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LIndia LIndia ha la forma di un triangolo con la base rivolta in alto, delimitata sui due lati dallOceano Indiano e sulla

base dai grandi massicci asiatici, cio i contrafforti del Himlaya, a nord-est, e la catena dellHindu-kush a nord-ovest. I monti del Vindhya separano la parte settentrionale, pianeggiante e attraversata dal fiume Gange, da quella meridionale caratterizzata dallaltopiano del Deccan; la costa meridionale fronteggiata dallisola di Ceylon o Sri Laka. Politicamente lIndia comprende diversi stati: il Pakistan, lUnione Indiana, il Bangla Desh, il Bhutan, il Nepal e Sri Laka. LIndia sempre stata una realt disomogenea dal punto di vista razziale, linguistico e storico. Ma tuttavia ha ununit culturale che di carattere religioso, intendendo per religioso quel vasto fenomeno di natura socio-religiosa che sta alla base dellInduismo. Culturalmente esiste un concetto di Grande India che investe diversi territori giungendo alla Cina, al Giappone e allIndonesia, dove grazie alla diffusione del Buddismo, si diffusa anche la cultura indiana. Prima del 1947, quando con lindipendenza si formarono 2 grossi Stati, ossia il Pakistan (inizialmente distinto in Pakistan occidentale e Pakistan orientale o Blanga Desh, poi questultimo indipendente dal 1971) e lUnione Indiana, parlare di storia dellIndia implicava parlare di tutta lIndia o, come la chiamano gli Indiani, del Jambudvpa Continente della melarosa, o del Bhratavara (dalleroe Bharata che diede origine a due stirpi: due cugini rivali Pandava e Kaurava) che indica la zona settentrionale dellIndia, noto anche come ryvarta, Dominio degli Arii, cio dei popoli indoeuropei che invasero lIndia e che, chiamando se stessi rya, chiamarono il territorio da loro conquistato ryvarta. Ma comunque sia, pi noto il nome India, che deriva da un termine indiano e cio sindhu,( in persiano la s diventa h e in greco lh si perde e viene sostituita da un accento aspro) fiume, che designa quello che lodierno fiume Indo che scorre nella zona nord-occidentale dellIndia, oggi appartenente al Pakistan. Alimentato da 5 fiumi, che in esso confluiscono e con cui costituisce la zona del Pajab, o terra dei 5 fiumi, lIndo fu larteria vitale della cultura che da esso prese il nome, ossia la cultura della valle dellIndo. Altro fiume fondamentale per la storia dellIndia sicuramente il Gange, che con il suo affluente Jumna forma la zona del Dob,o Terra dei due fiumi. Ricostruire la storia dellIndia non mai stata unimpresa facile. Al-Brn, che fu in India intorno al 1000, sotto Mahmd di Ghazna, nel suo Kitb al-Hind, lamentava la scarsa attenzione dedicata dagli indiani allevento storico, la trascuratezza nella registrazione degli eventi e le successioni dei re, e la tendenza a introdurre lelemento fiabesco nella narrazione storica. Per questo, spesso per la ricostruzione della storia dellIndia si rivelano pi importanti le fonti occidentali (relazioni di viaggiatori stranieri, mercanti, pellegrini, diplomatici ed infine storici) che cmq danno unidea dellIndia come una terra fantastica e piena di stranezze. Popolazioni Sono poche le notizie sugli originari abitanti dellIndia; la mancanza di fonti chiare non ci consente purtroppo di seguire una corretta cronologia della storia delle culture della Valle dellIndo. Si presume che le prime culture indiane fossero formate da abitatori di foreste, cacciatori, raccoglitori di radici, simili alle popolazioni dellAustralia e della Nuova Guinea. Nella valle dellIndo, prima dellavvento degli Arii e in un periodo che risale intorno al 4300 circa a.C., sembra si sia verificata una graduale espansione di comunit agricole, che hanno dato avvio alla formazione di centri proturbani che hanno determinato il costituirsi di una vera e propria civilt urbana che raggiunse il suo apogeo intorno al 2000 a.C. per poi tramontare verso il 1500 a.C. questa la civilt della valle dellIndo o civilt di Mohenjo Dro e di Harapp dai due siti pi importanti che sono stati individuati: limportanza di questa civilt si rivelata una delle pi grandi culture delloriente antico. Secondo alcuni studiosi questa cultura si sarebbe originata nellAsia occidentale e, attraverso il Belucistan e lAfghanistan, queste popolazioni sarebbero passate nellIndia nord-occidentale portandovi le idee fondamentali della civilt numerica, tra cui la scrittura, lorganizzazione civica, luso dei sigilli, la lavorazione dei metalli. Il fiorire di questa cultura sarebbe avvenuta tra il IV millennio (Belucistan e Afghanistan) e il III-II millennio (Lothal nel Gujarat) con la fase intermedia di Mohenjo Dro e Harapp che costituisce lapogeo. Contemporanea alla civilt numerica della Mesopotamia, questa civilt, della quale i continuatori sono i Dravia, non testimoniata n da testi letterari n da epigrafi, ma solo da sigilli non ancora decifrati. La scrittura delle culture dellIndo rappresenta infatti per gli studiosi uno dei maggiori problemi, in quanto numerose discussioni sono sorte a proposito della sua interpretazione.

Per quanto riguarda i sigilli, ad esempio, le loro figure e segni sono state interpretate in chiave Storico-Religiosa; tra tutti possiamo citare il dio cornuto, in cui stato riconosciuto il signore degli animali Paupati, cos come talvolta stato raffigurato il dio iva e proprio per questo stato considerato un Proto-iva. Basata sul commercio, sullagricoltura e sullallevamento, la cultura della valle dellIndo appare caratterizzata da una popolazione di razza mediterranea, di statura non elevata, di carnagione scura e capelli crespi, che viveva in grandi citt, fornite di servizi idrici e fognari, con strade ampie e con case piccole, tutte uguali costruite con mattoni cotti, e dalla cosiddetta cittadella, sede del potere religioso e politico, dove si trovano alcuni edifici pi grandi tra cui spiccano i grandi bagni, con funzione religiosa. Tra i reperti si ricordano numerose statuette in terracotta o pietra dura, e numerosi sigilli. Il crollo della cultura dellIndo sarebbe avvenuto intorno al 1500 a.C. Le ipotesi sulla fine di questa civilt sono state numerose. Unipotesi iniziale la collegava alla venuta degli Arii ( i quali si autodefinivano distruttori di citt) e questa ipotesi sembrerebbe confermata da strati che rivelano una fase di distruzione, e da scheletri, soprattutto di guerrieri, insepolti. Altri studiosi pensano invece che essa sia scomparsa prima dellarrivo degli Arii e collegano il suo crollo con fattori climatici, inondazioni, spostamenti del corso dei fiumi che avrebbero indotto questo antico popolo a cercare nuove terre. Nel 2millennio, trib arie cominciarono a penetrare in India attraverso valichi di nord-ovest. La loro fu una vera e propria migrazione, che dur parecchi secoli e numerose trib a ondate successive giunsero in India attraverso la valle di Kabul o come chiamata langolo delle tempeste, perch da qui sono passati gli invasori. Man mano che avanzavano sottomettevano la popolazione locale o la ricacciavano verso sud, nel Deccan. Altre popolazioni, di razza mongola, affini a quelle del Nepal e dellaltopiano del Tibet, dovevano per essere diffuse nella zona nord-orientale, pi o meno fuse in seguito con i Dravia. rii Vedici Le popolazioni penetrate in India facevano parte di un gruppo pi ampio di trib indoeuropee che avevano a lungo risieduto fuori dallIndia, nel vicino Iran. Distaccatasi dal gruppo originario, le trib giunte in India, sebbene parlassero dialetti affini e avessero tradizioni e religioni simili a quelle del vicino Iran, nel corso dei secoli e vivendo in ambienti diversi, andarono sempre pi differenziandosi. Gli Arii che invasero lIndia in varie ondate dopo il II millennio a. C. erano un popolo forte e vigoroso. Non pi nomadi, essi vivevano in villaggi o, in caso di attacchi, in fortezze su luoghi elevati. La loro principale ricchezza era costituita da mandrie di bestiame, pecore e capre, ma conoscevano anche il cavallo che veniva usato per il carro. Le greggi fornivano latte, caglio e burro, pi raramente carne, poich gli animali venivano uccisi solo nei sacrifici pi importanti. Si conoscevano bevande alcoliche ricavate dal succo di piante come il soma o da cereali (sur). Il commercio era basato su scambi e la vacca era lunit di valore. Il popolo era dedito alla caccia, alle corse dei carri e al gioco. Vi era una differenziazione sociale che vedeva al vertice il re (rjan), capo della trib aiutato da una sorte di cappellano (purohita), una classe di guerrieri(katra) e il popolo(vi). La donna godeva di una posizione onorevole e di una libert. La conoscenza che noi abbiamo di questo popolo ci deriva dal Rgveda (si pronuncia: Rigveda). Dai testi vedici, infatti, si viene a conoscenza della provenienza degli Arii, dal Nord-Ovest, e della resistenza locale che trovarono al loro arrivo. Nonostante fossero numericamente inferiori, gli Arii riuscirono ad imporsi grazie alle armi di bronzo, gli archi e i carri leggeri da guerra. Veda, significa conoscenza, scienza e, sebbene il termine designi pi propriamente le quattro raccolte (samhita) pi antiche (ossia Rgveda, Yajurveda, Smaveda e Atharvaveda), venne in seguito applicato a tutti i testi della letteratura sacra di cui si voleva sottolineare lorigine divina e che perci rientravano nella ruti, rivelazione, distinti dai testi che sono opera delluomo che costituiscono la smrti, tradizione. Il Rgveda una raccolta di 1028 inni dedicati alle varie divinit del pantheon vedico; lo Yajurveda una raccolta di preghiere; il Smaveda una raccolta di canti che venivano intonati durante il sacrificio e, infine, lAtharvaveda una raccolta di formule magiche, imprecazioni e scongiuri, che servivano per prevenire eventuali effetti negativi del sacrificio. Le raccolte erano destinate ciascuna ai quattro sacerdoti (hotr, advaryu, udgatar e brahman) che offrivano il sacrificio. Gli inni del Rgveda, dedicati in gran parte a divinit o gruppi di divinit, appaiono distribuiti in dieci libri o mandala, alcuni dei quali (in particolare i libri II-VII) vanno ricondotti alle varie famiglie sacerdotali e per lo pi costituiscono la parte pi antica; pi recenti sono quelli

contenuti nel Libro X e una cinquantina di inni del Libro I.. La loro composizione dovette avvenire in un arco di tempo molto ampio, che probabilmente arriva fino al 1000 a.C. per gli inni del periodo pi recente. Come in genere avviene presso i popoli primitivi, questi testi dovettero essere trasmessi a lungo oralmente, di generazione in generazione, con scrupolosa esattezza, dato il valore religioso che essi avevano, grazie a particolari tecniche mnemoniche, fin quando non furono fissati per iscritto. Il linguaggio usato per tramandare questi testi, che proprio per ci che si chiamava vedico, fu uno dei tanti dialetti importati dalle trib arie. Il vedico per non doveva essere una vera e propria lingua popolare: la ricchezza di allitterazioni, di assonanze, di figure retoriche, il ripetersi, di formule inducono a pensare che essa dovesse essere una lingua colta, di prestigio, forse la lingua dei sacerdoti cantori. Ma, col passare del tempo, essa and evolvendosi, perse alcune formazioni, si arricch di neologismi e di nuovi significati, sicch, probabilmente per preservare i testi vedici che, data la loro sacralit non potevano essere travisati, si sent ben presto lesigenza di regolamentare e fissare la lingua. Ci avvenne intorno al V-IV secolo a.C. per opera del grammatico Pnini, che raccolse e descrisse la lingua, che da allora fu detta samskta (sanscrito), elaborato, regolato, perfetto nelle sue Adhyy, Gli otto capitoli [di regole grammaticali], in modo cos sintetico e al tempo stesso cos particolareggiato che la sua opera costituisce la pi concisa, ma anche la pi completa ed esauriente grammatica del mondo. Con sanscrito, quindi, sintende pi propriamente questa seconda fase della lingua, distinta dal vedico e codificata da Pnini. Da quando fu codificato da Pnini, il sanscrito rimasto sempre identico fino a oggi, ed esso stato tenuto sempre in massima considerazione in India, dove, tuttora, considerato la lingua colta e letteraria per eccellenza e il simbolo dellindianit e dellunit di tradizione e di cultura del popolo indiano. Oggi, in India, accanto al sanscrito, vi sono numerosi idiomi che possono ricondursi a tre gruppi principali: lingue munda, parlate dai gruppi sparsi che fanno presupporre la diffusione di queste lingue, in periodo preistorico, su unarea assai vasta frantumata successivamente dallarrivo prima dei Dravida, poi degli Ari; lingue dravidiche, diffuse soprattutto nellIndia meridionale, tra le quali le pi importanti sono il canarese, il tamil, il telegu e il malayalam e le lingue indoeuropee. Queste non derivano direttamente dal sanscrito, ma sono lesito dei numerosi dialetti importati dalle trib arie nellIndia, che evolvendosi, costituirono, in contrapposizione al sanscrito, i pracriti (prakta, popolare o naturale) detti secondari, per distinguerli dalla fase pi antica, o medio-indiani. Alcuni di questi sono noti perch documentati da iscrizioni (come i dialetti delle iscrizioni di Ashoka) o perch sono stati usati per scopi letterari: cos il pli, che fu la lingua scelta dai buddisti per scrivere i propri testi canonici, o la mhrstr, che divenne la lingua ufficiale del Giainismo, o la aurasen che venne usata per certe parti del dramma.. Ma, mentre questi pracriti, divenendo lingue letterarie, cristallizzavano la loro evoluzione, dagli altri dialetti parlati si sono evoluti i moderni idiomi dellIndia, le lingue neo-indiane o pracriti terziari, quali la hind, la lingua Ufficiale dellUnione Indiana, lurdu affine alla hind, ma ricca di tratti arabi e iranici, che la lingua ufficiale del Pakistan, la sindh, la marth, la bengli, la rjasthan, la panjab e altre. Tornando agli inni del Rgveda, essi sono tuttaltro che poesia primitiva o espressione di una religione primitiva. Essi furono composti da poeti-sacerdoti per i sovrani loro protettori, per essere recitati o cantati nei sacrifici. E poich dallesecuzione del rito e dalla creazione di inni sempre nuovi i sacerdoti ne ricavavano ampie remunerazioni o generosi compensi in vacche, non stupisce che essi fossero scritti in una lingua ricercata, ed possibile che la necessit di essere originali inducesse alluso di un linguaggio figurato e talvolta oscuro. Inoltre, man mano che si and affermando la convinzione che linno avesse il potere di obbligare gli di a fare ci che era richiesto col rito, si fin con lattribuire un potere speciale anche agli epiteti e alle allusioni enigmatiche. Col passare del tempo le raccolte vediche e i Brhmana, testi liturgici in prosa che a quelli si ricollegano, mostrano che i sacerdoti avevano acquistato unimportanza sempre maggiore nella societ. Non sembra dal Rgveda che vi siano stati di locali o di trib, anche se pensabile che presso qualche trib possa essere stata riservata unadorazione particolare a qualche divinit o che, nel corso del tempo, qualche divinit possa aver perduto la sua preminenza. Dal Rgveda, si ha limpressione che le divinit siano comuni a tutto il popolo. Perlopi sono sentiti come divinit i grandi poteri della natura che influiscono sul bene delluomo, ovvero gli oggetti e i fenomeni in cui tali poteri si manifestano. Sono tra questi il sole datore di vita, il cielo luminoso, laurora, la tempesta, cui si ricollegano lacqua e la pioggia importantissima per questi popoli. Il culto non era riservato al fenomeno o alloggetto naturale

in s, bens al potere che in esso si manifestava, concepito come uno spirito, e si supponeva che esso fosse spinto ad agire da una volont e per motivi simili a quelli che regolavano la condotta umana. Cos, ad esempio, nel caso di Srya, il sole, il nome identifica loggetto naturale(ossia il sole) e il dio Srya concepito con una natura interiore simile allumana, sicch nei miti esso appare tratteggiato con forma umana e i fenomeni solari sono descritti come gesta umane. Non vi dubbio, per, che una associazione del dio con loggetto naturale o con il fenomeno, finisca con il limitare lo sviluppo del mito, oltre che limportanza religiosa in quanto il dio invocato dai fedeli limitatamente agli aspetti del fenomeno. Al contrario, quando il dio, pur avendo in origine connessioni con un fenomeno naturale, non porta il nome del fenomeno, finisce con lacquistare pi facilmente natura antropomorfica, e una individualit sempre pi separata dal fenomeno, che implica un ampliamento del campo delle sue supposte attivit, non pi limitate al fenomeno, e un ampliamento del numero dei fedeli che possono invocarlo in pi numerose occasioni, sicch anche la sua importanza diviene maggiore. Un altro aspetto interessante costituito dal fatto che per i poeti vedici gli di sono solo protettori e benefattori dei loro devoti. Non escluso che sia per questa assenza di concretezza di funzioni degli di vedici, non nitidamente distinte, spesso si verifica che a varie divinit siano rivolte le stesse benedizioni e le stesse suppliche e sono addirittura applicati gli stessi epiteti laudativi o descrittivi, senza tener conto della loro natura diversa e della loro associazione originaria con determinati poteri o fenomeni fisici. Prova di ci il fatto che il pantheon vedico, non una struttura gerarchica con un sovrano supremo, ma al contrario ogni dio il pi grande per i suoi fedeli, e negli inni che per la determinata occasione gli sono rivolti. Una tendenza, caratteristica della religione vedica che Max Mller ha individuato e definito enoteismo. La tradizione indiana opera una triplice distinzione del mondo divino, ossia distingue tra di del cielo, dellatmosfera e della terra, ma tale distinzione non implica alcuna differenza di poteri o dimportanza religiosa. Il primo posto degli di dellet vedica spetta a Indra, cui dedicato circa un quarto degli inni del Rgveda. E il dio nazionale degli Arii, che guida alla guerra. Forte distruttore dei nemici, gran bevitore di soma, con barba e capelli fulvi, con corporatura gigantesca va sul suo carro, brandendo la sua arma, il fulmine, e porta alla vittoria gli Arii sulle popolazioni aborigene e sui demoni che questi ultimi adorano. A Indra collegata limpresa pi celebre del periodo vedico, la liberazione delle acque che egli opera uccidendo il demone Vrtra che le tiene prigioniere. Il mito di Vrtra ha carattere meteorologico, ma egli non tanto il dio del fenomeno fisico della tempesta quanto piuttosto la divinit benefica che soccorre gli uomini ponendo fine alla siccit donando la pioggia e quindi lacqua, ossia la vita. Tra gli di importante anche Varuna, un dio completamente diverso. Non sappiamo molto della sua origine e, in questo, n sono di aiuto gli inni n il fatto che egli sia definito re degli di e degli uomini o monarca universale. Egli sembra per responsabile dellordine e tiene separati cielo e terra e fa si che il sole, la luna e le stelle si levino e seguano il proprio corso. Egli d alla natura le sue leggi e da lui dipende pure la legge morale, che fa rispettare con le sue spie, ed egli stesso sorveglia dal cielo loperato degli uomini e punisce le loro azioni malvagie. Gli inni a lui rivolti spesso contengono richieste di perdono e raggiungono unelevatezza morale che ha fatto pensare che il culto di Varuna trasse la sua origine da un altro ambiente religioso diverso da quello in cui sorse il culto di Indra e Rudra. Un altro dio Mitra, protettore dei trattati, spesso associato con Varuna. Entrambi rientrano in un gruppo di divinit note come gli Adita, o figlio di Aditi. Strettamente associato con Varuna lo rta, lOrdine, la Verit, sentito come un potere che agisce sia a livello cosmico sia individuale, in quanto rappresenta lordine della natura e del cosmo, ma anche della societ e del rituale. Fra le altre divinit Dyaus Pitar, il Cielo-Padre, il cielo luminoso, da ricollegare al gr. Z con cui per il dio indiano non condivide la posizione di preminenza nel pantheon, anche se spesso associato negli inni a Prthiv, la Terra, e sentito come genitore degli uomini. Uas, corrispondente della greca Aurora, la rosea aurora che sorge a incontrare il suo amante, il sole, e risveglia gli uomini. Compagni dellAurora sono gli Avin, i gemelli divini. Giovani, vigorosi, associati allAurora, gli Avin erano divinit benigne, pronte a soccorrere e ad aiutare gli uomini nel bisogno e nel pericolo. Ad essi appaiono spesso riferite opere di misericordia e di benevolenza ed erano spesso tratteggiati come medici divini che aiutavano i ciechi e curavano i malati e i feriti. Srya il Sole che percorre il cielo su veloci cavalli lungo un percorso tracciato da Varuna. Egli vede le azioni degli uomini, li sveglia e li sprona a compiere il loro lavoro, scaccia le malattie e i sogni cattivi, perch nelloscurit che agiscono i poteri maligni.

Savitar, colui che fa sorgere e sprona, probabilmente era, in origine, un epiteto del sole, ma ben presto divenne il nome di una divinit. Simile natura hanno Vayu e Vta, entrambi dio del vento. Dei due, Vta, associato a Parjanya, dio della pioggia, si riferisce pi probabilmente al fenomeno fisico, laddove Vayu la personificazione del potere dei venti, e perci compagno di Indra. Divinit del vento e della tempesta sono anche i Marut. Figli di Rudra, violenti, i Marut, compagni di Indra che assistono nellimpresa contro Vrtra, sradicano le foreste e incutono paura. Un dio che nel Rgveda ha unimportanza secondaria, ma destinato a divenire importantissimo nellInduismo, Visnu, amico di Indra e suo alleato nella lotta contro Vrtra. Figura strana quella di Psan. Pieno di ricchezze che dispensa generosamente ai suoi devoti, Psan guida un carro trainato da capri, mangia zuppe ed senza denti. Ma, conoscitore di tutti i sentieri, il custode del bestiame che conduce in salvo nelle stalle, guida gli uomini e i viandanti, che difende dai pericoli del cammino, e guida i morti alle dimore dei Padri. Altra divinit interessante Tvastr, lartefice divino, abile fabbro che ha foggiato larma, il vajra, il fulmine di Indra, e le coppe in cui bevono gli di. E anche detto padre universale e presiede alla creazione, poich foggia il feto nellutero materno. Uno degli dei pi importanti per Agni a cui sono dedicati pi di duecento inni. Agni il fuoco in tutte le sue forme;in cielo, in terra, ma anche nel focolare del rituale domestico e nei tre fuochi delle cerimonie sacrificali solenni. Ad Agni si offriva il burro e a lui i devoti affidavano i sacrifici agli altri dei. Poich il sacrificio propiziava gli di e purificava, Agni ne assume le funzioni per cui purifica il sacrificatore e gli rende favorevoli le divinit. Sacerdote degli di e dio dei sacerdoti, Agni, ospite nelle case degli uomini, nel focolare, veglia sui devoti e li protegge e d loro benessere e li salva dai pericoli e dai demoni che si manifestano nel buio. Egli dimora nel legno e infatti tema preferito dei poeti la sua nascita che avviene sfregando i due pezzi di legno. Dimora di Agni sono anche le acque sia celesti, sia terrestri ossia il lampo che squarcia le nubi datrici di pioggia e scende sotto forma di fulmine. Altra divinit importante Soma a cui dedicato un intero libro, il IX, che contiene 114 inni. E la bevanda degli di, che d loro forza e coraggio e con la quale concedono ai devoti ci che essi richiedono. Il credere che essa avesse un potere fece si che il soma fosse sentito come un potere divino e, di conseguenza, ebbe un posto importante nel pantheon e fu personificato. Fu ritenuta la bevanda dellimmortalit degli uomini e degli di, una medicina capace di liberare da ogni malattia sia fisica sia morale e capace di concedere saggezza e coraggio. Il Soma quindi sentito come un eroe vittorioso, che conquista per i suoi devoti vacche, oro e benessere ma anche colui che sostiene lordine del creato. Nel periodo post-vedico Soma fu assimilato alla Luna, probabilmente per il suo colore bianco. In effetti si trattava di una bevanda, che aveva potere inebriante, che veniva ricavata da una pianta. Un posto inferiore invece hanno nel pantheon vedico le divinit femminili. Oltre a Sarasvat, le uniche di rilievo sono Usas, lAurora, e Vc, la Parola personificata. Le spose degli di sono pi figure mitologiche che divinit. Da tutto ci evidente che gli di sono numerosi, di diversa importanza e di varia epoca, e che, accanto alle vere e proprie divinit oggetto di culto ve ne erano altre pi legate al rituale. Accanto a di e personaggi mitici benevoli, vi per anche una moltitudine di dmoni e spiriti malvagi che sono ostili e danneggiano gli uomini. Tra questi sono gli Asura, antagonisti degli di e nemici degli uomini. Anche il termine Dsa (o Dasyu), che designava inizialmente la popolazione aborigena, probabilmente fu in seguito esteso agli di da loro adorati e quindi demonizzati in quanto anchessi avversari degli invasori. Ma i dmoni che pi di tutto danno fastidio agli uomini sono i Rakshasa, detti anche Yatu, stregoni persecutori. Essi hanno il potere di assumere differenti forme, o di animale o di uccello, spesso di malaugurio, come il gufo o lavvoltoio, o forma umana, ma anormale. Insidiano le case di notte, stanno in agguato nelle stalle, sinsinuano nei corpi e ne divorano la carne, bevono il sangue e, nel caso degli uomini, confondono la parola e li fanno impazzire. Frequentano i luoghi di sacrificio e mettono in pericolo la liturgia, i matrimoni e i parti. Per difendersi da questi dmoni, gli uomini contano sullaiuto degli di, soprattutto Agni, o sulla contro-magia. Il culto degli di, in genere benevoli, aveva lo scopo di propiziarli. Le offerte erano accompagnate da recite e canti e miravano a placarli o averne favori. Le forme di culto e le varie tipologie di rituale sono descritte nei Brhmaa, o nei manuali Shrautastra e Ghyastra, che descrivono i riti solenni, il primo, i riti domestici, ossia effettuati dal capo di casa, il secondo. Il culto non prevedeva n templi n luoghi consacrati che fossero permanenti. Quando si doveva celebrare un sacrificio, si sceglieva un luogo, lo si preparava e sinvitavano gli di; finito il sacrificio, gli di andavano via per cui il luogo non era pi sacro. Probabilmente questuso del tempo nomadico, quando cio il popolo pregava i propri di nel luogo in cui si accampava. Un altro elemento che sembra

derivare da una tradizione antica il fatto che i sacrifici e le offerte erano individuali, fatti dal singolo, non gi dal clan o dalla trib o da gruppi. Per fare il sacrificio come si deve, si ricorreva allaiuto del sacerdote esperto nel rituale, che conosceva le convocazioni e gli inni appropriati alle varie circostanze o ne sapeva comporre di nuovi. I re o i personaggi importanti avevano un consigliere sacerdote, un purohita, una specie di cappellano privato che spesso era tale a vita ed esercitava molta influenza sul suo padrone. Nei grandi sacrifici o sacrifici solenni intervenivano invece numerosi sacerdoti, tra cui i pi importanti erano lo hotr, che recitava gli inni, ladhvaryu che era il vero e proprio officiante, recitava le preghiere, si prendeva cura del fuoco, purificava gli utensili, offriva lofferta, stendeva lerba sacra, kua, dove venivano a sedere gli di. Altra figura importante era ludgatar, il sacerdote cantore che aveva il compito di accompagnare la cerimonia con inni cantati. Ma, pi tardi, nel rituale sintrodusse divenendo il pi importante dei sacerdoti, il Brahman, un sacerdote che, esperto di tutti e tre i Veda, sorvegliava lintera funzione e interveniva per rimediare o correggere errori o omissioni. Per riti privati, laltare era il fuoco o focolare della casa e lofficiante era il capo della famiglia e il rituale era molto semplice. Nei riti solenni, offerti dai sovrani o dai ricchi, il rituale era invece molto elaborato e richiedeva tre fuochi. Di essi, uno veniva acceso dal fuoco del focolare e si chiamava fuoco domestico; il secondo era il fuoco del sacrificio, al quale si consegnavano le offerte ed era rivolto verso est; il terzo, rivolto a sud, serviva per tenere lontani gli spiriti maligni e le cattive influenze. I sacrifici si compivano nel periodo della luna nuova, della luna piena e allinizio delle tre stagioni dellanno e venivano offerte varie specie di cibo, come latte, burro, farina, grano, focacce, e di animali domestici, come vacche, pecore e capre. Esisteva anche il sacrificio del cavallo riservato per a occasioni importanti e solenni. Talvolta gli animali, per difetti fisici, non erano adatti al sacrificio. Lanimale veniva ucciso per strangolamento o soffocamento, senza spargere sangue e, durante lesecuzione, il sacerdote e i devoti voltavano le spalle alla vittima. La parte migliore, spesso il cuore, veniva offerto agli di, le altre parti venivano mangiate dal sacerdote e dai devoti, il sangue e le interiora erano lasciate ai dmoni. Lofferta del soma era il sacrificio pi importante del rituale vedico. Probabilmente molto antico, esso era riservato ai ricchi, Non vi era una stagione stabilita, e numerosi erano gli di ai quali la libagione era rivolta, ma principalmente era riservata a Indra. La preparazione richiedeva numerosi sacerdoti e parecchi giorni. Essa era preceduta da una serie di disposizioni che variavano a seconda della solennit delloccasione, fra cui vi erano il digiuno, lastinenza sessuale, dormire sul suolo, fare il bagno, rivestire abiti nuovi. Il giorno fissato, la cerimonia veniva iniziata di buon mattino con offerte di focaccia e libagioni di latte; seguiva luccisione di undici capri e veniva spremuto il soma dai gambi della pianta; il liquido veniva poi filtrato e mescolato con latte e miele e lasciato decantare finch non veniva bevuto e offerto agli di, mentre i sacerdoti intonavano i loro canti. La cerimonia si ripeteva a mezzogiorno e alla sera. Alla fine della cerimonia, era obbligatorio un altro bagno. Gli effetti del sacrificio erano semplici. Gli uomini chiedevano agli di protezione, salute, benessere, figli, vacche e pensavano agli di, simili ai ricchi e ai potenti, che agissero spinti dagli stessi motivi. Pensavano di conseguenza che anchessi gioissero nel ricevere i doni offerti, i cibi, le bevande, le lodi e i canti e che, a somiglianza dei potenti, ricambiassero i beni avuti in offerta. Le offerte e i doni fatti agli di sono perci accompagnati da richieste di doni e di favori. Al tempo stesso, vi anche la credenza che i riti abbiano la potenza di deviare i mali che minacciano luomo. Oltre ai sacrifici di offerte, vi erano quelli espiatori, che fin dal tempo miravano alla purificazione, erano cio usati per rimuovere un male, immaginato come una sostanza invisibile e contagiosa che aderisce alla persona: cos era intesa la malattia, una contaminazione rituale, lira degli di. A questi mali si pone rimedio con luso dellacqua, del fuoco o altro. In altri casi, il male, la malattia o la colpa trasferita per virt magica su un nemico o su un animale. I mali vengono attribuiti a una divinit che stata offesa dagli uomini e che perci scaglia la sua ira. Malattie e sofferenze fisiche sono perci opera di dmoni o di una sostanza malefica che penetra nelluomo e lo prostra. Ci induce alluso di formule e incantesimi per espellere i mali. Accanto a questi che hanno un carattere difensivo, vi sono quelli che hanno un carattere offensivo, sono cio riti o incantesimi che servono a infliggere male o danneggiare un nemico o un rivale. Tutta questa parte del rituale trova posto nellAtharvaveda che, proprio per questo carattere magico, non fu per lungo tempo considerato a livello degli altri tre Veda. Brhmana Con periodo Paleovedico si intende oggi quel periodo che va dal 1300 al 1000 a. C., mentre il periodo Tardovedico (o Neovedico) si colloca tra il 1000 e il VI sec a.C. , corrispondente alla nascita di Buddha.

Cos come per i periodi precedenti, anche qui le fonti storiche sono quasi inesistenti; tutto quello che sappiamo ci rivelato da fonti religiose brahmaniche e con precisione dai testi vedici di esegesi, ovvero i Brhmana e le Upanisad. Per comprendere appieno il periodo Tardovedico, occorre prendere in considerazione gli ultimi inni del Rgveda, le formule dello Yajurveda e dellAtharvaveda, i quali mostrano gli Arii nella fertile pianura del Gange e i Kaurava nella regione a nord di Delhi; questultimi entrando in contatto con la popolazione Pacla del sud-est formeranno con i loro territori il centro politico e religioso dellIndia, il Madhyadea o Paese centrale. La societ vedica era sotto continua minaccia a causa delle rivalit tra gli invasori Arii e le popolazioni autoctone, ma il vero nemico che viene citato nei Brhmana la fame. Si svilupp quel particolare sistema sociale caratterizzato dalle caste, messo in evidenza dai testi che esaltano le differenze tra ricco e povero, chi nutre e chi nutrito e cos via. Al vertice di questo sistema vi era la casta dei brahmani (sacerdoti) che rivendicavano la propria supremazia nella vita religiosa, seguiti dai katriya (guerrieri), i vaiya (contadini) ed infine i dra (servi della gleba, non sono cio schiavi e posseggono beni, ma dipendono comunque dai signori). Le prime tre caste potevano ascoltare i Veda ed erano considerate nate due volte,mentre la quarta casta era formata da non Arii o Arii declassati. Al di sotto della struttura della casta ci sono i dasa cio gli schiavi e accanto a questi quelli che svolgevano i lavori pi umili o impuri come il macellaio o il boia; poi i paria, gli intoccabili, figli di Hari appellativo dato da Gandhi, che vivevano isolati in quartieri propri e le altre caste dovevano guardarsi dal venire in contatto con essi. Si costituiranno nel corso dei secoli numerose altre caste. Oggi in India si contano pi di 4000 caste. E, accanto a questi cambiamenti sociali, troviamo altre trasformazioni che testimonieranno il fermento religioso e spirituale che vedr nascere le prime concezioni filosofiche. La pratica sacrificale si arricch ben presto dell elemento magico che conflu nellAtharvaveda. Luomo era portato a vedere nel mondo un processo di causa ed effetti: ci che accadeva era leffetto di potenze (la causa) ultraterrene. Questa convinzione permise alluomo di spiegarsi tutto ci che accadeva, ma implic anche che egli si sforzasse con preghiere, esorcismi, offerte e sacrifici, di dirigere la volont di queste potenze. Ora, sia i Veda sia i sistemi filosofici sembrano concordare sullesistenza di una logica che si rivela nella natura, nelletica e nel culto. Nel mondo vedico questa lo rta che induce le potenze dellesistenza a una armonica cooperazione e mantiene lordinamento morale e rituale. Cos, lo rta appare come una potenza impersonale, come un essere fornito di caratteri personali, addirittura in alcuni inni celebrato come supremo principio cosmico da cui anche le divinit dipendono. Dunque, appaiono nel Rgveda le due concezioni che contraddistingueranno e opporranno le correnti di pensiero posteriori, ossia da un lato quella che il mondo sia retto da una legge impersonale cui obbediscono le stesse divinit (Buddismo, Giainismo, Mimms, Smkhya classico), dallaltro quella che unentit personale governa il divenire cosmico mediante una legge da lui emanata. Non esisteva una distinzione tra spirito e materia, tra animato e inanimato. Tutto ci che era sentito influire sulluomo, le sue stesse facolt, le passioni, le stagioni, le cerimonie sacrificali, la vita e la morte erano considerate concretamente come realt a s stanti. Tutto era concepito come sostanza concretamente esistente anche ci che era astratto. Le sole categorie applicabili e applicate alla realt furono le categorie di grossolano, ossia visibile, e sottile, ossia non percepibile ai sensi; e questa fu lunica distinzione accettata anche per luomo che era concepito come un essere costituito di questa molteplicit di sostanze viventi e penetrato, finch vive, dalle manifestazioni parziali delle divinit (sole, fuoco etc.) Alla sua morte esse lo abbandonavano per ricongiungersi alla propria forma originaria. Rimaneva per lessenza propria del morto, una copia della sua forma corporea, costituita di materia sottile, quasi unombra che, dal momento che non esiste una sostanza completamente inanimata, doveva essere capace di sentire, agire, volere e pensare. Questessenza del morto poteva aggirarsi nel mondo in qualit di spettro o, grazie a appositi sacrifici, poteva entrare nel mondo celeste. Tutto ci trova sviluppo nei Brahmana, trattati liturgici che sistematizzano la dottrina sacrificale, fornendo una descrizione minuziosa dei riti illustrandone limportanza , il simbolismo, il premio celeste per la corretta esecuzione dei riti e le conseguenze invece per lerrata esecuzione. Ai Brahmana seguono gli Aranyaka o testi silvestri che si recitano nelle foreste per la pericolosit dei riti in essi contenuti. In questa fase il sacrificio assume un valore importante e il do ut des diventa caratteristico del rito. Adesso il sacrificio appare importante perch diventa un mezzo attraverso cui si costringe la divinit a realizzare il desiderio di chi con esattezza sapesse compiere il rito. Si tenta una classificazione delluomo e delle parti che lo compongono e si usano i termini rpa (forma) e nma (nome psiche) per indicare il visibile e l invisibile, ci che non si pu percepire con i sensi. Le 5 componenti immortali delluomo,

che sono considerati divinit, che condizionano il processo vitale fino a che restano uniti al corpo sono:pensiero (manas), parola, respiro (prna, potere vitale), vista e udito; mentre, le 5 parti mortali sono: capelli, pelle, carne, ossa e midollo, e sono considerati mortali perch non rimangono col corpo alla morte ma ritornano alle loro forme originarie (luna, fuoco, vento, sole, punti cardinali) per tornare a ricomporre la forma di chi resusciter nel mondo celeste. Ma lidea del mondo celeste and trasformandosi, perch andava facendosi strada lidea che le opere pie potessero esaurire il loro effetto e che fosse possibile morire pure nellaldil. Ben presto, per, dalle molteplici entit si pass a cercare ununica causa originaria del mondo. Tra le varie speculazioni, interessanti sono quelle che ascrivono la genesi a un principio unitario, riconducendo quindi la molteplicit a ununit iniziale e anticipando la dottrina upanisadica dellUno - tutto. Nel Veda dunque accanto alla concezione pluralistica del mondo fa la sua comparsa quella monistica che individua lunit al di l della molteplicit. Dunque nei Brhmana si trovano 2 dottrine: da una parte, una dottrina pluralistica, che ammette una pluralit di sostanze o potenze dellesistenza, che si sostengono a vicenda, e afferma che lazione combinata di 2 oggetti produce qualcosa; e dallaltra parte, una dottrina monistica , che sostiene unorigine unica. Upanisad (700-550 a.C.) Le Upanisad sono i primi testi filosofici dellIndia, un insieme di discussioni e di intuizioni che toccano vari problemi, come quelli dellessenza ultima della realt, dellanima, del cosmo e del destino dellanima dopo la morte. Furono inseriti come ultima parte nella letteratura vedica e sono definiti Vednta Fine, scopo, parte conclusiva del Veda. Il numero delle Upanisad notevole, ma veramente importanti sono 13. Nellambito di queste 13 si suole distinguere una fase antica, una media e una recente. Tra le dottrine pi importanti vi quella che fa rinascere luomo sulla terra sotto una nuova forma dipendente dalle azioni (karman) compiute nella vita precedente. Laffermarsi della dottrina del ciclo delle rinascite (samsara) regolato dalla legge del karman implic che cadesse la vecchia concezione che voleva che il defunto sopravvivesse dopo la morte nella stessa forma corporea avuta in vita e ora si ammetteva che vi doveva essere una parte immortale, un quid, capace di assumere una nuova forma desistenza. Per luomo, con laffermarsi della dottrina del karman, ogni rinascita non mai la prima, ma sempre condizionata dallesistenza precedente. Riguardo al cosmo vi era una duplice possibilit: da una parte che il mondo fosse eterno e immortale nonostante la mutevolezza dei suoi stati, e dallaltra che fosse soggetto perennemente a nascita e sparizione. I seguaci della 1 teoria rigettarono tutti i miti cosmogonici, quelli della 2 teoria poterono accettarli tutti, interpretandoli come lincessante ripetersi della creazione cosmica e portando alla credenza di una pluralit di mondi. Inoltre, le Upanisad affrontano il problema dell Uno, origine e fondamento della molteplicit. I pensatori upanisadici cercarono di chiarire e precisare quel quid da cui tutto era diffuso e che era la forza agente nel tutto. Essi lo designarono col nome di brahman, originariamente il sacerdote e la formula e quindi la potenza sacra, ci che d forza e sostiene il sacrificio, ma che anche, con il nome di tman, linteriorit pi profonda dellindividuo. Furono varie le teorie che cercarono di definire il brahman. Per alcuni era il dio agente (purusha) che sta nel sole, nella luce, ecc.; altri lo intesero come spazio (akaa) o come soffio vitale (prna) che invade tutto. Fra le pi interessanti vi la dottrina di Uddlaka runi che spiega al figlio che alla base di tutto ci che esiste sta una realt ultima, unit originaria di spirito e materia: tutta la molteplicit non altro che una trasformazione di questo elemento fondamentale, lEssere (Sat). Dallunico essere iniziale, si sprigion lardore, dallardore lacqua e dallacqua il nutrimento. In questi 3 elementi primordiali, penetr lEssere e dispieg nomi e forme: il sole, il fuoco, la luna e tutto ci che esiste non sono altro che la miscela di questi elementi primordiali. Questo vale anche per luomo in quanto gli elementi primordiali si trovano in lui in forma grossolana, media e sottile. In questo modo ogni cosa ha la sua unica e ultima radice nellEssere. Questo essere ultimo ltman, lessenza intima dogni essere. Affine a quella di Uddlaka la dottrina di Yajavalkya: la realt ultima qualcosa deterno e immortale definita talvolta come conoscenza; esso non soltanto il nucleo intimo di ogni essere, ma anche lorigine prima dogni cosa e si manifesta sotto forma di elementi, di organi di senso, di pensiero, ecc.: lessere individuale non altro che tman e la conoscenza ci che lo rappresenta nella sua forma pi pura. Luomo, mentre nello stato di veglia si sente unito alle forme pi grossolane dellassoluto, nel sonno profondo si libera da tutte le manifestazioni delltman e, infine, si identifica con Esso. Ma, quando luomo si risveglia dal sonno, ritorna a riunirsi con quegli elementi di cui si era liberato dormendo. Anche con la morte lintimo s delluomo si riunisce al S eterno, ma per colui che soggetto al samsra cio alla rinascita

ununione passeggera, poich la potenza dellazione (karman) lo trascina nuovamente nellesistenza finita e corporea. Invece colui nel quale spento ogni desiderio, gi brahman in questa vita: alla morte lascer il suo corpo e la sua parte immortale sar soltanto brahman, pura luce. Nella Taittirya Upanisad, si spiega che tutto ci che animato e inanimato proviene dal brahman o dall tman attraverso un processo di condensazione o di limitazione: dalltman sorto lo spazio, dallo spazio il vento, fino alluomo, ma luomo contiene in s l tman come suo nucleo interiore. In altre Upanisad si mantiene il pluralismo vedico collegato per alla dottrina del Brahman essenza universale unica e reale. Quindi, il brahman il fondamento di tutto ci che esiste e la totalit degli esseri viventi scaturita da lui; ma gli esseri viventi hanno unautonomia, sono individui capaci di conoscenza, attivi ed eterni in quanto promanati dal brahman. Nelle Upanisad del periodo medio la distinzione tra spirito e materia si fa pi sottile, tanto che si inizia a dubitare che gli elementi pi grossolani siano scaturiti dalltman. nella vetavtara Upanisad che si insiste sulla distinzione tra ci che materiale e ci che spirituale. Qui, viene esposta la concezione dei 3 guna, filo, qualit o propriet inerenti a una cosa, perch le qualit venivano considerate come cose di materia sottile aderenti a qualche cosa, ed erano sostanze non solo gli elementi materiali come il fuoco o lacqua, ma anche le passioni, le azioni, ecc. Ma col tempo, queste concezioni daranno origine a una teoria filosofica: la natura, materia primordiale prakriti composta di 3 elementi, cio il bianco (sattva bont, chiarezza), il rosso (rajas polvere, passione) e il nero (tamas oscurit, tenebre). Tutto ci che luce e bene viene considerato come effetto del sattva; tutto ci che oscurit, apatia viene considerato come effetto del tamas; tutto quello che in movimento viene considerato come effetto del rajas. In queste Upanisad del periodo medio si sviluppano anche le dottrine degli elementi cosmici e delle facolt sensoriali. La Chndogya Upanisad (periodo antico) parlava gi di 3 elementi (fuoco, acqua e terra), che ora diventano 5. La Prana Upanisad distingue elementi grossolani e percettibili e materie elementari (tanmatra) sottilissime in essi contenuti. In esse, inoltre, si va precisando che ltman ci che specifico e caratteristico dellessere individuale. In conclusione, in queste Upanisad si form una dottrina che ammetteva che lessere unico e universale appare nel cosmo sotto duplice forma: la 1 la coscienza che costituisce il nucleo di ogni essere individuale; la 2 la natura in continuo movimento come sostanza-forza da cui si formata tutta la realt. Il processo cosmico dovuto al congiungersi delle 2 forme dellUno-tutto: la liberazione sta nel superare lidea che questunione sia necessaria. Nelle Upanisad pi antiche il brahman considerato ora come un Assoluto impersonale, ora come un Essere personale e onnipotente. La Kaushtaki vede il brahman come il signore del mondo che fa compiere agli esseri buone e cattive azioni. Interessante la vetavtara Upanisad in cui appare il signore del mondo che regge le anime individuali e la natura, viene identificato con Rudra-iva. In essa usato il termine my (forza magica) e la natura definita come maya di iva: per mezzo di essa le creature vengono fatte prigioniere. Il mondo che emanato dalla my una modificazione di una parte dellessenza divina ad opera della potenza del dio. Di conseguenza, il dio personale, le anime individuali e il mondo materiale costituiscono il triplice Brahman. Questa trinit il Brahman supremo, trascendente, che tutto abbraccia e che presente in tutto il divenire. Il mutamento religioso implica una mutata valutazione dellesistenza. Nel periodo dei Brhmana, con lintrodursi dellidea di una seconda morte, lo stato di felicit dellaldil venne turbata, ma con i sacrifici si poteva sfuggire questo pericolo. LINDIA NEL VI SEC. a.C. Regni di Magadha e di Kosala Fin dai tempi delle culture dellIndo la storia indiana fu una lunga serie di guerre e creazioni sociali, di conquiste, invasioni, lotte per il potere e persino di figure sovraumane. Solo dal VI secolo in poi comincia a farsi luce sulla storia dellIndia. La scena politica dellIndia del VI caratterizzata da una serie di piccoli principati e di repubbliche aristocratiche. Fra le repubbliche aristocratiche ricordiamo gli kya, i Vrji, i Malla, i Videha e i Licchavi. Molte di queste repubbliche furono distrutte in seguito al sorgere dei regni di Magadha e di Kosala, durante i quali si istaureranno due monarchie assolute. Il regno di Magadha (odierno Bihar) si afferm grazie al sovrano Bimbisra (540-490), ricordato ed esaltato come protettore del Buddhismo ed amico di Buddha. Il suo regno divenne il pi potente del tempo; cur lamministrazione, costru strade e ebbe molta attenzione per la realizzazione di opere pubbliche. Nuova capitale del regno fu Rjagrha , circondata da montagne ricche di giacimento di ferro. A Bimbisra successe il figlio Ajtastru che sal al

trono si dice uccidendo il padre,facendolo morire di stenti chiuso in una segreta, per avidit di potere; il suo regno fu caratterizzato dalle grandi conquiste, ma ben presto fu contrastato dallo zio Prasenajit , sovrano di Kosala, che lo cattur ma lo lasci in seguito libero. Prasenajit fu, a sua volta, detronizzato dal figlio Virdhaka, che marci contro una trib del nord, gli kya, celebre perch l nacque Buddha, che era composta da famiglie aristocratiche di alta nobilt. Egli li sconfisse ampliando il suo regno fino all Himlaya. Il motivo della sua ostilit si collega ad un episodio della vita di Prasenajit cui era stata promessa come sposa una fanciulla di questa stirpe. Gli fu mandata invece con linganno una fanciulla bellissima ma illegittima, da cui nacque Virdhaka. Questi, venuto a conoscenza della sua origine, si sarebbe vendicato distruggendo la stirpe degli kya. Nel corso del VI sec. a.C. si hanno i primi contatti con il mondo occidentale. Nel 518 a.C. Scilace di Cariando, inviato da Dario I, discese il fiume Indo partendo da Caspatico e dopo 30 mesi raggiunse il Sindh. Iniziano cos rapporti tra India e Occidente. Questo episodio comport lintroduzione della scrittura in India. Un adattamento indiano della kharosth fu la scrittura brahm da cui deriva la scrittura devanagar, grafia in cui scritto il sanscrito e che oggi la grafia in cui scritta la hind , la lingua nazionale dellIndia moderna. Ma anche in questo periodo che si affermano il Buddhismo e il Giainismo (Jainismo). Il Buddhismo Il Buddhismo trae il suo nome dal suo predicatore, il Buddha, l Illuminato. Appartenente alla stirpe degli kya, Siddhrtha , o Gautama Buddha, colui che ha realizzato il suo scopo, nacque intorno alla met del VI sec (visse tra il 563 e il 480 a.C.) in un villaggio ai piedi del Himlaya, e crebbe nel lusso. Molto presto i suoi pensieri si rivolsero verso la caducit dellessere, e la leggenda ci tramanda questa crisi narrando di quattro viaggi simbolici in cui il Buddha incontra un vecchio, un malato, una salma in decomposizione e un asceta. Successivamente abbandon la famiglia per condurre una vita spirituale, ricercando una risposta al problema del dolore che vedeva radicato nella vita. Mentre soggiornava nel villaggio di Uruvilva dopo 7 anni intu la verit. Convinto della dottrina della trasmigrazione, comprese che gioie e dolori non dipendono dal caso ma dal valore morale degli atti delluomo nella vita precedente. Cos, dopo aver considerato la natura del dolore, intu come potesse attuarsi la cessazione del dolore: aveva raggiunto il risveglio (bodhi) ed era divenuto il risvegliato (buddha). A Benares, pronunci il suo primo sermone, noto come predica di Benares, che contiene lessenza della sua dottrina o dharma. Cos inizi a diffonderla, fondando al tempo stesso il samgha, comunit dei monaci, e cos il samgha, il Buddha stesso e la sua dottrina (dharma) sono considerati i 3 gioielli del Buddhismo. Egli mor intorno al 480 a.C. Ben presto la leggenda, trasform il saggio in un eroe, figlio del re uddhodana, che avrebbe sposato Gop o Yaodhar che gli avrebbe dato un figlio. Dopo una vita agiata, stette lontano dalla vita reale per ordine del padre che voleva prevenire una profezia secondo la quale Buddha sarebbe divenuto un asceta per salvare gli uomini:durante una passeggiata, vari incontri con un malato, un vecchio, un cadavere in decomposizione e un asceta e la scoperta dellesistenza del dolore, lo avrebbero indotto a riflettere sui dolori della vita. Ma ben presto, cap che era una via errata e una notte comprese la verit, intuendo le 4 nobili verit sul dolore, sulla sua origine, sulla sua soppressione. Da questo momento divenne Buddha, un risvegliato, un illuminato, e anche se Mara, che impersona il male, lo tentasse a entrare subito nel nirvna, volle rivelare la dottrina agli uomini. La dottrina del Buddha, definita come la Dottrina delle quattro Verit e dellottuplice sentiero , si pu sintetizzare cos: 1. tutto dolore; 2. lorigine del dolore il desiderio; 3. c un termine al dolore: occorre sradicare il desiderio; 4. c un cammino costituito da 8 regole etiche che porta al nirvan; Punto di partenza della dottrina il dolore (duhkha) che emerge come tratto caratteristico dellesistenza. Anche le gioie e i piaceri hanno in s dolore, perch non sono duraturi, ma destinati a svanire. La morte stessa, inizio di una nuova vita, causa di pena, perch il nuovo stato che si ottiene con la rinascita incerto. Cos, gli esseri umani passano dalluna allaltra delle 5 sorti possibili (infernale, animale, demoniaca, umana e divina), ma in nessuna di esse la vita libera dalla sofferenza, neppure in quella divina. Dunque, tutto sottoposto al mutamento e tutto transitorio, non c nulla di stabile e durevole. In realt, tutte le cose esistenti sono dovute ad aggregati (skandha) di fattori esistenziali o elementi, dharma, che sono le realt ultime. I dharma sono entit mutevoli, sorgono e si dissolvono subito dopo per dar posto a nuovi dharma a loro volta sostituiti da altri: essi sono dolorosi. Luomo costituito

non gi da una parte materiale e una spirituale, ma bens da 5 aggregati (skandha), uno fisico e 4 psichici, di dharma, che nascono e scompaiono in continuazione, cio: 1. rpaskandha, aggregato di tutto ci che ha una forma e che percepibile con i sensi; 2. vedanskandha, aggregato delle sensazioni che si originano dal contatto tra i 6 organi di senso e gli oggetti esterni; 3. samjskandha, aggregato delle percezioni e delle nozioni relative agli oggetti esterni; 4. samskraskandha, aggregato delle predisposizioni o impulsi (producono il karman), reazioni della volont di fronte agli oggetti e tutta la serie di atteggiamenti mentali conscie e inconscie; 5. vijnaskandha, aggregato della coscienza, che nasce dal contatto tra organi dei sensi e oggetti; quindi ci sono 6 tipi di coscienza (visuale, auditiva, olfattiva, gustativa, tattile e mentale); Gli ultimi 4 skandha si oppongono al primo , in quanto i dharma non sono materiali. Il pi importante il samskraskandha perch condiziona lattivit del processo vitale permettendo il raggrupparsi dei fattori dellesistenza. La durata dei dharma pu essere differente, sicch nessuno di questi aggregati pu essere considerato il Se stesso di un individuo, neppure la coscienza, che non n autonoma n indipendente da un altro. Di conseguenza, non c una sostanza spirituale immortale e duratura. Solo la velocit con cui si producono i processi spirituali e la continuit con cui si susseguono cimpediscono di notare il cambiamento e ci danno lidea di un io permanente che rimarrebbe identico dalla vita alla morte e che, dopo il disfacimento del corpo, trasmigrerebbe per continuare la sua esistenza in un altro corpo. Lio , in realt, un insieme di percezioni e sensazioni che si susseguono velocemente e che sono in continuo movimento. Di conseguenza, non esiste un io permanente ed eterno, che costituisce la personalit. Luomo, invece, interpreta erroneamente la realt e se stesso e crede di avere un io o tman, unessenza, una componente immortale e immutabile, al centro del proprio essere e per soddisfare questo io, egli desidera o rifiuta gli oggetti. Quindi, il Buddhismo, fin dallinizio, ha negato lesistenza di unanima immortale ed eterna che sia alla base dellindividuo e che, alla morte, lasci il corpo. Cos, rifiuta anche di riconoscere un principio universale ed eterno, un Dio, sia personale sia impersonale. Il Buddhismo considerato una filosofia pi che una religione perch mancano i concetti di anima e di dio. Il Buddhismo accetta la legge del karman (atto), che lascia una traccia capace di influenzare il destino di chi lo compie, poich il destino degli esseri determinato dallatto. Tutti gli atti sono retribuiti, alcuni in questa vita, altri nella successiva, e tutti i destini sono frutto degli atti ai quali non si pu sfuggire. Inoltre, alla base dellatto c qualcosa che assomiglia al libero arbitrio, cio luomo ha la libert di indirizzare verso il bene o verso il male le proprie scelte e proprio per questo libero arbitrio luomo lunica creatura che possa ottenere la liberazione. Ora, al momento della morte, gli skandha dellindividuo, ossia i fattori psico-fisici, si dissociano, ma, per effetto del karman accumulato, si determina un nuovo gruppo di skandha. Cos, le azioni di un individuo defunto producono la coscienza di una nuova creatura. La coscienza, che condizionata dalle predisposizioni (samskar) buone o cattive e dagli impulsi della volont, sarebbe il legame che unisce la personalit del defunto con quella del nuovo individuo, passando dal corpo in decomposizione in uno nuovo. Il nuovo essere che si viene a costituire non identico al precedente ma non nemmeno diverso da lui: il nuovo scaturisce dal precedente ed il continuatore della sua personalit. Molto discusso il modo in cui avviene il trapasso della coscienza da unesistenza a unaltra. Una teoria accolta da alcuni testi, ma rifiutata da molte scuole, ammette una creatura intermedia (antarbhava) che migra dal luogo della morte a quello della nuova nascita. Per altre scuole, invece, la coscienza del morente assumerebbe la forma dun gandharva (genio) penetrando dal defunto nella matrice. Comunque sia certo per il Buddhismo che la creatura defunta e la rinata non sono assolutamente identiche n assolutamente differenti. La nuova personalit proviene da quella del trapassato secondo la formula della concatenazione causale o del nesso (prattyasamutpda) che si ricollega alla 2 verit del Buddha. Inoltre, il comparire e lo scomparire di tutti i fenomeni dellesistenza regolato da un meccanismo di produzione dovuto a 12 cause (nidna): un individuo agisce sotto linflusso dellignoranza (avidy) e accumula delle predisposizioni (samskra), che producono karman che a sua volta d vita alla coscienza (vijna) che il nucleo dellindividualit futura; il nucleo della nuova individualit, gradualmente si sviluppa nel suo aspetto fisico (rpa) e psichico (nma); cos sviluppa i suoi 6 organi di senso (sadyatana: 5 organi esterni, e uno interno, il manas, cio la mente, che sovrasta sui primi 5 e ne coordina le funzioni) e, alla nascita, entra in contatto

(spara) con il mondo esterno che suscita le sensazioni (vedan) spiacevoli, piacevoli o neutre; da qui si origina il desiderio (trsn) per gli oggetti, e da questi si genera attaccamento (updna) alla vita che d avvio al divenire (bhava) karmico, in quanto il presupposto di una nuova nascita (jti) caratterizzata da vecchiaia, da malattia e da morte. I Buddhisti tesero a liberare luomo dalle sofferenze e per questo motivo dedicarono attenzione nel suggerire i mezzi per sopprimere lignoranza e attenuare le passioni affinch luomo potesse raggiungere lo stato di quiete dello spirito, cio il nirvana. Di conseguenza, la via indicata dal Buddhismo una disciplina morale volta ad astenersi da ogni cattivo pensiero o azione commessa con la parola o con il corpo, cio una via etica che riassunta in 5 precetti validi per i monaci e per i laici: NON UCCIDERE, NN RUBARE,ESSERE CASTI,ASTENERSI DALLE PAROLE CATTIVE O MENZOGNERE, ASTENERSI DALLE BEVANDE INEBRIANTI. E impossibile giungere alla salvezza se non si perfezionata la morale: attraverso la progressiva eliminazione dei dharma negativi e laumento di quelli positivi si giunge ad una perfezione sempre maggiore finch avviene la soppressione delle passioni che conducono alla rinascita. Inoltre, il percorso per raggiungere la salvezza indicato come ottuplice sentiero perch comprende 8 mezzi: 1) retta fede: consiste nel credere nelle 4 Verit insegnate dal Buddhismo, liberando la mente da false credenze ( esistenza del dio che conduce allegoismo) 2) retta intenzione o retto proposito: la ferma intenzione di entrare nella via del distacco astenendosi dai desideri, dalle passioni, astio; 3) retta parola: il controllo della parola in modo tale da evitare la menzogna ma favorire la concordia; 4) retto agire: consiste nellastenersi da peccati materiali: lussuria, avarizia, atti violenti e furti, agendo con bont e pazienza, evitando di danneggiare gli altri; 5) retta vita: consiste nellesercitare mestieri e attivit compatibili con unesistenza onesta; 6) retto sforzo: consiste nel mantenere un comportamento volto a sviluppare ogni qualit buona; 7) retto pensiero: consiste nella capacit di affrontare le situazioni mantenendo il dominio di s; 8) retta meditazione: consiste in un esercizio mentale che porta al distacco da tutto ci che sensibile e allestinzione della coscienza; Raccomandata per giungere alla salvezza la meditazione (dhyna), perch attraverso di essa ci sinnalza da tutto ci che si riferisce alla terra e deve avvenire in luoghi e parchi tranquilli lontani dalla folla. Quando il saggio con un impegno continuo ha eliminato tutte le passioni, ha raggiunto la santit, la condizione di arhat, un liberato in vita. Larhat vive ancora sulla terra ma non dovr pi affrontare una nuova esistenza e, alla morte, raggiunge il nirvan. Il termine nirvan significa estinzione, e individua uno stato di quiete ininterrotta, in cui si annullano le passioni e non ha pi luogo la rinascita. La liberazione in vita definita nirvan con attributi, poich lindividuo conserva i 5 aggregati di fattori dellesistenza, e pur avendo estinto desideri e passioni, permangono in lui residui di sostrati acquisiti nelle precedenti esistenze che devono essere eliminati nella vita attuale; esso perci anche detto nirvan con substrato; alla morte, gli aggregati cessano e, essendo soppressi anche i sostrati, egli raggiunger il nirvan definitivo e per lui non ci sar pi rinascite. Lo stesso Buddha ottenne il parinirvna (il nirvan supremo) solo dopo la sua morte. Il Giainismo Il Giainismo la religione dei Giaina, seguaci del Jina, il vincitore, appellativo dato a Vardhamna o Mahvra, che, nel VI sec. a.C. fu il predicatore di una dottrina che vuole fornire una via per il superamento del ciclo delle esistenze (samsra) regolato dalla legge del karman, dellazione. Vardhamna non sarebbe stato il fondatore della dottrina, ma il riformatore di una corrente o di una setta religiosa. Trentenne, dopo la perdita dei suoi genitori abbandona la moglie e la figlia per dedicarsi alla vita ascetica e cercare nella meditazione e nella mortificazione corporale la rivelazione liberatrice. Per i Giaina, la dottrina eterna e immutabile. Ma col passare del tempo pu essere soggetta a decadimento o a fraintendimento e per ripristinarla intervengono nel mondo i trtamkara, i costruttori del guado, che consentono di attraversare loceano delle rinascite. Dei 24 trtamkara menzionati dalla tradizione, solo gli ultimi 2, cio Parva e Vardhamna Mahvra , sono personaggi storici.

Parva fond una comunit di monaci e laici, i nirgrantha, gli svincolati dal mondo , che osservano 4 voti: non nuocere, non mentire, non rubare e non possedere ( poi si aggiunge la castit). Vardhamna Mahvra percep il senso di provvisoriet che implicava la dottrina delle rinascite (samsra) regolate dal karman, anche se dava una spiegazione del bene e del male del mondo e una speranza ai diseredati e agli oppressi di migliorare la propria vita in unesistenza futura. Egli introdusse anche un 5 voto, quello della castit, e fu sostenitore dellahims, ossia dellinsegnamento della non violenza, affine alla day, di simpatia verso tutti gli esseri animati. La dottrina fu trasmessa dai suoi discepoli e sistemata, per iscritto, nel 300 a.C., lepoca di Bhadrabhu, figura di patriarca cui connesso lo scisma che ha interessato la comunit originaria che si scissa in 2 correnti, cio i Digambara, Vestiti daria, e gli vetmbara, Vestiti di bianco. I Digambara sarebbero i discendenti di una parte della comunit che, guidati da Bhadrabhu, in seguito a una carestia, si era recata a sud, nel Mysore. Ritornati in patria, essi avevano trovato che i Giaina del nord avevano abbandonato il costume della nudit, adottato da Mahvra, e li accusarono di essersi allontanati dalle regole da lui imposte. Al contrario, gli vetmbara criticano ai Digambara di seguire costumi non adatti allattuale epoca corrotta. Mentre i Digambara si attengono a un gruppo di 4 testi risalenti ai primi secoli d.C., gli vetmbara , nel 512 d.C., fissarono un canone, denominato Siddhnta, che comprende 45 testi. Per la dottrina giainica non esiste una divinit suprema, creatrice del mondo, e luniverso increato ed eterno. Ma pur ammettendo lesistenza di un creatore, non si comprenderebbe per quale motivo avrebbe creato luniverso: n per desiderio, perch tutti i suoi desideri dovrebbero essere soddisfatti, n per compassione, perch prima della creazione non esistevano n dolore n necessit di liberazione, n per gioco, perch dovremmo pensare il creatore come un fanciullo. Inoltre, nel mondo le creature sono soggette al dolore, allinfelicit e alla morte. Se il Creatore ha dato tutto ci per mettere alla prova la capacit di salvezza dei singoli, difficile vedere in lui un essere misericordioso e onnisciente. Se, invece, tutto ci causato dalle azioni compiute dalle creature stesse, la figura del dio non n indispensabile n autonoma. Quindi, i Giaina negano lesistenza di Dio in base ad un ragionamento logico e ritengono che il mondo abbia la ragione del suo divenire nel karman. Luniverso, raffigurato come un uomo o una donna in piedi, distinto in 3 parti, ma non vi parte dove non sia presente unanima che pu trovarsi negli esseri immobili (piante) e negli essere mobili. Tutte le anime sono sottoposte al ciclo delle esistenze, ma alcune sono abhavya, non destinate a salvarsi, altre bhavya, destinate a salvarsi, e poi vi sono i nigodha, specie di anime vegetali. La parte inferiore delluomo cosmico accoglie gli inferni, dove dannati e demoni pagano per le loro azioni, ma la loro una condizione transitoria. Nella parte centrale posto il Bharatavarsa: qui vivono gli uomini, ma soltanto in alcune regioni che sono soggette a continuo mutamento dei suoi abitanti passando da uno stadio di prosperit a quello di abiezione per ritornare nuovamente ad una fase ascendente che li riporter alla felicit e prosperit. Nella parte superiore si trovano gli dei, che sono anime che per le loro azioni compiute godono di felicit e possibilit sovrumane, ma la loro condizione non definitiva e sono soggetti alla legge del karman. Infine, al di sopra degli dei, vi sono i siddha, i perfetti, cio le anime che hanno raggiunto la perfezione perch hanno eliminato ogni contatto con la materia, ma essi staccati dalle vicende terrene, non possono essere oggetto di adorazione, ma solo di meditazione. Per i Giaina, tutto lesistente costituito da 6 classi di sostanze distinte in animate e inanimate, elementari ed eterne. Esse sono: spazio (ka), presupposti del movimento e della quiete (dharma e adharma), tempo (kla), materia (pudgala), anime o monadi spirituali (jva). Sono tutte incorporee, eccetto la materia, e tutte inanimate, eccetto le anime. Le anime sono infinite di numero, increate ed eterne sono dotate di qualit innate (visione, conoscenza,felicit, capacit di agire infinite) che a contatto con la materia si offuscano; la materia avvolge lanima costituendo il corpo fisico e come una sostanza sottile aderisce allanima creando cos il corpo karmico che deriva dallagire di ogni uomo e che accompagna lanima fino a quando non raggiunga la liberazione. Attraverso vari stati e con diversi mezzi lanima procede verso la liberazione attraverso un percorso di 14 gradini , in cui si libera via via dallerrore con pratiche ascetiche che vanno dalla mortificazione del corpo alla meditazione e al digiuno e talvolta al suicidio. Per quanto riguarda, invece, le rinunce e le mortificazioni corporali, sono tollerabili per i monaci, ma difficilmente sostenibili dai laici. I monaci sono sottoposti a 5 grandi voti (non nuocere, non mentire, non rubare, castit e rinuncia a ogni possesso) che osservano al momento delliniziazione; inoltre, devono possedere solo una veste, una ciotola per la raccolta

del cibo, un filtro per lacqua, una pezza per la bocca, un piumino per pulire il suolo davanti ai propri passi, cos da non calpestare qualche creatura, un bastone e un libro, simbolo del maestro. Il rispetto dellahims, ossia dellinsegnamento della non violenza, importante ed proibita ogni uccisione ingiustificata. Si impone il vegetarianesimo e dovrebbe essere vietato anche il sacrificio di vite inferiori come i vegetali (tranne per alcuni semi,i tuberi, aglio e cipolle sedi di anime), anche se si transige in certi casi perch servono a mantenere forme di vita superiore; sono proibiti anche gli alcolici perch la fermentazione comporta luccisione di molti esseri animati,e per lo stesso motivo viene evitata anche lattivit sessuale. Il monaco deve ritirarsi nei rifugi appositi durante la stagione delle piogge per non uccidere gli animaletti che in quei periodi sono numerosi; deve dedicare il suo tempo alla questua, allo studio, alla meditazione e ad altre attivit necessarie. Pu accettare cibo avanzato e acqua bollita senza chiederli e deve mangiare prima del tramonto del sole. Invece, per i laici losservanza dei 5 voti pi attenuata; la castit si intende nel senso di fedelt coniugale, e nel 2 e 3 voto rientrano anche la frode nel commercio e il non pagare le tasse, mentre il 5 voto implica il devolvere in opere religiose il denaro in eccesso. Per i laici esistono anche dei voti aggiuntivi che riguardano certe limitazioni nella scelta dei cibi, delle bevande, nelle attivit e nei mestieri. Lagricoltura soggetta a certe limitazioni, mentre sono esclusi la caccia, la pesca, lallevamento e il commercio di legname, armi e avorio, perch implicano luccisione di esseri viventi. Infine, lattivit di soldato accettata perch vista come rispetto del dovere. LINDIA DAL IV AL I SEC a.C. Gli Achemenidi Verso la met del IV millennio a.C. e nei secoli successivi le vicende politiche sono determinate in parte dallesterno. Cos, sotto Ciro II (559-529 a.C.) la Persia divenne un grande impero e la sua dinastia, quella degli Achemenidi, la pi potente del mondo. Ciro e i suoi successori hanno i loro grandi rivali in occidente, cio la Babilonia, la Lidia, lEgitto, terre che, una volta conquistate, costituiscono la grandezza della Persia, e lIndia si estendeva ai confini di questo mondo. Cos, lIndo divenne un fiume persiano e i confini dellimpero persiano passarono un po pi a est del fiume. I regni di Magadha e Kosala, nellIndia nord-orientale, non furono toccati da questa minaccia. In questo modo la Persia si sente coperta alle spalle e pronta a fronteggiare i suoi nemici in occidente. Sotto il regno di Serse, arcieri indiani combattono accanto ai Persiani nella spedizione contro la Grecia e sono compagni di sventura dei Persiani nella sconfitta di Platea (470 a.C.). Unultima volta le truppe indiane combatteranno a fianco dei Persiani nella battaglia di Gaugamela (331 a.C.), in cui Alessandro sconfigge Dario III e infligge allimpero persiano il colpo mortale. Come contributo dei Persiani achemenidi alla cultura indiana ricordiamo la scrittura kharosth, tracciata da destra a sinistra: questa scrittura derivava da quella aramaica, era in uso nellimpero persiano. I Nanda Le fonti storiche ci dicono poco sulle varie vicende che la penisola indiana dovette attraversare nel V sec a.C. e nel successivo. Pare che il baricentro della vita politica continuasse ad essere nella regione orientale della valle del Gange. Si narra che il figlio o il nipote del re Ajtaatru abbia trasferito la capitale nel regno di Magadha a Ptaliputra, citt strategicamente favorevole, posta sul Gange, rimanendo per pi di 700 anni il centro dei successivi imperi indiani. Al re Ajtaatru successero diversi sovrani, ma le cose cambiano con Mahpadma Nanda. Secondo il Visnu-Purna, la dinastia Nanda succede a quella dei iunga di Magadha. Mahpadma, il 1 dei Nanda, pare fosse figlio di una donna dra. Dopo di lui, regnarono i suoi 8 figli, fino a quando la dinastia fu abbattuta dai Maurya: la tradizione parla dei Navanandh, i 9 Nanda. Inoltre, diversi testi parlano degli immensi tesori dei Nanda, tesori che vennero sottratti ai popoli stranieri come preda di guerra e al proprio popolo sotto forma di tributi. Infine, il re Nanda doveva avere a sua disposizione un esercito formidabile: la loro conquista militare pi importante pare sia stata quella del paese di Kalinga, a sud di Magadha. La spedizione di Alessandro in India Nel 336 Alessandro III diviene re di Macedonia e poco dopo signore della Grecia, ma non ancora signore del mondo. Limpero persiano, il pi importante dellepoca, nemico della Grecia, viene sconfitto sul campo. Dopo la battaglia di Gaugamela, nel 331 a.C. il re persiano Dario III battuto e grandi centri persiani cadono nelle mani dei Greci. Ma allimpero di Alessandro manca ancora lIndia, la terra dei Cinque Fiumi, che era persiana e che quindi ora deve appartenergli.

Cos, nel 327 a.C. Alessandro si accinge a guidare una spedizione contro lIndia. La figura e il nome di Alessandro non hanno lasciato traccia in nessuna antica fonte indiana e comunque, per lIndia moderna Alessandro non fu il Grande: il suo unico merito consistette nellaver avviato rapporti commerciali fra la Grecia e lIndia o nellaver consolidato quelli gi esistenti. Nellestate del 327 a.C. Alessandro aveva esteso il suo dominio anche sullIran occidentale. Cos dalla Battriana (odierno Afghanistan) si mise in marcia: la spedizione era stata preparata attentamente. Una catena di citt di guarnigione assicurava i collegamenti con lOccidente: cos, sorgeranno nuove citt in India. Per, prima di poter passare lIndo e dirigersi verso Taxila, Alessandro deve affrontare una serie di nemici, cio le primitive stirpi montanare della valle dello Swt, che minacciano Alessandro sul fianco. Cos, il Macedone divide il suo esercito in 2 parti: la prima scende lungo il corso del Kbul e si afferma sulla sponda occidentale dellIndo; la seconda si dirige verso la valle dello Swt. Queste lotte culminano con lassedio della fortezza di Aornos, facendo cadere lultima fortezza delle stirpi montanare. Alessandro si dirige verso lIndo e lo attraversa con laiuto di un ponte di barche. Sullaltra riva il re di Taxila gli rende omaggio e lo accoglie con ricchi doni. Il suo vicino e rivale dOriente, il re Poro, si rifiuta di andare a Taxila. Cos, Poro attende lesercito di Alessandro, sulla riva orientale dellIdaspe. Finalmente, nel febbraio del 326 Alessandro varca lIndo, ma quando arriva sulle rive dellIdaspe era gi il mese di luglio. Il fiume era in piena per le piogge monsoniche. Lesercito schierato sullaltra sponda era in grado di impedire ogni tentativo di passaggio. Allora, Alessandro ricorse a unastuzia strategica. Di notte, sotto la pioggia, i Greci riescono a varcare lIdaspe: unisola che sorge al centro del fiume facilita limpresa. Cos, si giunge a una battaglia campale, in cui vince Alessandro grazie ad una superiorit tattica. Larma pi importante di Poro viene meno: fra i suoi elefanti scoppia il panico e molti dei suoi guerrieri vengono calpestati. Il re stesso, che procede sul dorso di un elefante, si sente intimare la resa da mbhi: egli preferisce la prigione alla morte in battaglia. Nonostante tutto, il re macedone, si mostr buono verso Poro, gli consent di continuare ad essere sovrano del suo regno, gli assegn anche altri territori; Poro doveva sottostare ad ununica condizione: riconoscere Alessandro come re supremo. Dopo la vittoria su Poro, Alessandro si dirige ancor pi verso oriente. Cos, lesercito raggiunge il fiume Bias, ma Alessandro vuole andare ancora oltre, vuole raggiungere lestremo oriente e quello meridionale della terra abitata. Inoltre, gli giunge notizia della valle del Gange e dellOceano Orientale e cos si rende conto di aver assoggettato solo i territori marginali della penisola indiana. Ma i suoi soldati sono stanchi e Alessandro lunico a voler proseguire. Cos, nel luglio del 325 Alessandro raggiunge il delta dellIndo e ricostruisce la citt portuale di Pattala. Tuttavia era riuscito a raggiungere un successo parziale e poteva iniziare il viaggio di ritorno: i territori occupati restavano sotto il dominio greco. Nel settembre o ottobre del 325 lesercito, sotto la guida di Alessandro, intraprese il viaggio di ritorno verso la Persia: dopo un bel po di tempo, nel febbraio del 324 raggiunse la Carmania. Nel maggio del 324 Alessandro raggiunge Susa, in Persia e nel giugno del 323 muore a Babilonia. I Maurya (320-185 a.C.) Lesempio di Alessandro Magno stato determinante nellaffermarsi del primo grande regno indiano, quello dei Maurya. Fondatore di questa dinastia fu, nel 320, Candragupta, che sal al potere abbattendo la dinastia Nanda e da Ptaliputra domin tutto il nord dellIndia, dal Pakistan al Bengala, e lAfghanistan, dove nel 305 assoggett i regni nord-occidentali che si erano formati in seguito alla spedizione di Alessandro Magno, vincendo contro Seleuco I Nicatore, il Vittorioso, che aveva deciso di raccogliere leredit di Alessandro Magno, ma che fu costretto alla pace, dando una figlia in sposa a Candragupta. Megastene giunse alla corte di Ptaliputra come ambasciatore di Seleuco e la sua relazione sullIndia resta la fonte pi importante sulle condizioni sociali e culturali del periodo Maurya. Egli vede gli Indiani con gli occhi di uno straniero e li suddivide secondo le occupazioni e i mestieri che pi lo colpiscono, distinguendo cos 7 gruppi professionali: il 1 gruppo quello dei filosofi, che eseguono i sacrifici privati e assumono compiti pubblici; il 2 gruppo quello dei contadini, che si occupano della coltivazione dei campi; il 3 gruppo quello dei pastori, che non abitano in una citt o in un villaggio ma vivono in tende; il 4 gruppo quello degli artigiani, che non solo sono esenti da ogni imposta, ma ricevono anche una determinata quantit di cereali dai grandi reali; il 5 gruppo quello dei guerrieri; il 6 gruppo quello dei sorveglianti, che spiano e osservano tutto ci che avviene in India, e fanno rapporto ai re; il 7 gruppo quello dei consiglieri e degli assistenti del re, che costituiscono le autorit civili, i tribunali e lamministrazione del regno. Ora, dalle citazioni greche di Megastene possiamo dedurre che lo stato Maurya era organizzato secondo un rigoroso centralismo: il re era considerato il supremo proprietario terriero e le spie, i guerrieri e i marinai sono al servizio

dello Stato. Megastene nomina anche 3 gruppi di funzionari: gli agoranomi, che sovrintendono ai lavori pubblici, come impianti di irrigazione e costruzione di strade; gli astinomi, gli impiegati cittadini, che controllano lartigianato, il commercio e il traffico con lestero, e incassano un decimo del prezzo di vendita; i funzionari delle forze armate, incaricati di provvedere alla flotta, ai carri, ai cavalli, ecc. La discussione intorno al problema di Megastene ebbe modo di riaccendersi in seguito al rinvenimento di un importante trattato politico, l Arthastra. Si tratta dellopera politica di Kautalya o Cnakya , il Kautalya Arthastra, la pi importante opera sullarte di governo dellantica India. Il sistema economico dellArthastra centralistico e dirigistico. Tutti i rami delleconomia devono servire gli interessi dello Stato e rafforzarne e accrescerne la potenza. Lacquisto di territorio pi apprezzato che lacquisto di ricchezze, poich lacquisto di territorio significa anche aumento di ricchezze, e inoltre importante considerato anche lo sfruttamento delle risorse minerarie e non solo a scopo di lucro. E proprio Kautalya riconosce lutilit militare delle singole imprese economiche: le risorse minerarie e il legname servono alla produzione di armi e carri da guerra; i pascoli sono utili per garantire una riserva di cavalli e cammelli da guerra; la costruzione di nuove strade provvede comode vie per la mobilitazione degli eserciti. Lesercito viene mantenuto con le entrate dello Stato e in questo trattato domina leconomia statale, che in mano al re e da lui controllata. Inoltre, sono menzionati sistemi filosofici come il Lokayata, il Smkhya, lo Yoga e i metodi per condurre avanti una discussione scientifica. Limpero di Candragupta sopravvisse alla sua morte e gli successe al trono suo figlio, Bindusra, che continua ad avere rapporti con Seleuco I Nicatore e alla corte del re indiano troviamo come ambasciatore greco Megastene che sostituito da Demaco. Il suo successore fu soka, che sembra che sia stato incoronato nel 268 a.C., quattro anni dopo aver assunto il potere. Secondo le fonti buddhiste, soka avrebbe intrapreso dopo uneclisse di sole un pellegrinaggio ai santuari buddhisti. Fra le eclissi di sole verificatesi durante la vita di soka, si pu prendere in considerazione solo quella del 4 maggio del 249 a.C. Egli fu il pi grande sovrano della dinastia, famoso sia per le sue campagne militari sia per la sua simpatia per il Buddhismo favorendo lespansione. Prima della sua ascesa al trono soka era stato vicer a Taxila, citt famosa che sorgeva nella parte nord-occidentale della penisola ed era importante per il commercio con lAsia anteriore e per le sue possibilit culturali. Qui sembra che soka abbia soffocato una rivolta della popolazione contro i funzionari di Bindusra. Per salire al trono, pare che soka abbia assassinato 6 dei suoi fratelli. Fra le iniziative benefiche di soka ricordiamo listituzione di case di asilo e fontane lungo le strade; provvide assistenza medica per gli uomini e per gli animali e dispose varie provvidenze a favore dei pellegrini e dei pellegrinaggi. Sembra che la sua conversione sia avvenuta in seguito ad una spedizione contro il regno di Kalinga che comport la distruzione di citt, lo sterminio e la deportazione di intere popolazioni. Alcuni hanno voluto vedere in soka il Costantino Indiano, che vide la religione come un mezzo per rafforzare il suo regno. Ma con la morte di soka limpero Maurya si sfascia e Samprati, suo successore, non seppe tenere in mano questo stato, diviso in 4 vicereami governati da vari funzionari e retto da un apparato amministrativo ampio e complesso. Comunque sia, il regno si smembr presto e nel 185 troviamo al trono del Magadha gli unga con Pusyamitra, salito al potere uccidendo lultimo discendente della dinastia Maurya. Pusyamitra considerato un accanito persecutore dei buddhisti, poich egli professava la vecchia religione brahmanica. Pusyamitra, come imperatore del mondo, non pare sia stato allaltezza degli imperatori Maurya: non riusc, infatti, a ristabilire il rigoroso centralismo dellimpero Maurya e non sappiamo che cosa sia accaduto durante il suo regno nella regione orientale di Magadha. Questa dinastia fu abbattuta nel 73 a.C. dai Kanva che regnarono fino al 28 a.C. Gli Indo-Greci Mentre crollava il regno dei Maurya ad opera di Pusyamitra, nelle zone occidentali avvenivano dei mutamenti. Alla morte di Alessandro Magno, Candragupta si era impadronito del Sindh annettendolo al suo regno fino a quando, nel 305 a.C., Seleuco Nicatore, tentando di riconquistare il territorio, perdette lAracosia, il Gandhara e la Gedrosia. Il regno indo-greco rimase confinato alla Battriana, ma la presenza dei Greci nellIndia era cos consolidata che soka fece indire un editto in greco e aramaico. In seguito alla caduta della dinastia Maurya, alcuni re indo-greci, in particolare Demetrio e Menandro, espansero i confini del regno oltre Kabul e rimasero sul territorio fino al I sec.a.C. Demetrio sal al trono della Battriana nel 190180 a.C. Grazie ai luogotenenti, Menandro e Apollodoto, che conquistarono Ptaliputra e il Katiawar, egli ricostru Tassila che divenne capitale del suo regno. La sua politica tese alla fusione del mondo greco e indiano, scontentando i Greci, e Eucratide invase la Battriana nel

168 suscitando una rivolta in cui Demetrio fu ucciso. Alla sua morte govern Menandro, che regn fino al 150. Gli aka (Saci) Il regno greco della Battriana croll intorno al 130 a.C. a causa di nomadi centro-asiatici. Questi Sciti, chiamati aka, dovettero dapprima di affermarsi sconfiggere nella Battriana i guerrieri parti. Sotto il re dei Parti, Mitridiate II, gli aka furono costretti a riconoscere la supremazia partica, ottenendo la possibilit di eleggere un loro proprio re. Nella I met del I sec a.C. gli aka invasero lIndia settentrionale. Il re degli aka, Maues o Moga, conquist vari territori della valle dellIndo. La loro invasione rovesci il dominio greco in India, che sopravvisse solo nella valle di Kabul. Il successore di Maues fu Azes, figlio di una sua sorella, dal momento che presso gli aka vigeva la successione per linea femminile; Azes cade nuovamente sotto la supremazia dei Parti, da cui Maues era riuscito a liberarsi. I re Kushn Dopo le invasioni dei Greci, degli aka e dei Parti, lIndia viene nuovamente invasa attraverso lAfghanistan. Nei primi decenni dopo la nascita di Cristo, pare che gli Ye-chi abbiano occupato vaste regioni della Battriana, e una delle 5 stirpi degli Ye-chi, i Kushn, sotto il capo Kadphises I, si impadronisce del potere, cercando di ampliare i suoi possedimenti con altre conquiste nellAfghanistan del sud e nelle regioni nord-occidentali della penisola indiana. Suo figlio, Kadphises II, assoggett i territori a est dellIndo, appartenenti agli aka. A lui successe Kaniska, che trasporta il centro dellimpero a Purusapura. Egli estende il suo dominio sul Kamr e sullIndia fino al Gange, mentre nellAsia centrale il suo potere si estende fino al Turkestan orientale. Nella letteratura buddhistica, Kanika appare come un secondo Aoka. Inoltre, mentre i pi antichi sovrani Kushn veneravano divinit iraniche, la situazione cambia con Kadphises II, le cui monete presentano ora un unico dio, cio lindiano iva (col tridente e il toro), imponendosi cos di nuovo la religione ind. Sviluppo artistico Per quanto riguarda la presenza greca in queste zone ebbe delle conseguenze dal punto di vista culturale. Infatti, la pi importante testimonianza dellincontro delle 2 culture fu lo sviluppo dell arte del Gandhra, in cui la sensibilit formale ellenistica si accoppia con la cultura religiosa indiana. Cos, le raffigurazioni iconografiche del Buddha nel Gandhra hanno le fattezze dellApollo greco, mentre gli stpa, cio i monumenti funerari indiani, si arricchiscono di elementi raffigurativi e architettonici propri dello stile ionico e corinzio. In questo periodo ebbe un grandissimo sviluppo la grammatica. Cos, sorse una vera e propria scienza che trov espressione nel trattato di Pnini (IV sec a.C.), gli Astadhyayi, Gli otto libri, in cui venne definita la lingua vedica detta samskrta. Il metodo instaurato da Pnini consistette nel riassumere il contenuto in brevi sentenze e spiegarle con un commento. Mentre, Ktyyana afferm lesistenza della connessione tra parola e significato: per lui, la parola indica la specie, eterna ed esiste da sempre e quando la si pronuncia, essa non nasce, ma si manifesta. Infine, a Patajali si deve la classificazione delle parole in nomi, aggettivi e verbi che apr la via a una distinzione ontologica di cose, qualit e azioni. In questo periodo, si venne a creare la dottrina della bhakti, che indirizzava allabbandono fiducioso in un Essere supremo e allazione disinteressata per il bene del prossimo. Nel Brahmanesimo si manteneva la pratica del sacrificio e la religiosit viva si indirizzava al culto di iva, Visnu e altri dei. Dal punto di vista religioso, lopera pi importante del periodo la Bhagavadgt perch vi sono espresse 3 concezioni importanti: 1) la liberazione non ottenuta solo da coloro che riconoscono come causa primordiale lUno-tutto, ma anche da quelli che ladorano con devozione; 2) il Dio supremo Visnu che si manifesta come Krsna; 3) la rinuncia al mondo non la sola via di salvezza; In questo modo la vita di ogni giorno tornava ad avere la sua importanza. Buddhismo Mahyna Dopo la morte di Buddha, nella comunit buddhista, si verificarono dei contrasti; vi fu un primo concilio a Rjagrha in cui fu fissata per iscritto la dottrina del Buddha; mentre, un secondo concilio a Vaial determin il sorgere di 2 sette: gli Sthaviravdin, Anziani, detti anche ravaka, che si attenevano agli insegnamenti del Buddha, e gli Mahsmghika , Membri della grande comunit, che ammettevano altre formulazioni, discordanti con la dottrina antica; infine, questa frattura della comunit fu riconosciuta in un 3 concilio a Ptaliputra, in cui fu fissato il canone costituito di 3 sezioni detto Tripitaka, Il triplice canestro o Tre canestri, cio Vinayapitaka, Canestro della disciplina, Strapitaka, Canestro delle norme dottrinarie

e Abhidharmapitaka, Canestro della metafisica, che contiene spiegazioni su singoli punti della dottrina. Comunque, la tendenza dei Mahsnghika ad innalzare il Buddha a una sfera trascendente, prepar la formazione del Mahyna o Grande Veicolo che si contrappose al Buddismo antico degli ravaka, che fu detto Hinayna Piccolo Veicolo. Il Mahyna proponeva un ideale religioso caratterizzato dalla venerazione del Buddha e dei Bodhissattva, come datori di salvezza, e si dedic al perfezionamento della dottrina. Lo ravaka, il devoto del Buddhismo antico, comprendendo lesistenza dellimpermanenza, il dolore e lassenza di un io, aspirava allo stato di arhat, cio della salvezza personale. Per, questideale non era facilmente raggiungibile dai laici che erano legati alle preoccupazioni del mondo e di conseguenza, la nascita del Mahyna fu dovuto alla crescita del numero dei laici che speravano di pervenire allo stato di Buddha. Per venire incontro a queste aspirazioni, il Mahyna cre la figura del Bodhissattva che, animato di bont, di compassione , di pazienza e pronto a donare la stessa vita per altri che hanno bisogno daiuto, ritarda il suo ingresso nel nirvna e rinuncia alla sua salvezza immediata, per assicurare il bene e la felicit a tutti gli esseri, per portarli alla liberazione e tentare di ridurre linfelicit del mondo. Di conseguenza, si cre una nuova forma di nirvna che si identifica con una condizione dinamica nella quale colui che liberato dai vincoli del karman, rimane legato alla dimensione samsrica, rinviando la sua entrata nel nirvna per essere daiuto ad altri esseri viventi ancora coinvolti nel ciclo delle esistenze. Con il Mahyna si moltiplicarono i Buddha e i Bodhissattva: fra i primi si segnalano Amitbha o Amityus, Che possiede splendore infinito; fra i secondi si segnala Maitreya, il Bodhissattva futuro, che vive per adesso nei cieli, ma che rinascer fra gli uomini per indicare la via della salvezza. Ma la venerazione di tanti salvatori comport lampliarsi di un preciso rituale che si concentrava su immagini, statue e reliquie del Buddha. Unaltra conseguenza fu la formulazione della teoria delle 3 forme o dei 3 corpi di Buddha, in base alla quale si precis che Buddha aveva: un corpo della trasformazione (nirmna-kya) che assume quando sulla terra comportandosi come un uomo; un corpo del godimento (sambhoga-kya) che assume quando nei cieli onorato dai Bodhissattva; il corpo del dharma (dharma-kya) in cui Buddha lultima essenza di ogni cosa, al di sopra di tutte le personificazioni. Con il Mahayana si perde la nozione di un Buddha storico e si afferma come entit sempre esistente ed eterna. Comunque, il Buddha non il creatore o il reggitore del mondo, ma la sua missione quella di portare alla liberazione. Bhakti e hindismo Induismo: un insieme composito di religioni, culti, riti e credenze tutte con un tratto comune: il monoteismo. Introdotto con la dottrina della bhakti, della devozione fiduciosa in un dio personale, sia Visnu o iva o altri, considerato come Signore delluniverso. Fa la sua comparsa in India prima degli inizi dellera cristiana e segna il passaggio dal politeismo al teismo. diffusa lopinione che vede in essa il riaffiorare di culti prear ed anche noto che n lidea di una partecipazione del dio alle vicende umane n i sentimenti damore del fedele per le divinit erano estranei alla religiosit vedica. Invece, da escludere nella dottrina della bhakti uninfluenza del mondo cristiano. Del cambiamento della coscienza religiosa del popolo indiano vi testimonianza nella letteratura epica, cio nelle opere che fanno parte della tradizione. Tra queste vi il Mahbhrata, epos molto amato dagli indiani, che divenne il punto di raccolta di leggende, miti, antiche tradizioni e concezioni religiose e filosofiche. certo che il Mahbhrata deve aver subito diverse manipolazioni come mostra la presenza di parti antiche accanto a parti pi moderne. Ed proprio nella Bhagavadgt, breve poema filosofico contenuto nel VI libro del Mahbhrata che, esposta da Krsna, appare una chiara formulazione della dottrina della bhakti, fusa con la dottrina dellagire distaccato: lazione necessaria, non si pu vivere senza agire; invece, il non agire significa venir meno al proprio dharma. Dunque, occorre agire, senza alcun fine egoistico, eliminando il desiderio che alla base dellazione: se cos intesa lazione non lega alla rinascita, ma anzi compiuta nel rispetto del dharma e della volont di dio e la devozione a dio fanno acquistare al devoto la grazia divina che lo solleva dalla trasmigrazione. Laltro epos importante per la conoscenza del passaggio dal Bramanesimo allInduismo, il Rmyana, sulla vita e le vicende di Rma, considerato unincarnazione di Visnu: anche qui sinsiste sullidea che il destino delluomo dipende dal suo comportamento e simpone lidea che esiste un Dio che interviene negli eventi del mondo e al quale luomo pu rivolgersi. Unaltra importante opera di questo periodo lHarivma Genealogia di Hari (Krsna), che raccoglie leggende, miti, inni e tradizioni ed databile al IV sec d.C. Invece, i Purna, i pi antichi sono 18, sono creati in ambienti e regioni diversi e presentano un contenuto vario, relativo al culto: inni, prescrizioni relative al dharma, alla costruzione dei templi, alle feste, ecc.

Dai poemi epici evidente che i numerosi dei vedici hanno perso il loro prestigio. Alcuni continuano ad esistere, ma hanno ridotto il loro carattere antropomorfico e sono spesso soggetti al passare del tempo; gli dei non sono poi cos diversi dagli immortali: non sono in grado di creare o governare il mondo n dintrodurre leggi morali n liberare luomo dal samsra. Ora, sono altre divinit, come Brahma, Visnu e iva, che hanno il posto principale, e se furono Visnu e iva che furono al centro dei movimenti devozionali che hanno caratterizzato lInduismo, certo che le 3 divinit appaiono fondersi, nei Purna, nella concezione della trimrti che espressione della tendenza a ridurre la molteplicit a unit e in cui le 3 divinit presiedono alla creazione, alla conservazione e alla distruzione delluniverso. Il nome iva nel Veda pi antico un aggettivo che significa benevolo. Nella vetavtara Upanisad il termine appellativo di Rudra, lantico dio vedico dalla forza travolgente e distruttiva, collegato ai fenomeni del tuono, della tempesta e al fragore del fuoco. Comunque, il nome iva manterr il legame con Rudra di dio terribile e temibile e, al tempo stesso, placido e benevole, divenendo oggetto di culto. Per lo ivaismo, iva il dio supremo; a lui si rivolgono delle preghiere che lo esaltano come il creatore, il sostenitore e il distruttore delluniverso, che il dio opera attraverso il potere della sua ascesi ed detto Yogin ; a volte, ricorrono a iva i devoti per essere salvati dai demoni. Ma la figura divina che si afferm allo sviluppo della dottrina della bhakti fu Visnu che divenne la figura pi importante dellInduismo. In periodo vedico, Visnu ha gi i tratti di un dio: il dio dispensatore di forza ed energia benefica, che rende possibili le eroiche azioni di Indra a fianco del quale combatte contro le potenze demoniache per proteggere uomini e dei. Vicino per alcuni caratteri a Prajpati, il dio creatore, con cui identificato, Visnu, assume in parte le sue funzioni e col passare del tempo finisce con il costituire il modello celeste del re eterno. Inoltre, permangono nel Visnu epico alcuni tratti vedici: onnipenetrante e onnipresente; il grande signore protettore, sostenitore e salvatore delluniverso e anche i suoi pi importanti avatra , incarnazioni, si ricollegano agli antichi attributi del dio vedico. Ma un elemento importante allo sviluppo del Visnuismo fu lidentificazione di Krsna con Visnu. Krsna , deve essere stato un personaggio storico, un principe; compare nel Mahbhrata in cui d consigli durante la battaglia, compie azioni prodigiose, offre sacrifici dopo la guerra e infine, colpito alla pianta del piede, unico posto dove non invulnerabile, va in cielo ed accolto da tutti gli dei. Krsna non difende il singolo uomo ma lumanit, il mondo e gli dei dalle potenze malvagie. Questatteggiamento di protettore del popolo per dovere ha facilitato la sua identificazione con Visnu, dio protettore del cosmo e mondo celeste del re terreno. probabile che lidentificazione Krsna-Visnu si sia verificata nel periodo tra la composizione della Bhagavadgt (200 a.C.) e la redazione di Mahbhrata. Nel Mahbhrata, Visnu una figura religiosa viva ed lespressione dellunit e della totalit. La sua figura si presta ad essere oggetto della bhakti , ma anche a comparire con frequenza sulla terra e a intervenire nelle vicende del mondo. Un aspetto molto importante e caratteristico del Visnuismo la concezione degli avatra, cio le manifestazioni di Dio per ristabilire lordine del mondo. La loro origine forse rintracciabile nel Veda, ma gli avatra sono da vedersi come espressione della fede spontanea delluomo in una provvidenza divina concreta verso le creature: lo scopo quello di proteggere e soccorrere il mondo quando il pericolo lo minaccia. La possibilit dell avatra una dimostrazione del fatto che Dio molto buono con il mondo e che vuole ristabilire, mantenere e sostenere il dharma: secondo ci che dice il Bhagavadgt , il dio si incarna quando il dharma decresce e quando cresce ladharma. Inoltre, Dio non visibile agli occhi mortali e non comprensibile agli uomini limitati: compare come uomo o animale, pur mantenendo la potenza trascendente e, una volta ultimata la sua opera, se ne ritorna alla sua immagine originaria trascendente. I temi mitici dellIndia antica che confluiscono nella concezione degli avatra sono 2: quello del Dio restauratore dellordine e nemico dei demoni, e quello delluno che si manifesta nella molteplicit del mondo. Inoltre, la concezione della avatra permette di adorare lunico dio in varie divinit e soddisfa lesigenza delle masse dando ai singoli individui la possibilit di avere ciascuno delle figure da venerare, adorare e pregare in base al proprio desiderio. Ora, il sistema classico degli avatra trova sviluppo nei Purna che parlano di 10 manifestazioni secondo un ordine fisso. Inizialmente gli avatra sono teriomorfici (pesce, cinghiale e tartaruga), poi vanno via via umanizzandosi diventando antropomorfici: cos, gli avatra diventano degli ideali capaci di costituire un esempio a cui aggrapparsi, dei modelli da imitare e in cui luomo spera di trasformarsi. Nei 10 avatra ritenuti canonici Visnu sincarna come: pesce il mito in cui Manu, il primo uomo e progenitore dellumanit, salvato da un pesce: qui il pesce una manifestazione di Visnu che salva i Veda dal fondo delloceano dove erano stati portati da un demone;

tartaruga la tartaruga identificata con Visnu, in particolare nel Rmyana e nel Visnu Purana, dove Visnu, come tartaruga, serve da supporto al monte Mandara adoperato come bastone nello sbattimento delloceano, affinch gli dei potessero recuperare i tesori in esso perduti; cinghiale nel Mahbhrata, si trova sia la storia di Visnu che in forma di cinghiale viene in aiuto alla terra sovrappopolata, senza la figura dei demoni, sia la versione in cui Visnu come cinghiale salva la terra, scendendo nel mondo inferiore e annientando i demoni che vogliono affondarla; uomo-leone Visnu per liberare il mondo da Hiranyakaipu e difendere il figlio di lui, suo adoratore, uccide il demone che non poteva essere ucciso n da un uomo n da un animale, n di giorno n di notte, ma al crepuscolo e come uomo-leone; nano per liberare il mondo dal dominio del demone Bali che tormentava dei e uomini. Appena Bali concedette al nano tanto spazio quanto poteva misurarne con 3 passi, Visnu assunse forma gigantesca e, con un passo, percorse la terra, col secondo il cielo e band il demone nel mondo inferiore; Paraurma Rma armato di scure, per uccidere i ksatriya che avevano ucciso suo padre; Rma figlio di Daartha, un eroe del Rmyana che libera il mondo dal re dei demoni Rvana e Visnu si incarnato in lui con una parte del suo essere; Krsna per uccidere i demoni; Buddha per abolire i sacrifici e indurre i cattivi ad adorare il Veda; Kalkin un cavallo e secondo la tradizione brahmanica lo stesso Visnu che cavalca un cavallo bianco; Visnu si incarner in questa forma anche per punire i malvagi, ricompensare i buoni e dare avvio a una nuova era. Tale Essere Divino, che equivale alla potenza di creare, mantenere, distruggere e ricreare, raffigurata nei Purna nelle immagini divine di Brahma, Visnu e iva, le 3 antiche divinit divenute nel pensiero indiano i 3 aspetti della trimrti, concezione che segna il convergere delle 3 principali figure divine in una triade che segna il trionfo del monoteismo indiano. Nei Purna, la trimrti individua i 3 aspetti della divinit, cio quelli di dio creatore, conservatore e distruttore, e si sviluppa in una concezione filosofica e teologica, in cui lelemento pi sconcertante la distruzione delluniverso alla fine del kalpa, a cui presiede iva: essa un riassorbimento della molteplicit nellUno, da cui tutto era partito, che prepara a un nuovo ciclo di creazione. Infatti, in India, la fine del cosmo non mai definita, perch la vita cosmica non si esaurisce nel binomio creazione-distruzione, ma si amplia nella formula creazionedistruzione-creazione in un ciclico ripetersi allinfinito: quindi, lintero processo cosmico eterno. Inoltre, non escluso che losservazione della natura e del ciclo lunare sia alla base dellaffermarsi della dottrina del samsra , ciclo delle esistenze, cio del ciclico ripetersi della vita individuale in una serie ininterrotta di nascita-morte-rinascita, e non neppure escluso che questa dottrina possa aver influito sulla convinzione che la vita del cosmo dovesse essere caratterizzata da un simile ritmo. La teoria della ciclicit del cosmo tipica della smrti e in particolare dei Purna. Nei testi Mahbhrata e nei Purna si trova formulata la teoria degli yuga ed calcolata la durata di ciascun yuga e dei suoi multipli, kalpa e manvantara, ed evidenziate le caratteristiche proprie di ogni et. Lunit di misura del ciclo cosmico lo yuga, et. Uno yuga preceduto da un aurora e seguito da un crepuscolo che collegano tra loro le et. Un insieme di 4 yuga di durata inuguale costituiscono un mahyuga, grande yuga, detto anche caturyuga, quattro yuga. I nomi dei 4 yuga, cio krta-, tret-, dvpara- e kaliyuga, sono presi dal giuoco dei dadi. Krtayuga let compiuta: krta-, significa fatto compiuto e, nel gioco dei dadi, esso il colpo vincente, quello in cui i dadi hanno 4 punti. Il numero 4 , nella tradizione indiana, simbolo di pienezza, di perfezione. Il Krtayuga , di conseguenza, let perfetta, detta anche satyayuga, cio let reale, quella autentica. let beata in cui regnano la giustizia, la felicit e durante il Krtayuga lordine morale delluniverso, il dharma, rispettato da tutti gli uomini che vivono in perfetta uguaglianza. Let successiva, il tretyuga, la triade, implica una regressione. Gli uomini seguono di dharma. Il lavoro, la sofferenza e la morte sono tra gli uomini. Il dovere non pi spontaneo, deve essere appreso, i modi di vita iniziano ad essere alterati. Il dvparayuga let caratterizzata dal due, ovvero dalla met soltanto del dharma; in essa, perduta la perfezione antica, diminuisce la durata della vita umana, mentre aumentano i vizi, le passioni e lavidit, e si moltiplicano le disgrazie. Nel kaliyuga, let cattiva, resta solo del dharma. Il termine kali, che significa disputa,

discordia, indica, nel gioco, il dado con un punto solo e, di conseguenza, colpo perdente, e identifica anche il demone del male e della distruzione, simbolo della cattiva sorte. Luomo e la societ raggiungono nel kaliyuga il punto estremo di dissoluzione. Inoltre, nella teoria degli yuga, le cifre decrescenti 4,3,2,1 indicano la progressiva diminuzione del dharma, accompagnata da un deterioramento dei costumi e da un declino della saggezza. Lultimo yuga, quello in cui ci troviamo attualmente, considerato come let delle tenebre. Secondo alcune fonti, il Krtayuga durerebbe 4000 anni, il tretyuga durerebbe 3000 anni, il dvparayuga durerebbe 2000 anni e il kaliyuga durerebbe 1000 anni. Ma dal momento che ogni yuga preceduto da un periodo di aurora e seguito da uno di crepuscolo pari a 400,300,200 e 100 anni, ogni ciclo completo di 4 yuga conta 12000 anni divini, ciascuno dei quali ha una durata di 360 anni umani, che equivalgono a 4.320.000 anni. A loro volta, 1000 yuga costituiscono un kalpa che equivale a un giorno della vita di Brahm. Ogni kalpa si suddivide in 14 manvantara, Intervalli di Manu, ciascuno equivalenti a 71 mahyuga, che devono il nome al fatto che ciascuno retto da un Manu, lantenato-re, progenitore dellumanit nei vari manvantara. Noi viviamo nel 7 manvantara, in cui il Manu Vaivasvata, 7 dei 14 Manu. Cos come il passaggio da uno yuga allaltro seguito da una fase di crepuscolo, il mahyuga termina con una fase di tenebra, pralaya; cos, il mahpralaya, grande dissoluzione, caratterizza la fine del kalpa, cio dopo il millesimo ciclo di mahyuga. Nel mahpralaya si verifica la regressione di tutte le forme allo stadio di prakrti, materia originaria. Ma ci non significa la fine di tutto. A questo stadio segue una notte di Brahm, di durata pari al giorno, in cui luniverso in stasi, stasi che, sul piano mitico rappresentato dallOceano primordiale, sulla cui superficie dorme il dio Visnu, seduto sul serpente esa, che attorcigliato funge da cuscino. Alla fine della notte, Brahm riprende la creazione: si ripete allinfinito la creazione-distruzione-creazione. La teoria degli yuga contrasta la concezione dellorigine divina delle 4 caste: Brahm avrebbe creato dalla bocca 1000 coppie di esseri umani ricolmi di luce e splendore; altre 1000 coppie piene di passione; altre 1000 dalle cosce e infine dai piedi 1000 coppie piene di tenebra cio prive di ogni saggezza. Invece, per quanto riguarda il tema del male si sofferma il Visnu Purna che lo ritiene causato dal dio, sotto la forma del tempo, kla. Nelle Upanisad, si afferma che sono 2 forme di Brahman Tempo e non tempo: quello che prima del sole il tempo indivisibile, quello che comincia col sole il tempo divisibile, cio si pone una differenziazione tra un tempo eterno e assoluto e un tempo empirico e relativo. ovvio che il tempo eterno, ideale, quello in cui si proietta tutto ci che luomo vorrebbe realizzare; invece, nel tempo storico ha posto la realt, lattuale condizione precaria degli uomini afflitti dalle pene e dalle infelicit; il male sorge nel tempo perch nel tempo che gli uomini svolgono la loro esistenza: il Tempo il supremo principio che governa il divenire delluniverso. Infine, secondo alcuni la teoria degli yuga in contrasto con la legge del karman, in quanto una concentrazione di virt in un periodo e di vizi in un altro sembrerebbe implicare che le conseguenze del karman non dipendano dalla qualit o quantit delle azioni compiute, ma dal periodo (yuga) in cui esse siano state compiute: cio per ottenere la stessa quantit di merito nel krtayuga occorre un grandissimo sforzo, mentre nel kaliyuga sufficiente un piccolo sforzo. LINDIA DAL I AL III SEC.d C Scuole del Buddhismo Hinayna Fra le varie scuole che si formarono nei secoli dopo la morte del Buddha, oltre a quella dei Staviravadin, di particolare importanza fu la scuola dei Sarvstivdin, che sostiene la realt dei dharma: essi esistono continuamente, perch realt non momentanee e la loro vera essenza al di fuori dellempirico ed essi in s sono trascendenti. Lopera pi importante della scuola lAbhidharmakoa di Vasubandhu. La scuola presenta una differenza nella classificazione e nel numero dei dharma: ai 72 dharma condizionati, se ne aggiungono 3 non condizionati, che si distinguono perch non sono causati e a loro volta non causano altri dharma. Tra questi vi lakaa, spazio, vuoto, una realt che non limitata da alcuna cosa ma tuttavia esiste, mentre il nirvna viene concepito come un vuoto eterno ma che una realt perch sperimentato dai santi in questa vita. Altra scuola quella dei Sautrantika. Essi riducono i 4 momenti, nascere, persistenza, invecchiamento e scomparire, a 2 soli, nascere e scomparire, in quanto tutto ci che nel mondo empirico transitorio e i dharma non hanno alcuna durata: nascono e muoiono.; inoltre, affermarono che ci che rimane al di l di tutti i fenomeni passeggeri, il vuoto, privo di sostanza, definibile negativamente. Scuole del Buddhismo Mahayna Dottrina del cammino di mezzo (mdhyamikavda)

Fra le diverse scuole sorte allinterno del Mahyna molto importante fu la scuola del mdhyamikavda, Dottrina del cammino di mezzo. Fedeli allinsegnamento di Buddha, gli ravaka avevano proclamato linesistenza della persona e gli esponenti del Mahyna proclamarono anche quella delle cose. Gli ravaka, pur negando lio, riconoscevano una certa realt alle cose, mentre per il Mahyna solo ci che indipendente e autonomo ha realt effettiva; di conseguenza, i dharma, che hanno unesistenza momentanea, ma sono condizionati, in realt non esistono in s in quanto non hanno natura propria, sono vuoti. Da ci deriva che le cose n nascono n sono distrutte, perch trattandosi di cose vuote che nascono da cose vuote, in realt non nascono: nascita, permanenza e sparizione sono prodotti dellillusione e poich non nascono non sono mai distrutte. Di conseguenza, essendo le cose senza nascita e senza distruzione, sono calme ed essendo calme sono nirvnate da sempre, perch il nirvna calma, quiete. Cos, le cose sono tutte uguali e non comportano alcuna dualit. Per Nagarjuna, massimo esponente di questa scuola, nulla sparisce o compare, nulla cessa allimprovviso n dura in eterno, nulla va e nulla viene, nulla diverso n identico a se stesso. La verit suprema che tutto ci che esiste, esiste solo in rapporto a qualcosaltro. Non vi alcuna realt in s. Di conseguenza, tutti i fenomeni dellesistenza che Buddha ha definito dolorosi, in realt non esistono. C lidea che lorigine del dolore sia il desiderio, ma siccome nulla si produce non si pu parlare di origine; si dice che il nirvna sia la distruzione del dolore, ma siccome il dolore non mai esistito, il nirvna acquisito da sempre ed identico al samsra: samsra e nirvna non sono 2 stati opposti, ma 2 aspetti distinti del vuoto e il raggiungimento del nirvna consiste nel rendersi conto di qualcosa che rimasto nascosto fino ad allora. Inoltre, la dottrina di questa scuola anche detta nyavda, Dottrina della vacuit o del vuoto. Infatti, i seguaci del Mahyna non negano ci che vedono, ma vuoto ci che senza se stesso, che non durevole e il mondo definito come vuoto. Di conseguenza, la dottrina che scorge lunica vera realt nel vuoto si chiama anche mdhyamikavda, Dottrina del cammino di mezzo, perch si pone a met tra lessere e il non-essere, sostenendo che ogni cosa pu considerarsi esistente o non esistente solo in rapporto a qualcosa. Inoltre, ammettono che vi sia una verit, una realt convenzionale e provvisoria, e una assoluta, ma essi riconoscono che senza aver vissuto la prima, quella di tutti i giorni, non si pu attingere alla seconda. Ed proprio la realt apparente quella che serve per arrivare al nirvna. I testi pi antichi in cui esposta la dottrina del vuoto sono Prajpramitstra, che contengono sermoni che sarebbero stati pronunziati da Buddha stesso. In essa viene detto che i dharma, dal momento che sono privi di un essere proprio, si manifestano solo in dipendenza di altri, per cui, dopo aver eliminato con lesercizio del pensiero tutto ci che condizionato, quello che rimane solo vuoto. Ma, in questi testi, la dottrina del vuoto non viene mai dimostrata, ma ci sar fatto da Nagarjuna, nella sua opera, in sanscrito, la Mlamadhyamakakrik, Le stanze del cammino di mezzo. Reazione ortodossa al Buddhismo Come reazione alle nuove dottrine si ebbe nellortodossia brahmanica la formulazione di sistemi che concordavano con quelli giaina e buddhisti nellaccettare sia la dottrina del karman, sia quella della reincarnazione e tuttavia se ne distaccano poich riconoscevano il Veda come guida sovrumana di tutte le cose e si attengono allordine morale costruito sul Veda. I sistemi brahmanici, detti darana, sono 6: Nyya, Vaieshika, Mmms, Vednta, Smkhya e Yoga. Alcuni costituivano inizialmente un sistema unico che si scisso, altri, invece, distinti allinizio, si sono fusi: cos, la Mmms e il Vednta formavano un corpo unico, che solo dopo diedero luogo a 2 discipline distinte; inoltre, allinizio Smkhya e Vednta non erano distinti, ma quando il Smkhya sindirizz a una visione pluralistica e atea del corpo sindividu come un sistema specifico detto Smkhya classico. Al contrario, lo Yoga, come dottrina della meditazione, costituiva il completamento pratico di ogni dottrina soteriologica (salvezza). Nyya Nyya, regola, metodo, il sistema che, basandosi sul principio che ogni male procede dallerrore, definisce le norme di un corretto e giusto modo di pensare. La pi antica esposizione di questo sistema si ha nei Nyyastra di Gotama Aksapda, considerato il fondatore del sistema. La dottrina ammette lesistenza della realt la cui giusta interpretazione e conoscenza permettono la liberazione. Inoltre, accanto ai 4 mezzi di conoscenza (percezione diretta, inferenza (conclusione), analogia e testimonianza degna di fede), il Nyya ammette 14 categorie di ordine logico e dialettico e il pi importante il discorso sillogistico. Il sillogismo indiano formato da 5 elementi: 1) asserzione (sulla montagna c fuoco); 2) motivazione (perch c fumo);

3) esempio (dove c fuoco c fumo); 4) applicazione (la montagna adesso ha questo fumo); 5) conclusione (dunque c fuoco); Inizialmente il sistema ateo, non ammette lesistenza di dio, fino a quando con Udayana nel X sec. il sistema divenne una vera e propria teologia incentrata sulla figura del dio personale e creatore e si deve a lui lintroduzione della tendenza teistica. Inoltre, intorno al 1200 si assiste a un rinnovamento della corrente che d vita al Navanyya (Nuova scuola Nyya), che si afferm nel Bengala, e propone il ritorno a una logica formale pura e si serve degli insegnamenti di Gangea fondatore della Navanyaya. Vaieshika Vaieshika, differenza, un sistema connesso con il Nyya che si propone lanalisi di tutte le sostanza materiali e spirituali, che riduce ad aggregati di atomi, individua le diverse categorie entro le quali classificare tutto ci che esiste e che costituisce il mondo dei fenomeni e delle idee e ne stabilisce le differenze specifiche (vaiesa). Lopera pi importante che contiene i principi della dottrina Vaiesikastra, Gli aforismi del Vaiesika, attribuiti a Kanda e composti nel I sec d.C. Comunque, probabile che i Vaiesikastra siano opera di un solo autore o sia la redazione conclusiva di un lavoro di generazioni. IVaiesika introducono il concetto di categorie e distinsero tutto il conoscibile in 3 categorie: sostanza, qualit e attivit. Queste realt possono essere tra loro in relazione e le relazioni possibili possono ridursi a 3 categorie: generalit, particolarit e inerenza. Di queste 6 categorie, le prime 3 corrispondono a realt esteriori, mentre le altre 3 regolano i rapporti allinterno delle prime 3. Cos, si giunse a un pluralismo, perch si ammise una pluralit di realt che non erano ulteriormente riducibili n riconducibili a ununica realt, causa ultima. Allora, nella sua formulazione definitiva il Nyya-Vaiesika un sistema realistico, nel senso che la retta conoscenza si riferisce a cose realmente e oggettivamente esistenti. Conseguenza di ci non fu solo che vennero considerate come realt oggettive, esteriori, le sostanze, le qualit e le attivit, ma anche i rapporti tra le cose, generalit, particolarit e inerenza. Alle 6 categorie se ne aggiunge una 7, la categoria del non-essere. Fra le 7 categorie la pi importante quella delle sostanze, che sono 9: terra, acqua, fuoco, aria, etere, spazio, tempo, anime e manas o organo del pensiero. Le prime 4 (terra, acqua, fuoco e aria) sono costituite da aggregati di atomi (anu), cio le particelle materiali pi piccole, eterne, inscindibili e indistruttibili da cui costituito tutto ci che materiale. La qualit dipende dallunione con una sostanza e sono 24 (ad es. colore, gusto, odore, ecc). Le attivit o movimenti sono di 5 specie (gettare dal basso verso lalto, dallalto verso il basso, curvare, stendere e camminare). La generalit la forza insita delle cose, in base alla quale le cose hanno un quid in comune, ed presente nelle sostanze, nelle qualit e nelle attivit. La particolarit quel quid per cui alcune sostanze sono diverse le une dalle altre. Linerenza il rapporto tra 2 parti che non possono essere concepite separatamente. Infine, il non-essere di 4 specie: non essere anteriore (un avvenimento un non-essere prima di avvenire, posteriore, reciproco (un tavolo non un libro) e assoluto (il figlio di una donna sterile). Secondo la dottrina atomistica dei Nyya-Vaiesika, gli atomi nel corso del processo cosmico si riuniscono e si separano, per permettere alle creature di eliminare il loro karman. Poi, i Nyya-Vaiesika potevano fare a meno dellidea di dio, ma furono i commentatori successivi a porre laccento sul teismo. Per essi, il dio unanima individuale in quanto si differenzia dalle altre per particolari qualit. Egli regge luniverso, ma non colui che lha creato dal nulla n lo ha emanato da se stesso: egli la causa efficiente e non la causa materiale. Ha il governo degli atomi, la guida del karman e lintero processo cosmico dipende da lui poich il dio che induce gli uomini ad agire in modo da provocare un karman che risponda a quello che il suo piano cosmico. Inoltre, per salvare le anime egli si incarna; le anime individuali sono innumerevoli e possiedono 14 qualit, che non sono unite durevolmente allanima, ma diventano reali solo quando le anime sono unite allorgano intellettivo (manas), altrimenti lanima rimane in uno stato di stasi e le qualit non si manifestano pi. E questo la suprema meta da raggiungere e per il suo raggiungimento valgono s le buone opere, ma necessario la conoscenza delle categorie. Smkhya Smkhya, il Sistema fondato sui numeri, cio il sistema che enuncia i principi cosmici. Il termine compare nella vetavtara Upanisad e nella Bhagavadgt e indica il metodo che fa derivare i principi cosmici da un essere primordiale, lUno-tutto, attraverso levoluzione. Successivamente, si and affermando lidea che i principi cosmici si sviluppassero uno dallaltro per derivazione, partendo dalla natura primordiale (prakrti), considerata come causa prima del mondo. Le anime (purusa) sono monadi spirituali eterne e autonome, che non hanno

legame alcuno con la prakrti: quindi, un dualismo che opponeva 2 realt diverse, prakrti e purusa, che non risalivano a un unico principio originario. Cos, la dottrina fin con il delinearsi come pluralistica e ateistica, e la formulazione di essa, nota come Smkhya classico, fu riferita a Kapila, considerato il fondatore della scuola, che lavrebbe sistematizzata nei Smkhyastra. Ma lopera si rivela pi recente (XIV sec.), per cui la pi antica formulazione del Smkhya sono le Smkhyakrik di varakrsna del IV-V sec. Si pensa che allorigine il SamKhya ammettesse uno spirito universale quale fondamento di tutta la pluralit. Smkhya classico Il Smkhya classico ammette 2 principi contrapposti che non sono riferibili luno allaltro n ad un terzo principio, lAssoluto, che li abbracci e li comprenda. Essi sono: 1) la natura primordiale, inintelligente e attiva (prakrti o pradhna); 2) una pluralit di anime individuali, o monadi spirituali (purusa), composte di puro spirito, intelligenti e non attive; La prakrti una sostanza -forza dalla quale, per via devoluzione, si forma tutto ci che esiste; si sviluppa continuamente e continuamente si riassorbe e ad ogni riassorbimento cosmico segue una nuova creazione per il karman delle anime non liberate e tutto questo testimonia lordinamento etico del cosmo. La prakrti costituita da 3 qualit (guna): sattva, che rappresenta la modalit luminosa e dellintelligenza; il rajas, che rappresenta la modalit passionale, dolorosa e attiva; il tamas, che rappresenta linerzia e loffuscamento totale. Questi, da uno stadio iniziale di equilibrio, nella fase di assorbimento danno origine ai 23 (24 con la prakrti) elementi cosmici che costituiscono tutta la realt e provengono direttamente o indirettamente dalla prakrti. Il purusha il 25 principio, differente dalla materia, pura luce, intelligente, ma inattivo, incapace di agire e soffrire. Appena si sviluppano la materia e i corpi, i singoli purusa entrano in unione apparente col corpo loro assegnato in base al karman. Legato al corpo, il purusha trasmiga per il samsra. Nella buddhi si sviluppano 8 stati (bhva): virt e vizio, conoscenza e non conoscenza, rinuncia e non rinuncia, possesso e non possesso di capacit soprannaturali: a seconda del prevalere dei bhva positivi o negativi, lanima si accosta alla liberazione o si allontana. Finalmente quando lessere individuale diviene consapevole del fatto che tutti questi stati non appartengono al suo vero essere e che lui solo lo spettatore di ci che promanato dai guna, ottiene la liberazione, anche se, fino a esaurimento del suo karman, rimane ancora prigioniero dellesistenza terrena. Inoltre, il Smkhya classico non contempla la figura del dio,come causa prima della materia e delle monadi spirituali: tutto il divenire governato da una legge cosmica, immanente e impersonale. Ma ci non vuol dire che il Smkhya ripudi del tutto le divinit, ma sembra affermare che esse non hanno influenza sul raggiungimento della liberazione n apportano mutamenti alle leggi cosmiche. Yoga In genere, col termine yoga, si allude allinsieme di esercizi e di mezzi tecnici atti a condurre alla liberazione. Esso si leg a diverse dottrine filosofiche come il Buddhismo e il Gianismo e alle correnti mistiche visnuite e ivaite dando vita a diverse forme popolari di yoga. Fu in unione con il Smkhya che esso divenne un vero e proprio darana, in cui la conoscenza teorica appare conciliata con gli esercizi pratici. Cos, con il termine yoga si indica il sistema filosofico ortodosso esposto da Patajali, che, basandosi sulla metafisica del Smkhya, mira a realizzare il controllo delle funzioni della mente e del corpo, cos da attuare il completo distacco da ci che materiale, e raggiungere la liberazione. Non escluso che le origini dello yoga risalgano al Veda e che esso si ricolleghi allaspetto magico del sacrificio vedico, e inoltre non chiaro come sia avvenuto il passaggio dello yoga da semplice prassi a vero e proprio sistema. Nellevoluzione dello yoga la fase pi importante costituita dalla scuola di Patajali, a cui risale il pi antico testo di yoga, cio lo Yogastra, che sono una raccolta di pensieri diversi intorno a pratiche ascetiche e a norme contemplative gi note da tempo. Nel sistema Yoga la prassi ascetica poggia su una base filosofica che la stessa del Smkhya, poich il sistema ammette un dualismo di base tra natura primordiale (prakti), che si sviluppa nel cosmo, e una pluralit di monadi spirituali (purusa). Come avviene per il Smkhya, nello Yoga nella prakti esistono i 3 elementi costituitivi (sattva, rajas e tamas): questi, dallo stato iniziale di equilibrio, per una forza cieca, rottosi lequilibrio, danno avvio, allevoluzione (parinma) o sviluppo delle varie forme, in cui le qualit sono tutte e 3 presenti, ma in proporzioni differenti. Quando si infrange lo stato di equilibrio iniziale la prima modificazione della prakti il principio pensante o mente, citta o buddhi, che ha come caratteristica la

sovrabbondanza di sattva, suo componente principale. Laltro termine della dualit lo spirito, purusa, che per il Smkhya- Yoga privo di relazione e di attributi e si oppone alla natura (prakti) in quanto pura coscienza. Inoltre, gli stati di coscienza sono prodotti dalla prakti e sono estranei allo spirito, che al di sopra di ogni esperienza. Ma luomo identifica lattivit mentale con lattivit dellanima, la quale non solo priva di ogni attivit, ma anche del tutto separata dalla mente. Quando luomo dice io soffro, io conosco, identifica lio con lo spirito e vive nellerrore, nellignoranza. Questignoranza dellassoluta diversit dellanima dalla buddhi e del purusa e dalla prakti, contamina tutte le operazioni mentali e genera sempre nuova ignoranza e nuovo karman costringendo luomo nel ciclo delle rinascite. Di conseguenza, lunica via per liberarsi consiste nel realizzare che vi differenza tra spirito (purusa) e materia (prakti) sia attraverso la conoscenza (Smkhya) sia impiegando tecniche pratiche (Yoga). Per, i 2 sistemi presentano delle differenze, tra cui una quella relativa alla presenza della divinit, tanto che il sistema definito Smkhya teistico. Il Smkhya un sistema ateo e si limita ad accettare le varie divinit tradizionali senza riservare alcun posto specifico nel sistema; mentre, lo Yoga ammette lesistenza di un signore, vara, che un purusa eccezionale, unanima libera e incontaminata. Ora, lo scopo del Sistema non quello di dare insegnamenti filosofici, ma di suggerire delle norme per la condotta e per il dominio dello spirito cos da giungere alla liberazione. Dunque, lo Yoga vuole operare la soppressione degli stati di coscienza, cosicch il purusa rimanga nella sua essenza e non faccia proprio il flusso della vita psico-mentale. Il citta, la mente, assume la forma degli oggetti che gli si presentano, ma inconscio per natura, non li percepirebbe se il riflesso del purusa non agisse su di lui. Inoltre, per realizzare effettivamente la liberazione non sufficiente per Patajali distinguere la differenza tra spirito e materia, ma occorre realizzare la sospensione dellattivit del citta attraverso una serie di tecniche che mirano a controllare lattivit del pensiero cos da assicurare che esso si rivolga solo a buone disposizioni, utili alla purificazione dello spirito: infatti, quando il citta diventa puro come il purusa stesso, si attua la liberazione. Leliminazione dellimpurit del citta e lisolamento del purusa da tutto ci che nn gli appartiene, si attua attraverso le 8 membra dello yoga: 1. yama o disciplina, cio losservanza di 5 comandamenti: non violenza (ahims), veridicit (satya), castit (brahmacrya), astensione dal furto (asteya) e assenza di avidit (aparigraha); 2. niyama, cio lubbidienza alle 5 regole che servono a purificare interiormente e esteriormente, purezza corporale, sobriet, ascesi, studio e abbandono in dio; 3. sana, cio il controllo delle posizioni del corpo e adozione di determinati modi di sedere che favoriscono la concentrazione; 4. prnyama, cio la regolazione del respiro che favorisce la calma spirituale e permette di penetrare tutti gli stati della coscienza; 5. pratyhra, cio il ritirarsi degli organi dei sensi dagli oggetti; 6. dhran, cio la concentrazione del citta, del pensiero, su un oggetto per favorire la concentrazione; 7. dhyna, cio la meditazione che consiste in unintensificazione della dhran per cui il pensiero riesce a penetrare lessenza delloggetto; 8. samdhi, cio una forma superiore di concentrazione, che indica linteriorizzazione totale dello spirito e comprende 2 gradi, cosciente e inconscio; in questultimo grado, cessano le rappresentazioni della mente (samskra), il citta si dissolve nella natura primordiale e il purusa raggiunge lAssoluto e si libera. Invece, tra le varie scuole che si svilupparono dallo Yoga di Patajali, si ricorda il Hathayoga o Yoga violento, che rientra nel cosiddetto yoga post-classico e adotta particolari pratiche e esercizi fisici complicati, che mirano alla purificazione del corpo, per accelerare la liberazione e attuare la dissoluzione dello spirito individuale nellAssoluto. Secondo la fisiologia dello yoga nel corpo, ci una fitta rete di vene o canali (nd) 72.000, da cui fluisce il prna, una specie di energia vitale. Di questi canali, 3 sono la id, la pingal e la susumn; questultima percorre il corpo lungo la colonna vertebrale e attorno si intrecciano le altre 2. Sulla susumn sono posti 6 cerchi (cakra) a forma di loto, disposti in vari punti tra la sommit del capo e il punto dorigine dei canali dove si trova pure, sotto forma di serpente addormentato, la kundalin o energia vitale. Scopo dello yoga far s che, trattenendo il respiro, la kundalin si ridesti, salga lungo la susumn e, perforando i cakra, fuoriesca attraverso il foro occipitale o foro di Brahm, e si

ricongiunge con iva o con la akti, energia cosmica. Questunione inizialmente transitoria, ma il costante esercizio pu far si che lunione sia definitiva. Quando lo yogin, arrestata ogni funzione mentale, raggiunge lisolamento completo da condizionamento fenomenico, un jvanmukta, cio pur essendo ancora in vita egli un liberato. Mmms Il termine Mmms, indagine, usato per indicare 2 sistemi : la Prvammms (Prima indagine) o Karmammms (Indagine sullopera sacrificale) o Mmms, e la BrahmaMmms (Indagine sul Brahman) o Vednta (Fine del Veda). Questi 2 darana sono connessi luno allaltro, ma si differenziano e talvolta si contrappongono. Lorigine della Mmms va individuata nella necessit di stabilire delle regole fondamentali per lesatta esecuzione dei riti sacrificali; ci determin il sorgere di tutta una serie di norme che tentavano di armonizzare, luna con laltra, le indicazioni relative alle cerimonie. Ma la Mmms una scienza del rito e la sua importanza sta nellaver elaborato un metodo dindagine da servire come base alle diverse ricerche scientifiche. Di conseguenza, la necessit di difendere leternit e lautorit del Veda e di contraddire le diverse dottrine, fece s che i seguaci della Mmms si occupassero di questioni filosofiche e cos la Mmms divenne un vero e proprio sistema filosofico con una propria metafisica e con una dottrina soteriologica. Inoltre, lautorit del Veda si basava su 3 principi: la parola eterna, cio la parola presente sempre e ovunque; quando pronunciata, essa non nasce, ma si manifesta; tra parola e ci che essa significa esiste un legame eterno, che non ha mai avuto principio. La parola non nasce per convenzione n creazione divina avvenuta una volta per tutte: le parole hanno un essere proprio ed eterno; le parole non indicano la cosa, ma la specie, manifestandosi in esse; Inoltre, la Mmms si fonda su una base pluralistica, in quanto ammette una molteplicit di anime individuali eterne e considera la legge del karman un dogma innegabile, ma lidea di liberazione estranea. Fu con Prabhkara e con Kumrila che si ebbe un ulteriore sviluppo della Mmms diventando un vero e proprio sistema filosofico. Vednta Lespressione Vednta, Fine del Veda, indica le Upanisad che stanno alla fine del Veda. Il Vednta, il pi ortodosso e imponente dei 6 darana classici, segna la continuazione del pensiero upanisadico. Il Vednta non un sistema unitario, ma le varie dottrine che rientrano sotto la sua denominazione hanno in comune il fatto che: 1. ammettono tutte un supremo principio cosmico unitario; 2. si rifanno alle Upanisad, come testi autorevoli; Inoltre, il tema centrale della dottrina quello dellidentit tman-brahman. Un altro testo fondamentale per la formulazione e levoluzione della scuola vedntica la Bhagavadgt che costituisce il compimento del pensiero e della riflessione upanisadica e il suo superamento e la preparazione di nuove strade: la via della bhakti, della devozione al dio personale, signore dei mondi, apre nuovi orizzonti. Brahmastra I filosofi del Vednta avevano fondato le loro dottrine su un gran numero di testi sacri. Ma ad un certo punto, si sent la necessit di far chiarezza fra tante concezioni e dare unopera che offrisse una giusta interpretazione dei passi fondamentali della dottrina: questo scopo ebbe il Brahmastra di Bdaryana. Sembra che vi fossero 3 teorie prevalenti sul rapporto anime individuali e spirito-tutto: essi sono assolutamente identici; sono assolutamente differenti; le anime sono di essenza divina ma non identiche a dio; Bdaryana fiss una dottrina che riconosceva il Brahman come causa materiale e efficiente di tutto ci che esiste, che da lui emana, come fondamento primo delle anime individuali. La sua dottrina fu scritta in stra di difficile comprensione. Infine, la dottrina di Bdaryana dellevoluzione del mondo dal Brahman trov espressione nelle dottrine delle sette visnuite e ivaite che si allontanavano da Bdaryana perch identificavano Brahman nel dio personale da essi venerato. Dottrina della my La Bhagavadgt aveva insegnato che la forza magica (my) del dio era ci con cui lUno si trasformava in molteplicit e ci per cui lessere individuale non acquistava coscienza che tutto ci che esiste forma una sola unit con dio. La my ha giocato via via un ruolo sempre pi importante. La pi antica opera vedntica che spiega che il mondo unillusione sono le

Mandukya Krik di Gaudapda. Per Gaudapda, ci che si percepisce nel sogno irreale. In realt, non esiste una differenza assoluta tra ci che si percepisce in sogno e ci che si percepisce nello stato di veglia, sicch nulla vieta di pensare che ci che si percepisce nello stato di veglia possa essere altrettanto irreale quanto ci che si percepisce in sogno. Di conseguenza il mondo esterno non che unimmaginazione ingannevole di chi non si ancora svegliato spiritualmente. Una volta che luomo si sia svegliato, tutto sparisce, poich non esiste che il dio Uno-tutto: ltman e la pluralit sono solo la my attraverso la quale esso stesso immagina qualcosa. Lunica cosa di cui non si pu dubitare di se stesso. Dato che il se stesso non si pu mettere in discussione, esso il Brahman immutabile, indefinito, eterno soggetto in quanto testimone, che perci non pu mai divenir oggetto di conoscenza: si pu solo intuirlo. Solo attraverso lintuizione, il saggio diviene conscio della propria identit con lUno tutto, con il Brahman e con lAssoluto. Lunione completa con lassoluto pu pure ottenersi nello stato di sonno profondo, ma uno stato transitorio perch da esso ci si risveglia e si ridesta la pluralit fenomenica. Meta del Vednta rendere duratura questidentificazione dellio individuale con lAssoluto che si raggiunge attraverso unintuizione. Ci possibile quando si pongono i presupposti teoretici della conoscenza e, attraverso una condotta di vita conveniente, che si basa sullosservanza di 4 norme: 1) saper distinguere ci che eterno da ci che non lo ; 2) rinunciare a ogni ricompensa; 3) essere tranquillo, rinunciare ai piaceri dei sensi, essere pieno di fede nella verit; 4) dirigere i propri desideri verso la liberazione e avere la mente, il pensiero e lagire rivolto a un solo punto. Il Vednta quindi forniva anche una dottrina pratica per raggiungere la salvezza alla quale si arriva procedendo per gradi. I Veda e i testi sacri sembrano aiutare in questo cammino liberando dalle false concezioni: essi insegnano che vi sono molte anime individuali, distinte dal corpo materiale che le circonda, che vagano nel samsra soggette alla legge del karman; parlano anche di un supremo sovrano dei mondi. Questo dio (vara) deve essere venerato da ogni uomo, o come Visnu o come iva. Il dio personale che gli uomini pensano come essere distinto da loro identico a ogni singola anima individuale, dato che tutti e due non sono che manifestazione dellunico Spirito Assoluto. Lunica differenza che lanima individuale limitata dal corpo per effetto dellignoranza, che somiglia a un gran sonno che avvolge le anime e in cui esse restano prigioniere fin quando non si risvegliano alla conoscenza della loro vera natura. Ecco perch la my non pu essere definita n come realt n come suo opposto. Avr compiuto un passo avanti che, superando la concezione che vi opposizione tra dio e anima individuale, giunger alla conoscenza che entrambe sono una cosa sola. Tuttavia lidea che il dio ha prodotto e governi tutto non la verit suprema: il brahman che abbraccia tutto e tutto compenetra. Ma esso immutabile e non ha parti, per cui non pu mai divenire cosmo n emanare da s delle parti in forma di anime individuali. INDIA DAL III AL VI SEC.d.C. Dinastia Gupta e gli Unni In questo periodo, nellIndia settentrionale, si assiste allascesa politica dei Gupta, che regnarono fino al 500 e oltre. La casa regnante fu fondata da Gupta, ma pi noto fu il suo successore Candragupta, che spos una principessa dei Licchavi. A lui successe Samudragupta che ampli i confini dellimpero combattendo contro i governatori di Nordovest, che gli resistettero, e i numerosi staterelli, sorti al crollo della potenza dei Kushn, e gli stati del sud, tra cui i Stavhara del Deccan e i Pallava il cui re era Visnugopa. Egli vinse contro Visnugopa, ponendo fine alla sua politica espansionistica. Fu un sovrano illuminato e generoso verso i sudditi, i buddhisti e i poveri. Ma senza dubbio il sovrano pi celebre della dinastia fu Candragupta II Vikramditya, che fu un mecenate liberale e protettore delle arti e alla sua corte sarebbero vissute le nove gemme (tra cui Klidsa). Gli successe Kumragupta che si trov a combattere contro popoli nomadi centro-asiatici, gli Unni, e perse la vita in battaglia. Su di essi fu vittorioso il figlio Skandagupta, ma il suo regno ormai indebolito era destinato a soccombere quando gli Unni, ucciso il re sassanide Firuz, pressarono sui confini dellimpero Gupta. Budhagupta riusc a mantenere la solidit dellimpero, ma, alla sua morte, gli Unni, guidati dal re Toramna e, dopo, dal figlio di questi Mihurakula, dilagarono determinando la forte opposizione dei vari staterelli che riuscirono, nel 527, con Yaodharman a sconfiggere e cacciare gli Unni. Lepoca dei Gupta fu considerata un periodo doro per lIndia, perch il popolo godette di grande benessere e la vita intellettuale giunse al massimo della fioritura. Il maggiore poeta dellantica India fu Klidsa e la sua opera pi importante il Raghuvaa, un poema epico

che canta le vicende e i destini dei leggendari eroi Raghu: in questopera, poesia e verit si intrecciano ed elementi leggendari si fondono con descrizioni realistiche. Ma il capolavoro della letteratura erotica il Kmastra di Vtsyyana e si pu supporre che sia nata nei primi secoli d.C. In questo trattato erotico vengono enumerati ad uno ad uno i trucchi con cui si possono conquistare o sedurre le fanciulle, o con cui le etere possono accrescere le loro entrate. Il Kmastra ha un interesse storico e culturale. Ci informa persino sulle cure che luomo raffinato dedica alla propria persona, e sui piaceri che rallegrano la sua giornata. Altri capitoli sono dedicati ai vari aspetti del matrimonio, alla vita amorosa degli uomini e delle donne nellharem e agli afrodisiaci. Le mogli sono completamente al servizio del marito e la donna lasciata in disparte pu dedicarsi solo ad una completa devozione del marito. C anche un capitolo che enumera i vari generi di baci amorosi, morsi, graffi e abbracci damore, e altri particolari pi intimi. Il Kamasutra contiene un totale di 64 posizioni sessuali anche rappresentate. Vatsyayana credeva che ci fossero otto modi di fare l'amore, moltiplicati per otto posizioni per ognuno. Nel libro queste sono note come le 64 Arti. Comunque, solo circa il 20 per cento del libro dedicato alle posizioni sessuali. Il resto una guida su come essere un buon cittadino e parla delle relazioni fra uomini e donne. Il Kamasutra descrive il fare l'amore come un'unione divina. Vatsyayana credeva che il sesso in s non fosse sbagliato, a meno che non lo si facesse frivolmente. Il Kamasutra ha aiutato le persone a godere dell'arte del sesso in maniera pi profonda e pu essere considerato una guida tecnica al godimento sessuale, oltre a provvedere ad una descrizione dei costumi e delle pratiche sessuali dell'India di quei tempi. Il Kamasutra (in sanscrito piacere o benessere) non infatti percepito come un peccato, ma uno dei quattro scopi della vita (purushartha). Invece, lopera che ha maggiore autorit e prestigio nella vasta letteratura sul dharma il Dharmastra di Manu. Il Codice di Manu sembra sia stato composto nei secoli che precedettero o seguirono linizio dellera volgare e nel periodo Gupta godeva di grande fama; questopera vede il pi alto compito del monarca nellosservanza della struttura castale, alla cui testa stanno i brahmani. Inoltre, pur essendo Induisti, i Gupta favorirono sia i Giana sia i Buddhisti. In questepoca visse Vasunbandhu a cui si deve lAbhidharmakoa, considerato il testo fondamentale dellHinyana. Pi tardi pass al Mahyna e fu sostenitore della Dottrina della sola coscienza, Yogacara, che si individua come una forma di idealismo soggettivo, in quanto giunge ad affermare che la realt illusoria. Particolare importanza rivestono 2 correnti di pensiero che si sviluppano intorno al 500 d.C. nellambito dellInduismo: il Tantrismo e il aktismo. Gli hind chiamano tantriche quelle dottrine che non si trovano nel Veda, ma che sono per lo pi contenute in testi detti Tantra, ma distinti in Samhit (108), gama (28) e Tantra veri e propri (77, 92 o 198), a seconda delle sette a cui si ricollegano. Questi testi trattano dellaspetto pratico dei riti religiosi, delle cerimonie, del culto delle relative divinit. Ma, oltre al culto vero e proprio, descrivono riti segreti che permettono il conseguimento di poteri speciali, meditazioni su sillabe, parole, formule sacre, che diedero avvio a una linguistica occulta, ricca di simbolismo. Questi testi si ricollegano alla pratica sacrificale vedica e, in particolare, ai Brhmana, perch si insiste sullidea dellUno-tutto, nella convinzione che rapporti segreti colleghino ogni cosa nel mondo in totale unit, ma hanno valore solo per i seguaci delle sette e non sono tenuti in considerazione dallortodossia brahmanica. Unito spesso con il Trantrismo lo aktismo, che una dottrina religiosa che attribuisce a certe energie, personificate in dee, unimportanza nel processo cosmico e nel raggiungimento della salvezza. La dottrina si ricollega alla concezione della my considerata come una creatura personale che pu essere oggetto di culto e di adorazione. Oltre alle divinit, sono considerati come akti anche concetti astratti personificati (Nidr, il Sonno, Day, la Compassione) e le formule e le sillabe sacre. Lo aktismo anche penetrato nelle varie sette: nel Visnuismo, lelemento femminile riveste unimportanza secondaria, mentre pi vicino si mostra lo ivaismo, dove iva strettamente collegato con la sua sposa che, per la variet dei suoi aspetti e la vitalit della sua figura, si presta pi delle altre figure divine femminili. La devozione alla dea importantissima presso gli akta: per essi la dea Durg, forma terrificante della consorte di iva, la vera divinit universale, che crea, conserva e distrugge il mondo. Di fronte a lei iva ridotto a un dio inattivo. I fedeli di Durg appartengono ai pi svariati ceti sociali che formularono dottrine pi semplici. Comunque lo aktismo porta avanti una dottrina monistica che pone come unica vera realt lo spirito universale, il Brahman. Nel suo aspetto statico Brahman iva, beato; invece, nel suo aspetto cinetico, il Brahman la akti, lenergia che crea, sostiene e riassorbe la terra e tutto ci che in essa esiste.

I riti praticati sono di vario tipo, con offerte animali, vegetali, ma anche umane. Grande importanza ha nel culto la recitazione dei mantra che contengono un significato simbolico. E, poich la parola eterna, il mantra ha potere divino e soprannaturale. Accanto ai culti pubblici, vi era un rituale segreto, detto cakrapuja, che includeva pratiche primitive e di magia, ma anche pratiche orgiastiche, uso di vino e di bevande inebrianti. Sette dellhindismo Nellambito dei vari sistemi brahmanici si ammette lesistenza di divinit, ma i vari sistemi, nei loro testi, non indicano mai se la divinit da adorare debba essere iva, Visnu o altra, ma lasciano la decisione al fedele. Al contrario, la setta ha come caratteristica principale il riconoscimento di un dato dio come unico, come vero padrone del mondo, e si sforza di dimostrare che solo quello adorato il vero, mentre le altre divinit sono a lui inferiori e sottoposte. Lorigine delle sette sconosciuta. Uno degli aspetti pi interessanti di queste sette che i visnuiti riconoscono la realt del mondo esterno, mentre presso gli ivaiti si era sviluppata unimportante scuola idealistica. Nel pensiero visnuita si possono individuare 2 correnti, cio quella dei Bhgavata e quella dei Pacaratra. Ai Pacaratra si deve la formulazione di una dottrina secondo la quale i vari fattori dellesistenza sarebbero stati emanati, per gradi, luno allaltro. Inoltre, essi diedero spazio nei loro scritti sacri a elementi tantrici e aktici: cio ammisero che Visnu procedeva per mezzo della sua akti personificata in Laksm. Lelemento aktico fu presente in proporzioni differenti nelle varie sette e ebbe unimportanza secondaria. Esse invece pretendevano di rifarsi allinsegnamento delle Upanisad e, affrontando il problema del rapporto dio-anime-mondo, lo risolvevano concordando sullidea che Visnu contiene il mondo in s, lo compenetra, lo regge e ne il libero sovrano. Invece, le sette ivaite mostrano meno connessione con le Upanisad. Lo ivaismo svilupp le proprie dottrine dopo il 500 d.C. in una serie di scritti, 28 gama, introducendo lelemento tantrico e aktico, e offrendo soluzioni differenti al problema dio-anime-mondo: monistica assoluta: dio fondamento universale; pluralistica: dio, anime e potenze che sostengono il mondo sono sostanze differenti; soluzione mediata: monismo qualificato; Accanto alle sette ivaite e visnuite, se ne formarono altre per le quali il sovrano dei mondi era Ganea o Brahm, ma esse non hanno elaborato una vera e propria letteratura filosofica. Particolare importanza tra le sette minori sono quelle aktiche. Lalta valutazione della akti, fece s che sorgessero delle sette che attribuivano il rango di una eterna e suprema divinit, di fronte alla quale il principio maschile passava in secondo ordine. Comunque, la formulazione pi completa dello aktismo deve aver raggiunto il suo apice intorno al XIII sec. Sviluppi del Buddhismo: Dottrina della sola coscienza (vijanavda) Nella dottrina buddhista la coscienza ha avuto sempre particolare importanza: era ci che assicurava la continuit della persona in questa e nelle successive nascite. Nel IV-V sec d.C. Asanga espose la sua dottrina del puro pensiero (vijnavda). Partendo dalla considerazione che i pensieri in se stessi non hanno unesistenza duratura, egli consider che lunica cosa esistente era la coscienza: senza di essa non pu essere percepito n un io n alcun elemento desistenza. Considerando le 6 forme di coscienza, si nota come la coscienza funziona solo nello stato di veglia e non in quella di sonno o sonno profondo . Di conseguenza, si deve supporre un 7 stato di coscienza, il manas, attiva in ogni forma di vita, che assomma in s tutte le altre 6 forme di coscienza ed la condizione per il loro funzionamento. Questa 7 coscienza si appoggia alla coscienza deposito (alaya-vijna), che la spiritualit pi profonda di una personalit, linconscio che sta dietro a ci che conscio; una corrente in continua mutazione; il grande serbatoio in cui sono contenute e conservate tutte le impressioni determinate dal karman; la radice del manas e delle altre 6 forme di coscienza. Ma dato che il manas ha il suo sostegno nella coscienza-deposito, esso lo considera come un se stesso perenne, giungendo alla sbagliata credenza di un io perenne contrapposto al mondo esterno e diverso da lui. Infatti, le nozioni di io e di mondo esterno sono immaginarie. Gli elementi delle nostre nozioni derivano dalla coscienza-deposito, sorgono per interdipendenza funzionale e non hanno esistenza autonoma. N necessario postulare oggetti esterni alla coscienza. Comunque, questa coscienza-deposito lAssoluto. Essa non identica alle cose, altrimenti dovremmo ammettere che lAssoluto (tathat) sia puro ed impuro ad un tempo, per essi sono n diversi n identici tra loro; infatti, se non vi fosse diversit, lAssoluto non potrebbe essere diverso da ci che relativo; se vi fosse identit, il relativo dovrebbe essere della stessa purezza dellAssoluto e lAssoluto dovrebbe essere composito come tutto ci che relativo. Cos, i vijanavdin ammettono il concetto di verit velata e ritengono che gli ordinamenti morali siano mezzi ausiliari necessari per raggiungere la verit suprema. Ma

questultima, per essi, va conquistata attraverso lo yoga e di conseguenza la dottrina viene detta anche yogcra. Infine, i vijanavdin hanno concepito in modo differente il concetto di nirvna, che per essi uno stato dinamico nel quale il Buddha, libero da limitazioni, esercita eternamente la sua azione dedicata al bene di tutti gli esseri, nel tentativo di liberarli dal mondo dellimpermanenza. INDIA SETTENTRIONALE NEL VII SEC. La fine dellinvasione degli Unni ad opera di Yaodharman (527 d.C.) riport la tranquillit ma riaccese le lotte tra i vari stati indiani. Cos, il compito di trasformare il quadro politico dellIndia tocc alla stirpe dei Vardhana, sovrano di Thnesvar, della quale il suo pi importante esponente fu Harsa Vardhana (606-647). Fonti di questo periodo sono il Harsacarita di Bhna, poeta di corte del sovrano, e Il rapporto sul paese occidentale. Harsa sal al trono a soli 16 anni, dopo la morte del fratello maggiore, e cre un regno vasto che da Thnesvar giungeva fino al Bengala. Invece, molte difficolt incontr nella sua espansione verso il sud, combattendo contro i Chlukya. Alla morte di Harsa, nel 647, gli ultimi Gupta regnano nel Bengala e nel Magadha, ma il regno fu abbattuto da Lalitditya del Kamir. Nel VIII sec salgono al trono i Pla che rimangono al potere fino al XII sec. Il primo re fu Gopla, che si converte al Buddhismo e particolari favori furono rivolti alluniversit buddhiste e furono fondati altri conventi. In particolare, nei territori soggetti alla dinastia Pla, avviene una trasformazione del Buddhismo che d luogo alla nuova scuola del Vajrayana (Veicolo di diamante o Veicolo adamantino) in cui la magia diviene mezzo di salvazione: formule magiche (dhran), particolari posizioni delle mani (mdra), diagrammi intesi come simboli visivi della divinit (mandala) sono tra le dottrine segrete insegnate. Si sviluppa anche una forma erotizzata di Vajrayana in cui compaiono divinit femminili subordinate ai buddha e ai bodhisattva, e si accoglie lidea che lAssoluto si realizza nellunione del principio maschile con quello femminile: liniziato vive lesperienza dellUno-tutto quando si congiunge con la donna secondo un rito. Buddhismo Vajrayana La 3 fase del Buddhismo nota come Buddhismo magico o Vajrayna, Veicolo di diamante o anche mantryna, Veicolo della formula. Esso si afferm intorno al VII sec d.C. e si diffuse in India con il centro nel Magadha e in particolare alluniversit buddhista di Nalanda. Essi aspirarono a realizzare un Assoluto inteso panteisticamente, anche attraverso procedimenti di magia, ricollegandosi allInduismo e al Tantrismo. Il Tantra esoterico, cio riservato ai circoli privilegiati e trasmesso in modo segreto, mediante cerimonie diniziazione, tra cui labhiseka, iniziazione, era la pi importante. Molta importanza attribuita al maestro (guru), lunico che possa trasmettere la dottrina; infatti, la tradizione presenta una lista di 84 maghi (siddha) o incantatori (vidhydhara) che si sono trasmessi i segreti del tantra. Nei circoli buddhisti aderenti al Tantrismo, lAssoluto, detto Virocana, Luminoso, concepito come Buddha universale, il Buddha assoluto. Virocana ha come sostanza 6 elementi (terra, acqua, fuoco, aria, etere e coscienza) e come funzioni le azioni del corpo, del pensiero e della parola; si manifesta ovunque e in ogni cosa, poich la natura di Buddha in tutto ci che esiste, in tutti gli esseri animati e inanimati che sono la sua emanazione. Inoltre, per il Vajrayna il mondo manifestazione del dharma-kya, corpo del dharma, tutto ci che esiste apparizione dellunica Realt. E a questa Realt, al Buddha, al Virocana, si pu pervenire attraverso il rito e la meditazione. Nel Buddhismo tantrico la meditazione ha uno scopo pratico: il saggio pu perdersi nel vuoto e ricondurre dal vuoto tutto ci che si riferisce al mondo fenomenico. Concentrandosi sulla sillaba essenziale di una divinit, il fedele pu giungere ad identificarsi e trasformarsi in essa provvisoriamente. Questa dottrina dellidentificazione magica nasce dalla consapevolezza che le cose che esistono nellimmaginazione e le cose che appaiono nella realt, appartengono entrambe al mondo dellillusione. In questa corrente, la filosofia ha un ruolo secondario e prende campo il rito magico. Il mago, prima di ogni operazione, procede al settuplice ufficio; seguono varie meditazioni sui 4 sentimenti fondamentali raccomandati dal Mahyna o sulla vacuit di tutte le cose. Tutto ci costituisce solo latto preparatorio, perch il fine quello di piegare la divinit ai propri scopi. Perci solo il rito importante. Occorre far sorgere questa o quella divinit della sillaba magica, che il suo germe e, una volta evocata la divinit, identificarsi con essa attraverso il gesto (mundr) o la formula (mantra). La ripetizione della formula magica ha avuto sempre importanza presso il Buddhismo, ma ben presto si form una scienza riguardante le sillabe e le parole che garantivano forza magica. La ripetuta recitazione di formule pu sostituire la meditazione (samdhi) ed spesso accompagnata da gesti rituali con particolare attenzione alla posizione delle mani:cos, i gesti rituali delle mani, le formule e la meditazione sono considerati forme parallele dellattivit del corpo, della parola e del pensiero. La teoria e la pratica della meditazione sono legate allimpiego di mandala, circoli, che servono come oggetti di concentrazione. Infatti, per

suscitare la divinit e identificarsi con essa occorre conoscere i suoi connotati esatti perch un minimo errore farebbe fallire il rito. Il pantheon accoglie numerose divinit buddhiste e induiste, ma tutte sono inquadrate e classificate per sempre e devono essere localizzate a seconda della loro funzione nel mondo. Per questo, esse vengono raffigurate in un posto determinato, entro aree o zone magiche (mandala) che vengono disegnate sul suolo o su stoffa. Quindi, con meditazione sui mandala, con luso di mantra e di mudr, si raggiunge lidentificazione con Virocana, cio la qualit di Buddha in questo mondo. Ci ha come conseguenza un mutato giudizio sulle passioni: queste non devono pi essere soppresse ma sono considerate come preparatorie al bene. Le passioni sono cattive fino a quando per lignoranza si rivolgono ai falsi oggetti, ma quando si liberano dalle limitazione aiutano a raggiungere la salvezza. Di conseguenza, le passioni non vanno soppresse ma trasformate e rese utili al processo di salvazione. Dalla seconda met del I millennio, sintrodusse lelemento aktico, un elemento contrario al Buddhismo antico che era stato sempre rivolto agli uomini e dove le donne non avevano alcun posto n nella comunit n nel pantheon. Sotto linflusso dello aktismo si gener nel Vajrayna la convinzione che il piacere amoroso con una donna consacrata, vidy, scienza, potesse agevolare la via alla salvazione. Le dottrine e i riti erotici furono aggiunti al Vajryana come una sorta di supplemento, e le vidy furono considerate mezzi per raggiungere uno scopo. Infine, la base filosofica di questa nuova dottrina era offerta dalla concezione della suprema Realt come unione di un principio maschile con uno femminile. Laspetto maschile laspetto attivo dellAssoluto, quello femminile identico al suo aspetto passivo: lunione sessuale del mago (sdhaka) con la sua sposa consacrata (vidy) il mezzo per arrivare alla perfezione. Inizi dellinvasione islamica Gli Arabi ebbero contatti con lIndia fin dal VI sec; si tratt per lo pi di rapporti commerciali, che interessavano la costa meridionale dellIndia, in particolare del Malabar, dove si form una comunit musulmana di sangue misto: i Mopla. Lurto principale fu nelle valli dellIndia Nordoccidentale, dove gli Stati di Kabul e Zabul caddero nell870 sotto il dominio persiano, e nel Sindh dove nel 711 Muhammad Ibn-al-Qasim occup il territorio fino a Multan. Cos, anche se nel corso del VIII sec. nelle regioni occidentali si fosse affermata la dinastia Gurjra-pratihra che costitu un barriera contro gli Arabi, il Seistan, lAfghanistan, il Belucistan e il Sindh caddero sotto il dominio della Persia e risentirono dal punto di vista culturale linfluenza della Persia. Tuttavia, anche gli Arabi mostrano grande capacit di assimilare e di sintetizzare gli aspetti di altre culture. Cos arrivano al mondo occidentale il concetto zero e il sistema numerico decimale, e arrivano anche le fiabe e le versioni tradotte in arabo di storie indiane. Uno degli aspetti della politica araba nel Sindh si coglie nel rapporto con gli indiani che vennero trattati come dhimmi che dietro pagamento di una tassa, la gizya, potevano mantenere le loro tradizioni religiose ed essere rispettati nella loro persona e nei loro beni. INDIA TRA I SECOLI IX E XII (REGNO DI GHANZNA) Mahmd di Ghazna Il grande scontro con il mondo arabo avvenne con i turchi verso la fine del IX sec. Nelle regioni pi orientali, appartenenti alla dinastia persiana Samanide (874-999), il potere era in mano ad ufficiali turchi. Uno di questi, Sabuktign, riusc a far proclamare indipendente il suo principato che aveva centro a Ghazna (Afghanistan). Suo figlio, Mahmd, si interess dellIndia e diede il via a una serie di assalti pirateschi in cui distrusse e saccheggi templi e luoghi sacri, divenendo sovrano di un vasto impero che ampli con la conquista sia del Sindh sia del regno degli Shhi. Nella capitale di questo regno, Lahore, Mahmd di Ghazna trasfer la sua corte facendone un importante centro di cultura islamica e persiana. Intanto dalXI sec nuove dinastie comparsero sulla scena politica indiana, tra cui i Chauhn, il cui re pi importante fu Prthiviraj III che nel 1178 difender lIndia contro i Turchi, poi i Sena che nel XII sec conquistano il Bengala e infine i Paramra, il cui sovrano pi celebre Bhoja, che regnano nellindia centrale. INDIA TRA I SECOLI XII E XVI(SULTANATO DI DELHI) Muhammd di Ghr Se Mahmd di Ghazna non riusc a giungere a Delhi, vi riusc Muhammd di Ghr, cos detto poich la dinastia a cui apparteneva ebbe il suo centro a Ghr, a nord di Kbul. Muhammd di Ghr si impadron del regno di Ghazna, occup Lahore nel 1186 e si orient verso Delhi. I suoi eserciti giunsero fino a Delhi e da l avanzarono su tutta la pianura gangetica fino al Bengala, dove occuparono la parte occidentale, cacciando i Sena nella zona orientale. Ma, nel 1206, alla sua morte, il regno si smembr.

Il 1192 una data importante nella storia dellIndia perch lavvento del potere straniero sul suolo indiano, dal quale lIndia si liberer solo con lindipendenza nel 1947. Tra i motivi di questa disfatta vi sono: - un ideale religioso e una fede quasi maniaca degli islamici verso lindifferenza per le vicende del mondo e per la politica degli hind; - un esercito, quello dei Ghridi, comandato da schiavi educati alla battaglia e un codice donore il cui rispetto preoccupava gli hind pi della vittoria stessa; - lincapacit degli indiani di adottare nuove tecniche militari; - il deterioramento degli animi e delle finanze a causa delle continue attacchi musulmani; le lotte interne e le ribellioni dei re hind che cercavano appoggi e alleanze con i governanti musulmani. Dinastia degli Schiavi (1206-1290) Alla morte di Muhammd di Ghr, un suo generale schiavo, Aibak, si proclam sovrano dellIndia e ottenne da Baghdad il riconoscimento dellindipendenza e il titolo di Sultano per suo figlio ltutmish. La dinastia degli Schiavi regn a Delhi dal 1206 al 1290 e appartennero Aibak, Iltutmish e Balban. Fra i vari sovrani, fu soprattutto Balban che tent di rafforzare il potere centrale di Delhi e indebolire i poteri locali. Nella politica interna, si introdusse la gizya e si considerarono gli indiani come dhimmi, e nelle cariche di prestigio furono preferiti i Turchi creando dissidi tra musulmani turchi e musulmani indiani. Alla morte di Balban non mancarono lotte di successione che portarono al potere varie dinastie, cio: Khalgh, il cui maggiore esponente fu Alud-dn ; i Tughlaq, che vennero al potere nel 1320 dopo una lunga guerra di successione. Il sovrano pi importante, Muhammad-Ibn-Tughlaq, consolid il potere centrale, rafforz i confini a nord e ridusse sotto il controllo del sultanato i territori dellIndia meridionale. Ma alcune vicende negative del suo regno, tra cui il trasferimento della capitale da Delhi a Daulatbd, una serie di carestie e aumenti delle tasse inasprirono i rapporti tra il sovrano e i sudditi e crearono tensione che sfoci in una serie di ribellione e rivolte che portarono alla formazione del sultanato di Bahman e al regno di Vijayanagar oltre al Bengala che dichiar la sua indipendenza nel 1338. Un momento critico si ebbe nel 1398 con linvasione e il saccheggio dei territori dellIndia settentrionale da parte di Timur o Tamerlano; LImpero Vijayanagara (noto con il nome della sua antica capitale) si estese rapidamente verso il Madurai nel sud e verso Goa e in occidente. I suoi governanti seguito la pratiche dei Chola, in particolare nellagricoltura e nel commercio, promuovendo le associazioni di categoria e onorando i templi con grandi doni. Esisteva, inoltre, una forte rivalit con il sultanato di Bahmani per il controllo della valle del fiume Krishna e del fiume Tungabhadra, che cambiato di dominio in base alla potenza militare del momento. Le associazioni dei commercianti ebbero in questo impero una grande importanza, al punto da ottenere maggior potere rispetto ai proprietari terrieri e ai Bramini della corte. Infine il commercio cadde nelle mani degli stranieri, in particolar modo arabi e portoghesi in concorrenza per il controllo dei porti occidentali. Goa nel 1510 divenne una colonia portoghese. La citt di Vijayanagara ebbe numerosi templi, ricchi di svariati ornamenti e altari dedicati agli dei. Tra i pi noti il tempio dedicato a Virupaksha, una manifestazione di Shiva, il dio principale di reggenti di Vijayanagar. I templi sono stati un nucleo per la cultura, il divertimento e le attivit intellettuali. Non vi fu, tuttavia, lo scambio culturale con il mondo musulmano. Quando i reggenti dei cinque Sultanati del Deccan unendosi attaccarono Vijayanagar nel 1565, limpero sub una profonda sconfitta nella battaglia di Talikota. Fu linizio del declino di uno dei massimi imperi a dominare il sud dellIndia. I Sayyd e i Lod sono le 2 dinastie che si susseguirono nel corso del XV sec e che riuscirono a mantenere solo i territori intorno a Delhi ed Agra. Solo uno degli ultimi sovrani dei Lod, Sikandar Lod, riusc ad attuare una politica espansionistica e ampliare il regno che si estese dal Panjb al Bengala. Il suo successore perdette nel 1526 il regno ad opera di Bbur, che fond limpero Moghul. In questo periodo furono importanti 2 correnti religiose e che avevano lo scopo di fondere lInduismo e lIslamismo. La prima il Nath panth che si diffuse tra il IX e XIII sec nel nord dellIndia, negli strati pi bassi della popolazione. La nuova religione trov il suo maggior esponente in Gorakhnath che predic una religione monoteistica, caratterizzata da devozione profonda a iva, ma permeata anche di Buddhismo tantrico, che faceva ricorso a tutta una

serie di pratiche psicofisiche (hathayoga) e pratiche misteriose che, volte a conferire poteri magici, dovevano essere impartite da un maestro. La seconda quella del Sant Mat, Dottrina dei Santi, che si sviluppa nel XV sec e appoggia una dottrina monistica in cui Dio, chiamato ora Allah ora Ram ora Hari, indefinibile e senza forma. Centrale della dottrina il ruolo della meditazione ottenuta grazie a tecniche di concentrazione insegnate da un maestro. Fra gli esponenti di questa religione vanno ricordati Kabr e Guru Nnak. Inoltre, dalla corrente religiosa del Sant Mat si svilupp la religione dei Sikh, discepolo, che fu lultima grande religione indiana. Il Sikhismo traeva i suoi seguaci dalle caste dei khatri (sottocaste di commercianti e mercanti) e dei Jt (genti che praticavano la pastorizia), che per la loro ricchezza e le loro ambizioni vennero in lotta con i Moghul. Il dissidio con i Moghul si intensific ulteriormente con luccisione di 2 guru, per cui il Sikh-panth vide una nuova fase di istituzionalizzazione sia a livello religioso sia a livello militare. Il discepolo dellultimo dei guru, Banda, schiavo del guru, giunse allo scontro con i Moghul che riconquistarono il Panjb, mentre i superstiti di Sikh si diedero alla guerriglia per essere sconfitti, nel 1715, e, portati in catene a Delhi, furono uccisi, in seguito al loro rifiuto di convertirsi allislamismo. Sultano di Delhi La battaglia decisiva tra Bbur e il Sultano di Delhi fu combattuta a Pnpat nel 1256 e, nel 1257, vengono sconfitti a Kanwa, i capi Rjput di Mewr e del Mlwa, coalizzati contro di lui e guidati da Rn Sangrm Singh. Inizia cos il sultanato di Delhi. Alla morte di Bbur, il figlio e successore Humyn fugge in Persia a causa di Sher Shh Sun, un nobile afghano generale dei Lod e dopo di Bbur, che prende il comando del sultanato. Questi, per, muore precocemente e nel 1555 torna a Delhi Humyn, che muore poco dopo lasciando il regno al figlio tredicenne Akbar che viene al trono con il reggente Baitam Khn. Akbar fu il vero artefice della potenza Moghul. Cos, liberatosi del reggente, inizi una politica espansionistica e guid lo Stato. Aiutato da persone abili e preparate, organizz un forte potere centralizzato e un rigido sistema in base al quale i nobili dovevano fornire un preciso contingente di truppe. Elimin la gizya e diede spazio nellamministrazione a indiani, musulmani e rjputi facendone dei pilastri leali e subordinati al suo potere. Si occup anche di problemi religiosi e, nel 1579, proclam la mahzar, Dichiarazione, in cui si affermava che in caso di controversie religiose decideva il sovrano in accordo al Corano e al benessere del popolo. Intorno al 1582 cominci a proporre una sua religiosit, che ebbe il nome di Din-i-Ilahi, che predicava il monoteismo e limportanza della figura del maestro, presentando delle analogie con la corrente della bhakti, per cui fu accettata sia da hind sia da musulmani. Essa per fu una religione di breve durata e si estinse poco dopo la sua morte. Alla morte di Akbar, successero Giahnghr, Shh Jahn e il figlio di questultimo Aurangzeb che venne al trono in seguito a una lunga lotta per la successione con i 3 fratelli, il pi importante dei quali Dhr Shikh che fu fatto uccidere dal fratello come eretico. Aurangzeb impose nuovamente la gizya e suscit il malcontento sia dei musulmani sia dei rjputi. Alla sua morte, nel 1707, si alternarono lotte di successione e brevi regni fino a quando, nel 1719, successe Mahammad Shh che govern fino al 1748. Cominciarono una serie di ribellioni e numerosi governanti locali si resero indipendenti e si verificarono numerose invasioni come quella di Ndir Shh che, nel 1739, penetr in India e giunse fino a Delhi. Ma il crollo dellimpero Moghul fu opera dei Maratti. Maratti I Maratti, abitanti del Mahrstra, di lingua marath, erano un insieme di famiglie di diverse caste, dedite alla professione delle armi. Essi divennero una casta nel XVIII sec e furono al servizio della potenza islamica. Il loro capo fu Sivj, che aveva costituito uno stato unitario che si reggeva su 2 imposte: la sardemukh, unimposta fondiaria riscossa sul territorio maratta, e la chauth, unimposta che veniva versata dagli stati vicini per rimanere immuni dalle incursioni maratte. Lusanza di riscuotere la chauth, da un lato, nelle province Moghul del Deccan suscit unopposizione violenta, dallaltro lato permise ai Maratti unespansione territoriale, tanto che nel 1740 appartenevano ai Maratti le province di Bundelkhand, Mlwa e Gujart in cui vennero pose delle basi fortificate. Inoltre, i re dei maratti divennero semplici figure rappresentative, mentre il potere effettivo pass nelle mani del 1 ministro e questa carica diventava ereditaria in una famiglia brahmanica. Il 1 ministro, di nome Blj, stipul nel 1719 laccordo finale con limperatore moghul e cos il re dei Maratti fu riconosciuto vassallo, tributario dellimpero: fu data cos ai Maratti la possibilit di trattative e compromessi. Sivj mor nel 1680, lasciando in eredit un grande regno locale, ma vulnerabile. Linvasione Moghul verso il Deccan port ad una lunga ma infruttuosa guerra durata 25 anni, dal 1682 al 1707. Shahu, nipote di Sivj , regn come imperatore fino al 1749. Durante il suo regno, Shahu nomin un peshwa (primo ministro) come capo del governo (sotto determinate condizioni).

Dopo la morte di Shahu, i Peshwa divennero i leader de facto dellImpero Maratta dal 1749 al 1761. Limpero si espanse enormemente, coprendo gran parte del subcontinente, e tenendo testa nel secolo XVIII alle forze britanniche, fino a quando il dissenso tra i Peshwa e i loro sardar (o comandanti dellesercito) ne fece perdere la loro coesione. LImpero Maratta raggiunse il suo apice nel XVIII secolo sotto il regno di Shahu e del Peshwa Baji Rao I. La sconfitta occorsa in occasione della terza battaglia di Panipat nel 1761 sospese lulteriore espansione dell'impero e riducendo il potere dei Peshwa che persero il controllo del Regno. Alcuni Sardar come Shinde, Holkar, Gayakwad, Pant Pratinidhi, Bhosale di Nagpur, Pandit di Bhor, Patwardhan e Newalkar divennero re nelle rispettive regioni. L'impero and verso la dissoluzione della Confederazione, con il potere diviso in una 'Pentarchia' tra le cinque dinastie Maratha: Peshwa di Pune; Sindhia (originariamente "Shinde") di Malwa e Gwalior; Holkar di Indore; Bhonsle di Nagpur; e Gaekwad di Baroda. La rivalit tra Sindhia e Holkar domin gli affari della confederazione nei primi anni del secolo XIX, come gli scontri con la Compagnia Inglese delle Indie Orientali nelle tre Guerre AngloMaratha. Nella terza di queste guerre, l'ultimo Peshwa, Baji Rao II, venne sconfitto dagli inglesi nel 1818. La maggior parte delle ex Impero Maratta venne assorbito dallIndia Britannica, anche se alcuni degli stati Maratta continuarono ad esistere con uno status di semiindipendenza allinterno dellIndia, fino allindipendenza del 1947. I Sikh La sconfitta dei maratta per mano degli afghani acceler la separazione del Punjab e di Delhi, e contribu a creare il regno Sikh nel nord-ovest dell'India. Il movimento Sikh ebbe origine nel secondo secolo a.C., ma non ebbe importanza fino al secolo XV e XVI, quando gli insegnamenti dei guru sikh si diffusero fra i contadini delle regioni settentrionali. Perseguiti dai Moghul, i Sikh, sotto il comando del Guru Gobin Singh form quello che si chiam il Khalsa o Esercito dei puri. Il Khalsa si ribell contro la repressione e la politica economica dei Moghul nel Punjab alla fine del regno di Aurangzeb. Con tattiche di guerriglia, approfitt dellinstabilit politica creata dalle guerre tra Moghul e afghani e persiani, arricchendo e ampliando il loro controllo territoriale. Nel 1770, legemonia Sikh si estendeva dallIndo (a occidente) fino al fiume Yamuna (a est) e da Multan (a sud) a Jammu nel nord. Ma quello Sikh, come quello Maratha, era un conglomerato disunito di dodici regni che si confrontavano continuamente. Fu Ranjit Singh (1780-1839) che promosse l'unit dei Sikh e la convivenza con musulmani e ind. Ranjit Singh introdusse una rigorosa disciplina militare che gli consent di espandere il suo territorio a parti dellAfganistan, Kashmir e Ladakh. La nuova potenza imperiale Il primo passo verso la trasformazione in colonia fu l'approvazione, nel 1784, dell'Indian Act, che concedeva ai governatori generali della Compagnia la facolt di agire in nome del governo di Londra. Sin dal 1785 i successivi governatori generali, appoggiati da un esercito moderno, erano andati avanti nella conquista dell'immenso territorio, sottomettendo i principi Maharata e Rajput, il Nizam di Hyderabad e il Principe di Mysore, Haider Al, e conquistando l'isola di Ceylon. Nel 1818, gli Inglesi dominavano, ormai, tutta l'India, a eccezione del bacino dell'Indo e dell'Assam. Amministravano in maniera diretta la regioni pi ricche, il Bengala e la Delhi, con l'unica eccezione del regno Sikh, nel Nord-ovest. Lord Hastings diede un nuovo impulso all'India Britannica: fece restaurare il sistema di canali, ripar le vie di comunicazione e promosse in Bengala la creazione di un sistema di pubblica istruzione. Nel 1828, Lord Bentinck sostitu la lingua persiana come idioma ufficiale con i dialetti locali e con l'inglese. Proib inoltre il lavoro minorile e le pratiche del Sati. Nella carica gli succedettero Lord Auckland, che conquist il Sind dopo aver sconfitto la dinastia Amir nel 1843. Nel maggio del 1857, le truppe indiane che prestavano servizio nell'esercito britannico, formato da 238.000 uomini (dei quali solo 38.000 erano europei), si ribellarono nella caserma di Meerut. L'insurrezione si diffuse in tutta l'India Settentrionale e nell'Audh e nell'India centrale. Questa insurrezione era causata dal pessimo trattamento che gli ufficiali britannici riservavano alle truppe indiane, la politica delle annessioni di Lord Dalhousie, i viaggi in mare che per gli Ind erano tab, per andare a combattere contro i Birmani. La voce diffusa che le cartucce dei fucili venissero unte con grasso di maiale e di vacca, anatema per musulmani e ind, fece scoppiare una ribellione che caus migliaia di vittime da entrambe le parti. La rivolta fu soffocata nel giugno del 1858, e nello stesso anno lo

scioglimento della Compagnia delle Indie Orientali provoc la riorganizzazione dei reggimenti dei sepoy1 e la loro integrazione del nuovo esercito creato da Lord Cannig. Il Governement of India Act del 1858 ratific la fine dell'impero Moghul, dopo la deposizione dell'ultimo imperatore Muhammad Bahadur Shah, e trasform l'India in una colonia britannica sotto il mandato di un vicer. A Londra venne creato il ministero dell'India e Calcutta divent la capitale della colonia. I funzionari vennero organizzati nell'Indian Civil Service. Nel 1877, la regina Vittoria sar infine incoronata "Imperatrice delle Indie". Le campagne inglesi contro il Bengala e l'Assam causarono tre conflitti con la Birmania. La corte di Amarapura perdette nel 1826 Tenasserim, Arakan e Assam a beneficio dei britannici. Nel 1852, la Gran Bretagna si annesse la Bassa Birmania, e nel 1891 si annesse l'intera Birmania, che serviva da stato-cuscinetto per proteggere le frontiere orientali. I britannici appoggiarono o crearono stati intermedi come il Nepal e il Bhutan, si intromisero nelle questioni dell'Afghanistan e si annessero il Belucistan e la Birmania. James A. Brown, governatore tra il 1848 e il 1856, mise in atto una politica espansionista sulla base del "principio della reversibilit", che comportava l'annessione di quei principati indiani che rimanevano senza erede diretto alla morte del reggente. Grazie a questo stratagemma, gli inglesi si impossessarono di Satara, Jaipur, Sambalpur, Udaipur, Jhansi, Nagpur e Audh. In questi territori Dalhousie intraprese la costruzione di ferrovie, la riforma delle Poste e l'installazione delle prime linee telefoniche; nel 1854, fu inaugurata la linea ferroviaria CalcuttaAgra. Vennero anche fondate le Universit di Calcutta, Bombay e Madras riservate per alle classi sociali privilegiate. I collegi e le universit fondate dai britannici contribuirono alla formazione di una nuova classe intellettuale indiana. I primi segni di un nascente spirito nazionalista, localizzati per la maggior parte nella regione del Bengala, avevano caratteristiche religiose. Nel 1885, Allan Octavian Hume fond il Congresso Nazionale Indiano, con il proposito di ottenere una partecipazione pi attiva degli Indiani nel governo del Paese. Il nazionalismo indiano si rifece agli esempi del Canada, dell'Australia e della Nuova Zelanda per reclamare lo status di dominio nell'Impero Britannico.

La donna nella civilt hind NellIndia antica nascere donna non mai stata una sorte desiderata, ma non era un evento sgradito, anche se la sua nascita non procurava la stessa gioia di quella di un maschio, garante della continuit e della sicurezza della famiglia, ma la nascita di una figlia femmina non era nemmeno fonte di preoccupazione per i genitori, tant che nelle prime Upanisad si ricorda un rito per garantire la nascita di una figlia; ma questo rito non divenne importante come il pumsavana (prescritto per assicurare la nascita di un maschio). Le donne, in epoca vedica, oltre ad avere un ruolo attivo nella societ, dove si occupavano dellagricoltura e dellartigianato, mentre i loro mariti si occupavano della guerra, avevano un ruolo nella cultura, in quanto era permesso laccesso ai testi vedici ed era consentito di istruirsi tanto che svolgevano professioni come linsegnamento e la carriera medica. Inoltre, esse godevano degli stessi diritti degli uomini e, tranne nel periodo mestruale in cui erano considerate impure e intoccabili, non erano soggette ad esclusione dalla vita religiosa. Dopo lupanayana, cio liniziazione allo studio del Veda, le donne erano indirizzate agli studi vedici, in modo tale da offrire sacrifici alle divinit e le preghiere religiose ed i sacrifici erano offerti dal marito insieme con la moglie. Fino al III sec a.C. le ragazze potevano restare nubili fino a 16 anni e dedicavano allistruzione gli anni che le separavano dal matrimonio, anche perch era diffusa la convinzione che una ragazza avrebbe avuto successo nel matrimonio solo se fosse stata ben istruita. Le studentesse erano divise in 2 classi, le brahmavdin, studentesse a vita di teologia e filosofia, e le sadyodvh, donne che studiavano fino al loro matrimonio. Inoltre, la maggior parte delle ragazze appartenenti a famiglie benestanti riceveva una buona istruzione che era impartita dai genitori, dagli zii, dai fratelli o da professoresse locali, e componevano inni.
Il termine sepoy (pronunciasip) designava in senso generale qualunque militare indigeno dell'India sotto il governo britannico. In senso specifico, era il termine impiegato nel British Indian Army (l'esercito coloniale britannico in India), e prima ancora nella Compagnia Inglese delle Indie Orientali, per un soldato semplice di fanteria (un militare di cavalleria era un Sowar), termine che tuttora in uso nel'esercito indiano.
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Alla fine del periodo vedico, la situazione inizi a cambiare; i motivi di questo cambiamento vanno ricercati nellaffermarsi della casta brahmanica e al suo procedere, attraverso la redazione di diversi codici di legge, tra cui il pi importante il Mnavadharmaatra alla riorganizzazione della societ. Inoltre, laccentrarsi del potere religioso nelle mani dei brahmani, allontan la donna dalla possibilit di offrire sacrifici alle divinit, dirigendola al solo aspetto domestico del rituale. Gi durante il periodo dei Brhmana si era andata accentuando la necessit di non compiere errori durante la recitazione dei mantra vedici. Di conseguenza, chi voleva intraprendere gli studi vedici doveva dedicare allo studio un periodo di almeno 16-17 anni. Ma per le ragazze, poich il matrimonio doveva avvenire tra il 16 o il 17 anno, il tempo risultava insufficiente per intraprendere gli studi. Inoltre, i sacrifici divennero pi complicati e la partecipazione della donna nella religione divenne pi superficiale. Aument limportanza delladorazione degli antenati e si afferm la convinzione che solo i maschi potessero svolgere questo compito. Infine, la societ cominci a disapprovare i matrimoni tra caste differenti, e la scelta di uno sposo per la figlia divenne unimpresa ancora pi dura. Cos, laffermarsi del Buddhismo e del Giainismo e la creazione dei monasteri, che attiravano le giovani donne che preferivano approfondire l la loro istruzione piuttosto che sposarsi, crearono dei conflitti di interesse fra le famiglie. A ci si aggiunse la diffusione dellimportanza della castit che doveva essere assicurata allo sposo come garanzia della continuit della famiglia, che port a guardare con favore i matrimoni celebrati in giovane et, abbassandosi cos ai 1213 anni. Poich i matrimoni infantili cominciarono ad essere allordine del giorno, ne consegu che venisse proibito lupanayana e eliminato il periodo che prima era dedicato allistruzione. Di conseguenza, dopo il III sec a.C., listruzione della donna peggior notevolmente. Cos, divenute sempre pi incolte e prive di istruzione, le donne non furono pi capaci di intendere e recitare gli inni vedici e ci port alla convinzione che esse fossero indegne di ascoltarli, fino a quando a loro il Veda venne interdetto. Cos, conseguenza dellabbassarsi dellet matrimoniale e del peggioramento dellistruzione fu che le donne non si occuparono pi dei problemi pubblici. Solo con la dottrina della bhakti la donna riavr un ruolo pi importante nella religione. Mentre, allinizio dellera cristiana, si affermava il matrimonio infantile, a poco a poco, sia il levirato (niyoga) sia il secondo matrimonio furono proibiti alle vedove. Cos, la vedovanza della figlia divenne fonte di gran dolore per i genitori, rassegnati a vederla vivere in stato di emarginazione sociale e affettiva. La situazione peggior con la diffusione, nel V sec d.C., della pratica della sat. Una conseguenza del deterioramento della posizione della donna, la teoria della tutela perpetua. Nel Mnavadharmaatra si afferma che la donna quando ancora una ragazza deve essere protetta dal padre, dal marito quando sposa e dai figli quando il marito non c pi. Lo scopo di Manu non era di negare ogni libert alla donna, ma di assicurarle unadeguata protezione lungo tutta la sua vita. Inoltre, secondo le smrti e i Purna, se una donna aveva la sfortuna di cadere in mani nemiche, non doveva essere trattata con disprezzo, ma doveva essere accettata di nuovo nella famiglia dopo i riti purificatori. Se, dopo la violenza, la donna partoriva un bambino, doveva essere riammessa nella sua famiglia; il bambino, invece, sarebbe stato allevato da qualcun altro, e non sarebbe mai potuto essere ammesso nella famiglia della donna. Il processo di svalutazione della donna da un punto di vista sociale e culturale si aggrav col contatto con altre culture, soprattutto con quella musulmana, raggiungendo il suo apice intorno allXI sec d.C. quando let matrimoniale verr abbassata a 9-10 anni. La ferocia dei re musulmani in India e gli atti di violenza di cui furono responsabili resero molto dura la vita delle donne che furono tenute segregate in casa e date in matrimonio giovanissime, con la convinzione che i musulmani non toccassero le donne sposate. Gli errori delle donne iniziarono ad essere puniti con maggiore durezza e le donne catturate con la forza non potevano sperare di ritornare indietro nelle loro famiglie. Fu inoltre proibito loro di studiare; listruzione superiore delle donne era limitata a famiglie ricche, reali e benestanti. Le famiglie normali non lasciarono che venisse impartita alcuna istruzione alle proprie figlie, anche perch si diffuse lidea che le donne istruite erano destinate a rimanere vedove. Allavvento dellimpero britannico, listruzione femminile nella societ ind era scomparsa. Con il loro avvento lusanza dei matrimoni infantili venne limitata con apposite leggi, fra le quali una del 1929 che fissava let minima di matrimonio a 14 anni, e una, nel 1955, che fissava let del matrimonio a 18 anni. Cos, linnalzamento dellet matrimoniale promosse la ripresa dellistruzione della donna, non pi interrotta dal matrimonio ma pu continuare anche dopo il matrimonio. Ci ha fatto s che alla donna di oggi venisse assicurata almeno listruzione inferiore.

Matrimonio Gi in et vedica il matrimonio era unistituzione consolidata. Esso era considerato un dovere sociale e religioso. Una persona non sposata era malvagia e, dal punto di vista religioso, rimaneva incompleta. Per un rya in et di matrimonio sposarsi significava completare la sua formazione religiosa visto che ogni rito non poteva essere completo senza la sua compagna; inoltre, egli ubbidiva al dovere di generare figli maschi per garantire la continuazione della famiglia e per assicurarsi i sacrifici necessari al momento della propria morte. Nonostante ci, fino al 500 a.C. il matrimonio non doveva essere celebrato ad ogni costo. Dal 300 a.C., il matrimonio inizi ad essere obbligatorio per le ragazze. Le cause che portarono a questatteggiamento furono innanzitutto una reazione della societ al fatto che numerose ragazze cominciarono ad unirsi agli ordini buddhista e jaina, divenendo bersaglio delle critiche della gente; un secondo motivo viene individuato nel fatto che il matrimonio delle ragazze fu paragonato allupanayana dei ragazzi, cos, dato che lupanayana era obbligatorio per i ragazzi, anche il matrimonio fin con lessere considerato obbligatorio per le ragazze. Forme di matrimonio La nascita della letteratura del Dharma segna la definizione e la classificazione di 8 forme di matrimonio, di cui 4 approvate e 4 disapprovate. Le forme di matrimonio disapprovate sono: Paiaca: una forma di matrimonio molto antica, in cui la sposa veniva imbrogliata, anche facendola ubriacare o usando droghe, e quindi presa con la forza; Rakshasa: altra forma di matrimonio molto antica in cui le donne erano considerate bottino di guerra. La lotta era il mezzo per ottenere una donna e diventava un trofeo di guerra. Questa forma di matrimonio cess di essere praticata nel III sec a.C.; Asura: questa forma di matrimonio prevedeva che il marito potesse ottenere la sposa pagandone un prezzo al padre; Gndharva: questo il vero e proprio matrimonio damore, ma non tutte le tradizioni concordano nellincludere il matrimonio damore tra le forme approvate; Le forme di matrimonio approvate sono: Arsa: secondo questo tipo di matrimonio il padre della sposa pu accettare come dono del genero una mucca o un toro, per facilitare lesecuzione dei sacrifici che richiedono latte di mucca; Daiva: la forma tipica di matrimonio che si aveva quando colui che offriva un sacrificio dava in moglie sua figlia al prete celebrante; Brhma e Prajpatya: sono le forme di matrimonio pi interessanti. La distinzione tra le 2 non chiara alle smti. Sembra che la forma Prajpatya, in cui la sposa e lo sposo sono uniti affinch collaborino condividendo responsabilit e compiti, sia la pi antica e lunica accettata dal gveda. Da questa si sarebbe passati al matrimonio Brhma in cui il padre sceglie il proprio genero, lo invita a casa sua e gli offre la figlia, ornata di splendidi gioielli e la sposa considerata come un dono. Rituale del matrimonio e cerimonia il fidanzamento e il matrimonio sono le parti principali della cerimonia nuziale. Importante il rito del saptapadi, in cui lo sposo e la sposa fanno sette passi insieme, pregando che la loro vita sia piena di prosperit, amore, opportunit, progenie, santit, felicit e splendore. Et matrimoniale nel periodo vedico le ragazze venivano date in matrimonio intorno ai 1618 anni. Nel IV sec a.C. gli scrittori del Dharmastra cominciarono ad avvertire che i matrimoni non dovevano essere posticipati di molto dopo la pubert; ma, tra il 400 a.C. e il 100 d.C., let matrimoniale inizi ad essere abbassata, e le ragazze erano sposate in periodo puberale. Gli scrittori della smti non contenti di aver proibito i matrimoni post-puberali, cominciarono ad incoraggiare il matrimonio molto prima del tempo della pubert. Dopo il 100 d.C., i matrimoni in periodo pre-puberale divennero pi frequenti e giustificati dalla necessit di garantire lassoluta castit della donna. Infine, nel corso dellVIII-IX sec, la divisione del sistema delle caste in numerose sub-caste e la proibizione del matrimonio tra persone di caste differenti accentuarono il matrimonio infantile. Cos, la scelta dello sposo adatto alla figlia cominci a divenire un problema sempre pi difficile. La sistemazione del matrimonio in et vedica, quando let matrimoniale era di 16 o 17 anni, le ragazze avevano maggiore possibilit di scelta del futuro marito. Con labbassarsi dellet matrimoniale, le cose cambiarono, dal momento che bambine di 8-9 anni non potevano fare delle scelte intelligenti, cos la scelta dello sposo ricadeva sul padre o su un guardiano. Nei tempi preistorici, era il padre della sposa a richiedere un pagamento dallo sposo che portava via dalla famiglia una forza lavoro. I parenti della sposa non dovevano accettare nulla in cambio, perch poteva essere interpretato come un prezzo di vendita della figlia. Nelle famiglie ricche o reali, invece, si usava fare dei regali al genero al momento del matrimonio. Comunque sia la dote era un dono scaturito dallaffetto e non costitu un impedimento alla sistemazione

del matrimonio. Con limpero britannico, cominciarono ad essere svolte nuove attivit dagli indiani, e i ragazzi con una buona istruzione e un buon lavoro iniziarono ad essere desiderati come generi. Il Dowvry Proibition Act del 1961 ha bandito la dote in India: secondo la legislazione attuale un reato sia offrirla sia accettarla. Ma i trasgressori vengono raramente puniti e la pratica della dote in aumento; inoltre, se gli accordi pre-matrimoniali, che spesso si protraggono oltre il matrimonio, non vengono rispettati la sposa subisce maltrattamenti di ogni tipo da parte della famiglia del marito, seguiti da casi di suicidi delle spose o di omicidi camuffati un suicidi. Requisiti delle parti le persone cieche, sorde e mute non erano considerate spose desiderabili, ma il matrimonio con queste persone era ritenuto valido. I matrimoni con parenti stretti erano scoraggiati. Fino al X sec d.C. le caste non erano un problema insormontabile, cos anche i matrimoni anuloma, cio uomini di casta pi alta che sposavano donne di casta inferiore, erano possibili. Dal X sec d.C., quando le differenze tra le varie caste cominciarono a divenire pi evidenti, i matrimoni tra caste diverse scomparvero. La vita coniugale fino al 500 a.C., quando le spose erano istruite prima del loro matrimonio, ricevevano un buon trattamento dai membri pi anziani della famiglia dello sposo. Quando, invece, diventarono allordine del giorno le spose bambine e analfabete, il loro trattamento nella nuova famiglia cambi. Essendo molto giovani, inesperte e nervose, cominciarono ad avere problemi con le suocere. Secondo il Veda, una buona moglie doveva essere obbediente al marito; suo dovere principale era la cura della casa e della famiglia, e la nascita di un figlio maschio alzava il suo status. Normalmente nella societ ind prevaleva la monogamia, ma anche la poligamia era diffusa e questultima era un lusso perch solo un uomo ricco poteva mantenere pi mogli. Infine, inizialmente la giustificazione di un secondo matrimonio era la sterilit della prima moglie, ma dallinizio dellera cristiana, con labbassarsi dellet matrimoniale, la sostituzione della moglie divenne pi diffusa. Divorzio secondo la letteratura del Dharma (200-1200 d.C.) il marito poteva abbandonare la prima moglie e risposarsi, mentre la moglie anche se abbandonata, doveva sempre restare fedele al marito. Comunque, prima dellera cristiana, se un marito era pazzo, impotente o sofferente di un male incurabile, poteva essere lasciato dalla moglie. Ma allinizio dellera cristiana, la societ cominci ad adottare idee pi rigide. Una ragazza poteva sposarsi una sola volta, cos divorziare da un marito per sposarne un altro, cominci ad essere una procedura malvista. Condizione della vedova nella societ vedica, era ammesso il rimaritamento della vedova. Fino al 300 a.C., quando una donna rimaneva vedova, le alternative erano 3: potevano restare vedove, risposarsi o avere figli attraverso il niyoga. Ma, dal 300 a.C., la posizione della vedova inizi a cambiare: cominci ad affermarsi la pratica della sat, lopposizione al nuovo matrimonio della vedova divenne sempre pi forte e anche il niyoga cominci ad essere malvisto e condannato fino ad essere vietato dal 500 d.C. Dal 200 d.C., invece, si cominci ad avvertire la necessit di concedere alle vedove fedeli alla memoria dei mariti, i suoi beni, in modo tale da poter condurre una vita tranquilla. Dal 1000 d.C., le vedove cominciarono ad essere considerate di cattivo augurio, tanto da non poter partecipare neppure ai matrimoni dei loro figli, si diffuse la pratica della sat, fu adottato il costume della tonsura e fu proibito di risposarsi anche alle vedove bambine. La tonsura i monaci e le suore usavano rasare le loro teste. Si credeva che questa pratica creasse unatmosfera ascetica, cos, a partire dal 1200 d.C., alle vedove fu imposto di rasarsi i capelli. Niyoga nelle societ antiche la donna era considerata come una propriet che passava alla famiglia del marito con il matrimonio. Cos, se il marito moriva, il fratello o un parente stretto poteva prenderla come moglie o avere figli con lei. Questa pratica, detta niyoga, era frequente e costituiva un nuovo matrimonio e trovava giustificazione nel fatto che morire senza un figlio era considerato una calamit spirituale. Di conseguenza, era un dovere sacro del fratello far s che la cognata avesse un figlio, affinch la memoria del fratello fosse per sempre ricordata. Dal 300 a.C. la pratica del niyoga cominci a trovare oppositori che cominciarono a sostenere che il figlio apparteneva al procreatore e non al marito della donna. Nel 600 d.C. il niyoga e il nuovo matrimonio della vedova furono proibiti, cos la posizione della vedova peggior. Infatti, conseguenze della proibizione del niyoga e del matrimonio delle vedove, furono: la concessione alle vedove di una parte delleredit del marito; la diffusione della pratica della sat, perch molte donne preferirono morire nel rogo del marito piuttosto che condurre una vita di celibato forzato; laffermarsi della figura della concubina presso uomini ricchi. Ma, tutto ci non avvenne mai per il vedovo: il matrimonio del vedovo era considerato una necessit, in quanto per svolgere le normali offerte era necessaria la figura di una donna.

La pratica della sat si allude al sacrificio della vedova sul rogo del marito. Non improbabile che la pratica abbia origini in tempi preistorici, poich era diffusa presso diverse civilt lidea che i bisogni dei defunti nella vita successiva erano simili a quelli dei vivi. Di conseguenza, alla morte di un re, si usava uccidere tutti i suoi servi e le sue mogli affinch potessero servirlo nella vita successiva. Questa credenza pu avere dato vita allusanza di bruciare la vedova con il proprio marito morto. In India, non vi sono tracce della pratica della sat, fino al 400 a.C. Dal 300 a.C., nel Mahbhrata e nei Purna, iniziano ad esservi rari accenni della pratica. Lusanza inizi a diffondersi soprattutto nella classe dei combattenti. Il sacrificio della vedova sembr il pi grande atto di fedelt di una donna verso il proprio marito, che modificava la dottrina del karman, in quanto vi era la convinzione che la moglie che compiva la sat cancellava tutti i peccati del marito; inoltre, la pratica le concedeva di vivere eternamente con il marito in paradiso. Ben presto si diffuse in tutte le classi della societ indiana e cos le sat, le donne che si sacrificavano, divenivano oggetto di grande venerazione. Il sistema purda luso della purda era sconosciuto in India fino al 100 a.C. In epoca vedica, le donne potevano muoversi liberamente nella societ e non erano obbligate a ricoprirsi con veli. Dal 100 a.C., si diffuse lidea che le ragazze, in segno di prestigio, non potevano essere viste da occhi volgari. Cos, dal 300 d.C., nelle classi alte della societ, si diffuse luso di portare un velo quando si trovavano in pubblico. Con lavvento dellimpero musulmano nellXI sec, luso del purda si diffuse nella societ indiana, anche perch era indice dellelevata posizione della famiglia. Le donne delle classi pi povere non potevano restare in isolamento in quanto obbligate a lavorare. Diritti di propriet anche nellantica India la donna era considerata come un bene mobile delluomo o del patriarca e era data via come un dono. Secondo le scritture vediche, marito e moglie dovevano essere comproprietari della casa e della propriet. In realt, lunico proprietario era il marito, mentre alla moglie erano assicurati solo alcuni diritti e privilegi minori. In caso di un secondo matrimonio del marito, la moglie abbandonata doveva essere mantenuta; nel caso di un lungo viaggio, il marito doveva provvedere al mantenimento della moglie durante la sua assenza. Cos, se da una parte alle donne fu vietata la propriet immobile, daltra parte le fu concesso il diritto di possedere una propriet mobile, fatta di gioielli, abiti costosi e ornamenti. Questo genere di propriet fu chiamato strdhna, o propriet speciale delle donne. Lorigine della strdhna connesso al costume del prezzo della sposa. I genitori usavano dare alla sposa una parte o tutto come dono di nozze. La sposa spendeva questi soldi per comprare ornamenti personali e mobili per la nuova casa. Alla sua morte la propriet passava ai figli e, in assenza di figli, il padre della donna ne reclamava la propriet. Anche quando il prezzo della sposa non era pagato, la sposa riceveva doni di nozze al suo matrimonio. Questi doni consistevano in ornamenti e abbigliamento, che diventavano propriet della sposa. Con il passare del tempo, anche i regali del marito successivi al matrimonio divennero parte dello strdhna. Invece, le paghe della moglie non furono incluse nello strdhna, in quanto dovevano essere dedicate alle necessit della famiglia. Infine, dal VII sec d.C. anche la propriet terriera venne inclusa nello strdhna. Eredit e divisione secondo la letteratura vedica le donne non avevano diritti ereditari. La figlia unica aveva alcuni diritti, come la possibilit di ottenere una parte del patrimonio, diritto riconosciuto fino al 400 a.C. Dal 200 a.C., le ragazze non istruite, cominciarono ad essere sposate in giovane et e cominciarono a perdere i loro privilegi religiosi e peggiorarono i diritti ereditari. Dal 500 d.C., nessuno mise in questione il diritto della figlia di ereditare la propriet del padre in assenza di un fratello. Abbigliamento ed ornamenti la letteratura vedica non ci d molte informazioni sullabbigliamento delle donne. Sembra che le donne indossassero un sari come indumento inferiore, usato anche per ricoprire la parte superiore del corpo. Gli ornamenti erano ricchissimi sia per gli uomini sia per le donne: orecchini, bracciali e anelli, in oro e in argento, ricoprivano lintero corpo. I gioielli erano di propriet della donna e costituivano lo strdhna. Nello sviluppo della posizione della donna nella societ hind, possono distinguersi 4 periodi: 1) Periodo paleovedico (1500-1000 a.C. circa) in questo periodo, la posizione della donna era soddisfacente: le ragazze ricevevano unistruzione identica a quella dei ragazzi e let matrimoniale era fissata ai 16/17 anni; le ragazze, che erano istruite, sceglievano il loro marito ed erano frequenti i matrimoni damore; le donne potevano muoversi liberamente nella societ e dal punto di vista religioso erano considerate uguali agli uomini; il matrimonio era una necessit sia per gli uomini sia per le donne, ed era diffusa la convinzione che nellaldil si vivesse uniti con il proprio consorte; in teoria la moglie era comproprietaria della casa con il marito, ma in pratica era una

2)

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compagna subordinata; se una donna diventava vedova, poteva ri-sposarsi o avere figli con la pratica del niyoga; le donne non potevano possedere o ereditare alcuna propriet; il marito era lunico proprietario; la comunit rispettava la donna. Periodo neovedico (1000-500 a.C.) in questo periodo vi furono grandi cambiamenti nella posizione della donna; listruzione religiosa divenne possibile solo per le ragazze appartenenti a famiglie ricche e alcune funzioni religiose praticate dalla donna furono assegnate agli appartenenti alla nascente casta dei brhmani; let matrimoniale restava fissata ai 16 anni, e il divorzio e il nuovo matrimonio della vedova erano ancora permessi; mentre gli uomini erano impegnati nella guerra, le donne svolgevano importanti compiti allinterno della societ, dimostrando le loro capacit agli uomini. Periodo dei Stra, dellepica e le prime Smrti (500 a.C.-500 d.C.) le donne persero il loro ruolo nella societ. I matrimoni misti tra uomini arii e donne shdra cominciarono a diventare sempre pi diffusi: fu lintroduzione della moglie non aria a causare il deterioramento della posizione della donna a partire dal 1000 a.C., perch con la sua ignoranza del sanscrito e della religione hind non potevano godere degli stessi privilegi della moglie aria; tutte le donne furono dichiarate non adatte agli studi vedici e ai doveri religiosi; i sacrifici divennero pi complessi e il minimo errore poteva creare gravissimi danni; let matrimoniale inizi ad essere abbassata sia per i ragazzi sia per le ragazze; il figlio divenne una necessit religiosa; lunico miglioramento per la donna fu nella sfera dei diritti di propriet: alle vedove senza figli doveva essere concessa parte della propriet del marito per poter sopravvivere. Periodo delle ultime Smrti e degli scrittori dei compendi (500 d.C.-1800 d.C.) la situazione della donna continu a deteriorare: dal punto di vista religioso la donna venne considerata dello stesso status degli Sdra, in quanto non aveva iniziazione sacra, e let matrimoniale venne abbassata a 8 anni; dal 1000 d.C. il matrimonio fu proibito anche alle vedove vergini; la pratica della sti si diffuse in tutti gli strati della societ e dal V sec d.C. si diffuse lusanza della tonsura della vedova; con larrivo dei musulmani si diffuse il sistema del purda.

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