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Libera Universit Europea

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. Lino Moroni

MORONI LINO, perito industriale, nato a La Spezia nel 1916, cresciuta fra la gente dell'Umbria, delle Marche e d'Abruzzo dove ha ultimato gli studi tecnici. Dal 1939 al '43 quale ufficiale di complemento ha vissuto ininterrottamente la lunga odissea della Divisione Alpina JULIA impegnata nelle campagne di guerra di Albania, di Grecia e di Russia .. La spontaneit e la immediatezza di queste pagine scarne e crude ma con qualche vena di poesia si subii mano nel motto tasi e tira che esprime superbamente il carattere della buona gente avezza a combattere in silenzio la battaglia della vita in pace ed in guerra.

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Libera Universit Europea

c 1983 - Libera Urbisaglia (Mq Maest di Universit Europea Te!. 0733-50321 Printed in ltaly

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Alla memoria del tenente di complemento Bassi Giovanni di Bologna studente universitario sottocomandante della valorosa 34" btr. del Gruppo Udine - 3 Rgt. Art. Alpina Divisione JULIA amico buono e leale fratello d'arme fiero e generoso forte di umana bont infinita abnegazione fino a pagare con la vita l'amore e la stima dei suoi artiglieralpini. Morto in Russia in cella di rigore nel campo di prigionia di Tambov.

Ricordi di guerra del ten. Lino Moroni

TASI E TIRA

I 30 giorni sul Beshishtit

Campagna di Grecia (1940-'41)

Albania 1941 - XIX E.F. Sento ancora un brivido per tutto il corpo quando penso all'incontro con un batgl. Lupi di Toscana. Era la fine di Gennaio e scendevamo a valle per andare a riposo. Camminivamo lungo una carreggiata che correva con le acque di un torrente in una bella giornata di sole. La neve si scioglieva scoprendo il colore rosso e giallo delle foglie degli alberi. Ad un tratto una pattuglia proveniente dal senso opposto va a fermarsi con la testa della nostra colonna. Mi porto avanti ed il Maggiore dice: -Vengono a darci il cambio. Dopo la sosta di un quarto d'ora, riprendemmo la marcia ma appena superata la svolta dietro la collina ci fermammo a guardare sbalorditi. Una lunga fila di soldati schierati per tre stava ferma sull'attenti con il colonnello Comandante che al nostro apparire ordin: -Battaglione presentat-arm! ed il nostro Maggiore con voce rotta dall'emozione gridando rispose: -Attenti a sinistra! e sfilammo con l'ONORE DELLE ARMI! laceri a brandelli, scalzi con le scarpe rotte, con i piedi avvolti nelle fasce gambiere, infangati, con le barbe lunghe, miserabili! Ma con il petto in fuori, lo sguardo fisso, fieri! Avrei voluto fermarmi per abbracciare quei ragazzi e parlare del perch di tanta miseria addosso a noi. Siamo della Julial Abbiamo avuto vita dura sui monti. Tanti morti! Avrei voluto raccontare le sofferenze e le tribolazioni di ogni giorno e la malasorte di quel brutto 30 Dicembre quando sul Mali Topojani quei dannati di greci attaccarono ancora prima dell'alba e ci sorpresero tutti in tenda con le scarpe tolte e ce li trovammo tra i piedi che sparavano da matti in una confusione terribile. Un'ondata di panico aveva sommerso gli alpini e si stavano tirando in dietro sgomenti, alla.icerca di un nuovo caposaldo dove arroccarsi, di una voce decisa che li rincuorasse e come la voce energica del Comandante Tavoni, fermo sul sentiero con le braccia aperte per accoglierli tutti, se li chiamasse attorno a se,

indicando le postazioni da occupare, gridando, pregando: fermatevi, fermatevi! fermiamoci qui! non un passo di pi! e ci fermammo tutti a sparare mentre il mio sergente Plotegher non potendo pi metere in salvo il pezzo, sfilata la bocca da fuoco se la portava via in spalla saltando per il sentiero come un camonscio; ed il sergente Giacomini della 17a btr. visto cadere il suo comandante capitano Fiora, dopo strenua difesa faceva ripiegare gli uomini e rimaneva solo sulla linea pezzi a sparare fino alla morte cadendo a fianco del giovane sottoten. Anselmi Giovanni falciato da una raffica di mitraglia. Intanto passavano le barelle con il magg. Confalonieri valoroso comandante del Vicenza ferito all'addome; con il magg. Fattuzzo comandante dell'Aquila ferito alla spalla; con il ten. Simonetti della 18a btr. ferito da tre pallottole mentre conduceva al contrattacco un pugno di alpini ed il cap. Barale comandante della 18 ferito alle gambe veniva portato a spalla dai suoi artiglieri. Solo l'improvviso, travolgente sopraggiungere degli alpini del Val Tagliamento con alla testa il coraggioso comandante Tinivella accorso in aiuto dell'amico Tavoni fermava la valanga nemica. Anche per quel giorno la situazione era salva! Ma con chi parlare! Quelli erano li impalati, rigidi sul presentat'arm e ci rendevano l'onore delle armi! I loro volti erano seri! Sapevano gi tutto! Sapevano anche quello che li attendeva lass!

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1 Marzo L'acqua del fiume scorreva impetuosa e le barche del ponte di legno sembrava che venissero travolte dalla corrente da un momento all'altro. Appena buio incominciammo ad attraversare tenendoci distanziati ed andando a fermarci fra le case del paese di Becist, base dei rifornimenti e campo quadrupedi. Sopra di noi salgono il Mali Scindeli ed il Mali Bescisthit, montagne aride con grandi macchie di boscaglia in basso e pietraia carsica fino alla cima. Siamo sulla riva destra della Vaojussa ed i monti fanno da muraglia alla profonda fessura della gola di Klisura. In alto sono schierati gli alpini del btgl. Vicenza e del btgl. L'Aquila. Il Gruppo Udine con le sue batterie, prender posizione a q. 1252 e q. 1693 in appoggio alla prima linea. Sull'altra riva a strapiombo sul fiume si erge il Golico alto circa 1800 m. con la cima mantata di neve ed anche lass sono arroccati i battaglioni dell'8 Alpini. il nuovo settore affidato alla Div.Alpina JULIA con il compito di sbarrare la strada che corre lungo la gola di Klisura e che porta alla piana di Tepeleni. Una settimana f eravamo ancora lontani dal fronte a riposo nei pressi di Cropisti vicino Valona. Siamo dovuti ripartire in fretta e furia, giusto appena riorganizzati i ranghi con uomini venuti dall'Italia e senza neanche finire di distribuire gli indumenti nuovi. Qualcuno dei VECI ancora lacero e senza scarpe e porta . evidenti addosso i segni dei primi tre mesi di guerra. Eppure ci avevano parlato di una bella passeggiata in Grecia fino a Metzovo centro turistico sulla catena montuosa del Pindo: La Divisione Alpina JIULIA parte sola verso il proprio destino senza guardare in dietro portando con se un fardello di 5 giornate di viveri di fortuna e di gloria! Con queste parole e molte altre ancora, il gen. Visconti Prasca, Comandante Supremo delle truppe d'Albania, il 28 Ottobre dell'anno scorso, lanciava il proclama che dava inizio alle operazioni di guerra contro la Grecia. Invece le cose andarono diversamente! Per montagne impervie, sentieri sconosciuti colmi di fango dove uomini e muli
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scomparivano inghiottiti, la JULIA si trovata sola contro un esereito di popolo fiero e combattivo. Per tre mesi, indietreggiando un giorno dopo l'altro, nascosti fra le rocce, nei boschi, sommersi dalla neve dal freddo, gli alpini hanno trattenuto l'avanzata del nemico che altrimenti, con un sol balzo, sarebbe arrivato ai porti di Durazzo e di Valona. Della JULIA ne parl spesso il bollettino della guerra. Del Visconti Prasca non se ne parl pi! 2 Marzo: domenica Messa al campo. Il Comandante di Gruppo assieme ai Comandanti di batteria, salgono la montagna per una ricognizione. Il col. Gaj, Comandante del nostro Reggimento, li raggiunge per stabilire dove schierare i pezzi. Noi tutti approfittiamo dell'occasione per passare la mezza giornata distesi per rifarei dalle lunghe marce dei giorni scorsi. Il brontolio del cannone si sente lontano e le orecchie si sono drizzate come agli animali quando avvertono il pericolo. Si diventa nervosi, si ride facilmente si irrequieti: la paura! Col passar del tempo ei si fa l'abitudine. Durante gli ultimi giorni di marcia si sempre cantato e proprio cos nata la canzone del Gruppo Udine. Sul motivo di quella montanara che dice di andare nel bosco a raccoglier le castagne il srg. Supplizzi ed io, buttando gi una strofa dopo l'altra, abbiamo chiuso la giornata attorno al nostro Comandante attaccando in coro: Un bel giorno andando in guerra incontrai un Gruppo Alpino dove vai del montagnino dove vai a guerreggiar... Anche gli uomini della 17 della 18 si erano uniti a noi e le voci divennero tante con acuti di assolo ed un mare di bassi profondi. Quando il Vecchio sent le parole che lo toccavano personalmente, si commosse: della Julia siam gli artiglieri che al comando di Cresseri
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noi siam pronti a guerreggiar. Razza buona questi ragazzi. Friulani, vicentini, romagnoli hanno gi tutti dimenticato gli stenti, le sofferenze, la dura vita dei mesi passati e con rinnovato spirito, inesauribili, vanno allegramente verso nuove fatiche e tribolazioni che la guerra tiene in serbo ancora per ognuno di noi. Penso al mio inseparabile amico Nereo che a Cropisti non s' visto comparire e la sua pattuglia OC passata agli ordini del ten. Brattina. Il s.ten. De Giusti, mio bruder cos ci chiama il Veccruo, giace ancora in un ospedale da campo per una operazione alle emorroidi. Non ce la faceva pi a resistere. Una notte sul Mali Topoiani, pas~ tutto il tempo nella trincea del suo osservatorio, col culo nudo sulla neve urlando dal dolore come un lupo morente. Una pattuglia nemica, credendo che si trattasse di un ferito abbandonato, and per soccorrerlo. Quando il bravo Sgagni, l'attendente romagnolo, balbuzziente addetto RT alla RF2, si trov faccia a faccia con i greci, parl al suo Tenente tanto in fretta e senza mai incepparsi che fecero a tempo anche a salvarsi dandosela a gambe.

3 Marzo Tasi e Tira! Nel silenzio della notte, appesantiti dallo zaino, dal carico dei pezzi sommeggiati, dai viveri e dalle munizioni portate a spalla, uomini e muli, arrancando faticosamente su per la montagna, con un tempo maledetto, inzuppati di acqua fino alle ossa, raggiungono con le prime luci dell'alba le posizioni prestabilite! Quass c' poco da scegliere! Siamo fra le rocce, allo scoperto! Piantata la tenda-comando e le altre a ridosso di un muraglione di cresta, ci mettiamo a scrutare le postazioni nemiche che ci stanno di fronte a meno di un tiro di fucile. Il Comandante Cresseri ha gi scelto il suo osservatorio: in piedi, sulla roccia pi alta, spavaldo con il solito mezzo toscano in bocca, guarda lontano lanciando boccate di fumo. Durante la notte venuto s con gli uomini di testa e prima di partire aveva concluso le sue parole di incitamento con:

...ed adesso ragazzi, coraggio! Andiamo a vedere cosa c' di bello lass! un buon Comandante venuto dalla gavetta e sa farsi voler bene. Nella grande guerra era sergente. Venne preso a Caporetto dagli austriaci e durante la prigionia ebbe tutto il tempo di studiare. Uomo semplice, onesto, fu affascinato dalla filosofia del superuomo Zaratustra del forte pensatore Nietzsche. Ma i suoi modi bruschi, spavaldi non riescono a nascondere l'animo generoso e la infinita umana bont che porta dentro cimentata da tante esperienze proprie di vita vissuta. 4 Marzo Familiariziamo con le nuove postazioni. Rimoviamo pietre, scaviamo per rintanarci il pi possibile preparando ci al peggio. Quando mi trovo a guardare gi in fondo valle mi sembra di stare in cima ad una scala col pericolo di precipitare ogni momento. Sono il capo pattuglia OC/l del Comando Gruppo ed i miei uomini sono sistemati attorno a me con armi e bagagli, pronti a scattare al primo allarme. Arriva la 17 del Ten. Frattarelli che ordina di scaricare i muli e riportare i quadrupedi alla base. La linea pezzi con una sessantina di uomini, durante la notte dovr portarsi a q. 1693 dello Scindeli muovendo tutto il materiale a spalla. Davanti a noi sono schierati gli alpini dell'Aquila su tre caposaldi dislocati nel vallone di Metzgoranit che scende con le pendici dello Scindeli e del Beshisthit fino a sboccare sulla strada di Klisura. Sulla nostra sinistra in una valletta defilata, si piazzata la 18 btr. del Cap. Franco.

5 Marzo Arriva la 34a btr. comandata dal Cap. Cottini. Prende posizione in mezzo a noi e subito facciamo amicizia. gente richiamata, simpatica e gli ufficiali sono tutti di complemento.
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Alla memoria del tenente di complemento Bassi Giovanni di Bologna studente universitario sottocomandante della valorosa 34" btr. del Gruppo Udine - 3 Rgt. Art. Alpina Divisione JULIA amico buono e leale fratello d'arme fiero e generoso forte di umana bont infinita abnegazione fino a pagare con la vita l'amore e la stima dei suoi artiglieralpini. Morto in Russia in cella di rigore nel campo di prigionia di Tambov.

Allegri, pieni di spirito e con tanto buon odore di casa ancora addosso. Ten. Chiggiato Gianni, di nobile famiglia veneziana. Sottotenente Damini Angelo, anziano funzionario dell'Ufficio del lavoro di Treviso. Sottotenente Druetti Giuseppe, giovane rampollo di illustre famiglia milanese. Quest'ultimo viene a stare in tenda con me portandosi dietro un sacco di cose buone ed una magnifica radio. Nell'imperversare di una bufera di neve, la 17 inizia la scalata allo Scindeli. I pezzi e tutti gli altri materiali sono trasportati a spalla d'uomo ed ognuno, compreso il Comandante, porta in pi due colpi da 75/13 appesi ad una cordella che sega il collo. 6 Marzo

l'alba di una giornata di neve e vento quando dall'alto dello Sindeli si sente partire secca rabbiosa, una salve della 17 btr. che entra in azione. Spara nel vallone dove gli alpini sono attaccati da preponderanti forze nemiche. incredibile come quella batteria sia potuta salire lass!. Fin quando ci sar fiato nei petti i pezzi e le munizioni saranno portate a spalla dagli artiglieri alpini del Gruppo Udine! Sono parole del Col. Gaj ed anche Frattarelli) quando occorre non le dimentica! Lui viene dalla Somalia, dopo lungo periodo di comando di truppe indigene camellate. ciociaro, e parla solo quando deve rimproverare i subalterni. Per Lui, i suoi uomini sono tutti craponi addormentati che tratta con distacco senza mai concedere una soddisfazione. Come faceva con gli indigeni dell'A.O. Per dire il vero, la batteria molto efficiente: gli uomini ce la mettono tutta perch temono le punizioni che il Comandante infligge facilmente e che si ripercuotono sulla deca. Il cap. Beppe Pasini di Odolo, ne sa qualcosa: -Kell crapone l, n mia na grappa buna!
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l'unico bresciano richiamato postino, gi capo-pezzo della 21 btr. del Gruppo Lanzo, decorata di M. d'A. sull'Amba Aradam con la divoalpina Pusteria. 7 Marzo Gi nel vallone di Mezgoranit un forte tiro di interdizione di artiglieria nemica, paralizza gli alpini dietro ai ripari, stroncando loro ogni attivit. Vengono circondati e sopraffatti dopo strenua difesa. I greci, risalito il costone si affacciano sulla q. 1437 investendoci con tiri di fucile e raffiche di mitraglia. Cresseri, calmo, in piedi allo scoperto incita: Forza ragazzi! Dateci dentro! Fuoco, fuoco a volont! un inferno di colpi, di scoppi, di imprecazioni, di urla di paura, di morte tra le fiamme assordanti. I nuovi della 34 si comportano come veterani. il loro battesimo di fuoco! Il combattimento si esaurisce con il calar della sera. Ci guardiamo attorno sorpresi di essere ancora vivi. Soccorriamo i feriti. Cerchiamo anche qualche cosa da mangiare. Alcuni uomini pi in basso, stanno accendendo il fuoco per un rancio caldo. Una bordata di mortai li centra in pieno! Come se non ne avessimo avuto gi abbastanza! Elenco delle perdite: cap.magg. Bordignon Atonio - RCG. serg. Casolaro Antonio - 17a btr. cap.magg. Trevisan Modesto - 17a btr. cap.magg. Zanetti Luigi - 17a btr. art. Sartori Alessandro - 17a btr. art. Nardini Giuseppe - 17a btr. art. Gobbo Lino - 17a btr. art. Facci Severino - 17a btr. art. D'Andrea Rinaldo - 17a btr. art. Dalla Vecchia Mario - 17a btr.
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art. Dalla Fontana Attilio - 17a btr. serg. Abondi Ferdinando - 34a btr. 8 Marzo Ancora prima dell'alba il nemico attacca di sorpresa. Ricomincia l'inferno! I greci salendo il costone dello Scindeli dove apposta la 17a btr. ci sono addosso. Frattarelli che durante la notte aveva fatto scivolre in dietro i pezzi mettendoli in salvo, si butta al contrattacco alla testa dei suoi uomini assieme agli alpini del battgl. Vicenza. La rabbia del nemico viene fermata e respinta. I combattimenti continuano fino a sera senza sosta, abruttiti dalla stanchezza, dalla fame, dalla paura. Si sta s con un sorso di grappa, di cognac e via. Le comunicazioni telefoniche sono interrotte ed i guardiafili impegnati a sparare non corrono pi a riparare i guasti. Tutto affidato alla RF2 che finalmente fa sentire la voce di Filippo Lucini capo-pattuglia OC/2. Questo istrione menefreghista, grande amatore e bestemmiatore che prega accoratamente Iddio solo nei momenti di pericolo, urla le informazioni ad alta voce imprecando contro la malasorte e contro i generali che conducono avanti tanto malamente una guerra cos sfortunata. Pippo nonostante la fifa maledetta che dice di avere, finisce sempre col trovarsi fra le file nemiche da dove continua a dirigere le operazioni come un giornalista sportivo quando illustra la partita di calcio alla radio. un ragazzo in gamba. Anarcoide ma profondamente umano, altruista. Stiamo assieme fin dall'occupazione dell'Albania ed abbiamo imparato a conoscerci andando in giro per monti e per valli alla ricerca di bei paesaggi e di belle ragazze come quella volta in Val di Theti, ai confini con la Jugo, che ci infilammo il camice bianco degli infermieri per assistere alla visita medica che Ferroni, simpatico dottore veronese, faceva gratuitamente dalle 10 alle 12 della domenica a tutte le donne dei paesi attorno. Bei tempi quelli. Questa volta Pippo viene ad informarci che truppe speciali, i montanari della divisione Creta, sono affluiti in prima linea ad ingrossare la fila del nemico.
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9 Marzo: domenica Un pugno di alpini della 108 Compagnia del Btgl. l'Aquila sfuggito all'accerchiamento venuto ad appostarsi fra noi. Com' andata? state nu disastre! Nu bombardamende di mortai che non finive cchi! La nostre cumpagnie distrutte. Ci sono venuti addosso e quelli ancora vivi sono stati fatti prigionieri. J e quissi sett'otto del 3 caposaldo siamo riusciti a risalire il costone ed eccoci qu! Cn noi era pure il medico della Compagnia, lu dottor Cieri. S' fermato a soccorrere un alpino colpito da una scheggia che gli aveva aperto mezza faccia. Ci ha detto di andare avanti che poi ci avrebbe raggiunti ma non l'abbiamo visto pi. Tutto questo parlare abruzzese riportava alla mente gli anni della mia vita di studente trascorsi a Chieti risvegliando la simpatia, l'amore che ho sempre portato per quella gente generosa, forte e gentile. Un groppo di commozione sale a chiudermi la gola: Alpini del battaglione l'Aquila! La pi bella giovent d'Abruzzo! Sottotenente medico Cieri Raffaele Pugliese del Gruppo Udine, distaccato alla 108, buono e generoso fino all'abnegazione. Piove e fa un freddo boia! Anche questa volta l'attacco preceduto da bordate di mortaio che colpiscono da ogni parte. Spariamo a volont contro il nemico che vuoI venire avanti ad ogni costo; contro il freddo; contro la neve; contro questa vita che st diventando insopportabile! Cresseri, instancabile, sempre pronto ad intervenire l dove occorre una parola di incitamento: Fuoco! Fuoco! Fuoco ...! Guai a chi molla! Di qui non si passa! Tasi! Tira!
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Elenco dei caduti: serg. Chittaro Velentino - 17a btr. caporal Marigo Valentino - 17a btr. + art. Bidin Alcide - 17a btr. + art. Dallavecchia Mario - 17a btr. art. Testolin Giuseppe - 17a btr. serg. Turolla Giuseppe - 18a btr. serg. Jellici Mario - 18a btr. art. Berton Valerio - 18a btr. art. Perini Abramo - 18a btr. artoGrossa Giacomo - 34a btr. art. Verlicchi Francesco - 34a btr.

10 Marzo Il brutto tempo ci d contro assieme alle forze scatenate di un reggimento euzones dell'isola di Creta. Sono montanari instancabili! Pastori crudeli che portano una baionetta triangolare come un lungo spiedo. Pippo dal suo osservatorio li descrive paurosamente. Continuiamo a batterei fino a notte. Finch loro non si ritirano! Abbiamo tenuto ma le perdite sono tante. La 18a btr. investita direttamente dall'attacco nemico, ha perso il comandante Cap. FRANCO Enrico, stroncato alle gambe da una granata e poco dopo anche il giovane sottocomandante Ten. SCALETTA cadeva colpito a morte Gli uomini della linea pezzi decimati. Tutto attorno un groviglio di cose distrutte ancora fumanti, di feriti che invocano aiuto, di morti. La voce energica del nostro Maggiore ci scuote, ci incita a darci da fare a riorganizzare tutto per la battaglia di domani. Torna a squillare il telefono! il Comando di Regg.to. Il CoL Gaj in persona: -Ci siete ancora? chiede.
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Risponde direttamente Cresseri: Basta! Non se ne pu pi! Ancora uno sforzo! tenete duro! Il vostro comportamento, superiore ad ogni elegio, stato segnalato al Comando di Corpo d'Armata per una ricompensa al Valor Militare! Cresseri con una delle sue appropriate parolacce, sbatte gi il telefono, nero come una nuvola di temporale. Elenco dei caduti:

+ art. Noro Guido - RCGr.


art. Fanni Angelo - RCGr. art. Santi Antenore - RCGr. art. Enuncio Igino - 17a btr. art. Stiffan Francesco - 17a btr. art. Busato Vincenzo - 17a btr. + CapitoFranco Enrico - 18a btr. + Ten. Scaletta Giuseppe - 18a btr. + cap.mag. Branco Virgilio - 18a btr. + cap. Comelli Giulio - 18a btr. + cap. D'Agostinis Leonardo - 18a btr. + cap. Sinico Giustiniano - 18a btr. + art. Bogotto Cirillo - 18a btr. + art. Montagnana Gino - 18a btr. + art. Parlato Mario - 18a btr. + art. Vivaldelli Gino - 18a btr. + art. Zanotto Elio - 18a btr. + art. Zucchello Dazio - 18a btr. - cap. Rota Fiorello - 18a btr. - art. Bonin Beniamino - 18a btr. - art. Camposilvan Luigi - 18a btr. - art. Dassan Galliano - 18a btr. - art. Gemo Igino - 18a btr. - art. Giaccon Placido - 18a btr. - art. Lunardi Igino - 18a btr. - art. Merlino Augusto - 18a btr.
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artoNussio Amelio - 18a btr. artoOssato Egidio - 18a btr. art. Secotaro Francesco - 18a btr. art. Vanello Mariano - 18a btr. artoVettore Guerino - 18a btr. artoVilla Renato - 18a btr. + artoSartori Virgilio - 34a btr. - artoColetti Adone - 34a btr. - artoGaspari Elio - 34a btr. - artoRizzo Giuseppe - 34a btr. 11 Marzo Calma su tutto il settore. Il Ten. Colinelli, goriziano, orfano di militare piemontese, assume il comando della 18a btr. Finalmente appagato il suo grande desiderio, aspirazione di ogni giovane ufficiale in SPE. Attilio attendeva fin dal giorno del Mali Topoiani, quando Barale ferito, lasci il campo di battaglia. Ma il posto venne ad occuparlo l'anziano Cap. Franco. La naja fatta cos! Anche nella 34a btr. avvengono cambiamenti. Il Cap. Cottini infortunato si al piede, rientra in patria. un privileggiato politico ed il periodo trascorso al fronte gli servir a far carriera! Viene a sostituirlo un giovane Tenente in SPE. grasso e pallido di paura. In piena azione di fuoco si raccomanda di sparare piano per non attirare la reazione nemIca. A rapporto, piangendo in ginocchio, chiede a Cresseri di essere trasferito alle salmerie ed il buon Vecchio, lo accontenta con brutte parole di biasimo. Il comando della 34a assunto dal Cap. Attilio ROMANO, Consigliere Nazionale, giunto da poco dall'Italia! La batteria su di spirito e morale alto. Tutta opera dei tre instancabili Chiggiato, Damini, Druetti. Nel combattimento di ieri, Bubj stato ferito ma durante la medicazione ha rifiutato il ricovero all'infermeria gi nelle retrovie, pur di rimanere assieme ai
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Ci eravamo gi ritirati in tenda convinti che la giornata fosse andata liscia cos quando verso le 21 attaccano a q. 1693. Il buio fitto rotto dai lampi e dalle fiamme degli scoppi che si accendono come tanti lampioni di luce rossa. Nel chiarore improvviso si vedono gesticolare confusamente figure umane che spariscono nella notte. Fuoco a volont! - Alzo zero! - SAVOIAAA l'urlo rabbioso degli alpini al contrattacco! Il nemico non ce la fatta neanch~ questa volta! -Bubj, domani sentiremo il bollettino della guerra parlare di noi! 12 Marzo Nella quiete assoluta abbiamo dormito fino a tardi. Solo nel pomeriggio, dal fondo valle lontano verso est, si sono sentiti cupi i tonfi in partenea dei grossi cannoni da 152 greci ed i colpi venivano a cadere nella nostra zona facendo sussultare la terra. Bubj ed io, al riparo della grande roccia ci guardiamo preoccupati, e per rincorarlo mi venne di raccontare di quella notte trascorsa in un casolare sperduto sulla montagna di Ani Bubesi. Si era attorno alla met di gennaio ancora impegnati in quei ripiegamenti notturni che ci permettevano di arroccarci su posizioni favorevoli sempre pi arretrate da dove si poteva. il giorno dopo, contenere la forte pressione che il nemico esercitava sul nostro settore. Era una notte di luna piena ma la nebbia fitta ci teneva chiusi come in una stanza grigia, opaca. Avevamo perduto l'orientamento e per paura di finire in mano al nemico, decidemmo di fermarci. Lasciati un paio di uomini di guardia ci rifugiammo in un gran casolare per un p di riposo. Si era fatto silenzio da poco quando cupamente da lontano ci giunge il rombo del cannone e dopo, vicino, lo squarcio della bomba venuta a cadere nella radura. Ad ogni colpo qualche cosa ci si spezzava dentro. Con intervalli regolari il cannone continu il suo lavoro di disturbo formando la rosa dei colpi attorno alla Nostra casa.
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Nessuno fiatava. Nel buio s vedevano solo occhi spalancati. F rattarelli, appoggiato a me spalla contro spalla disse: Moroni! questo il momento di tirare fuori la tavoletta di cioccolata che tieni nascosta per le grandi occasioni. Altrimenti non la mangeremo pi! La voce brusca del caporale di guardia ci risvegli mentre eravamo ancora agrovigliati gli uni su gli altri vinti dal sonno e dalla stanchezza. Il cannone aveva cessato di sparare e noi increduli, contenti di averla fatta franca, scattammo in piedi come spinti da una molla. La luna alta nel cielo illuminava a giorno la montagna e la vallata di Ani Bubesi. Il nemico dormiva il sonno dei giusti e noi fuggiaschi, senza far rumore, riprendemmo la marcia verso ovest. Bollettino della guerra del 12 marzo: Sul fronte greco il nemico ha rinnovato stato respinto con gravi perdite. 13 Marzo Cfllma su tutto il settore e noi in tenda a dormire per recuperare to. Fuori fa un freddo boia! -il sonno perduattacchi a cavallo della V ojussa ed

Fino a quando staremo quass? Di qui non si passal questa la consegnal Al nostro Maggiore l'ordine di resistere o morire sul posto lo rattrista. Gli ricorda tanto la guerra 15/18. Anche allora le posizioni si dovevano tenere fino alla morte ed i morti neanche si contavano pi tanti se ne accumulavano ogni giorno. Nulla cambiato da quei tempi. La strategia della guerra lampo non roba per noi. prerogativa tedescal Squilla il telefono. Il ten. D'Ormea della 18 btr. comunica la situazione. Urla tanto che si potrebbe sentirlo senza apparecchio: -i colpi da 75/13 scarseggiano! mandateli al pi presto! Ne parlo con Bassi che ogni notte sale e scende la montagna guidando la corv ) -),

dei rifornimenti. stanco di questo continuo scarpinare ed ha chiesto di essere sostituito, ma nessuno si fa avanti. Lui incazzato come una bestia e minaccia di fermare la corv! un caro ragazzo ma capace di fado! lo lo conosco bene perch compagni di corso nel 38/39 ed usciti assieme dalla Scuola Ufficiali di BRA, ci siamo ritrovati a seguire le sorti della vita militare nello stesso Reggimento. A Burelli, non sapendo come passare il tempo, eravamo assieme in una orchestrina con chitarra, fisarmonica e mando lino che lo suonava da buon napoletano il colonnello dei carabinieri. Intrattenevamo con le danze, le Signore degli Ufficiali, nei pomeriggi della domenica. 14 Marzo Alle 5 di una gelida giornata di vento che fischia fra le rocce come fra il sartiame di una barca nella tempesta, una violenta pioggia di colpi di mortaio si abbatte attorno a noi mentre le raffiche delle mitraglie arrivano da ogni parte. La nostra reazione immediata e nel giro di poche ore l'attacco nemico si esaurisce. Il resto della giornata trascorso tranquillo. Il vento si calmato ed il tempo si messo buono. 15 Marzo Sole, sole, tanto sole. Abbiamo approfittato dello scorrere tranquillo della giornata per mettere ad asciugare le nostre cose. Nudi ci siamo spidocchiati come tante scimmie con la testa china alla ricerca dei parassiti nascosti nella maglia di lana e ciak fra le unghie dei pollici. Fa schifo ma altro rimedio non c'! Dai rifugi scavati nella roccia uscito anche il ten. Men che comanda la compagnia mortai da 81 del btgl. l'Aquila. L'occasione buona per berci sopra abbondantemente. Certo che, se quei 4 mortai venissero adoperati secondo la tecnica arti24

glieresca, allora s che risulterebbero tanto micidiali come quelli dei greci. Mi ritiro in tenda alquanto andante allegro ma Bubj dorme gi e con la radio accesa.

16 Marzo

domenica: giorno del Signore! Tutto tranquillo. Silenzio. L'animo mio in pace e dall'alto del nostro Bescisthit lo sguardo spazia dove le montagne finiscono nel celeste dell'orizzonte e le vallate sprofondano al piano in un paesaggio sublime nella silenziosa maest della natura che si risveglia con i colori nuovi della primavera. La mia mente corre con la fantasia ed il mio pensiero torna volentieri e con nostalgia al mare, alle belle acque limpidi, azzurre di Falconara dove da ragazzi ci tuffavamo a branchi come pesci e poi via a filare sulle onde con le barche a vela spinte dal vento. V olevo fare il marinaio come il nonno e lo zio di mia madre che passarono la vita sulle rotte delle Americhe e della Cina con i bastimenti a vela. Avevo appena dieci anni quando mor il vecchio bisnonno lasciandomi per ricordo la immagine della Madonna del Rosario, che aveva portato sempre con se chiusa con un vetro e lo stucco in una piccola nicchia di legno che affiggeva con un grosso chiodo di ferro al fasciame della sua cuccetta dove si ritirava a pregare ed a raccomandare l'anima quando la nave passava il tempo a combattere contro la tempesta. Invece nonna Marietta che non si stancava mai di ripetermi ama il mare ma tienti alla terra mi raccontava come il suo giovane fratello partito per uno dei suoi lunghi viaggi non facesse pi ritorno perch spinto in acqua dalla manonera. Queste storie misteriose incuriosivano tanto la mia fantasia e mentre ascoltavo la mente correva lontano verso intrepide avventure salgariane. Entro di me giuravo e mi ripromettevo di prendere il mare come mozzo per divenire poi il capitano di un veliero. Invece eccomi qua! E tutto per una ripicca. La domanda per entrare in Marina mi venne respinta. Consigliato dall'amico Di Lorenzo di Pieve di Cadore congedato da poco quale sottotenente di artiglierialpina e venuto a lavorare a Chieti come geometra per la costruzione del 40 salto
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sul Pescara per conto della Soc.Merid Elettricit, decisi per le truppe alpine spinto pi di tutto dal risentimento verso la Marina che mi aveva scartato e chiesi di essere ammesso alla Scuola Ufficiali di complemento di BRA. Non me ne dolgo e non ho alcun rimpianto! Un p di nostalgia per il mare ma per il resto sono contento e molto soddisfatto di me grazie a mia madre che mi ha dato forza e salute in abbondanza. E poi sono anche convinto che fra tanti alpini un marinaio non guasti! La prova la ebbi appena due giorni dopo l'inizio della guerra. Aveva piovuto grosso e fitto da circa una settimana, fin dai bivacchi di Leskovik, con lampi e tuoni spaventosi e sulla terra, ovunque, scroscianti rigagnoli d'acqua scendevano a valle. La sera del 29 ottobre fummo costretti a fermarci sulle pendici della montagna ai piedi della quale scorre il Sarandaporos in piena. Il col. Tavoni - Comandante del 9 Alpini - dall'alto di uno spiazzo guardava con preoccupazione l'acqua del fiume che tumultuosa trascinava gi ogni cosa. Quando una raffica di mitraglia sibil alta sulle nostre teste, istintivamente io ed il veterinario Arrigoni, ci buttammo a terra distesi, appiattiti. Il colonnello ritto con il binocolo in mano disse: -Ragazzi un p di dignit che diamine! Sappiate che la pallottola giusta verr a beccarci senza farsi sentire. Pieni di paura Silvio ed io passammo la notte rannicchiati sotto la tenda sussultando ad ogni sparo finch sfiniti ci addormentammo mentre un rivolo d'acqua ci correva lungo tutto il corpo. La mattina del 30 splendeva il sole. Si vedevano chiaramente ad occhio nudo gli abitanti e le case di Kastaneni piccolo paese abbarbicato sul versante di fronte della montagna occupata del nemico. Verso mezzogiorno Tavoni mi manda a chiamare; Moroni, s che siete un esperto di mare. Trovatemi un guado posibile per uomini e muli! Non posiamo pi aspettare! Siamo gi in ritardo con gli orari di marcia! Nudo come un verme, con una corda legata alla vita e trattenuta a braccia dai miei uomini, dopo una lunga e faticosa lotta contro l'acqua che mi tascinava con se, riusc a raggiungere l'altra riva dove mi distesi sfinito. Poi inizi il guado. Per primo il colonnello Comandante con il fardello dei vestiti legato sulla testa
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le braccia alzate e le mani che scorrevano lungo la corda tesa ed uno dopo l'altro gli ufficiali e poi gli alpini con lo zaino affardellato ed il fucile che li appesantiva maledettamente tanto che qualcuno dalla presa meno solida si perdeva con la corrente. Una compagnia del btgl. Vicenza and subito a raggiungere un proprio plotone che si era attestato sui primi contrafforti della montagna e verso sera senza altre difficolt ci ritrovammo tutti a Kastaneni a parlare pacificamente con la gente del paese. Vecchi, donne e bambini guardavano pi meravigliati che impauriti questi strani soldati con la piuma sul cappello armati di lungo fucile e che portavano la folta barba dei loro pope. Nei loro occhi era tanta curiosit. Nessun segno di odio. Ma anche noi non odiavamo nessuno! 17 Marzo - Calma su tutto il fronte. Tutti sdraiati al sole, insonnoliti, ed un tiepido torpore corre lungo le nostre ossa infreddolite. L'uomo della PM/202 viene fin quass a recapitare un pacco proveniente dall'Italia per Bubj e noi ci disponiamo attorno con occhi avidi: un grammofono, dei dischi, dei dolci con tanti auguri di San Giuseppe. Si fa subito gran festa con il trio Lescano che solo per noi, canta parlano d'amore i tuli tuli tuli pam> .... 18 Marzo Fa freddo ed riapparsa la neve. Il fronte continua a mantenersi calmo. -Che sia finita la guerra? Sotto la tenda l'anziano Damini parla volentieri: Non si pu dire che le cose siano andate come i nostri grandi politici avevano creduto che andassero. stata dura ma ormai fatta!
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19 Marzo: San Giuseppe

tornato il sole e riprendiamo la festa con Bubj. Telefona anche il s.ten.Cancarini del Com.Regg. chiedendo notizie circa l'attivit del nemico. Caro Peppe, quass da qualche giorno tutto tranquillo. Il grosso delle forze nemiche andato altrove. rimasta solo qualche pattuaglia. Tanti auguri a te ed arrivederci presto! Cancarini un richiamato di 35 anni, ancora sottotenente. A Modena ha una grande azienda di esportazione di frutta. Parla correntemente il tedesco ed il francese. Dirige l'Ufficio Informazioni del Com.Regg.to alle dirette dipendenze del Col.Gaj. un uomo solitario, dallo sguardo severo, penetrante, inquisitore che incute soggezione e timore. Di lui nessuno sa nulla di pil

20 Marzo Calma e bel tempo per tutta la giornata. All'ora di andare a dormire c' stato un tentativo di attacco subito stroncato dall'intervento dei mortai di Men e qualche salve di 75/13. Un lontano ta-pum, ogni tanto, da una nota romantica allo stupendo paesaggio illuminato dalla luna alta nel cielo.

21 Marzo Primavera! La primavera del Duce; primavera della riscossa! Sul nostro fronte le cose non vanno male; il nemico si trasferito altrove e tutto tranquillo. Solo Damini, come sentinella attaccata al canocchiale del pezzo, spara dentro la ferritoia dell'osservatorio nemico ad ogni mover di foglia.
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22 Marzo Giornata tranquilla e Bubj ed io siamo rimasti in tenda a pancia all'aria ad ascoltar musica. Bollettino della guerra delle ore 20: Sul fronte greco nulla da segnalare. Nell'Africa Settentrionale il nostro presidio di Giarabub, dopo strenua difesa durata quattro mesi, stato sommerso dalla prevalenza delle forze e dei mezzi avversari.

23 Marzo Padre Luigi Faralli, cappellano del 3 Regg.Art.Alpina, con un sole magnifico salito fin quass per celebrare la messa al campo. Commovente! L'altare realizzato con cassette delle munizioni Gli uomini in ginocchio fra le buche, tronconi di alberi bruciati, scheletriti. Il prete con l'Ostia alzata passato per la Comunione: l'abbiamo presa tutti! Alla predica non sono mancate le parole di conforto con l'augurio di essere sempre uniti nello slancio irresistibile verso la Vittoria sotto la protezione di Dio onipotenteo

24 Marzo Giornata tranquilla. Soltanto sul Golico da ieri notte, si susseguono scontri di pattuglie che ci fanno stare all'erta. Bollettino della guerra delle ore 20: In A.O. il nemico ha rinnovato accaniti attacchi nel settore di Cheren ma stato ovunque respinto con gravissime perdite, lasciando nelle nostre mani un gagliardetto della Legione Straniera. Magro bottino! Pi che mai avviliti, ci buttiamo a dormire.
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25 Marzo Giornata grigia. Per tutto il pomeriggio abbiamo assistito ad un duello di artiglieria pesante (i nostri 149 contro i 152 ingl.) piazzati lungo la piana di Teprleni e dall'alto della nostra montagna potevamo vedere i colpi in partenza ed in arrivo in entrambi le parti. Sembrava un'esercitazione di tiro indiretto con le correzioni fornite dall'osservatorio. I serventi al pezzo, fatta partire la salve, correvano svelti verso la trincea dove riuscivano a sparire un attimo prima che piombasse loro addosso la salve nemica, che alzava una nube nera di fumo che nascondeva ogni cosa. Sembrava la fine! Invece no! Gli uomini piccoli come formiche uscivano dai bunker e via di corsa ai pezzi in gara con la morte. Puntavano, sparavano e via muovamente ai rifugi. Gioco appassionante, avvincente tanto da far dimenticare anche l'uggia della giornata. Gioco tragico che lasciava sl;llterreno di entrambi le parti corpi straziati di gio.... valll ragazzI coragglOsl. Passate le ore 21 una grossa pattuglia nemica tenta l'attacco di sorpresa. Nel buio della notte la confusione tanta ed difficile raccapezzarsi, fintantocch una pioggia di razzi a luce bianca e grigio-azzurra scende ad illuminare la montagna. Sembrava di essere in un altro mondo: irreale, metallico con tanti esseri metallici che si muovevano in una luce astrale. A mezzanotte, stanchi, sfiniti, siamo caduti dal sonno. Elenco delle perdite: Pozzobon Alessandro - 34 btr. Zanoni Aldo - 34 btr. Zuccon Ugo - 34 btr. 26 Marzo Giornata uggiosa anche oggi che si ripercuote ancor pi sugli uomini, stanchi e desiderosi di scendere a valle. Si continua a non far niente ed il tempo non passa
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mai. Siamo tutti depressi! Durante il turno di guardia notturna mi sono messo a gridare: Basta! Basta! Chiggiato mi ha tirato dentro la sua tenda: Tasi mona! Cosa ti ha preso? T bevi e vai a dormire! Tutto finito cos!

27 Marzo A svegliarci stato Men con bardate dei suoi mortai da non finire pi. Ci siam messi a gridare: basta, basta! Fra poco saranno loro a far casino! Invece no! Il nemico non si fatto neanche vedere! Il nemico non c' pil finita finalmente! Lino finiscila di dir monade. Bevi! Cognac francese di Bubj. Presto scenderemo a valle! L'ha detto radio-scarpa!

28 Marzo Nulla di nuovo da segnalare. Bollettino della guerra delle ore 20: Sul fronte greco attivit di artiglieria. In A.O. dopo sei settimane di sanguinosa battaglia, le truppe nemiche hanno occupato Cheren. Harrar stata sgombrata per evitare il bombardamento della citt!
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29 Marzo Il nemico non da segno di vita! Una batteria da 100 svolge tiri di disturbo: i grossi proiettili frullano sopra le nostre teste e scavalcata la montagna vanno a cadere di l. Ma nessuno risponde!

30 Marzo Nulla di nuovo da segnalare! La 17a e la 18a btr. salgono pi in alto: q. 1500 del Mali Scindeli per svolgere azioni di fuoco lungo tutto il vallone di Mezgoranit. Radio-scarpa preannuncia il movimento di Reparti della Julia, trasferiti in altri settori ed alle dipendenze di altri Comandi. La notizia crea un malcontento generale e gli uomini mugugnano maledicendo la naja maledetta]}>.

31 Marzo Nulla di nuovo da segnalare. Ascoltiamo le notizie trasmesse dalla radio riguardanti la guerra in Africa e sui man: Tripoli stata bombardata. In A.O. le nostre truppe continuano la epica battaglia fra Cheren ed Asmara, subendo gravissime perdite. Si particolarmente distinto il X Rgt. Granatieri di Savoia, il cui Comandante col. Borghesi eroicamente caduto guidando all'assalto i suoi valorosi soldati. Nel mare Mediterraneo, nella battaglia svoltasi nella notte tra il 28 e 29 abbiamo perduto 5 unit: 3 incrociatori e 2 cacciatorpediniere. Non sono notizie incoraggianti! Trascorrono una diecina di giorni con niente di nuovo da segnalare!
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10 Aprile Un battaglione di Granatieri di Sardegna venuto ad accamparsi nel nostro settore. Cresseri mi ordina di approntare la pattuglia Oc. -Andiamo a sentie cosa sono venuti a fare i nuovi arrivati! Il col. Gervasoni, Comandante dei Granatieri, ci tiene a rapporto e dopo lo scambio di notizie e di informazioni il mio Maggiore saluta lasciandomi distaccato al battaglione quale pattuglia di collegamento con l'artiglieria. Si rimane ancora qualche tempo a chiacchierare poi anche Gervasoni si congeda: Ragazzi si fatto tardi. Domattina all'alba si attacca! Voi Tenente con i vostri uomini sarete dei nostri. Ora si va tutti a dormire. Buonanotte!

11 Aprile All'alba eravamo tutti accovacciati lungo una fila di rocce, pronti a balzare assieme allo plotone. Un granatiere con accento romanesco mi offre una tavoletta di cioccolata: -Tenente prendetene un pezzo anche Voi. Uno dei miei uomini mi trattiene: Lasciate stare sior Tenente! Xe mejo tener la pansa svoda. Non si sa mai; in caso di ferita pu venire l'infezionI Intanto il tempo passa. Si fatto giorno e noi sempre fermi. Il nervosismo, l'ansia, la paura ci mettono in subbuglio l'intestino ed ogni momento sentiamo lo stimolo di andare afare qualche cosa. Alle ore 7 con il sole gi alto, quando ormai ci eravamo messi l'animo in pace, arriva la voce: Fuori! 10 plotone all'attacco!
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Si parte tutti assieme salendo il pendio che porta alla trincea nemica, con il cuore in gola, gridando e sparando. La reazione debole, solo qualche colpo di fucile. Molti invece i colpi di mortaio che ci piovono addosso. Correndo fra cadaveri sepolti da croste di neve gelata, mi lascio scivolare nel fortino assieme ai miei uomini. Niente armi abbandonate. Niente che facesse pensare ad una fuga precipitosa del nemiCO. Ci intratteniamo qualche tempo per riprendere fiato mangiando uva secca trovata in un sacco gi incominciato da coloro che se n'erano andati, mentre la RF2 ristabilisce il contatto radio con il mio Comando: Comunicate al Magg. Cresseri che l'azione dei granatieri si conclusa bene e con poche perdite! L'intervento della artiglieria non stato necessario. Attendo ordini 1 Sior Tenente rientrate al pi presto! Cadeva ancora qualche colpo di mortaio quando mi presentai al Comandante Gervasoni chiedendo di rientrare al mio Gruppo. Il nostro compito era finito! Ancora una cosa Tenente! Un mio granatiere ferito sta morendo e chiede il l'dedico. Non l'abbiamo! Andate Voi! Tanto non vi conosce! Cos morir tranquillo. Ho fatto del mio meglio ma tanto io che i miei uomini, siamo stati capaci solo di piangere! Quel giovane granatiere morto fra le nostre braccia invocando il nome della mamma. Neanche l'opera del serg. Candeago servita a fermare il sangue che usciva dalla gamba straziata. Siamo fuggiti con la disperazione nel cuore. Rientrati alla base, il Ten. Veterinario Arrigoni mi corre incontro e mi tiene stretto nell'abbraccio facendomi sentire tutto l'affetto che porta per me: Lino, abbiamo assistito a tutti i combattimenti. La cima del Bescisthit era un vulcano in eruzione. Ogni volta si diceva: finita; sono tutti morti! Carso Silvio, sono stati 30 giorni d'inferno. Nessuno li potr mai dimenticare!
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Poi mi racconta come ci fosse mancato poco che anche loro stessero per lasciarci la pelle. Erano appena le 8 del mattino e stavano tranquilli attorno al fuoco di cucina per il caffe, quando arrivano due aerei inglesi bombardando a bassa quota. Vedi quell'albero tagliato in due? lo ero l, in piedi, appoggiato di spalle! Un spezzone a colpito il tronco quattro dita sopra la mia testa! Parlava e negli occhi gli si vedeva ancora la paura. Bastava il ronzio di un qualsiasi motore lontano perch corresse in cerca di un riparo. Per cambiar discorso, ci mettemmo a rammentare i tempi di Burelli dove lo vidi arrivare nel '39 appena sbarcato dall'Italia. Mi disse anche che continuava a ricevere dalla madre tutte le notizie riguardanti le sue stalle della cascina milanese dove venivano allevate mucche da latte di razza selezionata. Da cos lontano, continuav~ a dirigere gli accoppiamenti delle bestie, tramite rapporti scritti che la madre gli faceva pervenire immancabilmente. Notiziario di radioscarpa: I greci stanno abbandonando il fronte, ritirandosi entro i loro vecchi confini.

Una colonna motorizzata germanica scesa dal nord, andata ad occupare le retro vie nemiche, imponendo alla Grecia di deporre le armi. La guerra finita! Attenzione a non perdere la ghirba proprio in questi ultimi giorni di confusione. La notte tranquilla, sprofondata in un immenso silenzio. Non si sente neanche un ta-pum. Ogni tanto il malinconico chi-chi-chi di un uccello percorre l'aria ad intervalli regolari. Nel cielo si profilano le cime buie della montagna. Quota 1252. q. 1437. q. 1693. campi di accaniti combattimenti. Tutto sembra gi tanto lontano nel passato. Nell'incredibilit dei ricordi. Soltanto la fredda indifferenza della montagna nasconde tutta la verit. Tanti ragazzi italiani, greci, giacciono ancora sulla nuda terra, caduti uno sull'altro come abbracciati.
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la morte che affratella tutti.


La neve aveva coperto quei corpi. Il sole eli primavera li riscopre, sporchi, violacei gi in putrefazione. Ci sar qulacuno che si ricorder di loro almeno per una cristiana sepoltura? Becisti li, 21.4.1941 - XIX E.F.
(ten.Moroni Lino)

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Aneddoti, del tenente medico Italo Querini di Gorizia letterato di infinita umana bont, alpino valoroso, instancabile chirurgo del 633' Ospedale da Campo della Divisione Julia durante le operazioni della guerra di Grecia, a Briaza, sulle montagne del Pindo e dell'Epiro.

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La mia prima azione pre-bellica.


Kruia, patria di Skandenberg, con il tipico suk, fratello o progenitore povero, del Ponte Vecchio dell'orgogliosa Firenze. Un p discosto un oliveto non troppo rigoglioso e fra gli ulivi un accampamento: il 6280 Ospedale da Campo jULIA. L'efficientissimo cap. Gonano ha stabilito i servizi dell'ufficiale di guardia: - questa sera tocca a me! Giornata discreta, calma, ma di notte freddo intenso ed io toltomi cinturone e scarponi, infilo i piedi nel sacco a pelo ed a lume del gigetto leggo amene poeSIe. All'una del mattino uno sparo! Balzo in piedi, infilo le scarpe afferro la pistola e corro fuori della tenda verso la sentinella. Sono talmente compreso per questa mia prima esperienza che manca poco non mi metta a gridare: A me miei pro di! ma tra me e l'obiettivo si frappone un albero traditore che arresta il mio slancio anche quando un ginocchio sembra voglia scostarlo. Un brutto moccolo, una pistola che ammicca poco distante per terra, due mani che trattengono una rotula dolorante. Un'azione prebellica che termina prima ancora di nascere!

(ltalo Querini)

BRIAZA (Distraton)
Adopera umanit e ne avrai indulgenza e forse merito per compIr meglio la tua opera in questo stanco mondo Ai primi di Novembre ed esattamente il 4 da Sammarina per le pendici est dello Smolika, sempre accompagnati da Giove Pluvio (magnifica stagione per iniziare una guerra) raggiungiamo con la colonna servizi la conca di Briaza occupata la sera prima dal Cividale e dove si era installato nella scuola il Comando di DiviSIOne.

A noi comandato di proseguire in direzione Vovusa, localit raggiunta solo dal plotone esploratori comandato dal ten. Ebene. ( qui che i greci hanno eretto un cippo con la scritta: (QUI LI FERMAMMO!) , Briaza abitata da gente di origine rumena discendente di una colonia riparatasi sul Pindo per sfuggire all'invasioni turche. La parlata neo latina comprensibile specie per noi veneti, tanto che riuscivamo a capirci almeno cos mi parve da quei brevi contatti con la popolazione del luogo. Uno di questi contatti l'ebbi l'indomani, quando fui chiamato a Briaza dal Capo di S.M. coL Corniani, perch vi era bisogno delle mie prestazioni chirurgiche. Ordinai al Pope che mi venisse apprestata alla meno-peggio una stanza che avesse la pervenza se non di una sala operatoria almeno di una di medicazione. Grande cucina-soggiorno occupata da una decina di persone. Solitario, pallido, ieratico il Pope. Il pianto di un bambino. Avverto una tensione che pian piano coinvolge anche me. Nell'angolo in fondo alla mia destra mi sembra di vedere un'uomo con giacchettone e calzoni kaki. Tutti gli occhi sono concentrati su di me! Mi avvicino al piccolo e con voce pacata mi rivolgo al Pope. - Dica al bambino di non piangere. Sono un medico e non far del male al suo pap. La forte stretta di mano del Pope era pi di un discorso, pi di una risposta. Ne ebbi conferma nel tardo pomeriggio quando nella stanza dove giacevano i feriti giunsero provviste di ogni genere inviatemi dal Pope. Ma questa doveva essere giornata lunga per noi! Nel pomeriggio entr in azione anche l'artiglieria greca e ci salv la croce rossa, fatta su con le bende insanguinate e l'asciugammo del ten. Quattrini, che mettemmo esposto fuori della finestra quando gi le bombe avevano colpito il tetto ed il Cappellano aveva incominciato ad impartire l'assoluzione comulativa. - Che momenti amico De Cesaris, amico Bettlo! Non fu solo il tetto della casa a caderci addosso! Quella notte rimanemmo solo noi tre a Briaza ed operare e medicare alpini e civili ma nessuno ci disturb! Non fummo ne disturbati ne fatti prigionieri! Mi piace pensare che fu reciproca umana comprensione.

(iq)
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La grande famiglia alpina:


una manciata di parole fanno presto a rotolare gi per la china dei ricordi imbrigliarsi nel cespuglio so presente richiamando la nostra meditazione innumerevoli cose innumerevoli fatti innumerevoli frasi dette sentite ripetute tanti volti appesi come quadri di santi al chiodo della memoria i volti dei veci che hanno insegnato a vivere e a morire i nostri veci che hanno dato grande senso umano alla vita senso umano che hanno usato e profuso ovunque con tanto entusiasmo fra le pieghe della memoria di loro fa capolino anche una scanzonata allegria ... scacClapenslen che aiutava a vivere allacciando e rarrivando simpatie facendo apprezzare in serenit la completa concezione della vita e fa tanto famiglia.

(italo quer)

io

Evviva gli Alpini della Julia

Campagna di Russia (1942-'43)

Gorizia, Aprile 1942 La tradotta militare che ci aveva caricati a Bari dopo lo sbarco dalla nave Piemonte stava rallentando per finire il suo lungo viaggio alla stazione centrale di Gorizia. La citt era imbandierata a festa, limpida, splendente sotto il sole di primavera. Le ragazze, bellissime, provocanti nelle vesti leggere ci lanciavano fiori, baci e sorrisi incoraggianti. Il 3 Regg.Art.Alpina della DivJulia, stava rientrando in guarnigione dopo le Campagne di Albania e di Grecia. Uomini e materiali attendevano di riempire i vuoti lasciati dalle molte perdite subite; tutti ragazzi entusiasti orgogliosi di essere stati assegnati alla JULIA tante volte citata nei bollettini della guerra. Sono ancora i giovani del Friuli, del Vicentino e di Romagna che vengono a rinforzare le file dei Veci. A fine settimana per, con il permesso firmato i pi lontani e senza permesso gli altri, tutti vogliono correre a casa a trascorrere la domenica. Ho un gran da fare per accontentarli e qualcuno viene anche punito nonostante il salame e la fiasca di buon vino che giura di essere andato a prendere per Lu sior Tenente. Del resto, tutto procede bene. Il lavoro di addestramento completato e gi si parla di una prossima partenza. Fronte orientale; Russia; Caucaso! Incertezza, attesa, ansia, innervosiscono in special modo i pi giovani che vorrebbero andare a salutare i parenti ancora una volta. Durante la libera uscita, in alcuni locali pubblici, c' stato qualche atto di violenza provocato da elementi slavi ma tutto s' messo a tacere. Quel che conta di trascorrere il meglio possibile queste ultime giornate italiane! Dall'alto del Castello medievale si vede tutto attorno raccolta la citt dai tetti varioppinti, pulita, tranquilla. La strada che lascia il borgo dalla parte dell'ospedale Casa Rossa, passa sotto la ferrovia e si spinge verso est nel verde intenso dei boschi della Valdirose. Dopo un'ampia curva scende su Aisovizza andando a perdersi fra le montagne che rialzano cupamente l'orizzonte al confine con la Jugoslavia. Prati pieni di fiori si estendono in un silenzio profondo. Nascosta da un folto cespuglio di alberi, al centro di una ampia curva, c' la trattoria Al Gambero Ros42

so traguardo della nostra corsa in bicicletta di ogni sera, da quando era tornata l'estate. Ogni tanto la ragazza stretta forte a me, si staccava per riprendere fiato: Lino quando partirai? -Non sappiamo nulla di preciso! Si dice entro la seconda decade del mese. Difatti, la mattina del 18 Agosto, la 17 btr. del Cap. Frattarelli, era gi raccolta nel piazzale della stazione ferroviaria di Monte Santo, pronta a partire per il fronte orientale. Ultimate le operazioni di carico tra canti alpini, suoni di trombe, saluti e pianti dei parenti, la lunga tradotta inizia a muoversi lentamente. U n coro di voci, di chiassosa allegria, di grida di richiamo di nomi della mamma, del figlio, della ragazza, esplodono in un vociare assordante. Arrivederci?! Addio! Lino arrivederci?! Addio Irma! Cos, molto spensieratamente inizia il viaggio verso la lontana terra di Russia. Morale altissimo!

19 Agosto Bronzolo, stazione di confine. La commissione di ferrovieri germanica che effettua il controllo del materiale rotabile, dichiara inefficiente la vettura occupata da noi della 17. Dopo qualche vano tentativo ci rassegnamo a trasbordare tutte le nostre cose al pi presto. Sull'ultimo vagone, sotto buona vigilanza, viaggiano due botti da 3 hl. di vino rosso, gradito omaggio di un fedele Gerarca del Partito, padre di Eraldo, il pi giovane dei nostri ufficiali.
4.1

20 Agosto Attraversato il Brennero, corriamo verso lnnsbruk, Norimberga e poi via a est, verso la Polonia. 22 Agosto Varsavia. La tradotta di ferma fuori della stazione. Lungo i binari stanno lavorando alcuni uomini malandati: sembrano dei prigionieri. Di fianco a noi un treno merci sta caricando i vagoni di povera gente che stenta a reggersi in piedi. Si odono lamenti ed un parlare sommesso. Alcuni soldati tedeschi, armati di fucile, sollecitano l'operazione ma i carri sono strapieni. Molti sono ancora a terra! Ad un certo momento si sentono colpi di fucile e scariche di mitraglia. Il treno parte. Sul marciapiede rimasto solo un cumulo di morti. Quella povera gente vestita di color tabacco, portava sulla casacca due triangoli intrecciati: la stella di David. Ci guardiamo in faccia intimiditi, sconvolti. Finalmente la tradotta riparte, lentamente sul ponte di ferro che attraversa la Vistola. Sulle rive del fiume, tanta gente nuda distesa al sole, si gode l'estate. Il treno prende sempre pi il via e si lancia nelle immense, verdi pianure della Polonia. 23 Agosto Attraversiamo il Bug, il fiume che segnava il confine con la Russia Bianca ed andando sempre pi in fretta per interminabili foreste, toccando Minsk, Gomel, filiamo in Ucraina. 24-25-26 Agosto Corriamo attraverso la Steppa interminabile.

27 Agosto Izium! Fine della corsa. Tutti a terra! Il sacro suolo della Grande Madre Russia. Radio-scarpa ha fatto sapere che non si va pi sulle montagne del Caucaso ma sulle rive del Don. Gli uomini mugugnano: gli alpini in pianura?! Il fiume ancora molto lontano. Pi di 300 km. La sosta si protratta di 4 giorni, per dare modo a tutti di prepararsi alle lunghe marce. Abbiamo dato fondo all'unica botte di vino rimasta perch l'altra era gi stata vuotata dai fidatissimi uomini di vigilanza durante il viaggio in treno. L'ultima sera si conclusa con una grande sbornia che ha affratellato ancora pi soldati ed ufficiali. Frattarelli riuscito a far bere anche il buon Palumbo, astemio, che poi stato male tutta la notte.

1 Settembre Con le prime luci dell'alba, zaino in spalla e via! Passo passo, su e gi per le montagne russe, un orizzonte dopo l'altro. La Steppa. Terra nera, rossa, grassa e fertile dove il grano, i girasoli nascono incolti due volte l'anno ed ondeggiano al vento in un grande mare giallo oro. I villaggi dei contadini riuniti attorno al Kolcoz, vivono isolati, lontani decine e decine di km. Sui terrapieni dei laghetti sono raggruppate centinaia di grosse oche bianche che fuggono impazzite al nostro passare. L'ordine di non molestare la popolazione e di non toccare nulla. Le punizioni sono severissime: fino al rimpatrio!

2 Settembre In marcia verso il Don. La lunga colonna di uomini e muli della batteria si muove allegramente dinnanzi a me ed io mi tengo alquanto distanziato per non masticare tutta la polvere rossa che si alza da terra. Il sottocomandante l'ultimo uomo di coda di un reparto in marcia e dietro di lui il vuoto! L'ora mattutina ma il sole scotta gi e questo mare di terra senza fine e la mia mente ha tutto il tempo per correre con la fantasia. Il sottotenente Palumbo Renzo di Bologna, il pi caro e timido degli ultimi ufficiali assegnati alla batteria, si attarda per finire con l'affiancarsi a me per tenermi compagnia. Cos dice! Mi accorgo invece che ha tanto bisogno di parlare. disperato! Il suo cuore rimasto a Gorizia con il suo amore. Marizza, gran bella ragazza, modella del nostro pittore Piero Gauli. Ne innflmorato pazzo e la sposer non appena saremo ritornati da questa avventura in terra di Russia. Intanto i nostri passi verso est ci portano sempre pi lontano da casa e aumenta anche la disperazione di Renzo che riesco a confortare soltanto parlandogli della mia Irma rimasta anche lei ad aspettarmi a Gorizia. Proprio vero: mal comune mezzo gaudio! 3 Settembre Alla fine di una lunga camminata durata tutto il giorno, ci siamo accampati nei :eressi di un villaggio. E gi buio e tutto silenzio. Il campo riposa tranquillo. Si sente solo il frociare mansueto dei muli legati alla catena in circolo. Domani la marcia sar ancora pi lunga! Mi distendo sul letto d'erba sotto la mia tenda ma non ho ancora preso sonno
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quando sento un parlare sommesso: Chi l? Sssss_sior tenente siamo noi! Cosa c'? Possiamo entrare? Zanatta, Obuel, Dechicchi, i tre sempre in cerca di guai, mi vengono a raccontare con voce da cospiratori, di avere visto un bufalo sperduto, abbandonato fra i girasoli. E allora? A me lo venite a dire? Cosa volete che facciaI? Carlotto che a casa fa il macellaio dice che si potrebbero ricavare tanti tocchi di carne da mangiare con le patate! Via di qua disgraziati figli di puttane! Andate a dormire se non volete finire sotto processo! Invece le cose andarono come loro ormai avevano progettato. Il bufalo, senza neanche un lamento, venne ammazzato, scuoiato, squartato e nascosto nei quattro marimittoni di cucina. 4 Settembre All'alba eravamo gi in colonna pronti a partire ma si dovette attendere il Capitano chiamato a rapporto. Moroni! Sai niente di un bufalo ammazzato stanotte? stata trovata la testa e la pelle in una pozza di sangue nel campo di girasoli! I contadini sono a protestare dal Colonnello che su tutte le furie. Non ne s niente Capitano! Bene! Vado subito a riferire! Se si tarda ancora a muovere faremo tutta la marcia sotto il colmo del sole. Ci siamo messi in cammino a giorno fatto. Sono l'uomo di coda della lunga colonna e davanti a me marciano i due muli di cucina con i quattro marmittoni pieni di carne, coperti dal telo.
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Quando vedo spuntare a cavallo il Colonnello accompagnato dall'Ufficiale Veterinario intenti a controllare ogni carico i due muli vanno a nascondersi dietro un pagliaio. Alla fine della marcia mi presento a rapporto. Capitano, niente di nuovo! Moroni! il Colonnello vuole tutte le cucine attorno alla sua tenda. La faccenda del bufalo non chiusa. V uole che siano denunciati i responsabili! Silenzio! Poi, fidando molto sulla fraterna amicizia che ci lega, racconto al mio Capitano come stanno veramente le cose! Non l'avessi mai fatto! Non avevo mai visto Frattarelli incazzarsi cos! Parolacce, bestemmie a non finire. lo, fermo, impalato sull'attenti! Moroni, non voglio grane! Butta via tutto! Intesi? Vengono nella mia tenda quei tre disgraziati: Sior tenente abbiamo sentito! Provvediamo noi a tutto. State tranquillo! Buona notte. 5 Settembre

l'alba.
Moroni! Allora? -Capitano, tutto sistemato! -Bene! Avanti per uno in colonna ... La lunga fila di uomini e muli si muove e va a perdersi nell'avvallamento del pri. mo onzzonte. Il sole gi alto e fa molto caldo. Cammina, cammina, cammina mentre la mente corre lontano tutta presa dal ricordo di persone care. Penso a mia madre, sempre bella, forte, esuberante. Rivedo il suo viso sorriden-

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te, lo sguardo colmo di affetto nonostante i continui dispiaceri che Le procuro ad ogni mia partenza per nuovi fronti di guerra. Ho creduto di alleviarLe il dolore andandomene senza un saluto, senza il bacio dell'addio. - il figlio dell'amore. Cos mi giustifica Lei. Ha anche soggezione di me! Nel giugno del '40 quando ancora eravamo a passeggiare per le vallate di Boga e di Theti delle Alpi nord-orientali dell' Albania mi raggiunse la lettera di mia zia Jlia che Le fece scrivere per informarmi timidamente che presto avrei avuto un altro fratellino. Risposi entusiasta e felice di avere ancora una mamma che dimenticando le preoccupazioni, le difficolt giornaliere, sapeva anche trovare il tempo per godere le gioie della vita. cos nacque Franco! L'ultimo dei cinque ed assieme a lui vennero allattati i due pi bei ragazzi del paese, sfortunatamente nati da mamme dalle mammelle secche. Cara Mammona, quanti siamo a volerti bene Ora il rimorso mi soffoca il cuore. Potevamo almeno una volta essere tutti assieme alla trattoria del GAMBERO ROSSO della Valdirose di Gorizia, con mio padre e mia sorella Mj, felici di sentirci ancora vicini. Mio padre, operaio di 1a classe della FF.SS. di modesta famiglia ricca soltanto della loro antica fede repubblicana-mazziniana, non trovando le parole per esprimere il tormento che gli covava dentro, continuava per tutto il tempo a guardar- . mi con occhi avviliti, soffrendo in silenzio. E quella povera gente di Varsavia? Ebrei! Perch trattati e uccisi a quel modo? Poi una fitta in testa come la punta di un chiodo! Il bufalo! Davanti a me nei 4 marmittoni di cucina viaggiava ancora la carne di quella bestia. Con que tre non c' stato niente da fare! Ma x pec! Sior tenente x pec butar viaaa. Troveremo ben la maniera di giustar tutto! E visto che ormai il fattaccio era stato compiuto, quella di buttar via tutto, non
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sembrava neanche a me che fosse una buona soluzione. Bisognava per decidere subito il da fare perch il caldo avrebbe presto guastato la carne. Lascio perci i due muli all'uomo fidato con la consegna di eseguire soltanto i miei ordini ed entro al campo da solo. Il Capitano appena mi vede mi informa che il eolonnello Comandante intenzionato a denunciare il capitano Musitelli del RMV. per il fatto del bufalo e come si stia dando da fare per salvare l'innocente collega. A proposito la carne dov'? -Tutto sistemato! -Ma, peccato! A notte fonda, mentre tutti dormono, raggiungiamo i muli della carne portando quattro sacchi di patate e tutto l'occorrente per cucinare e si va ad accendere il fuoco nei pressi di una isba abbandonata. Ragazzi, che si f?! -Spezzatino di carne e patate! Il pi grande spezzatino del mondo! Per chi dall'alto della collina si fosse trovato a guardare in basso, nel buio, avrebbe pensato all'inferno. Fiamme alte, lampi e faville di fuoco illuminavano diavoli di uomini mezzi nudi che con lunghi legni come forconi, stavano rimescolando entro enormi pentoloni fumanti. Fra canti, risate e tanta allegria! Prima ancora dell'alba la 17 stava riponendo le ultime cose pronta a partire almeno con un'ora di anticipo. Muli, uomini euforici scalpitavanG irrequieti come cavalli prima della corsa. Panzelonghe finalmente piene, colme di carne e patate! Il pi grande spezzatino del mondo mangiato da tutti nella notte, nel pi profondo silenzio. 6 Settembre Ore 4: il Reparto Comando Gruppo suona la sveglia. Gli uomini della 18 e della 34 si affrettano attorno alla distribuzione del caff. I capi-pezzo irritati gridano: Muoversi! Muoversi! La 17 gi pronta!
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Mettersi in riga per uno! Il Colonnello Comandante si avvicina al mio Capitano: -Frattarelli, vorrei assaggiare il caff della tua batteria. Il Capitano compiaciuto si dirige sorridendo verso il gran secchiello rimasto al caldo sulla brace del fuoco. Quel secchiello colmo di spezzatino di carne e patate riservato agli ancora ignari signori ufficiali della 17. Un attimo! Prima che allunghi la mano, riesco ad avvertire il mio Capitano a cosa sta andando incontro. Si arresta di colpo con un urlo di disgusto e con rapido dietrofront torna verso il Comandante gridando: -Colonnello oggi avremo una magnifica giornata. Guardate il sole che si sta levando. Spettacolo stupendo! Come falco che cala sulla preda, la ghermisce ed in un baleno scompare cos agilmente vedo Carlotto scomparire con lo spezzatino mentre un'altro arriva ansando con il secchiello del caff strappato dal fuoco della 18a btr. E allora questo caff! Ecco Comandante! Buono! Veramente buono! Grazie sign. Colonnello. L'urlo degli uomini ristabilisce la situazione: -Evviva il colonnello Cocuzza! -Evviva il capitano Frattarelli. Il Comandante compiaciuto si volge: Per che spirito questa 17. Bravo! Tutto merito vostro Capitano. Grazie sign. Colonnello! La marcia di oggi stata allegra, festosa. Si cantato per tutta la strada. Solo il Capitano stato di pessimo umore. Non mi ha mai rivolto la parola. Prevedendo il peggio, me ne st alla larga buono buono! In cuor mio sono pi che contento; non ho pi addosso il peso della carne di quel bufalo. Moroni, questa non la dimenticher facilmente. Prima o poi la pagherai!
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Adesso fai portare lo spezzatino e che si possa almeno mangiarlo in pace. Beviamoci sopra! Grazie sign. Capitano. Evviva la 17. Evviva!

7 Settembre Si continua ad andare verso est. La steppa interminabile! Nulla di importante da segnalare. 8 Settembre Il Colonnello si accanisce sempre pi contro Musitelli: Ormai tutto chiaro. Quelli del RMV. sono rimasti in dietro di una giornata solo per essere liberi di cucinare la carne! Frattarelli sempre indaffarato a persuaderlo a lasciar perdere tutto ed a pensare a ben altro di pi importante. 9 Settembre Ancora avanti a 65 est-nordest. Il caldo del giorno tanto ma appena fa notte si desidera il chiuso della tenda. Ci accampiamo nei pressi di un grosso villaggio: ROWENKI. Domani riposo! Dopo la buona notte di Lilj Marlen si va tutti a dormire. 11 Settembre I giorni di riposo sono stati due cos abbiamo avuto il tempo di andare curiosan52

do per le strade del villaggio, importante centro agricolo. Abbiamo comperato tanto burro fresco e dopo averne mangiato fino alla nausea, ci abbiamo unto le scarpe, i finimenti di cuoio, le selle, le ruote e gli zoccoli dei muli.

13 Settembre ROSSOSCH, importante centro ferroviario. Anche qui sosta di due giorni. Ci accampiamo alla periferia dove la citt sembra pi uno dei soliti villaggi agricoli della steppa. Andiamo in giro in cerca di curiosit. Donne, donne da tutte le parti e bambini e uomini anziani. Donne barbiere, donne calzolaio, donne muratore. Donne dovunque! meno che a letto!

16 Settembre Riprendiamo la marcia verso nord fino a POPOWKA. Altri due giorni di sosta. Siamo nelle vicinanze del grande fiume ma sembra che non ci sia pi tanta fretta. Il tempo brutto e fa molto freddo. Il mio lupo ha trovato la femmina e pensa di lasciarmi. Riluttante a proseguire la vita con me, ho dovuto legarlo al guinzaglio. POBEDINSKA]A, passiamo oltre ed andiamo ad accamparci a SSERGE]EWKA dove il RMV. rimane a costituire la grande base quadrupedi e di rifornimento, al comando del cap. Musitelli. Dopo un giorno di sosta, riprendiamo la marcia verso est spinti al traverso da un freddo vento del nord con pioggia e neve.
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23 Settembre San Lino! In una splendida giornata di sole arriviamo sulla riva del Don. Finalmente! Una brigata tedesca di soli 500 uomini al comando di un maresciallo, ci attendeva gi da tempo per il cambio. Sono qui da pi di sei mesi ma senza molto soffrire! Ci forniscono di tutte le informazioni utili dandoci in consegna le postazioni, i camminamenti ed i rifugi sotterranei da loro costruiti a perfetta regola d'arte militare. Meglio di cos non ci poteva capitare. Riallacciati i collegamenti telefonici con i posti avanzati disclocati lungo la riva del fiume, si sparano i primi colpi d'inquadramento per essere pronti ad ogni evenIenza. Il Don scorre placido nel suo vasto letto incassato fra alte rive nascoste da fitta e alta boscaglia. Anche le nostre giornate scorrono placide e tranquille occupate nella battitura del grano trovato in covoni abbandonati, con l'aiuto di tante donne che il bravo Starosta del villaggio pi vicino ha pensato bene di mandare a dare una mano ai nostri soldati-contadini. I canti ed il ridere allegro delle ragazze fanno venire alla mente scene campestri di casa nostra. Tutto il mondo paese. 15 Ottobre Improvvisamente, senza motivo comprensibile, arriva l'ordine di abbandonare la posizione per portarsi ad una decina di km. pi a nord. la solita naja! Sellati i cavalli, accompagno il mio Capitano in ricognizione alla ricerca del nuovo settore. Frattarelli un. perfetto cavaliere e la sua baia mezzo sangue veloce come il vento. Il mio morello alto e dalle gambe lunghe fatica un p a stargli dietro ma non si fa staccare pi di una lunghezza. Galoppiamo liberi, sfrenati la terra degli antichi
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cosacchi. Stabiliti i contatti con una batteria da 105 di Honved Ungheresi ci accordiamo sulla posizione da occupare. 16 Ottobre Con i 4 capi-pezzo ed 80 uomini, mi trasferisco sul nuovo settore per la costruzione del bunker, dei camminamenti e delle postazioni che la batteria verr ad occupare a lavori finiti. Ci diamo da fare ininterrottamente giorno e notte preoccupati dell'approssimarsi dell'inverno. Fortunatamente i simpatici, buoni camerati ungheresi ci chiamano al caldo dei loro rifugi a trascorrere le ore fredde della notte. Laszi e Berzi, studenti di Budapest, straziano l'anima con passionali ciarde e selvagge ballate zigane, mentre io fatico un p ad accompagnarli con la mia chitarra.

6 Novembre Oggi arrivata la linea pezzi con il resto della batteria. 8 Novembre

caduta tanta neve.

sparita ogni traccia di noi ormai rinchiusi al caldo dei nostri bunker in compagnia di una covata di bianchi topo lini, vispi ed intelligenti, che corrono a rosicchiare tutto il giorno, i chicchi di grano dei fasci che coprono i nostri tetti. Dobbiamo stare attenti che non finiscano accidentalmente schiacciati dai nostri scarponI. Apportiamo modifiche e migliorie alla nostra postazione tanto da farne un solido caposaldo con le due mitragliatrici pesanti Breda sui fianchi che battono le pendici che salgono dal fiume, mentre i diversi punti di guado sono sotto il tiro dei 75/13. Brevi giornate di sole e lunghe tremende bufere di neve ci danno un'idea di
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come sar l'inverno qui. Approfittiamo del bel tempo per andare avanti anche con il corso di perfezionamento scistico. Frattarelli e Cieri, stanchi di sprofondare nella neve in rovinose cadute, abbandonano la pista perch fuori allenamento. Forse hanno anche ragione. Il Capitano viene dalle truppe cammellate somale dell'AOI. Il Medico reduce di un anno di prigionia in Egitto. 12 Dicembre Saaprina. Ci ritroviamo tutti al Comando di Reggimento per il saluto di commiato al nostro Comandante che rimpatria. Si parla di provvedimento disciplinare contro il col Gaj per essersi opposto all'impiego degli alpini sul terreno pianeggiante del Don. Siamo avviliti, con il morale a terra. La maggior parte di noi reduci delle campagne di Albania e di Grecia, qui per la stima, l'affetto, l'attaccamento verso il bravo Comandante che aveva chiesto ai propri subalterni gi sperimentati, di seguirlo anche in questa ultima avventura: Ragazzi, in alto i cuori! Asciughiamo le lacrime di cordoglio, di commozione che brillano al pensiero dei nostri caduti. Il passato stato nostro! Nuovi cimenti ci attendono! Anche l'avvenire sar nostro! Viva l'Italia! E noi l'abbiamo seguito, consapevoli del suo valore, della genialit con la quale aveva risolto molte situazioni difficili sulle montagne del fronte greco-albanese. Sotto il suo comando il 3 Regg.Art.Alpina si guadagnato la M. d'O. al V.M. Ci guardiamo in faccia con preoccupazione, smarriti. Ci sentiamo abbandonati. Chi sar mai il nuovo Comandante? Mi tornano alla mente le parole accorate della signora Maria, moglie del ten. Lucio Pajer di Monriva, alla stazione di Gorizia al momento della partenza;
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Sign. Colonnello, mio marito non ha saputo dirVi di no. Ma a me si!Abbiate cura di lui! Il caporale Tomasin Giacomo che all'occorrenza stato fatto caporalmaggiore, accompagner il Colonnello in Italia. Attorno c' un mare profondo di neve. Partono le slitte: -Addio, buona fortuna! . Ripresi gli sci, rifacciamo la strada, del ritorno che ci porta alle nostre postazioni, con la sensazione di essere stati traditi.

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13 Dicembre Questa notte, una pattuglia di alpini del Valcismon, effettuer un colpo di mano sull'altra riva del Don. Mi tengo pronto ad intervenire con il fuoco della batteria mentre Frattarelli con il cap. Valenti, comandante degli alpini, scesi fino al fiume.

Nel buio si vedono esplodere le bombe a mano nel momento dell'assalto. Raffiche di mitra! Rispondono i parabelum russi. Poi silenzio. Cupo! Rientrano gli uomini: due sergenti feriti ed il s. ten. f..gaci morto, portato a braccia dai suoi alpini. 15 Dicembre Nulla di nuovo da segnalare.

bel tempo e riprendiamo la scuola di sci.


16 Dicembre Il cap. Frattarelli rientra in patria, chiamato telegraficamente da gravi motivi di famiglia! Ci salutiamo!
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Moroni, assumi tu il comando della batteria! Arrivederci fra una ventina di giorni!

17 Dicembre Il Colonnello comandante di Gruppo, chiama a rapporto gli ufficiali: Tutto il settore in allarme! Prepararsi a partire entro 24 ore! Raggiungere la grande ansa del Don, dove un intero corpo d'armata corazzato nemico ha travolto la linea italo-rumena. La 34a btr. e gli alpini del batgl. 1'Aquila partiranno questa notte stessa, autotrasportatil La 17a e la 18a btr. seguiranno a marce forzate portandosi dietro la dotazione munizioni al completo! Questi sono gli ordini. Ci guardiamo costernati! Forse il nostro Capitano torner in dietro. Sar gi al corrente di tutto. Ragazzi! Intanto diamoci da fare subito a costruire slitte per trasportare le munizioni! Sculati, studente in ingegneria, questo compito tuo!

18 Dicembre Lavoriamo tutti! Senza martelli, senza chiodi, senza attrezzi a sufficienza. notte inoltrata quando finiamo di caricare l'ultima cassetta su delle slitte rudimentali che nessuno sapr mai come sia stato possibile fare. Arrangiarsi! E la Naja! Torneremo anche a vivere in tenda con 25/30 sotto zero.
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19 Dicembre Il cielo limpido dell'alba fredda, promette una giornata di sole. Prima di abbandonare la posizione facciamo partire una salve. Tam tam tam tam! il timbro della 17. Sembra un sol colpo, invece sono 4 che si rincorrono come mitraglia. Addio sottotenente Agaci! Il tuo cappello alpino appeso alla croce della tua tomba sulla riva del Don. Le squadre scendono a valle scivolando sulla crosta di ghiaccio andando a disporsi in colonna. Prima la pattuglia sciatori, poi il 1 pezzo, il 2, il 3, il 4 le munizioni e poi le salmerie. Ultimo uomo di coda il sottocomandante: ten. Zuccon. -In marcia! Per uno avanti in colonna! A Ssergejewka pernottiamo, ospiti del RM\.'. di Musitelli. Il s. ten. Piero GuaIi, pittore, mi mostra alcuni dei suoi lavori fatti a tempo rubato. Particolarmente mi colpisce un acquerello lanterna sulla finestra di un'isba. 20 Dicembre Il s.ten. Alice con 50 uomini e 20 muli rimangono al RMV. La batteria riprende la marcia a passo sempre pi svelto e soste pi brevi. Popowka, Rossosch, Stalino, dove rimane il s.ten. Geja con un distaccamento 10gistico di 50 uomini, 20 muli 10 slitte.

23 Dicembre Selenijar. Formazione di combattimento:


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Comandante Sottocomand Ufficiale Medico 1a sezione pezzi 2a sezione pezzi Sezione mitraglieri Uomini di truppa Munizioni

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ten.Moroni Lino ten. Zuccon Emilio ten.Cieri Raffaele s.ten. Vernej Luigi s.ten. Sculati Erardo serg. Versari Domenico cap. Jacop Settimio 150 1200 colpi da 75/13 4000 colpi per mitragl.

La notte buia, nera. Appena arrivati il cap. Lubrano ci accompagna sulla posizione da occupare, in mezzo a gambi secchi di girasoli che pungono e per met sepolti dalla neve. Il nemico vicino, a poche centinaia di metri. Silenzio assoluto e niente fuochi! 30 sotto zero. Abbiamo solo il tela da tenda! 24 Dicembre

1'alba e siamo ancora in piedi indecisi sul da farsi.


La collina di fronte si illumina di vampe di fuoco. Nella tarda oscurit si vedono le scie luminose del proiettilitraccianti striare l'aria da ogni parte. Stanno combattendo ma il nemico dov'? qua1'? Non ci raccapeziamo affatto e rimaniamo fermi, inattivi. Ad un tratto, un ululato lugubre come tanti lamenti assieme e senza fine, accompagnato da una fitta pioggia di granate, ci terrorizza. La Katiuscia I colpi sono partiti da quella parte! Ho visto le vampate di lancio! Puntamento diretto! Fuoco a volont! il battesimo di fuoco della 17. Il primo combattimento in terra di Russia. La lotta continua con gli alpini al corpo a corpo e si protrae per tutta la giornata
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senza sosta. Siamo in piedi da due giorni, senza rancio e con na notte all'addiaccio. Ci sentiamo sfiniti ma visto che la posizione assegnataci insostenibile, approfittando del buio della notte, risaliamo la collina andando a metterci in zona pi defilata. Trasportiamo tutte le cassette di munizioni. Scaviamo la neve fino a toccare terra dove piantare le tende. Non sentiamo il freddo ma siamo a 30 sotto zero!

25 Dicembre Venerdi! Brutto NATALE! Nevica fitto fitto ed ogni tanto il lugubre lamento della katiuscia si fa sentire. La pioggia di proiettili cade tutt'attorno infilandosi nella neve senza esplodere. Il Padreterno ci protegge! Lucini dal suo osservatoio dirige il fuoco della 17 che va a colpire in pieno gli autocarri che trasportano quell'arma maledetta. Prima di notte il nemico abbandona la linea e va a rifugiarsi al caldo delle isbe del villaggio. Noi rimaniamo sul posto. Sotto la tenda fa freddo. Il cuoio degli scarponi diventa duro come legno.

26 Dicembre Con la luce del giorno il nemico ritorna compatto verso la prima linea. Lucini aspetta che entri nella zona d'inquadramento del tiro poi chiama il fuoco! Le bordate successive della 17 seminano lo scompiglio fra le file nemiche. L'attacco viene stroncato sul nascere e gli alpini dell'Aquila e della 34a btr. riescono a tenere duro. Ma le perdite sono tante e la nostra linea si assottiglia sempre pi! 6]

27 Dicembre Giorn3.ta di sole. Calma su tutto il settore. Approfittiamo per costruire il bunker per le munizioni ancora allo scoperto e scavare pi profondamente la terra alla ricerca di un p di tepore per gli uomini. Sotto il telo da tenda fa un freddo boia. Finalmente arriva il barilotto del cognac della naja e ci ritroviamo radunati attorno al 3 pezzo ad intonare la vecchia canzone dell'Udine, mentre il gavettone gira da una bocca all'altra per un'abbondante beverata. Un coro magnifico di tante voci si sprofonda nel buio della vallata sommergendo tutti in un'onda di malinconia. Poi il silenzio immenso. Viene da piangere!

28 Dicembre Ancora bel tempo ma la temperatura sempre pi bassa. Facciamo difficolt a camminare con le scarpe dure come legno. I camerati tedeschi hanno pensato bene di mandarci alcune stufette a tubo di ferro che vanno a meraviglia. I rifugi della linea pezzi sono al caldo tanto pi che qui la legna non manca. Bruciamo le cassette delle munizioni! C' l'ordine di rispedirle alla base! Ma ridicolo mettersi a trasportare anche i vuoti! Forse qualcuno fa il furbo. Squadriglie di aerei vengono a mitragliare e spezzonare. Ci mimetiziamo con tuniche di tela bianca, rimanendo immobili sulla neve. Ma Jacop spara con la sua Breda pesante contro quelli che scendono a bassa quota. 30 Dicembre Uno squadrone di carri armati avanza lentamente la fanteria nemica. contro di noi a protezione vengono ad arroccarsi delfra i

La nostra prima linea cede e gli alpini combattendo


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pezzi della 17. I carriarmati manovrano cannoneggiando da ogni parte. Ci investono! Puntamento diretto! alzo zero! Fuoco a volont! Sotto con le granate anticarro! Lucini chiama disperatamente il fuoco contro la fanteria nemica ammassata. Interveniamo con ripetute salve poi ritorniamo ai carriarmati che ci girano attorno.

Li seguiamo con la coda del pezzo alzata sparando nei cingoli appena presentano il fianco. Stiamo per essere sopraffatti! Sono le 10,30 quando appaiono in cielo 4 Stukas che si gettano in picchiata nella mischia. L'urlo acuto dell'aereo si conclude con lo scoppio della bomba che va a colpire il bersaglio. Gli alpini contrattaccano e tornano a rioccupare le posizioni perdute. Il campo ricoperto di morti ed i carri tutti distrutti! Corriamo a soccorrere i feriti, a recuperare i caduti. La 34a btr. la pi colpita: due pezzi travolti, il comandante cap. Begolli con la maggior parte dei serventi feriti, vengono avviati all'ospedale. Il cap. Colinelli corre a soccorrere il fratello Federico, comandante di una compagnia di alpini, e dopo una provvisoria medicazione lo avvia all'ospedale. Cieri si prodiga a medicare tutti in una piccola infermeria improvvisata sul posto. Della 17 pochi sono quelli inoltrati all'ospedale: Obuel Ruggero e qualche altro! Il cap. Lubrano assume il comando della 34a btr. 31 Dicembre Anche oggi si combattuto tutta la giornata ma noi siamo fermi ancora sulle nostre posizioni. Con il calar della sera tutto tornato tranquillo. Quei pochi camerati tedeschi rimasti, ascoltano con meraviglia il canto di una malinconica canzone di montagna che si spande in coro dalle fila degli uomini della 17 riuniti per l'abbeverata. Nessuno pensa di festeggiare la fine d'anno.
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1 Gennaio 1943 - Venerd! Buon anno ragazzi! Buon anno anche a Voi comandante! E buon compleanno! Niente di importante da segnalare.

2 Gennaio Il col. Moro, nuovo Comandante del Regg.to, accompagnato dal nostro t. col. Cocuzza, visita la batteria. Non avevamo ancora avuto il piacere di conoscerlo! Parole di circostanza con elogio per tutti. Strette di mano, fredde! Nient'altro d'importante! La visita non ha entusiasmato nessuno. Dalla base arrivano 1200 colpi da 75/13.

3 Gennaio L'ululato della katiuscia si sente alto sopra le nostre teste ed i colpi vanno a cadere fra le isbe del paese. La gente esce di corsa dalle case che bruciano come paglia.

4 Gennaio Giornata tranquilla, solo il freddo non ci da tregua. Di notte scende sotto ai 35. Le abbondanti bevute di cognac riescono solo ad annebbiarci le idee. Abbiamo ricordato il nostro Capitano: chiss dove cazzo s' cacciato!? Speriamo di vederlo spuntare da un momento all'altro!
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5 Gennaio La batteria da 88 ed i 4 carri armati tedeschi lasciano il settore puntando verso nord Li vediamo andar via con apprensione. Con loro ci sentivamo pi sicuri. 6 Gennaio Giorno della Befana. Tutto tranquillo mentre si procede alla distribuzione dei pacchi-dono giunti dall'Italia. Scoppiano qu e l risate ed esclamazioni di gioia che riescono a farci dimenticare la paura e le preoccupazioni. Ci sentiamo pi vicini a casa: guanti, sciarpe e maglie di lana, e tanta posta dai familiari. Anche il Comando Tedesco ci ha fatto pervenire una congrua quantit di walenki di feltro che indossiamo subito invece delle scarpe di cuoio sempre dure come legno. Chiss come andr a finire questa avventura? L'Italia tanto lontana!

9 Gennaio Le giornate si susseguono nella calma assoluta con nulla di importante da segnalare. Tanto per muoversi e combattere il freddo, vado con Marini e Castagna della pattuglia sciatori per un giro di perlustrazione andando a finire fra i cunici della compagnia di alpini che tengono la linea davanti a noi. Un giovane Tenente mi investe: Finalmente! Era ora che ti facessi vivo! Anche noi non eravamo mica a grattarci la panza! Va bene va bene! Adesso che sei qui dacci una mano: vedi quella postazione nemica? Quella
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macchia scura a 200 m.! ci rompe le palle tutto il giorno! Chiama i tuoi cannoni e dacci dentro! Faccio alcuni rilevamenti pratici, alla garibaldina come ci aveva insegnato il vecchio Magg. Cresseri e confidando molto anche nella buona fortuna, comunico telefonicamente i dati a Zuccon rimasto ai pezzi. Vedo le vampe di fuoco simultanee della salve sparata dalla batteria. I quattro colpi sfiorano le nostre teste e vanno a cadere sul bersaglio che scompare in una nuvola di fumo e di neve. Colpito in pieno. Bravo Zuccon! Gli alpini gridano di gioia e vorrebbero che non andassi pi via. Diamo fondo alle ultime cose portate dalla Befana e mezzi sbronzi filiamo gi per la china rientrando al campo allegri e soddisfatti. 10 Gennaio: Doomenica. Il ten. Bassi venuto a trovarmi portando per pranzo, un intero maiale fatto in porchetta dai suoi uomini. Sorridendo mi abbraccia: -Caro Moroni, qualsiasi cosa accada, noi siamo di quei muli che non sanno rifiutare il carico ch~, vogliono credere, sia sempre della Patria. Intoniamo la sua canzone romagnola BELLA BURDELA e la giornata trascorre con grande allegria. La gioia e la soddisfazione che Gianni prova per essere stato chiamato da Lubrano a fare il sottocomandante della 34a btr. lo rendono euforico e ciarliero: Basta con le salmerie! Non ne potevo pi! Il cap. Lubrano un bravo ufficiale che ho sempre stimato soprattutto come uomo. Andiamo bene d'accordo! Si finisce col parlare anche di Frattarelli e non riusciamo a spiegarci come mai non sia tornato a riprendersi il comando della sua batteria impegnata in combattimenti. Caro Gianni, non avevo mai pensato di dover affrontare una prova come questa. Sarei morto di paura!
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Ora che mi ci trovo, tutto diverso, facile! Tenacia e volont mi spingono a fare sempre meglio per rimediare alle difficolt di ogni giorno. Gli uomini mi vogliono bene. Ci conosciamo fin dai tempi dell'Albania. Le cose in batteria filano senza intoppi specialmente quando si combatte. Mi ascolta sorridendo e nei suoi occhi buoni vedo un amichevole segno di simpatia e di invidia insieme. Ricordi i tempi allegri di Burelli? L'orchestrina e le festicciole da ballo? E le belle ragazze di Gorizia? La Mafalda! La Irma! Stretti in un fraterno abbraccio ci salutiamo commossi!

12 Gennaio In fondo alla valle, dove erano i pezzi da 88 tedeschi, ha preso pos1Z1oneuna batteria campale da 105/28 che spara ad intervalli regolari tutta la notte. A tenerci svegli vengono anche dei ricognitori russi che quando non lasciano cadere bombe, lanciano manifestini in lingua italiana, tedesca e rumena che invitano i soldati a disertare dopo aver ucciso i propri ufficiali, promettendo salva la vita, pace e benessere! Dicono anche che per noi non c' pi speranza di tornare a casa e che siamo chiusi in una sacca che raggiunge Karkow. Gettiamo quelle carte-lasciapassare guardandoci in faccia sorridendo increduli.

16 Gennaio
Ore 8 rapporto ufficiali! Forze corazzate nemiche, penetrate gi da oltre un mese alle spalle dello schieramento germanico, hanno chiuso in una profonda sacca la zona del basso Don. L'Armata Ungherese, Italiana e Rumena ed una aliquota di forze tedesche sono state accerchiate. Il centro ferroviario di Rossoch in mano dei russi.
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Il Corpo d'Armata Alpino ha ordine di ripiegare e le divisioni Cunense e Tridentina sono gi in movimento verso nord. La Julia raccoglier i suoi Reggimenti a Popowka! Il Gruppo Udine, inizier a ripiegare alle ore 15 con la 17a btr. che andr a prendere posizione a Kollubaia Krinitza in appoggio ad una compagnia di alpini del Vicenza in azione di retroguardia. SfIlano gli alpini dei battaglioni seguiti dalla 18a e dalla 34a batteria. Il nemico accortosi del movimento di truppe, avanza lentamente, guardingo. Alla luce di una candela, sotto una tettoia di paglia, con l'aiuto del giovane Sculati consultando una sgualcita carta topografica tedesca riusciamo a ricavare i dati di tiro. La 17a btr. apre il fuoco su Krinitschkaja occupata dal nemico. Rientra De Chicchi con la pattuglia di collegamento: -A mezzanotte gli alpini si sganceranno per venire ad unirsi a noi e fare la strada assieme! Continuiamo a sparare fino all'ultimo momento per tenere impegnato il nemico poi, una sezione dopo l'altra ci mettiamo in marcia verso il luogo di raccolta. Camminiamo tutta la notte ed il giorno successivo attraverso la palude ghiacciata di Ternowka accecati dalla tormenta che ci toglie il respiro. Procediamo faticosamente, infastiditi anche dalla cordella dei due colpi da 75 che ci taglia il collo. Andiamo tutti ripiegati in avanti contro un vento gelido del nord tenedoci per mano per evitare di perderci nella foschia di neve.

18 Gennaio Popowka. Il nemico si attestato alla periferia del villaggio, e le raffiche della mitraglia attraversano le finestre delle case dove ci siamo ammassati in cerca di un p di riposo. Ci imbattiamo in quelli del Conegliano! Sono senza munizioni! I loro uomini le hanno abbandonate lungo la marcia della notte. Molto di malavoglia acconsento che siano ceduti 50 colpi dei nostri al fine di evitare qualcosa di peggio.

19 Gennaio Ufficiali a rapporto! Le batterie vengono incorporate nei rispettivi Battagl. La 17a al Vicenza; La 18a all'Aquila; la 34a al Valcismon. L'unica colonna cos costituita agli ordini del col. Lavizzari, comandante del 9 alpini! Uno scontro a fuoco ci tiene impegnati fino a notte e con il buio filiamo verso nord al segito del nostro battaglione. Il mio Lupo ha disertato! corso a rifugiarsi nella tana della sua femmina della steppa. 20 Gennaio Kopanki. Le nostre avanguardie sono ferme alle prime case del paese bloccate da un forte contingente di forze nemiche. Arriva la voce: -Avanti i pezzi della 17' batr.! Prendiamo posizione fra due file di alpini. Puntamento diretto! Alzo zero! Fuoco a volont! Si attacca da pi parti. Savoia l'urlo degli alpini all'assalto finisce in una mischia rabbiosa di spari, di bestemmie e di invocazioni del Padreterno mentre si muore chiamando il nome della mamma. Il pezzo di Sculati investito da un carrarmato. Girardin, capopezzo sulla neve in una pozza di sangue. Jacop, capo-arma, con il petto ed il volto sanguinante, continua a sparare con la sua Breda, urlandobestemmie ed imprecazioni contro il nemico. Rasia, Lorenzoni, serventi al pezzo, continuano a far fuoco con le mani, la faccia, il corpo macchiato di sangue. Meneghini Antonio di Santorso, caporalmaggiore e mio affezionatissimo aiutan-

te di battaglia, cade colpito a morte. Bettoli Palmerio, amico e paesano, sottocomandante della 18a btr. muore mentre guida all'assalto i propri uomini. Cieri nella mischia. Spara, corre da un ferito all'altro per medicare poi torna a sparare. La morte di Meneghini mi sconvolge. Me ne faccio una colpa ed un pianto sfre- nato mi strazia dentro. Cieri mi da da bere e con qualche parola riesce a calmare .... l mIeI pervL Il paese per met rimasto in mano del nemico. Il col. Lavizzari chiama gli ufficiali a rapporto: I pezzi di artiglieria, le mitragliatrici, i muli, le slitte con le munizioni, tutto il materiale pesante in genere dovr essere reso inservivi bile ed abbandonato sul posto. I feriti, i congelati, tutti coloro non in grado di camminare da soli, saranno ricoverati nelle isbe dove rimarranno assistiti da un ufficiale medico. Gli uomini idonei formeranno tante squadre di fucilieri. Con la disperazione nel cuore mi trovo a trasmettere agli ordini alla batteria riunita. Ci guardiamo increduli, avviliti. Uno smarrimento totale. Come si fa ad abbandonare i feriti?! Per non prolungare oltre la sofferenza sollecito i capi-pezzo a presentarsi al pi presto con gli otturatori in mano. Girardin ancora sanguinante viene ricoverato in una isba assieme ad altri. Pippo Lucini, con i miei due zappatori Capozzo Lino e Tonutti Costantino, tenteranno di attraversare le file nemiche e ricongiungersi con i tedeschi. La lunga colonna si muove lentamente, silenziosa, indisturbata fino all'attraversamento di un grosso villaggio in fiamme dove morti e materiali abbandonati in giro, indicano il passaggio della divisione Cunense. All'improvviso il nemico attacca da pi parti e la colonna si divincola in accaniti corpo a corpo per liberarsi dalla cattura, dall'accerchiamento. Continuiamo a camminare per tutta la notte contrastati da un gelido vento di Siberia. Non ci fermiamo neanche per tirare il fiato. Camminiamo, camminiamo serrando sotto senza mai perdere il contatto. Guai rimanere isolati!

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21 Gennaio Wirtisch Lessmistehanchj. Ci ricongiungiamo con la colonna Lavizzari rifugiatasi nelle case del villaggio. Noi andiamo ad accantonarci in un grande capannone dove finalmente possiamo distenderci sulla paglia. Solo Cieri riprende con tenacia la sua opera medicando e tagliando fra sommessi lamenti e grida disperate di dolore. Il t. col. Cocuzza trovato rifugio in una isba aveva chiamato attorno a se gli ufficiali del Gruppo Udine. Stanco e scoraggiato era deciso a non proseguire oltre proponendo di arrendersi. Quando il ten. D'Orlandi mi viene a segnalare l'arrivo di un'autoblinda si va a vedere verso le prime case del paese. Dalla bottola aperta un uomo ci scruta e poi dietrofront e via. Corriamo a dare l'allarme ma Cocuzza rinuncia a qualsiasi iniziativa rimettendosi alle decisioni di Lavizzari verso in quale mi invia a fare rapporto. Al Comando del 9 sono gi al corrente di tutto ma gli ordini e contrordini si rincorrono mentre catrarmati e truppe nemiche autotrasportate circondano il villaggio. Torno da Cocuzza invitando lo ad uscire all'aperto per affrontare la situazione il Comandante finito! Obietta solo difficolt: -Non c' pi niente da fare! Diamoci prigionieri fidando nella clemenza del nemico. Mi ribello! Protesto appellandomi alla volont dei giovani ufficiali incitandoli a non rinunciare al combattimento. Il nemico non avr piet per nessuno! Parlo, parlo sperando di convincerli mentre i loro occhi mi guardano smarriti, spenti, e mi accorgo che non mi ascoltano, non mi sentono pi. Il mio parlare inutile! Ed allora corro dal mio bravo Zuccon che intuito il pericolo aveva gi inquadrato la batteria, pronta ad ogni evenienza. Ancora un'appello, un ultimo sguardo di addio e ci lanciamo compatti contro lo schieramento nemico. Urlando e sparando, un varco si apre difronte a noi ed aggirato un carro-armato

II

immobilizzato, raggiunta la sommit della collina, ci lasciamo andare gi per il versante opposto per met sommersi dalla neve. Con il buio, sprofondati fino sopra al ginocchio, risaliamo il monte continuando ad andare per tutta la notte. La fatica tanta. Cieri, il medico, si accascia sulla neve: Lino, non ce la faccio pi! Lasciami qui! Tu vai con gli altri. Vi raggiunger pi tardi! Me lo carico addosso e mi trascino fin sulla sommit dove mi attardo con lui a riprendere fiato. Sento il cuore che mi sfonda il petto. La gola arsa. Ci buttiamo distesi a mangiare la neve. Poi assieme, riprendiamo a camminare sulla pista battuta. Sculati, il pi giovane dei miei ufficiali, sfinito si lasciato andare supino. Bastano pochi minuti per rimanere l, stecchiti! Lo rialzo, lo sorreggo ed avanti fino a raggiungere i suoi uomini che lo aiuteranno a fargli ritrovare le forze. Era come camminare fianco a fianco con la morte! Come se la vita fino a quel momento per me non fosse stata che una lunga preparazione a queUa prova! 22 Gennaio

Nowi Georgiewka.
Procediamo alla conta dei superstiti. Rispondono all'appello: Zuccon, Vernej, Cieri, Sculati, Geia e Alice. Sottufficiali: Ambrosini, Ferruglio, Marzari, Versari. T ra tutti, siamo 150 circa. Sono venuti con noi anche il s. ten. Piscopo ed il medico Salvemini della 18a btr. pi due ufficiali e 20 uomini della 34a. Il col. Lavizzari e la sua colonna 9 alpini, Cocuzza, Colinelli, Lubrano, Sason, Musitelli, D'Orlandi, Bassi, De Giusti etutti gli alpini dei battaglioni e delle batterie, sono stati fatti prigionieri, Riprendiamo contatto con il reparto comando del nostro reggimento e CQnpiacere rintraccio il mio vecchio vecchio amico Pajer che offre subito una buona tazza di t caldo che si porta dietro in un termos.
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Mi racconta di avere sopportato qualche giorno fa un attacco febrile che lo ha lasciato con le forze stroncate ma che si sta riprendendo. Rimpiange molto la mancanza del nostro vecchio Comandante Gaj: Se ci fosse stato lui, le cose per noi e per l'intera divisione Julia, sarebbero andate diversamente. Non ci sarebbe stato nessun si salvi chi pu. Iniziativa ed ordini precisi, non sarebbero mancati! Riesco ad avere dal cap. Martinengo, due fucili mitragliatori con una buona scorta di cartucce che affido alla squadra fucilieri del mio bravo cap. magg. Bolzon. Mi intrattengo qualche minuto con Slataper, che con la spalla ferita, tira avanti coraggiosamente assistito dal fedele attendente. Passa il 60 alpini della Tridentina con il col. Signorini in testa che fiero, sorridente e spavaldo come sempre, conduce i suoi uomini con spirito indomabile. Ancora una volta veniamo accerchiati dal nemico che incalza e si sposta rapidamente con mezzi meccanizzati. Ci disperdiamo in tanti gruppi mentre la squadra di Bolzon spara, spara fino a scomparire in una nube di fumo. Soltanto verso sera ci ritroviamo a ricalcare la pista della Tridentina che marcia in testa alla colonna forte di quattro carrarmati tedeschi. Si susseguono giorni e giorni di marcia, di accerchiamenti e di lotta per sottrarsi alla cattura mentre gli alpini del col. Signorini aprono la strada all'intera colonna combattendo fino all'esaurimento totale. Al chiaro di luna ci accorgiamo che la pista si dirama in due e che sono stati persi i contatti con chi ci precede. A caso prendiamo a sinistra ma dopo un'ora buona di cammino finiamo fra un cumulo di materiale abbandonato. Alt! la pista finisce qui! Torniamo in dietro dice Gaja. No! dico io. Si andrebbe a finire in mano del nemico! Prendiamo a destra puntando verso nord! Man mano che risaliamo la collina, si fanno sempre pi nitidi i colpi dei cannoni e le raffiche della mitraglia. Siamo sulla buona strada. Con le prime luci dell'alba, appaiono lungo la pista i segni del combattimento. Morti dovunque. Corpi distesi, raggomitolati sulla neve arrossata. Sangue e
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brandelli di membra ancora avvolte nel panno grigioverde delle divise lacerate, stritolate dai cingoli dei carrarmati. Tiriamo innanzi senza pi guardare attorno, senza neanche un minuto di sosta. Fuggiamo in preda al panico, alla paura. 26 Gennaio Nikolajewka. La testa della colonna ferma in fondo alla valle lungo il terrapieno della ferrovia, mentre le case del villaggio si estendono attorno alla chiesa, sparse per tutto il versante che risale difronte a noi. Il paese presidiato da preponderanti forze nemiche forti di cannoni e carriarmati. Gli alpini del coL Signorini sono esausti. Il primo assalto stato respinto. Le compagnie sono ridotte a poche decine di uomini. La massa degli sbandati seduta al sole, sul bordo della collina, assiste come in un grande teatro greco. Solo un miracolo gliela far a spuntarla. Vicino a noi, gli uomini della batteria tedesca, finite le munizioni, abbandonano i pezzi disponendosi per uno in colonna dietro il graduato che segnando il passo al canto di una canzone di guerra, li attende per avviarsi al combattimento. Tutti in coro, scendono con passo cadenzato andando ad affrontare il nemico. Scendiamo anche noi assieme a loro ma non riusciamo ad andare oltre il terrapieno della ferrovia. La reazione nemica massiccia e una squadriglia di aerei viene a mitragliare e bombardare a bassa quota creando morte e confusione. Il sole ormai sta calando, quando il piccolo gen. Reverberi, comandante della Tridentina in piedi sopra un cingolato tedesco, si porta fra la massa degli sbandati che avvolti nella coperta aspettano passivamente la fine della battaglia, pronti ad essere i primi a rifugiarsi nelle case liberate. Il Generale, con voce di rimprovero, incita, ordina, invita questa massa d'uomini ad alzarsi per prendere parte all'azione, che altrimenti sar la fine per tutti! La folla si scuote, ondeggia e con un improvviso brontolio di mandria di bufali, esplodendo in un spaventoso boato, scorre sul bianco della neve dilagando nel villaggio. Quando entriamo anche noi, non c' pi posto.
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Trascorriamo la notte accanto al fuoco acceso a ridosso di una isba, mentre in un secchiello da cucina, sta bollendo mezza oca per un p di brodo caldo. 40 sotto zero! Con i miei uomini mezzi morti di freddo come me, a dividerci una zuppa di pane secco che ero riuscito ad arraffare furtivamente in una isba di poveri contadini. 27 Gennaio Con le prime luci dell'alba ci raduniamo in testa alla colonna. Aprono la strada i'carrarmati tedeschi con sopra un grappolo di alpini pronti al combattimento. Sono allegri, spiritosi. Si sentono sicuri con quei mezzi a dispoSlZlOne.

Il nemico che si era attestato all'uscita del villaggio, in breve tempo viene sgominato e la colonna si mette in marcia. Mi attacco ad un carro e mi faccio tirare su per la salita prima che la fatica mi stronchi completamente le forze. Dietro di noi, lungo la pista di neve battuta, la colonna si allunga fino a perdersi confusamente all'orizzonte. Italiani, ungheresi, tedeschi, rumeni vengono avanti tirandosi dietro slitte trainate da muli, cavalli, cammelli e bufali, con un carico di uomini feriti, morenti, congelati con gli arti in cancrena. Pattuglie nemiche, autotrasportate, seguono la colonna come lupi pronti ad azzannare di sorpresa. 28-29-30 Gennaio U spenka, Lutowinovo e lasciando fuori Nowi Oskol occupata dal nemico, filiamo verso Bessarab seguendo la pista della Tridentina che continua ad aprire la strada. Giorno dopo giorno, guidata da un piccolo aereo tedesco, la colonna risale dal profondo della sacca, evitando i grossi centri presidiati, scampando attraverso le maglie della rete tesa dal nemico. I superstiti del Gruppo Udine, divisi in tante piccole squadre di paesani, vengono avanti trascinando un fardello doloroso di gente strappata alla morte, raccolta
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sfinita lungo la pista. Un senso di carit cristiana, la coscienza di ognuno, impedisce di abbandonare chiunque. Solo cos si pu ancora sperare nell'aiuto di Dio! L'idea di farcla a tornare a casa si fa sempre pi concreta nella mente di tutti. Disteso sulla corazza di un carrarmato colpito, intravvedo una faccia conosciuta. Torno in dietro e sotto una barba grigia, ghiacciata riconosco Damini della 34a btr. ormai in fin di vita. Me lo carico sulle spalle fino a raggiungere la slitta stracarica e con questa lo porto avanti fino alle case del primo villaggio. Al caldo Damini si riprende e ritrova le forze e tutto il suo buon umore. Con l'aiuto della donna della isba, che lo segue divertita riesce a cuocere tante focacce fatte con acqua e farina da riempire la pancia a tutti. 31 Gennaio Bolsche T roizkoje. Il gen. Nasci, comandante il Corpo d'Armata Alpino, fermo all'incrocio di strade e guarda con apprensione il sopraggiungere dei super~titi delle sue divisiom.

I russi non ci sono pi tanto addosso ed in giro si avverte una certa aria di sicurezza. Geja ci accompagna negli alloggi assegnatici. Capitiamo nella casa di un vecchio cannoniere della Marina Imperiale dello Zar e mentre ci offre del miele in piccole scodelle, si perde nel racconto dei suoi tempi eroici di grandezza tramontata, in un insieme di parole russo-tedesche-italiane gesticolando alla napoletana. Intanto mi ero tolto gli stivali e Cieri mi stava medicando le brutte ferite che il ghiaccio aveva prodotto in entrambi i talloni dei piedi. Entra il portaordini del Comando Divisione: -Il ten. Moroni a rapporto subito dal sign. col. Moro! Mi viene male solo al pensiero di rimettere le scarpe. Gejal vai tu dal colonnello! Fai presente le mie condizioni. Scusami e fatti dare gli ordini! Dopo neanche mezz'ora ricompare Geja: Il colonnello vuole te!
lo

Il rapporto si protrae fino a notte tarda mentre continuo a mandar gi miele fino alla nausea. L'ordinanza batte a macchina ogni mia parola mentre rifaccio giorno per giorno la storia del Gruppo Udine, a partire dal 16 Dicembre, quando ancora eravamo nei nostri rifugi sulla riva del Don. Poi gli ordini: Domattina la colonna riprender la marcia. V oi tenente, un vostro subalterno e 4 uomini rimarrete qui ad attendere l'ultimo superstite. Poi ci raggiungerete. Grazie e buona fortuna! Chiedo a Damini se vuoI rimanere con me. Mi risponde che se doveva anda-re cos, tanto valeva che l'avessi lasciato l, dove l'avevo raccolto! Geja che rimane a fare a turno il mossiere al centro dell'incroCIO.

A notte ci buttiamo nel caldo di un'isba a dormire. Si odono lontane raffiche di parabellum che rompono il silenzio profondo della steppa, ma la stanchezza tanta ed il sonno vince. All'improvviso ci scuote la voce tonante del cap. Dall'Anese della Tridentina che imprecando contro i russi che gli stanno alle calcagna, dice di sgombrare alla svelta. In un batter d'occhio siamo gi sulla strada. Castagna, Marini, Prebianca della pattuglia sciatori battono le isbe attorno in cerca di eventuali dispersi. -Dall'Anese ci hai salvato la vita! Questa volta ci avrebbero presi nel sonno. Grazie di cuore a nome di tutti! Gli uomini della pattuglia si riuniscono a noi senza nulla di fatto e assieme continuiamo ad andare fino a raggiungere la colonna ferma a Schebekino. 1 Febbraio Schebekino. Ore 12 a rapporto dal sign. col. Moro che mi ascolta prendendo nota di tutto poi conclude: Moroni! ha fatto un buon lavoro! Stenda un rapporto scritto e firmato riguardante l'operato del Gruppo Udine e me lo consegni al pi presto! Sappi che siamo fuori della sacca in territorio controllato dalle FF.AA.
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Germaniche. Grazie! Ora vada a riposare. Uscito dalla isba del colonnello, mi affloscio sulla neve come un sacco vuoto. I miei uomini accorrono e mi assistono per tre giorni mentre parlo nel delirio di una febbre da cavallo. Poi tutto passa e mi ritrovo nuovamente in gamba. Si sparge la voce della morte del coL Signorini. La notiza ci addolora profondamente. Il cuore generoso di quell'uomo intrepido che con intelligenza, tenacia e coraggio, aveva seguito portare a termine l'impresa pi importante della sua vita militare, non ha retto alla gioia della vittoria. Intanto i feriti i congelati gli ammalati sono gi stati affidati ai servizi di sanit per l'inoltro in patria. Con tanto piacere rivedo Vitale sta, il veterinario del BtgL 1'Aquila, sopraggiungere alla testa di un gruppo di superstiti. Mi abbraccia affettuosamente e mi avverte che il suo fedele aiutante serg.magg. Di Sebastiano Pietro sta preparando in luogo sicuro una montagna di spezzatino di carne e patate. Alla fine di una festosa corsa di slitte a due cavalli arruffati di pelo e focosi come diavoli ci ritroviamo allegri e contenti a tavola al caldo di una isba. Ma il nostro stomaco abituato ormai a lunghi digiuni, non sa pi approfittare di tanta abbondanza. Dopo pochi bocconi mandati gi con troppa avidit, lo stimolo di defecare prende a farci correre all'aperto fintantocch ci convincemmo che sarebbe stato inutile continuare a mangiare. Le nostre panze non si sarebbero riempite mai pi! 6 Febbraio Maligrun. La colonna dei superstiti del RMV del Gruppo Udine comandata dal ten. GAULI ci raggiunge dopo essere scampata dalla sacca di Novj OskoL Sono felicissimo di rivedere Piero, il pittore. Studiava architettura a Padova e si interessava anche di sceneggiature teatrali come quella dell'UL TIMA STAZIONE di B. Joppolo per la regia di Paolo Grassi. Faceva parte di una certa CORRENTE assieme a Badodi, Birolli, Trecani ed
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altri in polemica con la cultura del NOVECENTO. Anche qui in Russia nei momenti di attesa, di tranquillit riuscito a lavorare all'acquarello su motivi del paesaggio ed interni di isbe. La lampada sulla finestra e la icona fra le bombe sono commoventi, traboccanti di soggezione emotiva, dissacrante. Dopo un primo scambio eccitato di manifestazioni afettuose Gauli passa subito a raccontarmi come rimasto solo a comandare la base di Sergejewka trascorresse il tempo a costruire slitte coadiuvato validamente del suo bravo operaio serg. magg. ZA VA Amerio, ignari del precipitare degli eventi. Quando vedono sfilare gli alpini della Tridentina si aggregano a loro iniziando cos il ripiegamento. Con un deciso assalto a bombe a mano contro forze nemiche che stavano per catturarli, apre a tutti la strada della salvezza. Successivamente assieme al serg. Candeago ed al ten. Sgabardi poi, riuscivano a recuperare la Bandiera di guerra del nostro Reggimento, decorata di M. d'O. salvandola da mano nemica. La bandiera ben custodita ora viaggia con noi! Bene Piero! Butta gi un bel rapporto mettendo in evidenza le cose pi importanti, citando fatti, luoghi e nomi. Lo presenter assieme al mio gi richiestomi dal colonnello Moro passato a comandare la JULIA.

7 Febbraio Belgorod. Importante centro industriale e ferroviario. Cerchiamo riparo in una grande fabbrica ma i vetri delle finestre sono in frantumi ed i pavimenti ricoperti di paglia sporca, lurida che nasconde un lago di merda puzzolente. Sono i segni della miseria di tanti poveri esseri umani passati di qui prima di noi. Riprendiamo il cammino senza un minuto di sosta. Sulla pista di neve, facciamo largo ad una lunga fila di granatieri e di panzer dell'Armata delle Fiandre, che si muove in direzione est. Sono soldati allegri, puliti nelle belle divise verdoline e mentre vanno ci salutano sorridendo.
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10-23 Febbraio Cammina, cammina, cammina di giorno e di notte, calcando la pista di neve battuta. Centinaia e centinaia di km. sempre a piedi. Si dorme dove e quando si pu. Una breve sosta per un rancio caldo e poi via di nuovo, ma senza pi l'assillo di un improvviso assalto nemico. Charkow, Achtjrka si continua oltre. 24 Febbraio Romnj. Arriviamo alla stazione ferroviaria, senza fiato. Quasi 100 km. percorsi ininterrottamente in 24 ore per raggiungere il treno. La tradotta non avrebbe atteso e sarebbe partita senza di noi. Uomini 40 - Cavalli 8. In piedi, stretti entro due vagoni meci filiamo verso nord-owest attraversando le foreste della Biela Russia.

26 Febbraio Gomel! Fine del viaggio! Tutti a terra! Il Comando Reggimento riprende a funzionare affidato interinalmente al t. coL ROSSGrTO che si porta dappresso anche il proprio Conegliano. Dal Fabbro l'aiutante-maggiore in prima. Il col. Moro assume il comando di quello che rimasto della divoJulia in sostituzione del gen. Ricagno, disperso. A Moroni affidato il Gruppo Udine che tiene raccolti i superstiti della l/a della 18 e della 34- btr. pi quelli del RMV. e viene dislocato nel piccolo villaggio di Lapiskj distante una diecina di km. Cieri e Vitalesta si aggregano agli alpini abruzzesi del btgl. l'Aquila. Geja con 50 muli prosegue direttamente per l'Italia.
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Lapiskj. La vita trascorre tranquilla in completo riposo. I partigiani non sono mai venuti a darci fastidio. L'ospitalit della gente commovente. I nostri uomini vivono nella case inseriti nella vita familiare rendendosi utili sbrigando i lavori pi pesanti. Al s. ten. Vernej, unico ufficiale in SPE ho affidato il compito di svolgere ogni giorno un'ora di istruzione militare, tanto per non dimenticare che siamo ancora sotto la naja. Ed anche per perdere quell'andatura trasandata di fuggiaschi e ritornare ad essere i baldi e fieri artiglierialpini della indomita 17a btr. 7 Marzo DOMENICA: con al seguito due slitte e gli uomini addetti alla spesa viveri, parto alla volta del Com. Rgg.to per il rapporto-ufficiali e per assistere alla S. Messa, accompagnato dall'ormai inseparabile Gauli nominatosi mio aiutante di campo.

Piero un gran caro ragazzo. Colto, tranquillo anche timido ma dalle reazioni improvvise, violente, propne dell'artista. Guai fare un torto ai soldati! Ne sa qualche cosa quello sprovveduto di ufficiale-veterinario di Sergejewka che arraffava sulle razioni di tabacco. Quando Gauli lo venne a sapere al momento di consumare il rancio gli rovesci in faccia due gavettoni di minestrone caldo sputtanandolo davanti a tutti. E tutto fin l! Anche il mercato delle sigarette! Sono appena le Il quando giungiamo al Comando e subito notiamo in giro una allegra aria di festa. Sul petto di tutti spiccano i nastrini azzurri delle decorazioni al V.M. avute sul campo. C' chi ne porta due, anche tre! Ma come e quando le avete avute!? E il Gruppo Udine!? Dimenticato!? L'Aiutante-Maggiore in 1\ l'incaricato a predisporre le faccende riguardanti l'in8]

tero Reggimento, cade dalle nuvole: -Casso! Brutta dimenticansa! A noi invece il sangue monta subito alla testa ed avrei dovuto dar retta al mio aiutante che urlava di voler sfaciare tutto. Gridiamo, protestiamo, insultiamo: Che cazzate sono queste? Pensate solo a voi stessi! Evviva il Gruppo Udine! Dimenticato! ed indiganti ed offesi facciamo ritorno al nostro villaggio. Non passa molto tempo che un portaordini del t. col. ROSSBfTO ci raggiunge con un dispaccio diretto al Com. Gruppo Udine che ufficialmente viene sollecitato a prensentare le proposte di ricompensa al V.M. assicurando il personale, completo fattivo interessamento secondo la procedura della via gerarchica. Si rimedia cos al mal fatto!

10 Marzo Di buon ora, a mezzo corriere nella persona del s. ten. in SPE. VERNEJ Luigi, un grosso fascicolo raccomandato a mano, partiva alla volta del Com. di Regg.to. 12 Marzo Senza preavviso alcuno arriva l'ordine di lasciare Lapiskj. La gente del villaggio accompagna i nostri uomini fin sul cancelletto di casa come egualmente si fa da noi quando si parte soldato o emigrante. Alla maestrina del paese, che tanto stava sul cuore di Piero e che ci aveva ospitato per tutto il tempo ed alla mia bella Tula, ardente, trepidante fiore nella Steppa, lasciamo tutto quello che si aveva: quattro casse di fiammiferi; trenta pacchi di indumenti di lana e viveri di conforto pervenuti dall'Italia e destinati ai nostri ragazzi scomparsi; tante cartoline illustrate.
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Qualche lacrima sul viso. Alla stazione ferroviaria di Gomel un mio attenti a sinistra fa vibrare le vetrate mentre corro a presentare la forza del Gruppo Udine al col. Moro che rimane favorevolmente impressionato da tanto ritrovato aspetto militare. Si congratula con me e molto compiaciuto mi offre in dono un accendi-sigaro d'argento del Direttorio del PNF a ricordo del fronte russo. Riprendiamo la tradotta stretti e stipati in pochi vagoni. Brest Livtoskj. A terra! Un caporale e pochi soldati tedeschi, nel giro di poche ore provvedono alla disinfestazione integrale di tutti noi, prima di consentire il transito pe la Germama.

Vipiteno. A terra ed in caserma! Una massa di ufficiali superiori ed inferiori imboscati, ci costringe ad una seconda inutile ed inefficace disinfestazione che si conclude con la perdita delle scarpe e di indumenti personali finiti chiss dove, come in un bazar orientale. C' anche l'ordine di tagliarci i capelli a zero. Come ai galeotti. Ribellione: insulti e botte contro quelli della caserma che per evitare il peggio, ci fanno subito proseguire per il campo contumaciale di Bressanone. Attraverso il filo spinato e la rete che recinta il campo vedo mia madre assieme a mio fratello Ario: -Sono corsa subito quass non appena si sparsa la notizia del rientro della Julia. Voglio vederti camminare! Muovi le gambe, le braccia! Hai tutto sano? -Si mamma. -Allora ciao e torna presto a casa! E se ne va felice e contenta con il suo bel sorriso, ridendo e piangendo assieme. Finalmente arriva anche Frattarelli. -Capitano, siamo qua! -E il mio cavallo? Dopo qualche giorno rivediamo Gorizia, bella splendente come sempre al sole di pnmavera. L'aria fresca, frizzante e la bandiera al vento sull'alto pennone del Castello ci saluta. Alle finestre, sui muri delle case, striscioni e manifesti tricolori gridano:

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evviva gli alpini della julia EVVIV A GLI ALPINI DELLA JDLIA Con il cuore gonfio di commozione, rompiamo le righe e corriamo verso casa. Gorizia li, 24 Aprile 1943.

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Proposte di ricompensa al valor militare

Ten. LUCINI FILIPPO, fu Gettulio e di CHERUBINI Anita N ato a Verona il 4 Maggio 1913 Ufficiale pattugliatore di Gruppo di Art. Alpina, sotto violentissima azione di fuoco nemica, osservava e dirigeva da posizione avanzata il tiro delle batterie del proprio Gruppo. Interrotta la linea telefonica da colpi di artiglieria, si recava a riattivarla. Pur essendo fatto segno da violentissimo fuoco di armi automatiche nemiche in avanzata, riuscita nell'impresa. Ritornato al posto di osservazione tormentato dal nemico assai vicino, con tutta calma, riprendeva a dirigere il fuoco che risultava micidiale sull'attaccante, tanto da ricacciarlo con gravose perdite, sulle proprie posizioni di partenza.
(Sselenji far - Russia - Fronte del Don, 3 ODicembre 1942) MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. (Caduto in Russia)

Ten. BASSI GIOVANNI, di Ettore e di CARTELLA Elvira Nato a Bologna 1'8 Gennaio 1915 Ufficiale di Art. Alpina, comandante la pattuglia O.c. distaccato presso un reparto di alpini, impegnati in un cruento e duro combattimento, scattava tra i primi, all'assalto di un caposaldo nemico, che conquistava dopo un furioso e selvaggio corpo a corpo, con alto esempio di abnegazione e di trascinato re.
(Kopanki - Russia, 20 Gennaio 1943) MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. (Caduto in Russia)

Ten. BEVILACQUA FEDERICO, di Antonio e di ROCCA Elisa Nato a Legnano 1'11 Maggio 1917 Comandante di Sezione di una batteria alpina, gi distintosi nella Campagna di Grecia, durante violenti combattimenti, sottoposto a violento fuoco di controbatteria, rimaneva con esemplare sprezzo del pericolo ad incitare i propri uomini e a dirigere il tiro dei pezzi.
(Sslenji far - Russia - Fronte del Don, 30 Dicembre 1942) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.
86

Cap. COLINELLI ATTILIO, fu Promo e di PITTANI Evelina Nato a Torino il 9 Novembre 1915 Comandante di batteria alpina, di alte virt militari - gi distintosi nella Campagna di Grecia - per molti giorni, ininterrottamente con incessante fuoco dei propri pezzi ed in pi scontri alla baionetta riusciva a sventare la minaccia, ontribuiva efficacemente al ristabilimento del proprio settore.
(Sselenji far - Fronte del Don, 30 Dicembre 1942)

MEDAGLIA D'ARGENTO AL VM. (Caduto in Russia)

Sottoten. VERNEJ LUIGI, di Aldo e di MARGARIA Maria Nato a Vi~enza il 20 Novembre 1921 Comandante di una Sezione di batteria alpina, momentaneamente solo in batteria, con pronta intuizione apriva d'iniziativa il fuoco contro forti pattuglie nemiche attaccanti la propria colonna alle spalle. Noncurante della violenza reazione avversaria, continuava la propria azione di fuoco, fino a disperdere il nemico attaccante.

MEDAGLIA DI BRONZOAL VM.

(Kopanki - Russia, 20 Gennaio 1943)

Sottoten. PISCOPO FRANCO, di Francesco e di MERLANI Ida Nato a Roma il 31 Dicembre 1920 Comandante di una sezione di batteria alpina, durante un violento attacco di mezzi corazzati nemici, noncurante dell'intenso fuoco nemico, interveniva tempestivamente con azione anticarro, coadiuvando efficacemente nella difesa del Settore. Successivamente contribuiva al contraattacco degli alpini, fino alla conquista di postazioni avversarie.

MEDAGLIA DI BRONZOAL VM.


H7

(Kopaki, 20 Gennaio 1943)

Sottoten. SCULATI ERARDO, di Alcide e di DE SANTIS Linda Nato a Roma i15 Dicembre 1918 Comandante di una pattuglia O.c. di batteria alpina, durante reiterati attacchi nemici, osservava e dirigeva sotto violento fuoco, il tiro della propria batteria. Inutilizzata ogni possibilit di collegamento con il proprio Comando, visto impossibilitato il proprio compito, si buttava volontariamente fra gli alpini, all'assalto di una infiltrazione nemica disperdendola.

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M.

(5selenji far - Fronte del Don, 30 Dicembre 1942)

Ten. DE GIUSTI NEREO, fu Francesco e di BERNARDONI Giulia Nato a Trieste il 22 Agosto 1919 Ufficiale di provate capacit professionali, gi distintosi durante la Campagna Italo-Greca, per atti di valore e di coraggio, riconfermava durante la Campagna di Russia le brillanti doti. Comandante di pattuglia O.c., presso un Comando alpino impegnato in duro ed aspro combattimento, interrotte le comunicazioni da intenso bombardamento d'artiglieria nemica, pur sapendo di dover attraversare un tratto di terreno scoperto e battuto, volontariamente riusciva a recapitare al proprio Comando urgenti ed importanti istruzioni riguardanti le operaZIOni In corso.

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M.

(5selenji far - Fronte del Don, 24 Dicembre 1942)

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Ten. Medico ClERI RAFFAELE, fu Armando e di PUGLIESE Elvira Nato a Pescara il5 Febbraio 1913 Ufficiale medico di elevate virt morali, - redute da appena un mese da un anno di prigionia in Egitto, durante il quale aveva saputo meravigliare lo stesso nemico per la fierezza del proprio comportamento e la nobilt dei propri sentimenti, incurante delle rappresaglie cui era sottoposto durante la prigionia per la divulgazione di un giornale clandestino suscitatore di patriottismo e di fede - chiedeva ed otteneva di partire per il Fronte Russo. In duri combattimenti, sotto incessante fuoco di artiglierie e di armi automatiche, calmo e sereno si prodigava, con alto sprezzo del pericolo, al recupero e medicazione dei feriti. Si sostituiva poi ad un capo-arma mitragliere ferito, coadiuvando con raffiche micidiali, gli uomini della propria batteria, a stroncare un violento e rabbioso attacco nemico. Alto esempio di virt morali, abnegazione e sprezzo del pericolo. (Kopaki - Russia, 20 Novembre 1943) MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M.

Ten. BETTOLI PARMENIO, di Ezio e di BRAVI Clelia Nato ad Ancona il 24 Maggio 1916 Sottocomandante di batteria alpina, in diversi combattimenti si distingueva per calma, sprezzo del pericolo ed elevato sentimento del dovere. Durante un violento attacco di mezzi corazzati nemici, organizzava prontamente un pezzo per l'azione anticarro. Fatto segno ad un intenso fuoco di controbatteria, con meravigliosa calma continuava a dirigere il tiro del proprio pezzo, coadiuvando efficacemente all'immobilizzazione di tre carri armati. Colpito a morte, cadeva incitando i propri uomini al proseguimento dell'azione. (Kopaki - Russia, 20 Gennaio1943) MEDAGLIA D'ARGENTO (Alla memoria)
89

Ten. D'ORLANDI ETTORE di Pietro e di TOSO Gemma Nato a Udine 1'11 Luglio 1908 Ufficiale di artiglieria alpina, volontariamente balzava fra gli alpini, all'assalto di un centro di resistenza nemico, appostato nelle case del paese. Nonostante l'accanita reazione avversaria, con l'esempio e l'incitamento, manteneva saldo e risoluto il nucleo di uomini col quale occupava le po.sizioni nemiche.
(Kopaki - Russia, 20 Gennaio 1943) MEDAGLIA DI BRONZO AL VM.

(Caduto in Russia)

Ten. ZUCCON EMILIO, di Giuseppe e di RODASSEVICH Mattea Nato a Pola il18 Settembre 1917 Sottocomandante di batteria alpina, in duri e aspri combattimenti si distingueva per calma, sprezzo del pericolo ed elevato senso del dovere. Durante un cruento attacco nemico di mezzi corazzati, fatto segno a violento tiro di artiglieria, organizzava rapidamente ed efficacemente una Sezione di tiro anticarro, coadiuvando validamente l'azione difensiva del settore. Ufficiale di provata capacit professionale, gi distinto si durante la Campagna di Grecia, per atti di valore e di coraggio, riconfermava, durante la Campagna di Russia, le brillanti doti.
(5se!enji far - Fronte del Don, MEDAGLIA D'ARGENTO
3 O

Dicembre 1942) AL VM. (Caduto in Russia)

Sottoten. GAULI PIERO, di Luigi e di PESSINA Maria N ato a Milano il 5 Giugno 1916 Ufficiale di artiglieria alpina, nel momento in cui delle pattuglie nemiche di mezzi corazzati stavano per fare prigionieri uomini di una nostra colonna, interveniva con azione rapida e decisa, mediante lancio di bombe a mano. Rianimati gli uomini con l'esempio e con la voce, li incitava alla lotta che si risolveva con l'incendio di un carro armato nemico ed all'annientamento dell' equipaggio.
(Postwonrja - Russia, 18 Gennaio 1943) MEDAGLIA DI BRONZO AL VM.
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Ten. ANTONOIACONI ENIO, di Ferdinando e di ANTONOIACONI Dina N ato a Gemona (Udine) il 2 Marzo 1919 Sottocomandante di batteria alpina, durante violentissimo attaccio vedendo l'integrit dei propri pezzi ormai compromessa, dall'immediata vicinanza del nemico, scattava all'assalto alla testa di un nucleo di volontan. All'arma bianca e con furente lancio di bombe a mano, inchiodava l'attaccante. Con pronta e risoluta decisione, ritirava i pezzi su altre posizioni, portandoli in salvo. (Iwanowka - Russia, 22 Dicembre 1942) MEDAGLIA D'ARGENTO AL VM. (Caduto in Russia) Sottoten. Medico MOI EUGENIO, di Luigi e di CANORA Maria Nato a San Vito Tagliamento il 5 Agosto 1911 Ufficiale medico di batteria alpina, di provata capacit professionale, durante una vivacissima azione di .fanteria e di mezzi corazzati nemici, che stavano per sopraffare la linea dei pezzi, continuava nella nobile opera di risanatore materiale e morale contribuendo in modo significativo a mantenere alto lo spirito e lenire il dolore dei propri artiglieri feriti. Alto esempio di virt morali e militari. (Iwanawka - Russia, 22 Dicembre 1942) MEDAGLIA DI BRONZO AL VM. (Caduto in Russia) Sottoten. PALUMBO RENZO, di Giovanni e di RONDELLI Clementa Nato a Bologna il 25 Novembre 1918 Comandante della colonna salmerie distaccata dalla propria batteria, effettuava una marcia di ripiegamento su nuove posizioni. Assalito da carri armati nemici, sapeva sottrarsi dalle offese del nemico, mettendo in salvo uomini e materiali. Alla testa di un nucleo di animosi, affrontava decisamente forze di partigiani nemici, che tentavano di circondare la colonna, attirando cos in combattimento le forze nemiche, mentre il grosso della propria colonna si poneva in salvo. (Olikowakta - Russia, 18 Gennaio1943) MEDAGLIA D'ARGENTO AL VM. (Caduto in Russia)
l)1

Ten. OLIVIERI AMERIGO, di Emilio e di NASO Maria Aiutante Maggiore di un Gruppo di artiglieria alpina, scattava fra i primi all'assalto di un centro di resistenza nemico. Ferito da pallottola alla coscia, non desisteva dal trascinare all'attacco una pattuglia di alpini, fino all'occupazione della posizione nemica. (Kopaki) 20 Gennaio 1943) MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. (Caduto in Russia)

Sottoten. ALICE ALESSANDRO, di Domenico e di PORCARIO Ida Nato a Forno Canavera il 21 Febbraio 1919 Subalterno di batteria alpina, in duri ed aspri combattimenti dimostrava superbe doti di coraggio e sprezzo del pericolo. Durante il ripiegamento, per sventare la minaccia di pattuglie di carri d'assalto nemici, che tentava di aggirare la colonna, si lanciava animosamente all'attacco alla testa dei propri uomini, scomparendo nella mischia.
(Nowji Georgifewskise - Russia) 22 Gennaio 1943) MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. (Caduto in Russia)

Serg. DE CHICCHI ALFREDO, di Antonio e di FILIPPO Angela Nato ad Armignano (Vicenza) il 10 Febbraio 1917 Sottufficiale comandante di pattuglia sciatori della batteria, in duro ed aspro combattimento, comandato di prendere collegamento con gli alpini, eseguiva prontamente l'ordine. Si buttava volontariamente al contrattacco con la propria pattuglia, assieme agli alpini, riuscendo dopo un furioso corpo a corpo, a sopraffare le forze nemiche.
(5slenji far - Fronte del Don) 3 O Dicembre 1942) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M. (Caduto in Russia)
92

Serg. AMBROSINI ALFONSO, di Giovanni e di BASSO Brigida Nato a Vicenza il 24 Febbraio 1918 Sottufficiale di batteria alpina, gi distintosi per coraggio e perizia durante la Campagna di Grecia, bench in condizioni fisiche menomate, durante un lungo periodo di ripiegamento, si rendeva utile in maniera indispensabile al proprio Reparto. Si prodigava sempre e dovunque, ad incitare gli uomini, soccorrendo materialmente e spiritualmente i pi bisognosI. Solamente quando riteneva ormai esaurientemente compiuta la propria opera, accettava di essere avviato per il ricovero in luogo di cura.
(Fronte Russo, 18 Gennaio 1943 - 21 Febbraio 1943) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.

Serg. MARZARI BENVENUTO, di Sperandio e di OLIVIERO Maria Nato a Gambugliano (Vicenza) il 20 Novembre 1918 ((Sottufficialealla linea pezzi, - gi ferito e decoratodurante la Campagna di Grecia, entusiasta animatore di uomini -, ricoveratopresso un ospedaleda campo affetto da febbri, saputo che la batteria era impegnata in aspri combattimenti, abbandonava l'ospedal per raggiungere il proprio Reparto, prendendo parte a numerosi fatti d'arme, dovefaceva rifulgere ancora leproprie brillanti virt militari)). (Sslenji far - Fronte del Don, 30 Dicembre 1942) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.

Serg. CHITT ARO VALENTINO, di Enrico e di TRANGONI Luigia N ato a T ravagnacco eD dine) il 4 Aprile 1919 Sottufficiale addetto al Comando di un'autocolonna momentaneamente in sosta e improvvisamente attaccata da carri di assalto nemici; si lanciava, alla testa di pochi autieri, al contrattacco del nemico, riuscendo all'arma bianca, a disperdere le forze avversarie, mettendo in salvo tutto il materiale a lui affidato. Esempio di coraggio e di alto senso del dovere. (Sseliakino - Russia, 17 Gennaio 1943)
MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M. 93

Serg. VIELLO FAUSTO, di Arturo e di DA DEPPO Marcella Nato a Belluno il 23 Maggio 1915 - Matricola 32022 Comandante di una squadra di salmerie, attaccata e in gran parte catturata da pattuglia di mezzi corazzati nemici, assalito personamente da pi avversari, riusciva a liberarsi, dopo una violenta lotta corpo a corpo, a colpi di baionetta. Riuniti gli uomini sfuggiti alla cattura, si lanciava in un furioso contrattacco, riuscendo a disperdere la pattuglia nemica ed a liberare i propri uomInl. Alto esempio di coraggio, sprezzo del pericolo ed attaccamento al dovere. (Postwonoje - Russia,

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M.

19 Gennaio 1943)

Serg. CANDEAGO MOS, di Angelo e di DE MIN Amabile Nato a Belluno il 30 Giugno 1912 - Matricola 22963 Sottufficiale addetto a Sezione autocarrata, in uno scontro con forze prepone l, 1 ,lOti nemiche, accortosi che l'automezzo che teneva custodita la Bandiera del Reggimento, era stato immobilizzato da un colpo di artiglieria nemico; sotto un ravvicinato fuoco di armi automatiche nemiche si portava sul posto dove era stata abbandonata la Bandiera, riuscendo, a rischio della propria vita, a sottrarla alla cattura del nemico.

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M.

(Ssheijakino

- Russia,

17 Gennaio 1943)

l)!

Serg. Mag. ZA VA AMERIGO, fu Paterniano e di Reni Maria Nato a San Paolo del Brasile il 30 Settembre 1915 Sottuffidale di un Gruppo di artiglieria alpina, gi distintosi durante la Campagna di Grecia, bench in condizioni fisiche menomate, durante un lungo periodo di ripiegamento, si rendeva utile in maniera indispensabile al proprio Reparto. Si prodigava sempre e dovunque, ad indtare gli uomini, soccorrendo materialmente e moralmente i pi deboli. Solamento quando riteneva ormai esaurientemente compiuta la propria opera, accettava di essere avviato per il ricovero in luogo di cura. (Fronte Russo, 18 Gennaio 1943 - 21 Febbraio 1943)

MEDAGLIA DI BRONZOAL V.M.

Caporal Mag. MENEGI-IINI ANTONIO, fu Vittorio e di ZANANDREA Teresa Nato a Pozzoleone (Vicenza) il 4 Febbraio 1917 Caporalmaggiore operaio di batteria, gi distintosi per atti di coraggio durante la Campagna GrecoAlbanese; sempre presente e volontario nelle azioni pi arrischiate e dovunque fosse maggiore il pericolo, sempre maggior vigore ed energia nei compagni. In un duro ed aspro combattimento, si offriva volontariamente di portare un ordine importante ed urgente, che riguardava la sicurezza di un pezzo anticarro della propria batteria, distaccato in posizione avanzata. Nell'attraversare un tratto di terreno scoperto battutto dalle armi nemiche, veniva ferito mortalmente da raffiche di mitraglia e da scheggia, alla testa ed alla gamba. Riuniva in un ultimo sforzo tutte le proprie forze, raggiungendo carponi l'Uffidale comandante il pezzo avanzato, per poter nell'estremo atto consegnare l'ordine e spirare con sulle labbra: Viva l'Italia.
(Kopaki - Russia,

20 Gennaio 1943)

MEDAGLIA D'OROAL V.M: (Alla memoria)


95

Caporal Mag. ZANA TT A ALDO, di Luigi e di ZAMP ARUTTI Maria Nato a Vasto (Chieti) il12 Novembre 1918 Capo pezzo di una batteria alpina, continuava a dirigere con ardimento ed entusiasmo il fuoco del proprio pezzo, mentre la controbatteria nemica, si faceva sempre pi intensa e micidiale. Allo scoppio di una granata caduta a pochi passi dalla coda del pezzo, nonostante la ferita al braccio riportata, scattava in piedi con atto di sfida verso il nemico gridando: Anin, Varin, Fortune.
(SselenjiJar - Fronte del Don, 30 Dicembre 1942) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M. (Caduto in Russia)

Caporal Mag. PREZZO GIORDANO, di Camillo e fu RAUSSE Petronilla N ato a Valdagno il 23 Agosto 1919 Capostazione R.T. di un Gruppo di artiglieria alpina, sotto un violento fuoco nemico, continuava il proprio servizio con alto senso del dovere e sprezzo del pericolo, sin quando lo scoppio di una granata, non rendeva inefficiente il proprio apparecchio radio. Pur sapendo di dover attraversare un tratto di terreno scoperto e fortemente battuto dal nemico, prontamente partiva personalmente per portare al proprio superiore le ultime notizie ricevute, riguardanti l'azione in corso.
(Sselenji Jar - Fronte del Don, 24 Dicembre 1942) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.

Caporal Mag. MARONESE OLIVO, di livo e di CASAGRANDE Nato ad A riano l' 11 Febbraio 19 16 - Matricola 6 1992

Angela

Capo pezzo di batteria alpina, di provato valore. Durante un forte attacco di soverchiantiforze nemiche appoggiate da mezzi corazzati, malgrado la violenta reazione avversaria, dirigeva, in piedi conalto sprezzo del pericolo, il fuoco del proprio pezzo, sullefanterie nemiche in avanzata, immobilizzando un carro armato. Messogli l'artigliera nemica,fuori combattimento la propria arma, benchferito, si portava ad un altro pezzo, rimasto privo di serventi e riprendeva il fuoco sul nemico nuovamente dirompente. Colpito gravemente alle gambe non desisteva dalla lotta e continuava ad incitare ed animare i propri uomini alla resistenza, finch esausto di forze, si accasciata sul posto di combattimento. Cosciente della propria fine, rifiutava ogni soccorsoed al proprio Comandante, rinnovava con la parola il proprio giuramento difede, contentodi iffrire la sua giovane vita, per il benedella Patria)). (Sslowiew - Russia, 20 Gennaio 1943) MEDAGLIA D'ORO AL V.M.

Art. Alp. CASTAGNA ORESTE, di Giovanni e di VALLARSKMarina Nato a Valdagno 1'8 Luglio 1920 - Matricola 12269-62 Art. Alp. MARINI MARIO, fu Giacomo e di SCHIVO Teresa Nato a Sossano (Vicenza) il 18 Dicembre 1922 - Matricola 21136-62 Sciatori di batteria alpina, accompagnavano sempre e dovunque il proprio Comandante, in ricognizioni ardimentose sulle postazioni pi avanzate, dimostrando coraggio non comune e sprezzo del pericolo. Pi volte incaricati di far recapitare degli ordini importnati da un reparto all'altro di prima linea, nonostnate dovessero attraversare terreno scoperto e continuamente battuto dalle armi nemiche, svolgevano il compito affidato con estremo coraggio ed alto spirito di sacrificio.
(Sslenji far - Fronte del Don, 2 Gennaio 1943) CROCE D/GUERRA AL V.M.

Serg. BARDINI EMILIO, di Liberale e di RUSALENI Giovanna Nato a Volpago (Treviso) i16 Ottobre 1914 - Matricola 49301

Serg. DEGAN ATTILIO, di Pietro e di DAL ROLD Virginia Nato a Belluno il 16 Aprile 1916 - Matricola 34521 Caporal Mag. LENZI ROMANO, di Roberto e di BALDI Clementina Nato a Lanto il 7 Giugno 1914 - Matricola 14-92 Caporal Mag. BERGAMO OTTORINO, di Alessandro Nato a Roncade il 7 Maggio 1914 - Matricola 14-28. Capo pezzo di artiglieria alpina, durante cruentissima azione di fuoco di fanteria appoggiata da mezzi semoventi nemici che martoriavano la batteria, sempre e dovunque, con l'esempio e la parola, mantenevano alto il morale dei propri uomini. Circondato ormai dal nemico che tentava di raggiungere la batteria per impadronirsi dei pezzi, prontamente scattava con i propri uomini al contrattacco ed in una furiosa mischia alla baionetta, respingeva le forze avversarie, riuscendo cos a mettere in salvo le armi della propria batteria. MEDAGLIA
(Sselenji far - Fronte del Don, 16 Gennaio 1943)

D'ARGENTO AL V.M.

Caporal Mag. ZULIANI ALLEGRO, di Angelo e di ZULIANI Teresa Nato a Capoformio il14 Ottobre 1918 - Matricola 2775 Caporal Mag. ZANOTTO GUERRINO, di Stefano e di BOTTI Sandra Nato a Palazzolo della Stella il 28 Novembre 1917 - Matr. 53060/17-94 Caporal Mag. BOTTO BONIFACIO, di Luigi e di CAMPAGNA Noemi Nato a Travagnacco il 24 Agosto 1917 - Matricola 1061-96 Capo pezzo di batteria alpina, sotto violento fuoco di controbatteria, rimaneva calmo e tranquillo al posto di combattimento, incitando con l'esempio e la parola gli uomini, asicurando una regolare esecuzione del fuoco del proprio pezzo. Esempio di elevato senso del dovere.
(Sselenjk far - Fronte del Don, 3 O Dicembre

1942)

CROCE DI GUERRA AL V.M. Caporal Mag. BRISTOT LUIGI, di Agostino e di NOGAR Luigia Nato a Pieve d'Alpago (Belluno) il 27 Aprile 1914

Caporale DE MARTIN BRUNO, di Giobatta e di ZANELLA Dora N ato a Lozzo di Cadore il 27 Aprile 1914 - Matricola 28048 Art. Alp. PETERLE ANTONIO, di Osvaldo e di PETERLE Erminia Nato a Farra di Belluno il 5 Dicembre 1914 - Matricola 27746 Art. Alp. VIGNAGA BORTOLO, di Giovanni e di BALLARDIN Eleonora Nato a Costabissara (Vicenza) il 14 Aprile 1922 - Matricola 2402 Art. Alp. ZILIOTTO G. BATT A, di Luigi e di ZA VAGNINI Elisabetta Nato a Zugliano (Vicenza) 1'8 Agosto 1921 - Matricola 16170-62 Art. Alp. DEL PRA ATTILIO, di G. Batta e di GABRIELLI Berta Nato a Sovcamonte (Belluno) il4 Gennaio 1914 - Matricola 16731-77 Durante violentissimo attacco, vedento l'integrit della propia batteria ormai compromessa dall'immediata vicinanza del nemico, scattava volontariamente all'assalto con altri cinque compagni. Con furente lancio di bombe a mano, riusciva a fermare l'attaccante permettendo il salvataggio dei pezzi della propria batteria. AltissimO esempio di virt militari e sprezzo del pericolo.
(]wanowka - Russia,

MEDAGLIA

D'ARGENTO AL V.M.

22 Dicembre 1942)

Art. Alp. MAURO PIETRO, di Attilio e di BERNARDINI Alessandra Nato a Ronchis di Latisana il 5 Settembre 1922 - Matricola 24340 Art. Alp. DELLA FIORA SANTE, di Giovanni e di COSARO Guglielmina Nato a Malo (Vicenza) il2 Aprile 1920 - Matricola 14145 Telefonista si offriva spontaneamente al riallaccio di una linea telefonica durante l'imperversare di un bombardamento di artiglierie nemiche. Alto esempio di attaccamento al dovere e sprezzo del pericolo. (Sselenji far - Fronte del Don, 24 Dicembre 1942) CROCE DI GUERRA AL V.M.

Art. Alp. RASIA GIUSEPPE, di Giuseppe e di CERA Clementina Nato a Lonigo (Vicenza) il18 Gennaio 1920 - Matricola 10513 Art. Alp. LORENZONI RINO Servente al pezzo di batteria alpina, sottoposto ad incessante reazione avversaria di artigliera ed armi automatiche nemiche, rimaneva ferito. Rifiutava ogni soccorso, continuando calmo e sereno il combattimento, contribuendo efficacemente al successo dell'azione. (Kopanki - Russia, 20 Gennaio 1943) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M. Art. Alp. TURELLO ERNESTO, di Giuseppe e di MILOCCO Lucia Nato a Udine il 2 Dicembre 1913 - Matricola 35585 Art. Alp. MARCHIOL PAOLINO, di Dante e di LODOLO Fiorentina Nato a Udine il 26 Febbraio 1921 - Matricola 12500 Autisa di autocarro, facente parte di un'autocolonna in sosta, attaccata improvvisamente da mezzi corazzati nemici, si lanciava, sotto violento fuoco di artiglieria e di armi automatiche, verso il proprio autocarro, riuscendo a preservarlo da sicura perdita e di portarlo in salvo unitamente al materiale che gli era stato affidato. Esempio di sicuro coraggio e di sprezzo del pericolo. (Sseliakino- Russia, .17 Gennaio 1943) CROCE DI GUERRA AL V.M. Art. Alp. CASASSOLA ERNESTO, di Achille e di TRAMANTIN Maria Nato a Castel San Giovanni (PC) il 21 Settembre 1918 - Matr. 992-94 Art. Alp. CAZZOLA ARTURO, di Giuseppe e di ZAMPO Luigia Nato a Vicenza il 10 Febbraio 1919 - Matricola 7320-62 Art. Alp. BAUCE GIOVANNI, di Luigi e di PELIZZANI Felicita Nato ad Agugliano (Vicenza) il 17 Giugno 1920 - Matricola 9880-62
I()()

Art. Alp. CANCIANI ELIO Servente al pezzo di batteria alpina, in duri ed aspri combattimenti, sotto violento fuoco di controbatteria che arrecava numerose perdite fra gli uomini, con calma e serenit, continuava a svolgere il proprio compito, noncurante del pericolo. Scattava in un disperato attacco alla baionetta, riuscendo dopo furiosa lotta a respingere il nemico, che si era fatto sotto fino alla linea dei pezZl.

(Kopanki - Russia, 20 Gennaio 1943) MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.

Caporal Mag. DELLA VIA LINO, di Luigi e di ALBINA Lella Nato a Tonezza (Vicenza) il 6 Maggio 1914 - Matricola 38267-62 Caporal Mag. TIS MARIO, di Giuseppe e di MARINIG Adele Nato a Fagagna (Udine) il 30 Luglio 1921 - Matricola 12983-96

Caporal Mag. TOSETTO SIEMEONE, di Rocco e di PERON Teresa Nato a Noventa (Vicenza) 1'11 Febbraio 1920 - Matricola 12788-62 Capo pezzo di una batteria alpina, durante reiterati violentissimi attacchi nemici, sotto tiro aggiustato di controbatteria, dimostrava sempre calma e serenit esemplari, che erano di alto esempio e d'incitamento per .... 1propn uom1m.
85selenji far - Fronte del Don, 3 O Dicembre 1942) CROCE DI GUERRA AL V.M.

Art. Alp. PREBIANCA ALPINO, di Pietro e di SPAVANELLO Emilia Nato a Recoaro (Vicenza) il 3 Ottobre 1922 - Matricola 22535-62 Art. Alp. CER VINI ANTONIO, di Leopoldo e di ORIANI Ersilia Nato a Firenzuola il14 Gennaio 1921 - Matricola 24743-11 I()I

Art. Alp. COVERI LIVIO, di Cesare e di BRA VETTI Assunta Nato a Firenze il 10 Giugno 1921 - Matricola 20938-11 Artigliere alpino sciatore, durante un mese di aspri e duri combattimenti, si prodigava fino al sacrificio, nel disimpegnare il proprio compito, attraverso zone battute da micidiale fuoco neico. Comandato a prendere contatto con un gruppo di alpini, scattava con loro al contrattacco, respingendo dopo furioso combattimento il nemico a loro superiore in forze.
(Sse!enjiJar - Fronte del Don, 30 Dicembre 1942)

MEDAGLIA

D'ARGENTO AL V.M.

Caporal Mag. ANTONELLO CALUDIO di Francesco e di MAGGIOLARO Grigida Nato a Gambellara (Vicenza) il 12 Giugno 1919 - Matricola 7788-62

Caporal Mag. DAL MASO FRANCESCO, di Antonio e di NICOLETTI Anita Nato a Montebello (Vicenza) il 22 Ottobre 1920 - Matricola 10010-62

Art. Alp. BROIANIGO DIONIGI, di Venturino e di TASSONI Angela Nato a Poiana Maggiore (VI) il 19 Maggio 1920 - Matricola 2624-62 Telefonisti di pattuglia presso un osservatorio avanzato, si prodigava in tutti i modi, instancabilmente, sotto violento fuoco nemico, alla riattivazione di una importante prima linea telefonica, pi volte interrotta dall'artigliera nemica, assicurando la continua efficienza della linea stessa.
(Sselenji Jar - Fronte del Don, 3 O Dicembre

1942)

CROCE DI GUERRA AL V.M.


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-zz..~ MARIO, di Federico e di ~,IO:~~ TO r;::~.il'o (Treviso) il 23 Novembre 191-+- ~:.:;-- presso un osservatorio avanzato, es?Jc.n--2. te pTopne man:ma e perizia. , condato, continuava e terminava di ~:!Silleue::-e al propno --? importanti informazioni. wprio compito e reso inutilizzabile r - '-arco con lancio di bombe a mano fra . :: v::-opriefile. ___ ~ ~to attaccamento al dovere e sprezzo del pericolo . ...
.~ - _'viSSia, 22 Dicembre 1942) _-:.Gii-1 DI BRONZO AL VM .

"!\l?- Scd:o JACOP SETTIMIO, di Giuseppe e di FENUSIO Elisa ~a:o a L'&= il ~ ~~:JriJe1917 'tragliere, durante un mese di duri ed aspri comba ~to riconfermare le doti di coraggio e di abnegazione " pagna Italo-Greca. :.::10 scontro con forze nemiche superiori in uomini e in mezzi me di sopraffare la batteria, con calma e capacit ammircro" azione micidiale di fuoco, con la propria mitraglia. Feriro, connnU2.va a sparare fino a quando privo di forze, cadeva riverso sull'

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ma.
Kopanki - R1mia,

20 Gennaio 1943)

MEDAGLIA D'ARGENTO AL VM.

(h

Art. Alp. DELLA VALLE MARIO, di Raffaele e di PACCHIN Virginia Nato a Lozzo Atestino (Padova) il 26 Aprile 1920 Telefonista addetto all'osservatorio di batteria alpina, nel corso di accaniti combattimenti, nonostante la violenta reazione nemica, si prodigava con ogni mezzo, per mantenere costante il collegamento con la linea pezz1. Durante il ripiegamento, dava prova di possedere elette virt militari.
(Fronte Orientale,

CROCE DI GUERRA AL V.M.

17-3 1 Gennaio 1943)

Art. Alp. CLERICI ENRICO Goniometrista di servizio presso un osservatorio avanzato durante una violenta azione in corso; usciva volontariamente dalla nostra linea, per meglio rilevare una postazione nemica. Fatto segno a violento di armi automatiche, persisteva impassibile fino al completamento del compito assuntosi. Alto esempio di attaccamento al dovere e sprezzo del pericolo.

MEDAGLIA DI BRONZO AL V.M.

(Sselenji far - Fronte del Don, 3 O Dicembre

1942)

I ()

Il col. Gaj Pietro, comandante del 3 Rgto Art. Alpina Julia.

Magg. Cresseri, comandante del Gruppo Udine, 194~.

Tenente Giovanni Bassi.

Fin quando ci sar fiato nei petti.

S.ten. Filippo Lucini.

;.,.

Il serg. De Chicchi.

Il ten. Moroni.

Cannone da 88 mm. tedesco.

Il cap. Lubrano.

Cap. A. Colinelli.

Galoppando sulla steppa.

La canzone del Gruppo Udine, un bel giorno andando in guerra ...

Messa al campo' 23 marzo

1941,

Beshishtit.

La Squadra Comando del Gruppo Udine, Albania 1940.

18 btr. Gruppo Udine, Chiarista, 30/12/1940, Albania.

Albania 1941 - dopo i primi 3 mesi di guerra.

S.ten. Moroni; s.ten. Chenda.

cill. "O~ON' .
1,- flOA
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J.t_~

Il medico Raffaele Cieri.

I camerati
sul Don.

magiari

Ten. Scipio Slataper.

La costruzione dei bunker.

Bunker.

Piero Gauli il pittore.

Rientro a Gorizia, marzo 1943.

Gorizia.

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