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FASCISMO, PARLAMENTARISMO E LOTTA PER IL COMUNISMO IN GRAMSCI


Fabio Frosini

La funzione del diritto e le dinamiche del potere nellanalisi gramsciana del fascismo e del comunismo sovietico. Il fascismo corporativista, rappresentante politico della rivoluzione passiva. Il carattere democratico e popolare del regime, terreno avanzato nella lotta per il comunismo.

Prender in considerazione il modo in cui Gramsci, analizzando la realt contemporanea, pensa il nesso tra il parlamentarismo, la sua crisi, e il conflitto sociale. In questa ricostruzione i termini in gioco sono almeno tre: a) gli avvenimenti presenti, per come vengono valutati e commentati da Gramsci; b) il rapporto reciproco tra le categorie di diritto, potere e conflitto (ci che pone un problema teorico riguardante il ripensamento del materialismo storico nei Quaderni del carcere); c) le grandi tendenze che si profilano, secondo Gramsci, nello spazio della crisi organica del sistema egemonico mondiale, cio il modo in cui avanza o potrebbe avanzare quella che egli chiama rivoluzione passiva. Ovviamente, entro questo quadro, e in tutti e tre i momenti, Gramsci ha due punti di riferimento privilegiati: lUnione Sovietica, come sfida aperta allegemonia mondiale della borghesia; e il fascismo

italiano, come la risposta pi diretta anche se non necessariamente la pi lungimirante alla rivoluzione del 1917. La ragione che spinge Gramsci a concentrare la propria attenzione anzitutto su Italia e Unione Sovietica anzitutto politica, e ci comprensibile1. anche vero, per, che le dinamiche in corso nei due paesi sollevano ai suoi occhi anche problemi di ordine teorico. Lintreccio tra la dimensione politica e quella teorica , almeno per lUrss, evidente: il modo in cui si andava concretizzando la dittatura del proletariato, lemergere del socialismo in un solo paese e le polemiche contro la teoria della rivoluzione permanente, il primo piano quinquennale: tutto ci sollev nel corso degli anni 20 e allinizio dei 30 in Urss e fuori dellUrss grandi discussioni, che riguardavano leredit e il significato del leninismo, il banco di prova pratico del marxismo, il rapporto tra linternazionalismo proletario e gli in-

* Testo della relazione presentata al convegno Gramsci Histrico. Seminrio Internacional Comemorativo dos 120 anos de Nascimento de Antonio Gramsci, UniRio - Universidade Federal do Estado do Rio de Janeiro, 23-24 agosto 2011. 1) Diverso e pi complesso il discorso da farsi per gli Stati Uniti dAmerica. Qui la valutazione di Gramsci va cambiando, e giunge a

prospettare una forma di Stato direttamente funzionale alla formazione sociale capitalista. Ma, a parte le evidenti suggestioni weberiane, la riflessione rimane relativa alle forme di estrazione del plusvalore. Cfr. T. Maccabelli, La grande trasformazione: i rapporti tra Stato ed economia nei Quaderni del carcere, in F. Giasi (a cura di), Gramsci nel suo tempo, vol. II, Roma, Carocci, 2008, pp. 609-630.

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teressi e la politica estera del primo Stato operaio, ecc.2. Ma anche per il fascismo si pu fare, se si leggono i Quaderni, un discorso simile, nel senso che la politica del fascismo non viene considerata da Gramsci come completamente riconducibile sotto la categoria di reazione, e neanche sotto quella, molto pi complessa e avanzata, coniata nel 1935 da Togliatti proprio grazie allo stimolo che gli proveniva da Gramsci, di regime reazionario di massa3. Essa era invece per lautore dei Quaderni un laboratorio in cui non solamente si definiva la nuova strategia della borghesia per uscire dalla crisi organica del dopoguerra, ma che modificava in modo decisivo per rispondere alla sfida lanciata dal proletariato le stesse categorie teoriche di tipo liberale, che avevano costituito lossatura del potere moderno4.

Il fascismo come rivoluzione passiva


Per dare unidea dellimportanza oggettiva che Gramsci assegna al fenomeno fascista, prendiamo il seguente giudizio, scritto nel maggio del 1932. Riferendosi allideologia fascista, egli afferma: questa ideologia servirebbe come elemento di una guerra di posizione nel campo economico (la libera concorrenza e il libero scambio corrisponderebbero alla guerra di movimento) internazionale, cos come la rivoluzione passiva lo nel campo politico. Di questa guerra di posizione economica e rivoluzione passiva politica, che secondo Gramsci iniziata nel mar2) Un rapido ma puntuale panorama di queste discussioni, per il periodo 1923-1926, in L. Paggi, Le strategie del potere in Gramsci. Tra fascismo e socialismo in un solo paese. 1923-1926, Roma, Editori Riuniti, 1984, cap. 1. Di Paggi cfr. anche [Intervento] in P. Rossi (a cura di), Gramsci e la cultura contemporanea. Atti del convegno internazionale di studi gramsciani tenuto a Cagliari il 2327 aprile 1967, Roma, Editori Riuniti 1969-1970, vol. I, pp. 187190. Una raccolta documentaria preziosa G. Procacci (a cura di), La rivoluzione permanente e il socialismo in un paese solo. Scritti di N. Bucharin, I. Stalin, L. Trotsky, G. Zinoviev, Roma, Editori Riuniti, 19732. 3) Cfr. P. Togliatti, Corso sugli avversari. Le lezioni sul fascismo, a cura di F. M. Biscione, Torino, Einaudi, 2010, cap. 1. 4) Su Gramsci e il fascismo tuttora da consultare F. De Felice, Rivoluzione passiva, fascismo, americanismo in Gramsci, in F. Ferri (a cura di), Politica e storia in Gramsci. Atti del convegno in-

zo 1921, il fascismo il rappresentante, oltre che pratico (per lItalia), ideologico, per lEuropa (Q 10 I, 9, 1229)5. Come si vede, una valutazione complessa, che andr spiegata punto per punto. Cominciamo dai dettagli: lavvio della guerra di posizione nel marzo 1921 corrisponde a due fatti importanti: la cosidetta azione di marzo, cio linsurrezione armata di gruppi di operai in alcune citt della Germania centrale, organizzata dal Partito comunista tedesco e altre forze alla sua sinistra, che si concluse con una durissima sconfitta; e il X Congresso del Partito comunista (bolscevico) russo, in cui, con il Rapporto sullattivit politica del Cc del Pcr(b) (8 marzo 1921)6, Lenin pose le basi di una svolta radicale nel rapporto tra operai e contadini, e tra Stato ed economia, che trov la sua formulazione definitiva nel discorso La Nuova politica economica, letto il 29 ottobre 19217. C dunque tra larresto della rivoluzione in Occidente e labbandono precipitoso del comunismo di guerra in Urss una concomitanza oggettiva8 sulla quale il gruppo dirigente dellInternazionale comunista, e Gramsci, esercitarono da subito unimportante riflessione teorica. La periodizzazione qui proposta uno dei frutti di quella riflessione: con il 1921 si chiude la fase della guerra di movimento e si passa a una forma differente di lotta politica, la guerra di posizione internazionale. Il fronte comunista abbandona la duplice strategia dellattacco frontale allinterno (comunismo di guerra) e allesterno (dilagare della rivoluzione in Occidente) e avvia un metodo di attacco poggiante sulla conquista molecolare delle masse e delle positernazionale di studi gramsciani, Firenze 9-11 dicembre 1977, Roma, Istituto Gramsci-Editori Riuniti, 1977-1979, vol. I, pp. 161220, partic. pp. 189-197. Il saggio di S. Colarizi Gramsci e il fascismo, in F. Giasi (a cura di), Gramsci nel suo tempo, cit., vol. I, pp. 339-359, purtroppo pieno di errori e perci inservibile. 5) I rimandi ai Quaderni del carcere di Gramsci vanno intesi come riferiti alla Edizione critica dellIstituto Gramsci. A cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975. I numeri che seguono la lettera Q segnalano il quaderno, il paragrafo, la pagina o le pagine. 6) V. I. Lenin, Opere complete, vol. XXXII, trad. it. di R. Platone e A. Pancaldi, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 154-155. 7) Rapporto presentato allapertura della VII Conferenza del partito del governatorato di Mosca. Cfr. V. I. Lenin, Opere complete, vol. XXXIII, trad. it. di B. Bernardini, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 67-84. 8) L. Paggi, Le strategie del potere in Gramsci, cit., p. 11.

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zioni di forza dentro la societ: la Nuova politica economica sul terreno interno e il fronte unico su quello internazionale9. Dallaltra parte, le potenze capitalistiche rinunciano al liberismo e sperimentano forme sempre pi aspre di protezionismo e di neomercantilismo. Ora, la tesi di Gramsci che a questa strategia corrisponda sul piano interno la riorganizzazione fascista, corporativa dello Stato e del rapporto tra economia, societ e politica. Gramsci afferma che alla nuova strategia protezionistica nel commercio tra Stati corrisponde il fascismo come rappresentante politico della rivoluzione passiva, e questo in Italia come regime, e in Europa come ispirazione ideologica. Ci vuole dire che, nello spazio politico apertosi come contraccolpo passivo del 1917, il fascismo italiano rappresenta molto pi che una reazione alla minaccia bolscevica: esso inaugura un approccio alla questione del potere e della sua necessaria riorganizzazione, che diventa un punto di riferimento per lintero continente europeo. Del resto, il giudizio che ho appena commentato tratto da un testo del Quaderno 10, in cui, riflettendo sul significato ideologico della Storia dEuropa nel secolo XIX appena pubblicata (1932) da Benedetto Croce, Gramsci nota che quel libro narra un periodo di
restaurazione-rivoluzione, in cui le esigenze che trovarono in Francia una espressione giacobino-napoleonica furono soddisfatte a piccole dosi, legalmente, riformisticamente, e si riusc cos a salvare la posizione politica ed economica delle vecchie classi feudali, a evitare la riforma agraria e specialmente a evitare che le masse popolari attraversassero un periodo di esperienze politiche come quelle verificatesi in Francia negli anni del giacobinismo, nel 1831, nel 1848 (Q 10 I, 9, 1227-1228).

E qui aggiunge una domanda: Ma nelle condizioni at9) Cfr. P. Thomas, Fronte unico, in G. Liguori, P. Voza (a cura di), Dizionario gramsciano 1926-1937, Roma, Carocci, 2009. 10) Cfr. la prima stesura, ancora pi esplicita: Pu avere questa trattazione [di Croce] un riferimento attuale? Un nuovo liberalismo, nelle condizioni moderne, non sarebbe poi precisamente il fascismo? Non sarebbe il fascismo precisamente la forma di rivoluzione passiva propria del secolo XX come il liberalismo lo stato del secolo XIX? (Q 8, 236, 1088-1089). 11) Qui Gramsci allude implicitamente e nella lettera coeva del 9 maggio 1932 (A. Gramsci, Lettere dal carcere, a cura di A. A. Santucci, Palermo, Sellerio, 1996, pp. 574-575) e in un testo del mese suc-

tuali il movimento corrispondente a quello del liberalismo moderato e conservatore non sarebbe pi precisamente il movimento fascista? (ivi, 1228)10. Non un interrogativo retorico, la riflessione rimane aperta. Gramsci si chiede insomma se, con la religione della libert, che fa del liberalismo una storia ideale-eterna della modernit, Croce non giunga a contribuire a un rafforzamento del fascismo, fornendogli indirettamente una giustificazione mentale (ibidem)11. Questa nota risale al maggio 1932. Pochi giorni pi tardi, nella lettera a Tatiana Schucht del 6 giugno, Gramsci d una risposta, definendo loperosit del Croce come la pi potente macchina per conformare le forze nuove ai suoi interessi vitali (non solo immediati, ma anche futuri) che il gruppo dominante oggi [cio nellItalia fascista] possieda e che io credo apprezzi giustamente, nonostante qualche superficiale apparenza12. Tra maggio e giugno 1932 Gramsci sviluppa la seguente tesi: il fascismo comprensibile alla luce della storia dItalia, in cui il Risorgimento il capolavoro di una classe dirigente borghese che riuscita a impedire che il popolo-nazione diventasse mai come nella Francia giacobina il protagonista politico della rivoluzione nazionale. In quanto tale, il fascismo una vasta e organica operazione di riassorbimento delle forze nuove operai e contadini che nel dopoguerra per la prima volta si erano organizzati in massa sul piano sindacale e politico dentro i quadri consueti del predominio borghese. Ma lo stesso Risorgimento laspetto nazionale di un pi vasto fenomeno, che la Restaurazione: Risorgimento e Restaurazione soddisfano a piccole dosi, in modo molecolare, le spinte al cambiamento, e lo fanno proprio per impedire che le forze nuove acquistino protagonismo. Da ci derivano due conclusioni:
cessivo (Q 10 II, 22, 1260) esplicitamente alla recensione alla Storia dEuropa di U. DAndrea, La storia e la libert, in Critica fascista, 1932, n. 9, pp. 166-169, in cui si rimproverava Croce di usare malamente e pericolosamente la sua autorit di scrittore e di filosofo, con il mostrare la storica consumazione, tra Sei e Settecento, della fede nellorigine divina della monarchia, minando in questo modo le basi dellautorit anche nellItalia attuale; ma daltra parte si faceva osservare che tra ventanni il Croce, vedendo il presente in prospettiva, potr trovare la sua giustificazione storica come processo di libert (A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit, pp. 574-575). 12) Ivi, p. 586.

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a) Se il fascismo la forma attuale della rivoluzione passiva, il suo significato non solo regressivo, ma propositivo, addirittura progressivo, perch esso trasforma realmente il potere e lo Stato, rivoluzionandone la struttura in una direzione che quella stessa rivendicata dalle forze nuove. b) Se il liberalismo lideologia organica della borghesia, il fascismo non il suo opposto, ma ne rappresenta una variante di cui un liberale come Croce comprende e giustifica la funzione storica in quanto mediazione tra rivoluzione e reazione (esattamente come prima di lui il liberale Hegel aveva compreso la funzione storica della Restaurazione come mediazione tra giacobinismo e reazione)13.

La valutazione del corporativismo


Vediamo meglio in cosa consista la rivoluzione passiva realizzata dal fascismo. qui che i tre punti che ho nominato allinizio significato degli avvenimenti contemporanei, relazione tra diritto potere e conflitto, riorganizzazione delle basi dellegemonia si intrecciano. La prospettiva privilegiata per osservare il nesso tra questi tre piani data dal fatto e dal concetto di corporativismo. La ristrutturazione corporativa dello Stato era infatti propagandata dal fascismo italiano come la sua vera grande novit, una novit che permetteva di dare una soluzione organica come si legge in un saggio pubblicato nel 1929 su Gerarchia alla cronica crisi dello Stato che domina e preoccupa le nazioni moderne e di cui tipica espressione la decadenza parlamentare14. Quella crisi era nata
13) Si comprende in questa luce il seguente giudizio su Croce, affidato alla lettera a Tatiana del 9 maggio 1932: Come sacerdote della moderna religione storicistica, il Croce vive la tesi e lantitesi del processo storico e insiste nelluna o nellaltra per ragioni pratiche perch nel presente vede lavvenire e di esso si preoccupa quanto del presente. A ognuno la sua parte: ai sacerdoti quella di salvaguardare il domani. In fondo c una bella dose di cinismo morale in questa concezione etico-politica; la forma attuale del machiavellismo (ivi, p. 575, cors. mio). 14) G. Casini, La riforma delle rappresentanze e il Consiglio nazionale delle corporazioni, in Gerarchia, 1929, n. 7, pp. 556-562, qui 558. 15) Ivi, pp. 557-558.

dalla frattura profonda [] tra economia e politica15 prodotta dal liberalismo, e andava superata assegnando per legge alle associazioni sindacali dei lavoratori un potere di legale rappresentanza politica16. Il fascismo si presentava al mondo europeo come il banditore di una nuova forma di collegamento organico tra la produzione e la politica, tra la societ e lo Stato. Questo lo aveva detto chiaramente Mussolini nel discorso del 27 ottobre 1930 (Messaggio per lanno IX), quando aveva sostenuto che il fascismo risponde ad esigenze di carattere universale in quanto risolve [] il triplice problema dei rapporti fra Stato e individuo, fra Stato e gruppi, fra gruppi e gruppi organizzati, e che pertanto si poteva prevedere una Europa fascista, una Europa che ispiri le sue istituzioni alle dottrine e alla pratica del fascismo [] cio che risolva, in senso fascista, il problema dello Stato moderno, dello Stato del XX secolo17. In queste dichiarazioni cera molta propaganda, e anche il tentativo di dare una giustificazione alla politica estera italiana. Ma cera anche la rivendicazione di un fatto reale: limporsi in molti paesi europei di politiche sociali di tipo organico e corporativo, che riprendevano aspetti importanti del modello sociale fascista, oltre che la crescita in alcuni paesi, non solamente europei, di forti movimenti fascisti. La valutazione che Gramsci d del corporativismo problematica ma non negativa18. Essa oscilla tra la sua riduzione a un fatto propagandistico, e lapprezzamento delle novit reali che il corporativismo introduce. A questo proposito mi riferir a due soli testi, che sono rispettivamente la prima stesura, del febbraio-marzo 1930, e la seconda stesura, del secondo semestre del 193419, di una nota dapprima intitola16) Ivi, p. 558. 17) B. Mussolini, Messaggio per lanno IX del 27 ottobre 1930, in Id., Opera omnia, a cura di E. e D. Susmel, vol. 24: Dagli accordi del Laterano al dodicesimo anniversario della fondazione dei Fasci. 12 febbraio 1929-23 marzo 1931, Firenze, La Fenice, 1958, pp. 278-285, qui 283. 18) Cfr. A. Gagliardi, Il problema del corporativismo nel dibattito europeo e nei Quaderni, in F. Giasi (a cura di), Gramsci nel suo tempo, cit., vol. II, pp. 631-656. 19) Per la datazione di questultimo testo cfr. G. Francioni, Nota introduttiva al Quaderno 22, in A. Gramsci, Quaderni del carcere. Edizione anastatica dei manoscritti, a cura di G. Francioni, Cagliari-Roma, LUnione Sarda - Istituto della Enciclopedia Italiana, 2009, vol. 18, pp. 2-3.

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ta Americanismo e quindi Autarchia finanziaria dellindustria. Qui Gramsci si domanda se le corporazioni, che hanno avuto origini di polizia economica, non di rivoluzione economica potranno invece diventare la forma di quella rivoluzione. Nella prima versione Gramsci risponde seccamente: Si portati necessariamente a negarlo (Q 1, 135, 125). Nella seconda il giudizio sfumato e dubbioso: Per ora, si portati a dubitarne. Lelemento negativo della polizia economica ha avuto finora il sopravvento sullelemento positivo dellesigenza di una nuova politica economica che rinnovi, ammodernandola, la struttura economico-sociale della nazione pur nei quadri del vecchio industrialismo (Q 22, 6, 2157, cors. miei). Vediamo ora in cosa consista quella rivoluzione economica, di cui il fascismo potrebbe eventualmente essere protagonista. Gramsci lo precisa nel medesimo testo del Quaderno 10 in cui definisce il fascismo il rappresentante, oltre che pratico (per lItalia), ideologico, per lEuropa della rivoluzione passiva:
Si avrebbe una rivoluzione passiva nel fatto che per lintervento legislativo dello Stato e attraverso lorganizzazione corporativa, nella struttura economica del paese verrebbero introdotte modificazioni pi o meno profonde per accentuare lelemento piano di produzione, verrebbe accentuata cio la socializzazione e cooperazione della produzione senza per ci toccare (o limitandosi solo a regolare e controllare) lappropriazione individuale e di gruppo del profitto. Nel quadro concreto dei rapporti sociali italiani questa potrebbe essere lunica soluzione per sviluppare le forze produttive dellindustria sotto la direzione delle classi dirigenti tradizionali, in concorrenza con le pi avanzate formazioni industriali di paesi che monopolizzano le materie prime e hanno accumulato capitali imponenti (Q 10 I, 9, 1228).

dellegemonia del blocco borghese-agrario italiano tradizionale. Ci verrebbe raggiunto accentuando il piano di produzione: una formulazione che rinvia al piano quinquennale sovietico20. Qual il nesso tra la riorganizzazione interna e la ricollocazione internazionale? Il riferimento al piano la chiave di tutto: il caos del dopoguerra, e la sua precipitazione con la crisi del 1929, rendono necessaria agli occhi degli stessi analisti borghesi una riorganizzazione su basi collaborative dei rapporti economico-politici internazionali. Il fascismo di fatto si propose con insistenza come il portavoce del cito da un articolo di Gino Arias pubblicato su Gerarchia nel 1931 trapasso dalleconomia individualistica, dominata dagli egoismi particolari, alla nuova economia della solidariet interna e della collaborazione internazionale21. La solidariet corporativa, il modello organico doveva cio vigere nella produzione interna come nella divisione internazionale del lavoro, e in questa considerazione Gramsci mostra di assegnare a tale proposta un certo credito, anche se subito sotto precisa:
Che tale schema possa tradursi in pratica e in quale misura e in quali forme, ha un valore relativo: ci che importa politicamente e ideologicamente che esso pu avere ed ha realmente la virt di prestarsi a creare un periodo di attesa e di speranze, specialmente in certi gruppi sociali italiani, come la grande massa dei piccoli borghesi urbani e rurali, e quindi a mantenere il sistema egemonico e le forze di coercizione militare e civile a disposizione delle classi dirigenti tradizionali (Q 10 I, 9, 1228).

La rivoluzione economica consisterebbe nel ricollocare vantaggiosamente lItalia nei rapporti internazionali, ottenendo cos nuovi margini di accumulazione e rendendo possibile lintegrazione delle masse e il rilancio
20) Cfr. la prima stesura, in cui il riferimento al piano gi presente, ma manca quello alla collocazione internazionale dellItalia: La rivoluzione passiva si verificherebbe nel fatto di trasformare la struttura economica riformisticamente da individualistica a economia secondo un piano (economia diretta) e lavvento di una economia media tra quella individualistica pura e quella secondo un piano in senso integrale, permetterebbe il passaggio a forme

La stessa propaganda fascista svolge una funzione egemonica, che come si visto non si limita al piano italiano, dato che, se essa pu qui essere funzionale al mantenimento di una composizione demografica parassitaria, al contempo promuove una corrente ideologica internazionale, il cui compito sta nel fronteggiare la sfida rappresentata dal piano quinquennale sovietico
politiche e culturali pi progredite senza cataclismi radicali e distruttivi in forma sterminatrice. Il corporativismo potrebbe essere o diventare, sviluppandosi, questa forma economica media di carattere passivo (Q 8, 236, 1089). 21) G. Arias, Problemi economici mondiali, in Gerarchia, 1931, n. 8, pp. 643-650, qui 649-550.

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utilizzando le sue stesse armi: organizzazione, pianificazione, razionalizzazione, centralit della produzione, ecc. Una forma nuova di protezionismo22 ovvero nel caso della corrente del corporativismo integrale capeggiata da Ugo Spirito la rivendicazione di una economia secondo un piano e non solo nel terreno nazionale, ma su scala mondiale, interessante di per s, anche se la sua giustificazione sia puramente verbale: segno dei tempi; lespressione ancora utopistica di condizioni in via di sviluppo che, esse, rivendicano leconomia secondo un piano (Q 8, 216, 1077).

tito politico svolge negli Stati dittatoriali (Q 4, 10, 432) o, come scrive nella seconda stesura di questa nota, nei regimi che si pongono come totalitari (Q 13, 21, 1601). Egli nota che quella che era la funzione della Corona, di equilibrare le tendenze in lotta, si ripropone come partito politico nei regimi a partito unico, di tipo post-parlamentare. E nel novembre dello stesso anno scrive:

Il carattere democratico-popolare del fascismo


In quanto banditore della rivoluzione passiva, il fascismo lespressione pi concentrata della lotta egemonica in corso nei paesi capitalistici23. Non un fenomeno regressivo, ma il primo profilarsi di tendenze destinate ad affermarsi magari sotto altri nomi (si ricordi il rapporto dialettico che a un certo punto Gramsci ipotizza tra il liberalismo di Croce e il fascismo). Ma queste tendenze, in quanto inquadrate in un progetto di rivoluzione passiva, devono assorbire alcuni elementi dal campo avversario. Lo si visto a proposito della rivendicazione portata avanti non solo da Spirito, ma anche da un autore da lui cos diverso come Gino Arias di uneconomia organizzata secondo un piano a livello mondiale. Ma lo stesso si dice per lorganizzazione dello spazio politico interno24. Anche qui il corporativismo, in quanto proietta la produzione dentro lo Stato, rivoluzionando i meccanismi della rappresentazione politica, fornisce la chiave per intendere loggettiva importanza del fascismo. Fin dal maggio 1930 Gramsci prende appunti sulla funzione che il par22) Cfr. Q 7, 91, 920, in cui si discutono le tendenze organiche del moderno capitalismo di Stato: Nel dopoguerra c stato un movimento intellettualistico e razionalistico che corrisponde al fiorire delle utopie nella Controriforma: quel movimento legato al vecchio protezionismo, ma se ne differenzia e lo supera, sboccando in tanti tentativi di economie organiche e di Stati organici. Si potrebbe applicare ad essi il giudizio del Croce sullo Stato del Paraguay: che si tratti, cio, di un modo per un savio sfruttamento capitalistico nelle nuove condizioni che rendono impossibile (almeno in tutta la sua esplicazione ed estensione) la politica economica liberale.

Inoltre in diversi testi del Quaderno 7 (il paragrafo 55, il gi ricordato 91, e il 93) e in uno del Quaderno 6 (185), scritti tra lagosto e il dicembre 1931, Gramsci commenta le novit introdotte in Italia dalla legge che trasformava il Gran Consiglio del fascismo in un organo costituzionale. In particolare, in Q 7, 93, 922 egli osserva:

Nella realt di qualche Stato il capo dello Stato, cio lelemento equilibratore dei diversi interessi in lotta contro linteresse prevalente, ma non esclusivista in senso assoluto, appunto il partito politico; esso per a differenza che nel diritto costituzionale tradizionale n regna, n governa giuridicamente: ha il potere di fatto, esercita la funzione egemonica e quindi equilibratrice di interessi diversi, nella societ civile, che per talmente intrecciata di fatto con la societ politica che tutti i cittadini sentono che esso invece regna e governa (Q 5, 127, 662).

Se la teoria costituzionale che la funzione della Corona di impersonare la sovranit sia nel senso statale che in quello della direzione politico-culturale (cio di essere arbitra nelle lotte interne dei ceti dominanti, la classe egemone e i suoi alleati) sta passando ai grandi partiti di tipo totalitario esatta, evidente che a tali partiti passano le prerogative corrispondenti. Perci da studiare la funzione del Gran Consiglio, che tende a diventare un Consiglio di Stato nel vecchio senso (cio con le vecchie attribuzioni), ma con funzioni ben pi radicali e decisive.

La teoria costituzionale alla quale Gramsci allude


23) Cfr. Q 6, 138, 802: La guerra di posizione domanda enormi sacrifizi a masse sterminate di popolazione; perci necessaria una concentrazione inaudita dellegemonia e quindi una forma di governo pi intervenzionista, che pi apertamente prenda loffensiva contro gli oppositori e organizzi permanentemente limpossibilit di disgregazione interna: controlli dogni genere, politici, amministrativi, ecc., rafforzamento delle posizioni egemoniche del gruppo dominante, ecc.. 24) Cfr. su questo punto A. Rossi, G. Vacca, Gramsci tra mussolini e Stalin, Roma, Fazi, 2007, pp. 146-147.

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quella sviluppata dai giuristi fascisti in riviste come Nuovi studi di diritto, economia e politica, Critica fascista e Gerarchia. In questultima, in particolare, Silvio Longhi pubblic nel 1929 un articolo intitolato I motivi del Gran Consiglio del Fascismo25, da cui Gramsci evidentemente trasse lo spunto per questa nota. Il regime fascista, osserva Longhi, altro non crea nel Gran Consiglio che quel Consiglio della Corona e insieme del Capo del Governo, del quale si era sentita la mancanza, sino al punto di doverlo costituire sporadicamente, nei vecchi tempi, al verificarsi della necessit o di crearlo di fatto come decise il fascismo26. Ma daltra parte lo Stato fascista possiede una infinit di istituzioni sociali il cui scopo di avvicinare lo stato alle masse, di penetrare profondamente in esse, di tutelarne da vicino la vita economica e spirituale, per cui prosegue Longhi citando la relazione ministeriale sulla legge lo Stato fascista si afferma: e non soltanto come uno Stato di autorit, ma anche come uno Stato popolare, il solo tipo di stato veramente popolare che il mondo moderno abbia fino ad oggi creato27. Il carattere democratico e popolare del fascismo un punto che ritorna costantemente nellelaborazione teorica fascista alla fine degli anni 20. Non un caso: il consenso era un tema chiave perch proprio in quegli anni si approvarono le leggi che smantellavano il regime parlamentare e quindi le forme collaudate di espressione e formazione della volont politica28. Nel discorso alla Camera dei deputati del 26 maggio 1927, Mussolini aveva affermato: Questo Stato si esprime in una democrazia accentrata, organizzata, unitaria, nella quale democrazia il popolo circola a suo agio, perch, o signori, o voi immettete il popolo nella cittadella dello Stato, ed egli la difender; o sar al di fuori, ed egli lassalter29. un tema che Gramsci assume in tutta la sua estensione. La sua osservazione relativa alla nuova funzione del partito totalitario chiarissima: il fatto che questo partito, insieme alle numerose associazioni culturali, sportive, educative, sanitarie, ecc. intanto create, raccoglie la grande parte della popolazione attiva, indice
25) In Gerarchia, 1929, n. 2, pp. 117-123. Si noti che in Q 7, 55, 898, scritto tra agosto e ottobre 1931, Gramsci aveva annotato: Vedere nella collezione della Gerarchia le fasi salienti del periodo 1920 e sg. e specialmente la serie di studi sulle nuove istituzioni create dal regime fascista, iniziando poi a scrivere testi basati sulle vecchie annate.

preciso del fatto che la preoccupazione democratica alla quale il fascismo vuole rispondere reale, e che per questa ragione la molteplicit delle istanze presenti nella societ italiana non viene annullata dallo Stato totalitario, ma mediata ed elaborata in modo nuovo. Una riflessione conclusiva su questo punto contenuta in un testo del 1935, uno degli ultimi scritti da Gramsci. Si tratta del noto passaggio sul parlamentarismo nero, in cui si legge:
Teoricamente limportante di mostrare che tra il vecchio assolutismo rovesciato dai regimi costituzionali e il nuovo assolutismo c differenza essenziale, per cui non si pu parlare di un regresso; non solo, ma di dimostrare che tale parlamentarismo nero in funzione di necessit storiche attuali, un progresso, nel suo genere; che il ritorno al parlamentarismo tradizionale sarebbe un regresso antistorico, poich anche dove questo funziona pubblicamente, il parlamentarismo effettivo quello nero. Teoricamente mi pare si possa spiegare il fenomeno nel concetto di egemonia, con un ritorno al corporativismo, ma non nel senso antico regime, nel senso moderno della parola, quando la corporazione non pu avere limiti chiusi ed esclusivisti, come era nel passato; oggi corporativismo di funzione sociale, senza restrizione ereditaria o daltro (Q 14, 74, 1743).

Ancora una volta il corporativismo funziona da nucleo generatore di tutta la riflessione. La societ europea corporativa: anche quando continua formalmente a sussistere un regime parlamentare, sono altri i luoghi in cui si prendono le decisioni. Ora, se vero che il parlamentarismo lespressione politica dellindividualismo, nel suo preciso significato di appropriazione individuale del profitto e di iniziativa economica per il profitto capitalistico individuale (ivi, 1742), e il corporativismo rappresenta lespressione dellesigenza, se la rivoluzione passiva deve avere successo, di superarlo parzialmente verso una economia secondo un piano, allora il totalitarismo fascista proprio per le analogie che presenta con la realt sovietica in Europa il terreno pi avanzato di lotta per il comunismo.
26) Ivi, p. 120. 27) Ivi, p. 118. 28) P. Pombeni, Demagogia e tirannide. Uno studio sulla formapartito del fascismo, Bologna, il Mulino, 1984, p. 156. 29) Cit. in ibidem.

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