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EPIFANI E SACCONI EX SOCIALISTI

La barzelletta del ministro e le vite parallele - S. Rizzo - Corriere della Sera - 23-09-08 Il duello infinito ROMA Soltanto chi non li conosce bene pu pensare che Guglielmo Epifani e Maurizio Sacconi si siano ritrovati nei panni dei duellanti per uno scherzo del destino. Il segretario della Cgil di 111 giorni pi anziano del ministro del Welfare. Entrambi sono socialisti ed entrambi, da giovani, lavorano alla Cgil. Con una differenza. Sacconi imbocca la strada della politica. Invece Epifani resta nella Cgil e sale tutti i gradini, fino a prendere il posto di Sergio Cofferati. Quando succede, il 20 settembre del 2002, Sacconi gli spedisce un telegramma affettuoso: Caro Guglielmo, sono sinceramente lieto che tu assuma oggi la guida della Cgil. un traguardo meritato che corona un lungo e non sempre agevole percorso. Le tante cose che ci hanno unito per molti anni ci aiuteranno ora a mantenere il filo del dialogo e ovviamente del reciproco rispetto. Un saluto fraterno da un amico di ieri e di oggi. Sembra difficile pensare che chi ha scritto queste frasi sia la stessa persona che ieri, nel corso di una tavola rotonda al Corriere, ha paragonato la Cgil di Epifani a quel signore che guida contromano in autostrada e ascoltando l'annuncio della radio commenta: "Non c' un pazzo, sono centinaia". Prima di quel fatidico 2002, in realt, le strade dei due si erano incrociate sporadicamente. Negli anni Ottanta Sacconi un giovane sottosegretario al Tesoro con delega sulle banche. Socialista riformista, il suo punto di riferimento nel partito Gianni De Michelis, di cui stato consigliere insieme a Renato Brunetta. A differenza del suo leader, per, non ama le discoteche. Preferisce studiare: nel partito c' chi lo considera il massimo esponente dell'ala secchiona. Lui si vendica con telefonate nelle quali imita alla perfezione la voce di Bettino Craxi. Nel 1984 uno degli artefici dell'accordo di San Valentino sulla scala mobile, che mette all'angolo il Partito comunista provocando pure la spaccatura della Cgil di Luciano Lama: nell'occasione la componente socialista di Ottaviano Del Turco, di cui fa parte Epifani, si schiera con Cisl e Uil e firma l'intesa. Ma un caso pi unico che raro di sintonia fra i nostri duellanti. I rapporti fra l'attuale ministro e la Cgil non erano certo ruvidi come oggi: Maurizio Sacconi mi fu presentato da Cofferati, ricorda Giuliano Cazzola, anch'egli ex della Cgil e oggi parlamentare del Pdl. Ma poi, inevitabilmente, le cose cambiarono. Nel 1996 il ministro del Lavoro di Romano Prodi, Tiziano Treu, che lo stima, candid Sacconi a capo dell'Ufficio internazionale del Lavoro, con il parere favorevole anche della Cgil. Per lui, diversamente da Epifani, insieme a molti altri socialisti stava gi con il centrodestra. E nel 2001, tornato al governo come sottosegretario al Welfare, i contrasti con la Cgil divennero ben presto insanabili. Durissima fu la rottura sulla vicenda dell'articolo 18, vicenda resa ancora pi drammatica dall'assassinio da parte delle Br del suo amico Marco Biagi. E con Cofferati si arriv alle carte bollate. Arrivato Epifani, la musica cambi solo impercettibilmente. Al primo sciopero del febbraio 2003, Sacconi accus la Cgil di inseguire un progetto ideologico e antagonista. Poi di fare campagna elettorale. Quindi disse che vedeva nel governo un nemico di classe. Fino ad affermare: tutto tranne che un sindacato. Senza risparmiare il suo segretario: un reazionario. E se durante la campagna elettorale del 2006 Sacconi era arrivato a dire che la Cgil aveva stretto un patto scellerato con l'Unione, qualche mese pi tardi comment perfidamente l'assenza del socialista Epifani alla commemorazione di Craxi ad Hammamet: Evidentemente non l'hanno lasciato venire. Da allora le scaramucce si sono moltiplicate. Veltroni ed Epifani testimoniano il collateralismo fra Cgil e Pd. Sacconi ha la rara capacit di fare e dire cose che non vanno dette. La Cgil rischia la disfatta sindacale. Sacconi con la Cgil ha un atteggiamento da crociato. E via di questo passo. Dice Pier Paolo Baretta, ex segretario generale aggiunto della Cisl, ora deputato del Pd, che conosce bene entrambi: Credo che sia un errore appiccicare un'etichetta politica a qualsiasi sindacato. Ma forse pure la Cgil dovrebbe riflettere su questo modo di fare il sindacato.

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