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Intervista a Platone

Federica: Buonasera Signor Platone! Prima di


iniziare la nostra intervista la vorrei ringraziare
per aver dato alla mia redazione e a me
personalmente, la possibilità di intervistare un
filosofo come lei. Bene, iniziamo subito! Come si
spiega che noi possediamo delle nozioni innate?
Platone: Personalmente, ricorro alla teoria della
reminescenza, ossia del ricordo. Sostengo che
l’anima prima di calarsi nel nostro corpo, ha
vissuto nel mondo delle idee, e una volta discesa
ha il ricordo di ciò che ha vissuto!
F: Per questo lei afferma che “conoscere è
ricordare”?
P: Certamente, in quanto le idee sono dentro di Il filosofo intervistato, Platone.

noi e basta un minimo sforzo per tirarle fuori!


F: La sua gnoseologia rappresenta, dunque, una forma di innatismo…
P: Si, questo perché ritengo che la conoscenza derivi da metri di giudizio già presenti nel nostro
intelletto. Le faccio l’ esempio dello schiavo che, pur non essendo colto, è riuscito, mediante
l’aiuto di Socrate, a rispondere con esattezza a cose di cui non aveva mai sentito parlare. Ora,
tralasciando l’aiuto di Socrate, se lui non avesse avuto delle nozioni innate come ci sarebbe
riuscito a risolvere con esattezza il quesito posto??
F: ….. ma per lei qual è il vero significato di apprendere visto che noi possediamo una forma di
innatismo?
P: Per me apprendere non significa partire da zero, ma
ricordare. In altre parole, l’uomo non possiede la verità, e
neppure la ignora totalmente, ma la porta in sé a titolo di
ricordo, in quanto noi conoscendo non partiamo né dalla
verità, né dall’ignoranza,bensì da una pre-conoscenza, o di
ignoranza di sapere.
F: Bene, cambiando discorso potrebbe dirmi che importanza
ha per lei il dialogo?
P: Il dialogo per me è importantissimo, infatti io interpreto la
Platone e il dialogo.
filosofia come dialogo, in quanto è l’unico mezzo, mediante il
quale, si può comunicare agli altri la filosofia. Inoltre, questa
interpretazione mi ha permesso di vivere quest’ultima come una ricerca inesauribile e mai
conclusa, ossia come un infinito sforzo verso una verità che l’uomo non possiede mai totalmente,
e sulla quale è assolutamente doveroso continuare a interrogarsi.
F: Inoltre, sappiamo che un’altra caratteristica delle sue opere, oltre al dialogo, è il mito.
Potrebbe spiegarmi in cosa consiste??
P: Innanzitutto i miti sono dei racconti fantastici verso cui vengono esposti concetti e dottrine
filosofiche, e personalmente lo trovo alquanto utile. Inoltre, quest’ultimo può essere interpretato
in due modi, sia come strumento di cui il filosofo si serve per comunicare in maniera più
accessibile le proprie dottrine, sia come mezzo di cui il filosofo si serve per poter parlare di realtà
che vanno al di là dei limiti.
F: Da questo si può dedurre che il suo mito ha senso solo se
connesso con il discorso filosofico..
P: Certo, ma bisogna fare attenzione, in quanto ciò non implica
che il mito non abbia una sua ricchezza e una sua profondità!
F: Inoltre, delle voci affermano che lei non da tanta
importanza al metodo delle definizioni di Socrate. Sono
veritiere??
P: Assolutamente NO, anzi al contrario, io le reputo il primo
passo verso un sapere assoluto capace di oltrepassare il
relativismo sofistico. Ed è proprio in questa battaglia
antisofistica che io formulai la teoria delle idee, e anche se molti
individui tendono a sottovalutarla, ponendola in secondo piano,
sono lieto di affermare che questa teoria rappresenta la Platone e la sua guida Socrate.
centralità del mio essere, in quanto solo dopo averla
abbracciata posso dichiarare esplicitamente di essere riuscito a risolvere i massimi problemi.
F: Per lei c’è qualche connessione tra scienza e idee?
P: La scienza e le idee per me sono strettamente connesse, in quanto quest’ultima è l’oggetto
della scienza.
F: Noi consideriamo le idee come una rappresentazione
di ciò che pensiamo. Per lei cosa rappresentano?
P: Le idee, per me, sono un’entità immutabile e perfetta,
che costituisce, insieme ad altre idee, una zona d’essere
differente, denominata iperuranio, ovvero al di là del
cielo.
F: Ora parliamo di politica. Per lei qual è lo scopo
fondamentale dello Stato?
P: Senza dubbio la giustizia, in quanto nessuna comunità
può sussistere senza di essa. La giustizia per me è
Platone e la giustizia. fondamentale, poiché rappresenta la condizione della
nascita e della vita dello Stato.
F: Parlando dello Stato, da quali parti deve essere costituito?
P: Viene costituito dai governanti, in cui la saggezza è la virtù di questi, in quanto basta che i
governanti siano saggi che tutto lo Stato sia saggio; dai guerrieri, in cui la virtù di questi è il
coraggio; e infine dai cittadini, in cui la virtù di questi è la temperanza. Ma nonostante ciò la
giustizia comprende tutte queste virtù.
F: Ma quand’è che la giustizia si realizza?
P: Allora, i compiti di uno Stato sono molteplici, e tutti indispensabili alla vita della comunità, e
ognuno ha la possibilità di scegliere il compito a cui dedicarsi. Dunque, si realizza se tutto ciò
avviene correttamente. Inoltre, la giustizia, garantisce l’unità, e di conseguenza la forza dello Stato,
ma essa garantisce anche la forza e l’unità di ciascun individuo.
F: Bene, sappiamo inoltre che lei distingue nell’anima tre parti. Potrebbe indicarmele?
P: Esattamente. Ogni anima possiede la parte razionale, che è quella parte che ci consente di
ragionare e di dominare gli impulsi; la parte concupiscibile, che è il sito di tutti gli impulsi corporei
e, infine, la parte irascibile, che è la parte che combatte per ciò che ritiene giusto. Se mi permette
faccio un ultimo riferimento alla giustizia..
F: Certo, dica pure..
P: … in quanto quest’ultima si avrà in ogni singolo individuo solamente quando ogni parte
dell’anima svolgerà la propria funzione.
F: E’ vero che la diversità tra gli individui dipende dalla
prevalenza di una parte dell’anima sulle altre?
P: Certamente, infatti abbiamo individui
prevalentemente razionali, individui prevalentemente
impulsivi e individui prevalentemente soggetti al corpo
e ai suoi desideri.
F: Ma, perché per lei lo Stato deve per forza essere
suddiviso in classi?
P: Perché vi sono dei compiti differenti, che vengono
esercitati da individui differenti.
F: Ma queste classe vengono stabilite in base a quali
criteri? Platone.
P: Le classi non vengono determinate da un diritto di
nascita, come molti potrebbero pensare, ma da differenti attitudini naturali.
F: Perfetto! Inoltre sappiamo che oltre la teoria delle idee lei ha formulato anche la teoria dei
generi sommi. Potrebbe spiegare in cosa consiste quest’ultima?
P: La teoria dei generi sommi è quella teoria degli attributi fondamentali delle idee, che sono
cinque: l’essere, l’identico, il diverso, la quiete e il movimento.
Analizzando questi cinque punti, possiamo affermare che ogni idea è o esiste, e di conseguenza
rientra nel genere dell’essere. Ogni idea è identica a se stessa, e quindi rientra nel genere
dell’identico. Ogni idea è identica a se stessa, ma diversa dalle altre, e quindi rientra nel genere del
diverso. Ogni idea può stare in sé, e quindi rientra nel genere della quiete. Infine, ogni idea può
entrare in comunicazione con le altre, e quindi rientra nel genere del movimento.
F: Inoltre, riguardante l’argomento del “diverso” e del “nulla”, il filosofo dove compie qualcosa
di errato?
P: Il filosofo, tendenzialmente, tende a confondere il “diverso” dal “nulla”, infatti, l’unico modo in
cui può esistere il non essere è quello dell’essere diverso; ma l’errore in sé, non sta nel
pronunciare il nulla, ma nel dire le cose in modo diverso da quello che sono nella realtà.
F: Bene, la nostra intervista è finita. La ringrazio, ancora, vivamente per la sua disponibilità.
Arrivederci e alla prossima occasione!

Federica Perra
Liceo Scientifico “G. Brotzu”

Anno scolastico 2010/2011

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