Professional Documents
Culture Documents
Giuseppe Ricci
PREMESSA*
* Osservazioni sui colori è costituita, come tutte le opere di Ludwig Wittgenstein, da una serie di
appunti. Essa è stata pubblicata postuma ed ordinata dal curatore in base al presunto ordine temporale
secondo cui è stata scritta. L'edizione presa in esame è divisa in tre capitoli: il primo di 89 paragrafi
numerati progressivamente, il secondo di 20 ed il terzo di 350. Nel corso di questo articolo si fa
riferimento ai capitoli ed ai relativi paragrafi indicando prima il paragrafo (in numeri arabi) e quindi il
capitolo (in numeri romani). Ad esempio (210.III) indica la proposizione n. 210 del capitolo terzo
relativa all'edizione italiana sotto indicata. Nelle note è citato il testo originale di Wittgenstein. Si è fatto
riferimento a: LUDWIG WITTGENSTEIN, Osservazioni sui colorì, traduzione di Mario Trinchero, Einaudi,
Torino 1982.
D) concetto di colore
F) psicologia
G) scienza e fenomenologia
H) comunicazione
In Appendice sono riportati i capitoli ed i paragrafi dei suddetti percorsi. Si
potranno collegare tra loro i vari temi ricavando ulteriori macro gruppi (ad esempio
il percorso C con il percorso A, ovvero il percorso A con E o con H).
Verrà anche dato un breve commento alle implicazioni che questa teoria
della conoscenza comporta.
Partiamo dall'osservazione (1.I)2 relativa al concetto di valutazione della
temporalità ed atemporalità delle proposizioni.
Il Pratico Mondo per Edunet books
A è più chiaro di B ovvero A è più lungo di B rappresentano un esempio di
proposizioni temporali trattandosi di valutazioni fondate su osservazioni empiriche.
Infatti un corpo ora più chiaro potrebbe presentarsi, sotto una diversa
illuminazione, più scuro di un altro; l'oggetto più lungo potrebbe risultare più corto
per effetto di un'osservazione da una differente prospettiva.
Quando si parla di tonalità più chiara, in quanto trattiamo di un oggetto
definito da una regola prefissata (abbiamo cioè stabilito come regola cosa è la
tonalità ed il rapporto tra le varie tonalità di colore), definiamo una proposizione
atemporale ovvero che non può essere modificata dall'esperienza (6.I) 3. La stessa
cosa vale per la proposizione 3.
L'atemporalità ed i relativi giochi linguistici possono differire tra diversi
soggetti, ma l'atemporalità è caratterizzata dall'essere un fatto interno del soggetto
che giudica (8.I)4.
Non possiamo infatti far coincidere il concetto di temporale ed atemporale
con quello di soggettivo ed oggettivo in quanto ciò comporta una contraddizione:
se tutto ciò che è interno fosse oggettivo in quanto legato alle regole di
rappresentazione del soggetto, sarebbe contemporaneamente soggettivo se un altro
soggetto non accetta quelle regole o ne usa altre.
Nel caso viceversa di regola interna atemporale di un soggetto, questa resta
sempre atemporale se vista da un altro anche se non è condivisa.
I presupposti sopra indicati per lo studio della conoscenza hanno
implicazioni, non espresse da Wittgenstein, molto importanti dal punto di vista
sociale, politico e religioso.
La regola atemporale è di proprietà assoluta del soggetto, può differire da
quella degli altri uomini, ma resta in ogni caso peculiare di questi. É nella regola
interna, certamente influenzata dalle regole temporali, la misura della persona, pur
condizionata delle abilità che questa possiede.
2 «Enunciare qualcosa sulla relazione tra la chiarezza di due determinate tonalità di colore. [...]
Determinare la relazione tra la lunghezza di due sbarre. [...] Nei due giochi linguistici la forma delle
proposizioni è la medesima [...] Ma nel primo caso si tratta di una relazione esterna e la proposizione è
temporale, nel secondo caso si tratta di una relazione interna e la proposizione è atemporale.» (1.I,
pag.3).
«Ma come faccio a sapere che con queste parole: «Colori primari» intendo la stessa cosa che
intende un altro, [...] No - qui decidono i giochi linguistici» (6.I, pag. 4).
4 «Gli uomini potrebbero avere il concetto dei colori intermedi o colori misti anche se non avessero
mai prodotto colori mescolandone altri [...]» (8.I, pag. 5).
346 Giuseppe Ricci
Questi principi sono alla base dei sistemi moderni di macchine intelligenti in
grado di apprendere (sistemi neurali e logica Fuzzy).
La suddetta analisi assume la possibilità di definire proposizioni logiche né
empiriche al 100% né atemporali al 100% e permette quindi di comprendere il
Il Pratico Mondo per Edunet books
rapporto tra l'individuo (ed il suo mondo atemporale) con il mondo esterno
(temporale ed empirico).
15 «Descrivere un gioco significa sempre: dare una descrizione grazie alla quale lo si può imparare?»
(76.1, p. 21).
«Un tizio che soffra di acromatopsia, non soltanto non può imparare le nostre parole per i colori
così come impara ad impiegarle uno che i colori li veda normalmente, ma non può neanche imparare,
nello stesso modo, la parola "acromatopsia"» (77.I, p. 21).
17 «Potrebbero esistere uomini che non capissero il nostro modo di esprimerci: l'arancione è un
giallo che da sul rosso e che pertanto fossero disposti a dire una cosa del genere soltanto quando
vedessero davanti ai loro occhi una transizione di colore dal giallo al rosso attraverso l’arancione. E per
costoro l'espressione «verde che dà sul rosso» non necessariamente presenterebbe difficoltà» (78.I, p.
22).
350 Giuseppe Ricci
rosso. In ogni caso differenti abilità derivano da differenti doti e non è possibile in
generale identificare differenti doti come difetti.
35.III)18 Con l'esempio di definizione di colore puro (ad esempio un bianco
puro) ci si collega alle abilità necessarie per realizzare un gioco linguistico e per
Il Pratico Mondo per Edunet books
mostrarlo. Mostrare un gioco ovvero mettere davanti un gioco significa mostrarne
l'uso. All'uso come noto, corrisponde un significato. Pertanto se è vero che non
necessariamente il mostrare il gioco significhi addestrare al gioco tuttavia questo
determina nell'osservatore la possibilità di coglierne il significato.
(296.111)19 II gioco linguistico è strettamente connesso con il modo di
vivere degli uomini e di rappresentarci la vita di questi. Non siamo in grado di
immaginare la vita di un gruppo di uomini che non conosce un determinato gioco
linguistico.
(335.III. 336.III, 337.III. 341.III. 343.111, 346.III. 347.III)20 Le proposizioni
che comportano comunicazione hanno caratteristiche particolari come impiego, ma
non è semplice definire le modalità di impiego.
Può esistere un insegnamento che stabilisce quando una proposizione è una
comunicazione, ma la forma della proposizione come comunicazione non è
sufficiente a definirla tale in quanto la proposizione pur così formalizzata può non
comunicare nulla di nuovo.
18 «Lichtenberg dice che soltanto pochi uomini hanno mai visto il bianco puro. Allora, dunque, la
maggior parte degli uomini impiega scorrettamente questa parola. E lui come ha imparato l’uso corretto?
- Piuttosto, ha costruito un uso ideale partendo dall'uso di tutti i giorni, così come si costruisce una
geometria. Qui, però, come «ideale» non s'intende qualcosa di particolarmente buono, ma soltanto
qualcosa che è stato spinto agli estremi» (35.III, p. 38).
19 «[,..] Immaginiamoci uomini che non conoscono questo giuoco linguistico. Ma con ciò non
abbiamo ancora nessun'idea chiara della vita di questi uomini, di dove essa devii dalla nostra[...]
Non è come se si dicesse: ci sono uomini che giuocano a scacchi senza usare il Re? Subito sorgono
ulteriori questioni: chi vince? chi perde? e così via. Devi prendere ulteriori decisioni, che in quella prima
determinazione non avevi ancora previsto. Proprio perché neanche tu hai una visione generale della
tecnica originaria, ma essa ti è famigliare soltanto caso per caso» (296.III, p. 98).
20 «"A occhi aperti tu puoi attraversare la strada senza essere investito, e così via". La logica della
comunicazione» (335.III, p. 108).
«Dicendo che una proposizione, che ha la forma di una comunicazione, ha un impiego, non si è
ancora detto nulla sul modo del suo impiego» (336.III, p. 108).
«Può lo psicologo comunicarmi che cosa sia il vedere? Che cosa si chiama "comunicare che cosa sia
il vedere"?» (337.III, p. 109).
Non è lo psicologo a insegnarmi l'uso della parola «vedere».
«Esiste certamente un insegnamento che riguarda le circostanze nelle quali una certa proposizione
può essere una comunicazione» (341.III, p. 109).
«Se comunico ad un amico di non essere cieco, quello che gli comunico è un'osservazione? In ogni
caso posso sempre convincerlo con il mio comportamento» (343.III, p. 110).
«Supponiamo che un cieco mi dica: "Tu puoi andare in giro senza inciampare da nessuna parte" -la
prima parte di questa proposizione sarebbe una comunicazione?» 346.III, p. 110).
«Ebbene, non mi dice nulla di nuovo» (347.III, p. 110).
352 Giuseppe Ricci
Capitoli I III
Il Pratico Mondo per Edunet books
Paragrafi 3, 4,57,59, 5,27, 28, 29,33,56, 72, 95, 102,
66,68,75, 119,121,122,123,127, 129,165,
76, 77 170,230,282,289,291,297,298,
301,302,304,305,306,307,308,
309, 310, 313,314,315,316,317,
318, 320, 326, 327, 329, 330, 331,
333,334,339,340,342,344, 349,
350
E) proposizioni temporali
ed atemporali
Capitoli I III
Paragrafi 50 8,9,45,131
F) psicologia
Capitoli I III
Paragrafi 79, 80 114,232,283, 319, 328, 338, 350
G) scienza e fenomenologia
Capitoli II III
Paragrafi 3,16 4, 44, 114, 248,293, 322, 324
H) comunicazione
Capitoli III
Paragrafi 335,336,337,341,343,346,347
«Osservazioni sui colori» 351
CONCLUSIONI
Appendice
Percorsi
A) gioco linguistico e logica
Capitoli I II III
Paragrafi 1,6,8,27,32,57,76,77,78 11,12 8,9,10,13,15,19,30,34,35,36,93,98,99,112,11
6,118,128, 131,284,292,296,313,332,348,349
(ultima riga)