You are on page 1of 1

domenica 8 gennaio 2006

| Secolo dItalia

17
genti come quello di Martha C. Nassbaum, autrice di condivisibili critiche che basterebbero da sole a demolire il movimento, ma presentarli insieme ad altri che li contraddicono, li depotenzia, li riduce a semplici dichiarazioni dintenti. Invece che testimoniare la fecondit della pluralit ermeneutica, questo bazar didee mostra tutto il limite del pensiero postmoderno, cio la sua incapacit di pervenire allazione, rivelandosi un vuoto chiacchiericcio senza conseguenze pratiche, un gioco linguistico, uninnocua azione dimostrativa. Praticamente tutto il contrario di ci che la filosofia dovrebbe essere, di ci di cui, nel contemporaneo vuoto di idee e proposte, necessario che sia. Tutti sanno della debolezza teorica del relativismo, lunica posizione filosofica che si autoconfuta: se nessuna convinzione vera, allora sar falsa anche quella che dice che nessuna contraddizione vera. Dato questo per assodato, allora o non si sa cosa parlino a fare i relativisti, oppure si suppone, come in realt anchessi sostengono, che i postmoderni non sono relativisti veri. Anche in questo secondo caso per rimangono irrisolte insormontabili contraddizioni ed risibile il tentativo di cambiare di segno allidea di contraddizione, facendone il testimone di una fecondit e profondit che invece sono solo postulati. Il relativismo mingherlino, cio quello limitato, sfocia, proprio perch parla e vive e non potrebbe farne a meno, nella cosiddetta doppia verit che Richard Rorty ha difeso esplicitamente ( divertente notare come questa doppia verit somigli alla cattiva coscienza libero-marxista). Innanzitutto questi filosofi della distruzione di ogni certezza, nella loro vita mantengono ben salde le verit comode e si comportano come borghesucci qualsiasi, inscenando proteste, sdegno e parodie, ma difendendo i propri privilegi come i peggiori reazionari. Come la stessa Naussbaum dice, criticando la Butler (una signora talmente relativista da negare le differenze fisiche tra i due sessi): La performance parodica non poi cos male, quando sei una potente accademica con contratto a vita in una universit liberale. Ma non basta, Rorty ammette candidamente di essere postmodernista nella teoria (filosofica) ma habermasiano e pragmatico nella pratica (politica)! Un altro appunto: se la posizione debole oggi dalla parte dellimpotente, dellomosessuale, della femminista, dellanarchico moderato, del tollerante smodato, deve esserlo per un motivo che esula dal contenuto di queste fazioni, visto che non pu esistere, secondo le sue convinzioni, una qualsiasi superiorit valoriale. Allora la sua una scelta formale, cio sta da quella parte perch la reputa degna di tutela in quanto minoritaria? E se domani (o purtroppo oggi) le cose si rovesciassero, i postmoderni accetterebbero di difendere il moralista, il credente, lintollerante? Che lo firmino! Insomma, questi si sforzano di difendersi dallattacco del cristianesimo e del moralismo, di giustificarsi dalla collusione con il terrorismo, e qualche volta ci riescono pure - certo, un po di Nietzsche sta anche dalla loro parte - ma che cosa controbatterebbero a una posizione di Relativismo Forte? Per relativismo forte, che la mia idea, intendo la convinzione della mancanza di una superiorit teorica di una fondazione valoriale sullaltra (idea con i relativisti condivisa), ma contemporaneamente la volont di realizzare i propri valori, nellaccettazione della lotta tra le visioni contrapposte, senza criminalizzare gli avversari. infinitamente meglio mantenere una differenza, pur nel rischio della sconfitta, che sprofondare nellomologazione pacifica e passiva, come ci insegna Junger. questa la vera posizione minoritaria!

Le verit al bazar delle idee


In un libro, la summa del relativismo nei contributi dei filosofi postmoderni
Lattentato alle Torri Gemelle di New York dell11 settembre. In basso, Gianni Vattimo

f01 foto

MATTEO SIMONETTI
da poco uscito un libro la cui copertina lascia pensare a un imbroglio solenne, a uno di quei pacchi pieni di mattoni che improvvisati venditori ambulanti spacciano per televisori doccasione. In effetti, il sospetto che le pagine siano bianche davvero forte, almeno a giudicare dal titolo: Il bello del relativismo. Questa recente pubblicazione della Marsilio riunisce i contributi dei pi celebri filosofi postmoderni, relativisti deboli e di parolai vari. Si tratta di alcuni collaboratori della celebre rivista Reset e tra loro spiccano i nomi di Gianni Vattimo e Richard Rorty. Il sottotitolo, Quel che resta della filosofia nel XX secolo, di per s sintomo di una megalomania che cozza stridentemente con i supposti orientamenti di tale corrente. Facciamo un passo indietro. Dopo l11 settembre lOccidente sent per la prima volta dalla seconda guerra mondiale la necessit di una reazione forte a una minaccia che attaccava le proprie fondamenta culturali, politiche, sociali: il terrorismo legato al fondamentalismo islamico. Di fronte allurgenza di agire, furono molti quelli che si sentirono in dovere di criticare coloro che, a mollo nel relativismo etico, sembravano essere i difensori nostrani di quel modo di agire barbaro e anticivile. I primi a finire nel mirino furono proprio i filosofi postmoderni, per i quali ogni filosofia anche minimamente direttiva, cos come ogni presa di posizione chiara, era limmagine di un manicheismo semplicistico e violento, la restaurazione di un mondo, quello della Verit, che era ormai morto e che nessuno poteva permettersi di riesumare. Per i relativisti, infatti, nessun distinguo poteva esse-

re fatto tra la nostra condotta e quella dei terroristi, considerati portatori di valori semplicemente altri. A nulla valeva la riflessione sullUniversalismo di alcuni contenuti, il concetto di reciprocit, le riflessioni di derivazione kantiana. Ogni gesto di forza era visto da loro come atto intollerabile di violenza ed era una dimostrazione di rozzezza e scarso acume intellettuale. Al di l del giudizio sugli strumenti di lotta al terrorismo che loccidente ha scelto di adoperare, ammettendo le innegabili responsabilit dei paesi ricchi nella ribellione motivata degli sfruttati e tenendo conto dei mezzi di lotta a loro disposizione, una giustificazione, anche se implicita, dei misfatti terroristici ci sembra assurda. Appellandosi alla forza decostruttiva e illuministica di Nietzsche (con una lettura molto parziale) e Freud, alle riflessioni della Scuola di Francoforte sul potere, a tutta la deriva heideggeriana costituita dal pensiero francese contemporaneo, con Foucault in testa, questi accademici promuovono ancora oggi una sorta di anarchismo inoffensivo, una specie di epoch buonista. Questo libro allora una risposta allaccusa di aver giustificato le stragi ed ha, come sua seconda caratteristica, lossessione del rapporto con la Chiesa, a cui accordata una rilevanza assolutamente spropositata e inattuale. Andiamo ad analizzare il contenuto in maniera pi dettagliata. Innanzitutto appare sproporzionato lo spazio dedicato allaccusa e alla difesa del relativismo, con questultima soverchiante, anche se sembrava dalle dichiarazioni del curatore Elisabetta Ambrosi volersi mantenere un certo equilibrio. Quello che colpisce poi lassoluta noncuranza con cui sono appaiati testi in totale discordanza tra loro. Non mancano, infatti, contributi intelli-

somm foto

Dopo l11 settembre questi accademici sostennero lequazione tra la nostra condotta e quella dei terroristi: da qui laccusa di giustificare le stragi. Nel volume di Vattimo e Rorty lultima risposta

Un libro al giorno

Rilancio, lingrediente clou della ricetta economica


RICCARDO PEDRIZZI
cco un altro interessante saggio di Giancarlo Morcaldo, nel quale, attraverso una disamina degli interventi di politica economica, nazionale e internazionale, dal dopoguerra a oggi, vengono fornite concrete indicazioni su come uscire dalla stagnazione e rilanciare la crescita e lo sviluppo del Paese. dunque un lavoro che, nella sua sinteticit, deve essere tenuto in considerazione da tutti quanti operano per il rilancio delleconomia nazionale. Il libro, edito da Franco Angeli, per la chiarezza espositiva si propone come opera a carattere decisamente divulgativo; infatti, lautore affronta tematiche non semplici, quali

quelle del governo delleconomia e della finanza pubblica, con uno stile improntato a chiarezza e semplicit. Il lavoro poi supportato da dati che risultano importanti per inquadrare la situazione e fa riferimento ad una interessante bibliografia. Morcaldo esamina i fattori che hanno caratterizzato la crescita economica in Europa dal dopoguerra ad oggi e soprattutto ci che negli ultimi anni ha frenato lo sviluppo, ponendo a raffronto la politica di bilancio dei Paesi europei e quella pi specificamente attuata dai vari governi in Italia. Cosa ha frenato la crescita? Ci che non ha favorito il prolungarsi della fase espansiva in Europa nei primi anni Settanta, unitamente agli shock petroliferi del 73 e 79, fu labbandono degli accordi di Bretton Wood

e quindi il venir meno dellancoraggio, anche se indiretto, delle valute alloro poneva le premesse per le politiche monetarie accomodanti degli anni Settanta. Le conseguenti fluttuazioni dei cambi, laumento sostenuto dei tassi dinteresse, portarono infatti i governi a sostenere la domanda con aumento del debito pubblico. Prendeva cos avvio il processo di accumulo del debito pubblico. LItalia, rispetto ad altri paesi europei, ha avviato con maggiore ritardo il processo di riequilibrio dei conti. Tra laltro, laumento della spesa pubblica si sosteneva anche con lincremento della pressione fiscale. Nel contempo in Italia andava a consolidarsi un costoso sistema di sicurezza sociale la cui realizzazione era stata avviata nei decenni

precedenti, quando leconomia cresceva a ritmi sostenuti. Con lavvento delleuro lItalia ha potuto cogliere lopportunit di un riallineamento dei tassi a quelli dei restanti paesi dellarea, di una maggiore stabilit finanziaria e del miglioramento delle condizioni della finanza pubblica. Sulla base di queste premesse lautore indica la strada per uscire dal periodo di stagnazione economica e per far ripartire la crescita. Come uscire dunque dalla congiuntura? opinione dellautore che per ricondurre le economie dellEuropa e in particolare dellItalia a una crescita stabile sia indispensabile per i governanti una decisa azione di politica economica diretta a rafforzare lofferta, a favorire linnovazione, ad accrescere le risorse desti-

nate alla ricerca e allo sviluppo. Ci sar possibile con la riduzione della pressione fiscale, per il rilancio del sistema imprese, imperniato nel nostro paese soprattutto su aziende medio piccole, e, dunque, dei consumi delle famiglie. inoltre necessaria unaccorta politica di potenziamento delle infrastrutture, sia quelle materiali fisiche, sia quelle giuridiche, ovvero le regole. Ecco dunque in sintesi la ricetta di Morcaldo per far ripartire lo sviluppo economico italiano, con unultima raccomandazione ad agire su tutti i fronti indicati con uguale impegno. Giancarlo Morcaldo - Una politica economica per la crescita, Franco Angeli Editore, pagg. 256

You might also like