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Edizioni Virtuali Il Basilisco

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Lo specchio, nella deformazione delle identit. Questa raccolta di poesie (estate del 2010) raccoglie una serie di impressioni nate a termine del cinquantesimo anniversario della nascita della Cantina Sociale Cesanese del Piglio. In una continua regressione di se, spostando ogni giorno pi in la il limite psicofisico dell'esistenza, ho scelto un dialogo immaginario con il testo "Il ritratto ovale" di Edgar Allan Poe- al quale seguir un breve piece teatrale- ed il libro "Il labirinto della solitudine" di Octavio Paz per la nascita improvvisa ed inaspettata del mio alter -ego: Orma Rash. In questa breve raccolta non vengono centellinati i giorni di festa, con l'ambizione della perfezione, bens le immagini di quei festeggiamenti assumono un carattere distorto, dimesso. Quasi onirico. Non avendo paura di se, l'esistenza di questo personaggio si muove attraverso un autocoscienza che non nasce dallo specchio, oppure dall'intelligenza dei connotati, bens dalla mancata stima di se, dal mancato successo di se. Il vincitore la persona amata, che nel continuo gesto di perdersi e lasciare, assume le sembianze di una donna che non si cura e non vuole ringiovanire. Al contrario, questa simulazione di progresso riporta Orma Rash nella piena crisi d'identit- contro me stesso- non avendo giorni da ricordare, scagliandosi contro lo stesso amore, in una ricerca disperata di allontanamento dallo specchio (l'immagine riflessa di se) che mai potr rinfrancarlo. Maria, scappa via le torri sono senza padrone il tuo regno non avr fine e questo silenzio irradier il confine.

Nel mese di Dicembre 2010 sono state prodotte 50 bottiglie di vino con un disegno di Orma Rash intitolato "Rosso Rash"- in collaborazione con l'Azienda Agricola Mario Macciocca. Il racconto "Il ritratto ovale" di Edgar Allan Poe disponibile su internet presso il fan club dell'autore.

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di Orma Rash
Comprendere, quindi apprezzare il messaggio globale implicito in questopera poetica induce ad affrontare unemozionante esperienza di regressione, parallela a quella che lautore dichiara di aver vissuto scrivendola. Ma la regressione suggerita dalla raccolta in versi, per essere interpretata, non coincide con il cammino interiore di incontro con un nostro presunto alter ego: infatti non lespansione di un S profondo, la proiezione di noi stessi su una cosa o persona, a rivelarsi propizia a intendere le parole di Orma Rash, cio dellidentit alternativa la cui nascita improvvisa e inaspettata rappresenta lepilogo e il punto di partenza del libro. Il percorso da affrontare per chi legge invece a ritroso nella coscienza primitiva della creazioneesegesi di un testo letterario, poich esso, sin dalle prime arcane formulazioni, non mai stato un oggetto unico inadeguato a registrare legittime modifiche nella propria sfera allusiva: in altri termini, in nessuna epoca le frasi letterarie hanno viaggiato, dallautore al destinatario, sotto un profilo compiuto (come ha ben spiegato lo studioso Fabio Ciotti, le cui illuminanti indicazioni rivivono qua e l, liberamente riadattate, nella presente trattazione). Infatti, anche se il componimento relativo alla tipologia estetica tramandata grazie alla scrittura semplificando la questione - da valutarsi paradigma di un costrutto lineare (e Orma, pur rendendolo nel complesso eterogeneo, non se ne discosta, come invece avviene in molti casi di letteratura digitale), ebbene, pur trasformandosi in elemento incisivo nellassetto narrativo, non costituisce garanzia della sua unicit di voce, n di piani di espressione separati e conclusi, n tantomeno di intervalli temporali gi consumati e invalicabili. Dare origine a una storia sotto forma di tradizione orale, non comporta invece dobbligo ladozione di una semantica di natura rettilinea o sintagmatica. Forse attratto da una possibilit del genere, lautore sceglie di evocare un dialogo utopico con il racconto Il ritratto ovale di Edgar Allan Poe e il lungo saggio Il labirinto della solitudine di Octavio Paz, tentando, secondo un apposito procedimento, di non contrarne affatto nella pagina la libert fenomenica di articolazione. Piuttosto, assunte le sembianze dellaltra - o seconda - personalit, Orma, lo scrittore, combinando con grande attenzione i vari tasselli del sistema, pare quasi indotto a rispondere a unimpellente necessit di riordinare il molteplice dell'esperienza vissuta - in prima persona e dal contesto proprio grazie a questa dinamica continua di linguaggio. Ma anche per lui, lessersi rivolto alla linearit di comunicazione non ha costretto la sua raccolta poetica a tradursi in un discorso completo e definitivo giunto a noi come oracolo da interpellare con deferenza e sottomissione. Scrive: SEMPRE APERTO/SEMPRE SVEGLIO/le camicie degli evasi/stese alla finestra/le grandi storie dei folli/(mai tornati)/sui maxischermo, in mondovisione. Un primo passo in direzione dei trascorsi della coscienza creativa e di utilizzazione dellevento letterario conduce immediatamente al riscontro di quanto, prima che si diffondesse la stampa verso la met del quindicesimo secolo, lideazione stessa di un elaborato in s definito fosse assai rara. Le composizioni erano, quasi sempre, lette in pubblico quando non se ne ascoltavano, addirittura, interi brani recitati a memoria - in occasioni per la maggior parte celebrative.

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Edizioni Virtuali Il Basilisco Con riferimento al volume di Octavio Paz (una dettagliata ricostruzione storica e culturale del Messico dalla conquista a oggi) e in particolare alla mitologia delle feste, tanto centrali nella sua esplorazione di civilt, non credo sia un caso che nellintroduzione di Cespugli si precisi: non vengono centellinati i giorni di festa, con l'ambizione della perfezione, bens le immagini di quei festeggiamenti assumono un carattere distorto, dimesso. Forse, dimesso perch serio, impegnativo e, appunto, di non remota matrice cultuale. I versi della poesia Canto dei perdenti recitano: Questa rabbia senza velocit/alimentata dal gas, la nostalgia:/(i pomodori secchi, rossi/una penombra messicana,/viaggi a ritroso, partiti dopposizione)./Mi calo il sombrero, aspetto i 40 gradi/chiudo gli occhi ascoltando in sordina/questo canto dei perdenti. Nel corso del Medioevo, in ambito umanistico, la modalit di "esecuzione" commemorativa e popolare del testo fu prevalente: pertanto, attraverso la tecnica di trasmissione sia pubblica sia dlite, il messaggio veniva conservato sotto la fisionomia di oggetto fluido, tale da essere sottoposto a eventuali modifiche nel tessuto lessicale e nello sviluppo della trama. Nuovi personaggi potevano comparire, fatti imprevisti riuscivano a inserirsi nello svolgimento, in alcune parti diversificato secondo intervalli irregolari, giungendo cos non solo a complicare il decorso primario, ma a renderlo, persino, aperto: ed ecco Orma intrecciare la comune crisi di identit con la facolt attribuita a Maria - protagonista del gothic tale vittoriano di Poe - di superare la morte (della vicenda) iniziale, in virt dellabbandono della propria speranza di rinascita, rigenerazione assoluta. Anche la struttura del romanzo cavalleresco si basava su presupposti di esecuzione abbastanza conformi, rimasti attivi fino al tardo Seicento in una soluzione estetica che dalla tradizione ereditava molte qualit, vale a dire il teatro dell'arte. E la teatralit, annunciata come sguito della raccolta di Cespugli, potrebbe, nella mente dellautore, fornire un modello di maschere fisse interscambiabili assai funzionale al gioco di alternanza e passaggio di voci e individualit molteplici (infinite in una direzione, ma ridotte a potente unicit di intenti nellaltra) tra le quali si muove, ansioso e visionario, il temerario Orma Rash, e noi con lui. Tuttavia la tendenza fluida dei passaggi non era riservata al solo momento della genesi e fruizione collettiva. Persino la riproduzione manoscritta non consisteva mai in semplici trascrizioni, almeno fino al periodo umanistico e prerinascimentale. I copisti erano spesso uomini di grande cultura o autori essi stessi: nel procedere alla copiatura, diversificavano il risultato a vari livelli, spinti da atteggiamenti consci oppure, al contrario, da necessit di realizzazioni inconsce. Manifestando anche loro forte insofferenza ai vincoli interni alla consequenzialit letteraria, gestita con il rispetto dovuto a unaffermazione chiusa e restrittiva, lo scrittore e lalter ego, nel dialogo articolato con gli altri testi, si sentono autorizzati a intervenire secondo personali curve di giudizio. Accanto al compilato, i copisti introducevano commenti, destinati con il passare di mano in mano a fondersi con l'originale. Analogamente, nelle poesie di Orma, in corsivo appaiono trascritti (oltre che tradotti in italiano) frammenti delle opere considerate, tra citazioni e neo-formulazioni, in sequenza indistinta nella proposta di significato complessiva. Lindipendenza impugnata dalla proiezione dellinconscio del lettore-esecutore nei manoscritti, con lavvento della testualit stampata viene senzaltro a ridursi; e quando essa verr affidata a strumenti virtuali di scrittura lineare, la situazione in tal senso non muter. dunque innegabile che la riproduzione tecnica della scrittura - con omaggio allepifanico saggio di Walter Benjamin abbia indotto la formulazione del messaggio ad assumere lo stato di un oggetto linguistico stabile, poich, stato osservato da pi parti - almeno nella norma - a nessuno di noi salterebbe in mente, ad esempio, di modificare la storia dei Promessi sposi volendo magari redimere don Rodrigo prima della peste per metterlo in scena, subito dopo, testimone donore delle modeste ma felici nozze di Renzo e Lucia.

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Edizioni Virtuali Il Basilisco Eppure, un margine estremo affine, Orma sembra volerlo valicare, dedicando lultima - almeno per ora - scena di Cespugli a una sorta di teatralit, equivalente forse a un nuovo, provvisorio finale (quindi, aperto) dellavventura di Poe. In teoria, ritengo un simile atteggiamento ideativo ricco di suggestioni ed esiti inquietanti: sono del parere che lattuazione di questa scelta e la sua forma in progress, ancora sperimentale, assicurino comunque un fascino indiscutibile, poich la lettura non pu in alcun caso ridursi alla testimonianza di un processo del tutto passivo. Anzi, per quanto i contesti di poesia possano essere fissati entro un universo di presenza concreto e immutato nel tempo, individuarli e comprenderli significa ancora oggi collaborare con la testualit, caricandola di significati, potenziandola con lesperienza personale e il bagaglio di aspettative operanti a lato di ciascuna ricezione e giudizio di gusto, speciale e irripetibile. Ogni lettura, insomma, in compagnia di Orma e delle immagini del raddoppiamento evocate, si moltiplica di riga in riga, da una argomentazione alla successiva, ed diversa, ulteriore: pertanto non risulta mai vincente confinare a priori, al di qua della pagina, lo spazio dazione riservato alla risposta del fruitore. Il suo intervento pu trovare posto, al contrario, tra le riflessioni del messaggio stesso: Non ho immaginazione/i desideri scaricati,/lavati sul lavandino/i panni sporchi/lavati in televisione/ Ti bacio come natura/come natura mi baci/e senza fiato, mi amor! Sono dalla parte dellautore: la poesia, le indicazioni semantiche non possono sopravvivere e giungere a noi, da qualsiasi parte provengano, mentre le concediamo di avanzare tra binari stretti e invalicabili, ostili a riformulazioni ed emozionalit libere e genuine. Alcuni grandi, del resto, hanno gi sperimentato soluzioni che invalidassero, almeno parzialmente, siffatti limiti, adoperandosi a raggiungere la mta, talvolta, di scrivere un romanzo infinito, un sentiero di trama-intreccio pronto ad accogliere tante diverse ipotetiche storie, in maniera che ognuno, con la propria parafrasi, potesse organizzare uno svolgimento inedito dellopera. Basti pensare al prezioso ed epifanico Tristram Shandy di Lawrence Sterne nel lontano Settecento o, durante il secolo scorso, all'Ulysses di James Joyce, ai racconti-saggi di Jorge Luis Borges, al nostro indimenticabile Italo Calvino con I figli di Babbo Natale, ultimo episodio di Marcovaldo. In conclusione, mentre gridiamo a Maria una speranza di vita mai spenta, prescindendo dalla violenza o costrizione a codici imposti, oltre la gabbia di qualsiasi convenzione autoritaria (Maria, scappa via/ le tue torri sono senza padrone/ il tuo regno non avr fine / e questo silenzio irradier il confine), adesso sono io a introdurre il discorso in un altro testo - ovvero la sceneggiatura di Malice, stupendo film di Harold Becker scritto da Aaron Sorkin - rivolgendo a te, Orma, la battuta pronunciata dal personaggio dellanziana mrs. Kennsinger (cameo di Anne Bancroft): Welcome to the game!, Benvenuto nel gioco!. Cinzia Baldazzi

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Il castello, nel qual il mio domestico sera deciso di penetrare a viva forza, anzich permettermi, deplorevolmente ferito come io era, di passare una notte allaria aperta, era una di quelle costruzioni, indecifrabile miscuglio di grandezza e melanconia, che hanno per s lungo tempo innalzate le loro rocche eccelse in mezzo agli Appennini, tanto nella realt quanto nellimmaginazione di mistress Radcliffe.- Secondo ogni apparenza, esso era stato abbandonato temporariamente e tuttaffatto di recente. Noi ci adattammo in una camera fra le pi piccole e le meno riccamente ammobiliate, posta in una torre appartata dal fabbricato. Lungo i muri erano tese delle tappezzerie adorne di numerosi trofei araldici dogni forma, nonch di una quantit veramente prodigiosa di pitture moderne, in sontuose cornici dorate, dun gusto arabesco. Io provai tosto un vivo interesse (e la causa ne era forse il delirio che incominciava ) per questi dipinti che erano affissi, non solamente sulle pareti principali delle diverse camere, ma altres in una sequela di anditi e corridoi che, per la bizzarra architettura del castello, dovevamo passare inevitabilmente; e crebbe tanto linteresse, che ordinai a Pietro di chiudere le massicce imposte della camera di accendere un gran candelabro a pi bracci, collocato vicino al mio capezzale, e di alzare invece, quanto era possibile, le tende di velluto nero, guarnite di frangie che circondavano il letto. Io desiderava tutto ci per poter almeno, quando non mi fosse dato di addormentarmi, consolarmi alternativamente nella contemplazione di quei dipinti e nella lettura di un piccolo volume che io avevo trovato sullorigliere, che enunciava appunto il valore di essi e ne conteneva la descrizione. Io lessi lungo tempo, assai lungo tempo; contemplai tutto religiosamente, devotamente quasi; e le ore passarono rapide e brillanti, direi cos, talch udii suonare la solenne ora della mezzanotte. La posizione del candelabro non mi garbava, e, protendendo la mano con certa difficolt, per non disturbare di soverchio il mio domestico addormentato, io lo collocai in maniera che i suoi raggi si proiettassero in modo completo sul libro. Ma questa operazione produsse un effetto assolutamente inatteso. I raggi delle molteplici candele (poich ve ne erano molte) caddero allora sopra una nicchia che trovavasi sulla parete e che una colonna del letto aveva fino allora coperta dun ombra profonda: e mi apparve dun tratto, in mezzo alla viva luce, un quadro che mera dapprima sfuggito allesame. Era il ritratto duna giovine le cui forme gi pronunciate, accennavano a una donna ormai fatta. Io gettai sul dipinto un rapido sguardo e chiusi gli occhi: il perch non lo compresi bene io stesso a tutta prima. Ma nel mentre le mia pupille rimanevano abbassate, analizzai rapidamente la ragione che mi obbligava quasi di ricorrere a tale espediente. Era questo un movimento involontario per guadagnar tempo e per pensare, per assicurarmi che la mia vista no mi aveva ingannato, per calmare, direi cos, e preparare ad un tempo istesso il mio spirito ad una contemplazione pi pacata e sicura. Dopo alcuni istanti guardai di nuovo quel dipinto fissamente. Io non poteva allora pi dubitare, quandanche lo avessi voluto, di distinguere ogni cosa assai nettamente; giacch il primo baleno di luce su quella tela aveva dissipato lo stupore da trasognato da cui i miei sensi erano invasi, e mi aveva richiamato dimprovviso alla vita reale. Il ritratto, io lho gi detto, era quello duna giovine donna. www.poesieinversi.it

Edizioni Virtuali Il Basilisco Era una semplice testa, giacch il collo e le spalle vi si intravedevano appena ; il tutto composto in quello stile che suol chiamarsi, in linguaggio tecnico, stile da vignetta; vi era assai della maniera di Sully nelle teste di sua predilezione. Il braccio, il seno, e fino le ultime ciocche di capelli, si fondevano in modo da sfuggire ad ogni indagine, nellombra indefinita ma intensa che serviva di fondo allinsieme. La cornice era ovale, magnificamente dorata e foggiata a rilievi sul gusto moresco. Come opera darte non si poteva, del resto, trovar nulla di pi ammirabile di quel dipinto. Tuttavia non dovevano essere n la perfetta esecuzione dellartista, n limmortale bellezza della fisionomia, che mi impressionavano cos dimprovviso e s fortemente; ed io dovevo poi credere ancor meno che la mia immaginazione, non ancor ben risveglia, avesse preso quella testa per quella duna persona vivente. Allora mi saffaccio senzaltro al pensiero che i dettagli del disegno, lo stile di vignetta e laspetto del quadro avrebbero ben tosto dissipato una simile allucinazione, cosicch io sarei stato liberato repentinamente da ogni illusione. Nel mentre maturava tra me queste riflessioni, assai preoccupata, io restai, mezzo seduto, mezzo sdraiato, pi di unora forse cogli occhi fissi in quel ritratto. A lungo andare per, sembrandomi daver scoperto il vero segreto del suo effetto, mi lasciai ricadere sul letto. Io aveva indovinato che il fascino di quella pittura era unimpressione vitale assolutamente adeguata alla vita stessa; ci che dapprima maveva fatto trasalire, poi confuso, soggiogato, atterrito. Pieno di spavento profondo, misterioso, io ricollocai il candelabro alla sua pristina posizione, ed essendomi cos tolto dagli occhi la causa della mia violenta agitazione, cercai ansiosamente il volume che conteneva lanalisi dei dipinti e la loro istoria. Passando tosto al numero che disegnava il ritratto ovale, io vi lessi allora lo strano e singolare racconto che segue:<< Era una giovinetta veramente duna rara bellezza e che non era meno amabile di quel che fosse piena di giovialit. E maledetta sia lora in cui essa vide il pittore! innamorossi di lui e divenne infine sua sposa. << Egli, appassionato, studioso, austero, e che aveva gi trovato nellarte la sua fidanzata: ella una giovinetta non meno amabile che piena di gaiezza, tutta luce e sorrisi e colle pazzie in capo di una giovine gazzella; innamorata alla follia dogni cosa, e non odiando che larte, che ora la sua rivale; nulla temendo fuorch la tavolazza e i pennelli e gli altri odiosi istrumenti che la privavano dellaspetto del suo adorato amante. Oh! fu una ben terribile cosa per questa poveretta quando essa ud il pittore manifestarle il desiderio di dipingere egli stesso la sua giovine sposa. Ma essa era umile ed obbediente, e pos quindi con dolcezza, durante ben lunghe settimane, nella tetra e pi alta camera della torre, ove la luce pioveva sulla bianca tela solamente da unapertura del soffitto. Ma egli, il pittore, metteva ogni sua gloria in quel lavoro, che progrediva di giorno in giorno, di ora in ora. Ed era un uomo appassionato e strano e pensieroso che si perdeva in fantasticherie; cosicch egli non voleva vedere come la luce che cadeva cos lugubremente in quella torre isolata dissecava le fonti della salute ed ogni vigoria di spirito della sua amata, la quale deperiva visibilmente agli occhi di tutti, fuorch ai suoi. Ma essa sorrideva sempre, e sempre senza muover lamento, giacch saccorgeva come il pittore (che gi aveva una gran fama) provava un piacer vivo ed ardente nel suo compito e lavorava notte e giorno per ritrarre quella che lamava tanto, nonostante che si facesse di giorno in giorno pi debole e languente.

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E in verit, quanti contemplavano il ritratto parlavano a bassa voce della sua rassomiglianza, come di una superba meraviglia, e di una prova non meno grande della potenza del pittore, che del suo profondo amore per quella che egli dipingeva s mirabilmente e in modo quasi prodigioso. Ma a lungo andare, appressandosi il lavoro al suo compimento, niuno fu pi ammesso nella torre; poich il pittore, divenuto demente quasi dallardore della sua opera, staccava raramente gli occhi dalla tela nemmeno per guardare laspetto della sua amante. Ed egli non voleva vedere come i colori che stemprava sulla tela, erano tolti dalle guance di quella che era seduta e posava presso di lui. E quando furono trascorse lunghe settimane e non restava ormai che ben poco a fare, nullaltro che un ultimo tocco alle labbra e un tratto allocchio, lo spirito della giovine donna palpit ancora un istante come lultimo guizzo della fiamma duna lampada. E allora il tocco fu dato e il tratto fu posto, e per un momento il pittore si trattenne in estasi davanti il proprio quadro quel quadro che egli stesso aveva dipinto; ma un momento appresso, mentre egli stava tuttora contemplando, prese a tremare, si fe pallido in viso e, come colpito di repentino spavento, gridando con voce possente: << davvero che la vita istessa! >> egli si rivolse bruscamente per riguardare la sua amato; essa era morta! >>

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Questi sogni infranti dal caro petrolio, gli amori: (le scatole di latta le stanze segrete le poesie al telefono i mostri nellarmadio). Cade un foglio di carta lucida nello stomaco damianto leternit (al migliore offerente) una pioggia dorata (poi scoprire che la montagna da scalare era la schiena di tuo padre). Questa rabbia senza velocit alimentata dal gas, la nostalgia: (i pomodori secchi, rossi una penombra messicana, viaggi a ritroso, partiti dopposizione). Mi calo il sombrero, aspetto i 40 gradi chiudo gli occhi ascoltando in sordina questo canto dei perdenti

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CADO e non so spiegare il buco del cielo, qui a terra tra le radici secche dellomo morto sul movimento allegro del ventilatore. Le barche arenate nei disegni duemiladieci gli spazi disponibili per un nuovo amore. (c qualcosa dentro di me che sbagliato e ci rende simili) Mi piscio sui piedi come gli indiani cerco di uccidere qualche insetto ma loro uccidono me in una danza a zampe levate eliche inclinate, natiche statiche

sul lettino dello psicanalista. Mi piscio sui piedi come gli indiani nuvoletta di Luglio SEMPRE APERTO SEMPRE SVEGLIO le camicie degli evasi stese alla finestra le grandi storie dei folli (mai tornati) sui maxischermo, in mondovisione. Mi piscio sui piedi questa momentanea felicit senza velocit, senza vanit.

Il vento spense la candela la noia scese dal soffitto la camera piena di spilli dalle cornici damianto (rovesciate) il senso dellorrore, distratto.

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Un fuoco lento sul letto sfatto la violenza della citt sulla bianca schiena (il latte scende piano) Simbiosi damore nel tempo danalisi i soffi nel verde vegetale (la natura) Un fuoco spento sul filo interrotto la strada pi corta per non essere. Mai.

pantaloni, qualche calza nera, un panno bucato, i disegni a mano libera lamore che prende lacqua, il silenzio della tromba, lo sgabello di legno il gomito sul divano, il vuoto di classe, la miseria dello spettacolo.

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Non ho sonno guardo il cielo cadere tra i perdenti per la strada, raccolgo pezzi di ghiaccio qualcuno sa di essere ricco cos, altri invece non sanno che fare buttandosi via. Una discarica di desideri sapre a lato, sul letto del fiume. Non ho sonno nel labirinto della solitudine scritto da Octavio Paz il mondo brucia troppo in fretta gli ispanici hanno gli occhi sempre aperti non conoscono la fatica e gli insetti non fanno mai paura!

Bucami il sorriso, spacca lo specchio dentro di me altro non che la maschera del difetto un dipinto riletto nelladolescenza quando lamore (assediato dal cemento) non s mai realizzato. Ora, tra cespugli, coriandoli di festa abbandonati (alcuni cimiteri) silos di plastica e vita in vitro Bucami il sorriso, splendi su di me!

perdersi, ma anche trovare nuove strade nascondersi, per non trovarsi pi. E sparito il sole, un fulmine cade verso di noi. Le emozioni di una flebo nel braccio, la fine del verso, verso la fine del temporale.

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Le labbra cos fredde in questa estate torrida (senza accenti, senza replay) mi spengono in delay. Non ho immaginazione i desideri scaricati, lavati sul lavandino i panni sporchi lavati in televisione. Ti bacio come natura come natura mi baci e senza fiato, mi amor!

Lego confuso dei tempi moderni i nostri sistemi nervosi troppo fusi la musica sparata endovena, sottoterra uomini gi morti e uomini mai vivi i massimi sistemi la noia sulla schiena. Mi schiaccia.

Maria scappa via Maria scappa via questo paese linferno sempre a terra trombe buttate, arrugginite lossido massale nei pensieri e ritorno a scrivere di ieri che oggi non stato, non verr. Maria scappa via Maria, scappa via lingue di velluto sulla tua schiena dischi rotti sospesi nellempasse figure da ranocchio, mancata teatralit! Maria, scappa via Maria, scappa via le torri sono senza padrone il tuo regno non avr fine e questo silenzio irradier il confine.

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Finito di realizzare nel Marzo 2011 presso Edizioni Virtuali Il Basilisco


Ogni riproduzione o modifica, anche parziale dellopera, vietata

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