, Ordinario di Istituzioni di diritto privato
presso l’Università degli Studi di Milano ed il Dott. Camillo Filadoro, Presidente
✦ IL PUNTO SU... 10 di Sezione presso la Corte di Cassazione. Rinnoviamo l’invito a questo
importante incontro ed attendiamo le Vostre conferme che, lo ricordiamo,
✦ EVENTI 12 dovranno pervenire al nostro indirizzo email: trifiro.partners@trifiro.it
Buona lettura e arrivederci alla nostra prossima newsletter!
✦ R. STAMPA 13
Stefano Beretta e il Comitato di Redazione composto da: Stefano
✦ CONTATTI 14 Trifirò, Marina Tona, Francesco Autelitano, Luca D’Arco, Teresa
Cofano, Claudio Ponari, Tommaso Targa e Diego Meucci

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Diritto del Lavoro


Attualità
LA CLAUSOLA COMPROMISSORIA NEL RINNOVO DEL CCNL DEL
TERZIARIO
A cura di Paolo Zucchinali
Il quadro regolatorio del contenzioso del lavoro registra importanti novità in sede negoziale collettiva
di cui Vi abbiamo già dato una prima ampia segnalazione nel precedente numero della nostra
newsletter.
Ora concentriamo la nostra attenzione sull’istituto della clausola arbitrale con la quale le parti
individuali del rapporto deferiscono al giudizio di arbitri la definizione di future controversie.
Della legge n. 183 del 4 novembre 2010, il cd. Collegato Lavoro, e dei suoi propositi deflattivi - cui si
tende anche con la promozione dell’arbitrato - si è detto molto. Ed ecco una delle prime applicazioni di
tali regole: il 26 febbraio 2011 è stato siglato da parte di Confcommercio, Fsascat-Cisl e Uiltucs
l'accordo per il rinnovo del CCNL del terziario.
Ora la prima novità è che l’arbitrato in sede negoziale non è certo una novità assoluta. D’altra parte, non
sempre viene rimarcato che l’art. 806 c.p.c. già prima del collegato stabiliva la compromettibilità in
arbitrato delle controversie di lavoro solo in caso di previsione del ccnl (comma 2) e con eccezione di tutte
quelle liti relative a diritti indisponibili (comma 1). La storia della norma è ancora più chiara se si considera
che il testo dell’art. 806 c.p.c. vigente sino al 2006 (D.lgs. 2.2.2006 n. 40) vietava la compromettibilità
delle controversie insorte in relazione agli artt. 409 e 442 c.p.c., cioè le cause di lavoro. Il legislatore ora
ha previsto la possibilità di arbitrare tutti i diritti con la sola amplissima eccezione delle questioni relative
alla risoluzione del rapporto.
In particolare: l’art. 38- bis del Ccnl in tema di “clausola compromissoria”
Come noto, il tema della clausola in esame ha visto una travagliata gestazione a livello normativo, tanto
da far intervenire il Presidente della Repubblica, preoccupato, in sede di rinvio alle Camere del testo del
Collegato (d.d.l. n. 1441-quater-D), di contenere un possibile eccesso di libertà negoziale con il noto
messaggio del 31 marzo scorso. Nel testo della legge 183/2010 definitivamente approvato si prevede, in
necessaria sintesi, che:
✦le parti contrattuali possono pattuire clausole compromissorie che rinviino alle modalità di esecuzione
dell’arbitrato di cui agli  artt. 412 (presso la commissione di conciliazione) e 412-quater (presso il collegio
di conciliazione e arbitrato irrituale);
✦l’ arbitrato può riguardare le “materie” dell’art. 409 c.p.c.;
✦ledue parti del rapporto possano pattuire le clausole dell’art. 808 c.p.c. (cioè, compromissorie) se ciò
consentano accordi interconfederali o ccnl (l’806 c.p.c. diceva solo accordi senza specificare);
✦la clausola deve essere certificata a pena di nullità e, in ossequio ai rilievi del Presidente Napolitano, le
commissioni di certificazione accertano, all’atto della sottoscrizione della clausola compromissoria la
effettiva volontà delle parti riguardo alla clausola;

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✦laclausola può essere sottoscritta solo dopo, cessato il periodo di prova o, in difetto del relativo patto,
dopo trenta giorni;
✦sono arbitrabili tutte le controversie relative alle materie predette, eccetto quelle relative alla risoluzione
del contratto;
✦le parti possono farsi rappresentare da un legale di fiducia o da un rappresentante dell'organizzazione
sindacale o professionale cui abbiano dato mandato.
Ed ecco le aggiunte del Ccnl del terziario.
L’art. 38-bis del Ccnl estende il “divieto” di compromissione in arbitrato a vicende particolarmente
delicate, oltre alla risoluzione del rapporto, quali le molestie sessuali, le situazioni di mobbing, gli
infortuni sul lavoro, le malattie professionali e “gli istituti di cui alla sezione IV, titolo V, capo IX” (sono i
congedi parentali ed i permessi di assistenza al bambino).
Le parti contrattuali hanno previsto, altresì, il divieto di sottoscrizione della clausola anche per le lavoratrici
in periodo di gravidanza e fino al compimento di un anno di età del bambino. È interessante notare che la
gestione del contenzioso arbitrale sembra confinarsi esclusivamente in sede sindacale: la clausola
compromissoria può infatti comportare soltanto la devoluzione della controversia al Collegio arbitrale di
cui all’art. 38 dello stesso contratto collettivo e non, quindi, alle altre sedi arbitrali indicate dal Collegato
Lavoro. Infine è consentito rinunciare alla procedura arbitrale sino al giorno che precede la prima udienza
di trattazione attraverso l’invio di una dichiarazione scritta alla Segreteria del Collegio. Circa la natura
dell’arbitrato nel collegato, gli interpreti hanno concordemente sostenuto che si tratti di quattro ipotesi di
arbitrato irrituale. I contratti collettivi sottoscritti dalle associazioni sindacali maggiormente rappresentative
possono avvalersi della libertà negoziale non compressa dal legislatore che nulla dispone in proposito.
Per quanto ci riguarda, all’art. 38 del Ccnl in esame le parti si danno espressamente atto che il collegio
arbitrale (rectius l’arbitrato) ha natura irrituale, richiamandosi le disposizioni dell’art. 412 c.p.c., commi 3 e
4 relativamente all’efficacia ex artt. 1372 e 2113, 4 c., c.c. ed alla impugnabilità del lodo ex art. 808 ter
c.p.c. Le parti collettive dispongono altresì, sempre all’art. 38, che in via transitoria l’arbitrato attivato con
le clausole previste dall’art. 38 bis sarà regolato dall’art. 412 quater c.p.c. (collegio di conciliazione ed
arbitrato). Secondo una interpretazione interessante - ma da verificare in sede applicativa - l’art. 808
c.p.c., laddove autorizza espressamente la clausola compromissoria per tutte le controversie che
possano formare oggetto di convenzione d’arbitrato, renderebbe applicabile la clausola ogni volta che il
contratto collettivo - a norma dell’art. 412-ter c.p.c. - prevedesse l’arbitrato.
Ne seguirebbe che i limiti disposti dal comma 9 dell’art. 31 della legge n. 183/2010 varrebbero
esclusivamente - come testualmente stabilisce la norma - in merito alle clausole compromissorie
individuali che rinviino alle modalità di espletamento dell’arbitrato di cui agli articoli 412 e 412-quater
c.p.c.. Viceversa, nessun limite vi sarebbe per le clausole compromissorie che rinviino agli arbitrati di cui
all’art. 412-ter c.p.c. (cioè, appunto, quelli regolati dalla contrattazione collettiva) nei casi in cui - a monte -
i contratti collettivi consentano la arbitrabilità delle controversie.

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Le Nostre Sentenze
LA SENTENZA DEL MESE
LICENZIAMENTO PER SUPERAMENTO DEL PERIODO DI COMPORTO - PERIODO
DI ASPETTATIVA
(Tribunale di Latina, 5 maggio 2011)

Una recente sentenza del Tribunale di Latina si è pronunciata in ordine alla impugnativa di
un licenziamento intimato ad un lavoratore per superamento del periodo di comporto. Tale
licenziamento era stato irrogato, in particolare, una volta superato il periodo di comporto
previsto dal CCNL e dopo che il ricorrente aveva fruito di un periodo di aspettativa richiesto
per una durata inferiore a quella massima prevista dalla contrattazione collettiva;
successivamente, il lavoratore aveva avanzato la richiesta di usufruire di un ulteriore
periodo di aspettativa - sempre nei limiti del periodo massimo complessivamente previsto
dal CCNL - che la società non ha, tuttavia, concesso.
Il Giudicante ha ritenuto che dovesse ritenersi legittimo il provvedimento del datore di
lavoro che aveva negato la sussistenza del diritto ad un ulteriore periodo di aspettativa
(aggiuntivo rispetto a quello già richiesto dal lavoratore), con la conseguente legittimità del
provvedimento risolutivo del rapporto di lavoro al termine del periodo di aspettativa
concesso dal datore di lavoro, in considerazione del superamento del periodo di
comporto. Quanto sopra, sia poiché non risultava nessun obbligo di legge e/o di contratto
a carico del datore di accoglimento di eventuali plurime richieste del lavoratore di molteplici
periodi di aspettativa fino al raggiungimento del tetto massimo previsto dal CCNL, bensì
solo il diritto del lavoratore di beneficiare di un periodo di aspettativa richiesto nei limiti di
durata previsti dalla contrattazione collettiva; sia in quanto la richiesta di un secondo
periodo di aspettativa era fondata su una asserita sindrome ansioso-depressiva e,
pertanto, da malattia psichica, come tale non legittimante, in base al CCNL, la
concessione dell’aspettativa.
La pronuncia in esame ha, inoltre, richiamato la costante giurisprudenza della Corte di
Cassazione, secondo cui il superamento del limite di tollerabilità delle assenze previsto
dalla disciplina collettiva deve ritenersi condizione sufficiente per ritenere la legittimità del
recesso, non essendo prevista per legge la necessità della prova del giustificato motivo
oggettivo o della sopravvenuta impossibilità della prestazione lavorativa né della correlata
impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni diverse senza che ne risultino violati
disposizioni o principi costituzionali. Il recesso del datore di lavoro si inquadra nello schema
previsto, ed è soggetto alle regole dettate, dall’art. 2110 c.c., che prevalgono, per la loro
specialità, sia sulla disciplina generale della risoluzione del contratto per sopravvenuta
impossibilità parziale della prestazione lavorativa, sia sulla disciplina limitativa dei
licenziamenti individuali.
(Causa curata da Vittorio Provera e Marta Filadoro)

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ALTRE SENTENZE
PROROGA E RINNOVO DELL’INCARICO A DIRIGENTE MEDICO (ART. 15
SEPTIES, COMMA 1, D.LGS. N. 502/92)
(Tribunale di Busto Arsizio, 9 maggio 2011)
Un dirigente medico, dipendente di un’azienda ospedaliera, ha convenuto, in sede d’urgenza, l’azienda
medesima, per sentire accertare l’illegittimità di un incarico, conferitogli ai sensi dell’art. 15 septies,
comma 1, del D.lgs. n. 502/92, perché - a suo dire - “rinnovato” per un periodo inferiore a quello minimo
previsto dalla norma. Al medico, assunto a tempo indeterminato e inquadrato nel ruolo sanitario come
dirigente, era stato conferito un incarico ai sensi dell’art. 15 septies comma 1 citato, per l’espletamento di
funzioni connesse alla direzione e al coordinamento di un centro specialistico situato presso la stessa
azienda; tale incarico era stato prorogato più volte e, ogni volta, per un periodo identico a quello iniziale (3
anni); solo l’ultima proroga era stata prevista per un periodo di 3 mesi. La disposizione di legge citata
prevede la possibilità di conferire incarichi di “particolare rilevanza e di interesse strategico”, sussistendo
determinati presupposti (comprovata qualificazione professionale e/o specializzazione, esperienza per
almeno un quinquennio nelle funzioni dirigenziali apicali), di durata “non inferiore a due anni e non
superiore a cinque anni, con facoltà di rinnovo”. Sulla base di tale previsione, il medico pretendeva che
l’ultimo incarico dovesse essere rinnovato perlomeno per un biennio.
Il Tribunale di Busto Arsizio, in accoglimento delle difese dell’azienda ospedaliera, appurato che nella
fattispecie si era in presenza di proroga e non di rinnovo, ha ritenuto che la proroga non è soggetta alla
durata minima biennale di cui all’art. 15 septies del D.lgs. n. 502/1992 in assenza di specifica
disposizione, ma ha anche affermato che pure per il rinnovo non è previsto alcun limite, sicché è possibile
rinnovare l’incarico per un periodo inferiore al biennio.
(Causa curata da Stefano Beretta e Marina Olgiati)

RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO PER FATTO ILLECITO DEL


DIPENDENTE E RISARCIMENTO DANNI DEL TERZO
(Corte d’Appello di Torino, 30 aprile 2011)
L’ex amministratore delegato di una società agiva in giudizio, lamentando di aver ricevuto dal fax di
quest’ultima copia di una precedente raccomandata da lui inviata pochi giorni prima all’azienda, sulla
quale era stata aggiunta a mano una scritta ingiuriosa; deduceva altresì di aver ricevuto l’originale di altra
sua missiva, contenuta in una busta intestata della società, sulla quale era stato aggiunto a mano un
disegno altrettanto ingiurioso. Pertanto, egli conveniva in giudizio la società, domandando alla stessa il
risarcimento del danno subito, a titolo di responsabilità oggettiva per fatto del dipendente, di cui all’art.
2049 c.c. La società si costituiva sottolineando come la mancata identificazione dell’autore materiale delle
condotte contestate rendesse inapplicabile la norma invocata, e precisando che, in ogni caso, la
responsabilità del datore di lavoro deve restare circoscritta agli illeciti posti in essere dai dipendenti
nell’esercizio delle incombenze cui sono adibiti. Il Giudice di primo grado respingeva le domande
proposte, ritenendo, così come sostenuto anche nel provvedimento di archiviazione del procedimento
penale, iniziato a seguito di denuncia di tali episodi ingiuriosi, che nel caso di specie mancasse la
riferibilità certa ai dipendenti della società, non potendosi applicare il criterio del “più probabile che non”
quando si tratta di individuare l’autore di un fatto illecito. La Corte d’Appello, nel confermare tale sentenza
di primo grado, ha dichiarato insussistente qualsiasi elemento presuntivo idoneo a dimostrare che a
commettere l’illecito sia stato effettivamente un dipendente della società, e ha specificato altresì che la
responsabilità ex art. 2049 c.c. del datore di lavoro, per gli illeciti commessi dai dipendenti, postula
l’esistenza di un nesso di occasionalità necessaria tra l’illecito ed il rapporto che lega i due soggetti, nel
senso che le mansioni affidate al dipendente devono aver reso possibile o comunque agevolato il
comportamento produttivo del danno; pertanto, non essendo individuabile, nel caso di specie, alcun
collegamento tra gli episodi ingiuriosi e l’attività della società, né tanto meno con la vertenza civile in corso
tra le parti in causa, la responsabilità del datore di lavoro è stata esclusa.
(Causa curata da Giorgio Molteni e Veronica Rigoni)

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C A RT E L L A E S AT TO R I A L E – G E S T I O N E S E PA R ATA – G E S T I O N E
COMMERCIANTI
(Tribunale di Milano, 20 gennaio 2011)
Il Giudice del lavoro di Milano ha annullato una cartella esattoriale, emessa dall’Esatri per conto dell’Inps,
a titolo di omesso versamento dei contributi previdenziali alla cd. Gestione Commercianti, nei confronti di
un socio e Amministratore delegato di una Srl iscritto alla Gestione Separata.
Il Giudice del Lavoro, dopo aver riportato il contenuto dell’art. 1, comma 203, della Legge n. 662/96,
nonché i principi enunciati in recente sentenza della Suprema Corte a Sezioni Unite (n. 3240/10), ha
ritenuto inesistente il credito dell’Inps, in quanto lo stesso Ente non ha fornito gli elementi utili né in sede
di accertamento, né nel corso dell’istruttoria, a dimostrare la sussistenza in capo all’Amministratore dei
requisiti richiesti per l’iscrizione alla cd. gestione Commercianti, ossia la gestione di fatto dell’attività
sociale con carattere di abitualità e in modo preponderante.
In particolare, nel corso del giudizio, è emerso che l’Amministratore di Srl si occupa della gestione
aziendale, tra cui i rapporti con i fornitori, la selezione del personale, l’attività di marketing, l’esercizio
strategico, possiede una compiuta conoscenza dell’andamento della società e, nello specifico, dei negozi
per il tramite delle informazioni relative ai dati dell’incasso mensile, senza che da ciò possa desumersi lo
svolgimento dell’attività operativa, come ritenuto invece dall’Ente.
(Causa curata da Stefano Trifirò e Mariapaola Rovetta)

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Civile, Commerciale,
Assicurativo
Attualità A cura di Francesco Autelitano
LA MEDIAZIONE CIVILE: NUOVI (E VECCHI) DUBBI SULL’EFFICIENZA DELLE
NORME DEL D.LGS. n. 28/2010
Secondo i dati della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’Italia è all’ultimo posto nella durata dei
processi, avendo subito circa un quarto del totale delle sanzioni comminate per violazione del diritto
alla ragionevole durata dei processi.
Le regole sulla mediazione civile introdotte con il D.lgs. n. 28/2010 possono rappresentare
un’efficiente risposta al problema?
L’incertezza sembra presentarsi già al legislatore, che ne ha rinviato la prima applicazione ad un anno (dal
marzo 2010 al marzo 2011); e reiterata dallo stesso legislatore al momento della (prorogata) entrata in
vigore, che ha visto un ulteriore differimento, per talune materie, ancora di un anno (quindi al 2012).
Critiche sono state espresse dagli avvocati, con riferimento, in particolare, all’obbligatorietà del tentativo
di conciliazione, alla mancata previsione di assistenza tecnica in tutti i procedimenti, alla mancanza di
regole sulla competenza territoriale dei mediatori, all’inadeguatezza dei requisiti di competenza e
imparzialità dei mediatori.
La Magistratura ha ritenuto tali critiche meritevoli di attenzione sul piano Costituzionale: il TAR Lazio (ord.,
12 aprile 2011, n. 3202) ha rimesso al Giudice delle Leggi le questioni di legittimità sollevate per contrasto
con gli artt. 24 e 77 della Costituzione, in relazione all’art. 5 del D.lgs. n. 28/2010 (che introduce a carico
di chi intende esercitare in giudizio un’azione civile l’obbligo del previo esperimento del procedimento di
mediazione a pena di improcedibilità della domanda, rilevabile d’ufficio), nonché all’art. 16 del medesimo
decreto (che riguarda gli organismi di mediazione, sotto il profilo della necessità di garanzie di
professionalità ed indipendenza).
I due temi menzionati, sui quali dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale, sono assai significativi, oltre
che per i profili di legittimità anzidetti, anche in ordine al quesito da cui abbiamo preso le mosse.
L’esistenza di buone probabilità di riuscita di un tentativo di conciliazione è legata: anzitutto,
all’autorevolezza e competenza di colui che compie il tentativo medesimo ed è perciò necessario che egli
sia dotato di solide competenze e che sia visto dalle parti come soggetto terzo ed affidabile; al contempo
tale probabilità è connessa alla presenza, al fianco delle parti, di giuristi capaci di contribuire alla buona
riuscita della mediazione, sia sul piano tecnico sia sul piano della persuasione.
Inoltre non va sottovalutato, sempre in ottica di contenimento dei tempi della giustizia, che l’obbligatorietà
del tentativo di conciliazione determina la necessità di attendere i tempi della mediazione prima di avviare
il giudizio (problema acuito se il tentativo viene fatto senza le attenzioni di cui sopra e, dunque, con in
radice scarse possibilità di successo ed elevate probabilità di perdita di tempo); né vanno sottovalutate le
eccezioni che possono sorgere riguardo al mancato o incompleto o inesatto esperimento del tentativo di
conciliazione (eccezioni di difetto di procedibilità), cui occorre dedicare attività e tempi del processo e, se
accolte, costringono l’attore a ricominciare tutto da capo. Aspetti tali da delineare il concreto rischio di
creare un effetto paradossale di allungamento dei tempi del processo.
Si attende ora la sentenza della Corte Costituzionale e, frattanto, il Governo dà segnali di attenzione al
dibattito emerso, nell’auspicio si possa addivenire ad interventi correttivi idonei a rendere lo strumento,
oltre che conforme ai principi dell’Ordinamento, anche davvero utile allo scopo.

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Assicurazioni
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano

Lo scambio sistematico di informazioni tra compagnie assicurative, che


comprende dati sensibili e che comporta un aumento illecito dei premi,
costituisce intesa orizzontale in violazione delle norme sulla concorrenza che
consente ai consumatori di agire giudizialmente per ottenere il risarcimento
dei danni subiti. Qualora l'Autorità garante della concorrenza e del mercato
(AGCM) abbia accertato che l'intesa orizzontale illecita si sia tradotta in un
danno economico rilevante per i consumatori, questi, per ottenere il
risarcimento dei danni, hanno il diritto di avvalersi della presunzione che il
CONDOTTA premio sia indebitamente aumentato proprio in conseguenza della condotta
ANTICONCORRENZIALE anticoncorrenziale tenuta dalla Compagnia. L'assicuratore è sempre
E DIRITTO DEI ammesso a fornire la prova contraria alla citata presunzione di responsabilità,
CONSUMATORI AL dimostrando cioè l'interruzione del nesso causale tra la partecipazione al
RISARCIMENTO DEL comportamento anticoncorrenziale illecito e l'aumento delle tariffe, ma per
DANNO
fare ciò non può richiamare circostanze che sono già state oggetto di
accertamento, nel procedimento sanzionatorio, da parte dell'AGCM, né sono
ammissibili prove generiche, riferite alla situazione generale del mercato
assicurativo; infatti, la prova dell'insussistenza del nesso causale deve
riguardare situazioni specifiche, attinenti alla singola impresa assicuratrice, al
singolo assicurato, alla singola polizza, tali da dimostrare che l'aumento del
premio sia riferibile a circostanze concrete e non, invece, all'intesa illecita
posta in essere dalle compagnie.
(Cassazione, 10 maggio 2011, n. 10211)

L’azione giudiziaria contro l’assicurazione può essere proposta anche se il


RISARCIMENTO
danneggiato non ha provveduto all’invio della raccomandata alla compagnia,
DANNI -
purché la stessa sia stata messa a conoscenza del sinistro dal
PROPONIBILITÀ
DELLA DOMANDA proprio assicurato.
(Cassazione, 5 maggio 2011, n. 9912)

Anche il soggetto nato dopo la morte del padre naturale, verificatasi durante
CONCEPITO – DIRITTO
la gestazione per fatto illecito di un terzo, ha diritto nei confronti del
AL RISARCIMENTO DEI
responsabile al risarcimento del danno per la perdita del relativo rapporto e
DANNI PATRIMONIALI
E NON PATRIMONIALI per i pregiudizi di natura non patrimoniale e patrimoniale che gli siano derivati.
(Cassazione, 3 maggio 2011, n. 9700)

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L’estratto di conto corrente, pur se certificato, ai sensi dell’art. 50 D.lgs.


ESTRATTO DI CONTO 10/9/1993, n. 385, in caso di contestazione, non può integrare di per sé
CORRENTE BANCARIO prova a favore dell’azienda di credito dell’entità del credito, in quanto atto
- RILEVANZA unilaterale proveniente dal creditore al quale in via eccezionale è riconosciuta
PROBATORIA valenza probatoria ai fini del conseguimento del decreto ingiuntivo.
(Cassazione civ., 3 maggio 2011, n. 9695)

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Il Punto su...
A cura di Vittorio Provera

LA REMUNERAZIONE DI AMMINISTRATORI E TOP MANAGERS


NELLE SOCIETÀ QUOTATE

Probabilmente anche a fronte di taluni episodi che nel corso del 2010 e dei primi mesi del 2011 sono
venuti all’attenzione del pubblico e concernenti cospicui trattamenti di “buonuscita” riconosciuti a top
managers e Consiglieri di Amministrazione di importanti società, il Governo, con il D.lgs. 30 dicembre
2010 n. 259, ha recepito le raccomandazioni 2004/913/CE e 2009/385/CE in materia di
remunerazione degli organi di amministrazione e controllo, dei direttori generali e dei dirigenti con
responsabilità strategiche delle società quotate.
In particolare, è stato introdotto nel D.lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 (T.U.F.) l’art. 123-ter, rubricato
“Relazione sulla remunerazione”, che stabilisce che le società con azioni quotate dovranno
mettere a disposizione del pubblico, almeno 21 giorni prima dell’assemblea ordinaria annuale,
una relazione sulla remunerazione.
Detta relazione, approvata dal Consiglio di Amministrazione ovvero dal Consiglio di Sorveglianza
nelle società che adottano il sistema dualistico, dovrà essere articolata in due sezioni.
✦Laprima sezione dovrà illustrare le politiche di remunerazione dei componenti dell’organo di
amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche.
✦La seconda sezione dovrà illustrare analiticamente i compensi attribuiti ai soggetti di cui sopra, fornendo
- tra l’altro - “un’adeguata rappresentazione di ciascuna delle voci che compongono la remunerazione,
compresi i trattamenti previsti in caso di cessazione della carica o di risoluzione del rapporto di
lavoro” (si tratta in sostanza dei trattamenti di fine rapporto o mandato, nonché di quelle clausole cd
“paracadute” che garantiscono determinati riconoscimenti economici al momento della conclusione del
rapporto).
L’assemblea sarà chiamata ad esprimere un voto non vincolante sulla prima sezione della relazione e
l’esito del voto dovrà essere messo a disposizione del pubblico.
Quanto alle modalità di pubblicazione della “relazione sulla remunerazione”, il comma 1 dell’art. 123-
ter prevede che essa venga resa disponibile presso la sede sociale, sul sito internet della società,
nonché secondo le altre modalità individuate dalla Consob con proprio regolamento.
Ai sensi dei commi 7 e 8 dell’art. 123-ter, la Consob, sentite Banca d’Italia ed Isvap, dovrà inoltre
emanare disposizioni regolamentari di attuazione degli obblighi di disclosure illustrati, con specificazione,
in particolare, del livello di dettaglio con cui le informazioni dovranno essere fornite.
In attesa delle previsioni regolamentari, di cui sopra, il 18 gennaio 2011 la Consob ha posto in
consultazione un documento - approvato poi con la comunicazione n. 11012984 del 24 febbraio
2011 - con il quale:
✦ha richiesto a tutte le società quotate di fornire al mercato un quadro completo e dettagliato sulle
eventuali indennità che spetterebbero agli amministratori in caso di scioglimento anticipato del
“rapporto”;
✦ha raccomandato alle 38 società italiane appartenenti all’indice FTSE MIB di informare il mercato in
merito all’eventuale esistenza di piani di successione degli amministratori esecutivi, indicando gli organi
e i soggetti coinvolti nella loro predisposizione;

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PAG. 11

✦ha raccomandato a tutte le società quotate di fornire al mercato informazioni sui compensi corrisposti
ad amministratori e managers, che devono essere già incluse nelle note al bilancio, assicurando un
livello di dettaglio adeguato delle singole voci retributive.
La richiesta e la raccomandazione sub (i) e (ii) concernono informazioni da rendere all’interno delle
“Relazioni sul governo societario e gli assetti proprietari” (art. 123 bis del TUIF). Qualora tale relazione
fosse già stata approvata, le informazioni potranno essere pubblicate in un documento integrativo
separato, negli stessi termini e con le medesime modalità previste per la Relazione sul governo societario.
Le informazioni di cui alla raccomandazione sub (iii) andranno divulgate, invece, nelle note al bilancio.
Si tratta dunque di un complesso di prescrizioni che impongono obblighi abbastanza puntuali
finalizzati a garantire un’adeguata informativa in ordine ai compensi di amministratori e managers,
nelle more dell’attuazione piena del D.lgs. 259/10, che ha introdotto, come visto, l’art. 123-ter del
TUF.

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NUOVA SEDE T&P A ROMA


PIAZZA MAZZINI 27

Inaugurata il 26 maggio, la nuova sede


romana dello Studio Trifirò & Partners
Avvocati si trova in Piazza Mazzini 27.

La sede T&P di Roma si affianca alla sede


centrale di Milano e alle sedi di Genova,
Torino e Trento.

Rassegna Stampa

Video

Eventi
✦Milano, Fondazione Ambrosiana, Via Sant’Antonio 5
16 Giugno 2011, ore 14.30 - 18.30
Evento formativo Trifirò & Partners - ALDAI
La mediazione e il suo impatto nelle dinamiche aziendali
Presiede:
✦ Avv. Salvatore Trifirò
Relatori:
✦ Prof. Ugo Carnevali Ordinario di Istituzioni di diritto privato presso l’Università degli
Studi di Milano
✦ Dott. Camillo Filadoro Presidente di Sezione presso la Corte di Cassazione
Moderatori:
✦ Avv. Stefano Beretta
✦ Avv. Annalisa Sala Direttore ALDAI
Programma
La partecipazione è gratuita. Le adesioni dovranno pervenire via email all’indirizzo:
trifiro.partners@trifiro.it. Per informazioni è possibile contattare il numero 02/55.00.11

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Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 30/05/11


RASSEGNA twitter @Diritto24 twitter.com/Diritto24
Nuova sede Trifirò & Partners Avvocati a Roma

STAMPA ✦il Giornale: 27/05/11


Trifirò & Partners inaugura la nuova sede di Roma

✦HR On Line - AIDP: N°10 Maggio 2011


Licenziamento - soppressione del posto di lavoro
A cura di Giacinto Favalli, Marina Tona e Paolo Zucchinali

✦Newsletter - AIDP: N°15 Maggio 2011


Haute Couture e Direzione del Personale
di Salvatore Trifirò
Assoggettarsi alla stabilità. Pillole di saggezza
di Stefano Trifirò

✦Dossier Milano - il Giornale: Maggio 2011


Se il conflitto blocca lo sviluppo
Intervista a Salvatore Trifirò

Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 04/05/11


twitter @Diritto24 twitter.com/Diritto24
Siglato il rinnovo del CCNL commercio
di Luca D’Arco

✦Newsletter - AIDP: N°14 Aprile 2011


Decreto Milleproroghe e Lavoro Occasionale Accessorio
di Giacinto Favalli

Diritto24 - Il Sole 24 Ore: 29/04/11


twitter @Diritto24 twitter.com/Diritto24
Salvatore Trifirò, fondatore Trifirò & Partners Avvocati
✦T&P su twitter
✦Il Foro padano: N°1 2011 - pag. 3
✦ T&P su Scribd Rivista di giurisprudenza e di dottrina
Nota a Cass. 7369/2009, L’efficacia delle sentenze di accertamento
e delle sentenze costitutive prima del giudicato: una questione
✦ T&P su YouTube sistematicamente ancora aperta (tra art. 182 c.p.c. e art. 337,
secondo comma, c.p.c.)
di Carlo Uccella
✦ T&P su flickr
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Roma
00195 Roma
Piazza Giuseppe Mazzini, 27

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+ 39 06 37351176
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trifiro.partners@trifiro.it
Genova
16121 Genova
Piazza della Vittoria, 12

Tel.: + 39 010 58 01 39;


+ 39 010 56 22 62
Fax.: + 39 010 58 28 71

Torino
10121 Torino
Via Raimondo Montecuccoli, 9
Tel.: + 39 011 52 10 266
Fax.: + 39 011 51 19 137

Trento twitter.com/TrifiroPartners
38122 Trento
Via Galileo Galilei, 24

Tel.: + 39 0461 26 06 37
Fax.: + 39 0461 26 44 41

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