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S 7^è

DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI

SPECIALMENTE INTORNO
A! PRINCIPALI SANTI, BEATI, MABTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ. CELEBRI SCRITTORI AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA
ECCLESIASTICI,
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTa' PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE B
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CUE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.

COMPILAZIONE

DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO


SECONDO AIUTANTE DI CAMERA

DI SUA SANTITÀ PIO IX.

VOL. CU.

IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLXI.
\.<^^ <?

La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi


vigenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA

VIT VI T

Continuazione ejine dell arde. Viterbo. si di 3 dignità, la i." il decano, le altre

il sagrista e l'arciprete; di 9 canonici, col-


Governo di Monte Fiascone. le prebende del teologo e del penitenzie-
re; di 12 beneficiati, oltre altri preti e
Monte Fiascone (MontisFalisci). Cit- chierici per l'uffiziatura. Insegne delle di-
là vescovile, con lesideuza del vescovo e gnità e canonici sono sempre la cappa
del governatore. Quando pubblicai l'ar- magna colle fodere di pelli d'armellino
ticolo avea unita la sede vescovile di Cor- nell'inverno, o di seta nell'altre stagioni,
nelo (A^',), sino dal 1 436, ora essendo sta- e della cotta e rocchetto nell'estate e al-
la disunita, conviene aggiungere alquan- tre stagioni: quelle de'beneficìali, la cap-
te nozioni. La città è situata sul vertice pa magna cou fodere di pelli bigie nel-
di ameno e fruttifero monte in suolo vul- l'inverno, o di seta nell'altre stagioni, e
canico, ed in salubre aria, sebbene avver- quando i canonici usano il rocchetto,
ta il Palmieri, esserne il clima variabile, indossano la sola cotta. La cura parroc*
per essere esposto a tutti i venti, massi- chiale della cattedrale ha 1' unico balli-
me tramontana, che lo rende freddo.
di sterio, ed è afTulala al capìtolo, e per es-
E' distante io miglia e più da Viterbo, so al decano, il quale si fa aiutare da un
9 da Dagnorea, ed una e mezza dal lago concuralo canonico: in essa si venera il
di Bolsena. Vi transita la via corriera di capo della titolare s. Margherita vergi-
Roma, dalla quale occorrono
9 poste per ne e martire antiochena. Sonovi due al-
giungervi , secondo il Calindri. Si trae tre chiese parrocchiali, senza il s. fonte.
dall' ultima proposizione concistoriale ,
La Statistica del i853 registra le par-
che ne descrive lo stato presente, essere rocchie di s. Margherita, di s. Andrea, e
ilvescovatosempre immediatamente sog- r antichissima suburbana, esistente nel
getto alla s. Sede, e la città a^tva unius borgo, di s. Flaviano, già basilica di s.

fere niilliarii amOiLu. Il capitolo coiupor- Malia e collegiata, divisa in due parti:
4 V I T VI T
ia I.* divisione ri<;uarcla una porzione nere di prodotti , ha boschi e fonti ter-
d'altra parrocchia di Viterbo, e la i.' di- mali, pietre alabastrine, bolli armeni, la-
visione altrettanto. Registra pure, conte- pislazzuli, vene di smeriglio, cave di ve-
nere Monte Fiascone 068 case, 1 i 1 49 fa- triolo e di ferro. Presso una uiola, dalla
miglie, 549B abitanti, de'qiiali nella cara •
Bocca dell' Imbroglino evade gas irre-

pagna 2B42: conta 62 studenti e 34 où- spirabile, che fece morire d'asfissia tutta

Jitari. La popolazione poi degli altri co- la famiglia Cerallona. Dell'antica diruta
muni del suo governo ascendere a 461 7 rocca di Monte Fiascone, del soggiorno
individui, laonde cooipresi quelli della de' Papi, e loro passaggi in occasione di
città, lutto il governo ne somma 1 o, i 1 5. Viaggio, in quest'articolo e nelle loro
Inoltre in Munte Fiascone hanno chiese biografie tornai a parlarne, e nell'accen-
e daustri i religiosi minori conventuali, nato articolo anco di quello del Papa l^io

i servi di Maria, i cappuccini; le mona IX a'3 settembre iSSy, di cui traila il

che benedettine, e le salesiane, oltre quel Giornale di Roma ne'n. 200 e 206, ce-
le del Divino Amore addette alla pubbli lebrando r esultanza pubblica, nell' in-
ca istruzione, e onorate di visita dal Pa gresso ricevtiloancoda mg."^ delegato del-
pa regnante, nella circostanza clie dirò la provincia, e da mg."^ vescovo nel duo-
il seminario collegio, nella cui chiesa d mo e poi nell'episcopio, l'uno e l'altro or-
s. Bartolomeo fu sepolto 83o il car nel 1 nati a festa , come lo era la città tutta.
dinal Crescini vescovo di Parma, vi mor i Nell'episcopio ammise al bacio del piede
toa'21 luglio, dopo esser slato crealo car la magistratura, il capitolo, il clero se-
dinaie a'27 luglio del precedente anno, colaree regolare, numerosi alunni e con-
i

onde profittai di quell'articolo per la sua vittori del seminario collegio, i primari
biografia; ed hanno pur chiese alcune cittadini, e le deputazioni accorse dalla
confraternite. Vi è I* ospedale, 1' orfano- diocesi. 1 luoghi principali di questa so-
trofio, il monte frumentario, 4 dotazioni no: CelleiiOy Tesscnnano, Arlena, Piati-
perzitelle, lescuolecomunali pe'fanciulii, sano, Marta, Capo di Monte, Bisenzo,
quelle delle salesiane e delle maestre pie Grotte di Castro, s. Lorenzo PiuovOy Fa-
per le fanciulle; né monca di teatro del- lentano, Latera, Gradali, quali vado i

la privata società filodrainnialica. Dice descrivendo a' loro paragrafi in questo


il Palmieri, celebrarsi a'20 luglio la fe- articolo. — Nell'articolo Monte Fiascone
sta popolare di s. Margherita, prolettri- narrai, come Urbano V con la bolla 6'»//»
ce della città, quale venera pure per
la illius, data in Viterbo a'3i agostoi369,
patroni s. Fiaviano, e s. Felicita vedova Bull. Rom., t. 028, l'eresse
3, par. 2, p.
e martire ; tenersi ed un 5 annue fiere in sede vescovile,dismembrandola da Ba-
settimanale mercato, commerciandosi di gnorea, e formandone la diocesi con va-
grano, di vino e di olio, prodotti abbon- rie terre distaccate da quella e da altre
danti del suo ferace territorio ; e quan- con vicine, stabilendone i confini. Quanto
to al celebre Est o moscatello, nell' ar- a'principali luoghi co' quali la formò, si
ticolo Vino tornai a parlare del famo- può vedere il paragrafo Bolsena. Quin-
so beone che ne restò vittima, del suo di riportai la serie de' vescovi comincian-
•vero nome^ sua iscrizione e in-
e della do dali.°, nominato nel 1376 dal succes-
segne. Aggiunge, che possiede bagni ru- sore Gregorio XI, sino e inclusive al car-
stici, che meriterebbero altra attenzione, dinal Clarelli-Paracciani che allora la
per l'eccellenza delle loro acque, essendo governava; quindi mi occorre rettificare
minerali quelle nella valle all' ovest uu alcune cose, quanto ad alcuno de'ptimi
miglio lungi, ed al nord est un miglio e vescovi, e ricordare ove ho parlalo del-
mezzo. Il lerrilurio ha copia d'ogui ge- l'odierno. Hi." vescovo fu fr. Pietro d'Aii-
VIT VIT 5
guiscen aj5osliniano eremilano, che lodai drea Gio. Guidi ed a questi nel ì^ii
,

con r Ughelli, mentre poi cui avvidi che Antonio d'Anagni. Il vero è , che Anto-
il medesimo, in altri luoghi dell' Italia nio Porziano non passò a Sora che il ,

sacra, come nel t. 9, p. 226, lo dice a- Guidi non pare doversi porre nella serie,
ver tosto seguito l'anlipapaClemente VII, e che verso ili4io successe al Porziano
onde Urbano VI lo depose a' g novem- l'altro Antonio. Il vescovo Pietro Anto-

bre 1878, e nel vescovato gli sostituì Ni- nio non essendo nominato nella bolla di
colò Scarinci ueliSyg, nel seguente fat- cui vado a far nuova menzione, sembra
to governatore della provincia del Patri- che allora fosse morto e vacasse la sede.
monio, per tale non conosciuto dal Bus- Eugenio IV colla bolla In supremae di'
si; e che egli, e non il predecessore, Ur- gnitatis Apostolicac, data in Firenze a'
bano VI spedì nunzio alla repubblica sa- 5 dicembre 1435, Bull. Rom., l. 3, par.
nese. E siccome Pietro d' Auguiscen fu 8, p. I I, tratta dall'Ughelli, e presso mg."^
pure Sagrista, penitenziere e biblioteca- Giorgi, Flist. diploin. Calhedrae Epiico-
rio pontifìcio, procedendo ih. tale artico- palis civitalis Setiae, netl' Appenilioe n.
lo col Rocca, e trovando all'anno 1878 27, che r olTre più esatta, smembrò da'
esercitar con Urbano VI tali uffizi fr. Pe- vescovati uniti di Viterbo e Toscanella,
trus Apainiensis, Episcopali Monlis Fa- Corneto, l'eresse in vescovato e l'unì rte-

Itrii in Helruria dignitalis decora titsj que principaliter a Monte Fiascone. E


e per dirsi talvolta dagli antichi Monte siccome colla bolla Sacrosanclà Romana
Fiascone Monlis Falerii, in detto artico- Ecclesia, parimente data in Firenze a*
lo lo dissi: Vescovo di Monte Fiascone, 12 dicembre dello stesso 1 435, Bull, cil.,
ove lo lodai , con allusione a fr. Pietro p. i3, unì sotto un solo vescovo le sedi
Anguiscen; laonde anco per questo qui di Sutri e di Nepi, di quest'ultima essen-
mi correggo, se erraij poiché fr. Pietro done vescovo Pietro Giovanni dell'Orto,
di Pamìers, forse sembra non poter essere nel medesimo giorno lo trasferì a' ve-
l'AuguisceD, perchè fu sagrista pure di scovati di recente uniti di Monte Fiasco-
Bonifacio IX deli 389; e perchè l'Angui- ne e Corneto, e quello di Sutri lo diven-
scenvenuea tale carica eletto per sé dal- ne di Sutri e Nepi. Al Dell' Orto suc-
l'antipapa. Quantoafr. Pielrodi Pamiers cesse quel Valentino vescovo d'Orte nel
anche nel Monasticon Auguslinianiwi^p. 1438, (li cui parlai nel paragrafo Civita
1 6 e 62, lo trovo nel 1 878 successo al
J 1 Castellana , il quale dopo pochi giorni
celebre sagrista Pietro Amelio, Petrus A- rinunziò per tornare alla sua chiesa , e
painiensis Monlis Falerij postea Episco- nel seguente annodi venne vescovo di Ci-
pus creatus. E poscia parlandosi di sua vita Castellana e Orte. Laonde neli438
morte, ove non pare esatta la data, nuo- stesso Eugenio IV gli sostituì Bartolomeo
vamente è qualifìcato Petrus Apaniieti' Vitelleschi di Corneto, nipote del celebre
sis S. D. N. Sacrista, Episc. Monlis Fa- cardinale di tal cognome, ma seguendo
lerii, Il Rocca registra il successore al- le parti dell'antipapa Felice V, fu depo-
l'anno iSgS. Se poi fr. Pietro d' Angui- sto,e in sua vece eletto, secondo i' Ughelli,
scen avesse avuto per patria Pamiers, nel i44f Onofrio di Sessa. Però trovo
convien dire che Rocca non conobbe
il ora, che il Casimiro da Roma, Memo-
p.
la sua defezione, o l'Ughelli errò.
Il Roc- rie, istoriche, p. 25, severamente dice er-
ca morì nel 1620, e il Monasticon Au- rati quelli che scrissero che l'Onofrio era
gnstinianum fu stampato a Monaco nel vescovo delle due chiese , ma solamente
1623. Dissi chea Nicolò Scariuci nel 1898 presbytersuessanus,coaìesi trae dal bre-
successe Antonio Porziano, poi traslato a ve ch'esibisce d'Eugenio IV, Sacrae Re-
Sara oel 1 4o4» ^ ^^^^ o" ^" surrogato An- ligionis, col quale il Papa approvò la ces-
6 VI T V IT
sione di Onofrioa'minori osservanti, del- scene e Corneto il vescovo cardinal Ni-
la chiesa di s, Giovanni nell'isola Disen- cola Clarelli Paracciani di Rieti, ch'è pro-
lino, con beneplacito del vescovo N. di tettore delle benedettine di s. Pietro del-
Monte Fiascone. Ma il breve porta la da- la i.* (indi presidente ut Sussidi, e dal-
ta de' 19 novembre 43 1
1, per cui poteva l'ottobre 1860 prefetto della s. congre-
esser stato poi fatto vescovo nel i 44' «seb- gazione de'vescovi e regolari), il Papa Pio
bene da quanto dissi del Viteileschi nel IX colla bolla Ex quo ad ^Ipostolicani
voi.IV, p-iGg, fino ali442 ^0'' ^'"^ ''" s. Petti Stdem, de' i4 g'"g»oi854, se-

masto vescovo nell'ubbidienza di Euge- parò il vescovato di Corneto da questo


nio IV, e adesso vedo anch'io non trovar di Monte Fiascone, e disgiungendo dal
luogo per l'Onofrio. Sia comunque, av- suburbicario vescovato di Porlo e s. /?«-
verto l'obbiezionedell'eruditissimop. Ca- fina, quello di Cii'ita Pecchia (altri suoi
simiro, in tutto seguito dal p. Annibali vescovi li riporto nel paragrafo Bieda,
nelle Notizie storiche, par. 2, p. i i y, cor- in cui riparlo del suo antico vescovato),
reggendo pure il Zucchi, che precedette questo l'unì all'altro di Corneto aeque
nell'errore l'Ughelli. Inoltre il p. Casimi- principaliter ; comprendendo la chiesa
ro accusò pure d'errore il Lucenzi, inve- di Corneto 5 parrocchie e 5278 dioce-
ce questi noi riconobbe, e anzi annotò, sani ,e quella di Civita Vecchia 8 par-
che deposto Viteileschi nel 144*2 suc-
al rocchie e 13,4' 5 diocesani. Nelle due cit-
cesse Francesco de Materi, come riportai tà sono 5 conventi di religiosi, in Corne-
nella serie; insieme riferendo, che morto to due monasteri di monache; diversi so-
nel i449i avendo il Viteileschi abiurato dalizi, l'ospedale, il monte
han- di pietà

lo scisma e rinunziato V anti-cardinala- no parimenti medesime, con orfano-


le

to, Nicolò V lo reintegrò delle chiese di trofio inCivitavecchia eseminario. Di più


Monte Fiascone e Corneto. Di sue virtù ilPapa soppresse l'abbazia nn///«5diMon-
e dell' aver istituitoil suono della cam- te Romano, dell' ordine di s. Spirilo in
pana ne' venerdì all' ora di nona in n)e- Sassia, e l'unì alla diocesi di Corneto, e
moria della Passione del Signore colla , dismembrando dalla diocesi di Sutri le
recita di preci, riparlai XC, p. nel voi. popolazioni di Tolfa e dell' Allumiere,
190. Morì a'i 3 dicembre 463, come dis- 1 l'incorporò alla diocesi di Civita Vecchia.
si nel citato voi. IV, non nel 1461 co- Formò per mensa del vescovo 1' annuo
me riportai con l'Ughelli, e gli iucces- assegno e rendita di scudi 8,824, com^
se il nipote Angelo, il quale fu fallo ve- presi gli scudi 600 che il comune di Ci-
scovo neh 464-
1467 gli fu sur-
^"^' ^^^ vitavecchia somministrava prima al pro-
rogato Gilberto Tolomei il quale non , prio sudraganeo , tassando ogni nuovo
morì nel i470j come nella serie scrisse vescovo in fiorini 5oo. Finalmente il Pa-
1' Ughelli, ed io ripetei, ma nel i479) ^ pa stabilì per mensa di Monte Fiascone
l'apprendo dall'iscrizione sepolcrale che annui scudi 3,5oo, e ad ogni nuovo ve-
olire lo stesso Ughelli, nel 1.
1, p. 1019. scovo impose la tassa di 1,800 fiorini.
Altro non mi rimane ricordare, se non Quindi nel concistoro de'aS del suddet-
che aver Leone X neh 5 19 fatto ammi- to mese preconizzò l'attuale vescovo di
nistratore delle due chiese Ranuccio Far- Monte Fiascone, mg.' Luigi Jona di Tre-
nese di 9 anni, che continuò per j5 anni vi nell'abbazia di Subiaco, laureato ad
e rinunziò nel i534; ne riparlai nel voi. honorem in teologia ej'uris utriusque, vi-

XCV, p. I i4, nel produrre vari di sì deplo- cario generale del vescovato suburbica-
rabili esempi. ^arrai ne'vol.LXX,p, 24^, rio di Palestrina, e arcidiacono I.' digni-
LXXI, p. 121, LXXIl p. 275, che a-
,
tà di quella cattedrale; lodandolo per dot-
veodu riounzialo le chiese di Monte Fia- trina, gravità, prudenza, probità, mora-
VIT VIT 7
fé, e come istruito in tutte le cose eccle- di 8. Giorgio martire. Era l'antica catte-
siastiche. Nell'istesso i854 il prelato re- drale , ed ora è collegiata con capitolo
catosi Roma
ad assistere alia defìni-
in composto della dignità del preposto , a
zìone dogmatica dell'Immacolato Conce- cui è attribuita la cura dell anime, e di
pimento della ss. Vergine, in precedenza altri 1 3 canonici, tutti ubando l'insegne
a'ag novembre fu annoverato tra'vesco- corali di rocchetto e cotta. La facciata
vi assistenti al soglio pontificio; e torna- esterna fu ornata di peperino con bassi-
lo a Monte Fiascone con solennità cele- rilievi dell'antico teatro nel i5(2, dal
brò il religioso avvenimento. La diocesi cardinal Giovanni de Medici, che nel se-
si estende a circa 1 8 miglia, e contiene 1 guente anno divenne Leone X. Egli era
sunnominati luoghi. Ha 3 vicariati fora- legato del Patrimonio, e risiedeva in Boi-
nei, rg parrocchie, e 24^9^^ diocesani. sena, come suo particolare signore e go-
Ne' cenni storici di Viterbo, e nella serie vernatore, come si trae dall'iscrizione che
de' vescovi di Toscanella e Viterbo, ri- olire i'Adamij posta sulla porta della col-
parlo non poco di Civita Vecchia e Cor- legiata, ed altre memorie di sua genero-
neto, e de'Ioio vescovati. Il prof. Orioli sità lasciò in Bolsena. Questo tempio fu
neW Album Roma, t. 20, p. 298 e seg.
di eretto sopra l'antico d'Apollo. Dice il Pal-
con questo titolo Monte
scrisse articoli : mieri, che nel suo interno sono alcu- vi

Fiascone, e la Chiesa e il Borgo di s. ni dipinti a olio della scuola di Giotto e

Flaviano. del Perugino, ma inavvertentemente as-


Bolsena o Bolseno, J^olsinium.Coma- serisce che vi si venera il corpo dis. Cristi-
ne e città vescovile della diocesi d'Orvie- na vergine e martire (errore in cui cad-
to, residenza del proprio vice-governato- de il Castellano nella descrizione dello
re. Al suo articolo aggiungerò alcun' al- Stato Pontificio), protettrice di Bolsena,
tre notizie, come in quello accennai di nativa della vicina e distrutta città di Ti-
riparlarne in questo. Situala nella falda ro, la quale gittata in una fornace arden-
d'un colle, sulla via settentrionale del la- te di fuoco ne uscì illesa e poi fu marti-
go Volsinìo o dì Bolsena è distante da , rizzata; la fornace essere un miglio e mez-
Acquapendente 12 miglia (secondo il Pal- zo circa distante da Bolsena, e in gran
mieri, e g al dire del p. Casimiro), circa venerazione, denominata la Fornacella,
altrettante da Orvieto,e9 da Monte Fia- della Santa, Ma poi, parlando dell'isola
scone, e IO poste da Roma. Esposta tut- Mariana del lago, narra ch'era vi la par-
ta a mezzodì è cinta da turrite mura,
, rocchiale chiesa di s. Stefano, dove fu de-
attraversata dalla via Cassia che condu- posta s. Cristina, il cui sagro corpo dalia
ce a Firenze, e il suo perimetro interno è gran contessa Matilde marchesana di To-
quasi un miglio. Il suo clima è dolce e scana e dal Papa s. Gregorio VI! fu tra-
temperato.spirandovi i venti di sud-ovest. sferito in Bo]«eua, ove fu rubato, e vene-
La fontana di acqua sorgiva è eccellente. rasi nella metropolitana di Palermo, del-
1 fabbricati delle piazze dì s. Cristina e la qual città è patrona. Questa verità fa
di s. Francesco sono ricchi di archeolo contraddizione coll'anteriore fallace as-
gici monumenti, etruschi
e romani: nella serzione. A chiarire la prima, dirò al-
l.-, mira un' urna di
eh' è assai gaia, si quante parole col patrio storico, già ri-
marmo pario con bassìrilìevì esprimen- cordato suo articolo, d. Andrea Ada-
al
ti satiri e baccanti, e poco lungi una gran- mi decano de' Cantori della cappella
de e magnìdca tazza di granito bigio o- pontificia (nel quale artìcolo e relativi
lientale. Tra le due sono parroc-
chiese mi giovai sua opera, per ben
dell' altra
chiali , s. Cristina e il ss. Salvatore. La regolare il suo coro): Storia di f^olseno
chiesa di s. Cristina ha l' altro titolare antica metropoli della Toscana^ dedi-
8 V I T VI T
cata alla gloriosa vergine e martire s. scani. Ma l'autorevole testimonianza del
Cristina concittadina sua, B.o\na i'j3'j. p. Annibali da Latera corrobora quella
Non è però opera che io possa profittar- del Turriozzi. Continuando il viaggio,
ne per questa breve aggiunta, ili." tomo giunti a Sepino nel Sannio, per prodi-
contenendo p. 292, ed il 1° p. 225, con gioso avvenirne nto furono costretti ivi de-
interessanti rami. Bensì ne profittai non porre il sagro corpo. Una tradizione de-
poco nel decorso del Dizionario, per la signa involatore un sacerdote sepinese, sa-
molta e varia erudizioneche contiene. La grestano della chiesa, il quale volle ar-
fede fu divulgata in Bolsena da s. Cristina ricchirne la sua patria. Rimase colà al-
figlia del romano Urbano prefetto della cuni anni, finche venutone in cognizione
stessa città, ammaestrata da una sua ca- Ugone arcivescovo di Palermo, a grandi
meriera che occultamente la professava, istanze l' ottenne nel 1 160 dal conte di

colle parole e co'portentosi prodigi che Molise, signore di Sepino e genero del re
per lei operò il Signore. A tale eroismo GuglielmoI, lasciando a'sepinesi un brac*
il padre oppose con molteplici tormenti ciò. Nel luogo ove giunse in Palermo fu
tutta la crudeltà idolatrica, ma la magna- poi edificata la chiesetta del suo nome,
nima resistette intrepida, e Dio punì il grati i palermitani per averli liberati dal-
genitore con deplorabile morte. Non ces- la peste che li desolava. Il prelato fece
sò la persecuzione nel prefetto successore tosto trasportare le Ossa nel duomo ss.

Dione, castigato da Dio con pronta morte, antico di s. Maria; ed alquanto dopo nel
né allorquando Giuliano, che gli fu surro- duomo nuovo, ove venne costruita una
gato, la fece gettare in una fornace arden- cappella nobilissima e bella. Essendo l'au-
te; ma finalmente la Santa ottenne la co- tore originario per la sua famiglia di Ve-
rona del martirio quando fu da lui trafit- nezia, nel recarvisi nel 1726 col suo pa-
ta da duedardi, perchè continuava a loda- drone il cardinal Olloboiii, volle esami-
re il Signore benché gli avesse fatto tron- nare in Torcello se il corpo di s. Cristi-
care la lingua: ciò avvenne nella sua età na, che ivi si venerava, fosse il derubato^
di 12 anni a'24 luglio 297. Si custodì il ma constatò ch'era altro, e probabilmen-
venerato corpo per molti anni, probabil- te tratto dalle romane catacombe e di
mente nell'esistente catacomba, da dove nome imposto. Egli poi essendo benefi-
fu esposta al pubblico culto nella suddet- ciato della basilica Liberiana di Roma,
ta chiesa, al presente collegiata, appena attesta che venera nella cappella diPao-
si

Costantino I restituì la pace alla Chiesa. lo V il capo della s. Cristina di Bolsena,


Ma per l'incursioni de'barbari, fu il pre- donato a quel Papa dal vescovo di Bisce-
zioso corpo della Santa nascosto verso il glia, asserendo averlo ricevuto da Aqui-

409 o forse nel 568, nell'isola Martana, sgrana. E siccome sepinesi aveano do-
i

finche nelio84fu restituito alla sua chie- nato un pezzetto del loro braccio alle
sa dalla gran contessa Matilde e da s. monache del monastero di s. Giacomo di
Gregorio VII in Bolsena. Mezzo secolo Roma, detto le Muralte, donde nella sop-
dopo circa, due viaggiatori francesi per pressione fattane da Clemente IX, la re-
divozione l'involarono, io uno alla pietra liquia passò alle francescane di s. Apol-
di marmo rosso, la cui iscrizione auten- lonia, l'Adami ne implorò e conseguì un
ticava quel sagro tesoro; ma giunti a To- piccolo brano, e lo donò alla patria col-
scanella, riuscendo loro la pietra di troppo legiata (onde mi correggo, per aver eoa
peso, ivi la lasciarono, anco con alcuna altri detto nell'articolo, venerarsi il ca-
ossa della Santa, e trovasi nella chiesa di po).Notai nella biografia diTeodorico/ì^z-
s. Maria Maggiore, al dire del Turrioz- /zi'en, ch'egli fabbricò in Bolsena la chie-
zi, e secondo altri è presso que' fraoce- sa di s. Cristina e il contiguo palazzo;^
V I T VIT 9
come orvieiano, ciò trovo confermato a iSangue di Cristo, o dogma della tran-

p. 41 ò^' Ili tra Iti poetici con noie lìioi^rn- sustanziazione, quando giunse a frangere
Jìrhe (l'alcuni uomini illustri d'Orvieto. la sagra tissima Oitia tale abbondanza
,

Una fiera dì 5 giorni per s. Cristina co- di sangue sgorgò da essa, che ne rimase
tnincira a'24 Iu6''^> '" ^"' ^' celebra la inzuppato e macchiato gran parte del
sua festa , eh' è la principale della cit- Corporale e altri pannilini, ed eziandio
tà. Dovrò riparlarne. Intanto dirò che De restò tinta e bagnata la pietra sagra
Santa Tal). Andrea
scrisse la vita della dello slesso altare. 11 sacerdote, pieno di
Splendiaoo Pennazzi vicario generale rossore, smarrito restò immobile, e gli
d'Orvieto, li nobile voUene«e conte Gio- astanti furono compresi di sagro orrore.
vanni Cozza nel 845 pubblicò a sua glo-
i Indi il sacerdote alquanto riscosso dallo
ria, ed a quella delle vicende patrie, un stupore, falla forza a sé slesso, adorò coti
bellissimo poemetto storico di 56 ottave; intera fede il gran mistero, e compunto
ed il fratello conte Valerio è autore del- con copiose lagrime confessò la sua an-
1' Origini e vicende di Bolsena, Conti* teriore dubbiezza incredula. Quindi rac>
gua alla collegiata è la catucumba , ove collo quanto potè dello sparso Sanguedi-
un tempo fu deposto il corpo di $. Cri- vino, l'impiegò all'uso dei sagrifizio, sen-
stina, ed ivi stava quando fu involato, za osare di consumare TOstia conso£;ra-
sotto I' che divenne celebre per
altare ta; e nel riportare, pieno di confusione,
quanto vado ad accennare, il cui disegno in fretta nella sagrestia il Corporale ba-r
oilre l'Adami. Essa si prolunga nel col- gnalo di sangue, alcune goccie cadendola
le per un'estensione di circa b3 palmi, terra, con nuovo portento restarono tena-
essendo 28 larga e 29 alta. Vi si trova- cemente impresse sui marmi del lastrica-
rono incavati nel tufo molli sepolcri, ma to della s. Grotta, che tuttora nella nuo-
senza indizi che fossero servili a' cristia- va chiesa vive e purpuree sono alla pub-
ni, tranne due iscrizioni. Tnltavolta af- blica venerazione visibili. Tutto ilclamo-
ferma l'Adami, che ivi si ritirarono! gen- roso prodigio è rappresentato nel quadro
tili convertili da s. Cristina, quali poi i ivi esistente, dipinto dal valente pennello
anch'essi subirono il martirio, e i loro sa- del cav. Francesco Trevisani, eseguito ad
gri corpifurono deposti nella catacoujba, istanza dell'Adami. B.isiedeva allora col-
di cui l'Adami offre la pianta, rilevando la curia in Orvieto il Papa Urbano /^,
che non fu conosciuta dal Boldetli, e ne fa e in quella vicina città tosto i volseuesi
la descrizione. Ov'è l'altare chiama la
si condussero il prete boemo , a narrargli
chiesa della Grotta, nel quale sono le me- l'avvenuto strepitoso miracolo. Il Papa
morie, ove sono impresse le orme delle commosso,con fervore ringraziò il Signo-
tenere piante della Santa, pel miracolo re perchè si fosse degnalo in modo così
narrato dall'Adami. Mentre gli eretici co' straordinario convalidare la credenza de*
loro errori spargevano maliziose ed em- fedeli e confondere la miscredente eresia,
pie dubbiezze sulla ss. Eucaristia , nel ed assolse il pentito e lagrimante sacer-
1263 o meglio neli264fia'sacerdoli che dote. Iodi Urbano IV ordinò al vescovo
divoli a s. Cristina, nel recarsi in sagro d'Orvieto Jacopo Maltraga di recarsi ia
pellegrinaggio a Roma, vi vollero celebra- Bolsenaa riconoscereil meraviglioso pro-
re ,
la tradizione segnala Pietro boemo digio, ed acciocché il ss. Corporale e la ss.
diPraga, degno ecclesiastico, il quale nel Ostia, in più sicuro luogo si custodisse-
pronunziare le sagre parole della consa- ro, gl'ingiunse portarli in Orvieto. Il Pa-
grazione, vie più tentalo a dubitare della pa co' cardinali e i principali delia corte
liasforraazione àeW'Ustia e del Fino nel- si recò nella valle sottoposta a incontra-
le specie sagrameulaji, uel vero Corpq e re il vescovo liei suo riloruo, seguito dal
10 V I T VIT
niagislroto e dal popolo, ed al ponte di ciulle, come dissi nel suo articolo, oltre
Uio Chiaro l'incontrò. Prostratosi a ve- le scuole comunali ed elementari, che il

nerare quell'opera della divina miseri- Palmieri chiama Mingherline, aggiun-


cordia, prese dalle stìe mani il sagro te- gendo che gl'infermi e i pellegt'ini sono
soro, lo portò nella cattedrale e ivi lo de- ricoverati in vasto spedale. E" recente sua
pose. Intanto pregato il Papa dal vesco* asserzione l'esistenza de* dottrinari. Io
*'0 di Liegi ad istituire per tutta la Chie- credo che errò e li confuse cogli esistenti
sa la solennità del ss. Sagrainento o e utilissimi fratelli delle Scuole Cristia-
Corpus Domini^ ciò fece con bolla spe- nCy come ripetutamente notai inquell'ar»
dila in Orvieto, e con pompa di Proces' ticolo, ove pure dissi esistere in Acqua^
sìone, la cui istituzione altri ritardano. pendente, nel cui paragrafo per oramis-
11 sagro tesoro fu chiuso in magnifico re- sionedel tipografo non fu detto, per cui qui
liquiario, e gli orvietani a suo onore e- ne fo doverosa reintegrazione. Va ricor-
ressero quelsontuoso tempio ch'è una del- data la chiesa di s. Maria delGalto.cosi det-
le meraviglie del mondo. Di tutto !' ac- ta perchè edificata verso il 14^4 ^'^ un
cennalo, più ampie nozioni si ponno leg- nobile di tal cognome. I divoti volsenesi
gere negli articoli che indicai in corsivo, vi fecero dipingere laB. Vergine con una
e ne riparlai pure altrove e nell'articolo stella sul manto, da cui prese il nome.
Orvieto, come nel vol.LXXXIX, p. 207, Poco fuori della città è quella di s. Ma-

nel ricordare certa operetta d' un bene- ria del Giglio, col convento de'minori os-
ficialo Valicano e cameriere d'onore di servanti, in deliziosa eminenza, rimoder-
Pio VII, impressa in Orvieto e lodata nata elegantemente nella metà del decor-
(la'dolli. In Bolsena scella da Dio per
,
so secolo, con bel quadro del cav. Trevi-
teatro della gloria del vivifico Sagrarne»- sani esprimente la Natività della ss. Ver-

to dell'altare, rimasero solamente le pie- gine, ed altro di s. Andrea del Bertosi,


tre del pavimento della chiesa che, come discepolo di quel pittore, secondo il Pal-
dissi, dal miracoloso sangue restaroro a- mieri. Ma conviene dirne alquante paro-
sperse; ma essendo conservate poco de- le, col p. Casimiro nelle Memorie istori"
centemente, fatto vescovo d'Orvieto nel che, p. 2 Della chiesa e del convento
I :

1681 il cardinal Savo Millinì , indi nel di .9. Maria del Giglio presso a Bolse-
1695 impetrato da Innocenzo XII largo no. I minori osservanti furono primiera-
soccorso, contribuendovi pure molti di- mente ad abitare nell'isola Bisen-
invitati

voti, fece edificare tra la collegiata e la tina dal sacerdoteOnofrio di Sessa, di cui
Grotta, oveaccadde il miracolo, una bel- parlai nel paragrafo di Monte Fiascone^
lissima chiesa con architetture di Tom- cedendo loro la chiesa di s. Giovanni alla
maso Maltei, nella quale il vescovo De- sua cura commessa, il che approvò Eu-
gli Atti del 1696, con solenne traslazio- genio IV col breve Sacrae Religionis^
ne dalla Grotta trasportò le pietre nella de' 19 novembre 143 (dice i il p. Annibali
nuova chiesa. In Bolsena ne'tempi anti- che tale prete, anche dal Zuccbi erronea-
chi furono molte chiese e sagri chiostri mente creduto francescano e vescovo di
d'ambo ed anche de'minori con-
i sessi, Monte Fiascone, erasi ritirato oell' isola
il Theuli, Appara'
ventuali, di cui tratta Bisentina allora deserta, e ivi custodiva
to minoridco della provincia di Roma: la piccola chiesa di Giovanni, in qua-
s.

Del convento di s. Francesco. Ora nel lità di eremila, onde con piacere la rinun-
convento già de'minori conventuali, nel- ziò in mani del Papa quando sentì da lui
la cui chiesa sono pregiati dipinti, vi so- emanato il breve, in favore de'minori os-
no dottrinari che dirigono le pubbliche
i servanti, ad istanza di Ranuccio Farne-
scuole, e le niaestie pie quelle delie fau- se). Venuto ciò a cognizione del pio e gè-
V I T V I T ,1^

«eroso Ranuccio Farnese signore dell'iso- cefisso con a'iati i ss. Francesco d'A sisi e
la, ordiuò subilo che fosse areligiosi fab- Antonio di Padova, il 3.° alcuni ss. Mar-
bricata una nuova chiesa con comodo con- tiri, e tutti e tre nel detto pontificato fu-
vento, e fu subito eseguito, attestandolo rono trasportati al Vaticano, e sostitui-

Pio 11 ne Commentarli descv'ìvenào il suo te delle copie (il p. Annibali li dice di-
accesso all'isola Biscntina^ il quale nella pinti dal celebre Annibale Caracci). Nel
sommità dell'isola ordinò la costruzio- cappellone a cornu Epistolae sur un'ur-
ne della chiesuola di s. Pio 1 Papa e mar- na sepolcrale di marmo erano due statue
tire, contigua alla cappella della Trasfi- in atto di sostener l'arco, dicendo l'iscri-

gurazione edificata da'Farnesi con altre 6 zione averla (atta il lodato Ranuccio nei
cappelle, descritte dal p. Casimiro, in uno 1
449> P^i* s^ e iVio\. In ambo lati sì ve- i

all' indulgenze concesse da Pio li cioè , devano gli stemmi Farnesiani di g g'gli»
quelle delle Sette Chiese dì Roma, con- mentre nell'altro erano 6. Sopra l'urna
fermate da Paolo 111 Farnese. Le altre 6 era un cassone colle spoglie mortali del
chiesuole o cappelle, fubbricate dalla pie- cardinal Ranuccio jFrtr/jeje, morto di 25
tà de'Farnesi, s'intitolarono ad onore di anni a'28 ottobre 1 565 (temo errata l'e-
s. CoDCordio martire, di s. Francesco d'A- tà, poiché nacque nel i53o). Per la sin-

sisi, di Gesù Cristo orante nell'Orto, di golare comodità del convento, a' 17 giu-
s. Gregorio Papa, di s. Caterina vergi-
1 gno i46g vi si celebrò un capitolo gene-
ne e martire, e del Redentore Crocefis- rale (congregazione generale la chiama il
so. Quando Pio li da Capo di Monte vi p, Annibali, e ch'è molto verosimile che
si recò co'cardinali e prelati a celebrare v'intervenissero 8. Giacomo della Marca,
solennemente per la festa di s. Gio. Bat- ed beati Angeloda Civassodetto da Cla-
i

tista, compartì indulgenza plenaria a'pre- vasio, e Pietro da Mogliano , con altri
senti, poi desinando in prato ad umhrani gran servi di Dio, col b. Marco Fantuzzi
populi paratiuiiy co'religiosi (all'ombra di Bologna che vi fu eletto vicario gene-

d'un pioppo e imbandito colle limosìne rale), in occasione del quale Paolo il in-

cercate da'frali, dice il p. Annibali), per dirizzò a'vocali due brevi, uno riguar-
l'aiFettocheavea concepito a'francescani dante le future elezioni, l'altro di parte-
per le predicazioni di s. bernardino da cipazione della scomunica lanciala contro
Siena, onde soleva dire aver poco man- Giorgio Podiebrazio redi Boemia, acciò
cato che non avesse vestito il loro abito. fosse pubblicala in lutti i conventi del-
Finito il pranzo, Gabiiele Farnese ralle- l'ordine, infestisdiebus, inlermissaritin
grò Pio li e la corte con corse di barche solewnia, e nell'idioma de'popoli. Bravi
nel lago, con vivissimi colori descritte ne' un lungo dormitorio, ricco di molte cel-
Commentarii. La chiesa edificata daRa le,alcune delle quali migliori pe' vescovi
nuccio fu dedicata a Dio, in onore de'ss nel trasferirsi nell'isola, come solevano ta-
Giacomo apostolo e Cristoforo martire re. I frati vi dimorarono sino al princi-
Oltre maggiore, vi
l'altare fece due cap piar del secolo XVIi, costretti a lasciar-
pellooi l'uno rimpetto all'altro, nel mez lo per l'aria maligna e per l'escrescenza
zo de' quali eresse ben intesa cupola co dell'arque minaccianti naufragi, ed anco
perta di piombo. Ne' primi anni del se per la scarsezza di limosine, onde i reli-
colo XV li i religiosi passarono a s. Ma giosi mancavano del necessario sostenta-
ria del Giglio^ ma prima debbo compie mento. Quindi il p. fr. Paolo Aquilano,
re le notizie del convento lasciato. Sino che ne fu l'ultimo rettore, predicando in
al pontificato di Clemente XI, comincia- Bolsena nella quaresima 5^q rappresen- 1

to nel 1700, i quadri de'3 altari rappre- tò vivamente ne'discorsi familiari a'prin-
senta va pò, il j," s, GiacoiuO;il3.°uD Cro- cibali del luogo la condizione miserevole
Il VI T V IT
de'ftati dell'isola Biseiilina , esprimendo re molti anni sostenuto tutto il pe«o del-
ii desiderio di passare nella chiesa di s la colossale romana monarchia, e prefet-
Rlaria del Giglio distante nn 4-° ^'i •"' to del pretorio, ed a cui l'imperatore per-

glio dal castello di Bolsena, a sinistra del mise l'erezione di statue non solo dì mar<
la via per cui si va ad Orvieto. Il p. fi- ino e di bronzo , ma di oro ,
per avere
Paolo colla sua eloquenza, ed essendo a colieinique arti di Pisone prefetto di So-
niato, l'ottenne dal pubblico consiglioge ria, tolto col veleno dal mondo in Antio-
tempo essendo custo
nerale, fino a quel chia il valoroso e virtuoso Germanico, che
dita da un romito. Laonde a' 26 marzo il loro zio Augusto avea chiain;ito dopo
1602 il gonfaloniere ed priori la con i di lui all'impero, onile riconosceva in es-
segnaronoal p. fr. Pacifico da Roma, col so un odioso e potente eraolo. E quindi
le sue appartenenze, col beneplacito del Sciano campò la vita a Tiberio quando
vescovo, e col consenso de'nainori convea cenava in una villa presso Fondi, facen-
tuali e agostiniani esistenti allora in Boi do lo sforzo di sostenere una grossa pie-
sena (il p. Annibali dice che nel 1600 tra che stava per cadérgli sopra , onde
frati passarono a Bolsena, e subito vi sot allora t'elesse a collega nel consolato. Del-
Centrarono i cappuccini). Indi il i.°otto l'immense ricchezze cumulate da Seiano,
breiSog altro consiglio generale decre sono testimonio le vestigia della villa e
tò l'erezione del convento, e d'ingrandi delle terme sontuosamente fabbricate nel-
re la chiesa per soddisfare alla divozione la patria Volseno. Agognando all'impe-
de'fedeli, diversi de'quali vi contribuiro- ro, sedotta Livia moglie di Druso, figlio

no. Poscia la chiesa e il convento riceve- naturale di Tiberio, lo fece perire di ve-
rono altre comodità e abbellimenti. Fu leno, e indusse l'imperatore a ritirarsi nel-
fabbricato un nuovo aitare maggiore, la deliziosa isola di Capri. Finalraeote
consagrato dal vescovo Elisei a* 12 mag- avendo Tiberio penetrato le trame di Se-
gio 1727 colle reliquie de'ss. Benigno e iano, lo fece morire, e l'infuriato popolo
Benedetta martiri, e concesse le solite io - ne strascinò il cadavere per le pubbliche
dulgenze. Indi il p. Casimiro riporta l'e- vie e poi gittò nel Tevere, e la sua fami-
lenco delle molle reliquie che si venera- glia fu distrutta. Per contrapposto a tan-
no nella chiesa. Dice il convento medio- to mostro, l'Adami indi descrive la vita
cre, avendone troppo parlato con lode della gloriosa s. Cristina. Tra gl'illustri

l'Adami, sufficiente la biblioteca, e ripor- antichi vi fu C. Rufo Muserio, qualifica-


ta due iscrizioni antiche. Quanto al la- lo decorodeirumaoilà.Fra'raoderni prin
sciato convento dell* isola Bisentina, ag- cipnlmente ricorderò il b. Guido francB'^

giunge che alla partenza de'minori osser- scano. Due famosi giureconsulti della fa-
vanti vi furono sostituiti cappuccini dal i miglia Monaldeschi. Diversi abbati e co-
duca Odoardo Farnese, a loro istanza; ma spicui religiosi. Il cardinal Lorenzo Coz-
poi gli elementi dell'aria e dell'acqua li za, quantunque nato a s. Lorenzo, onde
forzarono neli63i-a ritirarsi; e lo stesso in quel paragrafo ne ragionai, nondime-
fecero dopo di loro alcuni monaci. L'A- no fu allevato in Bolsena, di cui tanto si
dami tratta degli uomini e delle famiglie compiacque, che vi fece trasferire la sua
illustri dì Bolsena. Gli antichi sono il lu- famiglia, e vi fiorisce tra le prime. Un
cumone di Volseno Galerito. Lo scaltro suo parente, Bartolomeo Rubini, di-
il p.
favorito dell'imperatore Tiberio il cru- venne prima coadiutore e poi vescovo
dele e perfido L. Elio Sciano, d'illustre d' Anagni. Alcuni della famiglia Adami,
stirpe e di leggiadro aspetto, di cui de- e fra questi il patrio storico, il cui fratel-
scrive le fortune eia vita, discolpandolo lo provinciate de'couventuali e visitatore
alquaulo eoa Velleiu Patercolo, per ave- generale dell'Umbria, abbellì la chiesa di
V 1 T VIT l3
9, Francesco del suo ordine in Bolsena e LXXIll, p. i55, coll'Adami , dissi che
uè ruìgtiurò convento, mentre il nipote
il Volseno fu la rilrovatrice degli spettacoli
Leonardo encomiato letterato e aU"
fu teatrali. Lo stesso Adami copiosamente
lore d' opere. Del magistrato civico di tratta dell'antichità di Volseno, ed eru-
Bolsena, feci cenno coll'Adami nel voi. ditamente l'illustra^ anche con belli ra-
XXXI, p. 268
269. h'è prolettore il
e mi e iscrizioni. Il Calindri afferma che
cardinal Mario Matlei decano del sa- nel territorio era la città di Trossulo, e
gro collegio. La Stalislica registra 3^3 che infiniti sono i monumenti quivi ri-

case ,
4'29 famiglie, 2087 abitanti, de' trovati dell'una e dell' altra città , cioè
quali 33 in campagna. La popolazione, bagni tanto pubblici che privati, un ca-
dice il Paln»ieri,è esclusivamente agrico- meo con due faccie di Giano rinvenuto
la, ed agiata. Il suo territorio ha pianure nel 1778, di vario colore, cippi, colonne
fertilissime e ubertose cuH-ine^ abbonda orientali, corniole incise, un giacinto in-

di tutto il necessario alla vita, solo scar- ciso con lettere. Lapidi in numero este-
seggia di grano, per la quantità degli or- sissimo, mausolei, un niccolo intagliato a
ti. In vicinanza di Bolsena^ sulla strada bassorilievo, ritrovato ne'primi anni del
consolare , si osservano correnti bellissi- secolo corrente ,
gli avanzi del palazzo
me di duri basalti. Lungo la strada, non pretorio, sarcofagi, scarabei, statuette di
molto lungi dalla città, trovasi una colli- side etrusco, un superbo teatro scenico,
na menzionata dal p. Kircher, la quale pubbliche e private termi, vasi e ville.
è un ammasso naturale di colonne a pri- Aggiunge lo stesso Calindri. E pure os*
smi regolari di basalte di figura geue- , servabìle il magnifico mausoleo di Lucio
ralraenleesagona. Non manca di prodot- Canuleio, ch'è di peperino. Eravi il tem-
ti vuicanici, e lo stesso suo luogo si credei! pio dellaFortuna delta Nortia o Norzia;
cratere d' un estinto vulcano. Esistono e che di qui ebbe principio il culto del-
tuttora avanzi di sue antichità, massime la dea Voltumna, ma però il suo simula*

i maestosi d' un tempio gentilesco che ero era a Viterbo, secondo Oiioli. Ne
vuoisi della dea No>tia, principale divi- parlai coll'Adami nel voi. LXXXIX, p.
nità della città. Si ha da Plinio, che in i8j e dovrò dirne alcunché pure nel pa-
tale tempio alla sua epoca si vedevano ragrafo Lalera. Negli scavi degli ultimi
tuttora confitti i chiodi, da Sesto Pom- anni si trovarono molti sepolcri con ab<

peo chiamati annali, per segnare gli an- bondante copia di vasi etruschi anche ,

ni. Diverse iscrizioni antiche qualificano di metallo dorato. Nel Giornale di Ro-
quella dea grande e santa dna. Tale
,
ma de'4 febbraio 1857 è l'articolo: ^^n-
dea Degli Elì'etli pare clie denomini Vol- tichità Eirusche a Boisena. Comincia
turna o F
oltaninae : ne feci parole nel da
dai dire, Volsìuio, oggi Boisena, è ben
voi.LXXVllI, p. 83 e altrove; soggiun- credersi una delle principali Lucumonie
ge che fu ristessa di Volturno (oVertun- dell'antica Toscana, e tale la riconobbi
no divinila de'Iatini, secondo l'Orioli), a io pure in quell'articolo, se meiilossida
bene vertendo le cose avverse in prospere. Strabene il nome di capitale dell'Etru»
Annio pretese che il tempio omonimo ria, da Valerio Massimo quello di Ca-
fosse a Viterbo. Ne riparlerò ne'cenni sto- put Etruriae, e di opiilenlissinia da al-
rici di tal città. Nel voi. LXVllI, p. 225 tri scrittori di grande autorità, stenden-

e 226, parlai d'una iscrizione esistente a dosi a modo d'anfiteatro vastissimo su


Spello, e riguardante Boisena, e gli um- quell'apriche colline che sovrastano il suo
J)riche da Spello vi si recavano per ri- lago, detto auco Lago Targuiniese,pev-
crearla con giuochi e rappresentazioni da chè il territorio di Tarquinia (/'.) pare
Teatro. Ed in quesl! articolo o volume cheiu qualche guisa gli bi uvviciuasàe. Le
i4 VIT VIT
necropoli assai estese, che l'occhio del- via Cassia Del sito macchioso di Vietano
l'osservatore intelligente scopre lutto al- o Cavone Baio, rinvenne una tomba sfug-
l'intorno, e che pel concetto di sue esor- gita alla comune devastazione, per esser
bitanti ricchezze (confermato dal fatto stata incavata attraverso alla collina, men-
delle duemila statue di bronzo che i ro- tre l'altre nella linea retta del poggio era-
mani conquistatori ne trasportarono nel- no state spogliale. Lti porta chiusa era di
l'ancor disadorna Roma), furono nell'età pietra basaltina, ma in tempi remotissi-
più remote depredate e manomesse. £ mi vi si era penetrali. A sinistra era un'
chi ha veduto le necropoli di Cere., di urna colossale di tal pietra, il cui enorme
Tarquinia, di Feto e di F'ulci può beo coperchio, nel punto rispondente alla fac-
argomentare qual fosse il popolo vulsi- cia del morto, avea largo foro chiuso da
niese, ia proposito di sepolcri, tanto più pietra somiglianle. Lo spostamento delle
ricco di quelli. Ma dense selve e non pra • ossa fece intendere, come da quel pertu-
ticabili chiudono ora ogni via a que' te- gio gli oggetti preziosi fossero stati già
sori che ci attestano come
, vulsiniesi i sottratti. Di fronte, entro piccola cella, si

primeggiavano tra gli etruschi, e co' se- trovò un'urna con coperchio rimosso, con
polcri rimangono sconosciute le acropoli entro ossa bruciate. I molli vasi di bron-
ov' ebbero loro stanza gli abitanti delle zo rovesciali da'Ioro posti e dispersi per
campagne vulsiniesi. Meglio si dìscerno- latomba, non lasciarono dubitare la no*
uo le tombe che sono nel territorio del- personaggio cui appartenevano.
bilia del
le Grotte di Castro a mezzodì presso a 5 Consistevano quegli io due grandi vasi di
miglia dall'attuale Bolsena, cavatelo du- sagoma singolare a uovo tagliatosopra la
rissima roccia vulcanica, ed hanno la sin- metà, a piede scanalatocon listelli e ovoli
golarità degli ampi vestiboli, che metto* che posano su base qua-
di stile elegante,

no a 6, e talora anche a 9 celle sepolcra- drala ed hanno manubri scanalati che


li, colle porteche rastremano all'antica aderiscono in uno di essi col mezzo di 4
maniera etrusca. Da Bolsena a 3 miglia teste barbate, e nell'altro si rinvenne un
fra settentrione e levante altre ne sono solo manubrio con figure muliebri con
in vicinanza di Civita, nome di luogo che lunghi capelli che scendono dietro l'orec-
in Etruria ebbe grande celebrità. Contro chie, presentano nell'orificio minutissimo
Je glorie di Vulsinio sembra tuttavia con* ornato a modo di perle, quindi ovolo eoa
giurata una disfortuna, la quale ne invi- listelli, al di sotto del quale, larga fascia
dti tanta ricchezza di monumenti da quel- graffila , che differisce, perchè in uno a
le tombe disotterrati. Non vi era cosa che fiori, e oell'allro a ben condotto e intrec*
ormai più ricordasse la sublimità dell'arti ciato nodo. Due grandi secchie, una con
vuliiiuiesi: suoi miti, le sue costumanze
i manubri, da un lato testa d'Ercole co-
u'erano al tutto ignote. Non vi rimane- perta dalla pelle del leone la di cui giub-
va che una languida fiducia nell'avveutu* ba adorna le gote, e quindi le zampe an-
var l'indagini a levante dell'antica Bolse- nodate sotto il mento; dalla parte poi ove
na, tramezzo a burroni e macchie inac- mesceasi il liquido, una maschera'Bacchi-
cessibili. Ma le speranze frustrate uon ba- ca colla fronte ornata di foglie di edera,
starono ad allontanare Domenico Coli- la cui barba serviva a versare, e sotto di
ni di Bagnorea, il quale dopo molti anni questa testa barbata. Tre boccali nasi-
di ricerche ebbe dagli studi nel febbraio terni, con 4 sotlocoppe ornate di manu-
i856 un primo felice successo; poiché a- brio scanalale, e nell'attaccatura formato
sceso al più alto colle a 2 miglia dalla a foggia di conchiglia. Due secchie pic-

uioderna Bolsena, ove comincia a sten* cole, a'manubri da una parte la testa di

deibi iu pianura a piccola di&tauza dalia lupo , il labbro inferiore della quale ser-
V IT V T I i5
viva ad emettere il liquido, dairallra una sato sopra una ruota; un grosso anello
testa di Sileno. Due colatoi. Sei vaselli- lavorato a sgusci e a fiorami con un oni-
qì co'suoi manubri. Un piccolo specchio ce incastonato; molte slriscioline d' oro
mistico, che dalla parte concava ha due avvolte a tortiglione lungo il loro asse,

figure e conserva la primitiva doratura, di cui le matrone ornavansi il collo; set li

ed altri vasi ridotti in frammenti dal i.° d'oro a ramoscelli di alloro e di olivo
ricercatore. Leggesi in lutti la iscrizione colle fronde di lamina sottilissima; ed al-
etrusca. 1 descritti oggetti sono mirabil- tri vezzi di squisita eleganza, da'quali si

mente conservati, e io ripetono dalla do- dimostra quanto gli etruschi fossero va-
ratura interna ed esterna, che tuttora in lenti nel tirar l'oro alla filiera e al lami-

alcuna parie si ravvisa, e la perfezione natoio,e come bene conoscessero l'arte di


ed eleganza del lavoro confermano quan- saldare e rammargìnarea lucerna e a ca-
to dissero autorevoli scrittovi che F'iilòi- lore, quella del cesellare, dello stampare,
nio in lingua fenicia significa Città del- del brunire, del forbire, del condurre la
l'arti. Dopo avere in tanti luoghi ragio- piastra a sottile, dell'arrenare, ossia cuo-
nato de'vasi fìttili etruschi, come nel voi. cere con renella di vetro 1' oro per levar-

LXXVIII, p. 87 e seg., 92 e gS, ed an- gli fumi cattivi del camosciare e di


i ,

che descrivendo Ceri, Or te, Polimarzio, quanto altro si attiene all'arte dell'orafo
Tarquinia, Tosca/iella, f'eii, l'idei te, e del cesellatore. Tra questi vezzi e or-
trovai opportuno di riprodurre 1' esposte nati muliebri il prelodato professore tro-
notizie riguardanti vasi così singolari, in vò in alcuni orciolini certi avanzi di liscio
un articolo consagrato a nobilissima par- o belletto (preparazione cosmetica che ,

te dell'antica Etruria, e miniera inesau- viene adoperata ad abbellire il colorito,


ribile di monumenti e anticaglie etru- ed a rendere la pelle più morbida. Di-
sche. Dipoi la Civiltà Cattolica, serie 4-', cesi cosmetica quella parte della medici-
t.i, p, 582, de'17 febbraioiSSg, ci die- na, che ha per oggetto la conservazione
de la descrizione interessante degli Orna- della bellezza naturale; sebbene, in più
menti muliebri e belletto etrusco troi-a- largo significato, si prenda ancora per
to nelle tombe Fulsiniesi. La seguente l'arte di correggerei difetti e rendere me-
esposizione si rannoda quindi a quelle di no spiacevoli le imperfezioni del corpo
altre descrizioni d'ornamenti d'oro etru* umano), e presoda curiosità di conoscer-
schi parlati altrove. Il cav. prof. Benedet- ne la composizione si diede a farne co're-
to Viale Prelà, osservando in Orvieto gli agenti chimici una diligente analisi. Che
oggetti rinvenuti di recente dal conte Ra- gli antichi conoscessero e usassero lo sti-

vizza negli scavi da esso aperti poco lungi bio (solfuro d'antimonio nativo) e la ce-
da Bolsena, dov'era la necropoli dell'an- russa (sottocarbonato di piombo), e la mi-
tichissima Vulsinio, vide fra 1' altre cose stura dell'uno coll'altra per imbellettare
preziose una dovizia ornamenti mulie-
di dirossoodi biancoo d'incarnato leguan-
bri, tratti dalle tombe ov' erano stati se- ce, è cosa notissima e sene hanno testi-
polti insieme cogli antichi loro padroni. monianze a dovizia ne'libri sagri e pro-
Vi erano diversi specchi di metallo a su- fani: ma questo belletto delle gentildon-
perficie concava, che impiccolendo l' im- neetruschedi chequalitàera egli? A que-
magine le davano tratti più gentili; sroa- sta domanda rispondono le osservazioni
niglie e cerchietti d'oro in forma di bi- del professore, il cui processo offre la Ci-
sce, per cingere le braccia e i polsi; altri viltà Cattolica. Quanto al risultato degli
cerchietti che servivano di orecchini, da esposti saggi chimici, si è. Che il bellet-
cui ciondolavano figure di Fortune alate to trovato negl'ipogei Vulsiniesi eracom-
cesellale in rilievo e teneoli un pie po« posto di solfato di calce finissimo e di
li'y V 1 T V 1 T
solfuro di mercurio ossia di gesso e di ci- che la preienteTjolsena era,«econdo il Mai-
nabro impastati con acqua gommata. Gli ler, non la Volsiniuni etrusca, posta inve-
aiiliciii etruschi non conoscevano la poi- ce in Orvieto. Mutò nome quando i ve-
•«ere bianca a uso di belletto, che rìlraesi ri bolseuesi vi furono trasportati da' ro-
dalla calcinazione e polverizzazione dsl mani. Ma secondo una tradizione inval-
quale è composta di magnesia,
talco, la sa nel medio evo, che s'incontra negli atti
allumina, silice e ferro, e che non si al- di s. Cristina (come in succinto dissi col
tera punto all'esalazioni dell'idrogeno sol- Butler nella sua breve biografia), protet-
foralo; ma col solfato di calce consegui- trice oggi della città, e perfino nel falso
•vario il medesimo eftetlo. E questo loro decreto di Desiderio, chiamavasi prima
belletto era di composizione si tenace e Tiro o Tira, cioè porta, vale a dire il
salda, che mantiene tuttavia fresca dopo porlo de! Folsinii sul lago Volsiniese, co-
tanti secoli la sua virtù; sicché ha potu- me Ostia era il porto di Roma, con e-
to rendere anco oggidì il servizio, che già gual significato, alla foce del Tevere. E
rese forse Iremila anni fa alle dame elru- l'Orioli crede legittimo tal nome, e quin-
sclie, sepolte nella necropoli di Vulsinio. di soggiunge. Ceda nel Martirologio ha:
De'bellelti delle dorme antiche, massime In Tyro apud Jtaliam, quae est circa
romane, imbeliettatedalleornatrici, trat- laciim J^ulsinum, natale s. Christinae
ta il Guasco , Delle ornnlrici e de' loro Firginis ec. » Infatti la natura del luo-
uffizi, a p. 125 e seg. Pretesero alcu- — go favorisce questa opinione niente allat-
ni che il patriarca ^'oè venuto io Italia to moderna. Nel nostro caso il nome vec-
fondasse le xu repubbliche dell'Elruria, chio restò alla parte vecchia dell'abitato,
tra le quali Volseno; né manca chi lo fe- almeno presso il volgo (cioè qui natural-
ce morire nella regione, anzi il Pacifici ne mente a quella ch'era sulla riva del la-
volle stabilire pure il sito nelle Disserta- go); eil nome nuovo alla parta nuova
zioni sul marlirio di s. Pietro nel Gia- ncmorosainterjiiga (Juveoal. Ili, 191).
ììicolo, e sulla venuta e morte nello stes- Io non so se s. Cristina fosse veramente del-
so monte di Noe. Ma saviamente l'Ada- la Tiro Volsiniense ; ma quando anche in
mi si attiene alla s. Scrittura, la quale re- ciò vi sia interpolazione, ella ha da tener-
gistra prima la morte di Noè, e poi la si come fondata su qualche cosa di vero ".
dispersione delle genti. Piuttosto egli cre- Leggo nel Martyrologiuni Romanuni
de, doversi trovare i fondatori delle cit- a'24 luglio. Tyri in Tuscia apud lacunt
tà,dal Nume tutelare, e di Volseno lo Fulsiniunt s. Christinae virginis etmar-
furono Vertunno e Narzia o Norsia, ma tjris: quae in Christuni credens , cuni
confessa nulla poter stabilire di certo; uè palris idola aurea et argentea commi-
tace l'opinione che fondatore fu Ercole nuisset , ac pavperibus erogasset, ej'us
Tirio, e la favola che dalla sua clava, da j'ussu verberibus dilaniata, aliisque sup-
lui divelta dalla formò il lago
terra, si pliciis dirissime cruciata, et cuni magno
Cimino ossia di Volseno, e per memoria saxi pondere in lacum projecta, sed ab
vi fabbricasse la città di tal nome. » Ma Angelo liberala: deinde sub alio j'udice
quanto ne sarebbe mai a proposilo l'eti- palris suis successore acerbiora tormen-
mologia dir potendosi che f'uhinium
! ta constanter pcrferens, novissimeaJu-
chiamala fosse la mia patria, quasi Vul- lianopraesidepostfornacemardentem,
sussinus, sendo ella stata costrutta nel ubi quinque diebus illaesa permansiti
luogo, ove quel gran seno di acqua, il suo post serpentes Christi virtute superatos,
Lago, dico, fu divelto da terra". 11 prof. abscissione linguae, et sagittarum infi-
OiìoW lìtW J Ibnni di Roma, t.2 3, p.i 65: ocionc marlyriisuicursum coinpltvit. Ma
Nome i>eio(ì)dcll' odierna lìolsenoj dice l'Adami, sebbene affermi the lu tiadijio-
VIT VIT 17
ne voglia che la Santa fosse da' genitori sa iscrizione sepolcrale della Santa, esi*

nomata Z'iV/Vz, prima del battesimo in cui stente in Toscanella (e tal quale la leggo
le fu imposto il nome di Cristina, crede nell'Adami), enuncia: -^ Hic requìe.scit
meglio che per antonomasia fosse detta corpus s. Christinae V. et M.fiUae Ur-
Tiria, per non aver la di lui patria avuta bani de Civitale Tyri. Il Sarzana ripor-
donzella che nella gloria 1* abbia egua- ta le testimonianze degli scrittori prò et

gliata. Aggiunge che ne' secoli barbari cantra, indi conclude e si conferma che
Volseoo fu delta Tiro non già perchè ,
Tiro fu precisamente ove sorge s. Loren-
Turas o Tyrus in lingua etrusca sia lo zo Nuoto, il quale come quella distende
stesso che Mars o Mart, donde prende il suo territorio al lago, e Tiro fu circa

nome il fiume che scarica il lago di Boi- T^acum f^ulsiniuni, e se ne trovarono gli
sena nel mar Tirreno; ma negli scrittori avanzi nella fabbrica del nuovo paese, e
de' secoli latini non fu detto Volseno Ti- che fu la patria di s. Cristina. Poscia a p.
ro, ne il lago Tirense, e neppure i voi- 45ig con supplemento dichiara: Dinio-
senesi Tirii, bensì Tirrenii, donde Vol- strativo la certezza dell'esistenza in an-
seno potè dirsi Tiro. Né trovasi alcun tico della Toscana Tiro patria di s.

luogo dell'antica Toscana in cui si possa Cristina V. M. S' illustrano intorno a


collocare la città di Tiro, mancandone ciò Martirologio Romano e il decreto
il

i monumenti. Egualmente non convie- del re Desiderio. Prova l'argomento col-


ne, che una parte di Volseno fosse del- l'autorevole ed esplicita testimonianza del
ta Tiro, benché fu pure scritto che fosse cardinal Baronio, e con l'uniforme testo
presso il lago la città di Tiro quindi as- di diversi Martirologi; e che s. Cristiua si
Mariana ove
sorta dall'acque, o nell'isola disse Tiria da Tiro sua patria, e non da
non ne sono vestigia, come non esistono un rione di Bolsena come scrisse il Pen-
nel lago e nelle sue sponde. Già nel pa- nazzi.Però il eh. p. Tarquini, Origini
ragrafo delle Groltedi Crt5^ro, e alquan- Italiche e principalmente Etnische, dice
to anco in quello di s. Lorenzo Nuovo, Tiro ch'era nel lago sopra grandi sostru-
notai col Sarzana, Della capitale de' zioni, che ancora si veggono e si toccano
Tuscaniensi, p. 288 e seg., che esistette co'remi, ed a breve distanza dal lido, ap-
Tiro presso il lago, nel luogo
la città di punto come Tirofeoicia, la quale era po-
occupato da'due comuni e fu patria di s. sta dentro d mare sopra grandi soslru-
Cristina, e suoi concittadini sono gli abi- ziooi, che ancora si osservano, ed a bre-
tanti dique'due luoghi, perchèderivanti ve distanza dal continente. Imperocché
da Tiro perita nell'VIII secolo,
quelli di egli sostiene che i fondatori delle città e-
dopo che nel 700 dalle armi era già sta- trusche in origine furono fenicii e cana*
ta abbattuta Bolsena. II Sarzana sostiene nei. Quanto all'antico nome di J^ulsinió,
che Tiro fu affatto diversa dalla vetustis- il Tarquini dichiara provenire da Bui-
p.
sima, nobilissima e celeberrima Volseno. Sini, cioèluogo del Sinto, popolo feni-
Che s. Cristina cominciò il suo martirio cio o cananeo; e la postura conferma
nell'isola Mariana, e quale agone della quello del paese de'Sinei. Poiché detti i

Santa il lago prese anche il nome di La- popoli nel fondare tenendo io cuo-
le città
CHS s. Chrislinae , come
ha dalla vi- si re la Fenicia e la Cananea, come si tiene
ta d'Anastasio 1 V
Adriano If^,
(leggasi fn cuore la patria, non solo i nomi me-
errore seguilo pure da altri come dal , desimi delle città cananee e fenicie vi si

p. Casimiro) deli i55, il quale Castruni trovano imposti , ma tutto insieme col
et multa possessiones juxta Lacmn s. nome le forme e le posture medesime stu-
Christinae a Coniitibus comparavit , il diate. Ma parlando del nome di Bolsena
che dissi pure in altri articoli. La discor« il Palmieri, certo avendolo tratto da quel-
voL. cu.

l'àrb^inrvorw
/^
i8 V IT V I T
Toperajoclice tleiivato da But-sinì,\oo- se dalla prepotenza C\h de' longobardi.
go di Sinee, pojjolo di Fenlacio : errori apprendo pure dal Monaldeschi, Coni'
lipografici. Accennai nell'arlicolo Bolse- menlari hislorici, p. 63. Egli dice, esse-
na, della tirannide usurpata da' servi vol- re Bolsena edificata a piedi della città an-
senesi sopra i loro padroni, e della ven- tica nelle rovine di essa, dagli antichi det-
detta fattane da'rotnani, a ciò chiamati. ta Urbs F»/im?V«9mm, celebratissima e
Sul quale avveniineato racconta il Belliui fra le su prime edificate da Noè in To*

neW Historia diPerugia, che l'antica cit- scaua; mentre la presente è situata sot*
tà di Bolsena essendo tra' popoli di To- to un colle. Continuando a riferire in
scana d'uomini e di ricchezze abbondan- breve quanto non dissi nell'articolo, è
tissima, per aver concesso per grazia a intrinseco il notare coli' Adami, che nel
tutti i suoi servi la libertà, essi perfida- 727 con isponlanea dedizione passando
mente bruciandola furono tanto audaci il dominio del ducato romano, dall'impe-
che deliberarono di toglierne il dominio ro greco a quello della s. iJede sotto s,

a'padroni, quali essendo di buone leggi


i Gregorio siccome ne faceva parte Boi-
II,

e d'ottimi costumi, ma piuttosto dediti sena, questa pure vi fu compresa. Desi»


alle delizie ed a'piaceri, colla propria in- derio re de' longobardi avendo nel 772
dulgenza furono cagione della temerità occupato ducato romano ed altre terre
il

de'servi, quali vennero poi in tanta ar-


i della Papa Stelano II detto IH
Chiesa ,

roganza e bestialità, che usurpata l'auto- ricorse a Carlo Magno re de' franchi, il
rità de'senatori, s'impadronirono total- quale nel 774 calato in Italin, vinse Desi-
mente della repubblica , dettando leggi derio, pose fine al regno de' longobardi,
agli antichi padroni e commettendo ogni e restituì alPapa l'usurpato, conferman-
genere di turpitudini contro le loro mo- done dominio, con riconoscerlo ed am-
il

gli e figlie. Laonde sdegnati i Ixilsenesi, pliarlo, anco col ducato della Toscana de*

per vendicarsi invocarono l'aiuto di Ro- longobardi. Bolsena dopo aver sofferto
ma, la quale un esercito coman-
vi spedì nelle guerre de' longobardi devastazioni
dalo dal console Q, Fabio Guigile, eque- e incendii , erasi rinvigorita e resa di
sti tosto castigò i servi, li sottomise alle nuovo florida quando per le nuove e
,

leggi, ristabdì il governo, e ritornò a Ro- terribili invasioni degli unni ede'norman-
ma. Nel suo articolo accennai, che il suc- ni, soggiacque ad altre perij>ezie e depre-
cessore nel consolato M. Fulvio Fiacco dazioni. Indi Bolsena con parte della re-
propriamente espugnò Volseno, dopo es- gione era divenuta dominio de' marche-
ser morto Gurgite da ferite riportate ne' si Toscana e fu piu'e signoreggiala
di ,

combattimenti sostenuti da'servi con vi- dalla marchesana gran contessa Matilde,
gorej e quindi Volseno, ch'era l'ultima la quale compiacendosi del soggiorno di

repubblica fra l'ita liane, che si conservas- Bolsena, molto tempo vi si fermò. Mussa
se indipendente, pel ricevuto benefìzio si dalla filma di s. Cristina ne fece ceicare
assoggettò a Roma, come riporta l'Ada- il Corpo, e trovatolo nell'isola Maria-
s.

mi. Poi soggiunge il Bellini, che Bolsena, na, a suo onore edificò una chiesa per
come dicono alcuni, fu da un folgore ca» quell'età magnifica e nella sua Grolla ,

duto a cielo sereno tutta bruciata e ro- contigua sotto uu altare lo fece traspor-
vinata, e venne riedificata dagli abitanti tare, come già dissi. Né di ciò contenta,

che si salvarono, ma più piccola e meno l'elesse a sua patrona, e ordinò che Boi-
potente,diminor giroegraudezza,tiel luo- sena si chiamasse s. Cristina; e donò al-
go ove aggi si vede, il Sarzana ripetuta- la Chiesa romana la signoria the teneva
mente sostiene , che Bolsena priuta del in Toscana e nella Lombardia, e così Boi-

700, helloruin cladibus tversajnif, for- sena tornò al suo principato lempurule,
1

VIT VIT 19
come e meglio ho riferito coli' Adami nel diava Volsena, si recarono a giurare ub-
voi. LXXXVIM, p. 1 8. Anche l'Adami bidienza i sindaci del castello di s. Loren-
giustaraenle dice cheAdrianoI V del i 1
54 zo, di Grotte, di Latera, di Gradoli e di
ampliò il castello di Bolsena, circondan- ValenJano. E che per l'attuale posizione
dolo di validissime mura e di spesse tor- di Bagnorea, sotto un colle, potevano gli
ri, onde il silo forte per natura, lo diven- orvietani colle loro numerose macchine
ne maggiore con 1' arte. Di sua amplia- dall' alto offenderla e recarle gravissimi
zione, operata da Adriano IV, parla pu- danni. Essa era difesa per la Chiesa ro-
re il Borgia, Memorie di Benevento y t. mana da fr. Giacomo Pocapaglia. Colle

3, p. 474- Quando Onorio III nel 1227 macchine si gettarono dentro Bolsena
concesse a Giovanni di Brenna redi Ge- circa 6,000 palle di pietra. Non compor-
rusalemme, per suo sostentamento, il go- tando Bonifacio Vili l'operato d'Orvie-
verno di quanto possedeva la s. Sede da to, nel 1296 gl'invio legato non il cardi-

Radicofani in poi, anche Bolsena sarà sta- nal Napoleone Orsini, bensì l'arcivesco-
ta compresa. Ma poscia Gregorio IX nel vo di Reggio Gentile minorità, per resti-
1234 proibì espressamente l'alienazione tuire alla s. Sede la provìncia di Val di
delle terre della Chiesa, specificando In Lago e Bolsena, per quanto dico nel pa-
Thuscia, Bulsenne, curii tota Valle La- ragrafo di Grfirfo//. Ricusaronsigli orvie-
ci. Nel I 262 imperversando le fazioni de' tani, e il scomunicò e pose la cit-
legato li

guelfi e ghibellini, Bolsena per essere sem- tà sotto l'interdetto, onde essa si ridusse
pre fedele alla s. Sede, soggiacque a van- in gravi angustie. Poiché il legato lasciati

dalico saccheggio, per opera del ghibel- soli 4 pi'eti alla custodia del ss. Sagra-

lino Tancredi di Bisenzo, unito a' viterbe- mento in s. Andrea, menò seco a Roma
si, totcanellesi e cornetani , depredando il rimanente del clero secolare e regola-

pure le vicinanze e Orvieto. Questa cit- re. Gli orvietani, patrocinati da Carlo I[

tà, forse non senza il consenso della s. Se- re di Sicilia, inviarono tosto al Papa am-
de, avea in quel tempo occupata la signo- basciatori, e giustificatisi sul dominio di
ria di Bolsena e delle circostanti castel- tali terre, ne confermò loro il possesso e li

la, e l'aspro suo comando i volsenesi sof- prosciolse dalle censure, riservandosi al-
frirono per lungo tempo. Cambiatosi il cuni diritti per la camera apostolica, an-

suo governo in aperta tirannide, ne scos- che per Acquapendente. Fu allora che gli
sero il giogo, e in libertà si posero. Ma orvietani acconsentirono che il nipote del
il comune d'Orvieto nel 1 2g3 inviò coa- Papa Goltifredo Gaetani sposasse la con-
tro Bolsena il suo generale della cavalle- tessaMargherita di casa Ildebrandina,
ria Orso o Orsello Orsini con 5ooo fan- vedova del suddetto Orsini, onde la coa-
ti, come narra il p. Casimiro, e dopo as- tea di s. Fiora veniva ad entrare nella
sedio ostinato, per la valorosa difesa de' sua casa; ed elessero Bonifacio Vili loro
volsinesi, l'espugnò nel 294, la saccheg- i podestà e capitano pel 1297, erigendogli
giò, ne diroccò le mura, e portò prigioni due statue. Ritornati gli orvietani al tran-
in Orvieto principali cittadini. Il Monal-
i quillo possesso del litorale del lago di
deschi nel descrivere l'avvenimento anti- Bolsena, con tutte le terre ch'eranvi so-
cipa l'epoca, dicendolo avvenuto nella se- pra, pensarono a munir Bolsena, facendo-
de vacante di Nicolò IV, morto a'4 apri- vi edificar la rocca con fortilizi di gusto
le1292, senza osservare ch'essa durò si- gotico, probabilmente sul colle pel rife-
no al 5 luglio 1294. Nel racconto in par- rito di sopra presentandone il disegno
,

te differisce dall' Adami e dal p. Casimi- l'Adami, con notare che poi servi d'abi-
ro, convenendo nella sostanza. Anzi nar- tazione del cardinal legato delPatrimd-
ra, che mentre l'esercito orvietano asse- nio e governatore di Bolsena. Dopo pò-
20 V 1 T V I T
chi anni i volsenesi s'iropatli onirono del- tiranno di Viterbo, avendo fatto ribella-
la rocca, e se ne serviroDO per difender- re Bolsena alla Chiesa, portatosi sotto di
si dagli orvietani, e ritornarono all' ub- essa la cinse d'assedio e con segrete intel-

bidienza di Giovanni XXII, come leggo ligenze, poiché la genia de'traditori noa
nel p. Casimiro. Il Papa per difenderli mancò mai,la 200
prese e fece prigioniere
dagl'insulti degli orvietani , ordinò nel lancie spedite per soccorrerlo da Grego-
i320 al rettore del Patrimonio, che si rio XI (che a' 17 gennaio avea ristabilito
opponesse con tutte le forze alle molestie la sospirata residenza pontificia in R.oma);
degli orvietani, nemici irreconciliabili de' anzi gli riuscì ancora di prendere il di lui

volsenesij ordine che rinnovò nel i333. nipote, mandalo nuovamente dal Papa
Imperocché gli orvietani per ricuperare con altre 3oo lancie, onde ricuperare il
Bol$ena,nel i 328 eransi uniti allo scisma- castello. Per questo il Papa si adopròcoQ

tico Lodovico V il Bavero, nemico della tanta edìcacia, che prima del termine del-
s. Sede. Partito egli a' io agosto da Vi- l'anno introdusse la sua gente col mezzo
terbo, si pose n oste a questo castello, cai d' alcuni fedeli bolsenesi nel cassero, e
fece dare continue battaglie, sperando nel convento de'frati minori, poi abitato
d'impadronirsene, perchè alcuni boisene- da'conventuali ; la quale uscita improv-
8Ì a'5 agosto aveano promesso di conse-
1 visamente colle armi alla mano combat-
gnargli la porta, che va verso Bagnorea, té, vinse e uccise circa 5oo nemici ; e noa
mentre il popolo era intento a celebrare la contenta di ciò appiccò il fuoco alle ca-
ricorrente festa. Già era vi cavalcalo l'im- se e fece molti altri gravi mali, i quali
periale maniscalco con i eoo cavalieri, furono l'araldo funesto della totale rovi-
quando scopertosi il tradimeuto,i rei subi- na di Bolsena, fatta pochi anni dopo da*
to furono giustiziati. perchèLodovico V
Il soldati bretoni (questi in numero cki 10
Tedendosvanito il suo disegno, ed inespu- a 1 2 mila, qui vagì ahsque stipendio in
gnabili i bolsenesi, nel di seguente tornò Gallia populahimdi in arinis eratit j fu-
a Viterbo. Profillaodo la famiglia de'po- rono iu'i'olali da Gregorio XI, prima di

tenli de Vico di Viterbo, dell'assenza de' partire da quella regione, sì per man-
Papi residenti in Avignone, fattasi tiran- tenere nella sua divozione i sudditi del-
na della patria, estese il suo dominio ne' lo stalo ecclesiastico, sì per costringere
circostanti paesi sino e inclusive a Bolse- all'ubbidienza quelli che già se gli erano
na; finché il celebre legato cardinal Al- ribellali), i quali si diportarono verso de'
bornoz, venuto in Italia nel i 353, ricu- bolsenesi magis qiiani hoslili odio. Sta-
però alla Chiesa le sue terre. Ne' paragrafi pratae mulieres, virginesque, viri in ca^
Gradali e Latera narrai come la picco- ptivilatenì dadi , aedifida incensa, nioe-
la provincia di Val di Lago, a cui appar- nia eversa. Il p. Casimiro che ciò rac-
teneva Bolsena, nel 1268 si sottrasse alla conta, lo toglie dalla collezione del Mu-
dominazione d'Orvieto, la quale non ces- ratori, Scriplortiin rerum Jtalicaruni, e
sò di perseguitarla, per essersi la provin- così le altre notizie qui riferite. Neli3g2
cia nuovamente sottomessa al diretto do- s'impadronirono del castello di Bolsena
minio de'Papi. E che non ostante 1' ope- Corradoe LucaMonaldeschi della Cerva-
ralo da Bonifacio Vili, la provincia non ra, e Luca Gatti de' Bretoni, e perciò tut-
restò io pace fino al SSg in parte, e me- i ta tiranneggiarono la ciltàj peròJacopac-
glio dopo 378. Ria dopo la morte del
il I cio da Fano venuto da Montalfioo, col fa-

cardinal Albornoz, e dopo quella d'Ur- vore di Giovanni Toroacelli duca d'Or-
bano V, gli usurpatori tornarono in si- vieto e di Spoleto, fiatello di Bonifacio
gnoria di Bolsena. Narra il p. Casimiro, IX, con trattato segreto la ricuperò. Ma
che neh 377 Giovanni Prefello de Vico i Monaldeschi coliegalisi con Nicola Far-,
VIT V 1 T ti
nese e altri capitaDi, assediata la rocca, fendere il Patrimonio di s. Pietro ; la

obbligarono Jacopaccio alla resa, e po- qual cosa tanto gli pareva necessaria, che
sto in carcere confessò cb'eragli stata in- altra nefeceedificare di nuovo. Alla mor-
sinuata l'impresa da vari signori orvie- te del successore Calisto III , parve op>

tani onde nacque discordie tra le loro


,
portuna occasione a Luca di Gentile Mo-
famiglie e quelle de'Monaldeschi. Nei se- naldeschi della Cervara di sorprender la
colo seguente i Monaldeschi della Cer- rocca, e coll'aiuto del volsenese Vipola,
vara ne ricuperarono la signoria, e sic- entrò in Bolsena e tentò occupare il ca-

come guelfi partigiani della Chiesa, A- Però Francesco Vitozzidel luogo.


stello.

lessaodro V del 14^9 confermò a Cor- Gentile Monaldeschi della Vipera e Si-
rado e Luca non solo Dolsena, ma s. Se- monetto da Castel Pietro, nemici de'Mo-
vero, Meano, Torricella, Aglianoe la me- naldeschi della Cervara, raccolto buon
tà del castello d'Ooano. Anzi Martino V numero d'acquapendentani e di bagno-
avendo dato in isposa Aurelia Colonna resi, soccorsero Bolsena ; onde sopratFal-
sua nipote, a Paolo Pietro figlio di Cor- to Luca da tanta moltitudine, abbando-
rado, creò questi col fratello Luca con- nò l'impresa e fuggì, e cos'i rimase Boi-
te palatino, ed eresse in contea Bolsena sena nel pacifico possesso della s. Sede,
con Onano, Cervara, Meano eFighine; ed ebbe 1' onore d' essere residenza de'
i quali luoghi non molto dopo tornaro- governatori cardinali legati del Patrimo-
no all'immediata sovranità della s. Sede. nio, ed in conseguenza figurò qual me-
Mentredominava Paolo Pietro, f«/7i au- tropoli del Patrimonio , finché ebbe di
dissel hoslem suiim, ex pn'moribus Ur- tali governatori. A motivo di peste, che
bis P'enetorum Roma reperii, insidias
,
poi afiEiisse anche Bolsena, da Roma nel
locavi t j aggressusque hominem ex ini- 1462 vi si recò Pio 11 , il quale veduto
proviso, ex comitatu ejusplerosque trini- cornei bretoni l'aveano rovinata scris-

cavit. Jllum pernix equus, et adinolum se ne'suoi Commentari i, oltre la descri-


illi calcar salvavit. Egualmente a suo zione di essa e del suo soggiorno : fuit
tempo, per morte immatura dell'unico et Patriim nostrorum memoria populo'
suo figlio Corrado., avvenuta nel i45i2, siim et ampluni oppidum. Britones va-
estinguendosi la di lui linea , Nicolò V stavere, nane vile Castellum est. Soli bo-
si propose di riunire al principato tem- nitas, ac Lacus ui.ilitas, cui adjacet j ac
porale Bolsena, dopo la morte di Paolo qiiod iter est hac ad Urbenij non si-
Pietro. Questa avvenuta, ordinò la ricu- nil in totum perire. Io progresso miglio-
pera di Bolsena al rettore del Patrimo- rò notabilmente, ed è ora ragguardevo-
nio, il quale l'eifettuò a mezzo di Gianni- le. Ne' yiaggi de' Papi, recandosi essi a
cola capitano delle milizie papali; e que- Firenze, l'onorarono di loro presenza, ed
sti d'accordo co'bolsenesi entrò nella ter- il cardinal Pacca nelle Memorie stori-
ra per la porta di s. Giovanni. Teneva che, dell'edizione del Pompei d'Orvieto,
il comando della rocca Aurelia Colon- 3o, raccoiira che a'6 luglio 1809,
t. 2, p.
na vedova di Paolo Pietro, a cui il ret- portato prigione dal francese generale
tore ricliiese in nome del Papa le chiavi. Radet con Pio VII entro un carrozzino
Ella prontamente ubbidì, colla protesta chiuso e con tendine calate, onde ninno
che Nicolò V dovesse udire le sue ragio- si accorgeva del loro passaggio ; a Boi-
ni che favorivano il possesso di Bolsena. sena avvenne, mentre si cambiavano ca- i

Si recò a Roma inutilmente. Premeva valli, che accostatosi al general Radet un


mollo a Nicolò V, oltre il sostenere i di- religioso conventuale, il quale ignorando
ritti della s. Sede, il riacquisto di Bolse- chi stava in quella carrozza e sentiva tut-
uà a cagione della fortezza alta a di- to, si diede a conoscere al generale per
,

22 VIT V I T
una persona, ch'era con luì in cor- stata Sede bastare un vescovo a governare am*
rispondenza epistolare, e gli avea racco* bedue, sicché fatte fossero concattedrali.
tuanilato un avvocalo dimorante in Ro- Seguite poi le guerre tra gli orvietani ed
ma il generatesi trovò molto imbaraz-
: i volsenesi, e superati quest'ultimi, e cre-
zato a rispondergli, ed il Papa voltatosi scendo sempre in maggior grado Orvie»
al cardinal Pacca gli disse: Oh che frate to pel favore di Roma, il comun vesco-
briccone! Finalmentenel suo articolo no- vo trascurò risiedere nell'abbattuta Vol-
tai, che Leone XII restituì a Bolsena il seno, che tratto tratto reslandosolamente
titolo di città, e qui aggiungo col breve compresa nella diocesi d'Orvieto, perdet-
Civitntìs Ululo alette insignibiis, del i." te l'onore della presenza del pastore, ne
febbraio! 828, 5m//. Rom. cent., t.i7,p. più si considerò come città. Riporta l'A-
34i)<ncui necelebròìprincipali fasti civi- dami quanto scrisse nella cronaca il vi-
li e religiosi, e l'odierna onorevole condi- terbese Giovanni Juzzo da Covelluzzo.
zione. —
Volseno fu degna d'avere an- » Annoi 368. Detto Papa Urbano V si
che la cattedra vescovile, immediatamen- parilo de R.oma, et audone ad Montella-
te soggetta alla s. Sede. Il Donzellini sti- scone , lo quale non era fatta cipta , et
ma che la chiesa cattedrale fosse l'an- fella cipta, al dì5 del mese di luglio
tica sotto l'invocazione di s. Cristina, do- et Vescovo de Orvieto Bol-
tolze al

po tolto il profano culto d''Apollo; però zino, et al Vescovato de Viterbo tolze


si conoscono 3 soli vescovi. Gaudenzio Marta, et l'Isola, al Vescovato di Bagno-
P'^olsiniensis si sottoscrisse al concilio di regio Celleno, al Vescovato di Castro tol-
Roma, celebrato da Papa s. Simmaco ze Valenlano, e dette al detto Vescova-
nel 499 Candido Episcopus Fiilsinien-
; to de Monlefiascone, nuova cipta facta".
SIS intervenne nel 601 al sinodo roma- Soggiunge l'Adami, se tale storia è vera,
no di s. Gregorio I, roa tra le opere di non credere, che stasse molto Volseno a
quel Papa è chiamato Claudius Episco- ritornare sotto la giurisdizione d'Orvie-
pus Vulsinensis ; e Agnello, che recato- to sendo oggimai tempo immemorabi^
,

si nel 680 al concilio Aga- romano di s. le, che la Volsenese all'Orvietana chie-
tone, si sottoscrisse Agnellus Episcopus sa soggiace. Il Sarzana volle correggere
s. Ecclesiae Folsiniensis in hanc sugge- il p. Casimiro, per avere scritto, seguen-
stioneni, guani prò Apostolica nostra do il Cluverio, che Bolsena, dopo l'ulti-

fide unaniiniter censir uximus, sitnililer mo conosciuto suo vescovo, andò sem-
suhscnpsi. Questa formola allude alla pre perdendo il suo antico splendore, e
condannata eresia de' Monotelili. Dopo così restò priva ancora di quel lustro ,

tale VII secolo non si trova memoria


, venendo sottoposta al vescovo di Viter-
d'altri vescovi volsenesi. L' Adami non bo, da cui finalmente fu dismembrata,
aderisce all'opinione del Mariani, segui- e unita a quello di Monte Fiascone da
to dal Sarzana, che Volseno ridotta a mi- Urbano V. Imperocché conobbe V Isto»
sero stato e rimasta vuota di abitatori, ria di Vilerbo del p. Bussi, senza avver-
non potesse più dare ricetto ad un vesco- contenuto della riportata crona-
tire al
vo, e dopo la fine del secolo VII non più ca del Covelluzzo; laonde non sussiste
r ebbe. Poiché stima più malvagi se- i che Bolsena fosse smembrata da Viterbo
coli io cui furono, da' successivi. Questo sotto Urbano V, essendo già smembrata
confronto non sembra giusto. Inoltre o- prima e incorporata alla diocesi d Orvie-
pina l'Adami, che infiacchile ne' secoli to. Jigli crede che fossero cessati vescovi i

posteriori Volseno e Orvieto dalle fazio- volsenesi perchè Volsena restò distrutta
ni de'gucin e ghibellini, divenutespopo innanzi all'anno 700; che se nella bol-
late, devastati i lerriturit ,
parve alla s. la del Papa s. Leone IV dell' 853 uou
V TI V I T aS
è mai nominata, tuttavia sono confer- rejtle, qua! è desso, da lei cognominato.
mati alcuni fondi al vescovato Tusca- Molli ruscelli, che ne' vicini monti sor-
niense, cioè di Toscanella (f^-), che gono, somministrano abbondanti ac-
gli

dovettero spettare una volta al vescovo que, e maggiore è quello nomato di


il

di Volseno ; indizio che Bolsena conti- s. Lorenzo. Il Sarzana rende ragione di

nuava a giacere nelle sue ruine, e che altre denominazioni date al lago, alcune

la diocesi era retta dal vescovo Tusca- delle quali derivanti da'territorii che in
niense. Crede inoltre il Sarzana, che Boi- esso terminavano ed erano adiacenti.
,

sena nel igS fosse unita al vescovo di


I Onde fu dello lago d' Italia, Grande,
Viterbo e poi a quello d' Orvieto. Ma
,
Tarqniniesc, Bolsenest:, e di Tiro, woa
dipoi il p. Annibali da Lalera, Notizie che di .V. Cristina pel già riferito ; che
storiche della casa Farnese, del duca- se fu detto Grande da Plinio oltreché ,

to di Castro, e delle terre' e luoghi che Tarquioiese per distendersi adessoo dap-
lo componevfTfio, par. 2, p. io3, rettificò presso il territorio di Tarquinia, fu per
la proposizione dell'unione di Bolsena e l'interpretazione del nome Tiro, ond'era
dell'isola Mariana alla diocesi di Viter- denominalo Lactis Z'Kr<7e, ossia Turcn-
bo, con dichiarare, perchè questa era già sis che poi si disse Tirensis, per la ra-
,

unita a quella di Toscanella j e disse be- gione che vi terminava l'agro della città
ne. — Ora passo a parlare del famoso di Z'j'ro.Questa ne'secoli bassi,sotto Astol-
Lago di Bolsena e delle sue isole Mar- fo re de'Iongobardi, ne pretese e otten-
iana e Bisentina. Il lago, gli antichi lo ne dominio ad esclusione de' Vetulonii,
il

chiamarono con diversi nomi. Polsinus, in tempo che Bolsena era abbattuta. Fi-

Claudio Tolomeo. Bulsinus , greci A- i nalmente fu detto lago di Marta e il ,

gathia Sm meo, e Procopiq Cesariense, Giannotti che scrisse a favore di Tosca-


usando il D io vece del /^ secondo il , nella sua patria, prelese che in vece di
gieco idiooia. l'olsiniensis, Plinio, f^ul- TarquiniensiLucu, si dicesse Tuscanen-
siniensis, Columella. Sembra che Stra- sì LacH perchè tra esso e il territorio
,

bene l'abbia pel Lago Cimino, ponen- di Tarquinia vi è la città di Toscanella,


dolo presso i volsenesi ; ed altrettanto fe- l'antica Tiiscania. Lo storico di questa
ce Vibio Sequestro, il quale parlando di Turriozzi a p. 95 parla del lago, deno-
tutti i laghi , nomina il Cimino , senza minato anco ne' secoli semibarbari, La-
parlar del Volsenese , né di altro della cus FulsiniensisAaWa città l'ulsinia qui-
Toscana; e certamente, se questi inlese vi giacente. La figura del lago di Bolse-
parlar di quello che ora chiamiamo di na è quasi ovale; la circonferenza è di
/7co,il qualeda molli vien preso pel Ci- 26 miglia (3o disse il p. Casimiro). Boi-
mino, si mostrò poco diligente scrittore, sena siede quasi nel mezzo del maggior
tacendo uno de'maggiori laghi della To- fianco, ch'è il settentrionale ; dalla parte
scana, per mentovare uno de'miuori. Che di levante ha un' isola, da quella di po-
se troviamo poi il nome di Cimino dato nente un'altra, e quasi rimpetto a Boi-
a lutto quel montuoso e selvoso paese, sena sgorga dallo stesso il limpidissimo
onde il lago di Volseno vien cinto da fiume Marta, il quale procedendo verso
tuttala banda orientale e australe, per- il mezzod'i, passa per Toscanella, ove sof-
chè questo nome non converrà eziandio fre il giogo d'uti ponte. Quindi venendo
al lago, che vi resta racchiuso? Cos'i l'A- arricchito dalle acque della riviera Veia,
dami, il quale soggiunge ; Con tutlociò che da Vetralla discende, lascia a man
egli è più sicuro appoggiarsi all'opinione poco dopo ha foce nel
sinistra Coi'neto, e
de'piìi, e chiamarlo Volsenese, come van- mar Toscano. L'Adami produce un fram-
taggioso alla sua patria 1' aver un lago mento cii lapide tiuvulo nelle vicioauze
24 VIT VIT
del lago , in cui è celebratoPìsciferum mena isola Bìsentina. Né le ripe, che al
alc/itc oleis circumdnta pinguìbus arva. vasto lago fanno ampia corona, son pri-
Poiché, egli dice, diflkilmenle se ne tro- ve di loro pregi. Onorata menzione fa
veià che produca pesce così copio-
alila, Pliniodelle lapidicine, che ne arricchisco-
so e delicato. Singolari pertanto sono le no il distretto ; intendendo di quelle pie-
anguille, di cui tale e tanta n'è la squi- tre d'ottima qualità nel bianco macchia-
sitezza, che il Ra Visio paragonandole con te di colore rosso, che lungo il lago nelle
quelle del lago di Garda e pregevolissi- spiagge degli antichi tarqumiesi si cava-

me, dà la preferenza alle bolseoesi. E ben no. Tali lapidicine, dice il Sarzana, era-
se n'intese Dante, allorché per cose di no petraie delia gente Anicia, e l'ofTici-
mollo valore ledescrisse, dicendo : L'an- ne di esse, come le cave, slavano intor-
guille di Folscno, e la Giiarnaccia (al •
no al lago stesso, come si ha da Vitru-
tre lezioni riportano: L'anguille di Boi- vio, qiiarurn offlcinae maxiniae sunt.
sena in la I ernaccia). Il Petrarca n'e- £ favola per intimorire i fanciulli bolse-
saltò di più la delicatezza , scrivendo a nesi, che il suolo del lago , reso insigne
Urbano V per indurlo a partire d'Avi- p«l martirio di s. Cristina, ebbe una po-
gnone e re&liluirsi alla vedova Roma ; nel polata città, la quale in castigo della lus-
mostrargli le rare prerogative onde sul- suria fu ingoiata dalla terra, e sgorgò tan-
l'altre terre va altera l'Italia, nominò pu- ta copia d'acque di cui si formò il lago.
re il soave sspore e la tenera grassezza, Fu fatta relazione al senato romano, nar-
e la grandezza straordinaria dell'anguil- ra Livio, che il lago erasi mostrato tutto
le volsenesi.Al predecessore Benedetto color di sangue, onde con copiosi sagrifìzi

XII (XI dice il p. Casimiro col Ciacco- procurarono i romani di placar


l'ira del

nio, e credo con più ragione, poiché il cielo, che con sì orrendo prodigio pare-
XII risiedette in Avignone. Benché anco va minacciar la repubblica loro di qual-
il Cancellieri, nella Lettera sull'aria che infortunio,onde furono decretate pub-
di lìoma, riportando il testo del Petrar- bliche processioni. Trovo nel p. Casimi-
ca, nomina Benedetto XII. Kel paragra- ro, che nel secolo X eravi il monastero
fo Marta dovrò dire, che il p. Annibali di s. Petri Vallis Prelatae , in cui per
attribuisce questo o altro simile dono a alcun tempo si conservò il corpo di s.
Gregorio XI e mandato ad Avignone I), Margherita vergine e martire. Sisto IV
furono donate alcune di quest' anguille. neli4B2 ne donò una 3." partealla chie-
Ke ammirò il Papa la grossezza, ma non sad'Orvieto, e altrettanto a quella di
lasciò per questo di farne parte a' car- MonteFiascone. Riferisce il moderno cav.
dinali presenti; gustatane poi la squisi- Palmieri, il Iago Volsinio o di Bolsena,det*
tezza, alcuni giornidopo disse loro, che Marta e di Capo di Monte,
to pure lago di
9e ne avesse conosciuto prima la singo- essere mezzo miglio lungi dalla città di
iar bontà, non lo avrebbero trovato sì Bolsena. Derivò da uno spento vulcano,
largo dispensatore. PaoloGiovionelTrtìff- e però è profondissimo e di quasi ovale
talodi^pesci, 23, così ne scrisse. Gran-
e. figura, più largo cioè verso l'isola Mar-
di e ottime anguille produce il lago di tana , ed ha 25 miglia di circonferenza.

Volseno, delle quali abbìara veduto pi- Lo attorniano ameni colli di basalte a
gliarne gran quantità in certe crati nel- prismi esagoni disposti in tutte le direzio-
che fa il lago, formando un fiu-
l'uscire, ni , ove ed ove da ottimi terreni
aridi ,

me, che vien detto Marta, per essere vi- coperti, dada orti e vigneti pro-
alberi,
cino ad una terra di questo nome ; col- ducenti squisiti vini, massime il mosca-
l'occasione che il cardinal Farnese, poi to. Al sud-est di Bolsena vedesi sopra al-
Paolo HI, ricevette Leone X uell' a- ta collina Monte Fiascoue, ed a levante
VIT VIT a5
dietro Bolsejia la giogaia calcarea di Ba- del gran Teodorico, d'ordine dell'ingra-
gnorea e d'Orvieto dividente il bacino del tissimo Teodato suo cugino, come figlio
Lago dalla valle del Tevere. Al sud-ovest d'Amalfreda sorella di Teodorico, da lei
vi sono pianure non troppo salubri, che sposato e fatto re, altri vogliono soltanto
estenduBsi sino al mare. In alcuni luo- associato al trono, ma- realmente l'impal-
ghi il Lago è alle rive poco profondo, pie- mò; perita nel 534 ^ "on nel 537, <^lopo

no di canneti, e vi sono molti acquatici averla ivi rilegala, altri dicono ch'eravisi
uccelli. Abbonda di pesce e più di grosse ritirala per viveiequiela con alcunedon-
anguille, di lucci, di lattar ini e di gambe- zelle,e fatta uccidere daTeotiato, perchè
retti, oltre tanti altri minutissimi pescio- di continuo lorimproverava di sua barba-
lini detti dal volgo cianciarica. Intorno ra natura nel rapire le altrui sostanze in
al Lago, oltre la città di Bolsena, vi sono tutta l'Italia; e per aver Teodato impudi-
le comuni di Capo di Monte e di Mar- camente e con islrattageinma sposata la
ta, la chiesa di s. Magno, e il diruto Bi- figlia della stessa regina. Era la regina

seHzio, il Fesento degli antichi e già se- versata nelle greche e latine lettere da
de vescovile, piantato sur uno scoglio iu sorprendere ogni erudito. Favellava sen-
riva al lago, a 2 miglia da Capo di Mon- z'inleiprete con ogni barbara nazione; e
te; in esso vi sono poche case, un'osteria, per le sue virtù era ammirata da'popoli
qualche pescatore, e vi si faceva la festa e da'principi stranieri, onde sdegnalo del
per s. Agapito a'i8 agosto. Ma di Bisen- suo assassinio l'imperatore greco Giusti-
zio, ora annesso di Capo di Monte, e di niano I, per vendicarla decretò guerra a
Marta parlerò a'Joro paragrafi, come in Teodato, e ne fu conseguenza la sua uc-
quelli di Grotte di Castro e s. Lorenzo cisione e la liberazione d'Italia dal giogo
Nuovo feci de'Ioro lerritorìi che giungo- gotico. Avvenimenti tutti che narrai ne'
no sino al Lago. Il Calindri dice che gi- Morì A-
ricordati e altri relativi articoli.
ra per 43,000 metri, con grandioso emis- malasunta strozzata con funi da Ermen-
sario; e che vicino ad esso fu data la gran fredo castellano dell' isola, mentre pren»
battaglia a'galli, boi ed etruschi da'roma- deva il bagno, a ciò avendolo scelto il
ni, pe'quali fu la loro fortuna. Ed ecco- perfido Teodato, per l'odio che avea con-
mi alle sue due belle isoletle, IMartana tro la regina per avergli fatto uccidere il

e Bisentina, la seconda delle quali colti- padre lldebaldo. Sebbene il crudele Teo-
vabile e abitata, è più granile della pri- dato fu contento di tale misfatto, tutta-
ma. — Quella che riguarda l'oriente di- via fece impiccare Ermeofredo. Inoltre
cesi Mariana , forse per esser ella più r isola Martana divenne celebre ne' fasti
prossima e quasi in faccia allo sboccare ecclesiastici, perchè santificata da s. Cri^
che fa il lago nel fiume Marta, e vicino stina, sia perchè in essa cominciò il suo
alla terra di Marta, da cui è distante po- glorioso martirio, sia perchè vi giacque
co più d'un Dììglio, ed ha un perimetro nella chiesa di s. Stefano il suo sagro cor-
di un miglio scarso. Nel suo paragrafo po, al modo narrato di sopra ,
quando
parlo del comune nome fenicio. In que- quella parrocchia spettava alla chiesa di
sta si vedono le vestigia di antichissima Toscanella, come attesta il p. Casimiro.
torre, nella quale credette Dante che i Si vedono tuttora nell'isola gli avanzi del
Papi rilegassero que'chierici colpevoli di palazzo d' Amalasunta, ove ebbero poi
alcun grave errore, e la cui custodia fos- stanza i frati paolotti o minimi. Erraro-
se di grande importanza. Si rese famosa no dunque quelli, come il Calindri, the
per l'ingiusta morte ivi sollerla dalla re- scrissero Amalasunta rilegata e uccisi nel-
gina de'Goa' e ù' Italia Amalasunta fi- l'isolaBisentina.Leggonel Bussi, che la pic-
glia, e uou sorella, come scrissero alcuni, cola ìsoletta Mariana, eaistenle ad lago di
-

26 V IT V IT
Matta, sìa dal io65 fu acquistala coH'ar- marcham arganti infesto s. Mariae de
mi da' viterbesi , essendo poi passata o augusto, promettendo cogli uomini del-
meglio ritornata nel dominio della s. Se- l'isola di far guerra e pace, secondo il vo-
de, poiché fu da Urbano IV ricuperata lere degli orvietani. Il commen-
Zucchi,
da Giacomo de Vico che la tiranneggia- tato dal p. Annibali, racconta, che mo- il

va da 12 anni, quindi venne da tal Papa nastero, nella sommità dello scoglio del-
donata a' viterbesi, col castello di Colle l'isola, venne fabliricato per monache dal-
Casale, ed esiste un istroiueolo di rico- la virtuosa regina Ainalasunta, di cui ve-
gnizione dfel dominio viterbese rogato , devansi ancora i ruderi; poiché morta la
uel 1262. Della proprietà dell'isola a'vi- regina era stato abbandonato, restandovi
lerbesi, anzi appartenente nello spiritua- una cassetta piena di ss. Reliquie da lei

le al vescovo di Viterbo, o meglio a To- donate, che i martani trasportarono nel-


sctìuella , ne tratta pure il Sarzaiia a p, la loro chiesa, come dirò nel paragrafo
9,87; indi Urbano V attribuì l'isola Mar- Alarla. A tempo del Zucchi, di coltiva*
tana e terra di Marta a lei vicina, al ve- to non eravi che la vigna, l' albereto e
scovato di Monte Fiascone neli36g. La l'orto de'paolotli, poiché dall'alto dell'iso-
proprietà poi dell'isola ora appartiene al la è tutto scoglio. Que' religiosi aveano
seminario di Monte Fiascone, ed attesta pure dal duca Farnese ( 00 scudi annui,
ilPabnieri, che l' isoletta M^rtana oggi una barca per condursi a terra, ed alla
è più scoglio dirupato e nudo, che terra loro porta una pesca di lattarini, venden-
abitabile. Il citato p. Annibali a p. 98, do il superfluo a'pescatori mariani, seb-
tratta iìeW Isola 3Iartana,(\epao\oll\ che bene essi non mangiano mai carne. —
vi ebbero convento, dell'assegnato pel lo- L'isola Bisentina é la più deliziosa e ri-
ro sostentamento, e del convento e chie- guarda a occidente il lago, ed appellasi
sa di s. Maria Maddalena, situato in bas- con tal nome pel vicino castello distrutto
so, già delle monache benedettine, da do- di Bisenzio, rimpello ad esso nel suo ter-
ve i paolotti si ritirarono all*> terra di ritorio circa un miglio e poco più , de-
Móiria.Del convento e chiesa parrocchia- scritta elegantemente come 1* altra ne'
le di s. Stefano de' frati agostiniani, po- Conimenlarii di Pio II, della cui visita
sti nella sommità dell'isola, ov'era la tor- già parlai, e nel voi. XXIII, p, 20 r , no-
re di s. Cristina, poi demoliti : agli ago- tai esservi le tombe di molli individui
erano stati concessi nel 1 4^9, col
stiniani della potente casa Farnese, in un a quel-
monastero della Maddalena, poscia da Io- la di Pier Luigi, dominatrice del circo-
io abbandonati. Ne'secoli IX, Xe XI par- stante lago, mentre possedeva la ducea

ticolarmente sbarcandospessoalle spiag- di Castro. Il Palmieri confuse Ranuccio


ge del vicino mare saraceni dell' Afri- i Farnese, vero edificatore della chiesa de'ss.
ca, uccidevano quanti trovavano nel li- Giacomo e Cristoforo, ove souo le tombe
torale, mettendo tutto a ferro e fuoco. Farnesi, col cardinal Ranuccio, dicendo-
In una di queste incursioni, i molti fug- lo edificatore di essa. E formata da uà
genti si fermarono nelle due isole del la- piccolopiauo verso mezzodì, e da un mon-
go di Bolsena, e vi stabilirono il domici- ticello a tramontana. E' del perimetro di

lio, e nella Mariana fabbricarono un ca- circa un miglio con terreno ferace , e vi
stello, e costituirono la parrocchia con sono fabbriche, una bella e grande chie-
chiesa sagra a s. Stefano protomartire. sa coperta di piombo, disegno del Vigno-
Prima del 1 259 n'erano padroni i signo- la dice il Palmieri (nel paragrafo Galle-
ri di Bisenzo, i anno la cede-
quali in tal se parlo de'due templi eretti in quest'iso-
rono H Orvieto, con l'obbligo annuo di la da Sangallo), eoo convento annesso,
pagtie al comune per i' isola Martaaa, il quale come laccoutai col p. Casiuiho,
VI T V IT 27
colle sette cappelielte , fu prima 8l>ilalo <\o che Pio confermò, già essendo
11 le

da' minori osservanti ,


passali a BoUena stale accordale da altri Papi, poi anche

nel 1600, poi per 29 anni tla'cappuccinr, confermate da Leone X e Paolo III, vi-
indi da'inonacii e che nell' isola vi sono sitate pure da'fedeli de'paesi convicioi. [

varie cappelletle. 11 convento I' abitaro- francescani aveano la propria barca, per
no ancora de' personaggi e cardinali, es- piovvedersi dell' occorrente a Capo di
sendosi formato un gaio palazzo a guisa Monte. Eranvi a tempo del Zucchi molti
di rocca, circondato da giardini e boschet- fagiani, e altri anìuiali che recavano di«

ti. Per la sua amenità 1' isola fu visitata vertiraento, ed era l'isola adorna di
da'Fnpi Eugenio IV, Pio II, Leone X e molte cose belle, come giardini, selve e
Paolo Copiose notizie suW'hola Bi-
111. frutti. Osserva il p. Annibali, che anco

sentina offrono le Notizie storielle del p. al presente sono nell'isola Bisentina di-
Annibali a p. 1 1 5, ossia la relazione del versi animali e altre delizie, ma di abita-

Zucchi del ducato di Castro al duca O- zione non vi è che il solo convento ri-
doaido, di cui già qua e là mi giovai, dotto ad uso di casino di campagna ; la

commentata da quel dotto francescano. chiesa si vetle nella sua integrità, co' se-

Questi dice, quanto alla popolazione, che polcri Farnesiatii; e corregge l'asserzione
d«rivò come quella dell' isola Martana, del Zucchi, che neli*i>ol<i Bisentina fosse
cioè avendo i saraceni africani occupati sepolta la regina Amalasunta col figlio
molti luoghi di Toscana nelio4o eio4i| Atalarico; mentre è noto che questi mo-
quindi i normanni occupando parte del rì a Ravenna, e la regina uccisa nell'iso-
Patrimonio, allora Bagnurea e le due iso- la Martana, s'ignora dove venne sepolta.
le del lago si riempirono di gente fuggi- Capo di Monte. Comutie della dioce-
tiva, onde si munirono le terre intorno si di Monte Fiascone, con territorio la più
al lago di muraglie, e vi sono memorie parte in colle, con molti e belli fabbrica-

del secolo XIV, che l'isola Bisentina for- ti, quasi cinti all'intorno dal lago di Boi-
mava comune, denominala guae oliin Bi- sena , dice il Calindri , perciò da alcuni
siintina, mine Urbana insula nuncupa- detto pure Lago di Capo di Monte. Gia-
tur (il perchè lo dissi nella biografia di ce io riva al lago in buon'aria e dolce
Urbano JP^, cioè che per aver fatto di- clima, vi spira tramontana, e forma quasi
struggere Bisenzo, pel motivo che nar- una penisola, per circondarlo le sue ac-
rerò in quel paragrafo, e ricuperato alla que, salvo a ponente ove si entra, cou)e
8. Sede il dominio dell' isole Martana e SI esprime il Palmieri, dichiarandolo del
Bisentina ,
questa chiamò col suo nome circuito d'un miglio circa. Nelle Notizie
Urbana. Altrettanto avea riferito nel voi. stòriche del p. Annibali, par. 2: Capo dì
XLVI,p.2i4, con notare che il Papa ri- Monte, p. t o3. Benedetto Zucchi suo po-
cuperò r isole Martana e Bisentina da , destà, nellafnfonnazioue a\ óaca Odoar-
Giacomo de Vico che da 12 anni le si- (lo accompagnata con lettera scritta a
,

gnoreggiava, e la 2." fortificò), e co'pae- Capo di Monte a' io novembre i63o, la


si della Val di Lago, formavano la pic- disse terra lontana da Marta sì pel lago,
cola provincia d'Orvieto. Di essa e delle dove sì va per barca, come per terra, uu
vertenze tra gli orvietani ed i paesi della miglio, la qual terra è posta uu braccio
provincia di Val di Lago, ragiono ne'pa- nel lago, il quale quasi la circonda, tran-
lagrafì Gradali e Laltra principalmen- ne la parte ove s* entra verso ponente,
te. Riporta pure le notizie che superior- Nella delta relazione, che il Zucchi fece

mente riprodussi col p. Casimiro, quanto ai duca Odoardo Farnese, dice ch'erauvi
u chiesa, convento e cappelle coll'indul- il governuloie dell'entrate ducali, il cas-
geoze delie sette Chiese di Ruma, nolaa^ siere o depositario, ilcastcllauo e altri mi-
28 VIT V IT
nistri. Vi si faceva il campo delle sementi colla Lìoeorna (o Alicorno. NelU sala del
ducali, e la cantina ducale era fornita di palazzo Farnese di Caprarola è dipinta
molte qualità di vini, raccolti dagli al- l'arme antica di quella casa, ch'èuno scu-
boleti e vigne. Esservi un giardino du* do tutto pieno di gìgli azzurri, quali poi
cale alia sponda del lago verso levante, furono ridotti a 9, indi a 6. In cima al-
adorno di melaranci, di pergole, di spal- lo stemma è un elmo, e sopra questo uà

liere e di frutti, ed altre cose belle , at- Alicorno con una benda di velo al col-
taccato al quale era il porto coperto, do- lo, che fu donato nel secolo XV ad uno
ve si conservavano un brigantino fatto di casa Farnese, o Ranuccio III, da Gio*
alla turchesca, una fìluca e altre barche, Vanna II regina di Napoli, per essersi
per servizio del duca e altri personaggi, portato valorosamente io una impresa) e
che vi concorrevano onde andar spesso gigli, per essersi d' assai ampliata la ter-

per il lago, ed all'isole Martaoae Biseo- ra. La chiesa principale è quella di s. Ma-
tina. Vi era ancora e sussiste uno stra- ria Assunta con organo e l'arciprete, già
done alla riva del lago verso ponente, padronato de' Farnesi , la cui festa po-
lungo un miglio, tutto piano, fiancheg- polare e solenne è a'i5 agosto, e nel di
giato da salci, pioppi e gehi di assai bella seguente si celebra quella di s. Rocco nel-
veduta, potendosi passeggiare all'ombra, la sua chiesa fuori del paese, ove si am-

come serve al presente, l^otersi circondar mira il bel quadro del Santo del Coghet-
tutta la terra, con far delle tagliate, d'un ti. Protettore precipuo del comune è s.

canale mediante spesa d'oltre i eoo scu- Sebastiano, la cui chiesa egualmente è
di, e cosi renderebbesi come un'isola; per fuori del paese, celebrandosene la festa.
la qual taglia, l'acqua avrebbe foce nel Altra ha luogo pel comprotettore s. Ber-
lago , e come un fiume verrebbe
rio di nardino da Siena, altra per divozione ma
a circondarla verso ponente; potendovi grande e popolare a'26 maggio per s. Fi-
far peschiere, e tuttoprodurrebbe buona lippo Neri, nel (jual giorno è llera e si pro-
entrata, con farci altri edilìzi nel canale, trae [»er 3 giorni, essendovi pure mercato
da rinfrancare ogni spesa nel i.^anno. ogni mercoledì. Altra festa è per s. Aga-
Quando ne divenne signore il duca Pier pito protettore già di Bisenzo , annesso
Luigi nel iSSy, fu restaurata la rocca e di Capo di Monte, e dalla chiesa dell'an-
data buonissima forma moderna, ottan- tico castello, pervenne a questo luogo la
golare e circondata di mura, con tirarvi metà delle sue ss. Reliquie, quando un
lai." cortina ad uso di fortezza con 4 1^°*' campagnolo la tolse dalla propria chiesa
luardi a punta, con l'ordine che l' una mentre stavaespostanella sua festa. L'an-
guardi l'altra (con diseguo del Vignola, tico Bisenzo come feudo imperiale so-
dice il Palmieri). Eravi un ponte per an- vrastava a Capo di Monte. Il Zucchi at-
dare alta rocca , che levandolo restava testa, a suo tempo, esservi eziandio la

castello e fortezza isolata. Al paro eravi chiesa di s. Carlo, nel borgo da basso, a-
e vi è una piazza lunga e alquanto larga, dornata di bellissime cappelle, la quale
adornata dalla chiesa principale, dal pa- tuttora esiste. Anche al presente, come
lazzo del governatore, da quello di giu- dissi sono belli fabbricati in Capo di
,

stizia, dalla computisteria, e da molle al- Monte, fra'quali il palazzo Poniatowski.


tre case mostranti prime fondate e
le Vi è lo spedale, scuole pe'fanciulli e per
messe in ordine da formare muro ca- le fanciulle, le (juali percepiscono due an-

stellano rinchiuso da porta; altra picco- nue doli Faruesiaoe, una di 80, l'altra
la essendo sotto la loggia del palazzo. di ^5 scudi. Registra la Statistica 24^
Nella ])iazza di sotto, posta nel borgo, era case, 270 famiglie, i3o6 abitanti, ed in
l'impreiu iu marmo del duca Pier Luigi priucij^nu di queì>i'ai licolo celebrai il cai-

VI T V 1 T 29
dinal Vincenzo Macchi, che nacque a* vi T'anni Calassi, et promisi l ipsum cu-
3i agosto 1770, patrio prolettore, morto stodire prò Comuni Urbisvet. Patet ma-
decano del sagro collegio nel 1860. Al- nu Francisci Raynerii de Monte s. Sa-
quanti abitanti si occupano nella pesca, vini.Aggiunge il p. Annibali, che il Ma-
altri coltivano il proprio territorio, eh' nente neir /Ustorie d' Orvieto, riferisce

assai ubertoso , e vi si trovano io copia all'anno i3 18: » In quest'anno nel gene-


ottime frutta, massime cerase, legna, le- ral consiglio della balìa d'Orvieto, furo-

gumi, grano, vino il piti squisito, e pochi no ordinate le battaglie per lostato d'Or-
pascoli. L'acqua che si beve è quella del vieto". Ed esprimendo il numero degli
lago , il quale fornisce al paese ottimo uomini, che ogni paese dovea mandare
pesce. Notò il Zucchi, che in tempo d'in- alla guerra, dopo diversi di questi segue
verno s'ammazzano nel lago eoi fucile a- a dire: » Valentano 5o, BisenzoiS, Ca-
nitre, folgore e altri animali di assai uti- podimonte 20 ^'.
Da tuttociò apparisce
le. Lodò l'aria buonissima, il bel sangue chiaramente, che il castello di Capodi*
delie donne, la longevità degli abitanti, monte appartenne prima a'signori di Bi-
a suo tempo essendone morto uno di 1 1 senzo, che lo tenevano comeBisenzo stes-
anni, e ne vivea altro diioS bene; robu- so quale feudo imperiale. Da questi fu ce-
sti e floridi essendo i maschi e le femmi- duto agli orvietani, che li lasciarono go-
ne, pacifici e amici deTorestierì, buonis- vernare e custodire per essi a'signori già
simi cristiani. Il paese fu anco somma- padroni di que'castelli, i quali fìoalmeo-
mente lodato da AnoibaI Caro, Tutti — leli venderono a Ranuccio III Farnese pa-
convengono che il paese fu fabbricato da dre di Pier Luigi il seniore e avo di Pao-
Papa Alessandro IV del 12 54, sin allora lo 111. Ancora nello spirituale fu questa
essendo un luogo da poco, bensì con una terra soggetta a Orvieto, poiché nel sino-
rocca antica. Era tutto macchioso, popò- do di mg.' della Corgna vescovo di quel-
lato di cinghiali e capri. E già nel 1257 la città (ne celebrò due, nel 1660 e nel
convien dire che fosse importante, poiché 1666), riportandosi il catalogo de' paesi
l'acquistò la famiglia Tancredi, e perciò die furono dì quella diocesi, si nomina an-
divenne soggetto ad Orvieto. Narra il p. cora Capodimontecon Bisenzo, e l' isola
Annibali , esistere nell'archivio segreto Bisentina, ma ora sono della diocesi di
d' Orvieto un codice il quale contiene Monte Fiascone (cioè dal 1 869, come si

omnia et singitla jura etc, in cui si leg- legge nella bollad'Urbano V,ed anchel'i-
ge sotto questo titolo: Suhj'ectio Capilis sola Mariana). Wotai nel voi. LXXVllI,
Montis anno Mill. cclvii. Guido, Ja- p. 269, che già neìi ^55 i Farnesi posse-
cobuSy Nicolans, et Tancredus Domini devano Capo di Monte, e prima di quegli
Guicti subniiserunt Comuni Urhisvete- anni era stato onorato dalla presenza di
ris Castrimi Capilis Montis ad guerram, Papa Eugenio IV, e secondo il p. Annibali,
et pacenij hostem, et Cavalchatam y et tornando da Firenze, vi fece una mattina
parlamentuniy et non avferre pedagium, un concistoro di cardinali, e recandovisi
guidam, vel scortam Vrbisve!. et solve- un'altra volta, andò una mattina all'isola
re districtiialcs Urbisvet. et tenere ami- Bisenlina per udirci la messa in giorno di
cos prò amicisy et inimicosy et exbandi- sabato. Narrai nel paragrafo BolsenafChe
tos prò inimicis, et exbandiiis, et guar- Pio II dimorando in Capodimonte , co'
dare Castrum prò Comuni Urbisvet ... cardinali e prelati, in barca si recò nella
Patetmanu lldubanducci Not... Instru- festa di s. Gio. Battista all' isola Biseuti-
mentum qualiter facta fuit locatio Ca- na a celebrarvi solennemente la messa.
stri Bisenlii y et Castri Capiti s Afontis, Il soggiorno e la descrizione di Caput
rccipient prò se, et Catalulio ejusfratre Montis di Pio 11, si legge ue'suoi CoiU'
3o V I T V I T
menfdfiÌQ p.T. i i, qualificalo nmocnissi- Siro.Di più eranvi due capitani da caval-
arx egregie mitniln. A-
vio sitimi turoj lo e da piedi. Nel i588 eravi nata nella
lessandroVI ne'piimi ti novembre 493, i 1 rocca la duchessa Margherita, figlia del
da Viterbo passò a Capo di Monte, ove duca Alessandro Farnese il Grande, ma-
sì ttutlenne qualche giorno, e ludi an- ritata a Vincenzo Gonzaga duca di Man-
dò a Leone X egualmente
Piligliano. tova {f^.) che la ripudiò, quindi » madre
più volte a Capo di Monte.
si lecò di Vostra Altezza (mi sorprende come
Paolo JII nei iSS^ costituito il duca- questo potesse il Zucchi dire al duca O-
to di Castro, vi conipiese Capo di Mon- doardo, se pure non è errore di stampa,
te, e lo confeiì in investitura al suo figlio e come sfuggisse tal grave errore all'ac-
Pier Luigi Farnese il giuuiore, ed a'suoi curato p. Annibali. Poiché imparo dallo
discendentij onde da' Farnesi venne ab- che il duca Odoardo
stesso p. Annibali,
bellito e ampliato Capo di Monte, e non nacqnedalianuccìol figlio d'Alessandro,e
day/Y/nfe9J, comescrisseroCalindri e l*al- da Margherita Aldobrandini. Margheri-
Dopocliè Pier Luigi ristaurò la roc-
niieri. ta Farnese fu zìa, non madre, del duca
ca. Paolo 111 usava recarsi spesso per suo Odoardo. Dal Gonzaga fu ripudiata per
diporto a Capo di Monte , chiamandolo sterilità, il matrimonio venne sciolto nel

la sua Penisola ; della quai piediiezione i583, ed essa si ritirò in un chiostro)"*


feci rimarco nel voi. XLVI, p. 2 i8. Quan I cardinali Alessandro giuaiore e Odoar-
do Gregorio XllI nel iS^B si recò alla do Far/je.9e frequentavano Capo diMon-
villa Sforze>ca (degli Sforza conti di s. te, due o tre mesi dell'anno, per esservi
Fiora, e situata in quel loro stato, ne'con- buon'aria , e per udire i sudditi ne' loro
fini della Toscana, resa ainenissima dal bisogni, con amorevolezza e soddisfazio-
cardinal Alessandro Sforza verso ili 58 i ne. Termina la relazione del Zucchi al
come apprendo dal Ratti), nel ritorno al- duca, con altri encomi a Capo dì Monte,
loggiò in Capo di Monte nella rocca, vi pel suo progrediente incremento, pel sito
pernottò, e la mattina ch'era domenica delizioso ornato di poggi e dì valli, per la
andòco'cardinali per barca a Marta: tor- sua eccellente postura, e pel territorio a-
nalo a Capo di Monte, dopo il pranzo, meno e comodo. Ma pel narrato anche
partì per Viterbo, Dell'ampliazione , ed nel paragrafo Acquapendente^ il ducato
edificazione de' borghi di Capo di Mon- di Castro, con Capo di Monte, tornò al
te operata da' duchi Farnesi , fa fede il pieno e diretto dominio della camera a*
Zucchi nella relazione, dicendo: ^o anni postolica nel 1649- Si legge ugWa Relci'
sono non vi erano se non che macchie e zione del viaggio di Gregorio Xf^I a s.
paesi inabitabili dove incominciarono a Felice, del principe d'Arsoli, che pe'bi-
farci capanne di stecconi e di tavole, ed sogni della camera apostolica, questa ven-
ora col fabbricare si è fatta una buona dè al principe Stanislao Poniatowski po-
terra, e da poca gente si è fatta popolata lacco (nipote dell'ultimo re di Polo-
dii3oo anime (la Statistica ùun(\ue del nia ), domiciliato a Roma, la terra di s.

i853 ne trovò 6 di più), di 3oo fuochi, Felice, col lago e il monte Circeo, la ca-
di 5o soldati atti a pigliar armi, con 20
I stellania di Capo di Monte, Marta e Bi-
cavalleggieri con casacche gialle, perso- senzo, la castellanìa dì Piansanoed Ar-
ne tutte di garbo, uomini di buona pre- lena, e tenute di Fallari e di Prata-
le

senza, ben armali e ordinati, compresivi fosse nel territorio di Fabrica, pel prezzo
5o alabardieri che facevano una bellissi- dì scudi 80,-253 e bai. 5g, con ìstromeu-
ma vista, e questa si poteva chiamare ve- to rogato a'i3 febbraio 1808 per gli atti
ramente milizia d'ordinanza, il che non del Nardi notaro A. C,e con chirogra-
tiu\avasi iuallriluo2hideiducatodi Ca- fo di 1*10 VII, riservandosi però l'alto do-
VIT V I T 3f
minio sul feudo di s.Felice,em\ suo li- riferirò poscia. Castello lontano da Capti
torale e torri; il quale poi ricuperò nel di Monte due miglia, altrettante e piti

1822, senza vendute, pel


le altre terre da Valentano (6 da Gradoli e 7 da Mon-
prezzo di scudi 78,000 a motivo de'mol- te Fiascone), in mezzo alle due terre,

ti raiglioramenti falli dal principe. Quin- sotto quella podesteria e milizia , ogni
di i beni di Capo di Monte e degli altri anno colà eleggendosi i priori di Bisenzo

passarono in altri proprietari , essendo (ed ora probabilmente sindaco, soggetto


soppresse le feudalità. Noleiò, che il prin- a quel governo comunale). E' piantato
cipe alienò tali signorie quando parli da in un monte di scoglio alla riva del lagn,
Koma, per negarglisi la legitliiuazione e 100 anni addietro era de' due fratelli
de' figli avuti da quella che potè sposa- orvietani di casa Bisenzo, Ascanio e Fa-
re più tardi. Portatosi a Firenze, il gran- brizio. Un terapoebbe la rocca, della qua-
duca Icgillimò quella prole, ed ivi egli le non restava che un pezzo di muraglia
mori circa il declinar della i.' metà del intorno e con murelli. INon però verso
corrente secolo. il lago, dove lo scoglio serve per mura-
Bisenzo. Annesso di Capo di Monte, glia, come lo dimostrava la roccii del ca-
delia diocesi di Monte Fiascone, casale stello sotto la distrutta fortezza. Diigli a-

e luogo di sosta per coloro che di nion- vanzi dell'abbattutecasesi ha indizio cer-
tagna vanuo a Toscanella, e nel territo- toche fu assai popolato, e più a basso un
rio di Cornelo, presso il lago di Bolseiia, tirod'archibugio nel piano vicino, era-
abitato da circa 80 individui. Ricorda li no alcune case a guisa di sobborghi e
vicino antico Bisenzio o Vesento, già cit- l'osteria (ch'è l'odierno luogosuaccenna-
tà vescovile, ricca e fiorente, poi rinoma- to), dove vi passava la strada maestra pel
to castello de'signori del suo nome, della transito a molli paesi della Maremma, e
potente, celebre e nobilissima casa Ilde- altre pel suo territorio e campi;cioè vi pas-
brandina o Aldobrandesca, di cui tratta sava un ramo della via Cassia, andando
ilMarchesi nella Galleria dell' onore, l'altro per Bolsena. In tempo del canlinal
conti di Soana {^' .\ poi degli Orsini io Odoardo Farnese(morlo nel 626) si tro- 1

uno alla contea di Piliglianoff.), de'me- varono molte sepolture con cadaveri di
desimi Aldobraudeschi, e conti di s. Fiora, grande sta tura,con appresso pistole e al tre
signoria passata nella casa Sforza (V.). armi. Allora le poche case superstiti, den-
Di fazione ghibellina, figurarono nel me- tro il castello, oltreché piccole e basse, e-
dio evo, e nella provincia del Patrimo- rano mal composte, e il simile quelle .1

nio dominarono altre terre, oltre la sud- basso nella strada. In tutto sommavano
descritta isola Bisenlina, che qualeap- a circa 4o fuochi, coiii3o anime, tutti
partenenza di Bisenzo ne prese il nome, pescatori ; ma il territorio era grande e
ovvero da essa piobabilmente l'assunse bello. Pel passato si risguardava di cat-
il paese. Nel pontificalo di Gregorio XVI d'un piccolo lago det-
tiva aria, a cagione
era presidente del rione Borgo di Roma to Lagaecione, che lo soprastava alla ga-
il conte Guido di Bisenzo, che si diceva gliarda egli apportava aria cattiva ; ma
l'ullimo rampollo di sua illustre stirpe. dopo esser stalo disseccato,miglioro d'as-
Innanzi di parlare delle precipue notizie sai, vedendosi quindi invecchiare, quan-
dell'aulico, ecco qual eraa'tempi del Zuc do per l'mnanzi dì/Tìcile era il vivere e
chi , ossia Dei primi anni del secolo più l'iuveccbiare. In poco tempo potri-i
XVII, duca Odoardo,
nella relazione al rendersi buon castello, se si facesse abi-
il luogo che ne porta il nome, poiché tare ed Imperocché il sito é in
utile.
,

prima la città e poi il castello erauo stali buona postura il luogo buonissimo e
,

distrutti. 1 comueoti del p. Aouibali, h frequentato da coloro che vanno a Tu-


32 V IT V I T
scanella, Coineto e altri luoghi ili quelle ti'imouio, e. distrussero anche Vesento^
Mai emine. Il caslello, essendo (le'memo- non si trova pili di loro chi ne parli.
rati venendo tra loro in
fratelli Biseiizo, Tanto asserisce il p. Annibali, ma non
discordia, essendo mollo comodo eliosta- rai fu dato di potere convalidarlo eoa
to di CaslrOj uno ne donò la sua parte altre testimonianze, non facendone men-
al duca l^ier Luigi, l'altro poi ad es'^o lo zione i geografi sagri. Della parte che
vendè, nel pontincato di Paolo III. Bra- restò della distrutta Vesento, si andò for-
vi un giardino poco distante, nel silo det- mando un forte, ben munito e bel ca-
to Tre Cannelle, con buona {|uantitd di stello, e quelli che nel 981 cookinciaro-
frutta. Si fece la prova d'una vena d'ar- no a signoreggiarlo, si dissero conti di
genlo vivo, cli'è sotto il castello, ma fu Bisenzo, perchè al dire d'alcuni 1* ebbe-
tralasciala la cava , non tornando utile ro qual feudo imperiale, in quel tempo
in confronto della spesa. La chiesa avea cioè che i dominii di cui piaceva agl'im-
il curato, e vi si celebrava a'i8 agosto la peratori disporre, senza scrupolo se lo-
fesla di s. Agapito martire, con corsa e ro appartenessero o no, acquistavano tale
pallio. Poveiissima era la comunità, il qualifica e dipendenza, servendo ad essi di
castellano di Capo di Monte esigendo le frequente a premiode'Ioro partigiani.e ta-
imposte sui beni. Rilevai nel voi. Lll, p. li furono conti i di Bisenzo,di fazione ghi -

233, che nella Pestilenza del 1786, il ca- bellina, seguace dell' impero , e nemica
slello di Bisenzo restò deserto, per l'in- della Chiesa e del Papa. Si vuole che nel-
fluenza perniciosa derivala dall'asciuga- la medesima epoca principiasse in que-
mento d'un laghetto (dunque era torna- sta parte di Toscana la signoria de' si-
to a formarsi), nel cui fondo si putrefe- gnori di Farnese. Ricavo dal Bussi, che
cero gl'insetti ei vegetabili. — Narra il nel 1 1 69 assoggettatosi Viterbo all'impe-
p. Annibali, Notizie storiche, par. 2, p. ratore Federico! persecutore della s. Sede,
I IO : Bisenzo, essere il suo nome antico fra' castelli che gli donò, pel prepotente
Presento, e non Presenza, come lo disse abuso già riprovalo, vi comprese Bisenzo.
ilZucchì,edi popoli f'esenlini. Vesento Tuttavia nel 1188 Bisenzo continuava
in fatti trovasi nominato presso tulli gli ad essere della casa lldebrandina o Al-
autìchi,e da Vesento i popoli furono detti dobrandesca, poiché riferii nel vol.XLVI,
Vesentini nella parte de'Volsenesi , co- p. 21 3, chei viterbesi ruppero lldebran-
ntie li chiamaPlinio,dicendo: Fesentini, dino conte di Bisenzo, fin dove lo cac-
Volaterrani cognomine Hetrusci, Fot' ciarono, per liberare due cardinali. U p.
sinienses in eadtrn parte.Per genio poi Annibali ritrasse dall' archivio d'Orvie-
degl'italiani di mutar facilmente in B to,che Guido signore di Biseuzo nel 1 220
la lettera F, cominciò a chiamarsi non in captila Episc. JJrbisveteris presenti
più Vesento in lingua volgare, ma Bi- il. Honorio III Papa, sottomise ad Or-
senzo come tuttora si nomina, benché vieto il castello di Bisenzo, che teneva,
distrutto e ridotto ad una piccola chie- secondo alcuni, comefeudoimperiale sin
sa, con un'osteria. Il p. Tarquini spiega dal 981. Questi conti dominarono an-
il vocabolo Feseniinm, colle parole fe- che Tosca/iella, e come notai in quel-
ovvero Beth inti, spie-
nicie Belli anti, l'articolo, nel 1 245 tornarono a signoreg-
gandole: Domiis exaudidonis we^/e, Ca- giarla, e vi si mantennero dispoticamen-
sa de'miei voli compiuti. Fu questa una te altri 34 anni, ivi dicendo pure la si-

città, ed ebbe i suoi vescovi, de' quali si gnoria che esercitavano in altri caslelli.
trova la memoria in alcuni concilii an- Afleruia il Bussi, che nel i254 Viterbo
tichi ; ma dopoché i longobardi invase- infeudò la famiglia lldebrandina di Ptoc-,^

io la palle di Toscana, poi della l'a- cu del Vecce e di Viguauelio. iiei^jisUai


5
8

V I T V I T 33
nel voi. XLIX, |). -2 12, che neh a ^5 A- td, i cittadini riparandonelle vicine ter-

lessandi'o IV fece arcivescovo fr. Costan- re. Essere poi falso, che l'assassinalo fos-
tino Medici di Bisenzo e l'inviò nunzio se preside di Viterbo, perchè questa città
in Grecia. Nel 1257 in un codice dell'ar- ancora non era stata dichiarala capitale
chivio d'Orvieto, secondo il p. Annibali, della provincia del Patrimonio, e Guic-
si fece sommissione di Uisenzo e di Ca- cardo era governatore di questa provin-
po di Monte ad Orvieto, da'fìgli di Gui- cia e non di Viterbo, né come lauti al-
do di Bisenzo Giacomo, iNicola e Tan- tri prima e dopo di lui io quell' uffizio

credo. E trovasi pure registralo che fra* avea luogo determinato nel Patrimonio
signori di Bisenzo eravi ancora Cataluc- per la sua residenza , che faceva perciò

cio di Galasso, il quale pagava ai co- dove gli fosse piaciuto, e ordinaiiamen-
mune d' Orvieto unum certuvi xx li' mente in Monte Fiascone (anchein Bol-
hror. E pel riferito nel paragrafo Capo senCy come dìssiinquel paragrafo, e cosi
di il/o /?/f, Cala luccio a vea un fratello de- lo notai in altri ove soggiornarono), do-
nominato Vanno Calassi, quali aveano i ve o in quelle vicinanze, si vuole che Gia-
anco in quel castello, pel comu-
signoria como di Bisenzo l'uccidesse. Tuttavia il

ne d'Orvieto [utW Album di Roma, t. Bussi, nella cronologia de'governatori di


22, p. 8 I si legge, col ritratto, !a biogra- Viterbo, registrò all'annoi 264, Guiscar-
fia della virtuosa Giuseppina Catalucci, do da Pietra Santa podestà. Da Monte
bene scritta da Carlo Calori, il quale in Fiascone essendo Urbano IV passatoio
nota parla di Bisenzo, e della signoria Orvieto^ dipoi ne parli malcontento, per
che vi ebbero Catalucci, quali poi di-
i i aver gli orvietani occupato il contado di
morarono inGradoli, imparentandosi con Bisenzo, ch'era della s. Sede. Nondime-
alcune nobili famigiiedella provincia del no il castello di Bisenzo presto tornò al-
Palrimonio).Ne'vol.XLVI,p.2i4,XLIX, quanto a risorgere, poichèsi ha dal Bus-
p. 212, LXXXVI, p.i 3, col comune de- si, che Viterbo neli3oi infeudò alla fa-

gli storici comeGiacomode'conli


narrai, miglia lldebrandìna, Bisenzo e poi parte
di Bisenzo, avendo fatto uccidere o ucci- di Montalto di Castro, la quale nel i3i
so egli slesso Guiccardo preside della pro- si usurpò il dominio di Monte Fiascone
Monte Fiascooe, il
vincia, residente in di Bagnorea ma egli non è sempre esat-
:

Papa Urbano IV, che dimorava in tal to. Racconta il p. Annibali, che nel 1 3 1

città, fece distruggere il castello di Bisen- nella guerra degli orvietani^ Bisenzo som-
zo. Pieside di Viteibo, anche il Zucchi tuinistròi5 uomini atti alle armi; e nel
chiamò Guiccardo di Pietra Santa pro- i322 essendo insorta lite pel possesso del
ditoriamente ucciso dal popolo di Bisen- rredesimo castello tra Guiduccio di Gia-
zo ; e preside del Patrimonio lo disse il como, e Vanne, e Calaluccio di Galasso,
p. Casimiro Marocco, niente me-
e lipetè tulli della famiglia de'signori di Bisenzo,
no ritardando con anacronismo l'avve- Guidone Farnese vescovo d'Orvieto fu
nuto al 3o8, che accade circa il 1264;
1
deputalo giudice per comporre quella
ed inesatto è il riferito dal Palmieri. Ma controversia, e di ciò vi è memoria nel-
il p. Annibali rettifica la storia con di- l'archivio dOrvieto. Neh 322 Giovanni
chiarare, che non il popolo o la gente di XXll ordinando al governatore del Pa-
Bisenzo uccise Guiccardo di Pietra Santa, trimonio di affaticarsi per ridurre all'ub-
ma Giacomo uno dei figli del conte Gui- bidienza della Sede alcuni luoghi che
s.

do, essendo padrone del castello, pelqual si erano ribellati, tra questi nomina an-

CI udele misfatto Urbano IV fece distrug- che Bisenzo. E Francesco Sansovino nel-
gere Bisenzo, e colle pietre di questo fu- VHistoria di Casa Orsina, riferisce che
rono edificale la rocca eia torre di Mar- sotto quelPapa, essendo generale de'guel-
VOL cu. -

3
34 V I T V I T
fi Toscana Poocello Orsini, assaltò Bi-
in la Mariana, che da questo comune pre-
senzo, lo prese e condusse figli di Gui- i se il nome, o meglio da essa fu denomi-
do prigionieri in Orvieto. Bisenzo e la nato il paese eoa vocefeaicia,situatadea«
sua isola Bisentina erano sotto la diocesi tro al lago, gli è lontana poco più d'uà
di Orvieto, ma Urbano V neh 869 eri- miglio, e la descrissi col lago nel para-
gendo il vescovato di Monte Fiascone, grafo Bolsena. Il Palmieri dichiara Mar-
vi unì il castello e l'isola. Trovo nel p. ta situata in piano,sur una dirupata valle
Casimiro, die nel] 876 Nicolò Orsini pos- allesponde del Vulsinio lago, un sol mi-
sedeva la metà di Bisenzo e di Borgo Se- glioda Capo di Monte distante e 6 da
sto , che poi conseguo alla camera apo- Valentano , derivando il suo uome dal
stolica, pvpptcr dtlicta CaluLini Guel- fiume Marta, che a aoo passi lungi dal
plii de Biseiìdo. La festa diedi s. Aga- paese serve di emissario al lago : dolce
pito martire patrono di Bisenzo si cele- e temperato esserne il clima, spirandovi
brava a' 1 8 agosto, ora ha luogo a P^aleii- i tramontana. Dice il Ca-
venti scirocco e
taiio e Capo di flionte, per la reliquia che lindri , una casa un sotterra-
esistere io
quivi rubata, come dirò nel i. "paragrafo, neo o cunicolo, pel quale si arriva a uà
fu portata in que'duecomuni. Leggo nel fortino incavato nel masso, ora però di-
Cecconi Storia di Palestrina, p. 217,
, strutto nella più parte. Forse è quella
die distrutta nel i436 la città dal car- torre ottangolare, con vari sotterranei,
dinal Vitelieschi di Corneto, in questa che ora enuncia il Palmieri, e già de-
congiuntura è assai verosimile che si pro- scrisse il Zucchi, di cui dovrò riparlare.
pagasse il culto del protettore s. Agapito La chiesa parrocchiale e collegiata è sa-
in Bisenzo, poiché nellachiesa parrocchia- gra a s. Marta ed a s. Biagio, festa po-
le si conservava una sua reliquia, e se ne polare celebrandosi a' 29 luglio per la
celebrava l'annua memoria. Il corpo del patroua di s. Marta : anticamente eravi
Santo fu portato a Corneto, e si venera pure la corsa col palio, e nel lago la cor-
nella chiesa di s. Francesco de'minori os- sa di barche assai bella. Il Zucchi disse

servanti. Compreso Bisenzo nel i SSy nel il composto a suo tempo d'un
capìtolo
ducato di Castro, eoo questo tornò poi al preposto e di 4 canonici, ed il suo anno-
diretto doniinio della s. Sede nel 1649. tatore p. Annibali assicura essere ulH-
Marta.Qomuuc della diocesi di Mou- ziata da 1 2 canonici, cioè nel 1817 quan-
le Fiascone, con territorio in piano, paese do pubblicò le Notizie s loriche. Nella col-
di non molti fabbricati, cinti da mura al- legiata si venerano le reliquie di s. Bia-
l'intorno, con piccolo borgo, al riferire di gio, di s. Stefano protomartire, di s.Mar-
Calindri. Nel 1 63o il Zucchi nella relazio ta, di s. Maria Maddalena e di s. Gio.
uè del ducalo di Castro, a cui Marta ap- Battista. Imperocché la regina Amalasun-
partenne, la disse terra che ha attaccatele ta ritiratasi piuttosto rilegata dal per-
muraglie al lago AxBolse.na verso levante, fido sposo e cugino Teodato nell' isola
e perciò viene anche detto Zc/go di Mar- Martaua, vi portò uua cassetta di ss. Re-
ta nel huo territorio, sebbene tutto il cir- liquie, che alla violenta sua morte re-
cuito di detto lago si suol chiamare il La- stò ai monastero di monache da lei fab-
go di Bolsciw^ e le case da quella parte bricato, e contenente una mascella e 5
:

sono dall'acque battute assai, e confina denti di s. Biagio; un pezzo d'osso del
cooToscaiiella,con Viterboe Monte Fia- cranio di Marta coperto d'argento ; 3
s.

scone, e verso lo Slato di Castro confina denti di Maria Maddalena , colla ca-
s.

con Pianzano e Capo di Moute lungi cir- tena cui si legava e disciplinava un sas- ;

ca un ntiglio, e per il lago confina anco- so col quale fu lapidato s, Slefino no ;

ra con Bolseoa e cou altri luoahi, L'iso- pezzo d' osso del cubilo fino alia mauc
^

VIT VIT 35
del braccio di s. Giovanni Battista, e un pascoli e la pesca a cui molti s'industria-

dito delia mano, che la tradizione vuole no in breve, abbonda di tutti i generi.
:

esser quello col quale indicò il Salvatore Narra il Calindri. Presso il fiume Marta
presso il Giordano, esclamando: Ecce A- e in questo territorio eravi il paese di
gnus Dei j ed inoltre 3 carboni del fuo- Cortuosa o Cornuosa, del quale non al-
co, col quale l'empio Giuliano Apostata tro osservasi che miseri frantumi , tut-
fece bruciare il corpo del s. Precursore, tora delti Cornosa, fra'quali in unosca*
per estinguerne ogni memoria, restando vo che vi fu fatto ne' primordii del cor-
nondimeno memorati osso e dito (il Ca-
i rente secolo, vi si trovò un sepolcro eoa
lindri dice, due dita, pollice e indice, e due cadaveri di due re, seppur non fos-
sul reliquiario essere inciso io gotico : sero due sommi guerrieri, conoscendosi
Ecce Agnus Dei), non senzp prodigio, ciò dall'armi, dalle vesti, da' vasi etruschi

con cenere de'carboni e del restante del d'inestimabile valore, da'piatti consimili
corpo (anco altre parli di questo, o tut- e lutt'altro trovatovi, ogni cosa conserva-
to, restarono intatte; tanto è vero, che ta nel museo etruscodelVaticaoo.In altra
Viterbo ne possiede il mento, ed altre patte del territorio eravi altro paesello
chiese altre insigni reliquie, cioè le par- detto Castel d'Araldo, il quale venne di-

late a' loro luoghi) ; con molte altre ss. strutto nel secolo Xli dall'imperatore
Reliquie. Le quali tutte, trovate da'mar» Federico I, e colla sua demolizione s'in-
tani nell'isola, religiosamente le por» grandì e vieppiù popolò Marta. Il Pai-
tarono nella loro chiesa principale , ove mieri nota, che presso la riva australe
le venerano. Inoltre Mariana
nell' isola del lago, a poca distanza, eravi un erga-
la chiesa di s. Maria Maddalena col ri- stolo detto Malta, nel quale i Papi chiu-
cordato monastero e i beni degli agosti- devano gli ecclesiastici più qualificati.
niani, essendo stali dati a'h'ati paolotti, Questo luogo dev' esser quella torre di
questi io seguito si ritirarono a Marta cui parlai nel paragrafo Bolsena, col pa-
nella chiesa della Madonna del Monte e trio storico Adami, descrivendo io breve
contiguo convento, il governo francese l'isola Mariana. L'Adami nel riferire che
lo Soppresse nel 1 8 o, e depauperato de'
i certe acque del lago di Volseno trassero il
migliori beni non trovavasi più in grado nome della dea iVorzia o Narsia, tutela-
di ripiistinamento laonde rag.*^ Gazola
, re de' volsenesi, quasi potriasi credere
che
amministratore zelantissimo di Monte ilfiume oggidì chiamato Marta, derivan-
Fiascone, e poi vescovo e cardinale, ot- te dal lago, forse ne'priini tempi dal no-
tenne da Pio VII, col breve Clericorum me della dea fu deuomiuuto, la quale a-
Seminaria, del ." aprile 8 6, che fon-
i 1 1 i vea il tempio sul lago stesso. Ciò disse
di urbani e rustici superstiti iuvenduti per congettura, e meno stravagante del-
de'paolotti, l'isola Mariana e l'aotico di- l'etimologia del famoso Annio, che pre-
ritto della pesca nel lago , fossero asse- tese provenire il nome da Larlhes, co-
gnati al seminario di Monte Fiascone m'egli osserva, lu principio del presente
cocueacceonaiinquell'articolo. Io Maria articolo già parlai dell'origine del fiume
vi sono scuole per ambo i sessi, essendo Marta, del suo corso e di sua foce. Ecco
protettore del comune il cardinal Filip- tuttavia quanto ne disse il Zucchi. Lon-
po De Angelis arcivescovo di Fermo, già tano da Marta, per la strada che va a Vi-
vescovo di Monte Fiascone. La Statisti- terbo, circa due tiri di fucile, l'acqua del
ca del i853 registra 208 case, 272 fa- lago di Bolsena da un canale, che diven-
miglie, i224abilanti. I maggiori piodolti ta fiume chiamalo la Marta, W qual fiu-
del suo territorio sono gran copia di gra- me passa a Toscanella (f^.), e lascian-
no, giaolurco, fieuo, vino, olio, olire i do tal città di qua verso lo Stalo di Ca-
e •

36 V T
I V I T
stro, e (irando verso Coinefo, per dove gno e non men dotto figlio Secondiano,
passa fuori di quella citlà , lasciandola ne\\*/4lhntn di Rornn, t.
7, p. 1 53, che ver-
procede verso gli altri doininii della Chie- sato in ogni ramo di scienza coltivò pure
sa, sgorga poi nella marina nella stessa la pubblica economia, eziandio stampò
spiaggia di Cornelo. Sotto al principio del una sua Memoria intorno il propello di
canale, ch'esce dal lago, che poi diventa un parziale prosciugamento del lago di
fiume, circa mezzo nìiglio da Marta, era- Marta, ohe levò in Roma e fuori rumo-
vi una fabbrica antica e venuta poi in re grandissimo; e quello ancora più am-
proprietà del duca Farnese, che attraver- pio del Trasimeno, e de'Iaghi di Bienli-
sava il fiume Marta (e probabilmente sus- na, Fucecchio e Maciuccoli di Toscana :

sisterà), denominata la Cannara, e fatta i quali progetti accolti furono col più
con sì bell'artifizio, che vi cadevano den- gran favore, tpielli da Leone XII, fjuesli
tempo
tro nelle notti oscure e di cattivo dal granduca Leopoldo II. Per lago di

anguille lunghe qiiasi quanto un uomo, Marta, come già dissi, s' intende il lago
grosse talune di esse come un braccio o più comunemente detto di Bolsena, da
polso umano; le quali uscivano dal lago Plinio detto Marta, pe'significati che of-
impaurite dal cattivo tempo, coiulucen- fre il citato Sarzana a p. i 18 e 285. —
dosi alla bocca del canale, e la corren- Cronaca antica, per attestato del Zucchi,
te le trasportava in giù nella Cannara, che scriveva verso il 1 638, assegna la fon-
dopo poi si riservavano in un vivaio, nel dazione di Malta a Laerte re di Chiusi,
quale alle volte erano in tanta gran quan- quindi soggiunge, essere allora percorsi
tità da destare stupore in vederle invilup- iSSganni. Nell'annotarlo il p. Annibali
pate insieme e gi»izzare fra esse, grosse osserva. Vi fu un Laerte re di certe iso-
grandi e belle. Qui nota il p. Annibali, le della Grecia nel mar Jonio, dal nome
che di tali anguille ne fu mandata buo- di lui dette Laertia regna da Virgilio ,

na quantità al Papa Gregorio XI in A- nell' £"«(>/(:/<? 3;di verso perciò da quelLaer-


vignone, il quale ne distribuì a'cardinali te accennato dal Zucchi, re di Chiusi, do-
prima di assaggiarle, ma gustatele ed es- ve regnò Porsenna , se non vuoisi dire
sendogli molto piaciute, mostrò tlispia- che Marta fosse fondata da Porsenna, det-
cere d'averne donate troppo. Già rilevai, to ancora Lars Porsena. Comunque ciò
parlando del lago di Bolsena, l'anguille sia, conclude, antica certamente è la fon-
donate a Benedetto XII egualmente re- dazione di Rlarta, come apparisce anche
sidente in Avignone, al quale avvenne dal fiume, il quale dal Castello è denomi-
quanto ora si attribuisce a Gregorio XI. nato la Marta pure ntW Itinerario d'An •

lo temo che siasi confuso l'uno coll'altro tonino. Sarzana dice che Marta
Anche il

Papa, anzi avvertii che si vuole da altri fu detta Larthes Oppidam,e che il Gian-
il presente fatto a Benedetto XI, che ili- notti scrisse Larlhe^ oggi dicesi Marta,
roorònella provincia. Notai nel voLXLVI, ed è un castello, a differenza di Lart/ie
p. 223, che il cardinal Aklovrandi vesco- fiume. Notai io principio, checo'vocaboli
vo di Monte Fiascone, meditava la navi- di Larte e Lucunione si denominavano
gazione del fiume Marta sino al mare di i re principi delle xii Liiciimonie o me-
Civitavecchia, come sorgente di ricchez- tropoli di Toscana {^'•), donde ne con-
za per la provincia. Non poco parla del segue che non solo fondatore di Marta
il

fiume Marta e del suo corso, il Sarzana, si chiamò Larthco Laerte, secondo no- i

e di sua foce nel mar Tirreno. Dipoi il minati scrittori, ma era comune a' capi
dotto Vincenzo Campanari di Toscanel- d'ogni repubblica etrusca. Riferisce Ca- il

la, come ricavo dalla bella biografia che lindri. Marta fa delta Latrta, indi Lar-
col suo vero ritratto pubblicò ilbeade- ta^ e poi Marta. L'origine sua si crede
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da Tornirò pronipote di Noè, ed infatti za è UD miglio scarso, e altrettale è la sua

vi è una località delta la Casa di Toma distanza dal lido, lo breve, è una viva
o Toinao. Altri affermano che sia tratta pittura della Muralh fenicia, la quale,dis-
da Laerzio re del Chiusi, il quale quivi se Ariano, e regione insidile Aradi in
ilabilivasi, fuggendo le persecuzioni d'un continente sita est; e l' isola Arado, se-
suo emulo. Le prime capauue da cui sor- condo Slrabone,e*^5rt.r«/« mari circum-
tì il paese, sono attua lenente immerse nel- fusunij la cui circonferenza è 7 stadi os-
l'acqua del lago. Queste asserzioni ripro- sia un miglio scarso; e la sua lontananza

dusse il più moderno Palmieri, non sen- dal lido brevissima , cioè 20 stadi sog-

za aggiungervi l'opinione d' alcuni, che giunge Strabone, o 200 passi secondo
Marta sia fabbricata sulle rovine dell'an- Plinio. E perchè più viva se n'abbia l'e-

tica Carles. L' illustre prof, del collegio videnza , vicino a Muta sono le rovine
romano, il eh. p. Oamdlo Tatquini ge- d' altra città, che il nome porta di colai
suita, d'una delle prime famiglie di [Mar- altra, che profondamente stava in cuore
ta , che laudai nel paragrafo Grolle di a'fenicii; e quivi ancora insieme col no-

Castro, nominando alcune sue dotte o- me la postura medesima vi si scorge Ira-


pere, e per altra nel voi. LXI, p. i 54, in scelta, e leforme imitate. Marta faceva
quella AtW Origini Ilalìclie e principal- parte del ducato romano, quando que-
inenltElruscherii'elale da' nomi geogra- sto dopo il 726 si die' spontaneamente

fici, secondo il sunto esibito dalla Cwil- alla sovranità della s. Sede: altri dicono
ià Caitolica, aei'ie 3.*, t. 6, p. 563; do- che apparteneva alla Toscana de'longo-
po essersi notato, che nomi delle città i bardi, alla medesima donata da Carlo
e con esse de'monli, de'laghi, de' fiumi, Magno. il dominio il
Indi ne riconobbe
sono senza dubbio uno de'più certi indi- figlio imperatore Lodovico I il Pio nel-
zidell'origini de'popoli; e siccome quella 1*817, col notissimo diploma, nominan-
degl'italiani massime etrusci è di origine dola espressamente: in Twsciae LongO'
fenicia e cananea, nomi medesimi delle
i i«rf;?or«Mi,/ìiar/a/«.Allrettanto leggo nel
loro città, appunto come usano popoli i diploma di conferma del 962, dell'impe-
trasmigrati a serbar memoria delle pa- ratore Ottone I, ed il simile fece s. Enri-
trie loro, gl'imposero a quelle d' Italia e co 1 nel 1014. Il Borgia, Memorie di Be-
1

Specialmente d' Etruria ; quindi si di- nevento, i. 3, p. 22 5 6228, parlando del-


chiara. Manila è un paese antichissimo, la donazione di Cario Magno dice che ,

posto di contro a Bolsena sulla sponda donò alla Chiesa romana porzione del
del lago, e da esso ha suo nome il fiu-
il Patrimonio di s. Pietro, dal Tevere fino
me, che con tal nome medesimo è scrit- al fiume Marta, il qml paese e il Peru-
to nell'itinerario d'Antonino. Questo nu- gino ebbero il nome di ducato di Romaj
me non è già somigliante, ma assoluta- ma poi scrisse che la Toscana de'lougo-

mente il medesimo che Maralhus, città bardi comprende oggi l'Orvietano, il già
famosa della Fenicia, il cui nome genui- ducato di Castro e il Patrimonio dal fiu-
no (grecamente allungato in Maralhos) me Marta e dalla città di Viterbo. Rife-
è Maraih, siccome si logge nelle sue mo- risce il Ijussì, che passò la terra di Marta ia
nete, la qual voce secondo
costume ita- il potere de' viterbesi nel i
197, per averla
lico della vocale io ultimo, ci dà Mara- i medesimi acquistata combattendo con
tha e contralto Martha. Rimpetto gli Janni Macaro di lei signore, che uccisero
sorge, dal lago medesimo, l'ilota ove fu in battaglia. INarra il p. Annibali, che la
strangolata l'infelice Amalasunta: que- torre fu edificala colle pietre di Cisenzo,
si' isola non è che uno scoglio bagnato allorché fudemolito solloGiovauniXXII,
iuluiuu dalle acque; la sua cucuufaea- il quale uel i323 scrisse al tesoriere del
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Patrimonio per la rieclificazione Caxtro- bra che Giovanni XXIII nel \\\5 Ira-

ruin et Insulae Martanae., qiiae erant sferendo il Tar-


vicariato di Toscanella in
ftreintotumdextnicla.AppHilenevaMav- taglia, vi comprendesseMartBjperchèMar-

ta alla diocesi di Toncanella , coli' isola lino V ratificandolo nel 1420, ran)pliò
del suo nome, ma Urbano V nel iBGg e con Marta ancora, estendendo l'inve-
comprese l'unae l'allra tra'paesi co'qiiali stitura a' discendenti. Infelice fu la fine
compose la nuova diocesi di Monte Fia- del conte Tartaglia nel 142 i, e così Mar-
scone. Ciò afferma anche il p. Annibali, ta tornò all'immediata dipendenza della
ma per averlo riferito prima di lui il p. s. Sede. E siccome Eugenio IV neli432
Casimiro , il Sarzana pretese aver com- die'il vicariato diToscanella per 5 an-
messo errore, citando il Bussi. Questi, che ni a Francesco e Lorenzo (come scrive il

ho riscontrato, oltre un brano della bob Ratti, e non a Lodovico, come in quel-
la, riporta la cronaca del Covelluzzo, e* l'articolodissi col p. Casimiro) Sforza, non

sibila più sopra a suo luogo, con dire : viene specificato se ne fece parte Marta.
tolse Marta e l'isola al vescovato di Vi- M'istruisce però il p. Annibali, che aven-
terbo. Però essendo Toscandla unita a do Ranuccio Farnese imprestato 4sOOO
quel vescovato, talvolta si disse quanto fiorini d'oro di camera ad Eugenio IV,

spetta alla sua diocesi, come fosse di Vi- questo Papa nel i432 gli concesse il go-
terbo. Si legga la Leone IV,
bolla di s. verno del castello di Marta per 5 anni fi-
come l'offre il Turriozzi a p. io5, e non niti; dichiarando , che se dentro questo

come piacque commentarla al Sarzana, e tempo non fosse stato restituito tutto a
si vedrà che a Toscanella apparteneva- Ranuccio, gli accordava il medesimo ca-
no. Di versi Papi mostrarono premura pel stello, nondimeno sino al fine del quin-
castello di Marta, e Gregorio XI nel 1875 quennio ed ultra. Inoltre Eugenio IV fe-
da Avignone ordinò ad Angelo Taver- ce Ranuccio generale di s. Chiesa e nel
nini tesoriere del Patrimonio, di fare ri- 1434 g'i donò la Rosa d' oro benedetta
sarcire la Cannara di Marta, già parlata, (F.). Ranuccio fu l'avo di Paolo III. Nel
uhi capiunlur anguillae . Il medesimo Pa- pontificatodi INicolò V, Angelo Meo, uno
pa comandò all'abbate del Maggior Mo- de'figli di Ranuccio, fu citato nel ì^S-ì

nastero (Gerardo vicario generale della a restituire il castello di Marta colla Pi-
provincia del Patrimonio) di provvedere scina, ossia Cannara, che teneva in pegno

il salario al vescovo di Monte Fiasconepel dalla camera apostolica. Tultavolta nel


governo di Marta, e custodia della Can- 1461 Angelo Meo co'suoi fratelli otten-
nare concedutagli a vita. Nel gennaio ne Marta da Pio II in pegno per la som-
1877 Gregorio XI restituì a Roma la re- ma di 6000 fiorini d'oro di camera, da
sidenza papale, accompagnato da un e- ritenersi fino all'intera restituzione della
sercito bretone, quale fermatosi in Ita-
il somma. Non trovo che sia stata restitui-

lia fece molti danni, eziandio a Maria, e ta, laonde il castello rimase nel dominio
non vi volle poco per liberarsene. 1 Papi, de'Farnesi. Si ha quindi dal libro de'cen-
assicura il p. Annibali, mostrarono sem- si, che il cardinal Farnese, poi Paolo II I,

pre anche dominio sopra di Marta, come nel 5 2 pagò per sé e per Galeazzo Far-
1 1

consta da'bollaiii d'Urbano VI, d'Inno- nese, 20 ducati d'oro pe 'castelli che te-"
cenzo VII eallri. Notai nel vol.LXXVIlI, nevano in vicariato temporale, fra'quali
p. ^g'Z, che Gregorio XII dichiarò vica- è nominalo quello di Marthae. Nel 1587
rio temporale di Toscanella e di Marta Paolo 111 formando il ducato di Castro^
Paolo Orsini per 5 anni, da altri chia- riparlato nel paragrafo Acquapendente,
mato Bertoldo e conte di Soana il che ; vi comprese Marta, e ne investì il figlio

conferoiò Alessandro V deli4u9- Sem- pjer Luigi Farnese, il quale l'ampliò, e


V IT VIT 39
migliorò l'antica rocca , che a' tempi del offendere anche gli altri paesi posti sul

Zucchi era tutta caduta, tranne una tene supponendola tutta cat-
litorale del lago,

ottangolare coll'impresa in marmo diPier tiva, che non si può dire. E quanto a
il

Luigi Farnese, edalloragiàeravi l'orolo- Marta, se vi sono molti pescatori, vi so-


gio pubblico con sua campana. Nel 1 578 no ancora molte famiglie d'altri mestie-
tornando Gregorio XIII dalla villa Sforze- ri, ed altre pulite, colte e civili. Tra l'ul-

sca, dormì il Capo diMonte, e


sabato sera a time, (lo da'tempi de' duchi Farnesi, si

Della mattina seguente andò co'cardìnali distinse quella de' Dolci, che vanta pure
per barca a Marta, e udita la messa nel- mg.' Leone, nome chiaro tra' giurecon-
la chiesa della Madonna Monte de'
del sulti (Ora, dice il Palmieri, sono prime
paololti , si restituì a pranzo a Capo di famiglie del paese,Tarquini, Imperi, Can-
Monte. Neli63o circa il Zucchi facendo zoni). Pochi lavori si eseguivano co'bovi,
la relazione di IMarta al duca Odoardo, la maggior parte seminando in una te-
gli disse esservi un Casone sotto la roc- nuta, commenda di s. Savino, lontana
ca, chiamato Vescovato, dell'ordinario
il circa 3 miglia, ma terreni di Toscanelia
vescovo di Monte Fiascone, dove venen- e della dogana ducale, avendoci marta • i

do io visita andava ad abitare, sebbene ni \\ jus seniinancli, con privilegio con-


fatto antico e non troppo comodo. Loda cesso loro da Paolo 1 1 i di poter trasporta-
la grande piazza avanti il palazzo di giu- re via il raccolto e pagare i terratici in
stizia , con in mezzo il pozzo pubblico, Marta. Vi si raccoglievano buonissimi vi-

posta fuori della porta, tra le molte ca- ni e in quantità. Eravi una caccia riser-
se fatte a borgo, quest'esterno essendo vata al duca, nella macchia di Marta, o v'e-
meglio dell'interno, le cui strade le dice rano copiosi cinghiali, capri e lepri. Al-
strette e tortuose. Nel pozzo si raccoglie lora Marta contava 200 fuochi e 1000
l'acqua del lago, e riesce di maggior per- anime. Avea 200 soldati arrotati a pi-
fezione di quella, per purgarvisi. Rimar- gliar armi, con 20 cavalleggieri colle ca-
ca la prospettiva delle case della famiglia sacche gialle, co'ioro capitani. Il castel-
Ciotti, oè mancare d'altre famiglie di uo- lano di Capo di Monte curava l'esigenza,
mini di valore e di buona sostanza, mol- e la podesteria era assai comoda e buo-
te essendo mancate. La Cannara si affit- na, così !a comune. Eravi perfetta car-
tava, e quando alcuno voleva comprare tiera, salnitro e molino: gran nominanza
un' angudla, si prendeva con un uncino aveano la carta , il pesce e 1'
anguille di
di ferro, dovendosi pagare piccola o gros- Marta. Cessò il dominio Farnese nel 649, 1

sa che fosse due testoni ossia 6


i soliti e ritornata la camera apostolica nel di-
paoli: quest'anguille si chiamano maria- retto dominio di Marta, nel 1 808 la ven-
ne, e si recavano a vendere ogni merco- dè al principe Poniatowsky, al modo det-
ledì ne' paesi convicini e in Roma, e so- to nel paragrafo Capo di Monte.
no belle e buone. Erano in Marta, per Governo di Orte.
comodità del lago, buona quantità di pe- Onte (Hortan.). Città vescovile, con
scatori , co' loro arnesi , reti e barche, residenza del vescovo e del governatore.
vivendo di taleiodustria, recando al pae- E' situata in basso colle tufaceo, circon-
sa notabile utile il traffico della pescagio- data di mura, pochi passi lontano e so-
ne: » e tutti questi pescatori sono una pra il Tevere, che le è al nord, traghet-
mala gente, com'è solito di persone d'ac- tandosi sur una barca, dopo esser anda-
qua". A questa censura del Zucchi, ba- to in rovina il ponte d'Augusto. E' distan-
sata sul detto popolare: Con gente acqua- te 20 miglia da Civita Castellana, altret-
tica amicizia e non pratica; il p. Anni- tante da Viterbo, 5 da Biissano io Teve-
bali espone la sua disapprovazione, per rioa. E' io forma di violone, « da loota-
4o V I T V I T
no apparisce ovale: ii clima è calcio timi* parlai di sua dismembrazione alla vacan-
do, e Dell'inverno vi sono nevi. Il suo cir- za della sede, in cui si unirà alla diocesi:
cuito interno è d' un miglio circa , con di Viterbo. Alle falde di vestita collina a
buone strade, con piazza pubblica e oro- 2 miglia dalla città, nella deliziosa pia-
logio, IJa decenti fabbricati, fra'quali pri- nura chiamata Bagno, zampillano sor-
meggiano il palazzo Alberti, oggi Scer- genti termali, limpide alla vista, d'odore
ra, ed il palazza Nuzzi, al presente resi- solforoso penetrante, d'aci do spiacevole
denza governativa e del municipio. 11 se- sapore, della temperatura quasi d'acqua
miliario è ricco di biblioteca: esso occu- calda, e riescono giovevolissime per 1'
e*

pa convento e la bella chiesa di s. Fran-


il sterne malattie, e in ispecie nell' erpeti.
cesco. Nel i.° settembre si celebra con fie- Una sola sorgente vi è d'acqua potabile,
ra la festa popolare del patrono s, Egi- la quale scaturisce io mezzo a grandi mas-
dio abbate, il cui corpo si venera nella si di pietra calcarea alle falde di collina
cattedrale (nella quale tra'caaonici sono pur verdeggiante, 3 qua rti di miglio lun-
comprese le prebende del teologo e del gi dalla città, e a mezzo d' un condotto
penitenziere): altra festa cade a' i 5 mag- di legno va poi alla fonte^ la quale giace
gio pe'ss. Martiri comprotettori. Dopo il assai in basso nella suddetta piazza, A due
'

suo artìcolo, e dopo averne riparlato nel miglia dalla città vi sono estese ed ecce!-
paragrafo Ch'ha Castellana aWa co\ dio- , lenti cave di stucco, e in varie parti del
cesi è unita acque principaliler, poc'al- territorio ve ne sono di peperino e tra-
tro mi resta a dire. Notai pure di sopra, vertino: a 4 (uìglia distante esiste altra
che il ponte dOrte sul Tevere, costrui- cava superbo alabastro e di scagliola.
di
to secondo il sistema americano, ranno- Inoltre nel territorio è una specie di la-
dando la strada da Viterbo a Orte, colla ghetto sulfureo, detto anche di s. Miche-
strada corriera a Narni , va a stabilire, le Arcangelo dall' omonima chiesa par-
oltre tutte le comunicazioni de'contorni, rocchiale, da alcuni creduto il contrasta-
la linea più breve dall'Adriatico al Me- lo lago di Vadimone. Ad un 4-° di mi-
diterraneo, Ad affrettare il compimento glio dalla città vi è un raggio formato
,

di (|ue!<ta congiunzione si è impegnala la all'intorno dal fosso Rio, che poi si sca-
società della ferrovia a dare il massimo rica nel Tevere, e muove 3 mulini a gra-
impulso a'iavori nel tratto della traccia no, e 4 montani a olio. Vi è una fabbri -

stradale d^ Narni ad Orte. La Slatistica ca di piatti, tegole e mattoni. Il territo-


deli853 registra: chiese parrocchiali, la rio è assai ricco d'ortaglie, e feracissimo
maestosa basilica della B. Vergine As- di caoepa, oltreché abbonda d'ogni ge-
sunta cattedrale, s. Agostino di grande nere, e di moltissimo grano, florida es-
edilizio, s. Giuseppe, s, Lorenzo, s. ftli- sendovi l'agricoltura. Dal Tevere si pe-
chele Arcangelo , s. Pietro , s. Liberalo scano cefali, barbi e ottima laccia ,
per
frazione 5 miglia distante che forma una la cui pesca ne' due mesi di passo vi è
specie di paesello, ed è porzione d'altra privativa. barone Camucciui nelle vi-
Il

s cura che appartiene a Narni, nella cui via cinanze del grazioso convento de'cappuc-
F rimane. Case 5 io, famiglie 569, abitan- cini scopri un superbo sepolcreto etru-
ti 28 1 3, de'quali ^4? '" campagna. Tut- sco. —Bagnolo è un annesso d' Orte,
to suo governo contiene 6i6() indivi-
ii specie di gran tenuta delle monache di
dui. L' Ughelli disse comporsi la diocesi s. Silvestro in Capite di lloma, e conta
di Soriano, Cancpina, Bassancllo, Das- circa 3o abitanti. Vi sono masserie di
iano io Taerina, Citta, s. Liberato. Tut- cavalli, di vacche , di pecore. Un sacer.-

ti hanno paragrafi, tranne l'ultitno qual dote vi celebra la messa in tutte le feste.

frazione di Narui ; quanto a CancfUha IJaòsantUu. LIumuuc dtiiia diuce»i di


.

V I T '
V I T 4t
Orle, con territorio in colle e in piano, di neh 4^4 l'inviò a comandare le trup-
con pochi e mediocri fabbricati cinti di pe pontifìcie, spedite colle napoletane a
mura. E' posta in piana e graziosa si- liberare la città d' Aquila assediala dal

tuazione, e poco dislaute vi scorre il Cu* condottiero Braccio da Montone. In una


micelio Meva, cl)e dopo 3 miglia gettasi battaglia combattuta a'i4 gingno la cit-
nel Tevere verso tramontana. Il clima è tà fu liberata, l'esercito di Braccio scon-
temperato, ed venti vi spirano secchi.
i fitto, ed esso medesimo ferito, cadde pri-
Abbonda d'acqua e di generi. Si fabbri- gioniero e poco dopo mori. Lodovico ne
ca molto sapone, e rinomate sono le fab- portò il corpo a Roma, e
il Papa lo fece

briche d' ottimo vasellame di creta re- , sotterrare in campagna avanti la chiesa
sistente al fuoco e denominato di Baxsa- di s. Lorenzo, e per memoria vi fu posta
nelto. I principi Sciarra- fo/o^m/i Bar- una colonna; poiché era stalo di vita em-
berini di Pk.oma,che ne sono duchi, vi pia ed eretica , non credendo né a Dio,
hanno un Ha due chiese par-
bel palazzo. né a'Sanli, Trovo nel p. Casimiro, che
rocchiali, la B. Vergine Assunta^ e il ss. Nicolò V investì di Bassanello, Cerqueto
Salvatore. La festa popolare è a'5 mag- e Palazzolo vicino a Orte, Cosimo e Lo-
gio, nel qual giorno vi è anche fiera, per dovico Orsini prima ne avea ricevuto
:

s. Lanno o Landò martire, la cui sa- l'investitura Gentile de Milioratis. Inol-


gra spoglia si venera in una cappella po- tre apprendo dalle Memorie Colonnesi^
co lontana dal paese. L' avea sepolto s. dopoché FrancescoColonna vendè il prin-
£utizio, che poi fu egli pure martire, pres- cipato di Paieslrina, neli63o rimase co'
so le mura di Bassanello, e fu ritrovato feudi di Bassanello, Carbognano e altri.
colla sua epigrafe nel 1628, per ricerche Tuttora Bassanello è del principe Sciar'
latte d'ordine del vescovo Gozzadioi. La ra-Colonna-Barberini, senza la giurisdi-

Stalislìca novera 258 case, 260 famiglie, zione baronale abolita.


I 20 1 abi'anti, de'quali 1 6 in campagna. Bassano in Tcvcrina. Comune della
Sf^r.o precipui prodotti del territorio il diocesi di Orte, con territorio in piano
grano e il vino, oltre i pascoli: è pine ric- e colle, con fabbricali in parte cinti di
co di cerqueti. ^- JNarra il Caliodri, che mura, il cui perimetro interno si calco-
Bassanello già esisteva sotto gli antichi la 800 metri; le sue contrade principali
re toscani, col nome di f^asanello, e fa- sono nomate Castello e Capomonte. Gia-
ceva parte de'popoli faliscij giusta la de- ce in colle piuttosto allo, 5 miglia distan-
scrizione di Livio. Lo dice originalo da' te da Orte, 1 5 da Viterbo, un 4-° di mi-
popoli d' Arcadia, e crede che uel terri- glio da'bo«chi comunali, e 3 miglia dal
torio fosse il lago di Vadiuione, oruìai Tevere dalla qual vicinanza prende il
,

seccato, il quale a'tenipi di Plinio era di nome di Bassano in Teverina, per di-
tanto interesse. Ma l'ubicazione è assai stinguersi da Bassano di Suiti, della
contrastala, e ne parlo altrove e nel se» stessa provincia. Scarseggia d'acqua, ed
gueiite paragrafo. Soggiunge il Palmieri, ha il clima temperato e asciutto, esposto
che in questo paese, o ivi pi esso, P. Corne- a tutti i venti. Esiste una torre de'bassi
lioDolabella vinse glielrusci nel 741 di tempi, al dire del Palmieri; e vi aggiun-
Bouia ; e che anticamente forse fu dello ge il Calindri , un palazzo ove sono, fra
Pasantllo,\)tv l'abdità degli abitanti nel- l'altre belle cose, delle pitture di mano
laformazione de'vasi di creta.Si trae dalle maestra. La chiesa parrocchiale dis. Ma-
Mentorie ColonnesiAA Coppi, aver Mar- riade'Lumi o de'Luminari, ha un qua-
lino V Colonna, con alto de' 23 ottobre dro in tavola, credulo del Perugino odi
i4'23 nominalo Lodovico della Colonna Giotto. Altra chiesa principale è sagra
goieruaioredèlcusleilodiBussuuello. In- alla Madonna della Quercia. Lu fcala
1 -

4^ VIT V I T
popolare si celebra 8*27 settembre pe'ss. di Laghetto. Plinio il vide passeggiando
Fiflenzio e Tereuzio protettori. M'istrui- ne' vicini campi Amerini. £ la contrada
sce la Civiltà Cattolica de' 1 1 maggio all'epoca etrusca e romana com prende
iSSg: Quando il Papa Pio IX definì il vasi nell'agro Polimarziese, da cui dista
dogma dell' Jiumacolato Concepimeoto non più di 2 miglia. Anche il prof. Orioli
di Maria, il popolo di Bussano in Teve- conviene, che presso Bassano d' Orte de-
rina desiderò d' innalzare un tempio di ve riconoscersi il lago di Vadimone, de-

sua divozione a tal divino mistero. Epre- parlando de'bagni e acque mi-
seri venclolu

sentatane la domanda al vescovo mg.' nerali del Viterbese, ed io farò altrettan-


Mengacci, questi subito stabili una giun- to a quel luogo, confutando Annio ed i

ta che presiedesse al lavoro, e concesse li- suoi seguaci, che confusero il lago di Va-
cenza di lavorare giorni di festa, ed in-
i dimone coU'Acqua del iVaviso, detta im-
dulgenza a chiunque prestasse la sua o- propriamente il Bagnacelo la quale è ,

pera. A'26 aprile iSSg, essendo pronto presso Viterbo. Il vero lago Vadimone,
già lo scavo delie fondamenta,'ed un buon il Calindri lo dice di 1,1 04 metri di cir-
numero di materiali, che la popolazione conferenza;generalmente limpido e tran •

a gara avea trasportato sul luogo, il me- quillo nel verno, ma quaa*
nell'estate di
desimo vescovo pose la i.' pietra del nuo- do in quando comraovendo le onde , si
vo edifizio, quindi fece una calda allocu- formano gonfi cavalloni di fluido che
zione al popolo, animandolo a prosegui- s'alzano con fracasso unitamente a den-
re nell'opera cominciata; poi celebrò la so fumo, ed allora l'acqua è colorata, fan-
onessii, e amministrò la cresima sul luo- gosa e torbida. INel ritirarsi lascia ne'bor-
go destinato alla nuova chiesa: compien- di una specie di cenere unita a de'tizzoni
dosi la funzione col trasporto de' sassi, neri e spenti; che però si apre, si chiude,
dando l'eccitamento al lavoro l'esempio resta pacifico e pone in tumulto or piìi
si

dello stesso pastore e del clero. Nel paese or meno, e col suo cratere viaggia di se-
vi è il maestro per la scuola de' fanciulli, colo in secolo. Gli fa da emissario un te-
e le maestre pie per quella delle fanciul- nuissimo rivo che solcando il suolo diret-
le. Si ha dalla Statistica, che sono 2 1
vi tamente porge nel vicin Tevere: tuttociò
case,2^3 famiglie,! 04B abitanti, de'qua- indica delle proprietà semi-vulcaniche.
li20 stanziano nella campagna. Vi si ten- Vivono in quest'acque anguille, ranoc-
gono 3 annue fiere. Principali prodotti chi e serpenti. Il Cluverio sostenne che il

del territorio sono il grano, l'olio, la paese successe al castello Amerino, co-
ghianda, in generale abbondando di tut' me questo 12 miglia lungi da Civita Ca-
to, con molto commercio di animali sui- stellana.
ni. — Anche presso Bassano in Teveri- BomarzOy Poiyinartiurn. Città vesco-
na,come accennai ne' voi. XLIX, p. 83, 1 vile, la cui diocesi di Polimarzio fu di-
LIV, p. 35, LXXVIII, p. 92, alcuni con visa e riunita alle limitrofe di Orte, Vi-
gravi autorità collocarono il lago celebre terbo e Bagnorea, ma propriamente il ve-
di Vadiraone, dovrò in progresso
di cui scovato sembra che sia stato incorporato
riparlare ripetutamente. Imperocché il nell'ultima. Pel riferito negli articoli Bo'
eh. arciprete Vittori, nelle belle Memo- marzo e Poliinarzio, poco mi resta a di-
rie di Politnarzio oggi Bomarzo, attesta re. Il comune appartiene appunto alia
cogli storici piìi sensati che quivi fu il diocesi diBagnurea, ed è situato in pianoe
tanto celebre lago di Vadimone,e nel pia- colle con diversi fabbricati. La chiesa par-
no di Bassano ancora rimirasi un picco- rocchiale di s.Maria è l'antica cattedrale.
lo cratere dell'antico lago, ritraendo an* Nella sua ara massima, giacendo da due
CO al presente la vetusta deoominazioDe secoli le sagre spoglie del cittadino e ve-
V I T V! T 43
«covo s. Ancelmo , sebbene fossero rac- e da Chia n Bagnalo, quindi a Viteibo.
chiuse in elegante sarcofago di marmo, La chiesa parrocchiale è sagra a s. iMa-
pure lu crisliana pietà e la fiducia che ria delle Grazie, con organo. La lesta

nutrono i cittadini verso il Santo loro popolare si celebra a'3 maggio per l'altro
patrono, abilmente destata dal zeiantis- protettore s. Giovenale. Si ha dalla Sta-

ino vescovo diocesano mg/ Drinciotti ,


tistica, che contiene 91 case, altrettante
fece nascere nel popolo il desiderio d'a- famiglie, e 3g8 abitanti, occupati ne'la-
prire al pubblico quel sagro tesoro nello vori agricoli e della pastorìzia. Ebbe il

splendorede'suoi abiti pontificali, in una suo baronedella famiglia Cappello, guer-


superba urna di metallo dorato. Tale reggiato e disfallo da' cellenesi e da' vi-
incarico venne aflìdalo al valente artista terbesi, per essere sostenitore dell'eresia,
romano Modesto Scevola, il quale supe- verso il 1260,
rò la generale aspettazione, poiché seppe M ugnano. AppodiatoiVi Bomarzo,deI-
ricomporre le sante ossa ed acciò il po- ; la diocesi di Bagnorea, lungi 2 miglia dal

polo potesse quasi nelle proprie sembian- suo comune, 9 da Orte, e 2 da Viterbo. i

ze rimirare 1' antico s. Pastore, appose Situato in colle, ha il clima dolce, ma u-


sul venerabile cranio una maschera in- mido, a cagione del vicino Tevere e dei
tessula di fili metallici, che imita l'aspetto fosso Rio. La chiesa parrocchiale di s. Ni-
del beato volto, ritratto da un'antica ef- codemo martire, secondo la Statistica,
figie del Santo intagliata in rame. E per mentre il Palmieri la dice di s. Vincenzo
ultimo, colla direzione del p. Francesco martire, ha belli quadri eorgano, l'edifizio
Tangiorgi gesuita , e chiaro professore essendo di gaia e moderna aichìlettura, e
d'archeologia, ricoprì i sagri avanzi di tutta dipinta per le zelanti e generose cure
pontificali indumenti, maestosi e ben ac- dell'attuale patrio arciprete d. Luigi Vit-
conci alio stile dei tempo in cui fiorì nel tori, il quale ha pure istituito un benefico
VI secolo il Santo. Ad agevolare poi a' monte frumentario. La popolare festa è
fedeli la pia soddisfazione di vederlo, il a' 2 maggio pel patrono principale dei
lodato artefice congegnò un meccanismo castello s. Liberalo monaco e vescovo di
per cui anco un fanciullo può innalzare Cartagine, il quale ha la propria chiesa,
dalla nicchia in cui è custodito il Santo già esistente nell'Xl secolo. Questa avea
corpo, sopra l'altare maggiore alla pub- propinquo il monastero della badia de'
blica venerazione. Tanto e meglio no- benedettini, demolito nel secolo XVI o
tificò il Giornale di Roma del1860 a per violenza de'terremoti o per logorata
p. 1 1 36. Pvegistra la Statistica 298 case, vecchiaia. Quindi il comune di iVlugna-
3 IO famiglie, 14/M abitanti, de' quali 7 noottenne da Clemente Vili tutti fram- i

stanziati in campagna. A'6 marzo vi è la menti del caduto monastero pel restau-
fiera. Precipue produzioni del territorio ro della chiesa di s. Liberato ( almeno
sono il grano, il vino, l' olio, granturco, nel]6o5, e nonneli6i5 come per fallo
frutta, ghiande e altro, oltre i pascoli. tipografico si legge nelle dotte Memorie
Ha per appodiati Chia e Magnano. archeologiche storiche sulla città di Po-
Chia. Appodiato di Bomarzo della , limarzìo oggi Bomarzo, del laudato ar-
diocesi Orte distante 3 miglia dal
di , ciprete). Vi è scuola per le fanciulle, e
dello comune. Gode spazioso orizzonte, notturna pe' maschi. Il territorio è ben

e clima temperato. Ha l'acqua vicina ed coltivato, eproduce tutto in copia, gra-


eccellente ; a mole a grano, ed un mon- no, vino, legumi e altro. Vi è una sor-
tano per l'olio. Vi si è costruito un bel gente d'acqua potabile , e in due vicini
ponte e una grande strada rotabile e
, crateri vi sono acque minerali sulfuree.
provinciale , che piosiegue sino a Orte, Registra la Statistica 52 case e altrel-'
44 V I T V I T
tante famiglie, 260 abitanti, de'quali 5 rnenlovati : e chi fra essi è peggiore lo
abitano in campagna. L'egregiocav. Pal- giudichi il savio lettore. Queste parole,
mieri ha preso un grosso equivoco nel- intieramente si rannodano alla solenne
l'alìeniiare che in (juesto luogo si vene- protesta emessa francamente, con unica
ra il corpo della celebre s. Filomena (F.) nota, nel voi. C, p. 1 80. — Mugnano oc-
vergine e martire , confondendolo con cupa il sito dell'antica città di Meoaia,
Mugliano de! Cardinale nel regno di Na- della quale, de'suoi illustri, degli uber-
poli nella diocesi di Nola , nel circonda- tosi scavi di monumenti etruschi, e delle
suo distretto Baiano, provincia di
rio del principali notizie di questo nobile castel-
Terra di Lavoro. Riparlai di quel rino- lo, perciò detto ancora Meoiiiano, ne ra-
inatisìiiiuosantuarionel vol.LllI, p. 2 17, gionai in breve nel voi. LI V, p. 34 e seg,,
celebrando la visita fdlta dal Papa Pio giovandomi dell'encomiate Memorie di
IXa'7 novembre 1849- Se talvolta avvie- Poliinarzio.
ne che io debba, non senza pena, rettifi- Gallese (Gallesin,). Città vescovile,
care coloro stessi da'quali ricavo notizie, concattedrale eoa Civita Castellana e
questo non altera la mia doverosa rico- con Orte, paragrafi che vanno tenuti pre-
uoscenza, imparzialmente e per dovere senti, insieme al proprio articolo. Non-
dimostrandola nel confessare l'istruzione dimeno seguendo il sistema tenuto ia
che ne ricavo. Altri però operano diver- questo, farò alcune aggiunte col Calin-
samente. Sono capaci, non di spigolare, dri, Palmieri e altri. Questo comune ha
ma di falciare il vostro campo, senza af- il territorio in piano e colle, belli, gran-
fatto nominarvi, tranne e soltanto se con di ed estesi fabbricati, cinti di mura eoa
astio vi lanciano un'acre censura, e tal- borghi. Intorno alle mura è il passeggio
volta errando essi medesimi ! ! E' egli que- detto de'Merli, da ove si gode ameno o-
sta equità e coscienza di scrittore ? Ne rizzonte. Sorge sopra rupi di tufa litoide,
profanano e degradano la dignità ! Peg- lungi 5 miglia da Orte, g da Civita Ca-
gioseessi sonoecclesiastici,enon nemau- stellana, e quasi 2 a levante dal Tevere,
cano, neppure della classe di cui vado a che separa il suo territorio dalla Sabina.
far parola, anche stranieri. Vi è ancora 11 discorso palazzo ducale lo dissi col Ca-
un altro indegno e malizioso modo di stellano disegno del Vignola, ma il Pal-
copiare. Osservo con soddisfazione mi- mieri lo dichiara costruito da Sangallo
sta a compassione, che di questo mio Di- (senza spiegare quale ,
poiché i fratelli

zionario, vari largamente se ne profitta- Giuliano e Antonio Garimberti fiorenti-


no, e comprendendo bene o temendo che ni presero entrambi la denominazione di
lo conosca,credono cautelarsi e bastare s. Gallo, dopo aver il i .
'
edificato fuori la
appena, o qual sonnifero impudente, il porta s. Gallo di Firenze il gran conven-
dirmelo colla voce. Ma se li leggete, si to degli agostiniani. Inoltre ili. "disegnò
occulta il fonte, e rivestitisi dell'autorità pel duca Valentino ia rocca di Monte
medesime in esso trovate, le citano e se Fiascone, ed il 2.° piantò d'ordine d'A-
ne pavoneggianoenciclopedici, come pro- lessandro VI la rocca di CivitaCastellana.
prie fossero le laboriose mie ricerche ! Ciò narra il Milizia ; ma siccome già e-
S'intende che più furbi le mascherano
i sisteva, dovrà intendersi o che la miglio-
con intrecciarvi alcun'altra testimonian- rò, o la riedificò.ll Milizia soggiunge: An-
za o nozione. Se a costoro sembra como- tonio Picconi da Mugello, detto Sangallo
do questo modo di pubblicare le loro co- pe' lodati zii materni suoi mneslri, oltre
se, io però ci vedo un sistema d'ostenta- Bramante. Quello nella provincia restau-
zione, d'ingiustizia, d'ingratitudine, uà rò la rocca di Monte Fiascone nell'iso- ;

plagio : perciò li riprovo, quauto i suiu» la Biseutiua costruì due templi, uno al

V I T V I T 4'

di fuori ottagono, ed entro rotondo, l'al- Talo produce tulio, è in abbondanza


:

tro quadro al di fuori e ottagono al di grano, granturco, vino, ghiande, oltre i


dentro, con 4 nicchie alle facce de'canto- pascoli. Viene intersecato da' profondi

ni ; in Orvieto murò il pozzo nairabi* alvei del rio Maggiore e del rio Fratte, i

le tutto di pietra, però la bocca fu ese- quali dopo la città si riuniscono per isboc-
guita con disegno diverso dal suo; per care nel Tevere. Vicinissimo è il torren-
Pier Luigi Farne<;e fortificò Castro, eres- teCampo, che fornisce barbi e squali. '

se la fortezza di Nepi, ne drizzò le strade, Dopo pubblicalo il mio articolo, d eh. p.


e die* a' nepesini vari disegni di case e di Giuseppe Banghiasci-Brancaleoni ci die
palazzi. Suo fratello Anton Battista Gob- nel I 847 la 1.' parte delle Memorie istO'

bo fu buon architetto), sur uno scoglio, riche de' diu torni alla città di Nepi, cioè:
il quale in tulli i lati è tagliato a picco. del f'eii etrusco, di Falerìi antico, e de
Ilmagnifico edifizio è quadrilatero, con luoghi e città ad esso soggette con desi-
baluardi e cortine, avente il lato verso gnarne la vera posizione, (^aanto a Gal-
la cittàlungo palmi ^5o, quello fra po- lese tratta nel cap. 3 Gallese non fu la :

nente e tramontana è difeso da solidissi- città delta da Antonio Massa F'a lisca e
ma circolare basiìa, e lungo il Iato orien- molto meno Faleriirt/i/jro. Dimostra che
tale scorie in profondo burrone il rio MassajZ?e origine et rebus Faliscorum,
il

Fratte, llduca d'Allemps lo ridusse son- Roma 1546, per cieca affezione alla pa-
tuoso mercè l'archiletlo Fontana (ne ab- tria, travide e male interpretò gli scritto-

biamo tre: Domenico, più celebre, morto ri antichi ; e co'segueoli capi dichiarò
nel 1607, suo Giovanni morto
fratello essere Civita Castellana luogodell'antico
nel 16 i4j Carlomorto nel 1714)6 nel Falerii, Orleoppidodi /'V/er/i etrusco,
pian lenenovi formò magazzini, e vasta e il ìs\onitSovai\el\lonsFaliscorum, c\oè
scuderia a 3 navi. Ne! piano superiore vi de' fdlisci antichi cismini. Indi tratta nel
sono magnifiche sale, e all' altezza del q Gallese oppido Falisco, oriun-
cap. :

piano nobile collegò le due ali con mae- do dal residuato di Fescennio ossia ,

stoso portico d'ordine dorico, con grandi Gallese già Fescennia. Egli pertanto
massi di pietra calcarea: vi si ascende per sostiene. Non essendo Gallese 1' aulico
doppia scala semicircolare. Nel i655 il Falerìi, e molto meno Falisca, altri e-
duca Pietro d'Altemps vi condusse ac- spressamenle dissero la sontuosa città di
qua purissima ; e nel i836 fu restaura- i^e5t'e«nf'o,cheicivitoniicredonocon An-
to dal duca Giuseppe M." d'Altemps. La nioe l'Alberti la loro Civita Castellana^
Stalistica registra la sola chiesa parroc- come anco suppose il Nardini,e il Peraz-
chiale e calteilrale di s. Maria, 21 i ca- zi che notai lauto in quel-
suo nipote, il

se, 221 famiglie, 969 abitanti (si ritiene l'articolo che nel suo paragrafo di que-
però che il numero sia maggiore). Non sto: Fescennia est Gallese oppidum prò-
vi è più l'episcopio, avendone acquistata vinciae s. Pelri j ed il Cluverio Galle- :

la casa la prelatura Paracciani- Clarelli, siuni ex Fescennii rudetihus condilum


parlata nel suo articolo. La festa popo- credit. Dopo aver fissata l'ubicazione di
lare, eoo molto concorso de'luoghi con- Falerii etrusco in Civita Castellana, ne
viciui, si celebra l'S agosto pel protetto- più avendo luogo la Falisca,^\acc\)è Fa-
re s. Famiano ed altra in giugno, per
; lerios appellavasi la capitale, FaliscosW
la Madonna del Buon Consiglio. Si tiene restante de'popoli ad essa soggetti ; qua-
fiera per 3 giorni a'6 agosto, e per uno lifica fallace interpretazione, al Falerii
a'24 novembre. Vi è il maestro di scuo- agg^ngere altra città detta Falisca, pro-
maestre pie per le fan-
la pe'fanciulli,e le ducendo oscurità e confusione, gravi au-
ciulle. Il icrrttorio é ferace e beu colti- tori avendo dennìto essere slato Falerii
,

46 V I T V ir
l'antica capitale de Falisci j qiial posto sepolcri e cioerarii della stessa epoca. Pa-
si dovrebbe a Fescennio, traane Gallese, re che Gallese fosse già in auge nel 2«g
essendo stata città più considerevole, do- di nostra era, secondo parte d'una iscri-

po la capitale, dell'alile Falische ? Vir- zione esistente in una casa di Gallese


gilio la pose in principio dell'altre, Pli- che offre il p. Ranghiasci ; il rimanente
Ilio la considera tra le più cospicue città si legge nella Capena di Galletti a p. i8.
etrusche, Solino l'annovera fra le prime Interamente conviene l'autore, che il no-
Falische, e Dionigi la dice città eguale a me di Gallese derivi da'galii,i quali di-
Falerii etrusco. In vero, soggiunge, do- sfatti da F. Camillo riparassero in quel

po Civita Castellana, non avvi altra città luogo tra'Falisci nemici de'romaoi, poi
rispettabileda quella parte che Gallese, distrutti da Dolabella nelle vicinanze del
anco di presente; uè occorre andar men- lago Vadimone prossimo a Gallese, che
dicando rovine in prova di sua vetusta l'infatuato Mariani pose alle. Lamerelle
esistenza, mentre i ruderi, le mura, i sot- vicino a Viterbo. Egli quindi egualmen-
terranei e nascondigli che sonovi ne'coa- te ritiene, che nella decadenza di Fescen-
viciui dintorni, e nel sito detto Pomario, nia, gli stessi fescennini fabbricarono GaÌ-
non gran fatta lungi da Gallese, ne fau- lese, cui diedero tal nome ossia Castruin
no testimonianza, come della posizione. Galliensiuni, cioè terra un tempo asilo
In più tempi in que'contorni si trovaro- de'galli, che corrisponde allo stemma
il

no medaglie e una d'oro etru-


sarcofagi, municipale formato da un gallo. 1 ruderi
Fé-
sca, idoli, lapidi sepolcrali e statue. antichi attestano che fiori nelle prime e-
scennia, Fescennio, Fescenniuin fu as- poche dell'impero romano. Il popolo al
sai celebre per l'invenzione de' versi Fe- i.° sviluppo della nuova evangelica le-

scennini e di duegeneri,cioè per recitarsi gislazionej abbandonata l'idolatria, ab-


ed onore de'Numi, e per ischerzi e giuo- bracciarono la fede per opera del zelan-
chi nuziali. Altri supposero tali poesie te vescovo s. Tolomeo, cui ne fuaflìdata
chiamate sfascino quod arcere crede- l'istruzione qual vescovo della Penta poti,
retur, donde il p. Ranghiascì si avvisa es- di cui faceva parte Gallese, ma net I e
ser stato appunto quell'oppido appellato non nel III secolo per l'avvertito nel voi.
Fescenuio &à fascino. Si crede pure che LXXVIII, p. 279 e 280; correggendo
tali versi sieno come icouii diCatullo.Que- il detto nel voi. LXXI, p. ii3. Nel
sti versi poi passarono in Ilocna. Circa al- 726 circa Gallese, facendo parte del du-
l'origine di Fescennio, qual città de'Fa- cato di Roma, spontaneamente si sot<
conviene col Massa, che Aleso uni-
lisci, topose alla Sovranità della santa Se-
tamente a Falerio Argivo si desser mano de , come dissi nel suo articolo ; dalla
a edificarla, e ciò si sarà eseguito per vi- quale tosto lo sottrasse Trasimondo li

cendevoli loro cure, mentre ediHcava- duca di Spoleto, poiché essendo ne'coa-
si Falerii. L' eccidio de' Falisci, avve- del suo ducato, era divenuta tra'lun-
fìlli

nuto nel 5i2 di Roma ,


portò quasi la gobardi e romani della frontiera mate-
distruzione totale di Fescennio e di Fa- ria continua di liti e di guerre. A queste
lerii ; non pertantoDionisioassicura,che pose fine Gregorio IH ricomprando
s. ,

a'suoi tempi erano abitate , cooservan- con grosse somme


dal duca il castello di
dovisi alcune scintille della stirpe pela- Gallese, che nuovamente incorporò al
sgìca, succeduta alla sicula , con alcune ducato romano, ed alla sovranità della
loro costumanze. Intanto non lungi dalle Chiesa Romana. La quale leggo ne' di-
sue rovine andavasi edificando Gallese , plomi imperiali di Lodovico 1 il Pio del-
e nel recinto dell'abitato sono muri de' 1*817 e d'Ottone I del 962, riconosciu-
tempi della repubblica looiaua , e vari ta e confermala nei douiiuio di Castel-*
V I T V 1 T 47
hiìiì Cnllesii, Casitllum Gallisem. A- ciò, quale avea tentato impadronirsi di
il

niistasio Bibliotecario nella vita di s. Gre- Gallese. Questa città nel 1 5o2 era gover-
gorio 11 lochianiò G ailiensivw Castrum. nata da Giovanni Borgia duca di Nepi,
^ota quantunque Gallese da
il Bussi, che a lui concessa dallo zio Alessandro VI;
leRìpo immemorabile sia hlalo confede- onde i gallesini vennero obbligati da pon-
rato colla città di Viterbo, pure trovasi tificio bre\e a prestar giuramento di fé*

the ciica il ii5\ eia feudo della mede- deità nelle mani del cardinal Cesarini tu-
sima; come appari»'ce dal mandato di pro- tore del Borgia. Dipoi pervenne Gallese
cura fatto a Giovanni Cepizuccbi, per do- in signoria del cardinal Lodovico Ala-
mandare a'gallesani il tributo ch'erano drucci, quale nel 1579 lo vendè al ni-
il

ogni anno tenuti di dare; ancorché dal pote di Pio IV cardinal Marco Sittico
consiglio di Gallese fosse a (fuello rispo- Alterops, della qual nobile famiglia ri-
sto essere spirato il tempo dell'oblazione. parlai ne'vol. L, p.295,LXXVII,p. 254
Trovo nelle HJiniorie Colonneai del Cop- duca Roberto 1 d'AI-
e seg.j col titolo di
pi, quella della dominazione della poteu- temps, secondo Palmieri; cioè dopo che
te famiglia Colonna in Gallese. Bonifacio Sisto V
nel 585 eresse Gallese in ducea,
1

IX con bolla de'24 ^^g§io i4oo sotto- laquale tuttora è goduta dagli Altemps.
pose all'inteidetto ecclesiastico Gallese e Ricavo dal p. Gattico, De Jtineribus Ro-
altri luoghi appartenenti a Giovanni e manorum Ponlifictim, p. 1
79, che Paolo
^icolò Colonna signori di Palestrina, da 111 neh 533 tornando da Perugia a Ro-
lui scomunicati, proo)ulgando contro di ma, a*3 ottobre giunse a Gallese, vi per-
loto la crociata per essersi a lui ribellati nottò, e nel dì seguente passò a Nepi in
in Boma e commesse
Do- altre iniquità. cui si trattenne due giorni. — Nel suo
mata così la loro alterigia, nel i4oi si articolo riportai la serie de* vescovi. Qui
prostrarono a'piedi del Tapa, confessan- mi occorre aggiungere. Ili .° suo vescovo
do propri delitti e cbiedendo misericor-
i fu Gioviano nel 769 intervenuto al con-
dia; furonoassolti e reintegrati nello sta- cilio di Laterano, cui successe Stefano,
to primieto. Anzi ottennero in vicariato col quale l'incominciai. Con rUghelli dis-
a 3.' generazione Ga]le»e, col tributo rife- si, che a cagione delle scarse rendite del-

rito nel vol.LXXX,p.i85. Ma nel 1407, la mensa, Alessandro IV nel I252 l'unì
per nuove turbolenze di Roma, Giovan- a Civita Castellana, senza avvertire ch'e-
ni e P^^icolò tosto si unirono aT;iziosi nel- gli fu eletto nel I254) ed a quell'anno
la notte de'i
y giugno. Perònel dì seguen- regnava Innocenzo IV né manca chi ,

te gli assaltò colle milizie papali l'aolo pretenda averlo decretato Alessandro IV
Orsini, li respinse fuori le mura, e fra' a' 18 febbraio i255: certo è, the tutCa-
prigionieri caddero due Colonnesi. Que-
i volta ebbe un altro pastore che nominai.
sti per liberarsi pagarono all'Orsini una Pio IV nel 562 I ristabilì il vescovato di
somma d' 010, e gli cederouo alcuni ca- Gallese, e lo conferì al famoso Girolamo
istelli, in uno a Gallese. In seguito gli Or- Garimberti, che con r Ughelli dissi di
sin furono espulsi per le loro tirannie.
i
Siena. Ma ora leggo nelle Memorie de-
In diversi tempi gallesini si meritarono
i gli scrittori e letterati parmigiani rac-
da'Papi di|»lomi di afl'ezione e gratitudi- colte dalp. Ajfb^ t. 4» p- ' 35, nella bio-
ne, pe'tauti servigi in varie epoche pre- grafia di Girolamo Garimberti vescovo
per la loro ubbidienza alla s. Se-
stati, e di Gallese, non solo corretto l'Ughelli per
de.Tale fu quello diretto a' i4 agosto averlo reputato sanese, ma che Parma è
1434 al comune da Eugenio IV, per a- sicura d'essergli patria e d'averlo vedu-
vere i gallesini co'sulrini riportato viiio- to nascere a'6 luglio 1 5o6, com'è espres-
lia couliu i'cdU'ctto di iSiculò Fortebruc- so ueUepilallìo, che esibisce, da cui si trae
48 V I T V 1 T
esser bens"ì morto d'anni 70 nel iSyS, Tendila, ond'è divenuta mollo rara. La
tua TF kal. dee. e non come si legge nel- ragione è nota : la troppa sua mordaci-
la slessa iscrizione nell'Ughelli x kal. de- tà, lo non voglio occultare l'opinione sul-
cenibris. Conclavista il Galimberti del le sue opere dichiarata dal dottissimo p.
cardinal Truchses per 1' elezione di fio Alfò. 'i Oltre all'esser colle nello stile, e
IV, questi lo fece canonico Vaticano, e piene di amenità, ridondano di molta fi-

siccome molto l'amava, pensò a ristabi- losofia, e «li grave e sana politica". Seb-
lire in favor suo il vescovato di Gallese, bene r Ughelli scrivesse, poi seguito in
soppresso da alcuni secoli per le scarse questo dal p. Affò, nel t. io, p. i 10: Eo
rendite di quella chiesa; laonde data ese- defuncto ad Caslellanae Pa-
Civilatis
cuzione al suo pensiero nel 562, e coo- 1 slorent iterimi redire Gallesiana Eccle-
SBgratolo vescovo, gli diede il governo sia oh sui pauperietn compulsnfuit, queni
spiiiluale di quel popolo. Affinchè però usqneinodo veneraturj\o\ìo\.e\ registrare
potesse viver comodamente, né allonta- nel suo arlicolojche dopo la morie del Ga-
narsi gli convenisse da Roma, ove assai rimberti, succeduta nel 1
575, gli succes-

volentieri il vedeva, lo costituì a un tem- se il bergatnasco fr. Gabriele de Alexiio-


po vicario della basilica Lateranense; la dris dell'ordine de' predicatori , il quale
quale carica ritennelo in P>.oma sempre, perla deficienza degli scudi 3oo assegna-
giacché più lettere originali del prelato li alla mensa del cardinal Madrucci, ri-
vedute dal p. Allò, tra il detto anno e il nunziò al vescovato, e fu traslato sulfra-
1575, che fu l'ultimo di sua vita, ivi ri- ganeoa Trento. Allora il vescovato di Gal-
siedere lo di mostrano continua mente. An- lese fu nuovamente unito a quello di Ci vi-
che il Crescimbeni, Stello della ss. Chie- la Castellana. Siccome a quell'epoca era

sa Lntenmense, p. 83, riprodusse la me- signore di Gallese il cardinal Lodovico


moria sepolcraledel prelato, esistente nel- Madrucci {f'-), e già coadiutore delio

^ la nave minore meridiana, presso l'alta- zio cardinal Cristoforo Madrucci (/'•),
re di s. Ilario vescovo di Poitiers, identi- come m'istruisce il Catena, Fila di Pio
fica in tutto a quella del p. AiFò, in cui F ,p.\ 12, vescovo di Z'rf/jtolorocomuiie
pure si legge Parmensi: Episcopo Gal- patria e amtninistralore di Biessannone,
lesaiio hujus hasilicae Ficario , Vixil avendo alienato il feudo di Gallese nel
nn. Lxx. Obiit ir kal. dee. MDLXxr. Il 1 079, come di sopra notai, prese seco fr.

moderno Valentini, La patriarcale ba- Gabriele a sulfraganeoe vicario generale,


silica Lateranense, t. 2, p. 26, attesta e pare anzi certo che lo fosse pure stato
l'esistenza dell'epitalFio, e che il prelato dello zio, ritenendo però il titolo di ve-
morìa'28 novembre 1575 d'anni 70. Per scovo di Gallese! indi morì oeliSgS, ed
la sua morte, soggiunge il p. Alio, sop- il cardinal Lodovico lo seguì nella tom-
presso fu novellamente il vescovato diGal- ba nel 1600. Laonde, e per la digressio-
ed egli ebbe tomba nella sua basilica.
iese, ne che dovrò fare non sembra potersi ,

Quindi riporta l'elenco di 8 sue opere, dire assolutamente, che Gregorio XIU
compresa questa che posseggo: Laprima verso il 1576 tornò ad unire Gallese a
parie delle Pile vero falli ineniorabili Civita Castellana, ma almeno neh 579,0
d'alcuni Papi et di tulli i Cardinali pas- tutto al più alla morte del de Alexandris.
sali di Hieronimo Gariniberto vescovo Anche al presente vi sono F escovi ^ qua- i

di Gallese con privilegi. In Viuegia ap- li rinunziato il Fcscovato, ne ritengon^i

presso Gabriel Giolito de'Ferrari 1567. il titolo, sebbene il successore lo sia digium
Osserva il p. AlTò, che l'Haim nella No- risdizione. Se ciò si pratica coli' esistenti
tizia de' libri rari scrive , che non fu sì sedi vescovili governale dal proprio pa-
toslo pubblicata, che ne fu impedita la store, con più di ragione può couservarsi
j
V IT V I T 49
il d'un vescovato non più esistente,
litolo do. Trovai ne'pp. Quetif ed Echard ,Scri~
con nteiieine il semplice titolo a vita. Ma ptores ordinis Praedicatoruni, Romae
la deuominazione Ialina di Gallese, Gal- 1721, t. 2, p. 3 1 4, che Gabriele fu pe-
lensisj Gallieiisis, Gallisanc.nsis,Galle- rito nelle lingue e chiaro nell'erudizione,

sinnensis^ Galle.sinensis^ fu pielia d'in- ludalo dal Calvo tra gl'illustri bergaina»
ciampo per alcuni sciitlori confratelli del schi, per la sua esìmia pietà, prudenza,
de Alex iniliis colla deiiosuinaziont; di
,
dottiina e altre doti. Non Pio IV, come
Gallelli o Gdllelly tli Saiùegiia, Galltl- scrisse il Calvo, ma s. Pio V lo promosse
lineiisi's, GaUcllis, ed ecco il risultalo di ad infnlam G alesi nam a'26 aprile 566,
1

mie liceiclie, per escluderlo da lai sede, che il p. Fontana credette Ales, a cui fu
e confermarlo in quella di Gallese. Il p. aggiunto Uselli io Sardegna, ma crede-
Fontana, Sacruin Tliealruni- Dominica re piuttosto Frescenniam,(jHaeet Gal-
nitni, Uumae 1666, riferisce a p. igS e lesinam et oppidnni in Tuscia ad Tibe-
3 1 S.Gabriele de Alexandris di Dergaujo, rini ditionis Ponti/iciae, cujus Episco-
domenicano della provincia di Lombar- palus Civita tis Castellanac alias adie-
dia, versato nelle teologiche e filosofiche cLus ab Alexandre lU disjunctus fuil ,

discipline,dopo aver egregiamente dife- a Pio IV anno 1 562, anno lamen 569 1

so pubblicamente le tesidella / partedel- 1 in eadeni socif late redire compulsus, ut


la Soinina dis. Tommaso, tutta con gran narrai Ughellus {utW Italia sacra, t. r,
lode, onde fu laureato dottore, s. Pio V p. 596). Quindi lo dice preso a sufFraga-

a'26 aprile 566 lo fece vescovo di Gal-


1 ueo dal cardinal Madrucci, nel qual uflì*
lesiti in Sardinia sub arch. Aiborcn., ov- zio esercitò le parti tutte di diligente e

vero di Ale.s pure in Sardegna. Indi fu da- zelante pastore, e colle predicazioni ed e-
to dallo stesso Papa a sulFraganeodel car- sempio convertì più eretici. Morì nel
dinal Cristoforo Madrucci vescovo di settembre 1595, lasciando le seguenti o-
Trento. Però lo stesso p. Fontana, ne' J/o- pe-je.De Candelaruni aliarunifjue re-
nnmenla Dominicana hreviter in Syno- rum sensu cerea tium benediclionibus eie.
psitncollecta, Romaei675, ap. 52 o, dice adversus haereiicos brevis disputatio: De
il concistoro de'20 febbraio. Fr. Gio. Mi- Domini Resurrectione disputatio: S. Ma-
chele Cavalieri, Galleria de Sommi Pon- xiniis martyris et monachi, de duabiis
tefici, cardinali, palriairhi, arcii'escovi, Christi volunlatibus, et actionibus: E/ns-
vescovi dell'ordine de Predicalori, Ro- dem ad Marinum presbyteruni ,
quod
ma 1696, t. I, p. 4'7. chiama Gabriele post ResurrcclioneDei Sanctorumvolun-
figlio del celebre dottore Gabriele degli tas una futura non sii: In Clirisiophari
Alessandri che colle sue opere decorò la cardinalis iMadrucii Episcopi principes-
sua patria; e che siccome insigne e dot- (jue Tridentini ac Brixiensis funere O-
tissimo, dal convento patrio di s. Stefa- ralìo. Opere stampate a Milano nel
tutte
no, fu fatto vescovo Gallellincnse nell'iso- l588. Volli inoltre consultare il p. Mat-
la diSardegna, ed insieme sulTiaganeo del te! de'conventuali, Sardinia sacra, in E-
cardinal Madrucci, da s. Pio V a'25apri- piscopi Usellenses,a p. 272, il quale mo
Iei566. Aggiunge, che dal p. Pio, F'ita strandosi istruito delle discrep'jnze degli
degli uomini illnslri di s. Domenico, lib. scrittori domenicani, del riferito dall'U-
4, par. 2, viene dello Gallense, e dal p. ghelli e suoi continuatori, osserva che fu
Fontana , colla testimonianza degli atti Gabriele vescovo di Gallese, anche for-
concistoriali, vescovoGrt//es//ff «ve in Sar- se vivente il Galimberti, questi contento
degna ; e lo riconosce per tale anco nel- del solo titolo, ed in sua morte gli fu sur-
l'indice, sebbene avvertisse che Gallese rogato, giacché il p. Bremond, Bull. Ord.
è città di Toscana^ se uou fu vescovo sai* Praed,^ t. 5, p. 299, riporta un'epistola
VCL. cu. 4
So V IT \ I T
di Gabriele tle'3 oprile ^67, in cui aper-i ce colle, con larghe e ben lastricate vie; e
tamente s'intitola Episcopus Golltsatnis. siccome la sua ben ampia strada corrie-
Di più il p. Mal tei, in Ecclesia G alleili ra via salendo fa come un angolo o se*
ìtemis , torna a p. 9.81 a confutale the micerchio, da ciò prese il nome di Ron-

fosse vescovo di Galleily. Col p. Muttei ciglione. A quell'articolo non mi rimane


dunque si può benissimo concordare che aggiungere alcune posteriori nozioni,
quanto di sopra ho riferito col p. Aflò, altre avendone riferite in principio e aU

che Garimberli portò il titolo di vescovo trove, quanto u'numerosi opiflcii estabi-
sino al iSyS, ma di giurisdÌ7/ione lo era limenti, favoriti dall'abbondanti sue ac-
Gabriele sino dal 566. E poi non pote- 1 que, ^è manca di quelle minerali, e del-
va mai essere Gabriele vescovo delle no- le potabili assai copiose e purissime, de-
minale sedi sarde poiché di Galleily ,
rivanti dal monte Cimino e dal lago di
dopo il i486 non si conosce più vescovo, Vico. Ha pure una pineta. Registra la

e nel 1495 Alessandro VI ì'um a Caglia- Statistica dell 853, le chiese parrocchiali
ri: dipoi nel 1779 Pio VI la ristabilì e di 9. Pietro e di s. Andrea , 688 case,
unì a Nuoro, ove risiede il vescovo di io49famigIie,5iiiabitanti,de'qualÌ2 56
Galleily Nuoro. Alla sede di Uh Ili fu stanziano in campagna: 6 sono studeuti
unita quella iVAlcs verso 182, fin- il i e 4^ militari. Tutto il suo governo com-
ché Giulio 11 neli5o3 decretò la sua in- prende 12,836 individui. Vi è fiera per
corporazione a Terralba, aeque princi- 20 giorni continui, cominciando da' io
paliler, e nella serie de' vescovi non tro- agosto. Il suo ferace territorio abbonda
vasi affatto Gabriele. Ma ormai si ritorni di tulio, e di castagneti; ne accrescono
a Gallese. Finalmente ricordai nel pro- poi l'ubertosità l'acque deIRicano influen-
prio articolo il breve col qtJalePio VII te delTreia, anche pe' prati artificiali.
a'20 dicembie i8o5 ristabiPi alla colle- Poco distante da Ronciglione, per anda-
giata di Gallese l'antiro grado di catte- re a Viterbo, esiste il Lago di f^ico, det-
drale vescovile, confieriiiandone l'unione to pure Elbio, e Lago Cimino , perchè
conCi vita Castellana e Orte, e dipoi essen- alle falde di questo monte, ed è un estin-
dosi pubblicato nel Bull. Roin. coni., si to vulcano, e le sue sponde sono di tufo
può leggere nel 1. 12, p. ^01: Canonicis che solili l'azione del fuoco. Presentasi
Erclesiae ù allesii dioecesis Civilalis Ca • irregolare, bislungo, della circonferenza
sttllaiiae concedi fitr usiis insigniuni ad di 5 miglia o 8,800 metri, e vi si fa con-
I 1

instar Capitali, et Caiionìcoruni Eccle- tinua pesca. Il Ricano, ossia il Rio Vi-
siae Cathedralis Civilalis Caslellanae, caiio, gli serve d'emissario. Narra Degli

citni titillo Cathedra lì ta ti s prò eoruni Ellelti che signori dell'Anguillaia verso
i

Ecclesiae. Prima le dignità e i canonici la metà del secolo XVII provarono di

usavano l'insegna corale dell'almuzia, e rendere navigabile la Treia di Civita Ca-


d'allora in poi assunseio la cappa magna stellana, ch'esce dui lago di Vico o Cimi-
nell'inverno, la cotta e il rocchetto nel- no, per avere affermato Strabone ch'era
l'altre stagioni. Indi il vescovo s'intitolò stala navigabile. Presso il lago fu l'an-
di Civita Castellana, Orte e Gallese, e tichissima città di Succinio o Succiiiiiwn
pel i." mg.*^ Lorenzo de Dominicis. o Sub-Ciniiniiini. Si può vedere Orioli, I

Governo di Rondglione. Giornale Jrcadico,!L.ì iS, p.i35. Visi


Eonciglione. Città e comune della dio- vede la chiesetta di s. Lucia, e il diruto
cesi diSutri, con residenza, talvoltadel ve- castello di Fico. Innanzi vi è il monte
scovo, e del governatore.L'dislan tei 4 ni i- Foiano, Ialinamente Flavium, tulio co-
glia da Viterbo, situala all' estremila de' perto d'alberi, e alle falde la chiesetta di

iuoQllCiii]ÌDÌ,parteiupiauo eparte in dol- s. Maria. Al tìue del lago, verso Viterbo»


VIT VIT 5t
al di là della vede monte Ve-
sponda, si gialo dalla popolazione. Ivi a'5 settem-
nete in uui vi si specchia, ed è lulto il la- bre, reduce da Viterbo, si recò ad incon-
go altornialu da belli prati, uno de'quali trarlo e o.sse>|uiarlo il cardinal Roberti
coiue penisola ititeroiisi uell' acque. -^^ presidente di Roma e Comarca, colle sue
Vuule d Sarzana, die il castello e il lago congregazione governativa e commissio-
abbia preso il nome f^ìco, dai Ficod'EL ne provinciale, e nel felicitarlo gli pre-
hio die giace rovinato ivi appresso ; alla sentò una medaglia commemorativa del-
Marta essendo il lago.
sinistra del fìiiaie ravvenìmentOjdi grande dimensione,tan-
Trovo aeìBull. Rom., 1. p. 36o,la bolla 1 ,
lo in oro, che argento e in bronzo. Pub-
di s. Leone IX del 1049 Privilegiuni li- : blicò poi il n.° 2 12 del Giornale di Ro'
btrlalis Ecclesiae cujusdani in T^ico , ma, l'esultanza di Uouciglione ,
per es-
qui dic'Uur Filla ad Jliiviiùn Blesain, sersi degnatoli Papa di sceglierla a luogo
Il castello di Vico, narra il Bussi, era sog- di stazione, prima di fare il solenne in-
getto a'viterbesi, ed i suoi consoli l'iufeu- gresso nellacitlà regina. Giunta SuaSaa-
durono 388, con Velralla, alla famo-
nel 1 titù, col nobile suo seguito, alla porta di
sa famiglia de Vico, Prefelli di Roma Roncig'ione, la trovò adornata ad arco
(^'.), per cui dovrò in più luoghi ripar- di trionfo, ed ove erano eHìgiati i fasti più
larne. In diversi tempi alla medesima a- gloriosi del suo ponlidcato; ivi ricevè dal
veanoi viterbesi infeudato nel 1254 ^i' : magistrato municipale colla presentazio-
spampani ; nel 1262 il castello di s. Gio- ne delle chiavi, gli omaggii di divozione
venale^ il quale con altri castelli era stato e sudditanza. Recatasi quindi al palaz-
donato a Viterbo da Federico I nel 69 i 1 zo municipale venne accolta dal cardmal
con Luni, Monte Monistero, ed altri, l'ul» Roberti, da mg.' Roccaserra delegato a-
timo de'quali nelii4i già era stato do- postolico, dal magistrato e governatore
nalo dal conte Farulfo al comune di Vi- locale. Salita negli appartamenti, dopo
terbo; nel 1 338 Sipicciano; e dipoi nel breve riposo dcgnossi ammettere alla sua
1434 Vallerano. Se non che alla fami- presenza mg.' Severa vescovo di Terni
glia Farulfa nel 1242 erano slati infeu- e mg.' Signani vescovo diocesano di Su-
dati Monte Monistero, Barbarano, Aite- tri e Nepi, il clero secolare e regolare, il

Io, s. Giovenale e s. Angelo. Tutto ap- governatore della città ed i suoi funzio-
prendo dal Bussi. Il p. Casimiro dice die nari ; oltre numerose magistrature e de-
culla distruzione del castello di
Vico s'in- putazioni de'luoghi d'intorno, molti di-
grandì quello di Caprarola, e con essa stinti signori e signore, premurosi tutti
il cardinal Vitelleschi nel i44o lo vendè di umiliarle la loro venerazione. Dopo es-
al famigerato Everso 11 Orsini conte del- sersi compiaciuto gradire la refezione
l' A ngujjlara, ed a' suoi figli ribelli tolse apprestatagli dal municipio, il Papa si
io stalo Paolo II. — Del resto di Rotici- mostrò alla moltitudine riboccante nella
glione, nel suo articolo, oltre l'averla de- piazza e nelle spaziose vie che vi fanno
scritta capitale della contea del suo no- capo, ricevuto co'più sinceri segni di ri-
me, e dello che
55 j da Pao-
istituito nel i spetto, e colle grida della più ossequiosa
lo III per la sua famiglia Farnese il du- allegrezza, a compartirne l'apostolica be-
cato di Castro riparlalo nel paragrafo nedizione mentre 3 concerti musi-
; nel
Acquapendenle, ad esso fu incorporala, cali facevano echeggiar 1' aria di melo-
ritornando nel diretto dominio della s. diose armonie. E poco dopo fra gli evvi-
Sede nel 1649, notai pure quanto fu o- va e gli augurii de'divoti suoi sudditi, ri-
uorala nel passaggio o soggiorno de'Pa- prese il viaggio per restituirsi a Roma.
pi in telaggio. In
questo poi feci menzione Caprarola. Comune della diocesi di
di quello di Papa Più IXQeli857,fesleg- Civita CastellaDa, eoa vice-governo, col
é

52 VIT VIT
territorio in piano e colle. Situata alla* celebri fabbricheda lui innalzate , sog»
metà circa tiella montagna per andare giunge non esser paragunabili al magni-
verso Viterbo, trovasi n destra della stra- fico palazzo in Caprarola, cb'è senza al-
da corriera la chiesina di s. Rocco, colla con dubbio l'opera più grande e più bei-
caserma di gendarmeria, e la via che gli la di si egregio artista. Ài cardinal Ales-
è dappresso conduce al paese, già de- Sandro F^rzr/ie.ye (f''.), nipote di Paolo llf,
scritto al suo articolo, a cui per unifor- venne voglia di scegliere un sito solitario
nnità di questo sono necessarie diverse lungi da lloma verso Viterbo, in un ter-
aggiunte. Giace il territorio in piano e reno montuoso e ingratissimo. L'edifìzio
in colle, luogocontenendo molli e belli
il sta sulla schiena d'una collina circonda-

fabbricati ricinti di mura, e sembra una ta di scogli, e in una specie di gola for-
ciltadelln, distante 8 miglia da Civita Ca- ma un anfiteatro aggradevole, che sipre-
stellana, più di 3 da Ronciglione, eie da senta felicemente a chi arriva, e da dove
Viterbo, io aria salubre. Dice il Palmie- si scuopre una vista che incanta (d ma-
ri, consiste il bel paese in un borgo al- gico orizzonte presenta il Lazio, Roma,
cuQ poco discosceso, ma retto, che in- la provincia di Campagna, la Sabina,
comincia dal superbo palazzo Farnesia- l'Umbria e i confini del regno di ^'apoli).
no, e termina fin dopo la porta di s. Mar- Molti cortili, ne'quali sono distribuite a
co, ove pure prosiegue un borgo, essen- sinistra e a destra le scuderie e le ctici-

do in tal guisa Caprarola lunga più. di ne, precedono il palazzo, ch'è situato nel
mezzo miglio. Poi vi sono altre vie late- luogo più eminetite. La sua forma pcnta-
rali e contrade, alcune pure scoscese, e goiia fiancheggiata da 5 bastioni imita
varie chiamate co' nomi di Corsica, Ba- una fortezza, e questo misto d'architet-
slìa e altri.lMa ciò che rendecelebreque- tura militare e civile dà un' aria di gran-
st'anlico castello etrusco, situato in ec- diosità singolare. Il dettaglio della deco-
celiente orizzonte, sul decliviod'un colle razione è in tutte le regole della buona
alia falda del Cimino, è il vasto palazzo architettura, e la dislribuzionedeila pian-
elle sorge a levante in capo del caseggia- ta è delle meglio eseguite e delle più re-
to. Questo prodigio dell'arte architetto- goiai i, Oltre una gran loggia, ed una sca-
nica, già lo descrissi in uno a* suoi illu- la ingegnosa, che occupano un de'lati del
stratori nel suoarticolo, a' quali aggiun- poligono,vi sono ad ogni piano 4 grandi

gerò i seguenti, prima meglio dichiaran- appartamenti completi, che restan liberi
do l'opera del Sebastiani : Descrizione e per mezzo di portici circolari, che regna-
re /rtzio/ie /Vtór/'cfl </c/rtoiiZ/;Ji imo e rcrtZ no intorno ad un cortile rotondo, eh'
palazzo di Caprarolay^omai'j^ìyVaro. nel centro dell'edifizio. Benché questa fab-
Giacomo Pinarolo, Trattato delle cose brica non sia d'una grande estensione, le

più memorabili di Roma, aggiuntevi le parli sonoben gruppale, che rinchiu-


spìegazioni del palazzo di Caprarola, de gran numero di appartamenti e di co-


Roma 172 !.///«/ 5^ri/<7f^t jP^r/iej/rt/u" co- modilà. Alla saviezza dell' architettura
lorili nel real palazzo di Caprarola ,
corrisponde la bellezza delle pitture in-
disegnali e incisi in rame da Gaspare gegnosaoienle immaginate e sparse per
Prenner, unitamente alle pitture in esso tutte le camere. AnnibaI Caro uno de' ,

eseguite da' Zuccari,piante,sezioni e prO' più beili spiriti di quel tempo, dÌ4«sse i

spettì^Kooìa\ 748. E
reperibile in quella pennelli degli eccellenti Zuccari (Taddeo
Calcografìa. Il severo e perito Milizia, e suo fratello ed allievo Federico, eccel-
le vile depili celebri architetti, in quel- lenii frescanti. 11 p. Casimiro vi aggiun-

ta di Giacomo Barozzi da Vignola, mor- gè un 3.° fialello, Ottaviano, coloriti tut-


to nei 1573, dopo aver nomiuale varie li e tre nella sala della ùq' Fatti Farne'
V I T VIT 53
siani, in alto di sostener le aste d'un bai- chiamato la For-
diforlezza, e perciò era
«Niellino. Mentre Antonio Tempesta che tezza dì Caprarola, e da altri per la sua
dipinse ad arabeschi la scala regia a lu- ampiezza Palazzo di Caprarola. In for-
maca senz'anima, che conduceal 3." pia- ma pentagona, lacui altezza cassai gran-
no nobile, di 4o pahni di diametro, so- de, si compone di più ordini, e, tranne

stenuta da 3o colonne di peperino de- l'inferiore dorico, tulio circondato di co-

corate di capitelli, espresse sé stesso in lonne. Cinque sono i lati del palazzo e
abile femminile fuggente a cavallo). Nel- 5 gli ordini delle scale , e benché al di

la gran sala sono rappresentale le azioni fuori sia di 5 angoli, ed il cortile e le log-

più risplendenti degl'illustri Farnesi. La gie sieno circolari, pure le stanze riesco-
maggior parte delle camere hanno loro i no tutte'quadrate con bellissima propor-
nomi, alcune son dedicale al sonno, al si- zione, ninna particella poi restando ozio-
lenzio, alla solitudine, ed altre alle virlù, sa. Le stanze dell'appartamento d'inver-
alle stagioni, che vi sono rappresentale no guardano il mezzodì e l'occaso del so-
co'loro attributi. Le prospeltire son tul- le. Gli appartamenti estivi guardano dal

tedipinte dal Vignola stesso, il quale riu' settentrione al nascer del sole. Portento
sciva in questo genere di pittura, e confes- d'arte è la scala a lumaca, mollo gran-
sava che la scienza della prospettiva gli a- de girando su colonne d'ordine dorico
,

vea aperto l'ingegno per l'arte di fabbrica- con balaustre, parapetto e cornice sino
re.! 1 Vasari molto parlò di questo palazzo; alla sommità, e par falla di getto. Rile-

il Liberati l'encomiò con versi toscani e va le pitture più singolari esprimenti fa-
con altri latini descrisse Caprarola, come vole mitologiche, statue, geni nudi e al-
pur fece Lorenzo Gambara bresciano. Il tri simulacri, grotteschi, i xii Cesari, i ri-

contemporaneo Monaldeschi ne' Coni' , tratti d'Enrico II re di Francia e di Fi-


mentarihìsiorici, celebrò il palazzoe roc- lippo II re di Spagna. Le vittorie ripor-
ca del castello di Caprarola, di tanta ma- tale in Toscana da Pietro Farnese gene-
gnificenza e grandezza, da potersi anno- rale di s. Chiesa nel I ioo;la liberazione di
verare tra le cose notabili d' Italia e di Bologna di Pietro iVicolò Farnese; la di-

fuori, non solo per la fabbrica, ma anco sfatta de* pisani di Pietro Farnese capi-
per le pitture e ornamenti descritti ia tano de'fìoreulini, che gli eresserouna
versi dal nobile poeta Gambara, mante- statua di bronzo. L'operato in Germania
nuto nella splèndida corte del cardinal nella legazione dal cardinal Farnese; Pao-
Farnese. Molti altri versi, sul luogo, fu- lo III checongiunge matrimonio Mar-
in
rono composti da Bartolomeo Marinori gherita d'Austria, naturale di Carlo V,

piacenliiio, olFtendo quelli sulla sala di- col suo nipote OUa-vio Farnese, e Diana
pinta dell' Arme motte casate nubili,
di naturale d'Enrico Il,coirallro nipote O-
congiunte ne' vari tempi in parentado razio. I giardini amenissìmi, magnifica-
colla Farnese. Molti personaggi sin d'al- mente situati, col famoso fonte detto del
lora*allesla Monaldeschi, allungavano il Pastore, olire altri dove l'acque mae-
viaggio per recarsi a Caprarola, restando strevolmente scaturiscono. Grande la va-
meravigliati della bellezza e magnificen- rietà de'fiori, deliziosi viali, belli bo-i i

za del palazzo e sue appartenenze. Il Ve- schetti e altre infinite cose leggiadre. Per
nuti, nella Rointi moderna, descrisse nel- tutto questo sentenziò Carlo V, in ono-
lametà del secolo passato la Prilla e il re del cardinale: ColUgiuni Cardinaliuni
Palazzo di Caprarola. Egli dice. Il ma- si ex talìbus f^iris conslat, profecto Se-
gnanimo cardinal Farnese, fatta spianare nattis similis nusqnain gentium reperie-
con gran falipa e spesa una vasta rupe, tur. Questo complesso di magnificenze,
.
vi fabbricò il palazzo, e lo munì a guisa colle altre de' Farnesi, ereditarono i re
,

si V T I V IT
delle due Sicilie (^.), di cuisono pro- cesse Leone XII, vi aggiunse una bene-
prietari. L' odierno cav. Palmieri Dolifi- fica largizione per la rinnovazione delle
c«. Vigiiola compi il palazzo nel iS'ìg, suppellettili sagre alla confraternita del

che d'ordine del cardinal Farnese avea ss. Sagramento cui spetta di fornirne la
éominciato nel 1.^4? Sangallo. E' allo chiesa, e ciò ottenne a intercessione del
da terrai 54 P'tIitiì- Si ascende mercè cor- protettore del sodalizio cardinal Pedici-
donataa padiglionein ottangolo,clie met- ni. Laonde nella vigilia del s. Natale 1 828
te al ripiano largo 21 palmi e mezzo, e si potè restituire il tempio al divin cul-

per la quale si ascende per altra scala to. Vi è pure l'arciconfraternita di s. Car-
doppia ovale a cordonata larga palmi 2 i lo detta de'Flagelli o Disciplina, che ha
al ripiano largo palmi 160 e lungo 275, in cura il ricco spedale di s. Gio. Evan-
passando da questa ali." piano sotterra- gelista. Nel suo oratorio vi sono 4 iscri-

neo ingresso delle carrozze. Altra scala zioni che offre Marocco, Monumenti
il

scoperta è larga palmi 16 a due branche, dello Stato Pontificio, 1. 4) p- ' o e seg., 1
'

e mette al ponte levatoio che introduce oltre altra antica delia gente Flavia (la
al piano semi-nobile. Il palazzo ha 5 pia- quale stava nella suburbana villa de'
ni, e si dice il più artificioso degli esi- marchesi Riario, un miglio distante, poi
stenti.Il vuoto sotterraneo portico è sca- acquistata da'Pierantonii. Sulla facciata
vato nel duro masso, ed una sola colon- del casino è l'iscrizione recitata pure dal
na tufacea sembra sorreggere tutta la va- Morocco, trovata nel campo, ove si legge:
sta mole. Oltre la scala regia, ve ne sono liane Turrim et pagine una F. ^cta a
altre a chiocciola, e una da capo a fondo mil'niae Capraconim Jeni Doni. Leonis^
del palazzo. Annessa a questo vi è la vil- Quar PP. ego Jgathoni). Dalle prime *i
la con giardini, e bosco di castagne, ma celebrano: il concittadino servo di Dio
oggi tutto in deperimento. La ^illa ven- Sebastiani, di cui più sotto, che nel i65l
ne formala nel Sgo dal cardinal Odoar-
1 SS, ÌIiirf/yruniHyacinli,Juliani, Pontia-
do Farnese, pronipote del cardinal A- ni et P'ictoriae luiic a r chi. "io da litio cor'
lessandro. Tuttora Caprarola è visitata poribus traditis templi principis sub ara
di frequenleda'forastieri eruditi, per am- max. Il cardinal Benedetto Pamphilj.che
mirare lo stupendo e celebre palazzo e le nel 1 700 Montempietalis et deposi lo rum
sue cospicue pitture. Le chiese sono bel- archisodalitatis aeribu<! propria ope a'
le e dignitose. La parrocchiale di s. Mi- d/ecta in hoc D. Joannis Xenodochio
chele Arcangelo, è vasta e con bell'orga- constitueritMaximo Capracorensiuni
no. Narra Degli Elfetli, che nel 1671 per bono patrono opti me. merito. Pio VI e
divozione d'Angelo Scotti arciprete del- Pio VII benefattori del sodalizio e del-
la collegiata maggiore di s. Michele Ar- l'ospedale, ed il cardinal Stefano Borgia
cangelo, fu introdotta in Caprarola la fe- protettore d'ambedue, il quale in dinìci-

sta di 6. Nonnoso, ili. ° settembre sua vi- ìissimi tempi ottenne da que'Papi, da Pio
gilia, con proprio aliare e quadro bene- VI quinta Xenodochii vectig. pars subji-
detto, coll'autoritàdel vescovo Altini. Ri- quodcensus tahulis Pii VII
ceretur Inni
porta il D. 29 del Diario di Roma del cleinentia retrnctis leviora in posteruni
1824, che nella sera de'5 genuaioi8i7 tributa penderet. Inoltre in Caprarola vi
essendosi sventuratamenteincendiata l'in- sono 3 claustri. Le monache de'ss. Ago-
signe collegiata, co'sagri arredi di cui ab- stino e Rocco, del cui monastero è pro-
bondava. Fio VII uditone l'infortunio, tettore il cardinal Costantino Patrizi. Nar-
ordinò benignamente che l'erario ponti- ra il p. Casimiro. Nel principiodella lun-
ficio somministrasse 6,000 scudi pel re- ga e sp»ziosa via, rimpetto al suddescrii-
slauro della tuedesimajedappena gli suc- lo palazzo, 1' ospedale avendo compralo
V I T V IT 55
il palazzo di Marcello GlivrarJi per 1810 donato aeli5i4 al capitolo Lateranense
ftCU(.Ìi, vi f.ibbricò la chiesa e inonaslera da [Nicola Mustobuono e Marco Grossi
ili s. Rocco, in cui a'i4 tUcembre 161 1 diCaprarola. Il benefico cardinal Alessau-
furono inlrotlolte dal ve>iCovo diocesano dro acciò questo popolo fosse assistito
,

mg/ rnbiani agostiniano, le religiose di da maggior numero di religiosi, nel 1570


s. Agostino, cioè suor Bernardina Casot- promosse la fabbrica del nuovo conven-
ti priora e suor Serafina Aucellotti vica- to, ed ingiunse al comune di sommini-
ria, con 3 zitelle tratte dal luonastero de' strare sul luogo ì materiali: altri bene-
«8. Quattro Coronati di Roma, per vivere fattori vi contribuirono, e 100 scudi die'
sotto la regola di dello santo, oltre 5 fan- l'ospedale di s. Giovanni. Nel 1 582 ridot-
ciulle di Caprarola. Tutte queste religio ta a buon termine la fabbrica, i priori di
se le mantenne l'ospedale con annui scu- Caprarola a'24 settembre consegnarono
di 200, (incile il monastero venne prov- il convento e l'uso perpetuo della chiesa

veduto con suillcìenti rendite. Non mol> al superiore de' frati fr. Sebastiano Do-
lo lontano dal monastero, ma fuori della menico de Caschi, salvo il consenso del
terra sur un poggio, racconta il p. Casi- capitolo Lateranense e laad corrisposta
miro, nel 1623 fu edificata da'Farnesi la esio, che pritna corrispondeva il comu-
bella chiesa di 8. Maria e ili s. Silvestro ne, cioè il censo d'annue 2 libbre di pepe
con l'annesso bel convento pe'frati car- per l'Assunta, e il quindennio, per aver
melitani scalzi, i quali v'insegnavano la permesso fabbricare sul suo fondo la chie-
fìlosoGa. Nella chiesa furono collocali tre sa. Tutto approvò Gregorio XIII col bre-

eccellenti quadri esprimenti, s. Antonio, ve /n superc-niin<'nli,iìtì\ i ."dycembve, che


di Paolo Veronese; 8. Sdvestro, di Guido esibisce il p. Casimiro. Però la chiesa ven-
Reni; s. Teresa, di Giovanni Lanfranchi. ne poi distrutta e incorporata al conven-
1 religiosi tuttora vi dimorano, e il Ma- to. Avea un solo altare, consagrato nel
rocco Hileruia altrettanto sull'esistenza I 565 dal vescovo diocesano Peruschi, ia
de' quadri, denominando la chiesa anco onore della Natività della B. Vergine, e
di s. Teresa, qual fondatrice de' frati, e Gregorio XIII nel 1578 l'avea arricchito
riporta 5 iscrizioni sepolcrali che sono in d'indulgenza plenaria per la festa della
essa ; fra le quali quella dei restauratore ss. Annunziala. L'odierna fu cominciata

Gio. Ballista Restiluti di Caprarola arci- e finita nel secolo XVII colle pie oblazio-
prete di Angelo, e quella de' coniugi
s. ni de'Farnesi e de'più ricchi caprarolesi.
Uoschetti-Pelli, benefaltori del convento Funua una nave capace di molto popolo,
che lasciarono erede. Di più il p. Casimi- coperta da soUìlto lavoralo , con 8 cap-
ro traila nel cap. 6: Della chiesa e con- pelle laterali ornate di stucchi dorati e di
vento di s. Maria della Consolazione in varie buone pitture. L'altare maggiore di
Caprarola ,
già ricordalo nell'articolo. legno dorato edificato da'Farnesi, dicesi
Comincia dal dire. Innanzi che in questa disegno del Vignola (forse tra'Iasciati, per-
terra' fossero introdotte le agostiniane e chè era morto, come già notai), e nel mez-
icarmelitani, gli aveano preceduti frali i zo si venera una piccola immagine della
minori osservanti, cioè nel pontidcato di Madonna di somma divozione popolare,
6. Pio V , io vigore del suo beneplacito per la sua prodigiosa invenzione io un fos-
dato vivae vocis oraculo al cardinal A- so di Mazzocchio nella viadiCarbognano,
lessandro Farnese di sopra lodato, e lo- narra'^a dal p. Casimiro, il quale descrive
ro fu commessa la cura della chiesuola le cappelle e il copioso novero delie ss. Re-
di s. Maria della Consolazione, posta al- liquie che si venerano nel detto aitare, e
lora fuori della porta Romana, e fabbri* riporta 7 iscrizioni sepolcrali,e quella del*
cala dalla comunità nel 1 526, in uu silo raulicu porta del convento, dei religioso
m V 1 T V I T
Casilii eccellente predicatore, che peli." lane, siccome tìuttile, oleosa e ETssaì ma*
introdusse l'oigano nella custodire di Ge- neggevole.»!! territorio assai ferace, ab-
rusalemme nel 6 1 1 5, con istupore de'tur- bonda di tulh), ha copiosi pascoli e mol-
La biblioteca
chi. la fondò il ca[)rarnlese ti castagneti, producendo in abbondan-
Giuseppe Petti uditore del cardinal (]a- za grano, granturco, olio, vino e ghian-
prara. Vi sono le maestre pie che fanno de, come alfermano Cilindri e Palmie-
scuola alle t'*inciidle, e scuola hanno pu- ri. — Col Torrigio, nel suo articolo, dissi

re maschi. Caprarola vanta diversi il-


i Caprarola paliimonio ereditato da Adria-
luslri. Ricorderò soltanto: Francesco I\e- no l,il qiKile lo lasciò alla s. Sede per so-
stituto abbate benedettino di s. Matteo stentamento de'poveri, e poi s. Leone IX
d'Imola, erudito e integerrimo. France- lo die'al capitolo Vaticano. Ma quel dot-
sco Restituto eruditissimo. Il ven. fr. Giu- to sembra che la confondesse con Capra-
seppe ili s. Maria de Sebastiani (il cui pa- coro, seguilo da altri e dal Palmieri. In-
dre era oriundo di Macerala, come atte- fatti il p. Casimiro. Questa terra
osserva
sta mg.' Muzi, fl/enìorie ecclesiastiche di fu così chiamata dalla Capra Aaialtea,
Città di Castello, t. 3, p. i r i), carmeli- che quivi volgarmente si crede allattasse
tano scalzo, da Alessandro VII inviato Giove bacnbino: finzione milologicopoe-
delegalo apostolico a'ia Serra del Mala- tica. E" molto verosimile, che abbia sor-

bar, e tornalo in Roma fallo consagrare tilo la denominazione dalle capre, che in

neli65g in quel modo singolare riferito cjuesto silo in grande numero pasturava-
nel voi. XCV, p. 3i8, vescovo di Gera- no, siccotne tuttora fanno; di che il me-
poli in parlibns. Spedito nuovamente al- desimo comune somministra forte con-
la Serra, con facoltà di consagrar nuovi gettura collo stemma formato da due
,

vescovi all'occorrenza, indi restituitosi in Capre in piedi, l'una rivolta contro del-
Roma, vennedesiinato commissario apo- l'altra; le quali co'piedi dinanzi or strin-
stolico nell'Arcipelago. Quanto operò in gono un Giglio, or una Rovere, per de-
vantaggio delie due chiese l'espose in due notare i diversi baroni che la dominaro-

opere: Le spedizioni all' Indie Orienta- no, Ond' è die Caprarola non dee con-
li: riaggi all'arcipelago. Clemente IX fondersi col castello di Capracoro, come
lo fece vescovo di Risignano, chiesa go- fecero Torrigio , l'iazza e Leopoldo Se-
vernata santamente, e rinunzìata a Cle- bastiani. Imperocché Caprarola est Op-
mente X dovette accettar quella di Città piduni sitimi in regione Falerinriim,in
di Castello nel 1 667. Scrisse allora; Il Fi- saxosi Collis parie, ntque in allissiniis
/oZe/e ossia l'amante della morte: Decon- rupiiini appendicibns condilttin, a Loca
solalioneadEpiscopos, ove cWmoiìia che Fica no Ncpesiaa duo inillia
, cii'itale

il vescovato è un vero martirio. Nel 1


68y da Caoipagnanoi 7 e
pa<;stiitnì distaus, e

si predisse la morte 6 mesi avanti, e si 37 da Roma. Laddove Ca[)racoro era si-


verificò nel dì di s. Teresa in buon odo- tuato nel territorio di /'c/o, ed era lon-
re di santità. A sua intercessione Dio o- tano da Roma 5 miglia, come notarono
I

però vari prodigi. Si ha dalia Stalislica A uastasio Bibliolecnno nella vita d'Adria-
aver Caprarola 698 case, 883 famiglie, no I, e in (piella d'Adriano IV Cencio
4^30 abitanti, fra'quali 8 militari. L'a- Cameraiio.Già Degli Ed'etli, col Nardini,
gricoltura, la pastorizia, la musica vi so- avea corretto l'errore del Mazzocchi e al-
no molto coltivate. Marocco lodagli abi- tri, dichinrando Capracoro non esser Ca-

tanti cortesi e ospitali, e che la ragguar* prarola. Adriano 1 nell'agro romano fon-
devote terra meriterebbe il grado di cit- dò 4 donioculle o villaggi, ed ultra do-
tà: gli fdccio eco. Nelle vicinanze trovasi moc/i//ri e colonia slabili nel territorioVc-
dcH'argilla alta a costruire belle porcet- ieule^ a'confini del Nepesiuo, nel luogo
VIT VIT 5j
detto Capra«oro, co* molti terreni eredi- era supremo comandante, con l'autorità
tati da' suoi maggiori e altri die acqui- d'Eugenio IV, Caprarola fu venduta col
stò. Ne ragionai in più luoghi, come nel Vico al famoso Everso conte
castello di
voi. XCIX, p. 241. I caprai dunque, ri- dell'Anguillara, per 7370 fiorini d'oro,
piglia il p. Casimiro, colle loro rozze abi- rilasciandogliene però 3865 qual erede
tazioni diedero principio a questa terra, della nobile Maria, figlia d' Orso conte
la quale dipoi colla rovina de'paesi vici- d'Anguillara ed erede di Pietro de Vico.
ni molto si accrebbe; e massimamente Questo nuovo acquisto del conte Ever-
colla distruzione di Vico, Casale, e Ca« so II fu l'origine di varie discordie, non
samala distante circa 1 miglia da Capra- meno che dopo morto. E pri-
in sua vita
rola, benché soggetta alla diocesi di Su- mieramente, in una tregua del 1457 fra
tri, indi rovinata dal cardinal Vitelleschi, il conte, e gli altri Orsini cardinal Lati-
utcredUuradcomplacentiamE\'ersiAn- no, Giovanni arcivescovo di Trani, Na«
guìllarme coniitis. Casamala era un ca* pollone e Roberto, venne dichiarato che
stello nel 1254 soggetto a'viterbesi, se- la terra di Caprarola, e quelle di s. Pu-
condo il Bussi; però il Borgia, Memorie. pa (castrilo già AeW Ospedale di s. Sp.'~

di Benevento, t. 3, p. 363, non solo la rito di Roma), e della Rota (annesso di


dice della Sede, ma che nel i i56 A-
s. Tolfa) , non parva praestabant impedi-
driano IV avea dato il castello di Casa menta ad discordias coatinuandas. la
Mala in pegno per 3o marche d' argen- secondo luogo, Sicuranza e Menelao, fi-
to. Ora le case fabbricatesi da'caprai e da- gli di Jacopo ultimo Prefetto de Vico,

gli stranieri ritiratisi nel luogo, come in vantando pretensioni su Caprarola nel
sicuro asilo, furono piantate vicino al fos- i456, non senza sospetto d'intelligenzfi
so dicontro a Roociglione, come si vede; co'caprarolani, la tolsero ad Everso II, il
e SI queste e l'altre situate dalla parte op- quale perciò altamente sdegnato, non al-
posta, e sparse sulla schiena del monte, tro allora potendo fare spogliò tutti i
,

componevano già la terra di Caprarola, terrazzani di Caprarola di tutti i beni mo-


la quale sembra al p. Casimiro forse tro- bili e immobili, eh' eglino possedevano
l'arsi lai.* volta accennata nella deposi- ne' territorii de'castelli di Vico, Casale e
zione d' Alvaro Gondisalvo canonico di Casa Mala. Il perchè Papa Calisto IN,
Cordova: ipse exinens Roniaeaudìvi pai- prevedendo le funeste conseguenze che
sari canipanain Capitola, quando Do- potevano partorire le dissensioni tra (jue-
minus Comezius Albornoxi senator exi- ste due potenti famiglie, anziché aggiudi-
vitcani exercila anno 1 354 contra Gri- care Caprarola all'una o all'altra, dicliia-
perolani, et cantra Civitateni Petereni rò esser quella un'appartenenza della pre-
(ma tanto nel Vitale, quanto nel Pom- fctliu-a di Roma, secondo il determinato
pi!) Olivieri, tal senatore è registrato al- da'suoi predecessori; per cui nel i 4i>7 •'»•

l'anno 1377). Nel 1370 passò nel dominio vendo eletto Prefetto di Roma [f^.) Pie-
degli Orsini conti d'Anguillara, essendo tro Lodovico Borgia suo nipote, a'3 i lu-
stata permutata con TrevignanoYnon mi glio 1 458 gli concesse m P'icariatum ter-
pare che il Bondi nelle Memorie snir o- ras castra Caprarolae, Civitas Fe-
et
rigine di Trevignano, ne faccia parola). . tulae, Montagnola^, F'etrallae, Carbo~
Dopo queslotempo.acagione delle guer- gnani, Rispampani , Orclae, Tulpkae
re civili, e delle pretensioni che ciascun Novae, JulianclU, Monlis Romani, l'a-
tiranno vantava su di essa, fu sottoposta lerani, et alia quae ad ofjìciiun Prae-
a diversi signori, finché nel r44o dal car- fectnrae Almae Urbis olini spectabant.
dinal Vitelleschi, bisognoso di denaro pel Altrettanto leg^o nel Borgia , con altre
mantenimento dell'esercilopapale, dicui estese concessioni, parlate a'Ioro luoghi.
5S V I T V I T
Ma fosse la molle del Papa, avvenuta a* la Rovere, poi duca d' Urbino, il quale
6 del susseguente agosto, o la contuma- a'
19 gennaio i5o4 la vendè, colla tenuta
GÌa de' figli del Prefetto de Vico, è cer- di Casa Mala e il castello di Vico, al car-

to che questa disposizione non ebbe aN dinal Farnese, eh» più tardi fu Paolo ili.
cun effetto; e Sicura nza ritenne Capraro- Trovo nel Gallico, De lùneribui Roma-
la fino al i464i "^1 ^'^*'l tempo essendo noriiin Ponlifìcitni, che Giulio II nel 5o5 1

mancato il conte Everso Diofebo e


II, a'i 5settembre da Sor\dLno,eq uitavit Ca-
Francesco suoi figli, non potendo più tol- prarolain.ubiinvenitcardinales s. Geor-
lerare la pretesa ingiuria recata loro da gii (Gìo. Autooio Sangiorgio), et Bono-
Sicuranza, s'impadronirono colla forza nienseniyidestJoanneni Siephanum Fer-
dell'armi, contro la parola data a Paolo ver iuni. Dies jovis 8 1 Papa equilavit ad
m^f'.), di Caprarola, rendendo a'terraz- Ecclesiatn s. Mariae de Quereli. Il car-
zani quanto da Everso 11 era stato loro dinale Farnese l'S luglio i52i, ottenne
tolto, eziandìo i frutti, i quali furono tro- da Leone X, che Caprarola fosse conces-
vati presso il fìittore del conte loro pa- sa in Ficariatuni a'suoi Pier Luigi figlio
dre. Fu però tale aggressione di sommo e Ranuccio nipote, loro eredi e successori
dispiacere a Paolo II, e per vendicar l'in- in perpetuo, con l'annuo censo di 4 lib-
giuria fatta n lui pubblicamente, nella vi- bre di cera nella festa de'ss. Pietro e Pao-
Pietro e Paolo deli 465, do-
gilia de'ss. lo. E stata certamente gloria singolare di
po aver pontificalo il vespero solenne, li Caprarola, dichiara il p. Casimiro, Tesse-
scomunicòquali contumaci e ribelli. Quin- re signoreggiata da' Farnesi, come cantò
di fece avanzare verso Caprarola alcune il Liberati co' versi che produce. Ma noa
sue truppe, e con tutta facilità se ne im- minore fu l'utde che da loro ne riportò,
padronì a'5 luglio, non meno di tutte poiché la nobil famiglia avendo speri-
l'altre terre che signoreggiavano, sebbe- mentata la bontà dell'aria, la fertilità del
nesìtuateinbnone posizioni, e alcune ine- territorio, la squisitezza del vino e delle
spugnabili, né fosse loro mancalo viveri, frutta, e l'abbondanza dell'altre cose ne-
armi e uomini, e tultociò nello spazio di cessarie al vivere, pensò, per dir così, di
circa 1 giorni. Diofebo a gran peua si
1 nuovamente rifabbricarla, ornandola di
salvò con 4 cavalli e 24.000 ducali; ma sontuosi edìfizi, di vago giardino, d'ame-
il figlio, il fratello e tutta la famìglia ri- na villa, di delizioso parco e d'altre fab-
masero prigioni. Poteva il Papa trattarli briche; per cagione delle quali dopo quel
severamente, per la loro fellonia e orgo- tempo gli abitanti chiamarono la loro pa-
glio, ma ricordandosi esser più padre che tria Caprarola Nuova, per distinguerla

sovrano, lì fece trattar bene in Castel s. prima


dalle poche e rozze case, le quali
Angelo, da dove li liberò Sisto IV, che gli del dominioFarnesianocomponevanoCa-
successe a'g agosto i47 '• Si può vedere prarola vecchia, la quale tuttavia si ri-
il Cohellio, Nolitia Cardiaci lalus, p.i44 conosce dall'abitazioni, che riguardano il
e 1 45. Ritornala Caprarola sotto l'imme- fosso di contro alla città di Ronciglione.
diata sovranità della s. Sede, il Papa In- Istituito Paolo III nel 1537 il ducato di
nocenzo Vili neli4B4 la concesse a vita Castro, vi unì la contea di Ronciglione e
Giovan-
col palazzo baronale, al cardinal Caprarola, investendone Pier Luigi Far-
ni A^ Aragona i^F.) figlio diFerdinando nese e suoi discendenti, onorandola ripe-
I re di Napoli, cui aggiunse Ponte Cor- tutamente di sua presenza. Fra'tanti per-
vo, infeudazionì che cessarono colla sol- sonaggi e principi che la visitarono, ri-

lecita sua morte, avvenuta a' 17 ottobre corderò il Carlo Borromeo,


cardinal s.

1485. Giulio il donò Caprarola colle sue Gregorio XIII nel 1 578,6 poscia Cleraeu-
dipendenze al nipote Francesco i\J.' I dei- le Vili nel 1597. La camera apostolica
VIT VIT 59
nel 1649 ricuperò lo stalo Fai neiitno, e è ^era per 3 giorni, ed altra di 8 comin-
Cnprarola ancora, notando il p. Aitnibali ciando a'y agosto. Ubertoso n' è il terri-
nelle Notizie storiche della casa Farne- torio, e principalmente produce, oltre ì

se , eccettualo il magnifico palazzo col pascoli, grano, castagne, ghiande, ed ot-

giardino annesso, anzi si proibì nel con- timo vino, che si conserva in fresche grot-

tratto di vendita dello stato infeudato, te dentro e fuori il paese. —


Carbogna-
di potersi mai vendere, permutare, alie- no, Corvignanunt, Carbonianum, fu si-
nai-f, impegnare in qualunque modo, o gnoreggiato da diversi baroni. Nel seco-
aftlttare neppure per poco tempo. Quin- lo XV siccome anticamente appartenen-
di pervenne coli' eredità Farnesiana, la te alla giurisdizione del Prefetto di Ro-
yHla o Orti Fnniesiani {/"" .) di Roma, ma (^.), Calisto avendone conferita
III

il sontuoso Palazzo farnese (f'' .) dì quel- la dignità al nipote Pietro Lodovico Bor-
la dominante, ed il Palazzo Farnesina gia, a lui nel 1458 lo concesse in vicaria-
(/'.) nella stessa, il quale era de'Farnesi to; ma morto Papa dopo 6 giorni non
il

duchi di Lalera, a're delle due Sicilie, ebbeeiTelto. Era allora dominato da Dio-
discendenti della regina di Spagna lili- febo e Francesco Orsini, figli del fan»o«o
sabetta, l'ultima de'Farnesi, che tuttora Everso II conte (lell'Anguillara. Ribella-
ne sono proprietari. Il ca v. Sabalucci, nel- tisi ambedue a Paolo II, ne furono spo-
la Narrazione del viaggio di Gregorio gliati dalle milizie pontifìcie, e con sen-
Xf^I nel 184I) rimarca che a'5 ottobre tenza di scomunica. Indi l'Hcquisiò 1'
O-
quel Papa nel recarsi dal territorio di Ca- spedole di s. Spirilo di Roma. Nel 1 SSy
nepina a Ronciglione, caprarolesi ne i fe- formatosi da Paiolo III pe' suoi parenti
steggiarono il passaggio, sur un tratto Farnesi lo Stato di Castro, vi unì la con-
delia via spettante al loro territorio, col* tea di Ronciglione e Carbognano, come
l'erezione d' un arco trionfale, e con di- attesta Degli Effetti , e rilevai nel voi.
mostrazioni di gioia e di ossequio, corri- XV, p. y2. Tuttavolta Carbognano pas-
sposti da paterne benedizioni. sò poi nel domìnio de'Colonnesi. Narrai
Carbognano. Comune della diocesi di nel voi. XIV,
p. 293 e 297, che Fran-
Civita Castellana, con territorio in piano cesco Colonna principe di Palestrina, es-
e colle, con mediocri fabbricati e palazzo sendo oppresso di debiti, nel 63o vendè 1

baronale del principe Sciarra-Co/o«//a- a CarloBarberini fratello d'f/r^a/jo^///


Barberini. Giace in un colle abbondan- (A^.)ia città di Palestrina,col titolo princi-
ted'acqua, un miglio e mezzo circa a gre- pesco. A Francesco restaronoCarbogna no,
co lontano da Caprarola, 8 a ponente di Bassanello e altri feudi. Ma siccome ri-
Civita Castellana, e 3 a levante da Ron- maneva senza il titolo di principe, cosi
ciglione, in clima temperato e aria salu- il Papa elevò a principato Carbognano,
bre. Ha la chiesa parrocchiale e collegia- e tuttora Io godono principi Sciarra-Go-i

ta di s. Pietro. Notò il Novae», descriven- lonna- Barberini, dimoranti in Roma nel


do la canonizzazione di s. Filippo ^eri Palazzo Sciar ra-Colonna[y.\ de'qua-
nel 1622, che la i.* chiesa in onore di li riparlai nel voi. LXXVI,p. 25, descri-
quel santo fu eretta in Carbognano, da vendo il principato di Roviano, ed altro-
Orazio Giustiniani, poi cardinale, stato ve. E siccome il detto palazzo a mezzo
già prete dell'ora torio,congrega£ione fon- d'un arco si congiunge ad altro de' me-
data da quel gran servodi Dio, come dis- desimi principi, l'arco e l'ingresso della
si nella biografìa del cardinale. Registra via Mulatte viene denominato 1' Arco
la Statistica 349case,359 famiglie, 740 1 de Carbognani, dal titolo principesco di
abitanti, de'quali 54 stanziano in campa- Carbognano, come notai meglio a suo
gna. A' 36 maggio, festa di ». Filippo, vi luo^o. Un. 16 dd Giornale di Roma
6o V I T V I T
«leii86f nnrra l'nmltice perversità de' expcnùx Card'n. liecranalensis Tlieror
componenti le bande de'così delti volon- nynii Bassi de Ri^-ere. Facto prandio,
tari Cacciatori del Tevere, che ruilil;i- Papa e/fnitavit Snrianuni. Nel viaggio
no sotto il sedicente colonnello Masi. Al- dello slessoGiuli<»ll a Bologna nel
1 5o6,

l'imbrunir del i3 gennaio sulla piazza da Civita Castellana si portò ad p'-an-


del comune di Carbognano si presentò dkini in Fabrica. Die doniniea 3o aU'
una masnada di tali bande, i cui indivi- gusti cani adirne nos esset niiasa nu-
dui arnutli, fra grida e imprecazioni cor- dità, et colatione farla, diseessi'ìins an-
sero qua e là il paese, gittando nello spa- te luce cnni Itiminc liiiiae .... Àppnli-
vento i pacifici abitatori del luogo, e col- tnns ad Castruni Fabricae, uhi lune de-
tellando un cittadino benché riparatosi gcbat Card. Reccanatensls ( Girolamo
in chiesa. Ecco un altro episodio delle Basso della Rovere di Savona, nipote di
loro disumane crudeltà commesse in Or- Sisto IV e cugino di Giulio II, vescovo
vieto e in altri paesi. La Bihliografja del' di Recanali e di Sxh'xn^), qui onines nos

lo Sialo Pontificio dice che di Carbo- excepit non niinitf copione, quani dili-
gnano ne scrisse : Fioravanle Martinelli, tiose. Adfiiernnl cani Ponlifice Cardi-
Carbognano illuUrato, Roma 6g4- Ed 1 nales l^'^I,el ipse Rt'ccanatensii in loco
avverte, doversi il libro al Macchioni, ultimo . . . Rustici claves obtiderunt: Ad
perchè lo sottrasse dal pericolo di per- Ecclcsiani non itwn fuil. Eadein die
dersi : sua èia prefazione, e la giunta al hora circa icf, ex Fabricae rece.<isiinus,
cap. 7, Si può vedere il paragrafo frigna- ei>itala via Canapina, at male propter
nello, per le dimostrazioni fatte da' prin- moiitcm continue ascendimui, et inde
cipi a Benedetto XIII. </esce^KZ///i//,v, transilòa Viterbo. Convieo
Fabrica o Fabbrica. Comune della dire che il luogo fosse delizioso, e che il

diocesi di Civita Castellana, con territo- cardinal Della Rovere lo frequentasse e vi


rio in piano, è un paese di piacevoli fab- sog.;iorii isse, poiché narrai nella sua bio-
bricati, in temperato clima e buon'aria. giiiliii, che mori in Fabrica nel i5o7, e
La chiesa parrocchiale di s. Silvestro I trasferito in Roma in s. Maria del l'opnlo,
Papa, è collegiata, secondo il Calindri. Giulio 1 un superbo moniiivieri-
1 gli eresse
Vi era il convento degli agostiniani, sop- to,ove si dice Amili no suo B. iM.pos. Col
presso da'francesi nel 18 io. La Statisti- Ciacconio, Fitae S. R. E. Cardinnliiim,
ca registra 3g5 case, 4^ ' famiglie, ySS i t. 3, p. 6 j, qui stabilisco il giorno del
abit.iiiti, de'qiiali stanziano in campagna suo decesso. E vita, niigravit iti Oppido
24- " cardinal Antonio Tosti è protetto- Fabricae die prima septenibris i5oj,
re del comune. A' 20 giugno principia corpus in Urbe translalum. Quindi er-
]a fiera, e si protrae per 8 giorni. Fera- rò lo Sperandio, Sabina saera, p. 236,
ce di tutto è il suo territorio, i cui più nel dirlo morto in Roma, Imparo dal
abbondanti prodotti sono grano, vino, Bussi, che Giulio II a' 16 settembre Sog i

olio, ghiande e fieno. Questo castello — pernottò in Fabrica, e nella seguente


nel secolo XV apparteneva all' ospedale mattina, dopo udita la messa, parti per
di s. Spìrito in Sassia di Roma, come la Quercia. Che l'aria fosse eccellente e
notai nel voi. XV, p. 71. Si trae dal piacevole il soggiorno, q' è prova idte-
Gatlico, Z?e Iliaeribns Romanornin Pon- riore l'essersi poclii anni dopo recalo ia
ti/icum, cUe recandosi Giulio il nel set- Fabrica il cardinal Gio. Battista Palla-
tembre i5o5 a Civita Castellana e altri vicino diGenova, per ristabilirsi in sa-
luoghi, recessit de Cintale Castellana, lute, ma morì d' anni 44* ^'''^ ''
ivi

et cani eo omnes sex Cardinales. Equi- Ciacconio: Erumpentc rursus morbi vio-
tavit Fubricam , ubi fedi prandiuni lentai die i3 augusti, sequenti nocle
V l T V IT 61
! frtMwo 1 5^4 '' ^'"''' lii'iiidnìs excessit. td loro paragrafi; Anguillara, Bracciano,
anche il mki oailuvere, trasferito a Roiua, coir annesso Pisciarelli, Trevìgnano, di
ebl)e onorevole tomba in s. Maria dei cui nel voi. LYl il, p. 116, 118, 121;
P«>|)olo. Avea fatto testamento a' 22 lu- Canale, già Monterano , coli' annesso

glio, il) cui al suo titolo di s. Apollina- IMonle Virginio, de'quali nel voi. LVIII,
re, ni (|ualeavea comincialo a costrui- p. I
34, 25 1 e 252. h' Album di Roma
re il puhizzo, lasciò fondi per I' erezione nel 237 ci die'il disegno inciso:
l. 17, p.
d' un heiiericialo prete e 4 canonicati ; L' Eremo sul Monte Firginio presso
qnoiiini pracsciitalionein ad liacicdes Oriolo. Quindi soggiunse L'articolo in :

mios, inslilutionein ad Cnrdutalein s. un prossimo numero. Non mi riuscì tro-


yll>olliiiaris tiliilum prò leniport liabtn- varlo, se pure non si volle alludere a
lem pcrliiiere vinndavit. Quos cerlis quanto dicesi nel conlesto di altro arti-
dicbus prò aeterna snae aitimac salute colo, di cui farò parola nel paragrafo di
. sarra opcrari, offici a q ne icclrsiantica Oriolo. La diocesi di Sutri ha 3 vicarie
'
pera^tre volnit, quibus rtddiUts sulri- foranee, 1 8 parrocchie, 17,080 diocesa-
naruf/i, qua ipse palalio s. j4polliiiaris ni. Un'avvertenza, ^el citato voi, LVllI,
conliguas rxtruxrral, assignavil. Paolo p. 118 e 121, descrivendo la Comarca
IH nel 1537 formando lo Stato di Ca- di Roma, governo di Brac-
riportai il

stro pe' suoi discendenti Fainesi, vi uni ciano, che si compone ancora delle co-
la contea di Uonciglioue, compresa Fa- muni di Trevignano e di Oriolo. Per
brica, che smembrò da s. Spirilo, come una svista ommisi Oriolo, e siccome fa-
con Degli Effetti riportai nel cititto voi. ceva parte del governo di Sutri, vi sup-
a p. 72. Infeudazione cessata nel 1649^ plirò in fine del suo governo. Questa se-
onde Fabrica litornò all' immediato do- vi ana disposizione pubblicò il Giornale

minio della s. Sede. jNel paragrafo Vi- di Roma del 1 85 1 col n. 54, ne'seguenii
^nantUo, narrando l'accesso nel lyaS termini. » Per benigna concessione della
di Benedetto XIII, dissi pure del suo pas- Santità di N. S. Papa Pio IX nel giorno
saggio per Fabrica. 27 gennaio comuni di Oriolo e di 7Ve-
i

Governo di Sulri. vigiiano vennero appodiati al governo di


Sulri (Sutrin. ). Ciiià vescovile, con Bracciano, Comarca di Uoma, JN'on sarà
resilienza del vescovo e del governatore. giammai cancellata la gioia universale,
Il vescovato è unito a (|iiello di Nepi, con cui la città di JBracciano a'2 del suc-
riparlato in quel paragrafo, dovendosi te- cessivo febbraio, giorno dedicalo alla
ner presente l'avvertenza importante ri- Purificazione di Maria ss., festeggiò sì pro-
ferita nel voi. LXXVIII,
280. Laon- p. ficua sovrana munificenza ". Nel citato
de al proprio articolo altro non ho da voi. LVIII, p, 120, feci cenno degli u-
aggiungere che il riferito dalla Slalìsli- tilissimi bugni di T'icarello, i quali me-
ca pubblicala posteriormente nel iSSy. ritano qui altre parole, perchè Trevi-
Nella città ha le chiese pan occhiali, del- guano e Bracciano appartennero alla pro-
la cattedrale basilica di Maria Assun-
s. vincia. In riva all' atuenissimo lago di
ta, e l'altra di s. Sdveslro. Conta 367 Bracciano, e poche ore distante da Ilo-
case, 438 famiglie, iggS abitanti, tra' ma, vi sono i bagni di Vicarellu, ovvero
quali 45 stanziano in campagna. Tra* le ÀC(jUe /4'polllnari, lawlo celebri pres-
primi sono compresi i3 studenti e 9 mi- so gli etruschi ed i romani. La freschez-
litari. Tulio il suo governo contiene za e salubrità dell'aria e la comodità del-
7039 individui. La diocesi comprende l'ampio edificio, fornito d'ogni suppel-
Capra nica, Honc.'glioite, / ico, D assono lettile all'uopo, rispondono alla fama
di Sutrif che hanno in quest'articolo i dellasingciaie tilìcacia delie acque /^//o/-
6a V I T V I T
linari, che le osservazioni chimiche le glioni e lecondo il Passeri, cliiamòad or^
hanno dichiarale acidule saline e di 4^ Darlo i pittori più insigni del tempo suO||

gradi di leaipeiatura.IVe ragionò il Dac- eh e quanto dire il fìore delta scuola ho


cineir opera De Thtnnìs, e nel i843 lognese, e fra le altre opere ivi si ammi-
uè fece l'analisi il prof. Bailucci. Da ul- ra un camerino dipinto dal Domenichi-
timo ne pubblicò dotta dissertazione il no'.egii nel mezzo della volta effigiò Dia'
d/ Masi, nella quale accenna le viilù te- na sulle nuvole; e da una parte la favola
rapeutiche e le svariate malattie guarite d'Ifigenia (intenderà dire di quella for-
colle bibite, colle docciature e i bagni mata col fatto della figlia di Jefte, nar;
di queste acque termali. Riescono diu- rato dalla sacra Scrittura), e dall' altr
retiche e purgative, e quindi anche utili quella di Alteooe (che i poeti fìnsero la-

negt' infarcimenti addominali, ed alfe* cerato da' suoi cani da caccia, per ave)
Kioni che da essi derivano. All' esterno, mirato Diana net bagno, o come al«

sia in bagno, che in doccia, giovano nel- tri dicono, per aver sposato Semele a<

l'afTezioni cutanee, più negli erpeti, e so- mante di Giove). Il Giornale di Ronu
prattutto ne'cionici reumatismi. De'ba- del 1854 ripetutamente annunciò, cO'
gni n' è direttore Edoar<lo Freylag. Si me a p. 348 e 690. Vendita voloutarii
può vedere ì\ Giorno le di Roma òti\ i858, dell'ex feudo baronale di Bussano pres»
al n. 463. Ricavo dal diarista Cecconi, Sutri, con titolo di principato, distanl
che Innocenzo XIII nell'estate faceva uso da Roma circa miglia 32, apparteueuU
de' bagni di Vicarello, coU'acqua che si alla primogenitura e (ìdecommissu Giù
trasportava in Roma. I bagni di Vica- stiniani. Essendo stati olferti sc.i20,00Q
rello, l'antico Ficus Anreliiis, sono di- compresi rispettivi diritti e ragioni, i
i

stanti da Trevignano 2 miglia e 6 da marchese Leonardo Benedetto Giustìnia


Bracciano, e vi si giunge per la via ro- ni, a vantaggio della primogenitura

tabile che volta alla stazione di Sette sua famiglia, invitò su tale somma la vi

Vene. gesima e poi la sesta, a ciò autorizzato d|


Bassnno di Sntri. Comune della dio- pontificio rescritto de' 18 dicembre i85r
cesi di Sulri, situata porzione io piano, indi si feudo è composto d'ui
dice: L'ex
porzione in monte, con sullìcieuti fabbri- territorio di circa rubbie romane i38(
cali, d' un mìglio circa di circuito, cinti Di magnifico palazzo nobile di architela
di mura, con borghi. Il clima è tempe- tura del celebre Vìgnola, le di cui sale
rato, dominandovi la tramontana e lo nobili furono dipinte da superbi affreschi
scirocco. Àbbotida di limpide e leggere de' valentissimi pitturi Donienichino, Al-
acque, come il suo territorio. Il magnifì- bano Giija di Bassano, Zuccari e altri.
co palazzo già de' principi Giusliniani, Di un' imponente e bellissima villa, con
oggi del principe Odescalchi, colla no- parco annesso, dei quantitativo in tutta

bile villa, sono degni di gian città. Rife- rubbìa 3o, entro la quale altro palazzo
risce il JNibby, Analisi de dintorni di nobile. Villa e palazzo parimenti di ar-
Roma, t. 3, p.i44- ^^ villa Giustiniani, chitettura e disegno del lodato Vignola.
e l'annesso palazzo, o casino della villa Di grandiosi granari, rimesse e stalle, con
come dicesi, furono costruiti dal Vigno- tuttocìò che può essere necessario ad una
la : l'ampiezza de'viali , e la vetustà delle nobile scuderia. Di molte case ed altre :

elei e degli abeti che vestono questa villa fabbriche, di censi e canoni sì a contanti 1

uè (anno delizioso il soggiorno. La villa che a grano, ed il tutto esistente dentro 1

si congiunge a mezzo d' un ponte al pa- Bassauo stesso. Noti fico poi lo stesso Gior^-
lazzo, opera sontuosa del marchese Viu- naie de' 8 ottobre 1 854. Bassano, gras-
1

c«nzuGiublmiani,il quale, secondo il Ba- sa tetra, ha uu grandioso palazzo in cut


VIT VIT 63
si ammirano molli dipinti usciti cla'das- tura del monte che sovrasta l'antica sta-

sici pennelli del Domenichino, dell' Al- zione del Ficus Matrinii{\\ p. Ranghia-
baui e de'Zuccati : accunto al quale sor- sci-Brancaleooi diceche la stazione della
ge un grandioso giardino ftiUo con dise- via Cassia, la quale trovasi immediata-
gno del Vignola. Ora questo magnifico mente dopo Sutrium, andando verso Fi*
luogo appartiene all'eccellentissimo priu- renze, nomata Ficus Matrinii, oggi cor-
cipe d. Livio Odescalclii, duca del Sir- risponde al casale delle Capannaccie, già
mio {f.) e di Bracciano, il quale nel tenuta di Famiano si scende Nardiui):
passato settembre andò a visitarlo per la ad un magnifico ponte
circa al 3.° miglio
I.' volta assieme alla propria consorte d. moderno, edificato sul rivo che prende il
Sofìa, ed a'suoi figli d. Daldassare e d. La* nome dalla vicina terra di Bassano, e la-
dislao,riscuotendouna festiva accoglienza sciando a destra il convento de'cappucci-
da quella popolazione. Scrisse ilCalindri, ni, si entra in Bassano, il quale nel fib-

e ripetè il Palmieri, die il bel palazzo bricato presenta il carattere di Sutri


1' eressero gli Anguillara, indi accresciu- (F.). Essa pure direbbesi d'antica data
to, e nei 1607 abbellito con distinte pit- d'origine, poiché sui ciglio delle rupi os-
ture dell' Albani e dei Domenichino. La servansi vestigia di mura di grandi pie-
villa essere superba, con grandi vialidi ver- tre quadrate sotto le costruzioni poste-
Kura.I medesimi scrittori asseriscono, che riori. Dice il Rondi, Saggio storico del-
Innocenzo X nel 1646 eresse iu Bassaiio l'antichissima città di Sutri, che Bas-
una specie di collegiata, nella chiesa par- sano si vuole fabbricato da'sutrinì, ed
rocchiale di s. Maria Assunta ; e v'istituì è certo che gli fu concesso il territorio
una fiera per allora franca, che comincia il da Sutri. Se dunque il paese è antico, se
I."novembre e prosiegue per altri i o gior- alcuni vogliono col Palmieri che sia il

ni. Altre fiere si tengono il i.° di maggio Castrum Amerinum, che li Cluverio po-
e il I 2 di agosto. Registra la Statistica se a Bassano in Tcverina, non pare do-

347 case, 38o famiglie, 1787 ubitauti, versi ritardare l'edificazione da'sutrinì
tra 'quali 87 dimorano alla campagna. 11 circa il I 175 sotto Alessandro HI, ovve-
territorio è ubei toso^ e fornisce a dovi- ro al dir d'altri nel pontificato d'Adria-
zia ogni genere, precipuamente vino, o- no IV nei i 157, perchè vi teune abboc-
lio, grauo, legumi, lino, oltre i pascoli. camento con Federico I imper-atore ; opi-
Contiene pure gran copia di castagneti nione esibita dal Calindri. Fu signoreg-
selvatici, di Cerri, di miniere di zolfo. In- giata da diversi baroni, e quindi dagli
ultre il Calindri crede trovarsi nel ter- Orsini. ^arra Degli ElFetti, che contro gli
ritorio le vestigia del Foro Claudio, af- Orsini avendo mossa guerra Alessandra
fermandolo pure il Palmieri; e soggiun- VI, nel 1492 o meglio nel 149^, prese
ge che ivi si rinvenne un piedistallo an- loro Bassano, Sutri, l'Isola e altri luoghi.
tico di marmo con 1' iscrizione: T. Ho- Gli Orsini licuperarouo poi Bassano, iti-

stiliits. L. D. Manius. Au. M. f. S. I. di lo venderono a' Giustiiiiaui. Avendo


— Dice il Nibby. Uoà via mena da Su- il principe di Bassano d. Audrea Giusti-

tri a Bassano, che a differenza di altre niani sposatola figlia di PamphilioP^f/i-


terre dello stesso nome, suol dirsi Bas' philj e di d. Olimpia Maidalchìni, il car-
sano di Sulrij e prima si traversa la val- dinale Pamphilj zio della sposa, divenuto
le del Promonte, e poscia entrasi in una 1 nnocenzoX, secondo i sunnominati scrit-

strada ameuissuoa tagliata nel tufo, che tori nel 1646 onorò di sua presenza Bas-
scavalca la lacinia fra questo livo e la sano, e fece le narrate concessioni, auno
valle delle Molle: dopo 2 miglia, passa- iu cui non sono d'accordo, perchè più
te le mole, auavalcasi un'altra frastaglia* tardi laaoceDzo X venne nella provincia.
6'f VIT V 1 T
come dichiarai nel paragrafo». Martino. r indole alcalescente e putrido-fermea
Kel y I 7 e nel 1 72 i vi andò pure a vil-
I tante dell' eccedente bile che manifesta
leggiare nel palazzo e ^illa Giustiniani, vasi in quelle febbri. Lo confermò poi i

Giacomo 111 re callolico d'Inghilterra, questo suo pensiero l'autorità d'accredi-


residente in Roma. L' Effemeridi Ielle- tati maestri nell' arte, e principalmente
rane (Il Roma del 1787, danno contez- quella del celebre HofTmann, che molle
za della Memoria medico-pratica- eco- febbri ostinate e anco recidive,perchèlè

nomico-politica di Felice M." Doiiarel- troppo frettolosamente soppresse, no


li dottore in filosofia e medicina, ed ac- solo terzane, ma pure quartane, attesi
cademico Georgico- Tarquiniense, sulla
cura della popolazione di Bassano pres-
d' aver felicemente curato
l'acidule; quella del d.' Thierry, la qua-
coli' uso del
i
so a Sulri da' primi di maggio a tutto le assicura d'essere state debellate dalla
ottobre del 1786, Ronciglione 1787. E" sua acidula di Capranica molte febbri
una difesa del metodo dall'autore tenuto intermittenli,che a veano deluso l'elFicacia
nella cura delle febbri intermittenti che dello specifico peruviano ; e fìnalmenK
«fllisserola popolazione dìBassanodiSutri le portentose cure delle medesime febbri,
da'primi di maggioa tull'otlobre 1786; che coir acqua acidula de' Pisciarelii, sì
sottomettendola all'oculato e dotto medi- naturale e sì artificiale, meglio assai del
co pontifìcio mg.' Saliceti. Egli comincia la peruviana corteccia, aveano operato
dal dare una succinta idea della terra di il i\J Lettieri in Napoli e il d.' Orlandi
Cassano, che non può essere più deliziosa, io Roma. Prescritta dunque dal d.*^ Do'
dell'aria, dell' acqua e de' suoi prodotti; narelli l'acidula, con debito metodo
uon nienodegli abitanti, lutticomunemea- compì felicemente 56 non facili cure
le atletici, laboriosi, disvegliato ingegno,e Tuttavolta, a dispetto di tanta evidenza,
che d'ordinario giungono sino alla più vi fu chi di notte devastò la sorgentej
canuta età. Quindi non ostante tulli que- per non essersi prima mai usata quali
sti favorevoli dati, la sregolatezza e l'in- antifebbrile, e per attribuirsi ad essa U
curia degli uomini, e le smodate fatiche, morte di 4 persone. Il d.*^ Donarelii, ci(]
da un canto, e l'inclemenza delle stagioni impugnando, a bene pubblico, invoca
dairaltro,ponnodareoriginea molti mor- l'autorità dell'archiatro, pel ristabilimea
bi; e tributati poi elogiai principe Giu- todel devastato fonte, la cui salubrità ed
stiniani signore del luogo, per la pater- eflìcacia chiaramente dimostra colla ra^
na cura da lui sempre presa d'allontana- gione e 1' esperienza.
re le cause morbìfìche tanto fisiche che Capranica di Sutri. Comune dell

morali, passa il d.' Donarelii al princi- diocesi di Sulri, con territorio in colle
pale assunto della sua Memoria, cioè al- piano, paese di molti tubbricati e alcuni
la descrizione delle dette malattie. Per di buona architettura. E distante 2 mi
1' avversione degl' infermi alla polvere gliada Sutri, 3 da Bassano di Sulri,
delle china-china, o impolenti a com- da Ronciglione, 8 da Nepi e 33 da Ro
prarla, piuttosto che vederli perire, il d.' ma. Giace sur un piano monte alla fai
Donarelii sostituì ad essa 1' uso d'un'ac- da del Cimino, ed ha una bella e colti-
qua acidula nascente lungo il fosso delle vata pianura a ponente. Il suo intero
IVIole di Bassano, e da lui creduta ido- perimetro è metri iSgG; buona ha ì

nea all' uopo, niente meno e fors* anco strada di mezzo, le altre essendo erte,
più della china-china. Lo portò primìe- la porta maggiore è posta sul tufo. L' a
lamente a così pensare la natura di quel- ria vi è pura, il clima piuttosto tempe
1' acqua limpida cristallina e pregna d'a- rato, dominandovi a preferenza la Irq,

cido aereo, pei ciò opportuna u vincere uiuntuua. Lo scirocco è riparato da ui


V 1 T V I T 65
bosco, (listante loo passi dal paese. Go- e con maggior pompa 1*8 di dello mese

de ncqua copiosa e ottima. Ila due chiese per la Natività della B. Vergine, per l'il-

pariocchialij'iiisignecollegiatadi s. Gio- luminazione serale di tutto il paese, la


Tarmi Apostolo ed Evangelista, e quella quale si protrae fino alla Madonna del
di s. Mfliia. Si distingue la i.' anco per Piano e alla bella facciata del suo tem-
la gian(Ie7za e n)aestìi dell'edifizio a vol- pio. Non vi mancano sodalizi. Sì dotano
ta reale, con beli' organo del Moretliui 3 zitelle povere ogni anno, una dalla
di Perugia. Si compone il capitolo del- collegiata, l'altra dalla confraternita del
Kosario, 3.^^ dalla confraternita del-
l'arciprete edi i8 canouici^coll'insegna ss. la

corale della mozzetta paonazza. L' alta- la ss. Annunziata e del Carmine. I pove-
re maggiore ha per quadro s. Giovanni ri hanno l'ospedale di s. Sebastiano. E*
che scrive l' Apocalisse, ben dipinto nel sistepure il monte frumentario istituito
1 83o dal ca V. Pozzi. Nel i
." altare a cor- nel 1641 pe' bisognosi di Capranica da
mi Epislolae si venera la miracolosa Ma- Mattia INardioi, appartenente alla fami-
donnaj che la tradizione dice avere aper- glia ragguardevole del luogo. Vi sodo

to gli occhi a'i8 luglio 1796. Appartie- scuole pe' maschi e per le fanciulle, noa
ne alla famiglia Pelrucci. E vi è un bel- che scuole notturne pe' poveri artigiani
lissimo Crocefisso di legno di grandezza e contadini.La Statistica registra SaS
naturale. La chiesa di s. Maria è antica, case, 559 famiglie, 24 '^ abitanti, de'
ed ha T organo. La chiesa de' ss. Loren- quali 84 stanziano nella campagna. Tra'
zo e Francesco, unita convento de'mi-
al suoi illustri ricorderò il celebre antiqua-
nori conventuali, è a tutta volta con due rio Famiano Nardi ni autore di pregiate

navi, dice il Palmieri, con organo: nel opere: come, Roma antica: L' antico
coro, dietro l' altare maggiore, si vede il f^eio. Nicolò Nardi ni autore del Discor-
magnifico deposito marmoreo de'fratel- so sulla cattedrale vescovile di Tolo- s.

li Francesco e JNicola Orsini, conti del- meo in Nepi. Filippo Petrucci eletto ge-
l'Anguiilara e baroni di Capranica, mor- nerale de' barnabiti nel l'ji'J, morto in
ti il i.^nel i4o6, l'altro nel i4o8. Le patria nel i 728, ed altri di sua famiglia.
loro due statue al naturale sono giacenti Il territorio produce il bisognevole, ia
lungo r urna, ed eleganti appariscono i abbondanza ottimo vino, che si traspor-
fregi del monumento. Marocco ne offre
Il ta a Roma e in Maremma, in copia i ce-
r iscrizione sepolcrale, insieme ad altri 5 reali, frutta e discreta quantità d' olio,
epitaflì appartenenti ad altri defunti. Ad oltre i pascoli. Avendo molte macchie,
un 4-" di miglio dal paese,a capo della pas- parecchi s' industriano nel commercio
seggiala fiancheggiala da olmi, trovasi delle dogarelle, che si spediscono nella
l'elegante e maestosa chiesa della Madon- Spagna, e nello stesso stato pontifìcio,
na del PianOj dal Marocco celebrata ar- colle filagne, tavole, passoni, travi. Con-
chitettata da Vignola, con belli affreschi tinue sono in Capranica, riferisce il Pal-
creduti de' Zuccari. Dalle due iscrizioni mieri, leguarigioni degli ostruzionari e di
sepolcrali, prodotte dal Marocco, si rica- altri mali, per le celebri acque acidule
va, che il sollitlo lo fece la casa Forlani, ferruginose che Irovansi a ponente lungi
e che ornòil tempio Ignazio Petrucci pro- 200 passi dal paese, ove ne sgorgano 2
tonotario apostolico, che per 29 anni fu fontane copiose e perenni : di esse trat-
arciprete della patria collegiata. Propin- tarono il Baccì, Bernardo Odeschi famo-
quo alla chiesa vi è il convento de'n)ino- so medico capranicense, il Folchi nella
ri osservanti irlandesi. Due sono le feste Materia Medica^ ed il celebre Thierry,
popolari: nel i.° settembre pe' patrono ricordato nel paragrafo Bussano di Su-
s. Terenziauo vescovo e martire, l'altra tri, coir opera Des tanx minerales:

voL. cu. 5
66 VI T V I T
de la ville de Capranica^ Rome 1766. Viae Cassìae sibi resiitutae - Publico
Ne ragionò pure diffusamente il d.'Wicola ancia cursu - Benefaclori - Anno sai.
Coltanì. E il Marocco esibisce breve aiia- MDCLI.
Jisi. - — Preleniie Caliruiri, che Capranica Viano. Comune della diocesi di Vi-
sia stata colonia di Oceano germano di terbo, con territorio in piano e in colle,
Teti ; però avverte, ciò sussistendo, van- con mediocri fabbricati, chiusi da mura,
terebbe un' origine antichissima. Quan- come dice il Calindri. INarra il Palmieri,
do la stoVia si mescola colla mitologia, dividersi il paese in antico e in moder-
Don presenta certezza. Certo, non succes- no Viano. Il .° giace nella gola di si-
I

se a Capracoro, domuculla d'Adriano I, nuosa montagna, ove lungi i o metri scor-


nel territorio di f- eio (f^-), ora di Cam- re fragoroso il Mignone, sul quale si ve-
pagnano, il quale probabilmente succes- de il castello baronale di forma triango-
se ad esso. Alcuni vollero confondere Ca- lare, con un torrione per ciascun angolo
pranica e Caprarola con quella colonia e circondato da mura munite da fortini,
per raflìnità del nome. Anzi a distinguer- e vi si entra per due ponti. Questo ca-
la da Capranica del distretto di Subia- stello è tagliato tutto a picco su tufa di
co diocesi di Palestrina, fu denominata colore rosso. La 2.' divisione del paese,
Capranica di Sntri. Parlando della pri- o parte moderna, trovasi a livello di det-
ma il Nibby, Aualisi de dintorni di RO' ta rocca, e consiste in un vasto prato
ma, t. 1 , p. 394, anch'egli avverte Que- : pascolativo, chiamato il Piano^ cinto da
sta terra non dee confondersi con quel- case irregolari assai abitate, ov'é pure il
la dello stesso nome, posta presso la via palazzo Cìlli a 3 piani, con aunesso vago
Cassia a piccola distanza da Sutri, patria giardino. La parte antica ha vie irregola-
del celebre antiquario Nardioi : V una e ri scoscese ; la moderna è piana, colla pic-
l'altra peiò, soggiunge, traggono la eti- cola piazza avanti la chiesa arcipretale,
mologia dalle capre, che piìi particolar- ed il palazzo Cavicchioni, famiglia anti-
mente abbondano sopra le balze, sulle chissima e illustre, ch'ebbe vescovi e pre-
quali vennero fondate. Eguale origine lati, ed oggi d. Angelo chiaro nelle lette-
onomastica die' il p. Casimiro a Copra- re filosofiche, siccome riporta lo stesso
rota. Il Bondi inclina a credere, che fos- Palmieri. Viano è distante da Viterbo
se fabbricati! da' sutrini, i quali le asse- 18 miglia al nord, 35 al sud da Roma,
gnarono il Narra il Bussi, che
territorio. 5 da Oriolo, 9 da Bracciano, io da Ron-
nel J2i5era Giordanosignoredi Capra- ciglione, e 3 e mezzo da Barbarano. Il
nica, la quale fu espugnata da'viterbesi, clima è freddo umido nell' inveruo, cal-
colla prigionia di quel barone. Sembra do umido nell' estate, soggetto a grandi
quel Giordano di casa Orsini, poiché nebbie, dominato dallo scirocco pel for-
quel ramo, quale fu conte d'Aoguilla-
il te taglio d'annosi boschi. La chiesa par-
ra, signoreggiò ancora Capranica. Rica- rocchiale di s. Maria ha il parroco arci-
duta Capranica nel diretto domiuio so- prete, e fu eretta del i5i8. Ha l'organo,
vrano della s. Sede, questa le assegnò go- ed in essa è in gran venerazione la reli-

Ternatori speciali, cardinali per lo più quia di s. Orsio paladino di Carlo Ma-
dal i465 al 1676, secondo Palmieri. 11 gno, la cui festa popolare si celebra a'ac)
principio di tal governo accenna alla gennaio. Vi è pure il corpo di s. Emilio
privazionede'feudi de'conti d'Aiiguillara, (probabilmente di nome imposto e tro-
da Paolo 11 operata. Si legge sulla porta vato nelle romane catacombe, e forse do-
urbana di Capranica, detta di Velralla, nato dagli Altieri signori del luogo, per-
la quale porta include cinta dì mura: JJr' chè il Papa Clemente X di tale princi-
hano V HI Pont. Max. - Capranica - pesca famiglia avea prima il ooute d' E-
V I T V IT 67
milio), del quale ancora si fa la (està a' ma e Slato Pontificio^ comiociata nel
lo

28 maggio, ed altra grande celebrasi per pontificato di s. Gre^'or/o //verso il 726,


la Madonna del ss. Rosario nella 1.' do- rilevai quanto quel gran Papa fosse lon-

menica d'ottobre. Vi è maestro di scuo- il tano d'usurpare per sé questa sovranità


la pe' fanciulli, e due maestre pie per le togliendola all' impero, contro le caluQ-
fanciulle. Registra la Stalisùca del i853, nie de' nemici della Chiesa e del Papato,
case iSyjfamiglieaoS, abitanti 846. Il pae- che confuterò ue'cenni storici di Viterbo,
se è dunque in notabile incremento, per- e qual condotta mirabile tenne in quegli
chè trovo nel Bussi, che pubblicò r/f/or/a avvenimenti clamorosi, non ostante che
di Fìlerbo nel i 742, allora contare Viano r empio Leone III imperatore Iconocla-
I i3 fuochi e476 anime. Il territorio è e- sta, ripetutamente insidiasse alla sua vi-
steso, vi è assai attiva l'agricoltura e la pa- ta. Fra le altre cose virtuose operate a
storizia, essendo suoi principali prodotti prò dell' impero da s. Gregorio II, rac-
il grano, il vino, la ghianda, oltre i pa- contai la repressione con pronto vigore
scoli. A circa un miglio dal paese, alle dell'audace Tiberio Petasio, il quale pea-
Pantane (cosi delta dalle acque del lago sando di profittare dallo sfascio in che
Vadiraone, secondo l'opinione del Bussi, andavano le cose imperiali in Italia, ar*
contro quella de' più, che lo colloca non dilaniente si propose niente meno d'usur-
vicino a Viterbo nel suo agro, ma pres- pare per sé il regno romano, levando a
so Bassa/io in Tei'erina), vi è una polla ribellione parte della Tuscia Romana, e
d'acqua acetosa limpida, assai utile nelle già avea fatto gente e preso giuramento
malattìe urinarie, e nelle addominali fi- di fedeltà da que' di Maturano, di Luui
sconie, come al Palmieri notificò il d. e di Blera. Questi erano luoghi del du-
Cesare Paouuzi, che graziosamente gì cato di Roma, iu quella che allora chia-
somministrò le notizie di questo paese ra a vasi Tuscia Roinanorum, Si crede

Allra sorgente solfo-ferrigna è poco lun Maturano il medesimo che l' odierno
gi, e giova ne'niali della pelle. Poche so Darbarano, di cui piìi avanti. Luni, non
no le acque potabili, contengono calce e certamente la celebre città omonima pò*
magnesia, e tutte scorrono dal sud verso sta sul fiume Magra, e il Muratori all'an-
borea. Ellero, o forse Alteto, e Lischia, no 730 dubita, che non debba leggersi
sono due vicini paesi diruti. Se realmen- VianOy castello che sta tra Barbarano e
te Ellero fosse Alteto, si potrebbe dire Bieda ossia Blera. Alla nuova della ri-
col Bussi, che nel 1 169 fu donato da Fe- bellione, Eutichio esarca di Ravenna per
derico 1 a Viterbo, la quale nel 1229 di- l'imperatore, che trovavasi allora in Ro-
feseil castello contro gli sforzi de'roniaui ma, pacificatosi con s. Gregorio II, si tur-
che l'aveano assediato; e siccome gli abi- bò e cadde d'animo. Ma il Papa conforta-
tanii combatterono valorosamente e co- tolo, mandò con esso lui a reprimere que'
strinsero romani a ritirarsi, il comune
i ribelli i principali della città e dell'eser-
di Viterbo concesse loro coosiderabdi e- cito romano; e questi giunti a Matura-
senzioni, e cognominò per sempre: i
li no, presero Petasio e l'uccisero, e spen-
franchi ci' A lieto. Indi Viterbo nel 1242 sero con lui d' un sol colpo la ribellione.

infeudò del castello la famiglia Farul- Lei sua testa recisa fu mandala a Costan-
fa, e nel 1283 la famiglia Tignosa. — tinopoli all'imperatore, il quale neppure
Viano, ^/rt/iM/«, secondo ilPalraieri, ven- per SI bel tratto, non s'indusse a restituire
ne fabbricato da alcune famiglie dell'an- pietiameute la sua grazia a' romani. Ora
tica Idi o f'eìo ( /^.), e si disse ricus \aCivillà Catlolica che, giovandosi degli
Vejanus, poi f'iano. Narrando le origini sludi del Troya e di altri recenti scrittori,
della Sovranità della s. Sede, sopra Ro- va pubblicando eoa iusuperabile dottri-
68 V 1 T V I T
na, severa critica, e vasta erudizione, O- le Lune fjitna fu città, ovvero castello e-

rigini (iella So\'ranità temporale de' Pa- trusco situato alla destra del Mignone,
pi, che io immensamente ammiro e gu- un poco sopra al confluentedi questa col-
sto pe' tanti studi fatti su di essa e pub- la riviera Vesca, e distante, credo, un io
blicati, nella serie 4A t- 6, p. 47°» o"^''c miglia da Barbaranoeda Bieda, rimpet-
importante arlicob intitolato: La città to alle mo!itagne della Tolfa, che domi-
di Limi svila Magra e il Lu-
castello di nano la sinistra del detto Mignone. Ne
ni nel diieato Romano. Ricordando il restano i ruderi a capo d' una rupe non
pur già da essa riferito della ribellione di molto elevala vicinoal Vignolo, al piano
Tiberio Fetasio nella Tuscia Romano- che tuttora chiamasi Pian di Luni, ed
rum, il giiu'amenlo ricevuto da que'di a Montefortino, nome che pur si dà ad
Maturano, di Blera e di Luoi, nominate una rupe prossima, la quale sembra con
da Anastasio Bibliotecario, l'opinionedel arte ben acconciata ad uso di rocca. Go-
Muratori, che per Ljuni(F.) non si doves- de quel piano d'ottima acqua sorgente,
se intendere la lamcsa posta alle frontiere la migliore di tutto d territorio. La ne-
Liguri (di questa elrusca distrutta città di cropoli, che si estendeva fino alla strada
recente fu pubblicato il Discorso storico delle Quadrelle, venne frugata ne' bassi
sulla città di Limi del sacerdote Fedele tempi e spogliata ; nondimeno vi si ve-
LuxardOf Genova i86o. La descrisse E- dono tuttavia de'sepolcri adorni di bassi-
trusca e una delle xii Lucumonie, dopo rilievi. Alcuni frantumi di vasi rinvenuti
essere stata dominata da' liguri, Roma- nelle vicinanze ricordano la più bell'epo-
na, e Barbarica, durante il qua! periodo ca dell'arte etrusca. Ancor più ampie no-
perì, per opera de'saraceni ede'norman- tizie si sarebbero avute da una grande
ni e quindi totalmente abbandonata an-
, lapide etrusca di cinque o seicento lette-
co dal clero, quando si trasportarono a re ivi diseppellita nel i85f), se i pastori
Sarzana con le reliquie di Luui le ono- non l'avessero fatta in pezzi e cosi mu-
rificenze di città), e che non conoscendo rata io un abbeveratoio. Non può dun-
altra città di simil nome, dubitò non si que uìetlersi in dubbio l'esistenza di que-
dovesse leggere P inno, appunto per tro- st'altra Luni. Ciò non ostante di essa noa
varsi fra Rarbarano e Bieda. A togliere si ha menzione negli antichi scrittori che

di mezzo il dubbio del dottissimo anna- ci rimangono, sia perchè non abbia avu-

lista, ed a chiarire questo punto non igno- ta giammai grande importanza, sia per-
bile dalla corografìa romana, dimostran- chè essendo già decaduta allorché ro- i

do come da tempi antichi esistesse vera- mani soggiogarono l'Etruria, e vigoren-


mente fra Maliiranuni e Blera una Lu- do per contrario la prima, di questa so-
ni, un cortese ed erudito gentilmente co- la siasi conservalo il nome e la fama pre-
municò alla Civiltà Cattolica la seguen- valente; sia perchè non posta, come Bie-
te notizia, attinta a fonti sicure e da per- da, sulla via Claudia fosse sempre poco
sone ben conoscenti de' luoghi. Se quel nota agli scrittori latini, da' quali tenia-
magistrale periodico stimò pregio dell'o- mo ogni antica memoria. Prima d'Ana-
pera il comunicarla a' suoi lettori, io la stasio non so che altri l'abbia nominata;
trovo, in riprodurla, intrinseca per que- ma è certissimo che nel i 169 fu donata
sto articolo e opportuna al presente pa- insieme a s. Giovenale (luogo vicino che
ragrafò, anco per averla accennata nel quindi innanzi si vede costantemente ac-

paragrafo Ronciglione, parlando del Ca- coppiato alia nostra Luni) al comune di
stello di /'ico, infeudato con Luni, san Viterbo dall' imperatore Federico \. Nel
Giovenale e altri castelli, alla famiglia de 1242 fu data in feudo alla famiglia Fa-
"Vico, con r autorità del Bussi. « Luni, rulfa, e non guari dopo tornata al mede-
V T I V 1 T 69
simo comune per non essersi mantenuti no di Monte Magno di Lucca. Deposto
inatii. Nel iGa la ebbe nello slesso mo-
i il corpo di s. Eutichiano net cimitero di

do la famiglia de Vico: e circa finel tem- Calisto, a tempo


limocenzo fu ri-
d' X
po gli Orsini, che si^noreggiuTauo le mosso per opera di Filippo Casoni ve-
confìniuili terre della Tolfa, come nemi- scovo di 8. Donnino, e riposto nella cat-
ci merlali de' de Vico, assaltarono im- tedrale di sua patria Sarzana, ove era
pro»»i>a niente Luni, e ne fecero sì mal stata trasportala la sede vescovile di Lu-
governo che Pietro de Vico reputò bene ni, dopo che questa fu distrutta da' sa-
trapiantarne a Bieda la popolazione sfug- raceni neir849, ^ ^^' tutto rovinata da'
gitrt al crudele macello. Omesse altre no- normanni neirSGo. La deposizione di s.
tizie, nolo per ultimo un breve di Papa Eutichiano in detta cattedrale, si elTettuò
Paolo li del i465, esisteole nell'archi- a preghiera di Nicolò Casoni conte di
vio comunale di Bieda, nel quale, fatte Viilanova, fratello di detto prelato. U
varie concessioni, si dice: J^olutnusquo- Semeria, Storia ecclesiastica di Geno-
(jite... qiioil liberi etexenipti sitis glan- va e della Liguria, p. SSy, dice s. Euti-
ilium, spicarnni et herbarum lenimenti chiano nativo di Luni, e siccome questa
vestrae terme, et herbarum duintaxat città sorgeva alla foce del Macra, che se-
s. Juvenatis et Limi. Del resto il nome para la Liguria dalla Toscana, cosi da
di Luni è vivo tuttora in bocca a lutti certi storici ecclesiastici fu detto de Tu-
i popoli circonvicini ; ed è inoltre segnato scia; tuttavia è cosa riconosciuta e pro-
nelle carte geografiche, anche non molto vata, che alla Liguria appartiene quel
antiche, quatìlunque dovrebbe collocar- Papa. La cattedrale di Sarzana tuttora
si più presso al confluente: trovasi cos\ ne venera le sagre reliquie e uè recita
tieiia carta grande dello Stato PontiOcio, l'uflìzio ecclesiastico. Anzi il Bima, nella

in quella dedicata al duca di Blacas, ed Serie cronologica de' vescovi del re-
in quella del Patrimonio pubblicala Tao- gno di Sardegna, p. 272, crede eretta la
no yq i ". u tal modo venne incontra-
I l sede di Luni da s, Eutichiano, per deco-
stabilmente chiarito e provato, che f^ia- rare la propria patria. Il Repelli, Dizio-
no non fu Luni. Oiserverò poi di pas- nario geografico- storico dellaToscana^
saggio, che gli storici di ToscaneUa[f'^.\ il totale abbandono di Luni in Val di
oltre r Ughelli, contano fra' loro illustri Magra l'attribuisce al secolo XV, e che
s.Ealichiano Papa del 275, che comu- allora il clero portò a Sarzana le ss. Re-
nemente si vuole di Luni, alia foce del liquie e l'onorificenze di città vescovile;
(lume Macra, che divide la Liguria dal- ragionando non poco dell' ubicazione di
la Toscana. Forse essi l'avranno attri- Luni, a cui più attribuiscono l' onore
i

buito alla Luni elrusca, o perchè ab an- dessere stata patria di s. Eutichiano. Ri-
tico appartenesse alla loro diocesi e con- scontrai anco Anastasio Bibliotecario, ed
tado. iNla il Gerini, Memorie sloriche ì suoi commentatori nulla dicono incon-

della Lunigiana, t. i, p. 2 1 : />t 5. Eii- trario. — Il castello di Viano fu signo«


tichiaiiOy apertamente lo sostiene di Lu- reggiate da diversi baroni, e principal-
ni, e tìglio di s. Caio Marino martire del- meute dagli Orsini coa\\ d'Anguillara, e
la chiesa di Luni, detto ancor Massimo, ne trovo riscontri nelle loro storie, e lo
di nobilissima stirpe, discendente di Lu- era ancora quando Paolo II scomunicò i

cio Marzio di Roma, il quale nell'impe- figli Everso II, e fece occupar-
ribelli di
ro d'Adriano pose stanza in Lunigiana, ne i domiuii, di che ragionai in diversi
e nella città di Luni lasciò doviziosa fa» de'precedeoti paragrafi. Degli ElFelti di-
miglia. Inoltre il Geriui confuta il p. Cc" ce che Viano, con altri luoghi, fu preso
iare Frauciulti, che pretese s. Eulichia» agli Orsini da Alessandro VI nel 1493
70 VIT V I T
o nel 1496, la quale ultima data stimo bella fonte, il palazzo municipale e il pa.
più probabile. In vece asserisce il Pal- lazzo baronale. Le belle borgate sono 4
mieri, avergli Orsini venduto Viano nel e piane, denominate del Borgo, della via

1493 Santacroce {f.), quali vi fab-


a' i delle Cantine, della via di Mezzo, e di s.
bricarono la rocca; che questa fu rovi- Anna. Oriolo è inoltre recinto da un mi*
nata dal famoso Cesare Borgia duca Va- glio quadrato dì leggiadre gallerie cam-
lentino, figlio d' Alessandro VI, e quin- pestri a doppie file d'olmate, eoo bellis-
di i Santacroce la rifabbricarono. Riac- sime strade rotabili. E' distante 5 miglia
quistata Viano dagli Orsi ni neli6o6,que- da Bracciano, altrettante da J'iano, al-
sti la venderono dopo 60 anni agli Altie- tro ex feudo come questo della prin.
ri, nobilissima famiglia di cui riparlai ra- cipesca famiglia Altieri, meo di 3 miglia
gionando della Filla /altieri di Roma da Canale, succeduto alla città di Mon-
(ma qui io debbo fare un'emenda a quel terano , 4 da' bagni di Vicarelli e 6 da
paragrafo. Anzitutto dico, che villa Al- quelli di Stigliano. Il più vicino paese è
tieri fu acquistata da Lorenzo Altieri pa- Monte Virginio , annesso di Canale, un
dre di Clemente X, quando la nobile fa- miglio solo distante , e vi si giunge per
miglia non a*ea titolo e grado signorile; bellissima olmata. Il vento predominan-
e vi fu posto il di lui stemma marmoreo e te Oriolo è sud, e temperato n'è il clima.
della moglie Vittoria Delfini nobile vene- Dissi nel paragrafo Sulri, che V Àlbum di
la. La villa fu venduta nell'agosto 1857 /?owa, 1. 17, p. 237, offre la veduta del-
per 3o, DOG scudi, con tutti i pregiatissimi l'Eremo sul Monte Virginio pressoOrio-
e antichi mobili, e gli oggetti d'arte,airim- lo, promettendone poi l'articolo, che non

presa delle Fie ferrate, per la quale ne comparve. Soltanto il cav. Belli nel dare
prese possesso il conte Filippo Antonelli, a p. 329 il prospetto della Chiesa del
Da tale società, la villa passò in proprietà Divino Amore in Castello di Leva, di
dello spagnuolod. Giuseppe da Salaman- cui nel voi. XVII, p, i8 e altrove, sog-
ca, già ministro della regina di Spagna). giunse: " Sul vertice d'un castello, che ti

Viano, ex feudo, ha titolo di principato, sembra il Monte Virginio, presso l'Orio-


dall'illustre casa assegnato a'primogeniti Io, Forum Clodii, antica città vescovile,
di sua famiglia, ed ora è principe di Via- 9 I. N. O. da Roma, e al N. O. del lago
no d. Emilio Altieri capitano delle guar- di Bracciano, vede
santuario che ha
si il

die nobili pontifìcie, col grado di tenente un vago e dignitoso prospetto". Il palaz-
generale. zo baronale del principe Altieri è splen-
Oriolo. Comune della diocesi di Vi- dido e magnifico. In un lungo apposito
terbo, ma del governo di Bracciano, pri- braccio di più camere, è collocata l'inte-

ma dell 85 1 essendolo di Sulri, per l'av- ressantissima, rara e rinomata collezione


vertito in quel paragrafo, ove ho nota- cronologica de' ritratti di lutti i Sommi
lo, che avendola per una svista ommessa Pontefici Romani, da s. Pietro fino e in-
nella descrizione della Comarca di Ro- clusi veal regnante Papa Pio IX, con iscri-

ma, a cui ora appartiene Oriolo, suppli- zioni analoghe, ed loro stemmi gentili- i

sco in questo luogo, siccome appartenu- zi, e da ultimo venne restaurata. Annes-

ta al governo di Sulri sino a'ay gennaio sa al palazzo è la villa, e la principesca


i85i. Ha il territorio in piano, con paese famiglia Altieri suole recarvisi a villeg-
di belli e buoni fabbricati, cinti di mu- giare. Narra il n. Sa delie Notizie del
ra secondo il Calindri. Dal Palmieri è
, Giorno di Roma del 1846, noverare il
qualificato paese di graziosissìrao aspetto, popolo di Oriolo fra'giorni più lieti il 28
con due belle piazze, nella superiore del- luglio, in che l'Em." Cardinal Lodovico
le quali, o piazza del Comune, vi e una Altieri , ora camerlengo di s. Romana
V I T V ! T 71
Chiesa e vescovo subuibicario di Alba- vari modi l'esterno delle loro abitazioni,

no, per la prima volta, dopo di esse- distinguendosi in ciò il palazzo comuna-
re stalo innalzato all'onore della s. por- le, ed un arco trionfale vagamente illu-

pora (Gregorio XVI lo creò cardinale e minato e fatto a bella posta costruire ia
riservò in petto a'i4 diceQii)rei84o, in- fondo della via rimpetto al palazzo ba-
di lo pubblicò a'21 aprile 1845), lo ral- ronale. Circa un' ora di notte fu incen-
legrava di sua presenza. Nella vicina cit- diato un grazioso fuoco artificiale, in cui
tà di Bracciano si recarono i deputati del raggiante apparve nel mezzo di variopin-
clero, seguiti dalle persone più ragguar- ta illuminazione lo stemma dell' Etu."
devoli di Oriolo, per attestargli con qua- porporato. Frattanto il cardinale, unita*
le universale desiderio si attendeva la sua mente al principe fratello, nel suo palaz-
venula. Pervenuto il cardinale al conven- zoammetteva a splendido e nobile rice-
to de'francescaui, ivi in bell'ordine schie* vimento il clero, la magistratura e pri- i

rati si ollrirouo molli giovani vestiti io mari del paese. Cosi fu posto (ine alle
abito decente, i quali non ostante la sua dimostrazioni che il popolo di Oriolo po-
viva renuenza, tolti i cavalli dalla carroz- tè fare all'illustre ed eminente personag-

za , si disposero a trarla a mano. Quivi gio. La chiesa parrocchiale earcipretaleè


il tuagistrato municipale vestito di rubo- sagra a s. Giorgio martire, di convenieu-
ue si presentò a ricevere il principe car- le architettura, in forma di croce greca:
dinale; ed in tale circostanza, cou quel- ila l'organo, e di bel disegno è la ricca
l'airabilità cb'è tutta propria di lui, ob- macchina della B. Vergine Assunta, la
bligò il priore e gli anziani ad ascendere cui festa a'i5 agosto è la maggiore po-
cou esso lui nella carrozza. Cosi venne polare, solennizzandosi cou molta pom-
tratto l'egregio porporato, lunghesso la via pa; e con egual modo si celebra quella
sino alla chiesa parrocchiale, facendo ala del protettore s. Giorgio a'23 aprile. Vi
alla carrozza i primari del paese, al suo- è la chiesa e rettoria di s. Anna, ed altra

no di scelta banda musicale, e fra mani- pìccola di Rocco.


s. I minori osservanti
festi segui di vera aifezione e gratitudi- hanno il convento e la chiesa di s. Anto-
ne. Sulla porta del tempio fu ricevuto dal nio un 4-° di mìglio dalla porta Roma-
parroco arciprete, in uno al clero. Fatta na. Riporta il n. 84 del Diario di Ro-
quivi l'adorazione del Sagramento, il ss. ma del 1 846, che se ricorre sempre caro
cardinale si avviò a piedi, accompagnato e solenne alla pietà del popolo d'Oriolo
dalla magistratura e dal clero, fra' sem- il 4 ottobre, sagro alla preziosa memo-
pre ripetuti plausi della moltitudine e ria dell'umile patriarca de'poveri s. Fran-
lo sparo frequente de'morlari, al suo no- cesco d' Asìsi , annualmente festeggiato
bile palazzo. Il principe d. Clemente Al- ila'mioori osservanti riformati; nel detto
tieri, che insieme all'Eccma famiglia tro- anno concorse a renderlo oltre 1' usato
vavasi da vari giorni a villeggiare in que- solenne e memorando la presenza di ve-
sto suo ex feudo di Oriolo, avvisalo deU nerandi prelati, tali furono mg.' Pompal-
l'arrivo dell'Em." fratello, gli mosse in- lier vescovo di Maronea e vicario aposto-
contro. Asceso il cardinale al suo sontuo- Nuova Zelanda nell'Oceania, e
lico della
so appartamento, ammise al bacio del s. mg." Luquet vescovo d'Eseboo e coadiu-
anello tutti coloro ch'ebbero l'onore di tore del vicario apostolico di Pondichery
accompagnarlo facendo a tutti manife-, nell'Indie orientati, i quali avendo preso
stamente conoscere di quali sentimenti ospìzio per parecchi giorni in questo con-
fosse compreso il suo animo in sì lieto vento, previo permesso del cardinal Pia-
giorno. Nella sera seguente gli abitiinli netti vescovo di Viterbo e Toscanella,
di Oriolo non uramisero d' illumiuare in vennero da'religiosi pregati di accrescere
7a V IT V 1 T
la solennità col celebrare pontificalmen- nome Claudia o Clodia, era do-
alla vìa

te. I primi vesperi e la messa solenne fu- ve al presente è la terra d'Oriolo, e ri»
rono cantati da mg/ Foaipallier, col- leva, che nell' Itinerario d'Antonino a Lu'
l'assistenza eli mg/ Luquel; questi cele- ca Romani per Ciadiani, pone questo i i

brando eziandio pontifìcaloiente secon- i miglia distante da Sutri,i2 da Baccano


di, chiuse la religiosa funzione compar- e 2 I da Roma. Il luogo per la sua im-
tendo al folto popolo la trina benedizio- portanza divenne città vescovile del vi-
oe. Le lodi del Serafico patriarca furo- cariato Romano immediatamente
, sog-
no delle con eloquente orazione dal rev.° getta alla s. Sede , e denominata Foro
p. Benigno da Vallebonaex defìuitore ge- Claudio o Clodia, nel quale articolo ne
nerale de' minori osservanti riformati, parlai, riferendo i tre suoi vescovi che si

consultore delle s. congregazioni dell'in- conoscono del IV, del V e del VI secolo.
dice e di Propaganda /z'fie. Per V istru- E da Foro di Claudio e onooimo ve-
zione pubblica TI sono due maestri di scovato derivò il nome odierno di Orio-
scuola pe'fanciuUi, e 3 maestre pie per lo, che ne occupa il luogo, sebbene non

le fanciulle. Vi è un piccolo spedale con vi restino memorie. La sua diocesi si riu-

4 letti, una congregazione di beneficen- nì a quella di Toscauella, come si legge


za pe* poveri ed il monte frumentario
, nella bolla Convenit apostolico, d\ s. Leo-
istituito dal comune pe'bìsogui della po- ne IV deir847, e poi di Viterbo e To-
polazione. 11 ìiussì ot\[' Istoria di Viter- scanella nell'unione delle due diocesi fai*
ho, pubblicata nel 1 74'2i'*otò essere nel ca« ta da Celestino Ili nel 1 192. Non si deve
stello di Oriolo 24.8 case, ed anime i i65. confondere colla sede vescovile di Foro
La Statistica del i853 registra 247 '^^' Claudio (/^.), nel Sannio, poscia riunita
se, 289 famiglie, e 1 2 i i abitanti, de'quali a Carinola, la quale a' nostri giorni in-
g stanziati in campagna. Vi sono in copia corporata a Sessa, meglio a quesl' arti-
l'acque potabili, ma quelle della fontana colo ne ragionai. 11 vescovo si cliiasnò Fo-
vecchia, un 3.° di miglio distante, è vera- roclodiensis,ed anche l'Olstenio riconob-
mente ottima. Le primarie famìglie sono be, oltre altri, essere succeduto a Forum
quelle de'Valentini, Persi, Gori, Menghi- dodi/. Commanville, iy/itoire de tous
ni, Leoni e Grimaldi. La popolazione è do- les E\^eschez, disse il vescovato eretto nel
cile e civile, si occupa nell'agricoltura, ed III secolo, e ponendolo sotto Sutri, quasi
anche nell'industria del legiiamee del car- accenna che ad esso fu riunito, ma non
bone, con un commercio diretto con Ro- pare. Il Cohellio,1iVb«i;Vr Cardinalatus,
ma, per essere il paese tutto contornato pretese collocare il Forum Claudi; alla
da boschi di castagno, di faggi e di cer- Tolfa, perchè come dissi nel voi. LVUl,
vi. Il territorio è arativo, vignato e se- p. i33, suo paragrafo, da alcuni fu co-
al

tniualivo, abbonda di molti cereali e be- si detto, anzi pure venne denominato Fo^

stiami, con buoni pascoli, il vino e il gra- ro de Villaggi. Di comune consenso si


no essendo gli altri principali prodotti. riconosce Oriolo succeduto al Foro di
Dell'osservazioni mineralogiche sullerri- Claudio in Tliuscia, e sua città vescovi-
lorio d'Oriolo, scrisse Breislak, con l'o- le.Dominata da vari baroni, e per ultimo
pera ricordata nel vol.LVlll, p.i33. — dagli Orsini, da questi nel secolo XVII
Anticamente per Oriolo vi passava la l'acquistò con titolo di principato la no-
via Claudia o Clodia, della quale anco bilissima famiglia Altieri romana, di cui
nel voi. LXXVIII, p. 282. Dice il p. An- riparlai nel paragrafo Fiano, altro suo
nibali, il foro Cassio, che dava nome
il Q\ feudo.
alla via Cassia, era dov'è oggi FelraUuj Governo di Toscanella.
ed il loro Claudio o Ciqdio, che dava il Tosc^anella (Tuscanen.J. Città vesco-
-

V \ T V I T 73
vile,con residenza del vescovo e del go- nemerentissimo il patrio can. d. Giovan-
vernalore, in teai parato clima, spirando- ni Farrocohi morto nel i85c), i di cui
vi tramontana e scirocco. La sua chiesa Ceiini biof^rnfìci di Teodosio Laurent!,
è Uff/ne principaliler unita con 1' altro pubblicò V Album di Roma, t. 26, p. 338,
vescovato di Viterbo, antichissima e già ha l'orfanotrofio per le fanciulle, l'ospe-
centro dell' etrusca civiltà, di cui abba- dale e altri stabilimenti. Il territorio è
stanza parlai al suo articolo, essendo ad assai ferace, abbonda d'ogni genere, pre-
essa già unite le diocesi di Bicda e di cipuamente è fertile il terreno del casale
Civita l'ecchia j e questa poscia venne Ci()ollara, cosi chiamato per le stragran-
disgiunta. iSon siponno più precisare gli di e gran quantità di cipolle che produ-
speciali luoghi di sua diocesi, tranne To- ce il Piano Cipollaro. E copiosissima vi
scanella stessa e qua' che andai lilevao- è l'acqua, oltre l'esser bagnata dal fiume
do nella descrizione del presente arti- Marta. Lo è pure dal rigagnolo Acqua
colo, essendosi compenetrati con quel- matta, che corre solo 6 miglia: nasce a'

la di Viterbo, onda si dicono comune- piedi australi del monte Razzanesa, e va


mente di Viterbo, ma veramente deve a gettarsi nel Velo.
intendersi di Toacanella e f^iterbo, per- Arlena. Comune della diocesi di Mon-
chè quando fu istituita la sede di Viter- te Fiascone, con territorio io piano. Di-
bo preesisteva da molti secoli quella di ce il Palmieri, consistere il paese in tre
Toscanella, alla quale fu unita ; ma la lunghi graziosi borghi piantati sul tufo,
preponderanza civile e la vantaggiosa po- ed a capo con circolare fortilizio, ora di
sizione di Viterbo prevalse,anche perla verun uso, detto la Roccaccia di sopra^
residenza del vescovo più ordinariamen- la quale prima dell' erezione del paese
te fatta in Viterbo; ed impropriamente giaceva in fondo del suolo di quello che
i geografi sagri registrarono le città e vi fu formato. E' intersecato dalla via
luoghi delle due diocesi colla generica de- che conduce da Ischia a Toscanella, col-
nominazione di Viterbo, mentre con più la quale ultima confina mediante la sel-
di ragione dovevasi e dovrebbesi dire di va di Panlalla. Una bella strada grande
Ibscanella e Viterbo j e ciò per tutto un 4*° di miglio, selciata, ariosa, con ca-
quanto criticamente e imparzialmente ra- se formanti nel complesso un grazioso
gionai in quell' articolo, non senza no- borgo posto in piano, ha laterali due via-
tare gli scrittori viterbesi, i quali passio- li, oltre il Castello vecchio o Roccaccia.
natamente scrissero in favore di loro il- Inoltre a capo del paese vi è un gran piaz-

lustre patria, a pregiudizio notabilissimo zale,con Croce avanti e chiesetta di s. ,

delle ragioni e prerogative di Toscanel- Rocco con cimiterio. Trovasi distante 3


la. Dovrò non poco riparlarne, descriven- miglia da Toscanella, altrettante da Pian-
do il vescovato di Viterbo, e
la continua- sano, quasi la stessa distanza da Tessen-
zione de'vescovi di l'ilerboe Toscanel- nano e dal confine Toscano circa, 6 mi-
la. Registra la Statistica del 853 nella 1 : glia a ostro di Capo di Monte e 22 da
città le parrocchie di s. Giacomo Mag- Viterbo. L'aria è salubre, 1' acqua scar-
giore cattedrale, divisa in prima e secon- sa, essendo bevibile quella del fosso Ar-
da, de'ss. Marco e Sdvestro, e di s. Lo- dano, che rimane sotto il paese. In que-
renzo; case 443, facniglie 6o4 , abitanti sto vi spirano la tramontana e lo sciroc-
2763, Ira' quali 14 siudenli e 9 militari. co. La chiesa parrocchiale è sagra a s.

A' delti abitanti aggiunti quelli del suo Gio. Battista, costruita a volta, con :? al-

governo, sommano a 66:ì6. Oltre il pro- tari, ed organo. Vi si venerano corpi di i

pi ioseminario vescovile, nell'antico con- alcuni ss. Martiri di nume imposto, che
vento degli agostiniani, del quale fu be- dalle catacombe romane ulleuueru i Pu-
74 VIT
gliacci di Viterbo e portarono acl Arle-
ria. La festa popolare si solenuizza pel
e sue adiacenze del Turriozzi, ove vedo
un ramo dell'
VIT
Arrone bagnarne il
1
terri-

protettore s. Rocco a' i6 agosto, ed an« torio; il quale fiume Arrone,secondor^-


ticameute anco colla corsa del palio. Altra nalisi de' dintorni di Roma del Nibby^
principale festa si celebra nelI'S." di Pa- origina dal lago di Bracciano, essendone
squa, pe'detti ss. Martiri. Uegistra la Sta- l'emissario naturale, e si scarica net ma-
lislicn del 853, case g^, famiglie gS, a-
i re presso la torre di Maccarese. Il suo
bitanli 346. ^el territorio, al dire di Ca- nome risente l'origine etrusca, probabil-
liiidri, si scuoprì una tenne con musaici, mente derivando dalla radice di Aruns.
tubi di staglio per condotti d' acqua , e Allrellanto leggo nel Zaiichi, // /^e/o il-

di quando in quando si trovano negli sca- lustrato, il quale tratta ancora dell'anti-
vi antichità etrusche. Riferisce il p. An- ca Artena, città tra Ceri e Veio, e di A.r-
nibali da Luterà, nelle Notizie della ca- tena del L^zio ne'Volsci nella provìncia
sa Farnese, e ripetè il Calindri, che nel- di Prosinone. Quanto all'Artena tra Ce-
la vicina tenuta delta la Polledrara, sur- ri e Veio , il Zanchi è contraddetto dal
se già r etrusca città di Conlenebra, in Nibby, e dal p. [\anghìa'<ci-BrancaleoQ i,

agro Tarquiiiiensi, come lo è A r lena, il Memorie isloricìie di Nepi e del P^eii e-


quale agro, al dir di Plinio, giungeva si- trusco , p. 39. Volli fare cenno di tali
no circa 'haciini Vidsiidensenij di cui, due Artene ,
perchè non si confondesse-
come narra il Palmieri, nelle vicinanze ro, per qualche somiglianza del nome,
tl'Arlena, sopra un colle chiamato Givi- con Arlena la cui origine è ben cono-
,

iella, vede tuttora un diruto fortilizio.


si sciuta. Anzi aggiungerò col Nibby , che
Osserva il p. Tarquini, ueìì' Origini Ita- V Artena tra Ceri e Veio era terra de'Ce-
liche e principalmente Etnische rivela- riti e non de' Veienti, e fu distrutta da'
te da'noini geografici, Cootenebra, gli e- re di Roma. Il Ndjby crede averla sco-
truschi, siccome mancanti dell' O, dovet- perta alla destra della via Aurelia, nella
tero pronunziare Cuntencbra e Can-ten- tenuta di Castel Campanile. Invece il
eber, e aggiuntovi conforme il costume Buudi, Memorie del Lago Sabatino, o-
italico la vocale in fine, Cun-tca-ebra, pinò che tal città sorgeiise nelle vicinan-
ossia Cundan-ibra. Cui fondò un prin- ze del lago di Martiguano, detto dagli an-
cipe d'oltremare, precisamente Giudice, tichi Alsietinus, nella strada di Braccia-
ch'è pur notabile, poiché fornisce un bel no posto dal Nibby. ^tW Informazio- —
riscontro alla s. Scrittura, nella quale si ne della città di Castro e di tulio lo sta»
legge che ne'tempi primitivi della nazio- to suo del Zucclii , commentata dal p.
ne ebrea, i chiamavano Giu-
principi si Annibali, nel t. 2, p. 60, è descritta At'
dici, donde il Libro de' Giudici. Questo lena. Essa fu scritta nel i63o pel duca
nome hi la forma medesima di Cabstcly Odoardo. Egli pertanto racconta, che io
città della tribù, di Giuda, e di lesue, al- questo luogo, ove d'antico non si vede
tra città della medesima. Produce il fer- che una Rocoaccia diruta è lungi due ,

tile territorio d'Arlena grano, fieno, vi- tiri di fucile un poggio macchioso detto

no, olio, granturco, fava, fagiuoli, frut- Civitella, dove sono certe muraglie anti-
ta e altro, oltre i pascoli, occupandosi gli che cadenti, le quali molti opinano esse-
abitanti dell' agricoltura e della pastori- re state d' un luogo spettante a partico-
zia.Di più, dice il Calindri, che il fiume lare signore, ed altri un monastero di ca-
Larrone, o meglio l' Arrone, origina al maldolesi, ma però tali congetture noo
sud d' Àrlena e corre miglia 17 con il
, sono convalidate da alcun monumento o
proprio Ma ciò non consta dalla
letto. memoria. Bensi si conosce dalle vestigia
Carta corografica dell'Agro Toscanese appartenere ad un piccolo Castello, esse
VIT VIT 75
consistenclo nella nominala Roccaccla. Il suoi discendenti, ed in cui nomina i pae-
principio di Allena devesi ad alcune fa- siche lodovevanocou)porre,chiama(pie-
roiglie quivi recatesi da Allerona o Le- slo Arleuni, ed alloranon dovea essere
rona, comune e diocesi d'Orviclo, nel che una tenuta o campagna da semina-
goveiuo di Ficulle. E Allerona un paese re, colla Roccaccia (in questo caso forse
antico, con vecchie mura con ruderi di il nome del paese non si ripeterebbe da'
merli, il cui nome sembra che gli deri- coloni d* Alleruua, ma
da Arleo si fece
vasse dalla moltiplicita delle piante che y^f/e//fl!j.Nel breve di ClemenleVlll,CH//i

Del suo vasto e fertile territorio alligna- sicul nitper col quale concesse al duca
,

no, dette di cerase marine o Lelleroni^ Fianuccio II l'erezione del 2.° Monte Far-
arbutus iinedo, in folli boschi al sud di uesiano , fondato sulle rendite de' paesi
quel paese, specialmente nelsuolodi Ban- del ducato di Castro, questo paese si chia-
dita del monte e di Bauditella. Giace su ma /^//ona. Il Zucchi nel riferirne la sua
elevato culle in ameno orizzonte, in sa- condizione nel 63o, disse fare allora 1 00
1

lubre e freddo clima, con eccellente ac- fuochi, ed avere 3oo anime circa, e tut-

qua potabile fuori di porla s. Maria. Ha tavia andavasi fabbricandovi, concorreu-


le chiese parrocchiali di s. Michele Ar* dovi sempre gente da Lerona o Allerona
cangelo, di s.Maria della Stella, di s. Ab- ad abitarvi. Eranvi già buonissime pus-
bondio e di s. Pietro Aquae. ortiis. Con- sessioni, e vigne dalle quali si raccoglie-
ia 162 case, altrettante famiglie e 1087 vano buonissimi vini. Vi avevano como-
abitanti, 3 de'quali sono educati nel se- damente buoni ritorni. Non esisteva ban-
minario d'Orvieto per benefìca lascila di dita (riserva per caccia o pastura) alcuna
Cappelletti d'Alleroua, la quale vanta uu pel besliame,egliabitanli fidavano(sic) al-
LuigiBellafronte poeta estemporaneo. jN"è trove per campare. Erano
questi alquan-
protettore Ansano martire. Alcune fa-
s. to comodi di legna, ma
scomodi di mo-
miglie dunque d' Allerona, col con>enso lino, ond'erano obbligati macinare Ca- s)

del cardinal Alessandro Farnese [se è il nino alla ferriera ne' moliui ducali. Go-
seniore, egli fu creato tale neh 493, e Pa- devano assai buon' acqua da bere. Era
pa col nome di Paolo ili nel 1 534; ^<^ P^' un lunghetto assai di garbo, senza mu-
è Alessandro il giuniure, questi fu eleva- raglie, ma tutto uu borgo piantato in tu-
to alla porpora dallo zio Paolo III nello fo. Si teneva per aria grossa , a cagione
slessoi534, e visse sino al i58g), si por- della lontana marina. Vi erano palom-
tarono a vedere il luogo, ed essendo loro comodi-
bari di piccioni selvatici, e altre
piaciuto, il cardinale che n'era proprie- tà di pollami. Mon
notavano ricchezze si

tario die'ad esse terreni per piantar vigne rimarchevoli, ma la maggior parte della
eperseraentarea lorosudìcienza, nonché gente stavano bene in casa, per non ozia-
sili per fabbricare case, esentandole per re, e si aiutavano assai. Sementavano nel-
IO anni da qualunque imposta, i quali la vicina tenuta di s. Giuliano del vesco-
decorsi dovessero lauto per le vigne,quao- vo di Viterbo. La comunità stava sotto
to per le case pagare il doppio per rico- la podesteria di Tessennano, era biso-
noscenza. Secondo Palmie-
il Calindri e il gnosa, senza bandite, con pochi e sterili
ri, fu il cardinal Alessandro Farnese, che terreni, col vantaggio però, che il terra-
chiamò la colonia d'Alleroua o Arlona a lieo solo era del cascato (sic), e senza ac-
popolare questo luogo, ed a lavorarne il crescimento. Gli abitanti, per la vicinaq-
terreno. Osserva il p. Annibali, che Pao- za,erano amicissimi de'toscanesi. Aveva
lo ni nella sua bolla f^ices licei imme' 4o uomini arrolali a pigliar l'armi, da i o
riti, con cui ueliSSy eresse il ducalo di a 7.0 cavalleggieri di casacche paonazze.
Castro a favore di Pier Luigi Farnese e Facevano l'insegna da per loro eoo pru*
76 V I T V I T
piio capitano, ed erano assai ubbidienti ti, e da vallate solcate da numicetli, le

1649, pel narrato


al servizio lineale. Mei cui cadute servono ad alimentare molti
anche nel paragrafo ^cquapendenle, la edilìzi per la macinai'.ione del grano e del-
camera apostolica riacquistò il dominio l'olive, e per la lavorazione del ferro. Go-
diretto del ducato di Castro e cos'i di Ar- de dolce clima , e abbondanza d'acqua
Jena. Narrai nel paragrafo Capo di Mon- potabile che scaturisce un miglio e mez-
te, che la stessa camera apostolica vendè zo lungi verso Cellere, condottata da'du-
Arlena con altri luoghi nel 1808 al po- chi Farnesi , sgorgando in 3 pubbliche
lacco principe Ponialowsky, dal quale in fontane e presso vari fabbricati. Tali fon-
seguito passò in altra proprietà. ti sono situati , uno nel borgo detto di
Canino. Comune della diocesi d' Ac- sopra, altro nella grande piazza, ove so-
qu^ipendente, con territorio la più parte no pozzi pel grano, ed altro in fondo alla
in piano, ha buone, eleganti e decenti terra. Vi sono ofUcine quasi d'ogni me-
fabbriche, e buon borgo. Per averla si- stiere, ed Una fabbrica di pentole, mas-
gnoreggiata lungamente la casa Farne- sime di terra gialla. Tra le comode abi-
se, in quest'articolo ne ragionai non po- tazioni primeggia nell' ingresso del bor-
co, in uno al suo principato, cioè nel voi. go il palazzo grandioso baronale, d' un
XXin, p. iq3 e seg., laonde in questo sol piano, ampliato e abbellito dal prin-
paragrafo ricorderò il più interessante, e cipe Luciano Bonaparte, dotto nelle ar-
vi aggiungerò altre nozioni , anche col cheologiche discipline, e fratello minore
coramend.' Visconti e col p. Casimiro, di Napoleone t imperatore de' francesi.
co'quali procedei nel menzionato artico* Per le scale vi collocò un'ara scolpita, già
io, di quanto in esso non riportai. Inten- sagra ad Apollo, con bella iscrizione che
do accennare alle opere, quanto al i.°: offre il Visconti, oltre la statua d'Igia di
Notizie isteriche della terra di Canino^ greco stile e di egregio panneggio, ambo
Boma 1 843. Quantoal 2.°: Memorie isto- trovate ne'suoi scavi. iNella sommità del
riche delle chiese e conventi de'frati mi- piano, dov'era la rocca, sta ora il duo-
nori della provincia romana Roma , mo, avendo rimpetto la détta vasta piaz-
1744- ^^* gioverò pure del p. Annibali za, decorala da importanti ediQzi di buo-
da Latera , Notizie storiche della casa na apparenza. Quel tempio è la collegia-
/'^rtrwe.ve, e di altri autori che nominerò. ta parrocchiale de'ss. Giovanni e Andrea
Trovasi nel principio della Maremma per Apostoli protettori della terra. Lai." pie-
Imea dritta alla volta di Montalto di Ca- tra vi fu posta a' iJ^vaag°\oi'jSS, quin-
stro, strada tutta piana di circa 8 mi- di compito il tempio, nel 1796 dopo la
glia, e dal luogo ove fu Castro in trian- solenne benedizione dell'arciprete Anto-
golo 7 miglia, mentre da Montaltoal già nio Marini, d'ordine e commissione di
Castro ve ne sono 12: inoltre è lungi 8 mg,'' Cartoli vescovo d' Acquapendente,
miglia da Toscanella ei4 da Corneto. E a'3i ottobre vigilia d'Ognissanti, fu ese-
passo di tutta la Maremma di Montalto guita la pubblica apertura al diviu cul-
e altri luoghi, ed in ogni tempo fu Ca- to. Poscia venne coosagruto solennemen-
nino la chiave e il centro di tutti i traf- te da rng."^ Pierleoiii vescovo d'Acqua-
fichi della Maremma pontificia. Inoltre pendente a'i4 maggioi8o4> destinando
è distante 7 miglia dal confine Toscano, la 2.' domenica d'ottobre a celebrarne

12 dal lago di Bolsena , e i5 dal mare l'anniversaria dedicazione. A cura del ca-
Mediterraneo. Giace in forma oblunga ninese Luigi de Angelis, nel presbite-
su d'un piano inclinato, circondato da a- rio fu posta marmorea iscrizione, pubbli-
meni passeggi e strade rotabili , da ri- cata dal Marocco, nell'articolo Canino^
denti colliue coperte di vigne e di oli ve'- ove &i legge; liecms aere publico a fun.-
V I T V ! T 77
dawrntif! rxrifntum. Di più il Marocco (iella Carlo e di Giuseppe Lu-
Boycr, di

ofiie l'iscrizione sepolcrale esistente in sa* ciano, dal principe Luciano erano stati
greslia, suruna heli'urna marmorea in- eretti nella cappella del suo palazzo di

mg/ Febei ve-


Irerciala di nero antico, di Musignano, quindi trasportati dalla prin-
scovo d'Acquapendente, morto a' i4 a- cipessa Alessandrina nella detta cappel-
prile 1688. Questo tempio è grande e la del duomo. Ecco couie nel i836 de-
mollo vago e più belio e maestoso sa-
, scrisse 3 monumenti il Marocco, IlJo-
i

rebbe se fosse un poco più alto. Dietro numcnti dello Sialo Ponli/icio, t.i4, p.
l'altare maggiore, in bell'urna di legno, Io quando cioè stavano nel luogo pri-
I
,

si vede e venera il corpo di s. Clemente mitivo. Il monumento della Boyer con-


di nome imposto, di cui ogni annosi ce- siste in un'urna con eleganti ornati, su
lebra in maggio festa popolare con 3 cui siede la statua della defunta in atto
giorni di fiera. Ha buon organo, e vi si dolente, coperta di ricco manto, e tiene
ammira un superbo quadro di Mariotto nelle mani una guida di ferale cipresso.
Albertineili fiorentino, esprimente la B. Dice a
l'epitailiu in francese, esser nata
Vergine, s. Bartolomeo, s. Gregorio I, s. s. Alassimino Provenza e morta in Pa-
di

Girolamo e s. Romualdo, dono del prin- rigi. Il monumento di Carlo Bonaparte

cipe Luciiino, onde il capitolo nel i8ig viene espresso nobilmente col suo busto,
a lode di sue beneficenze le celebrò con dicendolo l' iscrizione francese, nato in
iscrizione a pìèdelia tavola, ripoi tata dal A laccio e morto a Montpellier. Ambedue
Visconti. Il principe Luciano fece lunga il principe Luciano, rispettivamente ma-
dimora in Canino , e lo rese illustre as- rito e figlio, gli eresse il 1 .° maggio 806.
1

sociandolo alle scoperte archeologiche, 11 3." monumento è un magnifico depo-


chesi ottennero dagli scavi da lui con sito esprimente in bassorilievo il bambi-
mollo successo operati nel territorio. Wel no Giuseppe Luciano nudosopia lettino,
1840 giunto al termine di sua vita, per a cui un Angelo addita il Paradiso nel-
sempre più dimostrare quanto gli fosse l'atto che spira. Sotto si legge: Ett sola
caro questo suo ritiro e principato, vol- in coelo quìfS - Et sine nube dies. La
le the i suoi avanzi mortali ftissero tra- scritta francese lo dichiara nato da Lu-
sportati e sepolti nel duomo. l*er cui l'il- ciano e d'Alessandrina a'i4 giugno 1806
lustre sua vedova principessa Alessandri- nella villa Tusculana, morto a'i5 agosto
na de Blechamp vi fece erigere una cop- 1807 in Roma, il capitolo della collegia-
pella, in cui oltre alla tomba destinata ta ha l'arciprete ed è numeroso di canonici
al principe ed a sé stessa, con insigni (l'antico ne conlava 6 oltre l'arciprete).
sculture del Pampaloni, sono degne di e Pio VI col breve Calholicae Ecclesiae
ammiiazione quelle rappresentanti Car- decor^àeii aprilei7C)6, concesse all'ar-
lo padre del principe e Cristina Boyer , ciprete e a'canonici, nelle funzioni pub-
di questi prima moglie, eseguite dal bliche e private, in perpetuo, l'insegne
Laboureur; e sopra tutte quella del fan- corali del rocchetto e della mezzetta pao-
ciullo Giuseppe Luciano, opera del som- nazza col cappuccio, r inverno di lana e
mo Canova. In occasione poi dell' inau- l'estate di seta, foderata di seta rossa con
gurazione della cappella , la principessa asole e bottoni parimenti rossi; da usar-
legò a'poveri del paese una rendita per- si eziandio alla presenza d' un cardinal
petua di 100 scudi annui. Per tante be- legato a latercj di qualunque prelato Q
nemerenze, e per quanl'altru dovrò dire, vescovo, inclusivameule al proprio ordi-
la famiglia e persona del principe Lucia- nario, ne' sinodi provinciali e generali o
no sarà sempre in benedizione a Cani- universali; e ciò volle accordar loro ob
no. Si deve avvenire, che 3 nionumeoli i praedutae Terrac qualitaltin^ ex qua
78 V IT V I T
fcl. ree. Paulns Papa TTT, alììqne cla- Palmieri, esistere due altre chiese, e cin-
rixsinn virì,qiiidignitale et vilae sancti- que nel territorio, cioè due romitaggi, e
nionìa flontere , ortuin habiierunt. Di tre piccole dedicate alla B.Vergine; ed
quest'insigne collegiata era protellore il aggiunge, che Giulia Acquaviva, moglie
cnrdinal Vincenzo Macchi decano del sa- di Pier Bertoldo Farnese, nel 56o edi- i

f);ro morto a'3o settembre 1860.


collegio, ficò acapo del borgo la chiesa di s. Roc-
JNell'antica chiesa collegiata de'ss. Andrea co con organo. Neil' Informazione del
e Giovanni, dice il p. Casin»iro, si vede- Zucchi, scritta nel t63o, sono ricordate
va una specie di pozzo marmoreo, ov'era le chiese della Madonna delle Grazie det-
fama che ne'remoti tempi si conferisse il ta della Tufa, uflìziata da'preti, ed altra
ba t lesi mo^;erim//icr^/o«£V7i.Di venuta ca- di s. Maria Maddalena, ambo di grandis-
dente e indecente, venne abbandonata a' sima divozione. Altra chiesa era per la
1 4 niaggioi 786, esolennemenle traspor- strada che va a Montalto, poco lontano
tato il ss. Sagraraento nella chiesa della della terra, sagra a s. Martino. Vi sono
Misericordia, e quindi fu demolita. Nar- varie confraternitej ed un piccolo speda-
ra Zucchi, nell'//iyò/v«r;zfo/2e del du-
il le. Prima di giungere a Canino, a lato
cato di Castro al duca Odoardo, che nel della via principale,100 passi dal paese,
i63o per la festa di s. Andrea restau- si convento di s. Fran-
trovala chiesa e il

randosi l'aliare maggiore di delta non più cesco de' minori osservanti , con avanti
esistente collegiata, ed altro altare picco- un obelisco, innanzi a cui s'apre un chio-
lo, vi furono trovati dentro due vasi mu- stro coni 5 logge inferiori e superiori. Ed
rati, uno di legno e l'altro di terra. Nel ecco come ne fd la descrizione il p. Casi-
1.° vi erano molte ss. Reliquie, cioè os- miro nel cap. 5: Della chiesa e del con-
sa, due pezzi di carne indiati, e del gras- vento di s. Francesco presso a Canino.
so; in quello di terra eravi un'accetta di E' fama universale presso i caninesi ed i

filatoo bambacio noinsimo tutta insan- francescani, che questo convento ricono-
guinala, e dentro al vaso si videro molte sca la sua origine dallo stesso s. France-
gocciedi sangue che pareva vivo. La scrit- sco d'Asisi, il quale si dice avere abitato
ta che descriveva le reliquie, subito si pol- peralcun tempo unacappellella contigua
verizzò. Censì restò una piccola polizza al convento, perciò stata presso tutti io
in cui si f<iceva menzione delle ss. Reli- molla venerazione. Si vuole ancora che il

quie e della consagrazione della chiesa, s. patriarca piantasse nell'orlo alcuni al-
con queste parole: Indictione ponti- XV beri, tra'quali un pino, che rovinò, edua
fìcatus Eiigenii Secundi linee Ecclesia fico e un pero, quali con istopore di tut-
i

consecrata ah Episcopo Castrensiad


Jìiil ti ogni anno nel i." d'agosto in sull'ora
lionorem ss.DanielLs,Jntonìijet Luciae. del vespero, quando comincia l'indulgen-
Le ss. Reliquie si esposero alla pubblica za della Porziuncola, facevano pompa
venerazione, e quindi riposte in altri piìi de'Ioro fruiti maturi, de'quali cibandosi
onorevoli vasi nella fenestrella suH'altar gl'Infermi ne riportavano segnalati bene-
maggiore, nella quale amicamente si cu- fizi per la salute de'Ioro corpi. Al tempo
stodiva il ss. Sagramento. Euger^ioII fu dell'autore vivevano alcuni religiosi, i
Papa da' 16 febbraio 824 a' 27 agosto quali avevano sovente veduto il prodi-
027. Non si conosce come e quando si gio, narrando essere stati abbattuti e sra-
mutò alla chiesa il titolo de'Santi, in o- dicali due alberi da impetuoso turbine;
i

uore de'quali fu dedicata, in quello di s. tuttavia quel di fico pareva volesse ri-

Andrea, cui pare poi fu aggiunto s. Gio- germogliare. Sia comunque, è manifesto
vanni. Altra chiesa parrocchiale di Ca- che il convento non può vantare l'anti-
nino è quella della ss. Croce. Riferisce il chità ad esso attribuita, esseodo statue-
V I T VIT 79
dificato da'sigoori del luogo Gabriele e che dì mese e di anno. Il ,Zucchi e il p.
Francesco Farnesi nel secolo XV, per la Annibali ripetutamente afl'ermarono, a-
salute di loro aitioie e di r|uelle de'geni- ver Pier Luigi il seniore nell'antica roc-
tori, propinquo alia cappella della ss. Ad- ca di Canino, ampliata e ridotta ad uso
DUDziata del comune, e da questo di nuo- di fortezza con appartamenti magnifici,
vo costrutta e di suo padronato; come si fermato il altri due fra-
suo domicilio, con
trae dal breve Sedis yiposlolicae , de' telli, almeno neh 461, e per molto tem-
20 giugno 1473 di Sisto IV. La chiesa po si stanza (già cascala nel
conservò la

presente, edificata in onore di s. France- 1 63o), dove nacque l'ultimo febbraio


gli

sco, ha una sola nave, con soffitto a travi 1468 al dire del p. Annibali, e secondo
incatenati, 9 altari e buon organo, con il Cesarini da lui allegato nel 1476, quel

quadro assai slimato della Madonna de> figlio che fu poi Paolo III; e rovinata la

gli Angeli, dice il Palmieri, ^e'p^lmordii rocca, ov'era la primitiva e unica chiesa
del corrente secolo furono di mollo ri- di s. Andrea, il sito fu detto Castel vec-
storati la chiesa e il convento, e rifatto chio. Il Visconti riferisce, che pervenuto
dì nuovo l'altaie maggiore, e l'attesta il Canino in potere de'Farnesi,Ia famiglia
p. Annibali. A tempo del p. Casimiro, e l'abbelPi di edifizi, e lo scelse tra le altre
forse esisteranno, eranvi due tavole, ed convicine terre, che similmente possede-
«spriroenti, una s. Antonio di Padova co- va, a sua dimora, massime nell'inverno,
lorita neli4B7, l'altra e dipinta dui Mo- addobbando il caslelio con sontuosa sup-
naldi di bell'apparenza, Vergine se»
la D. pellettile, nel quale l'ultimo di febbraio
dente col divin Figlio, co' ss. Giovanni i474 (qi'esta data ritengono i caninesi)
Evangelista e Dattisla, Francesco e Gi- nacque Alessandro, poi Papa magnanimo
rolamo. Innauzi la cappella di s. Bona- di alti e grandi spiriti. Durò lungamen-
ventura è un assai onorevole epitadìo di te la memoria dell'avvenimento memo-
Bonaventura Rodati, esibilo dal p. Casi- rabile, con conservarsi nel cartello la ca-
miro. Il Marocco lo riprodusse con altro mera ov'era nato Paolo III, tal quale
posteriore e di encomio del caninese Bia- com'era allora; ma col volger degli an-
gio de Andreis. Il nobile e non compito ni, trasferitisi i suoi discendenti duchi
chiostro è indizio di altro convento che in Parma e Piacenza, cioè al princi-
volevasi costruire. Ivi sono 3 cappelle, fra pal dominio de' Farnesi, e andando ne*
le quali la memorata nel ricordalo bre- gletti prima, e poscia perduti i possessi
ve. L' ampiezza del convento permise la che aveaoo di queste terre , cos^ rovinò
celebrazione in esso del capitolo provin- (anzi già era cascala la casa, durante il
ciale a' 2y o meglio 2g aprile iSyS, in dominio Farnesiano, perchè come dissi,
cui sollanto furono eletti alcuni guardia- ilZucchi lo dichiarò nel 1 63o al duca O-
ni e tutti gli annuali definitori, essendo doardo), e non più ne resta vestigio. Il
anco in questo eiiala la lapide che Io ri- Palmieri ritarda l'epoca della nascita al
coida. Registra la StalislìcaAt\\^5l, ca- 1478. Egualmente disputano a Canino,
se 259, famiglie 35o, abitanti 1439, fra' Canepina, per quanto dovrò
l iterho e
«luali I slanzioti in campagna e 1 ebrei.
I
dire e pel notato nel 2.° paragrafo, natali i

Vanta Canino non pochi dlustri. E co- di Egidio Canisio o Canino Antonini,
fr.

minciando da Paolo III Farnese, come detto da Fiterbo, di cui fu vescovo, dot-
dissi in quell'articolo e negli altri che si to agostiniano e celebre cardinale. JNel ri-
devono tener presenti, ne contrastano a cordato paragrafo riprodussi un monu-
Canino la gloria, /lowm, ToxcanellaeJ^i- mento del Turriozzi in favore di Cani-
terbo, quindi eziandio la discrepanza di no. A f|uesto l'attribuisce il p. Annibali
data nel giorno della nascila, non meno e dichiarando: come consta dalle Ulema-
8o V I T V I T
rie. storiche di Toscanelln, e da alcuni e assai benefico della patria. Dell'abolì-
stromenti esistenti nell'archivio della ter- zione de' diritti popolari di legnare e
ra ili Uagnaia, quali fan menzione di d. di pascere nel territorio di Canino , e
Pacifica Canisi daCanino sorella del car- della destinazione da darsi a'terrenlche
dinale, maritata a Pietro Paolo da Cani- vi sono soggetti per renderli pile van-

no. Inoltre aggiunge, caninese fu il b. Ni- taggiosi al popolo. Discorso all'Illu-


colò frate minore, del quale nel Marti- streMunicipio di Canino di Costantino
rologio francescano a' 5 settembre si leg- De Andreis, Viterbo, stamperia di Roc-
ge : In Lalio B. Nicolai de. Canino Con- co Monarchi 858. Sarebbe utilissimo il
1

Jessoris,c,%'i/iiiae sanctitatis viri.Ei nel- darne breve contezza, rna per un para-
le note al medesimo: Hic Eremi Cii'ilel- grafo ne manca lo spazio. Lo stemma di
lae (di Tivoli, ove si venera il suo corpo) Canino, dice Marocco, è un Cane che ve-
nonniunquani cxtitit incola : inlerfuil desi espresso sulla porta castellana. Nel
exequiisB. fllargarilae Columnae[mov- territorio, a ponente sono i monti deno-
la in Paleslrina a* 3o dicembre) anno minati di Canino ricoperti di boschi, ed
i7.S^,q Ili Clan in funere ipsius virginis a inezeogiorno vaste pianure attissime al-
sacri ficiuin offcrrct, apparuit illiglorio' la coltivazione delle biadee al pascolo del
sa. Onde scrisse il Vadìngo a tal anno: bestiame. Inoltre il suo territoiio è no-
Velato funere ad Ecclesiani s. Petri, et tabile non tanto per la feracità, quanto
sacrimi facienle fratre Nicolao de Ca- per l'ottima qualità de'prodotti, grano,
nino, ordinis niinornni, eremi Civitellae vino, e specialmente dell'abbondante o-
incola, viro utiqiie sancto adstabat sa- lio, pel quale vi sono 1 4 montani, e for-
crificanti anima B. I^irginis , ipso sa- ma la principale ricchezza del paese. Il

cerdoic sacrificante, donec consiannia- Giornale di Roma del i855, a p. 721,


ta hostia, recta gloriose ascendit in coc- descrive l'utilità della macchina trebbia-
tti/n. Vi nacquero pure: il ven. p. Ca- trice del grano, di Giovanni Hollinger,
millo Pacelli gesuita, autore di varie o- dal conte Colloredo luogotenente dell'or-
pereascetiohe, denominato \'
/Jpostolo di dine Gerosolimitano attivata nella tenu-
Perugia, di cui si legge un magnifico e- ta della Sugarella del territorio di CanU
logio delle sue virtù e dottrina nella di no. Vi è un forno fusorio pel ferro grez-
lui f^ita stampata in Perugia nel 1789, zo dell'isola dell'Elba e della ferriera del
dove morì con gran fama di saulilà nel paese. Agisce per l'ac<jua mandala dal
1^54; il cardinal Odoardo Farnese; Lo- fosso Timone unmiglio distante, il qua-
renzo Rosali egregio e facondo cittadino, le anche varie suburbane mole
fa agire

ambasciatore del comune aPaolo ill;Gio- da grano, contribuendovi pure V acqua


vanni Pontati noto [)er la sua opera Agra- del fosso chiamato Fosso di sotto che ,

ria stampata verso \\ 1 65o, e pe'suoi Ra- serve eziandio alle lavandaie. A destra
tizzi delle mercedij il cav. Pietro Micci- dopo tal tosso comincia la piccola salila
nellirinomalo poeta; il principe Paolo che conduce alla ferrieia, dov'è una cap-
Bonaparle, ed altri. Alferma il Palmieri, pellelta aggiuntavi nel1672. Boschi d'al-
essere primarie famiglie di Canino quel- to fusto e da carbone circondano Cani-
le de'coiiti Valentini, de' Caraceni , de* no, e lo riparano da'nocivi venti del sud,
Miccinelli e de'De Andreis. Quest'ultima quello precipuamente detto di Bori e di
é congiunta alla illustre Buttaooi della Musignano, e quello del comune di Tes-
Tolfa, di cui nel voi. LVIII,p. 1 32,XGVI, sennano, ricchi tutti di cacciagione, cin-

p. 243, e suoi luoghi, e n* è ornamen- ghiali, lepri e di volatili d'ogni sorla. Os-
lo l'autore del seguente opuscolo, di mol- serva il Palmieri , risultare da' regislri
lo ingegno e istruzione, di gravi costumi parrocchiali, che si accrebbe la cifra de'
V 1 T V I T 81
morii in tutti quei^Ii anni in cui furono stante circa 3 miglia dal paese, nel luo-
diradali boschi. Itifatti trovo nel Can-
i go dello le Muracce, trovasi un comodo
cellieri, Letlera siili aria di Roma, li- e vago bagno, riedificato dal principe
cordale a p. 88 le seguenti scritture stam- Luciano Boiiaparte, presso una sorgente
pale. Giuseppe Giovanardi ButFerli, Os- d'acqua sulfurea analizzata da'professori
seriazioni sul foglio del taglio delle Gaudolfl e Murichini nel 18 io, e poste-
Macchie camerali del territorio di Ca- riormente dal valente chimico prìncipe
nino, col voto del collegio de' medici sul- Luigi Luciano Bonaparte, e riconosciuta
Vis tesso taglio dell 1^ 56 ,h.oma jS, col \ "j eflìcacissima nella cura specialmente de'

sommario annesso. Istromento dell' ac- mali cutanei. A poco distanza da questo
cesso fatto da due prelati deputati dal- bagno in magt;ior elevazione Irovansi gli

la s. Congregazione alle Macchie ca- avanzi di antiche Terme, volgarmente


merali del territorio di Canino in diceni' dette le Cento Camere, magnifiche e va-
fere17 72, colla Relazione uniforme al- ste in modo che potevano bastare ad un
la pianta, e modello del geometra Do- tempo stesso a più di 600 persone, di
menico Sarti perito giudiziale, che van- cui tratta il prof. Gandolfl: Acque Ter-
no unite all' ot seriazioni di M. Buffer- mali di Canino, Roma 1810. Secondo le

li. Una parte de'monti produce alabastri osservazioni della vastità di queste Ter-
di 3 sorti e belli; riè mancano cave di tu- me e della loro ubicazione sembrò a mol-
fa, calce e grandi travertini. Poco distan- ti,che potesse fondatamente credersi, che
te da Canino sono i ruderi del piccolo fossero celebri bagni etruschi, de'quali
i

paesello Castellardo o Caslell'Ardo, sac- parla Tibullo neW Eleg. 5, lib. 3 f^os :

cheggiato e distrullo da'caninesi , secon- tenel Elruscis manat quae fontihus lin-
do il Zucchi verso ili53o, con ricco ter- da, - linda sub aestivuni non adennda
ritorio, goduto dal comune di Canino. Canem. Nel Piano della Badia, di cui ra-
Soggiunge, che il castelletto apparteneva gionerò nel seguente paragrafo i1/«9/g^zj^-
a certi signori orvietani, onde fu inter- 720, luogo del territorio di Canino , alla
detta Canino, per essere stata depredata distanza di 5 miglia da Canino trovasi il
anche la sua chiesa di s. Valeriano e tol- monte Fumaiolo, ove sctiturisce fra cal-
ti i suoi beni, venendo trasferite nella col- carei scogli continuo fumo da una buca,
legiata le sue campane e la lesta di s. Va- offrendo rimedio efficacissimo ne'reuma-
leriano. Pagala una multa, venne quin- tismi, in tutte le doglie dell' articolazio-
di Canino assolta dall'indulgenza ponti- ni ed in qualunque altra parte solida del
fìcia. Indi s'interpose anco mg."^ Carissi- corpo umano. Consiste il Fumaiolo in
mi vescovo di Castro. Il Turriozzi nelle una profonda circa 5 palmi, e qua-
fossa
Memorie di Toscanella, fa menzione del si di eguale lunghezza e larghezza la ,

castello col nome di Castel Lardo, sicco- quale tramanda vapore acquoso, e gas
me già soggetto a quella città, ond'era acido carbonico ad un'alta temperatura.
tenuto al tributo l'S agosto per la festa Se nello stato attuale d'abbandono in cui
de'Sanli protettori. Il p. Casimiro lo chia- trovasi il Fumaiolo, pure vi accorrono
ma Casleir Eraldo, parlando di Toica- in ogni anno da tutta la provincia ma- i

nella (/^'.), e dell' investitura datane al iali e ne ripartono guariti, può con cer-
Tartaglia vicario temporale di quella; ed tezza asserirsi, che più grande sarà il con-
a p. 387 dichiara: » Pio II cassò ed an- corso, e molto giovamento ne potrà ri-
nullò il processo e la sentenza fulmina- dondare all'umanità, se si fabbricherà un
ta contro il popolo di Canino, per aver locale dove di questo bagno a vapore pos-
gettata a terra la rocca di Castell'Eral- sano gl'infermi profittare con tultt i co-
do". Alle falde de'monti di Caoìao , di* modi e con tutti I riguardi necessari. Al
VCL. cu.
8? VIT V IT
pie tle'monti, scrisse il Zucchi, vi è un'an- municipale di etruschi moDumentì,a te-
ticagliachiamata le Scile Porte, di me- stimonianza dell'immensa ricchezza ria»

ravigliosa vista; ed in una caverna, che venuta nel suo territorio, il quale fornì
va sotto a'monti, si crede esistere un te- i pili preziosi cimelii ad ornamento de'

soro, che a niuno fu dato prendere. Al- precipui musei d'Europa. Ignota è —
tre dicerie aggiunge il suo Annotatore p. Canino, e non è che una ipo-
l'origine di
Annibali, colla savia avvertenza: le cre- tesi quanto alcuni dissero, che sia deri-

da chi vuole. Disse il Calindri, e ripetè vata da Vulci; ipolesi in vero non priva
in parte il Palmieri, che dagli scavi fatti di qualche fondamento, massime se si

nel territorio di Canino, con preziosi ri- consideri, che trasferita la sede vescovi-
sultati , si ebbero indizi di avanzi della le di fallici a Castro, Canino fu conde-
città diVelulonia , per quanto fossero corata di concatledrale, comesi trae da
dubbie le congetture rispetto alla sua si- documenti rass., e dal su m mentovato bre-
tuazione, che altri pongono presso Vi- ve di Pio VI, Calholicae Ecclesiae de-
terbo, altri altrove, potendosi vedere il cer, registrata nel Bollario della cancel-
voi. LXXVllI, p. 81 e seg. In tali scavi leria vescovile d'Acquapendente, ove nel
si scuoprirono iscrizioni, vasi e coppe e- 1649 fu trasferita la sede della soppres-
trusche, tazzette, bronzi, ori, scarabei, di- sa Castro, onde Canino pure dall'estinta
pinti e statue. Uno di que'vasi dipìnti a- diocesi passò a far parie delia nuova. La
vea le parole: Filhlon Ocheiy le quali con- detta ipotesi formò pure il Visconti, nel
fermarono alcuni nell' opinione che ivi considerare la prossimità di questo luogo
fosse stata Yetulonia , una delle capitali alla città di Vulci, già una delle più an-
dell'antica Etruria, distrutta in tempi re- tiche e poderose della Toscana, e di al-
motissimi. Nell'articolo ricordalo in prin- tre sue particolarità, come dell'abitare!
cipio di questo paragrafo cenno de' feci popoli in diverse distanze, per cui ritea-
feraci e classici scavi del territorio di Ca- ne da una di tali parti della popola-
nino ne' sepolcreti etruschi, ed anche al- zione vulcente essere o continuata sor-
trove, massimamente per le solerti e in- ta la terra di Canino, r^ondimeno sog-
telligenti cure del principe Luciano , il giunse, miglior sentenza però sarà quel-
quale eruditamente illustrò i vasi e altri la di ritenerlo popolato infiuo dall'anti-
luonumenti etruschi, sì col suo magnifi- co, e gli ediflzi antichi parlati, e i monu-
co Museum Etnisque , opera ricordata menti scoperti ne sono docufnenlo. Nep-
nel voi. XLVlI,p. i4; e sì coll'altra non
I pure è giusta Topinione di alcuni, quali i

meno splendida, Vases ElrusqiteSyWìev- fondandosi sopra un errore del Ciacco-


he 1829 chez Caramille Tosoni. Ambe- nio, in Fila PaidilII, sostennero Cani'
due con bellissime tavole colorate. Già nel no essere stala un tempo della Carino,
1827 nella stessa Viterbo a vea pubbli- poiché dalla bolla di s. Leone IV, Papa

cato il Calalogo di scelle Aniichità E- deir847j pubblicala dal Baluzio, t. 2, p.


trusche trovate negli scavi. Di questi fa- 83, fra le Lettere d'Innocenzo III, tro-
migerati scavi, onde Canino venne più vasi nominato il Musileo di Canino, Nei
frequentato e in rinomanza , inclusi va- riprodurla il Turriozzi, otWéMemorie di
meiote a quelli dell'antica etrusca J^ idei Toscanella, a p. i 10, forse con fallo ti-
{V')i nel latifondo di Campo Scala, ch'è pografico è dello yirlinus ad Mausdeiim.
su quel di Canino, ne die'pregevole con- Fu il p. Casimiro che pubblicò avere il

tezza ilsullodatocommend. Visconti, nel- Ciacconio chiamato Carino questo luo-


le Notizie di Canino ; non senza mani •
go, e volendo spiegare il vocabolo di Ca-
Testare il ragionevole desiderio, che si sta- nino, col quale venne quindi appelluto,
bilisse in Canino una pubblica raccolta lo crede derivato da intestine discordie
5

VI T V I T 33
de'ciKadini, die per lungo tempo ne tor- sindaco dovesse pagare il tributo di 2
mentarono il popolo. Però non tacque il libbre di paparini (equivalenti a 4° car-
riferito dal Baluzìo, dichiarando quel Ma- lini, ed a bai. 12 per libbra, ed in tutto
silenm, una contrada dello stesso castel- scudi tre) o provisini, ossia due palli pe'

lo. Di non mancai f^rne parola nel


ciò giuochi di carnevale, e d'un cereo di io
rammentato articolo. Ripeterono col p. libbre. Narrai ancora col Sarzana , che
Casimiro, il nome presunto di Carino, il nel detto tempo dominarono Toscanel-
p. Annibali e il Palmieri. Ma il Visconti la anche chiamando esso in-
gli Orsini,

rilevando l'errore del Ciacconio, non so- valido il detto atto di vassallaggio, e di
lo esclude il Carino, ma ancora
nome di niun valore tutti i successivi istromenti
l'origine assegnala dal p. Casimiro all'ai- mentovati dal Turriozzi. Ciò non deve
l'altro di Canino, non troppo onorevole, recare meraviglia, per esser noto quan-
sebbene pochi popoli in quell'epoche pon- to il Sarzana acremente impugnò le Me.'
no vantare d'essere andati esenti da in- morie di Toscanella, a\ modo deplorato
ternee laceranti fazioni. Afferma il p. Ca- inquell'articolocon istorica imparzialità.
simiro, che Canino nel dominio tempo- Egli sostenne incompatibili due domina-
rale fu sempre soggetto a* Papi, i quali zioni, del una città. Ma que-
Papa e di
variamente ne disposero. Pertanto dissi ste soggezioni erano una specie di confe*
nell'articolojche Alessandro III neh i8o derazione per esser difesi, in tempi pre-

donò a'viterbesi Castrimi Canini, insie- potenti , che non ledeva la sovranità
il

me con Cellere e Castellardo, i quali lo pontificia, di che abbiamo dalla storia in-
signoreggiavano ancora nel 12 55; e che numerabili esempi, da me riferiti a'propri
da loro si sottrassero caninesi con darsi i luoghi. E n'è prova, che più tardi Pio l[
nell'agosto i25g a Toscanella, ma tosto non dubitò approvare il lodo per la cen-
ribellatisi, subito tornarono a sottomet- tenaria, come confessa lo stesso Sarzana
tersi a mezzo del sindaco e di 3 amba- a modo suo, con molte e superflue paro-
sciatori, a'g di detto mese giurando vas- le beOfeggiaoti, come per tutta l'opera,
sallaggio,con quelle particolarità narra- non meno per la tenuità del Tribulo^F^)^
te dal Turriozzi a p. 33, esibendone il senza considerare, che molti simili e an>
documento. Indi soggiunge, che nel 3oo 1 co minori furono imposti da' Papi nel-
profittando i caninesi della sommissione r investiture baronali de' Sicari Tem-
e condanna inflitta a Toscanella dal se- porali (^ .)• Il tributo ridotto a scudi
nato romano, tentarono scuoterne il gio- tre, era in sostanza un omaggio di divo-
go, per cui con altri castelli neli3o8 su- zione a'ss. Protettori; del resto Toscanel-
scitarono nuova ribellione. Allora To- la solo godeva l'esenzione da ogni gabel-
scanella somministrò 1000 libbre di buo- la comunitativa, in Canino e suo terri-
ni denari al nobile Giovanni Pantaleoni torio. Dissi pure, nell'articolo che vado
capitano del senato romano, per stipen- ricordando, quanto ingiunse a Canino
dio di lui e de'soldati, onde sottomette- nel 1283 Martino IV; e che il Prefetto
re il ribelle Canino. Quindi neh 309 eoa Giovanni de Vico, profittando della lon-
lodo di Guitluzio di Bisenzio, riconosciu- tananza de'Papi, dimoranti in Avignone,
to pure dal Casimiro, fu stabilito tra
p. occupò pure Canino , lo fortificò e lun-
l'altre cose, che il Castel di Canino a ri- gamente vi si mantenne, finché nel 1 354
chiesta del podestà di Toscanella debba non lo ricuperò alla s. Sede il celebre
perpetuamente fare esercito e cavalcala, legato cardinal Albornoz. Neh 377 aven-
mandando 5o uomini armati al servizio do Gregorio XI riportata la residenza
della città, e che ugni anno nella vigilia pontificia a Roma , racconta il p. Casi-
de'ss. Martiri protettori, per mezzo del miro, che assolvette Commune et homi'
84 V 1 T V 1 T
nes Castri Canini a quibitscumquc prò- castello di Paliano. Raccontai pin-e, co«

rexsihus lalis conlra ipsos per rectorem meEugenio IV, oiule provvedere alla di-
provinciae Palrirnonii, et reslilutifue- fesa di Canino e delle prossime tèrre, ne
runt in omnibus, et per omnia. ludi Ca- investì col titolo di vicario temporale nel
nino soggiacque alcun tempo agli orvie- i44^ Ranuccio III Farnese per sé e sua
tani. Notai ancora, clie nel i 383 cacìde il 3." generazione, e col censo d'i i libbre
castello in potere de' sanesi e del loro ca- di cera. Secondo il Visconti, da qtiesto
pitano Monte Carullo; contro del quale vicariato cominciò la grandezza di casa
essendosi mossi i bretoni, probabilmen- Farnese, sull'origine della quale poten-
te al soldo d'Urbano VI, lo combattero- za meg'io è vedere le Notizie storielle del-
no, vinsero e presero con tutta la sua gen- ta casa Farnese del p. Annibali. Però
ie. Dopo 6 mesi di prigione, il capitano non eslese essa allora il proprio dominio,
mediante 8,ooo fiorini fu rilasciato, re- se non solo sopra la metà di Canino, e
stando i bretoni padroni non pure di Ca- de'vicini luoghi della diocesi di Castro,
nino, ma di Bolsena e altri luoghi (Ora cioè sulla porzione da Grato Conti resti-
leggo nel p. Annibali, che neliSgS per tuita alPapa, ritenendo tuttavia l'altra
la divisione de'feudi tra' Farnesi , a Ra- metà Alto suo fratello e altri eredi d'Al-
nuccio III furono dati Ischia e Canino: dobrandino. I quali però nel 1464 (il Rat-
dunque lo dominavano^ Anzi il Manente ti,Della fnniiglia Sforza, t. 2, p. 2^5 e
aggiunge, aver Bonifacio IX confermato 209, ragionando Della famiglia de' Con-
Canino a Lodovico e Giorgio Farnese). ti di Segni, riporta la quietanza del cen-
Riferii altresì col p. Casimiro, che torna- so dovuto da Alto nel i463 alla camera
lo Canino nella signoria della s. Sede, Bo- apostolica, del vice-camerlengo di Pio If,

nifacio IX v'inviò un governatore, e poi tanto del vicariato di Segni, quanto del
verso il i3q8 lo concesse in tutela e vi- vicarialo della metà di Canino, di Gra-
cariato lem poralea Paolo o Bertoldo Or- doli e dell'Abbadia al Ponte, cioè di 25
sini, JN^ annuo censo nniusCani, al qua- hbbre di cera bianca per Segni, e 12 e
le nel i4o9 lo confermo Alessandro V mezza per la metà di Canino, di Gradoli
(Ma questi era stato eletto nel famoso si- e dell'Abbadia). Neh 464 ' Conti vende-
nodo di l'isa, contro il legittimo Grego- rono la metà di Canino e degli altri luo-
rio XII, il quale avea conferito in vica- ghi ad Antonio Piccoloniini d'Aragona,
riato Canino a Ranuccio III Farnese avo nipote di Pio II, il quale ratificò l'alto.
di Paolo 111); però il successore Giovanni Ma in tale anno divenuto Papa Paolo If,

XXIII nel i4i5 trasferì il vicariato, in per 5,000 fiorini d'oro, Francesco, Pier
uno a Toscanella e altri luoghi, ad An- Luigi il seniore e Pier Bertoldo da Farne-
gelo da Lavello detto Tartaglia, confer- se comprarono dal Piccolominil'altra me-

matogli neli4'20 da Martino V. Ma uc- tà di Canino e de'prossimi caslellijil lut-


ciso Tartaglia nel i4^'> H"^' Papa nel to confermando il Papa con bolla d'inve-
14^5 in compenso del tolto a lldebran- stitura di vicariato temporale a 3." gene-
diuo o Aldobrandino Conti, l'investì di razione a'2 r ollobre, coli' annuo censo
Canino e di altre terre vicine, e della Ba- d'un vaso d'argento del peso di 8 ducati
dia ad Ponleni, sub annuo censo 20 li' d'oro di camera, da presentarsi nella fe-

hrarum ceree infesto Omnium Sancto- sta di s, Pietro, secondo il Visconti. Me-
rum,a 3." generazione. I quali luoghi es- glio però il p. Annibali tuttociò racconta.
sendo passati in retaggio a'suoi figli Alto Egli dice: I Farnesi per la metà de'castelli
e Grato Conti, il secondo di questi rese diCanino, di Gradoli e dell' Abbazia al
la parte che a lui sì competeva ad Eu« Ponte, che tenevano a D, Papa, s. Zìo-
genio IV , riportandone in compenso il ninna ecclesìa in Vicaria lum, ^a^nya-
V 1 T V I T 87
no 12 libbre e mezza di cera bianca per campasse in eterno, lo facessero stare a
annuo censo. Indi Paolo II a'a ottobre i G radali V eslate, a Canino l'im'erno. Im-
1464. confermò tale vicariato a 3.' gene- perocché l'aria era tenuta grossa rispet-
razione, aggiungendo alla mela di detti to a'monti che gli si presentano, non es-
castelli, Valenlano, Lalera, Tessennano sendovi né troppo freddo, né troppo cal-
e Pianzano, col censo annuo imius era" do. Fu descritto nel i63o pel duca O-
tepìs argentei valoris duodccini floreno- doardo dal Zucchi, Informazione, nella
ritin de camera. Ed avendo i Farnesi ac- pubblicata dal p. Annibali e commenta-
quistalo dal Piccoloinini per 5,ooo fio- ta nel t. 2 delle Notizie storiche della

rini d'oro l'altra mela de' castelli di Ca- casa Farnese, a p. 38 : Canino. Ne darò
nino, di Gradoli e dell'Abbazia al Pon- breve cenno, ad evitare ripetizione, per
te, Paolo n nello stesso giorno 1 olio- 1 essermene di sopra già giovato. Antica-
bi'ei464 con altra bolla gli confermò il mente Canino era un paese lungo con una
lutto in vicariato, anche pe'Ioro figli edi- rocca, fatta da qualche signoretto, eoo en-
scendenti a 3.* generazione, inclusive col tro la chiesa di s. Andrea; delia quale roc-
censo wdus craterisargeiUei del pesod'8 ca non rimaneva che una torre quadra,
ducati d'oro di camera, da pagarsi ogni con un casone ducale propinquo da ser-
anno nella festa di s. Pietro. Avverte il vire per abitazione. Quindi da' Farnesi
Tuniozzi, che sebbene Canino passò nel f(i il paese ampliato, migliorato, e reso
dominio de'Farnesi, pureToscanella con- comodo e bello. Avere due borghi, uno
tinuò a godere nel territorio l'esenzioni de'quali alla porta di sotto, 1' altro alla
de'pedagi e gabelle; i quali diritti ricom- porta di sopra. Essere fertili i terreni, co-
prandosi i caninesi, si obbligarono paga- piosi e buoni i raccolti di sue produzioni.
re 20 scudi annui a Toscanella, ridotti Si celebravano con pompa le feste del
nel 1 536
a scudi 17 a mediazione di Pier Corpus Domini , di s. Croce in maggio,
Luigi Farnese il giuniore, salvo l'annuo di s. Giovanni e di s. Andrea Apostoli.
tributo degli scudi 3 per la festa de' ss. Nelle due prime, e per quella della ss.

Protettori. Finalmente Leone X investì Trinila, vi correvano i pulii co' barberi,


di Canino e di molti feudi il cardinal A- e vi si faceva alla lotta. Censurando al-
lessandro Farnese il seniore, nato in Ca- quanto il comune nell'amministrazione,
nino e figlio del suddetto Pier Luigi il e gli abitanti nella condotta, osserva il p.
seniore, col tenue censo d'una tazza d'ar- Annibali non più esisterne le cagioni, av-
gento del valore di 12 fiorini, da godersi vertendo che il Zucchi si mostrò mal di-
pure dalla sua discendenza. Appena Ca- sposto col paese, forse per alcun disgusto
nino cominciò ad essere signoreggiato da' provato nella terra quando vi fu podestà.
Farnesi, venne da loro favorito e abbel- Confinare con Castro, Montalto, Cellere,
lito, e divenuto il cardinale Paolo III, nel Pianiano, Tessennano e Toscanella. Con
1537 istituì il ducato di Castro, vi com- quest'ultima città passarvi gran confiden-
prese Canino, e ne investì il suo figlio za e antica confederazione, essendo sem-
Pier Luigi Farnese il giuniore. Per Pao- pre stato Canino a quella addetto, seb-
lo III Canino crebbe in prosperila e in bene quanto al temporale fu sempre sog-
comodità singolare, e l'onorò più volte di getta al Papa. E ciò perché stendendosi
sua presenza. Tale divenne fiorente e ric- il territorio di Toscanella fino quasi alle
co Canino, che il cardinal Alessandro Far- vigne di Canino, in grazia di Paolo Ilf,
nese il giuniore, nipote del Papa, come i toscanellesi si contentarono di concede-
riportano Zucchi e Annibali, amandolo re a Canino d'allargarsi verso di loro, si-
e soggiornandovi, lo chiamava il pìccolo no al confine nella macchia; della qual
Napoli, e soleva dire,c/ie i,tvolc\'anoche coQceiìsiuue e altre capitolazioni d'ami-
86 V T I VIT
cìzia e federazione esìstoDO i docutuenti ciano » trasmessibile a'suoi eredi e di»
auco nella comunità diCanìno^comeran- scendenti legittimi in linea mascolina, che
iiuo olìbligo di mandare giulii 3i alla co* saranno poh&eisoi'i prò tempore de' beni
ninne di Toscanellaj in rispetto di rico- situali in detto territorio, unitamente a
gnizione, 1*8 agosto festa de'ss. Protettori tutti singoli privilegi, onori e preminen-
i

di tal città. Vi era la Bandita (luogo ri- ze ec. che si godono da simili titoli di
,

servato per caccia o pastura e seminagio- pri nei palo,aggregando detto Luciano Bo-
ne) di 8. Pietro d'Aogleno o s. Pierrolto, naparte e suoi discendenti nel numero e
già monastero di monaci, da Urbano V rango degli altri nobili, illustri e antichi
assegnata alla mensa di Monte Fiascone. principi ". Quindi Leone XII con chiro-
Paolo Ili v'introdusse l'arte o università grafo de'2 marzo 824, aggiunse a'pri*
I 1

dell'agricoltura, per decidere tutte le dif- mogeniti il titolo di principe di Musi-


,

ferenze agrarie. Si fciceva il salnitro pel gnano. » Annuendo alle preci del princi-
duca, e si portava a Castro. La^comune pe Luciano Bonaparte , ordiniamo che
allora avea 4)000 «cudi di rendita, e la d'ora in appresso il detto Luciano assu»
terra era una gioia in mezzo di tutte ma per sé e suoi legittimi discendenti il

le terre e castelli dello Stato di Castro. titolounito di principe di Canino e Mu-


Gli abitanti erano piùd'S2o, de'quali 8o signano, con facoltà di poter rescindere
arrolati a pigliar armi, con 20 cavalleg- un titolo, e d'imporre quello di principe
gieri vestili di casacche rosse di bellissi- di Musignano al di lui attuale primoge-'
ma vista, avendo 1' una e l'altra milizia nito Carlo Bonaparte, conservandosi nei
il suo capitano. Nel 1649 distrutta Ca- detto Luciano quello di principe di Cani-?
stro, il ducato insieme a Canino tornò nel no, e così in perpetuo proseguire: in gui-
diretto dominio della s. Sede, e parteci- sa che esistendo nella linea discendente
pò d'allora in poi a tutte le vicende co- del medesimo il solo capo della famiglia,
muni , non meno alla provincia , che a riunisca questo il titolo di principe d'am^
tutto lo stato papale. Ma col cessare del- bedue le terre, e giungendo all'età mag-
ladominazione de'Farnesi, non cessaro- giore il figlio primogenito, ovvero altro
no rapporti dì loro con Canino. Oltre
i figlio, per il cui mezzo si propaghi la di-

che questa terra continuò sempre a frui- scendenza in legittimo matrimonio , as-
re d'alcune beneficenze insieme agli altri suma questo il titolo di principe di Mu^
paesi del ducato di Castro, si rileva da signano j e resti nel genitore quello di
molte lettere esistenti nel palazzo comu- principe di Canino: ed alla morte d' una
nale, che caninesi conservarono lunga-
i delle due persone, una dall'altra imme-
niente buona memoria di que' principi, diatamente discendenti,si consolidino a mt
e preselo parte alle gioie e alle aillizioui bedue i titoli in quella del superstite, e
loio; e i Farnesi li corrisposero con al- così rispettivamente si scinda e si unisca
trettanto all'etto, offrendosi pronti in ogni il titolo di principato unito di Canino e
congiuntura a promuovere i vantaggi de' Musignano, secondo 1' esistenza o non e-
canmesi. Il possesso camerale del Piano due persone prossime nel-
sisteuza delle
dell'Abbadia essendo stalo venduto a'i^ la linea retta discendentale ". Della di-
febbraio 1808 (il Visconti dice, colla rag- scendenza de'Bouaparte ragionai in molti
guardevole castellania di Canino), al se- articoli. In conseguenza del chirografo
natore francese Luciano Bonaparte, con di Leone XII, il primogenito d. Carlo as-
beneplacito di Pio VII ,
questi poi con sunse il titolo di principe di Musignano.
cb'irografode'i8agostoi8 4 innalzò Ca- 1 Quindi Gregorio XVI con chirografo de'
nino all'onore e titolo di principato, ti- 16 aprile 1837 conferì a d. Carlo il gra
tolo che conferì allo stesso principe Lu- doj gli onori e i privilegi propri di priu-
V T I V T I 87
cipe, e ciò iodipendentetnenle dal titolo nuccio, essendo tra'ribelli contro la città,

e investitura del principato di Canino e a questa neli3o8 si arrese, confessando

Musignano appartenente alla sua fami- esser distrettuale del contado Toscanel-

glia. Per cui, allorché a'3o giugno i84o lese, e giurò avanti il capitano de'roma*
morì il principe Luciano, il figlio d. Car- ni, chiamato a domare gl'insorti, d'ub-
lo assunse il titolo di principe di Canino bidire al rettore e comune di Toscanella,
e Musignano senza le formalità d'uso in di seguirlo co'soldatì, e di tenere io per-

simili casi, notificandolo bensì il Diario petuo il castello e suo territorio al servi-

di Roma de'22 agosto 1 S-^o. Dipoii! prio* zìo e disposizione della città, guarnito e
cipe d, Carlo cede il titolo di principe sguarnito, armato e disarmato, di far pa-
di Musignano al suo primogenito princi- ce e guerra a piacere della medesima, di
pe Giuseppe, che l'usò sino all'aliena-
d. consegnarlo ad ogni richiesta, e di osser-
zione de'fondi. Ma la sua madre, la vir- vare gli statuti e riforme di Toscanella.
tuosa principessa d. Zenaide dopo tal , Nella cappella, dell'interno della fabbri-
vendita, fioche visse continuò ad intito- ca, dice r Annibali, si vedevano dipinte
larsi principessa di Canmo. In seguito il sul muro le figure della B. Vergine, di
principe d. Carlo, nel i853 vendette le s. Antonio abbate in piviale, quella d'un
possidenze del Piano dell'Abbadia al prin- Monaco cisterciense legato con funi in-
cipe d. Alessandro Torlonia, e mediante crociate per tutto il corpo, e quelle di 4
contratto de' 26 novembre vennero dal Monaci cistcrciensi inatto di partire co'

principe acquistati pure i titoli onorifici, loro fardelli, fermati da s. Antonio. For-
compresa la qualifica e dignità di prin- se si volle esprimere con questa pittura
cipe di Canino e di principe di Musigna- qualche assalto dato al monastero da'sa-
no, per usare però quali fa d'uopo d'un
i raceni, che spesso sbarcavano alla spiag-
pontificio breve. gia di Montalto Da que-
e nelle vicinanze.
Musignano o Mnssignano. Questo sto monastero, la gran pianura di Mon-
luogo del territorio di Canino,\e cui no- talto, nel principio della quale era situa-
tìzie si rannodano con quel paragrafo, to, fu il Pian del-
detta e tuttora si dice
nella diocesi d'Acquapendente, f-j descrit- laBadia, la quale anticamente si chia-
to nel seguente modo dalZucchi nel 1 63o, mava V Abbazia di s. Massimiliano, co-
e v'intreccierò le annotazioni del p. An- me si trae dalla storia Depraedationis
nibali, Notizie storiche della casa Far- Caslrensium. >el i63o eravi una chie-
nese, t. 2, p. 5i: Musignano. Allora era suola, cisterna, cantina, orlo, stalle, poz-
una rocca antica fra Canino e Montalto, zi e altre comodità ad uso di palazzo si-
lontana dal 1° due miglia e sei dal 2.°, gnorde campestre. In questo luogo si ri-
con istrada tutta piana, posta nel confi- poneva tutto il sgrano de' terreni del
ne per principio del Piano della Badia. Piano della Badia e d'altre raccolte; a ta-
Nel 1817 in cui il p. Annibali pubblicò le le effetto eranvi buonissimi magazzini e
Notizie, il luogo avea una fabbrica per pozzi per conservarlo e quindi venderlo,
magazzini di grano. Questa fabbrica fu per la via di Montalto che conduce alla
anticamente monastero cistercien$e,se pu- mariua. Eranvi due palombare pe'colom-
re non fu prima abitato da altri monaci, bi. Il luogo ha incontro i monti di Ca-
e s'ignora se fu anterioreal Caslruni Ma- nino, ed essendo circondato da macchie
^'fgnam, abitato un tempo ci vilmente,che e selve, l'aria non era troppo buona. Il vi-
leggo nel Turriozzi, Memorie di Tosca- cinofìumicelloTimone somministra buon
nella, p. 87. Egli riferisce. Il castello di pesce detto rovella. Si trovavano aaccra
Musignano riconosceva d'esser soggetto grotte con Casina ove facevasi il salnitro
a Toscanella. 11 suo barone Pietro di Ka- pel ducaj trasportandosi a Castro. Lq sel<
-

88 VIT V IT
ve e la fida de'bestiami rendevano oltre 1 3o8, poiché era già de'Farnesi nel 1 5o8),
a 860
scudi l'anno. Proponeva il Ziicclii dopo i quali l'ebbero i cistcrciensi. Nelle
al duca di rendere a campo di sementa grollee sepolcreti si rinvennero vasi etru-
le macchie di Mezzostolfo, di Civitella, e schi, generalmente di terra nera, ed an-
particolarmente quella di Sugareto (suui- che dell' ossa e un cranio creduto d' uà
mentovata), lequali renderebbero ciascu- religioso, perfettamente conservato, ia
na circa 7, 000.scudi annui, giovando pu- cui si ctedette riconoscervi le iniziali:
re alia salubrità dell'aria, ed allora sa- T.G. C. C. T. Nelle quali dall'immagina-
rebbe abitato. Proponeva far sorvegliare zione poetica di Cbatelainesi volle rico-
il lenimento da speciale fattore invece , noscervi, secondo le idee del tempo, un'in-
del castellano di Canino. Ciò importare, dicazione delle diiTerenti fasi della vita
perchè Musignano, olire luogo di con- di chi appartenne il cranio , con questa
serva del frumento, era un passo e una interpretazione. J^roiibadoiir. Giterrier.
stazione vantaggiosa per la via pubblica Crois. Chcvalier, Z'e///^//er. Finalmente
per andare in tutta la Maremma, in Mun- notai, che nel i853 il principe di Cani-
tallo e altri luoghi. Come venne in signo- no e di Musignano d. Carlo Bonaparte
riaa'Farnesi, lo dissi nel paragrafo di Ca- vendè la possidenza del Piano dell'Abba-
nino, e nel 1649 'ornò nel diretto docni- dia al principe d. Alessandro Torlonia,
nio della camera apostolica. pur nar-
Ivi insieme a'titoli Canino e
principeschi di
rai, come nel 1808 il principe Luciano di Musignano. Con Musignano non pon-
Bonaparte acquistò il Piano dell' Abba- no andar disgiunte alcune nozioni del vi-
dia,onde Pio VII nel i8t4 lo dichiarò cino Ponte dell'Abbadia, nome preso dal
principe di Canino, e Leone XII nel 8^4 1 suddetto monastero e abbazia, e del qua-
vi aggiunse pe' primogeniti il titolo di le ponte già feci cenno nel paragrafo /4c-

principi dì Musignano, costituendo que- qitapendente, riparlando della distrutta


sto in principato o titolo principesco; e oillà dì Castro e suo ducato, in cui era
che il principe Luciano ridusse il fabliri- compreso, e le riferirò col Zucchi e col p.
cato in forma di palazzo , con graziosa Annibali; Rocca del Ponte della Badia.
cappella, in cui collocò 3 monumenti se- Fabbi jca antica con baluardi a modo di
polcrali, dalla sua vedova principessa A- fortezza, era nel 63o, e tuttora esiste, con
1

lessandrina deBlechamp trasportati nel torre fatta a morelli, sulla sponda del fiu-
duomo di Canino. Di tal dama il Viscon- me Fiora, in ripa altissima verso il Pia-
ti ci die'nelle Notizie isteriche di Crini- no dell'Abbadia ; e nell'altra ri[>a attac-
no: Un
temporale a Musignano, canto in cata ad essa è un grandissimo massiccio
^ersi intitolalo: Un orage à
francesi, di muro, formato di sassi e calcina (sic),
Miisignan du lenips des Templicrs fitti dov'è fondato un ponte , detto il Ponte
on dit onthabitc l'antique Manoir, Dal- dell' Abbadia (magnifica e ardita opera
le note storiche della medesima dama si etrusca),il quale traversa il letto di tal
trae, che cavalieri Templari vi ebbero
i fiume, e tocca da vicino la porta della
Una casa che abitarono lungo tempo (for- rocca. E' tanto alto il ponte, che a chi
se una commenda con possessione, uta con- guarda a basso mette grandissimo spa-
viene ricordarsi che furono soppressi nel vento, e non ostante si notabile altezza, è
i3ii dal concilio di P'ienna del Delfi- tanto stretto nel suo mezzo che rende
nato: e quanto a quel conte Ranieri che molto più terrore a chi vi passa, per es-
signoreggiava il castello, hahité nohle- ser allora privo di sponde o parapetti, e
/;ic«/, nel i5o8 secondo la cronaca di To- pure non mancavano velocissimi corri-
scanella, desso è quel Pietro di Ranuccio dori a cavallo a passarlo rapidamente
parlato di sopra col Turrioz^i, ma nel anzi cadendo nel mezzo del fiume uamu-
VIT VIT 89
10 del cardinal Alessandro Farnese colle Inlerminellis rettore e castellano Roc-
casse di sue argenterìe, queste sì riciipe- cae, sìve Loci Abbatiae ad Po n le ni Tu-
raronu, e quella bestia non patì male al' scancn. Dìocces. ad btneplaciiuin Sedis
cune. Sui ponte vi passava un antico ac- yé[ìOslolictie.Imperocché tanto la Rocca
quedotto che conduceva l'acqua a Vul> e il luogo del Ponte dell'Abbadia, quan-
ci, a cui si vuole spettasse il ponte, la to tutto il Piano dell'Abbadia, prima che
quale non si usava come lartarosa, e il l'avessero da'Papi i Farnesi, i medesioil
suo capo cadendo come pioggia giù per Papi ne disposero liberamente a loro pia-
Je valli della ripa presso il ponte , tutte cere, come apparisce da'libri de'loio vi-
le pietre , le piante e i rami che bagna, cariati temporali, edìssi nel paragrafo C(t«
rende taitarosi, onde di quelle pietre se nino. L'antica Tulci surse circa un au-
ne facevn uso pe' giardini e per fonti, a- glio distante. A poca distanza sono pure
Tendo bella appariscenza. Dice il moder- gli avanzi di altri 3 ponti etruschi sullo
no Calindri, e ripetè il Palmiei i, è anco- stesso Fiora, consimili al desci itto,e si cre-
ra intatto il meraviglioso Ponte dell'Ab- dono concorrere a provaie l'esistenza
badia, formato di grandi tufi commessi d'una grande città, la quale, come dissi,
senza calce, lungo 2/^3 piedi, stretto, al* secondo dati raccolti dal prìncipe Lucia-
i

to nel mezzo piedi 96, il cui grande arco no Bonaparte, fu f'elidonia, dalle cui ro-
di mezzo ne ha 62 d'apertura,! 5 il pic- vine derivò falci. Merita visitarsi una
colo a siiiish'a senza sponde, e sotto vi vasta grotta di stallaltiti pres:so il moli-
scorre 1' Armenita o Amine, oggi fiume no di Ponte Sodo.
Fiora. Sul destro lato del ponte era vi già Cellert. Comune della diocesi d' Ac-
uo acquedotto di vena termale , che al quapendente , con territorio in piano e
presenie scaturisce in larga copia nella colle, con fabbricati dentro mura castel-
parte sinistra del fiume, e depone largo lane e buon bórgo. £' distante circ-i 3
tartaroso sedimento , essendosi guastato miglia dal suo annesso Pianiano, 3 da
l'acquedotto; e vi è il sunnominato ba- Tessennano,piùdi 3 daCanino,4dal$chia,
gno d'acqua solfuiea alle Muracce, situa- 5 da Valentauo, e 27 da Viterbo. Giace
to alle pendici de'monti. Tuttora al di là in piano dì un colle, in forma graziosa,
del ponte vi sono 1' osteria, la chiesa, un alla vista della marina , tra due piccoli
fonte di fresca e salubre acqua, la doga- fossi, il cui orizzonte nell'alto del paese
na pontifìcia e già ducale del l'onte del- diviene ampio e assai aperto. Vedendo
l'Abbadia, che s'interna nei confine To- Cellere al di fuori sembra basata sul tu-
scano, i cui ministri vanno a dormire in fo, e ve ne sono delie cave; la sua strada
Canino, essendovi l'aria non poco sospet- di mezzo è lunga più di mezzo miglio.
ta , restandovi alcuni soldati di finanza. L'aria è buona assai, per essere coperta
11 duca Farnese nella rocca teneva il ca- dallo scirocco, e scoperta da tramontana.
stellano, essendo punto interessante poli- Anche il Palmieri conviene sul suo tem-
tico e finanziario, siccome di transito e peralo clima ed avere tuttora sotto il
,

confinante colle strade del Sanese, Orbe paese due fontane d'acqua ottima , ma
tello Porto Ercole, Monlacuto e altri
, scarsa : il Zucchi le disse alquanto inco*
luoghi, per recarsi a Viterbo e Roma. Vi mode e non perfetta l'acqua. Si sarà mì-r
aveva la pesca, ed era convegno di pa- gtiorata. Vi »ono due chiese parrocchiali.
stori e de'pecorari affidali nell' inverno. L'arcìpretale è sotto l'invocazione della
Danna bolla dell'antipapaClemente VII B, Vergine Assunta, con 5 altari, picco-
del 1379 si che nel luogo della
raccoglie, organo, molti e
lo belli banchi padrona-
Bocca ci fossero ancora altre abitazioni, li: la cappella del ss. Crocefisso è ricca
poiché dice iu essa di creare Alderico de d'alfreschi esprimenti fatti della s. Scrii-
-

90 VIT V I T
tuia. L'altra chiesa parrocchiale « sagra le. Fuori del castello ,
poco di sopra al
a s. Sigismondo redi Borgogna e marti- borgo, eravi un convento la cui chiesa è
re.Qui la riporto colla SlalisUca, ma ve- detta la Rocca del Carmine, di molta di-
ramente è chiesa e cura di Pianiano, co- vozione. Vi abitavano carmelitani i scal»
me dirò in quel paragrafo. Narra il Zuc- zi. Narrai nel paragrafo Acquapendente^

chi, che si festeggiano ogni anno il i set- che il convento fu soppresso da Pio VII
tembre s. Felice martire e s. Egidio ab- nel 18 1 5,per l'erezione del seminario dio»
bate, patroni della terra, con solenuilà e cesano. Ma il Palmieri ne parla come e-
grande divozione, concorrendovi popoli i sistesse. Riporta iSSì es-
la Statistica del
convicini, per essere uno de' Santi (pare servi 3o3 case, 34o famiglie, i5o8 abi-
il 2." non essendo chiara la relazione)
, tanti, de'quali 5 militari. Il luogo mani*
invocato per la guarigione dalla febbre. festameote progredì, poiché trovo nell'/zi-

A suo tempo si faceva solenne processio- formazione del ducato di Castro, fatta
ne nella chiesa di s. Felice sotto il castel- nel i63o dal Zucchi al duca Odoardo,
lo, tuttora esistente, e vi si portava il suo avere allora Cellere i5o fuochi e 600 a*
braccio in reliquiario d'argento, coli' ac- ni me , con 60 soldati arrolati da pren*

compagnamento della milizia. Fino dai der armi, compresi quelli di Pianiano, che
vespero tale era il concorso, che sembra- militavano sotto la stessa insegna, oltre
va una fiera, per le molte robe che vi si 10 cavalleggieri con casacche turchine.
vendevano. Avea luogo la corsa del pa- Disse ancora esser la gente assai buona,
lio eia lotta. Nola il p. Annibali, sicco- tranne alcuno di mala natura (come da
me la festa dì s. Felice, patrono
questo per tutto non ne mancarono mai), como-
di Cellere e di Tessennano, cade a'3o a- damente benestanti, amici de' forestieri,
goslo, e quella di s. Egidio il i.° settembre, massimamente co'tessennanesi, co'quali
così in questo giorno si celebrano ambe- passava pacifica corrispondenza. L'odier-
due insieme. Altra meno solenne festa no Palmieri gli fece eco, dichiarando il

si celebra per s. Isidoro agricoltore a'i5 popolo assai buono e generoso, attivissi-
maggio. Vi è un piccolo spedale, istitui- ma l'agricoltura. Il territorio abbonda di
to da Liberato Mazzariggi, la qual fa- cereali, di frutti, d'ortaglie, di eccellen-
miglia, una tra le primai le del paese, eb- te vino, d'olio, di bestiame. Produce mol-
be dottori, capitani e un Gio. Felice che te piante medicinali, fra le quali il gius-
mori in concetto di santità. Da ultimo quiamo, l'altea, ladulcamara, l'assenzio,
iìorì in buon odore di egregie virtù la en- la cicuta, lo stramonio, e vi vengono mol-
comiala aeW'Elogio funebre di Pruden- te cantaridi. Non molto distante a borea
za Mazzariggi, die vissula in ogni reli- è un bosco di 4 miglia d'estensione chia-
gioso dovere eseniplarissiina, riposò nel mato la Macchia di Cellere, la quale ha
Signore quadrilustre donzella il dì 2, set- molte piante di sughero. Il Calindri po-
tembre iS3S. Letto nelle solenni esequie ne nella selva un Fumaiolo d'acquoso va-
celebrate nella ven. chiesa di s. Felice pore, che naturalisti credono o avanzo
i

in Cellere^ dal can. d. Giuseppe Roma- d'antico vulcano, ovvero l'origine d' un
gnolidottore in s. teologia e membro del- nuovo ignivomo eruttamento. Ma questo
l'accademia teologica ne IV università ro' dev' essere il Fumaiolo del territorio di

mana. Pubblicalo per cura del molto Canino descritto io quel paragrafo.
,

rev. sacerdote d. Fincenzo Fracassi^ Di questo paese, leggo nel Bussi, che Pa-
Ilumai838. Infine si riporta la marmo- pa Alessandro III neli 180 donò Cellere
rea iscrizione collocata nella chiesa di s. a Viterbo. Dal Turriozzi si apprende che
Felice, ove fu deposta in luogo distinto. indi appartenne al contado di Toscanel

Le oiaeslie pie fanno scuola alle fuuciul- la^ ttluieoo iÌQ dal 1 223 per quaulo dirò
V IT VIT 91
più sollo. Narrasi da quel patrio storico dati sui frutti delle terre del ducato Ca>

a p. 37. Del castello di Celleri si trae da slrense, Cellere è chiamato Celeo. Nella
UD istromenlo, da lui recitato a p. iSa, ricordata Informazione del Zucchi, pre-»

in cui il castello è detto Celgnro e Cel- sentata al duca Odoardo nel 63o, 1 descri*

gari, che neli3o8 essendosi ribellato, il vendosi lo stato attuale di Cellere, di cui

suo barone Nicola di Ranuccio di Pepo* in buona parte già ne profittai, é detto

ne, detto Nicola di Celleri, per mezzo del liell'articolo Cellere^ a p. 62. E' un ca-
suo procuratore Curzio di Muzio da Cor- stello, quasi in mezzo allo Stato di Castro,

tona, confessando esser egli del distretto che in origine fu ristretto luogo, rinchiu-

e contado di Toscanella, giurò avanti il so da muraglie castellane con una porla


proconsole de'romaoi, e proraise d'ubbi- sola, dove eravi un'antica rocca cui ca>
dire io perpetuo a qualsivoglia comando stellano, il quale curava l'esigenza di Tes-
del comune di Tuscauella, specialmente seunano, di Arlena e di Pianiano, oltre
di seguirlo , secondo le sue ingiunzioni, quella di Cellere. indi soggiunge. Que-
con soldati a piedi e a cavallo, di tenere sto castello, secondo le storie di Siena del
perpetuamente il castello di Celleri e suo Malcontenti, é quello dove passando l'e-

territorio ai servizio e disposizione del sercito de'sanesi, ebbe a trattare col si-

comune, guarnito e sguarnito, armato e gnore di Ccgliole e di Pl.mdiana, cosi


disarmato, alla pace e alia guerra, di li- in quel tempo chiamandosi Cellere e Pia-
beramente darlo e consegnarlo, per qua- niano. Trovo nel Turriozzi , a p. i45,
lunque ossequio e servizio, e d'osservare riportato un documento del i323 , dal
gli statuti, ordinazioni e riforme di To- quale si ricava che Piandia-
i castelli di

scanella. Dipoi Cellere pervenne nel do- na e di Cegliano ed altri in segno di ,

minio degli Orsini, da'quali passò in quel- soggezione a Toscanella, devono ogni an-
lo de'Faroesi. Imperocché si legge nelle no dare alcuni cerei ed alloro, nella fer
Notizie storiche della casa Farnese del sta de'ss. Martiri protettori di quella cit-

p. Annibali, che il cardinale Alessandro tà. Inoltre riferisce il Zucchi, chela fami*
Farnese il seniore, poi Paolo III, diede glia Cotti era antica di Cellere e favori-
per moglie al suo figlio Pier Luigi il giu- ta assai da' Farnesi, onde il castello ne
niore Girolama Orsini figlia di Lodovico sperimentò i benefìci elTetti , migliorò e
conte di Pitigliano, la quale ebbe in do- divenne più popolato. Avere il territorio
te due ca&telli, cioè Cellere e Fianiano. in proporzione alquanto ampio, ma ter-
Pier Luigi migliorò la coudizione di Cel- reni leggieri. Eranvi bandite e pascoli di
lere, poscia si borgo esterno,
fabbricò il bestiami convenienti, e la concia di co-
cbe successivamente divenne quasi 3 vol- rami. Nel territorio esistere un palazzo-
te del castello vecchio di dentro. Egli è ne , lungi da Cellere quasi uu miglio,
per questo, che quando Paolo 111 nel i SSy chiamalo la Cotta, della ricordata fami-
eresse il ducato di Castro pel detto suo glia Cotta (e sussiste al dire del Palmie-
figlio, nella bolla d'erezione non sono no- ri), che oltre l' avere gran quantità di

minati nèCellere,nèPianiano.Sembrache piccioni e paiombara, vi si tenevano pol-


Paolo III in queldiploma non abbia volu- lami e altri animali, e nella possessione
to nominare se non soli paesi concessi a'
i si raccoglieva buona quantità di frut-
Farnesi da' vari Papi in diversi tempi e ti. Nel 1649 Innocenzo X fece demoli-
sotto diversi titoli, benché poi tanto Gel re Castro, e trasferì la sede vescovile ia
lere, quanto Pianiano, furono compresi Acquapendente; e Cellere passò ad ap-
nel ducato Farnesiano di Castro. Nel bre partenere a quella diocesi, prima essea-
ve col quale Clemente Vili accordò l'è do compresa nella soppressa, altrettanto
reziooe del 2,° Monte Faruesiaoo, foa dicasi di Piaoiano. la pari tempo la ca-
9. V I T V I T
mera apostolica avenclo ricuperalo il di* rena mancando diminuirono, proba-
e si

relto dominio dello stalo di Castro, an- bilmente dalla scoperta che fa lontano
che Cellere ne seguì il mulaoienlo di si* dalla marina, che lo rende di cattiva a»
gnoria, e siniilmenle Pianiano. ria; dicendosi ciò derivar pure dal pon-

Pianiano. Anaesso del conaune di Gel- te, che si entra dentro , nel quale soffia

lere,della diocesi d'Acquapendente, a mi- sempre lo scirocco, benché passo perico-


glia distante da quel coniuDe, le cui no» loso assai a starci non che a fermarcisi,
tizie abbracciano quelle di (juesto castel- dove soleva la gente recarsi 1' estate ia
lo, sia per la sogi^ezione cb' ebbe a To- particolare a trattenersi ed a giuocare, e
scaneIld,col nome di castello di Plandia- diversi ricevendo quel colpo di vento in
na, sia per la signoria die vi esercitaro- breve se ne morivano, il che produsse
no gli Orsini, e sia per quella de'Farnesi avvilimenlo ne'superstilì. 11 sito é bel-
e loro ducalo di Castro fino al i649t iu lo, il distretto e lacampigoa è buona eoa
cui tornò nel dominio duettu della s. Se terreni fertili. Vi si raccolgono buonissi-
de. I suoi abtlatori appartengono alla mi vini e quantità di legna, e vi sono
parrocchia di Sigismondo, chiesa spet-
s. frutti e cerase assai; luogo molto oppor-.
laute a questo luogo, secondo il Zucchi tuno per farci allievi di porci e di capre.
e il p. Annibali^ il qual Santo n' è prò Si difetta d'acqua. Per la festa di s. Si-
lettore, e se ne celebra la festa popolare gismondo si correva e loltava il palio. Si
a' 16 ottobre, sebbene nel Mirtirologio faceva il salnitro pel duca e si portava
romano è registralo ili." magi^io. Altra a Castro. Il castellano di Cellere avea
luinor festa si solennizza per s. Isidoro cura di Pianiano. Aggiunse il p. Anni-

Agricoltore a* 1^ maggio per divozione bali. Essendo Pianiano rimasto quasi af-
degli abitanti. Ha una Uoccaccia con tor- fatto spopolato, a' 19 marzo 1706 venne-
re quadrata , mezza diruta , e l'abitato ro dall'Albania varie famiglie partite di
borgo. Eccone la descrizione che nel 1 63o là pegli aggravi, che rice ve vano da' cru-
fece il con note d^l p.
Zucchi, riferita deli turchi, e sbarcate in Ancona a' io
hunxbdWfNoUziestoruhedellacasa Far- giugno giunsero in Canino, da dove si
nese, p. 66: Pianiano. In questo castello portarono a Pianiano, preudendo stanza
non si vedono che la detta Roccaccia e nelle poche Ci»se rimastevi, e molte nel-
torrequadra, caduta all'entrar della por- le capanne che da per loro si costruirono.

ta, perchè pìccolo luogo rinchiuso, al di Nel 1760 partirono quasi tutti, ed imbar-
fuori essendo il borgo e più grande. Fa- catisi in Civita vecchia, andarono nella Pu-

ceva allora 60 fuochi, con i5o anime, glia, rimanendo io Piantano 3 sole fami-

somministrava a5 soldati, oltre pedoni i glie. Ma neh 761 tornarono a Pianiano,

e cavalleggieri con casacche turchine,


i e vi giunsero a'aS marzo festa di Pasqua.
che militavano sotto l'insegna di Cellere. Ivi SI stabilirono, ed essendosi impareo-

Dunque a confonlo dell'antico, il pre- tali con quelli de'paesi vicini, nel 1817
sente è in notabile decrescenza di abitan- formavano la popolazione di 100 anime.
ti. Fioriva di assai buona gente, con pro- Il H' parto lerriLorialc. però deli 83 3 re-

pria podesteria , e nel iSgy n'era stato gistrò 36 abitanti. La Statistica deli 853
podestà Zucchi, ed era meglio
lo slesso oift-e nella parrocchia di s. Sigismondo 7

di quella di Cellere, di cui pure egli fu case, 7 f.unigi'e e 38 abitanti.


podestà. Al i63o già era in deperimen- Tcssennano. Comune della diocesi di
to, poiché nel 1
597 era popolato assai di Monte Fiascoue, con territorio iu piano,
più, passando il centinaio di fuochi, con paese di non molti fabbricati con bel bor-
vecchi benestanti, esperti nell'arte dell'a- go, li" distante da Canino 2 miglia, se-
gricoltura, lu seguilo gli abitanti auda* condo il Zucchi, e circa 4 «ilfcima Pai-
V I T VI T 93
mÌPii. L' ario è buona, fi^mpeialo il cli- nella, la piantò in un luogo detto Tnx-
mn, in:i essendo 12 miglia lungi dal ma- xmnana, a differenza di Tussn/unga. E
re, Vispirano piullosto venti umidi. Vi nfìn essendovi altri luoghi vicino se noa
sono due fontane, una da capo e l'allra Tessennano, questo così venne appellato
a pie del paese di più alibondiinza e mi- per corruzione di nome, come avvenne
glior qualità, ma però fuori di e>so. Ha di altri luoghi. Ma opportunamente nolo
In bella chiesa pairorcbiale di s. Fi lice il p. Annibali, che l'eruditissimo Turrioz-
martire, edificata ne'[)rimi anni del cor- zi nelle sue Memorie di Toscanella, ta-
rente secolo, e f|ual protettore se ne ce- le diceria qualificò come uno de'sogni di
lebra la festa a'3o agosto, insieme a cpiel- Annio viterbese, da cui l'Alberti trasse
la di s. Adauclo mai lire. Alvra festa po- la notizia, ripetuta dal Zucchi. li Sarza-
polare è agli I I ntaggio pei- s. Liberalo na, Dilla capitale de' Tuscaniensi, vol-
martire, altro proleiiore del paese. Inol- le pro\ are che Tessennano none Tiiscìa-
tre «sol ennizzasi la feslii ileilA'-sunla a' I 5 j\aiia, con lunga digressione, già s'inten-
agosto, ^ella chiesa di s. ^iaria del Soc- de a pregiudizio di Tosca/iella (f^.),che
corso il popolo iia gran divozione. Regi- cominciò a p. 85, contro chi attribuì a
stra la Stntislica i4ocase, i4i famiglie, Tessennano tale vocabolo, mentre in lati-
570 i63o Zncchi avea
abitanti, fie\ il no dicesi Texeunaniim ; falsamente re-
eniime rato poco più «li 00 fuoi hi, 4oo e 1 putandosi antichissima e fabbricata pri«
più anime, ma non 60 uomini alti al- 1 ma di Toscanella da Ascan^o, e di aver
l'armi, sol Ionio IO cavalleggieri con re- portato il nome di Tusca-Nanao Tus-
sarche turchine. Il leirilorio è buono, e sa-Nana, o l^oscn Piccola, nomi in ve-
produce grano e altri cereali in abbon» ce tutti propri di Toscanella fìu dal pi in-
danza, vino squisito, buona quantità di cipio di sua fondazione. Il quale vocabo-
legna, fieno, ghianda, olirei pascoli. La lo diminutivo, secondo le pretensioni di
copiosa legna viene (ornila dalla macchia quell'esagerato scrittore, lo crede aper-
di Tiiilo. ÌNarra il Ziicchi che fu essa do- tamente relativo a Tuscia la grande,
nala dal comune di Canino al duca Ora- cioè alia capitale de' Tiiscaniensi, già
zio e alla duchessa Girolama, e (juindi 7 tirrena ed Etruria. poi Viterbo; e che
per il ristretto territorio di Tessennano il Toscanella non trovalo
sinonimo ,

fu venduta a questo conuine, colla condi- dal Tnrriozzi prima del 3oo, egli in ve- 1

zione che canine»! ogni anno nel giorno


i ce I' avea letto in una pergamena del
di Stefano, vigilia del loro patrono s.
s. I 1 62 che odie, anzi nello stesso (sedicen-
Giovanni Evangelista, potessero recarsi te e falso) decreto del re Desiderio, ove è
nella macchia e farvi tanta quantità di delta Tu>cancllunì, Tanto è vero, con-
legna di cerro bastante a fare un gran tinua il Sarzana, che Tiisca-Nana noa
fuoco nel dì seguente sulla piazza di Ca- è Tessenn.iuo, ma precisamente Tosca-
nino; u<o che duiò sino ai tempo del nella, che crede provarlo coli' accennata
cardinal OdoardoFarnese. Poiché taglian- diceiia, e colla distanza di Tessennano
dosi senza discrezione da' caninesi cerri, da Roma
i di 70 miglia e più, sulla via
vi pose freno, stabilendo il taglio di soli Clodia. Tessennano, detta anco Tessano^
3, alla presenza de* podestà e de' priori uno de' 33 castelli che riconobbero il fu
de' iìue paesi, per 1' osservanza dell' in-dominio di Tuscania ossia Toscanella, ed
giunzione. —
Reputò il Ziicchi derivare il 'Jurriozzi ne produce il documento del

il nome del castello di Tcssennano da I 263, a p. 35 e 24» pai lato nel pala- i

7c«fO, seguendo l'Alberti, che nella De- gi afo Piansano, prima del quale anno
scrizione d' Itnlia narrò come.; A Scanio "già ubbidiva a quella città, ed era nel
figlio d' Futa volendo fabbricai- Tosca- suo contado e giurisdizione,come lo è aa-
94 VI T V IT
Cora del suo governo. Il sovrano dominio mane della diocesi di Monte Fiascone»
pelò sempre spellò a' Papi, che la con- con residenza del governatore, il cui ter-
cessero a piacere con diversi titoli e cen- ritorio è in piano e in colle: ha molti e
si, come può vedersi nel libro de'vicaria- belli fabbricati cinti di mura con due por-
ti temporali d'Eugenio IV e di Paolo II. te, il cui interno si estende per circa 3
Quest'ultimo, con altri paesi, lo die' nel quarti di miglio, ed ha un borgo, la cui
l464 interamente in vicariato a'Faroe- porta d' ingresso sembra un arco trion-
si, e lo attestanoil p. Casimiro e il p. An- fale. Secondo il Zucchi, confina di 3 mi*
nibali. Dico iuterameute, perchè al rife- glia con Ischia, Pianzano e Latera, di 5
rire dell'Annibali, già Eugenio IV con conCelleree pure di 5conGradoli. Inol-
bolla de' 7 maggio i436 avea concesso tre è distante i4 miglia da Monte Fia->
a Ranuccio Farnese, ^ro se et filiis, ad scone e da Acquapendente, 7 da Canino
beneplaciUim Sedix ÀposloUcae, la me* e 26 da Viterbo. Questa gentile città gia-
tà del castello di Tessennano coll'annuo ce sul piano d'elevato colle, uno di quel-
censo d' un cane da caccia, per quanto li che fdn corona al lago di Bolsena, da

dissi nel paragrafo Maria. Quindi nel cui a ponente dista men di 3 miglia: ha
i463 fu fatta quietanza a' Farnesi pel vicino un monte pili allo pieno di casta-
soddisfatto censo, ed ali re negli anni suc- gneti, dal quale è riparato dallo sciroc-
cessivi.Trovandosi dunque Tessennano co, mentre vien dominato dalla tramon-
ne'dominiiFarnesiani, quando Paolo III tana. Gode di bellissimo e ameno orìz'
nel i537 costituì il ducalo di Castro, in zonte, e oltre la vista della valle o Pia-
questo Io comprese, e conferì il ducato no di Falenlano, scuopre pure molli
al suo figlio Pier Luigi Farnese il giù- paesi di Siena, di s. Fiora e di altri luo-
«iore ed a' suoi discendenti. Nell'//?/br- ghi, verso tramontana e ponente; meo»
mazione che di esso il Zucchi fece al du- tre dal lato di levante estende le sue de-
ca Odoardo nel i63o, quanto a Tessen- liziose vedute su Capo di Monte, l' isole
nano, oltre il già riportato, riferisce il Bisentina e Mariana, e molti altri luo-
castello trovarsi tra due ponti, e come ghi, anco di lontani paesi, fino alle mon-
altempo del duca Ottavio (dominò dal tagne di Norcia. Buonissimo n'è il clima,
1547 ^' '5ì56) e del cardinal Alessan- sì neir inverno e sì nell'estate, in questa
dro Farnese il giuniore, col loro placet, stagione respirandosi aria soavissima, oel-
accorsero nel castello varie famiglie da r altra soggiacendo spesso alla neve, co-
Perugia ad abitarlo, vi si stabilirono e me luogo alto, ventoso e freddo. Con-
ne ampliarono l'ioteruo fabbricato, così clude il Zucchi, Valenlano è in buonis-
fuori nel borgo più grande del paese, e sima posizione e in aria migliore di quan-
tuttora a suo tempo parlavano il dialet* te comuni sono nello Stato di Castro.
lo perugino. Ma come altri luoghi del- L'acqua vi è a suitìcienza, ma circa un 4-°
la Maremma, questo trovavasi in deca- (li miglio lontano. Oltre le buone fab-
denza in uomini e sostanze. Per la festa briche degli abitanti, nella piazza sorge
del protettore s. Felice martire si corie- il palazzo municipale e governativo con
va e lottava il palio. Gli abitanti esser vie regolari. Tra le chiese primeggia la
buona gente e fedelissima. Nel i649 '"'* parrocchiale e insigne collegiata del pa-
cuperalo dalla camera apostolica il do- trono s. Giovanni Apostolo ed Evangeli-

minio diretto del ducato di Castro, tor- sta,con buonissimo organo, e tra le ss.
nò ancora Tessennano nell'immediata so- Reliquie si venera il corpo di s. Giusti-
irranità della s. Sede. no martire di nome imposto, e la reliquia
Governo di Vale ulano, di s. Agapito martire, già proiettore di
l'alenlano, Falenlanian. Citlà e co- BiscnzOf donde l'involò uu pastore nel-
V IT VIT 95
la superstite chiesa rimastavi, nel cTi della e posta sur un gran tronco d'Eschio, den-
festa,mentre era esposta, ed altra parte tro r altare, poiché fu trovata su quel-
l'ebbe Capo di Monle, festa che ha luo- l'albero in mezzo ad un bosco, nel sito

go anco in Vaientano. Il Marocco dice ov'èal presente la chiesa, alquanto umi*


il tempio eretto da' Farnesi (e loro pa- do. Il p. Casimiro nelle Memorie stori'
dronato Io chiama il Zucchì), esservi nel- che trattaal cap. 24: Della chiesa e del

la 2.* cappella a denlra, sagra alla ss. convento di s. Maria de Ila Salute presso
Vergine delRosario, il quadroclie l'espri- a /talentano. Narra quindi, che in di-
me, dipinto da Carlo Maratta altre pit- : stanza dal borgo trovavasi la chiesuola
ture sono del Corrado, e rappresentano della Madonna della Salute (perchè sotto

la B. \ergine e s. Giuseppe. .In questa tal titolo Andrea arcivescovo di Monem*


cappella ora è slato eretto un bel mo- basìa ne consagrò l'altare a' i3 settem-
numento a Vincenzo Rosati dall'amore bre i5i3), detta di Cecchino, probabil-
de* suoi figli, con busto marmoreo, scul- mente dal nome del fondatore, e propin-
tura eseguita in Roma dal prof. Gugliel- quo Giovanni Vilozzi facoltoso valenla-
mi. Di più il Marocco offre 7 iscrizioni, nese vi eresse un piccolo convento, e l'u-

5 sepolcrali, e 2 monumentali celebranti no e l'altra dal sullodato cardinale Far-


il restauro e abbellimento della chiesa, nese, poi nel 1 534 Paolo in, furono dati
eseguito per cura e zelo del suo arcipre- a' frati servili, ìndi anch'essi nel i652
te Giuseppe Azzaloni nel 1788, eziandio soppressi da Innocenzo X pel riferito mo-
a premura del vescovo cardinal Garara* tivo, applicandone beni parte all'ospe-
pi. Il capitolo anticamente furmavasi del* dale di Vaientano, e parte al seminario
1' arciprete e di 4 canonici di massa, a' di Monte Fiascone, fabbricato dal cardi-
quali furono aggiunti altri, in tutti essen- nal Paluzzì. Restato privo il popolo di
do 1 3, oltre 6 preti pure addetti alla Vaientano, allora 3ooo anime, degli
di
decorosa ufiìziatura quali beneficiati. E aiuti spirituali de'religiosi, come de' car-
siccome l'arciprete ei i3 canonici usa- melitani, gonfaloniere e priori nel i6go
il

vano l'almuzia, Pio VII col breve /?o//irt- determinarono di concedere a'minorì os-
norum Ponti/icumy de' 28 agosto 1807, servanti il luogo, il che approvò la con-
Bull. Roni. coni., t. i 3, p. 206, gli con- gregazione de' vescovi e regolari nel 1692,
cesse in perpetuo il rocchetto e la mez- ed Innocenzo XII col breve Exponi no-
zetta violacea, e nell'estate la cotta sul bis, de'21 febbraio 1693, recitato dal p.
rocchetto. A tempo del Zucchi, nel ve- Casimiro, con autorità apostolica corro-
nerdì santo si faceva la solenne proces- borò la concessione. Ma insorto impedi-
sione alle chiese della Madonna della Sa- mento, in vece nel 1694 ottenne chiesa
lute e della INIadonna dell' Eschio, nella e convento il p. Odoardo, capo di certi
quale 3oo confrali coperti di saccoa pie- romiti detti gli Schiavi di Maria Ver-
di nudi si disciplinavano a sangue, con gine. Tultavolta la suddetta s. congrega-
flagelli di ferro e di spine pungenti. La zione a'28 gennaio 1701 commise al ve-
1.* chiesa era de'fiali servi di Maria, in- scovo r esecuzione del breve, ma non «i
trodotti dal cardinal Alessandro Farne- effettuò che nel 708 da mg/ Bonaven-
i

se il seniore; la 2.* de' frati carmelitani, tura. Laonde a' 19 giugno 1709 fu gel-
i quali nel i652 per la piccolezza del tata la I.' pietra pel nuovo coiivenlo, e
convento furono soppressi nel i652 da non mollo dopo venne compito. Indi nei
Innocenzo X, restando la chiesa in cura 1736 si die' principio alla nuova chiesa,
del clero secolare, per la singoiar divo- quale pure in bre-
col titolo dell'altra, la
zione de'valentanì alla prodigiosa imma- ve tempo fu terminata, ed è vasta e bel-
gine della ss. Vergine io essa venerata, la. La descrive con 4 altari, oltre ai mag-
q6 V l T V I T
giore, in cui Giuseppe Maltei colon la dichiarato Ritiro, e abitato fin d'allora
ss.Veigine col s. Bambino in braccio te- da* religiosi che bramai\o osservare più
nente una rosa nelle mani. Nel i." alta- esattamente la regola di san Francesco,
re l'Alfiini dipinse la coronazione della e può dirsi un vero santuario, e per tale
B. Ver{;ine; e il Gerardini negli altri 3 è tenuto anche da' popoli vicini e lonta-
colorì l'Immacolata Concezione, colle ss. ni. Vi è ancora, rimpello alia collegiata,
Cliiara ed Elisabetta; i ss. Pietro d'Alcan- il monastero delle domenicane gavotte,
tara, Pasquale e Diego; ed il Crocefisso, Conviene premettere col Ziicchi, e mas-
colle Rosa di Viterbo e Margherita da
ss. sime col p. Annibali, che in Valeatano
Cortona. Fu inoltre arricchita di copiose eravi una rocca antica ottangolare, con
ss. Reliquie, pur descritte dal p. Casimi- sua torre, ampliata e abbellita da Pier
ro. Nel mezzo del tempio il vivente rag.' Luigi Farneseil seniore, padre di Paolo
Giuseppe Romagnoli, già encomialo io HI, allorché da Canino passò ad abita-
principio di quest'articolo e nei paragra- re a Valentano, e poi vi si stabiPi col-
fo Ctl[tire,ne\ i843 pose alla sua dilet- la moglie duchessa Girolama, Pier Luigi

tissima madre una bella iscrizione in il giuniore figlio del Papa, che ridusse

marmo bianco con ornati (Di questo pre- Valentano nella forma bella e amena at-
lato, che onora la patria, si ha pure : De tuale, e la rocca venne abitata dalla du-
laiidibus s. Ivonis, Oratio in magno ÀV' chessa. Quindi la rocca colla torre, già
chigymnasii Romani tempio cium pu- ridotte a superbo palazzo, come leggo
hlica ne solemnis tanti Patroni recole- nel Bussi, fu convertita in bel monaste-
reliir memoria, habita a Josepho ca- ro di monache domenicane, la di cui chie-
nonico Romagnoli etc. corani Em. ac sa è sotto il titolo del ss. Rosario, fonda-
Rev. S. R. E. PP. Cardinalihus, am- ta dalla veo.suorMaria Geltrude Salano
plissimo Advocatorum s. Consisto rialis dri romana, la quale da quello di s. Ca-
aidae Collegio, et facullates cnjnsque terina delle domenicane di Viterbo, con
doclorihns et aiiditoribus, xiv kal, ja- suor Costante M." Rostagni romana, si
?iii MDCCCKXxrin,Rocoae i838. Inoltre portò a Valentano a'2 novembre 1731, i

compose, e furono pubblicali colle slam- e nel di seguente fu introdotta nel mo-
pe :Syiiodiis Dioecesana habita in nastero (veravnente il Bussi dice, che da
cathedrali Ecclesia Centumcellaruni In sua clausura in alcu-
principio stabili
diebiis xxxr maji, i et ii /unii anni ne propinque casette, e dopo qualche
1847, ab Em° et Rev° DD. Vincentio tempo, non senza impulso divino, Cle-
Episcopo Porluensi, s. Rufinae, et Cen- mente XII le concesse la rocca), dal ve-
tumcellarnm S. R. E. Cardinali Mac- scovo mg.' Bonaventura. Questo mona-
chio eie, Romaei847- Synodus Dioe- stero, soggiunse il p. Annibali, era un
cesana ah Eni° et Rev° Domino Carolo conservatorio dove conalcune compagne
Aloisio Cardinali Morichini Archiepi- viveva la serva di Dio Anna M.' Sternini
scopo Episcopo Aesino, celebrata in Ec- valeutanese, ma essendo il luogo angu-
clesia cathedrali diebus XF, xvi, xrn to maggio 1732 col permesso dì
sto, a*
novembrisiS^j, Aesii. Quindi fu vicario Clemente XII fu concessa alla Salandri
generale delle suddette chiese di Porto, la rocca di Valentano con tutte le sue a-
s. Piulììna e Civitavecchia, del celebre diaceuze, ed essa qual priora vi passò a
cardinal Lambruschini, e dellemedesime, 22 del susseguente luglio colle sue com-
per sua morte, nel i854 vicario aposto- pagne, le quali incederono processional-
Il p. Annibali attribuisce a mg.*^ De
lico). mente, portando avanti il Crocefisso la
Angelis patrizio pisano, l'erezione del Sternini, che poi tornò al suo conserva-
convento, il quale pochi auui dopo fu torio, finché si fece religiosa nel mona-
V l T ViT 97
stero e visse sinoa'4 marzo 1 765 cono- la beli' opera De locis Theolof^icis, del

dorè di gran virtù, quale tuttavia conti» sinodo Bonaventura, e delle pre-
di mg."^

nuauo a spargere quesl' otlirae domeni- Settimana Sa n-


ziose noie ah' ulì\z\ode\\a

cane, il Marocco parla dell'islituzionecon taj Matteo Scaglioni carissimo ad Inno-


alcuna lieve dillereoza, riferendo aver il cenzo XIII, e suo segretario de'brevi a'
Papa ad istanza della Sternini concessa principi, fatto da Benedetto XIII canoni-

la rocca, e riporta due iscrizioni sepol- co Lateranense ; ed Antonio Martinetti


crali, la i."* della ven. Salandri fondatri- beneficiato Valicano, ilquale molto aiutò
ce, la 2.* e con distinto elogio, della veu. ue'suoi sludi Benedetto XIV, particolar-
Riaria Angela di Gesù Sternini varenta- mente nuova edizione del Martiro-
nella

wtfn, morta ueli755,enel 18/6 con li- logio Romano. L' avv. Giuseppe Gaeta-
cenza dell'ordinario mg/ Gazola, riteque no Martinelli romano, delle cui opere mi
hiic ìionorijice translala. Vi è l'ospeda- giovai, in quella della Collezione classi-

le, e già esisteva nel i652, pel riferito di ca, 1. 1, p. i35, dice che Antonio fu fia-
sopra. La chiesa di esso fu fabbricata dal tello di suo avo, i cui genitori erano o-
marchese Carlo Francesco de Angelis pi- riundi di Valentano, e ne porge le noli-

sano, ad insinuazione della ven. Salandri zie biografiche,con grandi e giusti elogi.
nel lySi, comesi legge nell'iscrizione Ripeterò solamente, che Antonio avendo
collocata sulla medesima presso il Ma- goduto la confidenza di Clemente XII e
rocco. Vi è pure il monte frumentario, Benedetto XIV, molto contribuì col suo
soggetto all'autorità vescovile; e la casa credito e consigli a'primi inizi nella car-
delle maestre pie dell' istituto della ser- riera ecclesiastica del Braschi, poscia Pio
va di Dio Filippini, eretta per l'educazio- VI. Fu scrittore ecclesiastico e diploma-
ne delle fanciulledal beneflcentissimo car- tico, perito negi' idiomi e nell'erudizione
dinal Barbarigo vescovo diocesano. Va- ebraica, greca e latina. Tra l'opere ec-
lentano die' i natali a molti illustri. Ivi clesiastiche è insigne Psal'
il libro: De
abitava Pier Luigi il gìuniore quando il terio Romano. Stimata l'opera: Pregi
padre divenne Paolo III, e tosto si recò della Basilica Vaticana, di cui feci uso.
a Roma co' due primi figli, Alessandro Dotte le spiegazioni dell' Uffizio della
Farnese il giuniore e Ranuccio Farnese Settimana Santa. Eruditissime le note
poi cardinali : essi erano nati a Valenta* al BoUarìo Vaticano. Dell'opere diplo-
DO, cos'i i loro fratelli Ottavio successore matiche, vi sono inediti de'framineuli, e
al padre ne' ducati di Panna e Piacen' Stampata la dotta dissertazione De Ve- :

za, e Orazio duca di Caslroj cosi la so- ritate Diplomatuni ven. Monasterii s.
rella Vittoria duchessa d'Urbino. La ca- M. de Populeto ord. cisferc. Virtuoso
sa Vitelli onorò la patria e fu molto ama- e umile, ricusò vescovati di Nepi e Su-
i

ta dalla casa Farnese, pegli uomini di va- tri, e di Civita Castellana e Orte, moren-
lore che in essa fiorirono : Giovanni dot- do nella visita della diocesi di Monte Fia-
tore insigiie, per la sua dottrina era un scone nel 1 7^4, ingiuntagli da Benedetto
oracolo in patria, consultalo da tutto lo XIV, e meritò che il suo capitolo ne ri-
stato; non meno sapiente e virtuoso fu chiedesse le spoglie mortali. La Statisti-
il nipote Francesco. La
famiglia Vitelli, ca dell 853 riporta 535 case, 535 fami-
con quelle de'Cotti di Cellere e de'Ciotli glie, 2388 abitanti, de'quali 25stanziati
di Maria, primeggiò Ca- nello Stato di in campagna ei4 militari, tra le prima-
stro. Il p. Annibali assicura che di Va- rie famiglie nominandosi dal Palmieri la
lentano furono Alessandro Mazzinelli, da Rosati. Si Informazione fatta
trae dall'
altri attribuito altrove, rettore e profes- nel i63o dal Zucchi al duca Oduardo, che
sore del seminario diocesano, autore del- allora Valeutdnu avea 3oo fuochi, i5oo
VCL. CH.
98 VIT V I T
anime, essendo 3oo, con ^3
alti all'ai-mi slato ducale di Castro e Ronciglione. O.
cavalleggierì di casacche gialle. Nola il p. serva il Palmieri, non doversi tacere una
Annibali, che un tempo in Valentano a- bizzarria della natura, lu quale esìste nel
bitaiono anco gli ebrei, nella via ch'è vi- confine della delegazione di Viterbo ves
cina alia Ripa, e nel 1 5G i già il comune so la Toscana ne'numti di Castro, che se

erasi proposto di espellerli, onde nel 1 5^2 no una continuazione de'monli Amiati
gli ebrei supplicarono il duca Alessandro ni di s. Fiora, ove si scorge un'ampia si

Farnese pei* ritornarvi ad abitare. Inve- perficie di circa 20 miglia quadrate, con
ce comune pregò duca a non perniet-
il il posta quasi tutta d'un ammasso di fra
terlo, ma nondimeno si fecero tornare, e menti di roccie e cunjoli di sassi d' og^
\ì rimasero per molti anni, e nel i668 forma grandezza e colore da formai;
, ,

sene battezzò uno. Inoltre il Zucchi loda malagevole laberinto per chi senza guj
ilbel sangue delle donne, la comodità e la da vi transita, t' detto il La/none ili C4
pace degli abitanti, sebbene da per tut- Siro. — Quanto all'origine e antico ni]

tu eruvi qualche discordia, ed essere al- me della città, che il Castellano, il Pai
quantoamici de'forestieri; e cortesi li dis mieri e altri chiamano Caslruni f'aUii^
se il moderno Marocco. E' protettore del- tiiium (nel voi. XIII, p. 295, feci cenno
la città il cardinal Costantino Patrizi. Nel d'un vescovato di talnome coi Comman-
borgo si fa la fiera nella 3.' domenica di ville, ne'limiti della diocesi di Civita Ca
maggio e dura 8 dì, in occasione della il p. Casimiro avercn
stellana), riferisce
festa della Madonna della Salute , ed a duto Cluverio, che Valentano 8 migi
tale effetto fu traslata la fiera de'20 mag- lungi da Pitigliano^ sia stata chiamata d
gio istituita nel i4oi) con corsa e lotta VWn'xo Ferenlum^eFerentani\s,\ìo\c\i[.9
al palio. Il territorio, massime il piano, è diui;donde poi a poco a poco siasi format
ferlilissimodi belle praterie, e verso mez- Farenlano^ et freqiienlius emollila cu
zodì ha alcuni boschi; essendo principali i ìiina liitera Falenlano. Altri che non ]
pvodotti, oltre i pascoli, quantità di vi- reputano così antica, soggiunge, dicoo
ci, abbondante olio ,
grano, granturco, essere stata con tal nome appellata c|

castagne, legumi , frutti copiosi, fieno e Pietro Varenfano, condottiero d'uomii


ghiande. Un piccolo fiume è distante dal- d'arme; ed altri finalmente, i quelli inv
la città un miglio e mezzo, mentre lungi ce di Falenlanitni , vorrebbero dovei
un U)iglio è il luogo o villaggio detto Ze chiamare /' allonlanuin. pemauo coù «
Fontane, pubblico lavatoio abitato da sere stata denominata, per esserella piai
quasi tutte lavandaie. Nel piano trovasi lata in una Falle seminata di molli i

una fonte d'acqua ferrata, che dicesi ef beri Ontani, detta perciò dal MaoeufP^
ficace all'idropisia, altra d'acqua acetosa, f'alle Oiilana. Prima del p. Casimiro,
ed una vena di solfo la cui terra in pal- avea creduto Zucchi, Valentano esser
il

lottole si vende, e sciolta nell'acqua rie- stato fondato da s. Leone iX nel io53.
sce rimedio energico contro l'inveterata Dopo p. Casimiro il correligioso p. An-
il

rogna del corpo umano e de'quadrupedi. nibali da Latera osservò, avere il Zucchi
La valle irrigata dall'Oipeta, che si sca- preso la notizia dalle Storie d'Orvieto di
rica nel Fiora, ha il molino, e conferva Manente e Monaldeschi, quali scrissero, i

la memoria di Castro. Sorge in essa l'an- che s. Leone IX nelio53 fondò Valen-
tica rocca Farnese in un colle, presso le tano e Luterà. Leggersi uell' Universiis
cui falde scorre l'Olpela, e sulle rive di Terraruin Orhis scriploruiii calamo de-
questo torrente, poco lungi dal confine lineatus: P' erentanuin Opp.Thusciae tue-
Toscano, vi è la colonna che indica dove dilerr,, qtiod est Ferenluiii aliis, / aleu-
fu Castro, già città vescovile e capo dello lana vulgo Opp. lialìae in dilione Ec
VIT VIT 99
desine el in ducatu Castrensi^ intra lì- ni Castri oppone Lucenzi
Episcopum, si

miles provinciae Palriinouii deceni mll. die scrive: Ciistodiluin saepius Valen-
ab Acula in inerid. quot a Monte Fy- tana dii'ertissejhique fura episcopalia
scorie in occas. fuit olirn Urhs Episro- exercuisse". Già il p. Casimiro avea ra-
palis. M IMa sapendosi du' suddetti Mii- gionato sull'opinione, che Valentano fos-
'
Dente e Monaldeschi, die Valentano fu se stala governata nellospiriluale dal pro-
edificato nella ValleOntana, io dicoche prio vescovo, e fra le diverse sottoscrizio-
'
da questa prese naturalmente il nome di ni che clFiì di Custodito è quella dell'Ar-

f^alloulano e poi di Falentano. ^è pos duino, Episcopns s.Ecclesiae CnslroFa-
I
so accordarmi con que* clie pretendono leììtinneje(\\it\\a del Labbé, Custodilus
ì
fosse f^crentano, che mai esistè nella To- huniilis Episcopns s. E., e nell' indice

scana oè con quegli altri che vogliono
,
Castro Falentinensis Episcopns. Altri

fuiise ivi l'antico f^erento, città ragguar- opinano, che i vescovi dì Fu lei avesse-
devole e vescovile ,
perchè al dire di d. ro la lor sede ora a Bisenzo, detto pure
'
Giovanni Cesariui valentauese, cauoaico T'esento, onde si ritenne anch' essa sede
patrio ecuratodi Pianiano, nelle sue dot- vescovile, ed ora a Valentano, ambo luo-
te Notizie o Ulenioric da lui raccolte, Cro- ghi della diocesi di Vulci, la quale sop-
naca rass. che sì conserva nella sua ca- pressa , furono soggettati al vescovo di
sa prima del duca Pier Luigi Farnese,
,
Castro, e poscia incorporati a quella di
Valentano era un luogo quasi orrido; e Monte Fiascooe; quali vescovi di Vulci, i

perchè il piccolo colle sopra cui è fonda- dopo avere risieduto a Fesento ed a Va-
to, non olfie alcun vestigio d'antichità; lentano, forse rovinate, in fine si ferma-
ed oilrendoiie altronde assai la contrada rono stabilmente in Castro, quando pe-
detta di s. Liicia^ 3 miglia e più distan- rò già questa sede esisteva. Sbara- Il p.
te da Valentano, verso il lago Statoniese glia , sacra
nelle correzioni dell' Italia
ora di Mezzano, nel territorio di Lalera, d'UghellijConfuse Falentana,con Castro
è probabile che qui fosse Verenlo. Che Falente della Campania Felice, e cosi
Se Valentano non fu Verento , neppure i suoi vescovi. Il Coletì, altro correttore
fu mai città vescovile. Inoltre il Cesari- e continuatore d'CJghelli, sul riferito del
ni facendo il novero dell' antiche città Lucenzi, cominciò la serie de'vescovi di
dì questa regione nomina Veienlo^ oggi Castro con Custodito, qualificandolo ve-
Valentano, al dire dello stesso; e Titder- scovo di Castro Falente, e perciò non
no o Suderno era posto nel territorio di di Castro poi capitale dell'omonimo du-
Valentano confinando il suo territorio
, cato. Il ricordato avv. Martinetti chiama
con quello di Statonia^ nella contrada Valentano, antica colonia degli etruschi,
detta Savonata a 3 miglia da Valentano conosciuta fio dal tempo de'Lucumoni,
verso ponente. Quanto al vescovo attri- sotto nome Fare ulani. Il che
di popoli
buito a detta sede, la sottoscrizione di Cu- s'impugna dal Marocco, non esistendovi
stodito, che nel concilio romano del 680 vestigia antiche; neppure conviene che gli
«ì segna sotto Castro Valenlanae Epi- desse il nome il capitano d' ara>i, e che
scopus (di cui parlai nel paragrafo Ac- gli derivasse dalla Valle Ontana, per non
quapendente, dicendo della trasferita se- risultare da documenti: lo chiamò Ca-
de vescovile di Castro) non conviene , struni Falentinum. Il Calindrì credè il
coll'altia fatta all'epistola sinodica di Pa- paese originato da'popoli Fenentani, e
pa s. Agatone nell'anno stesso 680: Cu- notò che vuoisi fabbricato nel io4o, o da
stoditus Episcopus s. Eccl. Ca<;tro Fa- s. Leone IX nel io53; opinioni seguite
lenliae: e ali Oisteoio, che al dir di
Do- d'd Palmieri. Per finirla osservo, che in
nieuico Giorgi, Imnc agnoscit Falenta- Valentano si ritiene quella d'e«9er sue-
100 VIT VIT
ceduta a VerentOy perchè leggo ne' suoi ta una messa solenne in ringraziamento
nto
epilaffie iscrizioni: f^erentanuse Faren- a Dio di non averla totalmente incenc
tanits. Sulla porta che riguarda la strada rita. Ciò accadde a'5febbra io, ^jcrfm tre
Canino FI. P. 1\J. Fe-
legge: Piits ve di fuoco proveniente da seUenlrioi
di si

I
-

tustate Collapseni - Populus Ferenla- (sic), che appena die'campo agli abitane

nensis - Magnificenlius Extruxit - An. di fuggire. Per cagione di tale infortunio,


D. MDCCLXXix. Scrisse il Bussi a p. 54, crecle il p. Casimiro, che i valentanesi v<
che Valeolano era di Viterbo, come ap- lessero soltoporsi di nuovo agli orvieta
parisce da istromenti del i c)8 e del 254, i 1 ni, offrendo loropropria patria, coi
la

ne'quali si enuncia il vassallaggio di que- sumata dalle fiamme^ acciocché il comii


sta terra e l'annuo censo feudale che pa- ne d'Oi'vielo la rifabbricasse, promettea
gava. Ma il p. Annibali lo confutò, alfer- do inoltre riconoscerla con annuo tribù
nvando non trovare tali documenti, sib- to. La qual cosa saputa da Urbano IV
bene molti monumenti comprovanti la nei 1262 con suo breve ordinò a'vaien
soggezione di Valentano a Orvieto, dal tanesi di non farlo aiTatto, poiché sì ess
cui archivio si trae, che nel 1 2 2 Giovan- 1 come la loro terra spettava all' iinmedia
ni Benincasa, Bartolomeo e Piretto Fi- to dominio Sede. Anzi, com'è e
della s.

cecomites, nuniptii alque legatis Com- spresso ne'versi, egli la ricomprò da Pai
miinìs ì'psius Castri promisero solvere et dolfo pel prezzo di 2000 libbre. Dopc
dare anmtatim x lihr. denar. senenen. questo fatto, i Papi successori si diecler<
a'consoli d'Orvieto. E questi promisero pensiero di restaurare la terra, sebbene
beni'facere et defendere homines Castri il Manente neh 3 18 volle annoverare 1

Falenlani sìcut alias nostros suhdilos paese tra' tassati per una tangente d'uc
et subj'ectos. Da altro si ha, che Goffre- mini da mandarsi a disposizione di Or<
do notaro e sindaco procurator et actor vieto. Con detto provvido divisamentd
Communis Castri Falenlani, coìì\'\eae e Giovanni XXII nel i32i in Avignone
promeUea^\\ovvietam,guodConìmuneet assol vette il comune di Valentano dal pa^
homines Falentani in perpetuuni facient gare per lo spazio d' un anno il salari)
exerciliwi et cavalcamentuni et parla- solito darsida esso al rettore della prO'
menliini ad arbitriuni et voluntalem di' vincia del Patrimonio; e ueliSSo volli
eli Convnunis Urbis Feterìs, Trovo nel ancora, che valentanesi non pagassen
i

p. Casimiro, che Onorio III a'27 gennaio le taglie, il focatico o altra imposizione
1227 commise Valentano, eoa altri luo- acciocché il corrispondente denaro impie
ghi, alla cura e custodia di Giovanni Bren- gasserò nella fabbrica delle nuove murfl
na re di Gerusalemme, e pel manteni- di loro patria. Anzi il di lui successori
mento di sua persona, restata priva del Benedetto XII, venuto in cognizione
regno. Ed aggiunge, e lo leggo pure nel- non provveduto a'dai
essersi sin allora
l'orvietano Qo\ìt\\\o, Notitia Cardinala- ni recati dall'incendio, ordinò nel i33^
tus, p. 189, che mentre ubbidiva a Pan- al tesoriere della provincia, di raggua
dolfo Capocci, per averlo tolto agli or- gliarlo delle spese fino a quell'epoca fai
Tietani, Urbano IV deli 261 lo ricuperò te, ed inoltre del denaro necessario pe
al pieno dominio della s. Sede, riprodu- terminare la fabbrica, e forse sarà stati
cendo i versi del poeta Lucenzio, che ciò somministrato a' va len tanesi. Nondi meni
narra, cavati dal p. Casimiro. Imperoc- nel pontificato del successore Clemente
ché questi rilevò, che l' incendio di Va- VI, grandissimi danni avendo recato'
lentano ne' versi accennato avvenne il nemici della Chiesa a Valentano, e verO'
giorno di s. Agata , in cui ogni anno il similmente ancora la rovina delle nuovt
clero per volo ne celebra la festa e can- mura, quel Papa comtniserando da pa
V I T VIT IDI
die le loro miserie, nel 1 35o li dispensò Lo pagarono, iaclusivamente al cardinal
peno anni da'censi solili da essi pagarsi Alessandro Farnese il seniore, al quale e
allacamera apostolica, e nel seguente con- al suo figlio Pier Luigi il giuniore, ed a'
feroiò tale indulto. Onde il p. Casimiro figli di questo d'arabo i sessi, Leone X
non può persuadersi, come il podestà di ne concesse l'investitura in perpetuo nel
Viterbo nel i 355 potesse infeudare que- i5i3. Divenuto il cardinale Paolo III,
sto castello alla famiglia Capocci, come questi neh 537 formò il ducato di Castro
scrisse il non solo prima
Bussi, giacché e lo conferì al detto suo figlio, compren-

di questo tempo, come ho narrato, ma dendovi Valentano. Mentre n' era duca
anche dopo Papi disposero pienamen-
i Odoardo, il Zucchi neh 63o gli fece Viri-
te di esso. Infatti Urbano V neh 368, e formazione di tutto il ducato, e quella
lo conferma il p. Annibali, coslitu\ ret- di T^alentano '^whhWchcan note il p. An-

tori e governatori di Valentano e di tut- nibali nelle Notizie storiche della casa
te le sue attinenze per 4 anni> i figli di Farnese, t. 2, p. 74, di già feci ordi- <'.\xi

Cola o Nicola Farnese o de Farneto, Ra- natamente l'esposizione, intrecciandola


nuccio II e Puzio. Wella bolla di quel Pa- alle altre anteriori e posteriori nozioni.
pa, colla quale neh 369 istituì il vescova- Né altro di essa mi resta a dire , che il

to di Monte Fiascooe, nel comprendervi castellano di Gradoli curava l'esigenza di


Valentano è nominato semplicemente Valentano,eche in questo risiedevano l'u-
V alleni. Urbano Via' 1 5 settembre 379 1 ditore, il fiscale e il bargello, per comodo
concesse Valentano in vicariatimi tem- degli statisti, anteriormente dimorando a
porale a Guglielmo Cordeschi viterbese, Castro. Atterrata tale città d'ordine d'In-
ad beneplaciluni Sedis apostolicae. Nel noceozo X nel 1649, nello stesso anno la
1395, dopo il tragico avvenimento d'/- camera apostolica ricuperò il diretto do-
schia, in cui fuTOpo uccisi tre Farnesi, minio del ducato e di Valentano, in cui
per maltrattare i loro vassalli , dice la fu trasferito il tribunale di Castro, e per
Cronaca di Montemarte, che si conser- lasua importanza dichiarandosi dal Pa-
va in casa Cesarini di Valentano, che Pie- pa Valentano capo dello Stato di Castro,
tro, Cola e Pier Bertoldo fratelli de'tru- colla giurisdizione temporale; e capo del-
cidati si recarono a Valentano, ma i va- lo Stato di Castro qualificasi Valentano,
lentanesi non vollero ucciderli. Quindi nel supplemento alle lYolizie del Giorno
ebbe Valentano Beranlone, che nel 399 1 de'9 luglio 1846. Prima la giurisdizione
lo teneva per la Chiesa, e poi ebbe Far governativa abbracciava un maggior nu-
nese. Il legato pontificio di Alessandro Miero di paesi, che riferirò ragionando di
V, cardinal Cossa, nel 1409 concesse Va- quelli della provincia di Viterbo.
lentano e Latera a Pietro, e Pietro Ber- Farnese. Comune della diocesi di Ac-
toldo di Ranuccio II Farnese, scampati quapendente, con territorio io colle e pia-
dall'eccidio d'Ischia , sino a 3.' genera- no, fornito di molti, comodi e belli fab-
zione; che confermò neh 4 19 Martino
il bricati cinti di mura, con borgo. E' di-
V,il quale cotnpì la restaurazione di Va- stante 7 miglia da Liltera, circa 9 da Va-
lentano, per cui il suo stemma fu messo lentano, 1 4 d'Acquapendente e 1 5 da To-

sopra l'antica porta.Inoltre Valentano fu scanella. Giace in piano su d' una colli-
conferita da Paolo II a'2 i ottobre i464> na, le cui falde sono bagnate dal fiumi-
con altre terre e castella in vicariato tem- cello Olpeta. Il ma va
clima è temperato,
porale a Gabriele Francesco e Pier Ber- soggetto allo scirocco. La chiesa parroc-
toldo Farnese sino a 3.' generazione, sub chiale è sagra al ss. Salvatore. Vi è il pri-
annuo censu unius crateris argenteis va- mario monastero Farnesiano di s. Maria
loris XI i Jlorenorum auri de camera. delle Grazie, di cui è protettore cardi-
il
I02 V I T V I T
ual Costantino Patrizi, come degli altri mata s. Maria delle Grazie, cedendosi
Qiotiasteri Farnesiani, non che di que- a'frati il nome di s. Rocco, che vollero
4
sto comune. Narrai ne'vol.XXIll, p.198, ritenere per titolare del nuovo tempio.
XXVI, p. i85 e 189, ed altrove, in cui Terminato poi tutto l'edifizio in pochi
parlai dì tali monasteri, che circa il 56o i mesi, suor Francesca Farnese e suor Ma»
Giulia Acquaviva mog'ie di Pier Ber-
, ria isabella, sua sorella, parimente m(H
toldo Farnese duca di Latera e Farnese, naca professa nel suddetto monastero di
edifìcò in capo al borgo una chiesa in o- Roma con breve speciale dello stesso
,

Dore di s. Rocco, ed un convento pe'mi- Paolo V, si trasferirono a Latera, quii


nori osservanti, e l'abitarono sino al 6 7. i
1
di a Farnese, e vi giunsero a'g maggi
Imperocché la ven. suor Francesca di Ge- i6i8, trovarono suor ViolanI
e quivi

sù Maria monaca professa del nionaste- sorella del duca Mario, e suor VirgioiJ

ro di Lorenzo in Pane e Perua di Ro-


s. degli Atti figlia d'una sorella di dett
ma, ispirata da Dio a menare una vita suor Violante, ambedue partite dal m(
più rigorosa, ricorse al proprio genitore nastero di s. Elisabetta d'Amelia. Il

Mario Farnese duca di Latera e signore Annibali, colla vita della ven. fondatri-
di Farnese, per ottenere da questo l'ere- ce, scritta e stampala dal Nicoletli, chia-
zione d'un nuovo monastero nella terra ma Virginia e Margherita le sue sorelle
di Farnese, per intraprendervi con altre minori, educande nel monastero roma-
religiose una vita più confacentc al suo no di s. Lorenzo, e che Virginia prese
genio, e più propria a rinnovar l'istituto il nome di suor Maria Serafica. E ci

delia 2.' regola fiancescana di s. Chiara, nel monastero entrarono ancora 3 nipc
e la stretta e rigida osservanza di s. Pie- della venerabile fondatrice, figlie del M
tro d'Alcantara. L'amor paterno s'impe- funto suo fratello Francesco, una dellj

gnò tosto a consolar la figlia, e scorgen- quali suor Geltrude tu di tanta virlì
do che in Farnese non eravi luogo più onde poi vent)e destinata a fondare
conforme a'di leidesiderii cheilconven- monastero di Frascati ; ma poi per es-
to de' minori osservanti, chiamati a sé i servi stato introdotto V istituto di vita

religiosi promise loro, se glielo avessero più mite ,


passò a quello già riformato
ceduto, di fabbricarne uno nuovo in al- dalla zia in Palestrina. Avverte ancora
tro sito da superare la 3." parte il valo- che ilduca Mario volendo aggiungere al-

re del vecchio. I frati, ch'erano somma- la clausura una vigna contigua, con un
mente obbligati alla famiglia Farnese , poco di oliveto ed un orto, e mancando
per essere stati $iempre da essa amati e ildenaro per fare il muro di cinta la ,

favoriti con fondazioni di chiese e con» Provvidenza dispose che alcuni ebrei di
venti,come sono andato dicendo ne'di- Latera per grave delitto pagarono una
buon gra-
versi precedenti paragrafi, di multa acciò fosse loro usata clemenza ,
do acconsentirono alle brame del duca. la quale fu sullìciente a finire le mura-

Laonde a'22 maggioiGiy fu rogato l'i- glie. Tutte queste monache , con altre

stromento di permuta, e Paolo V lo con- giovanette ispirate da Dio ad abbraccia-


fermò col breve Ad ea ex Apostolico re la nuova fórma di vivere, nello stesso
servitulis officio, de' 26 del susseguente mese ed anno furono solennemente in-
agosto, recitato dal p. Casimiro. Abban- trodotte nel nuovo monastero, ben ac-
donalo pertanto da'frati il convento, dal cresciuto e ordinalo dal duca, da mg.'
duca Mario fu tosto ridotto a monaste- Brasavola vescovo di Castro ; ed in e<iso 1

ro più proprio per le religiose ; e tra le diedero princìpio ad una vita molto e-

altre cose, per formare il coro, fu divisa la semplare, imitate sempre mai da quelle 1

chiesa, che coq quoto titolo venne chia- che le successero, essendo tuttora in fio-
V 1 T VIT io3
re, insieme nll'istitulo e congregnzione presso la chiesa di s. Magno vescovo e
dellecUrisseFiunesiaiie, fondalo ria suor martire, volgarmente dal popolo chia-
Francesca Farnese, che cogli aliti 4 f""- n«ata s. Umano, benché secondo il con-

; nasleri indifoniUli, per lei si dicono Fz-zr- venuto venne intitolata a s. Rocco, quan-
nesinni. La venerabile serva di Dio pas- do fu consegnata a' religiosi. Tuttavia
sò quindi a fondare non il secondo ( e ogni anno vi si continua a celebrare eoa
I
primo come dissi altrove col p. Bonan- pompa la sua festa, di cui scrisse la vita

ni) di Albano, indi quelli di Pnlf-trlna nig."^ Ferdinando o Ferrante Farnese ve-
. e di Fara in Sabina, e per ultimo quello scovo di Parma de'duchi di Latera, do-
I di Roma, con chiesa sotloii titolo dell'im- nandola al comune neliSgS. iNella festa
I macolata Concezione, in faccia alla chie- poi del nuovo titolare 8. Rocco, si può
da della Madonna de'Monti, detto le Se- lucrare l'indulgenza plenaria, la quale
polle v'/i'c, in cui la serva di Dio moiì a' concessa all'altra chiesa ceduta alle mo-
ij ottobre 65 1 1 di quasi 5c) anni e 43 nache da Pio IV nel 1 562, in questa la
'

e più di religione, in buon odore di san- trasfeiì Paolo V con breve de'4 seltena-

tità, e vi rimase deposta. Le due sorelle bre 6 7. L'unica sua uave ha due cap-
/ 1

isserò e morirono santamente nel mo- pelle e tre altari: nel maggiore, lavora-
nastero di Farnese. Quando nel 649 fu 1 to nel principio del secolo passato da due
distrutta Castro, si trasportò in Farne- religiosi francesi, con molta diligenza e
se la miracolosa immagine di s. Maria gusto, si venera la divotissima e bellissi-

delle Grazie. Ignoro in qual chiesa, ma ma immagine del ss. Crocefisso, forma-
ho creduto farne qui memoria pel si- ta da fr. Vincenzo da Bassiano pio laico
mile titolo di quella delle monache Far- minore osservante, di cui anche nel voi.
nesiane Clarisse, dette da alcuni impro- LXXXIX, p. IDI, e ivi collocato dopo
priamente Cappuccine. ^e\[\4lburìi di una solenne processione fatta per tutta
Roma de i'^ maggio 856, si leggono di- 1 la terra a'22 maggio 1684, e di nuovo

vote ed eleganti terzine del eh. can. d. ripetuta nel 1784 con grandissima pom-
Giovanni Romanelli di Toscanella e ce- pa. ^e' venerdì si suole da* farnesani vi-
lebranti : Il Trentesimo di NostraDon- sitarla processionalnieate con grandissi-
na delle Grazie in Farnese. Ma si ri- ma divozione, e la comunità di Proceno
torni a'minori osservanti, col p. Casimi- ne'mesi di giugno e settembre vi spedi-
ro, per averne precipuamente con esso sce le compagnie della ss. Trinità e delia
ragionato, traeodolo dal cap.io Della : Morte con oblazioni di cera. Il quadro
chiesa e del convento dì s. Rocco presso della cappella di s. Antonio è asstii sli-

Farnese. Ritiratisi i religiosi in alcune mato da'piltori ; e quello di s. France-


case, e ad uHìziare una vicina chiesa, fin- sco lo colorì verso la metà dello scorso
ché neir edifizio del nuovo convento , secolo Giuseppe Duprà. Innanzi la por-
compiulosi il dormitorio con i4 celle, ta della chiesa, nel 1724 »i fu innalzata
quante ne avea il convento ceilulo se , una colonna di granito, trovala nelle ro-
ne impossessarono con l'autorità d' un vine di Castro. Fra le ss. Reliquie si ve-
breve apostolico di Paolo V, temendo nera del legno della donato ss. Croce ,

sul progredimento della fabbrica atte- , nel 1684 dal cardinal Flavio Chigi. No-
sa la morte del duca Mario, seguita nel- ta il p. Annibali, che questa chiesa ne!
raprilei6ig; onde la venerabile figlia secolo passato fu tutta restaurata per cu-
Dio chiamato a sé, per ri-
disse, averlo ra lodevole del p. Bartolomeo da Far-
munerarlo di tante sue buone opere. Pe- nese guardiano del convento, con farvi
rò il suo figlio duca Pietro Farnese pro- la volta, l'altare maggiore e la facciata
seguì e compì la fabbrica del convento dì nuovo, olire vari riatlameuU ai eoa.
io4 VIT VIT
vento, e ne'primordii del corrente secolo nanamente cortesi , civili e cordiali. Si
furono fatti a volta due dormilorii, ch'e- ha dalla Statistica del i853 contenere
rano a tetto. Inoltre in Farnese anco i la terra, che il Calindri chiama città du-
cappuccini hanno chiesa e convento di cale : case 44^ . famiglie 49'*> abitanti
s. Francesco d' Asisi. 11 p. Annibali da 2272,de'quali 33 stanziati incampagna
Latera nel t. i delle Notizie storiche del- ei i militari. C'dunquein notabilissimo
la Ca^a Farnese, ci diede ancora le spe- incremento ,
poiché il p. Casimiro nels
ciali di Farnese, oltre di averne lunga- 1^44 scrisse essere abitata la terra daS
mente ragionato nel 1. 1
,
quanto all' o- 1200 persone. Il territorio produce, se*
rigine e successione de'Farnesi,col quale condo il Calindri, oltre i pascoli , prin-
alla sua volta procederò. Egli dunque cipalmente grano, vino, fieno, ghiandej
narra, che questo convento dovea esse- ed aggiunge il Palmieri, olio squisito, da
re in Latera, secondo l'ordinato dal me- slare a confronto con quel di Nizza e di
morato mg/ Farnese de'duchi di Late- Lucca. Non si deve confondere Farnese I
ra , il quale rinunziato il vescovato di con ['Isola Farnese, luogo famoso della
Parma e ritiratosi iu Latera sua pa- Coraarca di Roma, ove fu la celeberri-
tria, invece l'edificò in questa terra, e ba F^eio (F.), maestosa e potente fron-
ne consagrò la chiesa a'4 gennaio 587 i tiera dell'Etruria, sebbene altri preten-
in onore di s. Francesco d'Asisi, conce- dono collocarla altrove, ed il Zanchi di
dendo negli anniversari 4o giorni d'in- Campagnano, il Bondi e altri, sostengo-
dulgenza, come si legge nella lapide po- no che sorse sull'amenis^irae alture della
sta nel presbiterio e prodotta dal p. An- valle di Baccano, alle cui falde scorre il

nibali, in un all'epitaino sepolcrale del tanto rinomato fiumicello Cremerà, in


duca Mario e di sua moglie Camilla Lu- oggi la Valca. Il luogo prese il nome d'I-
pide'marchesi Soragna,ivi tumulati in sola dalla sua forma, a cui fu aggiunto
mezzo al tempio. Iu essa chiesa furono quello di Farnese, per le possidenze chft
poi sepolti altri ancora della stessa fami- i Farnesi acquistarono nelle vicinanze f
glia, e fors'anco mg."^ Farnese morto io e poscia anch'essa venne in loro proprie*
Latera, ed i notati nel libro della chiesa tà. — Questa terra,cos\ detta (ìà' Farai
parrocchiale di Farnese. La terra vanta specie di querele, de' quali era pieno il

degt'dlustri^ oltre l'aver dato i natali a' luogo dove ora esiste, al dire di Sanso-
primitivi e altri Farnesi. Nel 1694. vi vino. Dell'origine e de'fasti delle fami-
nacque Gio. Battista Passeri laborioso glie illustri di Italia, e di altri, è stata
antiquario, autore di varie opere stam- secondo molti il i." feudo posseduto ia
pate anco sull'antichità etrusche, e so- Italia dall'antica, nobilissima e potente
no: De Jung lypho Beneventano. De E- Farnese famiglia che vogliono (P^.),
triiria Regali Paraliponiena. Disserta- dalla terra stessa prendesse il cognome
Nunvnaria Elruscoruni, de
tiones de re quando si chiamava Farneto. Altri poi
Noniinibus Etruscoruni, et Notae Ta- pretendono, che da questa famiglia ab-
bulas Eitguhinas. Istoria de' fossili del bia avuto l'origine la terra, essendosi an-
Pesarese. Istoria delle pitture in ma- ticamente nelle sue scritture appellata
iolica fatte in Pesaro- 11 sacerdote Ber- da Farneto. Il p. Annibali seguì 1' au-,
nardino Famiaoi, morto ne' primi an- torità d'un codice mss. scritto da un pa
ni dell' odierno secolo, pubblicò co' tipi trizio orvietano, e preferì di far discen
del Giunchi Storia diagli uomini illu-
: dere la famiglia Farnese da'longobardii
stri dell' antico Testamento. Tradusse fermati in Orvieto e sue vicinanze, al
dal francese. Travagli siano patimenti cessar del loro regno, invece che dall
di Gesìi Cristo. I faroesani sono ordì- Germania, dalla Francia e da Roma co
VIT VIT io5
me altri vogliono. Il Zucchi nella Cro- che nel 981 cominciò in Toscana la si-

Doca o Informazione de' paesi apparte- gnoria de' signori di Bisenzo e de' si-

nenti al ducato di Castro, non parlò di gnori di Farnese, e nell'anno 984 si

Farnese siccome spettante all'altro ramo trova Pietro Farnese console d'Orvie-
de'Faniesi duchi di /.afff/"^, laonde scris- to. Tracciata l'origine de' B'arnesi, a ri-

se che Ischia fu lai.' terra data a' Far- guardo dominazione loro su que-
della
nesi. Fero soggiunge il p. Annibali, dal- sta omonima terra, pel resto mi rimetto

Ja terra di Farnese, secondo molti, i Far- a quanto ne scrissi al loro articolo e al-
nesi presero cognome, dicendosi pro-
il tri relativi, a quanto vado svolgendo nel

priamente da Farnese , e questa terra presente, e precipuamente al p. Anniba-


forse con quella d'Ischia fu data loro in li, mia guida, che cuu critica erudita e

feudo dagl' imperatori tedeschi, e per molteplice ne raccolse e compilò la pro-


questo motivo non si trovano espresse gressi va discendenza, potenza e splendo-
nella bolla di Paolo III, spedita per l'e- re, aumentata dopo l'ascrizione alia no-
rezione del ducato di Castro e quanto , biltà romana, senza lasciare l'antica d'Or-

ad Ischia, benché ne facesse parte. Nel vieto, dicui molteplici testimonianze va-
mio ai ticolo cominciai le notizie de'Far- do sviluppando in questo prolisso, gra-
resi dal 900, il Sansovino ne riporta il ve e variato articolo, quantunque nelle
principio al 1027, dicendo che seguiro- più compendiose proporzioni relativa-
no la parte Guelfa di s. Chiesa ; e l'au- mente alla argomento. La
vastità dell'
tore delcodiceproducendoun documen- famiglia Farnese dunque, qualunque ne
to del i5, in cui il conte Bernardo fi-
I I sia stata l'origine, che sembra assoluta-

glio del conte Raniero del contado Or- mente longobarda, ebbe in principio la
vietano, che viveva colla legge di sua na- signoria del castello di Farnese o Far-
zione longobarda, co' suoi figli Ugolino neto, presso Orvieto, dal quale probabil-
e Pepo detto Malvicino, nella chiesa di mente assunse il nome prima di Farne-
s. Giorgio di Oolsena, per l'anima de'ge- to e poi da Farnese, quindi le sue possi-
nitori, della moglie e degli altri parenti, denze si estesero nelle vicinanze di Or-
donò perpetuo a Guglielmo vescovo
in vieto, e successivamente si dilatarono e
d'Orvieto e suoi successori la chiesa di moltiplicarono in altre parti della pro-
s. Cristina ,
già cattedrale di bolsena ; vincia del Patrimonio di S.Pietro, fors'an-
conclude con ritenere ch'essi appartenes- coalcune per concessioni imperiali, certo
sero alla famiglia Farnese , e sembrare periiifeudazioni e vicariati temporali del-
da Pepo discendere la stirpe, continua- la sovranità della s. Sede, conferiti da*
ta dal suo figlio Pepo o Ranuccio l mi- Sovrani Pontefici. Lunga e interrotta di-
lite. Conviene il p. Annibali sull'origine mora fecero Farnesi nella loro signoria
i

qui accennata della famiglia, e sul di lei di Farnese. Nel iSBg Pietro Farnese,
stabilimento in Orvieto, anzi che anco coll'aiuto di Bindo conte di ioana, en-
prima del 1027 si trovano i Farnesi ivi trò nel castello di Farnese, e assediò
impiegati nelle prime cariche della città, nella rocca Pietro Bertoldo e i suoi fra-
talvoltadominandola ; ed inoltre, che telli, figli Ranuccio II signore di Far-
di
appena in essa fermò il domicilio, ven« nese, che poi furono liberati da Nicolò
ne investita di due fèudi, cioè prima di Farnese, il quale stando in Ischia in- ,

quello di Farnese, e poscia di quello di teso il fatto, andò subito con gente a soc-
/jc/i/a, ottenuti secondo alcuni dall'im- correrli, restando essi figli di Ranuccio
peratore Ottone I del 962, o da Ottone II padroni di Farnese. Questi figli fu-
li suo figlio del 973, o da Corrado II rono 7, cioè Angelo, Puccio, Francesco,
dell 024. iVegli annali d'Orvieto si ha, Bartolomeo, Pietro, Colao Nicola, e Ber-
io6 V 1 T V ! T
toldo, 3 primi de'quali nel luglio iSg?
i
di questi i censì cainendì,lo facevano co*

furono uccisi in Ixchia, per quanto dirò ine fosse una sola fimiglia indivisa. At-

in quel paragrafo, salvandosi il loro fra- tesero tutti a distinguersi e rendersi cele-
tello Bartolomeo col nipoteRanuccio III bri con eroiche azioni, per le quali me«
fìllio di Pietro assente. Dopo questo Ira- ritarono varie ricompense, e distinti ono-
gicoavvenimeiilo, i supeislili fratelli, ed ri e dignità. Nel iB^O 'I ducato di Castro
i figli de'3 morti, si divisero tra loroi feu- fu riunito al diretto dominio della came-
di. A Bartolomeo furono dati Latera e ra apostolica, ed Innocenzo X fatta iti^

Farnese, a Ranuccio Ili Ischia e Cani- pari tempo distruggere la città di Castro,
no. Allora che la famiglia Farnese
fu da cui Farneseera distante y miglia, tra-
restò divisa in due rami, di uno fu sti- sferì la sede vescovile in Acquapendente,
pite Bartolomeo, dell'altro fu stipite alla cui diocesi fu assegnata anco Far-
Ranuccio Ili suo nipote, scampati dal- nese per essere stata di quella soppressa.
l'eccidio d'Ischia. Da Bartolomeo deri- Riferisce il Calindrì,che per la distruzio-
varono duchi di Latera, Signori di Far-
i nedi Castro, si aumentòdi abitanti Far-
nese, onde in quel paragrafo ne riferirò nese, e ne migliorò la condizione. Indi
la successione; paragrafo che interamen- con chirografo d'Alessandro VII, de' 7
te rannoda con questo per esserne co-
si giugno 1 658, la terra di Farnese fu ven-
muni le notìzie. Da Ranuccio III, fatto duta dal cardinal Girolamo Farnese e da
cavaliere romano, onde poi la sua fami- Pietro suo fratello duca di Latera, al car»
glia fu considerata sempre come roma uhi, dìnal Flavio Chigi nipote del Papa, per
senza lasciar la cittadinanza d'Orvieto, 275,000 scudi ; ed Alessandro VII eres-
derivarono i duchi di Castro, poiché fu se Farnese in principato. A'nostri giorni
padre di Pier Luigi il seniore, da cui nac- il principe d. Agostino Chigi vendè que-
que Alessandro il seniore, che divenuto sto principato alia camera apostolica, ri»
cardinale e consolidatisi in lui, per ragio- serbandosi il titolo principesco, sua vita
ne di successione del suo ramo, molti feu- durante, la quale ebbe termine nel 855.' 1

di e latifondi, eletto Papa r534col


nel Abbiamo del eh. p. d. Alessandro CheCf'
nome di Paolo 111, fu cagione delia mag- chucci delle scuole pie erettore del col-
gior grandezza e lustro di sua prosapia. legio iVazarerio, Necrologia del princi-
Egli quindi riunì tutte le sue possidenze, pe d. /4go<itino Chigi. KomH 18 55. Lui
econ altre, tranne Latera e Farnese, vol- vivente, la camera apostolica vendè Far-
le nobilitarle con formarci neliSBy il nese, soppressa già la giurisdizione baro<
ducato di Castro, riparlato nel para- naie, al celebre e valoroso fra«icese ma'
grafo Acquapendente, ed unendovi la resciallodi Francia Bourraont, il conqui-
contea di /?o/itv'g'//o«e, ne investì il pro- statore f\' Algeri (morì di 78 anni nell'ut*

prio figlio Pier Luigi Farnese il giunio- tobrei846 nel suo castello d'Anjou), dal
re, a cui poi die in feudo ducati i di Par- quale l'acquistò a'28 ottobrei843 la fa-

ma e Piacenza (f^.). Inoltre Paolo III miglia Gourraont, e da questa con attd
lasciò alla linea di Bartolomeo Farnese di aggiudicazione fatta a Gegré in Fran*
le due terre di Latera e Farnese, confe- eia a'i5 agosto 856, il principe d. Ales-
r

rendo ancora a queste il titolo dì ducalo, sandro Torlonia. Questo prìncipe con ta
"* eda'sìgnori quello di duchi. Quantunque le atto acquistò pure i suoi diritti, privi*
'^
però la famiglia Farnese fosse così divisa legi, allodiali e tìtolo principesco, ad u-
in due rami, i discendenti dell'uno e del- sare il quale però occorre l'autorità d'un
l'altro, sino all'erezione del ducato di Ca- breve apostolico.
sU^, si mantennero totalmente uniti nel Grrtr/o//.Comune della diocesi dìMou-
fare acquisto di nuovi feudi, e nel pagare te Fiascoue, eoa terrritorio in piano e
V IT VIT 107
colle,con molti fabbricati cinti »U mura, ni ed altri alti pubblici. Eravi il conven-
coliborgo forse più grande del paese ,
to di s. Francesco, de'iniuori conventuali,
con bellissima piaiza adorna di case di circa un mezzo miglio fuori del paese,

buona apparenza. E' distante da Latera con chiesa grande, bella e di molla di-
quasi un miglio e mezzo, circa 2 dal la- vozione, intitolata alla ss. Annunziata. Il

go di Bolsena, di cui a levante gode l'a- convento non più esiste, essendo sta-
n»ena vista, e 5 miglia da Valenlano. to soppresso da Innocenzo X, in uno a

Giace in uno scoglio in situazione aperta, tutti gli altri piccoli conventi. Nel ma-
in temperalo clima e buon'aria, però do- gnifico palazzo Farnese di Gradoli , di

minato dalla tramontana. La chiesa par- bella forma e lodevole architettura am-
rocchiale è insigne collegiata sagra a s. pliato o meglio edificato con ogni como-

Maria Maddalena protettrice principale dità da Paolo 111, frequentato nell'esta-


della terra, nella cui festa b'ii luglio vi te da'cardinali Alessandro il giuniore e
é fiera libera, ed anticamente si lottava Odoardo Farnese, per la bella posizione
il Afferma l'Atmibali essere que-
palio. e ottima aria, onde madama Vittoria du-
sto tempio uno de*{)iù belli, ampli e or- chessa d'Urbino e figlia di F'ier Luigi
nati del ducato di Castro, molto bene uf- Farnese il giuniore vi si recava apposi-
ficiato da numeroso clero e ricco di sa- tamente a villeggiarvi, olire lo stesso Pao-
gri arredi, con organo. Rileva inoltre es- lo III e molli altri personaggi in detta
sere il pulpito sostenuto da una grande stagione; da'primi anni del corrente se-
aquila di bellissimo intaglio di noce, co- colo è abitato da'filippini dell'oratorio,
me lo è il coro e la vasta sagrestia. Nar- iquali hanno la loro chiesa di s. Filip-
ra il Zucchi, che neli63o avea il prio- po Neri contigua alla collegiata e allo
re, 4 canonici, ed altri preti per l'eserci- stesso palazzo, per lo più gradolesi e di

y.io del divin culto, con molto decoro, e grandeedificazione per gli aiuti spirituali

anlicameote 1' uffiziavano 12 coppellarli, che rendono al popolo. Questa congre-


i quali vivevano in comune come fra- i gazione de'filippini di Gradoli fu fonda-
ti claustrali, ma poi il Papa trovò op- ta da d. Giulio Danielli gradolese nel
portuno di mandarvi un commissario 1718, coll'espressa condizione, che pa- i

apostolico, che li ridusse in priorato con dri della medesima siano gradolesi e del
4 canonici ; onde il p. Annibali crede, grembo di quella collegiata; equesti man-
che la dignità e capo del capitolo, ora cando, o non assistendosi più la chiesa
composto di 3 canonici,compresa la pre-
I della congregazione, resti annullata af-
benda del penitenziere, ritenesse il titolo fatto la sua testamentaria disposizione.
di priore, che avea pure quando cap- i Conviene inoltre sapere, che quando i

pellani osservavano la vita comune de' gradolesi si sottoposero o furono sotto-


canonici regolari. Pio VII coll'onorevo- posti «'Farnesi, tra le capitolazioni sli-
iissimo breveQuantum veneratìonis, de' pularonoche non dovessero mai guastare
20 aprile i8o4) Bull. Bom. coni., I.12, l'antica loro rocca, chiamala il Castello,

p. i53, laudato il tempio, il popolo, il ca- il che fu osservato sino a Paolo MI, fatto
pitolo , dichiarata insigne la collegiata, Papa nel 1 534 > *' <1"^'^ P°' ^'^^ efficacis-
concesse le inerenti preminenze e privi- sime ragioni indusse i gradolesi alla de-
legi,ed alla dignità del priore e canoni- molizione della rocca ; quindi egli la fece
ci r uso del rocchetto e mozzetla viola- disfare, e di quelle pietre e altri materiali
cea con bottoni e asole sericis cremisi' fece edificare il bel palazzo, a cui tutta-
ni coloris nell'inverno, e nell'estate la via reslò il nome di Castello. Altra bel-
colta sul rocchetto, tanto nella collegia- la chiesa con romitorio è circa mezzo mi.
ta, quanto fuori di essa, osile processio- glie lungi dalla terra, di s. Vittore mar-
io8 V I T VIT
tire, la cui festa igradolesi celebrano con già esisteva nel 1 1 18, conae si trae dal p.
solennità. Vi è scuola pe'fanciuHi, e le Annibali, poiché nel concilio che celebrò
maestre pie istruiscono le franciulle. Re- in Val di Lago Guglielmo vescovo d'Or-
jjistra ìaSiati.<ì(icaóe\iS53, aver Gradoli vieto, alla cui diocesi appartenne fino al
329 case, 36 1 famiglie, 1543 abitanti. I! 1 369 Gradoli, v'intervenne il clero del
Zucchi riferì neli63o al dticaOJoardo, Dunque
fine Gracidi 200 fuochi, 2000 abitanti
castello di Gradoli.
scritto dal Manente storicod'Orvieto, che
è inesatto lo
I
(dunque sono diminuiti sensibilmente), nel I 157 mentre Adriano IV stava ia
de' quali 3oo arrotati a prender le ar- Orvieto, fondò il castello di Gradoli in-
mi, con 3o cavalleggieri di casacche ne- torno al lago di Bolseoa ; asserzione ri-
La popolazione essere industriosa, così
re. prodotta dal Borgia, Memorie di Bene-
ledonne, quanto quella pur lodevole del- vento, t. 3, p.474» ^ <i^' Zucchi, il quale
la Grotte di Castro, e seminare nella Ma- allegò una pergamena esistente nella se-
remma per la strettezza del territorio ,
greteria comuuale deli4oo. Il p. Anni-
che nondimeno facevano fruttare : le don- bali volendo dimostrare più antica l'o-
ne aver bel sangue, edificare il loro ri- l'iginedi Gradoli , contro l'asserto del
spetto pei prioredeila collegiata ; tutti pa- Zucchi, cadde in un errore cronologico,
cilici e di lieto umore, amici de'forastieri, col soggiungere che Adriano IV, eletto
De mancare di famiglie civili e benestan- nel I 276, visse 37 giorni, quindi non eb-
ti; tali ora essendo quelle de' Manni, Ca- be molto tempo di edifiGarcastelli. D<p-
sacca, Galeotti, Dasilj, e Catalucci i cui poichè tale Papa non fu Adriano IV, ma
antenati dominarono in Bisenzn, al mo- Adriano V, mentre Adriano IV venne
do detto in quel paragrafo. Nel voi. LX, i5^. Siccome questo Papa fe-
eletto nel (

p. 191 parlai de'pregi dell'ottimo e savio ce acquisti intorno al lago diBolsena, tro-
prelato mg/ h-. Giuseppe Perugini ago- vo probabile l'aver ingrandito o giova-
stmiano Sacrista del Papa, oaìoìn Gra- to il castello di Gradoli ; le cui mura ca-
doli, il quale lasciò molte memorie di be- stellane, secondo il Calindri, si fabbrica-
neficenza. Il territorio è fertile, fruttife- rono neli 191. Narra il p. Annibali: La
ro di eccellenti vini bianchi e rossi, mas- terra di Gradoli, con altre dette di Val
sime l'aleatico, quanto quelli delle Grot- di Lago, fu soggetta alla città d'Orvieto,
te, d'ogni specie di frutti , castagne, le- quando questa si governava a forma di
gumi, lini e canape, legna, ghiande, oltre repubblica; ma nel pontificato di Cle-
i pascoli. Rimarca di più il Zucchi, il pia- mente IV, del 1265-68,0 meglioalla sua
no verso al lago, detto \\ Piano del lago morte, come dico nel riparlarne nel pa-
di Gradoli, terreni del quale sono assai
i ragrafo Lalera, si ribellò coll'altre terre
feraci, dove si raccolgono negli orti cipol- accennate agli orvietani , e si sottomise
le eccellenti e dolci, onde nel settembre all'imiiiedialo dominio della s. Sede, di
da' luoghi convicioi si concorre a cam- che gli orvietani (benché anch' essi sot-
biarle col grano, con grande utile della toposti alla sovranità della s. Sede, co-
terra.Gli uomini s'industriano a far botti, me eziandio si può vedere nel suo arti-
tine, bigonzi e cerchi con notabile lucro; colo, nel paragrafo ^a^er^j, e nell'or vieta-
altri si esercitano nella pesca, e provve- noCohellio, Nolltia Cardinalalus : Ur-
dono il paese di pesce. — Crede il Pal- bis felns confinnalur S. K. E. a Caro-\
mieri, che il nome di Gradoli derivi a lo Magno impt'ralore ; a Ludovico I\
gradiando. Stima il Cilindri, che il pae- imperalo l'e , et ab Othoue I imperato-
se sorgesse da'fuggitivi della città di Ti- re. Urbis reteris respuhlica Sylvestri
ro, di sopra discorsa ne'paragrafi Grolle IT pontifìcis salnlaribus legibus iniun-
di Castro^ Bolseiia e altri. Cerio è che età) fecero grandissimi riseutimeuti e do-
V I T V 1 T 109
glianieco'Papi successori, ma inulilmen' lite tra gli orvietani ed i cestelli di Val
te. Sì ostiuaiono nondirueno di tal ma- diLago. Riuscì auchein questo, e rimossa
niera in sostenere le proprie ragioni, e da Orvieto la forma repubblicana, nuova-
a non voler cedere que'paesij che giun- mente la sottopose al governo pontificio
sero fino a soggiacere a pene tenoporali, immediato. Altrettanto avvenne co' ca-
ed a censure, colle quali rimasero allac- stelli di Val di Lago, ed a Gradoli che coti
ciali sinoa Bonifacio Vili, che eletto nel essi avea sostenuto la propria indipen-
1294, dopo molte ripugnanze, finalmen- denza, contro le pretensioni degli orvie-
te per le preghiere di molti mandò io tani, per ottenerla cogli altri castelli. Ciò
Orvieto non il cardinale Napoleone Or- a vvenn&nel SSg, e da questo tempo Gra-
i

sini, come scrisse nella Slori<i d'Orvie- doli sempre rimase sotto il dominio de'
to il Manente, ma fr. Gentile minorità Papi, che ne disposero a piacere; ma non
arcivescovo di Reggio inCalabria, accioc- cessarono le vertenze della lite e le pre-

ché gli assolvesse, come leggesi nella bol- tensioni d'Orvieto, che narro nel para-
la Assueta Malris Ecclesiae, spedila per grafo Latera. Pretese il Zucchi, che es-

tale assoinzione, dopo l'interdetto da lui sendo Gradoli libera, governandosi a for«
messo nella città, come narrai nel para- ma di repubblica, si die' spontaneamen-

grafo i?o.'.ve/?rt. Assolti gli orvietarli e tor- te al dominio di Ranuccio Farnese, eoa
nali in grazia del Papa, questi emanò la titolo di conte, e fra'patti convenuti, vol-
bolla Illius vires, data in Agnani a' 4 ot- le conservata la propria rocca. Ripugnò
tobre 1296, nella quale esorlò tutti alla al p. Annibali questa spontanea dedizio-
pace,ed a fine di renderla stabile prescrisse ne, dimostrando, con quanto ho già nar-
alcune condizioni, e tra questeche ognu- rato, che gradolesi furono prima suddi-
i

no de'paesi Lago in segno di sog-


di Val di ti del Papa , vennero dominati da-
indi
gezione dovessero mandare al comvme gli orvietani, dopo la lite con essi, tor-
e
d'Orvieto ogni anno un palio di 6 libbre narono al diretto dominio delia s. Sede.
dì denari il giovedì del carnevale, ed uu Trovo nel Borgia, che Giovanni XXIU
cereo di 7,5 libbre nella vigilia dell'Assun- del i4 IO infeudò Leoncello di Francesco
ta ; ed erano questi paesi Bolsena^ s. Lo- degli Orsini, di Gradoli e delle Grotte.
renzo, le Grolle, Grocìoli, Latera, e l'i- Apprendo daìKatl'i, Dellafamiglia Sfor-
sola Bisenlirta del lago di Bolsena; i quali za, t. 2, p. 225, parlando di quella de'
tutti insieme componevano la piccola pro- Conti di Segni, che Martino V nel 14^5
vincia di Val
Lago, benché Latera fos-
di investì di Gradoli e di altri castelli Ilde-
se nella Valle Ootana, e pagavano an- brandino Conti, e per sua morte feudi i

nualmente alla repubblica d' Orvieto passarono ne' suoi figli Grato, ed Alto
loco fiorini d'oro. Ma con tutta la bolla fatto dal Papa Maestro del Sagro Ospi-
pontifìcia, que' castelli mostrarono ri- zio. Fra gli accennati castelli eravi Ca-
pugnanza di sottomettersi ad Orvieto ; nino, nel qual paragrafo raccontai, che
e quindi a' 2 gennaio 1297 interpella- Grato Conti Papa la metà di
restituì al
ti uomini di Latera, risposero che
gli detti castelli competente ; ed Eu-
, a sé
non intendevano di servire a duesigno* genio IV nel i44^ ^^ infeudò Pianuccio
ri. A Latera fece eco Gradoli e gli altri 111 f^arnesesino a 3.' generazione. In fat-
paesi, che mantennero la lite con Orvie- ti, ricavo dal p. Annibali, che da una bol-
to per molti anni. Quando Innocenzo VI la di Calisto HI, i di lui figli Pier Luigi
da Avignone mandò in Italia il celebre il seniore, Angelo Meo e Gabriele Fran-
legato cardinal Albornoz, per ricuperare cesco pagavano pel vicariato temporale
le terre usurpate da'prepotenti alla s. Se- di Canino, di Gradoli e dell'Abbazia al
de, gli commise ancora di por fiue alla Ponte pauuo censo ; vicariato conferma-.
no V IT V I T
to a'Farnesi da Paolo li nel 1464. ^^el nel Gattello, vi è una bella fontana. La
quale anno, avendo venduto Cooli la i chiesa matrice e parrocchiale è intitola-
loro patte ad Antonio Pìccolotnìni da , ta a s. Ermete patrono della terra, nella
questi i Farnesi l'acquistarono, e cosi re- cui solenne festa anticamente si faceva
starono iuteramenle signori feudatari di la corsa e la lotta del palio. In quest' uU«
Gradoli e degli altri castelli, con pontifì- timi tempi, dice il p. Annibali, fu edifi^B
ci<i approvazione, al modo riferito nel ri- cala magnìncamente da' fondamenti, ed
cordato paragrafo Canino. Riunite le si- il Palmieri la qualifica collegiata, senza
za
gnorie nel cardinal Alessandro Farnese dir nulla se ha capitolo. Altra chiesa «^
il seniore, Leone X neli5i3 gli confer'i quella della Madonna del Giglio. Nel
di
ria.
1'
Gradoli e dell'altre
Divenuto il

anno iSSy formò con esse e altre


la

cardinale Paolo
perpetua signo-
111, nel-

il
borgo è

ne del
il

Giacomo Apostoli
terz'
monastero de'

ordine, della
di monache
ss. Filippo
francesca*
riforma della
I
ducato di Castro, compreso Gradoli, e lo ven. suor Lilia Maria del ss, Crocefiss
conferì al suo figlio Pier Luigi il giunio- da Fiter/jQ, e da lei fondato con altri

re e discendenti. Nella discorsa Informa- nel secolo passato: di essa e de' suoi me
zione del ducalo di Castro, del Zuc- nasteri riparlai ne' voi. XXVI, p. igrj
chi al duca Odoardo,riportHta dal p. An> LXXX'IX, p. 1 80. Il p. Annibali ascrisse
uibalì nel t. 2, p. 120, Gradoli, i\\ que- a ventura, d'aver assistito la serva di Dia

sta ne fece la descrizione di cui mi gio- negli ultimi di sua vi la, si no al punto della
dicendo pure che il duca Pier Luigi
"vai, preziosa sua morte. Da questo monaste-'
l'ampliò talmente, che divenne grossa ro uscì suor M.^ Maddalena dell'lncarna<
terra, popolata e fruttifera^ e di cosi zione, badessa, fondatrice delle monache
piacevole e salubre soggiorno, da replica- ^i dor air ici perpetue del ss. Sagrantenlo
re il detto a Canino; cioè soler ripetere ( f''.j,pav\ale indiversi articoli di che fe< :

il cardinal Alessandro Farnese il giunio- ci cenno nel paragrafo Acquapendenle,


re figliodel menzionatoduca: Che se vo- Fuori del borgo è la chiesa di s. R.occo, id
lei>anonon morisse in ("terno , lo faces- cui si celebra la festa della B. Vergine Ad'
sero slare a Gradati l^eslale ed a Ca- dolorata nella 3.' domenica di settembre,
nino l'inverno. Nel 1
649 il ducato di Ca- ed alloravi è la fiera per 3 giorni, fre-

stro fu ricuperato al diretto dominio del- quentala da grau concorso di popolo. La


la camera apostolica , e eoa esso pure festa r istituirono Maria, i frati servi di
Gradoli. i con contigue
quali t'aveano in cura,
Ischia. Comune della diocesi d' Ac- convento, soppresso nel i8i5da Pio VII
quapendente, con territorio in piano e per l'erezione del seminario vescovili
colle, con numerosi e decenti fabbricati, i\' Acquapendente, a seconda del riferite
ehiusi da mura, con borgo di bell'aspet- in quel paragrafo. Il trovarsi molti aa
to. Per gii ultimi suoi ingrandimenti, e tichi sepolcri, con entro piccoli idoli
per la sua graziosa appariscenza, è detta bronzo, e lumi detti perpetui, fa cono

da molti la Cillà di. Maremma^ come scere l'esistenza d'Ischia assai prima de
attesta il p. Annibali. E' distante 2 mi- cristianesimo,come ritiene il Calindrj
glia da Farnese, circa 3 da ValentanOjC La sua condizione di già antico feudo d<
5 da Castro quando esisteva. Rimane si- Farnesi, e da loro abitato, fu cagioni
tuata fra due profondissimi fossi, sopra della nascita di diversi personaggi di ea
un suolo tufaceo, in clima temperato, do- si, e di altri illustri di grau talento e let
tninalo da scitocco e tramontana. Buo- telati. Valga per tutti il ricordare il cai
na è l'acqua, non abbondante, ed a-
se dinal Giovanni Castiglioni, vescovo d'6j
vauli la polla che dal borgo iulroduce situo e Cingoli (f.), uscito da una dell

V 1 T V IT III

più signorili famiglie del luogo, poipo- Anzitutto avverte il p. Annibali, che a-

lalo eludilo e dolio. La sua nobile f.»- vendo il Zucchi qualificata questa terra
iiiiglia proviene da quella celebre di Mi- la prima e la più antica di casa Farnese,

lano, donde fiorì Papa Ctlesiiiio 1^ della quale riparlai in quel paragrafo, di

(/'.), propagala anche in Cingoli, die a' cui ne sia stata signora e di quante ne
uoslii giorni ebbe Papa Pio l ili
il contennero il Castro j ciò
suo Stato di
(/^), ed tziandio in Farnese è diramala. asserì perchè egli si propose nella sua

Gio. Lorenzo Caaliglioni, nalo in Ischia cronaca di parlare de' soli paesi che pro-
da questa famiglia, vicario generale d' Ac- priamente oe composero il ducato, ooa
quapendente, udilore della nunziatura di facendo per questo parola uè della coa-
IN'apoli, nel 1662 vescovo d'Auagui e nel lea di Ronciglione, sebbene gli fu unita,

1 680 traslalo alla stessa Ac(|uapendenle, né del ducato di Lalera, dell'altro ramo
uella pastorale diretta al popolo e clero Farnesiano, al quale apparteneva la terra
anaguiuo dichiarò la sua prosapia di- di Farnese, che si vuole feudo imperiale
sceodere da' Casliglionidi Milano. Mor- dato dagl'imperatori tedeschi a'Farnesi,
to poi io questa sua patria Ischia, e se- insieme eoo Ischia, e perciò non espressi
polto in s. Rocco, nella bella iscrizione se- nella bolla di erezione del dùcalo di Ca-
poUrale si dice della stirpe di Celestino stro. Stante ciò, soggiunge il p. Annibali,

IV. Questa discendenza da Milano la ri- benché Ischia si possa dir lai.^ terra di
conobbe l' imperatore Giuseppe li, con detto ducalo, fu però data a' Farnesi in-
biglietto del suo minìslro in Roma car- sieme con Farnese; anzi esso propende
dinal Hertzan de'22 agosto 17B9, e par- a credere, che questa 2." fosse loro data
tecipato al cardinale mentre era prelato. prima d'Ischia, formando così ili.*' nu-
Abbiamo dalla Slalistica del 18 53 esse- cleo della dominazione Farnesiana, poi-
re in Ischia J^35 case^ 44^ famiglie, ché molti pretendono, che Farnesi preo»* i

2o36 abitanti, de' quali i4 stanziali io dessero il cognome dalla terra di Farne-
campagna. 11 Zucchi ueW liiformazione se o Farneto, fiorendo in Orvieto e ca-
(L'I ducalo di Castro al duca OJoardo, stelli convicini sino dal 1027 ovvero dal
scrisse nel i63o, fare Ischia 25o fuochi, 981. Poco dopo il principio del secolo
i3oo anime (dunque ha molto progredi- XI, si trova Ranuccio niilile o cavalie-
to), de' quali abitanti i5o atti all' armi, re chiamato dalla terra che signoreggia-
con 200 cavalleggieri di casacche turchi- va de Iscla, come si legge in un codice
ue*, segnalando il carattere alquanto au- mss. esistente in Orvieto, già de' nobili
dace ne' due sessi, però amorevoli co'fu- Avviamonzi. Ripeto ancora qui il detlu
ra»lieri, edi bellissimo sangue le galanti a Farnese, che i più vogliono longobar-
donne. Il |>. Annibali modifica la relazio- da l'origine de'Farnesi,di parte Guelfa
ne del Zucchi, il quale essendo del con- divota a'Papi. Tale Ranuccio era figlio
fioaute Castro, fa sospettare di sinistre di Mcolò, nato da un primo Ranuccio,
pcevcuzioui, per quelle gare quasi comu- nome divenuto ereditario ne' Farnesi, e
ui co' vicini; del resto lodando lauto gli portato oltre altri da 3 individui preci-
uomini che le dunne, ed almeno ora non puaineule, da 2 duchi e da un cardinale.
avere que' difetti rilevati dall' acre Zuc I Farnesi domiciliali in Orvieto e sue vi-

chi. Questi aggiunge, essere la campa cinanze^ secondo alcuni ottennero feudi, i

gua mollo ampia, 1 terreni deboli, con prima (|ueilo di Farnese, e poi l'altro d'I-
pascoli e bandite pel besliame, racco- schia, dall'imperatore Ottone I, o dal suo

gtieodosi buonissimi vini, ed ^1 castellano figlio Ottone II e fors'anco da Corrado


ducale della rocca antica avea la cura 11. Nell'albero Farnesiano del conte Lo-
di laiLugiitic il giauu e l'ekigeuze. •
adii, ukÌ Coin^jaidu storici, \\ primo Ra-
1(2 V I T V I T
nuccio trovasi neh 191 console d'Orvie- castello di Farnese a quegli altri signo-
to e capitano de'fioreiitini, chiamato dal ri della casa; et fu confirmato da Papa
Sansovino Ranuccio I. Nel i347 si tro- Bonifazio IX, Canino al signor Lodovi-
va che Farnesi pagavano ad Orvieto il
i co, et Giorgio di Francesco di Ranuccio
trilnito, onde si legge nel libro de Ceti- II Farnese, quali scarcarono con le loro
sibus: Do mini de Fa melo, et Ischia prò forze Plansaoo contro de'conti di Mon-
diiobus eqtiis. Ed appresso: Doniiniis de teinarte, et molto innnalzarono loro do-
Farnelo CCL Las. 1 Farnesi oltre l'esse- minio". 11 conte Francesco Muntemarte,
re slati sempre grandi in Orvieto, n'eb- nella sua Cro/iflcrtir/aZi 3oo rt/i4oo ras.

bero ancora l'assoluto dominio. Neh SSg che si conserva in casaCesariui diValenta*
Pietro Farnese, coU'aiuto di Bindo conte no, nel seguente modo riferisce il fatto me-l
diSoana,entrò nel castello di Farnese, ed desimo con qualche circostanza diversa.]
assediò nella rocca Pietro Bertoldo ed i » Di questo mesedi luglio 395 l'uocninil i

suoi fratelli, figli di Ranuccio


Farne- 11 d'Ischia si ribellarono alli signori loro,!
se, indi liberati da Nicolò Farnese, il qua- cioè contro Ranuccio da Farne^
i figli di

le da Ischia con gente accorse in loro se, et uccisero tre di loro, cioè Angelo,

aiuto. 1 figli di Ranuccio II furono 7,cioè Puccio e Francesco ; Pietro, Cola e Pier
Angelo, Puccio, Francesco, Bartolomeo, Bertoldo lor fratelli andarono a Valea-
Pietro, Cola o Wicola, e Pietro Bertoldo. tano, ma gli uomini di Valentano non
I primi 3 di questi nel luglio i SgS (e noQ gli volsero uccidere, ma a pena, perchèi
com'è detto nel voi. XXUI, p. igS, l'an- camparo l'altro lor fratello, e Ranuccio!
no 1498, errore di recente ripetuto dal figlio di Pietro, per tema di non esser*
Palmieri) furono trucidati in Ischia, sal- morti, si gettaro a risico in un pozzo (dil
vandosi Bartolomeo loro fratello col ni- grano), e ve li tennero gl'ischiani alcuai
pote Ranuccio 111 figlio di Pietro. Ecco anno in prigione , di poi se ne fuggirò,!
come il Manente, neW Historie d'Orvic' et gl'ischiani si diedero al conte Bertol-
to nel lib. 3 riferisce il tragico avveni- do, et hoggi 1399 di marzo, esso tiene
mento. " Nel j 395 gli uomini d'Ischia di Ischia. Hebbe Valentano Berardone, che)
Maremma si levarono contro i Farnesi lo tiene per la Chiesa, et poi ebbe Far-
loro signori, col favore del conte Bindo nese, il quale si rendè agli figli bastardi

di Soana, et dell'Orsini del Patrimonio, di Puccio da Farnese, fratello di Ranuc-


et uccisero Angelo, Francesco, et Puc- cio, e tutte queste cose ,
per quello che
cio Farnese et presero Bartolomeo lor
, si dice, accaddero per molte sconvenezze»
fratello ,Ranuccio lor nipote, et gli
et che facevano agli huomini loro, di bat-
misero prigioni in una fossa di grano^ es- tergli, e di toglierli il loro, ma in specia-
sendo il signor Nicolò e Pietro Bertoldo femine loro. Si diceva anco, che
lità delle

in Montalto, il che inteso signori (Mo- i ricevevano molti dispetti da loro, e que-
ualdeschi) della Cervara subito andaro- sto dovria esser esempio ad ogni genti-
no in lor favore, et fecero venire la com- luomo da bene fedeli e sudditi
trattar i

pagnia de' Bertoni (bretoni), e fu messo loro, e non fargli danno, né vergogna".
il campo intorno a Ischia, et liberati li E" indispensabile ripetere in breve il det-
due signori prigioni, et preso il luogo fu- to nel paragrafo Farnese. Dopo il funeste
rono castigati gli malfattori, che si pote- fatto i superstiti fratelli e figli degli ucci-
rono avere, essendo molti fuggiti io Soa- si si divisero tra loro i feudi Faroeslani:.
na e Sorano (Soriano degli Orsini, ma a Bartolomeo scampato dall'eccidio fu-
allora loro tolto da' gallo-bretoni), et fu rono dati Fjurnese e Latera j ed a Ra-^
Ischia coiisignata a Pepo , Giovanni e nuccio III .suo nipote, che con lui corse
Sciarra, figliuoli del signor Puccio, et il lo stesso pericolo d'esser liixcìdàiojschii
V I T V 1 T f i3

e Canino ; e cosi ebbe ciascuno un feu- vranOj che proilotii della pensione eli-
ì

do imperiale. Allora fu che la slirpe de' spella a suo favore come marchese d'I-
Farnesi restò «livisa io due rami. Bario- Scilla t'ossero convertili a beneficio di

lomeo fu capostipite de'duchi di Late- quell'arti medesime, che coli' onorifico

ra e Farnese j e \X»nucc\o\\\ fu capo- titolo glie l'avevano fatta conseguire,


stipilede'duchi di Cas/ro, e di Parma Laonde dicendo esser quello un patrimo-
e Piacenza (e fatto cavaliere romano, la nionon suo, ma dell'arti e degli artisti,
sua discendenza venne aggregala alla no- si risolse alla disposizione mirabile, rife-

bilta romana ). Imperocché dal suo fi- ri ta dallMissirmi nelle iI/emo//V per jer-
glio Pier Luigi il seniore nacqOe il gran vire alla storia della romana accade^
Paolo MI, quale nel 537 istituì co'suoi
il 1 mia di s. Luca An~
fino alla morie di
feudi e altre signorie il ducato di Castro, tonio Canova, a p.383. Tramontò que-
ove comprese Ischia sebbene non nomi- sto splendido e benefico genio dell'arti
nata nella bolla d'istituzione, e lo con- a'i3 ottobre 1822, ed il Alissirini cele-
ferì al suo figlio Pier Luigi il giunioree brò tal perdita colla descrizione de' so-
suoi discendenti ; e di più investì de'du- lenni funerali decretati io Rooia dall'ac-
cali di Parma e Piacenza lo stesso Pier cadeniia di s. Luca, di cui era stalo pria*

Luigi. Ischia dunqueseguì le vicende del cipe perpetuo, e coH'orazione funebre in


ducalo di Castro, e nella suddetta rela- essi da lui pronunciata, a p. 433.
zione del Zucchi fu descritta all'articolo Z^^/er^r.Comunedella diocesi di Mon-
Ischia, ripoitato dal p. Annibali nelle te Fìascone, con territorio in colle e pia-

Notizie sloriche della casa Farnese, t, no, contenente molti fabbricati, e dìstan*
2, p. 6g, di cui già diedi contezza del più te poco più d'un miglio da Farnese. Già-
interessante, rilevando i vantaggi recali ce sur un colie a capo della Valle Onta-
ad Ischia da' Farnesi, ^'el 1649 atterra- na, e perciò dalla parte di Valentana
lo d'ordine d'Innocenzo X Castro, e tra- gode bella veduta, ma sovrastando dal-
sferito il seggio episcopale in Acquapen- l'altre parli altri alti colli, fanno sì che
dente , a questa diocesi fu assegnala I- abbia poco orizzonte. L'aria però è buo-
schia. Contemporaneamente la came- na, con temperato clima, e partecipa di
ra apostolica riacquistò l'immediato do- quella di montagna; onde montagnoli i

minio del ducato, e con esso quello d'I- che ogni anno vi passano per assistere aN
schia. Questa fu nobilitata da Pio VII le lavorazioni di Moolalto e Coroeto, so-
con elevarla nell'anno i8i6al grado di gliooo chiamar Latera la Serra della
marchesato, che conferì al celeberrimo Maremma. Le buone acque poi che ab-
e virtuoso scultore veneto Antonio Ca- bondano, eziandio entro il paese, e le sei-

nova, di cui ragionai in tanti luoghi, e per ve di castagni che lo circondano, rendo-
ultimo ne'vol. XLVII, p. gS, LXXXV, no l'aria anche migliore, a giudizio di lui-
p.i 16, XCI, p. 65 ei5o, XCIll, p. 26 ti i medici, che tengono quelle piante per
e 4i- £^ perchè Pio VII aggiunse al no- le più salutifere. Fu per questo che i du-
bile grado un'annua vitalizia pensione di chi di Lalera proibirono a'proprielari, ed
scudi tremila,il grande e generoso ar- a tutti, di tagliare un castagno ne' colli
lista,btnchè molto innanzi avesse isti- ciixostanli, sotto pena d'uno scudo d'oro,
tuilo un premio annuale anonimo di 60 L'inosservanza di quella legge, col taglio
zecchini a quale de'giovani artisti dimo- di non pochi castagni, negli ultimi tempi
rami in Roma si fosse distinto sopra un eseguito nel circondario di Lalera, die'
dato soggetto nelle due classi pittura e luogo, secondo i periti, a quelle morbo-
scultura; ora io quest'incontro immagi- se influenze, che tanto scemarono la pò-
DÒ che sarebbe io grado all' ottimo so- polazioae. JXel primo ingresso del paese
voL. cu. ,^»i^ .. „- 8
1.4 VIT V I T
vi è una bella fontana di pietra in forma in Roma a'29 settembre 1680, e fui se- f
ettagona, con una colonna nel mezzo che pollo nella basilica Liberiana avanti l'ai

sostiene una conca recipiente l'alto getto tare ove si venera la ss. Culla o Presepio,
cl'acf|iia, costruita nel i658 regnanti il la cui lapide fu poi trasportata sotto il

duca Pietro, come si legge nell'iscrizio- portico della nuova canonica. Nel suo te« «
ne. La chiesa parrocchiale è sagra a s. stamento ,
per conformarsi alla pia ÌQ«9
Clemente 1 Papa e martire, precipuo pa- tenzione del cardinal zio, donò alla chie-
trono della terra, fu eretta dal duca Ma- sa di s. Clen)ente l'annua entrata de'suoi
rio ccn disposizione partecipata al corau» terreni di Monte Calvello per erigervi 6
ne nel 6o3, e riuscì vasta e di assai buo-
1 cappellanie, da conferirsi all'arciprete &
na architettura, con superbo organo fat- a 5 preti originari del luogo, i più anzia
to nel 1626 dal duca Pietro, accresciuta ni nel sacerdozio, con l'obbligo d'alcuni
sul fine del secolo passato di nuovo cam- ufììziatore, della provvista de'sagri arre
panile, di nuova orchestra con bussola, di, e di pagare il sagrestano e due chiei»

del cornicione a stucco con soOilto pit- rici. Nel 1682 la s. congregazione dell
turato, e del nuovo bel quadro del San- rev. Fabbrica di s. Pietro, iutenlò il giù
to titolare, donalo dal benemerito di que- dizio contro i conti del Verme e Mare
sta patria p. Annibali, unitamente all'ur- scotti eredi del cardinal Alberici o Al-
na contenente corpo di s. Angelo mar-
il brizi, per costringerli all'erezione della
tire cum hocnomine inventum come cow' , collegiata, i quali si composero pagand
sta dalla sua autentica. Narra quel pa- 1600 scudi. Dalle porli interessate si ma»
trio storico , aver il cardinal Girolamo
Farnese (Z^), ultimo dura di Latera, la-
co di energia per
ma, e si finì
tale lesione
con protesta del comune di
enormissl
%
sciato morendo nel 1668 l'annua rendila Latera falla 0^1767, contro i basìliaoi
di 600 scudi per fondare una collegiata di Grotta Ferrata acquirenti de'beni pe
d'8 canonici, e suo arciprete, onde pre- i2,3ooscudi. II p. Annibali termina co
gar Dio per la sua anima e pe' suoi ge- deplorare, che per fultociò la collegiali

nitori e parenti, nella detta chiesa par- non fu eretta. Lesue7V^o^/z;e sloriche del
rocchiale edificata dal duca Mario suo la casa Farnese, dellafit città di Castri
padre; e di più disposto chela rendita si del suo ducato e delle terre e luoghi eli
dividesse prò aetjuall parte, a\.lnhueniìo lo componevano coli aggiunta di dw ,

la nomina di 4 canonici a'priori del co- paesi Latera e Farnese, furono slam
mune, 2 a' priori di Farnese, e 1 a'tre pale in Monte Fiasconeneli8i 7-18. Oi
cardinali capi d'ordine, con prelazione a' il cav. Palmieii nella Topografìa siatit
nativi o oriundi di Latera. Ma avendo il slica dello Slato Ponti fido, ueW'avùcoì
cardinale costituito suo erede usufruttua- Latera, asserisce la chiesa di s. Cleuie
rio ing.' Mario Alberici Alhrizi{^T .)^\- te, insigne collegiata con canonici e ar

glio di sua sorella Giulia maritala al prin- ciprele, scota renderne ragione, dopo es-
cipe della Vetrana, questi crealo cardina- sersi giovalo del p. Annibali, già s'inten-
le nel1675 e vescovo di T^/Vo//, per la do- de col pressoché comune uso de'compi»
te di sua madre ipotecata sull'eredità del latori di non nominare i fonti della loro
cardinal zio, ottenne un mandato di scu- compilazione; ma me ne fa dubitare, tanto
di 36,000, e non solo si aggiudicò beni i più che lo veggo equivocare, oltre in al-
mobili e stabili di Roma, della Tolfa, la tro, anco nel dire venerarsi io essa il ca-
Farnesina e il palazzo di Corneto, ma an- pò di s. Angelo martire battezzato. Es*

dò altresì al possesso de'fondi allodiali di sendosi accresciuta la popolazione, tale


Latera per scudi 1 4) 187, da'quali dovea nuova chiesa venne costruita perchè era
trarsi la rendita per la collegiata. Mor\ troppo piccola l'antica chiesa parrocchia-
VIT VIT ii5
le di s. Pietro Apostolo, già de'dstercien* gazìone del sagro Cuore di Gesù e Ma-
si del Monte Ainìata, e lasciatasi poi pe- ria per gli uomini, e nella chiesa della

rire ne'pnmi anni del corrente secolo. Il Consolazione quella per le donne. Il mon-
suo parroco avea il titolo di preposto. In- te frumentario è fondazione del duca Ma-
oltre in Latera vi sono le chiese di s. Giu- rio e del comune, cominciato nel 16 18
seppe, antichissima e con bel quadro, e conico some di grano, somministrate a
della Madonna della Consolazione (unita metà per ciascuno. Vi fu il ghetto degli
alla casa delle maestre pie, della chiesa e ebrei, come dissi nel paragrafo Farnese^
delle quali dovrò riportare, che fanno la e se ne hanno memorie di accjuisli da lo-
scuola alle fanciulle),piccola ene'primor- ro fatti nel 1 570, e poi anche per la se-

dii del nostro secolo molto ornala. Le poltura nazionale. Nel \5'j^[. il comune
chiese poi fuori di Latera sono 5. Lai. ammise per medico M. Gabriele ebreo
è quella della Madonna delle Grazie nel' 6 3 fu battezzata un'e-
di quel ghetto. Nel 1 1

la via di Gradoli, antica e già de'cister- brea, facendo da padrino il duca Pietro e
ciensi di s. Pietro. La 2.' è nella vìa di da madrina la duchessa Giulia. Della mol-
Valentano dedicata all'Immacolata Con- ta antichità di Latera sono testimonian-
cezione benché dal popolo dicasi di s.
, ze alcune fabbriche dirute nelle vicinan-
Sebastiano, per essere dipinta la sua fi- ze, ed il trovarsi molte anticaglie latine
gura a lato delia 6. Vergine: è di gaio di- e toscane. Poiché il patrio storico opina,
segno con 3 cappelle in croce greca. La che l'antica Latera non fosse nel cattivo
3.' assai piccola, per la stessa strada di sito ove trovasi, ma nel colle di Castagne-
s. Rocco, forse fiibbricafa per la peste del la , dove tuttora sono gran macerie di
I 348 tial comune con dote: generale con- fabbriche, ivi trovandosi nel secolo scor-
tagio credulo cagionato dagli ebrei con so sepolcri pieni d'ossa; sepolcri che spes-
avvelenar le acque, onde io varie provin- so rinvengono i lavoratori anche in altie
eie furono uccisi da'cristiani. La 4-' della parli de! territorio, ove passava la via Cas-
Madonna della Cava, nella via che con- sia, e si sa, che vicino a quella vìa ama-
duce a Mezzano, beo grande con 5 alta- vano esser sepolte le persone di qualità,
ri,avendo la volta del coro ben dipinta perchè dice Varrooe, praelereitntes ad'
colla data del 1612, fatta come l'altre a riionent et se fidsse, et ìllos esse morta-
spese del comune: ogni anno vi si celebra les. Nella slessa via nella contrada di s.

la festa della Natività della B. Vergine, Martino, dall'omonima chiesa


cos'i detta
nella quale recasi il clero processional- ricordata, sono vestigìe d'antico tempio
n)eule pel vespero e messa cantata. Ver- pagano, onde quel piano ebbe il nome di
so il 18 16 colle limosine de' fedeli fu co- Murella. Poco distante eravi una villa di
struita la 5.* chiesa rurale della Madon- Traiano, per una lapide ivi scoperta eoa
na del Carmine, ove prima era una nic- tale denominazione. Altra rinvenuta nel-
chia coli'immagine della Madonna di Ca- la contrada Molino coli' iscrizione: Di-
nale. La chiesa di s. Martino non più e- ro Octaviano /^^^g-., fece congetturare che
siste, e da due lateresi era stata data a' ivi fossero i bagni d'Ottaviano, per esser-
cistcrciensi Amiatini. Le confraternite so- si chiamato anticamente quel Xmooq Ba-
no: del ss, Sagramento; del Gonfalone; sitolo. Pare poi certo, che nelle vicinanze
della Misericordia in s.Clementfjde'Sac- di Latera fosse accia malo imperatore Mar-
coni in s. Giuseppe, che vuoisi la 2.* del c'Aurelio^ per altra lapide su piedistallo
suo nome, eretta dalla duchessa Camilla ivi trovata, portata in casa Procenesi, col-
Virginia per impulso della cugina s. Gia- l'iscrizione: M. Aurelio Antonino Cae-
cinta, che istituì quella di Viterbo. Inol- sari Designalo Ini. Aiig. D. D. Cosi ar-
Uè ìu s. Giuseppe vi è la recente congi e< guì il Dreislak, nel suo Saggio di osser-
n6 VIT V I T
vmioni minerà logiche su Latera, ec.,Ro- santo governo lasciò alla chiesa la test
ma 1786; ed il vescovo cardinal Gaiam- del diacono
pi, in occasione della visita diocesana. Da' festa a'6 agosto, e
s. t^elicissimo, di cui
si considera come
si fn

il 3
li

ì
quali monumenti puòdadursì l'esistenza prolettore, il
2. "essendo s. Pancrazio. Do
di Latera sin da' tempi de' gentili. Essa menìco Canepuccia nel 1714 nomina-
TBìnta un numero d'illustri, e l'Ughelli
bel to patrio pievano: la comoda abitazione,
t\t\V Italia sacra enumerando paesi i la chiesa, l'orto e i beni delle maestre pi

smembrati dalla diocesi di Castro nel 1369 sono monumenti sua generosità e d
di
per unirli a quella di Monte Fiascoue, l'eminenti sue virtù; poiché tutto fat
conta pure Lalera dicendo : iniev qiiae colla borsa consegnatagli da alcuni lad
Laleiae nobile oppidum, ex quo non- da lui convertiti nell'atto che ree
nulli iUustres viri prodiere. Ciò si verifi- l'udìzio per via rìmota assalirono
I'
p
ca particolarmente per le persone della fa- ispogliarlo. Nella borsa fu trovala quelli
miglia Farnese, che nacquero in Latera piccola immagine della Madonna che si

suo feudo e poi ducalo. A ricordare i più venera sull'altare della chiesa da lui edi-
recenti ivi nati, tali furono il duca Mario, ficata e dedicata sotto il titolo della Con-
Ferdinando suo fratello prima vescovo di solazione. Egli fu il i.° confessore eletto
Monte Fiascone e poi di Parma morto , dal gran cardinale Barbarigo a dirigere
in Latera, ma paia sepolto in Farnese. la gioventù nel seminario collegio diMoo:
Questi nel 58 propose la fondazione in
1 i te Fiascone ; e per la santità di sua vili

patria d'un convento di cappuccini o di morendo il i.° venerd"i di marzo 7381


i

minori osservanti, e fu accettata dal co- spopolarono i paesi vicini per avere I

mune, ma 7 anni dopo eresse invece il sue reliquie, mossi dalla fama di sue vii

convento de' cappuccini di Farnese. Vi tu e de'doni gratis dati, Ira' quali ebb
ebbero ancora natali figli del duca Ma-
i i quello di hberar gli ossessi, onde meriti
rio, Diofebo patriaVca di Gerusalemme, che ne introducesse la causa nella cod
se
il duca Pietro, il cardinal Girolamo nato gregazione de' ss.Riti. Paolo Ferranti, gii
a'3o settembre 5qg come si ha dal re-
I maestro del p. Annibali, resse per 27 an
gistro de' battesimi del ss. Salvatore di ni la cura dell'anime prima qual pievani
F'arnese, Francesco gradualo nella mili- e poi comearciprete, titolo ripristinatoti
zia, Gio, Paolo gesuita, Ferrante cav. di lui da Clemente XIV: uomo di Dio, d
Malta: però la ven. suor Francesca fon- orazione e penitenza, perla divozione al
datrice delle Farnesiane, nacque in Par- la B. Vergine fece la statua dell'Assunla
ma col nome d Isabella. Oltre tali Farne- e con odore di santità mori nel 792. Sii 1

onora Latera d'esser stata patria de'


si, si vestroSciamauna palafreniere di Clemeg
seguenti. Ven. suor Marianna dis. Pietro te XI, da cui nel 170$ ottenne il chira
da Lalera, morta con fama di santità nel grafo pel pubblico mercato nel giovedì
monastero dt B'arnesea'21 giugno 636, 1 e lasciò alla chiesa di s. Giuseppe rend
per la cui intercessione Dio operò vari la cospicua pel mantenimento del ca
prodigi. Fiorì nello stesso secolo il p. ab. pellaoo, per due doti a zitelle di 25 ed
d. Dionisio Pacifici visitatore generale del 3o scudi, per rivestire 3 poveri, e distii
suo ordine cisterciense, morto in Latera buire4oo pagnotte e 100 libbre di caro
Del 1674 e sepolto in s. Pietro, ^'el me- agl'infermi, e tutto ogni anno. Pietro M
desimo fu di molto lustro alla terra, seb- Galeazzi maestro di letteratura e di lia
bene oriundo toscano, d. Francesco Bo- gue orientali nel seminario-collegio di
naparte, pio e letterato prima maestro ,
cesano, aio de'Conti nipoti d'Innocenzi
e poi pievano benemerito per l'istituzio- XlII, da cui fu fatto cappellano segiet
ne delle suddette 6 cappellanie: dopo ud e onorato delle prelatizie insegne. E' gi
VIT VIT 117
slo e per grato animo di quanto larga- di Lama. Le sud produ-
colline verso il

mente e iililmente mi vado giovando in cono buoni vini bianchi e rossi ed ab- ,

tanti paragrafi, e con altre sue opere in bondano d' ogni sorla di frutti, fuorché
toHoW Dizionario, (ìi registrare fra gl'illu- d'olive, pel pregiudizio che il terreno non

stri e benemeriti, il dotto ed eruditissimo ne fosse allo ,


poi smentito quando con

p. Flaminio M." Annibali da Latera mi- felice successo cominciarono iMancini a i

,
nore osservante, il quale sostenne onore- fare ricca piantala di olivi. Vi è nelle vi-

voli gradi nel venerando suo ordine, e per cinanze di Latera anche la cava delle pie-
le varie produzioni pregevoli di cui ar- tre detta la Pf/rrz/^, abbandonata quan-
I

ricchì la repubblica letteraria, tra le qua- do fu trovata quella migliore di Pietra-

li, oltre le tante volte celebrate Notizie scritta.Vi è pure una buona fornace di
1 storiche rìella casa Farnese e de'paesi dei mattoni e di canali. iVIa ciò che rende più

«uo ducato di Castro, e di quello parti- pregevole questo territorio secondo il ,

colare di Lalera e Farnese, il quale pa- Breislak, è la quantità ben grande che
ragrafo per la stretta connessione che ha vi si trova di zolfo, d'allume e di vetrio-
con queslo va renulo presente, ricorderò: lo. III." di tali prodotti fu sempre cono-
Manuale de' Frali Minori, con itn Ap- sciuto sino da'duchi antichi diLatera. Non
pendice o sia Risposta all' autore del così l'altre duesostanze, che meritano an-
Saggio compendioso della dottrina di co maggiorattenzione. lo una stessa esca-
Giustino Fehbronio, dedicato a Pio FI. «azione si potrebbero estrarre 3 prodot-
Compendio della storia degli ordini re- ti vantaggiosi allo stato, vetriolo, allume
golari esistenti. Notizie dell' Immagini e zolfo (sul fine del secolo passato, un lo-

della B. rergine ornate della corona renese bravo fisico, venuto in Italia col-

d'oro dal capitolo di s. Pietro, sebbene l'armata francese, con 5o uomini comin-
pollino il nome dell'incisore Bombelli, ciò la triplice escavazione, e con tal suc-
come avvertii nel vol.LXXXVni,p. 233, cesso da dire di voler in breve fare La-
E siccome egli invocò indulgenza se l'a- tera d'oro: ma caduto il governo repub-
mor patrio lo rese alquanto più diffuso blicano, partì e tutto andò a vuoto), li

nelle notizie di Latera, io rispettandone luogo più ricco di questi minerali è il pog-
il proponimento lodevole, per riconoscen- gio Paiccio, dov'è una grotticella, le cui
za l'imitai; ed anco, com'egli osserva, per pareti sono coperte de'piìi vaghi scherzi
rannodarsi lesue notizie a quelle dell'altre del celebre allume di piuma, che potreb-
terre vicine , ed a quelle della famiglia bero essere d'ornamento a'più ricchi mu-
Farnese, pel 2." ramo signore del Duca- sei. Alle falde del detto poggio sono 3

to di Latera. Riferisce la Statistica dei sorgenti d'acqua assai vicine; la i al nord


."

i853 essere in Latera 284 case, 290 fa- d'uosapore acidulo e grato, la media pic-
miglie, 1263 abitanti, de'quali 6 milita- cante, la 3." piccantissima; sperimentate
duca l^ietro nel 1639
ri. Il stabili la fie- assai buone a curare e preservare da mol-
ra con esenzioni l'B, il 9 e il io settem- ti mali. Ivi stesso vedonsi zampillar dal
bre, e nel così dettoCampo della Fiera terreno altre acque più o meno acide, che
costruì un'abbondante fuule, coU'acqua aumentano di mollo il fiume Olpita, e
di quella del Ponte del paese, e con al- mettono in azione il vicino molino. Ac-
tra d' un fosso. Il territorio è bastante- que di simil natura scaturiscono anche
mente esteso, ed in parte macchioso, on- con più copia nella contrada di Cercone^
de può mantenere ogni sorta di bestia- in cui Ira l'altre è una sorgente d'acque
me. E' altresì assai fertile di grano, di le- con bulle sì impetuose e
saltanti in aria
gumi, dicanape, di lino specialmente nei- con tanto mormorio, che suol dirsi la Cai-
1(1 Valle Catana, e uell' altra detta V al daia. Anco qui si vedono chiari indizi de'
ii8 VIT V IT
surriferiti prodoUi. Avverte poi l'illustre disse, che la sede di Vulci fu trasferiti
laterese p. Annibali, die non senza cau- a Castro, il che non è vero, come ripar*
tela conviene acccslarsi a' detti luoghi e landone dichiarai nel paragrafo Acqua-
ad altri, specialmente alle cave della PuZ' pendente. La provincia Statoniesesi esten-
Zola e di s. AfarU'no , essendovi da per deva sino alLago di Bolsena e perciò ,

tutto la mofèta, la quale se si respira dà il Lago di Mezzano che sta nel territorio
subito la morle,edi cadaveri visone con- di Latera, era da essa lontano i ocìic^hj 1

servati incorrotti. Tali cave o gì ottoni so- 12 miglia, nel quale al dir di Seneca eraw

no pur dette le Moféte di Latera , dal no l'Isole Natanti, cioè certe glebe o zolle
cuisuolo svolgendosi gas irrespirabili, fan di terra, ristrette e unite dalle radiche di
cadere tosto in a^^Ossia. Questo suolo è giunchi o di cannucce. Se è lecito eoa-
sempre coperto d'insetti estinti, ed pa" i getlurare, soggiunge il p. Annibali, pare
stori spesso vi trovano uccelli e altri ani- che Latera nella sua fondazione dovessi
mali, che vi si conservano lungamente. appartenereal governo de' Volturreni, ca
Il solo fuoco ben gagliardo può cacciar me a lei più vicini degli altri popoli d
da que'Iuoghi una guardia sì formidabi- Bisenzo e di Bolseno , cioè Vesentini
le. Riferiscono più scrittori, che non mol- Volsiniesi, in mezzo a cui questa terra ri
to distante da Latera presso il confine trovasi. Distrutta poi Statonia , come
toscano vi è il Lago di Mezzano, la cui crede dalla ferocia de' vandali, Latera do<
circonferenza ha 3 miglia o 2700 metri, vette passare sotto il governo di Castra

ed è suo emissario il fiume Oipela. Vie- allora edificato. Ignora il patrio storio
ne pur detto Lago Slaloniese dalla città se soggiacque all'invasione de' longobai
di Slatouia capitale de' Volturreni, indi di, ma impugna le asserzioni di Manent
nriunicìpio romano distrutto da' vandali. e Monaldeschi che nar
storici orvietani,
Di che vado a portare le opinioni del p. rano come nel io53 mentre Leone 13 s.

Annibali. — Al dir di Plinio, erano h- guerreggiava gl'invasori normanni, fi


mitrofì i popoli Vesentini , Volsiniesi, e fondato il castello di Latera in Val
Vulterreni così delti dal tempio o Fano Lago, nella quale non è situata, sibbeni
di Vollunna o Volturnia, dea tutelare di nella Valle Ontana di Maremma , ed i

quella parte di Toscana ,


parlato anche quell'epoca già esisteva, ilche si trae dat
nel paragrafo Bolsena, di cui vedonsi le l'archivio del monastero di s. Salvator
rovine nel luogo chiamato oggi corrot- del monte Amiate^ dal cui indice estras
tamente il Follone , vicino al Lago di se p. Annibali le prove. In esso si leg
il

Mezzano detto Slaloniese dalla città di gè, che nello 1 3 (Giovanni prete e Sleft
Statonia , municipio romano e capitale no figli di Cristiano donarono a! monaste
de'Volturreni, e non Volaterrani o Vol- ro Amiatino la chiesa di s. Martino prò-
terrani, come dissi più sopra. Secondo il pe Castellum de Latera. Che la Cella
Cesarini, Statonia fu dove poi venne e- s. Pelri in Latera e la chiesa di s. Mar-
difìcaloCaslro,o due miglia distante ver- tino asserte furono al monastero da Cor-
so tramontana, capo delia provincia del rado Il,che regnò dal io24al 1039. Dun-
suo nome, municipio o prefettura degli que Latera esisteva prima del io53. Vi
Slatonicnses Popuii. Ripete in altro luo- è pure una donazione al monastero del
go il p. Annibali, che Statonia fu vera- 1 086 del nobile Rolando abitante in La-
mente 2 miglia lungi dal sito ove poi si tera natione longobardus, in Comitatu
piantò Castro colle sue rovine, di cui fu Castro, nel castello di Latera 5 case co'
trasferita a Castro anche la sede vescovi- teoimenti, con vigna in Brunzirino e al-
le. IMa di questo non trovo traccia negli tre terre in Doziano. Certo è, che finito
scrillori de' vescovati. Piuttosto alcuno il regno longobardo io Italia, avvenìmeQ-
V IT VIT 119
to del 774» Lalera con altri paesi si die* nel governo temporale, secondo l'oso d'I-
alla città ói'OrK'ìelo, chea dilFereoza d'al- talia; che però Bonifacio Vili nella sua

tre città le quali si soggettarono al do- bolla IlUiis vices ne riprovò 1' uso di-
,

minio ponlilìcio volle governarsi da se


, chiarandolo abuso. Latera poi non era
in forma di repubblica (ma come dissi sotto la diocesi d'Orvieto, ma di Castro,
.
Del suo articolo, e nel paragrafo Grado- il cui vescovo nel i 320 sostenne lite con
j //, Orvieto fu restituito o donato alla s. la badia di monte Ainiala, sul cattedra-
Sede da Carlo Magno colla Toscana de' tico di s. l^ietro di Latera, antica sua ma-
I
Longobardi, dopo aver conquistato il re- trice. Dopo la morte di Bonifacio Vili,
gno longobardo. Il dotto autore di Or- accaduta l'i i ottobre i3o3, i paesi di Val

vieto la città eie' Pontefici. Discorso sto- di Lago, che con ripugnanza soggiaceva-
rico di yincenzo Prinzivalli , Orvieto no a'pesi da lui imposti a favore d'Or-
presso Sperandio Pompei 1857, riconosce vieto, suscitarono una lite per esserne e-
che fra' Patrimoni della Chiesa Roma- sentati, nella quale i lateresi furono i pri-

na, già posseduti prima di s. Gregorio I mi attori e ricisamente dissero non vo- :

del Sgo, eravi la Toscana, e nel diploma gliamo servire a due Signori.Taitì quan-
di Lodovico I, che neli'8 1
4 successe a suo ti i paesi della provincia aderirono a tal
padre Carlo iMaguo confermandone le , Aviamonza-
protesta. Ptilevasi dai codice
donazioni , chiaramente vi è compresa no e dall'archivio d Orvieto in un docu-
Orvieto; e lo leggo io pure nel diploma mento del 1362-7 I, che Guidetto Cecchi
Vrhivetnni). Durò questa soggezione di sindaco di Latera costituito a nome de'
Latera sino al conclave tenuto in riter- laleresi,nel generalcoosigliodi quella cit-
bo dopo la morte di Clemente IV, ivi tà non dubitò di dichiarare, aver esso co'
avvenuta a'29 novembre 1268. Allora suoi mossa
fomentata l'ingiusta lite
e
fu che Latera e gli altri paesi detti di contro il popolo d'Orvieto. Si studiaro-
Val di Lago (apparteneva a questa pic- no molti l^api di comporre questa grave
cola provincia, sebbene fosse nella Valle vertenza, e Urbano V volle trattarla (il
Oiitana, come notai nel paragrafo Gra- p. Annibali, parlando di Gradali, ci a-
doli), distaccatisi dalla repubblica d'Or- vea detto, averla fatta cessare nel i359
vieto si sottomisero nuovamente al do* ilcardinal Albornoz quindi nel , 1367
minio immediato della s. Sede. Gli or- morto quello in Viterbo, si rinnovarono
vietani fecero perciò de'reclami a' cardi- le pretensioni orvietane) da sèstesso men-
nali radunati in conclave, e vessarono e- tre soggiornava nel i363 in Monte Pia-
ziandio coll'armi quella provincia, ad on- scooe, o nel 1 369 in Orvieto; ma invano,
ta delle censure che venivano loro mi- e propriamente non cessò la lite tra'paesi
«accinte e inflitte. Assunto al ponlidcato di Val di Lago ed Orvieto, se non quan-
Bonifacio Vili nel 1294» volle veder fl- do cessò in quella città il governo repub-
uita questa grande lite, ed avendo assolti blicano. Pare anzi dall'archivio d'Orvie-
gli orvietani dall'incorse censure, obbli- to, che si protraesse la causa sino al pon-
gò quti'caslelli a riconoscere io qualche tificato del successore Gregorio Xf, e for-
parie l'antico dominio della città d'Or- se sino a Urbano VI eletto nel 1 378. Per
vieto con offrirle ciascuno un cereo di 2? altro si ha dal medesimo archivio una
libbre nella festa dell'Assunta, e un patio quietanza tra Luterà e Orvieto del (370
nel giovedì del carnevale, e pagar tutte tempore Gregorii XL Conviene inoltre
insieme 1 eoo fiorini l'anno. Quantoa La- dire, che pendente ancora la detta lite, t
tera, prelesero gli orvietani, che essendo paesi di Val di Lago, benché protetti dal-
i castelli di Val di Lago nella diocesi d'Or- l'angarie e ostilità degli orvietani, non fu-
vieto, doveaou essei' luio soggetti uuuhe rono però dispensati dal portar loro aa*
120 VIT V 1 T
nuaitnenle le consuete conti ìbuziuni. A n- come si trae da una pergamena dell'ai
zi, auche dopo finita la lite, e dopo la chivio di Latera, che olFre il p. AnnìhaliJ
nuova riunione d'Orvieto al diretto do- Apparisce da questo monumento, che La<
minio pontificio, Lateia egli altri paesi tei a fu ili." castello, che la casa Farnese
dovettero per qualche tempo soggiacere ottenne da' Papi (perchè si vuole che i

»d alcuno di que'lributi, che Orvieto ad feudi di Farnese e Ischia gli ebbe asse
pornpam annualmente ripeteva coni' è , prima dagl'imperatori), nella persona
cliiaro dall' uso che tuttavia conserva, Ranuccio III avo di Paolo III, da cui pc
d'invitare cioè nella vigilia dell'Assunta discesero duchi di Castro, Passata La*^
i

pd uno ad uno tutti i paesi che solevano tera nel dominio de'Farnesi, lateresì del i

anticamente far l'oblazione del cereo iu-r loro governo restarono assai contenti, e
uanzi alla statua della ss. Vergine, nell'at- ne ricevettero molto bene, cominciando
tpdi portarla in processione; e perchè niii« da Pantesìlea moglie deli.° investito Ra-
DO compariscead offrirlo, tal invito èdet- nuccio III, la al comune 84^
quale donò
t)U comunemente dagli orvietani Y Impro- fiorini d'oro, dovea per tanto gra*
che le

perio. Il dominìodunque immediato del- no da essa ricevuto. Angelo Meo suo fi^
la

si
s.

di
Sede
Val
SII

di
Latera,e sopra
Lago,
ad onta de' reclami lunghi e incessanti
si
gli altri

rinnovò nel 1268,


pae- glio fece edificare il molino che tutlon
§452 lo donò al
esiste nel territorio, e nel
comune. Paolo li confermò con bolla de'
1
d'Orvieto, e pendente ancora la famosa 20 ottobrei464 nel vicariato o governo
lite Papi sostennero sempre il loro do-
i di Latera e di altri castelli, Gabriele Fran-
minio su quelle terre, com'è chiaro da' cesco, e Pier Bertoldo Farnesi sino alli
Piegesti dell'archivio della s. Sede, Gio- 3." generazione, coll'annuo censo d'una
vanni XXII neh 320 da A\.'ignone ordi- lazza d'argento; e Leone Xneli5i3 e«
nò al tesoriere del Patrimonio, ne pernii- slese il vicariato in perpetuo al cardinal
tal in aliquo vexariConiniunilatesBitlse- Alessandro Farnese il seniore , e al sua
noe (e con essa certamente l'isola Bisen- figlio Pier Luigi il gìuniore. Finalmenia
tina, facente parte della provìncia di Val il cardìnaledìvenulo Paolo 111, eresse culi

di Lago, co'paesi dal Papa qui nomina- le terre de' Farnesi ed altre il ducalo di

ti), Grypiar unì, s. Laurentii, Laltrae, Castro a favore di dello Pier Luigi, cui
et Gradularum a populo Urbevetano. poi investì ancode'ducati i\\ParniaePia\
Il medesimo Papa colla bolla Ex parie cenza; lasciando però Latera e Farnesa
fZ/7ec/ornw, spedila pure da Avignone a- in potere de' discendenti di Dartolomea
gli orvietani, proibì loro d'imporre qua- Farnese, capo-slipile dell'altro ramo Far-
lunque siasi peso a quelle comunità. Ur- nese, pel narralo in quel paragiafo, ch'è
bano V coirA'ipi.?^ 23 e 24 del 1869, co- intrinseco non dimenticare. Allora fu e*
mandò assolutamente che non si iacesse- ziandio,che Paolo IH qualificò anco quer
rp podestà per Latera e per le Grotte, sta 1," linea de'Faruesi col titolo di Du-
se non persone idonee e suflicienti. Termi- ca di Latera, ricevendo quello di dncar
nata poi definitivamente la lite de' paesi to Latera e Farnese, ed a'Ioro sudditi ac-
di Val di Lago con Orvieto, i Papi nuo- cordò tulli privilegi, de'quali godevano
i

vamente divenuti assoluti padroni delie quelli del ducato di Castro, riparlato nel
piedesime, cominciarono a disporne con paragrafo Acquapendente. Di volo ricor-
pieno arbìtrio, e per qui dire solamente derò, che nell'eccidio d'Ischia del 1 SgS
di Latera, questa a' ip giugno i4o8 fu scampati da morte il detto Bartolomeo
data da Gregorio XII in governo e vica- Farnese, da altrichiamaio Bartolo o Ber-
riato temporale a Ranuccio HI Farnese toldo, col nipote Ranuccio III, cs«i (imo,
pei' sé e $uut zìi Cplu e Pier liertuUlq 1, no capi-stipiti de'due rami, quali però i
1

V I T V I T 121
sino air erezione della ducea di Castro duca Galeazzo nel 15^0
avere ordinato il

lirerinero indivisi loro feudi, pagandone


i (o è il morto, ovvero l'altro che dirò, ina
in comune censi alla s. Sede, li Loschi
i non figura duca) la piantagione degli oli-
cominciò l'albero della 2/ linea da Ber- vi. Indi si dice che Pier Bertoldo 11, se-
toldo, poi pone Cartolo, indi Pier Ber- condo il Loschi, ebbe a fì^li Fabio, Ma-
toldo, ed in 4-° luogo suo figlio Galeazzo rio, Galeazzo e Ferrante; e secondo le

duca i.° di Lalera. L'albero Farnesiano bolle pontificie Fabio, Ferdinando, Ma-
cavato da' registri delle bolle pontificie, rio, Galeazzo e Alessandro, notandosi che

pone in (.° luogo Bartolomeo di Latera, .Ferdinando o Ferrante è il vescovo. Nel


in 2." Bertoldo e in 3.° Galeazzo suo fi' i5y3 si fa dominare Fabio, che morto
glio. Questi signore di Latera, col cardi- pare nello stesso anno, nel medesimo Ma-
nal Alessandro poi Paolo 111 pagò alla rio detto ora 2.° ora 3.° genito. Questo
camera apostolica il censo nel 1 5 2, e nel è un ginepraio eh' è meglio uscirne eoo
1

1 5 1 3 da Leone X fu compreso nella per- ripetere. Primo duca di Latera e Farne-


petuità del vicariato; quindi d'ordine di se fu Galeazzo. 2.° Pier Bertoldo II, che
Clemente VII die'il sacco a Castro, cre- nulla di bene fece a Latera. 3." Mario di
dulo ribelle alla s. Sede. Primogenito di cui non poco parlai al paragrafo /^^rne«
Pier Bertoldo o Bertoldo fu Ferdinando .ve, così del vescovo Ferdinando suo fra-

o Ferrante vescovo di Monte Fiasconee tello, e di sua figliuolanza anco di sopra.

poi di Parma, parlalo nel paragrafo /'^ar- Morto Mario nel 1619, qual \° duca gli
ììt-scy e secondogenito Galeazzo che con- successe il figlio Pietro. Ebbe a moglie
tinuò la «uccessiune. Da sua moglie isa- la piissima Camilla Virginia Savelli de'
bella nacque nel i544 Bertoldo in Far- signori di Palombara.la quale avendoac-
nese. Qui è oscuro il p. Annibali nel ri- compagnato, e fors'auco cooperalo, nelle
ferire le diverse lezioni degli alberi ge- fondazioni de' monasteri Farnesiani la
nealogici, anzi apparisce in conlraddizio- cognata ven. suor Francesca, concepì il

pe: la mancanza di qualche parola pro- desiderio e propose di fondar anch' essa
duce confusione, tanto più che altrove fa- un monastero in Latera. Pt.<«dunò a ti\
cendo il novero de'duchi di Latera regi- fine in una casa della terra di Farnese
stia: I." Galeazzo, che ueli5^o promosse diverse fanciulle, native particolarmente
la piantagione degli olivi, la quale peri di Latera , acciocché fossero le prime a
per l'estremo freddo d'un inverno. 2.° vestir l'abito religioso nel monastero pa-
Pier Bertoldo. 3.° Mario di lui figlio, fra- trio; ma dopo aver disposto tutto per la
tello di Ferdinando o Ferrante vescovo fabbrica,non potè elfettunre il suo pro-
già detto , il quale dominò col fratello, ponimento impedita dal duca marito. Ri-
niorlo nel 606, dopo aver rinunziato il
1
masta agitatissima nella coscienza, si por-
vescovato di Parma perchè Ranuccio I tò a Viterbo per consigliarsi con s. Gia-
duca suo nipote pretendeva violare la li- cinta Marescotti sua cugina, la quale la
bertà ecclesiastica, ed egli non volle tra- tranquillò con dirgli da vergine pruden-
dire il suo ministero. 4." Pietro terzoge- te: Il luogo essere cosa accidentale, e che
nito di Mario. 5," Girolamo suo fratello per r adempimento della sua promessa
e cardinale, ultimo duca. Ciò premesso, fatta a Dio, com'essa diceva, bastare che
la narrativa non procede piana. Neh 54 lo fondasse dove avesse potuto. Quietalo
Bertoldo o Pier Bertoldo II figlio di Ga- il spirito, dipoi fondò il monastero,
suo
leazzo (ma non era nato neh 544?), colla denominazione della Duchessa di
P«»'
morte del padre era 2.° duca di Latera, Luterà, deWOblale de Sette Dolori{F.)
governando sotto la tutela della madre in Roma, tuttora fiorente. Il duca Pietro
Isabella. Peggio segue ripetuta la notizia, fece molle cose utili iu iempu dei suo gu*
Ili VIT V 1 T
verno. Maqniil p. Annibali urta in un al- 8ini di Pitigliano , e poi gettato in uno
tro scoglio. Dopo aver dello che Pietro spineto; e ciò per sospetto che avesse a-
successe al padre nel i6 rg, gli fa confer- vuto che fdire colla moglie in una sua gita
mare a' fo maggio i6o4 il decreto delle a Soriano: corpo fu portato a Farnese,
il

successioni ab intestato^ fatto nel i5g6 compianto e onorato di solenni esequie.


dallo zio mg/ Ferdinando allorché col Il padre duca Pietro non seppe subito
fratello Mario era duca di Latera , esi- l'assassinio, ma venutone in cognizione,
stente in Farnese col titolo: Statalo e Me- lo vendicò con uccidere 1' Orsini in Fi-
jnoria della terra e principato di Far- renze ov' erasi rifugiato. Il cardinal GiJ|
nese. Indi soggiunge. Questo deci'eto è rulamo suo fratello , che avea eoa esso^l
riportato anche nel libro de' decreti esi- governato il ducalo, restò solo nel go-
stente nella segreteria di Latera. In esso verno di sua patria qual duca di Latera,
si legge: « Ordiniamo che podestà pro- i morte avvenuta in Ro-
e seguitò fino alla
tempo tanto di Latera^ ({uantodi Farne- ma nel 18 febbraio dice il No-
1668, a*

se, e tutto il nostro dominio siano ed , , vaes, o a'28 novembre secondo il p. An«
esser debbano giudici ordinari e compe- nibali da Latera. Anch'egli ordinò mol-
tenti ini." istanza di tutte le cause, che te cose vantaggiose e buone, come sui pa-
occorreranno nella sua giurisdizione, lau- scoli del bestiame pecorino e bovino. La
to civili quanto criminali, mere e miste, comune di Latera nell'esaltazione al car-

coll'inhascritte circostanze, dichiarazioni dinalato gli fece un regalo, e per la su


ec. Dato in Farnese li 24 •^3S?'oi649- morte, quale ultimo rampollo de' duchi
Pietro Farnese duca di Latera". Questa di Latera, e pe'beuefizi ricevuti da lui
«lata, che mi giova interpretare probabil- da'suoi predecessori, gli celebrò io s. Cle
tuente per vera, distrugge l'altra del 6o4> 1 mente solenni funerali nel 1669. Dalla
che per eliminare un imbarazzante ana- morte del cardinal Girolamo Farnese,
cronismo sembra certo errala. Altre mol- Latera ritornò sotto 1'
assoluto domini
te cose ordinò egli per utile e vantaggio de' Papi, e Clemente IX inviò da Rom
de'»uoi vassalli (le principali ho riferito a prenderne formale possesso Giusep
di sopra, così quelle de'suoi predecesso- Chiappini commissario pontificio, il qual
ri, anche nel paragrafo i'^<2rne.?ej,de'qua- leincontrato dal vice-duca e da' prior
li fu amantissimo, e morì probabilmen- nel palazzo priorale presentò le sue or
te nel fine di giugno o nel principio di denziali ,
quali lette prestarono tutti il

Juglio 1 658, senza figli, in Puoina ,e fu se- giuramento di fedeltà e ubbidienza al Pa-
polto nel suddetto monastero de'SetleDo- pa, e perpetua, anco a nome de'loro figli

Jori fondato d<ìlla moglie, la quale ivi pu- e successori, a'20 febbraio i66g. In vi-
re ebbe tomba, con errata iscrizione se- gore di quesl' atto Latera fu riunita a'
polcrale comune, benché il duca fu de- paesicomponenti la provincia del Patri-
posto nella parte opposta; poiché egli è monio, governata dal preside di Viterbo,
cognominato Sacelli, e la moglie Far- e ne seguì le vicende. Pveceute è quella
nese. Le monache però gli eressero una riferita da'o. [ 16 e 117 del Giornale di
lapide di riconoscenza, che oifre il p. An- Romade] 860.» A' i 9 raaggio,un'orda di
1

nibali. Già avea venduto, col cardinal circa 35o de'così delti volontari, de'pie
Girolamo suo fralello, 5 del preceden-
a' I montesij violando contro il diritto delll
te maggio, il feudo di Farnese al cardi- genti il confine, ha osato invadere il tei

nal Chigi. Dissi morto il duca seuza pro- rilorio pontificio, spingendosi fino a La
le, per essergli premorto il figlio duchi- tera e saccheggiandola; dopo aver assa
1)0 Pietro, ucciso alla caccia a tradimen- lito il quartiere di finanza ed atterrati gn
to in Aaioue presso CastrO; dal duca Or- stemmi puulificii, impadronendosi nella
/

V IT V I T 1 i3
'
niserma di tutte le armi e biancheria da Zucchi, esservi nel 1 63o ilquralo, un ca-
letto. Inoltre costrinsero il priore di quel nonico e un cappellano, a' quali furono

comune a trarre due ordini di pagameo- aggiunti altri preti, come assicura il p.

I
'
te nella sonanoa di scudi yS, di 3oo ch'es- Annibali da Latera,echeanlicainenleper
si ne pretendevano , uè si risteUero e- la festa vi si correva e lottava il palio, ce-

V ziandio dell'usare violenze contro alcuni lebrandola ancoper l'altro patrono s. Gio.
I sacerdoti del luogo, richiedendo fucili, Battista. La grande festa popolare è perù
cavalli e denari. Da Monte Fiascone vi perla B. Vergine del Rosario nella 1." do-
accorse il colonnello Pimodan , con 60 menica d'ottobre, con indicibile concor-
gendarmi a cavallo, ma facinorosi era- i so di tulli i vicini paesi. Altra piccola chie-

no già parliti per le Grolle, paese distan- stila a volta con 3 altari trovasi in mez-
te circa due leghe, ove imnoedialamente zo al chiama la cappella nuo-
paese, e si

si diresse". In tale paragrafo narrai quan- va della Madonna. Da ultimo la benefi-


to ivi avvenne. ca Michelina Bucci piansanese, morta nel
Piansano o Pianzano. Comune della 1840, fondò l'ospedale, coadiuvato dalla
diocesi di Monte Fia<cone, con territorio farmacia Bartolotti, tenuta la migliore
in piano, che racchiude piacevoli fabbri- del ducato di Castro, e provvede molte
cati, il cui esterno fa bella mostra. £' di- altre. La facoltosa (au^iglia Parri vanta il

stante 3 miglia da Cellere, 4 da Tesseu- dotto avvocato Pietro, e più recentemen-


oano, 6 da Capo di Monte e dal lagu di te d. Filippo, che fu personaggio distinto
Bolsena, 18 da Acquapendente, 20 dal per dottrina. Offre la Stali.slicatìeì 1 853,
mare e 22 dn Viterbo: per islrade rota- case 335, famiglie 4^8, abitanti 1879,
bill è lungi 4 miglia da Valenlauo, e 8 de'quali stanziati in campagna8. Il Zuc-

da Tosca nella. Benché situata fra due fos- chi wtW Informazione al duca Odoardo,
si asciutti oeirestate, detti di Falle/or- disse il castello proporzionatamente po-
ma quello a levante, e di Fosso citile polato, con 100 soldati alti a pigliar l'ar-
Strtghe a ponente, piantala su tufo, tut- mi, ei2 cavalleggieri con casacche gialle,
tavia il clima è asciutto, temperato e l'a- ed inoltre eranvi yoo anime, industriosi
ria salubre. Il paese consiste in un retto essendo uomini e donne, lutti buoni, pa-
borgo di strada piuttosto larga ; vi sono cifici tra loro, amorevoli co' forastieri, e
altri vicoli e per lo più con gradini per veramente buoni cristiani. Aver sempre
condursi nell'abitazioni; altro borgo è più il luogo avuto la propria insegna, non o-

in basso, chiamato le Ca pan/ielle , con stanle dipendere dalla milizia e podeste-


tutti i balconcini al di fuori, come a Cel- ria di Valentano, con incomodo del pae-
lere, Tessennano, Caniuo e Arlena, al ri- se, che ormai meritava averla propria,
ferire del Palmieri. Aggiunge mancare già risiedendovi il castellano per 1 esigen-
Deli' interno acque potabili , bevendosi za, poiché era il luogo che rendeva inag-
quelle delle cisterne passabili; e che vi è giorenlralu al duca. Ora del comune n'è
una bellissima passeggiata, a capo della piotettore il cardinal Filippo de» Ange-
quale è chiesa di s. Lucia a destra per
la lis, già vescovo diocesano. Il territorio è
andare Valentano, ed ivi l'orizzonte è
a fertile, buono si mossero
e bello, e perciò
assai aperto, mirandosi da dello lato an- molle persone d'Arezzo a trattai e col car-
co Monte Fiascone. La chiesa parrocchia- dinal F'arnese, poi Paolo HI, il quale die'
le di s. Bernardino da Siena, proletture loro facoltà di fabbricar case, onde da luo-
del luogo, il Palcnieri la dice piccola, a go che allora era una Boccaccia o mura-
volta, piulloslu graziosa, tutta dipinla,coD glia fatta a modo di rocca diruta, insi-
6 altari, oltre il maggiori;, con organo e to lutto luacchioso, divenne buon castel-
belle iìiit di bauchi padruuuii. Sciuse il lo, e per la Koccuccia nel i63o a diceva
ia4 V I T V I T
ancora il CastcUaccio. Anche Toscanel- persona, a disposizione del podestà e p».
la, in grazia di Paolo Ili, concesse agli a- polo toscanese, di ubbidire e servire I

relini il proprio territorio, a motivo del- loro città, e di far lutto quello che fan
j'ampliazione del castello e del bisogno no gli altri luoghi del contado, e special
che ne avea, formandosi pure de' buoni mente come ubbidiscono i castelli di Tes-
pascoli. Precipui suoi prodotti sono ab- sennano, Savino e Civitella promise
s.
;

bondante grano e legna, buonissimo vi- ancora d'ubbidire al podestà e capitano


no, legumi, canepa: la pastorizia vi è in di Toscanella, d'armare a vantaggio del-
molla attività. Abbonda pure di starne, la medesima, e di prestare sotto coraan» i

quaglie, lepri e altra cacciagione. Un mi- di di quella tutti gli altri servigi, come i

glio sopra Fiansano si gode bellissimo o- nominati castelli ed loro signori; addu» i

rizzonte, e vi sono prati seminativi assai ceudo per motivo, the il castello di Pian»
eslesi e feraci detti il Piano, quali con- i zano era del territorio, distretto, contado
finano colla pianura di Celiere e di Tes* e giurisdizione di Toscanella, e perchè sta
sennano detto il Macchione forse per- , sotto la di lei protezione. Produsse Tur-
chè prima era tutto bosco. Chiude in fon- riozzi il documento a p. 124» "s' quale
do l'amena scena il Mediterraneo. Scris- leggo chiaramente, Castrimi Planzani lo
se il Cesarini, che fra l'antiche città e- twn intns , et foris cuin tota ejus leni
trusche vi fu Materno, ed era in un col- mento cimi omnibus suis possessionihus
le vicino a Piansano, detto ora Malino.— /uribuset actionibus. Ciò conobbe anche|
Il nome Piansano o Pianzano, secon-
di il p. Annibali. Il Turriozzi seguita a nar-
do il Zucchi deriva da una bandita di
, rare, che dopo ili3oo tentò pur anco il

pastura, chiamata Pianzanello, da To- barone di Pianzano Galasso di Bisenzo,


scauella concessa a'suddetti aretini, men- figlio del suddettoNìcoia, d'esentarsi daU.
tre propriamente il luogo, come dissi, de- la dovuta ubbidienza; ma Paganino del-
Dominavasi Castellaccio. Invece riferi- la Torre senatore di Roma, a cui erasi
sce il Palmieri, Piansano conta oltre 3 soggettata Toscanella ,
esaminato l' im«
secoli, ed era detto Piansanto, per la fe- memorabile diritto, gl'istromenti di som*
racità de'linntrofì terreni. Altri vogliono, missione, e molte pubbliche scritture no-
egli soggiunge, che derivi il nome suo da tate nel registro della curia di Toscanel-
Piano sano. Ma, per quanto vado a nar- la , con solenne sentenza l'obbligò alla
rare, il nome e il paese sono più antichi; soggezione di Toscanella nella quale il ,

bensì convengo nel suo ingrandimento, e castelio si mantenne sino a Martino V, il

ampliazione di territorio a detta epoca, quale non informato de'diritti di Tosca*


E primieramente trovo nel Turriozzi , nella su di esso, lo concesse a Ranuccio
Memorie, di Toscanelta, a p. 35, che il III Farnese, per compenso di certo sti-

castello di Pianzanoera nella giurisdizio- pendio dovutogli dalia camera apostoli-


ne di Toscanella , come già rilevai in ca. Ma m'istruisce il p. Annibali, che sic-
quell'articolo, in tem-
il quale sottrattosi come Piansano era forse passato al pieno
dovuta ubbi-
pi torbidi e di fazioni dalla domìnio Sede, già nel 1371 Gre-
della s.

dienza, avendolo usurpato Nicola di Gui- gorio XI avea concesso al conte Ugolino
dotto di Bisenzo,questi a'5 maggio 1 263, Montemartedi Corbara, Castrum Plan-
per sé e suoi successori lo restituì e sot- zani lenenduni nomine Sedis j4poslolf
topose a Toscanelta, unitamente con tut- cae uifjue ad ccrtu'u tenipus. Il che dif-
to il di lui territorio, per le mani del siu- fusamente racconta ancora nella sua Cro-
daco della citlàj e tra l'altre cose giurò di naca, di loro famiglia, il conte Francesca
tenerlo guarnito e sguarnito, alla pace e Monteuiarte nipote o fratello del contej
olb guerra, contro qualunque luogo o dicendo d'essere andato lu Avignone coli
V I T VIT 125
'tio, e che il f^apa gli concesse Pianza- Toscanella fece varie istanze alla s. Sede,
Ifiultre nona, r.lie i figli di Cola Far- per cui gli furono spedile le manutenzio-
jleseglielo lulseio (al dire di Maueitie, nel ni (sic) de'Papi Paolo II, Sisto IV nel
/1387 Kanuccio e Puccio di Cola Fariie- 1476, ed Innocenzo Vili nel 1492» e fi-
'se piestTO Fiansaiio iu IMareir.nia, ad U- nalmente la città a' 2 maggio 1 537 do-
1

golino Montemaile, ingannando il caslel- nò Pianzano al ricordalo Pier Luigi e


lano), uccidendo il castellano; e quindi il suoi posteri, prima cioè dell' istituzione
castello fu preso a'Fainesi da' bretoni, e del ducato. La relazione di questo e di
da questi T fbbe in pegno Lodovico di Pianzano, il p, Annibali la riporta nelle
Baschi, a cui paiinienle venne levato , e Notizie della casa Farnese, t. 2, p. 87,
poi restituito e finalmente ritolto dal con- e di già ne dissi abbastanza con esso e col
te Kerloldo Farnese, il quale neh 896 lo Zucchi. Altro dunque non mi rimane a
fece scaricare, benché sapesse cli'era del- dire, che nel 1649 'icuperando la came-

la famìglia Montemarte.Convien dire, the ra apostolica il diretto dominio del du-


quando Pianzano fu dato a'Montemar* cato di Castro, tornò Piansauu sotto l'im-
te, fosse un castello colla rocca menzio- mediata sovranità della s. Sede. Narrai
nata dal Zucchi, e che demolita dal con- nel paragrafo Ciipo di Monte, che nel
te Bertoldo, fosse ridotto ad una tenuta, 1808 Pio vii permise la vendita della
quale si mantenne culla rocca e qualche castellania di Piansano al polacco prin-
casa finché dagli aretini venne riedifica- cipe Ponialowsky, da cui le possessioni
to e ridotto a poco a poco allo stalo pre- passarono in altri proprietari ,
già sop-
sente per le cure de'Fainesi, 8'(|uali suc- presse le giurisdizioni baronali.
cessivamente fu dato da vari Papi, come Governo di Inetta Ila.
osserva il p. Annibali. Indi questi aggiun- Vetrolla. Città e comune della dioce-
ge, averlo Martino V a' 5 meggioi 4^2 1 si di Viterbo, con residenza de! governa-
concesso a Ranuccio 111 Fainese prò se tore, ha il recinto delle turrite mura di-
et/ìliis ad beneplacihim Setlis ^ puf lo- roccate in parte dal lato nord ovest esud-
l'tcae, coir annuo censo di o libbre di ce- i ovest verso porta Marina. Molto elegan-
ra bianca. Ed in quest'occasione i tosca- te é la porla Romana, costruita dal mu-
nesi fecero inutili istanze per riaverlo, e nicipio neliSyS, coll'aulorità del cardi-
perciò si trova dato a'2 i oltobiei464 da nal Alessandro Farnese il giuniore, go-
Paolo II, con altri castelli, iu vicarialo vernatore perpetuo Fori Cassii, come si
temporale, a Gabriele Francesco e Pier trae dall' iscrizione che olfre il Marocco
Bertoldo Fa mesi, quello dell. "ramo, que- Dt Monumenti dtlloSfalo Pontificio, che
sti del 2." de'sigiiori di Lalera, sino alla nel t.i4. P-j64) l'alta di Fetralla. Di
3.' generazione inclusive, col censo che più in essa si legge|: Henri, ^ng. Fra.
seguitarono a pagare finché fu istituito lìex. Julius Jl. Pont. Max. - diri. Card.
il ducato di Caxlro, a cui Piansano ven- Jngl. Ann. D. mdxii. - Die xx Julii.
ne incorporato. Imperocché Leone Xcou- Aggiunge il Marocco , essere pure deco-
cesM Piansano cogli altri feudi de'Farne- rala dallo stemma de'Borghesi e del car-
si cardinal Alessandro seniore e discen-
al dinal Farnese. Questa porta benché de-
denti in vicarialo perpetuo. Il cardinale molita nell'apertura della nuova via ora
divenuto Paolo III, a' 3 ottobre iSSy 1 provinciale, ihe mette a Roma per Ca-
con tali feudi e altre terre formato il du- pranica e Sutri, (u però ricostruita nel
calo di Castro, lo conferì al suo figlio Pier pontificato di Gregorio XVl nella stessa
Luigi Farnese il giunioie. Non devo ta- forma primitiva; non cosi le interne stra-
cere il riferito dal Turriozzi. Dopo che de, quasi monumentali della città per- ,

Martino V die'PianzaoQ a Ranuccio III, chè lastricate delle stesse pietre laighe e
tifi V I T V I T
voluminose, traile dall'antica via Cassia, breve Circumxpecta Romani Ponti/iót}
Je(|iiali clis|)ai"vero e per sempre cedendo de'4 aprileiySS, B:ilL Rotn. ront., l. ij

alle leggi del sistema moderno sul conto p. 1 17: Erectio Inerme F'ttrallae in Ci
del lastricare le pubbliche strade. Prece- vitateni; ne enumerò i pregi, e concesse
dono l'ingresso nella città i suoi popolati ancora al magistrato prò tempore, togam
borghi. E distante circa g miglia da Vi- longam ex hototerico raso nigri coloris^
terbo, 8 da Sulri, g da Ronciglione, 3[ cìim zona siniilis ita lame n ut a zona
,

du Civita Castellana, 4o da Roma secon- primi Conxenaloris duoflocci aureo con'\


do il Palmieri, eh' è la vera disianza, e texti, a zona vero secundi, et tertii sim
non 451 cotnediceil Marocco, 6 circa dal- plicesjlocci nigri coloris pendea nt. Laoa
l'antica Bieda, aS da Civitavecchia, 12 de grato il magistrato a Pio V I, per ave
da Toscanella, e 8 poste aii'erma il Ca- elevato Vetralla al grado di città, co'cor
iindri. Situata vagamente sur un colle, rispondenti privilegi ed onori, sul murol
presso e dislaccato da'monli Cimini, sor- della seconda scala collocò un'iscrizione
ge Vetralla in un piano ridente, circon- monumentale, pubblicata dal Marocco.
data da fertili campagne: fa bella mostra Pio VII poi, col breve Paterna, guani
di sé, vi si gode estesissimo orizzonte, ed de JVostris, deli." aprile 802, Bull, cit.^ r

lia l'aria slimata generalmente salubre e t. I r , p. 3 7 Confirmaiio litcraruni 1 : aU


buona. Ampie, rette, piane e ben lastri- fel. ree. Pii FI expeditaruni super ere-t**
cate sono le strade interne; ed il fabbri- elione in Civitateni Convnunilatis Ve-
cato è pulito e decoroso, con piazze e fon- trallae. Con esso anche eslese gli orna-
tane bastevoli, ed in qualche punto l'ul- menti decurionali, concedendo: prim»*,
teriore ornato pubblico non larderà forse ejusdetn Civitatis Conservalor praedi
,*. ad apparire. Tra gli edifizi primeggiano clae oblongae togae partes inversas
diversi palazzi, il duomo, e la chiesa di s. vulgo mostre - auratas habere etgest,
Francesco; la vecchia Rocca è rimpiazza- re; secunduni vero, et tertius Conserva
la dal monastero delle carmelitane, fon- tores eddem zonani nigram praediclan
dato or 5ono due secoli dal servo di Dio cum floccis auro serico contextis publi
Lenedelto Baldi sacerdote vetrallese, in- ce gtrere libere, et licite possint. Dipoi
signe per virili e dottrina, a cui devesi la per le disposizioni emanate da'Papi sua
venuta delle Salesiane in Roma , da lui cessori, riguardanti il Gonfaloniere, co
chiamatevi per la fondazione dell'istituto me ora ha Vetralla, il Priore, il Sinda4
del gran vescovo s. Francesco di Sales nel- co, in quegli articoli ne descrissi le vesti
la sua patria, benché Dio disponesse al- Inoltre Pio VII col breve Exponi nobis^
trimenti. Il palazzo municipale, di mo- de'-zS giugno 8o2,loc.cit.,p. 35 i:Instan> I

ilerna e graziosa costruzione, è decorato te Universitate Fetrallae confirnialu


lungo le scale di piìi lapidi e iscrizioni an- rcscriptuin s. congregalionis Boni Regi
tiche, la cui sala e alcune camere furono Niinis, Possiede la popolazione, ossia cia-
pitturale da'Zuccari, come attesta il Pal- scuno, e tutti i velrallesi da immemora-
mieri. Dice ilMarocco esservi pure le iscri- bile tempo il Monte Fogliano, tra'Monli
zioni di Giulio li, di Pio VI e del pro- Cimini, e la sua vasta Selva e pertinenze
tettore cardinal duca di York benemeri- riconosciute e confermate nel dominio de*
to della città, onde magistrati nel 1802
i velrallesi da Eugenio IV, Sisto IV e d
gli un busto marmoreo, con epi-
eressero più altri Papi successori; il comune pei
grafe, che riporta, in cui pur si legge: in rappresentanza di tutti n'esercita l'am
Qnod cìvium jura vindicaveril. Proba- minislrazione, derogato in ciò al disposi

bilmente per quanto gli ottenne da Pio del moto-proprio de' 19 marzo 80 1 t, la

VI e da Pio VII. Dappoiché Pio VI col siciaudo a tutti e a ciascuno 1' uso liber
V IT VIT 127
(le! difillo di legnare, di pascere le erbe e Toscanella mg.' Adriano Serraattei. Il

e di ghiandaie, salve alcune eccezioni e capitolo si compone dell* unica digniià


riserve dettale dalle leggi d' una buona dell'arciprete, a cui è aftidata la cura d'a-

amministrazione. Alla Selva di MonteFo- nime, e di I 3 canonici, oltre altri eccle-


gliano si congiunge l'altra di Monte da- siastici addetti al suo cullo, da Benedet-
nese all' ovest del territorio di Velralla, to XIV decorali dell'insegne corali di cot-
selva anch' essa popolare e sagra, che di- ta e rocchetto, a cui fu poi aggiunta la

fende la città da' venti marini e protegge mozzella paonazza. Dell'antica collegia-
l'incolumità dell'aria; nella quale selva ta e suo capitolo dirò alquante parole col
a ninno è lecito legnare, e si punisce con patrio stoiico: f'elralLi antica cognonìi-
severe pene chi recas-se soltanto una scu- nala il Foro di Cassio , del d.' Iaiì^ì

reda recidere piante e lami di quelle an- Serajìni rettore della cliicsa de' ss. Già-
nose qnercie in gran parte secolari. Tra conio e Filippo. All'Eni," e Rev.° Pria-
gli altri palazzi, il Marocco distingue quel- cipe il Sig.' Cardinal Brancacci Vesca-
li de'nobiliBrugiotti-Cnrpegna eFriincio- vo di Viterbo e Toscanella. In Viterbo
soni, reputandoli degnidi qualunque al- per Mariano Diolalievi stampator ptib-
tra città, e dicendo il palazzo de'Francio* blicoi648. Il Ranghiasci nella Biblionra-
soni disegno del V'ignola, con buone pit- fìa la qualificò : Operetta di non uiolto
ture del Zuccari, sovrastandone la fronte merito, ma rarissima, lo la posseggo, ma
lo stemma gentilizio. Nella casa de'Nar- per giovarmene occorre non poca indu-
dini, oggi Pacchi, conservasi la rispettabi- stria, mancando d'ordine. Il prof. Orioli,
le pittura (Iella Si»gra Famiglia che dice- Giornah Arcadico , t. i 34, p- 274> la

si del Correggio, di pioprietà dell'ospfda- giudicò: libro servilmenteAnniano IL'aa-


le vetridlese, come riporta il Falmieri;clie tica collegiata e parrocchia era la chiesa
inoltre rileva , essere nella casa del d.' dì s. Francesco, prima detta di s. Maria,
Lallanzi unode'medici condotti della cit- di cui parlerò più sotto. Il capìtolo for-
tà ,
più sarcofagi e casse etrusche , non mavasì dell'arciprete, di 5 canonici e di
guari rinvenute ne'dintorni di Worchia, più cappellani,! quali abitavano nella prò-
in una delle quali il prof. Orioli e il
p. pincjua canonica in vita comune, levan-
Secchi gesuita lessero una lunga iscrizio- dosi la notte a recitare ilmattutino e poi
ne di carattere etrusco, e la slituarono in- le altre ore canoniche. Rovinata Vetrai-
feriore soltanto a quella che adorna il va- la dalle guerre, nella parte dì sotto fu
so rinvenuto in Domarzo dal medesimo abbandonata dal popolo anche la chiesa
gesuita recentemente illustrato con dotte collegiata, onde canonici vedendo ch'era
ì

dichiarazioni. L' insigne collegiata e par- poco frequentala, per maggior comodi-
rocchia di s. Andrea Apostolo, nella qua- tà cominciarono a poco a poco a ritiiar-
le fanno vaga mostra di sé l'organo gran- si nella parte superstite, dandosi ad uf-

dioso, il pulpito e i confessionali con ar- fìziare la chiesa di s. Andrea allora par-
chitettoniche forme costrutti; l'eresse da' rocchia con rettore, e così lasciarono af-
fondamenti con somma grandiosità la co- fatto Maria. Dominava a quell'epoca
s.

mune
nel 1718, come si legge nella lapi- Velralla il tiranno Pietro di Vico Pre-
de posta sulla porla interna, che esibisce fetta di Roma(V.),'\\ quale nel i4o4 sup-
il Marocco, insieme a quella situata sul- plicò e ottenne da Innocenzo Vii la chie-
la porta laterale, riferita pure dal Bussi, sa d^ s. Maria pe' minori conventuali di
di sua Solenne consagrazione, eseguita in 8. Francesco per cui ne prese il nome,
,

uno all'altare maggiore a*5 maggio 720, i e la parrocchia di s. Andrea al capìtolo


colla solita concessione dell' indulgenza per collegiata, vmendogli ad esso il ret-
uetl'aDDiversario, dal vescoTo di Viteibo torato MaitinoV oeli43o. Però l'alta-
^'^8 V I T V f T
re maggiore di i. Andrea era pure Inti- miglio distante dalla citth, sulla via C
tolato «.<. Caterina vergine e martire qua- ila, denominata Cura de' Casa lidi f
la

le altra titolare della medesima. Al tem- traila. Comprende dalla parte orienta
po del Serafini si udìziava dall'arcipre- del territorio circa 2 miglia d'estensi
te,da 4 canonici, da 3 altri istituiti da ne, in cui è più frequente l'abitato, e s!

Antonio Pacchi, e da due benedciali e dilata in tutto il territorio vetrallese. Sei


retti coil'entrate della chiesa de'ss. Già- sono le diverse contrade del contado e
conio e Filippo: di più eran vi altri 12 be- chiamate: Mazzocchio^ Capodacqua o
nefizi semplici, e 4 confraternite co'pro- Tre Croci, Giardino o Mazza Cotti
pri altari. Questi erano molti, fra' quali Botte o Campo Giordano, Fosso Gra
quello della Concezione, quello privi. de o Valli, e A questa cura
Jegiato pe'defunti, e
ss.

7 godevano l'iudul-
gcnze delle Sette Chiese di Roma. Nel
rale la Statìstica ùe\
20 I
,
famiglie 4^^^
Pietrara.

,
i853 assegna cas
anime 2200, le quali
r

f
loro altare, la compagnia de' Bifolchi a* il più recente Palmieri somma a 2863.
vea la miracolosa immagine della ss. Ver- Di più aggiunge, che la parrocchia è am
gine Assunta, pittura iissni antica, tra» ministrata da un priore parroco, coadi
sferita dall'antica collegiata, onde nella vato da'reiigiosi cappuccini e passionisi!
vigìlia di sua festa , nella processione si Essere in piano, in bell'orizzonte, io
portava in essa, e nella chiesa de'ss. Pie- ria salubre, contornata da boscaglie e a
tro e Paolo, perchè anco la sua parroc- nosi querceti che ne riparano lo sciroi
chia era stata unita a s. Andrea , e così co; e se nell'inverno assai vi soffia la tri

ebbe 3 parrocchie unite. Il Serafini de- montana , nondimeno temperato n' è


scrive lesue ss. Reliquie insigni. Nel cam- clima. Gli uomini, oltre l'occuparsi n^

pani le una canapa na a vea la data del 1261. lavori agrari , s* industriano nell'arte
Sono altre chiese parrocchiali di Vetrai- boattieri guidando carri e birocci tirai

la. SS. Giacomo e Filippo Apostoli, do- da bovi e da bufale che conducono I

viziosa di ss. Reliquie, di cui il Serafini giiame a Roma, ed a Civitavecchia ovi

reca l'elenco. Avendo un vescovo di Vi- s'imbarcano per la Spagna le doghe


tetbo e Toscanella unita questa cura al- castagno e cerro, e per Tolone i grossi I

1 arcipretalodis. Andrea, coll'annua ren- gni di quercia da costruzione. Le dona


dita di 5oo scudi, dipoi i vetrailesi otten- pure sono assai laboriose, ed è rimaiche
nero da Paolo V la disgiunzione e rein- voie la distinzione fra loroco'nastri : lezi
tegrazione della particolare parrocchia Ielle l'usano di vari colori, le maritale ro»
de'ss. Giacomo e Filippo, smembrando- so, le vedove nel i." anno nero, poi pa
si però una rendita di 5o scudi, colla qua- nazzo. In Vetralla nella piazza della Roc
le si eressero due beneficiati residenziali ca sorge la chiesa e la maestosa fabbrici
nella collegiata. Altra chiesa parrocchia- del monastero delle monache carmelila
le è sagra aGiovanni Evangelista, po-
s. ne diMaria Maddalena, che rendono,
s.

co dissimile da quella de' ss. Fdippo e onore alla città perla fama dell'osservau
Giacomo, non avendo forma né ornato za religiosa in cui vivono. Fiorirono tn
di porta, però tenuto il tempio l'ediOzio di esse molte religiose segnalate in virt
sagro più antico delia città, e perciò di dalla fondazione del monastero a oggi,tr
rozza forma in un altare essendovi il
, cui meritano ricordo suor M." Colomba,
quadro di Pietro Perugino, pieno di bel- per la quale custodita e tramandala a noi
lissime figure de'Saoli. Anche le ss. Re- si propagò nella Chiesa la Corona Ange
liquie di questa sono descritte dal Sera- lica di s. Michele Arcangelo, approvai

fini. Pel contado vi è la chiesa parroc- e arricchita di molle indulgenze dal P*»
chiale di s. Maria del Soccorso, circa ud pa Pio IX j e suor M.' Minima di Gesù,
V 1 T VIT 129
.
morta odore di santi là di 66 anni alla
in I75i. Suor M.' Angela Colomba Leo-
. presenza del b. Paolo della Croce,che volle nardi del Cuor di Gesù di Lucca (perciò
I
pure assistere alla sua tumulazione, della probabilmente attinente per parentela ai
quale il p. Paolo di s, Giuseppe carmelita- ven. Giovanni Leonardi fondatore de'
no scalzo pubblicò in Roma la voluminosa Chierici regolari della Madre di DiOj
f^ìta co'tipi del Salviucci, dedicandola al già prossimo all'onore degli altari pel ri-

cardinalZurla vicario diRoma. Della chie- ferito dal n.° Giornale di Roma
3o del
sa il Marocco riporta 4 sue iscrizioni. Di- del 1861) avea pregato che cento anni
ce quella sulla porta d'ingresso della chie- dopo la sua morte si supplicasse il Som-
sa, che da' fondamenti l'eresse nel 1695 mo Pontefice a voler pubblicare nella
il principe d.LivioOdescalchi nipote d'In- Chiesa l'orazione della Corona Angeli-
nocenzo XI. Si legge nell'altra sepolcra- ca, poiché si riprometteva, se pregalo il

le del sullodato servo di Dio Benedetto s. Arcangelo, questo avrebbe difeso la


Baldi sacerdote Fetrallcnsis - E cotlo Chiesa ne'suoi bisogni. Quasi avesse pro-
datus ' Ad hocMonasterìum erigenditm - fetato, nel i85i tutti vedemmo e siamo
Non minus injahrica - Quam inspiri- tuttavia testimoni oculari de'bisogni gra-
tu primitivo • Carmelitarunt - Sancte vissimi in cui versava e versa oggidì la
peracto munere - Fecit coelo redditus - s. Chiesa. Suor Maria Felice sospirando
XI /éiigitsti ifDCXCiF. Aììra sepolcrale del che si conoscesse nel cristianesimo la di-
parroco di s. Giacomo, Lucia Cianfana, vota pratica con approvazione della s.

l'eressero le monache: quo maximis e- A Sede, fra que'a cui si onde perciò
rivolse
lemosinis - Hoc f^. Coenobiiun auclum. si portasse a cognizione del Papa regnan-
L' area del monastero e attigua chiesa te, vi fu l'illustre concittadino sacerdote
comprende lo spaziogià occupato dall'an- d. Gio. Battista Fralejacci. Iddio permi-
tica Rocca, donde in altre epoche ebbero se,che incaricato quell'ecclesiastico di far
protezione le armi e guerrieri, e donde i parte d'una deputazione del patrio mu-
Eugenio III dettò la sua lettera al re di nicipio almedesimo Papa, ne fece la di-
Francia, di che più avanti. Avanzo della votadomanda, la quale ebbe pieno esau-
fortezza è l'alta torre che ammirasi tut- dimento. Il Papa ne commise l'esame e
tora nell'angolo destro dei fabbricato, e l'approvazione alla s. congregazione, eoa
che forma semi-conica si congiunge al
in concessione d'indulgenze, ond'essa ema-
muro del tempio, non che ne'merli del- nò r 8 agosto i85( il seguente decreto.
le mura esterne delchiostro. Avendo scrit- M Cotesto modo di preghiera (cioè la Co'
to di tutte le Corone Divozionali (f^.), rona Angelica) fu nelle delizie di una
che mi fu dato conoscere, anche in altri carmelitana àe\ monastero della città di
articoli, ad onore del celeste Patrono di Vetralla, diocesi Viterbese, passala di vi-
s. Chiesa, mi sia lecita una breve digres- ta con odore di santità l'anno 1751, do-
sione dell'accennata Corona, ora che la po molte, tutte penosissimeinfermità, tol-
sua divozione si è tanto diffusa nel cri- lerate da lei per lunghi anni (si ha per
stianesimo, e sarà una gloria spirituale di tradizione, che Sy anni, de' 5o in culla
Vetralla. Una pia religiosa teste defunta sullodata serva di Dio suor M.' Angela
nel monastero in discorso, suor Maria Fe- Colomba Leonardi visse virtuosamen-
lice di s. Luigi Gonzaga della famiglia te nel chiostro, fu abitualmente in letto,
Rossini vetraliese, recitava con divozione tanto che erasi a lei rìcurvata la spina
ogni giorno la detta corona, lasciatale co- dorsale,il che venne riconosciuto cent'an-
me in eredità da un'altra religiosa, a cui ni dopo lasua morte, nella ricognizione
era derivata dalla celebre sullodata suor fatta del suo sepolcro neliBSi, ed è fa-
Colomba, morta io odore di santità nel ma che molte grazie furono da Dio ope>
VOI. cu.
9
i3o VIT VIT
rate per invocazione di questa sua serva, za per la fondazione d'un collegio patrio;
(li cui forse un giorno pronunzierà giu- non che l'annuo censo offerto dalla prov-
dizio e sentenza la Chiesa) con eroica videnza del comune. A tale effetto spedi
pazienza ; dura utilmente anche
siccliè in Vetralla il dotto cardinal Gazola ve-
oggidì quella pratica ivi mantenuta sen- scovo di Monte Fiascone e Corneto, per
za interruzione fino al presente ", Quin- visitatore apostolico; ed egli col decreto
di la stessa s. congregazione, con altro Sì graviSjóeUh le norme àtW Tnstitiitiini
decreto dell' 8 settembre 1 852, confer- publicumFori Cassii, denominazione op
mò il precedente, quando già la s. con- porluna a mantenere quell'antico della
gregazione dell'Indulgenze, queste avea città. E' questa nobile palestra aperta a*>

concesse con decreto de* 24 novembre giovani sacerdoti di coltivare le scienze e


i85i. In conseguenza fu stampato il li- le lettere per esserne abili maestri, e il

bretto:La Corona Angelica inonore del bando dato all'ozio ed alla ignoranza
glorioso s. Michele Arcangelo, Roma della gioventù peste la più perniciosa
,

pel Puccinelli i852. D'allora in poi si d'una popolazione. Poco lungi dalla sub-
contano ormai da 5o a 60 edizioni. Fuo- urbana chiesa della Madonna del Soc-
ri della porla di sopra, nel borgo, vi è la corso è il piccolo e bel convento de'frati
graziosa chiesa con convento annesso, già cappuccini, biblioteca contiene mol-
la cui

abitato fino al principio del corrente se- te opere medicina d' antichi autori
di :

colo da'frati carmelitani della congrega- oltre varie pitture che sono nel medesi-
zione di Mantova ,
poi da essi abbando- mo, si conserva la pesante Croce di quer
nato nella soppressione degli ordini re- eia, che portava sugli omeri il ven. Ni-

ligiosi; del tempio essendo benemerito, cola Motinari quando si recava a dare te
per averlo restauralo e abbellito quasi ss. missioni. La chiesa è intitolata a s. An
da'fondamenti, e dolalo l'altare maggio- toniodi Padova, e fu fabbricata dalla pie-
re, il virtuoso nobile velraliese capitano tà del cav. Francesco Pagliaroni vetrai-
Alessandro Brusciolti, morto nel 1621, e lese neh 586, ivi sepolto con lungo epi-

ivi sepolto con epitaffio prodotto da Se- taffio, pe'lodati religiosi, indi consagrata
rafini e Marocco. Kel convento vi è il gin- a' i4 gennaio 1 588. Fuori della porta peP
nasiocomunalepel pubblico insegnamen- andare a Viterbo trovasi rantichissimo
to. Il vescovo cardinal Severoli, zelando e vasto tempio di gusto gotico, sebbene
ilbene de'vetrallesi suoi diocesani, volle notabilmente riformato nell* architettu-
che nel soppresso convento sorgesse il gin- ra, intitolato a s. Francesco d'Asisi, e già

nasio ch'egli denominò: Pio Tslilnto di antica parrocchia e collegiata di s. Ma


Puhhliche Scuole ; ma prevenuto dalla ria,mentre parlando dell'odierna, dissi
morte non potè ilbeneraerilo pastore re- come Giovanni de Vico neli4o4 otlen
care in atto ì suoi santi disegni, e li rac- ne da Innocenzo VII il trasferimento del
comandò al Papa Leone XII. Laonde la cura e della collegiata in s. Andrea,

forse fu ili." istituito nello Slato Ponti- per consegnare la chiesa a' minori con^
ficio dal medesimo Leone XII nel 1827, ventuali. 11 Serafini, che molto ne ragio
dopo la bolla Qitod divina Sapieiilia. La na, narra che dispiacente il capilolo d'a
città deve a quel gran Papa e al suo ve- verlo lasciato , fece di lutto per ricupe-

scovo cardinal Severoli l'educazione scien- rarlo. Ma i frati ricorsero a Martino V,


tifica e letteraria della gioventù, con ac- il quale col breve Dudiun quidnu, de*
si

cogliere le preghiere del popolo e del 26 aprile i43o, presso il Serafini, ne con
magistrato, applicando il generoso lasci- fermò loro il possesso. Il suo sotterra'
todel benemerito velraliese Porfirio Fan- neo, crede il patrio storico poter gareg-
lozzioi, il quale lasciò lulla la sua soslan- giare colle più antiche chiese di Uoma
VIT VIT i3i

Vi sono 4 colonne di marmo mischio as- gini dt Santi per tulli {giorni dell' anno^
sai vaghe, fra le quali elevasi l'altare mag- da Antonio e f.nigi Banzo, Roma 846, 1

giore coinè nelle basilicbe. Altre colon- 2." edizione. Noterò che essi sono gl'inci-
ne sono di nefro, ed ha pure degli orna- sori e gli editori. Il dotto compilatore del
ti.La chiesa superiore è divisa in 3 navi bel compendio delle Vile de'Santi, è l'e-

da grosse colonne di nefro, e l'antico pa- semplare sacerdote, già encomiato, d.Gio.
vimento era di pietre diverse a musaico. Battista Fratejacci di Vetralla, che per
A'tempi del Serafini avea 1 3 ailari, il mag- virtuosa modestia ascose l'onorevole suo
giore essendo stato consagrato da Fran- nome, e mi gode l'animojcon sensi d'am-
cesco M.* Visconti vescovo di Viterbo e mirazione, per la storia, svelarlo nella sua
Toscanella a'5 settembre 1 474* '" onore illustre patria. Ma si ritorni alla chiesa.
della B. Vergine e di s. Francesco d'Asi- In quella circostanza del restauro, il p.
sì. Il p. m. Bonaventura Onofri neli6i3 ra. Bonaventura rimosse il monumento
restaurò la chiesa e ne fece dipingere il sepolcrale del valoroso guerriero Brio-
corpo, nella quale occasione nell'antico dicono naturale) del pre-
bris figlio (altri
altare maggiore si trovarono molle ss. fetlo Giovanni de Vico, di casa Cesarea
Reliquie, le quali furono collocale in al- e Oisina come lo mostrano gli stemmi
tro altare. Ivi erano state riposte da* ve- scolpiti, secondo il Marocco. Ma leggo ne-
scovi di Toscanella Giselberto del io8o, gli storici invece, che gli Orsini erano
ovvero da Giselberto del i i6i come ri- nemici acerrimi de' de Vico. Di tale il-

porta il Turriozzi, e da Pietro deli 126, lustre famiglia ragionerò tra quelle di
nel consagrarlo. Ed è perciò che ad au- Viterbo, a suo luogo. Il Coretini dichia-
tenticarle il capitolo della cattedrale di ra Briobbi giovane di segnalato valo-
Toscanella inviò un canonico, il quale re gran nome, morto nel i353, e
e di
colle carie del proprio archivio ne con- Giovanni II di Vico. Stava fra
figlio di
statò l'identità, anzi mostrò un documen»- due colonne, ed era coperto da un padi-
to da cui si trae, che nel detto aitar mag- glione marmoreo sostenuto da altre 4
giore si conservavano le reliquie de' ss. colonne antiche pur di marmo, le quali
Ippolito, Sinforosa, Bartolomeo e altri, furono poste a ornamento dell'altare
fin dal pontificato di Clemente III del maggiore, servendo marmi del padiglio-
i

1 187. TuJlavolla ne fu commesso il pro- ne ad altre decorazioni del tempio. Quin-


cesso da Paolo V al Vicegerente di Ro- di fece collocare il monumento in faccia
ma mg.' Fedele (in quell' articolo lo dis- alla porta. E' magnifico, di marmo bian-
si Ciiesar Fidelìs vescovo di Salona), il co, rappresentante Briobris giacente sul-
quale nel 161 3 le dichiarò vere con let- l'urna col suo stemma esprimente un'a-
tere al vescovo di Viterbo e Toscanella quila imperiale. Sotto è scritto l'artefice:
cardmal Muti. Il Serafini le nomina tut- Magisier Paulus Gualdo Calanco me
te ed io mi contenterò riferire la sola
, fccit. Segue l'epitaffio in versi latini, ce-
prima, cioè parte del corpo di s. Ippolito lebrante Briobris morto di 33 anni, e la
martire, cavaliere romano e protettore grandezza di sua stirpe. Si legge nel Se-
principale di Vetralla, il cranio del qua- rafini con altre iscrizioni sepolcrali, cioè
le con altre ss. Reliquie si porta in pro- de' nobilissimi Pandolfi, di Nardini ca\r.
cessione a' I 3 agosto, giorno di sua festa del Giglio, e di Eugenia moglie di Fran-
popolare, per tutta la città, e nel quale cesco Zelli patrizio di Vetralla. Nel fine
nel 291 riportò la corona del martirio, della chiesa è la cappella di s, Gio. Bat-
dopo quello dell'arcidiacono s. Lorenzo, tista, eretta nel 1 348 con altare privile-
come si legge nel Compendio di vile pre- giato, e l'indulgenze delle Sette Chiese di
se da \>ari autori con le relative irnma- Roma e di s. Maria della Porziuncola
,.

i32 V 1 T V I T
d'Asisi. Sopra gli archi della navata in rilieo della provincia di noma. A 3 mi-
mezzo muri sono abbelliti di pitture rap-
i glia dalla città, quasi nel centro del Mon<
presentanti la nascita, la «ila e la morte te Fogliano, è il ritiro e santuario de're-

di s. Francesco; al di sotto delle quali ligiosi Passìonisti, il primo fondato dal]


figurano ancora, secondo l'uso del tem- b. Paolo della Croce, istitutore della con-
po, gli stemmi gentilizi dell'anliclie fami- gregazione, dopo la casa del noviziato in
glie vetrallesi Brusciotti, Zelli, Cianfana, Monte Argentaro. In esso ha In sua resi-
Fratejacci, Seranloni, Pandolfi ed altre, denza il p. preposito provinciale co'suoi
molte delle quali or son del tutto estinte consultori, e una numerosa famiglia, Gli
Nel convento fiorirono illustri e beneme- alunni religiosi vi coltivano gli studi mag-

riti religiosi, anche vetrallesi, come pp. i giori della filosofia e teologia, giovandosi
Bonaventura Oocfri, Giulio Chiodi, Eu- dell'aria di quel propizio soggiorno, e del-wi
genio Ventura e Francesco. Sotto il pro- la vasta e scelta libreria che vi si ammi-<l|
vincialato deli," i'i i seltembreiSgy vi ra. Alla chiesa, tutta di elegante forma,
si tenne il capitolo provinciale con 3oo anche non ha guari restaurala e ornata,
frali, a'quali il comune donò 200 scudi, è attigua la venerabile cappelletta ,
già
favorendo pure due altri simili in esso ce- stanza abitata dal b. Paolo fondatore, e
lebrati, e nel 1645 si adunò la congrega- dal p. Gio. Battista suo fratello e cod-^
zione provinciale. Diminuite le rendile fondatore della congregazione , a si™
cui
del convento e perciò ridotto a pochi re- onorano i vetrallesi di ilare il nome di
ligiosi, Pio VII col breve Exponi Nobis concittadini. Vi si venerano molle sagre
de'20 settembre i8o3, Bull. Rovi, cont., spoglie ed utensili domestici del beato
t.i2, p. 65, lo soppresse e incorporò co' fondatore , non che le ceneri del lodato
beni al collegio di s. Antonio di Roma, suo fratello confuse nel sepolcro comune^
delle missioni di Moldavia degli slessi de'religiosi. Nell'altare maggiore, il qua«
minori conventuali, con l'obbligo d'aver dro si stima dal Palmieri della scuola de|
cura del servizio divino nella chiesa e l'a- Perugino. Il dotto loscanellese Secondia-
dempimento degli obblighi delle pie la- no Campanari neh 854 pubblicò nel t.
scile. Pochi anni dopo il governo france- 21, p. 3i ùtWJlhiini di Roma, le noli'
se, soppressi tutti i religiosi, vendette il zie della chiesa, che fino circa ali35o ap-

locale del convento ed i migliori suoi be- partenne a' vescovi di Toscanella, de'qua-j
ni, onde Pio VII avendo deputato a visi- li pure fu il monte dal lato occidentale,/
tatore apostolico del collegio il cardinal ch'è il piti alto de'Cimini, prima che al-l
Giuseppe Albani, questi 8 1 5 emanò nel 1 la cattedra Toscaniese fosse aggiunta l'aN]
alcune provvidenze sulla custodia e cura tra di Viterbo; narrando ancora che l'im*
della chiesa, ed ottenne dall'amministra- magine bizantina di Nostra Signora di-
zione de'beni ecclesiastici annua rendita pinta da s. Luca, in essa venerata, nel 1 480
di compenso, pel mantenimento di due dal tempio di s. Sofia di Costantinopoli
religiosi, uno sacerdote, l'altro laico. Di- fu portata a Roma e donata da alcuni
venuto visitatore apostolico il cardinal greci al patrizio romano e loscanellese
Agostino Rivarola, affidò 1' amministra- Clemente Toscanella, il quale la donò al-
zione e cura della chiesa al procuratore la Chiesa di s. Agostino [F.) degli ago-

generale delle missioni de'minori conven- stiniani di Roma ,


per essere famigliare
tuali, il approvando Gregorio XVI
tutto (non che intrinseco del generale degli a-
col breve ExponendumNobisyà&''2,i set- gostiniani p. m. Ambrogio di Cori) del
tembre 1834, Bull, cit., t. 19, p. 664- protettore dell'ordine cardinale d'Estou*
Scrisse le notizie del convento di s. Fran- feville , che la fece ristorare e abbellir»»;
Cesco il p. Theuli, mW
Apparato Mino- E ritiene nientemeuo e recisamente, che

I
V I T VIT i33

la ss, Iiuiuagine non più esista in s. Ago- e a lei indirizzava tutto il giorno canzo-
stino , benché in essa la riconoscesse il ni e iodi. Ebbe concetto di santo religio-
concittadino Turriozzi, nella Serie ine- so, e fu consultato ne' dubbi da eminen-
dita mss. de' Fescovi di Toscanella, ma ti personaggi, recatisi appositamente iu
nella chiesa de* passionisli , onde invita (|ueslo ritiro. Ignorante della scienza u-

le Guide di Roma a faine correzione ! (liana, fu sapientissimo di quella del Van-


Sarà probabilmente una copia , poiché gelo. L'altro servo di Dio fu il p. Lorenzo
oltre (j'ifìnto descrive il Piazza nella Ge- M:uia di s. Francesco Saverio (della ro-
rarchia Cardinalizia, a p. 632, riferen- mana famiglia Salvi, e fratello del va-
do pure il donativo del Toscanella, e co- lente architetto, di cui anco nel voi.

me s. Luca la portasse sempre seco qual LKXXIX, p. 2 18, ambo assai stimati, io

prototipo dell'altre, e con essa volle es- uno alla famiglia, dal PonteQce Grego-
sere sepolto; tuttora in gran venerazione rio X. VI), decesso da pochi anni^ di cui mi
la ss. Irntnagine trovasi ideutifìcamenle è di consolazione religiosa averne godu-
nel sontuoso altare maggiore della chie- to la benevolenza, e soavemente convis-
sa di s. Agostino, come anche prova in- suto con 23 giorni nel ritiro di Mon-
lui

contrastabilmenteil recente eruditissimo te Cave, donandomi la sua preziosa ope-

e critico libro, che ne offre l' immagine: ra: L' Anima innamorata di Gesìi Bam-

Cenni istorici intorno alla sacratissi/na bino da cui riceve (quotidiane spirituali
Immagine Maria ss. sotto il titolo
di iitruziouii ed al quale si rivolge ogni
Firgo Firginwn et Maler Omnium, che giorno in santi colloqui ce. Seconda e-

si venera ad allo nelV altare massimo dizione riveduta e corretta dall' autore
della ven. chiesa parrocchiale di s. A- e corredala di graziosi rami, Uoma
goftino in Roma. Estratti da vari ri- 1837. E' mirabile ancora per aver sapu-
spettabili autori dal p. m. Angelo A. to trovare in ogni giorno dell'anno un
Lomha rdi parroco in detta chiesa ed as- esempio analogo al suo pio proponimen-
sistente generale agostiniano, Napoli pe' to. Questa chiesa dedicata a s. Michele
tipi di Saverio Giordano iS'Tq. Se po- Arcangelo (non lungi dall'altra dell'ere
tesse leggerlo il Campanari, tanto da me modi s. Girolamo, formata nello scoglio
ammirato nella sua patria Toscanella a forza di scalpello j e di cui pure parla
(f^.) , certo sopprimendo la Correzione il Serafini) é l'antica oggi ampliata; e dal
da farsi alle Guide di Roma, corregge- I 368 io poi, ogni anno \'S maggio, festa
rebbe la sua troppo franca asserzione, ba- titolare, accoglie la magistratura comu-
sata con fallace interpretazione sopra una nule di Vetralla, e il clero, i quali inter-
iscrizione che produce , dichiarante sol- vengono alla solenne messa; dopo la qua-
tanto il donativo del Toscanella alla chie- le i detti rappresentanti comunali, in per-
sa di s. Agostino di Roma. Non debbono sona di tutti i vetrai lesi ,rinnovano gli
lasciarsi senza menzione nella chiesa di s. atti un te-
possessore della Selva, stimata
Angelo due sepolcri che ricordano no-
i i soro, per aggiungere nuove ragioni al do*
mi di due religiosi della benemerita con- minio immemorabile che ne posseggono.
gregazione, morti in onore di grande vir- Del selvoso monte, del romitaggio e del-
tù, cioè fratel Ubaldo Michetti di Palla- la chiesa de' passionisti, scrisse pure il cav.

no venerdì -ìS novembre i836, dopo a- Belli, Diporti e riposi villereccij p. 69.
ver vissuto semplice e umile con assidua In Vetralla, nella chiesa di s. Giuseppe,
orazione, iieirufììcio d'eccellente ortola- vi è una tela che vuoisi del b. Angelico

no, Del 79.° anno di sua età. Amantis- da Fiesole del i48o. Il Serafini riporta
simo e innamorato della B. Vergine, fa- il novero delle chiese esistenti al suo tem-

mi liaimeote la chiamava Madre mia. py io Vetralla e suo territorio. Nella cit-


i34 VIT V I T
tà. La Egidio abbate era sta-
chiesa di s. ornamenti di tufo a fogliami, il di cui co<

ta parrocchiale, quindi fu data alla con- perto o cupola, da ultimo rovinata, era!
fraternita della Misericordia, aggregala pure di tufi egregiamente commessi sen<|
a quella di Roma, e perciò ricca di molte za calce, con un forame di prospetto alla
indulgenze: nelle stanze contigue alla porta che introduceva ad un sotterraneo,
chiesa recaronsi ad abitarvi alcune mo- ora ripieno di frantumi. Arguì il Maroc-
nache Clarisse, venute dalla vicina Viler- co che fosse dedicato a s. Nicola di Bari,
l>o con animo di fondarvi un monastero; colla fallace congettura d'un campanello
ma disanimate dall' angustia del sito, e scolpito, ch'è piuttosto attributo di s, An*
dall'insufficienza delle rendite, desistette- tonio, o meglio perchè l'oliveto porta il

ro dall'opera incominciata, e si restitui- nome di s. Nicola. Di più offie varie iscri-

rono all'antica loro dimora. Altra chiesa zioni antiche trovale alle Capanaccie, e
parrocchiale era quella de' ss. Pietro e altrove, da Capranica per andare a Ve-al
Paolo, indi concessa alla confraternita del traila, nel quale luogo egli crede esistesse"'
Gonfalone aggregata alla romana , esi- il Forum Cassii , di cui più avanti. Il

stendo col tempio. Egualmente la chiesa Palmieri senza distinzione nota le prin-
di s. Maria delle Grazie, priorato del par- cipali famiglie antiche emoJerne,cheog<
roco rurale, si ufficia tuttora, dalla con- gi sono più facoltose, essere quelle de*fl
le

fraternita di s. Giuseppe aggregata a quel- Pieri, Pacchi,Battigalli, Tirasacchi, Fran-™

la di Roma, con ss. Immagine miracolo- ciosoni, Bubalari, Pompa, Cima, Bian-
sa. Fuori della città. Le chiese di s. Ma- coni, Anseriui, Taddeucci, Zelli. Garosi^.
ria della Pietà, della compagnia de'tes- Blasi, Paolucci ; e nel contado MorettMl
sitori; Maria del Ponte, dell'arte sua-
s. Luzi e Pasquini. In alcune fiorirono uo*
ria; s. Antonio Abbate, della compagnia mini illustri, così in altre non piùesistea-
de'mulattieri, aggregata a quella di s. An- ti, e già rammentati. "^tW Album di lìo
tonio di Roma; nel Campo Giordano de' ma, t. 12, p. 233, il prof. D. Vaccoliu
Brusciotti, la chiesa della Natività di N.S. celebrò la dotti'ina e l'opere del P. ci, RaJ
Quindi parla d'altre i4 chiese dirupate faeleZelli-Iacobuzzi priore cassinese.tioi
o abbandonate del territorio, e di 3 al- ignobile tra'flloBofl che fiorirono nella sui

tre già dentro Velralla, cioè di s. Croce, età. E nel medesimo Album, 1. 1 3, p. 24^
di s. Bartolomeo entro la rocca e altra è il ritratto con il bellissimo Elogio hio
nel suo giardino. Eravi il monte di pie- grafico di Francesco Pieri, di G. D. F
tà, ora frumentario. L'ospedale ha la chie- (cioè il sullodato d. Gio. Battista Fratejao
sa in cura della compagnia della Miseri- ci). Illustre per mollo sapere, pietà e al<

cordia. Vi è uà piccolo teatro. Non man- tre virtù j rapito come il precedente il

ca di vestigia di edilizi antichi, come del- florida età alle giuste speranze de'parentì
la sua fortezza sul poggio del Castello, la e della patria, poiché i vetrallesi furon(
quale era circondata da profonda e lar- sempre caldissimi d'amor patrio, ed ana
ga altura, e colle sue mura castellane si miralori degli uomini forniti di singolari
dilatava da un fosso all'altro, ond'era for- ingegno e scienza. Arcangelo fu vescovi
tissima a' suoi tempi. Anche nel territo- di Sulri. Gio. Battista Benzoli vescovi
rio vi sono molte antichità e rovine di d'Amelia. Mario Montani fu vescovo d
fabbriche che sembrano castelli, come a Nocera : molto si adoperò perchè la vii

Valle Salsetla dentro la selva di Monte Cassia passasse per Vetralla , come il

Fogliano. Intorno a Vetralla continua- antico, ma conoscendosi da' vetrallel


mente i villici trovano monete ealtre an- che avrebbe danneggiato Viterbo, sicca
ticaglie. Pochi passi lungi dalla città s-'am- me affezionati a quella città si quietarci
mna uo tempietto rotondo con esterni uo. Martino Tondi commissario della cas
V T I VIT i35
mera in Ferrara, de'confini in lerapo di lo un fuoco d'artifìcio. Tanto riporta il

guerra e di pesle, massime nelle guerre n. 287 del Giornale di Roma. Neh 634
(il Perugia e di Castro. Gregorio Zelli il comune stabili il mercato libero del

monaco cassinese, poi vescovo d'Ascoli nel martedì. La fiera si tiene a' 17 gennaio,
Piceno, illastre per pietà e rare doti d'a- a'i3 giugno, a' i3 agosto, e di 8 giorni
nimo e di cuore: egli era fratello dell'en- cominciando dalla domenica in Albin.
comialo d. Rallaele. Altro loro degno fra- Computò il Serafini l'estensione del ter-
tello e correligioso fu d. Gio. Francesco ritorio a miglia 35 circa, pieno di selve,
Zelli abbate di s. Paolo di Roma, facol- pianure, monti, colli, e ferace d'ogni pro-
lizzato da Gregorio XVI a benedire l'al- duzione. Dall'annose foreste si trae legna-
tare massimo di quel risorto splendido me da carbone, da ardere, da doghe e da
Tempio, come notai nel vol.XlI,p.225,e costruzione, e sono ricche di cacciagione.
di cui fu non poco benemeritocot suo inge- Rende molto olio di buona qualità, ca-
gno.Di Davide Carboni si ha, Il Geometra nape e lini per essere abbondantissimo
perito, impresso in Roma nei iSio. Oel< d'acque, ed il lino vetrallese gareggia col
r illustre famiglia Brusciotti, ora estinta, padovano, né invidia a quello di qualsia-
ne fu ultima discendente la dama che fu si allro paese. Inoltre produce mollo vi-
moglie al conte Gaspare Carpegna, ricor- no, frutti, patate, legumi, e copiose gra-
data in alcune opare con elogio come , naglie ed erbaggi di buon sapore, oltre
nella seguente di altro illustre vetrallese. le piante medicinali, che ancora deside-
Fr. Hyacintho Briisciotlo a Fetral' rano la presenza e l'osservazione d'un bo-
la, concionatore cappuccino missioniim tanico studioso e buoni funghi d' ogni

,

praefecto: Doctrina Christiana adpro- specie. Antichissima è l'origine dell'e-


feclunt Missionuni totius Regni Congiin trusca Vetralla. Serafini, che ciò asse-
Il

qualuor lingicas per correlativas cola» risce^ seguace del famoso Anuio, dice an-
vinas distìncta, Romae i fa5o. Il popolo é cor pili pregiarsi aver per impresa la vi-
urbano e gentile, e si esercita in varie ar- te, pianta secondo gli egizi significato di

ti e mestieri: vi è la rinomata concia di fatica per la coltivazione che esige, e per


pelli del vetrallese Giacomo Mattias, di ricordare il suo fondatore Noè, detto al-
più essendovi un opifìcio di coobazione trimenti Giano, a cui si attribuisce la pian-
per l'alcool con 1' Aspliodelus bulbosus, tagione della vigna. Di lui molto parla,
cioè porazzo. La 853 re-
Statistica del 1 de'suoi agnomi, di sua i
."
e 2." venuta in
gistra 679 case, 1 1 12 famiglie, SiyS abi- Italia, in cui ebbe a principal sede la To-
tantijde'quali degenti in campagna 2202, scana, da lui riempita d'abitatori, così la
ossia nel territorio, e 7 militari. Gli abi- regione Saleombrona, che trovò abitabi-
tanti degli altri comuni soggetti al suo le precipuamente sotto il monte Cimino
governo sono 3i83, in tutto il governo e nel territorio di Vetralla, e v'impiega
8356. Per morie del protettore cardinal 10 capitoli per provarlo, l'ultimo svol-
Raffaele Fornari, il Papa Pio IX dichia- gendolo sull'etimologia. Di questa egli di-
rò protettore di Vetralla nel 18 54 il car- ce. Per aver galli popoli della Scizia,
i

dinal Roberto Roberti, e a'26 no- la città venuti con Noè, per fabbricar l'Etruria
vembre festeggiò l'innalzamento del suo ch'è f^iterbo (sogni che a suo luogo con-
stemma sulla facciata del palazzo rauni» futerò), prima d'ogni altra nazione abi-
cipale j e nella chiesa collegiata fu con tato questa regione, ebbero il cognome
musica concertata detta la messa solenne di Fecchi. La parola Vetralla quindi
e cantato il Te Dcurn, coll'inlervento io altro non ispiegareche Veter Galla, c\oè
forma pubblica dell'autorità locali. Alla Vecchia Galla o vecchia abitazione de*
sera fu illumiaata la città, e fu iDceadia* galli, oude si disse Vetralla e Velerai^
i36 VIT V IT
la. Questo nome significare Fetus Aula tore Eurico VI dato in Argentina forse
o f'eterum Aula, equivalente a stanza nel I go, in cui si nomina Vetralla, e ne
I

vecchia de'galli, o stanza reale de' vecchi trae la conseguenza, essersi detta fin da
galli, quali primi abitatori del paese. princìpio dal popolo comunemente noa
InoUre sulla fede d'un Aunio, ritiene il Vetus Aula, né Veter Aula, ma Vete-
Serafini, che Vetralla era in piedi quan- re Alda, per essere allora la lingua ita»
do regnava la città Etruria,i suoi abitan- liana ne'suoi inizi. Da P'etere Aida, al
ti dicendosi Galli -Gianigeni-Saleotnbro- più compendioso Vetralla facile era il

ni. Il prof. Orioli nel ricordato 1. 134 del passaggio. Nel diploma è scritto Velerà
Giornale Arcadico, p. 264 e seg., ragio- lam. Proponendosi provare, che ili.° no
na d'alcune poco conosciute terre lungo me di questa terra succeduta a Forum
il tratto Viterbese della via Cassia, e del Cassii, era Vetus il pò
/^«Zrt!, osserva che
favoloso itinerario riferito dall' Ughelli^ polo idioma italiano'1
ne' principi! dell'

dafr. Gioacchino da Monte Fiascooe cap- vieppiù compendiando pronunziò For-


puccino, e da'BoUandislì, non senza im- cassi, come dice ancor oggi; e dovè di
portanza per I' indicazione de' luoghi. leggieri dire non Vetus Aula, ma Vete-
Quello parla di Vetralla col nome di f^e- re Aula, e poi fare di Vetus Aula quel
tus Aula, onde l' Orioli subodora una che avea fatto di Foro Cassii, e pronun-
penna di famiglia Ànoiana, il quale cosi ziare Veter Aula, e finalmente dimenti-*'
la nomina, sebbene non taccia che l'in- care anche l* u in Aula e dir Vetrala
terpretazione o etimologia è più antica di come si legge nel diploma d'Enrico VI^i
Annio,esibendone testimonianze del XIII finché di mutamento in mutamento saràfli
secolo uscente.Quindi congettura,chesul- venuta fuori la denominazione odierna.
la gran via Cassia, la quale era la via Il Palmieri riconoscendo l' antichissima

dell'armate, per temporanea residenza origine di Vetralla , il cui nome alcuni


dell'imperatore non eravi luogo più op- fanno derivare da Veter Aula, soggiunge
portuno del i^omm Cassii^e siccomeesso che tale si appella dalle voci caldee Beth-
non era troppo posizione strategica si , Arel, casa dell'incirconcisu. Poiché nota
sarà un po' mosso di luogo, e trasporta- che i fenicii si circoncidevano e colore ,

to a Vetralla pochissimo discosta; ossia che praticavano co' greci aveano dimes
Vetralla si sarà fondata con queli.° suo so tal costume. Quindi ad esso pare cer'
nome. Poi distrutta, in un col borgo di to, che Vetralla venisse a principio edi
s. Valentino, detto Forum Imperatoris, fìcata da'pelasgi, o greco fenicii. Dice i

da'viterbesi tra iliio e ili 187, il nome


i Calindri, l'origine di questa città etruscal
di Forum Imperatoris sarà perito con esser avvolta nell'oscurità de'secoli, e so
lei, e restata nondimeno la memoria del- lo si sa che questo fu il Foro Cassio, Id
l' imperiai residenza, si sarà cominciata dispersione del qualecreò il presente Ino
a dirla Vetus Aula o ^e^er^uZu da'più go. Della celebre via Cassia riparlai net
istruiti, e Vetralla dal volgo, che avrà voi. LXXVIII, p. 282: prese tal nome^
nella comune consuetudine abolito pre- secondo Nibby, dal censore Lucio Gas
sto l'altro nome. Gli ripugna l'etimolo- Longino Ravilla, quello stesso che nel
gia data dal Serafini di Feterum Aula, l'anno 626 di Roma, a questa condusse
in Veter Galla! Indi nel voi. i36 del l'acqua Tepula, col collega G. Servilio
Giornale Arcadico, p. 1 38, il prof. Orio- Cepione, ed una stazione era Foro Cas\
li, nel suo Florilegio Viterbese, di nuo- sii, ov'è s. Maria di Forcassi presso Ve<
vo volle riparlare di P'etus Aula o Ve- traila lungi un miglio. Conduceva da Ro
tere Aula, primitivo nome di Vetralla. ma a Firenze. 11 Serafini non convìen
Offre pertanto un diploma dell'impera* affatto, che Vetralla derivasse dal For
VIT VIT i37
di Cassio, poiché sostiene provenite da incolae decoratus fuisse Episcopali di-
Noè cognominalo Giano, e perciò a quel- gnitate. Quod si specletur antiqua Ve-
lo preesistente; bensì che fu detta da'la* trallae condi'JOt ea nobilissima est. Haec
tini Forum Cassila per averla i Cassii così enim Fiterbium 7 mil.
inler Sulriuni et
denominai a, onde si disse la cillà de Cas- passus exurgens in ipso Viae Cassiae
sii, forse da Spurio Cassio 3 volte conso- romanorum celebri itinere, inde nuncu-
le , ed in prova esibisce una sua meda- pato, quod a potentissima gente Cassia
glia, e soprastava al suo foro omonimo, silice substructum,etinde FetrallaFo'

ove non si amministrava la giustizia, nel rum deinceps Cassii dieta fuerit, viseha*
luogo cioè da'galli appellato Fossato Gal- tarde qua Cluverius in Antiq. Ital. » No-
lo, giacche ivi si faceva la fìera e il mer- stri saeculi plerique auctores docent
cato; mentre Spurio Cassio fermò la sua Forum oppidum, quod vulgo
Cassii esse
residenza governativa, e alzò il tribuna- vocatur Vetralla, quasi a Ialina appel-
le per amministrarla nella città. Insom- latione Veteri Aula, tanquam loci me-
ma distingue, WForurn Cassiiesieve pro- moriam referente. Aliud praeterea ar-
priamente io Vetralla , ed il luogo di s. gumentum producunt, quod lemplum isti
Maria di Forcassi, ove gli altri colloca- opoido contiguum etiani vulgo appella-
no il foro altro non essere stato che
, tur s. Maria Forcassi. Quodsane docu-
luogo subordinato al principale. La chie- nienturnhaud vane videri potest'^ Ej'uS' .

sa è dedicata alla ss. Annunziata, e nella dem sententiae sunt Leander Albertus,
sua festa a'25 marzo in memoria del fo- Volaterranus et Antoninus in suo Iti-
ro vi si teneva la fìera e si correvano pa- nerario. Cuni enim Romanam reni inge-
lli. Ne riporta le memorie antiche, dice nio, opibus, arniis servassent, et pluri-
esservi una miracolosa immagine della B. munì auxissent progeniti e Cassio ger-
Vergine,ed essere commenda diMalla;ora mine. Forum de ej'us nomine statuere
però soppressa, non trovandola io nel RuO' prisci romani, et hoc in ipsa via Cassia,
lo dell'ordine Gerosoliinitano.ì^seì luogo et loco ejusdeni praecipuo Vetralla, in
sono ruderi de'suoi edilizi, e vi si trova- cuj'us agro afossoribus plura eruta sunt
rono medaglie d'argento e di bronzo col- ex auro, argento, et aere nuniismataj
l'immagine di Spurio Cassio, non che al- quaepraeserunt imagines, et Cassioruni
tre anticaglie, marmi, colonne, sepolcri, numera, de quibus agii Aloysius Sera-
lucerne di creta, ed avanzi di bagni. Mol- phinus in opere a se edito, cuj'us titulus
to ragiona il Serafini della nobiltà e po- est: Vetralla antica cognominata il Foro
tenza della famiglia Cassia; e della con- di Cassio. i*'e/T<2/-/omLexicoGeographi-
federazione che Vetralla conservava co' co, in verbo Forum Cassii, quod Vetral-
popoli Falisci, con Vesenlo, co' Veieuli, latn fuisse consentii,urbem etiam dicit
con Bagnorea e con Pitigliano. Dalle te- quondam Episcopalem. Mos enim , et
stimonianze riportate di sopra, apparisce inslitutum romanorum, ut observat Si-
che Vetralla apparteneva alla diocesi di gonius,erat Forum praecìpuis tantum in
Toscanella, prima che a questa fosse uni- locis ponerej et lune est, quod forum a
ta quella di Viterbo, e l'afferma il Tur- scriploribus saepissìme usurpatur prò
alcuno che
riozzi. Scrisse Forum Cassii aliqua Civitate, velloco insigni, velquia
città ragguardevole ebbe sede vesco- dicundum
la j'us ibi erat, vel celebres Nun-
vile, e la cattedrale in Maria di For-
s. dinae agebantur, vel sane quia Nundi-
cassi. Ma rUghelli, o meglio il suo anno- nae, et negotiorum domicilia erant, ibi
tatore e continuatore Coleti dell' Italia jus dicebatur, Facuum igitur fuisse di-
sacra, l.io.p. 184, dichiarò: Conttndnnt gnitate Episcopali non existimant hoc
cgregii FcUaUrnsis Castri, sai Terrae Forum Cassii, quando et alia huic con-
i3t; VI T V I T
termina loca proprio poticbantiir sacro- uio IH dimorare iu Ve
erasi portalo a

rum Principe. JVos lumen rem cluhiam traila, che avea allora ben munita e for<
haud certain facimus, cum nullus iuso- te rocca, costretto a lasciar Roma per la

net noslris sludiis ex anliqnitalis ma- simulata riconciliazione de'romani, che lo

ìiimienlis Episcopus, quìForiCassii nun- perseguitavano, agitati dall'eresiarca Ar-


cnpctur. Felrallensis vero populus ad- naldo da Brescia. Ed accomodate in Ve-
Jiiic spectahilin est, territorio ampio gau' tralla le sue cose, Eugenio III passò a
del, ari'oriimfertililale, omnique opti- Pisasua patria, equindi in Francia. L'O-
lentia^ et ad culturamtem-
vitae elernae rioli rileva, che l'epistola d'Eugenio III

plis, religiosis ulriusqne sexus domibiis^ è pili recente pur sempre della distruzio-
piisque aedibtis tam prò se, quani prò ne del discorso Forum Imperatoris. Co-
exleris salis dives est. Haec de Fé trai- si la pergamena deli i^G, presso il Mu-
la verbalim descripsimus ex Abbatis ratori, A'itiq. med.aevi, che ha: Certuni
Lucenlii Ilaliae sacrae illuslratae et esime Girardum coniileni de detraila j
auclae 1. 1 in rilcrbiensium, utsìquidem e l'altra deli 147: Signa manuum Sene-
de huj'us nobilis oppidi antiquato , ut balli Ruberli filii, et vicecoinids Pelral-
fertur, Episcopatu nulla uspiam appa- lue. Dunque a quell'epoca Vetralla avea
reant vestigia, kic saltein comniemoren- il suo conte e visconte, signore o gover-
tiir, quaeadillum suadtndum incnlcanl natore. Si apprende dal Bussi, che fra le

Vetrallcnses.^Ma ci dice il SeraUoi del- donazioni fatte a Viterbo da Pietro de


la storia urbana dell'epoca roinana, del- Vico, dal conte Guitto e da' conti Lom-
rinlroduzione del cristianesimo, e de'pri- bardi di Caslellardo, vi fu pure Vetralla;
nii secoli del medio evo, per essere peri- donazioni confermate dall'i mperatoreFe-
te le memorie nelle frequenti guerre che derico I nel 1 if^^iiyì^nàosi^edi occupati
IravagliarouoYetralla. La I
." notizia l'ap- gli stati della s. Sede, a cui certamente
presi e già accennai, dall'Orioli, cioè che già apparteneva Vetralla. Riferisce Calio-

Vetralla fu distrutta in un col borgo di dri, che nel i i85 vi fu guerra tra'romani
s. Valentino, da'viterbesi tra ili i io e il e viterbesi, che distrussero Vetralla. Me-
I iS". Osserva il Serafini , che non è a glio lo narra il Bussi. Nel 1 187 i viter-

dubitarsi che questo luogo sia stata resi- besi furono costretti a prendere 1' armi
denza de'Papi, quali soggiornarono nel-
i contro romani, a'(|uali si unirono i po-
i

la provincia, sì per la vicinanza di Ro- teoli signori Tancredo e Girardo de'G iut-

tila e di Viterbo, donde venivano a ri- to, che da'viterbesi vinti nella valle di Ca-
crearsi nell'aere di Vetralla, già saluber- stiglione, e dopo pacificati nel 1 188 tor-

rima avanti il taglio della selva di mon- nali ad azzulfarsi, nuovamente viterbe- i

te Panese,che rompeva tulli venti ma- i si disfecero i romani. Provò nell'a nno stes-
rini; ed anco per accertarne gli scrittori, so il furore de'viterbesi il popolo della ter-

fra'quali il Baronio negli Annali Eccle- ra di Vetralla, giacché essendosi questo


siastici, da cui si trae come Eugenio HI ad essi ribellato, li pose in necessità di
del 1 145> bramoso d'estirpare nemici i assediar Vetralla, la quale essendo stata
del nome di Cristo, stanziasse in Vetral- da loro espugnata, per gran "parte la di-

la, eda dove scriveva lettere per la spe- strussero. E siccome Giuzzo e Borgogno-
dizione di Terra Santa, esortando e invi- ne, ricchi e potenti vetrallesi, volevano
tando ciascuno all' impresa', con lettere accingersi a riedificarne il castello o for-
mandate da lui al redi Francia Luigi VII tezza, i viterbesi portando di nuovo l'ar-
il Giovinii, ed agli altri principi france- mi contro di essi, per allora glielo impe-
si : Dal. J etrallae, knlendis deccmbris dirono; avendola poi alla fine totalmente
1 145, anno 1.° eius Pontificalus.EiUgQ- dislruUa ucIiiSq, teimiuò la guerra co'
VIT VI T 139
vetrallesi. Cos'i Velialla per la 2." volta faticava d'espugnarla, per la valorosa di-

fu devastala ila'vileibesi. Nana il Seiii- fesa de'votrallesi, si pose a saccheggiare


Cni, la famigliade Vico liianneggiaodo la campagna, bruciando quanto incon-
la provincia del PatriiuoDio , Pietro de trava, per così costringere la rocca alla
Vico prefetto di Roma esseudoseue im- resa.Scorgendo finalmente che le sue cru-
padiouito, e pare insieme a Vetralla, nel deltà aveano prodotto maggior fermezza
iigS ne fu caccialo da Papa Celestino nella disperata difesa de'vetrallesi, questi

III. Più tardi Vetralla nuovamente sog- non curando le rovine recate al loro ter-
giacque a'de Vico, poiché Manfredo pre- ritorio, stabilì l'Orsini di dare un gene-
fetto de Vico neliSog con sua gente di rale assalto alla rocca , valendosi delle
Vetralla, Tolfa, Vico, Viterbo e Corne- macchine guerresche, e particolarmente
to, andò in Maremma nello' stato llde- dell'asinella, che tosto i vetrallesi brucia-

brandino, e depredò gran numero di pe- rono , ributtando l' esercito assalitore.
core. A Manfredo successe Giovaiuù Laonde l'Orsini ragguagliò Cola di Rien-
prefetto de Vico, a cui più tardi mosse zo, di non aver potuto in due mesi e eoa

guerra il famoso agitatore Cola di Piien- tutti gli sforzi impadronirsi della rocca
zo tribuno di Roma (^.).* e dichiarato di Vetralla. Alteratosi Cola, fece inten-
ch'egli fu «icario dell'imperatore in Vi- dere al de Vico, che se non veniva alla
terbo nel I 342, divenne così potente che sua ubbidienza, avrebbe fattodare il gua-
si fece alFatto tiranno de' luoghi del Pa- sto alla campagna di Viterbo, e mai più
trimonio fra'quali Vetralla, che la fece l'avrebbe perdonato. Scosso Giovanni de
sua libera, donando col suo figlio Già- Vico da'pericoli che sovrastavano al suo
corno molti stabili del suo territorio, al stato, inviò al di Rienzo suoi ambascia- i

beo affetto vetrallese Giovanni Piroto. tori, sottomettendosi e invocando perdo-

Divenuto Cola di Rienzo senatore di Ro- no. In tal guisa la rocca di Vetralla restò
ma, o mentre ancora era tribuno (poiché illesa, ma ritirandosi l'esercito assalitore,
le date del Serafini sono errate), esigen- finì di depredare Vetralla e il terrrtorio.
do da tutti sommissione, siccome gliela Nella difesa della rocca sperimentò Gio-
negava il solo Giovanni de Vico prefetto vanni la fedeltà e la prodezza de' vetral-
di Roma, vicario di Viterbo e della pro- lesi. A chiarire la vera epoca dell'avve-
vincia del Patrimonio, sdegnatosi Cola, nimento, e alcune particolarità, mi gio-
mosse contro di con 5goo fanti e 1000
lui verò della Fila di Cola di Rienzo Ulti'
ca»aHi,esercilo formalo colle genti di Cor- strafa da Zefirino Re, e pare il i347»
neto (comandate da Manfredo lor signo- Ricusandosi Giovanni de Vico, che nel-
re), Perugia, Todi e altri luoghi convicini l'assenza de'Papi residenti in Avignone^
(come di Narni e de'baroni romani), al da governatore erasi fatto tiranno di Vi-
quale prepose per capitan generale Cola terbo, di rendere ubbidienza a Roma, il

Orsini guerriero di molto ardire. Uscì l'e- tribuno Cola di Rienzo lo depose dalla
sercito in campagna nel mese di giugno, prefettura, e l'accusò a Clemente VI a'7
e soggiogati molti castelli del prefetto, luglio 1347 ^' fiatricidio e altri delitti.
colla rocca di Rispampaoi, di cui nel voi. Indi determinata la guerra contro di lui,
LXXVliF, 270, giunse vittorioso a Ve-
p. il tribuno fece capitano dell'esercito Co-
tralla, che combattuta più volte da'oemi- la Orsini signore di Castel s. Angelo, e
ci con ripetuti assalti, fu in poter loro la- per consigliere gli die' Giordano Orsini,
sciata liberamente da' vetrallesi,
quali si i L'esercito pose il campo a Vetralla, e ri-
ritirarono nella rocca. Questa non tardò mase air assedio della rocca 60 giorni,
l'Orsini d'assalire, ripetutamente con tut- scorrendo pianura fino a Viterbo, ar-
la
te le forze, e vedendo che invano si af- dendo e derubando con gran paura de'
i4o VIT V I T
vilerbesi. Velralla si rese per buoaa vo- ne aveano riconosciuta la sovranità, de-
lontà degli abitanti, ma non la forte roc- vastandoli colle sue truppe. Verso il fìue
ca. Volendola i romani prendere per ar- del settembre ijyg sottomise Vetralla,
te di guerra fecero trabocchi e raanga- e la donò Guglielmo uno de'sucy ca-
a
uelie, macchine per gettar pietre, fuoco pitani, il quale dopo averla barbaramen-
e zolfo; ed uu'asinella di legno, ordigno te saccheggiata, la vendè al popolo di Ro-

formato da grossa trave per batter mu- ma; a cui però Francesco in breve tem-
li e gettarea terra porte, e così detta dal- po a forza la ritolse. L'Orioli, col Bussi,
la testa ch'era nell'estremità d'un'asina; chiama 3.' devastazione di Velralla, l'oc-
ma condotta alla porta della rocca, nel- cupazione di Francesco; e 4-' Tuella del
la notte fu arsa dagli assediati, con get- 1432, di cui vado a parlare. Il Bussi poi
tarvi sopra una mistura di zolfo, pece,o- narra, che nel i388 i consoli di Viterbo
lio, trementina, legna e altre cose. Con- investirono di Vetralla la famiglia de Vi-
sumato e guasto da'romani ogni campo co. Ed eccoci all'epoca in cui i vetrallesi,
(Ino a Viterbo, a mezzo estate di luglio^ bramosi di vivere sotto l'immediata ub-
fervendo il caldo, il tribuno si. recò all'è- bidienza della s. Sede, ad essa si diedero,
sercito per mostrare tutta la sua poten- col seguente racconto del Serafini. Pe-
za, con cavalieri e pedoni, per ulterior- rito a pezzi il prefetto Francesco de Vi-
mente guastare e distruggere le vigne di co, gli successe il fratello che seguì le sue
Viterbo. Saputosi ciò dal de Vico, tosto riprovevoli pedate, eh* erano quelle del
pensò d'ubbidire: mandò prima amba- comune padre. Egli non volle altrimenti
sciatori a Roma, e poi vi si recò egli stes- concedere a Vetralla la desiderata liber-
so, seguito dd6o persone. Giunto in Cam- tà, ma tenendola occupata, si faceva for-
pidoglio, si pose nelle mani del tribuno, te nella rocca, tiranneggiando gli altri

il quale adunati i romani de'due sessi, luoghi con vicini. A.'3 marzo 1 43 i eleva-
pronunziò un discorso, dichiarando che lo al pontificato il virtuoso Eugenio IV
Giovanni voleva ubbidire al popolo ro- d'alti spiriti, subito si dedicò ad elimina-
mano, e quindi lo reintegrò delia prefet- re le turbolenze, conseguenze del lungo
tura e de'beni. Innanzi poi che il prefet- scisma, che ancora travagliavano la Chie-
to partisse da Pioma e l'esercito da Ve- sa nello spirituale e nel temporale. Vo-
tralla, fu consegnata al sindaco e a' fat- lendo sterminare i prepotenti tiranni de'
tori di Roma, la rocca di Rispampano, dominii della s. Sede, affidò il comando
indi il prefetto fu lasciato libero. Media- delle milizie pontificie al prode prelato
tore di tutto fu fr. Acuto d'Asisi dell'or- cornetano T^Uelleschi (^.) poi cardina-
dine degli ospitalieri, di santa vita, e fon- le, a Nicolò della Stella detto Fortebrac-

datore dell'ospedale detto della Croce di cio cap-tano di ventura e generale di s.

s. Maria Rotonda in Roma. L* esercito Chiesa, e al conte Dolce, ambo guerrieri


tornò in Roma, coronato di rami d'oli- valorosi. Questi divisando abbattere pri-

\o. Mentre Urbano V erasi portato da A.- ma quelli vicini a Roma, nello stesso me-
vignone in Roma, coli' intendimento di se e anno tosto mossero l' esercito contro
ristabilirvi la residenza pontifìcia , nel Giacomo e l'assediarono in Vetralla, do-
1370 guerreggiando contro Giovanni de po essersi impadroniti di molti suoi luo-
Vico, sempre inquieto, a'aS aprile man- ghi. maggior nerbo delle truppe papali
11

dò il suo esercito ad assediare Velralla, si accampò vicino a s. Francesco, e eoa

e quindi si restituì in Provenza. Succe* l'altra porzione circondarono la terra eoa

duto a Giovanni de Vico il primogeni- regolare assedio, non senza dare il gua-
to Francesco, questi nelpontifìcatod'Ur- sto alle campagne vetrallesi, per ridurre
baao Vi marciò contro que' luoghi che questi alla summissioue. Mi i cittadini si
- I

V l T V T i4'

ostinnrono alla tlifesa, imn curaniìo tali gni sorla di biade, però nello provinca
(Ianni onde non conlaminar
,
la loro li- del Patrimonio. Che la cognizione delle
Vitelle- cause ini.' istanza sì civili e sì ciiminjili,
pulazione. Di cbe avvednlosi il

sebi, e irritato per farsi poco conio eli sue sidcbbanogiudicaredagli ufllziali delluo-

forze, si decise ad un assallo generale, pel go; e che uomini e università di Ve-
gli

quale divenutone padrone, i soldati sen- tralla non fossero tenuti denunziare i
za freno si abbandonarono od un crude- malefìzi falli nella terra al giudice della

lissimo sacco, e danneggiarono talmente provincia del Patrimonio, come godeva-


Vetralla col fuoco e col ferro, cbe non hi no Sutri Monte Fiascone. Altre conces-
e

perdonarono a scritture e ad edifìzi, ed sioni si ponno leggere nel patrio storico,


a quanto loro venne in mano. I vetrai ilquale aggiunge. Dopo che il Vitelleschi
lesi colle loro cose più care eransi con , ebbe in mano Giacomo de Vico, lo fece
Giacomo rifugiati nella rocca, e foi tifica conduire prigione nella rocca di Soria-
tisi, fecero mostra di riguardare con in- no, dove gli fu tagliala la testa, per es-
differenza tanto eccidio. Indi peiò cono- sersi fatto signore di molte terre intorno

sciuti i gravi pericoli cbe loro sovrasJa- a Vetralla, e commesse molle iniquità.

Tsno, se non pi ofìltavano dell'occasione E quanto a'danni sofferti da Vetralla in


pel riacquisto di loro libertà, risolvelte- questa guerra, sono registrati nella can-
ro darsi spontaneatDenle al Vitelleschi, celleria comunale. Domandalosi da Nico-

e di solloporsi all' ubbidienza pontifìcia lò Forlebraccio a Eugenio IV lo stipen-


da tanto tempo bramala da loro. In tal dio pel tempo che avea militato per lui,
modo e dopo segreto e lungo consiglio, rispose il Papa, dovergli bastare il tolto

insorgendo di comun accordo, recaronsi al capitano del borgo di Vetralla e di Ci-


alle stanze di Giacomo gridando: Viva, vita Vecchia, il saccheggio di esso borgo,
riva s. Chiesa. Ed impadionitisi di lui, ed i bottini falli in altri castelli. Malcon-
lo consegnarono al Vitellesibi, per saggio lento il Forlebraccio di tale risposta, a
de'loro intendimenti. Il severo prelato, vendicarsi delle paghe che pretendeva
venuto in cognizione della deliberazione doverglisi per la ricupera di Vetralla e
del popolo, perdonò a ciascuno 1' enor- di Civita Vecchia^ si unì a' ribelli Colon-
mezze commesse in questa guerra, o in nesi nel far guerra al Papa, e nel i433
altra occasione contro la Chiesa. Quindi contribuì con altri avventurieri alla ri-

il prelato e velrallesi, inviati ambascia-


i voluzione di Roma, cbe costrinse Euge-
tori ad Eugenio IV, la comune con di- nio IV a fuggire a Firenze. Continuan-
versi capitoli, accettali da'vetrallesi, e ri- do il Forlebraccio a danneggiare i domi-
prodotti dal Serafini, ottenne molti pri- nii della s. Sede, avendone occupati pa-
vilegi in premio di spontanea dedizione recchi, battagliando neh 435 a Capo di
al dominio della s. Sedej l'atto
diretto IMonle, probabilmente di JNapoli, rimase
pontificio recando la data de' 20 marzo ferito e vi morì dopo pochi giorni. Par-
143 1. Primamente dichiarò il Papa di lai di lui ne'vol.LII, p. i43, LV,p. Siy
tenere perpetuamente Vetralla sotto il e altrove. Rammenterò ancora avere ri-
dominio immediato della Chiesa, né di ferito con Conteloro, Biondo e altri, ne*
concederla ad alcuno, o d''impegnarla o voi. XIII, p. 3oi,LV,p. 128, e in altri
obbligarla in alcun modo,non ostante cbe luoghi, che vuoisi il de Vico decapitalo
da altri il contrario sia stato fallo e al* nel 1435 in Vetralla nella vigilia di s. Mi-
tentato fin allora, il cbe qualificò nullo chele, rolla sua famiglia, mentre altri con
e irrito. Restituì a'velrallesi il toltogli da' questa lo dicono strangolato in Soriano
de Vico. Concesse loro l'esenzione da ga- neli44i- Narrano il Russi col Covelluz-
belle d'espoi tazioiie e impoi (azione d'o- zi, e il prof. Orioli con Della Tuccia, cbe
i4^ VIT VIT
in Vetralla e in Viterbo dopo la caccia- pa in Vetralla. TJbìque invocahalur Ec-
ta, a derisione del tiranno de Vico, si can- clesia, et ìtbique studiuin erat deiicien-
tava nel i434n"^'*'^ strofa: Onne pen- dac sen'itutis , qiiani misere tot annos
serò le filila - ÀI prefello superbo - Fo- perlulerant. Erant illis Oppida trede-
lca (lesfare Filcrho - Ora se lolle Ve- cini naturafrumento, armis^ cae-
loci,
tralla. Si ha dal Serafini, che onoraro- terisqne ad defensioneni necessarìi egre
no di lor presenza Vetralla Eugenio IV, gie communita, Joviuni, Carboniawim,
ed il successore Nicolò V, per ricreazio- Caprarola, Rondilo, Capranica Ve- ,

ne dell'ajiimo, e per goderne l'aria allo- tralla,Bleda Vianuni Monieranum,


, ,

ra perfettissima. Ricuperata ch'ebbe Ve- Cerele, Charcarum, Severa, Monticel-


tralla la sua libertà, credeva che le fosse Inni,partim acceptani a patribus, par-
dato goderla in quiete, quando morto nel per iniuriam vicinis adempia, necpu-
tini

i44o d cardinal Vitelleschij che col ter- tahatur sine magnis incoinmodis hanc
rore del suo nome teneva in freno i pre- victoriam fnturaìn Ecclesiae. Più avan-
potenti, essendogli succeduto nella cari- ti, parlandosi di Diofebo figlio d'Everso
ca di generale di 9. Chiesa e nella fama II, anch'esso nemico de' Papi , è detto:
di guerriero di gran credito. Everso II Noe tu tandem peditlbus paacis comitali'
Orsini conte deirAngnillara, occupò mol- bus, exportans nescio , quid ad fugae
li circostanti luoghi della s. Sede. Recan- suhsidium, ex arce Bledae ad qnam a
dosi poi a Ronciglione coll'esercito, pen- Vetralla refugcrat ingenti trepidatione
sò d'impadronirsi di Vetralla, e marcia- abscessil, ac pene est interceptus. Eece
to alla sua volta come uHìzialedi s. Chie- vetnstac sed nocenlis familiae exilum.
sa, con belle parole protestò di nulla fa- Il Serafini dopo aver anch'egli detto che

re a suo danno , e finì con occupare la Pio II si recò a rallegrare di sua presen-
rocca co'suoi, e l'affidò ad un castellano. za Vetralla, ecco come racconta la tiran-
A poco a poco il conte prendendo auda- nica dominazione del conte dell'Anguil-
cia , cominciò a imbrigliare i vetrallesi, lara, e come i vetrallesi liberatisi dal suo
ed a farsi loro signore strano forse più giogo ritornarono sotto s. Chiesa. Men-
de'de Vico. Intanto, come narrai nel pa- tre i conti d'Anguiilara figli d'Everso II,

ragiafo Cnprarola, nel i456 Sicuranza con questi tirannicamente governavano,


e Menelao figli superstiti de! giustiziato potenti pe'vicini molti luoghi che signo-
Giacomo de Vico, avendo tolta quella reggiavano, di quando in quando s* im-
terra od Everso II , il Papa Calisto III padronivano delle giurisdizioni, fecero
volendone prevenire le conseguenze, di- altrettanto colla selva di Monte Foglia-
chiarò Caprarola, Vetralla e altri luoghi no, stimata sempre dal comune vero te-
appartenenze della giurisdizionedel Pre- soro, come già rilevai. Pertanto venne
felLo di Roma (^.), ed avendo neh 4^)7 proibito con rigoroso bando a tutti di
conferita tal dignità al proprio nipote legnare in tal monte, senza licenza del
Pietro Lodovico Borgia, poscia a'3 i lu- conte. I vetrallesi che sino allora aveano
glio 1458 gli concesse Vetralla e gli al- tolleralo ogni vessazione, ne restarono vi-
tri luoghi della prefettura ; disposizione vamente disgustati , e si proposero di
restala senza effetto o per la contumacia vendicare la patria libertà. Di repente
de'de Vico, o per la morte del Papa se- s' impadronirono della rocca, cacciando
guila a'6 del seguente agosto, cui succes- la guarnigione del conte Ev£rso II, il qua-
se Pio li. Si legge a p- 877 de'suoi Coin- le forse per rammarico ne morì a' cui ,

nientarii, nel cui indice Vetralla è qua- figli Diofebo e Francesco intimò Paolo
lificata Cii'itas, Eversi ab ecclesiaslicis li nel 14^4 d'onninamente restituire i
rca//?crr7ffl,dicendosi dell'andata del Pa- luoghi usurpati. Àllerameate risposero
V 1 T VIT 14*^

con negativa, vanlandosi clie «e provoc.i- ne sono registrate le provvisioni diesi fa-
li non avrebbero mancalo di difendersi. cevano per la venuta de'Papi, restauri e i

Risolulo dunque Paolo II di vendicare gli abbellimenti della rocca per alloggiar-
tante ingiurie, solennemente li scomuni- li co'cardinali, i principi e la corte; e si

cò e dichiarò ribelli a'28 luglio i^65, e ha un breve di Alessandro VI de' 18 ot-


per mezzo di valoroso esercito alla mela tobre 1493, col quale avvisò il comune
di luglio già area ricuperalo gli usurpati di fare convenienti provvisioni per la sua
luoghi, fugando Dioffbo e imprigionan- venuta, accompagnato dalla sua famiglia
al modo narraln nel voi.
do Francesco, e da molti cardinali, ad evitandain ae-
LXXXVI.p. 298.Alìora vetrallesi spedi- i ris internperìem, ad Terrani islam nO'
rono ambasciatori alPapa, supplicandolo strani^ per dies aliqitos divertere, et in
a prenderli sotto la sua protezione. Paolo ea morari, dichiarando il da farsi; ed an-

1 1 la concesse con breve del i


." settembre ch'egli accordò a Vetralla privilegi ed e-
1465 , lodandone la fedeltà e divozione senzioni. Quindi più volte amò ricrearsi

alla s. Sede, per essersi nuovamente ad con benevolenza a Vetralla, anche per la
essa sottoposti, ratificando gl'indulti e divozione che scorgeva negli abitanti ver-
capitoli da Eugenio IV concessi. Kel i468 so la s. Sede. Ma avanti ancora che vi si

vertendo lite tra Bieda e Vetralla pe'con* recasse la i." volta, per vieppiù confer-
fini, i vetrallesi ottennero contro i bieda- marli in tali sentimenti, pensò di affida-
ni un monitorio da Paolo II, e più tardi re Vetralla al governo perpetuo del suo
nel 1542 seguirono tra loro capitolazioni nipote cardinal Giovanni Borgia [F.)\[
di concordia. Neli4745 dopo lunga lite, seniore, dello di s. Angelo (forse per es-
Vetralla fece transazione col cardinal sere stato diacono dell'omonima chiesa,
Fiancesco Piccoloroini coramendatario poiché poi fu prete del titolo di s. Su-
abbaledi s. pascendì nel-
Martino pelj'iis sanna). Volendone riportare il consenso
la costa di Bridignone, che anticamente della terra, le scrisse una lettera io for-
era d'assoluta proprietà del comune. Al- ma breve a'28 gennaio i4c)3, invitan-
di
tri privilegi accordò a Vetralla il succes- dola a mandare a lui alcuni deputati per
sore di Paolo li. Papa Sisto IV, il qua- mettere in esecuzione il suo proponimen-

le nel 1476 angustiando Roma la pesti- to , ed il tulio si convenne di reciproca


lenza, accompagnalo da 6 cardinali, co- soddisfazione, pigliandone il cardinal go-
me narra il Novaes,a' 1 7 giugno vi si por- vernatore il possesso. Due volte nel suo
lo, e pare che vi si fermasse sino a'3o in pontificato Vetralla somministrò grano
cui giunse in Amelia. Avendo i vetrallesi a Iioma che ne penuriava, e la 1.* fu in
in tanle guerre ed eccidii di loro patria, seguito del breve d'Alessandro VI de' 19
perduto molli documenti sulla proprietà settembre 1494' i"*ialoa mezzo di mg.
della selva diMonte Fogliano, provaro- Giovanni Fonsalida, in cui espresse 1' e-
no tale dominio cominciato nel 368, a- 1 strema penuria dell'alma città; e Vetral-
aoli il governatore di Sulri deputalo flrZ la prontamente inviò al Papa co'suoi o-
hoc per commissario dal cardinal camer- ratori 1000 rubbia di grano. Intanto il

lengo.Dopo che vetrallesi ritornaronoi cardinal Borgia governava con ogni rei-
all'ubbidienza della s. Sede, sempre si tà giustizia, e manteneva nella rocca fa-
procurarono d'essere governati da alcun miglia principesca col castellano. Ma al-
cardinale, e perciò ad ogni nuovo Papa cuni cattivi gentiluomini attentando al-
mandavano ambasciatori, per essere sot- l'onestà delia vetrallese Angelella, il ma-
toposti al governo del cardinal nipote, do- rito Tumulo gli a vverl'i a rispettarla,e non
poché Alessandro VI ne die' l'esempio, desistendo li minacciò della vita. Prose-
come vado a riferire, Ne'libri del comu- guendo essi nel pravo intendimento, Tu-
5

i44 'ViT V I T
mulo a venilicai'si dell' oltraggio uccise Innocenzo Cibo{F.) delle be-
te cardinal
Andrea Lodi e Giovanni Milano, e ar- nemerenze che avea colla s. Sede, e per
dendo di isenlimenlo lo sfogò pure con
I avergli prestato 35,ooo scudi per la ri-
altri della fiuniglia del governatore. 11 vi- cupera di Parma e Piacenza, con breve
ce-governalore quietò il lumullo,indicon- <Ie'28 sellembrei528, lo costituì gover-
fiscò i beni dell'omicida ede'suoi aderen- natore perpetuo di Vetralla, e presone il

ti, il che destò l'odio de'vetrallesi contro possesso governòcongiustiziae lode, gua-
tutta la famiglia, ed in ogni occasione ne dagnandosi l'amore de' vetrallesi, quali i

sfogavano Io sdegno. Il castellano che nea- lo riguardarono come loro principe natu-
vea presa la difesa, vedendo il popolo sol- rale. Però poco dopo il cardinale creden-
levato a suo danno, fuggì nella rocca, al- do di facilmente ottenere il consenso de'
zò ponte e si die' a lanciar bombarde
il vetrallesi a fare investire il Lo-
fratello
contro la terra. Àrnaatisi vetrallesi e du- i renzo di Vetralla, gli donò il detto suo
bitando di qualche tradimento di darsi credito che avea colla camera apostolica.
ad altri la rocca, vi posero ordinato asse- Lorenzo subito supplicò lo zio Clemente
dio. Indi pe' loro oratori di tutto fecero VII per tale titolo a infeudarlo di Ve-
istruiti il Papa e il cardinale. Alessandro tralla, e ne ottenne il breve a' 1 2 dicem-
VI gli ascoltò attentamente, li confortò bre 1529, dichiarandolo il Papa anche
di voler a tutto provvedere, e con due padrone della rocca e suo fortilizio. Sa-
brevi de'26 maggio i4q3, diretti al co- putosi da'vetrallesi si prepararono a con-
mune e al popolo, gl'invio per nunzio trastargliene il possesso, protestando di
mg.' Guglielmi suocameriere segreto con giamoiai riconoscerlo per principe, rap-
istruzione di pacificare i cittadini col ca- presentando a Clemente VII, ostare le ca-
stellano e la fanaigliadel cardinale,richia- pitolazioni fatte con Eugenio IV, i privi-

mare i banditi, togliere le confische, e as- legi da lui ottenuti, e le ratifiche conse-
solvere da ogni pena e censura il popolo, guite da Paolo II e altri Papi, quali prò- i

il Tumulo ed i suoi aderenti. 11 tutto eb- misero di non soggettarli mai ad altra si-
be felice effetto, e V^etralla riacquistò la gnoria, per qualunque bisogno della Chie-
sua quiete. Vantò Vetralla anco la pro- sa. Ma per l'istanze da Lorenzo Cibo fat-
tezione de' re cattolici d'Inghilterra fin da' te al Papa, questi impose a' vetrallesi di

tempi di Giulio li, onde nei i5i2 per gra- riconoscerlo qual signore diVetralla; non-
to animo, oltre l'iscrizione riprodotta in dimeno i vetrallesi rimanendo saldi, fe-

principio, pose nella facciata della rocca cero legali proteste. Allora Lorenzo per
gli stemmi marmorei di quel Papa, del non inasprire gli aoiooi, lasciò che il car-
re Enrico Vili, e del cardinal Cristoforo dinal fratello ne riassumesse il governo,

JJrsovico [V.) inglese, protettore o mi- sperando che co'di lui buoni trattaraeo-
nistro di sua nazione presso la s. Seàc. ti alla fine avrebbe ottenuto il bramato

Dallo stesso Giulio 1 1 i vetrallesi nel 1 5o'j consenso. I vetrallesi però restarono fer-
aveano ottenuto, oltre de' privilegi, un rai non riconoscerlo, pronti ad affron-
a
monitorio contro Capranica, pe* confini tare qualunque disastro. I due fratelli ot-
delle Capannaccie: le liti finirono nel 1 582 tennero inutilmente dal Papa eccitamen-
con reciproche convenzioni. Il Serafini, ti amorevoli, esortatorie e persino minac-
dopo il cardinal Borgia, registra gover- ce,onde piegar l'animo de'vetrallesi. Ciò
natore un cardinal Medici, senza dirne il non bastando, a'6 gennaio 1 53 1 Clemen-
nome. Dunque o fu Giovanni che nel te VII mandò al comune un precettivo
1 3 divenne Leone X, o Giulio che nel
1 monitorio d' ubbidienza pronta, lagnan-
1 52 3 fu pur eletto Papa col nome di Cle- dosi di sua tenacità, di ricevere a gover-
mente VII. Questi a rimunerare il nipo- natore pei^etuo Lorenzo suonipote, e co-
-

V i T ViT i45
s'i evitare risoluzioni più gravi. I vetrai- ridicaraente per restare immediatamen-
lesi invece si offrirono reintegrare i due te soggetti alla s. Sede, a seconda delle
fratelli del credito de'35,ooo scudi, e non pontifìciecapitolazionijelacaosa fu com-
venendo esauditi, si sottomisero a'precet- messa a' cardinali Girolamo Ghinucci e
livi comandi pontificii, con prolesta del- Jacopo Simonetta, a cui fu poi aggiunto
le loro ragioni per la patria libertà. Quin- il cardinal Paolo Emilio Cesi, quali do- i

di 4 scelti cittadini stipularono l'i i feb- po lungo e maturo esame, a'i dicembre
braio di detto anno le capitolazioni con i536 sentenziarono a favore di Vetral-

Lorenzo Cibo. Questi preso finalmente la, qualificando di uiun valore l'atto pos-
possesso della signoria di Vetralla, pro- sessorio e altre ragioni emesse dal Cibo.
cedette con riguardi e circospezione, per Questi malcontento, ottenne dal Papa di
aver conosciuto l'animo virile de' vetrai potersi appellare a mg.' Archinto gover-
lesi, cercando guadagnarli alla sua affe- natore di Roma, il quale con decreto de'
zione, a tale effetto neh 533 in un biso- i8 raaggioi537 confermò la giusta sen-
gno del comune gl'iraprestò molti dena- tenza de' cardinali , e dichiarò Lorenzo
ri. Non ostante questi lodevoli portamen- Cibo non aver alcuna ragione su Vetrai-
ti e altre grazie elargite, il rancore de've- la, condannandolo a pagare le spese del-
trallesi in vedersi signoreggiati da un par- la lite. E' inutile il dire che Cibo non si i

ticolare, restò sempre alimentato dall'a- quietarono; vari principi di lor famiglia
mor patrio, il quale li teneva tutti uniti, protrassero le pretensioni sino al pontifi-
ne'Ioro segreti convegni sempre sospiran- cato di Pio IV, senz'alcuo successo. Però
do la libertà. Alla fine si accordarono d'in- i vetrallesi fìu dal principio della litea-
vitare il Cibo alla caccia, e nel ritorno veano depositato nel proprio monte di
impedirgli V accesso in Vetralla. Lusin- pietà 35,ooo scudi, che sicuramente a-
i

gandosi il Cibo di avere guadagnato l'a- vranno poi ritiratoi Cibo. Nella difesa pa-
more de'sùoi vassalli, non dubitò d'accu- tria si distinsero i letterati giurisperiti
dirvi ; ma poi non gli fu dato rientrare Paolo Brusciolti e Orazio Merlioi. Gover-
nella terra , trovandone chiuse le porte. natore di Vetralla fu fatto il cardinal A-
Allora Cibo partì per Roma a ricorre-
il lessandro Farnese {F.) il giuniore, nipo-
re al Papa gravemente infermo, mentre te di Paolo III, che la governò pel corso
i vetrallesi s' impadronirono della rocca di 4^ anni continui (laonde se governò
e de'seguaci e dipendenti del Cibo. Intan- sino alla morte nel 1589, il suo governo
toClemente VII morì a' 25 settembre sarebbe cominciato neh 549, ™* ^ P''°"
i534i ed il Cibo rimase deluso nelle sue babile che lo fosse prima, o piuttosto Io
speranze. A' i3 del susseguente ottobre rinunziasse nel declinar della vita, il che
fu eletto Paolo III Farnese, al quale to- non pare per quanto debbo dire), e tanto
sto i vetrallesi spedirono ambasciatori, rettamente che i vetrallesi non vollero
che gli esposero i loro travagli e le ragio- mutar con altri il governo finche visse,
ni che gì' impedivano continuare nella e perciò supplicarono ogni nuovo Papa
soggezione di Lorenzo Cibo; ed il Papa a confermarlo, mostrandosi eziandio sem-
promise loro che gli avrebbe mantenuti pre affezionati alla nobilissima famiglia
nel ricuperato stato libero, e con breve Farnese, pe'benefizi ricevuti da essa. Nei
de'2 £ ottobre 536 (sic
1 : io credo debba 1 567 il comune acquistò dalla camera la
leggersi i534^ annullò e rivocò quello giurisdizione civile e criminale del danno
del predecessore dell'investitura a favore dato. Dopo la morte dell'encomiato car-
del Cibo, dichiarando non dovergli i ve- dinal Alessandro, Sisto V a'25~ gennaio
trallesi più ubbidire. Frattanto i vetrai- 1 589 concesse il i
."
governo di Vetralla
lesi vollero produrre le loro ragioni giu- a personaggio non insignito della porpo»
voi. cu. IO
i46 VIT VIT
ra , nella persona di Francesco Confelli sicon breve pontificio. Ciò ordinò coi
di s. Gemini , dichiarandolo fuori della naolo- proprio Volendo noi dimostrare^
provincia del Patrimonio; ma poiché go- i de'y dicembre 1728, Bull. Rom., t. 12,
vernatori della provincia volevano Ve- p. 336. Fu a questo mosso il Papa, pe'
traila sotto il loro governo, benché ne ve- meriti che la terra avea colla s. Sede, cui
nisse esentata da'privilegi pontificii, per- in diverse occasioni avea dimostrato esi-

ciò i TCtrallesi ottennero a' 24 gennaio mia venerazione, e l'avere eziandio colla
1^90 l'ordine al governatore della pro- spesa di 3o,ooo scudi eretta da' fonda-
vincia di non più usare la sua giurisdi- menti la chiesa collegiata di s. Andrea. ^B
zione su questa terra, ingiunzione che si suo decoro, l'esentò pure dolla gìurisdi|l
dovette fare rinnovare neh 592 dalla s. zione di Viterbo nelle cause civili e cri-
congregazione dì consulta. Creato cardi- minali, mere o miste in qualunque istan-
nale nel 1 59 1 Odoardo Farnese (Z^'.), poi za; e per le criminali, dovere il governa-
fu fatto legato perpetuo di Viterbo nel tore unicamente dipendere dalla s. Con-

1600. Emulando lo zio cardinal Alessan- gregazione della Consulta, e per quelle
dro nella protezione di Velralla, fece de- della comunità e sua amministrazione,
stinarne a protettore mg/ Galeazzo San- dalla s. Congregazione del Buon Gover-
citale suo vicelegato e poi governatore no. E leggo nelle Notizie di Roma, re-
della provincia ; affidando il governo di gistrato ai.° governatore il d.' Ponthio.
"Vetrallaa Camillo Massimi romano. Mor- Divenuta la provincia Delegazione apò-
to il cardinal Odoardo nel 1 626, e poi an- itolica, Velralla ne seguì l'organizzazioni
che mg/ Sanvitale, amando i vetrallesi governativa e municipale.
dì restare sotto il governo d'altri cardi- Sieda. Città vescovile e comune del^
nali, domandarono e ottennero a protet- diocesi di Viterbo, con territorio in pii
tori prima il cardinal Tiberio Muti (^.), no e coltivo, con buone fabbriche e moli
indi nel 1 636 il cardinal Alessandro Cesa- avanzi dell'antica città etrusca,avente u|
rini(^F.), ambo loro vescovi diocesani. A mezzo miglio. E distanl
circuito di quasi
quest' ultimo succedendo nel vescovato 3 miglia da Oarberano, 5 da Velralla, pii
nel i 638 il cardinal Francesco M/ Bran- di i3 da Toscanella, e io ovvero i5
cacci (^^), i vetrallesi lo supplicarono di Viterbo, Giace parte in piano e parte i^

sua protezione, e furono prontamente e- colle in bell'orizzonte, gode salubre aria


sauditi,ed il Serafini lo rimeritò con rife- e vi spirano tutti i venti; però il clima è
rire le notizie di sua antica e nobile fa- un poco umido pe' due laterali fossi ia
Diiglia. Egli termina la patria storia con pendenza, uno detto Siedano, l'altro /i/o
segnalare gli scudi 2800 somministrati Canale. A levante, fuori della porta del
a Urbano Vili pe'bisogni del i625-44> una fonte, la cui acqua vie-
paese, esiste
e che nel 1645 il comune avendo buona ne portata da un acquedotto scavato nel
relazione colla famiglia Maidalchini , di tufo, lungo mezzo miglio e della profon-
cui d. Olimpia era cognata del regnante dità di 60 e più palmi, secondo il Pal-
Innocenzo X, aggregò per acclamazione mieri. La chiesa arcipretale e collegiata
alla cittadinanza il marchese Andrea Mai- insigne, è sagra a s. Maria Assunta in cie-

dalchini fratello di quella dama e padre lo, ed a s. Vivenzio cittadino e vescovq^,^

del cardinal Maidalchini. Terminerò an- di Bieda, di cui è principale patrono, ci


ch'io con ricordare, aver notato nel voi. Calindri e Palmieri affermano conserva
V, p. 17, che Benedetto XllI separò il re tuttora il nome di concattcdrale, bei
governo di Velralla dal governo di Vi- che quest'onore sia ora un poco trasct
terbo, a cui era stata riunita, e gli asse- rato, come rileva ili." di tali scrittori m<
gnò un proprio goveroalot e da nomioar- derni, il quale aggiunge che l'edifizio
VIT V IT 147
'
restaorato nel 1762. Il capitolo si com- 5 oiiglia distante dal pae-
va. In altra, a

pone della dignità dell'arciprete parroco, se, verso ponente, detta del Poetacelo^

e di IO canonici, ornati d' insegne corali. trovasi una sorgente non piccola d'acqua
Sotto il coro è il sotterraneo coli' altare acetosa assai stimata, e molli vi accorro-
di s. Vivenzio, la cui festa popolare si ce- no a guarirsi da mali diversi; ed un'ac-
lebra con solennità a'i a dicembre, secon- qua sulfurea sta al monte Penisi. Il ter-
do il Palmieri. Altra chiesa è intitolata ritorio è fertile , ed abbonda di biade,
a s. Nicolò. Fuori dell'abitato vie quel- orzo, grano, di cui nellestagioni anco me-
la della Madonna del Suffragio, ed altra diocri se n'esportano centinaia di rubbia:
in onore di s. Rocco. iNon manca di spe- il vino e altri generi sonovi a sufTicienza,
dale pe'poveri, di buona e ben.provvista e giornalmente il paese ha copia di pe-
farmacia, e d'un monte frumentario do- sce. Altri precipui prodotti sono il fieno,
talo con t3o rubbìa di grano. La pub- il carbone, le legna da fuoco, olirei pa-
blica istruzione è aflìdata ad un maestro scoli. Buona parte del popolo è dedicato
'
pe' maschi , e a due maestre pie per le all' agricoltura e alla pastorizia, essendo
'femmine. Vanta personaggi illustri, an- le seminagioni e il bestiame i due prin-
tichi consoli e altri magistrati romani. cipali capi d'industria de' biedani. Vi è
À'due Papi, ed un cardinale , registrati pure una fabbrica di mattoni, tegole e ca-
net suo articolo, Calindri e Palmieri vi nali. Riferisce il Calindri, e ripetè il Pal-
aggiungono anche il Papa s. Leone I Ma- mieri , che nel territorio eravi l'antica
gno, che altri vogliono romano; ed il 2." città di Luni o Lune etrusca, della qua-
dice che vi ebbe natali il professorei le si mirano tanti miseri ruderi. Negli sca-
Francesco Orioli illustre scienziato e ar- vi eseguiti si trovarono idoli di bronzo
cheologo, mentre altri lo pretendono di e di marmo, vasi antichi di terra, sepol-
Vallerano. Egli poi nelle sue T>pere si cri antichi, colonne di marmo scanalate,
vanta sempre viterbese, forse per appar- e l'iscrizione del trionfo di Capitone An-
tenere alla provincia^ essendo nato a J^al- telo, console nel 764 di R.oma. Inoltre
lerano, come constatai in quel paragra- nel territorio si vedono molte grotte se-
fo. Giornale di Roma de'5 novembre
Il polcrali e antichi cimiteri, oggi detti pa-
l856 ne annunziò la morte ivi avvenu- lombari, e tulli scavati nel tufo. Tutto-
ta nel di precedente, e lo disse nato in ra esiste l'antichissimo ponte detto della
Biella nel 1782. Indi V Album di Roma Rocca, formato di pietre senza calce, ap-
dell'S novembre, offrendone la Necrolo- partenente all'antica via Claudia o Clo-
gia^ ripetè :fu sua patria Bieda. Fal- dia o Cassia, che transitava per la città,
larono ambedue. Poiché perquisiti li- i e sotto vi scorre il fosso Biedano. Quan-
bri esistenti nella segreteria della comu- to a Luni, diversa dalla celebre città ve-
ne di Bieda, quando i due periodici lo scovile posta sul fiume Magra, il Mura-
manifestarono in essa nato, soltanto si tori la disse l'odierno Fiano. Narrai nel
rinvenne, essere slato in essa un chirur- paragrafo di questo castellosituato traBie-
go Orioli, in condotta, ritenendosi da' da eBarberano, le sue notizie, dichiaran-
biedani che fosse il padre del defunto. do incontrastabile l'esistenza della Luni
Si ha dalla Statistica ihl 853 conte- 1 nel ducato di Roma, presso Bieda, ma
nere Dieda 3oo case, 5i6 famiglie, 1484 non esserle succeduto Viano. Senza ave-
abitanti. Il Bussi registrò nel 1742, ave- re il piacere di conoscerla, onde profit-
re 3o5 i347 anime: dunque
fuochi e tarne, mi è noto che un Alberti scrisse la
è in incremento. Lungi mezzo miglio, vi Storia di Bieda città antichissima del-
è la macchiozza denominata le Cese, e 4 la Toscana, Roma 1822. Bieda, coma
miglia più loutana l'altra chiamata la ^Se/- notai nel suo articolo, fu pur delta Ble-
i48 VIT V I T
(In, Blera e Bltrae, e scconilo Cnlindri pi imere l'insurrezione, s. Gregorio II in-

e Paln>ieri, si (hianiò ancora Cilln Lun viò l'esercito, e preso in Maturano Tibe-
ga. Leggo néir Origini Italiche prinri- rio venne decapitalo, e inviata la sua te-
palnìi'ììte Etnische ìivelatc eia' nomi geo- sta a Costantinopoli, come raccontai nel
grafici, de) p. Tarf|nirii, spiegalo il nome paragrafo Jlano. Nel pontificalo del suc-
di Blera, ossia Bel er, e colla vocale in cessore S.Gregorio 111, Luilprando re de'
fine Belerà Baal, custode, il cui cnsto- longobardi rinnovò guerra contro i do-
Je è Baal. Vocaboli che mostrano l'ori- roinii della Chiesa per impossessarsene nel
gine fenicia o cananea de'popoli italiani, 788, quindi s'impadronì pure di Blera.
massime etruschi, e quindi doversi a quel- Il Papa ricorse al poderoso aiuto de'fian-

li l'origine di Blera, poi Bieda. Infatti il chi, onde per l'interposizione del suo a-
Calindri afferma, che questa città famo- mico Carlo Martello, Luilprando si riti-
sa e antichissima dell' Etruria , secondo rò, rilenendo però Blera e allre 3 cillà,
Plinio, Tolomeo, Catone ed altri, fu fon- quasi in vendetta di non avergli i roma-
data da'fjgli o nipoti di Noè, e contenne ni consegnalo Trasamondoll duca diSpo-
allora 3o,ooo abitanti, per cui poi meritò per non essersi vo-
leto, rifugialo Ira loro
il seggio vescovile. Di sua situazione to- luto riunire a lui. L'espugnazione di Ble-
pografica, e perchè fu della anche Ole- ra, Amelia, Orte e Polimarzto , Degli
rà, parlai nel voi. LXXVIlI,p. 282. Ne Effetti l'assegna al 739. Papa per
Il ri-
ragiona pure il Sarzana, Della capitale cuperare le 4 città, nel 740 inviò due le-
de'Tuscaìiiensi,A yg, con rilevare la
p. gali a Luilprando in Pavia, e ron lette-

scorrezione del vocabolo, per essersi cam- ra enciclica diretta a'vescovi della Tuscia
biata la Ietterei B
O. Inol-
nella lettera Longobarda, per la quale doveano passa-
tre nel suo articolo, e più in quelli che rCj li richiese di congiungersi ad essi, se*

vi hanno relazione, narrai, come Bieda condo il giuramento fatto a s. Pietro nel-
appartenendo alla Toscana Romana, fu r ordinarsi, di aiutare cioè con ogni stu-
quindi compresa nel ducalo di Roma, e dio ne'casi emergenti la Chiesa Romana,
perciò quando tutta l' Italia, anzi tutto per domandare al re la restituzione a'ss.
r Occidente, si levò come un uomo solo Pietro e Paolo delle 4 cillà , altrimenti
ad esecrare l'empietà dell'imperatore gre- egli stesso avrebbe intrapreso il viaggio,
co Leone III contro le ss. Immagini e ss. sebbene infermiccio. Non si conosce l' e-
Reliquie de' Santi, e a pigliar contro di sito della legazione. Fallo è, che poco do-
luì le parti di Papa s. Gregorio II, difen- po divenuto Papa l'invitto S.Zaccaria,
sore invitto dell'ortodossia della fede cat- mentre Luilprando si moveva coll'eserci-
tolica, nel 727 circa col ducato romano to contro Spoleto e il ducalo romano,
si sottrasse dall' ubbidienza dell' impero pieno di mal talento, a stornare il peri-
greco, e spontaneamente si die' alla So- colo mandò legati per trattar di pace,
vranità della a: Sede , con Toscanella onde il re promise loro d'astenersi d'ogni
(F.) e altre città e luoghi circostanti del ostilità, e di restituire Blera e le allre 3
ducato; opponendosi il virtuoso Papa, che citlà. Procrastinandone l'esecuzione, s.

i popoli frementi balzassero dal trono l'e- Zaccaria risoluto di rivendicare i diritti

retico e crudele principe, che avea atten- della Chiesa e del popolo romano, deter-
tato alla sOa vita. Nondimeno nella Tu- minò nel 742 di recarsi in persona pres-
scia Romana suscitata una ribellione ver- so il Terni (/^.). Ad Orte
re, ch'era in
so il ySojCapitanata dall'ambizioso Tibe* fu incontrato da Grimoaldo, mandato dal
rio detto Pelasio, il quale aspirava al re- re a fargli onore e condurlo fino a Nar-
gno romano, Maturano, Luni e Blera gli ni.Nel memorabile abboccamento, oneri-
prestarono giuramento di fedeltà. A re- ne uou solo la proDta r£S(iluzioue delle
1

fi VIT VIT 149


4 cillà, con tulli i loio abitanli, ma ao- ni fosse compreso in quello di Bieda.

coia altre ili più antica usurpazione; e nel Forse gli Orsini aveaito rioccupato Bie-
partire, Luitprando fece accoiupagoare da, perchè trovo nel Degli Etfetli, che A-

il Papa dal nipote Agiprundo duca di lessandroVI nel 1 49^ o meglio 496 guer- 1

Chiusi, da' gastaldi Taciperlo e Ramin- reggiando gli Orsini, prese Bieda e altri

go, e da Grimoaldo, incaricandoli a met- luoghi. — iVel suo articolo, caduto ne-
terlo in possesso di Blera e dell'altre cit- gli inizi di questo mio Dizionario, do^ei
tà restituite. E cosi fu fatto. Nel ritorno osservare il laconismo in principio pro-
a Roma, s. Zaccaria tenne la via d'Arae- postomi, laonde era in dovere di qui sup-
,lia, Orle, Polimarzio e Blera, ed in cia- plirvi, e così della serie de' suoi vescovi,

scuna i regi messi eseguirono l'atto della che vado a riportare col Coteti continua-
consegna. Poscia i re longobardi Astolfo tore e annotatore dell'Ughelli, Italia sa-
e Desiderio tornarono alle usurpazioni, cra, t. IO, p. 3o, e con altri Blerensis :

,
anzi il Palmieri dice che il 2." distrusse Episcopatus. Comincia dal dire Bltra,
,
Blera. Accorsero in aiuto di Stefano III seu BleraCy vulgo Bieday fu antica città

e di Adriano I, Pipino e Carlo Magno re elrusca situata traSutri eTuscania, chia-


de'franclii, i quali restituirono alla s. Se- ra e nobile ne'fasti cristiani, onde fu de-
de l'occupalo e ne ampliarono con dona- corata del seggio vescovile e del proprio
zioni il principato civile. E Carlo Magno pastore. III." che si conosca fu s. f^iven-
, nel 774 vinto Desiderio, pose fine al re- tius Ecclesiae Bleranac Episcopus, pa-
, guo de'longobardi. Il suo figlio Lodovi- rochumyCtarchiprcsbyleruni suuni vene-
co con diploma dell'S 1 7 confermò e ri-
I ralur, eziandio qual patrono e concitta-
: conobbe i possessi della s. Sede, inclusi- dino, ma senza indicarne l'anno. Il Fer-
va mente a Bledam, ed altrettanto leggo rari, Catalogus SS. Itallac ad dieni 1
nel diploma d'Ottone I del 963, Bledam dtcenibris, in cui ne registra la festa, ri-
in Tusciae partibus. Mentre nel 1262 ferisce: Fidinius Acta illius , guae pò-

la famiglia de Vico signoreggiava Luni, lius traditioue ,


quam alicujus scrìptO'
gli Orsini che dominavano le confinanti rix auctor itale Constant. In iis intercae-
terre della Tolfa, come loro nemici mor- fera te/npus, quo vixit, aut obiit, dcside-
tali, assaltarono improvvisamente Luni, raUir. Hac tanien die a Blcranis coli'
e ne fecero mal governo, che Pietro
si tur.Massimo Bteranus intervenne a' ro-
de Vico reputò bene trapiantarne a Bie- mani concilii celebrati dal 4^7 sotto s.
da la popolazione sfuggita al crudele ma- Felice detto III, sino e inclusive a quelli
cello. Ricavo dal Cohellio, che allora di Papa s. Simmaco dal 499 ^^ 5o4- Ro*
poco dopo, Urbano IV ricuperò alla s. mano sottoscrisse al sinodo di Roma a-
Sede Bieda e altri luoghi Rtcuperavit : dunato das. Gregorio I nel SgS. Formi-
Caslruni eliamSledae/juodPelrus prue- no sedè Ira'padri del concilio di Laterano,
fcclus Roinae moriens Ecclesiae Roma- celebrato das. Martino nel 649. Noterò I

ìiae reliquerat, et Petrus de P^ico occii- col cardinal Corradiui, De Ecclesia Seti-
paverat et retinnerat. Nel I265 gli suc- nay p. 1
4 1 > che Firniinus Blcranae Ec-
s.

cesse Clemente IV, che il Degli ElFetli fa clesiae, subscripsil prò Corana, perciò lo
dare Bieda in investitura a Pietro de Vi- crede essere slato vescovo di Cori, della
co, e pare senza canone. Di più il Cohel- qual città già sede vescovile, ragionai nel
lio ci dice, che Bieda dominata poi dagli voi. LXXXIX, p. 191, ora nella diocesi
Orsini conti dell'Auguillara, fu loro tol- di Velletri, Trovasi quindi registrato A-
ta da Paolo II deli 464 e ricuperata al- matore nel sinodo romano del 680 di s.

la s. Sede. Da un breve di tal Papa si Agatone. 11 vescovo Giovanni I trovasi


trae, che il lenitone della discorsa Lu- BÌerancnsis appellato uel coucilio di Ro-
i5o VIT V IT
juu del 721. Gaudioso intervenne a quel- per Toscanella, di cui dovrò parlare, ora
lo del 743- Passivo Bleranae civitaiis ho voluto consultare la dotta e bella Sto^
Episcopus fu al concìlio romano tenuto ria di Civitavecchia dalla sua orìgine
da Eiigeuio 11 nell'SaS. In quello del- Jino al 1848 scritta da mg." Vincenzo
1*853 si recò il vescovo Andrea. Indi tro- Ànnovazzi arcivescovo d' Iconio, Roma
vasi Bonifacio intervenuto al concilio Va- i853. Nulla a quell'epoca di ciò trovai.
ticano e Lateiano celebrato da s. Nicolò Riferisce quel patrio storico, che fino dal
1 neii' 861, in quello di Costantinopoli 111 o dal principio del IV secolo si vide
ueirSGg per la condanna di Fuzio, ed in in Cento Celle, già antemurale maritti-
quelli teuuli in Roaia oell'87g. Altri non mo delia romana potenza, ora Civita Vec-
si conoscono sino a Sicone, che ìnlerven* chia, fondata una cattedra vescovile,e nel
ne nel q63 al conciliabolo di Roma per 3 i4'l vescovoEpilelto fu al conciliod'Ar-
la scismatica deposizione di Giovanni Xil. les, ed altro Epitelto del 339, acerrimo
Sarà stato assolto, poiché nel 969 sotto- ariano, contro Papa s. Liberio, consagrò
scrisse la primazia accordata da Giovan- s. Felice II, di cui anco nel voi. XCVII,
ni Xlll all'arcivescovo di Treveri, e l'e- p. 72, ed i successori corrispondono eoa
rezione fatta da quel Papa della metro- que'da me riferiti al detto articolo, col-
poli di Benevento. Giovanni li Bledanae V Italia sacra. Però riuscì all'illustre pre-
Eccltsiae Antìslts, nel 1026 sottoscrisse lato trovare quesl* altri. Nel 769 Ano o
iprivilegi del vescovato di Selva Candi- Auoue: ne' primi dell' Vili secolo Leo o
da, e nel 1 027 o nel 1 029 fu ai sinodo di Leone: nelI'S^y altro Pietro: nell'868 al-
Roma per le conte!>tazio>ii fra'patrianhi tro Domenico. Concorda con me, che l'ul-
d'Aquileia e di Grado. Nel 1048 viveva timo vescovo conosciuto fu Azo deli 087,
BenedettOjilquale sottoscrisse l'Htrumeu- oltre Riccardo di cui più sotto. Quindi
lo d'una vertenza tra Berardo abbate di dice a p. 227, le scorrerie de' turchi, le

Farfa e Raniero abbate de'ss. Cosma e loro frequenti comparse sulle


terribili

Damiano di Roma, ove il conte Gerai do spiaggie di Civita Vecchia, il commercio


figlio di Raniero, al quale l'abbate Ugo- ridotto a nulla, il numero degli abitanti
ue avea commesse tutte le celle e predi!, diminuito, e forse quello in ispecial modo
che avea in Marchia Tuscana, senten- de'ministri del santuario, mossero il Pa-
ziò a favore del monastero di Farfa; co- pa Urbano II a tra^iferire altrove la cat-
me si trae dal Galletti, Lettera sopra al- tedra'vescovile, anche per non esporre lo
cuni antichi vescovi di Viterbo, pubbli- stesso sagro pastore ivi residente, a pe-
cata nel Giornale di Roma del 1757. Il ricolosi eventi per parte degli audacissimi
Caiindri riporta un Igilberto delioSi e maomettani africani che il litorale infe-
lo dice ultimo vescovo. Però il Coleti stavano, menando tutto a dispersione ed
termina con Riccardo Tuscanus Ccn- , a fuoco. M Toscanella, città per antichità
tumcellicus, et Bleranus crai Episcopus molto ragguardevole, cospicua inoltre per
an. 098. E soggiunge Blera tandem
1 : la sua cattedra episcopale, situata entro
Clini aids passa discrimen suis conter- terra, lungi perciò da'pericoli del mare,
minis civiiaiihus, propriuni perdidit An- fermò la mente del Papa Urbano 11, a
tistilem, Fiterbienseni assecuta. Parlan- fine d' unire a questa la Centumcellese
do di Civita Vecchia, dissi nel suo arti- cattedra colla rispettiva sua diocesi, sic-

colo, con Commauville, Hisloire de tous come erasi fatto per altre mondane vicis-

Ics Eveschtz, ritenere quello storico, che situdini, della non meu cospicua sede di
il vesicovato di Cento Celle, ossia Civita Bieda''. Quindi nota. « Si narra che l'ulti-
Vecchia nel V secolo si unì a Bieda o
, mo vescovo di Bieda sia stato Igilberic,
{ìlera. Ciò nuo verificando ne' miei »tudi quale viì>se nel i o5 1 ; quindi può credersi
V I T VIT i5t
che circa questo tempo accadesse l'unio- rarouo lungamente fino a protrarle in
ne della di lei cattedra Episcopale a quel- tempi di s. Celestino V, il quale median-
la di Toscanella. Quello che nell'oscuii- te un suo autorevole diploma chiuse l'a-

tà de' fatti su tale soppressione di catte- dito a ulteriori reclami. Eglino ottenne-
dra riaveoiacDo, è una lapide tuttora esi- ro soltanto che il vescovo di Viterbo il ti-

stente nel priocìpal tempio di Toscanel' tolo portasse d'ambedue le città, quando
la (ove intera la riportai), dove si legge: Civitavecchia e Bieda perderooo affatto e
Anno ab Incarnatione Dai. Mxcni - Ri- cattedra e titolo. Restò così per più secoli
chardus Praesul Tuscanus^ Centunicel- incorporata io quella di Viterbo, ed in-
licux^atque Z?/er^z«f<.9... Dunque nel i ogS nominata la cattedra Centumcellese; fin-
un altro vescovo, che reggeva altra dio- ché sui primi del corrente secolo Leone
cesi, avea in giurisdizione quella di Cea- XII suscitar la volle riponendola nella sua
tocelle e quella di Bieda; esso era il ve- primiera città e residenza» dismembran-
scovo di Toscanella, che noniavasi Ric- dola da Viterbo, e unendola alla subur-
cardo; per la qual cosa dopo Azo asso- bicaria di Porlo e s. Raffina. Nel para-
luto vescovo di Centocelle non trovando- grafo Monte Fiascone potei narrare, che
si altro pastore, che governasse questa se- il Papa Pio IX disgiunta Civita Vecchia
de, e leggendosi anzi investito del titolo di da tal vescovato, l'unì a quello di Corne-
Ceotumcellico il suddetto presule di Tu- to (già territorio e diocesi di Toscanella,
scania Riccardo, concludiamo essere sta- e poi diocesi di Viterbo eToscanella quan-
ta essa incorporata nella di lui diocesi, cir- do Eugenio IV la dichiarò vescovato, e
ca l'anno 1093, vivendo Urbano II Pon- pare che vi fossero comprese le già dio-
tefice. Ciò pure si narra dal Giorgi au- cesi di Tarquinia e di Gradisca, ambo
tore delle memorie della cattedra episco- esistite presso Blera), che separò dall'al-

pale di Sezze, mentre parla di quella di tro di Monte Fiascone; restando sempre
Civitavecchia". Indi rag." Anoovazzi a p. Bieda alla diocesi di Viterbo. Anche il
235 racconta come Viterbo, luogo assai Frangipani aeW Istoria di Civitavecchia^
distinto e illustre, pieno di sontuose fab- Roma 1761, avea riferito a
p. 97 eiof,
briche, già residenza di Desiderio ultimo essere stato Riccardo nel 1093 vescovo
re de'Iongobardi » indusse nel 1 192 Ce- TuscanuSy Centunicellicus et Bledanusj
lestino III a decorarlo del titolo di città e non potersi dubitare che Civitavecchia
e di una sede vescovile , essendo prima passasse ad unirsi alla chiesa di Tosca-
Viterbo incorporato nella diocesi di Pe- nella nel pontificato d'Urbano II, poiché
rento. Quando poi lo stesso Pontefice in al dire del Giorgi, Civita vecchia, ysimfa-
rigore di testamento dell'imperatore Ar- rum excursionibus saepe exposita full.
rigo VI giunse ad acquistare, se non in M Bisognadunque dire, che Riccardo non
lutto almeno in gran parte , le terre e fu vescovo residente in Centocelle, ma fu
possidenze della contessa Matilde (fra le vescovoresidente diToscanelIa, e nel me-
quali erano di speciale considerazione e desimo tempo di Bieda e Centocelle ... Nel
Monte Fiascone e P^iterbo e Orvieto e pontificato poi di Celestino Ill,i 191-97,
Acquapendente, e così diverse altre cit- fu unita la chiesa di Civitavecchia , eoa
tà delia bassa Toscana) riunì allora a , Bieda e Toscanella, a quella di Viterbo.
Viterbo stesso i vescovati di Toscanella, Centumcellarum Cathedram gliscenti Fi-
di Centocelle e di Bieda, facendo sì che un terbiensi unitarn esse una cura Bieda et
solo fosse di quelle il pastore. Adopraron- Tuscanella" Io poi nell'articolo Tosca-
.

si, è vero, con assai di vigore i toscaoe- nella, che si compenetra col presente pa'
si, acciò loro non venisse tolta l'antica cat- ragrafo, procedei col suo storico Turrioz-
tedra, e le opposizioni che interposero du- zi e con altri imparziali, qoq sea^a teaei'
i5% V I T V IT
sott'occtiio le pretensioni contraiie degli eretta in sede vescovile, dondeperòsi trae
sci'itluri e apologisti viterbesi, e potei criti- la decadenza della città di Bieda per le
camente narrare: che alleai podiRìccardo vicissitudini de'tempi. Soggetto al comu-
vescovo di Toscanella fino dal 1086, le ne di Biedà è il seguente appodiato.
furono unite e soggettate le chiese vesco* Ciciiella Cesi, Appodiato di Bieda, del-
Bieda e Centocelle avendosene
vili di , la diocesi di Viterbo, con territorio in pia-
l'allegata memoria certa del logS. Che no e colle, con buoni fabbricati nel suo
l'unione seguì senza lesione alcuna de'di- piccolo paese. La chiesa parrocchiale è in-
ritli di catledralità diToscanelia.Nel 1
1
92 titolata a s. Leonardo patrono del castel-
circa da Celestino 111 dichiarata città Vi- lo. La Statistica óe[ i853 registra 21
terbo, l'eresse in cattedra vescovile e l'unì case, 2 1 famiglie, 74 abitanti: nel liipar-
a quella di Toscanella, co'titoli vescovili to territoriale del 1 833 erano 96. Il Bussi
congiunti di Bieda e Centocelle, altre chie- nel 174^ afferma, che faceva 38 fuochi,
se cattedrali. E che altri scrissero, che per con 53 abitanti; ed esser villa e feudo
I

esser divenute dirute Toscanella, Bieda e de'priucipi Rospigliosi-Pallavicini. Dun-


Civitavecchia, gliscenti, Celestino III le que trovasi in decrescenza. Ha il territo-
congiunse a Viterbo, al quale era unito rio assai ubertoso, ed i massimi suoi pro-
il titolo di Feretìlo, ed apparteneva il suo dotti sono il grano, l'olio, il vino, il fie-

castello alla diocesi di Toscanella; de'quali no, le frutta, oltre i pascoli, come rileva
5 titoli per brevità i vescovi s'intitolaro- il Calindri. Marrai nel voi. XI, p.i37, il

no soltanto di Fiterbo e Toscanella , e castelloediflcato nel 1024 da' conti Bovac-


così cessarono di più uonainarsi Bitda e Cini , altri attribuendolo a' Monaldeschi
Civitavecchia,iQhhti\t proprianoente non nel 1026, e col solo nome di Civitella.
fossero uiai da pontifìcio decreto soppres- Dissi nel paragrafo Pt'tìtn^iflfwo, esser sog-
se. Laonde in progresso di tempo Bieda getta Civitella nel 1263 alla città di 7^7-
perde il titolo episcopale. PeròCivilavec- scanella, al modo come Piansauo. Inol-
chia, siccome per la sua posizione marit- tre raccontai nel voi. citato, che prese il

tima più florida, dopo essersene intitola- nome di Civitella Cesi, quando divenne
lo il cardinal Severoli vescovo di Viterbo signora del feudo di Civitella la famìglia
e Toscanella, lo ricuperò a'nostri giorni, Cesìy la quale fece le prime capitolazioni
restando quest'ultime due chiese tuttora cogli abitanti nel 1 608. Che passò in pro-

unite aeque principali ter. L'unione eoa prietà de'Borghesi nel 1674, e nello stes-
Viterbo esser seguita nel vescovato del so anno de'Pallaviciui, a favore de'quali
cardinal Giovanni, il quale portò i titoli Innocenzo XI l'elevò al grado di princi-
di Episcopus Tuscanus, Cenlumcellicus pato. Indi passò nel dominio de' Rospi-
etBledanus. Riportai decreti d'Inno- i gliosi [F.) Pallavicini. Nel 181 3 acqui-
cenzo III del 1207 di conferma del vesco- stato il principato dal duca d. Giovanni
vato di Viterbo , e di sua unione ciwi Tor Ionia, Pio VII nel i8i4 riconobbe
Tuscanensiy Cenlumcellensi, altjueBle- Quando quel signore istituì la
tale titolo.
densi pontificale/Il obtineret deinceps di' secondogenitura pel figlio d. Alessandro,
gnitatemj e quello di s. Celestino V del vicomprese questo ex feudo, ed in occa-
1294, col quale ingiunse a'toscanesi di sione del matrimonio del principe d. A-
riconoscere 1' unione della cattedra fatta lessandro Torlonia , Gregorio XVI nel
da Celestino III a Viterbo , Tuscanen, 1840 lo riconobbe principe di Civitella-
Cenlumcellen, et Bletanam Ecclesia. Il Cesi, e statuì il titolo principesco ne'pri-
Sarzana, ul solito a modo suo, a p. /\o% mogeniti suoi e de'discendenti.
e seg. ragiona dell' unione a Toscanella, S. Giovanni di Bieda. Comune della
Bieda e Civitavecchia, di Viterbo, dopo diocesi di Viterbo, cou territorio iu culle,
e

ViT VIT i53


paese di pochi fabbricati, circondato da rano o Manturano, Maturnnum, lìJar-
mura castellane tutte di selce, e con qual- turianum , Darheranum. Comune della
che baluardo. Distante 2 miglia da Bie- diòcesi di Viterbo, con territorio in pia-
da, è situata in bellissimo e ameno pia- no numerosi e anche rag-
e colle, paese di
no, primarie sue vie chiamandosi Mon-
le guardevoli fabbricati recinti di mura. ,

te Cavallo e Piazza del Comune, ove ri- Trovasi distante 3 miglia da Bieda al- ,

siede nel suo edifizio il magistrato. Vi trettante e più da Viano, e 7 da Vetrai-


spirano ponente e tramontana, e aria sa- la. Bagnata dal torrente Bieda, giace ia
lubre ed eccellente. L'acqua nell'interno pianura sur una penisola vulcanica at- ,

è appena suflìciente agli usi del popolo, torniata da fossi alimentati da perenni
ma vi sono sorgenti vicine. Fuori delle acque. Il suo circuito interno è di circa
mura si vede un gran prato lungo un un miglio, chiamandosi le precipue sue

miglio, coperto d'annose quercie, con un vie, di Mezzo, del Sole e Giudfa. Tem-
monlicello a'due lati. La chiesa parroc- perato né il clima, salubre l'aria, umi-
chiale e arcipretale è sagra a s. Gio. 6at> diccia talvolta sebbene vi spiri il vento
,

tista patrjno del luogo, la cui festa po- nord, ma anche l'ovest. L'acqua potabi-
polare 'A celebra a' 24 8'"S"o P^"' '*' ^' le è ottima, e sgorga copiosa da due fon-
lui N'itività , la quale per lo più si tra- ti a poca distanza dal paese. La chiesa,
spo'ta nell'ultima domenica d'agosto. Si insigne collegiata s. An- arcipretale di
arjpella ilduomo, è bellissima, con 5 al- gelo e di Maria Assunta, è un decoro-
s.

tari, nel maggiore ammirandosi il super- so tempio, che conserva le memorie del-
bo quadro del valente Francesco Guerri- l'antica cattedrale di Manturano o Mon-
ni, ivi nato; ed è inoltre adorna d'eccel- terano: ha un celebre quadro esprimente
lenteorgano. Vi è pure la chiesa della Ma- il Presepio, e buon organo. Il capitolo si

donna della Neve a voi ta,ed altra chiesa se- compone della dignità dell'arciprete, a
polcrale. Non manca di monte frumenta- cui è affidata la cura dell'anime, e di ca-
rio,di maestro per la scuola de'fanciulli, nonici decorati dell'insegne corali. Nella
di maestra pia per l'istruzione delle fan- chiesa della confraternita della Mortesi
ciulle. Fin dal 1 824 esiste un buon concer- venera un ss. Crocefisso miracoloso. Al-
to musicale.Si esercitano gli abitanti in va- tro maestoso tempio è a circa 1000 me-
ri mestieri. La Statistica del 18 53 regi- tri dal paese nella via Homana, in cui è
stra i33 case, i33 famiglie, e 627 abi- mirabile il quadro rappresentante la Fla-
tanti. Il Bussi nel 1 742 lo chiamò villag- gellazione del Redentore. Ha contiguo il

gio di 144 fuochi e di 620 anime. Il Ri- convento di s. Antonio de'minori conven-
parto territoriale del i833 gli assegnò tuali. La festa popolare si so'ennizza per
492 abitanti, sembra con deprimerlo. In la Natività della B. Vergine l'B settem-
ogni mercoledì vi è il mercato. Il piìi vi- bre, con fiera che si protrae per 8 gior-
cino bosco è monte Pinesi. Il territorio è ni. Altra gran festa ricorre a'4 dicembre,
alquanto sterile, per essere tufaceo e sas- per s. Barbara vergine e martire, patro-
soso. Nondimeno ha famiglie facoltose, na principale del luogo (che abbia que-
essendo i principali prodotti grano, bia- sto da essa preso l'odierno nome ? ovvero
da, fieno, legna da fuoco, canepa e lino
dall'assunto si scelse la protettrice? Mie
scelto di grande lucro, frutti abbondanti
congetture). Ha l'ospedale, monte fru-
e squisiti. — Il Calindri e il Palmieri, che mentario benefico, e l'istruzione pubbli-
il

ne ragionano, credono che l'origine del ca è affidata ad un maestro di scuola e


paese dati dal i356, mediante la distru- a due maestre pie. Si dispensa un'annua
zione di altre castella del Biedano. dotazione per generosa lascita del bene-
Barbarano o Barhtrano^ già Malti- merito Silvestro Mezzanotte. Conta de-
i54 ViT V IT
gl'illuslri, fra* quali merita ricordarsi il ig e 57, e con altri scrittori, ne parlai
dotto p. Raimondo Migori, primeggian- alquanto nel voi. LVIII, p. 25 1, indican-
do fra le civili e facoltose famiglie quel- do l'epoche in cui si trovarono de' suoi
le de'Sagretti, de'Baltilana, de'Vallerani vescovi. Degli Effetti afferma, che il Ba-
e Mcingoni. Bussi a p, 3f4 riporta le
Il ronie parla di Reparato intervenuto nel
notizie della serva di Dio Felice vergine, sinodo romano adunato da s. Martino I

nata in Barbarono, e morta in Uoma a' nel 649, in cui si sottoscrisse s. MantU'
20 aprile 1 553, in buon odore di santità, rianensis Eccleaiae provinciae Tusciae.
ed ivi sepolta nellacliiesadis. Cecilia, ora Nella sessione 4-" <Jcl concilio celebrato
s. M.'inValUceWA.Ln Stalisticaàei iS53 in Roma Agatone nel 680 si legge,
da s.

notifica contenere 2 18 case, 2 Sa famiglie, Esilarato Episcopus s. Ecclesiae Mclau»


C)C)8 abitantijde'quali 22 stanziati in cam- rensis provinciae Histriae, il quale ao-»

pagna e 5 militari, il Bussi registrò nel corchè dairUghelli si stimi dell'Urbina-


174'^) fiochi 242 anime 1070. Ed il
, te, tuttavolla osserva che mai i vescovi;
Jxiparlo territoriale del i833, abitanti d'Urbino si sottoscrissero Metaurensi, e'
C)00. IlCalindridicecheil territorio con- le parole provinciae Histriae convenire
tiene pascoli, e tra' prodotti in maggior alle colonie illiriche e dalmatine di Velo,
copia il grano e altri cereali, ed il vino. tro»andosi vescovi di F'eio colla sotto-
In esso si scuoprirono innumerevoli se- scrizione provinciae Histriae. Meglio al-
polcri etruschi di bellissime forme. — r tre lezioni offrono provinciae Tusciae.
Monturano o Marturano o Blartorano Trovasi nel concìlio romano di s. Grego-
o Martoriano, '^osiÌBi nell'antica Etruria, rio li del 721, Opportuno Maluranen'
nella regione di Sabazia ora di Braccia' sifì, ma siccome in quel sinodo intervea^
chiamata purecoll'allre analoghe de-
110, fiero altri pastori della provincia,non sem-
nominazioni riferite di sopra, dice il Pal- bra di Martorano di Calabria, come eoa
mieri essere ricordata da Tito Livio, e altro Reparato, coll'Ughelli riportai nel-
che cambiò il nome nell'attuale, dall'asi- la serie di que' vescovi. Inoltrìé Degli Ef-
lo che in questo fortecastello vi prese De- fettisoggiunge altri vescovi trovarsi del-
siderio re de' longobardi , il quale l'in- 1*825 sotto Eugenio li, e dell' 853 nel
grandì e barricò d'alte e belle mura con pontificato di s. Leone IV menzionati da
torrioni e merli, che tuttora si scorgono. Baronio. Si può vedere il Giorgi, Histo-
Segnala particolarmente, quale rarità, la ria diplomatica Cathedrae Episcopalìs
sussistente alta e ottangolare torre , an- Civitatis Setiae, p, 52, ove ragiona de'
ch'essa monumento di quell'ultimo re de' vescovi di Maturano o Mariarano Maa-
longobardi, ebbe fine nel 774-
il cui regno turano. Questa città facendo parte della
the Barbarano o Barberano sia successo Toscana de'Ilomani, fu compresa nel du-
a Maturano, Mariarano o Monturano, cato di Roma [f'.), e figurò fra quelle che
ne conviene la comune degli scrittori, e di si diedero all'ubbidienza civile della Chie-
recente ripetutamente la Civillà Callo- sa Romana a'tempì di s. Gregorio II nel
lica, nella serie 4-''» l» 5, p. 570, t. 6, p. 726 circa. Narrai ne'paragrafi di Viano
470. E siccome fu seggio vescovile, noo e Bieda, che la confinante Maturano an-
deve confondersi con Martorano (V.) di cora prestò giuramento a Tiberio Peta-
Calabria. Altri lodissero Mon^cra^o, co- sio,che nella Tuscia Romana alzandolo
me notai nel voi. LVIII, 35, e da cui p. 1 stendardo della ribellione aspirò al re-
vogliono derivasse Canale nella provincia gno, onde a reprimerla s. Gregorio II in-
stessa del Patrimonio, delegazione di Ci- viò da Roma l'esarca imperiale Eutichio
-vitavecchia. Con Degli EiTetti, Memorie romano,
coll'esercito e colla sua decapi-
del Spratte e de luoghi convicini, p.i8, laziuuc veoue subito esliuta, come si ha
V T
I VIT i^')

da Anastasio Bibliotecario. Lodovico 1 il de Senatori di Roma, 1. 1 , p. 1 88, offre il


Pio figlio di Carlo Magno, nel diploma diploma di Carlo I d' Angiò senatore di
deli'817, col quale confermò alla s. Sede Roma e re di Sicilia, dato in Orvieto a'

le donazioni e restituzioni del padre, no- 16 maggio 1283, col quale deputò suo
nlina espressamente in Tascineparlibiis, vicario Guglielmo Stendardo francese, ed
Marturanum ; e Marlurianum si legge altri deputali a diversi uffizi , come de'
in quello sincile d' Ottone I del 962 , e torrieri alla custodia de'castelli, non che
nell'altro di s. Enrico II delioi4- Si ve- àe'Castellanis in. Barbarano, Bilurola-

de che ancora conservava 1' antica deno- no et Monticello. Dunque è certo, che nel
minazione. Trovo nel Bussi, chePapa Ce- 1283 già Barbarano era soggetto al Se-
lestinoMI del I 191, dopo avere ricevuto nato Romano. Nel secolo XV pare che
dall'imperatore Enrico VI la restituzione continuasse talvolta a chiamarsi anco
di Viterbo e Toscanella, donò a' viter- Monterano, poiché notai nella biografia
besi la terra di Barbarano. E che i con- di Sisto [f^, che a' 12 settembre 1480
Viterbo nel 11/^2 investirono di
soli di quel Papa tornò a Bracciano , con due
Barbarano la famiglia Farulfa, con altri cardinali ela corte, indi si recò a Monle-

castelli. Ma prima di tale epoca, racconta ranodal proprio nipote Bartolomeo Top-
lo stesso Bussi, che guerreggiando nel po accolto con regio apparato e glielo ,

1228Ì romani contro Viterbo, minacpia- concesse in vicariato col titolo di contea.
rono d'espugnare Barbarano, e temendo Ilche, in certo modo sembra doversi ,

isuoi abitanti de'mali che potevano loro meglio attribuire a Monterano da cui de-
avvenire, ebbero per bene di rendersi a* rivò Canale, se pure non è lo stesso, o for-
inedesioii, avendo ciò fatto con varie van- se può essere, che ad lempiis lo sottraesse
taggiose condizioni. Indi romani recatisi i dalla giurisdizione del popolo romano, se
ad assalire Viterbo, rimasero sconfitti; realmente è Barbarano. Il Papa Pio IX.
ma nondimeno romani s'impadroniro-
i nel I ." ottobre 1
847 organizzando il con-
no del castello di Ri«pampani, e lieti di siglio e senato di Roma, soppresse la giu-
tali acquisti tornarono a Roma, perchè risdizione tanto amministrativa quanto
i castelli di Barbarano e di Rispampani giudiziaria e baronale de'superstili feudi
erano allora di molta considerazione. On- del senato e popolo romano, cioè di Bar-
de conobbero i viterbesi, che ad onta del barano, Vitorchiano, Magliano e Cori, e
riportato vantaggio, maggiore fu il dan- li sottomise all'immediato governo del-

no che ne patirono. Probabilmente allo- la s. Sede : i due primi alla delegazione


ra o più tardi Barbarano divenne signo- apostolica di Viterbo, e Barbarano al suo
ria e feudo baronale del popolo romano, governo di Vetralla.
governatoda'conservatori diUoma,i qua- Viterbo, Viterhium, antica, ragguar-
li vi tenevano un governatore, e le raili- devole, nobilissima e bella città, una del-
zicjConie negli altri loro feudi, parlate nel le prime dello Slato Pontificio, e metro-
voi. Vili, p. y8; mentre di Barbarano e poli della celebre provincia del Patrimo-
degli altri feudi de'governi baronali de' nio di 8. Pietro, offre dignitosa vaghez-
conservatori di Roma, ragionai ne' voi. za nella topografia e nel fabbricato; ed
LIX, p. 75, LXIV, p. 61 e seg. Riporta è di notabile industria commerciale, an-
il Ricchi, La Rf^ggia de'Folsci, p. 365. co per essere assai frequentata, eziandio
M Barbarano si sottopose all' ubbidienza per passarvi la via corriera che da Ro-
dell'inclito popolo romano, per timore di ma conduce alla Toscana ed a Firenze.
essere presa a forza dall'armi romane, co- Viene cinta da alte, valide, antiche e tor-
ese si raccoglie dal lib.i,cap. 61 de'suoi rite mura, onde di Viterbo disse un poe?
Statuti", Il Vitale, Storia diplomatica ta : D' anticlie torri ha coronato il cri'
I ?6 V I T V I T
ne. Le mora le danno
forma quasi e- la metalliche che sono nel di lei fregio : F.
liUica o ovale, sono aperte da 6 porle, A. y. L., le quali diedero alla contrada
con suburbanì borghi, denominati dai il nome di Faule (per quanto dirò a suo
patrio storico Bussi Borgo s. Pietro, e : luogo, colle critiche dichiarazioni del dot-
Borgo Longo detto pure di s. Pellegrino to archeologo prof. Orioli). Poi fu delta
omonima, dicendoli fabbri^
dalla chiesa Porlicella, per essersi dal suo lato am-
cali dagli aretini. Inoltre il Bus&i esibi- pliata la città, e quindi atterrala verso il

sce la pianta topografìca della città, pub- i58i, a render più maestosa la strada
blicata nel dal viterbese Tarquinio
1 596 della Trinità. La 2.' parimenti molto an-
Ligustri, altra producendone il Corelini, tica, era presso quella parte della via
ove benché si vedano delineate un gran detta Svolta (ove nel 1000 era il sob-
numero di torri, avverte non esser nep- borgo Sunsa o Sonsa), ov' è la chiesa di
pure una 4'^ parte di quelle che Viterbo s. Matteo, e chìamavasi porla Soma si-

vantava pochi secoli addietro, ne' quali gnificando Equestre: Enrico VI figlio di
ascendevano a 197 quelle de] suo inter- Federico I concesse a' nativi viterbesi, se
no, senza comprendervi le torri intersia- fatti schiavi o servi, la libertà perduta,
te nelle mura urbane; per cui poteva dir- col solo presentarsi alla porta Senza. La
si Viterbo, e lo era in realtà, una selva 3." dicevasi Ponte Tremoli, come vicina
di torri. Erano di tanta altezza, dicono al ponte di tal nome. La 4-* al presente

leCronache, che appena da terra si po- murata, si disse ^. Bonaventura, dal no-
tevano vedere. Come altrove, i nobili le me d' un rettore di Viterbo che la fece
fabbricarono non meno per ostentazione fabbricare, e forse 1' anteriore fu detta
e grandezza, che per propria e pubblica Bove. E presso il convento degli agosti-
ditesa, in occasione di guerre esterne o uiaiii, poco più sopra delle grotte, ove
di discordie interne promosse dalle fa- seppellivansi gli ebrei, quando ebbero il
chiamarono le
zioni e da' prepotenti. Si ghetto. La 5.' porta, pur murata, ebbe
più rinomate torre Damiate o Demiata, nome Fiorita, e resta fra la porta Sai-
Beccaiao di Bartolomeo Panza, Spagno- siccia, e la fontana di Capo Grosso. La
la, Berera Aldobrandina, Tignosa, Vica- 6.* egualmente murata, fu denominata
na ossiade Vico, Imperatore, Braman- dalla vicina fonte, porta del Conicchio,
te, Prete Vonna, e di Angelo di Salaroa- ed anco di s. Marco. La 7.' dicesi pre-
ro, la quale fra tutte le 197 era la pia sentemente s. Lucia, per esser a poca
bella e la più alta di Viterbo. AITermò distanza dalla chiesa della santa già de'
il Bussi a suo tempo non restarne nep- gerosolimitani. Per la stessa vicinanza

pure la 4'" pai'le, per essere state l'altre alla chiesa di s. Matteo, anche di questa
rovinate da' terremoti, o demolite nelle ne portò il nome. E per condurre a Fi-
guerre civili, od abbattute per ridurre renze, si appella comunemente Fioren'
la città in quel miglior ordine di strade fmrt5. L'8.* è murata,
si disse porta di
e di edifizi che apparisce. Anzi soggiun- Valle, come posta nel principio della
se, quanto poi sia antico l'uso delle tor- Valle di s. Antonio; e porla di s. Maria
ri non solo in Viterbo, ma ancora in tut- Maddalena, per esser non molto lungi
ta la Toscana, si deduce da Dionigio da quella rhiesa. La 9.' é porta Faul o
d' Alicarnasso, il quale scrisse che tali Faule o Faulle, siccome situata nell'an-
popoli furono eziandìo chiamati Tirre- tica omonima contrada, aperta nel i568
ni, dall'uso di fabbricare nelle città loro per concessione del cardinal Alessandro
simili torri. Anticamente ebbe sino a i3 Farnese il giuniore, legato perpetuo del-
porte. La i.' e forse la più antica appel* la provincia, onde alcuni la chiamarono
lavasi porla Quadriera per le lettere Farnese. E' una delle più vaghe, disc-
V I r V I T > ^7
gnafa dal Vignola, quale l'oHie in figu- chiesa e monastero de'premostratensi,
ra il stemma car-
Cussi, sovrastata dallo governati da uu abbate. Adunque le 6
dinalizio. Conduce al Bulicame e a To- porte superstiti ed esistenti sono Piano
:

scaiiella. La lo.^ suol chiamarsi porta di Scarano, o del Carmine j di s. Lucia o


Piano Starano o del Carmine, perchè Fiorentina; di Faulo Faullej di Sai--
il i.^nome le deriva dalla contrada, il sieda o s. Pietro j di s. Sisto o Romana;
2.° dalla prossimità del contento de'car- di s. Matteo. Viterbo è distante 1 mi- 1

melitani. Avverte che questa, e


il Bussi, glia da Toscanella, 12 da Monte Fiasco-

quelle di s. Lucia e di Faide erano tut- ne, i5 da Civitavecchia e dal mare (e sul
te aperte, ma le principali essere le 4 se- suo livello melri 4o8 e 9, o piedi 1259),
guenti, che essendo in tutte .7, una certo da Roma 48 circa e quasi 80 da Siena.
Tenne chiusa, ed è la seguente. La i.* Il Caliodri dice occorrere da Viterbo

dell'accennate, dalla vicinanza della cai- a Rooìa 6 poste e 3 quarti. Le distan-


tedrale, si Lorenzo. La 2." chia-
disse s. ze da Viterbo alle città e comuni di sua
ma vasi Salciahia o Salicicchia , poi provincia, in buona parie le dichiarai
corrottamente Salsiccia, ed anco s. Pie- superiormente ne' loro paragrafi. Gia-
tro, per trovarsi avanti la chiesa di s. ce in falsama aperta pianura sulla falda
Pietro di Castagno, la quale die' pure il occidentale del tanto di sopra celebralo
nome al Borgo s. Pietro, o meglio que- monte Cimino, che riceve da Viterbo il
sto lo prese da Ila distrutta chiesa di s. Pie- nome moderno, in ottima e amena posi-
tro dell'Olmo. Riferisce il Sarzana, aver zione, sia per l'abbondanza de'viveri d'o-
la porla preso il nome di Salicia, per- gni specie, sia per l'aria salubre, special-
chè conduceva al castello oggi diruto di mente temperala nell'estate (scrittori an-
Robacasiello de Salce, 1 miglia più ol- tichi e moderni celebrarono la salubrità

tre di Vetralla e 7 distante da Viterbo. dell'aere viterbese, e fra' moltissimi in


Della sua catena e chiavi da' romani ap- versi latini l'elegantissimo Marc'Antonio
pese air arco di s, Vito, ne parlerò ne' Flaminio, lib, 2, ode 54), sebbene sog-
cenni storici di Viterbo al principiar del getta a tempeste ed a' venti umidicci noa
XIII secolo , dicendo dell'espugnazio- ostante che abbia boschi a levante e a
ne del castello di Salci. La 3.^ dicesi s. mezzodì, la gran macchia del Conte lun-

Sisto dalla vicina collegiata, dopoché nel gi 8 miglia e 4 quella di Rocca Rispam-
i653 fu aperta a render più nobile l'in- pani, ricca di cacciagione e di bellissimi
gresso a Innocenzo X, la precedente es- basalti; sia in fine, per l'orizzonte ampio
sendole più contigua, ed ebbe un' iscri- che gode. Questo osservalo dalla sommi-
zione celebrante il cardinal Farnese, che tà della torre della piazza del Comune,
l'avea eretta o ornala. Inoltre 1' odierna è circoscritto dal lato orientale de'monti
nel 1 705 fu meglio decorala. E' detta an- Cimini ora denominati Monte Soriano,
co '^ovia Romana, per condurre a Roma. Monte della Palenzana, Cime della Mon-
Wolerò col Marocco, che fu danneggiata tagna e Monte Fogliano. La minima lun-
nel I
7gg quando repubblicani francesi i ghezza della visuale è di circa 3 miglia,
batterono con artiglierie la città, nella di 6 la massima. Nell'area da questa par-
quale occasione i viterbesi mostrarono te si osservano la terra di s. Martino, a-
mollo coraggio. La 4" porla, riedificala bilazioni rurali, e deliziosi casini sul pen-
nel 1727 dal comune, chiamasi s. 71/aWeo, dio de' Cimini. Nella parte meridionale
benché dovrebbe dirsi s. Mattia dalla si scorgono i monti della Manziana, mon-
chiesa vicina e poi atterrata. Anticamen- te Virginio, imonti della Tulfa e dell'Al-
te si nominò porta dejl' Abbate, poiché lumiere, monte Romano, e il mare Me-
fuori le mura si presentava di faccia la diterraneo. La mìnima lunghezza della vi-
i5g V 1 t V I T
sua le è di circa 2ò migliaia ma^simaquasi pagine ia foglio grande coU'opera puh'
5o. Da questo laloè visibile l'antica cillà di blicata nel 174^» n^a a me non è per-
Toscanella. Nella parte occidentale, vie- messo per l'ampiezza della materia, che
ne terminata dal oiare, dal monte Ar- ragionare del più principale, non senza
gentare, da'monli di Canino, Valentano tener presenti il Castellano,il Marocco (il

e Ischia, da'monti Amiati, di s. Fiora, di quale dice aver proceduto coli' odierna
Eadicofani e da Monte Fiascone. Dal la- Guida di r'ilerbo),\l Palmieri e altri re-

to settentrionaleè liuMtata da'oaonli d'Or- centi scrittori, a sicurezza dell' esistente

vieto, dagli A pennini e da' monti di Vi- nel (ormale e materiale della città. Non-
torchiano. La lunghezza minima della vi- dimeno io tanta vasta materia, e con mol-
suale è di circa 7 miglia, di 60 la massi- teplici asserzioni, ad onta della diligen-
ma. Da questa parte si distinguono ii za, temo in alcuna cosa equivocare. Le
borgo della Quercia, e la terra graziosis- pubbliche vie sono numerose, molto ara-
sima di Bagnaia, la quale con s. Martino pie e assai bene lastricate di peperino; e
e Rocca del Vecce è nel suo fertilissi- belle sono pure l'esterne, comode a'traa-
mo territorio. L'interno circuito della siti, e deliziose a'passeggi, massimequella
città è di 3 miglia, circiler elice l'ultima che conduce al santuario della Quercia,
proposizione concistoriale, e divisa iu 4 \eramente nobile, fuori diporta Fioieoti-
piccole colline e colle sue valli, separate, na.41 suburbano non manca di poDti,4 de-
al dire del Coretini, da alcuni fìumicelli scrivendone il Bussi come precipui, cioè
o torrenti, il più notabile essendo 1' Al- Camillario o di s. Valentino ; di s. INicolò
cione Urcionio, poiché gira macine da mollo antico perchè restaurato da Vespa-
olio e da grano, e serve a vari opifici!, siano (de' quali dovrò riparlare); di Ro-
come vuole il Palmieri. Però è da av- ma edificato da Gregorio XIII; e di Gradi
vertirsi col Bussi, che piccoli torrenti i vicino alla chiesa omonima. Gaie e bea
che scendono da' monti Ci mini e scor- disposte sono le piazze, fra le quali quel-
rono per la città sono 3, cioè Paratus- la dell'Erbe, sempre piena di abbondan-

so, Urcionio e Velulonio, i quali riuni- ti frulla e copiose ortaglie; quella assai
ti formano il fìumicello Faule, transi- spaziosa della Rocca ; la piazza grande
tandosi sui ponti Tremoli, s. Lorenzo, del Municipio, ov' è il bel palazzo Dele-
Paradosso, e altro per cui da lollurna gatizio, oltre quello molto vasto del Co-
si passa a Petidonia, due rioni della cit- mune. Delle molte sue piazze, il Bussi
due dicendosi Ariano q Lon-
tà, gli altri descrisse le i4 più rinomate. Possiede Vi-
gola, ne'quali sì suddivide tutta. Queste terbo ottime e copioseacque potabili, che
contrade ricordano nomi dell' antiche
i scendono da'vicini monti, e vi sono iso-
città etrusche colle quali si formò Viter- late fontane, fra le quali primeggiano la
bo, secondo i patrii scrittori, come nar- bellissima fontana Grande, di gotica for-
rerò alla sua volta, colle correzioni del- ma, costruita nel 1207, che riceve l'acqua
l' Orioli. Però tali torrenti più volte ca- da un antico condotto e la versa in co-
gionarono alla città pregiudizievoli inon- pia nella piazza Sipali, il Bussi offiendo-
dazioni. L' an)piezza delle strade e delle ne la figura. La grandiosa fontana del-
piazze, la copia e vaghezza delle fontane, la Rocca, al dire del Palmieri elegante

la magnificenza degli edifizie la sontuo- disegno del Vignola, edificata nel i556
sità de' templi, rendono Viterbo decorosa dal cardinal Farnese, riferisce Marocco,
e niente inferiore al più delle città, che ma dall' iscrizione che offre si trae che
compongono lo Stalo di s. come
Chiesa, la compi, avendola ordinata il cardinal
rilevò il Coretini. Di tutto minutamente Ippolito d'Elste altro legato; come e)»pres-
trattò il SLkO concittadino Bussi, in 47^ samente notò il Bussi nel darne la figa-
V i T V 1 T 1 59
ra e riscrizione. Quella assai graziosa di generale di s. Chiesa la fece rifabbricare^
piazza dell'Erbe, situala quasi nel mezzo ponendovi questi solennemente la prima
della città, secondo il Marocco, che l'al- pietra l'S marzo: la ridusse ragguarde*
ti'ibuisce al Viguola, dal cui fusto nel vole e validissima, e munì d' uu pozzo
centro del bacino sporgono in fuori 4 d' acqua. Finalmente, Clemente XII uel

mensole su cui sono 4 leoni di peperino, 1738 per fondare iu Viterbo l'ospedale
iquali posano una zampa su globi qua- o ospizio de' trovatelli, a suggerioienlo
dripartiti colle lettere F. A. V. L. parie del cardinal Porzia, per locale assegnò
delio stemuìa viterbese, ed il Cussi ne la Rocca, facendola ridurre abitabile e
produce il disegno, coll'arme del cardi- adalla allo stabilimento, di cui più avan-
nal Farnese, e il Marocco l' iscrizione ti. Dissi già che nella piazza grande del
coiranno i588. E la vaga fontana nel- Comune, vi è il palazzo apostolico deco-
l'atrio del palazzo Municipale, nella qua* roso, il quale elevasi nel suo lato meri»
le 4 delfini sostengono le tazze superiori dionale, residenza de* delegati aposto-
e gli emblemi della città, spruzzando lici, del tribunale della giudicatura, e
graziosamente l'acque. Me'tempi andati, degli uffizi governativi. Dal lato occiden-
Viterbo fu delta la citlà delle Fonta- tale sorge il magnifico palazzo Muni-
ne, osserva il Bussi, e tuttora 9 esistono, cipale o del Comune, uno de' più grandi
aiferma Marocco. Le pii' alte torri di Vi- e belli de* domini! della s. Sede, sia per
terbo superstiti, sono quelle del Comu- comodità e ampiezza, come per orna-
ne, dell' Orologio vecchio, di Scaccia- menti e magnificenza; cominciato nel
Piicci, del Duomo, e della Rocca, la qua» 1264 e terminalo nella parte esterna nel
le ne' popolari tumulti serviva di sicuro pontificato di Sisto IV. Il suo interno è
asilo a' Papi ed a' presidi della provin- più rimarchevole, poiché nell' atrio, ol-
cia. Il celebre legato cardinal Àlbornoz, tre la suddescrilta bella fonte, al lato si-
a prevenire che Viterbo fosse ulterior- nistro vi sono 6 statue etrusche di pepe-
mente tiranneggiala da' prepotenti, fece rino rappresentanti sacerdoti con patere
s. Lucia una
edificare presso la porta di sopra sarcofagi trovati nel 1694 nelle
molto valida fortezza, la quale venne grotte sepolcrali dell' agro Cibelario, og-
chiamata col suo nome, per averne pure gi Cipollara : la corte è ben ideata. Asce-
designalo il sito, e gettata ne'fondamen- sa la scala grande si vede incastrato uel
ti la I.' pietra a'26 luglio j 354, e quindi muro un antichissimo geroglifico e^pri-
sidisse la Rocca. Indi da Bonifacio IX, menle una vite con grappolo d' uva, un
venne nel iSgS ridotta iu miglior for- nido d' uccelli sulla souìmità, una sala-
ma con grosso e saldo muro, colla spesa mandra sul ceppo e due teste umane a
di 1 3,000 ducali d' oro, oltre l'operalo lati. Si crede simboleggi la favolosa ve-
da'viterbesi, quali gratuitamente lavo-
i
nuta eie vittorie d'Osiride in Italia. Sul»
rarono per l'acquisto dell'indulgenze la volta e pareti della 1
."
sala sono dipin-
concesse dal Papa, Wel i434 viterbesi • ti a fresco di buono stile i prodigi di Ma-
avendo udito il tradimento del castella ria ss. della Quercia, ed è degna di ri-
no della rocca di Spoleto, e le funeste marco un'immagine della Madonna col
conseguenze che ne patì la città, dubi- s. Bambino della scuola di Pietro Perugi-

laudo del proprio, certo con assenso del uo,espressasur una lunetta. Segue lagrau
legato Vilelleschi, demolirono gran par- sala Regia, o come altri dicono dell' ac-
ie della propria Rocca, ed in vece risto- cademia degli Ardenti, nelle pareti del-
rarono e fortificarono le mura urbane. la quale si vedono dipinte le principali
Ma poi ripullulate ia Viterbo le fazioni, storie di Viterbo, e i personaggi più ce-
Calisto 111 uel 14^7 dal nipote Borgia lebri e iiQomati che l' illustrarono, fra'
>6o V 1 T V I T
quali l'iinperatore Micheieilei 1 260, foD- Baldacchino, onore concesso da Benedet*
datore tlella dinastia de'PaleoIogi che re- io XIII al magistrato municipale, e do-
gnarono in iNicea e poi in Costantinopo- ve questo fa ricevimenti solenni nelle oc-
li, ed il Papa Paolo III non che la topo- ; casioni festive. Nella vicina camera de'
grafia della prinnitiva Elruria Mediterra- quadri, vi è una Sagra Famiglia del R.o«
nea, i sagrifizi de' sacerdoti dell' antico inanelli viterbese, discepolo di Pietro da
Fano di Yulturna divinità etnisca, e la Cortona. Nella stanza delle lapidi, vi è
topografia de' paesi della protincia del r originale Tavola Cibelaria in caratte-
Patrimonio di s. Pietro, a questo nuova- re greco antico, e altre iscrizioni di stile
mente donati dalla gran contessa Matil- gotico e latino, oltre il famoso e contra-
de: opere a fresco di Baldassare Croce stato decreto scolpito in marmo e attri-
bolognese. Nella soflilla, i pittori viter- buito a Desiderio re de* longobardi, di
besi Lodovico Nuoci e Tarquinio Ligu- cui ragionerò a suo luogo. La nobile cap-
stri sunnominato, vi espressero a fresco pella, già ricca d'aCfreschi e dorature, pe-
i 33 feudi anticamente posseduti da Vi- rì nell'incendio del 1817,6 solo vi restò
terbo (si ponno leggere nel Bussi e nel Co- il quadro della Visitazione della B. Ver-
retini, e ne'miei precedenti paragrafi ove gine titolare, bell'opera del viterbese Fi-
in buona parte ne parlai o li descrissi, lippo Caparozzi detto lo Spagooletlo, Nel
e perciò con diversi tratti della storia de' piano superiore è il ragguardevole ar-
viterbesi. I nomi loro, e di altri 5o ca- chivio segreto, cominciato nel secolo X,
stelli, li riferirò parlando del Comune). in cui si conservano insigni pergamene,
Sulle 4 grandi pareti si vedono ì più im- eccellenti libri e scritture ris'uardanti
o la

portanti punti della patria storia da' re- comunità. Avverte il Bussi,che prima che
motissimi tempi etruschi fino termine al fossero pitturate le stanze municipali e la
del secolo XVJ, in tanti quadri ben im- vaga cappella, erano ornale di vari motti
maginali dallo storico viterbese Dome- sentenziosi fatti collocare neh 556 dal ce-
nico Bianchi nel ì5g2. Dalla sala Regia lebre d. 'Giacomo Sacchi viterbese nel suo
si pas«a ad un gabinetto accademico, co- magistrato, quali riporta il Bussi. Questi
minciato nel 1821, ove sono raccolti mol- e Cordini descrivono luoghi assegnati
il i

tissimi vasi etruschi, urne, sarcofagi, ido- nel palazzo pubblico al monte di pietà,
lelti diversi, ed oggetti mineralogici, tut- alla vendita de'pegni a suon di tromba, al
to rinvenuto in alcuni scavi fatti nel ter- monte frumenlario, al collegio degli av-
ritorio Viterbese. Nella vasta e non raen vocati, procuratori e notari della città.
dignitosa sala de' Comizi, ove adunasi il I medesimi discorrono del palazzo conti-
consiglio municipale, con sedili intorno, guo, ove i conservatori risiedevano pri-
vi sono molte immagini d' antichi eroi ma di Sisto IV, in cui si formò il teatro
dipinti a chiaroscuro dal eh. Teodoro Si- de'uobili, e sotto i luoghi per la dogana
ciliano, ed ivi sono memorie che ricorda- e l'archivio pubblico. Notò il Bussi che
no i benefìzi elargiti a Viterbo da'Papi, sulla loggia del palazzo nel i638 si col-

IO de' quali vi soggiornarono colla cu- locò per pubblico decreto la statua della
ria, dagl' imperatori e da' re. Nella pros- B. Vergine, la quale ogni sera all' Ave

sima sala dell'Aurora vi sono i busti de' Maria, dopo accede due torcie innanzi, si
Papi Benedetto XIII e Pio VII, beneme- scuopriva al popolo esistente nella piazza,
riti della città, e sulla volta si ammira e il suono delle trombe l' invitava alla
una bella copia dell'Aurora eseguita dal recita della Salutazione Angelica. La
Zuccari nel palazzo diCaprarola, il qua- bella torre quadrata del Comune col bel-
le originale, disse il Castellano, è ormai l'orologio pubblico sulla cima, è in uà
perito. Muguifica è pur la salu detta del angolo del bel palazzo destinalo all'am-
1

V I T VIT 161

minisfrazlone de' sali e tabacchi. Il Bussi gnola, e di assistere aà uno spettacolo di


Rlatocco riproducendo le numerose cui formavano parte artisti di primaria
e il

iscrizioniantiche e monutuenlali esisten- rinomanza: ne la pubblica aspettativa


ti Viterbo, olhono pure quelle del pa-
io restò in nulla defraudata. Spetta a di-

lazzo Municipale. Tra i principali pa^ stinte penne descrivere partitamente la


lazzisegnalerò quello de'ZelliPazzaglia, nuova fabbrica di esso teatro, laonde mi
ove oltre nobili naobilia, vi è una prege- limiterò ad accennare 1' impressione che
vole galleria di quadri, meritando di ser- recò al numeroso pubblico che concorse
vire d'alloggio a vari sovrani e principi, alla I.' rappresentazione dello spettacolo
fra' quali, rileva il Castellano, Carlo IV con cui s' inaugurava. Come 1' esterna
re di Spagna e Francesco I imperatore facciata, nobile e grandioso si rinvenne
d'Austria. Quello de' Paci ha la cappel- r interno di questo edifìzio. L'atrio, le
la della b. Lucia da Narni, eretta nel attìgue sale, quelle superiori, e partico-
i56i, in memoria d'essere la stanza in larmente la gran sala di mezzo, il circo-

cui soggiornò e vi ricevè le ss.Stimmate, lo de' palchi, la platea destarono mera-


come ricordano due iscrizioni esibite
le viglia per forme eleganti, ricchezza d'or-

dal Bussi e riprodottedalMarocco.Dovrò namenti nella semplicità, purezza di sti-


riparlarne, dicendo delle domenicane del le, leggiadri dipinti, talmentechè il nu-

3.° ordine al cui monastero appartenne. meroso pubblico, ivi adunato, prorom-
J>ou mancano altri ragguardevoli palaz- peva in vivi elogi a gloria dell'egregio
zi, e presso le famiglie più distinte si architetto, che seppe riunire tante perfe-
trovano pure dipinti di pregio. Scrisse zioni dell' arte. Il vasto palco scenico,
il Bussi, che da non molti anni, ossia ne' gli annessi locali, a comodo degli artisti
primi del secolo passato, nel menzionato teatrali, nulla lasciano desiderare per la
palazzogià residenza de'conservatori mu esecuzione di un imponente e grandioso
uicipali, i nobili fabbricarono un teatro, spettacolo. Contribuisce a compiere la

a distinzione di altro fatto erigere da'Mer- magnifica opera del cav. Vespignani il

canti. Indi disse il Castellano, il teatro bellissimo sipario, dipinto dal rinomato
del Genio servire alle sceniche rappre- romano artista sig. cav. Pietro Cagliar*
sentazioni; ed ora il più moderno Pal- di,ove si ammirano quegl' Italiani che
mieri nel 1859 pubblicò avere Viterbo furono sommi nella tragedia, nel dram-
due accademia Filarmonica,
teatri dell' ma lirico, nella commedia, musica e dan-
fifelGiornale di Roma del 1 855, p. j^S, za. Guidati dalle rispettive Muse al tem-
si legge. » Viterbo 5 agosto i855. La pio della Gloria, essi ricevono dalle ma-
grande apertura del nuovo teatro di Vi- ni di Apollo il meritato alloro, mentre
terbo V Unione (nome allusivo a* gene- la patria Storia ne incide gl'illustri no-
rosi cittadini, che si univano al Co- mi in pagine eterne da Dante fino a Ver-
mune di questa città per adornarla d'un di. L' effetto prodotto da tal quadro fu
monumento sì utile e decoroso) ha avu- immenso, ed il pubblico, nella speranza
to luogo la sera del 4 corrente agosto di vederne l'autore, invano prolungava
con quella pompa che si attendeva. Non i suoi applausi, eh' esso in seno alla sua
è da maravigliare se accorrevano da'cir- famiglia, sfuggiva ad un'ovazione, che la
convicini paesi e città, non che dalla no- sua modestia forse non attendeva.Lo spet-
stra capitale, in folla persone bramose di tacolo, come prevedevasi, fu degno del-
ammirare la gran-
unirsi a'viterbe>i, per l'armonicissimo edifìzio in cui venne rap-
diosa opera dell'architetto romano sig. presentato. JNel f^iscardello, moltissimo
conte cav. Virginio Vespignani, già ben si distinse Colini, 1» Boccabadati, Nau-
noto nella nobile arie di Bramante e Vi* din ; piacque Laterza, la Sbriscia, Tese-
VOL. GII. 1
i62 V I T V IT
dizione (lell'opero, le belle scene del Cec- chilà; stantechè è semicircolare colica
cato. Il Fornaretlo (ballo del Rota) in- prolungale, le quali però non superan
codIiò il pieno favore del pubblico : lo- la tangente del circolo, e termina al pri

dalissime anche le scene del Bazzsni. cipiar del proscenio o bocca d'opera,
Ricco, magnifico si rinvenne il vestiario, suo diametro è di palmi 64' I palchi so5
le decorazioni si dell'opera che del bal- no 2 5 per ordine. Gli ordini sono 4> ov'è
lo. E qui vuol giustizia che onorevol- al di sopra il lubione o loggiato. I palchi
mente si nomini il sig. conte Cesare Poe- poi sono comodi e offrono spazio suffi-
ci, che scello tra gli altri soci azionisti, ciente per ben goder degli spettacoli, llj
con tanto zelo ed intelligenza guidò a soffitto è lunettato e dipinto con isvatìA
compimento il nuovo teatro, sormontan- te rivoluzioni d'arabeschi, ed i parapetti
do diflicoltà immense, per cui questi ri* de'palchi, i pilastrini di divisione e le cor-
conoscenti offrivangli un'epigrafe di me- nici che ne girano sugli architravi sono
ritata lode. Talmentechè furono in tutto di buonostile con fondo bianco e messi

adempiuti i voti di questo benemerito ad oro. Il proscenio è largo palmi 52,


Comune, de' soci che contribuirono al- alto H-milmenle palmi 52, e lungo palmi
l' innalzamento d' un edilizio, che (sotto i5. Dall'una parie e dall'altra ha due
gliau>>picii dell'amatissimo delegato mg/ pilastri con capitelli composti e divisi in
Lasagni, e ottimo gonfaloniere sig.
dell' tanti riquadri con delle bellissime candel-
avv. Ciofi) aggiunge lustro alla gloria ar- liere che rammentano il cinquecento. Ne-
tistica della nostra patria. Giuseppe Cen- gl'intervalli fra'pilasfri si racchiudono i
celti '. L' Eptacordo di Roma del 1 855, palchi dal i.° al 4-'' ordine. I corridori
a p. 66, 67, 71 e 79, ragionò dell'edifi- all'interno sono ampi e ricoperti da vol-
zio e delle sue prime rappresentanze, do- ticelle ribassale. Il proscenio bocca d'o-
po averlo descritto artisticamente col se- pera rappresenta unagrande corniced'un
guente articolo. «iV^f/oi'O Teatro di /Viter- quadro, che è il sipario dipinto dal loda-
bo, l'Unione. Fra'teatri che sorgono nel- tissimo nostro romano pittore cav. Ga-
le capitali delie provincie, questo certo è gliardi, il quale vi si mostra in lutto il

il migliore. L'architetto seppe sciogliere il suo splendore. Egli figurò il tempio del-
problema od ottenere un bel teatro, suf- la Gloria con Apollo, che avente una co-
ficientemente spazioso, decorato sempli- rona d'alloro per premio al vero merito,
cemente e con leggiadria, ed in lutto so- sta fra'4 grandi poeti italiani, e mira al
noro. Un portico e quindi dappresso al gruppo de'celebri compositori di musica
medesimo un doppio vestibolo offrono il Cimarosa, Rossini, ljellini,Donizetti,Mei"-
principale ingresso a 3 fornici, al lato de' cadante, Verdi, Ricci, ec. : di poco disco-
quali si trovano il caffè, il botteghino, il sti si stanno i poeti comici e drammatici
corpo di guardia, il guardarobe e le due fra'quali t'è dato vedere Melastasio, Gol-
grandi scale che conducono agli ordini, doni e Giraud, quindi i coieografi Viga-
la cui area si verifica per la lunghezza dì no, Panzieri , ed alla destra pensanti si

palmi] 20 e per la larghezza di palmi 73. veggono i donde miri


poeti della tragedia
Il prospetto ha due ordini, il dorico e lo fra'vari e Alfieri e Monti. IMenlreda un
ionico. 11 1
.° è quello inferiore e nota l'al- lato la Storia registra nomi di tulli. i

tezza dell'ordine i." e 1° de' palchi nel- Questo sipario è bello, le figure sono be-
r interno della sala , ed il 2.° ne nota il ne aggi uppate, la composizione del tutto
ed il 4'°> mentre l'attico con cui ha
3.° è m«ravig!iosa. Un palco scenico è spa-
termine insegna al loggiato. La sala pe- zioso ed ampio, largo palmi 120, lungo
gli spettatori presenta una bella figura e palmi 108, ed offre lutti comodi, e per i

sa del meglio dell'arte della buona anli- fino la porta sulla strada da dove e ca«
V IT VIT i63
vallie carri che servono allo spellacolo lo si estende sulla prateria delta di Sai-
ponno (arsi passare. Al puri del 3.° ordi- lupara, 1' altro posteriore vien formato

ne è la grande galleria dell'intertenimen- dal muro castellano fiancheggiato da am-


to con 4 spaziose camere da'Iati, e quivi pio barbacane o muro di preciuzione. Il
UD gentile ordine di colonne e di pilastri prospetto presenta l'idea della semplicità,
d' un bel corintio fa di sé ricca mostra. dell'austerità e della robustezza, ed è di-

Il lutto di questo teatro (a la lode dell'ar- viso da 8 grandi pilastri, che dal suolo si

cliitetto conte Virginio Vespignani. E Vi- elevano a sostenere il cornicione del tet-

lerbo deve andarne superbo". Due altri to. Nel mezzo la porta vien formata da

nuovi e recenti edifizi, ed insieme utili un bugnato di peperino, pietra vul-


solido
stabdim enti pubblici di Viterbo, che pon- canica locale, e sormontato dall'accenua-
Qo considerarsi anco come monumenti ta iscrizione, che offre la stampa. Il rima-
d'arte, indicano come la città non è iner- nente della superficie prospettica è occu-
te Dell'abbellirsi e procurarsi gli agi so- palo da finestre regolarmente disposte, e
i
ciali. L'amor patrio nel renderli noli col- munite d'opportune inferriate e gelosie.

leslampe, volle moslrareche Viterbo tre- L'interno contiene ambienti salubri e se-
'

vasi nello stadio di lodevole emulazione parali, mediante carceri segrete, larghe
colle principali città dello Stalo Ecclesia- o galeotte, correzionali e pe'ragazzi, per
stico, per promuovere e accrescere i co- le donne, infermerie, altari per gli eser-

modi de' suoi abitanti e il decoro civico, cizi religiosi, e le odlcine necessarie , da
in uno la sicurezza politica e l'igiene. Per- per tutto regnandovi la sicurezza dall'e-
tanto venne pubblicata nel t. 87 delGior- vasioni. In breve, questo stabilimento car-
nale Arcadico, e ristampata Sul a parte: cerario può servir di modello e norma
nuovo Carcere e sul pubblico Macello di simili edifizi. Fu eziandio provvido
creili in Viterbo. Notizia dell' avv. Ste- consiglio il rimuovere la grande turpitu-
fano Camilli, Roma 1 84 '• L'antiche sue dine, che degradava Viterbo, cioè l'arbi-
prigioni presentavano inconvenienti per traria mattazione di bovi, vacche, porci,
l'angustia, irregolarità del locale e topo- agnelli ec, in ogni luogo che restava co-
grafica posizione. Basti il dire eh' erano modo agli spacciatori di carne, pizzica-
situale nella più nobile e decorosa parte gnoli e anche particolari. Sovente le vie
della città, presso il palazzo Comunale, e le piazze vedevausi perciò conlaminate
sulla bella via di strada Romana, e sulla da sangue e immondizie, ed ammorbare
maestosa piazza del Comune, ove d'ordi- col fetore, oltre disordini che accennai
i

nario han luogo ì pubblici spettacoli e il nel voi. LXXXIV, p. i4i, nel descrivere
pubblico passeggio. Per lo zelo del dele- lo stabilimento di IVIattazione in Roma
gato apostolico mg.' D' Andrea, la coa- (al quale nel i85g fu aggiunto, dalle
,
discendenza del cardinal Tosti pro-teso- fondamenta edificato, un locale destina-
i riere generale, el'annuenza di Gregorio to per coloro d'ambo i sessi, i quali per
\ XVI in esaudire i voli de'viterbesi, per- qualche parziale fisico difetto, avesse-
petuati con iscrizione monumentale nel ro bisoguo de' così detti bagni anima'
prospetto del nuovo carcere, questo col- //.Quindi attivato nell' estate del 1860,
l'opera lodevole di Vincenzo Federici vi- sperimentarono il bagno animale 65 per-
terbese, ingegnere in capo d'acque e stra- sone. Ne rende ragione 1' Eplacordo di
de della delegazione, fu eretto nell'estre- Roma 1861,
del col n.° 28). A porre
' noità della città presso l'antica Rocca. La un termine a un tal inconveniente, in-
fabbrica è solida, di forma quadrilunga, tollerabile Co'progressi della civiltà mo-
cioè di palmi 320 sopra 60, della quale derna e il decoro della città , si conce-
uno de'maggiori lati fornaanle ilprospet- pì r idea d'un pubblico Ammazzatoio o
iG4 VIT VIT
Macello, ove animali suirKiicali
Uilii gli nrcìdiacono dellaChicsa romana,compro-
e simili fossero uccisi e mondati, intli in- teltore di Viterbo, e già ad esso intitola-
viati a'Iuoglii eli smercio e alle case par- ta quando fu elevata a tal grado. L'an-
ticolari. Il locale fu destinalo dalla civica tica tradizione la vuole piantata sulle ro-
magistratura nel piano di Faule ,
posto vine del tempio d'Ercole, che il Castella-
fra la collina del Duomo e quella della no dice costruito nell'anno 479 '^'' ^''*
Trinità, e prossimo alle mura castellane ma , nell'area dell'antico castello di tal

e alla porta della città che apresi alla via nome, del quale meglio più innanzi. Il

di Toscanella. Il luogo non ha prossinie Bussi però la crede succeduta ad altra


abitazioni, ma è vicino alla parte più po- chiesa più piccola, anzi opina che le co-
polosa della città, e perciò convenientis- lonne che mostrano notabile antichità
Simo all'uopo, ivi scorre il fìumicello Ar- siano appartenute ad altra di maggior
cione, che nell'inlraprendersi la (abbrica grandezza surrogata alla primitiva, alla
qualche anno addietro fu diviso in due quale successe l'odierna in seguito rimo-
rami, per dar luogo nel mezzo di essi al- dernata e poi restaurata a'nostrì giorni.
la fabbrica. Appena però essa fu intra- Essa si eleva sur una collina, il cui in-
presa, venne interrotta da impreviste cir- terno masso è tutto traforato di grotte e
costanze: finché l'encomiato preside n)g.' cunìcoli, già sepolcreti etruschi di diverse
D'Andrea ne eccitò e agevolò il prose- altezze, i quali spesso somministrarono
guimento ed il termine. Biuscì anche antichi oggetti di terra cotta, e frantu-
quesl'edifizio da servir di norma per si- mi di metallo ossidato d' etrusco lavora.
mili stabilimenti, sia per la giudiziosi! di- Per ascendervi si passa il ponte del Duo-
stribuzione degli ambienti, sia per la co- mo, costruito sui ruderi d'altro più antico
modità delle varie mattazioni, sia per la di pietra formato senza calce e quasi ciclo-
sua eleganza ed euritmia. Consiste dunque pico, donde contemplasi a sinistra l'am-
l'edifizio in un rettangolo esteriore di re- pio piano Scalano. I ruderi o poligoni
cinto palmi 280 sopra i4o. Il pra-
, di ch'erano intorno al vertice della collina,

spetto su d'uno de'maggiort lati presen- con altri avanzi di solidissima costruzio-
ta un portone d'ingresso e altro di egres- ne, dopo ili." quarto del secolo corren-
so, posti nelle due metà di esso, a' quali te vennero improvvidamente distrutti.
si perviene mediante ponti sull'Arcione, L'architettura della cattedrale è mista e
ed un'iscrizione intermedia. Nell'interno partecipa del medio evo , e in parte di
sono distinti il mattatoio pecorino e ca- gusto gotico,' come campanile con suo
il

prino, quello del bestiame vaccino, quel- orologio, e le colonne che la dividono in
io del bestiame porcino. Vi sono piazze, 3 navi, le cui volte e finestre si devono
fontane, rinchiuse, ambulacri e altri lo- al vescovo cardinal Stefano Brancacci.
rali, per la custodia e macellazione delle Nella media sono rimarchevoli o meda* 1

nominale bestie, co'bisognevoli arnesi. Di glioni esprimenti le gesta di s. Lorenzo,


questa encomiata e simmetrica fabbrica dìs. Rosa, edis. Gio. Battista, dipìnti eoa
ne fu applaudito architetto Pietro Masci- maestrevole maniera dalcav. Marco Be-
nì viteibese. Le più rinomate locande, uefiale. Il gran quadro dell'aliare mag-
secondo il Marocco, sono quelle dell'An- giore rappresenta la gloria di s. Lorenzo,

gelo o d'Inghilterra, e dell'Aquila nera : colorito da Gio. Francesco Romanelli, ed


il Palmieri distingue la locanda Agnesot- è pure sua opera quello di s. Giuseppe,
ti, e l' altra dell' Angelo. colta Madonna e s. Bernardino. Il suo fi-

Fra' principali e grandi edifizì di Vi- glio Urbano fece opera insigne nella vol-
terbo, primeggia il duomo cattedrale, ta della navata di mezzo, esprimendovi
sotto l'iuvocaziotie di s. Lorenzo martire il martìrio di s. Lorenzo. Nella cappella
V I T V I T i6j

<le*s5. Valentino e Ilario, i 3 quadri tlel rato, ad un beneficiato. Il vescovo cardi-


loro marliiio sono ilei cav. Mazzaoli, di nal Gambara, minacciando rovina questo

cui sono ejjualmentei freschi laterali nel- tempio, lo ristorò, ampliò e nobilitò, e di
la cappella di s. Lucia, il vescovo cardi- più a sue spese eresse la sua grandiose!
nal Sacchetti notabilmente iograndnl co- facciata, ove si legge il tuo nome, ed il

ro, e lo fece ornare di vaghe pitture a Bussi ne produce il disegno. II Marocco


fresco da Giuseppe Passeri. Vasta è la riporta alcune iscrizioni della cattedrale,
cap[)ella del ss. Sagraraento. Tra le ss. Re- fra le quali quella d'Innocenzo XIII giù
liquie si venerano corpi de'ss. Valenti-
i vescovo, per quanto dispose per essa, e
no prete e Ilario diacono martiri, de'ss. dirò nella serie de' vescovi, e del cardinal
Protegenio e Tranquillino prete martiri, Gio. Battista Bussi restauratore della cap-
di s. Pappale martire, de'ss. Argeo, Nar- pella gentilizia , e per aver abbellito il

ciso e Marcellino fratelli martiri, di s. For- coro cogli stalli Garampi,


e pitture. Il

tunato martire e di s. Gemini confesso- Memorie ecclesiastiche, Dissert. Della


re, oltre il mento di s. Gio. Battista tre- vita claustrale ^ nel § 18 riporta le costi-

vfalo iu questa chiesa nel 1 876, nel luogo tuzioni di quella osservala da' canonici
ove fu posta marmorea epigrafe. Un'am- della chiesa de'ss. Stefano e Bonifacio, la
polla con porzione de'carboni, grasso e quale fu unita alla cattedrale. Da ossesi
8<ingue del glorioso S.Lorenzo, fu donata ricava qual fosse nel i 346 la disciplina

da Gregorio XVI; di che parlerò alla sua de' canonici secolari. Dice la proposizio-
epoca, ne' cenni storici di Viterbo. Vi so- ne concistoriale, comporsi il capitolo del-
no sepolti Papi Alessandro [f^e Gio-
i la i." dignità dell'arcidiacono, della di-
vanni XX[[F.), del quale ultimo il Bus- gnità dell'arciprete, di 16 canonici, com-
si olire il disegno del monumento sepol- prese le prebende del teologo e del peni-
crale, colla figura ornata del Triregno tenziere, e di IO benefici-ìli, oltre altri pre-
(/^.). Inoltre racconta, che la prodigiosa ti e chierici addelti airuinziatura. Il Bus-
immagine del ss. Salvatore che si venera si osserva, che i canonici sono divisi ue>-

in uu aliare, prima stava dipinta sopra gli ordini presbiterale e diaconale, ed e-


una colonna, e certo Franco barattiere, sibisce la bolla In Apostolicae Potestà-
preso da diabolica disperazione, feritolo tis,de'2 agosto 1726, colia quale Bene-
con un coltello nella gola ne uscì in co- detto Xill ad istanza del cav. Ubaldino
pia vivo sangue. L'empio fuggilo a Va- Renzoli viterbese, concesse alle dignità e
lenlano fu colto da tale infermila, che le canonici l'uso della mitra, da portarsi col-
carni gli cadevano disseccale. Allora pen- la cappa magna con fodere d'armellini o
titosi, appena confessato l'orribile sacrile- di seta cremisi, o colla cotta sopra il roc-
gio, loslu divenne sano. Alla porta della chetto, insegue corali che già godevano;
magnitìca sugreslia sovrasta il busto del di pili il Papa aggiunse l'iVae i'ocw ora-
cardinal Muzio Gallo vescovo, postovi dal culo l'uso dell'anello, della bugia, del fal-

capitolo perchè la fece coslruire, e vi è in distorio, e nella celebrazione della mes-


essa una ta vola credula d'Alberto Duro,la sa cantata l'uso del bacile e boccale d'ar-
quale esprime il Uedenlore co'4 Evange- gento. A'9 di detto mese, vigilia del San-
listi, ed un medaglione sulla volta dell'in- to titolare, nella cattedralevescovo Ser- il

signe Cario Maratta. Vi è il s. fonte co- malteì benedì le mitre


solennemeate , e
me I
.* parrocchia della città, amministra- r impose a ciascuno. Dipoi Pio VII col
ta ilal capitolo a mezzo d'un canonico cu- breve In Sauclae Apostolicae Sedis, de'
ralo, secondo la ricordala proposizione 19 luglio i8o5, Bull. Roni. coni., t. 12,
concistoriale, ed un tempo dall'arciprete; 35o; Indulge tur dignitatibus et canoni-
^MiiiCia ili allìdala, cpl titolo di vicario cu- cìs calhedralis Fiterbiensis, ut hnbìiii
jG6 V 1 T V i T
Pvaelalilio, ctaWs Proionotan'onim in- e corrispondente muni mento per non ri-

sìgniis ad instar aUfriits capituli L'rbc' manere faci! preda del contrario partilo.
velarti, utivaleant etpossint. E così con- Ora in tale slato di cose la parte guelfa,
cesse loro l'uso de' ponlificali. I benefi- benché compressa, tentò e valse con un
ciati hanno per insegne corali la mozzet- popolare movimento di conquidere il pò»
ta paonazza con bottoni e asole rosse, e tere imperiale e sostituirvi il pontificio,
rocchelto. Neil' archivio capitolare vi è e quitidi il prefetto Simone fu espulso dal
la biblioteca con una rara, interessante e castello, mentre il cardinal Raniero Ci
copiosa collezione di ntss., pergamene ed pocci legato del Papa Innocenzo IV oc
edizioni antiche, lasciata nel iSgS nella cupava la città e parte della provincii
più parte dal celebre Latini viterbese, di Questo zelante cardinale però, affinchè]
cui più avanti. Celebre è l'episcopio, de- nemici della Chiesa non avessero in s«
nominato Doinus PonlificaUs, per aver- guilo mezzi di stabilirsi e sostenersi in
lo abitato i Papi. Esso sorge prossimo Viterbo, neli25i ordinò non solo la de-
alla cattedrale, nell'area dell'antico ca- molizione di molte torri munite spettanti
stello d'Ercole, che nel medio evo con- a* ghibellini (oltre quelle di Federico II
servò il nome di Ccstelliim Ilerciilis o e il suo palazzo), ma indusse pur anco i

Cùstrum civitatis f^iierbii.ìLsso ne'secoli viterbesi a demolire interamente il ca-


XI e XII comprendeva nel suo perime- stello di Ercole, con tutte le sue torri e
tro ben 16 grandiosi palazzi de'più rio- palazzi. Frattanto le vicende politiche con-
chi cittadini, ed era garantito d'ogni im- sigliarono Papi successori d'Innocenzo
i

provvisa aggressione mediante le mura IV, cioè Alessandro IV nel i25r). Urba-
di recinto, e l'elevazione del suolo. Il pro- no IV neliaGi e Clemente IV nel 1265,
spetto del giù palazzo papale, ora vesco- a stabilir la loro residenza in Viterbo. Du-
vile, colla sua scala, 1' olFrj il Bussi e ri- rante il pontificato di quesl* ultimo, Ra-
produsse il viterbese ei udito avv. Camilli niero Gatti capitano generale della città,

neìV ^ Ibnni di Roma, 08, ed ivi 1. 1 i, p. i riflettendo che i Papi ivi mancavano d'un
narra. Allorquando l'imperatore Fede- conveniente palazzo d'abitazione, volle a
rico Il nel 1242 (era sede vacante la , proprie spese (altri scrittori dicono, a sua
quale cominciata l'S oltobrei24ii ebbe cura, ma a pubbliche spese) edificarne
termine a'24 g'"8"^ i243 coli' elezione uno sulle rovine del castello d' Ercole
d'Innocenzo IV seguita in Ànagni. Dipoi prossimo al duomo, il quale credesi eret-
Federico lì essendo a Terni, \)ev trattar to sulle fondamenta dell' antico tempio
la pace il Papa si condusse co' cardinali d'Ercole, come già dissi. Ciò si elleltuò
a Civita Castellana a'y giugno 1244» "i^ nel 1266, il che si trae dalla lapide esi-
conosciute l'insidie di quel persecutore stente sulla porta principale del palazzo.
della Chiesa, si ritirò a Sulri, e per Ci- Nel seguente 1267 l'altro cittadino An-
vitavecchia fuggì in Francia) trovavasi in drea Rerallo de' Bercili (meglio di Be-
Sezze col Papa, ed occupava Viterbo co' raldo Gatti), anch'esso di casa Gatti os-
suoi ghibellini, iu questo castello avea fis- sia de' Brettoni e capitano generale del
sata la sua residenza il legato imperiale Patrimonio, mosso da gentile emulazio-
o prefetto Simone di Chieti. Era poi ben ne (ma egualmente a pubbliche spese),
necessaria ogni precauzione in que'iempi aggiunse al palazzo un elegante terrazzo
in cui anche dentro le singole città oscil- sopra un magnifico arco con una fronte
lavano alternamente le fazioni GhihelU- di pietra, ed eleganti trafori gotici pure in
ne e Guelfe (/^ .), ed ogni signore procu- pietra, ne'due opposti lati, lusso ornamen-
rava di rendere la propria casa una pic- tale dell'architettura di que' tempi. Sul
cola fortezza coll'erìgervi qualche torre, muro del terrazzo altra lapide ne fa ricor-
,

V IT VIT 167

do. Questa coll'altra, ambo in tersi latini, denominalo il Catilina Inglese, e per le

, si leggono uel Bussi ed eziandio riportano sue dissensioni col re, derivarono quelle
Camilli e il iMarocco, 11 singolare poeli- riforme, le quali ampliarono le libertà
il

I co coucelto della i." fu preso dallo sleni- nazionali, e produssero il perfezionamea-


0)a de'Gatli, formalo appunto da un gat- lo della costituzione inglese e del parla-

to. Questo palazzo die'origiue al regola- mento. Nell'ultima sua guerra, marcian-
re Conclave (^^.), non essendosi ancora do contro Odoardo primogenito d'En-
introdotto, per l' Elezione de' Ponte- rico HI, il quale teneva seco in prigione,

ficì (^^), e sue leggi che riportai in tati il principe inglese con istratagemma lo

articoli. Imperocché, come in essi e in al- vinse e uccise nella battaglia d'Evesham
tri narrai morto in Viterbo Clemente
, a'4oa*5 agosto 1265. Indi fece a pezzi

/^a'29 novembre 1268, seguì la più il suo cadavere e li mandò ignominiosa-


lunga Sede apostolica f'acante{V.), per mente alla di lui vedovaj ch'era pure la
la discrepanza di pareri de' 18 cardinali propria zia. Il re venne liberato, e con
che allora componevano il Sagro Colle- esso anco il fratello Riccardo di Corno-
gio (nelle lapidi poste dal cardinal l^ia- vaglia re de' romani, altro prigione del
oelti nell'episcopio, a memoria dell'esser- defunto, la cui famiglia fu espulsa dal-
vi stati Gregorio XVI e Pio IX, secon- l'Inghilterra. Simone conte di Leicester

do le riportate nelle Relazioni stampate era stato scomunicato dal Papa, per es-
in Viterbo, in quella della i.' si legge sersi ribellato co'baroni faziosi, al suo re
diecìollo cardinali ; nella 2/ quindici. ecognalo; tuttavia avendo favorito i mo-
Sarà fallo tipografico). A togliere tale naci, questi ne raccolsero lesparse mem-
deplorabile discordia, avendo approda- bra, e gli diedero onorevole sepoltura.

to a Civitavecchia Carlo I re di Sici- Primogenito del re Riccardo e di grandi


lia, col suo nipote Filippo HI, poi re di speranze, era Enrico di Cornovaglia, in-
Francia, si recarono a Viterbo esorlan- sieme nipote d'Enrico III e fratello cugi-
do i cardinali a tralasciare le pernicio- no d'Odoardo (e non nipote come con
se dissensioni, ma furono spettatori di altri ripetei nel voi. XXXV, p. 5 1 ). Que-
tragico e memorabile avvenimento. Pe- sto Enrico erasi portalo in Viterbo con
rò a correggere il Vellulello, il .Bussi, e Odoardo, per passare in Tolemaide o S.-
gli altri che lo copiarono, come 1' avv. cri alla guerra crociata, ed ivi pure vi si
Camilli iieW Album, \..i (,p. i io, con far- trovava Guido di Moofort figlio dell'uc-
ne autore Guido di Montefeltie conte ciso Simone conte di Leicester, al servi-
d'Urbino e capoparte ghibellino, oltre zio di Carlo I, pel notato nel voi. LXV,
l'errare sulla parentela della vittima, mi p. 193. Mentre dunque questi personag-
occorre una breve digressione. 11 france- gi soggiornavano in Viterbo, i cardinali
se Simone VI di MoulforloMonfort con- non essendo ancora in uso di racchiuder-
te di Leicester, figlio del celebre Simone si nel conclave, recavansi quotidianamen-
IV conte di Monfort, che tanto si rese te nella cattedrale, o meglio pe'riflessi del
famoso nelle c/oc/rt/e contro gli albigesi Bussi nella chiesa dis. Silvestro pel con-
di Foiosa e di Avignone (^.), aveudo sueto scrutinio, previa l'assistenza alla so-
sposato Eleonora sorella d'Enrico 111 re lita messa per l'invocazione delio Spiri-
lìì Inghilterra (f^.), e vedova del celebre to Santo ; quando nella mattina de' 25
Guglielmo conte di Penibroke già reg- maggio 1270 assistendo a tale messa Car-
gente di quel regno, di questo presto ne lo I, Filippo IH ed Enrico contedi Cor-
divenne l'arbitro, ma fu spesso in guerra novaglia penetrato nella chiesa Guido
,

contro il re cognato. Imperocché, Simone di Monfort, ardendo di furiosa vendetta


conte di Leicester, qual cjpo dc'nbcUi, fu del paterno sangue, nell'atto che si face*
iGS VIT
va l'elevazione dell'Oblia consagrata, em-
piamente con impelo si scagiiò sopra Ed-
vico, ed a colpi di spada barbaramente
Iroce avvenimento dunque, ì card^
nati si disponevano a partire
s. Bonaventura
,
V

quando
da Bagnorea, ministro
I T
1
r uccise; e profiltando del terrore in cui generale de' minori e poi cardinale, che
erano assorti gli astanti, aiutato certo da' ivi trovavasi, e vedeva
gravi e grandi i

suoi complici, rapidamente fuggì. Il ca- sarebbe esposta la Chiesa se


pericoli cui
davere dell'infelice Enrico di Cornova- prontamente non si procedeva all'elezio-
glia fu da Viterbo mandato a Londra, e ne del Papa , consigliò cittadini e spe« i

sepolto nella cappella reale, scorgendosi cialmente il loro capitano Raniero Gatti
nel suo avello la propria statua reggen- a chiuder le porte di Viterbo, acciò niu-
do una coppa d'oro, con en-
colla destra no de' cardinali potesse evadere. Allora
tro il suo cuore imbalsamato, secondo il io, ch'essiconvennero di ritirarsi nel pa-
racconto del Bussi. Per si atroce misfat- lazzo poc'anzi innalzato dal Gatti, ed ivi
to, inorriditi^ dolenti e confusi, partiro- procedere alla grande opera. Furono per-
no subito da Viterbo Carlo I e Filippo tanto formate altrettante celle di legno
HI, non più curandosi di sollecitare l'e- nella maggior sala quanti erano cardi- i

lezione del Papa. Volevano fatalmente nali, e ne fu affidata la custodia ad Al-


imitarli cardinali, ma furono trattenuti
i berto de Monte Bono, ed al Gatti slesso
da s. Bonaventura , e quindi racchiusi ,
con guardie. Erano però invano passati
come vado a dire, oltre quant'allro do- molti mesi, né eravi speranza che i car-
vrò riferire d'analogo alla sua epoca ne' dinali convenissero nella scelta del Papa,
cenni storici di Viterbo. A compimento quando il Gatti co'viterbesi, a suggeri-
della digressione e della correzione degli mento d'alcuno degli stessi elettori, im-
anacronismi, mi resta a dire. Saputosi maginarono di costringerli col discopri-
dal re de' romani Riccardo 1' assassinio re il tetto della sala , ed esporli all' in-
crudele del figlio, ne fu trafìtto di lauto clemenza del cielo. Ma siccome neppure
dolore che lo portò presto alla tomba ,
quest'energica misura produsse effetto, si
morendo per apoplessia a'2 aprile 127 i. cominciò a diminuire il vitto a'sagri elet-
Eletto poi Gregorio X (f,) , Odoardo tori. Infermatosi uno di essi, Enrico ve-

suo amico, divenuto poi Odoardo I re scovo d'Ostia e Velletri detto Y Ostiense^
d'Inghilterra circa ili6novembrei272, il 7 coileghi gli rilasciarono un diploma
recatosi in Orvieto a venerare il nuovo (lo produssi nel voi. XV, p. 260), colla
Papa, gli domandò giustizia contro Gui- singolare data : Daliiin Filerbii in Pu'
do di Monfort. Laonde il Papa con boi» latto discoopertoEpiscopatus Filerbieti'
la data in Orvieto ne ordinò il processo, sis V 1 1 idus junii anno Dai. mcclxx, mu-
citandoGaidoa comparireinnanzi al suo nito de' loro sigilli in cera gialla (rossa
tribunale apostolico, in uno a'suoi com- dissi col Magri , canonico teologo della
plici ; e siccome non comparirono li sco- cattedrale), acciò fosse lasciato uscire, col-
municò. Dipoi il Papa trovandosi in Lio- la rinunzia al diritto di quell' elezione,
ne impose severa penitenza a Guido di onde si ritirò in Orte e poi in Francia.
Monfort, ch'erasi costituito prigione, a li- Finalmente dice il p. Bonucci, Istoria del
berarlo dalla quale decretò la multa di B. Gregorio JV, alle vive persuasioni del
8000 oncie d'oro, per la quale contri- cardinal Giovanni vescovo di Porto, e di
buirono le seguenti città guelfe d'Italia: s. Bonaventura, gli elettori il i.° settem-
Firenze! eoo fiorini, Siena 2000 e al- bre 127 compromisero in 6 di loro
I si

trettanti Pistoia, Sodo Orvieto e altret- ad eleggere il Papa, anco fuori del loro
tanti Monte Pulciano, e 4oo Parma. Or collegio, nello spazio di 2 giorni,e colcouf
si riptenda il filo d^l r.ftcconto. Per l'a- sigilo di s. Bopaventura stesso nel me-
V 1 T VIT 169
desi mo giorno elessero Teobaliìo Viscon- nn fregio, lasciato stare quel che a noi
ti legalo de'crociali in Siria, \\ quale ac- non importa e che accenna a età forse
cettando a' l'j ottobre prese il nome di alcun poco più recenti, ha lo stemma,
Gregorio X e si recò a Viterbo. Tuttora che più volte ricorre, di Viterbo, interca-
si vedono nel pavimento di pietra delia lato (sic) a quello de'Gatteschi e all'aquila

tata del palazzo, oggi episcopio, moltissi- de'Prefetteschi(de Vico),dove esso stem-
mi forami praticati per l'impianto delle ma viterbese riducesi tulio alla figura ia
travi e celle del conclave. E fu Gregorio rilievo del leone progrediente, cheha die-
X che ad impedire la riproduzione del tro di séuna picca dritta col ferro trifì-
deploralo inconveniente, emanò le cele- do simulante una foglia di trifoglio; ma
bri leggi e norme pe'successivi conclavi. non con l'altro che appaia di lellere o di
Questo palazzo sebbene riformato e mo- globo". Così l'Orioli, la cui affermazione
dificato in varie guise nel corso di ormai si rannoderà a quanto dovrò dire sullo
6 secoli; sebbene crollasse in un'estremi- stemma municipale. Il Bussi, sull'episco-
maggio 1277, mentre l'abitava
tà a' IO pio precedente al descritto, ci narrò. Men-
Giovanni XXf[f'.), che ne morì dopo 6 tre Gregorio IX Irovavasi obbligato a
giorni per la ferita riportata (non pare trattenersi in Viterbo, nel i235 la prov-
schiacciato mentre dormiva, come scrive videdel vescovo Matteo,a cuiordinòd'am-
Palmieri; affermando Marocco che vedesi pliare il palazzo vescovile, per essere mol-
la camera sotto cui perì), e perciò sia dimi- to angusto. Subito il nuovo vescovo l'ub-
Duito nella sua estensione; pure conser- bidì, colla demolizione del pubblico spe-
va parte delle mura ove accadde tale ro- dale che stava tra l'episcopio e la calte»

vina ; conserva le principali sale ed am- drale, e con fabbricare altro spedale nel-
bienti, e le grandiose imposte di pietre la contrada s. Antonio in Valle. E sicco-
lavorate delle finestre dal lato della val- me i Papi sovente si ricoveravano in Vi»
le di Faule; conserva alcune rimanenze terbo, e perchè il palazzo che allora abi-
de' be' trafori del terrazzo sormontati da' tavano presso la chiesa di s. Francesco,
bassorilievi di leoni, che costituiscono lo oltre l'essere non molto comodo, era an-
stemma di Viterbo; e conserva altresì le che non poco distante dalla cattedrale, il
due memorate lapidi in caratteri gotici. Galli a provvederli di più agiata abitazio-
Avverte 1' Orioli essere errala la lezione ne, e per allettarli a stabilir la loro re-
della slampa nella 2.*,anchedel Camilli, sidenza nella propria patria, nel 1266 ri-

per cominciare non: Cunigerat, ma Tunc dusse in più decente e vasta forma il pa-
eral. Conviene che fu eretto il palazzo lazzo vescovile, esistente propinquo alla
dalle fondamenta dopo la sconfitta e mor- cattedrale, a tal effetto facendolochiama-
te di Federico li, nel quale luogo la grati- re fin d'allora il Palazzo Ponlificale o
tudine de' viterbesi pe'Papi.perchè da det- siade'Romani Ponlefici. Divenne celebre
ta epoca eanzi da Innocenzo IV in poi, da- per averlo abitato diversi Papi, per es-
ta il rifarsi della ciltà accresciuta di privi- sersi principiato in esso l'uso dell'attua-
legi, d' edilìzi e di leggi, e un po' ancora le conclave, e rimase l'ordinaria residen-
r interesse de' viterbesi stessi, apprestò a za de'vescovi di Viterbo, che sebbenean-
residenza de' Papi per adescarveli » e lico, è mollo grande, comodo e specioso.
dov'è famoso il i." conclave a regola di L' episcopio dunque fu ed è dove venne
chiusura,il quale ivi si tenne, sussiste an- piantato in origine. Leggo nella proposi-
cora una delle ducale (che ne richiama zione concistoriale, essere le altre chiese
evidentementeperleggedi simmetria una parrocchiali urbane 1 4 e 3 di essecolle-
2.' eguale dall'altro lato verso i giardini ginte insigni, tutte col battisteriu, ma se-
Oggi vescovili, da lungo teu^jo perita) e condo lii posteriore Statistica del i853
170 VIT V 1 T
sono di più, quali in bre*e vado a descri- la dotò. Questa collegiata ha il capito!
vere. — S. Sisto Papa e marlire, assai colla dignità del priore curato ed altr
antica e collegiata, il cui capitolo si com- I 5 canonici, tutti usando sulla colta l'ai

pone di 12 canonici compreso l'arcipre- muzia, concessa daBonifacio IX nel i3g8i


te, unica dignità che vi esercita la cura e due beneficiati. Gonsagrata i'8 maggi<
d'anime, tutti avendo per insegne corali I I 45 da Papa Eugenio 1 11, come accen
sul rocchetto la cappa magna con fode- nai nel voi. XI, p. 253, nella rif^bbric
re di pelle bigie nelT inverno, e di seta furono trovate a'3o agosto (746 le rell
paonazza nell'altre stagioni; vi sono pu- quie de'ss. Savino o Sabino vescovo d'

re due beneficiati. Tra le sue ss. Reliquie sisi, Eugenio, Pietro Alessandrino, Vii
vanno segnalate, il corpo di s. Felicita tore, Bonifacio e Corona marflri, postev
vergine e martire, sotto l'altare maggio- dal Papa e nascoste poi nel
cavo d'un ca
re, già della collegiata di s. Stefano;! cor- piteilo nel 1253 dal priore Bartolome
pi de' ss. Bonifacio e Redento vescovi di Nella solenne invenzione che ne fece il v
Perento e di s. Magno confessore, oltre scovo Abati, ad istanza del capitolod' Asi
la testa e il piede sinistro del Santo tito- gli donò parte delle reliquie di s. Saviu
lare (non si dice di quale Papa, cioè se Nel Rai^guaglio di tal invenzione, tos
Sisto /, o II o III: sembra probabile di stampato io Viterbo, non si fa menzìoil
s. Sisto, II f
di cui fu diacono s. Lorenzo de' corpi di s. Fortunato confessore e di
e lo seguì dopo 3 giorni nella gloria del Illuminata vergine, menzionali nella lap
martirio), delle quali si fa l'ostensione il de della dedicazione. lUempioèelegante
giorno di Marco, la cui processione qui
s. contiene ({uadri pregevoli. Nel 2.° altare
ha termine. Il tempio ha 5 navi, recen- il s. Isidoro è di Bar
destra dell'ingresso,
temente alterato un'ultima volta nelle ve- loloraeo Cavarozzi, nel 3.° altare si ve
nerande sue forme^ che lo rendevano il nera il miracoloso ss. Crocefisso trasferi
più nobile monumento cristiano architet- loda Fercnto: il quadro dell'altare mag
tonico di Viterbo; e possiede una cam- giore di s. Michele Arcangelo, lo dipios
pana grossa, fusa nel 1256 dal maestro Filippo Caparozzi, come il precedente vi

Beiicivenne pisano. Neil 243 Federico li lerbcse. Il concittadino Gio. Francese


gli avea donata la grossa campana tolta Bonifazi colorì il s. Liborio nel i.°alt
dal comune della città di Nola di cui , re a sinistra. L'archivine ricco di perga
non si ha altra memoria. Si crede consa- mene antiche. Fondatore dell'antica chi
grata dal Papa Nicolò V neli45i0. Pro- sa si vuole un abbate Pietro, comesi tra
pinquo e per proprio uso, il cardinal For- da una dell'iscrizioni che offre Marocc(
tiguerra legato, neh 470 edificòun pa- Altra di esse è nel cenotafio marmore
lazzo con ameno giardino, e dopo la sua e per maggior pompa collocato fuori del
morte restò per abitazione degli arcipre- la chiesa a sinistra del suo ingresso, di chi
ti, (ìnchè nel 16 IO fu unito alle proprie- n'esce, in un sarcofago etrusco con basso-
tà vescovili, e per l'aria perfettissima del rilievi esprimenti la caccia del Cinghiale
silo più vescovi l'abitarono nell'estate, a Caledonio, il cui bel disegno oifre il Bussi
jssi.

motivo che prospettando l'episcopio ver- entro il quale fu collocata la bella bi|
nob
so il Bulicame, si vuole che in tale sta- viterbese Gallena o Galìana o Galean
infl
gione l'aere sia men salubre. Presso que- morta giovane nel 33. Credendosi n[)ofl
i 1

sta chiesa un tempo si conservavano le essere allora donna più avvenente, e tale
scritture e lo statuto municipale. — La che da lontani paesi le genti recavansi a
chiesa parrocchiale di s. Michele Arcati' mirarla, l'esercito romano a lai fioem
g-e/o, delta volgarmente s.^rtge/omiS'/J (^- se guerra e assediò invano Viterbo, ou

tUf forse dal cognome della famiglia che dumaudò almeno iu grazia di vederla d
V 1 T VIT 171
le mura, e cos'i fu mostrala su quelle di nerale nella Rocca dopo la messa dello
s. CleinerUe. Osserva Palmieri: Tanto le Spirilo Santo cantata in questa chiesa.

donne viterbesi furono sempre per bel- l*iù altre cose mi rimangono a dire del-
lezza vantale I L' Orioli ne ragiona nel la dimora de'cavalieri, ma per unità d'ar*
Giornale Arcadico, 1. 1 1 8, p. 1 46> ed av- gomeulo le riservo nella parte storica aU
verte col cronista Della Tuccia, che i ro- la stessa epoca. Laonde noterò solamen»

mani volevano la bella Galeana a istan- le, che ì cavalieri dopo 3 anni 3 mesi ,

zad'un loro signore, e non potendola e i3 giorni di permanenza falla in Vi»


conseguire si contentarono che fosse loro lerbo, ne partirono per stabilirsi nelli-
mostrala sulle mura di s. Clemeule, e sola di Malia (^.), loro donala in so-
cjuindi tornarono a Roma, senza poterla vranità dall'imperatore Carlo V, dopo a-
dare a quel loro principale. Egli ci vede ver in questa chiesa sleso l'alio di accet-
del favoloso in quanto riguarda i raccon- tazione. Dipoi neli6545 il gian maestro
ti di Galeana, a'quali la plebe aggiunse dell'ordine Colouer, col suo consiglio, fe-
molli ricami, e fra di essi che mori di stra- ce partecipi il priore e i canonici della
le, lanciatole per invidia da que'romani collegiata, e loro successori, di tutte l'in-
a'quali fu moslrala, per dispello di non dulgenze e privilegi spirituali concessi da'
poterla recare al signor loro. Del resto, Papi alla sua sovrana Religione, e di tul-
soggiunge, labellezza ingenerale del san- le le opere meritorie della medesima, con

gue viterbese è nota , e la celebrò ulti- diploma pubblicalo dal Russi. Nel qua-
mamente Tournon negli Eludes stali s-
il le anno il capitolo collocò sulla facciata
tiqius sur Rome. Olire le due iscrizioni del tempio marmorea iscrizione celebran-
che decorano il monumento, una 3.' che te r avvenimento ed sagri doni. Nella
i

riporta, forse perì coU'anlica facciala nel chiesa il quadro dell'aliare maggiore,rap»
1549. — La chiesa antichissima e par- presentante i ss. Faustino e Giovila, lo

rocchiale de'ss. Faustino tGiovita mar- dipinse il viterbese Vincenzo Strigelli,e


tiri, collegiata a cui è unita 1' altra di s. di lui è pure la Strage degl'Innocenti al-

Luca, il cui capitolo si compone di 7 ca- l'altare del lato destro della sagrestia. La
nonici compreso il priore, al quale è af- ss. Concezione, con s. Giovanni e s. Ni-
fidatalacura dell'anime di s. Luca, men- colo, è del viterbese Pucciati. Leggo nel
tre un canonico V esercita in quella de' u. 58 del Diario di Roma àe.\\'Ò'ì^. A'
ss. Faustino e Giovila. Dopo che cava- i 5 luglio il viterbese mg.' Gregorio Zelli
lieri Geroyo/mu7flH/(^.) furono nel i523 Jacobuzi vescovo d'Jppona, per commis-
da'turchi espulsi dall'isola di Rodi [/'.), sione dell'ordinario cardi nalSeveroli,coo-
Clemente VII neh 523 concesse loro per SBgrò questa chiesa, dopo avervi nel pre-
residenza provvisionale la lloccadi Viter- cedente pomeriggio dato principio alla
bo,ed i canonici di questa prossima chie- sagra funzione collocando le iS. Relicjuie
sa accordarono loro di potere in essa e- in una contigua cappella appositamente
sercitarvi gli atti religiosi, passando essi eretta con eleganti addobbi. Durante la
ad udìziare nella chiesa di s. Lucia. 1 ca- notte, senza interruzione, i canonici e cle-
valieri vi collocarono tutte le insigni ss. ro della collegiata recitarono i salmi pre-
Reliquie e ss. Immagini portale da Ro- eciilli, finché nella mallina tornò il ve-
di, tra le ipinli cravi l'elfigie in tavola di scovo a compiere i sagri rili, ch'ebbero
Maria ss. di Fderno, che al presente si ve- (Ine colla solenne messa pontificale, alla
nera in questa chiesa col nome di Nostra quale assistè colle vesti sagre il capitolo
Donna di Costantinopoli, con molte ss. cattedrale, gli altri capitoli, il gonfalo-
Reliquie donate da' cavalieri nel fS^j, niere e gli anziani. Grande fu il concor-
U^ì (|ual auuo celebrarouo il ca[>iiuiu ^c- so e notabili i feste^iameulì, quui gioì'*

17» VIT V ! T
no di patria letizia per la cleclicazioae d'u- 1276. In processo di tempo perde la si;
na delle principali chiese delia città. — rinomanza e unportiinza, ne più vi si eoa
Chiesa parrocchiale e priorale di s. Lu- servano, almeno in parte, gli archivi d
ca Evangtlisla, è annessa alla preceden- comune, come dice lo statuto del 146
te collegiata, il cui priore n' è il parro- il quale parla pure di quelli altura esi
co. — Chiesa parrocchiale e priorale di stenti anche presso s. Sisto. A.d essa api
s. Maria Nuova^ già collegiata soppres- partcnne dal i5i 1 la chiesti di s. Mari
sada s. Pio V e unita alia cattedrale, e di Castiglione colle sue pertinenze. De
siccome una delle più amiche, braman- l'antico nella sua sagrestia, in urna ci
done Clemente VI la restaurazione, con pertadi cristalli, vi sono i resti d'un Cr
bolla de'i5agosloi342 concesse l'indul- ceflsso scolpito in legno coevo alla fonda
genza di 4o giorni a cIjì avesse contri- zione del tempio, interessanti per l'ari
buito limosina. Vi sono i corpi de'ss. Dio- di que'tempi; e la tavola trittica dipint
nigi vescovo e Eutizio prete. E' detta Nuo- rappresentante il Salvatore, che vi è i

va a confronto di s. M.^della Cella, di cui particular modo anno aj


festeggiato ogni
a suo luogo, per credersi la più antica di 1 4 agosto dal ceto de'Bifolchi fin da
Viterbo, mentre è una delle più vetuste. I283, in che fu trovato miracolosaxue
Riferisce V Ov\o\'\,ne\\' Album di Roma ^ l. te, mentre nel campo de'Chiricheri esi
i8, 35o, e nel Giornale Arcadico, t.
p. aravano co' bovi , quali si prostraron
i

36, p. 179» che chiama Viterbo sua pa- avanti la cassa che la conteneva. Il M
tria (su di che può vedersi paragrafi Fai- i rocco riporta l' iscrizione che celebra I

Itrano e Bieda), esseregi*anderaente mu- magnifica cappella marmorea ereltag


tata dall'anteriori forme, appena serban- dal comune nel1822, ed altre sepolcrali
do alcun vestigio dell'antico. Quindi co* della chiesa, con quella ove si venerano
patrii cronisti narra, quando la mitologia i suddetti corpi de'ss. Dionigi e Eutizio.
viterbese chiamava Viterbo il castello Qui è un esterno pulpito ove predicò s.
d'Ercole, ristretto al solo colle del Duo- Tommaso d' Aquino. Chiesa parrocal—
mo , oltre ad alcuni borghi estramura- chiale e priorale di s. Maria del Pog™^
uei, prima del 1080 fu edificata la bella già, è amministrata da* chierici regola-
e magna
chiesa di s. Maria Nova presso ri ministri degl'infermi, detta della CVo.
al borgo s. Pietro deli' Olmo, da un al- celta da quella che i religiosi portano
bero omonimo COSI detto, dalla gran fa- sul petto, onde sono denominati Cro
miglia Gattesca o de'Brettoni, con l'ope- ci/eri, ed è l'unica parrocchia allldata
ra di Andrea muratore dottissimo n spe- a' regolari. Venne fondata sotto l' anti-
cie d'architetto famigerato tra' suoi con- co sontuoso palazzo dell'imperatore Fé
temporanei, quando Viterbo era sogget- derico I, per essere stala eziandio anti-
ta al vescovo di Toscanella Giselberto » la camente parrocchia. Si disse del Pog'
quale era ben Toscanella (f^.) , e non gio, perchè quello in cui elevasi chiama-
una sognata l'^iterbium-Tuscania , cui vasi anticamente Poggio del Tigno iO^
nessun mai, fuori dì pochi viterbesi, ha dalla nobìl famiglia di tal cognome. Fr(
riconosciuto". L'imparziale e dotto scrit- le case di sua giurisdizione, vi avea quel-
tore allude a quanto colla storia critica la di s. Rosa vergine, gloria di Viterb0|
ho dovuto narrare nel citato articolo. I la quale poi venne rinchiusa nel recinta
successivi restauri alterarono l'antica sua del monastero di tal Santa. Buone sona
bellezza celebrata da'monumenti prodot- le sue pitture. Quella del i
.° altare a de-
ti dall'Orioli, ed ebbe già innanzi una stra dell'ingresso, esprimente s. Luigi
piazza e una colonna forse nel suo mez- altri Santi, è. di Luigi Agricola. Una M
zo, coute si trae du un istrumento del donna in tavola, la dipinse Curaot:iol
*%

V I T VIT 173
IVella sagrestia vi è l'immogine del cada- te quarantene per l'anniversario, e per le
vere di s. Rosa, dopo rimasto 3o mesi feste del Santo titolare e di s. Benedetto;

sotto terra, dipinta dal Romanelli poi- ,


ed i4 cardinali che l'accompagnavano
i

ché in essa era slata tumulata, donde si concessero per ogni giorno delle loro ot-
trasportò al monastero che prese il suo tave, ciascuno un anno e 4o giorni d'in-

nome. 11 luogo ove fu deposta è occupa- dulgenza; come si legge nella lapide in

to dal suo altare e vi è tradizione che carattere gotico posta sulla facciata, ri-
— Chie-
,

nella beala morie della Santa, le sue cam- prodotta dal Bussi edal Marocco.
pane suonassero da per loro. Altra tra- sa parrocchiale di s. Andrea Apostolo,
dizione vuole, che T immagine della B. trovasi nel piano Scarlano, ed è antichis-
Vergine, che ivi si venera, [>arlasse alla sima. — Chiesa parrocchiale de'ss. Gia-
Santa, imponendole di vestir l'abito di como Apostolo e Martino. Molto antica,
terziaria di s. Fiancesco. Clemente IX a le fu unita la parrocchia della cadente
mantenimento de'religiosi, nel 1668 uni chiesa di Martino verso il 1600, e poi
s.

a questa chiesa la prioria di s. Matteo in venne distrutta, conservandosene in que-


Sonza, colla cura dell'anime, altre sue sta il titolo. — Chiesa parrocchiale di s.

chiede filiali essendo quelle di s. Egidio Pellegrino martire, nel Borgo Longo,
e di s.Rocco, rinnovando così la sua an- molto antica. - — Chiesa parrocchiale di
tica parrocchia. -

Chiesa parrocchiale s. Zco«f//Y/o confessore, molto antica, det-
di s. Giovanni Evangelista, delta in Ciò- ta s. Leonardo in parrocchia, a distin-
cola e poi in Zoccoli, multo antica, poiché zione dell'omonima chiesa presso la via
nel 1697 fu rifusa una di lei campana del Colle della compagnia de'poveri car-
coll'iscrizione deli 087, non che per un* cerati. - — Chiesa parrocchiale de' ss. Si-
antichissima sua cattedra marmorea , e mone e Giuda Apostoli,iìt\\e monache
pegli ornati della porta. Forse nppartea- francescane del 2." ordine : meglio è par-
ne a dc'monaci, indi ebbe un tempo due larne ragionando di queste. — - Prima
rettori, con)e neh 536. Le pitture dell'al- frazione della parrocchia di s. Fiaviano
tare maggiore sono d'un Franresc'Anlo- di Monte Fiascone. — Seconda frazione
ìlio viteihese fìoiilo nel 1422. Ji' del so- della parrocchia di s. Fiaviano di Man-
dalizio del Gonfalone, di cui a suo luo- te Fiascone. — Parrocchia de'ss. Gio-
go. 11 qufidro della cappella a destra di vanni e Vittore in Selva. — Seconda
S.Carlo è del Maratta. Sull'orchestra è frazione della parrocchia di s. Donalo,
una pittura esprimente la Decollazione di con altra porzione di quella di Bagnorea
s. Gio. Battista, del Corvi, di cui pur so- e di Celleno. — Porzione della parroc-
no i
4 l^rufeli dipinti nella volta : i pro- chia di Grotte s. Stefano. —
Chiesa par-
spetti architettonici di questa gli eseguì rocchiale e rurale di s. Maria dtlle Fa*
il Marzetli, e la gloria lo Slrigelli. 11 s. rine, lungi 2 miglia dalla città, così cor-
Gio.Battisla avanti Erode.nell'altar mag- rottamente detta dal volgo, pei che eret-
gioie, è del viterbese Anton'Aogelo Fa- ta ove fu il tempio della dea Feronia. —
laschi, e il quadro del Battesimo dello Chieda parrocchiale rurale di s. Maria
•lesso Santo, è del Uomanelli. Chiesa — dell' Filerà o Edera, situala fuori la por-
parrocchiale dis. /Varco Evangelista, ^\a ta Lucia o Fiorentina, nella strada che
s.
della badia cistcrciense di Monte Amia- conduceat santuariodellaQuercia.il Ma-
te, ed un suo mouaco l'amministrava tin- rocco la dice grazioso disegno del Vigno-
ticaroente, poscia presentandone l'abba- la d'inconipieta esecuzione. Invece narra
te lì rettore. Fu consagrata ili,° dicem- il Bussi, cheil vescovo Montigli a'i5 giu-

bre ig8 dal Papa Innocenzo III, e vi


I
gno! 589 con molta solennità vi pose la
pose l'indulgenza di 00 anni e altretlan- 1 X.* pietra fondaiueutale, e che la chiesa
174 VIT V I T
venneetlificata dalla compagnia di s. Ma- le chiavi a $. Pietro, dipinto sul legnaj
ria Matiilalena, come ricorda l'iscrizione vienegiudicato di scuola perugina. In que^
riportata da lui e da Marocco, soggiun- sta chiesa in magnifica cappella, è i(
,

gendo: » dalla quale iscrizione parimente grande venerazione l'immagine di s. Mai


si ha essere stata la chiesa ridotta alia sua ria Liberatrice, onde il tempio si denO'j
perfezione nel ì5c^5 , essendo protettore mina pure col suo titolo. Narra il DussiJ
non meno della confraternita che di tal co'contemporanei cronisti, con prove crii
chiesa il cardinal Pierbenedetti". La pro- lidie di relazioni stampate, di pitture
digiosa immagine della D. Vergine, che lapidiche offre, che volendo messer Caoi^
ivi si venera, da lungo tempo trovavasi pana di Novara canonico Rumense e cap^
sur un pezzo di porta, tutta ricoperta da pellano di Nicolò IV, fabbricare in qu«
un cespuglio di edera, quando un giorno sta chiesa, eretta 3oanni prima, una car
ttll'iraprovviso da per sé si rese visibile, pella a s. Anna madre della B. Vergine
cominciò a onde le fu e-
far miracoli , beila la costruì a dritta del suo ingresse
retta la chiesacognominata dalla pianta (altri la vogliono edificata sin dali227)J
the l'avea tenuta occulta. Vi è sepolto il Dopo qualche tempo nelle pareti a sini
medico Pietro de France, a cui ne| 820 1 stra di essa con istupore di tutti apparvd
posero affettuosa lapide Luciano e Ales- dipinta una vaga e divotissima immagll
sandrina l>onaparle principi di Canino, nedella B. Vergine col Bambino in brac-
esibita dai Marocco. cio, onde corse fama che l' avessero di-
La proposizione concistoriale dice es- pinta gli Angeli, venendo riconosciuta si'^
servi in Viterbo e suo suburbio io con- mile a quella esìstente in Gerusalemme
venti di religiosi. A me pare, che co' ri- e creduta colorita da s. Luca vivente la

scontri degli scrittori piti recenti sieno i medesima Madre di Dio; tuttavia conser-
seguenti2, prima essendo,secondo il Co-
1 vandosi fresca, bella e vivace come foss
5 dentro la città e g fuori di essa.
retini, ora fatta. Non venerandosi quanto me
Ora sembrami che esistano 5 in città e ritava, la notte de' 28 maggio i320 avi
y nel suburbio. Comincierò dagli urba- venne tale terribile sconvolgimento atmt
ni. —ydgosùniani della ss. Trinità, il sferico di gagliardi venti, dirotte pioggia
cui convento è di molta considerazione, e frequenti fulmini, accompagnati da spa
il chiostro è sostenuto da 36 colonne di ventevoli tremiti di terra, che ormai sem-*
peperino d' un sol pezzo, e le eccellenti brava doversi subissare la città. Per l'ae

pitture di esso, esprimenti le gesta di s. re si videro percorrere furiosamente schie


Agostino, sono di MarzìoGanasselli:il Co- re di demonii, sotto forme d'animali, gri^j
retini lo qualifica il piìi bel chiostro del- dando incessantemente: inftrno vi V
l'ordine in Italia. La chiesa della ss. Tri- spetta. Trovavansi i cittadini imbrattai
nità è piena di pregi architettonici. Al 2.° da non pochi detestabili vizi, per cui ne re-
altare vi è la deposizione dalla Croce di starono estremamente atterriti, creden-
Arrigo fiammingo; ed al 3.° il s. Tomma- do esser giunto il giudizio finale, e la-
so da Villanova è del Corvi, Il s. Agosti- grimosi colle persone religiose (monache,
no sopra il coro è di Pietro Chiari ro- francescani e domenicani flagellandosi),
mano: i! s. Nicolò da Tolentino dall'al- implorarono la divina misericordia e il

tro lato è di Gio. Francesco Bonifazi vi- patrocinio della B. Vergine. Questa to-
terbese. La s. Margherita la dipinse il cav. sto apparve in aria cinta di splendori, la
d'Arpino: la s. Agula nella cappella de' quale invitò i viterbesi a recarsi nella cap-
marchesi Chigi si dice dello stile di Stri- pella dis. Anna, e invocare il suo aiuto
gelli, dal Marocco riportandosi l'epigra- innanzi alla propria efiigie. Recatisi fra
le gentilizia; ed il Salvatore che consegna le tenebre con fiaccole accese alla cliie-
V T 1 Vlt tyS
sa della ss. Trinila , riconobbero somi- V mandòagli agostiniani 5o 1 fiorini d'o-

gliare la ss. Immagine a quella cb' era ro a'26 luglio, acciò subito riparassero
loro apparsa, ed ivi fervorosamente sup- al distrutto. Inasprendosi le fazìorii cit-

plicatala, ad un tratto il cielo si rassere- tadine Gattesca e Maganzese, a'i5 gen-


nò, e comparsa una fulgida stella, da essa naio i5o3, alcuni divoti giovani si sen-
uscì la voce di Maria dicendo Ritorna- : tirono ispirati di vestirsi di bianco, e pre-
tevene fi legioni infernali, al {'ostro osai- ceduti dallo stendardo di s. Maria Libe-
rissimo regno. E ad un tratto i maligni ratrice, con rami d'ulivo in mano, giran-
spiriti si precipitarono nel piccolo lago, do per la città incessantemente gridava-
peipetuamenle ardente, cbiamato il Bu- no Pace, pace^ vuole e comanda Ma'
:

bearne (parlando del quale, nel descrive- ria Vergine. Inteneritosi il popolo, si as-

re le atque e bagni minerali del Viter- sociò alla loro processione, e commosso
bese, dovrò tornare suM'aigomento). La il governatore di Viterbo d'Este, fece al-
gratitudine de'vilerbesi fu corrisponden- trettanto, invitandovi il magistrato mu-

te al ricevuto portentoso prodigio. Il co- nicipale e molti altri nobili, tutti insieme
mune, oltre altre monumentali dimostra- replicando 5 Pace, pace, così vuole e ,

zioni, fece fare una tavola d'argento di comanda Dio e Maria Vergine. Mira-
l4 libbre, csprimenleViterbo,cbe i con- bilmente a un tratto si mutarono g'i a-

servatori ofliirono a questa li. Vergine, nimi de' precipui fazionari, e riconcilia-
quindi ordinarono cbe nel 2." giorno di ronsi col popolo, colla bela acclamazio-
Penlecostej perchè nella notte di tal so- ne : Pace, Pace, tra l'universali lagrime
lennità era succeduto il tremendo avve- di tenerezza. Allora fu, che a confermar-
niutento, ogni anno con pubblica proces- la, il celebre generale agostiniano fr. E-
sione, dal palazzo comunale alla cappel- gidio Antonini, poi cardinale, nella cbie-
la, si rinnovasse in questa cbiesa la po- sa della ss. Trinità stessa predicò con
polare riconoscenza (il Cordini dice cbe tanta sapienza ed energia , cbe appena
si porta in ossequio e gratitudine alla B. terminata con istrumento fu solennemen-
Vergine una piccola città d'argento; e te giurata perpetua pace, e non più fa-
l'Orioli narra cbe lungamente si costu- zioni o parti , sotto pena a ciascuno di
mò la processione alla cbiesa sotto arti- 1000 ducati d'oro. In memoria di gra-
ficiali oscure volte illuminate da faci, a zia sì segnalata, e di tanta concordia, non
ricordanza delle tenebre della tremenda riuscita a'molteplici sforzi de' Papi, de*
notte), e fu lai.' di quelle che si fanno cardinali e degl'imperatori, le donne vi-

dalla città. D'allora in poi la ss. Imma- terbesi portarono un voto d'argento alla
gine fu venerata col titolo di s. Maria Li- cappella di s. Maria Liberatrice con ana-
beratrice , la quale co'' vileibesi fu sem- loga epigrafe. Il viterbese cardinal San-
pre generosa di segnalati benefizi, pre- toro nel 5o5 deliberò di rifabbricare al-
1

servando la città nel 1703 dal terremoto la Madonna la cbiesa, con più magnifi-
che flagellò le vicine città, ed a memo- ca struttura a 3 navi divise da 36 colon-
ria dal senato e popolo viterbese fu po- ne del miglior peperino, tutte d'un pez-
sta nella cbiesa lapide monumentale, cbe zo, ma ne fu impedito da sopravvenute
insieme all'altra del raccontato prodigio circostanze e dalla morte. Bensì il car-
e tempesta, pubblicarono Bussi e Maroc- dinal fr. Egidio Antonini, nel i5i4 si

co. Kel 1422 essendo attaccato il fuoco servì di tali colonne pel chiostro, ed il

alla chiesa , fu consunta dalle fiamme, nobile viterbese Giacomo Nini lo fece ab-
tranne le pareli e l'infera cappella della bellire colle suddette pittore. Continuan-
B. Vergine testata miracolonamente in- do la B. Vergine ad esser dispensatrice
tatta colla ss. Immagine, onde Martino di grazie a'suoi divoti, il capitolo Vati-
ìyG V I T V I T
cnno in»iòa Viterbo il suo canonico mg/ nistra di esso è il bel sepolcro di Papa
Francesco Bussi viterbese, con un bene- jddriano F (/^.) di marmo bianco e di
ficiato, a solennemente coronare con co- gotica struttura, ornato di musaico, eoa
ione d'oro la B. Vergine e il tlivin Fi- iscrizione in carattere gotico. Sotto di
glio ; seguì la funzione l' 1 1 novembre essa neliyi? vi fu collocata altra lapide
1715, do[)o la pomposa e grande proces- dichiarante il restauro del monumenti
sione del giorno precedente. — Mino- operato dalla sua famìglia Fieschi,acun
ri Conventuali di Francesco. Questa s. del guardiano p. Giuseppe Frezza ^1

chiesa e convento occupano 1' area del- Giyplis. Quest'ultima lapide occupa i

l' antico Castel s. Angelo, come ricorda sito di altra, ivi posta a miglior intelli

un'iscrizione deli6i4, i" cui furono re- genza delta scolpita in gotico, il disegno
staurati. Nel 1208 i viterbesi atterrarono del mausoleo e le 3 iscrizioni , ofTre i

gran porzione dell'antichissimo Castel s. Bussi. Q'iesti inoltre esibisce il disegn


Angelo, il quale era allora l'unica loro del sepolcro e versi incisi su di esso, de
fortezza interna, e vi fabbricarono un cardinal Ficedoniino Ficedomini {J^-\
sontuoso palazzo che denomiuarono de- sovrastalo dallo stemma cardinalizio, la
gli Alemanni, il quale servì poi d'ordi- cui giacente figura è coronata di Tiara,
naria abitazione de' legati e altri mini- colle Scarpe crucigere, poiché fu per un
stri della s. Sede, e vi stanziarono pure, giorno Papa col nome di Gregorio XI
oltre alcun imperatore e re, diversi Pa- {f .), sebbene non contato fra' Papi. Di
pi. Nel 1208 venne in Vileibo s. Fran- piti riporta il disegno dei sepolcro e l'e-^
cesco d'Asisi, e die'il suo abito a'giovani pitaflìo del cardinal Gherardo Lan^^r/dExfl
\iterbesi Leone e Morico, che divenne- ni {F.). Monumenti tutti, che con altri

ro suoi compagni e servi di Dio. Il santo sepolcrali sono in questa chiesa. Di fuori
con essi istituì presso s. Giovanni in Zoc- di essa si vede il pulpito in pietra, su
coli uu povero oratorio in cui I' altro , ctii Bernardino da Siena nel
predicò s.

\ilerbese fr. Soldanerio eresse uà ospe- 1426, eretto ivi appositamente per la
dale , chiamalo col suo nome. Aumen- moltitudine del popolo che non poteva
tati i religiosi, il comune donò loro la comprendere la chiesa. Nell'orto esisto-
chiesa di s. Angelo, con detto palazzo A- no gli avanzi del Castel s. Angelo e il pa^
liimannì , la quale prese il nome di s. lazzo degli Alamanni, come assicura Ma-
Francesco. Essendo Giulio II in Viterbo, rocco. Nel maggio iSgG nel convento fa
la ss. Eucaristia, che lo precedeva nel celebrato il capitolo generale de' minori
viaggio, fu deposta a* 18 settembre iSog conventuali, e dalla monumentale iscri-

nella chiesa di s. Francesco, ove a'sGsi zione situata sulla porta della sagrestia
portò il Papa ad ascoltar la messa, am- sì trae che il comune contribuì alle spe-
mettendo i frati al bacio del piede , e se, riuscì decoroso e coli* intervento dì
dando loro circa 20 ducati per l'organo circa I 5oo frati. E siccome l'iscrizione ao^
e pel pavimento della chiesa. In essa si cenna ad altro capitolo generale ivi ce
venerano le teste delle ss. Cunegonda fi- lebrato, il p. Theuli che nell' apparalo

glia del re di Sicilia, Aboudia figlia del Minorilico della provincia di Roma
re Bretagna , ed Elisabetta regina
di scrisse le notizie del Convento di s. Frati*
d'Ungheria, con altre ss. Reliquie. A de- Cesco, la stima errata, non essendoven<
stra della sagrestia si ammira la bellis- memoria nelle storie dell'ordine. — Car
sima deposizione dalla Croce di fr. Seba- vielitani calzali in s. Gio. Battista. Soj
stiano del Piombo. Il quadro dell' aitar no situali la chiesa e il convento nelU
maggiore, esprimente la venuta de'Ma- via Bordellelto (così detta per abitarv
gì, è di Cesai e Nebbia orvietano. Alla si> auticumente le luerelrici). Mentre il vi^
, •

V I T VIT 177
terhese Giovanni Battista Alrontliani prò- te fabbricata, come attestano le lapidi :

tonotario apostolico e prelato domesti- il I .° vi eresse la cappella di s. Pietro, io

co di Leone X , trovavasi in Germa- cui si venerano i corpi di s. Renato ve-

nia, contrasse amicizia con un cavalie- scovo e martire, e de'ss. Paolino ft Com-
re mantovano, il quale venuto a mor- pagni martiri, e vi è la tomba gentilizia

te e assistito dal prelato, gli espose il colsuo busto e quello della moglie. Il
rammaiico di non aver effettuala la con- vescovo Sermatteia'18 marzo 720 con- I

cepita fondazione d'un convento carme- sagrò la chiesa, e nel suo fondo se ne col-
litano per la congregazione di Mantova. locò la memoria. Compito il convento
Il prelato lo consolò, con assicurarlo ch'e- nel 1640 , i frati da s. Silvestro in pro-
gli slesso l'avrebbe fondato nella propria cessione e col ss. Sagramento si recarono
patria. In questa restituitosi, nel i5io co- ad abitarlo , intervenendovi il cardinal
minciò l'erezione della chiesa a sue spe- Brancacci vescovo, il capitolo cattedrale,
se, intitolata ni Santo del suo nome, e la gli ordini regolarie leconfiaternile. Nel-
compì neli5i5, indi costruendo il con- la chiesa Annunziala del Roma-
vi è l'

vento. Il prelato ottenne nel i5i'j per nelli; nella cappella di s. Teresa il suo

bolla di Leone X, il privilegio del bat- quadro è del cav. Mazzanti ; in quella
tislerio. per cui allora e a'tempi de! Bus- seguente il s. Pietro è di Anton* Angelo
si, nella città l'aveano soltanto la catte- Bonifazi, di cui ancora è il quadro del

drale e le 3 collegiate ; di più il Papa un\ Santo litolare. Marocco diver-


Riporta il

alla chiesa di s. Gio. Callista la vicina se iscrizioni sepolcrali e monumentali,


piccola chiesa di s. Maria della Peste fra le quali di Girolamo Pamphilj del
così delta per esserne restali preservati 1765 per aver compito la cupola. —
que'viterbesi che invocarono il patroci- Ministri degl' Infermi. Vivente il loro
nio della B. Vergine in essa venerala. fondatore Camillo de Lellis, neli6o3
s.

Oltre che i frati con lapide perennarono furono introdotti in Viterbo per l'eser-
le benemerenze dell'Alraadiani, sotto la cizio del proprio istituto, il quale è non
base della statua che lo rappresenta in solo di assistere moribondi e confor- i

abito prelatizio, presso l'aitar maggiore tarli nel rendere l'estremo spirito, ma
sì legge analogo distico. I carmelitani ,
anco di servire maiali negli spedali ben-
i

sino al la generale soppressione del 8 o, 1 i ché infelli di peste. Il comodo da prin-


fatta dalgoverno francese, aveano pure cipio dato a'religiosi fu fospedal grande
fuori porla di Piano Scarano la chiesa della città con alcune case contigue; ii

e convento di s. Maria di Monte Carme- quale fu poi commutato nella casa che
Io, a cui concesse indulgenze Nicolò IV tuttora abitano, unita alla parlata chie-
nel 1 290. — Carmelitani
Scalzi o Te- sa di s. Maria del Poggio, concessa loro
resiani dé'st. Giuseppe e Teresa. Tro- dal vescovo Matteucci, ammiratore del
vasi nella piazza della Fontana Grande. Santo fondatore. Questa casa è una delle
Bramando i viterbesi questi religiosi, es- primitive dell'ordine. — I conventi sub-
sendo assente il vescovo, essi ne fecero urbani sono i seguenti. S. Maria —
gettare lai." pietra a'i8 aprile i634 dal della Quercia de' Domenicani. Uno de'
vescovo di Sutri e Nepi de Paoli, coll'in- più celebri santuari del mondo cattolico,
lervenlo de'frati die già abilavano pres- con borgo, distante da Viterbo oltre uq
so s. Silvestro e ne ulliziavano la chiesa. mìglio. Usciti dalla città per la porta di
Del tempio furono benemeriti viterbesi i s. Lucia o Fiorentina^ si presenta in sul-
Pietro Brugiolti con varie case che donò la destra una magnifica strada, ampia,
per l'area, e Giambattista Pettirossi per dritta, piana, fiancheggiata da ruscelli,
averla a proprie spese nella maggior par- da foDti,da spalliere di verdura e templi,
voL. cu. 12
178 VIT V I T
ed elegaDti abitazioni rurali, la quale 9Ì tica e santa sur uno de'montiCimini det-
estende e termiDa al borgo e santuario. to di s. Angelo, dalla chiesa di s. Micheli
In sulla destra vedesi alla distanza di cir- Arcangelo e presso di essa nel romita»
ca un miglio sorgerei!) anfiteatro il mon- gio,un miglio distante dall'avventurosi
te di Palenzana, o l'arauzrina, e le vette quercia, non contento di spesso visitarla
de'Cimini coronate da rigogliosa bosca- acceso un giorno di maggior divozione
glia: iosulla sinistra miri vignati, oliveti, pensò di toglierla riverentemente dall'ai
ed una valle coltivata ad ortaglie e fer- bero, e di portarla alla cappella del su<
tilizzata da un rivo, delta per la feracità romitaggio. Ivi recala, postosi innanj
Valle iVorOy e deliziosa prateria, e lun- 8 pregare, si addormentò, e parvegli v«
gi il colle è la città di Monte Fiascone der la ss. Immagine ritornare alla su
che ne occupa il culmine. Questo gran quercia. Svegliarosi , di falli non erai
rnonumeuto ha pochi eguali tra' santua- più, e andato alla quercia la rinvenne
ri del cristianesimo, sì per la chiarezza e suo silo. Stupito, la venerò, e lanciò in si

celebrità de'principii, come per la gloria lenzio il prodigioso avvenimento. Se no


de' successi e la magnificenza degli edili- che spesso amlava dicendo, con misteri
zi. Eccone in breve la storia. Nella con- sa riservatezza, che tra Viterbo e Bagnai
trada Mandrecciale, verso Bagnaia, pro- vi eia un gran tesoro, e ninno lo ricei
priamente presso il campo Grazzauo o cava. A molli, che pel concetto che avei
Graziano,eravi anticamente una folta or- no di lui, si diedero a scavale in vari luj
rida selva , nella quale di contìnuo si ghi , faceva intendere che non si aliati

commettevano frequenti omicidii, e al- cassero, perchè il tesoro non era sotto I

tre non poche scelleratezze; la qual sel- terra. Non altrimenti alcune pie donn
va volendo la Regina de'cieli, che da ni- viterbesi, osservata la figura della B, Vei
do terribile di demonii si trasmutasse in gine sulla quercia, mosse da lumi sopei
un albergo d' Angeli, nel i4'7 inspirò ni, la visitavano frequentemente, e ce

Battista luzzante o Tuzzante di Viterbo, particolare divozione. AlfineBartolomei


chiavare molto divolo, a far dipingere una di loro, dopo esservi stata per rat.

sopra una tegola la sua sagra Immagine, te ore in orazione, dispiacente di lasciai
ed appenderla ad una quercia della selva la, se la portò a casa , da dove le spar
verso la pubblica strada. Il pio Battista ritrovandola sulla quercia. Volle riprer
ne commise la pittura a Marcello Ce- derla, e giunta in casa la ripose in un
sare Manetto, il quale espresse la B. Ver- cassa sotto chiave. Ma apertala poi, noi
gine, col divin Figlio die stringe colla la trovò. Si convinse allora del miraca
mano destra una rondine, posando la lo, tenendolo però segreto. Continuò p«
sinistra sul petto materno, e poscia l'at- rò a visitarla più spesso, eccitando gli al

taccò all'albero, presso una vigna di s. tri ad andarvi per divozione. Finalmen
Maria Nuova. Questo trova vasi appog- te piacque a Dio a manifestarla al popd

giato ad una vite selvatica, onde non sen- Io. Un viterbese, 1*8 loglio 1467 passai
za forse prodigio s' intralciarono i rami do per la via di quella memorabile quei
delle due piante, formandogli sopra co- eia, si vide improvvisamente alle spai
me un tabernacolo. La ss. Immagine vi alcuni suoi nemici per uccidei lo. A qi«
rimase 3o anni, senza altri segni di so- correndo tra gli alberi per sch«
sl'assalto,
vraumano favore, che quello di restar mirsi, alzando gli occhi al cielo per il
sempre illesa al suo posto, rispettata dal- vocar il divino aiuto vide la ss. Imm ,

l'intemperie. Ma nel 144? 'I patrizio sa- gine pendente dall'albero, e tosto si 1 io

nese Pier Domenico Alberti, che lasciali vrò sotto di esso e gli auspicii della ì

i comodi di sua casa menava vita eremi- Vergine. lu quei punto stesso i nemici pei
V I T V l T 179
dnlolo di viifa, menando colpi ferivano della Quercia, mediante una tavola d'ar-
gento rappresentante città di Siena.
$è stessi; fiimliè, pieni di ral)l)ia, lìcstem- la

roiaiido ritornarono in Viterbo, il trepi- Questo felice avvenimento è dipinto ia


datile aggredito , umiliali fervorosi rin- un quadro che si conserva nel palazzomu-
graziamenti alla ss. Imnngine , si resti- nicipale di Viterbo, con analoga iscrizio-
tuìcautamente nella città e per grati- , ne. Andrei per le lunghe in narrare le
tudine pubblicò il gran benefìzio. Qui co- meraviglie innumerevoli operate sul luo-
mincia l'epoca gloiiosT, che die' origine go, o invocando la Madonna della Quer-
al santuario. Allora parlò il romito, par- cia: basti il dire che da per tutto d'altro

lò Hartolomea, si commossero i cittadini non parla vasi che della vista restituita a*
e gli stranieri: la fortunata quercia fu to- ciech', della loquela a'muti, dell'udito a*
sto accerchiata da immenso popolo, sul sordi, degli storpi sanati e così delle gua-
quale la ss. Vergine in tulli que' giorni rigioni d' incurabili infermità. Corsa la

versò copiose beneficenze. Era iiìfìnitoil fama per l'Italia e per l'Europa, da re«
concorso, e vi si computarono alcune vol- motissime parti concorrevano i pellegri-
te 4o, eoo persone, the si affollavano pe* ni, ed alcuni schiavi dell'Africa e di Co-
dintorni andando venendo dalla por»
e stantinopoli, si videro comparir liberi e
tentosa immagine, che il popolo intitolò salvi co'ferri e colle catene perappeoderli
la jMadonna della Quercia. Subilo fu sotto risnmagine dell'invocata liberatri-
eretta una provvisoria cappella di tavo- ce. L'immense offerte recate io pochi me-
le, e nella i." domenica d'agosto, oltre il si, testificarono la moltitudine de' bene-
popolo di Viterbo e di varie altre parti, fizi ricevuti. Per un complesso di mira-
vi si trovarono 4 intere comunità in pro-
I bili avvenimentijessendo dimostrato che
cessione, portando ciascuna la propria of- la ss. Vergine avea destinato quel luogo

ferta. IVel se<»uente settembre vi si recò alle sue glorie, non meno che alla dispen-
o
tutta la città di Viterbo con solenne pro- sa di sue grazie, fu stabilito con decreto

cessione, composta del popolo, delle con- vescovile de'26 agosto 1467 che vi fosse

fraieniite vestite di sacco, di tutto il cle- eretta una piccola chiesa con altare ap-
ro secolare e regolare, e accompagnati dal poggiato alla sagra Quercia. Dopo varie
vescovo Pier Francesco viterbese, che vi destinazioni particolari di religiosi e di
Cintò messa pontificalmente in mezzo ad sacerdoti per amministrarvi i sagramen-
una moltitudine di 5o,ooo e più perso- ti , e deputati custodi al santo luogo e
ne. La città di Siena era in que' giorni alle pie offerte, poscia afFiochè 1' uffizia-

,spaveiktala da una serie continuata di ter- tura fosse regolare, fu risoluta anche l'e-

. remoti, che temeva d'esser a ogni istante dificazione d'un convento per collocarvi
i sterminata, riuscendo inutili tutte le più una comunità religiosa, e all'uopo si scel-

I
fervorose divozioni, contandosi le scosse sero i Gesuati, a' quali Paolo 1 1 TafTidò
, sino al numero di 160. Abbandonala ila' colla bolla Pro singulorum chrislìfide-
cittadmijil romito Alberti nfflilto del pe- llum^deii del susseguente ottobre, pres-
ricolo di sua patria, l'invitò a invocare so il Bussi, che del santuario racconta la
. s. Maria della Quercia, e tosto i savi del storia (Narra il Monti, che il vescovo pri-
la repubblica fecero un voto, vivamente ma l'affidò all'aiternativa custodia de'do-
I raccomandandosi al .suo patrocinio, con menicanidi s. Miria io Gradi, de'france-
I
orazioni alle quali si unì il venerando ro- scani, de' serviti e degli agostiniani; ma
mito. Gessale affatlu le scosse, e rientrati nate alcune differenze, Paolo li la die' a'

I
tranquillamentegli abitanti in Siena, fe- gesuati). Ma decorsi due anni , vedutisi
cero immediatamente partire una depu- I gesuati insufficienti pel loro numero ad
tazione a sciogliere il volo alla Madonna attendere alla salute dell'aoiaie, pel uu-
i8o VIT VI T
m eroso concorso, rinunziarono il carico convento, degno d'uno de'più fa-
il tulio
al comune di "Vilerbo. Il consiglio di es- mosi santuari del mondo. La chiesa bei
sa imbarnzzato da quel cambiamento,pre- che (li mole molto considerabile, fu fai
se una risoluzione in apparenza alquanto bricata dentro il termine di soliiGmes

bizzarra, tuttavia abbastanza plau'sibile tranne la maestosa facciala. Poscia fu d«


per altri esempi nelle divine Scritture, corata d'insigne organo, di vago soflllto
anzi col divisamento che in tal modo la a intagli, fitto stupendamente dorare da
B. Vergine si scegliesse i custodi. Si con- Paololll, di sontuosa cappella della Ma-
Tenne dunque di mandar subito 3 prio- donna della Quercia di ricchi altari
, A
ri della città sulla porta di s. Lucia, col- lavori in ogni parte de'più rinomati a9
l'istruzione d'ivi attendere la venuta di tefici di que' tempi. Il convento si formò

qualche religioso forastiere dalla parte ancora con varie ofGcine, vasta cisterna
delia strada Romana che conduce a Fi- e belle fontane, per cui fu costruito con-
renze, per consegnare a quello che entras- siderabile acquedotto, a benefizio pure
se il i.°, e al suo ordine, la custodia del del pid.>bIico. Avanzarono nondimeno
Duovosantuario.Appenaarrivatialla por- molte limosine, e furono impiegate nel-
tai 3 priori, videro comparire 3 religiosi 1 acquisto de' vicini poderi, oliveti e vi-
domenicani, ch'erano il ven. fr. Marziale gne, che restarono in patrimonio all'in-
Auribelli maestro generale dell'ordinede' signe santuario. Fu aperta da Paolo III
Predicatori^ co'suoi compagni che tor- la retta e larga via suddescritta, con una
navano a Roma dalla visita delle provin- fonte nel mezzo, spianata con ponti e al
ole oltramontane. Meravigliati d' essersi bellita di frondosi alberi lungo le spoi
subito incontrati col capo supremo d'un de. Si aprì ancora quella che mena a Oi
ordine così cospicuo, benemerito e divo- te, e per altri luoghi della Teverina, noJ
to a Maria, narrarono loro l'accaduto, e che la 3." che va a Bagnaia, aperta dal||
gli odiirono il convento e il santuario, magnificenza del cardinal Ridolfi vesc
dicendo: Non noi, ma la ss. Vergine vi vo di Viterbo e legato della provincia,
ha eletti. ^e provò grande allegrezza il p. edificarono inoltre un grande ospizio
generale , e consenti subito alla nobile pellegrini, ed a comodo de'mercanli e d^
offerta. E Paolo II colla bolla Fidelità- popolo, che vi concorrono alle feste e al
iisconstantia, de'29 settembre 469, ri- 1 le fiere che dirò poi, furono alzate intoi

portata dal Bussi, ratificò la cessione del no alla piazza della chiesa molte case
luogo alla famiglia di s. Domenico, eoa botteghe, che nel luogo colle altre abits
privilegi e grazie per contribuire alla zioni formano un borgo e paesello, cii
maggior divozione del santuario. Vi si condato da ville orti, vigne e poderi
,

prestarono in fatti con lutto zelo i dome- Così un territorio prima selvatico e d«
nicani, riunendo in quel luogo tanto ve- serto, venne cambiato in delizioso soj
nerato i piti edificanti e idonei religiosi, giorno, popolato e frequentalo, io sali
scelli da varie provincie e conventi, che berrima situazione, donde si godono ami
in numero di 36 vi presero possesso. In- ne vedute; prodigio operato come in al
di d'accordo colla compagnia istituita per tri luoghi, col solo mezzo de'sanluari, b<
custodire le liraosine, intrapresero con di- nemeriti della civiltà quasi altrettanta
segno nobilissimo del celebre Bramante che della pietà. Una piccola immagine
la fabbrica di più vasta e magnifica chie- della Vergine dipinta sopra una ti
ss.

sa e d'un grandioso convento , a cui se- gola, è quella che ha operato tante m4
condo il Monti contribuì Paolo II; ed il niviglie, collocata sull' altare della ca|
Bossi offre il prospetto del tempio, del- pella, corrispondente al luogo medesif»
l'alto isolato e superbo campanile, e del dell'antica Quercia , la quale dopo 4 6
VIT VIT ,81
piti secoli, dopo tante viceude e ruine, reole nella propria chiesa presso Piazza
couserva ancoi' latta ia pia conliuuata Farnese. E questa ss. Immagine avendo
veuerazione de'popoli. Viterbo poco do- operato gran copia di miracoli, fu coro-
po la sua prodigiosa raaiiifcstazioiie fu li- nata dal capitolo Valicano con corona
berala da uo nioi'bo epidemico, ed un se- d'oro, venendo cos\ in certo modo cano-
colo dopo dalle locuste, e sempre l'ebbe nizzalo anche l'originale che si venera nel
a sua benefica pi-otetti°ice,oade dicesi pu' suo splendido tempio col tronco dell'al-
re la Madonna dì Fìlerlo. Moltissioii bore dentro la sua cappella isolata fra la
Papi si recarono a venerarla, nel modo cupola e il coro. Paolo III neh 546 eoa-
che narrerò alla sua vulta, per unità d'ar- fercnò tutti i pontifìcii privilegi di
Viter-
gomento, e molli sono brevi e le bolle i bo, ed altri ne accordò, e per maggior-
da loro emanate a celebrare il santuario mente condecorarla istituì nella provin-
ed a concedere indulgenze e privilegi, la cia del Patrimonio, per sua difesa con-
questa placida e splendida sede della D. tro l'invasioni de' turchi, colla residenza
Vergine, io ogni tempo in gran numero in Viterbo nel palazzo oggi delegatizio,
sono pure concorsi cardinali , vescovi e l'ordine de' cavalieri del Giglio (^.),
altri prelati, sovrani e principi, castelli e con una medaglia per insegna coli' im-
intere comunità, uomini santi e divuli, magine di Maria della Quercia. L'ordi-
s.

di tulle le condizioni, lasciando attestati ne fu poi aumentato, e se ne conserva


d'una venerazione avvivata dulie conti- la memoria da' nobili Primomi disceu-
nue grazie che ne riportarono, il vesco- denti di quel Lorenzo Domenico Pri-
vo cardinal Gambara soleva dire, non a- momi, il quale fu non altrimenti che uà
verle mai chiesto cosa che non avesse , Adriano Fani, un Calabresi e altri vi-
ottenuta: egli solennemente consagrò la terbesi de' primi insigniti. Ma ormai io
chiesa l'8 aprilei577, e l'altare della ss. debbo dire alcunché de' magnifici edi-
,
Vergine eh' è il maggiore, sotto il titolo fizi del santuario. All' estremità della
della sua Natività. Di più fece ornare la nobile via, che da Viterbo vi conduce,
cappella con superbi stucchi e pitture, trovasi la spaziosa piazza, e di fronte il

colle quali al naturale fu espresso genu- prospetto imponente del gran tempio,
flesso in atto di adorare la Regina del lutto formato di pietre tagliale a scal-

I
Cielo. Gli donò ancora un calice d'oro pello, decorato di bassirilievi e di luci-
massiccio, 7 lampade d'argento. Un pa- dissimo plastico, disegno dell'encomiato
botto molto prezioso e altre pregevoli co- architetto Bramante. Sorge a lato il co-
se,disponendo d'esser tumulato nella cap- lossale campanile o torre campanaria iso-
pella, sebbene morisse in Roma. Il eoa- lata, tulio pure di pietre lavorate a squa-
temporaneo cardinal Alessaudro Peretti, dro, e conformate in ornali e belle mo-
pronipote di Sisto V, gli fece quegli spleu- diuature: ha due enormi campane ilei
didi doni che registrai nella biografia. Nel complessivo peso di 24.000 libbre, il cui
voi. LXXXIV, p. i4i, ragionando del- armonioso suono diifondesi a molle mi-
l'università e confraleruita ìÌq Macellari glia di raggio. L'interno della chiesa pre-
di Roma breve narrai la descritta
, in senta all'occhio, che si solleva, la ricca ed
.
manifestazione della Madonna della elegante soflitta dorala munificenza di ,

Quercia, e dissi che nel lOiS alcuni vi- Paolo III del i535. Bella pure u'è l'ar-
terbesi mercanti di bestiame ne inlro- chilellura a 3 navi, ma le pareti ed i
^
dussero in Roma la divozione, con una cornicioni specialmente attirano gli «guar-
,
copia della medesima effigie, appesa con di pe'curiosi oggetti che contengono. Le
I
un ramo di Quercia d'argento, sotto il prime infatti, fino ad una certa altezr.a,
cui titolo si pose il sodalizio, tuttora Hut souo qua^i iuteraueale coperte di label-
i8^ VIT V I T
le votive dipiiile iu legno, appesevi nel adreschidi buono stile, al diredi Maroc»
corso di più secoli. I secondi poi, cioè i co; l'altro interiore di elegante architet-
cornicioni e sporti, sono popolali di sta- tura moderna, con una grande e artifi-
tue e figure in pieno rilievo, pur votive, ciosa fonlnna a vari zampilli. In questo,
di grai)deZ7a per lo più naturale, foi male narra il Bussi, il celebre pittore a fresco
di tela, legno e simili ecouoaiiciie male- Francesco Mola vi dipin>e 3 miracoli del-
lie, alte piuttosto a dimosliare la divo- la B. Vergine del santuario, in altrettaa-
zione, che la ricchezza degli olFerenti. Le ti archi o lunette, e !>i proponeva farcii
altitudini ne sono varie, e talune curiose, altre quando ne avesse fantasia, il che noJ(

poiché vedi un tale che sta col capo sot- tollerando i frali, egli se ne parti, e coj
to una oi^nuaìa patibolare, un altro co* venne impedito il compimento della mi
perto di pietre uno traHìlto da strali e
, rabile opera. Altri attribuirono ì dud
da spade, altro col seno squarciato da fe- bellissimi chiostri u Bramante ed a Vi
rite, e via dicendo. Vedesi l'iiuinagine di gnola. II convento, recinto di bella b(
qua'clie Papa e caidinaie in attod' ora- scaglia, gode la vista deliziosa delle aj
re , e cocuposde di modesta materia.
tal giacenti campagne e sottoposto boigi
E vero però, che oggidì non solo è quasi ha una copiosa biblioteca, alla quale
cesiiala quella specie di oblazioni rappre- gli studiosi anche stranieri , , hau tacile
sentative, ma anche il tempo colla sua li- accesso dalla gentilezza de' religiosi ; ed
ma incessante deturpa e distrugge qne' una buona farmacia, a comodo pure de
che sovente a causa dì de-
fragili lavori, gli altri. In due stagioni in cui la campi

cadenza son rimussi dal tempio e decre- glia è più gioconda,e più moderatal'atur
scono progressivamente nel numero. Il sleiica temperatura, il luogo acquista n
santuario propriamente consiste io una pidamente e temporaneamenle un' al

celletta tappezzata d'argento e altre ricche flucnza di gente anco di men prossiui
oderte, nella quale sono racchiusi ì rami paesi, e formasi sì liccoempoi io di variai

dell'antica Quercia, cui il tronco è stato commercio, che rappi esenta una cillù iu
lentamente consunto, ed asportato dalla provvisala. Ciòavviene ne'i5 giorni su(
divozione de fedeli. A'rami èappesa l'av- cessivi alla fe!>ta di Pentecoste, ed a que
venturata tegola coll'imniagine prodigio- la di s, Matteo a'a settembre, per ledu 1

sa di s. Maria della Quercia. Prima del- rinomale fiere, denominandosi la ." ( i

l'epoca repubblicana del i


798, questa cel- Pcìilecostc, la 2." di s. Michele. Esse
la racchiudeva un vero tesoro di ori, gioie no Ira le principali dello Stato Pontifì
e ricchezze: quelle che in oggi vi si osser- ciò, e dal luogo ove si tengono, si dicoii
vano, rappresentano la posteriore divo Fiere della Quercia. M'islruisce il ca'

zione de' fedeli. Il quadro in tavola del Monti direttore generale delle fiere, nel
coro, dicesi del Domenichino; quello di Notizie isloriclie sidCorigine delle Fiei
s. Tommaso d'Aquino e di s. Pietro Mar- dello Stalo Ecclesiastico, pai landò a |

tire, è del Cationi; e quello di s. Carlo, yS di quelle di Viterbo, dopo avere rj

delcav. d'Ai pino. Il Marocco offre le iscri- gionato del santuario. Che d antichissitii
zioni monumentali e sepolcrali del tem- istituzione è la fiera di Viterbo del se

pio, come della cappella di s. Raimondo tembre, concessa a:la città dall'imperate
di Pegnafoil, dc'Bussi, delia cappella del- re Federico 11, in Faenza con diploma d^

la ss. Croce, e della consagrazione della 1 4 settembre 240, da lui prodotto. Qui
1

chiesa. Il vasto convento ha due leggia- sta fiera, che prima facevasi iu Vilerbi
dri claustri :
1' uno a due ripiani di fino formato il santuario della Quercia e
lavoro gotico iu pietra, in mezzo al qua- abitazioni adiacenti, in questo luogo vtfi

le surge il bel pozzo ciliudrico, ornalo di ne Iraslerila. L'altra poi fu accordala pc


V I T V I T i83
la festa di Peutecoste, ec! ambedue ebbe- leso, che ad ogni collo vi fosse esterior-
ro variee diverseepoche. Iinperoccliè Pa- mente un bollo, e che se fuori di dette
pa Giiilio II 5o3, che la fie-
stabilì nei i epoche l'avessero levalo, fosse soggettata
ra di selleinbresi celebrasse nei gran curii- la merce al dovuto dazio. Clemente XIV

pu Graziano, presso la piazza dei santua- con breve de'3i agosto 1772, confermò
rio, franca d'ogni dazio e gabella, da du- tutte le disposizioni Clemente Vili,
di

rare 8 giorni prima della festa della ^a- tanto in ordine alla durata delle mede-
tivilà della B. Vergine e 8 dopo (poicliè il sime, ed a' privilegi, quanto al permesso
SI40 zio Sisto I V,iiULuediato successore di di ritenersi da'religiosi in deposilo le mer-
Paolo II, nei 1481 avea concesso indul- cida una fiera all' altra. Queste fiere,
genza plenaria a quelli che visitassero il prima della sistemazione delie dogane a'
santuario, nella domenica seguente alla confini dello stato, non erano regolale da'
^ativilà della B. Vergine, con altre gra- sistemi e leggi di finanza, a pochi dazi e*
Leone X nei 5 3, credendo più op-
tie). 1 1 rano sottoposte le merci, e solo signoreg-
portuno tempo di fjera la pasqua di Peu- giavano per franchigia pesi comunitali- i

tecoste, soppresse quella di settembre, e la vi. Poscia restando ferme le dette esenzio-
stabilì per 1 5 giorni innanzi e dopo Pen- ni,fu<onu sottoposte al vincolo dell'asse-
tecoste, co'uiedesiiui privilegi. Paolo III gne, ed assistile da un competente mini*
nel 1 534 restrinse la fiera di Pentecoste Siro di finanzache vi si porta espressamen-
a 8 giorni innanzi e dopo, e ripristinò te da Iloma. La fiera non è accresciuta
quella di settembre, resti ingendo il tem- da'primi tempi di concorso di negozianti,
po anco a questa fino a 5 giorui avanti diceva il Monti nel 1828, ma si manlie-
e dopo fra i'8." della domenica della Ma- tie con un sulFicienle numero, e segnata-

donna. Reclamando però la città, che la mente di ebrei, per ogni sorta di tessuti,
tanto breve spazio di tempo non si pote- come vi concorrono quasi tutti que' di
vano elFeltuarei contratti, mancando pu- Viterbo, lasciando per quel tempo le bot-
re il tempo di ritirare le merci, prima di teghe di città. Reca altresì vantaggio agli
spirare la franchigia, la prorogò Paolo ili abitanti de'Iuoghi circonvicini, ed a tutti
d'altri 3 prima e dopo, ed in tutto i6 quelli del Patrimonio, della Sabina e Co-
giorni (il lutto da Pio IV approvato). marca che vi portano le tele, commesti-
i

Gregorio XIII col breve DeceL Homaiio- bili e altre piccole manifatture. Grande
rum Ponlificuin, de' 9 settembre i^yg, poi , e di mollo riguardo mercato , è il

Bull, rwìii., t.
4, par. 3, p. 4 12, confer- di bestiami d'ogni sorla che si forma nel
mò la della fiera, con variarne il princi- campo Graziano, appartenente a' dome-
pio e il termine, ordinando che si cele- nicani. I toscani vi fanno acquisti di ca-
brasse quella di Pentecoste 4 giorni in- valli, ed anche
di bestiame vaccino. So-
nanzi \d festa per terminare 12 dopo, e no considerabili i negoziati che vi si fau-
così collo stesso turno quella di settem- no da' nazionali, tanto nelle vendite che
bre, nella domenica appresso la Nativi- ne'cambi di bestiame, e dal felice risul-
tà. Clemente Vili con breve de'3 giugno talo di questo commercio tante voile di-
1593 ordinò , che la fiera di settembre pende quello delie merci. Questo campo
avesse principio a' 12 del mese, e termi- così ricoperto d'ogni sorla di bestiame di
nasse a' 4 ottobre festa di s. Francesco, masserìa (cioè uu immenso numero di
cullesoiile esenzioni e privilegi, uccordau- bovi, vacche, cavalli, asini, porci, capre
do di più a* negozianti di poter lasciare e pecore, forse un 5o mila coprono e so-
lemerci invendute ne'magazzini del con- no sparse sopra tutta la collinetta e la
vento de'domeuicani, da una fiera all'al- vallala del prato, alle sponde d'un bel ri-
tra, sotto la loro cura e custodia ; bea ìu- vo, presso UD graudioso fuulauile, e al-
i84 V I T VIT
l'ombra di grandi alberi), in mezzo a com- presso Viterbo, compilato dal proposto
pratori e venditori, vestili di diversi co- Antonio Riccardi, sull'opera del p.fr.
Jori, da varie capanne appositamente fat- Nicolò Maria Torelli dell' ordine de'
te da' vivandieri, fuori delle quali chi be- predicatori, Roma1846. Di questo m^
ve o mangia in piedi, o seduto in croc- giovai precipuamente, S. Maria a\ —
chio di uomini e donne, presenta un col- Gradi de* Domenicani. La magnifica
po di vista sorprendente, particolarmen- vasta chiesa, ed il convento uno de' piìil
te nel I
.° giorno dell'apertura della fiera, antichi, ragguardevoli e divoli d' Italiai
2.' festa di Pentecoste, essendo trovansi fuori di porta
gli altri s. Sisto Roinaut
due delle consecutive domeniche mollo distante 60 passi. Il viterbese cardinali
scarsi e di poca considerazione, e cosi in Raniero Capocci cistercieuse, dormendo!
tutto si osserva minore quella di settem- vide in visione una bellissima Donna che|
bre. Fin qui il Monti. Ferò,secondo quan- tenendo un cereo ardente, preso il cardi-
to notai iu principio, per posteriori pon- nale per la mano lo condusse sul collei
tificie disposizioni, le due fiere dello Quer- Caponino, già Quinziano o Pinzano, ia]
cia si tengono ne' i5 giorni successivi al- quella parte del bosco ove ora sorge il'

le feste di Pentecoste e di s. Alatleo. Gli tempio, e col cereo bruciò tutte l'erbe e|
edifizi che circondano la piazza e altre gli arboscelli dell' area in cui fu piantata

strade, sono atti ad esser cambiali io cir- la chiesa. Svegliato, e non comprenden-
ca 3oo botteghe nelle descritte due pin- do la visione, si portò nella seguente mat-
gui annuali fiere, i fondachi essendo pie- tina alla vicina terra di s. Martino, a co-j
ni di drappi, d' orificerie, di chincaglie, manicarla al concitladinoAlbo monaco ci-;

di vestiario, di lavori metallici, cordami, stercieose dell'omonimo monastero (cht


e più altre specie di merci. Laonde il luo- allesue istanze poi da'fondamenli restau-
go è assai rimarchevole come santuario, rò, onde ne fu celebrato fondatore). Ri-i
come monumento d' arte, come emporio spose il pio religioso : Maria è la Doii'
come convegno piacevo-
di corAmercio, e na da te veduta, la quale vuole che nel'
le e animatissimo. Sotto questo quadru- lo spazio da essa indicalo, tu le edifi'
plice aspetto lo celebra e descrive 1' au- chi una chiesa j a ciò fare io vivamente tiì
tore dell'articolo dell' Album di Roma, esorto, e saraifé licita lo ^e condotto da lei]
1. 12, p. 3o6: Jl Santuario, il Borgate in Paradiso. Il cardinale tosto si propo-
le Fiere della Quercia presso Fitcrho. se aderirvi, e nello stesso perimetro nel!
Trattano dell' origine, storia e descrizio- 12 i5 cominciò la fabbrica della chiesa,]
ne del santuario: Atanasio N«lli, Origi- presso le mura d'altra piccola giù delle]
ne della Madonna della Quercia di ri- monache di s. Croce, che aulicamente vi]
terbo, ridotta in lingua toscana da F. aveano un monastero, edificandovi pure
Aurelio Cosimi, Viterbo per Agostino il propinquo convento. Avendola fatta co-

ColaldiiSyi. Vincenzo Malanotle, /*<o- struire con grandiose forme, in modo che]
ria della miracolosa Immagine della per ascendervi occorsero molti gradi di]
Quercia, o sia miracoli e grazie della pietra, come tuttora, de Gradi fu appel-
Madonna della Quercia di f^iterbo, rac- lata. E sebbene per le vicende de' tempi]
colti da stampali in Viterbo,
pili libri non potè per allora compierla perfetta-
Orvieto e Perugia^ Viterbo 1 666. Nicolò mente, nel prioci()io circa del 1217, col]
M.' Torelli , Miracoli della Madonna convento, la donò al suo amicissimo s.[
della Quercia di Viterbo e sua istoria, Domenico e all'ordine ut Predicatori da]
con nuovo ordine ed aggiunte Venezia , esso fondato, ed approvato a'22 del prece*
1725. Roma 1793 e 1827. Ristretto del- dente dicembre; onde fu la 1.' eh' ebbe]
la Istoria della Madonna della Quercia l'ordiue illustre, e cubi il cuuveulu. Que-
VIT VIT i85
sto il Santo l'abitò alcun tempo, celebran- ni, ma i domenicani riconoscendolo be*
do ogni giorno la messa nella cappella di nemerilo di questa chiesa, in sagrestia gli

s. Croce, eretta in memoria della suddet- eressero un busto con iscrizione, il Car-
ta chiesa, poi intitolata al ss. Nome di della dice nel secolo passalo, ma quella
Gesù e padronato de'Maìdalchini. iNella che leggo nel Marocco ha la data 1681,
raedesima ogni notte trattenevasi in ora» forse dovrà dire 1781. Che se il monu-
zinne, si disciplinava, e non avendo letto mento fosse esistito a tempo del Coreti-
proprio, dormiva appoggiato all'altare o ni, che pubblicò l'opera nel i774> fo'"se
disteso sulla predella. Una volta recando- non gli sarebbe sfuggito sì illustre con-
si a Roma e passando per Viterbo, fer- cittadino, e il Bussi ne avrebbe conosciu-
matosi in questo convento, s. .Domenico to la dignità. Ma ambedue in alcune co-
fu sorpreso da grave infermità di flusso se li trovai inesatti. Alessandro IV nel-
di sangue, e in tutto il tempo che vi ri- l'ultima domenica di aprile I258 solen-
mase malato, non si cibò che d'erbe e ra- nemente coDsagrò la chiesa, come notai
pe, edificando i suoi figli co'digiuni, col- nel voi. XI, p.
254, e di propria mano
la pazienza e coll'osservanza religiosa. Il collocò le ss. Reliquie nel principale alta-
cardinale neh 23 1 acquistò de'fondi eli re; e la lapide della facciata uè conserva
donò alla chiesa di s.Maria pel decoro lamemoria. Quando domenicani nel i

del suo culto, e nel 1249 da Guglielmo 1571 vollero rendere più maestoso l'al-
vescovo di Modena ne fece benedire il ci- tare maggiore, si trovarono le ss. Pieliquie,

milerio. Morto nel seguente Federico li, e lo consagrò mg.*^ Ercolani domenicano
il cardinal potè ricuperare al dominio vescovo di Sarno. Bonifacio IX nel 1398
della s. Sede, Viterbo colla provincia, e concesse in perpetuo l'indulgenza plena-
qual vicario apostolico vi si portò a go- ria della Porziuncola a questa chiesa per
vernarla, e tosto si die'a terminare la fab- la festa della ss. Annunziala a chi la vì-
brica della chiesa, confermando la dona- sita, facendone fede la lapide in gotico nel
zione di essa e del convento a'domenìca- suo portico. Ricca d'insigni reliquie, fra
ni: il Bussi offre il disegno del prospello queste nominerò i corpi de' ss. Cassiano
della chiesa e del grandioso con vento.Con- e Teodoro martiri. I suoi posteriori re-
siderando che il convento, siccome sub- stauri e abbellimenti lì testimoniano le
urbano, era esposto all'i ncursiotii de'ne- lapidi; COSI l'ampio dormitorio aggiunto
inici di Viterbo, in questa dunù a'religio- al convento nel 1 3 i i per disposizione del
si di Gradi la chiesa di s. Fortunato, ora cardinal Boccamali, eseguita dal celebre
non più esìstente, colle contigue case e cardinal di Idrato domenicano, che riven-
un grandioso palazzo per rifugio, non che dicai dall'accuse sull'elezione di Clemen-
preziose suppellettili sagre e altre cose di te V, nel voi. XCVII, p.i23. La chiesa
pregio. Morto il cardinale in Viterbo nel e il convento furono visitali e il 2.° tal-
1252, fu sepolto in s. IMaria de'Gradi a- volta abitato, da'ss. Pietro Martire, Rai-
vanti l'altare maggiore con onorifico e- mondo da I^egoafort, Tommaso d'Aqui-
pitaflìo. Dice il Cardella che non ebbe , no, Antonino arcivescovo di Firenze, ed
tempo di ridurre a perfezione la chiesa altri santi e beali ; da' Papi Alessandro
e il convento, ed il Bussi che ne lasciò il IV, Clemente IV, Gregorio X, Giovanni
carico ad Albo monaco suo amico. Que- XXI, Martino IV, Innocenzo VII più
sti giù ad istanza del cardinale era sta- volle, Giovanni XXIII, Martino V, Ni-
to crealo anch' esso cardinale da
Inno- colò Vpiù volte, Paololll, Gregorio Xlll
cenzo IV nel 1244*0 meglio nel laSa o e Benedetto Xlll; e da'principì Filippo
1253, sembra morto nel i254, e fu se- HI re di Francia, Carlo I re di Sicilia,
polto nella chiesa. Noi conobbe il Coreìi- Lodovico V il BaviirOt Ladislao re di Si-
1 86 VI T V I T ^
cilia, Sigismondo e Federico IH irapeia- 127 I il successore Gregorio X fu iofopi
lori, olire altri sovrani. Antico è il por- matoda'due cardinali dell'operalo da'ca<
tico della chiesa, ma questa contiene mo- nonici contro il loro decreto, per cui i

derni restauri con bellissimi stucchi, co* Papa rimise il giudizio ilella vertenza a
vaghi disegni dell'architetto Nicola Salvi cardinal Annibaldi. Questi tutto mata
romano , operati nel secolo passato. Il ramente esaminato, sentenziò, che il cor
quadro di s. Pietro Martire nel 3." al- pò controverso si dovesse restituire a'do<
tare a dritta dell'ingiesso, fu copiato dal- menicani di Gradi. Non volendo cane i

l'originale esistente nel refettorio mag- nici ubbidire, il Papa diresse 6 bolle s

giore. Il quadretto del Volto Santo è co- cardinale, per obbligar l'arciprete, il ca
pia del Tiziano. Nel 4-° altare è 1' Addo- pitolo e ogni allro a restituire il corpo,
lorata del Dolci. Rimpetto ha la Madon- sotto pena delle censure ecclesiastiche. Fi
na del ss. Rosario, dipinta dal viterbese naimente, dopo 7 anni dacché era morte
Falaschi, di cui pur sono la ss. Annunzia- Clemente IV, domenicani ottennero i

ta nella mezza luna sul coro, la detta co- suo corpo e monumento, terminando cO'
pia di 8. Pietro e altra di s. Giacinto. A- sì la strepitosa lite, sebbene sembri che li

vanti la sagrestia è una bella Madonna traslazione si effettuasse nel 1276 nel poa<
dipinta nel 1292. L'antica cappella della tifìcatodel domenicano Innocenzo V, pe
ss. Croce, forma per la sua grandezza co- cui alcuni storici pretesero averlo lui seo
me una chiesa contigua, ed anch'essa ri- tenziato. Il Bussi riporta il mausoleo go-

cevè moderni restauri, dicendosi la c/i/c- tico ed elegante, con incisione, lo dice in
sa vecchia; ma gli affreschi in gran par- gran parte lavorato in musaico, coll'ept-
tempo. Vi è sepolto Pa-
te logorò l'edace taffio in versi, ed aggiunge che a pie' di

pa Cltmente IV. Morto questi in Viter- esso, in altro sepolcro pur di marmo hian*
bo 3*29 novembre 1268, dopo aver di- co, fu deposto corpo del vescovo Pietro
il

chiarato di voler esser ivi deposto, per Cross di s. Egidio nipote del Papa, la cui
l'amore che aveva a' domenicani, il cui figura è giacente su di esso. Il Camilli
abito porta va sotto le pontifìcie vesti; per ntW Album di Roma, 1. 1 i
, p. 1
09, ripro-
essere in gran concetto di santità, tutto dusse il diiiegno del monumento di Cle-
il popolo andò a venerarlo, laonde i ca- mente IV, deplorando per essere stato
nonici della cattedrale si studiarono di » quasi affitto distrutto in ispecie ne'mu-
farne tumulare in essa il corpo, non ostan- saici dalla barbarie de'forsennati repub-
te le proteste solenni fatte al sagro col- blicani del I
798, i quali si fecero altresì
legio da'domenicani (il No vaes scrisse, che trastullo delle ceneri ed arredi, che vi e-
tu sepolto prima presso di loro, indi tra- rano contenuti". Nella vecchia chiesa vie
sferito nel duomo, e poi restituito a'reli- pure il monumento sepolcrale di Pietro
giosi). 1 cardinali quindi ordinarono al- de Vico il seniore Prefetto di Roma. Ri-
l'arcivescovo di Narbona il monumento dotto questi nel suo castello di Vico agli
sepolcrale di marmo, per collocarsi ove estremi di sua vita, allacciato dalle sco-
di giustizia, conservandosiintanto il pon- muniche, pe'molti e gravi danni fatti al-

tificio cadavere in luogo terzo, per poi le chiese di Vitei ho, mostrandosi pentito,
seppellirsi ove fosse stato decretato da' il vescovo lo fece assolvere, ed egli a pe-

cardinali di s. Marco e di s. Eustachio, nitenza del mal fatto lasciò erede la chie-
deputati a decidere la gran contesa. Ma sa e conventodiGradi,e la campana della
avendo canonici i fatto violentemente tra- sua torre di Vico, acciò col suo suono fos-
sportare nel duomo l'incominciato avel- sero i religiosi e i fedeli eccitati a prega-
lo, ed ivi terminato depostovi il corpo di re per lui e per gli altri defunti. Ordinò
Clemente IV, da dò avvenne, che nel ancora, che seguita la sua morte, il suo
V I T V I T 187
cadavere si dividesse in 7 parli, a dete- chiloco, diCalone, di Mt'gastene, di Ma-
stazione de'7 vizi capitali da cni er;i sta- iietone e di vari altri egualmente apocri-
tu brutliinieiile mactliiiito; il che non >a- fi, servirono co'suoi bizzarri Comiìu nld-
là sialo eseguito, non praiictindosi nella ri agli scrittori di guida (fatale)". E di

Chiesa caltolica barbare carueficiue. li


sì recente il cav. Pabnieri soggiunse: » Il

Bussi odVe il disegno del suo uionuuieo- convento è ricco d' una grande bibliote-
lo niarnioieo, lavorato di musaico, ope- ca, ove sono gli originali tuss. di Giovaa-

rato dallo slesso arlefioe di quello di Cle- ni Nanni, chiamato ^r^ife Ànnio da /'"i*

mente IV, poi uianotuesso dalla furia fe- tcrbo, il quale viveva a'ternpi d'Alessan-

roce de'suoi nemici, anco per non essere dro VI, e che co'suoi bizzarri e non cri-
a luUi nolo che fusse sialo pro'sciollo dal- lici Commentari avvolse di tenebre la
le censure onde alcuni credendo inler-
,
storia degli antichi tempi, e vi occorsero

dctlo li tempio volevano a forza eslrar- Ab-


secoli agli studiosi per dissiparle".

ne il cadavere. Si trae dal!" epilalìio che biamo del domenicano fr. Vincenzo M.
*i furono deposti altri di sua fatuiglia. Fontana De Romana provincia Ord.
:

Noterò Cordini, che Pietro forse non


col Praedicaloruin, Romaei67o: Coin'en-
fu Piefelto di Roma, ma Pietro V suo (1 tus ì: fliariae ad Gradus, et s. Mariae
chea questi fu innalzalo il monu-
glio, e super Qiiercuin,ac de Moria^teriìs fi-
mento. 11 Marocco pubblicò le diverse terbiensibns. Più, del domenicano fr. Gia-
iìicrizioui motiumenlali e sepolcrali della cinto de Nobili, Cronaca della Chiesa
chiesa, insieme a quella del refettorio, in e Convento di Gradi. Serviti dis. Ma- —
memoria d'avervi cenato il domenicano ria della Ferità. La chiesa è antica, ma
Ceuedetto XIII, per quanto oarrerò alla non una delle più belle e più grandi di Vi-
sua volta; e dice avere il convento due terbo, ed è situata in faccia alla porta di
claustri, uno in forma gotica, cioè il chio- s. Matteo. Non è noto quando vi furouo
stro maggiore, fabbricalo nel 1256 (da introdotti i Servi di Maria, però si co-
Alessanilro IV, leggo nel Cussi, colla la- nosce che il convento fu già de'premostra-
pide), mollo vasto e vago, con 60 colon- 1 tensi, i quali loro afTidarono la chiesa dì
Utile di marmo bianco, lavorato secondo s. Macario; come pure che nel 1282 vi
il miglior gusto di quel secolo; l'altro mi- celebrarono il loro capitolo generale, ed
nore e di stile più moderno. Il quadro di altro nel 1482 in cui intervennero rag-
£. Domenico, avanti al noviziato, merita guardevoli personaggi dell' ordine , fra'

considerazione. Riferisce d Castellano. quali il b. Gio. Angelo Porro, e vi cou-


»j Appreslavasi qui u'peiltgrini accoglien- tribuì generosamente il comune di Vi*
za ospitale (è 1' ospizio incontro , di cui terbo. Il nome della chiesa lo prese dal
più avanti), e nella cospicua biblioteca seguente avvenimento. Neli44^ po'''ao«
Serbatisi gli originali mss. di Giovanni dosi 3 fanciulli quotidianamente a ve-
JN'anui, più nolo col nome di frale An- nerarvi l' immagine della Madonna, po-
ìlio da f'iUrho, vissuto al tempo d'Ales- sta nella cappella a destra, questa loro
sandro VI, che lanlo danno fece alla re- apparve in forma di bellissima donna,
pubblica letteraria, e di sì folle tenebre istruendoli nella fede e ne' buoni costu-
avvolse la storia degli antichi tempi, che mi. A' 18 maggio loro riapparve, insie^
i lavori ermeneutici di più secoli non bau me ad un uomo che aspramente flagel-
bastato a pienamente dissiparle. Egli pe- landosi domandava misericordia. Dopo la
rò tanto ne impose in quell'epoca del- visione , si avvidero essere il volto della
l'infanzia dellaslampa, che per lunga età ss. Immagine asperso di goccie di sangue,
i tesli Caldeo di Fabio
del suo Beroso , e d'allora in poi cominciò a fare stupen*
Pittore, di Mirsilo, di Sempronio, di Ar- di miracoli. I faDciuili oarrale le appari-
i88 VIT VIT I
ziuni, il vescovo Cai-aozoni si recò con vescovo Sermattei, che l'attribuisce ad ui

loro a constatarle; ed essi l'afTeimarono sognato cardinal Franciogia, e prima d


congiuraiueuto. Minacciandoli e sferzan- lui anche dairUghelli,il quale poi si ritrai
doli acciò dicessero la verità, edì fanciulli lo. Le cistcrciensi dimorarono nel mona-

restando costanti al deposto , laonde si stero sino al 1 435, in cui pe'Ioro demerit
l'immagine e si la chiesa fu denominata furono soppresse dal cardinal Vitellesch
s. filaria della Ferità. Si venerano in legato; cioè perchè la nuova badessa a
essa i corpi della b. Francesca Cirabelta vea con minacce intimato loro la rigo
viterbese, e del b. Pietro della Croce ger- rosa osservanza della regola; laonde ess
mano eremita servita, morto nel i522. la gittarono a terra, percossero e slrap^
Nella I.' cappella a destra sul muro vi è parono i capelli, e dichiarato non voleiv
dipinto to Sposalizio di s. Giuseppe, cou la ubbidire, procederono all'elezione d'ai
motte altre figure, di Lorenzo di Giaco- tra superiora. Cacciate le monache, il mo>
mo viterbese, lavoro finito nel 1469. A nastero fu dal cardinale unito alla catte-
destra dell'altare maggiore vi sono aifre- drale, e neli439 a'2 luglio cou decreto,
schi d'ignota mano, ma ben condotti; ed che offre il p. Casimiro, lo concesse colU
ì quadri pregevoli al destro lato, sorten- chiesa e appartenenze a'frati minori. Ag
do dulia chiesa, esprimono il Presepio e giunge quello storico, correggendo il DuS'
la Pietà. Il Bussi a confutare la volgare si(e lo fu pure da altri e per altro), che
opinione,che la campana n(Jaggiore,di gra- Eugenio IV a' 16 dicembre non solo ap-
devole suono, fosse della distrutta Castro f prodò la concessione, ma accordò a'frati
ne riporta l'iscrizione deli43'2 in cui la il richiesto sito vicino di poco valore, ma
fuse Sante di Viterbo. — S. Maria del per essi grande utilità. Più solenne con-
di

Paradiso de' Minori ossen'anti. E' fuori ferma emise Eugenio IV colla bolla lis,
di porta di s. Lucia o Fiorentina , non quae proEcclesiarum etMonasteriorum,
molto lungi o 200 passi dalla città, con de' 12 ottobre i44<'> e*ilj'la dal p. Casi-
grandioso convento. Ricavo dal p. Casi- miro. Indi i frati limosinarono per restau-
miro da Roma, Memorie istoriche delle rare la chiesa e il cou vento, e per fabbri-
chiese e de' conventi de'frati Minori del- care alcune necessarie abitazioni. Ma non
la provincia Romana, p. 4^4- D'ella due- ritrovando sussidio bastevole per com-
sa e del convento di s. Maria del Para- piere la cominciata fabbrica, avendo le

diso presso Viterbo. Il luogo si chiama- guerre impoverito i viterbesi e spopolata


va Falle dell'Inferno, e dopo fabbrica- in modo la città, che dipoi passandovi
ta la chiesa e il claustro , si appellò col rOrliz ueli524 nou vi trovò più di mil-
nome opposto di Paradiso, non altrimen- le persone, ricorsero a Eugenio IV loro
li che in Asisi era detto Colle dell' Infer- affettuoso benefattore. Il Papa col breve
no il sito in cui si piantò la chiesa di s. Digna exauditione votapersonaruni, de'
Francesco, oiule prese la denominazione 5 novembre i444>P'^''^''^<''-'''^^ ^^^ p. Ca-
di Colle di Paradiso. La chiesa di s. Ma- simiro, gli concesse il privilegio di perce-
ria fu edificata verso il 1220 dal viterbe- pire i legati e donazioni, oltre la quarta
se cardinal Raniero Cflt/joccj cistcrciense, funerale. La chiesa era a metà coperta
e poi ad essa fu unito ilmonastero fondato da volta, probabilmente quella delle mo-
dall'inglese cardinal Giovanni Toledo ci- nache, e neh 45 1 fu aggiunta l'altra eoo
sterciense, il quale nel 1270, col consenso letto. Nell'altare maggiore si venera l'im-
del sagro collegio riunito nel conclave di magine della Madonna del Parto , tra-
Viterbo, v'introdusse le monache del suo sferitavi da altra chiesa nel 1 577. Gli al-
istituto, essendo falso l'asserto da Pietro tri altari erano 6, e quello col quadro

Coretiiii ucUe custitu£Ìoui siaodali del di Gesìi flagellato di stimato pennello (0-
V I T VIT 189
pera di Scbaslìano del Piombo, o suahel- Irò o Salsiccia , nel borgo s. Pleiro tro-

la copia), a cui GregorioXIll concesse po- vasi il convento e la chiesa di 8. Pietro


tersi celebrare le messede'defunti con pii- del Castagno, fabbricata dal cardinal Ra-
TJlegio di liberar dalle pene del purgato- niero Capocci, quindi priorato de'silye-
rio. In essa sono sepolti incorrolli vari frali sUirti di Monte Fano, e commenda del
vissuti santamente, e sono diversi epi-
vi cardinal Farnese poi Paolo III. >'eli498
tafii sepolcrali cheriporta. Il convento non Alessandro VI la die' a'girolamini del b.
mostra d'antico che il chiostro, a cui co- Pietro da Pisa, del cui ordine il cardina-
struì r infermeria nel 1679 il viterbese le divenne protettore, i quali monaci co-
Claudio Sagrestani. Pio li essendo nel gli aiuti del vescovo cardinal Riario son-
maggio 1462 in Viterbo, frequentò il con- tuosamente riedificarono la chiesa, ed è
vento, tenne più volle la congregazio-
vi filiale della basilica Lalerauense: essi ces-

ne di segnatura, e ne parlano di lui i sarono colla soppressione de' francesi. Il

Conimcnlari. Da un' iscrizione del Ma- servo di Dio fr. Giovanni Varella e Lo-
rocco si trae che nel 1821 fu restaurata sada fondatore degli scalzetli,dopo la me-
solidamente la chiesa, il pavìmento,eret> tà del secolo decorso stabilì un conven-
le colonne, superstniclo fornice teclorio. to a'suoi religiosi sul monte s. Angelo, i

Presso la sua porla, l'afiiesio del celebre quali poi si trasferirono nella chiesa di
Leonardo da Vinci esprime la B. Ver- s. Silvestro, detta del ss. Gesù dalla con-
gine. Il chiostro del convento presenta i fraternita istituita nel i54o anche per,

prodigi di Antonio da Padova, dipinti


s. la cura degli orfani dello spedai grande
dal Pucciali. —
Cappuccini di s. Pao- (in essa vi sono due buone pitture espri-
lo. La chiesa e convento di s. Paolo Apo- menti la Presentazione al Tempio e s.

stolo resta fuori della porta di s. Mat- Cecilia). Indi gli scalzelti passarono nel
teo , cillà circa un 3.° di
distante dalla convento e chiesa di s. Pietro del Casta-
miglio, nel monte Oliveto. La chiesa fu gno ove si trovano.
consagrala, in uno all'altare maggiore, so- I monasteri di raonachein Viterbo, so-
lennemente, come si legge dall'iscrizione no seguenti io,non compreso il conserva-
i

marmorea, in onore della Conversione di torio. —


S. Rosa , francescane di s Chia- .

s. Paolo, l'S febbraio 161 5 da Tiberio ra. Anticamente la chiesa e il monaste-


Muli Episcopus V iterbitnsix et Tusca- ro denominavasi s. Maria delle Rose ,

niensis^ poi cardinale. Questi cappuccini abitato dalle monache dell'ordine di s.


diconsi Nuovi, a distinzione di quelli del Damiano. Fu così chiamato il 2.° ordi-
seguente più antico convento di Palenza- ne di s.Francesco, e dalla i .* religiosa di
na, come rileva il Bussi, notando anche esso s. Chiara venne purdeltodelle Cla-
il Corelini esservi nel convento l'infer- risse o Chiariste. Imperocché la vergine
meria per tutti i religiosi dell'ordine del- d' Asisi volendosi consagrare a Dio s.


,

la provincia. Cappuccini c/i s. Jnlo- Francesco la pose nel monastero delle be-
nio di Padova. E' situata la chiesa di tal nedettine di s. Paolo della comune pa-
nome fuori della porla s. Matteo, propria- tria, e poi in quello di s. Angelo di Pauso
mente a pie' del raonle di Palenzana, di dell'istesso ordine, e finalmente presso la
cui già parlai nel paragrafo di Bagnata, chiesa di s. Damiano dal santo restau-
quasi 2 miglia lungi da Viterbo. Il Bussi rata, nella quale ebbe principio l'oidine
dice il convento con noviziato, ed essere delle francescane, come nella chiesa del-
la chiesa una delle prime edificale nel la Porziuncola l'avea avuto qtiello de'
princìpio dell'isti luzione del benemerito frcincescani. Il monastero contiguo prese
ordine. — Frati della Peni lenza o Seal- il nome di s. Damiano e così l'ordine.
zeitiin s. Pietre. Fuori della porta s. Pie- IVoQ avendo voluto allora il santo darle
190 VIT •
VIT
alcuna regola, e il solo nome di podere sioni del Redentore. Terminato il 1° In-'

Dntne riiicltìiise^ bensì deputò visitato- stro, uscì dalle domeiliclie nuirn, e coni
re del raonastero e deglialtri a suo esem- niir!>I)ile elf)(|uenz.T ,
per impulso dello!
pio fondati, Ambrogio abate cisfercien- Spirito Santo, [>redicò la fede di Gesù
se, il quale prescrisse alle monache la re- Cristo contro l'eresie de' Palarini e le
gola di s. Eenedelto, con purticolari co- corruttele dell'esercito imperiale di Fe-'j
stituzioni del cardinal Ugolino Conti, poi derico II, che dominava Viterbo, e ani-l
Gregorio IX , approvale dal Papa. Le mando il popolo alla divozione alla s.

religiose si chiamarono dainianisle e , Sede. Colla predicazione e co' miracolij


quando s. Francesco concesse una rego* convertì un gran numero di pecc;itori al
la scritta a s. Chiara , acciò con essa si penitenza, e molli eretici ridusse al grem-
governassero dopo la di lui morte, la bo della Chiesa cattolica. Per tutto (pie-
maggior parte de'monasleri l'abbraccia- sto s'ingelosirono di lei i ministri impe*
rono, lasciando la benedettina. Ora il riali, laonde co'virtuosi e vecchi suoi ge«
monastero di Viterbo, pel narrato detto nitori, essa unica loro figlia, tenuta pei
di s. Damiano, dopo essersi ascritto al- sediiHricedel po[)olo, fu esiliata dalia cit-
l'ordioe, poco appresso fu approvato da là nel 1250. Trovandosi in Soriano, ini
Gregorio IX neh 235, assegnandogli la cui erasi ritirata, ove preponderava la
regola di s. Benedetto e dichiarandolo in parie della Chiesa, illuminata da Dio, e
tutto esente dalla giurisdizione vescovi- predicando con sereno viso, annunziò la

le. INell'anno precedente, secondo alcuni, seguita morte di Federico II acerri<ni>


o più tardi come vogliono altri, essendo persecutore della Chiesa , da lei saputa
arie le opinioni, era nata in Viterbo s. per divina rivelazione, il che restò awe-
Rosa, che n'è la protettrice principale, rato j per cui Viterbo ritornò all'ubbi-
nella parrocchia di s. Maria di Poggio, dienza del Papa, e la Santa che vi avea
e tosto die' manifesti segni di santità ; le contribuito colle predicazioni, e co' pro-
prirae parole che balbettò furono i soa- digi che operava, dopo essere stata a Vi-
vi e adorabili nomi di Gesìi e di Maria, torchiano a proseguir la sua missione ed

Di circa 3 anni alle sue orazioni risnsci- a convertire un'eretica tedesca, che nitri
tò morta zia, mentre si recava al se-
la dicono maga, quindi potè ripatriare, ri-
polcro, riempiendo di stupore e di ve- veduta da'conciftadini con estremo con-
nerazione i suoi concittadini. Cresceva ten'o, per esser da tulli riguardata per
nell'esercizio delle più belle virtù, alla santa. Allora vieppiù si ridestò in lei la

comune contem-
edificazione, nella vita vagheggiata brama di racchiudersi nel
piativa e penitente, vivamente bramosa chiostro di s. Damiano, ma le monache
d'imitar le geste di s. Francesco, con ab- continuaronoa rifiutarsi di riceverla, po-
bracciarne la regola nel 2.° lustro di sua nendo per iscusa esser completo il loro
età, a ciò invitata in visione dalla B. Ver- numero. Ma la Santa francamente pre-
gine, e prodigiosamente ricevendone la disse, che un giorno dispiacerebbe ad es-
tonaca bigia. La pia Sita le rase i ca- se siffatta ripulsa: Mirale, questo corpo
pelli, ed ella in s. Francesco ne pronun- che vi^'cnie ricusati' , ^odrete a^ere ed ,

zio i voli, e quindi si die' ad adempiere avrete con assai gioia dopo morto, i'-d
la vita religiosa tra le orazioni, i digiuni appuntino si verificò. Continuando aui-
e le discipline. Sembra che il suo direi- niosa nella via della perfezione, non la-
tore spirituale fosse d. Pietro Capotosto sciava uusolo istante di rinnovare in suo
priore di s. Malico, mentre la B. Vergi- cuore l'unione con Dio. E poiché brama-
ne aveale prescritte le norme del suo va che sempre più gli venisse olFerlo a-
vivere, e meritò ancora di godere le vi- n»ore,culioc ossequio, iaimaginò di for-
V I T V I T 191
mare un celo di vergini, che nello stare non tace le diverse testimonianze io fa-
pur anco in mezzo alle dissipazioni «.lei vore della primr. sentenza, e in base di
secolo, sapessero staccarsene opportuna* essa ne prosegue il racconto. R.itornato
mente, e raccolte in eletto drappello in- Alessandro IV a Viterbo nel 1260, gli
viassero col cuore innocente e puro le apparve risplendente 3 volte s. Rosa, ed
più fervorose adorazioni all' Allissinio. in ciascuna per divina parie l'invitò a

Queste vergini tiovavansi quasi sempre recarsi in s. Maria del Foggio e dove ,

radunale nella sua povera casa, e dice- avesse trovato una fiorita rosa, sottoter-
vansi le verginelle di s. Rosa. Ella comin- ra ivi avrebbe rinvenuto il suo corpo;
ciò ad istruirle princa sui fondamenti e perchè non voleva da altri esser tocca-
della carità, virtù per lei prediletta e co- ta, lo levasse e portasse nel monastero di

me il fondamenlo d' ogni opera buona. di s. Maria delle Piose, poiché ivi dovea

E brauìava che le sue seguaci si valesse- soltanto riposare , finche nell' estremo
ro di questa virtù come d'alimento del giorno si fosse unito all'anima sua. Dal-
loro spinto, onde trovarsi sempre pron- la triplice apparizione persuaso il Papa
te ad aniare l'oggetto specialmente il più della verità della visione, a'4 settembre
degno di questo soavisiiimo affetto, il lo- co'cardioali e col clero si portò in detta
ro Dio. Cruciando il suo corpo con nuo- chiesa , e veduto sul paviujento il fiore
ve penitenze e astinenze, con cllizi e con- vermiglio e odoroso, fece scavar la terra
tinuale meditazioni ne restò alìranto. , umidissima, e si rinvenne il sagro corpo
Divenuta preziosa agli occhi di Dio, egli perfettamente intatto, bello e colorito,
ne trovò così grandi e maturi meriti che ì come vivo dormiente, olezzante soave o-
la volle a se per premiarla. Il suo beato dore. Sono pure in contrasto gli scritto-

transito, sostiene il Mencarini, seguì a'6 ri nell'assegnar lo spazio dì tempo, che


marzo 1252, anno contrastato, e di sua rimase fra la nuda terra il beato corpo,
glorioSH età 1 8. ^arrai, parlando della poiché gli uni affermano 18 mesi, altri
sua chiesa parrocchiale di s. Maria del 3o (e nelle poche parole, che alle pochis-
Poggio, che in essa fu deposta. Il Bussi, sime del Butler aggiunsi nella biografia,
allegando i! Coretini, eh' è uno di que' proponendomi di parlarne in quest'arti-
che ritardano tale morte, racconta che colo, col citarlo, nello scrivere colle le-
seguì a'6 marzoi258, e che Alessandro zioni So mtsi,cotì fallo tipografico fu im-
IV, allora residente in Viterbo, a preve- presso anni, onde ne fo qui emenda), e
nire ogni tumulto popolare, per la divo- dovrò riparlarne. Stupefatti, sì Alessan-
zione da tutti professata alla Santa, co- dro IV e sì gli astanti, per sì meraviglio-
mandò che in detta chiesa segretamente so spettacolo , ringraziarono allaiuente
fosM- sepolta. Questa gran santa favorita la divina misericordia, la quale a glori-
da Dio fin dall'infanzia, fu dotata di sin- ficare la diletta sua serva, operò influiti
goiar ingegno, eloquenza, e versata nel- miracoli. Indi con solennissima proces-
le «cienze , senza averne imparala alcu- sione, in ricca bara, portata da 4 cardi-
na ; ebbe lo spirilo profetico, e taunia- nali, lo trasferirono nel monastero di s.
turga per vii lù divina, operò miracoli Maria delle Rose, fra il plauso e l'esul-
in vita e dopo morta. Portando ancor tanza universale. Proponendosi il Pupa
fanciulla il pane a'poveri, se lo vide tra- canonizzarla, fin d'allora fu venerata per
sformato in rose. Opina il Bussi, che la santa. Le monache che l'aveano ricusata
Santa non moiì nel i 258 e nel pontificato vivente, com'essa avea predetto, si ten-
d'Alessandro IV, sibbeoe in quello d'In- nero felici di possedere tanto tesoro, e
nocenzo IV nel 1252, dichiarando però lascialo il titolo primitivo e la regola be-
vera la lia&lazioue da quello eseguita ; uedellina, la chiesa e il monastero prese
1 92 V 1 T V l T
quello di s. Roxn, atlollanilo le religiose drl, forse per spogliarla de' suoi tesori
la re£;ola di Francesco professala da
s. Papa IH nelr4T'8 pose nel cala
Calisto
quella. La sua festa (In da quell'epoca logo de' santi la vergine 8. Rosa di Vi
s'incominciò a celebrarla a'4 selteoibre, terbo. Sisto IV le concesse l'uffizio pr(
anniversario di sua solenne traslazione, prio,da Giulio li confermato. Il vescovi
e tuttora si osserva. Quanto al titolo del- cardinalFrancesco M.' Brancacci nj
la chiesa di s. Maria delle Rose, fu im- i668 ottenne dalla s. Sede l'approva
posto poi ad una chiesuola che si edificò zione delle lezioni del suo uffizio per tut
poco distante col nome della Dladonna ta la città e diocesi. Poscia Clemente X
delle Rose , in cura della confraternita col breve Agni immacnlati, de'i4gen
de'Sacchi , verso il iSSg istituita da s. naioiyoi, Bull. Rom., per la sua festi

Giacinta Marescotti. Massimo fu il mi- a'4sellembre, concesse l'indulgenza pie


racolo col quale Dio'neliSSy volle glo- naria a qtielli che confessati e comuni'
rificare s. Rosa. Una candela all'improv- cali visitasserouna chiesa de' frali e mO'
viso die'fuoco alla cassa di legno in cui nache de'minori osservanti. E Benedet-
si custodiva nella propria cappella il suo to XIII confermò il decreto della con«
sagro corpo, e l'incendio comunicò a'
si gregazione de'riti, ad istanza del vesco-
ricchi addobbi , consumando preziosi i vo Sermattei col quale elevò l' uffizio
,

lavori d'oro e d'argento, un' infinità di della traslazione della Santa, al rito dop-
voti ed altri doni di sommo valore: pio di 2." classe con 8.' per la città e dio-
crebbe tanto, che non fu possibile di fre- cesi di Viterbo, come da antico tempo
narlo. Prodigiosamente suonarono le era stalo accordato a'minori conventuali.
campane del monastero, non già perchè I Papi e molti de'sovrani che si recaro-
il popolo avesse a correre per dare soc- no a Viterbo, ne vollero venerare l'in-
corso, ma bensì perchè Dio lo volle spet- tatto corpo.A. divozione de'fedeli, le mo-

tatore di portentose meraviglie, che vo- nache dispensano eleganti rose a rtificiali,
leva operare su quel corpo a lui tanto nel cui mezzo è una teca col Velo che per
caro. Rammaricate accorsero le mona- molli anni ha tenuto in dosso la Santa,e la
che e tutta la città, dolenti della temu- badessa nerilascia l'attestato. Donanoan*
ta perdita di tanto tesoro. Ardevano per Cora una fittuccia di seta colla misura del
ogni parte le muraglie e le porte, impe- suo corpo, e cuscinetti ove posano le sue
dendo le voraci fiamme a tutti l'avvici- mani, ed altro. Il Bussi nell'Aggiunta al-
narsi. Da sé si eslinse il fuoco, ed allora l'Appendice puhbWcb la Legenda B.F'ir-
con istupore e gioia universale si videro ginis Roxae Viterbiensis. Ne scrissero la
bruciate le vesti che coprivano il s. Cor- vita : Pietro Coretioi, Vita di s. Rosa

po, distrutti e liquefatti gli anelli, le col- vergine di Viterbo, ivi pel Diotallevi
lane e le gemme che l'ornavano, ma es- i638. Andrea Girolamo Andreucci ge-
so rimase illeso, perfettamente intatto e suita, Notizie cri lieo -istoriche di s. Ro-
come tuttora mirabilmente si
flessibile, sa vergine Viterbese, Roma l'jSo. Rao-
mantiene soltanto annerilo dal fumo ,
, conti della vita, de' prodigi e del culto
qual perpetuo e indelebile testimonio del- di s. Rosa vergine Viterbese , esposti
lo stupendo estraordinario miracolo o- da Bernardino Mencarinì ^\\.evho 1828
perato dalla divina onnipotenza. Inoltre nella stamperia Poggiarelli. Questi so-
Iddio la preservò dall'aggressione di ma- stenendo, come dissi, che la Santa mori
no rapace, che toltale uo' unghia, que- nel 52 nel pontificato d'Innocenzo IV,
1 2
sta si riprodusse; da altro minaccialo in- narra pure chea quel Papa rivolsero le
cendio, dal rimaner sepolta dalle mace- loro suppliche i I magistrato e clero di Vi-
rie del monastero, e dall'empietà de'la- terbo, perchè di sua santità ne ordinasse
V T I
VI T 193

il
onde
processo, porla nel novero (le'San' mialmmtc sì coslniisce e trasporta per
Papa colla bolla Sic in San<lis,i]cilj
li. Il
la città di yilerìio. Comincia egregia-
noveinl)rei252,che riporta, lo commise mente con osservare, non solamente i so-

all'arciprete di s. Sisto e al priore di s. lidi monumenti sono testimoni di poten-

l^Iaria de'Gradi, della stessa città , e sic- za e ricchezza , ma le stesse annuali ri-

come non compito o peri, dipoi altro


fu corrente, come rammentano gli antichi

ne ordinò Eugenio IV, teiminatoda Ca- fasti e la venerazione a' celesti patroni,

listo 111. Dichiarò Tii lince la tradizione così ridestano il buon gusto dell'arti bel-

riportata da vari scrittori, che in tempo le, e il talento civico a procurarsi il plau-
d'Alessandro IV Santa volasse al cielo,
la so e l'affluenza degli esteri con taluna di
interpretando erroneamente che Inno- siffatte pubbliche dimostrazioni; poiché
cenzo IV comandò il piocesso vivente la il genio ch'eccita gl'ingegni, si manifesta
Santa, il che sarebbe contro le leggi ca- pure comunali, e l'amor pa-
nelle società

noniche e il buon senso. Quanto alla pre- trio serve sovente di nobile sprone all'in-

cisa epoca della traslazione, il critico Meo- venzione ed esecuzione d'oggetti da de-
carini la stabilisce a'4 settembre iS'jyOa- i stare l'universale meraviglia. In ciò Vi-
de il sagro corpo rimase sotterra cinque terbo merita special riguardo , per una
o sei anni, e circa sei mesi , sebbene il mole architettonica di grandezza e strut-
Magri compilatore delle lezioni appro- tura stupenda, colla quale dà alle molti-
vate dalla Chiesa, stabilì trenta mesi di tudini intelligenti saggio di belle arti, in
sepoltura. Aggiunge che Alessandro IV cui l'invenzione ha la precipua parte, e
pel suo cullo, ad onor della Santa ne sta» tale da meritare la cognizione dell' Ita-
bili la festa a'6 marzo, oltre quella della lia M ove talora sprezzandosi le belle na-
solennissima traslazione da lui celebrata. tive produzioni d'ingegno, ergonsi altari

In Viterbo quest'ultima si celebra solen- alle frivolezze d'oltremare e d'ollremoa-


nissimamente a'4 settembre, colla esposi- te 1
" A
darne una tenue idea, conviene
zione in chiesa del corpo flessibile, intero e anzitutto sapere, che una specie dì mole
incorrotto di s. Uos;<, sempre vestito del- o macchina, con alcun semplice ornato,
l'abito monacale del monasterodì s. Chia- di già nel cader del secolo XVII coslrui-
ra, portatovi dalla sua cappella alla pub- vasi in Viterbo pel trasporto dell'imma-
blica venerazione, e fra un indicibile con- gine della sua Santa concittadina e pro-
corso di popoli de'limitrofì e lontani pae- tettrice (leggo nella Relazione dell' ar-
si,inclusivamente a Roma, fra le musiche rivo in Fiterho di Gregorio XT!. Gli
sagre e marziali ; e la sua sagra Immagine uomini che danno molo alla macchina,
viene recata in processione per la città, sono ascosi dentro di essa. L'origine del-
collocata, su di alla trionfale e magnifica la processione colla macchina, derivò
macchina, negli eleganti ornati sempre da solenne voto fatto dal popolo vi-
di nuovo disegno, e ricca di cerei accesi, terbese, uscito dal flagello della peste nel
si portala sera innanzi, ordinariamente 1 664 crebbe d'anno
: in anno in dimen-
da 36 facchini uniformemente vestili, sione, ed ora giunge a tanta altezza da
olirei 6 aiutanti negli ultimi anni asce-
: soperare la più parte de' tetti della cit-
sero a 53, ed anche a 63. In tale lietis- tà) ; ma quella mole di poco eccedeva
.sima ricorrenza, vi è gran fiera, tool- la grandezza di altre siffatte destinate ad
Lola, musica, fuochi artifiziali , teatro usi analoghi e tratte a spalle d' uomini.
e altre dimostrazioni di pubblica alle- L'altezza di essa ascendeva a 25 palmi,
grezza. S. Camilli pubblicò nel Giorna- e i disegui che ne restano rammentano il
le Arcadico di Roma, t. 39,p.339 StU- : mal gusto de' tempi e la modicità del-
la i/iacchina, o mole trionfale che an- l'impresa. Inseguito si volle più elevata
voL. cu.
194 VIT V I T
la mole, e vi si andò inlroclncendo rego- cuspidi, piramidi e candelabri vagamei
Inrilà ili foiiue aichilelloniche e oina- te aggruppali e assorgenti. Geueralmei
menlali, massime doccile raichìtettoGiu* le in ogni parte e ne'fofidi campeggiava
sii comin-
sulloscoicio del secolo decorso no a profusione l'azzurro e l'oro dispostP
ciò ad occii[)oisi de'disegni. Quello an- in musaico di varie maniere. In totale la
nuo, rinUoprendenfe presenta al magi- macchina conteneva ben 100 colonne
strato, che presso 1' esame e il giudizio varie dimensioni e moduli, 24p'ramic
dell'accademia d'arti e industria, ne san- 3o statue di decorazione, fra le quali quel
ziona e oi'dina l'esecuzione. Quindi l'in- le simboleggianli le virtù che inforraan
gegnoso Papini , nel fine del inquarto no la Santa, ed una quantità di cand<
del con ente secolo, con unire al progetto labri, alcuni retti da geni, e cornucopii i^
de' disegni l'esecuzione, sì ammirarono varie forme ramificali per sostenere circa
le più vaghe, decorate ed eleganti mac- 35o lumi di cera. Ogni oggetto corri-
chine, nelle quali d'ordinario si adotta- spondeva al genio delle belle arti del se-
vano le belle forme dell'architettura greca colo XiiI, la scultura , l'architettura, i

e romana, perquanloera possibile; giac- musaici, le pitlure,ed caratteri dell'iscri-


i

che le dimensioni e proporzioni in tota- zioni ; lutto concorreva a produrre un


le della macchina sono tali, che difTicil- complesso proprio de'più ricchi e magni-
mente si prestano 'alle forme esemplari fici lavori di quell'epoca. La materia del-

dell'antichilà, essendo essa una torre di la macchina nell'interno sono travi ed as-

base rettangolare, che armonicamente e si di legno solidamente connessi, che a-


con ogni sorta di ornato piramideggia, scendono fino al culmine per accendere
ond'esser più idonea alla traslazione. Nel o moderare le faci. L'estrinseco poi, e lui-
1828 il lodato Papini volle tentare un tociò che propriamente forma la decora-
insolito genere d'architettura rimon- , e zione, si è tela e carta pista assai consi-
tando col pensiero a quel secolo, che vi- stente, conformate in ogtii specie di figu-

de prodigi di s.Rosa vivente, concepì un


i re, fregi, rilievi e altro : e sebbene d'or-
disegno interamente di gusto gotico, il dinario in simili lavori di temporanea
quale oltre alla novità, sembrò meglio apparenza non si usino che rozzi e ìn-
adattarsi che I' antico classico a questa couìpleti abbozzi, pur quivi l'esecuzione
mole svelta e acuta, e insieme prestarsi n'è completa ed esattissima in ogni detta-
a quelia profusione d'ornalo, che mal si glio, quale potrebbe ottenersi da qualsia-
addice alla greca semplicità architetto- si accurato scultore e plastico. Ciò però
nica. L'autore passa a descrivere la mac- che forma la maggior ammirazione degli

china del 1828 artisticamente. Dirò so- spettalori, è la notturna traslazione del-
lamente. Nella parte centrale veniva rap- la macchina. Dappoiché in una situazio-
presentalo il prodigio della Santa , che ne la più elevata della città, dal lato che

rese ad una femmina un vase di terra la riunisce al gruppo de' monti Ciroini,
reintegralo da frammenti. Eravi espres- già fin da 5 o 6 giorni precedenti al tra-
sa in una parte la fonte isolata di gotica sporto, sotto un altissimo padiglione di
forma, tuttora esistente nella piazza di s. materiale, sono coordinati i vari membri
Maria in Peggio, ove accadde il piodigio, della macchina su grandi cavalietti di le-
e la Santa che in monacale vestimento gno. La sera de'3 settembre, allorché so-
piesentava il vase alla femmina sorpresa no tutte le facci accese , si collocano 36
e umiliata. Quell* oidine era coperto e robusti facchini in 4 ''«ee parallele alla
terminato da una cupola o piuttosto pa- fronte della macchina, e sotto di essa a-
diglione ottagono con angoli ornati d'o- dattano le braccia allernativaroenle in-
gni Dìodo, che appariva fra una selva di trecciate, ed il dorso armato di ciuffo al-
V I T V I T 195
le Iravi della base. E siccome nel progre* IX, che da tale
e più illustri stranieri ,

'

dire dalla strada , die deve percorrersi posizione hanno osservato un tale artifi-
nelt.° stadio, 1' uniforme altezza de' fac- ciale spettacolo cui non saprebbe qual
,

chini rendendo la base pnralella al suolo naturale fenomeno equipararsi , hanno


declive farebbe recedere la mole dalla pure concordemente testificato la propria
perpendicolarità centrale , e squilibrare sorpresa e compiacenza. La via che resta
> in avanti, così sì bn cura di situare i più a percorrere alla macchina , rimane ia
alti facchini nell'anteriore rango, e pro- sul destro lato : quindi nel sollevarsi fa
giessivamenle i minori ne'ranghi "2.°, 3." d'uopo, ch'ella sul suo essere normale si

e 4-° Oltre a questi, altri i6«aiutanti so- volga per un 4- di circolo, e questa evolu-
no pronti ad opporreall'occorrenza ioter- zione viene con mirabile prontezza de*
'
mediariaoienle tra fila e fila le spalle a' facchini e ammirazione degli spettatori
lembi della base, e così il peso di circa eseguita. Più sorprendente ancora è la ro-
q,ooolibbreromane viene leggiadramen- tazione e il progresso, ch'è indispensabi-
'

te asportalo. Un meccanismo dì 4 grandi le prima dell' ingresso della piazza del-

viti di legno, che a piacere si prolungano l'Erbe; poiché riducendosi ivi la via an-
dagli angoli della base verso terra, pou- gusta repentinamente più della larghez-
no recare al bisogno un sostegno oppor- za della fronte della macchina, fa d'uo-
tuno. Situati in tal guisa i facchini , al po che questa proceda di fianco per cir-
triplice appello del capo, ed al di lui gri- ca 70 palmi di spazio, dopo di che ri-
do d'ordine, Santa Rosa, sollevano si- volgesi di nuovo di fronte ad illuminar
multaneamente dorsi, e con essi la mac-
i detta piazza e la bella fonte ivi esisten-

china, che io un attimo vedasi percorsa te. Il 2.° stadio si compie a pie' del clivo
fuori del padiglione. Se l'aria è tranquil- pel quale si ascende alla chiesa della San-
la, lo che desta gene-
spettacolo è tale , ta, e quivi si fa posa, mentre presentaa-
rale piacere e meraviglia. Quella torre dosi un'erta ascensione s'invertono i ran-
di luce quella meteora che proietta il
,
ghi de'facchinijCollocandosi congruamea-
suo fulgore fin su' tetti delle case , e ri- te al cammino che si presenta. Quindi do-
verbera stupendamente sulle teste del- vendo la macchina dirigersi in sulla de-
l'alFollato popolo, maestosamente discen- stra, nel sollevarsi volgesi di fronte alla
de Sìpali, trasmettendo
alla piazza dei via del tempio. Al popolo che dal basso
nel rapido passaggio vivi lampi di luce mira quell'ascensione di sì fulgida mole
per entro le vie confluenti, e per entro avente in seno l'effigie della Santa, sem-
le finestre e le abitazioni innanzi le quali bra che si sospinga verso quella sede ce-
percorre. Frattanto lo spettatore, situa- leste, che ne accoglie il beato spìrito. In-
lo nella soggiacente piazza delta del Co- fatti pervenuta alla sommità, quasi ia
mune, è colpito da un prospetto magico un istante dispare alla vista del popolo
e indescrivibile, poiché vede apparire nel- nell'ima parte collocato, volgendosi nella
la somma estremità di via Nuova questa piazza alia destra del tempio. Colà si po-
macchina che illumina una doppia ala di sa dopo aver percorso oltre 4oo passi
popolo, e fra esso equabilmentediscende. in discesa , circa altrettanti di via pia-
Bello pur anco a vedersi, allorché la mac- na, e circa passi 5o di ascensione, e così
china entra in quella piazza, si é il giuo- quasi una linea di poco meno d' un mi-
co della luce, che diverge progressiva- glio. La curiosità pubblica é appagata
mente a ventaglio, finché abbia irradiato co'assù nella vista della macchina per al-
ogni lato, e siasi posata la macchina in- cuni giorni; ma dopo tal breve termine,
nanzi al palazzo comunale, termine del la mole che costa il lavoro di circa 8 me-
1." stadio. Pio VII, Gregorio XVI, Pio si si distrugge a brani dopo essere stata
igS V 1 T V IT I
il soggetto di tante acclamazioni ed elo- la 2.* collocando la cassetta di piombo,
gi, eccitando iti più ò' un animo la me- contenuta in altra di legno verniciato e
dilazione sullacadiicìtà dell'umane gran- ferrata, e vi depose 12 medaglie, 6 d'ar-
dezze. Giornale di Bomaàeì
Annunciò il gento e 6 di metallo ordinario apposita-
ìS5g a p. 128. La macchina
di s. Rosa, mente coniate^ aventi l' immagini de* 5
da lungo celebre per Viterbo, è una tuo* Santi canonizzali da Gregorio XVI, e nel
le sopra base quadrata di palmi 18 e mez- rovescio quella del Papa. Da un altro la-
zo, ed alta no, la quale rappresenta le to della cassetta aggiunse una pergame-
varie gesta della Santa, falli ed emblemi na involta e fermala col proprio sigillo,
religiosi, ed altro: illuminata a cera, vie- in cui è descrìtta la storia eie circostanze
ne trasportata a spalla da 63 facchini. della pia ceremonia. Chiuso il recipiente
A vantaggio e splendore dell'arte, il ge- di piombo con lamina corrispondente, e
nio dell'artista meccanico Gio. Angusto saldatine ì margini, la cassetta di legno,
Mercati, dopo un lavoro dii5 anni, sep- anche copeila di catrame per difenderla
pe formare di legno a colore naturale di dall'nmido,fu acconciala entro il foro pra-
stile gotico minutamente intagliata, tut- ticato nel suolo delfondamento; pure nel
ta di suo disegno e opera ^ ammirabile foro fu incassata alquanto la pietra ango-
per ogni parte, una simile macchinetta lare d'un palmo quadrato colle sue Cro-
alla 63cenlimelrij larga nella basei5,6, ci in rilievo dorate; e tosto coperta, si die'
ed i piccoli facchini sono alti 5,'j. Ad un princìpio alle fondazioni. Finalmente si

tocco di molla, la macchinetta è traspor- stese e lesse dal cancelliere vescovile l'at-
tata da'facchini, movenlisi a passo rego- to relativo, cui si sottoscrissero testimoDÌ
lare per interno meccanismo, ora longi- il dejegato apostolico e il gonfaloniere,
tudinalmente, ora in volta, ora in giro, a intervenuti alla solenne funzione. Questa
piacere dé'riguardanti. L'autore l'espose fu anco decorala da'confessori de'6 mo-
iu Roma al pubblico, massime agli ama- nasteri di vescovile giurisdizione, da'sagri
tori dell'arte. L' antica chiesa fu consa- ministri e cantori, dalla commissione in-

grata rS ottobre j45io. dal cardinal Pa- caricata della fabbrica, dalle milìzie civi-
lli Varambone, vescovo di
de'signori di che e pontifìcie , e riuscì commovente e
s. Giovanni Mauiienne (sull'epoca del-
di di slimolo alla ulteriore generosità de'fe-
la contrastala sua morte, il Bima l'asse- deli, già numerosa e cospicua. Riferì poi
gna a' 27 settembre i^5i), assillilo dal il n. 2 I o delGiornale di Roma del 85o, 1

vescovo Cnranzoiii. Minacciando rovina, essere 5 anni dacché l'incorrotta spoglia


convenne abbatterla, e fu statuilo di ri- della gloriosa s. Rosa cuslodivasi nell'in-

fabbiicarla da' fondamenti più ampia e terna cappella del monastero, pendente
magnifica dalle monache, coulribùendo- la fabbrica del novello tempio , che in-

vi ancora la pietà di vari viterbesi, ed il nalzavasi in più grande ed elegante for-


cardinal Pianeti! vescovo, che inoltre e- ma sull'area Compiuto il ma-
dell'antico.
resse la facciata. Si legge pertanto nel n. 22 agosto il sagro de-
gnifico edilizio, a'
38 del Diario di Roma del 1 846, che a' posilo con augusta pompa venne trasfe-
4 maggio una folla di spettatori sin dal rito alla cappella, eretta con appositi or-
primo mattino si recò sull'area prepara- nati nella nuova chiesa, e composta en-
ta al nuovo tempio, in cui si portò il car- tro un* urna assai splendida e ricca di
dinal vescovo all'ore io antimeridiane, preziosi metalli con isquisito lavoro. Eb-
coll'assìstenza di due canonici, e compiu- be luogo il solenne trasporto alle ore 10
ta la I.* parte del rito colla benedizione antimeridiane. Quattro sacerdoti in abili
degli esordi dell'impresa, indi discese in sagri ne reggevano la sonluosa bara, pre-
quella pai te de'foudamenli dote cocnpi ceduta con bell'ordinedalle vergini ciau-
V I T V I T 197
j
strali 3 monasleri, cioè di s. Rosa stes-
(lì cioè dal cav. Podesti, e due dal valente
I so, e tiegli altri due contigui di s. Simo- bavarese Michele Villmer, e ne rileva i

ne apostolo francescane, e di s. Caterina singolari pregi di ciascuno, e ne otfre le

. domenicane. Seguivano quindi con torcie delineazioni, l'er l'altare maggiore il cav.

acceseli vescovo cardinal l^ianetli,il com- Podesti espresse s. Rosa glorificala da-

, niissai io della provincia mg/ Pila, e Fi- gli Angeli, e che fattale corona l'accom-
. lippo Siveri presidente del municipio;! pagnano al cielo dopo il bealo Iraasito,
'
nieiubri deputati per la fabbrica, e i due vedendosi al basso la città, sulla quale al-

,
pittori l'illustre cav. prof. Francesco Po- cuni Angeli versano fiori, simbolo de'fa-
! desti, e l'egregio giovane Belisario Silla- vori del cielo che la Verginella sua patro-

! dì di 23 anni (che lodai nel voi. XLVII, na implora e ottiene. L-*er l'altare a sini-

i p. 86), venuti da Roma per assistere al stra, il più vicino all'ingresso della chie-
,
collocamento de'Ioro eccellenti quadri sui sa, l'esimio tedesco, di cui Laus eslpubli-
1
principali altari del nuovo tempio. Il le- ca , rappresentò quanto gli fu imposto
! nente-colonuello cav. Blenchard comau- dalle monache. Esse vollero: la Madonna
'
dante della guarnigione francese accom- inaltocolCambino,il vescovo S.Francesco
pagnava il grandioso trasporlo. Gl'inter- di Sales, s. Giovanna Francesca Fremici
dì alrii del monastero per cui ebbe a di Chantal, la quale con quel prelato fon-
'

passare la di vota processione erano or- dò l'ordine della Visitazione; poi il dot-
oali di serici drappi e di ardenti dop- tore cardinal s. Bonaventura, l'altro
pieri. Il toccante inno delle monache, il minorila s. Antonio di Padova, il gesui-
festivo suono delle campane di tutta la ta s. Stanislao K.ostka per giunta. » Gli
città, il religioso atteggiamento del po- anacronismi non importavano loro. Ba-
polo addensato nel tempio, sulla piazza stava ad esse che fossero contemporanei
e plesso le dischiuse porle del chiostro, nelle glorie dell'elernilà, e oell'eternità
formavano un sublime quadro di divota delle glorie. Bastava loro che fossero con-
tenerezza. All'apparire della venerala sal- temporanei nelle preci loro di tulli i gior-
ma, al riveder l'intatto volto della s. Ver* ni. 11 pittore soddisfece il pio desiderio ...

gine viterbese, buoni concittadini alzare-


i con savio e bello ordinamento, di tante
DO a un tratto gridi di gioia e fervide voci figure e s"i diverse". L'altro dipinto del-
di preghiera. Molti commossi nel più vi- l'encomiato Wittmer è una lunga tela
vo dell'animo, versavano taciti e riveren- alta palmi 9 e larga 8 e mezzo, volutasi
1

ti dirotto pianto. Tornala cos'i alla pub- in questa svantaggiosa proporzione, per-
blica venerazione la preziosa salma della chè doveva servire pel coro interiore del-
gloria di Viterbo, il cardinal vescovo ia- le monache. Rappresenta una visione tut-
tuonù l'itmodi ringraziamento al Signo- ta di paradiso, al dì sopra delle nubi lu-
re,dopo il quale compartì al commosso minose del cielo empireo che s' apre ia
popolo la pastorale benedizione. E per- due piani distinti. Nel piano inferiore è
chè a'posteri pervenga autentica memo* la bellissima figura di s. Francesco d'A-
ria del fatto, ne fu contemporaneamen- sisi, contemplante genuflesso con espres-
te slipolalo un alto regolare, alla presen- siva mossa la B. Vergine e il di vin Fi-
za degli encomiati personaggi. Nel gior- glio. Dall'altro Iato, pur piegate le ginoc-
no poi de'25 dello stesso agusto, il car- chia, è l'Eroina Viterbese, la quale nel-
dinal Piaoetti con solenne consagrazione l'ebbrezza della celeste visione per un mo-
dedicò al di vin cullo il nuovo tempio del- mento si distoglie, e volge le pupille al-
la Santa. Il prof. Orioli uell' Album di lesue sorelle terrestri e per dir loro Giua- :

Roma, t.17, p.162, 260 e 283, descris- getemeco le palme, e pregate. Io vi guar-
i>ei quadri dipinti per quesU chiesa, uno do. Più assorta uella muta cualempla-
198 VIT V I T
ziooe ioleiiore è s. Chiara rilla in piedi, manifesta pure verità, naturalezza e sem
l'occhio d'estatica levato in alto, e lenen- liniento. Maestosi poi e ben intesi sono^
do una custodia del ss. Sagramento. Ul- i panneggiamenti , di franco tocco, ed e-
limo s. Vincenzo Ferrari , accenna alle satti gli accessorii, morbido e ragionalo
congregate verginelle il libro, fonte di ve- il colorito. La prospettiva del quadro è
rità, e testamento di promesse a'fedeli per il corridoio d'un monastero, ed è anch'es-
la vita seconda. In alto è la gran Madre sa ben disegnata e di bello effetto. Anche
di Dio sedente in mezzo ad una larga co- questo quadro decora un altare della nuo-
rona di Cherubini, e tale nelle braccia e va chiesa di s. Rosa. — Cistcrciensi de^t
nel grembo sostiene il benedetto frutto la Fisilazìoiie della B. T'cr^tnealle Dm\
del suo ventre Gesù. Le stanno a'Iati due c/iesse. Girolania Farnese Lodo-
figlia di

Angeli riverenti, ollVendo l'uno alla Re* vico Orsini conte di Pitigliano, vedova di
giua del cielo e al Divin Infante un can- Pier Luigi Farnese il giunìore, fatto dal
dido giglio, cristiano simbolo della puri- padre Paolo III primo duca di Castro, e
tà illibata, principale oblazione delle be- di Parma e Piacenza, madre de'duchi Ot-
nedette vergini racchiuse nel santo luogo; tavio e Orazio, di Vittoria duchessa d'Ur-
l'altro riversa a piene mani, e sparge ro- bino, e de'cardiiiali Alessandro il giunio-
se del giardino che non é in terra, altro re e Ranuccio, siccome insigne per pielà,
simbolo delle grazie che piovou di cielo. deliberò di fondare in Viterbo perla mag-
Le virtù del quadro, in tutto il rimanen- gior gloria di Dio un monastero di sa-
te onde una pittura sale ad eccellenza, so- gre vergini , colla debita dotazione, e da
no quelle medesime dall'Orioli celebrate Paolo IV ili.° gennaio i557 ne ottenne
nell'altro. Nello stesso Album a p. 206, licenza a mezzo di breve spedito dalla s.
P. Genouvez offre l'articolo: Quadro ad Peoiteozieria, presieduta dal cardinal Ra-
olio diBelisario Sillani da Pesaro. Que- nuccio. Le si concesse di poterlo fondare
sto suo primo lavoro pubblico, in quadro dell'ordine benedettino, sotto il titolo del-

alto palmi 1 4 e mezzo sopra g di larghez- la Visitazione della B. Vergine, e di de-


za, venne allogato all'ottimo amico del- molire all' effetto la chiesa parrocchiale
l' articolista, ed egli seppe aniraosamen- dis. Bartolomeo; dichiarandosi esente da
le dar saggio di quanto apprese con lun- qualsivoglia giurisdizione vescovile, e so-
ghi e laboriosi studi. Rappresenta s. Fran- lo soggetto a quella del cardinal Peniten-
cesco d'Asisi in alto di porgere a s. Chia- ziere prò tempore, e che fosse padronato
ra il libro delle regole del suo ordine. de'duchi e duchesse di Castro. Avemlo
L'artefice avendo vinto le difficoltà che dunque la duchessa comprato un palaz-
sogliono trovarsi nelle figure di grandi zo in Viterbo presso detta chiesa, da Pao-
proporzioni, giunse a comporre un insie- lo Spreca, già del cardinal Raniero Ca-
me aggradevole e ben ordinato, da supe- pocci, in cui nel 1240 vi avea alloggiato
rare ogni espettazione. Campeggia la fi- Federico II, poi distrutto da Corrado IV
gura del Serafico patriarca, in cui appa- e quindi riedificato da'viterbesi, non che
re l'uomo di Dio e della'peniteuza, il qua- alcune case e orti contigui, tutto fece ridur-
le colla mano sinistra porge alla Santa il re a forma di comodo monastero, e vi rac-
libro ove sono scritte le regole, eh' essa chiuse 23 donzelle nobdi da lei scelte, per

riceve genuflessa, e con tale espressione professarvi la regola cisterciense; laonde


ispirata e divota nel volto da non potersi per istruirle furono tratte dal monaste-
a sufficienza lodare il valente pittore. Com- ro di s. Donato in Polveroso presso Fi-
piscono si gruppo due religiose segua-
bel renze, le cistcrciensi suor Angelica Alta-
ci di s. Chiara, ed un compagno del glo- vantì, dichiarata badessa, con altre 6 com-
rioso Sanlo) ed in tutte queste figure si pagne, ed a'3i ottobre vi eatraruuo. Nel
VI T V 1 T .99
t
i." del i558 diedeio l'abito a 6 zitelle, re esistere nella cappella del palazzo pub-
'
fr<t le quali Elena Orsini nipote della du- blico; ed il martirio di s. Bartolomeo, nel-
chessa foudali-ice, in memoria della qua- l'altare eretto a memoria della preceden-
i
le il monastero venne denominato r/e//a te chiesa, lo colorì la romana Verchia-
'
Duchessa e delle Duchesse (11 p. Anni- ni. Tra le ss. Reliquie, si venera il cor-

bali nelle Notizie della casa Farnese, po di s. Crescenziaco di nome certo, do-
'
coiuinenlando il Zucclii, dice che la du- nalo da Gregorio XVI, di che parlerò
-
chessa abitava spesso in Castro, ove avea ne' cenni storici di Viterbo, all' epoca
'
edifjcnto uu monastero alle cislercieusi, del suo glorioso pontificato, colla descri-

che poi trasferì a Viterbo ,
per cagione zione della solenne traslazione. — Set'

del vescovo di Castro, privata della sede. vite di s. Maria della Pace. Viveva-
i
L' Ugbeili non fa parola del monastero no in Viterbo alcune pie donne oelle
i
del suo ordine cisterciense in Castro). La proprie case coH'abito delle serve di Ma-
I chiesa fu edilìcata sotto l'invocazione del- ria, ed erano chiamale le terziarie del-
'
la Visitazione della B. Vergine, e venne la B. Vergine. Battista Aulici, una di es-
fornita di ricche suppellettili e utensili se, avendo nel 14B0 fatta la sua profes-
d'argento. Dipoi avendo Benedetto XIII sione, circa il 1494 lasciò in testamento
rinnovato nel monastero benedettino di alcune case a'religiosi servi di Maria, col-
s. Ambrogio di Roma la consagrazione la condizione che in esse dovessero abi-
e benedizione delle f^ergini (^'^.), secon- tare tutte unite quelle donne che vesti-
do l'antico rito prescritto dal Pontificale vano il detto abito. Essendosi in seguito
romano, stimolò vescovi ad imitarlo e
i aumentate, l'S settembre i5o2 il p. m.
molti l'eseguirono, come quello di Orte. Giovanni da Foligno provinciale de'ser-
Allora la badessadelle cistcrciensi, a mag- viti del Patrimonio, con 2 altri religiosi

gior decoro del monastero e profitto spi- e le debite facoltà, condusse le terziarie
rituale, desiderò altrettanto per le sue processionalmente per la città, con edi-
monache, e seguì la solenne funzione ce- ficazione e plauso del popolo, e poi ac-
lebrata dal vescovo Sermattei, e minuta- compagnò nelle dette case ridotte in for-
niente descritta dal Bussi, nella loro chie- ma monastero, di cui fece superiora
di
sa superbamente addobbata domenica 23 suor Benedetta, che lo era stata di quel-
aprile lySo, in numero di 4^i comprese lo di Spoleto, vi pose la clausura, egli as-
leconverse (sebbene in tutte fossero 5i, segnò per titolo s. Maria della Pace. Le
essendo l'altre già consagrate), accootpa- suore già aveauo dato tal saggio di bon-
goale paraninfe da 5 nobili dame
([uali vi- tà, che fio dal 1499 due di loro aveaiio
terbesi. Le monache donarono al vescovo fondato il inonasterodiFerrara. Il vescovo
una Croce pettorale d'oro, adorna di 6 cardinal Francesco M.' Brancacci, a* 16
giossi smeraldi e 2i diamanti, e il pre- maggio 1667 gettò la i.* pietra ne'fonda-
iato rilasciò al monastero /^5 cerei di 3 raeuti della chiesa di queste monache,in o-
libbre 1' uno. Nel seguente lunedì colle nore dell'Ascensioue del Signore. La sua
carrozze e le parauiofe, visitarono il san- fjcciataèdecoratadi varie statuedi traver-
tuario di s. Rosa e nel martedì il veo.
, tino. —
Domenicane del i.°ordine, in s.
corpo della b. Giaciuta Mariscolti nel mo- Caterina vergine e martire alessandri'
nastero di s. Bernardino, ad ambo i mo- /za. Con licenza di Leone X,nel i SaoMco-
nasteri facendo l'oblazione di 24 cerei. la Bonelli e Giambattista Cordelli comin-
iNella chiesa della Visitazione, il suo qua- ciarono la fibbrica di questo monastero,
dro e quello Benedetto sono di Bur-
di s. ed a'3o settembre 1529 vi entrò suor
toloineo Cavarozzi, secondo il Marocco, Brigida Manetti con altre 6 compagne
poiché il Coreliui dice il 1." di tuk auto- del monastero di s. X^aolo d'Orvieto, nel
I

200 V T V I T
quale si ritirò la celebre Viltoria Colon- no in Viterbo, che in Ferrara ove la ,

na, restala vedova di Ferrante d'Avalos Beata passò a stanziare, volle a mezzo
marcliese di Pescara, della quale e degli degl' inquisitori e de' medici accertarsi
altri monasteri in cui visse, ragionai nel della verità di sì distinto divin favore, e
voi. LXXXVIII, p. 200 e seg., morendo tali furono rinvenute (|uali dalla pubbli ^

in Roma. Equivocò il Bussi uell'allerma- ca voce si decanta vano, giusta i processi


re, che appena morto il marito quivi si e scritture autentiche di siffatta ricogni-
ritirò, non essendovi allora la clausura, zione, che diconsi esistere in s. Domeni-
e poi morì, sulla fede d'erronee testimo- co di Siena e in s. Caterina di Ferrara.
nianze. ^elI 555 molte monache si re- Fu la Beata insomma venerazione pres-
sero infette d'eresia. Rifiorendo nel buon so i viterbesi, per cui bramoso Alessan-
odore, nel 1781 ne uscirono la ven. suor dro Vi di aver la consolazione di veder-
Maria Geltrude Salindri romana e suor la e parlarle, non è a dubitarsi che ad
Costante M.' Roslagtii, per fondare, co- essi pili volte la domandasse, finché eoo
me eseguirono, il monastero di Falen.- breve de' 18 febbraio 149^, esibito dal
tano, al modo narratoìn quel paragrafo. Bu^si, comandò
loro sotto pena di sco-
Nella chiesa i freschi della volta, espri- munica che immediatamente la man*
,

menti una gloria, sono del cav. Colli; il dassero in Roma. S'ignora se vi si recò.
quadro di s. Caterina è del Falaschi, e Essendo della Beata mollo divoto Erco-
quello della Madonna, all'altare prossi- le I duca di Ferrara, fece istanza al Pa-
mo della sagrestia, di mano ignota, ma pa per averla, ma viterbesi non la la- i

di molta grazia. — Domenicane del 3." sciarono partire. Finalmente con som-
ordine dis. Domenico, nella chiesa del ma segretezza, posta dentro un cesto, e
suo nome. Anticamente erano in Viter- un giumento, fu io tal mo-
collocata sur
bo alcune donzelle, le quali per vestir do da Viterbo, e poi con miglioi»
tratta
l'abito del 3.° ordine di s. Domenico ve- comodo trasportata in Ferrara sotto la
ni vano perciò chiamate le monache della custodia di 100 soldati, mandati appo-
Penitenza ; e sebbene abitassero nelle sta con altre persone dal duca. Iti giun-
proprie case, pure nell'ubbidienza erano ta, la Beata istituì il nobile monastero
soggette al p. priore del convento di Gra- di s. Caterina da Siena, in cui vo lo al
di. Si denominavano anco oblate, poi- cielo a' 1 5 novembre i545 (altri dicono
ché non solo offrivano la loro vita al ser- 1 544 )> conservandosi nel medesimo il

vìzio di Dio, ma eziandio di tullociò che sagro suo corpo con indicibile divozione
possedevano io mobili e stabili ne faceva- e onore. La piccola stanza da lei abita-
no oblazione nelle mani di detto p. prio- ta in Viterbo , appartenente alla parte
re. In seguito cominciarono ad abitare superstite del palazzo Finiziani, sebbene
unite in una casa nella piazza di s. Tom- questo poi riedificato, fu lasciata intatta,
maso presso la chiesa di s. Bernardino, Divenuto proprietà de'Paci, questi nel
ove poi fu fabbricato un palazzo da'aobi li prospetto del palazzo nel iGìt posero
Finiziani. Fiorì tra loro la b. Lucia da a memoria una lapide, ed altra il can.
Narni, che nel 1497 nella feria 4-" dopo Domenico Paci nel,i66i collocò nella
la 2.' domenica di quaresima ( secondo stanza da lui ornata e ridotta a oratorio,
il Fontana, mentre il Bussi olire un
p. per avervi la Beata ricevuto less. Stim-
istromento da cui si trae, che la serva di mate, come accennai parlando de'palazzi
Dio già nel 1496 avea ricevuto le ss. (Dopo l'equipollente beatificazione della
Stimmate) fu da GesùCristo degnala del- b. Lucia,fatla da Clemente XI, ne pubbli-
le sue ss. Stimmate [/'.) in tutto visibi- cò nel 7 1 1 in Roma la Fita il p. i)()t»e-
1

li ; il che saputo Alessandro VI, non me- uico PoQzio domeaicano, e cunaggiua-
V I T V I T 20 f

le fu ivi rislampala nel i74o- La coro- la, ma di buono stile. — /agostiniane di


pilatoiio ancora i
pp. Vincenzo Belli e s. /agostino in s. Maria in l^'ollarna.
Giacomo Mariani dello stesso ordine). Ri- Quest'ultima denominazione si pretende
tornando ali'oblale domenicane, ond'es» derivata dall' essere la chiesa presso il

sere più vicine alla chiesa di Gradi, a- celebre tempio o Fano del Dio Vollur-
quistarono una casa presso la fontana di na (sic), o sopra i suoi ruderi ; certo è an-
Separi, confinante alla chiesa di s. Spì- tichissima. Il monastero apparteneva ne'
rito, e dopo avervi abitato circa 4 anni, secoli andati alle monache benedettine,
nel 1 520 ottennero da Leone X di poter come nel i 1
8g ; rimosse le quali dal ve-
fare in detta chiesa un coro pensile ri- scovo Ostiense (sic), vi sottentrarono le
spondente alla casa, una ruota per man- agostiniane, e già vi erano nel pontifica-
darvi le cose necessarie, e un luogo pei* to d' Alessandro VI, il quale confermò
confessarsi ; finalmente ottenuta per in- loro ilmonastero nel 1499 con bolla, al-
tero la chiesa la denominarono di s. tra dirigendogli Leone X nel i5i4- H
Domenico. Esse in principio vestirono vescovo cardinal Stefano Brancacci colla
la sola tonaca colla cappa, ma neh 579 maggior solennità il i.° settembre 1679
ottennero il soggolo dal p.AIansueto mae- ne consrtgrò la chiesa, cull'assislenza de'
stro generale dell'ordine, e poi nel i 582 capitoli della catledrale e delle collegia-
lo scapolare. Nel qual tempo avendo tut- te. INella chiesa di s. Agostino sono osser-
te professato, cominciò la clausura e lo vabili i quadri di tal Santo, e di s. INico-
stabilimento del monastero , ricevendo lo, da Salvatore R.osa, ed è vera-
dipinti
il sagro velo nel 1646 dal p. Marino vi- mente magnifico quello della Presenta-
cario generale dell'ordine. Vi fiorirono zione al Tempio. — Cappuccine in s.

diverse gran serve di Dio, fra le quali Maria Assunta Monachelle del
(/atte le
suor Maria Boccabella da Sulri , suor 3.° ordine di s. Francesco. La ven. suor
Vmcenza Fadanni viterbese, e suor M.'' Lilia Maria del ss. Crocefisso, una delle
Colomba Tonni da Bagnaia in gran con- riformatrici del 3.° ordine di s. France-
cetto di santità, onde il suo corpo fu tu- sco, sotto la direzione del p. Gio. DoinC'-
mulcitoa parte e s'intiodusse la causa pei* nico Lucchese carmelitano e la protezio-
la sua bealificazione. Quando nel 1 653 In- ne del prelato Accoramboni poi cardina-
nocenzo Xsi recò in Viterbo, celebrò due le,fondò 5 monasteri e fu questo nel 1 720;
Tolte nella chiesa e visitò il monastero,pei* gli altri l'istituì a Konciglione, a Munte
soddisfare la pia divozione di due mona- 8. Vito, in Ischia di Castro, ed a Cori :

che sorelle di sua


cognata d. Olimpia Mai- della serva di Dio parlai ne' voi. XXVI,
dalchini; a comodo dellequalie ad istan-
p. 191, LXXXIX, p.i8o. Trovasi il suo
za della cognata, fece fabbricare dentro corpo nella chiesa di questo monastero.
la clausura un nobile appartamento col- Il vescovo Sermattei a' io aprile 1725

la spesa di molle migliaia di scudi, or- fece benedire la chiesa delle monachelle,
dinando con suo breve, che dovesse es- con l'invocazione dell Assunzione di Ma-
ser sempre ad uso di alcuna signora della ria Vergine,dal suo vicario generale Ga-
famiglia Maidalchini, monaca di questo spare Ori. Indi il vescovo successore Ab"
clauslro e qualora non
; vi fosse, Tappar- bali, a' 12 agosto 1737 la benedì con più
lamento doversi chiudere e C(jnsegnarne solennità. Il Marocco dice posseder uu
le chiavi alla detta famiglia. Di tutto le quadro del cav. Conca, e riporta l'iscri-
monache posero memoria con lapide nel zione della facciata incui è celebrato Pie-
parlatorio, prodotta dal Bussi. JN'ella chie- tro Gio. Pucci patrizio toscanellcse, che
sa, alla destra, vi sono quadri del Snl-
i contribuì con j 000 scudi all'edilìcazione
valore e di s. Doiueuico^ di mano igno- del inuuastero. — Franccicane di s.
202 VI T V I T
Bernardino del 3.° ordine. Narra il p. no. Finalmente nel 16 12 furono legate
Casimiro a p. 4^7' ^'^^ nionlslero di col vincolo della clausura, e sono sem-
s. Bernardino, Ira' monasteri di suore pre vissute con grande eseniplarità, co*
del 3." ordine di s. Fraucesco, singolar- me s. Giacinta Mariscotti romana , ma
mente fioriti nel XV, due essere
secolo nata in f'^ignanello, perciò riprjrlala in
quelli di s. Annadi Foligno, fondato dal- quel paragrafo. Il suo altare, col quadro

la contessa b. Angelina orvietana de'conti ove si venera il s. Corpo, fu


del Passeri,
di Marsciano, e di s. Agnese di Viter- consngrato solennemente da Benedetto
bo. Queste furono cos'i appellate dalla Xlll, lasciando al monastero il calice col
]oru chiesa dedicata a Dio in onore di quale avea celebrato, e 100 scudi d'oro
quella Santa. Ebbero il loro principio da per la perpetua celebrazione in esso di 3
s.Bernardino da Siena, mentre predica- messe. Visitò la sua cella, e permise che
va in Viterbo, e perciò da alcuni furono nella festa della Santa potesse celebrar-
chiamate ìe suore di F. Bernardino, per sila messa. Tra le altre vi fiori pure, ,

ordine del quale vennero qui trasporta- prima di s. Giacinta, la serva di Dio suor
le dal monastero di s. Anna suddetto al- Agnese Guerrieri romana, vestitasi re-
cune religiose, acciocché colla loro vita ligiosa neli6o4- Le sue edificanti, mira-
ed esempio ammaestrassero le altre nella bili e aspre penitenze racconta il p. Ca-
pura ed esatta osservanza della discipli- suniro, e quanto fu favorita da Dio, che
na regolare. Il Bussi rileva che alia loro a sua intercessione operò miracoli, dopo
abitazione, per formare \ni congruo mo- averla chiamata asè a'20 novembre 1671,
nastero, fu incorporata la famosa torre restando il suo corpo pienamente palpa-

Diimiiita col palazzo de' nobili Tignosi. bile, uscendo sangue due volte dalle sue
Mei 1452 Nicolò V loro concesse di farla vene. — Francescane del 2." ordine in
professione de'3 voti essenziali nelle ma- ss. Simone e Giuda /^postoli. Il p. Ca-
ni della ministra, e di vivere a seconda simiro a p. 470 : Od nwnislero de' ss.
delle norme osservate dal monastero ro- Simone e Gm<:^a, narra. Dicesi dal Bus-
mano di s. Margherita inTrastevere. Ver- si, che nel sito che occupa. Federico II
so il 1458 cominciarono a fabbricar la nel 1242 avesse fabbricato un sontuoso
chiesa di s. Bernardino, e da allora in poi palazzo, ed il vescovo Pietro Capocci nel
perderono la denominazione di suore di 1290 vi uni uno spedale sotto il titolo

s. /4gnese,e acquistarono quella di suore de' ss. Simone e Giuda, da lui edificato

di s. Bernardino, coWdi quale sono chia- pe' pellegrini della nazione armena , il

mate. La clausura non ancora stabilita, cuii.° priore al quale ralUJò fu fr. Gu-
faceva vagare le monache, massime per glielmo armeno, e per servizio degl' in-
l'elezione della ministra, onde nel i46i fermi fuallidatoda alcuni monaci arme-
Pio li stimò opportuno d'ordinare a eia- ni dell'ordine di s. Basilio, di che è me-
cuo monastero di eleggersi la ministra moria nella logora lapide esistente sulla
nella propria famiglia. Paulo li nel 1469 porta della chiesa, olferta dal Bussi e ri-

permise di seppellire in chiesa le suo- petuta dal Marocco. E le parole armene


re, e di udiziarla a'minori osservanti. Nel scolpite negli stipiti della stessa porla,
i485 concessero 19 cardinali 100 gior- esprimono pure essere il luogo stalo o-
ni d'indulgenza a lutti fedeli, che aves- i spedale degli armeni. monaci vi dimo- I

sero visitalo la chiesa nelle feste dell'An- rarono non sino al 333, come con altri1

nunziala , dell'Assunta e di France-


s. scrisse il Bussi, seguendo pp. Vadingo i

sco, più nella 2.^ festa di Pasqua, ed a' e Gonzaga, ma sino al i444> come ri-
20 maggiu in cui si celebra la dedicazio* sulta da documenti e da una bolla d'Eu-
ue della chiesa e lu fesla di s. Bernardi* genio IV, accennata in altra di Sisto IV.
T

V IT V 1 io3
Jropcroccliè vedendo in quel tempo il là, tosto furono introdotte nel monaste-
comune di Vileibo, che monaci basiiia- i ro de'ss. Simone e Giuda, e fu costitui-
ni non potevano più sostentarsi per va- ta badessa suor Antonia da Siena. Indi
rie cagioni, ricorse ad Eugenio IV acciò principiarono una vita sì esemplare, che

li sopprimesse, e fosse consegnala la chie- in breve trassero molte fanciulle ad ab-


sa e la loro abitazione Societali paupe- bracciare il loro istituto; e nel i5o8 al-
rwìiAposlolorumpaiiperis vitae,'\ quali cune furono scelte per la nuova
di esse

eransi offerti porgere il conveniente rime- fondazione del monastero di s. Chiara


dio all'imminente rovina che l'una e l'al- d'Orvieto, eneli5i8 altre furono chia-
tra minacciavano, e alla quale i monaci, mate a Roma per riformare quello di s.

per la loro impotenza e miserisi, non a vea- Silvestro iti Capile. Il fervore delle re-
no potuto riparare. Il Papa esaudì be- ligiose volle ritenere molle osservanze
nignamente viterbesi,e commise a Fran-
i della I.' regola, specialmente il digiuno,
cesco Materie vescovo di Monte Fiasco- e l'astinenza dalla carne; finché dive-
ne e Cornelo, col breve Sedis Apostoli- nute abitualmente inferme, e in conse-
cae gratiosa benignitas, de' 6 dicembre 1 guenza infruttuose pel monastero, ad i-
i444> ^' espellere basiliani dalla chie-
i stanza di suor Felice Bussi badessa, nel
sa de'ss. Simone e Giuda, e consegnar- i6o3 ne furono dispensate, sotto certe
la alla nuova società. La qual cosa ven- condizioni, dal ministro della provin-
ne eseguita ìli.° marzo t44^> '" ^^" Vt3t\,- cia. — Agostiniane di s. Maria Egizia-
lista Vanni da Fermo, uno degli apo- ca delle Convertite. Avendo il viterbese
stoli della compagnia, ne prese possesso. Federico Paolone lascialo la sua sostanza
È incerto il tempoche tali apostoli rima- ascendente a 12,000 scudi per la fonda-
sero in questo luogo ; però è certissimo zione d'un monastero per le convertite,
che nel pontificalo di Sisto IV l'aveano il vescovo cardinal Muti esecutore testa-
abbandonato. FoichèsuorCalidonia, mi- mentario l'effettuò con tal somma e suoi
nistra delle soielle del 3. "ordine, le quali frutti, comprando il silo ed edificando il

abitavano una casa privata diVilerbo, do- monastero. In questo a'29 giugno ibSa
mandò al Papa la casa e la chiesa, promet- pose 5 religiose e le vest'i, facendo venire
tendo ripararle colla cooperazione delle a istruirle due monache delle convertite
limosine de'iedeli. Sisto IV l'esaudì con di Roma, coll'osservanza della regola di
1 7 dicembre
bolla de' 47^, concedendo- 1 s. Agostino. Nella chiesa il quadro della
leancora le rendite , che allora non ec- titolare s. Maria Egiziaca , lo dipinse il

cedevano annullili diioruin florcnorian cav. Benefiale.


auride Cdmera.CoUa mutazione del luo- Non mancaVilerbo di altri stabilimen-
go le terziarie vollero cambiar pure l'i- ti pii, pubblici e benefìci, d'ambo i sessi :

stituto del loro vivere ; laonde desidero- dito de'principali, diversi de'quali han-
se dimaggior perfezione, chiesero ad In- no la propria chiesa, e Viterbo ne conta
nocenzo Vili di professale la regola di più di 5o, di molte delle quali fiUÒ più
s. Chiara, il che subito fu loro concesso. avanti v'xcovùo.Conservatorio della Pre-
Ma non essendosi per l'esecuzione spedi- sentazione delle Zitelle Sperse. E rego-
te le lettere apostoliche, vi soppeil il suc- lato a guisa di monastero, ma senza clau-
cessore Alessandro VI a' 25 settembre sura. Vi si ricevono le povere fanciulle
1492- I» conseguenza furono estratte restate prive di genitori, o abbandonate
dal monastero de'ss. Cosma e Damiano da essi, e perciò fàcili a pericolare. Ebbe
di Roma
alcune religiose, che giunte a origine neh 635 mediarne copiose limo-
Viterbo a'9 magi^io j493, e ricevute con sine raccolte da molte pietose peisone.
siugulitr uuui'tì dal UiagiitUatu della cil- La ca&u di ticovero iu Lbbricutct ucllu
ao4 V I T V I T
naiTOCchia di s. Sisto, presso il fonie Bol- de di s. Conservatorio e Spe-
Spirito :

taione o Betuloiie , il vescovo caiclitial dale di s. Francesca Romana de' Pro-


Muti la benecft a'2 aprile vestito in abiti ietti : Ospizio de' Pellegrini : Ospizio

{)ontifìcali, e venne allidata alla cura del- di s. Carlo : Monte di Pietà. Di cia-
la conftaternila ili s. Cesoia, la quale a' scuno vado a dirne alcune parole. Scris»
] 5 di detto mese vi collocò fanciulle non se il Bussi, possedere Viterbo q spedali,
Diinuri di 9 anni, né niaggìui'i di 12. Di- cioè lo Spedale Grande, de' Proietti, de-
poi il vescovo cardinal Oddi, col ponti- gli Orfanelli, de' Convalescenti, de' Vec-
ficio beneplacito, cedette alle zitelle sper- chi inabili, delle Vecchie,de'C»lzolai il più
se il palazzo vescovile contiguo alla chie- antico di tutti, de' Sartori, degli Osti, de'
sa di s. Sisto, ove solevano dimorare i Pellegrini presso e rimpetlo al convento
vescovi neir estate , e nel 1760 ve le di Gradi. Il Coretini che pubblicò l'opera
Irasfei"] , al dire del C<jrelitii mentre, nel 1774 noverò 8 spedali, escludendo
l'attoche vado a riportare è del 1761. quello degli orfanelli, come forse riunito
Pi ima Clemente XIII, col breve diretto ad altro. — III." Spedale Grande cosi
al cardinale,£'x/?o.?<i/,$// nobis^ de' io giu- vico detto per distinzione dagli altri eret-
gno 1761, Bull. Roin. coni., t. 2, p. 27 1 : ti anteriormente e poi insieme uniti. Con-
Bina legata pia a principe Hieronynio sideiando i viterbesi che l'antico spedale
Pamphily relicla prò doiandis puellis di s. Croce in Valle, originato nel i iSS
orphanis^suhvcniendisqueniistrabilibus d'ordine d'Onorio IV, situato nel piauo
fauvliis civitatis Fitcrbii, praeviae le- di Faule, in luogo molto basso, la sua aria
stanientariae dispositionis derogalione. riusciva pregiudizievole agi' infermi, al-
Conservatorio nuncnpalo delle Zitelle tro ne fabbricarono nel 1573 in silo più
Sperse t/usdtni civitads applicantur , elevato, e l'iscrizione posta sulla princi-
datis super erogaùone peculiaribus nor- pale porta della facciala ne ricorda la

mis. iodi eoo l'altro dello stesso giorno, fondazione sotto la legazione del cardi-
egualmente indirizzato al cardinale, Ex» ual Farnese. Fu afiiilato al magistrato
posuisd Nohis, p. i2g del luogo citato, della città, ed a 4 nobili governatori, col-
Clemente XI 11 Piterbiensi Episcopofa- la soprintendenza del vescovo. E' per gli

inipcrduntur cedendi antiquuin


cidlali's uomini e per le donne, con locali sepa-

Episcopale Paladuni favore Conserva- rati, fornito di tutto. I cadaveri si porta-


to riideWe Zitelle Sperse ejusdcni civita- no a seppellire uella chiesa di s. Croce
tis^ ad hoc ul major dlaruni nunieruni mentovata. Vi sono anche pazzi, nel re- i

recipi, et alii in eo Conservatorio pos' clusorio Carabozzoli. Riferisce il Palmie-


sitfacilius, et coniodius. Tengono scuo- ri, essere iu 3 sale ricevuti circa i84o io*

la a circa So fanciulle, ed altre 32 giovi- fermi l'anno d' ambo i sessi, con iscuola
nette vengono ivi custodite, educale e do- medico chirurgica. Situalo in ventilata
po 25 anni rimandatea'[>arenli,coine ri-
i
posizione a tramontana e mezzodì, alla
ferisce il Palmieri. -— Nella biografìa del vista dell'aperta cain[)agna, vi sono 122
\escovo cardinal Severoli dissi che isti- letti numerati, a'(|uali ne' bisogni se ne

tuì un orfanotrofio per ambo sessi; e la i aggiungono altrettanti a cariola, ed altri


casa per le donne abbandonate o cadute 60 in un nuovo braccio oltre altri 26. ,

Forse il .° è il Conservatorio del-


in fallo. i Quotidianamente vi hanno circa 100 ma-
la Divina Provvidenza, in cui si educano lati , 60 neir inverno , e 200 uell* esta-
i giovani per l'agricoltura, e le donne nel- le. » Vi è un medico primario con annui
le domestiche faccende, essendo in tutti «cudi 4oo, altri medici e chirurghi sti-

circa 70. Senza ripetere, meglio è legge- pendiali, farmacia con laboratorio e di-

re il citalo articolo. -^ Spedale Gran- stillatorio, e piccolo orto annesso; 3 prio-


V I T V 1 T 2o5
re ppr le donne, t^iovani assistenti, cap- fnrmossero leggi profittevoli, proponen-
pellani. A principio si cliìamù Ospedale do: L'istituzione d'un monte di jwgni, per
(iella Carila o ili s. Etcna, od OMpeda- eliminare l'eccessive usuredegli ebrei nel-
le (Iella flJorte , o di .v. tMalteo , o di fi. l'imprestar denaro. Riforma delle spese
Sisto, o di s, /Apollonia, ora di s. Spì- esorbitanti negli appannaggi o acconci
rito. Oggi dipende dal Comune, e porta delle spose. Proibizione di mascherarsi,
il vanto dì esservi stato istituito pt;ir.°il pegli omicidii e altri multi mali che ne
Gabinetto Clinico dello Stalo Ponlifl' derivavano. La sommaria procedura co'
ciò'. Questo vanto già avenno rilevato il debitori di io lire. Il divieto de' giuochi
Castellano e Marocco, il (piale aggiunge.
il illeciti, la proibizione delle bestemmie e
All'altare della gran corsia de'xnaschi ve- del mercato ne' dì festivi. La remozione
desi la Probatica Piscina di Cesare Neb- del tribunale per lecausecivilidelle don-
bia orvietano. Più riprodusse la ineoio- ne nella chiesa di s. Angelo di Spala, re-
rata iscrizione, che avea recitata il Bus- stando profanata la casa di Dio colle men*
si. Conservatorio e Speda le di s. Fran' zogne e spergiuri de'litiganti. 11 Cussi di-
cesca Romana dt ProietCi, co'trovatelli ce che perciò fu stabilito il monte di pie-

ed esposti d'ambo i sessi, secondo il Ma- tà, con pìccolo interesse che si trae da chi
rocco denominalo anche s. Spirito, per- s'impresta denaro col pegno. Ed il Core-
chè il celebre Ospedale di s. Spirilo in tini assicura che fu eretto sotto il portico
Sassia (A^'.)di Roma vi manda suoi e- del palazzo comunale, colla direzione del

i

sposti o proietti. Essi sono in locah se- zelante fr. Fiancesco. Riferisce il Bus-
parali stabiliti neliy38 da Clemente XII si essere io Viterbo
3 chiese nelle quali i

nel palazzo pontificio dell'antica Rocca, sono altrettante Confraternite di laici,


al uiodo narrato di sopra nel descriver- distinte con diversi abili o Sacco, e for-
la. Dice il Palmieri : « I maschi vi si ten- nite di proprio oratorio e residenza, al-
gono fino a 11 anni, le nutrici che se li cune delle quali dotano ogni anno piìi
alliglianolianno bai. 80 il mese, e le don- zitelle (dice Marocco esservi oggi 20 con-
ne egual soDvma finché non si maritano, fraternite e oralorii). Preferisco, nel dar-
ricevendo allora 60 scudi di dote quelle ne notizia, il Coretini come più recente e
educate entro conservatorio, e 4» le al-
il più breve. S. Gio. Battista, colla compa-
tre allevale fuori. Gli esposti entro il con- gnia del Go^i/à/oz/e, per la redenzione de*
servatorio sono circa 80, e 200 quelli gli schiavi: veste sacco bianco. iSCVcmc/i-
fuori, parte a paoli 12 il mese, e parte a /e, colla compagnia omonima: veste sac-
8 ". Ora n'è visiiaiore apostolico il car- co leonato e mezzetta di saia rossa. S.
dinal Roberto Roberti. — Ospizio de' Maria /Maddalena, co\ìa compagnia del
Pellegrini. Tva gl'illuslri ne diiò il fonda- suo nome e detta ót Disciplinanti: veste
tore. A'pellegrini si dà in esso letto e lu- sacco bianco, mozzetta leonata e discipli-
me, e se ne ricevono circa 4oo l'anno. — na pendente. S. Gio. Decollato (è a cro-
Ospizio di s. Carlo. Si raccolgono i vec- ce greca, e si vuol disegno del Vignola,
chi onesti e impotenti, e sono circa 2 5. — col Santo titolare dipinto da Anloii'An-
Monte di Pietà. A' 23 marzo 469 si pre-
1 gelo Bonifuzi) , colla compagnia sotto la
sentò nei pubblico generale consiglio fr. sua invocazione, delta della lìJisericor-
Francesco da Viterbo minore osservan- dia,pev assistere e confortare condanna- 1

te e custode di s. Maria del Paradiso. Do- ti a morte veste sacco nero. S. Rocco
:

mandata licenza di parlare, espose qua! (il cui quadro maggiore dell' Assunta di-
cittadino viterbese , il sommo desiderio pinse Gio. Francesco Romanelli, oltre la
clie iu Viterbo si vivesse con quell'one- Natività della Madonna a fresco: l'effigie
stà voluta da Dio, e per consegueuza si di 8. Rocco coD altri Sanli, oell'altare a
5o6 VIT V I T
sinistra, è tlel cav. Arpino), colla com- vita, in s. Luca, in s. Andrea, io s. Gio-^
pagnia omonima, che contkice in lettiga vanni in Zoccoli, in s. Maria del Poggio.
all'ospecJaie gl'infermi del territorio: ve Finalmente in altre chiese sono congre-
ste sacco verde, eil ha pure la chiesa del- gazioni senza sacco, cioè: S. Maria della
l'Assunta. S. Silvestro , oggi del Gesù Salute (il Bussi offre il disegno della mi-
(di cui già feci cenno superiormente), sot- rabile marmorea porla gotica con bassi-
to l'invocazione del ss. Nome di Qesii, rilievi e vaghe figure d' egregio lavoro,
che sino lySS manteneva un numero
al non dissìmile da quella del duomo d'Or-
Leonardo,
d'orfani: veste sacco rosso. S. vieto: neir interno il quadro della Pre-
colla compagniadi tal nomcjche provve- sentazione è di Bartolomeo Cavarozzi. Vi
de del bisognevole carcerati, onde libe-
i è tradizione che sia succeduta al tempio
lavfi ogni anno un condannato alia gale- etrusco della Salute, da dove Flavio Sce-
ra: veste sacco rosso. S. Tommaso Apo- vino tolse il pugnale per trucidar Nero-
stolo (\\ cui dipinto è di Salvator Rosa), ne, su di che può vedersi il voi. C, p. 45» 1

colla compagnia della Morte godente i e 74): il collegio de'dottori di legge e de*
I

privilegi di quella di Roma, per raccoglie- nolari. S. Girolamo , delta della Buca
re nelle campagne i cadaveri e seppellir- e de' Segreti, perchè questua per le pove-
li: veste sacco nero. S. Maria della Cel- re ftmiglie vergognose. Carità e Nome
la o dell Immacolata Coiicczione(\n cui di Dio, oratorio presso Gradi; due con-
dicesi esservi l'indulgenza plenaria quo- gregazioni, l'una per impedir le bestem-
tiiliana), colla compagnia di tallitolo: ve- mie, e 1' altra la profanazione del nome
ste sacco bianco e mozzetta turchina. iVrt- di Dio, non che per sovvenir gl'infermi
tività di Maria, già di s. Qtiirico, ora s. nelle case. S.Biagio (l'Assunta nell'alta-
Maria del Suffragio (frequentatissima, re maggiore è di Fdippo Cavarozzi), col-
olFie un dipinto dell'anime del Purgato- la congregazione (\tss. Angeli Custodi:

rio di Gio. Francesco Bonifazi , mentre ne fu fondatore ilsacerdote viterbese Giu-


quello di s. Gio. Battista è del fratello seppe Vinci nel 1691. Del Croce/i.s5o, in
Anton Angelo: nella volta il Daniele nel s. Maria del Poggio: per pregare pegli a-

lago de' leoni, co' 4 medaglioni laterali, gonizzanti. Oratorio di s. Filippo Neri,
sono alIVeschi del Vanvitelli romano), col- in s. Leonardo. Adunanze in s. Croce in
la compagnia di tal titolo, che questua Valle e in s. Maria di Val Verde o de'
messe pe'sulFragi de' defunti: veste sacco Giustiziali: per suffragare l'anime del pur-
bianco e mozzetta nera. S. Egidio o ss. gatorio. Hanno ancora in diverse chiese
Croce , colla compagnia di s. Egidio o le loro congregazioni tutti gli artieri del-

del ss. Crocefisso , la quale dispensa il la città, già Università artistiche, prima
maggior numero di doti: veste sacco ne- della fatale soppressione. Con questa pa-
ro. S. Orsola f^ergine e Martire, colla rola, nel decorso de'tempi, se sempre va-
compagnia delstio nome: veste sacco qua- riabili il corrente in ciò è notabile, se pu-
si bianco, con mozzetta rosacea. S. Ma- re non ne ha il primato, forse alcune del-
ria delle /Jose (già parlata), colla compa- le nominale istituzioni non pili esisteran-
gnia ÒQ Sacciù istituita da s. Giacinta, no. Altrettanto potrà dirsi de'6 Romito-
per soccorrere gl'infermi nell'ospedale: rii con piccole chiese descritti o nomina-

veste sacchi di canevaccio quasi bianco e ti dal Bussi e dal Cordini, delle vicinan-
cinge grossa fune. Vi sono 7 altre com- ze di Viterbo, vale adire: s. Michele Ar-
pagnie dette del ss. Sagr amento, che con cangelo, nella sommità del monte della
sacchi bianchi accompagnano il ss. Via- Palenzana; ss. Crocefisso, nella via della
tico, erette nella cattedrale, nelle colle- Quercia; s. Maria della Ginestra nella ,

giate di s. Angelo ede'ss. Faustino e Gio- via di Monte Fiascone; s. Maria deirOI-
V 1 T VIT 207
i mo, nella via tli Vetralla; s. Croce, fuo- citavano, facesse quell'effetlo in loro, che
ri di porla s. Sisto nella via di Roma; Ma- fa nell'oro la fornace , cioè che quanto
donna della Gi'otlicella, in lai via. più vi sta dentro , tanto più si allinae
Il pubblico insegnamento è JcdeToI- purifica; e così essi col vario e continua-

menle curalo in Viterbo. Nel 1 546 pre- to esercizio degli sludi fervendo, inten-
gato Paolo 111 dai magistrato e citladmi devano dar prove d'esser degni figli del-

di Viteibo, perchè in tale sua patria, co* la patria, come dell'accademia, quasi da
me la chianiaoo i vitei besi, istituisse uno fornace riscaldati e commossi a più chia-
studio juibl)lico di scienze, che non fosse le azioni. Il Quadrio, Della storia e del-
punlo inferioie all'altie università d'Ita- la ragione d' egni poesia, trattando di
Jia, egli benignamente ne incaricò delle- quest'accademia , la dice fioritissima sia
secuzione Bartolomeo Appoggio da Ma- dal secolo XVI col nome degli Ardenti,
ceratH allora preside della provincia. Que- ed avere per impresa più verghe d'oro
sti con pion-
col mfigislrato vi corrispose poste in un crogiuolo sulle fiamme a li-

lezza, pubblicandone l' istituzione a' 24 quefarsi, col molto: Donec Fiirurn. Di
otlobre. Ma sebbene provveduto di otti- altre accademie di Viterbo fa menzione
mi lettori e maestri, non riuscì di quel- il Quadrio, dicendo: Sul principio del se-
la durata che si operava, sì per la vici- colo XVII ebbe origine l'accademia de-
nanza dell'altre università di Roma, Pe- gli Ostinati, avente per impresa una pi-

rugia e Siena, e sì per la morte del Pa- ramide d'ogni intorno sofIiala,col motto:
pa avvenuta io novembre 549- Pare
a' i Frustra. Fiorirono pure gli accadeiuici
però che già esistesse, sebbene se ne igno- Confusi, i quali ebbero a impresa il caos;
ri I' origine, I' accademia (iegli yìrcltnli^ e gì'Lmominafi. Il Castellano disse l'ac-

che tuttora fiorisce, poiché osserva il Bus- cademia degli Ardenti istituita nel 1 5o2,
si, non essere improbabile d'esservi sta- divisa iu 4 sezioni di scienze e lettere, e
lo ascritto il celebre Claudio Tolomei, il godere somma riputazione. Eguale ori-
quale in una sua lettera de' 18 gennaio gine ripetèMaroccOjchiamandola discien-
1547, stampata nel 554, dichiara come 1 ze e arti, dividersi in 4 classi, ciascuna
gli accademici Ardenti desideravano a- delle quali si riuniscono privatamente, e
verio Ira loro, per suo gran favore, ma tutte una volta al mese in una sala muni-
temere colla sua umida freddezza espor- cipale. E da ultimo aggiunse il Palmie-
re in parte la loro bella fiamma, la qua- ri, che l'accademia di scienze e arti de-
le sperava in breve dover produrre qual- gli Ardenti , (ti fondata nel i5o2 dal
che gran luce di gloria. Intese alludere conte Antonio Tagliaferro di Parma (il
all'impresa accademica, prodotta in dise- p. Affò, Memorie degli scrittori e lette-
gno dal Coretini, esprimente un crogiuo- rati parmigiani, ollìe soltanto quelle di
locon entro una verga d' oro che bolle Gabriele Tagliaferri ,
guerriero, poeta,
Irale fiamme e col motto Donec Puritm. scrittore, enei 1571 governatore di Ca-
Esercitandosi gli accademici prima nella stro, figlio d'un Guid'Antonio), da dove
propria residenza e avendo diversi fondi, era fuggilo per civili discordie, ed avere
quindi nel palazzo municipale, in varie nella sua residenza nel palazzo munici-
sorta di studi e nella poesia, animali cia- pale un gabinetto d' archeologia e di sto-
scuno dal desiderio di virtuosamente o- ria naturale. Di più contare Viterbo dal
perare, presero il nome di Ardenti, e 1 828 l'accademia Filodrammatica, e poi
formarono 1' accennata
corrispondente venne istituita anche l'accademia Filar-
impresa, per denotare forse, che il fuoco monica , oltre un concerto musicale. —
e l'ardore delle dispute , e degli eruditi Il seminario vescovile, riferisce il Bussi,
l'HgiouameDti co'quali negli sludi si eser* coll'autorità de'mss. della callcdrale, che
2o8 V I T V I T
il vescovo cardinal Cesarmi ne) iG3'^ lo collegio acquistò una ricca e copiosa li-

fondò di pianta, che sebbene egli opini, breria, e dalla vendita de' mobili ne se

si applicasse a rimetterlo nel piimieio trasse tanto da potersi a'2 dicembre 663 1

stalo già da molti anni abbandonato,


,
darsi principio a'foodaraenli della pro-
senza rendere ragione da chi fondato pri- pinqua chiesa sotto l'invocazione di s.

ma, ed in principio fu presso la chiesa di Ignazio Lojola; la quale poi fu proseguila


s. Maria Nuova. Inoltre si trae da'delli colle limosine e legali di varie pie perso-
IDSS. che la fondazione segui a spese non ne, massime del cav. Donato Spadenzi
solo del cardinal Cesarini , ma anco di viterbese, al cui elFetto lasciò i5oo scudi
tutto il clero della città e diocesi, e del- d'oro ,e finalmente terminò per una si

lacomunità di Viterbo. Il cardinal Fran- lascila di scudi 8000, falla a' 29 dicem-
cesco M.' Brancacci, che gli successe nel bre 6-70 dal p. Girolamo Bussi gesuita,
1

i638, lo compì e ridusse io miglior siste- colla condizione diesi ricomprasse a fa-
ma, contando 3o alunni a tempo del Bus- vore del collegio lutto lo speso nella fab-
si. Il seminario dipoi si trasferì sul pon- brica della chiesa, e si compisse quanto
te di s. Lorenzo contiguo alla cattedrale; mancava, pregando il p. generale della
quindi passò nella ca^a de' carmelitani compagnia ad onorar la sua famiglia col
scalzi. Qui conviene parlare della com- titolo di fonilatrice della chiesa, come fu
pagnia di Gesù, e del suo collegio nel cen- esaudito con lapide sulla porta nella par-
tro della città, nell'area della distrutta te interiore, che esibisce, coli* altra che
chiesa parrocchiale di s. Croce. Per le re- vado adire, il patrio storico Bussi. Però
plicate istanze del comune di Viterbo, e i gesuiti, grati allo Spadenzi, in seguito
l'assenso di Gregorio XV, nel 1622 vi posero sulla porticella presso la cappella
furono introdotti i gesuiti, con queste con- di s. Francesco Borgia, lapide con memo-
dizioni. Che il comune dovesse dare per ria del lascito. La chiesa fa aperta a'3o
fondazione e dote del collegio al suo p. luglio1671, e la benedì Ridolfo Acqua-
rettore annui scudi 000, oltre altrettan-1 viva arcivescovo di Laodicea e governa-
ti nell'ingresso per provvedere le cose ne- tore de! Patrimonio, avendo assistito a*

cessarie, e 6000 per fabbricare il colle- primi e secondi vesperi e alla messa so-
gio; ben inteso che acquistando religiosi i lenne il capitolo della cattedrale. Poi d.
beni stabili, dovesse proporzionatamente Oliuipia Aldobrandini principessa diUos-
diminuirsi l'assegnojcioè quando la rendi- sano, vedova di d. CamilloPamphil j prin-
ta annua ascendessea scudi 200. 1 religio- cipe di s. Martino, con teslaineoto del
si poi si obbligarono tenervi pubbliche 1 fondò nel collegio due pp. gesuiti
68 I ,

scuole io cui s' insegnasse il leggere e lo per fare di continuo le missioni nel di-
scrivere, la grammatica, l'umanilà, la rel- stretto di 5o miglia. Narra il Corelini,

torica, la filosofia. A'4 luglio 626 moren- 1 che per la fatale soppressione della be-

do il cardinalScipioneCobelluzzi viterbe- nemerita compagnia di Gesù, avvenuta


se, istituì erede uni versale il collegio de'ge- nel 177 3 (disse un moderno. L'espulsio-
suiti; e perchè la sua eredità ascese a 700 ne de'gesuiti da per lutto precedette sem-
scudi d'annua rendita, perciò egli ne ia pre e spianò la strada alle rivoluzioni, ed
dichiaralo fondatore, e d comune restò alla soppressione eziandio degli altri ordi-
obbligato a pagare soltanto annui scudi ni religiosi !) nel collegio si continuarono

3oo a compimento degli statuiti 1000, le pubblichescuole di grammatica,umani-


de'quali venne del tolto sgravato per al- là, rettorica e filosofia. Nel 1 8 1 4 ripristi-

tri mediante
acquisti fatti dal collegio nala per tutto il mondo la compagnia di

donazione del viterbese Giovanni Bi unac- Gesù, con unico esempio nella storia de-^
CI. Inoltre coli' eredità del cardinale , il gli ordini regolari, il municipio di Viler-
VIT VIT 2og
ho e il vescovo , otlennero che i gesoiti tumulo corapìvansi le 5 solenni assolu-
ripreDclessero il collegio e il pubblico in- zioni. Numeroso fu il concorso del popò*
segnamento. Ma avendo Leone XII re- lo, a prestare gli estremi onori e sulfra-
stituito a'gesuiti Collegio Romano e
il vo- gi al benemerito concittadino, la cui me-
luto che fondassero il Collegio óe Nobili moria, benedetta da Dio e dagli uomini,
di Roma, come notai nel voi. LXXXVI, rimarrà in perpetuo esempio di egregie
p. 216, ispontaneamente si riti-
gesuiti azioni e di vera grandezza. Il Giornale
rarono da'collegi di Viterbo, di Terni e oflie 3 corrispondenti epigrafi, poste sul-
d'Urbino, terminato 1' anno scolastico la porta grande del tempio ed a' due lati

1826, avendo bisogno di soggetti, pe'det- del catafalco, e celebranti la munificenza


li e altri stabilimenti più grandi. Ku al- patria del cardinal Bussi verso \' EpiscO'
lora che nel locale del collegio si traspor- pale Gymnasium. Dello stalo presente
lo il seminario vescovile, formandosi l'u- del Seminario-Collegio dice il Palmieri:
Dito stabilimento insegnante di Semina» Vi sono tutte le scuole pubbliche forman-
rio-Collegio, eh' è fiorente e capace per ti quasi un Liceo, (eziandio) con cattedre

l'ampiezza d'un centinaio d'alunni. In se- di diritto civile, criminale e canonico; vi


guito, come si legge nel Giornale di Ro- k un professore di disegno, altro di can-
ma del i853 a p. 222, avendo il cardi- to ecclesiastico, altro di calligrafia. Il Ma-
nal Gio. Battista Dussi arcivescovo di Be- rocco, che pubblicò con l'articolo
il voi.
nevento e patrizio viterbese, imitando i Viterbo nel 1837, inesattamente disse lo
suoi antenati celeberrimi per ogni ma- stabilimento, collegio de gesuiti, così la
niera di beneficenza verso la patria, con chiesa, ove dichiara essere: il quadro di
atto di ultima volontà lasciato erede de' s. Ignazio un capo d'opera del cav. Maz-

suoi liberi averi il seminario vescovile, taoli, il quale dipinse pure la B. Vergine
: questo pio letterario istituto a' 17 feb- col Bambino nel 3.° altare a sinistra; e
braio i853 soddisfece ad un importante nella sagrestia esistere un Crocefisso, col-
dovere di gratitudine e di giustizia, cele- la B. Vergine e s. Giovanni, buona copia
brando nella sua chiesa dì s. Ignazio so- dell'insigne Michelangelo. — Pubblicò il

lenni funerali in sulTragìo della di lui a- n. 4 del Diario di Roma del 1


839, una
I
piraa. Nulla fu ommesso onde riuscisse comunicazione scritta da Viterbo. In es-
decorosa e convenevole la sagra ceremo- sa è detto. Il 2 gennaio fu per la città
nia, essendosiil tempio paralo a lutto e giorno di letizia. 1 rr. fratelli delle Scuo-
rischiaratoda funeree faci, con in mezzo le cristiane^ tanto benemeriti della Reli-
un magnifico catafalco adorno degli stem- gione e delia società, aprirono una casa
mi porporato defunto, epi-
dell'illustre del loro s. Istituto per l'istruzione de'fan-
i
grafi ed emblemi esprimenti la dignità ciulli della prima età. Fra tante pie fon-
I
ed suoi meriti. Il vescovo cardinal Pia-
i
abbon-
dazioni, delle quali iu ogni specie
netti in abiti pontificali, unito al capito- da Viterbo, come onorandi retaggi della
lo della cattedrale, si compiacque d'assi- pietà degli avi, mancava solo questo or-
I
slere alla messa solenne di requie, cele- namento, che puòdirsi il migliore per gli
i
brata arcidiacono d. Giovanni Cri-
dall' eifctti salutari che oe scendouoall'educa-
stoferi,con musica islroraentale e voca- zione cattolica della tenera gioventù, ov'è
le composta e diletta dal maestro Pro- afiidata tutta la speranza delia patria. I
{
spero Selli. Dopo 1' elogio funebre pro- comuni e già lunghi voti vennero così
i
nunziato dal can. prof. d. Luca Ceccolti, appagati, mercè dell'instancabili cure del
prefetto degli studi, il coro de' musici ri- vigilantissimo pastore cardinal Pianetti
prese la flebile armonia intonando l'ul- (allora prelato), quale dopo
il la conces-
time preci d'esequie, oaenlre intorno al sione fatta dell'antico locale del semina-
VOL. cii.
i4
210 VIT V IT
rio presso la cattedrale, e dì un annuo re le scuole 270 giovanetti l'anno, ma
fisso onorario proporzionato, volle nel di impropriamente chiamò waei[v'\fralel- i

lui zelo ridurlo a sue spese, comodo al- li della Dottrina cristiana. Per l'istru-

l'uso dell' istituzione, e fornirlo di tutto zione delle fanciulle vi sono le Maestre
il necessario mobilio tanto per le scuole, Pie (/''.), delle quali vanta Viterbo d'a-
quanto per l'abitazione de' maestri. Do- ver dato i natali alla fondatrice di tate
versi egualmente tutto questo bene alla utilissima e propagata istituzione, inclusi-
provvida amministrazione del comune, vamente a questa provincia ne'luoghi no-
ed in ispecie allo zelo del religiosissimo tali ne'propri paragrafi. Come narrai nel-
magistrato, il quale anche sollecitato dal- l'articolo, riferisce il Bussi, che per im-
l'amatissimo preside mg/ Giacomo An- pulso e direzione del gesuita p. Ignazio
tonelli (ora cardinal segretario di slato), Martinelli perugino, di santissima vita, a'
cui niente sfuggiva del pubblico vantag- 29 agosloi685la serva di Dio Rosa Ve-
gio, promosse l'opera sino al suo termi- oerini viterbese die' principio nella sua
ne, assegnando la maggior parte dell'an- patria alla tanto profittevole, e non mai
nua mensa pel comodo sostentamento de' abbastanza commendata istituzione del-
lodati membri. Stabilite tulle le cose, pre- le scuole e maestre pie cioè a dire di ,

via l'autorizzazione sovrana di Gregorio quelle maestre che per puro spirilo di ca-
XVI, in detto giorno dopo celebrata la rità consumano tutta la vita in istruire
messa e comunicati in essa i rr. fratelli le fanciulle, alle quali oltreché principal-
dali'encomiato cardinale, coli' assistenza mente insegnano il vero modo di vivere
del capitolo e di tutti i parrochi, non che cristianamente per mezzo de' rudimenti
l'intervento formale della magistratura, della cattolica fede, e colla pratica del-
preceduta dal nobile Lazzaro Arcangeli l'orazione mentale e vocale, e di altri jspi-

gonfaloniere , ebbe luogo la processione insegnano ancora a legge-


rituali esercizi,
d'accompagno, e l'apertura delle scuole re e scrivere, ed a fare lavori donneschi,
cristiane. Cantato l'inno delloSpiritoSan- non meno a divenir buone madri di fa-
to, cominciò il religioso corteggio. Pre- miglia. Le scuole di Viterbo delle mae-
cedeva la bandiera bianca, sotto la qua- stre pie, Palmieri le designa co' nomi
il

le insegna, fra l'armonia delle sagre lau- di Faustino, frequentala da circa 8u


s.

di, diniava in bell'ordine numeroso stuo- scolare; s. Giovanni con circa 100, s. Car-
lo di giovanetti , cui vigilavano a lato i lo con circa So, Divina Provvidenza con
rispettivi parrochi; seguiva la Croce ca- 20. Prima di lui il Marocco le divise io
pitolare, e il seminario episcopale, indi i 3, cioè 2 con convitto e altra con ospizio.
canonici che facevano convenevole ala a' ogni tempo ebbe Viterbo.
Illustri in

venerandi maestri che s'investivano del Oltre nominati, e quelli che dovrò ri-
i

possesso, i quali nell'edificante loro con- cordare nel progresso dell'articolo, senza
tegno riscuotevano l'attenzione e il rispet- qui ripeterli, principali sono seguen-
i i

to dell' affollato popolo accorso; chiude- ti, per sanlild di vita e segnalali in ope-
vano poi la ceremonìa il cardinal vesco- re di pietà , nelle dignità ecclesiastiche,

vo e la magistratura. Pervenuti nel lo- tranne i vescovi patrii di cui per ultimo
cale, e preso da ciascuno il conveniente nella loro serie , nelle scienze e lettere,

posto nella cappella, ilmedesimo vesco- nell'arti, nell'armi, e d anco il gentil ses-

vo pronunziò dal trono un assai affettuo- so ebbe le sue illustri. Fiorirono dunque
so ragionamento analogo alla circostan- per santità di vita. 11 b. Soldanerio, uno
za,dopo il quale, cantato il Te Deitm, de'primi seguaci di s. Francesco d'Asisi.

terminò la funzione colla sua pastorale Il Guglielmo Cordella minorila, il cu:


b.

beoedizione. Il Palmieri notò^ frequenta corpo riposa in s. Francesco di Toscanel-


.

VIT VIT «I^


Barnaba minorità. TI b. Giovan- cesi di Castro, e riporta il catalogo di sue
U. Il b.

ni agostiniano. Il b. Giacomo detto III opere edile e inedite. Scipione Cobelluz-


agostiniano, delia nobii famiglia Capoc- zi. Francesco Maidalchini. Gio. Battista

ci, valente teologo e autore d'opere, di cui Bussi. Pier Francesco Bassi, nato in Ro-
lesse l'elenco il Coretioi: arcivescovo di ma, oriundo viterbese: amantissimo de'
Benevento e poi di Napoli. Il b. Antonio poveri nominò eredi. Di tutti questi
li

de' servi di Maria, vicario generale e vi- cardinali scrissi le biografie. Non potei
sitatore apostolico del suo ordine. La b. farlo del cardinal Gio. Battista Bussi ro-
Francesca Cirabetta del 3.° ordine delle mano, nato in Viterbo, arcivescovo di
serve di Maria. Agostina figlia d'Angelo, Benevento, perchè morto nel 844' oaen- 1

una Francesca roma-


delle discepole di s. tre il voi. VI, che contiene quelle de'suoi

na, colle quali die* principio alla congre- antenati, l'avea pubblicato nel 1 840. Spe-
gazione dell'oblate. Suor Francesca Ca- ro potervi sopperire nelle Addizioni, da
terina Vacchini del 3,° ordine di s. Do- prendersi da chi le bramerà. Arcivesco-
menico: riposa il venerabile suo corpo vi e vescovi,secondo il Coretini, non com-
nella chiesa di Gradi, con iscrizione po- presi patrii, per ragionarne nella serie.
i

stavi dal conoune. il b. Crispino da Vi- Fr. Ridolfo da Viterbo domenicano, nel
terbo laico professo cappuccino, della fa- 1270 arcivescovo di Taranto. Francesco
miglia Fioretti: il suo corposi venera nel- nel1275 vescovo di Sutri. Corrado nel
la chiesa de'cappuccini di Roma, ove Pio 1284 vescovo d'Orte. Fr. Monaldo mi-
VII lo heatificò col breve Qune Domi- norità vescovo di Civita Castellana nel
niis coeli,de'26 agosto 806, Bull. Rota 1 1288. Camillo Gatti del 1292, successi-
coni., t.i3, p. 4i' Si segnalarono per o- vamente vescovo di Camerino, Mileto,
pere di pietà. Visconte Gatti nobilissimo, Nocera. Fr. Consilio Gatti donienicano,
valoroso nell' armi, e illustre per pietà: nel 1299 arcivescovo di Sassari, poi di
fondò e dotò l'ospedale pe'pellegrini nel Gonza. Fr. Giovanni Majenti domenica-
1293, incontro la chiesa di Gradi, detto no, nel i3o8 vescovo di Civita Castella-
Dotnus Dei, di cui Bonifacio Vili nel na; ma rUghelli non lo riporta a tale an-
120)9 affidò la cura al p. priore di quel no, bensì nel1279 almeno, ma deve es-
convento, e prese sotto la prolezione del- sere anche prima e nel 1270, chiaman-
la s. Sede. Pier Francesco Bussi neliSyo dolo Ulafnesins. Fr. Pietrodomenicano,
a sollievo de' poveri istituì il monte fru- o nel i32i vescovo di Castro del Patri-
nien'ario con 2000 scudi, altribueudone monio, in santità e dottrina chiaro, e
l'amministrazione a* pubblici deputati e verso ili33i arcivescovo di Ragusi , se-
al primogenito de'suoi discendenti, Giam- polto in quel tempio di Domenico. Fr.s.

battista Zazzera nella parrocchia di s. Ma- Lorenzo di Angelo domenicano, nel 1 329
ria Nuova fondò l'ospedale de' convale- vescovo di Civitate in Sardegna, ma do-
scenti, sotto l'invocazione di s. Carlo Bor- vette fermarsi a Pisa. Fr. Pietro dome-
romeo. Distinti per dignità ecclesiastiche. nicano, nel 1348 vescovo di Cagli. Gio-
Cardinali: Raniero Capocci. Albo. Mar- vanni o Gemino forse de' Salamari, nel
co da Fiterho, sepolto nella chiesa di s. 1348 vescovo di Civita Castellana. Fr.
Francesco de'suoi conventuali con monu- Stefano agostiniano, nel 359 vescovo di i

mento. Fazio Santorio. Egidio da Viter- tal Giovanni domenicano, nel


chiesa. Fr.
bo iWCnnisi Antonini, che altri vogliono 1367 vescovo di Civitate nella Puglia.
di Canfpina, altri di Canino, per quan- Antonio de Vetulis, nel 375 vescovo di 1

to dissi in que* paragrafi: il Coretini lo Fermo. Fr. Antonio minorità, nel iSgi
«ostiene nato da Antonino Canisi nobile vescovo di Lecce. Valentino di Vanno,
viterbese e da Maria del Testa della dio- Soana. Fr. Francesco
nel 1 397 vescovo di
2ia VI T V I T
A ngelo minorila, nel 4oo 1
vescovo di Cis- di segnatura. Lodovico Bussi, segretari!
saiidra. Fr. Raimondo naiaorita, nel 1 4^ i di consulta, rinunziò a Innocenzo Xlf
vescovo di Cattaro. Fr. Angelo Scardeo- per disporsi a ben morire. Marcello Ch«
ne agostiniano, trasferito dal vescovato rofini, ponente del Buon governo: reci-
di Gesolo a Todi nei i424- Fr, Pietro tò nella cappella pontificia l'orazione fuJ
Antonio Petrocci domenicano e celebre nebie dell' imperatore Francesco I. Fi
teologo, nel i44^ vescovo di Segni. Mi- Giovanni Nanni o Anniodomenicano, ni
chele Canensi o Canesio neh 469 e non to verso ili 432, peritissimo nelle lingd
nel 1478 vescovo di Castro del Patrimo- greca, ebraica, siriaca, caldaica e ahi
nio. Tito Veltri, nel 1480 vescovo della versatissimo nelle storie e antichità sagn
slessa chiesa. Paolo Giosi , vescovo nel profane: fu caro a Sisto IV, ed Alessan-"
1482 circa nell'Irlanda. Fr. Lodovico An- dro VJ il quale neh
499 lo fece Maestro
gelelli de'Gentili domenicano, nel iSoy del Palazzo apostolico ( 7^.), moren»
s.

vescovo di Segni. Cristoforo Spiriti, nel do a'i3 novembre i5o2. 11 Cordini ri-
i5io vescovo di Cesena: gli successe per porta l'epilafllo, e il catalogo dell'opere
coadiutoria il nipote Giambattista Spiri- stampale e inedite, ma 1'
amor patrio lo
ti, ma privo degli ordini sagri rinunziò rese cauto a portarne quel giudizio, che
con pensione di 4oo scudi d'oro, e spo» con altri qua e là ai'xennai, ed altrove,
so Camilla Orsini sorella del conte di Pi- limitandosi a dire: » Vari sono i senti-
tigliano. Fr. Angelo Maidalchini dome- nuenti degli scrittori intorno le opere da
nicano, nel 1645 vescovo d'Aquino, indi lui pubblicate, essendo tenute da molti
di s. Severino. Vincenzo degl'i Atti no- per spurie, da molti per alterate e cor-
bilissimo, nel 1695 vescovo di Bagnorea, rotte, e da molli per sincere. Non è mia
indi d'Orvieto. Benedetto Bussi, nel 727 ( ispezione, né questo è luogo proprio di
vescovo di Recanati e Loreto. Nunzi apo» esaminare tale controversia. Per la qual
stolici. Fr. Bainone domenicano priore cosa, rimetto i lettori all' eloquente ed
di Gradi, nel 276 fu uno de'Iegati man-
1 erudita orazione stampata in sua difesa
dali da Giovanni XXI a Michele Pa- dal nostro concittadino Francesco Ma-
leologo imperatore greco. Fr. Giovanni riani, per tacere altri apologisti di lui
Verreschi domenicano , Nicolò III nel annoverali dal p. Echird e dal B lyle ".

1277 lo spedì nunzio a pacificare il re Non solo ebbe apologisti, ma fatalmente


di Francia, col re di Castiglia e Leone, anche seguaci, massime viterbesi, che al-
e nel 1278 a Bologna e in Romagna: fu terarono la storia, inclusi vamente a quel-
grande impugnatoredegli eretici. Fr. Ra- la di Viterbo, ed all'origini e antichità
niero domenicano, nunzio in Sicilia di Ni- Etrusche: Da Anlìquitateet rebus EiiirU'
colò IV, per che ottenne, di
la libertà, riae, Lugdunii 555. Tali apologisti e cie-
Carlo principe diTaranto. CherofinoChe- chi seguaci, senza critica e troppo credu-
rofini canonico penitenziere della catte- li, caddero come l'autore, in credere le

drale, nei I 68 I iiileruunzio nella Svizze- favole da lui recitate; furono confatati,
ra. Prelati della s. Sede. Pietro Lunen- anche di dotti e savi patrii scrittori, e per
si, segretario de' brevi di Nicolò V. An- ultimo di recente dal prof. Orioli, benché
drea Spirili, nel 1471 chierico di came- si vanti viterbese, per cui non fanno au-
ra e prdtonotario partecipante. Giovan- torità. Mi si riprenda il novero degli al-

ni Bolonti, nel 1489 chierico di camera. tri illustri. Fr. Vincenzo Fani domeni-
Aurelio Caprini, nel 1 489 chierico di ca- cano , segretario della s. congregazione
mera. Domenico Francisci , prelato do- dell'Indice neh 664- Altri Protonotari a-
mestico di Leone X. Alessandro Jaco- poslolici.CesareBussineli 585. Rosio Ma-
mucci, nel 16 16 protoootario, e volante lagriccia neh 6 io. Girolamo Fiorenzola
VIT VIT 2i3
nel i625.Timoteo Vanni nel i635.Giovan- morto nel 1496. Cornelio Benigno, nelle
niDonelli nel i636. Avvocali concistoriali. matematiche e in altre scienze versatissi-
Domenico Fajani nel i4oo- Anselmo Bo« mo, da Leone X lodato. D. Gregorio cas-
1490. Nicolò Fajani nel iSgo.
tonti nel sinese, dottore in ambo le leggi e perito
Girolamo Tozzi nel 1742. Scienziati e nelle divine scritture, del i54o. Girola-
letterati. Fr. Angelo Negro o Negroni mo RuscellJ uno de'più eccellenti profes-
domenicano, fiorilo nel 1279 nel couveu- sori di belle lettere del XVI secolo mo- ;

to di Gradi, come tanti altri illustri re- ri a Venezia, ma non fu di taNciltà, e


ligiosi di s^i celebre claustro ; di singoiar molto meno fu inventore <\\ comporre i

dottrina, d'ordine di Bonifacio Vili scris- versi nella lingua italiana ! come scrisse
se. De Palesiate Papae. M. Girolamo un moderno ; bensì ci diede varie rac-
dottore in medicinale Cola di Covelluz- colte di rime, ed il Rimario, colle voci
zo memorie o cronache patrie
SCI isserò le e co'precetti per compone versi italiani.
del 1253 ali 400 circa. Nicola di Bartolo- Fu autore e più editore di molte opere,
meo mercante di profeS'
della Tuccia, riferiteanche dal Coretioi , ma mostrò
sione, raccolse quanto ne aveano scritto più zelo che criiica. Kel pontificato di
i due cronisti nominati, oltre lo scritto Paolo III fondò in Roma ì'accademia del-
del Lanzellollo, e lo continuò nelle cose lo Sdegno, ma ebbe corta durata. Vin-

dalai viste dali4oo al (473. Questa ero* cenzo Ruscelli, byou letl«ato, nel 1 584
naca inedita non è propriamente di Lan- fece aggiunte al l.bro iìaìV f/nprese illu-
zellotto, ma di Nicolò che la compilò, stridei precedente. Latino Latini, fu ia
come avverti il prof. Orioli ne\\'j4lbnni Roma impiegato 1 3 anni nell'emendazio-
di Roma, l. 20, p. 3o5. La Civiltà Cat- ne della raccolta de'canoni di Graziano;
tolica, serie 2.', t. 8, p. 3 ig, die'contez- corresse pure e illustrò altre opere sa-
za : Cronaca de'principali fatti d' Ita- groprofaoe, ed il cardinal. Baronio sot-
lia W
da anno i4'7 ^^ i468 di Nicolò tomise alla sua revisione la nuova edi-
della Tuccia viterbese ^ pubblicata per zione del Martirologio Romano. Morì nel
la prima valla da un niss. di Monte/ìa- 1593 e lasciò la sua libreria al capitolo
scone per cura di Francesco Orioli, Ru- della cattedrale, colle sue opere edite e
mai 852. L'editore si proponeva pub- inedite. Colcnisio Sannel.i, celebre dot-
blicare delmedesimo autore l' inedita tore in medicina. Fr. Atanasio ìfelli do-
Cronaca de'falti particolari di Viterbo. menicano, d'eminente sapere. Domeni-
Giovanni Juzzo da Covelluzzo speziale, co Bianchi , scrisse la patria storia sino
per la sua integrità impiegatoin ragguar- ali6i I, e inedita vH conserva nell'archi-
devoli ulfizi da Alfonso I re di INapoli, vio comunale. Fr. Gabriele Pollioni do-
e da'Papi Nicolò V, Pio II e Paolo II; menicano commen'.ò alcune memorie
,

' continuò le patrie cronache di Girolamo patrie e del convento di Gradi. Valerio
e di Cola , cominciando dal pontificato Fiacco insigne medico pontificio, di cui
I
di Bonifacio IX sino al 480 suo figlio i : ne' voi. XLIV, p. 12 5, LI, p. 12 r. Cesare
\
Cosimo le proseguì per due anni. Do- Crivellali, famosissimo medico fiorito nel
menico eccellente professore di legge del principio del secolo XVII, tra le cui ope-
! i474- ^'- Tommaso Bonelli agoslinia- re vi è il trattato, De' Bagni di P'iterbo,
! no, rinomato predicatore del XV secolo. ivi 1706 pel Giulii, 2." edizione. Pietro
Gio. Benedetto Annio, elegante poeta nel Corelini , fiorì verso la fine ilei secolo
principio di tal secolo. Gio. Giacomo Sac- XVI, perciò diverso da quello che vado
chi, poeta egregio del 1 5 1 4- Prospero Spi- citando e mi giovo : segretario del comu-
riti, poeta del 1482. Fr. Pietro Petrucci ne di rara erudizione. Stampò: Calalo*
doiuenicauo, celebre oratore e teologo, gas Episcoporuin Fiterbicnsìum^ cioè u
,

ii4 VIT VIT


pie delie costiluzionì sinodali de'vescovi de , dalla taccia di molti d' impostura.
cardinal Francesco Brancacci e Sermal- Discorso d' un accademico Ardente in
tei. Ficlazione della pompa funebre ce- risposta al signor Filalcte sopra gli
lebrata dalla ciIla di Fiterho per la Umbri di Toscana. Ed all'eruditissimo
morte di nigJ Enea f'aini suo governa- signor d. Lodoi^ico Antonio Muratori
tore.P^itadi s. Rosa. Sì conserva mss. intorno alla città di Sorrena in alcune
]a compilazione del la Riforma degli Sta- iscrizioni da lui riportate^ ed al Decre-
tuti Jìluniclpali colV aggiunta delle nuo- to del re Desiderio, Pi.oraai742. Que-
ve leggi, Fr. Francesco IMaidalchiiii do- sto discorso già Io ricordai nell' articolo
menicano, nipote di d. Olimpia, autore Umbria, nel quale riportai altri trattali
d'alcune opere dovea esser creato car-
: che hanno relazione con questo. Nel G/or-
dinale da Innocenzo X, e per di lui mor- nale de' Letterati dì Roma, deliySS, vi
te lo fu il fratello delio stesso nome. Fr. è l'articolo 9.4 - De Etruriae Cintale, et
Giacinto Maidalchini domenicano, fra- SpuriiìnaeJ'iterhiensis Arrelina inserì'
tello minore del precedente, eloquente ptìone.Avl.3i: De Thermis Taurianis,
predicatore e poeta. Marsilio Onorati fi- Aquis Taurinis, et Agro Scntinate in
lippino, pio e autore d'opere impresse. Etruria. Art. Z'j De Antiquis Vejis
:

Fr. Pietro Martire Pelrucci domenica- et Vejente Colonia contra Cluverium,


no, teologo egregio. Giulio Bussi, lette- Holsleniuni aliosque. Nel jSG-S'/, Art. i

rato e poeta, morto nel i y i ^. Domenico Io De Hellenistis in Actis Apostolo-


:

Antisari, eccellente medico e poeta, de' rum contra Sahnasiuni, Sviceruni, O-


primordi del passato secolo ed autore , learium,etalios. Art. 24* Risposta delt
della Lettera concernente l'uso e virtù l'accademico Ardente al signor abba~
de^ Bagni di Viterbo detti del Papa, te Ridol/ìno Venuti sopra la città di
scritta a wg^.'L^wm?, Viterbo per Giu- Carilo, se sia Cortona, il gesuita p. An-
1706. Francesco Mariani,
lio de' Giulii drea Girolamo Andreucci molte opere
benefjciatoVaticanoe scrittore greco del- pubblicò,tiferiledal Corelini,ma io aven-
la Vaticana, elegante poeta, facondo ora- done trattato altrove, mi contenterò ri-
tore e buon teologo, morto nel 1758. cordare quelle riguardanti Viterbo. ZVb-
Stampò le seguenti e altre opere, poco tizie istoriche de' ss. Valentino prete, ed
critiche e disgraziatamente altri ci si fon- Ilario diaconi martiri viterbesi, Roma
darono come dichiarai a Toscanella. \']^o. Delle Notizie di s. Rosa, già par-
De Etruria Metropoli quae Turrenia, lai. Sulle quali due opere, dice il Core-
Tursenia, Tuscania , atque etiam Be- tini, quanto all'anlichìlà viterbesi, pre-
terbon dieta est, in varios auctores ca- se divei'si abbagli. Se ciò lo sostenga a
stigationcs. Addilur de Episcopis Vi- ragione giudichino critici. Canonico
,
i

terbiensibusParergon,\iomaei'^iS. Se- Gio. Giuseppe Longhi, rinomato predi-?


ries Episcoporuni Fiterbiensiuni seu calore eloquente, e di vivace ingegno.
Tuscanensiuni, impressa al fine dell'o- Gaetano Coretini, di cui nel nominarlo
pera precedente, e poi ristampala colle vado profittando, compilò le Brevi no-
costituzioni sinodali del vescovo Abbati. tizie della città di Viterbo e degli uor
Di tale opera ne fece il compendio e la mini illustri dalla medesima prodot-
difesa colla Breve notizia dell' antichi- ti, Roma 1774- Di quest'opera resero ra-
tà di Viterbo , detta Etruria,, Turre- gione r Effemeridi letterarie di Roma
nia e Tuscania , e della cattedra de' dell 774 ap. 297.Esse lodarono il buono
P^escoi'i,Koiaa lySo. Pro Joaniie An- spirito patriolico,pe'cataloghi beo lunghi
nio Palata magistro Oralio, Ronnae
s. degli uomini illustridi Vilerbo,eperaver
1^32. Ne difese la siucentù e buona fé- cercato per quanto a lui fu possibile d'il-
,

V IT VIT *i5
lustrare la sua patria ; » onde se gli de- il Coretini descrive l'opere molteplici da
ve condonare, se senza recarci nuove ra- loro eseguite per la patria, che in buo-
si lusinga d'essere uscito dal-
gioni, egli na parte dichiarai a'Iuoghi loro. Il prof.
J'inlralciato laberinto della viterbese aa- Orioli nel t. 140 del Giornale Arcadi-

tichità, per averci ripetuto, che Viterbo co, a p. 200 tratta: Di alcuni piUori vi-
era una metropoli della Toscana, fon- terbesi che operarono nell'evo infinio^e
dala come tulio il reslo dell'Etruria, da nei primi coniinciamend del rinascer
Cam, o per lo meno da'di lui figliuoli, e delle arti. Di più ci diede 3 articoli nel-
che prese la denominazione dalle parole V Album di Roma, l. 18, p. 35o, 366,
ebraiche o fenicie Beth-terbon, ovvevo 386 e intitolati: Celebri artieri men co-
Bclh-lobab. Noi confessiamo non ostan- nosciuti di Filerbo, e in primo luogo
te, che restiamo tuttavia nella stessa in- d'un architetto dell' XI secolo j ed al'
certezza; esarerarao restali maggiormen- cune importanti iscrizioni di quel tem-
te obbligati al dotto autore, s'egli aves- po. E riconobbe»* che una certa alacrità
se recato qualche cosa di più preciso, e d'ingegno non è mai mancata a' viterbe-
di meglio fondato sul tempo e sulla ma- si, e una certa particolare virtù manife-

niera, con cui questa per altro antichis- statasi spesso in uomini di piccolo stato

sima città si rendè metropoli della pro^ in modo multiforme". Segnalati nell'e-
vincia del Patrimonio ". Rinomali nel- sercizio delle armi, l Paleologi impera-
l'arti liberali. Fr. Giacomo servita del tori di Costantinopoli trassero la loro
i45i4. oel formare statue di legno o di origine da Viterbo, come oltre il viter-
marmo, sembrò che superasse la natu- bese cronista Lanzellotlo, il cardinal Ca-
ra. Lorenzo di Giacomo del 1469, fu nisi, il Sansovino e altri attestaao, anzi
uno de' più bravi pittori del suo tem- lo dichiarò ili.°di essi Michele Paleolo-
po. Bernardino eccellente architetto del go in una lettera ad Urbano IV, esibita

i5i5. Lodovico Nucci e Tarquinio Li- dal Bussi, ignorandosi però quale de'suoi
gustri del iSgà, egregi pittori, e ila." antenati abbandonato il suolo natio si

anche architetto. Giacomo Cordelli del stabili in Costantinopoli. Solo si cono-


1620, pittore e ingegnere: dipinse il sce che tra essi fiorirono uomini valo-
chiostro di Gradi, e collocò sulla torre rosi , i quali col mezzo della milizia si

dell' antico palazzo de' Monaldeschi in aprirono la strada alle primarie dignità,
piazza del Comune la campana del pub- ed al soglio slesso dell'impero d'Orien-
blico. Bartolomeo Cavarozzi pittore, al- te. Nella cronaca riferita dal Bianchi
lievo del Guercino da Cento. Filippo Ca- nella storia mss. di Viterbo : De f^iler-
parozzi pittore, discepolo del cav. d'Ar- biiviris et familiis illustribus, si nume-
pino. Pucciali, pittore e scolare del Guer- rano diversi soggetti illustri della prin-
cino. Gio. Francesco Romanelli valente cipescaFarnese famiglia (^.), come nati
pittore e discepolo di Pietro da Corlo- in Viterbo, ove certamente quella casa
na. Urbano Romanelli suo figlio l'avreb- ebbe palazzo aperto, cioè Ugolino, capi-
I

,
be nella pittura eguagliato la gloria, ma tano d'8oo soldati della signoria di Ve-
mori nel fior dell'età. Anton'Angelo Bo- nezia ; Bertoldo, capitan generale delle .

nifazii riuscì bravo pittore, sotto gì' inse- milizie pontifìcie; Pietro, capitan gene-
,
gnameuli di Pietro da Cortona. Altro di- rale de'fiorentini, che trionfò <>ui pisani ;
. scepolo fu il Francesco Boni-
fratello Gio. Cola gran capitano e padre di Ranuc-
; fazii. Gio. Maria Mari pittore. Giuseppe cio II; Ranuccio III, da Viterbo fatto

\
Sisto Fietti pittore. Anton'Angelo Fala- capitano delle sue milizie, dalla santa Se-
schi pittore. Vincenzo Strigelli pittore de costituito amministratore della pro-

I
e discepolo di Pietro Conca. De' pittori vincia del Patrioiouio, « dalla regina di
ai6 VIT V I T
Napoli Giovanna II eletto comandante di FicOf parlato di sopra, dovrebbe dii
supremo delle sue truppe, insignito con si ch'essi prima della metà del secolo
regia fascia che poi ornò il collo dell'u- eransi stabiliti in Viterbo, giacché coos(
nicorno sovrastante lo stemma de' Far- le di esso non poteva essere che un vij

nesi ; Angelo, Gabriele e Pier Luigi il terbese. Certo è che tal famiglia produJ
seniore, in nulla per coraggio inferiori se personaggi per cariche e per valore d|
a'ioro gloriosi antenati, Angelo ed Ales- stinti, ma per lo più dominati dal genìl
sandro il seniore, ili." rinomato nell'ar- crudele di tiranneggiare i popoli e di
mi, il 2.° nella dottrina e nella pruden- surparsi dominio delle città ede'paesi
il

za, e meritò d'essere il magnanimo Pao- della s. Sede. Il Cordini riporta la serie
lo III {P'.).» Siccome però della nasci- de' seguenti, olire Valerio, che sebbene
ta particolarmente di Alessandro in Vi- dovrò riparlarne nel decorso dell'artico-
terbo non bo (dice il Coretìni) altri in- lo, riuniti è bene farne cenno, anche per
dubitati documenti , e v'è chi lo vuole avere altrove dichiarato trattar di pro-
nato in Orvieto, chi in Roma, chi nella posito di essi in questo, e per intelligen-
terra di Canino,non ho ardito di attri- za del riferito di essi in tanti paragrafi,
buire assolutamente alla mìa patria l'o- e per quanto dovrò narrare. Giovanni [
nore d'averlo prodotto (il Bussi invece prefetto di Vico fu console d'Orvieto nel
ebbe gran motivo di crederlo, così al- 975 e 989. Avverte il Coretin i, che Ma-
tri)". Nelle Relazioni falle imprimere dal nente nel riportare Joannem Prefcctuni
municipio di Viterbo pel soggiorno di de Ficoadannum 864, non afferma che
Gregorio XVI e Pio IX, è detto. Paolo fosse iu quell'anno prefetto di Roma, anzi
HI ben poteva dirsi viterbese, dacché neppur chiama prefetto di Vico, ma de'
lo

Pier Luigi seniore suo padre dimoran- Prefetti di Vico,ch'é quanto dire della fa-
te in Canino e possessore del magnifico miglia, che godeva la prefettura di Vico.
palazzo di Viterbo nel castello di s. Lo- Pietro I de'Prefetli di Vico, fu console di
renzo , che tuttora torreggia sul ponte Orvieto nel 000. Riccardo
1 di Vico, circa
del Duomo, volle esser aggregato alla il 1080 prefetto di Roma.ed il Bianchi pre-
cittadinanza enobìllàdi Viterbo a'ag no- lese che in quell'anno si usurpò la signoria
vembre 1482. Ma del soggiorno de'Fasne- Vico fu prefetto di
di Viterbo. Pietro 11 di
si in vari luoghi della provincia, come ia Roma circa 111099, il Zazzera però del
Fariiese^Iscliia,Canino^ Fahnlaìio e al- cognome non vuole rendersene malleva-
tri, ragionai superiormente a' loro para- dore. Altieltanto dice il Coretini di quel
grafi. Anche Toscanella^l'''.)i\ pregia, che Pietro, di cui menzione Cristiano ar-
fa

in talea ntichissi ma città e nel suo distretto civescovo di Magonza, e legato imperiale,
di Tuscania, ne' vecchi tempi dimoraro- nel diploma dell lyS pubbli calo dal Bussi,
no i Farnesi. I signori della pur famosa il quale lo fa de' Vico. Oiloardo de Vico

famiglia de Vico, de'quali moltissimi fu- tenne le parli del Papa, e neli 148 ebbe
rono Prefetti di Roma {f' .), e ne ripar- in dono dagli orvietani rocca Sberna.E
lai dicendo del P'ice- Camerlengo, sono mollo verosimile ch'egli fosse uno de' si-
annoverati fra le famiglie illustri di Vi- gnori di Vico, che verso il I025 veden-
terbo. La mancanza de' documenti im- dosi poco favoriti dall'imperatore anda-
pedì al Coretini determinare l'origine
il rono ad abitare in Orvieto, e contrasse-
vera e il tempo preciso io cui fissò il suo ro parentela co'conli Bovaciani. Angelo
domicilio in Viterbo. Da un'iscrizione «i Prefetto di Vico, guerriero di segnalalo
ha che fra gli annigSi e 056 uno de'con- valore. Federico I nel i i59 lo prese a*
soli di Viterbo fu Valerio Vichio. Onde suoi stipendi. Pielro.Ill di Vico, si vuole
se i Vichii furono i padroni del cattello che ottenesse la prefettura di Roma , e
,

VIT VIT ai7


usurpasse la signoria di Viterbo, di cui UbaKìini, Stefano Vancha e Annibaldi,
Io spogliò poi Celestino III : certo è che al cui tempo nel 1 269 acquistarono ca- il

il Conlelori nel198 lo registrò nella se-


r stello di Scrofano,ed il camerlengo di s.

rie de'prefetli, ed a cui Orvieto die'roc- Chiesa proibì al capitano e podestà di Vi-
ca Sberna, per compiacer Papa Innocen- terbo, di far guerra e molestare i fratel-

zo III, rocca da lui ceduta a'conti di Mon- li. Avendo essi guerreggiato cogli Orsi-
te Marte. E incerto s' egli fosse il Pre- ni, pel castello di Vallerano , usurpato
fetto Pietro di Bonifazio, a cui Innocen- questo e la rocca d'Altia, Onorio IV nel
zo IV diresse 3 lettere, colle quali resti- 1285 quale arbitro sentenziò, fece as-
tuì nel 1249 alla famiglia de' Vico, Bie- solvere dalla scomunica Pietro e i suoi
da , Vico e altri laogtii toltigli da' ca- vassalli, da molti confuso col padre. Nella
pitani di Federico II , e insieme ordi- sede vacante del 1294, i cardinali vieta-
nò rifare ad essi i danni , recati loro rono a'due fratelli di favorire gli orvie-
dal conte d' Anguillara, da Gregorio Cen- tani.Manfredo nel r3oi era podestà dì
ci e da altri. Pietro IV di Vico, diverso Corneto, e neli3o6 Clemente V lo di-
dal precedente, seguendo il cardinal U- spensò di sposare la sua parente Maia-
baldini legato, insieme con altri baroni lone nel I 3 i vendè a Rolando Crescen-
: 1

tese insidie agli ambasciatori e podestà zi la rocca di Giove, ed era già prefetto
1258, reduci da Alessan-
de'fiorentini nel di Roma, indi ebbe controversie cogli uo-
dro IV ch'era in Anagni. Aderendo a mini di Montalto, castello che possedeva
Manfredi usurpatoredella Sicilia, die'nel a metà col cardinal Napoleone Orsini, a
1264 il guasto alla provincia del patri- per quello d' Ancarano co'Farnesi ; nel
monio, (ìuchè Urbano IV promulgata i326 fu assolto dalla scomunica, e nel
controdi lui una crociata, presto fu caccia- l327 aiutò il rettore del Patritnonio coa-
to dalla provincia del Patrimonio e asse- tro i ribelli. Clemente VI neh 346 con-
diato nel castello di Vico. Ma insorta di- cesse al suo figlio Lodovico, la facoltà di
visione tra'crociati e militi, molti favo- sposarsi colla parénte Giovanna Orsini.
rendo Pietro IV, obbligò il vicario di Uo- Faziolo di Vico figlio naturale di Man-
ma, che soprastava all' impresa, a riti- fredo, nel 1 329
capo della fazione con-
fu
rarsi. Quindi Pietro si portò contici fra- tro Silvestro Gatti tiranno di Viterbo, e
scatani che assediavano la rocca d'un ri- l'uccise; indi nel i332 si sottomise al Pa-
belle del Papa, e li disperse. Tentò poi pa cogli Viterbo, di cui
altri ribelli di
con insidie impadronirsi di Roma, ma poi resosi tiranno, venne trucidato nel
con istento si salvò colla fuga, restando i i338 da Giovanni II di Vico prefetta
suoi uccisi o prigioni. Indi si pacificò con di Roma. Questi tosto s'irapadrom di Vi-
Urbano IV, che a finir le controversie terbo, e ne'seguenti anni anche di Ve-
l'invesìidiBieda eCivitavecchia nel I265. tralla, Toscaoeila, Canino, Orvieto e al-
"Venuto a morte nel i 268, e assolto dalle tre città e luoghi dello stato papale
censure (forse avendo commesso poi al- e per maggior sua sicurezza in Velralla
tri reati, poiché non si concedono gra- fabbricò una fortezza, nell'area venduta-
zie da' Papi, se non premettono l'assolu- gli da Andrea Orsini co' suoi beni. Ma
zione dalle censure, per l'effetto di esse), Clemente VI riprovò tutto neh 345, vie-
fece le singolari disposizioni riportate tò a'viterbesi di praticar lui ei fratelli,
dicendo della chiesa di Gradi. Pietro V e neh 352 lo dichiarò incorso nella sco-
suo figlio, certo fu prefetto di E.oma dal munica e nelle pene contro gì' invasori
1293, e lo era eziandio nel 1297. Alla delle terre della Chiesa; finché nel i354
morte del padre, col fratello Manfredo il legalo cardinal Albornoz, dopo aver
era restalo sotto la tutela de' cardinali inulilraenle lenlalo a restituire l'oocu-
ai8 VIT V TI

palo, l'asseJiò in Oivielo, e l'obbligò a bolenla famìglia, seconda Coretini, poi'


sottoscrivere diverse coadizioni , fra le che nel paragrafo Crtf^rasroZa, parlai de'
xiuali di non potersi, ia uuo alla sua fa- suoi figli Sicuranza e Menelao, dominaa-j
miglia, pena anni accostare a Viterbo, do in quel castello sino ali 464- ^Q^> ^g^
. «otto pena di 5ooo ducati. Benché il car- giungerò , che di Vico passarono cot
i

dinale lo fece peri 2 anni vicario tempo- vari rami a stabilirsi in Venezia, in Pe-
rale di Corneto , ne lo cacciò Giordano saro, io Macerata, e per ultimo a Civi-j
Orsini d'ordine d'Innocenzo VI, il quale tanova, nella provincia di quella, e si e*
l'ainniom nel i362 a ravvedersi e resti- stinguerà col conte Giovanni di Vico,!
tuire il mal tolto ma inutilmente. Es- , fratello delceleberrimo scienziato p.Fraa-1
sendo morto, neh 368 sua figlia Tradi- Cesco di Vico gesuita. Era Giacomo pre-j
ca sposò Giovanni de' Gontiduca da Pi- fetto di Roma, quando si ribellò ad Eu4
sa. Suo figlio fu Briobbi o Briobi, giova- genio IV, che in pena gli confiscò tutti i|

ne di segnalato valore; era morto nel 1 3 53 beni. Restato prigioniero, in un fatto d'acsf

e tumulato in s. Francesco di f'elralla^ mi, del cardinal Vitelleschi, fu mandali


nel qual paragrafo descrisìi il suo mau- co'figli nella rocca di Soriano, e a'29 set-
soleo. Pietro III di Vico nel i366 pre» tembre 1435 il cardinale gli fece tagliar
felto di Roma, ebbe a moglie Maria fi- la testa in Vetralla o in Soriano: periro-
glia d Orso conte dell'Aoguillara. Fran- no pure altri di sua famiglia. La fami-
cesco di Vico prefetto di Roma nel 1375, glia Gattio de'Gatteschi, che venuta di
col fratello Battista, entrato di nascosto Bretagna , fu pur detta de' Bretoni si ,

io Viterbo e armatosi, cacciò il presidio conta tra più celebri e potenti di Vi-
le

e il vicario papale, e se n'impadronì. Ne' terbo, di cui più sopra replicatamente


seguenti due anni ruppe le milizie della parlai, e dovrò farlo ancora alia sua volta.
Chiesa e le ausiliarie di Giovanna I re- Il chiaro nell'armi fuGaìto Gal»
i.°di essa
gina di Sicilia ; si pacificò con Gregorio li, quale dicesi che militò da capitano
il

XI e fu reintegrato della tolta prefettu- nella i.a crociata couGolFredo di Buglione


ra, ma coudatniato a restituire il castello pel conquisto di Gerusalemme nel 1099:

di Fabbrica all'ospedale di s. Spirito di in compagnia di Tancredi con i3o sol-


Roma. Morto il Papa nel iSyS, nuova^ dati a cavallo ,
riportò gloriosa vittoria
mente si ribellò, espugnò e saccheggiò di- d'una squadra numerosissima d'infedeli.
verse terre del Patrimonio, sottometten- Questa falsa gloria il Coretini Ja ricavò
do alia sua tirannia Ncipi , Toscauella e dal Bussi, il quale sovente prese gravi
Monte Fiascone. Finalmente nel 1387 farfalloni, perciò corretto dall'Orioli nel-

insorti viterbesi, l'S maggio fu ucciso e


i V Album di Roma, t. 21, p. 23, con at-
ignominiosamente strascinato alla piazza tribuire il nooie di Gasto ad uno della,
del comune. Giovanni di Sciarra di Vi- famiglia Gattesca oggi estinta, alcuni del-
co nel 385 s'impadronì di Nepi, e la sac-
I la quale ripararono nell'ultimi Gìlabria,
cheggiò. Verso il 390 si usurpò Viterbo1 Il crociato Gislo o meglio Gastone di
e altri paesi della provincia; però nel 393 i Beziers, fu uu francese, non mai un Gal-
scrisse Umilmente a Bonifacio IX, e resti- lo di Viterbo, la quale può vantare glo-
tuitagli Viterbo nel 1395 ottenne perdo- rie più vere e più reali. L'errore lo co-
no di sue ribellioni ed estorsioni. Nel 390 i piò pure l'avv. Camilli con l'articolo pub-
èregistrato tra'prefetlidi R.oraa,maGoo- blicato nel t. i5, p. 128 dello stesso Al-
teloridubita che sia l'omonimo vissuto bum: Con flit lo de Crociati FHerbe n sot-
sottoMartino V, che l' assolse da' delitti to le mura di Gerusalemme contro i Sa-
commessi, ed Eugenio IV. Giacomo di raceni neh 199. Questa data compren-
Vico fu l'ultimo di questa potente a tur- de pure uu auacroaismo, ed è ripetuta,
V I T ViT 219
come aveo fatto il Bussi. Raniero Galli, abbate di Farfa e di $. Martino, fu assa-
Audi ea di Beraldo Galli e Visconte Gat- nel borgo di Vico, e ucciso barbara-
lito

ti ebbero il comando generale


delle mi- mente con 33 ferite. 11 corpo fu portalo
."
lizie di Viterbo, dal 1 166 al i a68: del i nella chiesa di Gradi, e gli furono resi

già di sopra narrai la custodia del con- solenni funerali. Mcolò V ne fu ramma-
clave. Silvestro Gatti nel i S^G, col favo- ricato, e ordinò di procedere con rigore
re de'ghibellini, de'quali si dichiarò ca- contro gli autori e complici del misfat-

po, sottomise Viterbo all'assolulosuo do- to, e di mantener casa Gatti nella signo-

minio; e venne scomunicato dal vescovo ria dì Viterbo, stimandolo vantaggioso


e legato Tignosi. Nel 1827 Lodovico V alle condizioni in cui era Io stato papale.

il Bai'aro, nemico della Chiesa, benché Non trovo che i Galli prendessero un ti-

onorificamente accolto da Silvestro, s«^ tolo di Signore o Principe o altro sigoi-

pendolo ricco , da Roma mandò il suo fìcante sovranità e principato, certo per
maresciallo con 1000 cavalli, lo fece arre- evitare incremento d'invidia e rancore
slare e tormentare affinchè palesasse il ne' contrari. Questa sagace astensione fu
suo tesoro , e questo trovato fu portalo comune a molti Tiranni d'altre città e
io Roma con Silvestro e suo figlio. Indi popoli. II fratello bastardo di Princivalle,
liberati, Silvestro invece di ravvedersi, TroiloGatlijSi fece capo della fazione Gat-
continuò a parteggiare pel Bavero, per tesca. E Guglielmo Gatti, fratello cugi-

l'antipapa Wicolò V, e Pandolfo Capocci no di Princivalle, gli successe nella signo-


intruso vescovo di Viterbo. Neil 829 Gio- ria. Calisto III chiamatolo a homa, l'accol-

vanni XX 11 fulminò contro di lui nuove se con ogni dimostrazione d'alfelto,locreò


scomuniche e alla città l' interdetto, in- conte palatino, signore di Cellere e di Roc-
viando il cardinal Giovanni Orsini con ca del Vecce, e gli donò il castello di Ri-
numeroso esercito ad assediarla. In tale spampani col territorio. Di questocastello
stato i viterbesi , che mal soffrivano la parlato a Toscanella, i suoi proventi ia
tirannia di Silvestro, si sollevarono con- parte servivano anticamente a manteni-
tro di lui, e a' 10 settembre l'uccise Far mento deli' Università Romana. Quindi
ziolo di Vico, e con lui perirono parec- nacquero gravi discordie fra lui, eia mo-
chi altri cittadini. Giovanni Gatti senio- glie e fra tei li di Princivalle. Onde Gugliel-
re nel i4'9 s' unì con Sforza di Cotigno- mo si buttò al partito de'Maganzesi,siinU''
la a favore della s. Sede, e nel i4'^9 ^^ landò amicizia co* capi di esso, eh' erano
governatore dell'armi di Viterbo, ma col 3 fratelli de' Tignosi, nemici giurali de*
pretesto di tenerla per la Chiesa, la do- Gatteschi, due de'quali accortisi del mal
minò per molli anni, conìe assoluto pa- animo Guglielmo, nel 1^56 lo fecei'o
di
drone. Però in tulio il tempo del suo uccidere nella propria casa. Gettalo il
governo si dimostrò mite e piacevole con suo cadavere nella pubblica via, non Iro-
lutti, fu alieno dalla crudeltà e dall'ava- vossi chi lo portasse a seppellire, perchè
rizia, ed ebbe sempre per gli ecclesiasti- tulli l'odiavano. Giovanni Juzzo da Co-
ci sommo riguardo e rispello. Morendo velluzzo esercitò con lui quest' opera di
neh 438 fu pianto e onorato con magni- carità. Giovanni Gatti giuuiore, succes-
flche'esequie. Princivalle Galli suo-figlio, sore di Guglielmo nella tirannia di Vi-
neli44o alla lesta de'suoi partigiani cor- terbo, nel castello di Cetleno da lui pa-
se la città per parte della Chiesa ; e i4 rimente occupato, fu ucciso nel 14960011
anni dopo, tornando da Roma , ov' era un prelesuo seguace, edicesi d'ordiiied'A.-
andato per grave affare del comune, da lessandro VI, il quale eoa breve de'4 lu-
Palemoue capitano della signoria di Fi- glio, diretto agli uomini di Celleno, con-
renze, e nipote di Francesco LaocioUo donò loro pel 1497 98 la metà del sus-
220 VIT VIT
sidio ch'erano tenuti pagare a Viterbo, anni gloriosamente la s. Sede qual i ." co

e dispensò dall' irregolarità i sacerdoti e mandantedelle pontificie galere: nel 1 69


chierici trovatisi presenti o che coopera- si segnalò contro il turco co'veneti in L<
rono all'uccisione di Giovanni, come ri- vaute, e fu poi castellano di Ferrara e d
porta il Coretini.Marc'Antonio Gatti ven- Forte Urbano. Papirio Bussi grancroo
ne commendalo per milite valoroso. Gio- dell'ordine gerosolimitano, fu supreme
vanni di Cocco, nel i 2 5 podestà di Sie- 1 comandante della marina pontificia, go
na fu il f." autore delle civili discor-
, terna torà dell' armi in Ferrara e castel-
die che poi fieramente lacerarono Viter- lano di Castel s. Angelo. La famiglia Ti-
bo, Rolando di Pietro d'Alessandro fu il gnosi oTignosini nobilissima, fu delta aa<
gran capitano, che nel r 228 combatten- chede'MaganzesijperchèdaMagonza vea<
do per la patria respinse con iscarsodrap- ae a fermarsi in Viterbo, e dopo la fa-
pello i romani , in guerra con Viterbo miglia di Cocco fu capo-fazione contro
per Castel Monastero. La nobile famiglia Gatteschi.'Si distinsero nell'armi Aogeh
Spiriti, credula proveniente da Germa- e Alessio. Nel 1 387 Angelo da Palino Ti^
nia, si stabili in Viterbo, e da qui nel gnosi liberò la patria dalla tirannia di
i4o3 si diramò in Cosenza, ovvero da Francesco di Vico, con ucciderlo. Alessit
Cesena colà si trasferì neli5i2. Riccar- Tignosi nel 14*^9 s'impadronì di Viler*
do Spiriti militò per Carlo li re di Sici- bo, ma pochi giorni dopo fu violo e fai-

lia, il quale nel 1 3o6 confermò al suo fi- lo prigione dalle milizie papali, ed a'ii
glio il donato custeilo Muranola ne' Pire- settembre fu decapitato sulla piazza del
nei. Giambattista Spiriti colonnello di Comune. Peretto de Andrei* militò pei
10,000 fanti dell'imperatore Massimi- Carlo 111 Durazzo re di Sicilia, che lo
liano I, che nel iSog gli accordò d' in- dichiarò maresciallo, e poi pel re figlio
quartare nello stemma l'aquila imperia- Ladislao, che l'inviò viceré in Dalmazia.
le. Il figlio Ottaviano fu colonnello del- Pielro Paolo de Aodreis detto il Braca^
l'imperatore Carlo V, e fattosi capo del- figlio del precedente, servì nella milizia
la fazione Gattesca, nel 1 528 tentò d'in- nel 1 898 Bonifacio IX, dopo la cui mor-
signorirsi della patria: il di lui figlio Vin- te passò in quella di Ladislao, che lo fece
cenzo fu capitano e poi colonnello in maresciallo, viceré di Calabria , capitan
Francia. Bartolomeo Spiriti capitano del- generale delia Sicilia, conte di Belcastro
le milizie d'Ascanio Colonna, difese con e di Policastro, e marchese di CoUone.
Fabio Colonna Paliano assediata da Pier Andrea Capocci nel 1896 podestà di Sie-
Luigi Farnese il giuniore generale di s. na. Capoccino, forse de'Capocci,neli4i 3
Chiesa, il quale dopo gran tempo l'espu- ebbe il comando di 600 soldati a caval-
gnò. Torello da Viterbo fu uno de'capi- lo pontificii. La famiglia Bonelli, una del-
lani ghibellini, collegati nel 1820 co'Co- le più antiche di Viterbo, produsse mol-
lonuesì. La nobile famìglia Bussi è un ti illustri nelle lettere e nell'armi: in (|ue-
ramo di quella illustrede'conti di Baschi, st'ullime si distìnsero Nicola nel 1
436 ca-
ed usò per molto tempo cognome Bus-
il stellano d' Ostia ; e Domenico cavaliere
sa o del Bussa, come si trae da documen- gerosolimitano, pel suo valore da Paolo V
ti de'secoli Xll e XIII: nel seguente, a dichiarato capitano della i." galera, e poi
tempo di Cola di Rienzo, fiori in armi fu castellano di Forte Urbano. Bartolo-
Raniero Bussa; poi si distinsero un capi- meo de'nobili Mazzatosta, nel i433 ca-
tano Alessandro e altri. Paolo Bussi fu stellano di Civita Castellana. A Paolo Er-
luogotenente generale della marina pon- mo, nel i46o Sigismondo Malatesta si-
tificia di Paolo V. Antonio Domenico gnore di Ilimini affidò il supremo co-

Bussi cavaliere gero&olimitauo servì 18 luuudu di Àue luiliiie. Romuuello dello


VIT VI T 111
ideo da Viterbo, che alcuni dicono de* giunge, che per testimonianza di Lanzel-
Casini, Olii 599 pel suo valore ebbe da' lotlo cronista viterbese, nel 1 225 Viter-
veneti il goveruo deirarnii della nuova bo contava circa 20,000 uomini da di-

cittadella di Coi fu, morendo pei fci ita 1 i- fendere le loro persone, e tra donne, fan-
cevuta di$grazialau)eDlein un torneo,eo- ciulli eforeslieri furono nutnerale6o,ooo
roralo di solenni funerali. Della famiglia persone. Ma per le stragi seguile nelle
Cecchini, fra le più antiche e nobili, Atti- guerre, e pe'morli nelle carestie e preci-
ho militò pe'veneli 3o anni per capita- puamente nelle pestilenze, da cui 8 volte
no, indi governatore peri da prode in ,
da quel tempo è stala desolata la città
battaglia nel 16 17; sotlentrò il nipote E- (non compreso il colera a' nostri giorni
rea nel carico di capitano .di "Venezia. ripetutamente), il numero de'suoi abi-
M are' Antonio Savini neli65ofu sergen- lanii nel 1 774 non arrivava se non che a
te maggiore delle milizie del Patrimonio: i4]000 circa , fra' quali parecchi ricchi
tal famiglia nobile derivò da Sabino di mercanti, comodi cittadini, e 45 famiglie
Giovanni Cola da Gallipoli, capitano
di nobili. Prima di lui, nella Storia di Vi-
del celebre Renzo da Ceri de'conti d'An- terbo del Bussi, stampata nel 1742, so-
guillara. Sforza Maidalchini cavaliere ge- no enunterali 25o8 fuochi ed anime ,

loso! imilano, nel i663 colonnello di ca- I 1,844- La Statistica òeX i853 registra

valleria papale dello stalo d' Avignone. 2757 case, 3466 famiglie, 1 6,344 a^i*
Andrea giunioie marchese Maidalchini tanti, de' quali stanziano in campagna
godè la benevolenza de'ie Luigi XIV e 21 18. Tra gli abitanti 97 studenti, 92
Luigi XV di Francia, Filippo di Spa- V ntiliinri, 5 ebrei. Ospitalissimi dichiarò i

gna Giacomo
e III d'Inghilterra: fu co- viterbesi il cav. Belli, essendo pure ben
mandante delle milizie del Patrimonio, educali e colli, stanziandovi molte fami-
generale delle poste pontifìcie; coltivò le glie nobili e illustri, il eh. Pietro Biolchi-
buone arti e l'erudizione, e morendo nel ui segretario del Giornale /4rcadico, dis-
1735 si estinse con lui la lìnea maschile se la città colla e gentile, vaga e maesto-
di sì illustre prosapia. Domenico Chero- sa, dolce e salubre l'aere, ubertoso il suo-
fìni, valoroso tenente nell'armi austria- lo, e gli abitanti forniti d' ottimo e vigo-
che, perì nella battaglia di Petervaradi- roso temperamento,onde facilmente giun-
no. Girolamo degli Alti ebbe il comando gono alla vecchiezza. Il prof. Orioli scris-
d'una galera ponlifìcia nel 1699. Lodo- se nell'y^/ZZ/j/m e?/ /ion;fl, nel t. ai,p. 332,
vico Saunefli capitano del re delle due l'articolo: Jl dialetto Fiterlesc del Tre-
Sicilie. Il Cordini segnala ancora Ira le cento. Nelt, 20, p. 271: antica fabbri'

donne illustri. La dama Galiana di sor- ca Viterbese de' mattoni smaltati. Nel
prendente bellezza, alliellanlo virtuosa, t. 23, p. 25: Lavoro d' orifìceria de'prìn.'
dì cui parlai nel descrivere la chiesa di s. cipii del secolo XF d' artefice p'iterbese.
Angelo Spala; ein d. Olimpia Maidal- Nello stesso .Album, t. 17, p.i6o, l'avv.
chini prima moglie di Paolo Nini nobile B. pubblicò la seguente Statistica degli
viterbese e sua erede, poi diPanfilioPrzni- stabilimenti pubblici e privati d'indu-
philj (F.) diGubbio, il cui fratello di- stria, di cui è ora fornita Viterbo. Una
venne Jnnocerizo A' {/".), indi principes- fondeiia di rami, 4 ferriere, 12 conce, 2
sa di s. RJartino
, la cui lena ne speri- cartiere,una cereria, 2 fabbriche di ter-
mentò magniflceofe, ed ove morì nel
le raglie,una di carte da giuoco, 4 di co-
1657. Inoltre il Coieti ni cffre un bel nu- toncrie una di vetri e cristalli, una di
,

mero di stemmi delle 4^ famiglie nobili COI de da maiiueiia, ed altra di altri cor-
originarie e domiciliate in Vileibo, non tlaoii, una di candele una di ve-
di sego,
però dell'aggregale alla sua Dobillù.Sog- li iolo, una di zagane e cordoni (di cui e-
222 V 1 T VI T
siste altra soltanto nello stato), a di fo* tro Anniano, pretore dicevasi l'antico pr«
sfori. Poscia riferì il Palmieri. In Viter- side di Viterbo , o proconsole; indi pre«l

bo sono tutta sorte di fondachi, di dro- fetto, come Grimoaldo a cui re Deside*
ghe e altri generi, fabbriche di confetti, il famoso supposto decretou
rio indirizzò
•varie di cappelli e di paste d'ogni specie; Finalmente dal 1084 ali 644' t'tol' '^^
4 orefici , 2 stamperie, indoratori, una governanti, sotto gl'imperatori usurpate
grande libreria, negozi di pannine, fab- ri del deminio di s. Chiesa, furono di vì|
briche di cordoni a macchina; filatura e cario imperiale , rettore, capitano gen<
tessitura in cotone, lana, seta, oro e ar- rale e governatore per l'impero; e quar
gento, con6o macchine mosse dall' ac- do la città ebbe il diritto d' eleggere q
qua, con 3oo donne e fanciulli, e i5 uo- proprio capo, o visse sotto l' ubbidienza
mini, unico stabilimento dello stato pa- legittima de'Romani Pontefici, furono di
pale; due altre cotoncrie; tintorie, filan- podestà, legato della s. Sede, ed in sua
de di seta, fabbrica di vetri e cristalli, e assenza vice- legato, rettore e goveruato-
di calce viva. Il mercato anticamente si re. Dal 1644 fi'^o al 1800 di governato-
faceva nella piazza di s. vSilveslro, perciò re, e da quell'epoca alla corrente di de-
detta poi del Mercato Vecchio, celebre legato apostolico^ pel già descritto in prin-
negli annali viterbesi, non meno perchè cipio di quest'articolo. Trovandosi però
in essa erano gli ajilichi palazzi de'consoli mentovali i podestà anche in quegli an-
e de'di Vico, ma anco pe' molti memora- ni ne' quali vi era il rettore, o vicario, o
bili fatti ivi successi. In seguito il mer- legato pontificio, convien sapere, che lad-
cato fu trasferito nella piazza del Comu- dove sembra che anticamente l'autorità
ne. Ogni sabato in Viterbo vi sono mer- del podestà fosse la stessa, che quella del
cati di cereali e altri generi, e dì bestiami rettore o governatore, cioè di giudicare
in tutti i venerdì. L'annue fiere si tengo- tanto le cause civili, quanto le criminali
no: quella piccola per s. Hiagio a'3 feb- delle persone private, e di soprintende-
braio, per la ss. Annunziata a'24 marzo re a'pubblici affari; dipoi fu ristretta al-
di merci e di roollissinii generi, della la giudicatura delle cause civili, facen-
Quercia e di s. Uosa già parlate. Le fie- do il di più il rettore, o vicario , o per
re mobili sono quelle dette de'Cappucci- meglio dire all'impiego ridotto de'poste-
ni nel dì della Pasqua del Paradiso la , riori luogotenenti civili del governo. Nel-
1."domeuica dopo tal solennità, di Val- la guisa poi che il comune di Viterbo ne*
verde la domenica seguente, e l'altra del- secoli bassi creava un podestà pel gover-
la Quercia per la Pentecoste. no politico, creava un capitan generale
Di quanto riguarda 1' antico Comune pel governo militare, l' esercizio delle
e Municipio di Viterbo, trattano diffusa- quali cariche durava un anno. Dipoi la
mente il Bussi, e brevemente il Coretini, 2.' si conferì dfd Papa col titolo di gover-
e con quest'ultimo ne darò alcun cenno, natore dell'armi del Patrimonio, con re-

intrecciandovi er udizioni cri tiche.Seguen- sidenza in Viterbo, sebbene non sempre


do il Cordini l'opinione dell'antichità che si fece. Si ha dall'Aggiunta e Riforma del-

pretendono dare a Viterbo Annioe suoi i la 3/ dello Statuto, che antica-


rubrica 1

seguaci, parlando del governo di Viter- mente per la buona amministrazione del
bo, essendo stata varia la sua forma, co- comune ogni anno si eleggevano ^roif
sì diversi furono i titoli di quelli che lo soli dall'ordine de'nobili, e se ne ha me-
presiederono. I primi, si crede avessero moria del secolo X, e ne'monumenti del-
ili Uè podestà e il nome. A questi suc-
la rXI si ricavach'essi comparivano nell'in-
cessero Lucumoni, quasi re, ma senza
i feudazioni, vendite, compre ec. Nel 1282
assoluto potere. Secondo il Mariani, al- sollevatasi la plebe contro la nobiltà, al
V I T VIT 223
inagìslralo de* consoli fu sosliluWo uno ogni 3 mesi, cavandone altri dal busso-
nuovo composto di 12 persone, 8 col tì- lo, che si formava ogni 3 anni. L'ordine
tolo di Priori, e 4 co" quello di Gojifa- de'nobili ha fitto sempre prova di nobil-
/o«fcr/ (ne' quali articoli ragiono dell'o tà generosa, per essere ammesso in tutti

dierne magistrature municipali, e perciò gli ordini equestri che tal prova ricer-
anche di Viterbo), da eleggersi ogni 6 me- cano, inclusivamente al sovrano ordine
si dal numero de' plebei, esclusi sempre Gerosolimitano. La carica poi de'4 gonfa-
i nobili. In seguito, riprevalendo la no- lonieri che si prendevano da'soli nobili, fu

biltà, nel «297 coll'autorilh di Bonifacio soppressa da Clemente Xlll nel lySg.
Vili fu stabilito, che in avvenire degli L'a'bitode'conservatori era un rubone di
8 priori, 4 si prendessero dal corpo de' damasco l'estate, e di velluto l'inverno,

nobili, e 4 tlal corpo della plebe, conti- ambedue dicolor nero, con toga simile di
nuando tuttavia il magistrato de' gonfa- raso, e fascia di seta nera co'fiocchi all'e-

lonieri. Nel I 354 il cardinal Albornoz le- stremità, e in testa portavano la coppo-
gato creò q consoli d'eguale autorità, e la corrispondente al rubone. Welle solen-
200 senatori. Wel i4o' trovandosi la ni comparse usavano il rubone di lama
cittàmiseramente lacerata dalle civili di- d' oro,come il Senato Romano (J^.). E
scordie, in un generale consiglio adunato com' esso decorali del titolo d'/ìcce/Z^n-
con papale autorità, fu decretato che il za, ricevendo a udienza i personaggi più
pubblico leggiroento appai tenesse ad un distinti sotto il baldacchino, che sempre
consiglio di 4o nobili, ed a'capi dell'ar- il magistrato ha alzato in sala a ciò desti-

ti (ch'erano 4 rettori), da' quali si cavas- nata, dopo la concessione. 11 treno di for-
sero 4 piiori, che sebbene di fan)iglie pa- ma pubblica era di 2 carrozze, e di 3
trizie, si chiamassero priori del popolo. nelle funzioni principali, co' Hocchi alla
Poco dopo, avendo di nuovo preso vigo- testa de' cavalli, pieceduti seuipre da-
re il partilo de' plebei, il magistrato de' uno de' loro famigli coli' ombrellino, e
priori tornò ad esser di 4 nobili e di 4 ple- da numerosa corte, consistente in
serviti
bei, e talvolta furono lotti nobili, a se- 8 cappe nere, 8 staffieri e 4 trombetti,
conda della prevalente fazione. In fjtie tutti stipendiati dal pubblico, ed in tali

Clemente VII nel 1^24 ridusse il magi- occasioni una cappa nera con gran maz-
strato degli 8 priori a soli 4> da eleggersi, za d'argento doralo, insegna antichissima
come nella sua primiera istituzione, dal- di questa magistratura, con sopra inciso
le sole famiglie nobili, assegnando pel de- il Leone coronato, avente sotto la destra
coroso loro mautenimenfo la metà del- branca globo quadripartito colle 4
il

l' entrata, che per l' avanti si spendeva, lettere F. A. V. L. Accennai nel voi.
ascendente a più di ;-cudi i5oo; e nel XXllI,p. 249, che fu Benedetto Xlll. col
j532 ordinò che priori si chiamassero
i hv^Me Paterna niiani de Nostris^de'j ot-
conservatori del popolo e della pace, il tobre I 726, che accordò a'conservatori di
che confermò Paolo III nel 538 in occa- i Viterbo le prerogative di {|uelli di Roma,
sione del giuramento fatto da' viterbesi né da lui, ne da'suoi predecessoricouces-
di mantener la pace generale fra essi sii- se a verun' altra città, nobile privilegio
polala. Finché durò il magistrato de'con- da Roma metropoli del cattolicismo, %-
soli, la loro carica era d'un anno. I prio- steso a Viterbo metropoli^ del Patrimo-
ri ed i conservatori da principio conti- nio di s. Pietro; cioè il rubone d'oro, il
nuarono nel loro impiego 6 mesi, indi 3 baldacchino, l'ombrellino, i fiocchi a'ca-
e in appresso 2, e poscia per decreto del valli, il titolo d' eccellenza (la mazza, se-
gran consiglio del 1608, osservato sino condo il Bussi, ma già 1'
usava), e persi-
agh ullitui tempi, fu stabilito mutare no l'avere famigli i vestili come i Fedeli
224 V T 1 V 1 T
ili Campodoglio (Z"^.). Tutti questi privi- te (k' castelli e terre ad essa solloposle^
legi sono in vigore, tranne il rubone d'o- e faceva guerra, pace, leghe e confedera'
rOjil (|uale pe'cauibiatnenti avvenuti nel- zioni come repubblica. Il gius territoria-
la suindicata organizzazione (pregiudizie- le, colla bolla Non est inj'uslo, fu confer-

Tuie alla nobiltà delle città provinciali) mato da Innocenzo IV nel I25i2, nel ri-
de*6 luglio 1816, della magistratura mu- cevere ubbidenza della s. Sede
all' vi- i

nicipale, non piti essendovi i conservato- terbjesi che aveano seguito le parti di Fe-

ri (i cui ruboni d'oro lacerarono i demo- derico II, cioè il dominio che la città e i
cratici del1798, né più. si rifecero: quel- cittadini godeano di castelli, fortezze ec.
lo del capo della magistratura si rinnovò Essa è diretta: Poteslali, ConsiliOy et
ne! 1819), ma 6 anziani, l'usa il solo Communi Vilerhicnsibus.\\cvo\\\%\.aiLi^a-
gonfaloniere ch'è sempre dell'ordine de' zellotto, riferito da Giovanni Juzzo al-
nobili, insieme al titolo d' eccellenza, gli l'anno 1255, dice che allora dipendeva-
anziani essendo scelti da ogni ceto (l'anr no da Viterbo più di i5o castelli, conQ-
tichissimo abito de'consoli era il mantel- nanti col Tevere, Val di Lago e Canino,
lo dipanno nero con coppola simile, il dal mare da Monlallo sino alla Tolfa e
quale mantello fu poi di panno pao- a' confini di di Viterbo fu-
Nepi e Orte :

nazzo, e già lo era a' tempi di Pio il ). rono un tempo Radicofani, Proceno e
Neil' onorevolissimo breve di Benedetto altri contermini castelli. L'entrate erano
Xlll, il composto di 4o nobili,
consiglio del comune, poco dando alla Chiesa. De*
essendo il governo municipale della città memorati castelli 33 si vedono dipinti
aristocratico, lo chiamò cospicuuin Se- nella parlata sala Liegia del palazzo co-
natiini seu Magislraluni.S\ può leggere munale, già conservaloriale, e sono Ctii- :

nel Bussi. L'antico magistrato de'conser- toctlle o Civitavecchia,Valentano, Bar-


valori avea il proprio tribunale co'rispet- barano, Castello Almadiaoo, Rispainpa-
tivi ministri, e 1' esercizio della giurisdi- ni, Bicoca, Castel d'Asso, Castel Vecchio,
zione e giudicatura privativa sulle grasce Castel Lupardoj Orchia, Graffignano,
e gabelle (anticamente dovendo i consoli Fiorentino, Marano, PlanzanooPiVz/zya-
fare alti pubblici, o ricevere giuramen- i no, Bisenzo, Cornienta, Castello Altelo,
ti, come de'podestà spediti a Viterbo da' Monte Casale, Canino, Boniarzo, Sipic-
rettori del Patrimonio o da'Papi, li face- ciano, Monte Calvello, Castel eli Piero,
vano o ricevevano nella pubblica piazza Magnano, Canepina,Bassanello,Vigna-
avanti il loro palazzo, sedendo presso la nello, P'allerano, Felralla, Rocca del
portasi) sedili di pietra). Lo statuto delle Vecce, Celleno,- Bagnata e Fitorchiano.
leggi municipali confermarono diversi I riportati in corsivo descrissi in ispecia-
Papi, e piìi recentemente Pio II, Paolo li paragrafi di so|wa, tranne alcuni, di
11, Innocenzo Vili e altri. Molti diritti cui r.^gionai in altri di essi, così di altri

godè il comune di Viterbo ne'secoli XII, non rilevali in corsivo. Altrettanto pra-
Xlll e XIV. Benché la città, dopo esser ticai per quelli che vado a nominare. 11

stata obbligata soggettarsi a'romani, non Bussi allega documenti del dominio effet-
più riacquistò interamente l'indipenden- tivo eh' ebbe Viterbo non solamente de'

za»primiliva, tuttavia o per connivenza suddetti, ina de' seguenti 5o castelli. S.

de' principi, a' quali ubbidiva, massime Angelo, S. Arcangelo, Attigliano, Casa-
a'Piipi, o per rjualsi voglia altra ragione, /^/,Ca>/e//rtr(^/o, Castello diCucumelle,
/;jrt

godè pel corso di molti secoli il gius ter- Castel Cardano, Castel di Fratta, Castel
litoiiale, e la giurisdizione col mero e Foranio, Castel Leone, Castel di Salci, Ca-
mi^to impero, e governandosi con leggi stel diScopulo,Ce//cv'e,Cincelle,C;Vi7e//<7,
e magistrati propri, disponeva Iiberamen Colle Casale, Commenda de ss. Giovanni
V IT V T I 225
erniore {Mcw più sol[o),Corchiano,Cot'- o perchè in questo lo riabilitt). Una delle

neto, Cornossa, Corviano, Corvogliano, conilizioni cui si obbligavano feudatari^ i

Donazzano, /'>/r/ito, città dislrutla, Gal- ed paesi che al comune di Viterbo giu-
i

lesf, s. Giovenale, s. Giuliano, isola Mar- ravano vassallaggio, era di stare alla pa-
tana, le Rocchetle, Ltim\ Marta, Mez- ce e alla guerra^ che avrebbero fatta i
zano,Monte Acuto, Monte Aliiano, Mon- viterbesi, donde si trae il diritto del co-

te Monte Garofalo, Monte


Cocuzzone, mune muover guerra, e di far tregua
di

Monastero, Palenzana o Parenzana, e pace, di che esistono monumenti, oltre


Peizano, Pelrignano, Proreno, Qua renta le confederazioni. Fra questi mi limiterò

o Cornienta nuova, Radicofani, Rocca a ricordare quello riguardante la tregua


Altia, s. Savino, Segena, Soriano, Tol' conclusa nel ii65, cogli orvietani, e tre
fa, f icOj Toscandla (ma va letto quel- del 1291 per la pace col senato e popolo
1' articolo, in cui col Turriozzi confutai romano. Finalmente quanto alle confe-

l'asserzione del Corelini). Dalla stessa bol- derazioni, celebre, antichissima e imme-
la d' Innocenzo IV
deduce il diritto
si morabile è quella, che passò da tem-
del comune d'eleggere il Podestà, e tut- po antico, e dura ancora, fra la città di
ti i ministri del tribunale, giudici, uffizia- Viterbo, e quelle di Arezzo, di Galle-
ii, ec. Ma
avendo quindi pigliato ansa i se e di Tivoli; confederazione che esten-
TÌterbesi di prorompere in vari eccessi, de alle popolazioni la reciproca cittadi'
e fra gli altri avendo nel 1280 in con- Danza, col godimento de' rispettivi privi-
giuntura del Conciaie, barbaramente legi. Non si può fissare il tempo in cui
trattato cardinali Matteo e Giordano
i r autorità del comune di Viterbo fu li-

Orsini, il Papa Onorio IV assolvendoli mitata e ristretta, e quando i paesi che


nel 1285 dall'/rj^er^^e^tó, in penali pri- da essa dipendevano, passarono sotto
vò del mero e misto impero, e di qualun- r immediato e diretto dominio della s.
que giurisdizione (Ino a nuova determi- Sede e sua Camera apostolica. Sembra
nazione della s. Sede, riservando a sé e però assai verosimile, che tali mutazioni
alla Romana Chiesa la rettoria o pode- siano avvenute verso la fine del XV se-
steria della città, da esercitarsi nella ma- colo, ovvero a! principio del XVI, quan-
niera eh' egli o la s. Sede medesima pre- do del tutto estirpati tirannetti e com- i

scriverebbe. Questa proibizione di isti- poste le civili discordie, la forma del go-
venne
tuirei! podestà e gli altri ministri, verno della provincia del Patrimonio fu
moderala da Bonifacio Vili, il quale con cambiata e ridotta in sostanza in buona
bolla del 2gg di nuovo accordò al co-
1 parte allo slato presente, tranne quell'ec»
Dkune il privilegio d' eleggere suoi uffi- i cezioni segnalate ne'superiori paragrafi.
ziali;eGiovanni XXII con bolla del iSaa Il Coretiui osserva^ essere la provincia
lo rislabiTi nel diritto di creare il suo po- del Patrimonio una delle più vaste dello
destà, quando non lo fosse dal Papa. Nel stato di s. Chiesa, e ritenersi non senza
i4i5il cardinal Isolani legato della pro- fondamento che Pasquale II dichiarò Vi-
vincia, con suo diploma concesse al co- terbo cnpitale di quella parte di Tosca-
mune la nomina di 3 soggetti, uno de' na, che la gran contessa Matilde avea
quali dovesse essere confermato podestà offerta a s. dominio de'
Pietro, sotto il

di Viterbo dal legato apostolico o dal ret- successori, e perciò deltaPatrimonio di


tore della provincia. Quanto a'feudi, an- s. Pietro. Usurpata poi da Federico I[
che dopo la bolla d'Onorio IV il comu- Viteibo, la costituì con diploma del set-
ne seguilo ad accjuistarne de'uuovi e di- tembre 1240, residenza imperiale e me-
sporre di que' di cui era in possesso; o tropoli di tutto quel tratto di paese e pro-
perchè quel Papa noi privò di tal dirilto, vincia, che egualmente avea tolto di pre-
VCL. cu. i5
226 V I

potenza alias. Sede. Al dominio di que-


sta rifornata, vi fu riaperta la curia ge-
T
Monte
V 1 T
Rosi, Oriolo, Ponzano, Bignano,
Scrofano.s. Oreste, Trivigtiano, Torrita,
1
nerale della provincia del Patrimonio, di- (i seguenti luoghi ora appartengono alla
chiarando due cardinali legali che in es- delegazione di Civitavecchia) Ceri Cer-
sa dovessero risiedere,quale luogo princi- veteri,Monlerano, Monte Romano, Man-
pale della provincia. Le città, terre e ca- ziana, Rota, (il seguente ora appartiene
stelli che nel declinar del secolo passato alla delegazione di Spoleto) Giove, e Pia-
formavano la provincia, si dividevano in no che ne'riparti territoriali e statisticho
Sciassi. La i." comprendeva luoghi im- i non trovo ricordato. Lo stemma del*
mediatamente soggetti al governo di Vi- la città di Viterbo, dal Bussi e dal Core-
terbo, cioè, olire Viterbo metropoli, le tini descritto e prodotto in figura, è un
città di Orle, Bagnorea, Acquapendente, Leone colla corona sopra la testa, che u-
Toscanella, Monte Fiascone; le terre di nito o appoggiato ad albore di palma ha
Velralia, Bieda, Lugnano (par quello ora sotto la destra branca un globo quadri-
delia delegazione di Spoleto), Bassano, partito colle lettere F. A. V. L. e regge ,

Celleno, Bolsena, s. Lorenzo, Latera, O- un'asta con aquila imperiale bicipite nel-
nano, Pioceno. La 2." abbracciava i luo- la sommità, e con una bandiera che ter-

ghi sottoposti a' due giudici degli stati di mina in due code svolazzanti, divisa da
Bonciglione e Valentano, avendone la una Croce in 4 P'X'ti, in ciascuna delle
soprintendenza il governatore di Viter- quali sono le C7«tìt'/yt;0N///z(,/e incrociate.
bo : allo stato di Bonciglione appartene- Biferisce il Coretini: Il Leone si crede
vano, oltre Ronciglione città, le terre di adottato per iuipresa da' viterbesi (inda
Caprarola, Canapina, Vallerano, Fabbii- quando adoravano Ercole, nume eroico
ca, Corchiano, Borghelto borgo, Isola cui si attribuì lo strozzamento del leone

( ora della Comarca di Boma) castello, che infestava la selva INetrea. La Coro-
s. Elia castello: allo stalo di Valentano, na, sulla di lui testa, significa I' antico
oltre questa terra,appartenevano quel- principato goduto da Viterbo, di cui ere-
le di Grolle, Gradoli, Capo di Monte, donsi prove i sepolcri etruschi trovali
Marta, Canino, hchia, Montalto (ora del- ne'dintorni, di persone dalie cui insegne
la delegazione di Civilavecchia, riparla- si ritiene avere esercitato la regia podestà.
ta nel voi. LVIII, p. i3o); ed castelli i li'Jlbero di palina ricorda lo slemma
diTessennano,Arlena, Cellere, Fianiano, di Perento, espugnata e distrutta nel
Pianzano, Bisenzo luogo diruto unito al- I172 da' viterbesi. Le 4 lettere i\t\ glo-
la podesteria di Capo di Monte. La 3." bo quadiipartito sono le iniziali delle 4
conteneva luoghi baronali di Bagnaia,
i parti o piccole città, che formavano la
Barbarano, Bassanello, Bomarzo, Bassa- Tetrapoli Viterbese, cioè Fano,Jrhano,
t)0 di Sutri, Carbognano, Calcata, Castel Fetulonia, Longola. il F essi Ilo o asta
di Piero, Castel Celiese, Chia, Graffigna- coir aquila imperiale nella sommità, fu

no, Gallese, Mugnano, Monte Calvello, conceduto a'vilerbesidall'imperalore Fe-


Bocca del Vecce, Soriano, Sipicciano, s. derico! nel 172. In fine, l'uso della Ban-
I

Martino, Stabbia, Vitoichiano, Vigna- diera, ossia stendardo colia Crocee Chia-
nello, Civitella Cesi, s. Giovanni di Bie- vi pontifìcie, fu accordalo ( ma al mudo
da, (i seguenti luoghi ora appartengono che dissi nel voi. XI, p. i 78, col Garam-
alla Comarca di Roma) Anguillara, Brac- pi), o come pretende il Bussi, fu amplia-
ciano, Cesano, Castel Nuovo, Caoipagna- to il privilegio, nel i 3 1 6 da Bernardo di
no, Civitella s. Paolo, Formello, Filac- Cuccinaco (meglio Cucuiaco, per surro-
ciano, Fiano, Galera, Lepiignano, Ma- garlo all'imperiale) vicario generale de!
gliano Pecorareccio, Moilupo, Mazzano, rettore, e capitano generale della pruvio-
VIT VIT 227
eia del Patrimonio, per averlo i vilerbesi leon camminante (
primitivo emblema
a forza d'aroii liberalo dalle mani di Voti- della città, come testificano i cronisti no-
cello Orsini e di altri ribelli della Chiesa, stri) un globo quadripartito , e iscritto
da' quali era stato assediato nella fortez- nelle 4 lettere F. A. F. L., e nell'aver
za di Monte Fiascone. In fronte del di- ciò fatto a studio perchè potesse cavarsi
ploma vi è espressa in miniatura l' inse- quindi una mendicata conferma della so«
gna della Chiesa, eh' egli concesse, cioè guata esistenza in antico della Tetrapo-
uno stendardo rosso svolazzante e termi- li orbano, ^'etulonia Zongula,
jPano, ,

nante in due code. Una Croce bianca lo quattro città riunite in una e significate
divide lutto in 4 parti, ed in ognuna ve- da quelle 4 iniziali. Di ciò trattai a lun-
desi una cliiave parimenti bianca. Parti- go nell'ultimo mio opuscolo Florilegio :

colarità ommesse dal Bussi, producendo Viterbese, a\\\co\o i.° Mancavami allo-
ildiploma scorretto. Il critico e dotto prof. ra una prova materiale di quel ch'io cer-
Orioli, quantunque zelatore costante del- cava di provar con soli ragionamenti. Nel
le vere glorie di Viterbo, che vanta a pa- passato autunno questa prova materia-
tria, all' opportunità non mancò di con- le io l'ho trovata ; e sono suggelli e lo i

futare le cose favolose, credulestoricheda stendardo d'un tempo antecedente, cui


alcuni scrittori viterbesi. E fin dal riferi- riproduce la tavola onde si fregia il pre-
to e promesso nell' Album di Roma, t. sente foglio. I ilue disegni inferiori sono
20, p. 3o5, si propose di trattare altrove la delineazione chedebbo alla perizia cor-
del municipale blasone, prodllando del- tese e benevola , alla quale hammi abi-
l'erudizione araldica e delle osservazioni tuato il nobile giovane signor Pietro Zelli
accurate del nobile viterbese Liberato de Jacobuzi ;
perizia e cortesia pari a quel-
Liberati. Infatti 1' effettuò nel Giornale la dell'illustre suo germano Girolamo,
Arcadico di Roma, 1. 1
34. p. 286, Flo- spesso dame lodata a più d' un titolo
rilegio f'ilerbese: Lo Stemma di Viter- (come ntW Album di Romani. 8, p. 35i, 1

bo ; ì. 120 Ancora de' Suggel-


1 36, p. : parlando delle particolarità topografiche
li e dell' Insegne di f'iterbo. Poco dopo di Viterbo, sulle quali l'Orioli dice po-
e nello stesso i854 pubblicò nell'/^/Z.»//! tersi di più trattenere" aiutato massi-
di Roma, t. 2 p. 355, l'articolo che me-
i
,
mamente nell'opera di trascrivere molle
rita riprodursi qui. « / Suggelli e le In- delle pergamene dalla intelligente, accu-
segne dì Viterbo. La fine del secolo XV, rata e indefessa cooperazìone e fatica de
e il principio del seguente, segnano un'e- nobili signori Liberato Liberati, e fra-
poca funesta per le antichità viterbesi. telli Zelli Jacobuzi , cui piacemi render
Non qui mi cale cercare la origine prima questo sincero tributo di meritata lode,
deldeviamento dalla schietta verità, edel mentre intrepidamente seguitano di
essi
comi ncianienlo dell'alterazioni sistemati- perse l'assunta impresa d'esaminareeco-
che di essa: lavoro a che non mi sono sot- piar tutto che d'importante fin qui celano
tratto parecchie altre volte. Qui è mio pro- i copiosissimi nobili archivi, propostosi
posito di dar prove più ancora evidenti con una eletta d'altri nobilìssimicittadini,
(per uno degli tsempi),the lo stemma stes- il maggior lavoro di preparare una edi-

so della città e sue insegne s'adulteraro-


le zione del Codex Diplomaticus Piter»
no colla intromissione di simboli illegitti- hiensis, del nostro antico Statuto dell'an-
mi che seguitano ad essere adoperati an- no I25i, de' nostri cronisti tuttora ine-
che a'dì nostri ne'suggelli municipali ead diti, ec"). III." disegno (quello coll'iscri-
ogni altro pubblico uso. La falsificazione zione de'consoli) ha, come ciascun vede,
principale consiste da più che tre secoli, il leone camminante verso la dritta, con
uell'aver sottoposto alla zampa dritta del una delle zampe sollevata e rampante, e
1

-iiS V T I V IT
con dietro a sé una pianta inclinata a si- palo Del Bussi tra gli altri nell' Appen-
nistra, schiantata, e sen7a foglie, che si dice sotto il a." VI. Ria qui il leone ha
sa figurare una palma. C appeso a ben faccia umana, come una sfìnge; è volto a
due pergamene originali, una degli 1 sinistra ; e dopo di sé, io luogo della pal«>

febbraio i ig8 indizione prima; ed è


, ma, ha la picca eretta, e intorno la leg«
del podestà Raniero Pepone che, a no- genda qua e là corrosa, la qual però si
me e per mandato della Università Vi- vede essere stata Non vietuens verbo, :

terbese, e de* Rettori della città , stipo- leo sum qui signo Viterbum j differen-
la co' 4 condomini di Valenlano, di far te perciò in questo da ciò che stampava
guerra e pace a comandamento del Co- il Bussi a p. 38, senz'addurre prova: Non

mune di Viterbo, e di pagare in carne- timeo verbuni eie, in che non fa che co-
vale ogni annoio libbre di buoni sanesi. piare Annio, il quale forse citava a me-

Uoosimile e degli stessi anno e indizione, moria, e perciò sbagliava. Or questo per
ma degli 8 di giugno, è de' consoli prò vero è conforme nella sostanza a quel che
tempore, maestro Giovanni Ferentinate, accennano altrove in più luoghi della cit-
Geizone ed Ebriaco, che col consiglio de* tà altri monumenti, dove i simboli del
due loro assessori danno certe disposi- suo stemma mostransi sotto varia forma;
zioni relative al riparto dell'acque tra* ei.° (al lato sinistro dell'odierna piazza
terreni ortivi appartenenti alla chiesa di del Comune, guardando il palazzo della
s. Angelo in Spata, e i raolini adiacenti. Magistratura ) il leone senza la palma,
Il suggello è profondamente impresso in tutto rilievo e in peperino del pae-
sulla parte piana del grosso segmento se sopra una colonna; 2." il leone allo
d'una palla di cera bianca , circondata stesso modo, ma colla palma dietro, sul-
da un rilievo anulare perchè meglio si la destra di essa piazza ;
3.° il leone in
conservasse. Ed essendo l'uso di tal sug- basso rilievo dello stesso sasso, dove col-
gello non guari qui lontano dall* anno la picca, e dove collo stendardo tenuto
della distruzione di Perento, e da quello dalla bianca alzala, di cui si dirà tra po-
dell'assoluzione per tal falto data da Cri- co, e ciò nella slessa piazza, sulla fronte
stiano arcivescovo di Magonza a nome del palagio che fu già del podestà e del
di Federico 1 imperatore neh l 'j^, que- capitano del popolo, dirimpetto al palaz-
sto ne spiega perchè la palma vi appa- zo della Signoria. Ma la picca sostituita
risce, ove si ricordi quel che intorno a alla palma si Irova pure dietro il leone
ciò si legge presso il cronista Lauzellolto, in basso rilievo, or volto a dritta, or a
che, per sì fatta vittoria li Viterbesi ad- sinistra, sul fregio della loggia laterale
gionsero al Leone del Comune la Pal- del donius pon(i/ìcalis,og^\ palazzo del
ma, ch'era l'arme del Comune di Fe- Vescovado , nella piazza del Duomo, a
renti: ond' è eh* io congetturo apparir spese pubbliche fabbricato a cura de'
quella inclinata, e quasi schiantata, come due capitani Rainerio Gatto, ed Andrea
dissi, e senza fronde, appunto perchè con diBerallo, purde'Gatteschijdopo la mor«

essa vollesi figurare l'abbattimento della te di Federico II, negli anni 1266 e 67
città rivale e nemica. Noto per ultimo (le cui iscrizioni al solito raalamenle co*
che la seta, dalla quale lacera è penden- piò il Bussi). E come il suggello che por-
te, è rossa. L'altro suggello, e il secondo, ta mollo Consules Vilerbienses chia-
il

è sospeso ad un cordone di cotone azzur- ramente è da ciò indicato ch'era quel di


ro, e lo si vede in pari
impresso modo che la signoria usava, come proprio del-
annessoa una pergamena dell'an-
in cera, la città, si deduce quindi che l'altro col-
no 1225, scritta a nome di Milanzuolo la picca era dunque iuvece quel del po-
podestà , il cui testo può leggersi stam- destà e del capitano, i quali iuleudevauo
., ,

V I T V I T aag
indicar con essa picca la loro aulorilà e etinsìgnìa RomanaeErclesiaepcr ipsuni
il loro nllicio. Dove se nella
stipolazione leonein portando^ scilicel sìcut superius
co' valeiitanesi Raniero Pepone, die pur designala sani, illa vobis sic designata
era podestà, usò, in luogo dell'altro, il et descripta, l'obis tradinius defcrre et
bollo del Comune, ciò probabilmente è portare sicut vobis placuerit perpetuis
percliè io f|uel caso, a nome appunto del temporibus aiictoritale, ordinalione, et
Comune, e solo come suo rappresen- mandato nostro. Esso stendardo è in al-
tante civile stipolava. Del resto docu- i to della pergamena non solo disegnato,
nietili dell' archivio mi lian fatto cono- ma eziandio colorito, il campo è azzur-
scere anche un 3.° bollo minore, da im> ro, il leone coronato ,
giallo fìguraole
priraer sopra carta, e rappresentante la oro cogli scuri neri. L'asta e la palma
sola testa del leone veduta di faccia, qua- verde, i frutti rossi. Rossa la iìaaima.
le si scorge ancor oggi nelle nostre fonti lìianca la Croce e le Chiavi (cioè 4» e non
le più antiche a foggia di aiascheroue incrociale, come io avea riferito nel sun-

donde sgorga l'acqua ; e come in tutto nominato voi. fin dal i84i)- ^i^H^ 1^

rilievo sporge di peperino e più in gran- sbarra : bandiera oggi uscita d' uso, oè
de, sopra uno degli antichi ed ora ac- so perché; ed è quellaappunto che men-
cennati portici della piazza di s, Silve- tovava di sopra come scolpita nella bran-
stro (oggi del Gesù) a destra di chi vie- ca d'uno de'leoni in bassorilievo sul pa-
ne dal duomo. Rimane da ultimo ch'io lazzo del podestà e capitano". Nel ricor-
parli della delineazione che nei dise- dato i^/or/re;g/o,§ 3, il prof. Orioli avea-
gno è sopra all'altre due, la quale rap- lo terminato dicendo:» Non è dunque
presenta non il suggello, o lo stemma, dubbio, che dal vicario Bernardo di Cu-
ina lo stendardo concesso a'viterbesi nel- culaco provenne il papale vessillo, ag-
l'anno i3i6da Bernardo de Cucuia- giunto all'insegna del leone colla palma
co, vicario generale del Patrimonio (con (dimenticata ornaila picca, e messo la

carta assai malamente stampata dal Bus- oblio motto -^ IVon timeo vcrbum, leo
il

si, Append. n. xxix; ma che non è que- sum qui signo f'iterbum, prodotto dal
sto d luogo di riprodurre qual essa è Bussi, copiante senzadubbio Annìo de
veramente), dove tra ojolte altre co- excisis incnioriis) da esso ancor oggi ,

se è questo brano: Voleiites vos, ttpO' abbrancata, comechè non culla corona,
steritalein ^'estrani praeroj^ativa honoris la quale questo Bernardo avevagli pur

et grada prosegui ipeciali vos (cioè . . . data e cumechè altro ordine abbiamo
;

il podestà) et populu/n vestrum in quo- introdotto nella posizione delle chiavi


libtt exercilu, queni Comune^ Ecclesia, ed altri mutamenti di colori adottammo
et Rector Patrinionìi, qui prò tempore arbitrariamente. La palla però, dico di
fuerit , faciel y velfacere mandabil . . di nuovo, nemmen allora fé' di sé mo-
ordinaiìuts et declaramus perpetuurn stra. Di più noi ci arrogammo d'intro-
FexiUiferum, seii Confaloneriiini, dc' metter sì fatta bandiera nello stemma
fensoreni, valilorern, et adintorein ho- mentre la concessione non aveva parla-
noris et jnrium Roinanae Ecclesiae et to d'altra inserzione che negli stendardi
Rccloris Patrinionii, ubicunique, infra del popolo ; stendardi che sono andati
ipsuni Palrinionium, suiun exerciluin in non cale, forse perchè non abbiamo
conligerit congregare, ila quod in ipso più milizia di municipio o di provincia.
exercilu,et iteni inquolibetalio exercilu Abbiamo uondimenoancor oggi una ban-
qiieni conligerit veslro nomine vos faclu- diera da por fuori, in nome del comune,
ros, idlra arnia vestra propria quae ha- per altre significazioni di civile ammini-
belis^sciLicel leonis cum palina, vcxillum slrazioue, o d'altro, e non veggo perchè
i3o V I T VIT
non usiamo del nostro privilegio antico dichiarò ritenere altri ed egli slesso ini*

e legittimo, abbandonate ornai le ciao- postura il sedicente decreto di re Desi-

fruscole di niuno o di falso sigoificato, derio, aver con esso accordato facoltà al
che sono indegne dell'onoralo lor posto. popolo Viterbo di coniar le monete
di

Anche suggelli antichi, con piccola mo-


i colle F. A. F. L. ; ma a lui
lettere
dificazione, potrebbero essere ripresi. 11 non riuscì vederne alcuna. Nondimeno
leone avrebbe da esser coronalo, perchè racconta poi, che neh 474 f" introdotta
non so qual ragione vi sia di avergli tol- la zecca in Viterbo, eie monete che io

to questo fregio. Il suggello del podestà esse si batterono furono carlini, quattrini
potrebbe divenire quello degli atti che e piccioli; da una parte de'quali era l'ar-

emanano dal gonfaloniere ( vexillifer ) me di Sisto IV, che ne avea accordato


quando ordina qualche cosa. 11 verso il privilegio, e dall'altra la figura di s.

leonino si potrebbe lasciare. L'altro sa- Pietro con sotto un piccolo leone inse-
rebbe propriamente il suggello generale gna della città. E siccome se ne trovano
del comune. Alla leggenda però Consu' ancora, avendo nel rovescio l'immagine
les Fiterbienses , avrebbe a sostituirsi del glorioso protettore principale della
Ordo et Popidus Filerhitìisis, all' an ti- città s. Lorenzo, con intorno s. Lau- :

ca, poiché lo S. P. Q. V> è una buratti- ren. D. Filerb., giusta le figure che offre,
uata insipida e moderna, non avendo noi in cui si vede il Santo tenere colla de-

Senatore il Consiglio Municipale, secon- stra un libro, e nell'altra la palma o la


do la buona lingua nativa dicendosi Or- graticola. Sembra doversi credere, che
dOyC splendidus Ordo, o poco diversa- seda principio nella zecca viterbese fu-
mente". Tanto pubblicava francamente rono coniate tali monete, in seguito se
nel i854 Orioli. Fatto è che in
il pi'of. ne batterono anche altre, alcune delle
fronte Relazione della venuta e
alla quali erano una mistura di rame e d'ar-
permanenza in Viterbo del Sommo Pon- gento, e l'altre unicamente d'argento. La
tefice Pio IX felicemente regnante, Vi- zecca fu stabilita presso la chiesa di s.

terbo tipografìa di Rocco Monarchi 857, 1 Croce, a cui successe quella di s. Ignazio,
si vede lostemma della città formato in casa di Giambattista Dellituare, ma
così. Il camminante e corona-
leone non vi rimase più di due anni , poiché
to colla zampa dritta sollevata a reg- i viterbesi in vece di vantaggio ne avea-
gere il una semplice asta,
vessillo, eh' è no danno. Quando nel 14^7 si voleva
con bandiera terminante in due code , introdurre a Viterbo la zecca, fattane pro-
divisa da una Croce in 4 parti, in cia- posizione nel consiglio generale, Pietro
scuna delle quali è una chiave ritta die- : Paolo de'Gaetani consigliere, acciocché
tro al leone è l'albero di palma fronzu- non s'introducesse, allegò il detto faceto
to. Tra le iscrizioni onorai'ie, vi sono le di mg.' Pietro Lunensi Quod la zecca,
:

sigle : S. P. Q. V. Dunque non si volle qiiae latine dicitur officina, capitar ali-
adottare \' Ordo ec. Bensì fu riformato quando prò quodam animali existenle
lo stemma, poiché quello del frontespi- in caudafumentorum.Quare videnduni
zio della Relazione dell' arrivo e per- est, ne id postea foret damnuni univer-

manenza in f^iterho del glorioso Ponte- soruni civium, et nefaciendo monetas,


fice Gregorio XFIfelicemente
regnan- destruerentur supellectilia antiqua do-
te, Viterbo i84i tipografia Monarchi, mestica, cupiditate pccuniariim. lì Co-
ha il leone col famoso globo quadripar- retini dipoi asserì, che Federico II im-
tito colle lettere F. A. F. L., e l'asta del- peratore col diploma del 240, prodotto 1

la bandiera cotl'aquila da due teste nella dal Bussi, concesse a Viterbo il privilegio
sommità. 11 Bussi volle ripetere, benché di balter moneta, publicae pecuniae si-
VI T VII a3i
da cudnlur quae f/naginìsIVoslrae sub- che lo stesso Sigonio rammentò nel lib.
scriplione praefulgeat. Ma soggiunge, la 3 de Regno hai., e il Grutero inserì co-
oustra città prima di Federico 11, e do- me una gioia nel Tesoro dell' Iscrizioni^
po ancora, ha goduto questo diritto con per tacere altri suoi panegiristi. Non è
maggior ampiezza, avendo coniato mo- da stupire, se non seppero ben guardarsi
neta coll'arme e nome proprio. Imperoc- da questo fìnto Editto vecchi, perchè i

ché nel decreto di Desiderio uhimo re non abbondava Abbia-


in essi la ciitica.

de'Ioogohardi si legge Perini tlinius pe-


: mo bensì da meravigliarci, come l'Olste*
imprimi
ciiniis F
A L, sed amovcri F dìo, uomo certamente da mettere fra'pri-
Herculem^ et poni s. Laurenliunieoruni mi letterati, e bene sperto in essa critica,
Palronuni. E nel 1762 in uno scavo si dopo tanta luce data in quest'ultimi tem-
trovò una moneta d'argento della gran- pi all'erudizione ecclesiastica e profana,

dezza d'un paolo, giudicata dagli eruditi giungesse non solo ad approvare,ma aa-
non più bassa del XIV secolo, nella qua- che a difendere (come non ha molto ha
le da una parte era l'immagine di s. Lo- tentato anche un letterato da Viterbo)
reuzOj e nel giro s. Laurentius: dall'al- un SI screditato monumento, riconosciu-
traun leone appoggiato all' albero di to per impostura dal coro degli uomini
palma coll'iscrizione intorno De P^iter- : dotti. Basta vedere il solo sopr'accenna-
Lio. Ne esibisce l'impronta, ove vedo il to per conoscere la falsità della merce.
Santo stringere colla destra un'asta ter» Ivi si legge: Pernii ttimus (cioè al popolo
minante colla Croce, colla sinistra un li- di Viterbo) pecuniis imprimi F. A. L. I.
bro ; e nel rovescio veramente leggo de (quitemo errori di stampa), sed amoveri
f'ilbio, cioè ^//ertto abbreviato. Tal mo- Herculem,et poni s. Laurenlium eoruni
neta fu riposta nella cassa del Comune, palronum, ut faci t Roma et Bononia.
in cui sotto 4 chiavi si custodivano pub- i Lascio andare quella frase Pecuniis im-
blici sigilli. Dice ancora, che in una mo- primi^ e dico, trovarsi qui non una fa-
neta pur coniata in Viterbo, quando era vola. Sidee tenere per falso, che fosse con-
tiranneggiata da un di Vico prefetto di ceduto il un Castello
gius della zecca ad
Roma, pubblicata dal Contelori, si mi* o Fortezza, come era Viterbo, detto da
ra da una parte un leone, antica impre- Anastasio Bibliotecario f^iterbiense Ca-
sa di Viterbo (una cuoi sex panibus, pel struni, quando ne erano prive quasi tut-
riferito da me al suo articolo, e nel ro- te le altre più illustri città d'Italia. Fal-
vescio la lettera P. iniziale di Prefetto, so è parimenti, che allora si battesse mo-
ed in giro 1
4 pani). Già il Muratori, Dis- neta in Bologna; e molto più il dire, che
sert.sopra le antichità Italiane: Dissert. la pecunia romana e bolognese portasse
27.' Della Zecca, e del diritto privile- l'enìgìe di s. Lorenzo. Ninna di tali mo-

gio di battere rnoneta,ra^\oa3adQ <lì qiìe\- nete mai veduta, né si vedrà". Tut-
si è
Id di Bologna^ avea detto : Avere il Si- tociò ben conobbe il Turriozzi, Memorie
gonio, se pure non è giunta fatta alla sua is loriche della città Tuscania ora To-
postuma storia,dopo aver asserto che En- scanella, pubblicate dopo il Coretini, poi-
rico VI nel I 191 concesse a Bologna la ché l'espose nel cap. 3: Si dimostra la
facoltà di fabbricar denari , Langobar- falsità del decreto di Desiderio re de
dorum temporibus, quemadmodiun ex Longobardi prodotto in lapide da' fi ter'
privilegio Desidera regis Fiterbiensibus lesi. Riferite le parole del supposto de-
dato cognoscitur. Osserva Muratori il : creto , sul privilegio di batter moneta,
>» Il privilegio qui citato, altro non è, che dichiara. » Stabilire che Viterbo, luogo
il famoso Editto, tuttavia inciso in ta- allora ignobile e piccol castello, coniasse
vola di marmo, ed esistente iu Viterbo, moneta con Ercole e Fani, è troppo io-
-

232 VIT V I T
credibile; mollo meno, che rimosso Er- del famoso Sarzana, con l'Orioli, m II n

cole, vi s' imprimesse s. Lorenzo. Delle bile viterbese sig. d. Sebastiano Zazzar
prime e seconde monete in attestalo di già canonico di quella cattedrale, poi a
verità il mondo pou
,
ha potuto veder ciprete della collegiata di s. Sisto, uomo
neppur una, con lutto che, essendo quel- molto dotto ed esemplare , ecclesiastico,

la città la metropoli, che si decanta, do- la famigliaritàerudita di cui morte sol


II-

vesse averne coniata una gran quantità lecitami tolse, m'ebbe regalata una
d'ogni genere. Non accade dire, che se il queste monete di rame, che da una pai
decreto fu inventato dall'Annio,
ce questi inciderlo in marmo,
come
cosi potea
fe- te ha s.

lere nel giro


Lorenzo colla graticola, e
s. Laurenlius, e nell'altra
I
le le

per corroborarlo far imprimere ancor le parte de P'ilerbio, col leone che tiene il

monete, o potea tralasciar le facoltà di globo colle lettere F. A. V. P. (sive Fauly


coniarle. Se per sostenere il decreto ab- perchè dice trovarsi ne' monumenti or
biamo ricorso a ciò, che Annìo potea fa- Fauluv Faup, anzi anche Fabule), ed è
re, e non fece, verrebbe certamente ac- senza palma , indizio che fu coniata in-
comodato ogni errore. L'Annio potea, è nanzi la distruzione di Ferenti, cioè pri-
vero, fiìr tutto, ma non lo fece, perchè ma dell'an. I 172 ". Ma l'Orioli esclama:
per ordinaria provvidenza di Dio ha pro- crimine ab uno disce oinnes. Egli non
prio la falsità anche negli uomini erudi- v'ha veduto niente, perchè niente di quel
ti ed accorti, di scoprirsi da sé medesi- ch'ei dice v'è. V'è bene il leone, ma del
ma. Potea Anniofar imprimer le mone- globo non vi è traccia , né delle lettere
te, e farle ancor comparire nel medesi- che vi siano mai state. Non v'è la palma,
mo luogo, ove ripose il decreto, ma bea sì bene la picca col ferro Infido. Né in-
conobbe la maggior difTicoltà, il pericolo torno è de l'iterbio, ma de Filbio, cioc-
delle leggi , e sapeva eziandio , che egli ché, per *ero, torna allo stesso. » Or s'e-

non avea la mano onnipotente di yuppii- gli avea le traveggole nel leggere lo stam-
re in un subito a tutto quello che la na- pato (dal Coretini) è chiarissimo , come
tura avrebbe fatto in esse in più secoli. possiamo sperare che non le avesse quan-
Da ciò che potea farsi e non si fece, non do credeva vedere nella monetina di ra-
può (ormarsene un sodo argomento ". me, posseduta da lui, la palla e il F'. A.
Quindi riporta in breve il detto col Mu- V. P. ? " Indi passa a riportare quanto
ratori, che convalida la falsità del decre- disse il Fioravanle, della già discorsa mo-
to. Il prof. Orioli, nel Florilegio liler- neta del prefetto di Vico, che io riscon-
ZiCic, Giornale Arcadico, 1. 34»
presso il 1 trai nel Contelori, ove il leone apparisce
p. 25 1, ragionandodelle monete di Vi- senza le lettere, e senz' altro indizio del
terbo, lo chiama argomentodisperato non contrastalo emblema. Dio sa , riprende
men degli altri [Faiium rulluninae: Lo l'Orioli, quali monete fossero, se fur mo-
Stemma di Vilerho. Più sotto tornerò nete e viterbesi ,
quelle di cui partano
sull'argomento del i^/^/^Z-, parlando col Annio, il Mariani, il Faure (che dotto,
l'Orioli del Fanum Vollumnae e del ter- altrove deplorò essersi perduto in «loa-

ritorio Viterbese), che uiun uomo ha po- zoreccliierie niente degne di valentuo-
tuto mai esaminare. Per giudicare delia mo), non si son mai dati disegni,
di cui i

cui forza basti trascrivere dal Sarzana, e che ne'musei non si vedono Avendone !

Della capitale de' Tuscaniensi. » Altre l'Orioli interpellato l'intelligentissimo di


monete vi sono da me vedute; ed una ne numismatica del medio evo cav. di s.
praeenta il signor Gaetano Cordini ec. ". Quintino,gli rispose non conoscer nulla
JNon aggiungo il resto per averlo con es- di simile. Numerose [lergainene de'secoli
«0 già prodotto, {^eusì offrirò quest'altro Xlll e Xi V parlano <X^\'iterb.mi e ùcda-
V I T V I T 233
nnriorum viterhinoriim. Della Tuccia za del prelito , della congregazione go-

scrisse «irannoi388, che il prefello eb- vernativa, di mg."^ Bisconti vicario gene-
be a* 4 apiile Toscanella, Montalto ec, rale, della magistratura comunale e di
efecebatler moneta in Viterbo da due
la varie distinte persone, fu letto e sotto-
soldi l'uno con s. Lorenzo e la ^rata con Scritto l'atto solenne, e quindi venne sul-

la golpe e la Croce. Offre inoltre un bra- la facciata del palazzo municipale innal-
no delle riformazioni municipali del 1 43o, zalo lo stemma del novello Em,° protet-
riguardanti le provvidenze prese in Vi- tore, nome caro a'viterbesi anco perchè
terbo per la moltitudine f^e«(7nonu«/?rtr- derivato da antica nobilissima famiglia
fi//or«/?i,5iVe/7/ccm/orMm. Conclude, che di loro città. Lieto il popolo, nella sera
l'argomento delle monete non men va- fu tutta la città splendidamente illumi-
cilla di tutti gli altri» e che viterbìesi i nata, aumentando l'universale esultanza
miei sou costretti a conchiudere, com'io l'armonie del concerto civico. L'accade-
diceva in principio: i." che il loro stemma mia fìlarinoiiica, ch'ebbe da prelato deie-
è oggi deturpato (rammento che scrive- gaio a presidente il cardinale, in omag-
va nel 854) dall'adulterina intrusione, la
1 gio una cantata appositamente
eseguì
qualesperoaverdimostrata piùchead ab- scritta dall' accademico filarmonico Pie-

bondanza; 2." che dalle lettere /''^j»/, pro- tro Manzani, e felicemente posta in mu-
vate cos\ non antiche, niente può legitti- sica da Vincenzo Pontani valente mae-
mamente ricavarsi a favore dell'esisten-' stro della stessa accademia, cantata assai
za nella città nostra del primitivo Fa- bene da vari professori ciltadini e stra-
niini Foliumnae, comunque elle voglia- nieri nella gran sala comunale. Così Vi»
no interpretarsi". Di che più avanti, qui terbo mostrò la sua compiacenza nell'a-
però innanzi di lasciar le monete viter- ver a cardinal protettore chi ebbe pri-
besi, noterò col eh. avv. De Minicis, Ctn- ma a suo delegalo apostolico.
07, che per
nt storici e nunìistnatici, p. i il territorio di Viterbo, quasi triango-
chirografo di Pio VI dei 1796, fu data lare, nella maggior parte in pianura, il

facollà a a4 zecche dello Sialo Pontifi- Coretini lo dice estendersi a 4o,ooo rub-
cio di batter moneta di rame erosa, fra bìa di terreno, e produce grauo e altre
lequali Viterbo.-— La città di Viterbo ha biade in abbondanza, così l'olio, gran co-
un cardinale per protettore. Annunziò il pia d' erbaggi e frutti , essendo bagnato
Giornale di Roma de'20 maggior 857, dà molti piccoli fiumi che danno buoni
avervi il Papa nominato il cardinal Giro- e saporiti pesci, ed ha pascoli ubertosi
lamo d'Andrea (divenuto vescovo di Sabi- per bestiami. L'olio però, la canepa, il li-

na a'28 settembre 1 86o,ritenendoÌD cora- no, la seta, il vino formano i capi più
menda il titolo di s. Agnese, oltre quella considerabili del commercio; oltre la ca-
dell'abbazia perpetua di Subiaco); quin- va del vetriolo, le cave di zolfo, e vi fu
di riferì quello de'3o luglio la gralUudi- già quella del bolo armeno, da cui pigliò
ne di Viterbo per essere state esaudite le il nome la contrada di Monte Arminio.
sue preghiere, avendone già ammiralo le I moderni descrivono il territorio viter-
qualità della mente e del cuore , fin da bese tutto innadiato da una moltitudine
quando l'ebbe a suo delegato apostolico. di pescosi torrenti e ruscelli, che il rendor-
E quanto ne fu lieta la popolazione, lo no sommamente ferace di biade, ortaglie
dimostrò a'27 di detto mese, in cui rag."" e vini, e tanto fertilissimo di canepa da
Pioccaserra delegato apostolico, median- potersi dire la madre di essa, egregiamen-
te procura, prese formale possesso della te lavorandosi con notabile negoziato.Ab-
protetloria iu nome del cardinale uel- bondare, farsi gran commercio, ed essere
i'aule municipali, la queste alla preseu- rmomali i formaggi detti di f^Uerbo, tj

234 V l T V 1 T
leomonime carote: queste sono le rape vedono sorprendenti basalti prismatici o
rosse, Daiicus Carola, che lessate, pela- colonnari. E dal ranno, come lo chiama
te, tagliate a felle, e bollite poi in aceto, il Palmieri, di tali rocoie basaltiche, de-
si condiscono con anisi, garofani e zucca •
composte da'sulfurei vapori, che si solle-
ro.II Palmieri dicliiara. » Il territorio ha vano dal fondo della terra, che si ottie-
la superficie di tavole Sy 1,026, diviso in ne il solfato di ferro ossia vetriolo ro-
,

monti e piani, valli e colline; bagnato da mano. La sua cura d'anime appartenne
pescosi torrenti, che ne rendono feracis- anticamente al capitolo di Bagoorea ,
simo il suolo. In esso si vedono molti vil- quindi ebbe il proprio parroco. Enume-
lerecci abituri e graziosi casini: l'agricol- ra circa 70 anime. —
Magagnano o Ma-
tura vi è attivissima, cosi la pastorizia. gognano. Il Palmieri lo dice villaggio del
Tanto è vero, che vi si raccolgono nelle principe Doria Pamphilj, distante 9 mi-
propizie stagioni circa 900,000 barili di glia da Viterbo, o assai meno come scri-
buon vino, 700,000 rubbia di grano, ab- ve l'Orioli, poichéil piano di Magogna-

bondante squisito olio, pochissimo gran- no è quello che conduce dalle Grotte s.
turco, molto tabacco, lino e legumi d'o- Stefano a Viterbo. Esso vuoisi succedu-
gni specie. Gli erbaggi vi sono abbondan- to ali? città di Ferente distrutta nel ,

tied'oltimaqualità. Visonocirca 82,000 I


7 1 o I 72 (almeno é nel suo distret-
1 1

pecore, i5oo cavalli, 2000 giumenti, to), e vedersi case scavate nel tufo o ta-
800 vacche, 3oo maiali, 4oo capre, 200 gliate nel vivo sasso sotterra, non diver-
muli ". Per un raggio di 3 miglia, s' in- se dagli antri de'trogloditi. La chiesa es-
contrano orti, vigne e oliveti fiorentissi' sere sopra terra, e vi si aggiunsero altre
mi mentre su per l'erta de'Cimini si
; case per gli abitanti, che i riparti territo-
hanno vaghe case di campagna e amene riali vogliono ascendere a circa 460. Il

villeggiai ure. Appartengono alla città, Bussi lo dice già castello di Viterbo, per
compresi nell'enumerazionedi sua popo- sentenza del 1 549, o forse di data più an-
lazione, 4 annessi o frazioni denomina-
i tica. ^e\\' Album di Roma, t. 2 i , p. 77,
ti: Commenda^ Fastello, Cetriolo e Mu' si legge del prof. Orioli, l'erudito arti-
grignano. Secondo i Riparti territoriali colo: Magagnano, villaggio del Viterbe-
però, quanto alla giurisdizione ecclesia- se in (Quello dell'anticae. distrutta Fé-

stica , i due primi sono nella diocesi di rentum. Lo visitò nel 1659 il celebre p.
IMonle Fiascone, gli altri in quella di Ba- Rircher,e vi trovò abitazioni scavate sot-
gnorea. Eccone poche parole. Cornmeri' terra, le cui grotte non erano diverse da-
da de ss. Giovanni e Filtore. Luogo di- gli antri de'trogloditi. Eranvi cameruc-
stante 7 miglia da Viterbo, già comuieo- ce, sedili, nicchie, tutte tagliate nel vivo

da dell'ordme Gerosolimitano, ed antica- sasso, e sopra terra sorgeva la chiesa. Seb-


mente fu di Viterbo, come apparisce da bene siano passati due secoli , con poco
una testimonianza deliSSg prodotta dal mutamento trovasi altrettanto, con l'ag-
Bussi. Conta circa 5o anime. Fastel-
1
— giunta di casamenti e migliorie , anche
lo. Luogo lungi o miglia da Viterbo, io
I di buona appariscenza. Il p. Kircher lo
prossimità dell'antico castello Fiorenti- scrisse col nome di Meoniano , come a»

no o F<?rc«;o distrutto, il cui particolare marono dirlo scrittori d'Anniana scuota,


statuto originaledel i 3o5 è nell'archivio poiché non deve confondersi con Magna'
viterbese. Novera quasi i io abitanti. no, altro vicino castello', né col Maeone
Vetriolo. Luogo lontano 5 miglia da Vi- supposta patria di s. Anselmo vescovo di

terbo, presso l'edifìzio della fabbrica del Polimarzio, secondo l'arciprete Vittori.
vetriolo, che fu la 1
.* a fornirlo all'Euro- Se ne ha frequente menzione nelle per-
pa, nella valle delta V [nfernaccio. Ivi si gamene de'tabularivilerbesì^anchelepiìi
V I T VIT 235
antiche, come nel 1 08 1 trovasi Guido mo fornisce loro grotte salubri, dove sa-

f^icccomes Adiloscia danno G un Ile-


et nissimi vivono e d'ottimo colore. Vi so-
rio claregemtne linbitalori Ferenti {ao- no appartamenti divisi in camere mollo
ta questo, avverte l'Orioli, onde si ha pro- ben distribuite, cucina colla cappa su! fo-
va, non unica, Ferenlo essersi seguitalo colare, e la gola che sale fìno all'aperto;
ad abitare anche dopo la supposta sua stalla pel giumento, porcile ,
gallinaio,

total distruzione verso gli anni i 171 o stanze da letto, magazzini, forno. Quello
1172. Con queste parole pare forse che che è Magugnano, è il piano che dalle
l'Orioli alluda alla pretesa anteriore di- Grotte s. Stefano va a Viterbo: da un al-
struzione di Ferenlo) ... nomine comma- tro lato è il Traforo e la Torre, che nel-
tationis... terram de piscinalibusMagu- le cronache pare esser chiamata Torre di

gnani. Nel ogS (in contrailo segnato da


i Giovanni da Ferenlo, famosa per più fat-
hernardo judice datibus de cives Feren- ti. L'Orioli scrisse ancora un 2.° artico-

ti) è pur detto d'altra terra in valle Ma- lo su Magugnano, che pubblicò a p. 86

gognanu. Neh i53 un Alibrandusf. A- del suddetto Album ma non trovo op- ,

zonis de Torrena (altro distrutto ca- portuno ragionarne, siccome riguardan-


stello) dedit ... petiam unam de terra la- te Uno storpio che vinceva al corso i
:

boratoria in loco cjui dici tur Rlagogna- cavalli. Una singolare sognatrice. Una
no. Neil 186 Beliinberius (f. Beriinghie- lucerna perpetua. Finalmente 1' Orioli
ri) rector s. Marie de Butumo loca icr- nel trattalo di P^iterbo e il suo territo-
ras que sunt in Maguiano (abbreviato), rio, presso il Giornale Arcadico, t. i 18,
che poi vi si chiamano terre di Maguia- p. io5, ragiona di Ferento. Lo dice di-
no eoo segno di compendio sopra. £ non strutto da' viterbesi nel 1 170 o in quel
diversamente in iscrilture a noi più vi- torno; dell'accanimento col quale ne per-
cine o dell'archivio Comunale, o di quel- seguitarono anche i ruderi, beo 80 anni
lo di Angelo, o dell'altro del Duomo,
s. dopo; de'suoi decorosi edifizi teatro e ,

o di quel di s. Maria ad gradua- ec. Oggi tempio della Salute da dove Flavio Sce-
ancora dicesi Magagnano o Magagna- vino tolse il pugnale per trucidar Nero-
no, cioè nella sua forma Ialina Mago- , ne, o tempio della Fortuna Salutare; de-
nianum derivato non da Magus, ma da gl'illustri cittadini dì Ferento, della qua-

Mago MagoniSy nome personale comin- le erano oriundi l' imperatore Ottone, e
cialo ad usarsi in Roma dopo la presa di pare anche Flavia Domililla i.' moglie
Cartagine. Ma luogo descritto dal p.
il di Vespasiano, forse attinente di Scevi-
Kircher non è propriamente questo, ma 00. Di Ferento, oltre il dello nel suo ar-

delle Grotte di Magugnano o meglio ticolo, anche col Sarzana, che perciò va
Grotte di s. Stefano, accanto a 3Jiana, modificalo, dovrò riparlare. Qui solo ag-
Teraraente il Maeone di s. Anselmo, e il giungerò, che l'ultimo suo vescovo dei
Pianimeano dell'arciprete Vittori. Oggi 649 Bonito, lo fu anche di Polimarzio
ancora vi sono intere strade scavate nel (A'.), alla quale chiesa restò unita la
sodo, con usci di qua e di là in serie, che chiesa di Ferenlo , che sebbene trovasi
rappresentano l'idea legittima d'una ne- nel territorio di Viterbo, appartiene al-
cropoli etrusca, dalla quale probabilmen- la diocesi di Bagnorea (nel qual para-
te trassero diseguo delle abitazioni lo-
il grafo registrai i suoi vescovi), perchè a
ro ab antico i terrazzani, poiché in nul< questa si concentrò il vescovato di Po-
numerosi d'E-
la differiscono dagli ipogei limarzio. Furono trasferiti in Viterbo i

truria; e sono probabilmente disceuden* i corpi de'ss. Dionisio, Bonifazio e Reden-


ti di que'cheal tempo di Ferenlo distrut- to, e quello pure di s. Eutizio preteche
ta fuggirouo qua e lù. Il tufo asciulisii- si venera io s. Maria Nuova cou quello
236 V T I V I T
di s. Dionisio; mentre quelli di g. Redento gira precipuamente intorno a'Ioro cop
e di s. Bonifacio sono in s. Sisto, ed il suo chi,ciascunode'quali rappresenta un letto
camice nella cattedrale si venera. Fecea colla sua coltre, ed una statua di donna
lo fu anche detto Ferenlia, Ferentino, che vestita elegantemente vi giace sopra,
Ferentano, Farento e Farcntino , così colla testa alquanto elevata, ed il braccioL
alcuni suoi vescovi. Gli è vicino Castel sinistro appoggiato ad un ricco cu$cin(ld||
Fiorentino, ora inen d'un villaggio, da Una di tali donne ha nel dito anulare
cui derivò Fiorentinello , altro minore della mano sinistra l'anello col suo ca<
borgo. Ambedue sono al presente casipo- stone, del quale anello non è ornata l'a^j
le di viilani,ambo luoghi egualmente pro- tra , ma è distinta con colori di pittuiB
venienti da Ferento, però non molto lun- esistenti dopo tanti secoli, benché ormai
gi da Monte Fiascone. il Palmieri sebbe- sialzavano e dtstaccavansi dal plasma.
ne disse Magognano 9 miglia distante da Dentro la grotta si rinvennero ancora :

Viterbo, poi parlando delle rovine e a- 24 gi'osse tegole, ciascuna lunga 6 pai
vanzi del gran teatro, ove giaceva la co- e con 4 fori; alcune tazze e altri vasi ti

spicua Ferento, le dichiara 5 miglia di- stacci, un lagrimatoio e una pìccolissim


stanti da Viterbo. — Il territorio di V^i- sottocoppa rosseggiante di sottilissima
terbo merita d'esser visitato, tanto dal vernice; un bel giglio di perfetto bronzo,
naturalista quanto dall'antiquario. Il ve- lungo circa 8 palmi, verniciato di verde.
scovo cardinal Francesco M.* Brancaccì Dalle studiose ricerche dello scrittore v
vi rinvenne la celebre statua della Vene- terbese si ricava. lissere il sepolcro de\\
re Medicea, così delta per averla poi do- più remota antichità, e de' tempi in e
nata al granduca di Toscana il cardinal si usò scavarli nelle viscere della terra,

Flavio Chigi, il quale l'avea ricevuta dal ne'quali l'arte figulina era esercitata di
\ilerbese conte Felice degli Atti che la gli etruschi in ciò eccellenti maestri, no
comprò. D. Eugenio Sarzana scrisse la però ancora tali ne'tuetalli e nelle pietn
Dissertazione critico -sepolcrale sopra Le donne esprimersi giacenti co'piedi ni)
un monumento scoperto nel Poggio di di al triclinio, da'romani con tante alti'

altri antichi sepolcri, detto il Poggio del- cose appreso dagli etruschi, ornate da v(
le Fornaci presso la città di Fiterbo, sti convivali e dal vs\o curcullus, che da
coiraggiunla in fine di varie erudite an- la testa discende sugli omeri; e creder
notazioni, utili agli studiosi. Nella stam- delle primarie famiglie di Vollurren
peria degli eredi di Giulio de'Giulii, Vi- quella coU'auello maritata, l'altra morti
terbo 1789. Ne die' ragguaglio 1'
E/fe' nubile. Congettura che il giglio fosse il

meridi letterarie di Roma del i 790 a manico di qualche olla, il cui vaso venis-

p. 172. In esse si dice. All'occidente di se depredato nel i." discoprimento dell


Viterbo, non più di 4oo passi lontano grotta. Termina il col richiam
Sarzana
dalla città, incontrasi il Poggio detto del- re ad esame e vigorosamente combatt
le Fornaci in cui si, veggono incavate re l'opinione del Turriozzi, storico di 2'o
molte grotte, donde negli andati tempi scant'Ua, sulle grotte sepolcrali, che pv'k

furono eslralte moltissime auticaglie se- ma di divenir touibe di morti, fossero stai

polcrali, e fra queste parecchie urne e te ne'remotissimi tempi abitazioni di vi

casse d'argilla cotta. Due di queste urne vi, e le prime case fabbricate dagli etrm
o casse, ritrovate intere entro due cavi sebi al primo loro approdo al mare infa
d'una di quelle grotte, ed allora di là e- Quanto alle /annotazioni, sulle pi
riore.
Stratte, porsero erudito argomento all'e- remote antichità italiche e de'suui priiK
rudita dissertazione del Sarzana can. di s. abitatori, osserva l'autore della rivisti

Sisto.L'illustrazioae delle aiedcsime si a^^- M Benché il Sarzana nel far ciò abbj
V IT V I T 23;
principalmente in mira d'innalzar quan' (anzi due Pietro e Gaetano, da me par-

to più può le glorie «li Viterbo, questa lati tra gl'illustri viterbesi), un Bianchi,

lodevole parzialilà gli si perdonerà non- un Mariani, un Bussi, un Faure un ,

dimeno assai volentieri^ in grazia dell'in- Sarzana e non so bene quali e quanti
,

gegnose ed erudite congetture, che gli ha altri, oleum et operani perdiderunt. Val-

la medesima suggerite". Altri numerosi gami, per que^to titolo a cessare ogni ,

scavi successivamente furono eseguili nel mala prevenzione di clii vorrà giudicare,
territorio, feraci di monumenti etruschi. il far conoscere che ho tenuto altra stra-

Tuttavìa il moderno Calindri volle rìle* da, e che, se debbano anche miei chia- i

Tare , che infiniti monumenti sepolcrali marsi errori e sogni, essi almeno saranno
si trovarono partecipare lo stile orienta- errori e sogni nuovi, sui quali bisogne-

le, pili che l'etrusco. Il Giornale Arca- rà istituire giudizio con nuove norme.
dicOyt\t\ 1. 1 !
7, contiene: J iferbo e il suo Non nego che in qualche apprensione mi
Territorio. /4 rvlteologiche ricerche di mette il pensare appunto a questa trop-
Francesco Orioli viterbese. Si estende pa novità delle mie dottrine, [^r le quali
da p. 262 a p. 387 inclusive, con vino una storia parrà nascere che per lo me-
IX paragrafi. E nel l. i 18: Viterbo e il no non diede alcun mentore di sé in pas-
suo Territorio. Appendici. Si estende da sato agli eruditi; e città e castella si no-
p. io5 a p. i65 inclusive. IVIi duole che mineranno ignorate sin qui, la più par-

questo gravissimo, vasto e svariato argo- ie,da coloro che scrissero d'antica geo-
nienlo cade sullo scorcio di quanto ho grafia.Ma mi rinfranca il pensare che
fatto precedere i cenni storici delia cillà reco a prova buona autorità dì lapidi, o
e del vescovato di Viterbo, già abbastan- pergamene autentiche d'archivi (le quali
za lungo per l'importanza che presenta però ame non è dato neppure indicare,
il complesso imponente dell'dlustre e ce- per l'esternalo proponimento), e ruderi
lebre città; laonde ormai non mi è per* aviinzati sopra la terra e visibìli a tut-
messo che spigolarne iri breve e accen- ti ". Egli quindi dice di queste cose a-
narne appena il più interessante, per pos- Terne riportato l'aiiprovazione di uomi-
sibil mente collocarlo nello spazio che già ni sapienti, dell'italiano congresso degli
comincia a n)ancarmi; avuto anche ri* scienziati in Ps'apoii nel 1 845, del conses-
guardo alla precedente descrizione, seb- so deli* istituto archeologico tedesco in
bene compeudiosissima , della provincia Roma nel 1847, con istampe, con priva-
edelegazione del suo nome, ed alle orìgini te letture sottoposti al senno d'altri dot-
di Vileibo, che cosi riusciranno piùbrevi, tissimi, fra'quali il conte Carlo Troya di
facendone precedere la critica. Comincia Napoli; i quali e il quale l'incoi aggiaro-
il prof. Orioli con queste Parole preli- uo a farle di pubblica ragione. Ricorda,
minari. » Intendo mettere innanzi agli essere o privilegio n presunzione del no-
occhi di que' che leggono alquante noli- stro secolo, il riformare molti errori de*
zie relative a Viterbo, ead antiche città passati, in tutte o quasi tutte le opinio-
o castella che già tennero in tutto o in ni che già s* ebbero, dal tetto in giù , e
parte, la terra ove siede la patria mia. per conseguente anche nella storia e nel-
Molti prima di me poser mano a sì fatto la corografia di questa stessa Italia, non
argomento, ma non ne riportarono la lo- bene ad ora studiata, per giudizio u-
fin
de de' dotti, e lasciarono un'eredità di niversale di que'che oggi credono guar-
disfavore a que'che per avventura segui- darvi dentro con più sussidio di monu-
tar volessero la stessa impresa. Io
non mi menti, con più diligenza e con più acu-
sono sentito venir meno il cor8$::gìo per me di critica. « Così vedrassi, spero, che
sapete che io ciò uo Audìo^uq Coretiai 1100 alito io QOQ feci pel mio paese uala-
438 V I T VI T
le ,non quello che cerca» fare tutti,
se oggi di Vico ; e presso quello, un coU
con non diverso effetto, o alraen fine, pe' ancor detto Monte Venere, con chiara
paesi (li loro nascila odi lor predilezione ... indicazione, che a quest'ultima gentile-
Altri correggeranno le cose in che avrò sca divinità era sagro, cioè alla losca Tu*
errato, ed aggiungeranno quelle che m'è ran; e sull'una delle rive il vicus CiniL^
stalo forza lasciar da parte". Imperocché ni, oggiil rovinato castello di Vico. Inefll

confessa, che gli sarebbero stati d' uopo picalo sulla sommità, e nascosto proba-
altri sussidii , ma insieme dichiara che bilmente nel folto, con njuri superstiti di
coutrola necessità, secondo un antico det* pelasgica o ciclopea struttura, era l'anti-
to, sono impotenti anche numi. I. i — chissimo castello di Rocca Allia, diver-
Sommaria indicazione d' alcuni luoghi so da Altelo. Poi nella pianura soggetta,
pili notabili del territorio Viterbese. Nm- secondo che il bosco o cessava, o s'apri-
ua memoria s'incontra, o in classici, o in va, dense altre borgate con muro intor-
monumenti legittimi e ben interpretati, no, non Si scomparse che l'occhio non ne
dell'esser stata in pie' Viterbo, città o ter- ritrovi i segni, o gli archivi non ne serbi
ra con abitatori entro una stessa cerchia ricordo.I sepolcri sono indizio certo di
di muro, medesimo nome,
sotto questo popolazione soprabbondante delle picco-
o sotto denominazione poco diversa, fin- le castella, fra le quali sono piti degne di
che SI fatta parte d'Etruria non divenne memoria Ferenlinuni oppidum, o Feren
pertinenza de' longobardi, generalmente to, già città non incelebre; e con essa d

parlando. Non dubitò altresì d'afferma- slel Fiorentino o Fiorentinello, parlat


re che su niunbuono e sullìcientemente Musarna, forse surta
di sopra; Civita sul
saldo fondamento posa quel che in pas- Monte Arminio; ì'Axia Castellum, co-
sato molti fantasticarono intorno a
4 cit- spicuo pe'suoi sepolcri, o Castel d'Asso^
tà: Fano^ Arbano^ Fetulonia,Longula^ illustrato dal can. Ceccolti; Orda o O.
raccolte in telrapoli, e poste nell'età pri- de Castro, egualmente pe' su
illustre
mitive, dove or Viterbo sorge. Opinione nobili sepolcri, e fu detta Norchiaj e lu
sostenuta , dopo Annio, precìpuamente go indi la Cassia, Vicus Matrini, le e
dal Bussi, nell' Istoria di Viterbo; dal rovine sono alle Capannaccie, tra Vite
Faure, nella Difesa del decreto dire De- bo e Capranicaj Forum Cassii, cui i

siderio; dal Sarzana, Della capitale de' vanzi s' incontrano a s. Maria di Fo
Tuscaniensi, Né v' è omai necessità di cassi, di cui nel superiore paragrafo di
provare l'affermazione dissertando a per- Vetrallaj né guari lungi Aquae Passe-
dita di fiato o d'inchiostro. Il tempo ha risy o Passerianae, una delle mansion«
già fatto giustizia di queste viete favole, o luoghi di fermata sulla Cassia, oggi ha*"
delle quali niun savio più porla, se non gno di Naviso, perchè furon anco dette
a dileggiamento. Certo il paese non era Aquae Avis e potrebbe il nome esser
,

alloraun deserto, che non senza ragione provenuto da quello deli." possessore; e
Tito Livio chiamava opulente le campa- P illa Calvisiana, che forse fu sotto Mon-
gne, oggi viterbesi, vedute dall' allo de* te Ingo alle Palazze, e il Bacucco; e piii i

Cimini gioghi, ne'giorni ancor belli del- altre borgate (buona parte delle.nomin
l'autonomia losca. I monti avean selva te, l'Orioli illustra unii' Appendici) d'
condensa, e ampiamente distesa per le scura e perduta storia, come Petrign
pendici^ coronante le cime, insinuata fra no. Salci, Roccarispampano, Palenzi
le gole, scendente fino all' ime valli; ed na (queste due ultime parlate superio
era essa il sì celebrato e temuto saltus mente), A circa un miglio, o mezzo,
Ciminius, paragonato agli orridi Ercinii Viterbo, sono evidenti avanzi d'un cj
boschi. Tra essi monti il lacus Ciniinii. pido , da meritare li seguente paragra-
V 1 T V I T 239
fo. — II. Sorrina o Sartina Nova. Ne i i- re restituito alla geografìa d'Italia la rea*

porta le autorità che la rìguarcIario,coii)ìn- leesistenzad'una città, già municipio oo«


ciando dalle più moderne, per poi risali- bile di Roma pagana, con quelle molte
re alle più antiche, cicè da quella di i> ic- magistrature proprie degli altri munici-
colò della Tuccia del i4'7> prima che pii, avendo fra più altre cose un ordine
Aonìo apparisse al mondo co'inenzogoe- decurionale , un mercato pubblico uà ,

ri suoi scritti. Venne denominata anche pontefice-giudice, un questore della cassa


Sorrena, Sorenna, Soreria, Surena, e pubblica, un collegio di sacerdoti augu-
li aggiunse la Nova per quanto dice nei stali, un altro collegio dì fabbri e di cen-
seguente paragrafo, cooipìmeulo di que- tonariì, statue onorarie, prolettori della

sto. £ dalle testimonianze che offre emer- repubblica , fabbriche di terme ec. Che
ge essere stata un' antica città ragguar* la città, dalle tenebre del gentilesimo,pas-
devote sin da'tempi di Roma pagana, che sata alla luce del creder cristiano, per la
i romani paiono avere o rinnovalo o la- predicazione de'divenuti poi martiri, Va*
sciata rinnovare, non si sa quando, né tentino prete e Ilario diacono (forse oc-
perchè, e della quale mai non si abolì la cidentali e non derivanti dall' Oriente,
memoria. Sorrena dunque surse tra Vi- come vuole la leggenda), presto ebbe
terbc e il Bulicame, prossima alla valle propagata in sé la Religione nuova, dap«
del Cairo, o Pian de'Bagni,così detta du' poiché l'uso delie catacombe rinvenute,
bagni viterbesi dell'acque Caie; ed in Sor- adottò fin da'primi secoli a cristiana for-
rena pali il martirio s. Valentino, presso ma. Che v' è anzi indizio avere altresì,
o sopra il ponte indi chiamato di s. fa- quanto almeno ad alcuni suoi cittadini,
Untino, che invece Valen-
gli atti de' ss. non chiusa ogni porta all'eresie prime
tino e Ilario martiri chiamano Camilla' *\t Basilidiani [F .), e degli altri consorti
riOy mirabile per l'antichità e per l'enor- loro, posto che in alcun sepolcro si tro-
me grossezza de'pezzi di che si compone varono degli Ahraxas (lettere misterio-
il suo unico e nobilissimo arco. Altro bel se colle quali composero il nome di Dio,
ponte è quello di s. Nicolo, intero e di e le aveano scolpite su talismani e amu-
romana egregia struttura, e di soda sem- leti di Superstizione), o àtWe^emvdQaà
plicità. Si trae dalla sua lapide che lo co- usodi quelle g/jo^t/cAe sette. Che non mea
struì sulla Cassia l' imperatore Tiberio consta da buoni indizi aver ne'dintorni al-
nell'anno 77 di nostra era, e lo restaurò lignato il culto mitriaco, già rivale della
Vespasiano. Ov' era Surrina vedesi una religione cristiana, finch'era in sul nasce-
cristiana catacomba; con alcuni ordini di re. Che di questa Sorrena furono dipen-
loculi cimiteriali, che il volgo denomina denza bagni viterbesi, e da essa paiono
i

I
Grolla di Ritllo, favoleggiando esser qui- aver preso il nome. Che al sopravvenire
I
li spiriti d'inferno, guardiani d'un teso- de'barbari, o i primi o secondi, come di-
I ro, che si crede consistere in una gallina re le orde gotiche, o quelle di Radaga-
seguitata da pulcini, l'una e gli altri d'oro sio, fu abbandonata o smantellata
essa o
I massiccio. Giace nel fianco del poggio, e distrutta, non altro più restando di lei,
. divisa in cunicoli, grotte subalterne, che poco stante, se non un misero avanzo sot-
• servirono parte a sepolcri, parte a gui- to nome di casale, sinonimo di grossa
• dare vene d'acqua, che vi scorrono in uà fattoria o borgata. Che finalmente assai
, perenne e grosso rivo detto Hiello. Il sot- invidioso ne fu il destino, poiché quan-
I terraneo è vasto , in parte inaccessibile tunque antichi monumenti e sassi scritti
per l'acqua che l'allaga. La terra di Pla- lafan pur oggi riconoscere per paese ba-
cane prese la denominazione dal vicino stantemente cospicuo, d'un grado aoniu-
Bulicame. Crede dunque l'Orioli, d'ave- feriore alia Ticìuissiaia Fereoto pur i
,
o

24 VI T V I T
classici taccionoili lei, sebbene molto man rimpossibilitu assoluta, di duecittàogrc
l'inselvata essa fossero remota, d'altri pae- si castelli tra loro vicini , nien di mezz
si posti fuor di mano, i quali pur meri- miglio l'un dall'altro. Ove ora esiste Vi
tarono l'onore di menzioni piìi o meno lerbo dunque, era vi allora forse nient'a
frequenti, ne'libri avanzati dalledevasta- tro , che campagna messa a coltura,
zioiii delle barbarie, e dalie ingiurie del ville di ricchi, o casipole di villani? Que
tempo. — HI. Suriiia la vecchia. Suri- sto eglinon afFerma e non crede. Alme
nao Surna l'etrusca. J^elurbium, retar- no questo non era stato sempre, e lo di
K'inm, Bctorhoii, Vetervtini, /'elerbiim, ce r occhio, meglio d'ogni congetturai
Jjiterbimiy Betcrbiun, Filcrbiuin. Mas- induzione o discorso. Imperocché moslr
sa retervensis (?) ec. In questo paragra- esso segni d'un oppido già stato, massi^
fo l'autore finisce il precedente, sur una me dov'è il colle dell'episcopio e della cai
dell'amiche città da lui presso a pocosco- tedrale; e con più evidenza ancora, chi
peita,o cerio ritornata alla memoria de' non sul poggio de'Ciofì gli avanzi di Sol
pi esenti,notando che per lo innanzi non rina la i\uova. A provarlo, con ispezion
se ne avea notizia, se non come sogno, e locali, ne descrive la topografia, i brai
non le si badava. Procedendo alla speci- dell'antiche mura né romane, né longoi
ficazione d'alcune più importanti conse- barde o posteriori, e fa confronti con al
guenze, dichiara per prima. Il luogo dov'è tre vetuste città. La loro costruzione sen<l
ora Viterbo par che avesse ad essere (nel za cemento ricorda 1' italica primitivi
tempo che fioriva Sorrina Nova) non
in fabbricazione, e perfino l'olTesa recata \oà
occupalo da un'altra città di qualche ri- ro da macchine di grossa guerra, oltre M
nunifmza ed ampiezza. Infatti (a ben con- superstiti aperture di due porte, da ulti
tare) di meno ancora che un mezzo mi- mo essendosi trovato il fondamento d'i

glio dovette esser la distanza dell'ultime uà torre, appartenente alla cerchia mi


case, o dell'ultimo pomerio di Sorrina rata, a uso di castello, di età tosca. Avai
da'primi approcci del suolo ove or Viter- ti i longobardi (che si sa aver ivi posto il

bo Per altra parte, si ha a un di-


siede. Castruin f^ìlerbii, come una rocca a di
presso dell'età medesima, un' iscrizione fesa della lor Marca o confine loro, cor
che sembra provar ciò anche meglio, al- tro il ducato romano e coatro i greci ir

nieii per quella porzione la quale oggi si peralori, quale lor frontiera) l'aia o pai
stende al centro della città odierna, e te di essa, dov'è Viterbo, non era dui

l'occupa e l'attraversa per diametro. Es- que, o non era stata sempre, campagol
sa è l'iscrizione di Mummie Valerio Ni- nuda o mal vestita. Un primo castello
grò Vigeto,cbe poi produce,perimparar- città, o v'era, o v' era stata.E per coo(
ne eh' era in que' secoli terren coltivato liareijuesto fatto coll'improbabilità ricot
nel più dell'area dove sono al presente le data della contemporanea esistenza
,

case di Viterbo, dalla porta di s. Sisto o due sì vicini paesi, quali dovettero esse
Komatia, alla porta di s. Lucia o Fioren- re Sorrina Nova, e il finora iunomina
tina, lungo la priiicipal diagonale di essa to oppido che poi si chiamò Viterbfl
,

area. Dato ancor dunque, che qualche co- non altra più ragionevole ipotesi può fai
sa di somigliflule a una città, o ad un ca- si, che supporre distrutto questo, quai
stello più o men piccolo, quivi allor fos- do quella sorgeva. Una Sorrina fu n<
se, ciò non poteva esser che dal lato del Pian de' Bagni summenlovalo, e questi
presente duomo, esteriormente alla men- chiamavasi a memoria d'uomini, iSorn/i^
tovata gran linea, e perciò più ancor vi- iVbfrt. Dunque un'altra ve n'ebbe, in pii
cino u Sorrina; ciocché accresce l'impro- antico tempo d'egual nome, cioè Sor,

babilità dell'ipotesi, uou putendosi dire na yetusj benché l'epilelo /^eliis non
V 1 T V 1 T 241
fu molivo d' aggiungerlo, finche sola re- za , e non lascia facilmente riconoscersi
stò in piedi. Certo questa prima Sorrina per teutonico, o della lingua degl' inva-
era elrusca, non solo di suolo, ma altre- sori. Dunque sarà stata la storpiatura
sì per fondazione e per fondatori, come d'una voce della latinità, la quale tra'la-

l'indica nome e le
il testimonianze delle tini è da cercarsi con opportuni filolo-

tombe. Dove questa primitiva Siirrina gici aiuti , cioè in Massa f-'eternensis o
de'toscani sarà stala? Nel luogo meilesi- T'etervensis. Nel più antico o almen nel
mo^ in cui più tardi la romana e nuova? più chiaro ricordo che comunemente si

Risponde l'autore. Ciò è possibile, e con- sappia restarne, è Belerhonj così l'ano-
forme al praticato più d'una volta, come nimo ravennate, avvezzo allo scrivere
io feio. Ma ciò non è poi né necessario, aulico , dove la desinenza greca hoii e-
ne certo. Più spesso ancora le città rin- quivale alla terminazione Ialina bum, e
novate sì mutavan di sito, costumanza dove il B , massime nell'iniziali, vale y.
praticata nella provìncia per ultimo per forma il paese
Perciò, a stare a questa ,

s. Lorenzo Nuovo, al modo narralo più nel VI o VII secolo di nostra era si sa-
sopra in quel paragrafo. Questo fecero i rebbe dapprima chiamato yelervuin o
romani per /'oLunio e pei" Valeria: così P elerhiunj forma quest'ultima che s'è
Tarquinia nascimento a Corneto,
die' sempre mantenuta a dispetto di certa ,

Ceri a Ceneteriec; e vi furono due Roc- tendenza presto pur nata nelle bocche
che Rispampano, sempre con mutazione curiali e scolastiche, a sostituire l'i alla
dì sede dal vecchio al nuovo. In tali casi prima e, ed a premettere un altro /all'i/,

il nome era cambiato, altra volta si con- quantunque riconosce la lendenzalutt'al-


servava, anco coli' aggiunta dell'epiteto tro che abusiva, trovandosi nelle carte
Nuova, per ricordo dell'antico luogo ab- dell'VllI e IX secolo alternato Vilerbum
bandonato e smantellato: molti ne sono e f'ittrbium. Il vocabolo mostra dunque
gli esentpi, anche tra 'greci. Or perchè non palese, nella sua prima età, una radice
potè accader altrettanto tra noi? soggiun- vetus o velar, che T ij più tardi, nel po-
ge l'Orioli. Finora della vecchia città o sto dell'e, con moderna aristocratica le-
Duo-
castello, già esistente sul colle del ziosità intruso, men riesce a nascondere.
mo, non si conobbe il nome antico; sa- Ma lo stesso volgo, per una sua singola-
persi quando vi poser piede longobardi, i rità, certo non casuale, chiama la città

e gli diedero il nome che ha oggi. Per Felerbo, e il cittadino o cittadini vitur-
l'ordinario, in sì fatti casi, l^ usanza fu bese e viturbesi j e lascia così scoperta
d'attenersi alla denominazione della con- un'altra radice, cioè ì'urbs. Dunque nel-
trada, dopo la trasformazione di nome, l'antico concetto popolare, trasmesso da*
se Tebbe. il riedificatore o restauratore, secoli, il nome primitivo era Fetus Urbs
se straniero d'altra lingua, storpia al più (Civita-Vecchia), colle varianti moltepli-
e deforma la parola che trova, non però ci che offre. Laonde questo nome da'la-
la muta. Suppone l'autore pertanto, che tini lo presero i longobardi. Dunque il

così ailor si facesse. Viterhuin o rtier- poggio del Duomo, e il vetustissimo Ca-
biuni, con poca diversità di scrittura o di slruin che vi stampò sopra le sue orme,
pronunzia (di vocaboli riportati nel lito- quando i longobardi si recarono a porvi
Io di questo paragrafo), sarà dunque sta- stanza^ portava una denominazione ger-
ta la parola, che
nuovi venuti incontra-
i mana di quello d' Orvieto,
o tanto solo
rono Ira gli abitanti del paese allorché diversa, quanto bastasse a non confonde-
ne fecero 1' usurpazione. Ma tutto il vo- re un nome coll'altro. Orvieto era Urbs
cabolo, quanto a fìsonomia , non è per f eUis, e il colle viterbese cognominava-
uulla etrusco^ ne di suono, né di desioen* si Fetus Urbs , alteralo alcun poco a
voL. cu. 16
242
legge di grammatica.
to ne
il
mutarono il
V l T

resto adotlBiono la lingua de' vinti. Es-


I barbari pun-
suono, poicbè in tutto condizione d'una massa,
sembrano però
V I

sere forse ridotto tutto intero alla tristi^


T

i cui padroni
essere stati d'una schiatta
I

1
sa parola, per Io meno, giun<>e sino a noi, sommamente illustre, poiché v'ebbe sian«
così come i han traaiaiidata;
l'oniani 1' za, almen per alcun tempo, uno de'3 fi-

narrando nel IV secolo Amininno Mar- gli diCostanzo Cloro imperatore, e su4
ctlliuo, die Gallo Cesare nacque apud ,
moglie Galla, la quale gli die' alla lue
tuscos, in Massa Velernensis (da Galla Gallo Cesare, e perciò probabilmenle an<
sorella di Nerazio Cereale prefetto di Ro- che il famoso Giuliano 1' Apostata su«
ma e Vulcazio Rufino console e prefetto fratello, e imperatore anch'esso nel 36 1,

del pretorio, viterbesi anch'essi) alla quo 1 ambedue nipoti di Costantino I il Gran*
famiglia sembra pure appartenuto Vul- de, il quale pure avrà frecpientato il luo-
cazio Gallicano, uno degli scrittori della go, e da ogni lato mescolali a imperiali
Massa
storia Augusta), che gli abitanti di propaggini. Dopo le cose fin qui discor*
in Toscana pretendono appartenere al se, dice l'Orioli, niuno vorrà negare, cha
paese loro, presso Piombino, quali ri- i il paese posto a mezzo miglio di distanza

tenendo stata ne'dintorni Vetulonia, la da un altro, il i.° de'quali porlo il nom«


t)\\atQ2iVonQ Massa Velulofiiensis, e cor di Sorrina Nova, mentre il i.° con vesti-

rottamente Ftterncnsis ,
però confutati gia visibili d' una costruzione antichissi>
dal cav. lnghìran)i. A favor di Viterbo ma, portò quello di Città Fecchia, cer
al quale veramente abbia dovuto spelta lo non allro esser potè, secondo tutte l<

re in quel tempo la denominazione Mas apparenze, che la Sorrina Fetus o II ,

sa T eterne nsis
valorosamente milita
, Sorrina assolutamente così delta senz'ab
l'argomentazione chesvolge, sia con impie- tro aggiunto. E ammesso questo, allon
gare la voce Massa, per raduno di case bisogna supporre, che Sorrina Nova^ la

rustiche costituenti fattoria, o vastissima nell'essere rinnovala, s'era mutata di luo-


possessione, donde derivò l'altra analoga go ella pure, spostatala però non troppo,
di Masseria, s\^ con attribuire all'altra ed operatone lo spostamento col traspor
di FeLernensis, la considerazione, che la tarla nel luogo chesidirà, a lei convenieU'
più antica delle forme del nome imposto lissimo. Così lai." Sorrina sarà ritrova
a Surrina distrutta, fu l'enunciata Feler- ta, ma al tempo dell'invasione longobar
viim, donde di conseguenza usa la voce dica era essa del tutto o già deserta, (

f^e/c/venszV, la quale poi leggermente si ridotta al più ad abitazione di pochissi


mutò io Bilerviensis. La similitudine fra mi ritornati in più fresco tenipo. Infatt
Veiervensis e Veternensis facilmente fe- il costruirsi d'una nuova Sorrina, in tao

ce scambiare u d'un vocabolo colla n


1* ta prossimità della vetiis, importa per chi

dell'altro; e così prova, che Bilernensis, beo considera, il vuotarsi della città vec
e perciò Viternensis e f^elernensis^è ben chia^ e l'abbandonarla. D'altra parte, i

cosa di legittima spettanza di Viterbo. vocabolo Lrhs, o altro d' egual valore^
Conclude, che il passo d'Ammiano a' vi- lasciato come uno degli elementi al UO'
terbesi si riferisce, e non ad altri affatto; me che, da indi in là, s'impose alla vaa
che quindi non è più vero che di Viter- tata coilma, è indizio chiaro^ che la Sor
bo, sotto l'attuale suo nome, o «otto al- rina vecchia , nel suo primo esseie, fi

tro poco diverso, niun clastico parli; che qualche cosa più cospicua che un sem
il nome fu veramente latino, e non lon- plice castelluzzo. Dun(|ue l'area nonmol
gobardo, ma più antico de'tempi longo- to grande del poggio del Duomo, non do
bardi; e che realmente l'antico paese, co- velie contener lutto, e non fu probabil
sì denominalo^ dovette nel IV secolo es Olente che il luogo dell' acropoli, o dei
^

VIT VIT 243


Varx. E allora è forza confessare, che il xa o Surnsa. Risalendo alla valle di
,

resto della città abbracciasse il perirae- Faulle, una di quelle che fiancheggiano
ti'O segnato dal (lumicello Arcione. Tul- il Caslruni Viterhii, fino a quella che
tociò che si sa del Caslriim longobardo, chiamasi la Si>olta, e di là alla oggi det-
dalla sua priraa costruzione in poi, con- ta Gaììhin del Cricco, ha sulla sinistra
si

duce a stabilire, che solanaente dopo l'XI il nominato flumicello, che gli archeolo-
verso il XII secolo di nostra era, co- gi patrii di scuola Aoniana e Marianesca

minciò esso a protendere in modo re- sogliono nobilitare mutandone il nome in


golare le sue braccia fuor della propria Urcionìo o Alcionio per desiderio di ,

cerchia, rannodandosi co'borghi postigli dargli un suono più classico. Ma esiii si


intorno per una successione continuata dilettano in ciò d'un soa»e sogno. Se leg-
d'abitazioni, non prima avendo all'ester- gessero il Nibby, Analisi storico-topO'
no, che chiese o casolari sparsi, e campa- grafico -antiquario della carta de' dia-
gna più o meno nuda, il che viene ad ina- torni di Roma, 1. 1, p. 4^^! imparereb-
pararsi, pel tempo della dominazione di bero, c^e ne'terapi bassi dal IX al XIV
Roma documento della lapi-
antica, dal secolo, generalmente si chiamavano Ar-
de di Vigelo. Dunque sembra all'auto- ciones e Arxone.f, le arenazioni sotto le

re, vie più ad aver per fer-


si è sforzali donde poi si comu-
quali passano acque,
mo, che nel fatto, Felurhìuni o Fctiir- nicava non radamente la denominazione
bum, quando cominciò a chiamarsi con agli alvei tutt'intieri e a'fondi attinenti;
questo nome, perdette non pure l'antico e con ciò saprebbero, che se il viterbese
suo lustro, ma ebbe cambiata in deserto flumicello si trova or chiamato auch'es-
la miglior sua porzione, per non rifarsi so Arcione, o raeglioyb.^^o d' Arcione
di case e d'abitatori, che in tempo assai questo è perchè da qualche secolo tra-
posteriore, prima coli' opera di barbari, versa al di sotto ampie volte della specie
fattisi padioni del suolo, quand' ebbero di quelle, che l'archeologo romanoaccen-
assodata la dominazione tult' intorno, e nava. Il nome vero gli scrittori viterbesi
indi, nel rialzar che fece Italia la lesta, l'ignorarono per non averlo cercato, e
coll'opera de' suoi stessi cittadini cresciu- l'Orioli colle testimonianze che produce,
ti in prosperità, quando l'indipendenza tra diverse forme, prova che le più usale
italiana potè aver qualche radice, vin- furono Sonsa o Senza, Sunsa o Surnsa,
te le lotte intestine, e l'esterne, sotto la voci significanti il rio di Surrina, o di
bandiera or ghibellina orguelfa,e rigua- Surna nome compendialo della città vec-
dagnata l'autonomia per prezzo di san- chia in etrusco; altra luminosa conferma,
gue. L'Orioli quindi si propone di ravvi- che prima Surrina eraspecificatamea-
la
vare alcune delle uienioi ie di Sorrina le nel luogo dove ora è Viterbo. Notan-
ranlica, in uno alle precedenti restate- do, che il suo ponte di Tremoli, forse
ci, quantunque sino a lui sdegnate dagli fu COSI chiamalo perchè in princìpio es-
che alle più di loro non
scritlori palili, sendo levatoio e di legno, tremava sotto
posero mente. L'offre anzitutto il fiumi- i piedi ei carri, in ragione della sua moN
cello Arcione, che tutto un lato bagnava la —
V. Il tempio d'Ercole-
lunghezza.
Sorrina, e la difendeva coli' erte sue ri- Carano (?) in Surrina etruscao Surna.
pe ; donde
avrà confermalo, che ^e-
si Ilnomedel fluraedi Surrina la vecchia
terbntn o f'elurbium, non altro era, se non si mutò in quello d'Arcione, se non
non la prima sede da cui mossero i Sor- quando la strada Svolta della nuova Vi-
rincnses Noi'enses, per darsi un'altra cit- leibo fu fondata, e le arenazioni si fece-
tà invece della già perita o abbandona- ro sotto le quali l'acqua passa. Dal grido
ta. — IV. Il fiuiniccUo Sonsa, o Sun- d'età remotissima s'impara, che ad ìLi-
244 V I T V 1 T
cole era sagro il luogo io tempo del pa- sagrar la memoria del come si procaci
ganesimo. Fin da quando la Viterbo lon- ciarono le fonti salutari, o alcune alinea
gobardica, da prima ristretta in sul colle no Ira esse, che tanto, (in da tempo an^
della cattedrale, uscì fuori dall'angustie lichissimo, abbondarono nell'agro loroi
de'suoi confiui, per allungarsi verso tra- Chi non si sente persuaso, stracci le pai
montana, e dilatarsi verso le due parti gine, almen passi oltre, dal favolosa
del sole oriente ed occiduo, venuta la ne- laccorìlo. Senibra che grindusliiosissii
cessità di denominare con un parlicolar etri-.schi il modo di mohipli
trovassero
nome la più antica porzione^ fatta ornai, caie acque calde sorgenti, essendo ce
le

come sotto gli etrusclii, rocca dell'accre- lebrati loro aqnilegi, e che il primo In
i

"
sciuto paese, fu indiUerentemente chia- vaio sotto la forma del riferito mito l'at
mata dal popolo, Castel di s. Lorenzo e tribuissero ad Ercole. E" però certissimo,
Casfel d'Ercole. Scrissero i cronisti aver- che Ercole in realtà ebbe in Surrina Fé-
lo fabbricato Ercole, nuaie della forza, e turbiuni un suo santuario, cioè nell'acro-
da lui impostogli il nome, al quale eret- poli, dove oltre a'massimì numi Giove,

to poi un tempio, sulle sue vestigia edi- Giunone e Minerva, soleva darsi sede al
ficala la chiesa di s. Lorenzo, di questo principal protettore della ciltàj ed a spie-
prese nome il castello; chiesa probabil- garne la ragione una ffivoia locale s'ia-

menteanteriore alla riedificazione longo- veulò, restata io onore finché duiò il pa-
bardica della città vecchia, e coeva alla ganesimo , donde la legione del nome
vittoria riportata dal cristianesimo sul slesso dato alla città; e che il tempio al
paganesimo. Che il tempio d'Ercole esi- cader del gentilesimo risorse come chie-
stesse in Surrina vecchia, ed a quel nu- sa cristiana, dedicata al culto d'un San-
me eretto da*surin<;si in epoca remota. to, la cui morte era stata simile a quel-
Io convalida una lapide già esistente nel la che il mito attribuiva al pagano eroe
duomo, recitata dall'Orioli. Questi pas- che finì sulla pira. Fmsero i [)oeli e in-
sa all'analisi della primitiva Surina, o trecciarono colla storia, che l'Ercole ita-
compendiosamente Surna, coi\ chiama- lico, il venuto dalla Spagna co' bovi di
ta in etrusco da'fotidatori popoli Ciminii, Gerione, chiamato Carufone ne'vosi vul-
i quali la vollero denominare dal famoso andato a Roma, dopo aver senza
cienti,

palo o vette ferreo, a suro vel suri, che dubbio attraversato prima le Ciminie
sembra surinesi aver poi venerato qua-
i contrade, e in queste le sorrinesi, porta-
si Palladio con culto anniversario, par- va, almen tra'romani anlichissimi, il no-
lato dalBussi nell'inedito voi. i." dell^^a- me di Garanoj e diduso tra' toschi col
tìcaglie di f^ilerbo (ooll'Oiioli ne ripar- nome Caranus, dal quale derivarono
di

lerò nel paragrafo Vili). Si descrive una iu Viterbo le denominazioni del fonte
lamina di bronzo, per affiggersi io qual- Cràniso, già Cranis, il Pian Scarano
che luogo, colle parole in loschi cai atte- o Carano, poi fatto Saarlano e À sca-
ri Sai'enes suris. Erano ad Ercole con- rano, e nel Regastnm Farfense nel IX
sagratele acque calde nelle naturali ter- secolo trovasi Ó'^«rtr/'a/jii5y dal qual pia-
me, poiché si narra aver quel dio della no o spianata s'andava al tempio di Ca-
forza spinto entro terra il palo suo di rano, per aver sorrinesi cosi cognomi-
i

ferro, e produsse tal fenditura che fino nalo Ercole loro nume principale. Colle
a'caldi fiumi infernali sia penetrata. D*l quali denominazioni, dopo tanli secoli,
l'impeto della percossa, ne derivò l'eru- si perpetuò il ricordo, che la fondazione

zione dell'acque salutari, anche bollenti, della città losca riferiva alla venula d'Er-
ch'ebbero il nome di Bulicame. Isorrine- cole. — VI. // Fano di f'olluinna. Al-
si forse vollero col favoloso racconto con* la ricerca d'uu qualche gran mistero; ce-
L

VI T VIT 24 >

lato ad occhi volgari, fu sempre l'aulore ili.", nome osco o latino, più che etrusco;
invitato da una siugolarilà dello stemma celebri ed ecninentemente toscani gli altri

viterbese (già di sopra lagioiialo col me- due, se due pur sono, e non uno stesso e

desimo, in un a'sigilli e alle monete), cioè identico, cioè /'o/^hz/j/^^ divinità etrusca,

Je 4 lettere F. A. /'. L., che vi si con corrispondente a quella di f^erlunno ì\q

tettgono misteriosamente scritte, e scotu- latini (come l'autore dimostrò nella Let-

partile sopra la palla tagliata in crocea tera ai prof. Feriniglioli su FoUunina


modo etrusco (si sa che il circolo stauru- principale divinità degli etrusch', negli
grafo, fra gli etruschi, rappresentava, ol- Opuscoli letterari di Bologna, i vi 1 8 8,
1

tre a molle altre cose, il cielo e la terra a p. 293 3 I 6. Dipoi nel 1. 1 34 del Gior'
tagliate dal cardine, e dal decumano, se- uale Arcadico, p. a36, del Florilegio Fi-
condo le aruspicali dottrine di Tagete e terbese^ tornò a ragionarne: Fammi f'^ul-
di Bigoe), e soggiacente alla zampa de- tiininae , luogo delle solenni adunanze.
stra del Leone vessillifero, per fermo non de' X[[ popoli toscani dell' Flruria). Da
senza recondito sentimento ; lauto più, Fertunno dunque, vale a dire da FullU'
che non ivi solo elle occorrono, ma ne* mna, il monastero s' intitolò , perchè il
suggelli altresì del comune, nell'antiche suolo fu sagro a P'ollurnna, cioè in an-
monete di sua zecca, e ne'pubblici mo- tico un Fanuni Folluninae, ma èda ve-
numenti, anche solitarie o scompagnate dersi fino a qual punto avesse celebrità,
dall'i mtnagi ne del re de'deserli, e dagli e se mostri meritare d'esser creduto lo
altri emblemi; oltre lai.' delle porte del- stesso illustretempio dove le grandi adu-
la città, delta Qualrì-aera , volendo si- nanze politiche di tutta la nazione losca
gnificare cou tal voce le 4 lettere, che si tenevano, con giuochi e feste , e con

v'eran sopra in bronzo e di cospicua molto concorso di mercanti. Al nome ri-


grandezza, perdutesi quando fu atterra- masto, con sì poco mutamento, si aggiun-
ta la porta. Inoltre questo i^<ifi/ è anche ge il misterioso Fani che crede abbre- ,

nome di luogo, da' tempi i più. remoti viazione di Fantini Folluninae: FA.
<lella valletta, che all'antica città, o piut- F Ly ridotte alle due sillabe iniziali, F
tosto alla sua rocca, ed al Caslrtiin lon- essendo un ovvio compendio di FFL.
gobardo Kumediatamente è sottoposta, Forse le stesse lettere ab antico segnaro-

dentro il giro della città odierna, or chia- no globi e gli emisferii, iu che si termio
i

mvk\a\.' al Itili /''^niZ/e, mentre anticamen- navano le colonnette rizzale intorno al


te si pronunziava al modo notato più so- l'eribolo del tempio per notare i limiti
pra, riportando qui l'Orioli, in »noi.\\FauL dell'aia sagra, e forse io origine erano e-
'vecchio e al nuovo, altri luoghi iit con- trusche tali cifre. Poscia le 4 lettere fu-
tinua/ione uno dell'altro. La misieiiosa rono unite in uno stesso vocabolo d'arca-
denominazione fu tanto cara a' viterbe- no senso, donde sarà derivato il Fani,
si, che di essa feceio quel che de! nome parola divenuta quasi d'incantesimo e
di f'iU'ibo, trasformandola anche in no- d'amuleto superstizioso, posta a custodia
me di persona. Dalla collina alla quale la e salvezza delle future sorti della città e
valletta di Faule fi base e fondamento, dt/ciltadini. E cou ciò la res falalis , o
sopr'essa valle s'alFaccia e pende l' anti- il Palladio della nuova Viterbo non più
chissimo monastero delle discorse agosti- sarà stato il palo o il surus d' Ercole, o
niane, colla chiesa di s. Maria in f'ol- di Surina, ma esso Fani dalle colonne
turna o in l'oUunio,e più anlicamenle terminali. E forse per questo il circolo
iu /^otur/io e in Uotoruo. Le voci J'ol- letragrammato avranno viterbesi inda- i

turno, f'erlunno e Follumna, apparten- so nello slemma, posto sulla porta Qua-
gono a divinità p-igane, oscurissimo nume driera, e inciso ne' sigilli del pubblico e
246 V I T VI T
oe'monumenti municipali, e alcun di lo» luogo delle periodiche congreghe lorc
ro anco assunto per nome. Quanto alla Non trovandosi più memoriadiVollumn^
celebrità non piccola dell'antico fano, la e del suo tempio, come di luogo dato al
storia e la tiaclizìoneile'templi famosi di la dieta de'xii popoli, dopo la guerra dfl

Voltumna, non ne ricordano che un so- romani co'tarquiniesi, spinta nella regio*
lo, quantunque tacciano dove avesse la ne Trasciminia, rispetto a Roma, sino a
sede, che dovette esser centrale per To- Cortuosa e Contenebra, espugnate sulle
scana e probabilmente neutro. Quindi ar- rive del lago di Bolsena, o verso quella
ditamente r Orioli pone nel luogo vi-
Io parte, quando le legioni del Settimonziq
terbese del Fanuin l'uluinmae, perchè 6n là si condussero da Suti i, par ciò prq
l'area di Viterbo, non sen)plicemenle è vare ancor più celebre fano essere st

ì
il

centrale, rispetto all'antica Elruria, ma to compreso in quel tratto, e rovinalo n


è anco intermedia fra la Toscana Trasci- I
." tempo di quelle ostili incursioni, o noti

minia e la Cisciminia, fatta più sicura a guari dopo. La conci «sione non è con-
que' giorni da ogni nemica incursione, traddetta da Properzio dove fa dire a ,

per la cinta d'un'impenetrabile mezza co- Vertunno, cioè al tosco Voltumna, ch'es-
rona di boschi; posla felicemente sul con- so a Roma fu trasportalo per opera di
fine, ad un tempo, de' Tarquiniesi, de' que'venutiyi, in tempo antichissimo, dal
Vulsiniensi e de'Falisci; e perciò facil- paese de'VuIcieuti e de'VuUiensi; chiaro
mente separabile da' leriitorii loro, pel* è che, come litnitrofì del Faniun Fol'
costituirla in indipendenza; comodamen- luninac avevano un tal qual diritto di
,

te accessibile a tutti, come quella a cui chiamarlo cosa loro, e loro appendice, es-
debbono aver messo capo un crocicchio sendo concorsi essi pure, col particolare
di vie principali: una tagliantein due tut- loro suolo, a costituirgli un territorio in-
ta la lunghezza d'Etruria, che poi di leg- dipendente, massime consideratocheVul-
gieri divenne, con poco mutamento, la eia Salpino e Volsinio par formassero,
,

via Cassia; l'altra presso a poco norma- di teiritorii so'o una repubblica, com-
3
le a questa prima , e congiungenle per posta d'un popolo maggiore sovrano, e
Tarquinia il mare a Orte, alle sue bar- di due popoli isopolili, rispetto a quel
che, al Tevere, ed agli umbri, vicina da primo. » Dopo le quali osservazioni, giu-
un lato al famoso lago di Vadiniune, sto , dunque, mi sembra il finir dicen-
presso B<)Ssano d' Orte, altro silo di so- do, che i diritti di noi viterbesi ad aver
lenni adunamculi, e a quel che pare, di posseduto, rasente all'antico pomerip
nazionali terrìbili riti pe'toscani, e da un della prima Surina o Surna, io un'arca
secondo lato tempio Bolsenese della dea
al distinta, il luogo destinato alle generali
Nortia, egualmente destinato a ceiemo- riunioni delle genti etrusche, e d' essere
nie annue, le quali dovevano avere gran- perciò verosimilmente stato ne'tempi del-
de importanza per tutti i xii cantoni e- l' autonomia un paese neuti o e sagrQ
Iruschi confederati, e probubilmeute ri- conuniinii juris, e perciò un' importan-
chieder r intervento de' loro rappresen- tissima parte d'Etruria (i luoghi de'ten^-
tanti ; non men opportunamente vicina pli, ove le repubbliche alleate d'una stes-

all'antichissima principale metropoli di sa nazione, o io generale i diversi stati

Toscana, qual di certo dovette essere la solevano unirsi a parlamento, eran pres-
già mentovata yor^ttm/V?, donde ogni sa- so gli antichi, per solilo, sacerdotali ter-
gra legge e costumanza ebbe pe'toschi o- re, che a ninno in particolare andava»
rigine, dove i lucumoni
xii , soprastanti soggette, per meglio esser comuni a tut-
alla lega, primi fermarono il patto del- ti), non poi sì gratuitamente ci son ilali,

l'alleanza, e per cousegueule cercarono il da non potersi validamente pugnare a l'i-


V I T ViT 247
(eneil!,con ragioni mii^Iion, che qualsi- ciocche noQ incontra le difHcollà, o dirò
voglia altro popolo di Toscana, posto che meglio le assurdità, dell'altra interpre-
net noi combattono autorità positive, per tazione, e per contrario è spiegazione up-
gli altri nessuna autorità che si conosca '.
portunissimadiesse lettere, che non poa-
Qualunque, alnon ne fosse an-
postutto, no esser quivi slate poste a caso, quan-
cor persuaso, non può almeno negarsi un d'elle si giudichino e siano più antiche
altro tempio di Foltnmna o rerliinno, di Annio". Qui l'autore prosiegue, quaa>
stalo fra'viterbesi, che oltre a quel mas- lo riguardante lostemma ho già con luì
simo, ed unicamente noto pei* classiche bastantemente dello più sopra, ripeten*
testimonianze,dee Ira'toscani aver goduto do esser lo stemma un falso supposto, una
d'una celebrità inferiore ili poco alla cele- immaginazione del declinar del secoloXV
brità di quell'uno e principale.E siccome odell'incipienteXVI, operata a bello stu-
apparisce da'monumenti, che in Surrena dio. —-VII. Un mausoleo incognito. Un,
fu un fano V'ollumna di notabil fa-
di anfileatro a teatro. Un sontuoso edifì.'
ma, e che unsimil fano esisteva realmen- ciò suburbano. Un acquedotto. Un pez-
te tra'toschi, nominato dagli scrittori an- zo d'antica topografia della campagna
tichi senza indicarne il luogo, sembra Sorrinese. Una villa romana. In breve.
Don potersi negare a Viterbo che ha ra- Crede: Che un mausoleo o magnifico se-
gioni a rivendicarlo. Noterò, che lutla- polcro sorgesse nel piano de'Tornatori
volta l'Orioli, 6 anni dopo nel citalo l. iu Surrina vecchia e etrusca, un'adiacen»

i34 Giornale arcadico dichiarò


del ^
za della città d'Ercole. Che un monu-
essergli la cosa sempre sembrata incer- mento circolare, anfiteatro o teatro, de-
ta ed iuvolla in grave dubbio. Dappoiché corò la parte delta Vetulonia. Che il son-
avendo neh 843 nelle sue Nuove ricer- tuoso edificio fu un palazzo antico, icui
che inlorno a" re TarquiniOy Servio Tul- pavimenti erano ornati a bel musaico,
lio, ed ciUri loro conlemporancì, opina- poco lungi dove si suppone il Fanuni
to che il tempio Vulci o nel suo
fosse in f'oltumnae, e certo fuori delle mura del-
territorio, nel pubblicare Viterbo eli suo l'antica città, al di là del suo pomerio pa- :

/«rr//or/o,sembrandogli aver mancato al- re distrutto per incendio in tempo del


l'affetto di patria, cooperando a privar- gentilesimo. Che da un'iscrizione, che of-
la d'un vanto, che generalmente fin al- fre illustrata, si trae la costruzione sulle
lora erale stato accordato da' più savi ; terre Suriniaoe, e quasi rasente all'anti-
per questo scrupolo posta a nuovo esame ca città, d'un nobile acquedotto, che da
la questione, si credette legittimamente un Fìgeto prese nome in essa è pure :

condotto a tornare alla più comune sen- mentovato ììfundo Antoniano, secondo
tenza, avendogli fatto forza suH'intellet- il Regeslum Farfense, Ficus Antonia-
to l'antico stemma del comune e le 4 let- nus o CaialeJntonianum,ì\q\ìaìe rispet-
tereFaul, intorno alle quali tanto schia- to al Castel di s. Lorenzo sembra essere
mazzarono Annio e la schiera de'concit- slato affatto suburbano, nel qual fondo
tadini anniaoi. »» E per verità, Annio e nasceva l'acqua Figetia. Che da altra
glianniani bau creduto di dovervi leg- iscrizione, pure esibita, si deduce quasi
gere : F^rawm , Arhanwn, Felulonia^ la formazione della carta topografica d'u-
Longula, 4 nomi delle 4 parti d'una jO- na striscia di suolo Sorrinese, e con vil-
gnata Tetrapoli , della quale tulli oggi la, chesi prolraedaPorta Romana a mez-
ridono ; ma i più discreti v' avean letto za via di Monte Fiascone. — VUl.Rica-
Fa. r L. cioè Fanum Voltuinnae. Ta- pitolazione delle cosefinor discorse. Fi-
le in falli fu il parere del famigerato Ma- terbo longobardica. IlvicoSonsa, ed al-
gri, autore del uolissirao llierolexiconj tri vici e casali. Civiias s. ralentiiii%
I

248 V T VI T
VeDuti termine del raccolto intorno al
al indipendente, fu scelta Surina, fabbri-
i.^e 2.° periodo della storia di Surina o catovi all' esterno, dopo il pomerio, il

Surtia, e sì deil'anlica e sì della rinnova- fanuni Fultumnae in terreno consagra-

ta, eccone l'epilogo. Opinavansi nell'età to, che d'allora in poi divenne la sede
mitica, che gli etruschi, cioè i raseni (di degli annui concilii , nell' occasione de'
cui ne! vol.LXXVlIlj p. 79),eraosi con- quali grande era la solennità e il concor-
dotti appena tra' pelasgi, che misti ad so de'foraslieri e de'mercanti, splendidi
aborigeni abitavano »'/c^^//7i le campagne la pompa de'pubhiici trattenimenti. V|
viterbesi, tutto bosco dalla cima al piede si aggiunsero due maggiori strade, oltn
della montagna, e lutie pascoli, con alcu- a «noltealtie minori, per porre in comunN
na seminagione nella pianura, quandofa- caiione il celebre tempio con varie cillS
voleggiavasi che vi capilo Ercole (sopran- etrusche, l'Umbria, la Sabina, il LazioJ
nominato Corano o Ciane?) dopo la vit- e altri templi più o meno illustri. Cos)
toria contro Caiufone in Ispagna, reca- durò, finché la potenza etrusca non ce

tasi dietro la preda del nobile ai mento ; mincìò a venir meno, da 4 P^f^
assalita
e questo circa 12 secoli innanzi alla no- ti, da'greci italioti, e poi ancora da'carJ
stra era, con computo toscano. 1 popoli taginesi, per mare; da'gallicisalpini veri
circonvicini adunati aduna festa, si eser- so levante e settentrione, e da' romai
citavano Banchettarono l'eroe,
al palo. verso mezzodì. S'incontra l'ultima nu
l'invitarono a' giuochi loro, e pregarono moria nel 364 di Ro™») 388 avanti l'era
d'uno sperimento di forza. Egli vinse tut- corrente, quando Ltruria tutta fu so-
ti. Piantalo da ultimo in terra con im- pra a Snlri già romana essendo , <litla-
peto Wfi-rro suro, sfidò suoi compeli- i tore M. Furio Camillo. Si potrebbe cre-
tori a trarnelo. E ninno essendo riusci- dere che Surina fosse distrutta 1' anno
to, lo trasse quel figlio di Giove ed' Ale- seguente, quando romani devastarono
i

mena, con quella facilità che poteva da il distretto tarquiniese, da Satri fino al
esso aspettarsi, ed ebbe allora principio lago di Boisena, nel suo confine occiden-
il Placane o Bulicame. Parlilo Ercole tale, ove smantellarono Cornosa e Con-
Carano, restò in venerazione il sagro pa- tenebra. Probabilmente fu risparmiato
lo. 1 testimoni dell'alto fatto, specialmen- fauo di Vulluraua, come luogo sagro.
il

te di sangue tosco, che padroni di recente Però non fu più nominato, trovandosi
della contrada, perchè da poco arrivati menzione de'concilii di tutta Etruria, e
da Meonia essendo in sul fondare sta-
, sembra che il l'ano venisse forse distrut-
bili sedi, fabbricarono poco lungi dall'a- ta da'galli piombati sulT Etruria, quali
rea del prodigio una città con tempio spregiatori delle cose umane e divine.
a Ercole. A auto, vtlsuri, la chiamaro- Così Smina venne meno, e d' allora in
no Surina, e per compendio Surna, e poi l'antico nome si perde, forse conser-
diedero al ruscello che le correva sotto vandosi tia'soli toscani. Poco dopo i ro-

il nome di Sunna. S'istituirono annue mani frequentando il suolo e divenuti-


feste e giuochi, a imita/jone di que'pri- ne in breve padroni, diedero al rovina-
tni. Gli acquilegi toschi amarono trar to paese il nome di Felurbiuni, Felur-
di quinci l' origine del trovar acque, a vutn, Vetervuni, P'ilerbiuni.OW abitato-
mezzo di fori artificiali falli nella terra. ri antichi, o que'che avanzarono alle ro-

Tagete, il fanciullo rivelatore, intanto vine, nou tulli però si dispersero. 1 più
s'era manifestalo a Turcontefondator di sicongregurono vicinoal Bulicame,e fon-
Tarquinia, e die' a'raseni i religiosi e po- darono per amor de'bagni, una Siirri-
litici precelli. Fatte le leggi della lega, na Nova, richiamate in pregio le aqune
a luogo per l'adunanze di tulli, libero e Surrinenses, {oimaudo così un munici»

V 1 T V I T 249
pio che Ira breve divenne latino ili co- contro il ducalo di Roma^ rimasto un
stumi e di lingua. Il uomeallora di Sur- annesso dell'impero greco, e ristorarono
ma, si ciimbiò nel più dolce di Sunsa, l'acropoli, rtn.eWjde'primi sorrinesi, con-

pel (iumicello. 1 templi d'Eicolee di Vol- servatole il nuovo nome ; e a questo mo»
tun)nH,pei' venerazione si ripararono alla do s'ebbe il Castrllunt oil Castriiin Fé-
meglio. 11 resto de'ruderi e l'immediate tcrhense o Fìlerbi, detto anche più lar-
adiacenze presto vennero in potere d'al- di, appresso ad ulliuii accresciojenti suoi,

cuna romana potente famiglia, e costi- Cii'itas F iterbi, con \nlernì\iuenl() che
tuiit)no cionche poi chiamossi flJassn le avesse ad essere una rocca gueniit^ di
tervensìs e Ftternesis^tA ivi dimoraro- soldatesche, pronte a ogni bisogno di di-
no i sunnominati personaggi' imperiali. fesa o d'odesa, dal lato di questa inìpor-
Ma njoili degli antichi abitatori, crede tante lor Marca, e perciò detta Mar"
l'autore che, scampali alla distruzione, si chia Z'/i^ctìi/jrt.cioè a cavaliere della stra-
riparassero più fuori di strada, e fabbri- da principale che dalla Tuscia va a llo-
cassero P'itorchiano,yiturclaiìurn,Q(ov- ma. Cosi la nuova Viterbo fu, da questa
se il vocabolo derivò da Ficus Orcla- parte, come una delle chiavi di Louìljrar-
nus, secondo la più volgata opinione, os- diaede'greci possedimenti; esi concorda
sia dall'abbandonata Orda, ma più lon- ciòcol poco che ci è ritnasto dalla storia,
tana di Surrina.La città ripristinata pres- poiché qui si agitarono in parte alcune
so i bagni, nemmeno essa durò inteme- delle querele di Papa s. Zaccaria e di Pa-
rata e perenne. Sorrise la sorte alcuni pa Adriano I, con Astolfo e con Deside-
secoli, e si copr^ allora il suolo di belli rio re de'Iongobardi, nel pieno dell' Vili
edifìzi, e moltiplicarono le fabbriche alle secolo. Laonde, non più bastando all'im-
terote, ed altre dentro il cerchio di sue portanza crescente d'un cos'i fallo posto
mura, o all'intorno e lungo la Cassia. Fi- ttìilitare, il troppo ristretto spazio, che il

nalmente però,al cominciare al frequen- Castel d' Ercole dava , ebber (in d' allo-

te rinnovarsi delle incursioni de'b<irba- ra l'origine loro i borghi suburbani, ed


ri, forse nel chiudersi del V secolo di no- altri più discosti, ma compresi nel terri'

stra era, o al più nell'entrar del VI, fu torio, i primi de'quali dovevano poi più
ogni cosa, quivi e nell'adiacenze, deva- lardi formare il nucleo della città odier-
stata un'nltra volta e messa a soqqua- na. i| uà ndo caduti i re longobardi di Pavia,
dro. Quindi altra dispersione tenne a ciò epassaloii dominare de'fraiichijedegl'im-
dietro pe'miseii abitatori delle contrade peialori che ne raccolsero l'eredità, nasce-
; donde forse a que'dì sorsero
viterbesi : va il Comune, cofi leggi ordì soggezione
Bagnaia, da' fuggiaschi de' bagni; Su- a'iiranni, or al Papa (di cui più antico è
rianuni o Sur niatiìun ,(Ìa' (i\s\)eiii di Sur- il liominio, e lo proverò ne'cenni storici),
na o Surina, ili a rifugio nei più eit<j or di repubblica più meno indipenden-
del monte; F tira Ila, qunsi a t elerali- te, più o meno autonoma. Proponendo-

busj vale a dire dagli adunati a nuovo si l'Orioli di parlare altrove de' borghi
comune, dopo le rovine delle più vec- e sobborghi, qui il fa solo con quello pro-
chie terre di Ficus Malrìni, di Forum pinquo suburbio Sansa o Sansa, che
al
Cassii, e di lutto quel distretto. Ma la dal liumicello prese il nome o viceversa,
Oiorte non era senza risorgimento. Iti sul essendo al presente la contrada Si'olta
terminar del secolo VI, o nel principio centro della nuova Viterbo ,
presso hi
del seguente, dilatatisi i longobardi colle chiesa di Matteo, e ne olire le pruve,
s.

conquislesiooalla Cioiinia cdteua, egua- correggendo Aonio parlando ne'suoi coui-


.degnatala al loro intero e fermo domi mentari delle regioni di Viterbo e di sua
nio, trovarono esser bene fort'ficarvisi sogna taVclulonia. ìX.rcgcziir.Il fon-
25o V l T V I T
te Sìpnle.Le rivali là con Eoma. Epilogo. clelIa cipta fu appellato Viterbo^ e ten^
Tra'molti nomi dnti a Viterbo, si trova per li homini valenti, che quelli Fibi
ancor chiamata nel medioevo F^egenlia, lesi (leggi Tivolesi) posero questo nor
T'eiiizza, città ^^egctana o poco diversa- Viterbo, Vi Tibure" . \n tal modo pe'n
mente come/ rlientanaj sebbenedi que- mani la loro Viterbo era Vegetia, ve
st'ultimo l'Orioli ne ha dubbio e lo cre- cabolo che potè esser alterato in età
de nome non del castruin t^ilerhi, o vo- barbara e appellata con quelli riferiti
,

gliasi dire della città longobardica, suc- Restando su quel confine (fuori di porli
ceduta nel luogo di Surrena la vecchia, s. Sisto o Romana) la suburbana chieg

ma un castello o bastia di ragione


di di s. Maria delle Fortezze (edificata di
romana, posto dirimpetto a Viterbo e Farnesi con disegno di Bramante, e cor
quasi a contatto di esso, e perciò con- cessa neh 577 dal comune a'religiosi pa(
fondibile con quello, costruito da'roma- lotti o minimi), tal vocabolo è indizio,^
ni per stare a offesa e guardia continua che si estendesse fio là l'occupazione ro-
contro i viterbesi, e si vuole che nel 996 mana, o che i viterbesi da quell'esterno
oteglio nel 99^ vi si rifugiasse Papa lato contrapponessero fortificazioni a for-

Gregorio V, fuggito da Roma per le pre- tificazioni, per cui l'autore suppone che
potenze di Crescenzio Noraentano con- allora essendo stato il breve interposto
sole e dominatore della città, e pare che intervallo tra il Castruin Viterbie Cn^
sorgesse ov' è oggi la chiesa di s. Sisto, stra Vegelia, terra nel X nell'XI secolo,
che ne fu forse la pieve, e la fonte del di continue battaglie e d'infestazioni reci-

Sipale. Ivi riceveva l'acquedotto di Vi- proche, e di ricalli, ciò facilmente abbia
geto e forse
si disse fonte Vegelia, dal dato opportunità al modificarsi della de-
quale probabilmente ricevè il nome il nominazione nativa di Planuin adCarani
l^icus preesistente alla bastia, e questa o Caranum, ovvero almeno di Planuin
pure si denominò T'cgetia o ad Vege- Sijuarrani, Squarani , o Scarani in ,

tiam. Il cronista Juzzo registrò all'anno Planum A scarani c\oè Pian dell' assas- ^

1 d8o. » Essendo Roma grande et magna sinio. Dura ancora la memoria d'alcune
cercavano (i romani) sottomettere il ca- delle carbooarie o fosse onde la Vege-
,

stello d'Ercole (che co'loscani lenea pur lia dovette esser cinta, finché rimase in
sempre, e con Roma lottava), et non po- piedi, una parte separala e nemica della
tendo averlo, li fecero una bastia, dov'è città. La fonte f^egetia trasformata in
(uggi la chiesa di s. Sisto, et durò la det- fons Sipalis, pare questo nome origina-
ta per iusino che Arezzo fu scaricato da' to dall'aver coll'acque scolanti nella car-
romani co il braccio dell'itnperadore Ar- bonara servito per una delle appariscen-
rigo Ili (leggi IV)". E
nelio84- " '-'' ^' ti linee di separazione e come di siepe tra

retini fecero continuo guerra a Roma. Si la Bastia Vegezia, e il Castruin Viler-


ridussero al caste! d' Ercole, et per for- hi, l'antico concetto ripetendo il volgo
?a pigliaro la bastia de' romani, et edifi- col chiamar il fonte e l'acqua del Sepa-
caro sopra il detto castello due borghi, ri. La Sorrina Nova, intorno al meno al-
a s. Petro 1' uno per la strada romana, la chiesa di s. Valentino, o mai non inre-
l'altro verso s. Pellegrino,chiaraossi bor- ramente abbattuta , o facilmente risor-

go lungo, et multiplicanno populi as- ta, si riabilò sotto forma d'un borgo, al

sai nel detto luogo, fecero assai torri al di là però del torrente, il quale è die-

{ter difendersi da' romani; traile qua- tro agli odierni bagni ; ed il borgo fu
li genti furono assai ceptadini de Tivoli chiamato di s. Valentino e di s. Valen-
in quello tempo nemici de* romani ; et tino in Silice, che poi crebbe più tardi
per questo se dice, che di poi el corpo fino a potersi denominare cjritós s. Va-
VIT VIT 25r
per uno di quegli abusi non in-
Iciìtini, guarda le antiche città o castella, la qua-
frequenti nel basso tempo, e sussisteva le già la facevano illustre prima che tut-
Dell iSy quando prese il nome di città, te le altre sue glorie olliiscasse la gloria

ma fu allora distrutto da' viterbesi nde- à^W'iinicn Roma, che alla propria gran-
reoti all'antipapa Anacleto II, i qnaìi, dezza fece sì gran fondaiiiento di rovine
al sopravvenire del l^apa Innocenzo II ammassale intorno a sé, per 5 secoli, dal-
e di Enrico V Orgoglioso duca di Tosca- le sponde del Tevere per tutta l'ampiez*

na, dovettero iti pena pagar grossa mo- za dell* italica penisola. Notifica, dover?
neta (Nella chiesa eranvi slati depo'^'i sial viterbese Giosafatfe Bszzichelli, con

ì corpi de'ss. Valentino e Ilario apostoli poche indicazioni date da lui, la scoperà
di Sorrena la nuova , venerati per tali la di 3Iiisnrna eiW Cnrliliannw, fonda-

da Viterbo, come luogo di loro decapi- zioni elrusche promettenti agli antiqua?

tazione, presso il ponte Camillario, on- rii gran messe di monumenti, i quali po-
<le Azone arciprete della cattedrale ri- tranno ornare musei nostrali e d'oltre-
i

fabbricò la chiesa, il che saputosi da In- monte. Le vestigia di Musarna e di Cor-


nocenzo li, neh iSg per la sua conser- digliano sono nella strada che da Viterr
vazione la concesse alla stessa cattedrale bo conduce a Toscanella, la i ." nella Mac-
con quanto possedeva). Termina l'Orioli chia del Conte, il 3.° mezzo miglio di-
il suo trattato di f^iterbo e il sito terri- stante dal fiumìcello Veia oggi Leia, Mu-
torio (avendo io intrecciato le sue prime sarna restando un miglio più in là, pur
5 appendici a' c,o\Th[^om\enù paragrafi, sulla Veia. Lo scopritore unitosi con
mentre dell' altre più avanti faro cen- Carlo ScerraeLuigi Lndovisi, intraprese
no), con queste parole. >i Sia fermine a gli scavi, che fio da principio diedero cose

quest'informe lavoro un sospetto intor- assai pregevoli, sebbene i più grandiosi


no alle cagioni, onde mosse l'opinione ipogei trovarono già da più vecchio
si

Anuiana delle 4 città raccolte in Tt-tra- tempo messi a ruba. In alcune grotte se-
poli. Questo par movesse dal fatto, che polcrali si rinvennero più di 4o sarcofagi
la Viterbo longobarda, già ristretta nel di nenfro, e figure giacenti sui coperchi
colle del Duomo, successivamente a sé più grandi del vero, tinte di rosso nelle

aggiunse più sobborghi , come dire la carni, e cogli occhi coloriti di lurchinoj
bastia Fegetia, Sonsa, il T^iro Sniiarn- con insigni iscrizioni etrusche, quali sui
no, e siccome io penso il T^ico Autonìn- petti delle fig(U'e, quali gambe, lungo le

no, e forse altri. Nuove investigazioni s%e quali nelle casse o sui coperchi, esempiq
leranno più cose oggi celate, e rettifiche- nuovo in si (latte figure. iMuxarna fu an-
ranno alcune di quelle ch'io dissi : /fHus che detta Maserna, Mtiscena, Mosiiia,
aliitd palesi, ne/no omnia". Nel Giorna- Mutaiia, e si vuole distrutta da'saraceni,
le di Roma del i85o, dipoi il prof. Orio- che misero a ferro e a fuoco ogni cosa dur
li pubblicò a p. ^44 ^ 382 le notizie sul- rante la dominazione loro in Centocelle.
la scoperta della città o Ch'ila 3Jusarna, Sembra che ne fossero suoi sobborgi Cor-
del castello etrusco di CordigUano^ e di al- digliano, e Castel Cardinale pure etru-
tre castella toscane,nel territorio di Viter- sco, e probabilmente furono distrutti nel
bo, e delle pregevoli cose trovate ne' lo- 1283 nella guerra popolare capitanata
ro ubertosi scavi. Osserva, doversi con- da Pietro di Valle, contro i gentiluomi-
che dopo meglio di 3 secoli d'o-
fessare, ni viterbesi ch'eransi appropriate le ren-
perose ricerche, questa non mai bastan- ditedello stato,e molti castelli, come diiq
temente studiala classica terra, siamo an- ne'cenni storici di Viterbo, A corollario
cora lontani un bel tratto dal ben cono- del fin qui dello col prof. Orioli, nell'in-
scerla pur solo in quella parte che ri- Irapreudere a recare le precipue notizie
202 V T I V TI

delle celebri acque niinernlì,<li cui è do- sue polle termah e minerari, che non _
vizioso il suolo viterbese, ed eziandio per estinta in questo classico suolo la vita
unità d' aigoraento, ad altri pieferisco vulcanica. A queste celebrate acque, il
di prenderlo a guida , non che mi gio- prof. Francesco Orioli nel i85o consa
verò poi dell'egregio ed erudito opusco- grò sei articoli, e li pubblicò neW Alhiin

lo, estratto dal 1. 1 o4, p- 3 del pregievole di Roina,\.. 17, p. i4^: 'yS, 197, "ìoi
domale Arcadico, e intitolalo: T^e. Ac- 2 i3, 217 e 254. Art. I. I Bagni di F\
que inineraU di Viterbo de seri Ile da Pie- terbo. Presenta in disegno il pros[)etl(
tro Biolchiiii segretario della società del principale, e la pianta del piano inferio
Giornale Arca.dico, Pion)ai84T- Oltre re de' bagni della città di Viterbo, di
l'anttriorilà di esso, l'autore è pure bene- cendo che da pochissimi anni fu nuovs(
merito, non solainenteper averdiinoslra- mente fondato, a distanza comoda e pi(
to coir autorità di valenti Osici e dotti cola dal roroore della città, l'ediQzio teP
scritlori inn)edicina,Ia proprietà,e(Ilcacia male suburbano, ed aversene debito prii
e virtù salutari dell' aciiue stesse a utile cipale di gratitudine a Filippo Sevi-ri,
della travagliata umanità ; U)a ancora di queir epoca presidente degnissimo dell
svegliare in alcuno di que' nobili ingegni commissione municipale, al d.' Bernal
che fiorivano nell'araordellescienzeedel- dino Mencarini ed a Vincenzo Celestir
V arti, il desiderio di riparare a' danni viterbesi, che contribuirono all' operi
dell'edifizio de' bagni, la cui rovina era colla direzione, con anticipazioni gener<
progressi va, con proporre il da farsi e l'ag- se di denaro, e con altro. Loda Io stabili
giunta d'un nuovo edidxio , con divola mento, fornito di lutto il bisognevole
cappella alla Ilegina degli Angeli, Salns moderno vivere. Ciò premesso, comincia
Infin/ioruni, a pascolo pio e coufoi lo de' la sua lucubrazione così. Antica è la fa-

ilgli della cattolica religione. Dichiiuan- ina de! luogo donde


acque roediciritili
1'

do essere animalo a ciò pubblicate, dal scaturiscono, pochi passi lontano da una
sapereche iacittà avea saggiamente ecou cittàche ivi sorgeva, sinché Roma domi-
piacere universale eletta una deputazio- nò sul mondo, e pare non grande, chia-
ne pel miglioramento de' bagni, a van- mala Sitrriiia o Siirrina Nova. L cer- »

taggio del salubre istituto, non che a lu- chia era sul poggio, ora vigna e uliveto
stro e decoro dell'intera provincia. E sic- drt'Ciofl. " li so che alcuni v'Iiaii poca fe-

come tali provvidenze ebbero elìuto e de, e vorrebbero vedervela meglio. Del
le descrive 1'
Orioli , fu per me questa non poterlo a tutto lor grado, se la pren-
una ragione di più per seguirlo, e farlo dano col tempo nemico delle cove, flav-
preceilere al i:h. Ciolchini per averne il- vi ancora chi rigetta come sospette di

Justrati eruditamente i luoghi. falso ed iusullìcienti le autorità molte che


Pregevolissimo è inoltre il territorio la provano slata, e (piivi stala. Studi egli
di Viterbo perle naturali scaturigini d'ac- meglio r argomento". Riporta nuove le-
que termali, calde e fredde, di diversa chi- stiuioniauze, che bello sarebbe riprodu r-
mica composizione, e per lo slabilunenlo re, se ionon dovessi anco co'bagni segui -
de'bagni minerali. Dissi in principio, che re compendioso, tra le sue adiacenze
il

quasi tutta la superfìcie del vasto terri- compreiuleudo il Bulicame e Riello. An-
torio viterbese, posta fra due famosi cra- che il famoso Aonio spesso parlò di Sor-
teri di estinti vulcani, il lagoCimino o di riiia o Sor rena, ma non avendola capita
Yico e (|uello Volsiniese o di Bolsena, ne guastò l'ortografia, e volle a forza che
presenta non solo grandiose vesligiee co- si chiamasse Turrena e Sursena, conve-

piosissime relujuie delle remote confla- nendo che distava mezzo miglio da Vi-
graziuuij ma ludica altresì colle copiose terbo, nella stessa direzione indicala da-
V I T V 1 T 233
gli a!li i, ma ridevolinenle spiegò l'iscii- calda e ferrata e solila a usarsi a bevan-
7.ioiif trovata presso un bagno, torse quel- da, o per qualche altra sua simile die già

lo ili Ser Faolo. *» Finaltnenle fu egli se- scaturisse dal terreno): e ciò sì pel cou-
guitato da' suoi pedissequi-, perpetui, Co- fronlocol passo di Vitruvio, si per la con-

relinij Bianchi, Mariani, Faure, Sai zana, siderazione della distanza adquin(juai;e'
eruditi uoiìiini, qual più, qual meno (co- siiìium ab Urbe lapident^ come legge
inechè col giudizio falsalo da piegiudi- Mai cc\^o,o ad quinquagesimuvi lapidcni
cate opinioni) che tutti le sieste cose al- sedeiìlis, o itira reddentis, come altri cor-

lo stesso modo raccontano . . . Sorrina reggono Scribouio (poiché di 5o calcoli


era un impeditiienlo, per Annio e per gli renduli per orina non par si debba in-

Anniani, e non un aiuto alle loro ar- tendere, né Marcello Io inlese, giacché
clieologiclie fantasie, che tutte si volge- la virtù medicatrice men risguardava lo
vano ad altra parte''. l*as>eggiiin(io, pon- sfiiriiiar della che il ri-
pietra vescicale,

ilo riconoscersi i segni snper>liti del ro- mediare nd Luinoreni tt calorem (o do-
mano distrutto municipio, di due delle loreiiì) et exulcerationem. lidalti, a due

sue porte, d'alcuno de'suoi maggiori edi- ^)assi da' luoghi in discorso, é l'antico e
fiii, delle strade d' approccio, delle fosse bel ponte di s, iNicolò, già dello pons in

di circonvallazione e della notabile ap- quinquagesimo, appunto in ragione di


pemlice suburbana, la quale lefabbiiche qucNla sua disianza rtZ» Urbe. Ed ove ciò
de' bagni v' aggiungevano a lortua d un concedasi, ne deriva la notizia, essere sta-

borgo prolungato sino alla prossima via to un tempo in cui Sorrina Nuova fu se-

Cassia, oggi strada della Dogana vecchia. de del pretore, che su tutto il trailo in-
Siapprenderà da tuitocio, «he le acque torno avea giurisdizione, favorita la resi-
termali erano nel vecchio tempo, nou denza didla comodità del luogo posto a
veramente le j4qiiae Caiae, del quale cavaliere della via Cassia e della Ciminia.
nome iiienteprova la legittimità, maiSa/- Si lui buon fondamento al credere, che
nae, o Balinene Siirrmenus, come di- l'oggi dello Piano c/e' Z?/7g«/ due suddi-
ce l'iscrizione murata nell'angolo della visioni avesse tra l'altre, cioè AJalemur/i
casa de' Cristofori in Viterbo. Dopo ciò e Caniillianuin, presi forse i due nomi,
riuscirà una delle meno improbabili o- uno acque the vi soigevano, prin-
dalle
pinionì, quella cui più d' un viterbese cipalmente ulili alle matrone, o a' mali
scrittore applica ad alcuna delle sorgen- di madre, come par che lo indichi la re-
ti quel passo di Vitruvio, nel quale po- stala denominazione al Balneuni Do'
ne fra V acida e venae fcnliiirn d' Italia, minaruiìì, o delle donne ; Tallio dalle
distruggitrici de'calcoli e pietre della ve- acque preferite a uso di mal di fanciul-
scica, quelle di Firena. Dove gli editori le [a caviillis). In prova il 2.° antico pon-

si ailannano a emendare in diverse for- te, di più rimola e cospicua costruzione,

me l'ignoto direna: e dove gli scrittori dello pons Camillarius o in Camillia-


viterbesi vorrebber leggere 7 irrena, in- ììO, «he può far pensare a qualche fonte

tendeodu l'Anniana città Tyrrhmia od Camillaria per donzelle oppilate, come la


Jùritria j ma dove è assai pili naturale ferrigna natura d'alcuna delle polle par
leggere Surena o Siirina. Non mnncdno suggeiisca. Una 4-"acqu3 8'' fintichisem-
testiuiouiunze di tali proprietà dell'ac((ue biuiio aver rJiiumalo Bibula. 11 luogo
viterbesi, che altri applicano aW aqiiae dello in Decano, fu poi trasformalo in
Taurinae, colle quali concordano le co- i'allc del Caii o o di Caino, e finalmente
se da essi dette; ma è leciio stare per in Kulle dtl Caio,o\e si rinvenne la se-
r acque Sorrinesi (a cagioo d' esempio, guente acqua. Intorno al Bagno della
pei" la sorgente oggi della delia Grolla, Ci odala o de'CVof/^f/,th'è il piincipale
2>4
de' lodali per lolfo, luogo è
per essersi
VII'
il

trovato nel 12 ly in vece d'un


racconto, alle
i
VI t
contrade Sorrinesi. Evidenlement
nentéf
toscani, scolari in lanle cose degli egizi,
1
preleso tesoro annunziato dopo sogno, aveano imparato da tempo iramemora»
da un tale semplicione in sul pai tire pel bile, industriosissimi come si sa che furo-
sagro pellegrinaggio di Paleitina, ivi pre- no, a traforare con trivelle l'ampio lett
sente, col magistrato e il popolo, nel rom- de' travertini, che fan coperchio nel Vi
persi la ultimo colpo dèi picco-
terra. L' terbese, enell'adiacenze,agli strali acqui-
lie fece zampillare dal vivo inasto l' ac- davano 1' onore dell'in-
feri e termali, e
qua zolfigna in ricca vena. Il più savio segnamento ad Ercole, quando per qué- \

de'magistrati, a salvauienlo del credulo slecontrade passò. Vi è chi crede, chea! I

dell'ira popolare, gridò: Ecco il tesoro! Bulicame pensasse Lucrezio, computan*


Tesoro di salute pe' viterbesi, e pe'fore- dolo tra gli Averni, e bocca d'inferno, ed
slieri che quindi innanzi qua concorre- il nome soggiacque a varianti tra il XII
ranno per medicina. E acqua benedetta e il XV secolo. Come spesso in questa
da Dio, mostrata da lui per panacea. La maniera di sorgenti avviene,
più volte le
chiameremo Jcqua de' Cruciali, perchè condizioni del luogo cambiarono. Fu si

e e rivelata a liberar di tormento chi è nel già tempo ch'esso era di più gran circui-
cruccio ; e perchè è insignito di croce il to, e r acqua lutto intero empiva il cer-
buon uomo a cui fu data la rivelazione. chio di muro, che alcuni secoli fa vi pose
Intuooi la chieresia, pur ivi accorsa, l'in- il comune. Ora il crescer de' tartari ha
Hit
no di ringrflziamento, e .sappia fnondo il notabilmente ristretto lo spazio ioond
ilnuovo benefìzio che la Provvidenza ci lo. Dante (morto Sa i) che lo visitò
nel i

ha compartito.— Ari. II. / Bacili di


Vitctbo: Il Bulicarne. La più limosa
tra le acque de' Surrinesi Novensij è la
lo trovò bollente e ben degno del suo n

me di Ditlicame, Bullicame o Bollica


me. L'istessa temperatura v'incontrò Fa
1
iiolissioia dei Bulicame, resa famigerata zio degli Uberli (morto nel iSGy circa), j

nel canto dell' Iiìferno da Dante, e da lasciando scritto nel Dillamondo (o poe
benvenuto da Imola col commento, chia- tic» descrizione della terra), che t'iufìni«|
mata nel medio evo J ulgano o Diliga- lo suo bollore* spolpò unmontone, nm
no, e Ptlaccìiie, donde d volgo disse Pla- tempo l'uomo cammina un 4-° (^i
in cui
cane. Keir età romana ed elrusca s'i- miglio. Disse il Dossi: Or da 100 anni
gnora che nome avesse. Il Dacci, e dopo in qua, più il calore non basta al cuocei
lui molli, gli applicarono l'elegante mi- UOVI anche sgusciati e infranti, il che vu
to d Ercole^ già narrato di sopra, quan- dire, ch'esso non giunge nemmeno a*5(
do venuto nella contrada piantò in terra gradi di Réaumur, poiché il mercuri]
una veiga ferrea,dal cui foro sgorgò gran non vi 5o gt'adi, mentre
sale più su di
copiad'acque,doiideuii laghetto formossi, giorni di Fazio è forza dire che ascende
ilquale durò perenne. Siccome il palo o se agli 80. Né la profondità è più la si

\erga ferrea in lingua d'antichissimi ita- sa, perchè Agostino Almadiani, verso
liani chiamavasij(ir«*, e àccoiut Sur rind medesimi tempi, in un suo smarrito poi
in etrusco non devesi credere che raddop- ma sopra i Bagni Viterbesi, rozzamenli
piasse la r,cos"j vollecongelturare l'autore, cantava non essersi mai potuto trovar
che il nome imposto ad es.sa fu tratto dal il fondo. Ma il baratro, misurato or sono

suro erculeo. La favola fu vestita di colori alcuni anni da d. Pio Semeria,oon sup
mitologici, con allusione all'antichissima rava i 4^ piedi francesi; certo perchè
pratica de'pozzi forati o Artesiani, dando questa profondità si devia dal fìlo d
r onore dell' invenzione al dio della for- perpendicolo. Un tempo, e non lontau
za, e il couiiuciameulo, in ugni ipolesi, vi si racco;;lievaaoÌQlorao alle rive br«
V 1 T VIT 1"^%

eie eguali a quelle chiamale conritll di si nuove grida s'alzavano. La


fu tornati,

Tivoli. Insegnava il p.Kiicher, nel Muti Vergine, certo, era in mezzo alle fiam-
, dtis sublcrranens, che la sorgente, ìiahel me . . . Diavoli sotto .... Le centinaia e

cnm alio vicino lacu, inler Filerhiunt et le centinaia . . . Tremanti, scoofltti, cala-

Monlemflasconein , miignnrn co'unmni- Comandava essa con una ma-


te l'ali.

\ catioiietn, uhi aqna ex fundo Incus e- no con voce: Precipitatevi maledetti


e
. rurnpens niiros excrcellumullu^-j e par- nel regno delle pene. E il lago che im-
la ivi evidenlemenle dell' altra lacuna perversava, in sé li raccolse; e la furia

dell'acque di Naviso delle impropriamen- d' inferno già cessa . . . Taceva in falli a

te il B(rgnaccio, presso le Aquae Pas- poco a poco la romba del cielo e della
seris, e la mia Calvisiana , dove però terra. Le tenebre si diradavano. Rosseg-
, egualmente vennero meno i miri luinul- giava di verso la levata 1' orizzonte e si

\lus. Qui l'Orioli nana il più memora- fé' giorno.Bulicame rientrava nel suo
Il

b:le degli avvenimenti di che le cronache letto. Si calmavan le paure... Il Buli-

;di questo Bulicame ci han lasciato tneu>o« came non è altro più che un fenomeno
,ria, cioè quello del i3jo, che col Bussi naturale. E' qualche volta un vulcano
iti iscorcio raccontai ragionando degli a^ idro-pirico". L'autore ne olire il dise-
gostiuiani e chiesa della ss. Trinità^ e sua gno, in cui si vede l'ampio cratere o cal-
! intmag ine di s. Maria Liberatrice, cioè del- daia, come dal volgo si appella, cinto di
il'orribile fracasso di citalo e fitta caligine basso muricciuolo, entro il quale bolle
interrotta dal guizzar de'lampi, della fu- in grandi pollerò piuttosto gorgoglia l'ac-

nesta mezzanotte de' 28 maggio. >» Efu qua che poi n' emerge da appositi emis-
allora il miiacolo che è sempre, nelle sari. Si manifesta da lungi con una co-
grandi perturbazioni morali, agli uomini lonna difumo in mezzo ad un suolo can-
di buona volontà e d'intelletto conve- dido, e nudo di vegetazione per la forte
nientemente disposto a pensieri di cielo, e deposizione calcarea della termale, il cui
non guasto dalia povera filosofìa del dub- odore di zolfo la corrente d' aria reca ia
bio. Il mondo degl'invisibili si fa visibi- distanza. — Art. IH. I Biignidi Viter-
le. Celesti e infernali appaiono al senso bo: Camilliano. S. Valentino in Sili-
.esteriore, dipintivi da un* altra luce, che ce. Borgo di s. Valentino. Castel di s,

non è quella onde per legge di fisica s'il- Valentino. Città di s. Valentino. Fo-
'luminano le cose terrene ... £ il miraco- rum Imperatoria. Oltre Sorrina Nova,
ilo più grande è il mulamento in meglio in contiguità co'bagni sorriuesi, e col bor-
ìde' tristi, l'accresciuto fervore per la ve- go col quale formavano altro bel borgo o
:rilà ne' buoni, e il cominciamento d' un almen non incelebre, di cui se ne lascia
teuìpo, piùomen durevole, in che legeoti indovinar la storia ; dopo il punte s. Va-
. tornano a Dio ". Accorse il popolo a im- lentino o Camillario, s'incontra l'edi-
plorare il divino aiuto, per l'intercessione cola sagra a tal martire, e ivi appresso il

(Il s. Maria Liberatrice, nella chiesa del- sepolcrale antro, or quasi pien di leira,
ila ss. Truiità. « Destali aldi fuori i più dov' è fama che il corpo si deponesse di

isino alle ripe, odono un tratto un terri- esso Santo e del suo degno commilitone
|L;le rimbombo, che tutti gli altri rua»ori s, Ilario, a cura delia di vota matrona
;
vince. E la terra che scoppia in quel del Eudossia, signora del fondo, e poi mar-
^Bulicame. Ed una (ìamma immensa se tire anch'essa. Il luogoera abitato eden-
in' alza infine al cielo, che sforza a chiu- so di case, avente forma di castello sog-
«der gli occhi abbaccinati, e a precipitar- getto a Viterbo, nomato Casali^ Cainil-
:ai tutti sul suolo, percossi da spavento. larius e burgus s. Valentina Un docu-
Quaadu all'alto della vita della voce mento dell'Si 5 fa sapere, che l'altra por-
2 )6 V I T V I T
zione del Pian de' Bugni, era chinoiata Cairo, quasi a ricordo, che il maggior
JMalcnium o Malernn, casale aneli' esso sforzo fu allora contro 1' Egitto, dove la

e borgo. All'ahilazioni raccolte inCarnil- sola gloria che si raccolse fu la presa di


liano, faceva centro la chiesa di s. Valen- Dainiata. La torre omonima, parlata in
lano in SUicd (per essere lungo la »ia la- principio, cui trovasi esistere subilo do- ,

stricata a modo romano), edificata da' pò in Viterbo nel 1222, falla celebre per |

convertiti di Sorrina nel luogo di sua lunghe e crudeli gare tra'Tigno<ii e Gal- ^

appena trionfò il cristiane$in90.


passione, teschi, ed appartenente a Nicolò di Gio-
Pervenuta in potere de' monaci di Far- vanni di Cocco, pare che questi la faces-
fa, neir 806 l'abbate Sicardo trasporrlo se edificare, o uno de'suoi, per aver par-
i corpi de' ss. Martiri nella sua Sabina. tecipato all'impresa dell'espugnazione,
Indi il luogo partecipò alle devastazioni e voluto nella sua torre perpetuare il ri-
e agli altri flagelli che desolarono l'Etru- cordo qual domestico vanto; efurse an-
ria suburbicaria. In processo di tempo, cora per contrapporla al fasto de' Gat-
il borgo o Castel s. Valentino, cresciuto teschi, di contraria fazione, per gloriar-
in celebrità, trovasi appellato Cillà di si essi essersi Gasto 100 anni prima di-
s. J ali' liti no, anzi Foro dell Impera-' stinto alla presa di Gerusalemrae.'Quin-
iorc (Evito i dettagli, poiché il dotto di passa l'autore a pubbflicara •alcune
autore, nel troppo ritornare sopra i suoi notizie riguardanti il borgo A\ MaHr-
argomenti, a forza di comaieuti, piti no o 3Iaterna,i\a lui collocato al ruscel-
d'una volta cade in anacronismi, facili a lo, nel Piano de'Bagni, il quale luogo ri

conoscersi; e con copiose ripetizioni che dotto nel IX e X secolo a casale di co<
qui riuscirebbero superflue, dopo averle tado, certo fu Ira gli avanzi di Sorrii
già anch'io riprodotte). Dopoché Inno- Nuova. Il nome risale a* tempi roraat
cenzo Il donò alla cattedrale la riedifi- come appartenente a quella porzione sul
cata chiesa di s, Valentino, la borgata urbana del municipio dove i bagni
che avea sofferto nelle guerre d'Enrico rano, che stende vasi lo spazio sotto
IV e di Enrico V, non pare si ripopo- nome fino alla via di Roma, e ne faceva
lasse; e quanto alla chiesa, nel i3o3 ri- parte o confine certe terre in que'lem|
manevano poche vestigia, da dove pare dette Terre de' Longobardi, forse cooil
furono traslate nel duomo le ossa de'ss. quelle che già slate del privalo dominio
Martiri, già restituite al luogo che l'avea de're di quella gente, passarono indi a're
implorale, d'ordine d' Enrico IV a cui franchi vincitori loro, ed io fine al Papa
era affezionalo, il quale avendovi forti- (meglio Chiesa Romana e a s. Pietr(iìjì|

ficato la piazza o il campo adiacente, il per la donazione di Carlo Magno, io foP'


luogo amò chiamarsi città e Forum Ini- za del celebre palio Carisiacense, né mai
peratoris. — • Art. IV. / Bagni di Fi- perdettero in tanti passaggi l'antico vo-
lerbo: Nuovainenle dell' Acqua della cabolo. La chiesa del casale era s. Maria
Crociata, e del Borgo Materna o Ma- in Silice, così delta per quanto rilevai .

terno. Quel pellegrino che nel i 2 i 7 fu di sopra, della quale ivi ancora restaack
cagione della clamorosa scoperta acqua le rovine. " li completo abbandono di
termale, era un crocesiguato probabil- supporsi conJemporaueo presso a poi
mente nobile viterbese o de' priticipali. a quello di tutto il resto della campagi
Ed il sogno del tesoro, fu perchè con es- Viterbese, alla quale il medio evo e l'i
so si sovvenisse alle grandi s|)ese della fimo fu assai meu funesto dell'età ch8
spedizione, onde al fonte fu dato il no- mata del risorgimento. Perché in quel
me di Bagno della Crociata o d/ Cro- lo i boschi purificavano l'aria, e più v-he

ciali, e il luogo fu chiamalo Traile del i buschi, le densissime borgate e castella


V I T V I T 257
qua e là sparse, e il popolo campagnolo, rifugio nello spavento al popolo furono

che alla spicciolata vivenilovi, ed am- le chiese, e ivi aspettare tra le preghiere
piamente coltivando il suolo, dava in- e le lagrime l'apparire del giorno, il qua-
carico ad una ricca vegetazione di con- le non fu sollecito. Ma quando il vedere
sumare i miasmi, o le materie alle a pro- fu possibile, si trovò che il Vadimone ri-

durli, e frapponea folla siepe d'alberi al nasceva. La lerra s'era spalancata a ro-

mal sodio de'venti maremmani. Ma nel- tonda voragine. Una colonna immensa
l'età che fino al nostro tempo si disten- d'acqua s'alzava a più di 100 piedi, eoa
de, sparvero le selve ; le castella cadde- melma nero-grigia. E
fu bisogno d' al-

ro ; il contadino divenlò abitatore delle quanti giorni all'imperversare dell' ac-


città ; SI spiantarono i be' vigneti , i be' quoso vulcano, perchè la pace tornasse
frutteti ; i campi del frumento si fecero alla terra e al popolo. Poco diversa, sti-

ingrati pascoli; ristagnarono le acque... ma r Orioli, essere stata 1' origine del
ed oggi, se a mille passi l'allontani dalla laghetto di JNaviso, ma la storia non ne
radice del monte, e dalla cittadina cerchia giunse sino a noi. 11 far della laguna è
verso Mareu)ma, non incontri guari altro quel medesimo del Vadimone, non del
che deserto, e Io spavento della mal aria Bulicame. Il terreno è mobile .<ulla riva
che li minaccia le fonti della vila" .... Art. e di pericoloso approccio, da non tentare
V. / Bagni di T'iltrbo : L'acqua di Nd- senza tastare con pie sospeso il terreno.
viso volgaiincnlt della il Dagnaccio. Il Quando in gioventù la visitò l'autore, se
lago di Fadiinone. Fuori della porta isole natanti non v'erano, in due sparti-
Fiorentina per la via consolare che con- vaia, meglio che quelle, una forma di
duce a Monte Fiascone, e imbocca nel ponte pensile, tessuto d'ei be palustri, che
territorio di Vetralla nel luogo creduto colle radici e coli' intreccio de' rami co-
il dìruto Forum Cassìi,sì entra nella re- ricati sopra lo specchio liquido, faceva-
gione de'zolfi: piegando sul la sinistra ver- no tutto un feltro di zolle, camminando-
so la campagna, poco dopo si vede una vi con paura e pericolo. La profondità

laguna, maggiore del Bulicarae,cicè quel- era un 40 piedi, e pochissima la distanza


la che i profanano col
vileibesi odierni dal ciglio destro della Cassia. Pensa l'au-
plebeo nome
Bagnaccio, ossia Vy4c-
di tore, che il ponte un tempo s'allargava
qua di JNdsiso. » Laguna singolare la I a tulio lo spazio tenuto oggi dall'acque,
quale, se interroghi frale Ànuio, tidiià e coprivalo d'un suolo acquitrinoso d'in-
cb'è il celebre lago Vadimone ... il sa- fido e insidioso accesso, come non meno
giu laghetto dall'isole galleggianti e dal- lo è qua e là nell' adiacenze, la laguna
J'illusti i e dolorose memorie. Tu non gli essendo venuta più tardi per terremoto,
prestar fede. 11 vero Yadio)one è nella o per esplosione gazosa.Ma se lo stagno
valle che a Bassan d'Orte soggiace, sotto non sembra che ne' tempi antichi fosse,
il Tevere, innanzi ad Amelia. Qui è ciò il terreno o toccò quello delle notissime
che gli anlichi nominarono y^quae Pas- j4quae Passtris o vi fu compreso; poi-
seris , nel luogo oggidì chiamato il Ba- cliè, come già notai più sopra, il nome
cucco". L'aulico Vadimone per qual- datogli à' Acqua f/t iVaV/50, e latioameo-
che successione di tempi si cercava in- {tò'ì BalneumNaveSy velNausae^vel La-
darno. Una notte buia e caliginosa av- ves^ non altro può essere se non una cor-
venne quasi altrettanto del narralo del ruzione di Aqua Avis per allusione al-
Bulicame. Mugg'i la lerra collo strepi- l' antica denominazione del Passere. La
lo infernale di mille tuoni , frammisto coincidenza, presso a poco, del luogo mo-
al fiotto quasi di mare in tempesta pro- derno coir antico, non può esser argo-
veniente dal più cupo della ?alle; unico mento di disputa. Si trae dalla visita fut-
voL. cu. '7
258 V I T V IT
ta a'bagni di Viterbo nel i533 dal me- cora delV Acqua di Ndviso, vol^arinen\
dico Lodovico Pasino, De Balntis Fi- te della il Bagnaccio. Digressione sul

Urli, che quello di ^'aviso ovea una la- la origine di quelle fonti. Lo scrisse do^
guna piuUoslo ampia, coll'acqua latteg- pò averla esplorala con recarvisi, rilevan-
giante e alquanto calda. Alla distauza di do le variazioni avvenute, perchè niente
IO cubili due fori si aprivano nel suolo, in questa regione ha durevolezza, dopo
r uno discosto dall' altro non più d' un le descrizioni del Pasino e del Crivellali
cubito, e ciascuno un po' più largo di 3 ripetute dal Bussi, a cui contrasta la spie
dita. Da essi, a 4 dita d' altezza, l'acqua gazioue del vocabolo Ntivìso, confermar
zampillava. Dieci volte io un'ora la toc- dosi in quella da lui già data e riferiti
cò nelle due fonti, trovando i'una caKiis- anche poc'anzi ; imperocché ilBussi drilla
sima, I' una boi-
altra freddissima, anzi pila in forma di nave, non più esistente,
lente, l'altra tutta d'un freddo di neve. della fonte calda sì nell'estate e sì nell'in-
Come cosa prodigiosa, il medico ne fece verno, crede prendesse il nome di 7\a>'i-
relazione a Clemeule VII, il cui arcbia- so. Trovò due zampilli erompenti, cha
tro Curii ne dichiarò 1' iuìpossibilità. Il al di sopra la temperatura era calda, ed
Papa, più saggio, della calda ne fece ade- al di sotto fredda, essendo manifesto che
quala spiegazione, attribuendo all' in- due serbatoi alimentano il liquido ivi

fluenza degli astri l'opposta qualità della raccolto; superiore l'uno e d'acqua fred
fredda ; quindi a mezzo del Cavalierino da, quasi trasudante da tutta la porosil

de'suoi più cari, ordinò ad Antonio Tur- del suolo, inferiore l'altro e fervente, ti
rino fisico viterbese l'esame de'due fon- ascende da'due fori. Dove, per la miiioi

li, il quale trovò vero l'asserto da Pasi- gravità specifica dell'acqua calda, ga
no. Soggiunge I Orioli. >» Tale era il fi- Uggia questa su quella d' una tempera
losofare delle scuole in que' leu»pi .... tura più bassa. 0>serva, che ivi e ne' di
JXoi non sism diversi òa Clemente VII torni sono diverse specie d' acqua al e
nel dar ragione dell' origine della fonie sopra del terreno, con tre molto lungh
calda; e perla fredda quel eh' egli chia- e mollo larghi strati acquiferi, intercalai

mava sotterraneo vento, lo diciamo eru- e separati 1' un dall' altro, per l'interpoi
zione di gps generati per azione chimica. sizione di roccie impermeabili, si disted

Le stelle, per vero, le lasciamo a lor luo- dono I' uno sotto 1' altro, a diversa pr<i
go,e non le incomodiamo per sì poco.Siaro fondila, per tutta la contrada : men pro-

però uien lontani di quel che altri pense- fondo il d'acqua naturale e fredda,
1.°, e

rebbe dal negare i loro fisici influssi. Per se non in quanto ne altera il sapore e hM
parere più dotti abbiamo a questi can- natura una più o men larga mescolaozPl
giato il nome, e lidiciamo attrazioni ed co' trasudamenti inferiori; iu una posi-

n radiazioni . . . ma pur seo)pie azioni in zione media il 2.°, e d'acqua analoga


J|J
dislans, ed occulte nelle loro cagioni ul- quella della grotta; profondissimo il
3.^|
time. La dillereuza dell' acqua calda e e d' acqua del genere di quella del Buli-
fredda la deduciamo dalla diversa pro- came e della Crociata cosicché, second^
ido : i

fondità e derivazione delle vene : più la diversa profondità de' fori, or 1' ui
profonde le calde^ più superficiali le fred- or l'altra, or la terz' acqua, spiccia ce

de. Né gli orifizi

necessari&Hiente vicinanza delle sotterra-


vicini significan per noi impelo proporzionato
su la spinge, per la pressione trasmessa»
alla forza che
I 3
'

nee sorgenti. Ciò è come ne' fiumi che le fin dall'alto de'monti secondo la legge

s'accostano al luogo della con/luenza,{ul- che vale pe'tubi comunicanti, o per qii(
tochè vengano spesso da parti opposte ". la de' gas compressi uell' interno d« Il

— Ari. VI. i Bagni di rilerbo: An- terra, che iu su la fauuo schizzate uii
V I T V I T 259
tata (la! notabile grado di caloreche i j^as le maniere. Vaso, le virtù e giovamenti
I
fa più elastici e più preineoli. l'iopone /oro. l'eriigi a i5f)5. Gio. Domenico Mar-
i iDodi, ed i vantaggi die potrebbe trar- telli, Deli' iicq ite Caie, ovvero dell'ac-
re il muiiici[)io dalle salutari acque, che que di litcrbo, opera fisico-medica, Ro-
'
per ogni dove inzuppano e allagano mol- ma 1777 con figure. D/ Lorenzo De A-
:
ti degl* iuftìnori strati, rnediaule un più lexandris, Bieve notizia dell' acque ter-
grandioso edifizio di bagni pei fello, in ìli a li e dell' acqua acidula di Fiterbo,
tniglior posizione ancora dell' odierno, dissertazione, Viterbo 1780 per Giusep-
anzi alle porle slesse della città, io più. pe Poggiarelli. Dipoi nel 1839S. Camil-
'
ameno e più salubre suolo,con»e nel Fra- li ci diede a p. 27 del t. 6 dell' Album
I
to Giardino o nell'adiacenze. »> Ciò seri- di Ilorna : Sulle acque Termali e Terme
vo per un secolo migliore, in che strac- del territorio Viterbese, Lettera, \nc\\ìt'
°
chi gli uomini di farla da Enceladi e da sta rese ragione: i.° De'Bagni pubblici.
[Prometei per lottare co'Giovi, si volge- 2." del Bollicarne. 3.° Dell'antiche leroie

;ranno meglio avvisati a quel che veia- del Bacucco. 4-° Del lago diVadimone
I
mente è progresso, e lasceranno quel che degli etruschi. Inoltre nel tSòg il prof.
lusinga l'unniaginazione e rovina popo-
I
i F'ilippo Mercuri pubblicò nel t. 26, p. 226
i
li*'. A tale confessione politica d'un prof. dell' Album di Roma
Intorno ad un :

Oiioli, qui arroge l'antica forinola deri- passo di Scribonio Largo medico loda-
'
vaia da'Iongobardi : Fiat, Fiat. » Stimo tissinio di Tiberio Cesare. L'argomento

'ancora, che, lasciala da parte la mitica già toccai di sopra coli' Orioli, e riguar-

elioiologia di Sitrinn dal suro, cioè dal da le dìlFeretili opinioni degii scriUori
'
Telle ferreo d'Ercole, l'origine vera di sulle Acque Caie di Viterbo, iit cui al-
quel nome Surrina sia dui greco cun- cuni credono riconoscere le Acque Tau-
f/no (osservò Millingeo e altri, che molle rine di Civitavecchia^ non meno si trat-
;
città dell' Elruria litorale han greco no- ta di loro edìcacìa. Il Sarzana ne ragio-

;
me), formalo appunto per l'abbondanza na a p. 1 1 3, e 1 32 e seg. Egli dichiara:
dell' acque e de' rigagnoli che da ogni « Queste Acque Caie sono quelle che
parie vengon fuori, e si facilmente con- diconsi volgarmeute Bagni del Papa,
fluiscono; di guisa che per poco che dal che reslauiaron Nicolò V, Pio li, Mar-
trailo pedemontano un si discosti, facil co- cello li Sommi Pontefici, ed altri princi-
'
sa è creare tra lamarinaeilTeverequanlo pi; ed a' giorni nostri sono stati risarciti,

]
più vuoisi di liquido agli annairiametili". ed elegautemenle adagiati e di comodi
! Parlando degl' illustri viterbesi, riportai opporluoamenle forniti per la benefica
• il titolo dell' opere di que' che scrissero paterna cura del .Sommo Pontefice Pio
f
intorno a questi bagni, de' quali pure VI, intento a provvedere anche alla sa-
Iscrisseio altri sia specialmente, sia gene- nità umana non meu de'suoi sudditi, che
[
raluieiile ne' trattali delle terme e rife- degli esteri solili dalle più lontane parti
' rili nella Bibliografia del Ranghiasci, d Europa venire ogni anno ad approfit-
I come olii e gli antichi: De Balneis omnia tarne: cooperatoavendovt il cardinal An-
I
quae extant, Veuetiis i553; Andrea Bac tonio Casali prefetto della s. congregazio-'
"ciò, Dt Z'/icr^j/v, liomae 1567 ; Menghi ne del Buon Governo, il quale da che era
'
Blanthelli, De
Balneis Fitcrbiensibusj prelato gli onorò colla sua presenza, e col-
Michele Savonarola, De Balneis Viler' r uso proficuo che ne fece, non men del
^'biensibits. pouno ricor-
Tra'primi poi, si gran cardinal Bessarione, li commendò.
'dare: D.' Giulio Durante romano, Trai- Ond' è, che per la saggia deputazione
ìtalo ile' 12 bagni singolari dell'illustre a lauto interessante oggetto fattane dal
città di Viterbo, nel quale si mostrano nobile viterbese Gio. Antonio Zazzara,
j
26o V I T V I T
del ci/ Gio. Domenico Martelli, e coU'as- la Crociata, del Bagnuolodi fuori, del

sistenza e perizia di Filippo Pratla, l'o- l'acqua del Caio e dell'acqua Acidula del
pera trovasi perfeltameiile compiuta. A ta acqua rossa. Il Martelli poi di quella
tal bagno, che così anche in singolare si del Bagnuolo di fuori, della Crociata,
dice, perchè tutte le acque Caie sotto un della Grotta, ed in un'appendice dell'ate
medesimo tetto rinchiude , è adiacente qua Acidula detta rossa. L'acqua del Bsll
quella fertilissima valle, che si nomina gnuolo di fuori scomparve, ed assai utile
delle Caie. Esso edifizio posa sulla destra sarebbe il rintracciarla per poterla ag-
sponda del Lincheo, detto ancor Calda- giungere alle due rimaste della Grolffll
no, fiumicello eh' esce dalla città di Vi- e della Crociata. Sorgevano di quest'aoll
terbo, e va a temprare le calde sue acque que alcune polle a circa 5o palmi dalle
con quelle dell'Egelido, altro fiumicello sorgenti dell'acque della Grotta e della
che pur discende dal Monte Cimino in Crociala; ed eran dette del Bagnuolo di
poca distanza da Viterbo e volgarmente è fuori,perchè discoste dalle fabbriche prin-
detto il Freddano". Finalmente ecco un cipali. Era però ancor questo Bagnuolo
sunto del mentovato opuscolo del lodato coperto da separata fabbrica, che divisa
Biolchini. Moltissime sono le sorgenti di in due
parti formava due stanze da ba-
acque minerali propinque a Viterbo, le gni. Quest'acqua era limpidissima, chia-
quali genericamente si dicono Acque Ca- ra e diafana; il suo odore un poco spiri-
ie j e celebri già furono presso gli etru- toso, il sapore leggermente acido e quasi
schi, romani ed nostri antichi. Nume-
i i sub-dolce, non lasciando al palato alcua
rosi sono gli avanzi delle terme elrusche disgusto. La sua temperatura era blan-
e romane: tra gli antichi le rammentano da e piacevole, perciò il dissero Bagnuo-
Strabone, Tibullo, Simmaco, Marziale e lo. 11 bagno in quest'acque tornava a

altrijemollissimi tra'raoderni. Pochi pae- sai proficuo nelle malattie e spasmi nel
si racchiudono in breve spazio tanta va- vosi, ne'dolori nefritici, artitrici, reuin
rietà e quantità d'acque sorgenti mine- liei e podagrosi. Ne'dolori assai fieri
quante ne ha Viterbo. I medici del
rali, sognava osservare che non vi fosse fel
XV e del XVI secolo ne contarono sino bie o infiammazione, poiché allora u
aio, che sono: i.° 11 Bagno della Grot- ceva. Laonde utilissimo sarebbe il ri
ta. 2." Della Crociata, 3.° Del Bollicarne. tracciare l'acqua del Bagnuolo, massi
4.° Delie Bussete. 5.° De'Palazzi,che og- oggi che il malde'nervi è sì comune ((
gichiamano delle Serpi. 6.° Della Ma- se si quanto in fine di qui
ritrovò, per
donna in Silice, oggi di s. Maria in Fel- sto paragrafo dovrò dire col d."^ Palm
ce. 7.°Del Prato. 8." Del Paganello. 9.° ri). Uscendo dalla porta occidentale
Della valle del Caio o delle Donne, oggi Viterbo, detta di Faulle, lungi circa uà
delta l'acqua del Canneto, 0.° Del lasi- i miglio è la fabbrica di bagni che rac- ,

nello, oggi dell'Asinelio. Assicura il Mar- chiude le due sorgenti della Grotta e del-
telli , che per le sue sperienze venne io la Crociata. L' esservi stati i Papi Nicolò
chiaro, l'acqua del Canneto o delle Don- V e Pio 11, li fecero chiamare Bagni del
ne esser simile a quella della Grotta, e f^7/:><2, unitamente all'acqua del Bagnuo-
così ancora quella dell'Asinelio. Di que- lo di fuori. L'acqua della Grotta scatu
ste acque molte sono perdute, altre di- sce a destra della fabbrica, e per acq
minuirono, e le polle d'altre sorgono in dotti è portata alla fonte e a' separati
nuovi luoghi, e talora scompaiono per gni. In ciascuno di questi si vede nel mail
mostrarsi altrove, si perdono affatto. Il no galleggiare un velo di color cenerog
De Alexandris fa particolare descrizione lo chiaro, il quale se si dà moto all'acqui
delle sorgenti chiamate della Grolla,del- si spande lateralmente e precipita ai fo
V 1 T VIT 261

do, attaccandosi alle pareti de'medesimi guano le durezze anche inveterate in o-


e tiogenilole di color coreo, fioo all'allez- gni parte del corpo, come di visceri in-

la del pelo dell'acqua. Eiilrando in que- gorgati, o di tumori articolari. Così i tu-

sti bagni h mattioaj si sente un odore al- mori indolenti e struinosi ,


purché non
quanto sulfureo, non ispiacevole, anzi di degenerati in iscirro, e guarisce le na-
sollievo «gli asmatici. Il colore è chiaro, scenti rachitidi de'fanciulli. Inoltre aster-

il calore mite e piacevole, il sapore sub- ge l'antiche piaghe ulcerose, e le cicatriz-

acido e leggermente ferrigno. I principi! za. Giova a' seni fìstolaii , non incalliti,
chimici pili importanti sono alcuni sali ed egualmente iniettata allegonorree cel-
alcalini e il ferro. Molli morbi ponuo es- tiche. Tra le avvertenze, da regolarsi dal

ser curati coir acqua della grotta, usan- medico, si curi che la temperatura non
dola sia in bevanda, sia in bagno, sia per sia troppo elevata. L'acqua Acidula© A.-

doccia, e sia ancora perbagno a vapore. cetosa o rossa, che scaturisce più di 3 mi-
Però nell'infiammazioni nuoce. L'acqua glia lontano dalla città a settentrione, ha
della Grotta giova mirabilmente alle o- due freschissime, copiose e limpide sor-
struzioni glandolar! o de'visceri, nell'af- genti, l'una dolce, l'altra acidula, con in-
fezioni calcolose, nelle renelle, alla disu- tervallo tra loro di io palmi. Quest'ac-
ria; alla gonorrea, alla soppressione e di- qua lascia un tenue sedimento di bel co-

minuzione de'mestrui, a'fiori bianchi, al- lore ocreo; l'odore è spiritoso e ferrigno,
ia sterilità; alle scrofole, all'itterizia, ai- grato se si attinge alla fonte, ma poi di-
l'aliezioni asmatiche, agli sputi sanguigni, viene spiacevole e odora d'inchiostro. Ca-
allemalattie di nervi. Per l'uso dell'ac- giona una specie d'ebrietà a chi ne beve
qua della Crociata occorrono quell'av- molta di buon'ora, e col capo molto av-
vertenze e cautele , che deve regolare il vicinato all'acqua: Io stesso accade dopo
medico, ma trasportandosi perde d'efil- la pioggia. Rompe i fiaschi o altri reci-
cacia. Essa rampolla in molta quantità pienti, benché turali. E" molto pesante,
sulla piazza de' bagni, loo palmi lungi e contiene del ferro. Giova nelle malattie
dall' acqua della Grotta. Il suo odore è di stomaco, ed in quelle derivanti ddgli
alquanto sulfureo, il colore limpido e cri- sconcerti di tal viscere; così io quelle de-
stallino, il sapore leggermente subacido, gl'intestini, facilitando le digestioni, e to-
la temperatura maggiore di quella della gliendo le diarree. E' proficua nelle diffi-

Grotta, essendo a 3o gradi del termome- coltà d'orinare per vizio di calcolo o di
tro di Reaumur. Monda assai bene pan- i arena, per spasmodicostringimenfo; nel-
nilini , ed è leggerissima. Non contiene le smodate evacuazioni di sangue, e in al-
ferro, bensì zolfi) e sali alcalini, in minor tre analoghe malattie. Dee farsene uso
quantità dell'acqua della Grotta. Gene- alla sorgente, mentre da essa lontano,
ralmente non si adopera che per bagno, l'acqua svaporando perde la sua virtù. Il

sebbene può assai giovare per ao inter- Camilli in un'erudita sua memoria, pres-
no, per confortare lo stomaco debole, per so il Giornale Arcadico, l. 102, p.
g5,
frenar la sete e gli ardori delh febbre, prova che al Bollicarne d' oggidì corri-
per moderare l'asma , e ogni altro male spondono le Aqiiae Passeris degli anti-
da lentezza di circolo,
di petto originalo chi ch'erano distanti da Roma 5o mi-
,

o da ingorgamento di umori. Promuove glifi, com'è attualmente il Bollicame, con-

U traspirazione, e giova alla sua soppres- tiguo alla strada per cui si va a Toscanel-

sione. Esternamente adoperata, sana le la. Questo è un cratere di vulcano estin-


malattie della pelle , come erpeti, scab- to, come lo provano il suolo vulcanico e
bia, ulceri, prurigini. Se all'immersione la quantità di materie eruttate da essi
del bagno coagiuugasi la doccia, si dile- vulcani ia istato di maggiore minore
-

262 VIT V T I

ignizione, e le concrezioni laitarose pro- Ferentiense e Cassia. Le acque del Bolli-


dotte dal raflreddameiito dell'acque ter- carne bollono, e sebbene la temperatura
mo- minerali; ecoM pine aldi vidcani che non giunga agli 80 gradi di Reanmur,
esistevano nel territorio di Viterbo e che che costituisce la vera elìollizione, pure
presentano cnedesimi fenomeni all' oc-
i a causa del gas, che si svolge (bdl'accnie
geologo, come i crateri spenti
cliio del ed;d loro gorgogliamento, mostrano tut-
del Cimino e Vidsiniese. ]\lollis<inie in- ta l'apparenza (lell'ebollizione. Inlornoal
crostazioni tartarose vedono nnn solo -si Bollicfinie scaturiscono varie sorgenti di
nel cratere del Dollicame ma anche a , pili blanda temperatura e di scarso vo-
parecchie miglia distanti. In ogni dove lume , e di queste se ne contano sino a
sono molli avanzi di terme antiche in- , 20. Delle fabbriche moderne de' ba-
crostali di materie tarlarose, ma prive gni, solo nel secolo XV si trova menzio-
d'acqne; cos'i le varie polle, di cui fecero ne di (|ualche casamento unito all'acque
menzione Dacci e Crivellati, ed anco più e di pertinenza del comune, per acquisto
recenti scrittori, sono esauste. Ma quel- fatto da'rettori del popolo e da'capi del-
l'acque sonosi aperti altrove nuovi sboc- l'arti diViterbo. Nel 44*^ *' '^cò a que- i

chi, in diversi luoghi e distanze. Il solo stibagni Andreola. madre d: iMcolò V,


Bollicarne pare che abbia conservato il insieme alla cognata e sorella di tal Pa-
suo posto. Trovasi in cima a una collina pa, e due armi consecutivi vi si portò an-
formata dalle bianche incrostazioni delle co il Papa. Tulli nella salute ne trassero
sue acque, contornala da ruderi, tra 'qua vantaggio, onde Nicolò V riconosciuta la
h scorgesi la via Cassia, vari tratti della mirabile eflicacia medica, oeli45o vi fe-

quale sono pavimentati di grandi riqua- ce erigere un palazzo colla spesa di 3ooo
dri di pietra basaltica, mostrando a va- e più scudi d'oro. Cominciò allora la de-
rie distanze da' suoi lati rovine di bagni nominazione di Bi/gni del Papa, che si
di varie epoche, grandezze e conservazio- confermò per esservi slato più volte Pio
ne. La quantità dell'acque sembra dimi- Il prima d'essere assunto al pontificato,

nuita, e si vede andar progressivamente e per averne restaurala e ampliala la fab-


mancando; ma il cratere è lo slesso dii5 brica. Il comune di Viterbo fece vari re-
o 20 secoli addietro ed era compreso , stauri ne'seguenli tempi, e segnatamen-
nelle famose terme etiusche, delle quali te nel 1706, in cui i bagni erano ridotti
parlano Scribonio Largoe Marcello Bur- in istato da non potersene quasi più far
digalense. In questi scriltori antichi in- uso. Una lapide monumentale ciò ricor-
vano si cercherebbe il nome di Bollica- da, cosi altra pe' restauri e abbellmienti
me, che pare probabilmente nato ne'bas- eseguiti nel 1 787 d'ordine di Pio VI, am^
si tempi, e origmato dal bollore dell'ac- bo riferite dal Biolchioi, e vi fu aggiun-r
que. Uno scavo fatto nel 1829, per ricon- lo un altro vasto fabbricato. Il tempo di-
durre l'acqiia alla fontana grande di Vi- struggitore di tutto fece assai deperire ta-

terbo, fece scuoprire nel cunicolo princi- li fabbriche, che bisognando di restauri
pale due lapidi : l'uoa è illeggibile, e l'al- e di molte modificazioni, volute dal pror
tra ricorda che Mummio
Negro e Vale- gresso delle scienze fisiche e da'maggiori
rio Vigelo allacciarono quell' adqua nel bisogni prodotti dalla civiltà, non mene
fondo annoniano maggiore di V. Varro- di ampliazione, decisero il municipio al-
lie per condurla alla loro villa Calvisia- l' eiezione dell'attuale stabilimento. Il]
na situata circa 5 miglia lontano dall'ac- Biolchim inoltre propose ilriallacciamen-j
que Passeriane, comprando il diritto di lo dell'acque del Baguuolo e raumentoj
transito da'proprìeiari de'fondi, pe'quali dell'altre due, oltre la fabbrica don fidi-]

passava costeggiando e traversaudo le vie fì:£Ìd di buona architettura adiacente per]


I

V IT V T 2G3
ricovero delle persone che concorrono a* contiene mollo gas acido carbonico, car-
bigiii, ciò che già notai. Il d/ Palmieri bonato di ferro e solfato, e idroclorato di
pailatiilo per ultimo del magnifico bai- magnesia, di calce, di soda. E' utile ne'
neario stabilimento riferisce. « Vi sono mali della vescica, ed in mille altri mor-
sale diverse per conversazioni, e da ripo- bi,e venne analizzata dal prof. Domeni-
so , tutti i comodi necessari , letti assai co Garosi". Ognianno, nel giugno, il gon-
puliti, biancherie, bei mobili , apparta- faloniere di Viterbo ola deputazione pre-
menti decenti , servitù per ambo i sessi, posta a'salubri bagni minerali, nel Gior'
Irattoria e calFè medico, chirurgo, e si
,
naie di Roma ne notifica il riaprimento
punno far bagni anche in separate came- a' 16 di dello mese; insieme avvisando il

re.Vi sono 3 copiose sorgenti, dette Ac- pubblico, degli ulteriori molteplici e pro-
qua della Grolla^ Acqaa delia Crocia- gressivi miglioramenti praticati nello sta-

ta, Acqua del Bngnitolo. Lai.'raaizia- bilimento dal municipio, anche d'abbel-
le e limpida di odor d'acqua marina, di limenti esterni per rendere più svariati
calore di 3j gradi R. , e lascia degli in- e piacevole la posizione, a cagionedel sem-
croslameuti di carbonato calcareo d'ocra- pre crescente concorso de'forestieri. E tut-
ceo colore. Contiene carbonati di calce, to questo, sia ancora riguardo alla puli-
di magnesia, di ferro, clorali di soda, di tezza e comodila del locale, che all' au-
calce, di magnesia, gas acido carbonico mentalo numero dellebagnarole,non me-
e vari solfali. L'acqua della Crociataioì- no alla nuova condotta abbondante sor-
ftirea, o (ìe»\' Infenniy ebbe lai nome nel gente d'acqua, reputata la migliore qua-
1217 in ricordo della spedizione de'Cro- lità dell'altre. Si ripete, non mancarsi ve-

ciati in Egitto, e perciò la valle èdelta del gliare sull'esatto servizio, oltre l'alterna-
Cairo; è pura, limpida, di odore di gas ta assistenza di due professori sanitari, che
idrogeno solforato, d' acidetlo sapore, e regolano la qualità e il modo da usarsi
inscia incrostazioni assai dure, capaci di le acque, a seconda de'bisogni individua-
polimento : è del calore di 46 gradi R., li; compreso il servizio regolare delle vet-
e vi si trovano carbonati di calce e di ma- ture, con rimesse e scuderie, onde anco
gnesia, idroclorati e solfati di soda, di cal- in questo appagar le brame di chi pro-
ce, di magnesia, gas acido carbonico, gas fitta di acque così salutari, l'elficacia del-
idrogeno solforato. Quella del Bagnilo- le quali è comprovala dalle notabili ot-
lo pure è limpidissima ha odor debuie , tenute guarigioni. Inoltre, che nel loca-
di gas idrogeno solforato e di acqua ma- le vi sono camere da abitare deceute-
rina ha sapore subacido, calore di 34
: wente mobig!iate,e con conveniente trat-
gradi R., ed è composta di muriali e car- tamento, qualora non si voglia alloggia-
bonati di calce, di soda, di magnesia, a- re in città: esistervi vasti refrigeratori
culo carbonico, gas idrogeno solforato, e dell'acque, a meglio temperarne l'ecces-
più sovrabbonda di muriato di calce. Tuli sivo calore. Essere sempre eguale la ta-
acque, per bagno, giovano a vincere le riffa, de'pagamenli corrispondenti, men-
impetigini qualsiano,cioèmali cronici del- tre godono r uso gratuito dell'acque gli
la pelle, e in bevanda riescon utili nelle esercenti dell'arte salutare, tanto di Vi-
addominali fìscunie, amenorrèa, cloròsi, terbo, che foraslieri. E siccome il profes-
ed in ispecie è in ciò vantaggiosa quella sore di Firenze Andrea Cozzi, dell'acque
della Grotta che coiìl'ieae piùd'altre car- minerali ne ha fallo sul luogo dilìgente
bonato di ferro: in doccia e bagno si pon- e scrupolosa analisi, l'opuscolo impresso
no usare pure ne' dolori reumatici, arti- in Viterbo nel i855 è reperibile nello
Irici. E vi è inoltre un' Acqua Acidula stabilimento. — Innanzi «.l'intraprendere
limpida, di sapore acido ferrigno, die l'esposizione de'cenui storici di Viterbo,
264 V I T - V I T
a compenso di mia brevità, premetto il si propose di riferire quelle cose trovate
ricordo di altri che ne scrìssero , in ag- in altri scrittori scevri da ogni eccezione.
giunta a'già prodotti: altri rammenterò Pertanto, comincia dal dichiarare, che
a suo luogo. Essi sono, Blavio, Jodoco, l'origine di Viterbo, per la sua portento-
Sansovino, Marchesi, Salmoii e altri che sa antichità, non può assegnarsi. Crede
descrissero le città di Italia. Si ha poi di però che la città nell'impero Etrusco fos
Pietro M/ Ghioi , Lodi della città di se città Tetrapoli, ossia divisa io quattro
Fiterho, Forlì 1750. L"'Orioli nel Gior- parti, e metropoli dell' antica Toscan
nale Arcadico e nell' Album di Roma (F.); laonde essa adottò ab antico pe
pubblicò ancora altre nozioni riguardan-
ti Viterbo, e nel 1. 1 25 del primo comin-
impresa un globo ripartito con entro I
4 F. A. F. L. Formando esse
lettere:
i
ciò a produrre la Cronaca inedita de' la parola FAFL, sono iniziali de' nomi
fatti d'Italia del secolo Xf^ scritta da delie dette 4 parti, che si pretende com-
Nicolò della Tuccia , in continuazione ponessero la Tetrapoli, cioè/^a/?ofZ« Fol-
della Cronaca f/'/erZ'ej'e, perchè contie- turna , Arbano , Fetulonia e Longola^
ne ancora le notizie storiche riguardan- giusta la spiegazione che si ha nel se-
ti la città, compiendola ne'susseguenti. Nel guente distico del palazzo pubblico. Hanc
1. 18, p. laS del Giornale Arcadico ci
1 Famuli, Arbanum, Fetulonia, Longu-
diede {'Antico Ca ta Ioga Viterbese de' Te •
la quondam - Oppida,dant Urheni, pri'
sori. E' una continuazione àtW Appendi- ma dementa FAFL, La quale impre-
ci a Fiterbo e il suo Territorio. Ne'det- sa, se debba credersi cosa puramente idea-
ti cenni dovrò procedere co! p. Bussi, /«to- le o stabilita con buoni fondamenti, po-
ria della città di Fiterbo, altra non e- trà farsi chiaro dal riscontrare, se dov'è
sistendo pubblicata, e sarò possibilmente presentemente Viterbo, vi siano stati i

guardingo dagli errori che commise, ri- luoghi di simili nomi ne'tempi etruschi,
levali più volle dall' Orioli, il quale nel che descrive con più erudizione che cri-
t. 21, p. 2 3 AtW* Album di Roma, scus- tica verità, e ponendo presso Longola il
se di lui. »> Per fare onore al nostro Co- parlato Iago di Vadinione negando re- ,

mune (ripeterò: ma egli nacque a Fai- cisamente che fosse altrove. Si trae da*
lerano,o\e si A Fran-
pose questa lapide. versi di Goltifredo Tignosi, che nelle 4
cesco Orioli- Nato in questa Casa - Il parti della Tetrapoli non abitava indif-
1 7 marzo 1783-// Municipio nel ferentemente ciascuna sorte di persone,
847) i

racimolava di qua e di là notizie, che gli essendo cosi distribuite. Il re, i sacerdoti
pareano alle a crescere la gloria de' vi- e la milizia soggiornavano in Àrbano : i

terbesi ; ma spesso andava errato grossa- cittadini sia la nobiltà in Vetulonia: gli

mente". artisti in Longola: gli agricoltori in Voi -

Le origini più probabili di Viterbo, turna. Fu


Viterbo da Anoio e suoi se-
già criticamente col prof. Orioli, e con guaci chiamata Etruria e Tuscia, fon-
ho descritte ragionando del
diffusione, le dati ancora nel preleso decreto di Desi-
suo stemma e del suo territorio, confu- derio re de'Iongobardi, scolpito in mar-
tando con quel dotto il favoloso attribui- mo con caratteri longobardi, e rollo io
toglida Annioeda'non pochi suoi segua- due pezzi , collocato sulla loggia del pa-
ci massime concittadini. Lodandolo il
, lazzo Conservatoraie , ed incastralo nel
Bussi per uomo d' una scienza più che muro in forma di semi-ruota di marmo
ammirabile, ma sebbene credesse doversi bianco. L'offre con protestare,
il Bussi,
profittar di lui nel descrivere l'antichità che sebbene nativo di Roma e molto fa-
patrie.pureconfessaesseredi dubbia fede vorito da'viterbesi, a'quali apparteneva
pre$SQ la repubblica letteraria, e quindi la sua famiglia , non pretende accecarsi
V I T V I T iG?
lìè per essi ne per Aiinio, preferire la ve* gue orientali, mentre il i." lo de<luce da
riià, quinili sentenzia assolutamente non D(thTerbon,c\\e denota Città di Terbo,
sembrargli il decreto doversi avere per cinèdi Torebo o Turreno, che ampliò la
iaipostura Anniana, e lo propugna. Tale 3.* cittadella Longola; il i." presso il p.

e falso, invece di sopra, anche coli'Orio- Andreuttcijia deduce da Beth Arbah,c\\Q


li, e meglio nell' articolo Toscanella (il significa luogo o casa di 4 parti. Il sacer-
quale ripeto non può esser disgiunto da dote Paolo Bondi , Saggio storico del-
questo e va tenuto presente) , co' critici r antichissima città di Siitri , Firenze
dovetti qualificarlo e confutarlo, nonsen- i836, a p. 128 e seg., dichiara. Tito Li-
za altamente dichiarare, non abbisogna* vio nel parlare delle capitali città dell'E-
re l'esuberanti glorie e vanti di Viterbo di truria, dopo la distruzione di P'eio, non
fasti favolosi e stiracchiati. Bonariamente fa menzione affatto di Viterbo, di Arba-
ripetè il moderno Palmieri, che Viterbo no, di Longola, di Faulle, di Vetulonia,
esistesse purea tempo di IVoè (ma si ri- di Turrena, Volturna e altre. Dunque,
cordi il notalo da me al paragrafo Z?o/' soggiunge, o non esisteva Viterbo, oppu-
sena: La s. Scrittura prima registra la re non era quella metropoli che si pre-
morte di Noè, poi la dispersione delle gen- tende, e le altre ricordale non erano cosi
ti). Prima di lui Gaetano Coretini, seguen- rispettabili come poi divennero. E" bea
do il suo ascendente Pietro, ed il Mariani, vero che Viterbo ha la gloria somma dal
avea dichiaralo, esser provato che i po- ripetere la sua esistenza dal luogo su cui
poli dell'antica Etruria discendono da'fi- figurarono un tempo quelle antichissi-
gli di Charo; che Viterbo fu città metro- me città (cioè i luoghi di sopra descrit-
poli; che olire nomi di Tiirreiiia, Tiir-
i ti con l'Orioli), e divenne poi tale e cos^
senia, Tuscania, ebbe ancora quello di rispettabile e pe'monumenti celebri che
Etriiria, e diede la denominazione a tut- conserva, e pe'grandi avvenimenti ch'eb-
ta la provincia; e che fu composta di 4 bero luogo dominio tem-
in seguilo del
piccole città, Fano, orbano, r'eliilonia, porale de'Sornmi Pontefici, ma non pri-
Longola. Di queste, l'ultimo re longo- ma del tempo in cui regnando Desiderio
bardo Desiderio ne formò una sola cit- fu dal medesimo fabbricata mediante Iqi
tà, ed ordinò che non fosse chiamala con riunione, come dicesi, di Arbano, Faul-
altro nome, se non con quello di Filer- le, Velidonia, Longola, Turrena, Vol-
ho, il quale per sé chiaramente ne addi- turna, ossia de'piccoli castelli allora tut-
ta l'antichità e l'origine, derivando, co- tavia esistenti, che il Bondi pensa avanzi
me altri molti delle città di Toscana, dal- di quelle piccole città, e cintala di buone
la favella ebraica o fenicia, qualunque ne mura le diede il nome Fiterhinm, come
sia la vera etimologia (ora il prof. p. Ca- rilevasi ancora dall'Editto di fondazione
millo Tarquini gesuita nella nostra ac- ossia Decreto regio scolpito in una tavo-
cademia de' Quiriti lesse la dissertazio- la di marmo, che si conserva nel palaz-
ne Se in buona critica può negarsi, che
: (si vede, che non
zo pubblico della città
qualche colonia Fenicia siasi antica- conobbe gl'impugnatori Muratori, Tur-
menic stanziata in Italia e seg/iatamen- riozzi e altri). Viterbo poi fu decorato di
te neli Etruria. Con bella erudizione e questo titolo da Ottóne III del g83 a sen-
saggia critica provò: Che i fenicii fin da' timento di spassionali scrittori, o dal Pon-
tempi antichissimi dovettero fondare tefice Celestino ) 1 1 del 1 1 g i che lo eres-
loro colonie in Italia ; e che il popolo e- se in vescovato.Questo non è parere o
trusco segnatamente sia di stirpe fenicia), sentimento dettato dal capiiccio o da ,

poiché Dou convengono Mariani e in ciò il fantasia alterata o prevenuta in contra-


il p.Ueuedetti,ambovtisalissimi nelle lin- rio. Quando nel 726 il ducato romano
:tGG V I T V T I

6Ì soilono<!e a! dominio
volontmiitmenfe ne avea alterata la storia). Posto questi
di 8. Gregorio non è tuenlovato Vi-
llj principio,ognuna di esse doveva uecej
terbo (non dovevasi, perchè apparteneva sariamente avere un certo territorio, cU^
alla Toscana de'Longobardi). Se dunque prestasse loro alimento e sostegno ne'bi-
"Vileibo esisteva, perchè non chiamarlo sogni, e non meno forse della distanza di

a far parte del ducalo, come l'antichis- 3 miglia circa di longitudine, altrimen-
sima città di Biela da esso distante io ti sarebbe fuori del buon senso il crede'.
miglia? Dunque Bieda era tuttavia ri- re che tali città fossero così vicine e qua
Longola
spettabile, e Arb^no, Faulle, , si a contatto fra loro (discusse questo punj
Turrena ed altre che figura-
"Velnlonia, to anche il Bussi , ma deboli ne sono U
vano un tempo, non dovevano essere che conclusioni, fondate sui sogni Anniani]
ruiseii avanzi del primiero suo essere, né seppure non voglia supporsi che fossen
Viterbo era stato ancora coli' unione di quelle piuttosto popolati e ricchi castellìi
quelle eretto in città, come lo fu dipoi avessero comune il territorio necessari
sotto Desiderio (cioè secondo il supposto alla propria sussistenza, e che poi coslii

decreto). Se dunque scrittori degni di fe- tuissero una sola città nel modo appunj
de, coiituma seu»pre il Bondi,che han- to che pretende il Mariani col significarn
no spassionalamenie parlato sulla rispet- te suo termine Oppiflalim, ossia cumu-
tabile ciilà di Viterbo, e sostengono non lo Oppidorufìi. Né giudico, prosiegue il

aver egli avuto 1' origine che circa il se- Bondi, sia fuor di proposito il credere,
colo Vili, e la sua cattedra vescovile non che fil)bricato dal re Desiderio Viterbo,
prima <!el secolo XU (anzi nel suo spi- gli fosse assegnato del pari un ben vasto
rare), gli pare che di niun peso debbano territorio, giacché più non esistevane
cretlersi le ragioni degli autori ila lui no- Longola, né Vetulonia, e Sutri egualmen-
minali, qua e là sparse nell'erudite loro te non era già in quell'auge di prima, es-

opere, per cui si sforzano di provare es- sendo ben certo che allora il suo territo-
sere siala quella città primaria metropoli rio dovea confinare, secondo riporta il
dell'Etruria, e la sede vescovde una del- Mariani, non coll'agro Viterbese, perchè
le prime del cristianesimo! giudice im- nonesisleva ancora, ma con Longola, Ve-
parziale potrà solo essere il savio lettore tulonia, Bieda, Nepi e coll'agro Sabatino
di quella letteraria vertenza (non è più medesimo, di cui ci diede: Memorie sto-

tale, dopo gli studi coscienziosi degli sto- rielle, sulla città Sabazia ora lago Sa-
rici critici). Anche la ragione naturale batino di Bracciano. Parlando di sopra
convince di fatti, qualora si Hiccia un'al- del municipio di Viterbo, dissi pure del
tra osservazione non meno importante suo governo, soggetto prima agli etru-

delle altre. Sebbene una lunga serie di schi, poscia dopo la conquista a'romani,
secoli ci abbia pur troppo privati di tan- de'quali fu proconsole Detnelrio nel 3o6
te notizie che riguardano que'Iuoghi, do- di nostra era per l'imperatore Massimia-
ve un tempo signoreggiavano città se non no ; indi nella decadenza dell'impero a'
vaste, popolale però, ricchee potenti, co- goti, e quindi a' Longobardi (f^.), quan-
me Tarquinia, Vetulonia (che bisogna do il loro re Alboino nel 56c) occupò par-
cercare altrove), Vulci, Longola, Faulle, te della l'altra rimanendo nel
Toscana,
Turrena pure esistevano ne'
e altre che dominio degl'imperafori greci e fece par-
dintorni, tuttavia col mezzo di uomini te del ducato di lìonia: per cui la Tosca-

speculalori e amanti deli' anlichilà si è na Longobarda formò il dominio de'lon-


venuti in cognizione quasi certa dove l'u- gobardi, e la Toscana de'Romani quello
lta e l'altre erano situate (per anco l'O- dell'iraperOjdivisa inCisciminia oTrasci-
l'ioli non avea rischiarato il (avolosoche minia, secondochèleciltàe i luoghi erano
V I T V l T 267
situali di qua o di là dal Monle Ciniinio. voi. e, a p. 180, dalla cui ieltura, e pel
Noterò, che il Cecina nelle Notizie di protesfatosulla copertina del voi. XCIX",

T'olU-rrn^the fu uno sola ed esiste florida certo ne deriverà la naturale conseguen-

in Toscana, a p. io e seg, avverte che la za, che ormai il prolungare è unicamen-


Toscana rispetto al suo f icario dell' Im- te ad ulteriore mio pregiudizio. I longo-

pero, ora si chiamò IJrbicaria, ora <Vhì- bardi, come in fanti luoghi narrai, mas-
wri/crtr/fi, la quale si distingueva in Sub- sime descrivendo l'origine della Soi'ra-
iirhicaria e Annonaria, non potendosi nità della s. Sede e de' Romani Pontefi-

precisare! confini dell'ultima, a'vescori ci successivamente sempre furono


C^.),
della qualescrisse Papa Pelagio I nel 556, intenti ad ampliare le loro usurpazioni,

cioè pare che sia quella Toscana che fu onde i popoli della Tuscia R.omana e del

della L?,i,^finrt, e perciò più distante daRo- ducalo di Roma, abbandonali dagl' im-

ma. E Tuscia Longobardoruni si disse la peratori greci, ne' Papi riconobbero i lo-

parie di Toscana occupala da'Iongobardi. ro padri e difensori, per cui quando ver-
— Questo è l'nllimo articolo in cui mi è so il 1726 gl'italiani si ribellarono all'em-

dato riparlare del nobile argomento, che pio imperatore Leone HI ì'Isaurico, con
interessa altamente lutti quanti callo- i ispontanea dedizione il ducalo Romano
liei, perchè a noi supremamente impor- colla della Tuscia e varie cittadella Cam-
ta che il Padre comune de'fedeli eserciti pania, si sottomisero al principato di s.

liberissimamente e indipendente da qua- Gregorio II, ed egli ed suoi successori i

lunque autorità terrena il subliute suo ne assunsero l'amministrazione, finché


ministero, ne'dominii dalla Divina Pror- furono solennemente riconosciuti sovra-
\idenza perciò stabiliti. Laonde, per la ni di fallo, per la decadenza degi' indo-

loro integrità e conservazione , con me- lenti imperatori greci, inutilmente solle-
raviglioso unanime sentimento, il catfo- citati a difenderee governare le provincie
licismo ha ora proclamalo, a lui e alla d'Ilalia, nel modo ragionato nuovamen-
"^

sua lulela appartenére gli stati di s. te dal dotto mg. Felice Peraldi: Anali-
Chiesa. Di piìi, ha solennemente dichia- si critica sull'origine della temporale
ralo, che Pioma, qual centro del cristia- dominazione, de' Papi, e sulle Apologie
nesimo e sede del Vicario di Cristo, e- dello slato presente di questa soi'ranità.
ziandio spetta a tulli i cattolici del mon- Terza edizione, Bastia 1860. Non che
do. Per tali gravi riflessi, e per compene- dalla Civiltà Cattolica e^vegìamenle, O-
trarsi l'origine della sovranità pontificia rigini della Sovranità temporale de Pa-
e della s. Sede, con quella della provin- pi^ che in più luoghi celebrai, mostrando
cia del Patrimonio di s. Pietro, qui mi è come la Divina Provvidenza costituì al

d'uopo una digressione, indispensabile a Vicario di Gesù Cristo [F.) il principa-


chiarire, qual parie della regione, prima to temporale pel libero e indipendente
della celebre donazione orestiluzione del- esercizio della sua supremazia spirituale
lagran contessa Matilde, già appartenes- in lutto il mondo. In questi giorni verti-
se al principato civile deliaChiesa Ro- ginosi, in cui tanti maestri di menzogna
mana. Non potendo evitare alcune ripe- sursero ad ottenebrare menti de'fede-
le

tizioni essenziali, poiché io sostanza esse li, intorno alla clamorosa questione del
riusciranno assai importanti, per maggior potere temporale de' Papi, volle Dio che
critica e per nuove preziose nozioni, ap- tutto intero l'Episcopato del mondo cat-
prese da recenti studiose pubblicazioni. tolico, con alla lesta lo slesso Sommo
A chi poi ne volesse fare rimarco, l'invi- Pon'elìce, vale a dire tutta la Chiesa in-
to a prender cognizione iìeW'unica nota segnante, sorgesse conleuiporaneainenle
()iquestQu;ìo Pizionario, che coWocai it^ì a dai'suìeaueseiileuza sopra un Ul pu^i
a68 V I T V 1 T
lo.facendogliri veVenle eco il catlolieismo. santi, i pretesi suoi martiri, a'sagrosant

Questa solenne sentenza di tutta la Chie- dommiia^sublimi Santi e gloriosi Marti!

sa insegnante otoiaì è resa di pubblica del caltolicismo. Ora cospira nelle tenfl

ragione per via della stampa; ed essa è bre, ed ora si manifesta all'aperto, orj
come un luminosissimo faro sollevato di- si costituisce in società segreta sotto di*
nanzi agli occhi di tutti, che splende in versi nomi, ed ora fuori di società segre-
questa tempestosa notte delle presenti a- ta si proft'ssa parte moderata e dottrin^M
gitazioni politiche. I doininii e in genere ria. i moderati e i dottrinari appartenga
lutti i beni della s. Sede Apostolica (l^.), no alla stessa falange, e sono la stessa co-

benché nell'essere loro materiale siano sa soll'allra appellazione. Anch' essi la-
cosa profana e temporale al pari di ([ual- vorano perchè la R.oma pagana venga
giasi altro stato e possedimento terreno, sostituita alla Ilouia cattolica, e la rige-
tuttavia appartenendoalla Chiesa Roma- nerazione settaria alla redenzione cristia-

na ed essendo a Dio specialmente consa- na. Ora quale delle due Rome, diman-
grati, sia per volontà de' primi donatori, da Julius, dovrà vincere e sopravvivere?
sia pel fine che hanno di servire a' suoi Risponde la Civiltà Cattolica." Egli di-
tninistri, ed al mantenimento, allo splen- cendo di aver fede nviWidea, pronostica
dore, all'indipendenza del Papato capo e che vincerà la Roma pagana. Noi, rispon-
centro di tutta la Chiesa, eglino sono co- dendogli che abbiamo fede nella parola
sa sagra e religiosa, ed il violarli o ra- di Cristo, sosteniamo che vincerà la Ro-
pirli non è solo ingiustizia e furto, ma è ma cffttolica. Egli guardando le cose con
sacrilegio; e quindi, a tacere di altre ra- occhio materiale, conforta il suo prono-
gioni, a cosilfatti violatori oltitnamente stico co' presenti trionfi della rivoluzio-
si addicono pene non solo temporali, ma ne e colle presenti angustie del l^ontefl-

spirituali ancora, e cosillatli beni giustis- ce, cui vede da altri de'potenti assalito,
simamente si difendono colle armi spiri- da altri tradito, da altri abbandonato.
tuali non meno che colle temporali. Non Noi mirando le cose con occhio spiritua-
dee pertanto far meraviglia che in ogni le, scorgiamo già un avveramento della

tempo elle siano slate usate a tal fine da' nostra credenza nelle nefande manifesta-
Sinodi e da'Papi; quali non
i solo ne han- zioni che di sé, ne' suoi stessi felici suc-
no il diritto, ma, secondo i casi, anco il cessi, sta facendo la rivoluzione, e ne'rao-
dovere, giacché è loro dovere il conser- rali trionfi che sta riportandola Chiesa.
vare e trasmettere inviolati diritti del- i E per nulla dire della fede che si va ri-

la Chiesa loro affidata. Né ciò è punto con- svegliando ne' popoli, della separazione
trario alla religione dell'amore oalla ca- che si va eseguendo de'sinceri fedeli da-
rità cristiana; giacché né la religione né gli ipocriti, dell'esercizio di tanta virtù

la carità escludono la giustizia, anzi nel- nella persecuzione de' buoni e massima-
la giustizia sono fondale. Così parla e ra- mente del clero, dell' aureola di ]M^rliri
giona la Ci^'iltà Callolica. Questa nella conseguila con tanta fortezza e religione
rivista all'opuscolo: Questione Romana, sugli stessi campi di battagiis; ma per re-

V Unità Cattolica e V Un'Uà moderna di stringerci al solo capo del potere tempo-
Julius, Torino 860, avverte che 1 la guer- rale, quando mai, come al presente, la

ra che ora si combatte è quella del Pa- sua inviolabilità fu proclamata piùsolen-
ganesimo contro il Caltolicismo. loipe- nemente da' gabinetti d'Europa contro
rocche il paganesimo vestito alla moder- l'usurpatore Piemonte; la sua conserva-
na, vuol rifarsi dell'antiche sconfitte e ri- zione fu dichiarata più universahnente
conquistare i perduti possessi. Esso op- voto di tutti i popoli cattolici ne'Ioro iu-
pone i prelesi suoi doinmi, i prelesi suoi dirizzi al Poolefice; la suasaolilà e con-
VIT VIT 26g
nessioneco'piìi vitali interessi della Chie- di avere abbandonato anche ne' più ur-

sa fu definita più autorevolmente dal genti bisogni ogni difesa e ogni cura del-
concorde suffragio di tutto 1' Episcopato le Provincie italiane, l'altra di essersi osti-
callolico ? Questi sono veri trionfi nel- nato nell'empietà ed eresia paterna contro
l'ordine morale; i quali non sarebbero al le ss. Immagini^ /'.), alle quali in Oriente
cerio slati, se il Pontefice non si fosse tro- faceva asprissiina guerra; sicché gl'italiani
vato nelle presenti strette". In sul punto aveano ogni diritto non pure di ripudiar-

di dover parlare dell'origine della bene- come principe inetto, ma di esecrarlo


lo
fica civile dominazione pontificia in Vi- come irreconciliabile nemico della cat-
terbo, e degl'immensi vantaggi e grandi tolica religione. Dall'altra parte i longo-
'
onori che gliene derivò, io doveva pre- bardi in vece d'affratellarsi con relazio-
mettere alquante parole preliminari, che ni amichevoli gl'italiani, aveano inaspri-
vi hanno relazione, con allusioni alla la- to gli odii antichi ; e l'invincibile avver-
grimevole e vergognosa epoca in cui vi- sione che romani, eredi della civiltà la-
i

viamo,dellaq uà le,co me accennerò in fine, tina, ebbero sempre alla barbarie lon-
oltre il già detto in alcun paragrafo, ne gobarda, s'era tanto più accresciuta do-
sperimentò funesti efTelti anche la pro-
i po l'ul ti me guerre di reLi ut prando, quan-
vincia e regione che porta il nobilissimo to vedevano più imminente il peiicolo
nome di Patrimonio di s. Pietro, di cui d'essere ingoiati anch'essi dalla conquista
si mostrarono indegni diversi suoi indivi- longobarda,dalla quale S.Zaccaria reden-
dui. Il consolidamento della sovranità ci- se Orte, Amelia, Boniarzo e Biecla, ap-
vile de' Papi data dal pontificato di Ste- partenenti al ducato Romano. Fra questi
fano II (/• .) detto III, che molli voglio- nemici l'unica ed efficace difesa degl'ita-
no della lomana famiglia Oriz'n/^ regnan- gliani erano stali i Papi. Essi avevano
do Astolfo re de'Iongobardi. Montò que- con invitta costanza, benché inermi, so-
sti sul trono nel 749) quando eran già cor- stenuto i diritti e gì' interessinon solo
sì 25anni da'primi moti degl'italiani con- della Religione e della Chiesa , ma an-
tro l'impero d'Orieote;einquestoperiodo che dell'Italia ; chiamati e pregati da'po-
di tempo tutte le vicende, avverse o pro- poli erano accorsi a pigliamela tutela ed
spere, aveano mirabilmente cospirato, ne* il governo, abbandonato dagli antichi si-
successivi gloriosi pontificati dis. Grego- gnori ; aveano rintuzzato le armi de're
rio III e di s. Zaccaria (A'.) , a quello longobardi e piegatili a pensieri di pace,
scopo, cui la divina Provvidenza guida- sicché ad essi soli Roma e Ravenna anda-
vaie, a fondare cioè il Regno de'Pepi, per vano debill ici di non esser schiave de*
assicurare la dignità, con perfetta libeilà barbari, e di godere coH'antica dignità
e indipendenza del loro supremo mini- qualche quiete. Questi recenti benefizi,
stero apostolico, e con esso quell'ampiez- aggiunti agli antichi, onile Papi s'era- i

za ed efiicacia d'influenze, che nel medio no resi tanto benemeriti dell'Ilaiia, ave-
evo dovevano giovare cotanto all'educa- vano portalo al sommo la divozione de'
zione de' novelli popoli. Dall'una parte popoli verso di loro. In Roma gli otti-
gl'imperatori greci aveano messo il col- mati, le popolo col cle-
milizie e tutto il

mo all'odio e ai disprezzo che meritava- ro erano unitissimi col Papa, cui ubbi-
no dall'Italia; perchè sebbene Costantino divano come principe,massime da s. Gie-
IV Copronimo non rinnovasse in Italia, gorio 11 in poi, ed amavano come padre.
come fece in Oriente, le crudeltà del fie- Gli abitanti deH'-Cjrt/Tflt/o e delia Penta-
ro suo padre Leone III e le vessazioni ti- poli terrestre e marittima provinole di
ranniche d'altri suoi predecessori , ebbe quello, detta Decapali, più lontani e go-
nondimeno due colpe gravissime : l'una vernali ancora da un'ombra ii' Eòarca,
270 V 1 T V I T
noD erano legati così ìntimamente col giava, come i predecessori , ignoranti
Poiitefice,nia ne'giandi pei icoli,ne'casie« disegni della Provvidenza a favore della
stremi il Ponlefice era l'unico ioio rifugio, maestà pontificia, d'impadronirsi dell'an-
altrettanto dicasi del Piceno [F.); e nel tica sededell'impero romano, dove niua
743 S.Zaccaria invocato controLiulpran- barbaro finora aveva potuto stabihuea*
(lo, dall'esarca, dall'arcivescovo, edili po- le signoreggiare, e col suo possesso avi
polo della città e provi ticia.coti un solo gri- verare finalmente superbo titolo di il

do lo benedissero e acclamarono hbera- Rcx lol'ius Italian, che re AgilulfoiSo


tore.Gli animi erano dimcjue più che mai anni prima avea fatto incidere sulla Co
disposti e i tempi
compiere maturi a ronn ferrea. Nondimeno Astolfo indugi?
<|ùel rivolgimento, che da sì lunga mano a cominciar le ostilità contra Roma, fio
la Provvidenza aveva preparato e con- dopo la morte di s. Zaccaria, avvenuta
dotto innanzi con quella soave efficacia a'i4 marzo 752, dopo aver questi ìqI
con cui dispone ogni cosa. Ed a compier- nalzato Pipino e la sua stirpe al troni
lo ella si valse appunto del più feroce e de' franchi, e formato cou quella ioli
astuto nemico che avesse allora la s. Sq- me attinenze, onde piacque a Dio
de, cioè del re Astolfo; imperocché l'av- legare la culla de' Carolingi colle nascea-<
ventata ferocia de' suoi assalti fu quella ti grandezze della s. Sede ; cioè colla fa
che provocò armi di Pipino re de'
le niosa risposta data da s. Zaccaria a' mes
franchi, a cui Dio riservava la gloria di si Francia (F.): esser giusto ch(
di
porre coll'invitta sua spada il suggello fosse Uè, non chi di Pie portava solo il
nllagrand' opera. Eletto nel 749 dalla nome, ma chi ne adempiva di fatta tutt(
nazione successore al fratello llachis,che le parti, confermando colla suprema au-
nvea vestito la cocolla monastica a Mon- torità apostolica il suffragio de' franchia
te Cassino, bramoso di conquiste, tosto Nella primavera Astolfo cominciò a in-
ripigliò gli ambiziosi disegni di Liutpran- festare il ducatoromano, con grande per-
do, aggiungendovi maggior impelo e per- secuzione e veemente fierezza. A placare
tinacia nell'attuarli. Invasa la provincia quell'impeti, Stefano 11 inviò al re per
di Ravenna, s'impadronì di tutte le terre legali il fratello Paolo, che poi gli succes-
dell'Esarcato sino all'Istria, e fuggito l'e- se, e il primicerio Ambrogio, con moltis-
sarca cessò per sempre il dominio impe- simi doni, per piegarlo a un trattato di
riale nell'alta Italia : ninno ne pianse la pace. Il re si mostrò largo, e la concesse
caduta o ne desiderò il ritorno,e forse mea per quarant'anni ; ma passati 4 mesi, iu
d'ogni altri i ravennati, per quanto aves- onta a'giuramenti e a'trattati, tornò alle

sero in orrore la barbara signoria de'lon- ostilità.Minacciò il Papa e romani, pre- i

gobardi, e per essersi messi co'popoli del- tese the Roma con lutto il ducato si assog-
la Penlapoli,da lungo tempo,sotto la pro- gettasse alla sua signoria, ed impose agli
tezione della s. Sede. Ma il più strano abitanti di Roma l'annuo tiibuto d'un
si è, che neppure a Costantinopoli par soldo d'oro per testa (poco più di due
che sifacesse niun caso della perdita di scudi della moneta presente). 11 Papa a
sì nobile e importante provincia ; tanto tal perfidia non oppose da prima altre
è vero che ormai gl'imperatori d'Orien- ai ini che la mansuetudine e la preghie-
te aveano fatto abbandono dell' Italia. ra, inviando al re un'ambasceria a scon-
Dopo sì bella e felice conquista, i cupi- giurarlo di mantenerla pace giurata, ma
di pensieri d'Astolfo si Tolsero tosto alla con infelice esilo. lutanlo sullo scorcio
gran Roma , costante oggetto supremo del medesimo 752 ne'principii del se-
ilell'ambizioni longobarde, ralìVenate dal- guente anno, giunse a Roma Giovanni
l'intrepida difesa de'Papi. Egli vaglieg- sileuz'ario invialo da Goslauliuopoli (iQ
V J T V 1 T 271
quella colle Silenzio diiamavasi il con- paragrafi in cui ripailaì dì Bìeda^ Luui
siglio dell' ini|)eialoie o seiialo, pel se- e Maturano, luoghi ne'quali propagatasi
grelo cui tloveaiisi si^baie gli aliali di contro l'impero la ribellione di Tiberio,
stalo, e siltiiziari si dicevano i suoi mem- s. Gregorio II energicamente contribuì
bri, uno de'quali sembia Giovanni. Eran- a prontamente reptimeila). Essi aveu-
\\ puie nella chitsa e aula di Costanti- no di fatto la sovranità di Roma, e som-
nopoli luilizio de' silenziari minori, cui ma autorità nell'Esarcato, ma 1' una e
ypettava l'intiiuar siUnzio e farlo esser* l'altra esercitavano [)iuttosto come vica-
fare in corle e nel tempio), con due let- ri dell'impeto e tutori de'suoi diritti, che
Jeie di Costantino IV , una pel Papa ,
in proprio non'e ( I nentici del Papato
l'nllia per Astolfo. Qiitsla ciùtdeva al re affettano d'essere scandalezzali, e censu-
la lene della repubbli-
res.lilu7Ìone delle rano gli atti più giusti e santi de' i^api,
ca, ossia dell'impero l'altra pareche io'
: acciò abbiano sempie il torto. Per aver
\ila!.>'e il Papa a interpone suoi auto- i Stefano II invocalo per liberatore Co-
revolissimi udizi pi esso il re. In fatti Ste- stantino IV, a cui spettava difender l'I-

fano Il fece accompagnare a Ravenna il talia, si grida che per lui pocooìaiicò che
silenzìario ituperiale, dal fratello Paolo; la patria nostra non fosse nuovamente
ma nnllaollennero. ^ondimeno il re ag- preda avara tirannide bizantina
dell' i

giunse al legalo imperiale un suo messo, Invocatosi poi da Stefano li il soccorso


per andar con lui a Costantinopoli. Per- di Pipino, si declama egli Iradilor del-
suaso il Papa più che mai dell'indoma- l'impero, e ambizioso che aspira al regno
bile fere eia il' Astolfo, si de terminò di ten- e chiama perciò i bai bari io Italia!). Per
tare per la salute d'Italia un'ultima pio- oltre a 25 anni essisolfrii"ono,e con e*si
Ta coll'imperatoregreco, per desiarlo dal l'Italia, l'empietà, le tirannidi e gli ab-

letargo di sua ineizia. Perciò al silenzia- bandoni infingardi de'greci .augusti, spe-
rio fece associare i suoi legali con letleie, rando sempre che un dì ravveduti tornas-
ad esempio de'suoi piedecessori, suppli- sero all'ortodossia cattolica, e alla dilesa
cando nuovamente la clemenza impeiia- della più nobile provincia che avesse l'im-
le, a venir in tutti modi con buon eser-
i pero. E più volte li sollecitarono a tal
cito a difender queste parti d'Italia, ed fine con lettere e con ambascerie, onde
a liberarla con Roma da' morsi del fi- ristorarvi l'imperiai potenza. Tanto era-
glio d'iniquità. Dalle quali parole riferi- no lontani i Papi dal volerla sop[)iauta-
te da Anastasio Bbliotecario è (ìimostia- re, e farsi delle sue rovine sgabello al tro-
to ad evid(n7a quanto sia falso quel che no ! Ma mentre Slefiino implorava da
II
molli autori hanno tcritlo, e alni cieca- Costantinopoli aiuti, che mai non ven-
mente ripetuto, contro i fatti e le testi- nero, re Astolfo stringeva vie più Roma
monianze della storia, che cioè ì Papi colle minacce e colTarmi, intimando a'
dell'VllI setolo, per i<mbizione e cupi- romani volerli passar tutti a fil di spada
digia di regno, brigassero d'annientare se a lui non si soggettavano. Venuto li
il d«)minio impeiiale in Ilalia. Dal 'ji6, rea Spoleto, e anelando guerre, rapine,
quando Leone V J^auiico cominciò
III incendii e stragi, mandò R<<berto conte
l'empia guerra contro le ss. Immagini e del palazzo in Sabina, Grimoaldo a Cen-
contio s. Gregorio 11, fino al «53 sotto tocelle e un 3.° a Terracina, con ordine
Stefano II, Papi furono più fedeli e
i i di stringere Roma,e bloccarla d'ogni par-
costanti difensori dell'autorità dell'impe- te, intercettandole da mare e da terra il
ro, in tutlociò che non offendeva il di- commercio de' viveri. II conte Roberto,
litto della religione (è essenziale qui ri- avanzandosi dalla parte deli' Umbria, ven-
cordare, quanto di sopra ho riferito ne' ne a battaglia co'rcmani, de'quali molli
272 V 1 T V 1 T
nobili e plebei restarono sul cattipo ; ma per continuare Costantino IV a dimo-
poi animali dal Papa,i romani uscirono strarsi indiQ'erente dell' Esarcato e di
ili nuovo contro Roberto, lo vinsero e Roma, benché se ne chiamava signore.
uccisero con altri 200 longobardi. Astol- Il da luì prestalo ins'i gran bi-
solo aiuto
fo con 6000 di essi pose il campo a Tivoli sogno a'romani si fu, secondo un'oscura
con glande spavento de'romani, a'quali memoria serbata dal Fanluzzi ne' .I/0-

impedì ogni soccorso da Ti voli e da Pale- numenli Ravennati, [.6,p. 264,6 dal Tro-
slrina. Egli non potè prendere Pioma ,
ya nel Codice diploma lieo Longobardo,
ma sfogò il suo furore devastando tutta n.°68 fjl'averconcessoal Papa, che glie-
intorno la campagna : i suoi longobardi ne a vea falla espressa domanda, la facoltà
corsero a ferro e a fuoco tutta la Tuscia di potersi collegare con chi lo potesse di-
Piomana, s'icnpossessarono di Nepi, di- fendere : facoltà ch'era data in tal caso
strussero le castella , saccbeggiarono le dal diritto di natura, ma che dal consenso
borgate e monasteri incendiarono le
i , imperiale riceveva nuova sanzionee mag-
cinese ove riposavano corpi Santi, die i gior facilità di riuscimento. Lasciato per-
involavano, mescolando essi e il loro re tanto l'Oriente, ch'era ormai divenuto
le violenze colla divozione ; e fecero tan- straniero all'Italia, bisognò cercare in Oc-
te stragi, cb'èimpossibileenumerare.Ste- cidente il campione di Roma; uè qui era
fiino 11, in questi estremi frangenti, ri- dubbia o dìfllcile la scelta. Fra le nuove
corse al divin aiuto, eccitando romani i nazioni che in Europa erano venute sor*
in una gran conclone a porre in Dio ogni gendo di mezzo alle rovine del romano
fiducia, ed implorarne la protezione con impero e alle agitazioni del mondo bar-
preghiere e processioni di penitenza, in barico , una allora grandeggiava sopra
una delle quali egli a piedi nudi porlo tutte, e riuniva in sé tutte le qualità ri-
sulle spaile la celeberrima immagine del chieste a sì nobile udìcio, e parea da Dio
ss. Salvatore, che ora ènei santuario del- a bel disegno preparala in servizio dì sua
la Scala Sanla^ accompagnato da lutto Chiesa. Questa era la nazione Franca,
il clero portando le ss. Reliquie, e segui- primogenita fra le cattoliche d'Europa,
to da immensa turba di popolo tutti : già adulta e potente a grandi cose, anche
sparsi il capo di cenere, invocanti con al- fuori delle sue frontiere. La reggeva da
tissimo ululalo di mesti canti e di preci più anni la nuova e gagliarda stirpe de'
la misericordia di Dio , e preceduti da Carolingi, che avea infuso quasi nuova
una gran Croce, alla quale il Papa a vea vita nelle vene generose de'franchi, ed il

fallo legare il trattato di pace che da A- suo i." re Pipino continuava le glorie a-
slolfo era staloiniquamenle violato. Im- vite , e nello stesso ^53 avea vinto i sas-

plorato il celeste soccorso, ben sapen- soni. Questi era l'unico che potesse inti-

do Stefano il che alla fiducia in Dio, Id- midire Astolfo, e lo stringeva alla Chie-
dio slesso vuole che congiunga l'ope-si sa Romana la sua pìelà, e il recente vìa-
ra nostra, si rivolse a'soccoisi umani eoa colo digraliludine, per la sanzione al tro-
tutta prudenza. Primieramente sì sforzò no data da s. Zaccaria, e la consagrazio-
di placare Astolfo, e con moltissimi do- ne regia ricevuta in Soissons da s. Boni-
ni e preghiere replicale, indurlo a rila- facio arcivescovo di Magonza, apostolo
sciare in pace le provincie di Pvoma e del- di Germania e legato del Papa, anche a'

l'Esarcato da lui ingiustaiiieule invase e franchi cattolici special mente dell' A usti a-
oppresse. Ma lutto indaruo. Fu dunque sia, onde restaurarne lo scaduto fervore
bisogno ricorrere alla forza per domarlo, e l'ecclesiastica disciplina. A Pipino per-
e non essendovi in Italia,convenne cer- tanto si rivolse Slefano 11, con lettere pie-

carla fuori dì essa, e dell'Oriente ancora ne di gemili pe'dolori onde la Chiesa Ro-
VIT VIT 573
maoa era oppressa, e di suppliche onde vedendone conseguenze, e volle senti-
le

venisse a liberarla; poiché antica era irt re dalla bocca slessa del Papa, se vera-
Roma la tradizione di ricorrere alla spa- mente avea in animo d'andare in Fran-
da de'franchi,sio da'tempi dell' intipero, cia. ;Fremendo di rabbia, fece di tutto per
per essere sialo Clodoveo I il i.° re cat- impedirlo; ma Stefano II restò irremovi-
tolico d'Europa, onde a ragione la s. Se- bile,ed a'i5 novembre uscì da Pavia e
de die* a'successori il titolo di Cristianis- prese il cammino di Francia. Prima di
simo, e per avere s. Gregorio III dichia- Stefano II, pochi furono i Papi che intra-
ralo Patrizio di Roma (F.) Carlo Mar- presero il Piaggio fuori d'Italia, per lo
tello padre di Pipino, onde fu ili." prin- più avendo diretti loro passi all'Orieo-
i

cipe franco e d' ogni altra nazione a di- te ed a Costantinopoli, oltre deportali i

mostrarsi pubblico difensore dc'diritti di e rilegati nelle persecuzioni della Chiesa.


Roma e della Chiesa Romana, per l'ob- Laonde fu Stefano II che apri una nuo-
bligo derivatogli da tale dignità. Inoltre va via a'pellegrini apostolici. » L'Orien-
ilPapa scrisse pure a' duchi di Francia, te (dice la Civiltà Cattolica, nelle ma-
perchè senza il loro consenso non avreb- gnifiche veramente storiche e critiche,
,

be Pipino potuto far nulla, esortandoli a Origini della Sovranità temporale de*
cooperare in favore di s. Pietro e della s. Papi, che qua e là con angustia vado ap-
Chiesa, assicurandoli col premio di s. Pie- pena appena spigolando superficialmen-
tro nella piena remissione de' peccati , e te), fatto ogni dì più straniero all'Italia,
da Dio col centuplo della vita eterna. Non piti non li vedrà: lo scisma e la crescen-
cessando i longobardi di stringere Roma te barbarie romperà gli ultimi nodi del-
e tutte le sue castella, non che le fazioni l'alleanza fra l'antica Roma e la nuova,
guerresche , in una delle quali presero destinata a divenireun dì la capitale del-
Ceccano,apparteDente a'coloni dellaChie<- V Islamismo, della Turchia{F.), cioè del
sa Romana; vari messi intanto eransi più tremendo nemico del nome crislia-
scambiati il Papa
mentre Costan-e il re; fìo. Ma la luce che si ritira dall'Oriente
tino I V avea rimandato a Roma Giovan- si dilata e splende vie più bella nelle re-
ni silenziario, con pregare Stefano II di gioni dell'Occidente. Qui col cristianesi-
recarsi in persona a chiedere ad Astolfo mo di cui Roma è maestra, sarà quinci
in Pavia la restituzione di Ravenna e innanzi la sede e il centro della civiltà u-
dell'altre città. Il Papa vi condiscese, pro- mana, qui si agiteranno gl'interessi so-
ponendosi poi di passare in Francia per vrani della gran famiglia cattolica. Se
trattare con Pipino, il quale a tale effet- pertanto quest'interessi esigeranno talvol-
to mandò a Roma per accompagnarlo il ni- ta che Padre comune muova fuor di
il

pote Rodigaogo vescovo di Metz e Autca- Roma Oc-


e d'Italia, la sua via sarà verso
rio duca. Stefano II a'i4 ottobre ySS si cidente e Settentrione , in Francia o in
pose in Fiaggio [F.), seguito pure dal Germania, colà dove risiederà l'impero
legato imperiale, facendosi precedere dal- novello, che un Papa creerà per meglio
la ss. Eucaristia. Astolfo tenne col Papa unificare, anche politicamente, il mondo
maniere durissime, e con rigore da nemi- cristiano. Stefano II fu il primo Papa che
co. Stefano II, non ostante le sue calde Valicasse le Alpi, ma ebbe molti succes-
preghiere e ricchi doni, non riuscì a nul- sori che oe seguitarono le orme ... Ma,
la. E lo stesso esilo ebbero le lettere impe^ liberi prigionieri, nella prosperità nel<
riali , presentate da Giovanni. Allora i Iq persecuzione, le orme loro saranno
messi regi, in nome di Pipino, intimaro- sempre stampale di gloria, e l'omaggio
no ad Astolfo di lasciar partire il Papa de'popolì, nelse(;oloXlXcomeneirVIII,
per Francia. Il barbaro moQtò in furia, seguirà sempre di voto i passi del Poule-
vot. cir. 18
274 VIT V I T
fìce Pellegrino. Tale fu il viaggio di Stc- romano, che rinnovalo poi e conferma-
fimo Ify il quale riuscì uu vero trionfo, to più volte da lui e da Carlo Magno, fa
e per la regia muriifìcetiza onde Pipino la base di tutti gli atti seguenti, e deve re-
si studiò di onorare la maestà papale, e putarsi uno
fondamenti del
de' diritto
perla pietà de'popolì avidi dicontentpla- pubblico europeo nel medio evo. In que-
re da vicino per lai/ volta questa mae- sto patto d'alleanza, il re Pipino promi*
stà, cui lontana erano avvezzi a venerare se a s. Pietro, e per lui a Papa Stefano
con tanto ossequio ". Pipino fece incon- lì e a'suoi successori, dopo la vittoria che
trare il Papa da Fuirado aljbate di s. i franchi avrebbero riportato de' longo-
Dionigi, e dal duca Rotardo alle frontie- bardi, di concedergli in perpetua e piena
re di Francia, nell'abbazia di s. Mauri autorità, senza barne a sé né a'suoi
risei

zìo nel Valese, ed egli colla regina, i fi- successori alcun diritto, tutte le città, du-

gli e la corte si recò ad attenderlo a Pont- cati e castelli posti neirE>arcatu di Raven-
Fon, Pons Vgonis, da dove quasi a i oc na, e tuttociò che avevano nell Italia ini-
miglia gTinviò il primogenito Carlo, che quamente invaso longobardi, posto che
i

poi si meritò il soprauuooie di Magno. Dio lo faccia di essi vmcitore; non chie-
A'suoi luoglii narrai il commovente rice- dendo altro ricambio se non che di pre-
vimento, in cui il re prostratosi, indi fé- ghiere per l'anima sua, e di ricevere dal
ce al Papa da Palafreniere a'6 gennaio Papa e dal popolo romano il titolo di Pa-
754. Nel di seguente il Papa espose al re trizio di Roma. Si trae dal frammento
la sua domanda, accompagnandola con Fantuzziano, riportato dal Troya, che le

molti doni a lui e suoi duchi, e sparso di pattuizioni di Pavia comprendevano il

cenere col suo clero e vestito di cilicio, pieno possesso non solo dell'Esarcato e
prostratosi a terra, in nome di Dio e de' sue Peutapoli , e tutto il ducato di Ilo-
ss. Pietro e Paolo supplicò Pipino a libe- ma composto della Campania compresi
rar Roma dalla tirannia d' Astolfo , né Fresinone e Velletri e loro provincie, Tu-
volle alzarsi prima che il re, co'figli e i scia Romana e ducato di Perugia ; ma
duchi gli porgessero la mano in levarlo inoltre l'isola intera di Corsica, il ducato
a segno d'esaudimento. Pipino allora non di Venezia (cioè della Venezia continen-
solo promise, ma fece solenne giuramen- tale, occupata da'longobardi, non la Ve-
to al Papa d'ubbidire in tutto a'suoi de- nezia delie Lagune e dell'Isole) e d'isliia,
siderii. Intanto il re invitò il Papa a Pa- il ducato di Spoleto, la Tuscia de^Lon-
rigi nel monastero di s. Dionigi, il quale gobardi, e anche ducato di Benevento
il

Santo risanò Stefano II dalla mortale ma- e Napoli, se venisse fatto a'framhi di sog-
lattia a cui era soggiaciuto, onde ne con- gettarli, e tuttociò in somma cheaveano
sagrò l'altare, e per gratitudine lasciov- usurpalo io Italia i longobardi e che fos-

vi in dono
suo pallio e un reliquiario
il se al di qua d'una linea di confini ivi se-

in forma di chiavi colla limatura delie gnata, la quale cioè passasse per Luiii,
Catene dis. Pietro. Venuta la primave- Lucca, Pistoia, Reggio, Mantova, Vero-
ra, in sul On d'aprile Pipino tenne una na, Vicenza e Monselice, ossia per l'estre-
straordinaria assemblea generale del re- mo lembo de'territorii a queste città ap-
gno a Cìiiersy o Qtiiersy, Cariiiacutn, partenenti. Osserva il Troya, nel Codice
alla presenza del Papa, in cui dopo bre- diplomatico Longobardo, che il primie-
ve discussione con grido unanime fu de- ro disegno di Stefano li, fu di voler cac-

terminata la liberazione di Roma. Nel- ciare da tutta l'Italia i longobardi, per


r assemblea Pipino stipulò con alto so- confessione di suo fratello s. Paolo I che
lenne le condizioni del Palio d'alleanza gli successe, volendo provvedere slid)i!'

culla s. Sede) cioè quel lialtato frauou- mente alia pace d'itali», eliminando da
V IT VIT 275
es<a il loro feroce regno, e con essa la pro- che da Dio erano stali specialmente esal-
pria inilìpeiuletiZd in Iloina necessaria al lati e dal Vicario di Cristo consagrali.

capo ilella cnslianilà. L'alto o chirogra- Questi benefizi di Stefano II verso la real
fo dell' a lied iiza fu sottoscrilto da Pipino famiglia di Francia , aggiunsero nuovi
e da'suoi figli , ed il Papa nel ritorno a sproni a Pipino percompiere alacremea-
Kosna lo portò seco. Frattanto Astolfo te l'impresa d'Italia. Il palio Carisiaceu-
denegandoli agl'inviti di Pipino, di far se, paciionis fotdus , fu da' tre re e pa-

pace col Papa e co'roinani, neppure per trizi rinnovalo in s. Dionigi nel dì della
27,000 soldi d'argento e 12,000
gli olferli loro coronazione. Infatti l'esercito franco
d'oro, obbligò Carlomanno fratello mag- prese tosto le mosse verso le Alpi, e nel
giore di Pipino e monaco a Monte Cas- seguente agosto e settembre la spedizio-
sino, di disturbare l'accordo fatto a suo ne fu condotta a termine. Il Papa che se-
danno, con recarsi in Francia a impedir guiva l'esercito, transitando per Lione,
lu calala de'franclii in Italii; ma nulla ot- Vienna e Maurienne, bramoso d'evitare
tenne. Questo ritardò la spedizione d' I- sangue, pregò Pipino a ten-
l'elfusioiie del

lalia, e si protrasse ancora per altra infer- tar ancora una volta di piegare Astolfo
mità sopravvenuta di Papa, il quale non- con doni e ambasceria; ed il re l'esaudì,
dimeno a'20, o a'28 o 29 luglio, soleo- omie il Papa vi unì le sue lettere, ammo-
uemeute coronò e unse in s. Dionigi Pi- nendo e scongiurando Astolfo aresliluire
pino e la regina Berlrada, ed i loro figli pacificamente, propria sanctae Dei Ec-
Carlo Magno e Carlomanno, dopo averli desine et Reipuhlicae Romanoruin iura,
prima levati al ^agro fonte, secondo l'uso "Ma anche questo tentativo tornò iinlarno.
d' allora di dilFcrire il battesimo in età Gli ambasciatori pertanto intimarouu ad
già adulta: così il Papa divenne compa- Astolfo, ili nome di Pipino, di non affligger
re del re, della regina e de'figli. Questa più laChiesa Pvomaiia,di cui per divina or-
nuova regia unzione il re brauiò dal Vi- dinazione era slato fallo difensore, e di fa-

cario di Cristo, qual capo di nuova dina- re giustizia a s. Pietro. Il re domandò


stia , onde assodare a sé e alla sua suc- qual fosse questa giustizia. A. cui i iegtti
cessione il trono. 11 l^apa dichiarò re de' risposero : « Che tu gli renda la Penta-
franchi, e patrizi di Roma, Pipino co'due poli teriestre, Naroi e Ceccano e lutto-
figli, cioè Difensori e patroni della Chie- ciò che il popolo romano si querela della
sa Romana, il <jual titolo e ullìcio aggina •
tua iniquità (altrove spiegai il vocabolo
se loro autorità e potenza al cospetto di /(istilla, usalo ne'secoli Vili e IX, in si-

tulli i re e popoli cristiani d'Occidente. gnificato di dominio, diritto,bene e al-


E quando pois. Leone 111 sostituì in Car- tra cosa temporale). E Pipino li promet-
lo Magno al nume di patrizio di Roma te, che se vuoi rendere la giustizia a s.

1' appellazione più augusta e onorifica Pietro, darà 12,000 soldi". Astolfo di-
ti

d'/«i/;e/\;/o/r, nulla aggiunse in realtà a' sprezzata ogni cosa, licenziò legali, eoa i

diritti e dignità di Carlo, perchè il germe minacce superbe e vilùperii. Allora Pi-
di talpreminenza sugli altri sovrani già pino senz'altro indugio, da Maurienne fe-
contenevasi nel titolo di patrizio, col qua- ce marciare sulle Chiuse de' franchi, che
le venne preparata la dignità imperiale. arrivavano a pie' del Moucenisio, poco
Anzi, come si ha da un antichissimo co- lungi da Susa, il qual passo era difeso po-
dice pubblicato dui Mabillon,ìl Papa im- derosamente da' longobardi. Astolfo fu
pose legge a' franchi sotto pena di sco- ivi vinlo a Susa da pochi franchi con ,

munica, che per l'avvenire non elegges- grandissima sliage de' suoi , e fuggilo a
sero mai ai trono fuori che discenden- i Pavia, Pipino corse ad assediarlo, col Pa-
ti di Pipiuo e de' suoi figli, come quelli pa e tutto l'esercito, guuslaudo le viciim
27G VIT V 1 T
terre. L' ìnsigoe vittoiia di Susa fu at- nella città. Le angustie e tribolazioni di

tribuita a Dio , ed a 8. Pietro, invocati Roma divennero indicibili; per cui ver
da'franchi. Prostrati da essa glispiriti de' so il giugno 755 Stefano 11 mandò a Pi-
longobardi eabbassatol'orgoglio d'Astol- pino, per l'abbate Fulrado di lui nipote,
fo, scorgendo non poter fare lunga resi- lettera in cui descrivendo il perfido ope-

stenza, chiese la pace e promise a Pipi- rare d'Astolfo, implorò suo intervento
il

no di ristorare pienissimamente
la Chie- a fargli eseguire il promesso, scongiuran-
sa Romana Sede de'lorli che le a-
e la s. do lui e i suoi figli, in nome di Dio, del-
vea fatti. Fece anche giuramento e die' la CVergine e di s. Pietro, secondo i
ostaggi in pegno che non si partirebbe voto da loro fatto, altrimenti ne rend
mai dall'ossequio de'franchi, e mai non rebbero conto nel dì del tremendo giù
si accosterebbe ostilmente a Roma. Il Pa- dizio. Non sembrando allora Pipino di-,
pa fattosi intercessore modifìcando il , sposto a ricalare in Italia, trattenuto foc«|
patto di Quiersy, Pipino gii concesse la se dall'impresa della Settimania, espu*'
pace, vita e regno. Secondo gli Annali gnando Narbntia e ricacciando i saraceni
de Franchi, Aslo\(o<}o\elie pagare a Pi- al di là de' Pirenei ; il Papa scrisse altra
pino 3o,ooo soldi, e prometterne 5,ooo lettera più veemente, e la mandò al re
d'annuo tributo, oltre la principale con* per Vilcario vescovo di Nomento, poiché
dizione impostagli, e accettata con giù* Astolfo con furore crescente minacciava
ramento, di restituire a'romani T Esar* Roma. Pipino benché sollecitato da di
calo, la sua Pentapolisl terrestre e sì ma- calde istanze, tuttavia non si mosse, lu''
rittima, con tutte l'altre città loro tolte, singandosi forse che, senza tornare all'ar-
comprese Narui eCeccano. Tutlociò ven- mi, aggiusterebbe ogni cosa co'soli mezzi
ne stipulato con solenne trattato in Pa- diplomatici, ed a tale effetto mandò a Ro
via, tra Astolfo, il Papa e Pipino, con al- ma r abbate Guarniero per sostenere 1

leanza tra'romanij franchi e longobardi. l'apa contro Astolfo. Questi invece spio
Pipino tornò in Francia con ricche pre- se tant'oltre l'audacia, che venne sotto l

de, e 4o Papa a Ro-


nobili ostaggi; ed il mura di Roma e cominciò a stringerl
ma, accompagnato dall'abbate Fulrado, di regolare assedio nel
gennaio 756, p^
e dal padre di questi Girolamo fratello impadronirsene prima che potesse essere
di Pipino, con numeroso corteggio di du- soccorsa, e durò 3 mesi. I longobardi si

chi e nobili franchi, rientrandovi con /n- diedero a battere vigorosamente le mu-
gresso solenne nel novembre o dicembre ra, con frequenti e furiosi assalti. Ma Sem*
754. La fede longobarda nel secolo Vili pre indarno per la saldezza delle torri Hj
non valea punto meglio che la fede gre> delle cortine, e la valorosa difesa de'r™
ca de' più bassi tem[>i del basso impero; mani, fra'quali si segnalò il regio messo
e gli ultimi due re di quella nazione, A- Guarniero che indossò sulla tonaca la
,

slolfo e Desiderio, ne lasciarono troppo corazza. Astolfo che già avea attentalo
tristi memorie. Astolfo tosto rinnovò la alla vita di Slefiino II, essendo accampa-
perfidia colla quale avea rotto la pace to a porta Salara, alternando gli assalti
del 752, lacerando pure il giurato trat- colle proposte di pace, diceva ripetuta-
tato di Pavia, per farsi padrone di Ro- mente a'romani, fatemi entrare nella cit-

ma, il che lo trasse ad una 2." e più fe- tà e consegnatemi il Papa, e vi tratterò

roce guerra contro il Papa e romani. i con pietà: altrimenti rovescierò a terra le

Kon restituì neppur un palmo di terra, murale vi passerò tutti a fil di spada. Ma
e riaprì Tostilitù contro Roma, devastan- ninno gli die' ascolto, tutti romani ben
i

done le campagne, non ostante i richia- conoscendo, che nella persona del Papa
mi del Papa e ùq mesa fraDchi restati stava la vera loro salvezza e forza, pronti
T

VIT V l »77
a patire ogui disastro, piuttosto che ab- e^li solo, ma con la ss. Vergine , i Cori
baadonarlo. Per cui il Rirore degli asse- degli Angeli, i Martiri, i Confessori, «tut-
dianti si sfogava sulla carapagoa e ne'dio' ti i Santi, li esortano e scongiurano a di-
torni, empiendoli di strage e di desola- fender la Chiesa e la città di Roma, e a
zione, col ferro e col fuoco distruggendo liberarla da'Iongobardi. Promette loro
chiese, bruciando le ss. Immagini, e pro- grandi prosperità in questa vita e premio
fanando il sagrosanto Corpo del Signore, eterno nell'altra. Insieme li minaccia de'
mangiandolo dopo essersi infarcito il ven- castighi eterni, non che di temporali sven-
tre di copiose carni; percuotendo e dila- ture, dove manchino a quest'ufficio ed o-
Qiandoi mohaci,e uccidendole sagre ver» nore di suoi campioni eh' egli ha loro

gini nell'atto stesso del contaminarle, e conferito e ch'essi aveano già accettato.
perfino gl'innocenti bambini uccisero E dove l'adempiano fedelmente, li as-
colle madri, violate di viva forza. InoltiQ sicura della sua costante protezione , e
scannarono uomini e donne della numet promette loro vittoria sopra tutti uetni* i

rosa servitù di s. Pietro e di tutti i ro^ ci, ricordando loro in prova di ciò quel-

mani, ed altri molti condussero schiavi. la che già egli loro concesse a Susa, cioè

La patetica relazione di tutti questi e al- ad un pugno di franchi contro le nume-


tri orrori scrisse a Pipino il Papa col rose squadre longobarde. Questa memo-
senato e popolo romano; i quali ridotti randa lettera riuscì ottimamente all' ef-
alle strette, in cosi estremo frangente, ri- fetto desiderato. Pipino dal suo tenore e
solsero di fare ogni sforzo per indur Pi- da quello dell' altre due, non meno da'
pino a tornare prontamente coU'esercito ragguagli de'messi romani, persuaso del-
iu Italia, giacché in questo era l'unica spe- l'estremo pericolo di P«.oma, e stimolato
ranza di loro liberazione, da'Iongobardi dal debito di sue sagro promesse di di-
messa in dileggio. A4 niessi , fra' quali fenderla qual suo patrìzio, dalla sua pro-
l'abbate Guarniero, il Papa affidò due let- fonda divozione a s. Pietro, e dal decoro
tere, de'24 febbraio, 55." giorno dell'as- di sua giuria per avere Astolfo impune-
sedio, lai.* indirizzata da lui e da'roma- mente calpestato i giuramenti a lui fatti

ni a Pipino e suoi figli, ed a tutta la na- nel trattato di Pavia; avvampò d'alto
zione fianca^ la 2.' confidenziale del Pa- sdegno, e risolse d'accorrere prontamea*
pa al solo Pipino. Ambo con altissimo te col suo esercito a liberar gli assediati.
dolore rappresentano le luttuose condi- Pertanto mosse minaccioso verso le Al-
zioni di Roma ; pregano e scongiurano pi piombò sopra Susa nel marzo del
,

Pipino co' suoi franchi, a liberarli dalle 756, ed franchi pieni d'ardore, supe-
i

mani de'longobardi. A queste due lette- rando ghiacci alpini, cominciarono eoa
i

re una 3.' fu aggiunta, nella quale il Papa grand'ira e furore a combattere longo- i

e romani posero forse maggior fiducia,


i bardi. Astolfo al i.° avviso del pericolo,
non solo per la singolarissima novità deb sciolto l'assedio di Roma, accorse col ner-
la forma, ma perchè ella toccava piìi vi- bo delle forze in Pavia, sotto le cui mu-
vamente il tasto religioso, sensibilissimo ra non tardò a codi pari re Pipino , già
nel cuor di Pipino e de' franchi. Questa vinto il passo delle Chiuse o barriere che
è la celebre prosopopea di s. Pietro, in difendevano il confine longobardo^ strin-
cui il Principe medesimo degli Apostoli gendola d' assedio con tutto l' esercito.
parlando in proprio nome , esorta il re Intanto erano giunti a Roma due amba-
e la nazione de' franchi a venire in soc- sciatori diCostantino IV, Gregorio o
corso della sua città e del suo popolo di Giorgio proto-segretario, e il summento-
Roma; monumento in tal genere unico in Tato Giovanni silenziario , a pescare nel
tutta la storia diplomatica del Papato. Né torbido e riportare qualche vantaggio.
a^S VIT VIT
11 Papa li accolse corteseroenle , ed an- buon Pipino, alla preghiera degl'inler-
nunzio loro la spedizione di Pipino, ma posti suoi saceidoli e ottimali, concesse
essi non vi credettero; onde gl'invito a re- per la 2.' volta ad Astolfo la vita e il re-
carsi da lui e accertarsene, facendoli ac- gno. Laonde fu rimesso in pieno vigore
compagnare da un legato. Giunti a Mar- il trattato di Pavia tra'franchi, i roiuatù_.
siglia, restarono afflitti gl'inviati greci, iu e i longobardi. Astolfo fece nuovi giuraH
sentire Pipino aver già varcato le frou- nienti ili fedeltà, die'nuovi ostaggi, resti-
iiere longobarde, comprendendo che la luì io bilia diPipino le città usurpate,
loro missione tornerebbe a vuoto. Tut' promise di pagar l'antico tributo che soJ
lavia si decisero recarsi da lui per preoc- levano annualmente dare longobardi i

cupai lo colle loro astuzie, e Gregorio voi- re franchi; rimise la 3.'' p;irte del regi^
le raggiungerlo presso Pavia. Ivi lo pre- tesoro nelle sue m;ini, oltre larghissiini
gò e scongiurò in nome del suo impera- doni a'capitani e soldati dell'esercito vioj
fore, promettendo larghissimi doni af- , citore, per sentenza de'duchi e sacerdoti
finché al dominio impeiiale concedesse franchi. Dall'altro canto Pipino, con so

llavenna e l'Esarcato, Ma Pipino stette lenne diploma, nuovamente donò e cor


saldissimo in sul no, e rispose, che in oiu- fermò a 8. Pietro e alla Chiesa Romani
na guisa assolutamente non patirebbe che e a tutti i Papi in perpetuo il possesso
quelle città venissero in qualsivoglia mo- quelle città; e prima di tornare in Frai
do alienate dalla podestà di s. Pietro e eia, commise al suo nipote e inlimo coi
dal diritto della Chiesa Romana e del suo sigliere Fulrado abbate di s. Dionigi, di
Pontefice; ed afleimò con giuramento, ricevere e f.* re delle singole città la con.-

luinon essersi mosso per nessun favore segna autentica, e carico dì ricchezze e
umano, ma solo per amor di s. Pietro e di gloria si leitilui nel suo regno. L'ab-
per ottenere il perdano de' suoi peccati, bate Fulrado parli co'regi messi d'Aslol-
a pigliare inquest'impreisa replicatamen- fo, per l'esarcato, eia Penfapoli teriestre
te l'armi; e soggiunse che niuna promes- e m8rittim«»,o DecapolijC d'ogni città ri-

sa o tesoro benché ricchissimo varrebbe cevéla consegna legale; e da ciascuna le-


mai a persuaderlo di ritogliere al B. Pie- vando ostaggi e i primari cittadini, e con
tro quel che una volta ei gli avea offerto, essi le chiavi della città, venne a Roma,
E con tal risposta troncata ogni «pernii- dove ne fece a s. Pietro e al Papa scien-
za al messo imperiale, lo licenziò incon- ne consegna. Sulla tomba di s. Pietro de-
tanente dal campo. Così il proto segre pose le chiavi di Ravenna e di tutte l'al-

tario tornò colle mani vuote a Roma e compresa Narni e Comacchio,


tre città,
quindi a Costantinopoli; né si fa più di insieme col diploma di Pipino, qual mo-
lui né del suo compagno d* ambasceria numenfo ii refragubile della sovranità
altra menzione. Continuava gagliardo pontificia. Astolfo poco sopravvisse alla
l'assedio di Pavia, in uno al devastamen- "x? «confitta, e morì senzn figli maschi
to delle contrade intorno; onde Astolfo nel dicembre dello stesso 756, e senz'a-

che non potea sperare soccorsi, non tar- vere restituite tulle le città alla s. Sede,
dò a persuadersi che il resistere più a anzi meditava nuovi inganni per riave-
lungo peggiorerebbe la sua condizione, re le perdute. La successione al trono di

Pertanto supplicò Pipino di pace e per- Pavia ,


poco mancò che non involgesse
dono, promettendo amplissima e pronta l'Italia in nuova guerra. Imperocché Ij

riparazione de' torti fatti a lui e al Pa- nazione longobarda si trovò divisa tra
pa, la restituzione delle città che spetta- due fazioni, parteggiando gli uni per Ila-
vano alla s. Sede, e l'esecuzione rigorosa chis già re e fValel maggiore del defnn-
deli'altre clausole pattuite oeJ-754. E il to, e Desiderio nativo di Brescia, duca
V I T V I T 279
d'Miin o Comes Slabitli «Iella corle il'A- se a lui con vive istanze, perchè l'aiutas-
sfolfo,e liovantloài allora in Tosiana,per se a pigliare il regno, egli promise eoa

cui alcuni lo ili-sseio duca, studiò d'im- giuramento che farebbe io ogni cosa il
possessaisi delln regia dignilÌ!. l'ero gli piacer suo, e restituirebbe a s. Pietro le

si oppose Rachis , che lasciala la solitu- città non ancor consegnate da Astolfo,

dine e la cocolla di Monte Cassino, ven- Faenza , Imola, Ferrara,


cioè Bologna,

ne tosto a riprendere le redini del regno; Osimo, Ancona e Umana econ tutti lo- i

e con lui si opposero pure onolli de' du- ro lerritorii, oltre a' ricchi doni che ag-
chi e ollioiati longobardi, che spregiando giungerebbe del suo. Il Papa che teneva
Desiderio poco fa loro eguale e forse iu Desiderio per vìr rnilissimus^ col consi-
feriore, si accostarono più volontieri al- glio dell' abbate Fuirado di gran senno
l'anlicoloro re. Molli, facendo eco al Mu- e rappresentante del zio Pipino, accettò
ratori, biasimano il buon Rachis quasi la proposta, colla quale ad un tratto sa-

che per ambizione e i»lanchezza di chio- rebbesi provveduto a'dirilti della Chiesa
stro tornò a pigliar possesso del trono. Romana, ed alla pace del regno longo-
Ma non è inverosimile, che avendo egli bardo e di Quindi il Papa
tutta Italia.
\edutogli orrendi mali c3gionali daAslol- mandò in Toscana Paolo suo fratello e
fo all'Italia e alla Chiesa , forse pentito Cristoforo, con l'abbate Fuirado, quali i

d'avergli ceduto la corona, così ora pre- con Desiderio strinsero l'accordo, da lui
vedendo la mala riuscita che il regio po- scritto e suggellato con solennissimo giu-

tere farebbe pure nelle mani di Deside- ramento. Ricevuta Stefano li tal carta,
rio, da lui ben conosciuto, si risolvesse inviò il legato Stefano a Rachis e alla na-
d'impedirglielo non per bassa ambizione zione lombarda con lettere esortatorie,
o rivalità, ma per alto sentimento e zelo per non più contrastar a Desiderio il tro-

di salvar la patria e la Chiesa. Ed a ciò no; mentre Fuirado si recò nuovamente


forse allude quel dispregio della persona da lui, colla guardia de' franchi, per so-
<li Desiderio, che mosse Rachis e i suoi stenerlo colla sua autorità; e molte schie-
a combatterlo, come narra Anastasio Bi- re dell' esercito romano furono poste a
bliotecario: ne dispregiavano più che al- servizio del re, per aiutarlo. Ma non vi

tro l'indole trista e l'animo perverso, da fu bisogno, poiché Rachis appena rice-
cui presagivano un regno, qual fu, tur- vute le pontificie lettere , cede pronta-
bolento e rovinoso, la ton>ba del regno mente senz'altro contrasto, e con lui ce-
longobardo. Ne' 3 mesi che il pio Rachis dettero i suoi duchi. In tal guisa Desi-
regnò, non pare che del tutto abbando- derio entrò pacificamente al possesso del
nasse il nome e la qualità di monaco, u- regno longobardo nel marzo jSj, pro-
sando le forinole, giibernantc Domno mettendo ampiamente al Papa e alla
Ratchisfamuln Christi lait, Principent Francia, a'quaii ne dovea l'acquisto, fe-
geritis Langiivardoritm. Del resto la fa- deltà, pace e amicizia. Intanto in virtù
cilità e prontezza, con cui Rachis si ar- de'patti, Stefano li inviò subito un legato
rese a'voti del Papa, cedendo il trono a a pigliar possesso d'alcune delle città che
Desiderio, e ritirandosi di nuovo a Mon- gli dovevano restituire, e queste furo-
si

te Cassino dove fin") santissimamente la no Faenza col castello Tiberiaco, Gavel-


sua vita, non provano certo in lui quel- lo e Ferrara con tutto il suo ducato.
l'ambizione che altri gratuitamente gli Quanto all'allre, o per gl'indugi di De-
allribiiìsce. Sia comunque, Stefano II fu siderio o per la sopravvenuta morte del
quello che dissipò la nuova tempesta e Papa, impedirono il pronto loro riscatto,
compose il dissìdio longobardo. Deside- che poi al successore costò luoghi e fasti-
rio infatti, vedendosi a mal partilo, ricor* diosi contrasti. A questi felici successi si
28o V I T VIT
8ggiun«€ il mtabilicneato dell' amicizia rea storia delle Orìgini di questa sovc
tra Roma, e i confinaDti ducali di Spo- nità, facendo ad essa succedere illustra-'
leto e di Bienevento, che poteva riuscire zioni non meno preziose con risolvere ,

di contrappeso all'inquiete ambizioni di diverse questioni, cominciando da quel-


Desiderio. Le prosperità della s. Sede, e ladel tempo in cui principiò, e òtWesten-
la potenza del Papa non erano state mai sione territoriale^ riferendo le diverse <

sì grandi, come quando stava per chiu- pinioni, i titoli legittimi e \a forma (qu«
dersi il glorioso pontificato di Stefano II, sii due ultimi argomenti ei propone ei
il quale potè godere il trionfo de'suoi sa« 6a pubblicare laonde non mi è dat
,

grifizi e de'suoi felici successi. L'allegrez» per anco d' ammirare) della sovranit
za e la gratitudine appare dall'ulliraa let» papale, esponendo quella che gli semi
fera scritta a Pipino, vero inno di giubi* brò più vera e conforme all' autorit
lo e di grazie, in cui il Papa chiama Cri- de' monumenti, e co!>ì olfre un più lir
slianìssinia anche la regina ; esortando? pido e giusto concetto del gravissimo a\
lo a continuare la sua protezione sopra venimeuto. Inoltre annunziò essersi co*
la Chiesa Romana, e ad ottenerle piena rainciato a stampare : Della pubblica'
de'domi»
giustizia coll'intera restituzione zione d'un codice Diplomatico Italo -Bi'
niialei spettanti. Pochi giorni dopo, cioè zanlino dall' Vili al secolo. Rap- XV
8*24 aprile, Stefano II chiuse in pace la porto di d. Sebastiano Kalefati, mona*
sua mortai carriera, morendo nel patriar- co di Monte Cassino, al principe di Bel-
chio Lateraoense fra le braccia del sauto monte, Angiolo Granito, sopraintenden-
suo fratello, che col nome di Paolo /gli te agli archivi del regno di Napoli, ivi

successe dopo 35 giorjii. Roma, che ne 1860. Questo rapporto sarà condotto sul
pianse amaramente la perdita, onorò eoa modello del Codice Diplomatico Longo-
istraordinaria pompa d' ossequio i suoi bardo di Carlo Troya; e perciò non du-
funerali, dopo i quali fu sepolto in s. Pie- bita punto che, siccome questo ha spar-
troj e la Chiesa conterà sempre fra* piìi so tanto lume sulla storia italiana dell'e-
illustri il suo benché non lungo poDtifi<- poca longobarda, così il nuovo Codice del
cato, in cui egli compì sì nobilmente la dotto cassinese getterà gran luce sopra
gran missionea(Cdalngli dallaProvviden- tutta la storia ilalo-bizautina, e special-
za. In lui e per lui il Pontifìcato Roma* mente sopra i tempi ne'quali comincia
DO conseguì dualmente in modo eiBcace la divisione politica di Roma e dell'Esar»
e stabile quella temporale sovranità, che cato da Bizanzio e con essa la sovranità
la Divina Provvidenza era venuta di lun- de'Papi, e da'quali appunto esso prende-
ga mano preparando a'successori di Pie- rà le mosse. Io debbo limitarmi ormai
tro, affinchè potessero quìnd'innanzi con a solo riprodurre la conclusione della Ci-
.'
maggior dignità e con piena indipenden- viltà Cattolica sulla i questione del tez/i*

za, in mezzo alla società rìnnovellata, a* pò propriamente cominciò la so-


in cui
dempìre sublimi ufHzi della loro spiri'
i vranità della s. Sede e del Papa. Cessò la
tuale supremazia. Imperocché sebbene dominazione dell* imperatore greco dal-
questa sovranità abbia avuto da Carlo l'alta e media Italia, e interamente fu e-

Magno e poi da altri imperatori, e piti scluso dal suo dominio, abborrito dagl'ita-
tardi dalla gran contessa Matilde, nuovi liani, quando Papa fece il ri-
nel 754 il

accrescimenti quanto all'estensione terri- corso definitivo quando nel


a' franchi, e
quanto
toriale, tuttavìa alla sostanza co- dì dell'Epifania implorò aPont-Yon l'aiu-
minciò tutta ad attuarsi in Stefano II, se to di Pipino. Nell'aprile di tale anuo fu
condo la Civiltà Cattolica, la quale col stretta a Quiersy l'alleanza tra Pipino e
suo pontificalo pose termine alla sua au- il Papa, che fu la bpse di lutti gli atti pò-
VIT VIT 281
lilid suM«gueDtì;e Dell'autunno del me- spenta; segue dunque, che in quell'anno
desimo anno fu stipulato il trattalo di deve collocarsi l'esordio di quella sovra-
Pavia tra' franchi, i romani e longobar- i nità. Del resto in questa seutenza con-
di, confermato poi e messo ad elljcace &• vengono ormai i più degli storici ; e di
secuzione nel jSG: tre fatti solenni, cia- quelli slessi che sembrano discordare, noa

scuno de'quali fu una solenne negazione pochi disconvengono piuttosto nelle for-
della sovranità Bizantina, eT inaugura- me del parlare , che nella sostanza me-
zione del nuovo ordine politico in Italia. desima della cosa". Il sullodato infdtica»
Kè quella sovranità mai più risorse. I Fa- bile e distintissimo prelato^mg.' Peraldi^

pi dopo il 754 govero..rono Roma e le è la 3.' volta che colla sua ultima e ap«
acquistate città come signorial tutto in- plaudita opera torna a svolgere il gravissi-

dipendenti da Costantinopoli; nelle lun- mo tema. Sull'origine della temporale


ghe vessazioni e guerre che dovettero so- Dominazione de' Papi, massime per to-
stenere dall'ultimo re de'longobardi De- gliere la taccia ripetutamente lanciata

siderio, non sollecitarono mai più soccor- contro Papi, d'intrusione nella sovranità
i

si dall'imperatore, come aveano fatto per degl'imperatori greci d' alcune proviocio
lo innanzi ; trattarono per l'avvenire 1 italiane e di Roma, la ribellione del-

greci, come ormai del tutto stranieri a le quali non Gregorio lì,
fu opera di s.

Moma quanto a politici interessi; anzi né da ne appro*


lui e successori accettata

quando gli Augusti bizantini macchina- vata. Fu solo indispensabile dovere di


rono di ricuperare le perdute proviucie, quel Papa, a rllenere il governo di Roma
quando allestirono flotte e mandarono i subordinatamente al greco imperatore,
loro dromoni ad infestare corseggiando le per precedenti autorizzazioni ecommis-
spiaggie dello Stato di s. Pietro, quando per gli avvenimenti del 754
siooi; finché

cospirarono con Desiderio e con Adelchi divenne legittima la pontificia sovranità


suo 6glio per ristabilire in Italia l'antico pel narrato, s\ di Roma e sì dell'altre
stato di cose , ì Papi cominciando da s. Provincie , il che consuona al sostenuto
Paolo I, li respinsero sempre come inva- dall'illustre prelato. Laonde ora intendo
sori e nemici, valendosi all'uopo del brac- modificare il dichiarato nel voi. LXVII,
cio di Pipino e di Carlo Magno; e ciò in- p. 289 e seg., sopra tale vitale e delica-
fino a tanto che gl'imperatori stessi d'O- to punto,uniformandomi al magistral-
rientenon si furono alla fine di buono o mente sviluppato da mg.' Peraldi e dal-
malgrado piegali a'nuovi ordini e non eb- la Civiltà Cattolica, e riverente associan-
bero per sempre cessato dalle inutili pre- domi a sì autorevoli scriltori , di prefe-
tensioni. Raccogliendo iu brevi parole il renza agli altri già up- da me seguiti. £'
fin qui dello, ne risulla manifesto: i
.° che porttmo ricordare capitoli della parte 2.*
i

fino al 7,54 la sovranità degl'imperaloi i del prelato. Cap. i." Principio delia tem-
di Costantinopoli durò iu Roma e nel- porale sovranità de' Pontefici Romani.
l'Esarcato debolissima si, ma pur viva, e Cap. 2.** Gli atti del re Pipino e Carlo
fu difesa e invocata da' Papi stessi (nua Magno in favor de'Papi a rigor di dirit-
ostante spontanee dedizioni de'popoli
le to non furono né restituzione, uè dona-
dal 726 circa in poi); 2." che nel 754 ces- zione, ma iecapMcemefxieforinale ricono'
sòal tutto, troncandosene anche quell'ul- scimento della sovranità devoluta legal-
i timo filo di vita che la longanimità de' mente da'romaoi a'ioro Pontefici, estiu-
'
Papi le avea fio qui mantenuto. « Ora tasi quella de'greci imperatori (pel luta-
\ essendo per altra parte indubitalo, che la le loro abbandono e impotenza a difen-

I
sovranità de'Papi allora solamente polè derli da' nemici nell'invasioni elTettuale
e dovè comiociare, quando l'imperiale fu minacciate; onde i popoli erano ricnlru-
282 V 1 T V 1 T
ti Bella propria autouomìa, e per legge nobhero precisamente, perchè era tla'ro-
uoturale dello stato di cose, li ritornava tuani,(lì venuti legillimamenle liberi di lo-
alla loio libertà). Gap. La sovranità
3." ro slessi, deferita o legalmente conferma-
poiilificia dall'anou 754 non fu giammai ta a* Pontefici. » Sono i dotti della con-
ritardala, o ristretta per l'influenza de' trada stala la culla de' Pipini e de'Car-
j»iiiici|>i franchi nel governo di Roma. lomagni, che con diritto criterio hanno
^Ig/ l*eraldi discute e spiega i notissimi afferrato la giusta idea di questo gran
vocaboli e qualifiche di Donazioni o Re- fatto , e con due parole ne seppero quali-
stituzioni, usati negli atti e diplomi de' ficare la natui'a , e il proprio carattere;
re franchi, cioè di Pipino e Carlo Magno: eliminate le puerili garrulità di donazio-
Ilriconcscinienlo di (brillo e di fatto del- ni e ù\ restituzioni". Co\i\&^QnAenV\ crite-

la nuova sovranilà clic sorse allora ne' ri, oltre il detto col Maffei ne'vol. XCl V^,
Papi. Indi soggiunge, il fin qui esposto p.274 e seg. , massime a p. 278 e seg.,
troviaaio ne' presenti giorni di attentali XCIX, p. 34) potei riferire, ragionando
contro la civile sovranità de'Romaiii Pon- dello spettacolo imponente e uniforme
tefici, con molta precisione di storico e che ora offre il mondo cattolico in difesa
politico sapere, esattamente formulato in della indipendente sovranità del f'icario
un dolio indirizzo della provincia di Mae- di Gcsli Cristo, non meno in quest'arti-
slricht nella Neerlaudia Papa regnan-
al colo, che in quello di Fiaggio, per le sue
te Pio IX, cosi dicendo. » Abitanti di una analogie. Lfi Civiltà Cattolica, nella que-
contrada, che fu la culla de'Pipini e de' stione Dell' estensione territoriale del-
Cariomugoi, noi ci ricordiamo che sono lo stalo temporale di s. Chiesa, dichiara,
questi principi, che hanno solennemente M Del resto Pipino con quell'ampia do-
ricoiioiciitlo il potere temporale de' Pa- nazione, ossia restituzione, altro non fece
pi , anneUendovi il sigillo del diritto che compiere il voto universale de'popolj*
pubblico". Indi osserva: Carlo Magno d'Italia,che da tanto lempo già profes-
padrone delle Gallie, dell'Italia superio- savano al Papa spontanea sudditanzajnon
re e dì quasi tutta la Germania, il rima- fdcea che riconoscere i tanti titoli dalla
nente Europa o barbara, o sotto il
dell' s. Sede già acquistali al possesso di que-
potere de' barbari, avendo la rappresen- ste Provincie, confermare colla solenne
tanza di tutta la colla Europa, ben po- legalità di pubblici trattati in f.iccia a

teva annettere cotesto sigillo al nuovo lutto il mondo l'intrinseca legittimità del
principato; e quindi fece entrare colla sua doininiode'Pa pi, corona re con degno pre-
cunfei ma e riconoscimenlo il nuovo do- mio le fatiche da essi fin qui sostenute
minio degli stati romani tra le potenze per la salute e difesa d'Italia, ed assesta-
europee di quell'epoca. Anche ciò fu re finalmente in modo stabile la peniso-
un importantissimo benefizio di quel la in quell'ordine politico, al quale fn
magnanimo principe a favore della nuo- tante agitazjoni e tempeste ella da lungi
vu sovranità derivala ne'Papi, quale con pezza sospirava. Spegnendo la potenzi
allo solenne entrò nel diritto pubblico eu- de'Ioiigobardi, ultimi invasori della peni
ropeo, e niuno stato poteva più discono- sola, egli chiudeva, per dir così, l'era de|

fccere. Ma però ben disse l'indirizzo, che le barbariche invasioni, e rendeva le be|
que'principi la riconobbero, non la crea- le contrade agli antichi e legittimi po|

rono o donarono, appunto perchè di nul- rendeva a Pioma, cui diritl|


sessori; le i

la potevano disporre negli amici stati al- confermati dal possesso di oltre a s< X
lrui,ne'(|uali entrarono non per imposses- coli, erano stati sospesi ma non estinl

sarsene, nia per procurarne la liberazio- dall'occupazione longobarda , come pri


ne da^li oppressori lombardi; e la rico- uia della longobarda estinti non li avefj
V I T V i T 283
l'occupazione gotica. Mala Roma di que* lira, ben rilev.i, rotne lo sialo di s. Chie-
di Don era \)m la Roma de'Cesaii, (jouli i sa, dopo aver preso nel 7^4 posto tra gli

aveanla da tanti anni abbandonala a sé stati sovrani d'Europa, conserva que' tne-
medesima: eia la UoOtii de* Papi, a cui desimi lioiiti con assai poclie variazioni,

meglio as«ai cbeng'i nnticbi Angusti con- non ostante le len»pesle in fanti turbo-
veniva il titolo di Pater Palriae; e Se- lenti secoli levatesi amnovei li e restnn-
nalo e Popolo già da lungo tempo non gerii, ciò die sempre meglio dimostra

riconoscevano nella Kepuìiblicn (nel sen- il dito di Dio essere stato qneHo che con

so spiegato in più luoghi, come nel voi. singoiar provvidenza aveali fissali. Ma for-

XCIX, p. 34 « ^^)' ^^^^ °'"^ cbiamavasi se, aggiunge, la maggior meraviglia fu,
Respullica Sancla Boniancrrunt , allio che questi limiti mai non si ampliassero
principe che s. Pietro, Princtp.i vera- per bramosl^ di conquiste, benché non
mente Perpetuus nell'indefellibile sue- siano mancate a'Papi né occasioni di (jar-

cessione de' suoi l'icari (Frequente era lo, né la potenza, né eziandio giusti titoli

l'uso in que'secoli di chiamare il /^(Vvz- di diritto. Ed in questo, come in tanti al-

rio di Gsxìi Crislo,com€ rilevai in quel tri caratteri, il regno dePapi si diffriren»

l'articolo, Sicario di s. Pietro). Pertan- zia ila quasi lutti gli altri reami della ter-

to Pipino col dare al dominio Papa il ra. Roma sola, la Roma de'Papi, diver-
d'Italia, rc.?/7///fi'rt in saldo idiriltie com- sissima anche in ciò dalia Roma pagana,
pieva destini dell' antica Konia e della
i non cercò mai di oltrepassare i limiti di

nuova, grandiosamente inangnrnndocoi- quella regia grandezza, che Dio da prin-


ia sua spada il nuovo regno della città cipio le ebbe donato. Anzi fu sì lontana
eterna. Da que>ta il Pontefice avrebbe dall' aspirare a. terrene conquiste o dal-
tlisleso il mite suo scettro sopra la mag- l'ambire 1'
altrui, che piuttosto sovente
gior parie d'Italia, dal Po sino al Faro; e rimise per amorpace anco de'propri
di

gl'italiani si sarebbero riputati felici d'a- diritti. Del che abbiamo un esempio in-
ver per immediato sovrano il Vicario di signe fin dalle origini stesse di questo re-
Cristo, e di godere per lai sopra tutte le gno; imperocché 1' ampiezza reale dello
nazioni un primato assai più eccelso e stato che la Chiesa ottenne a Quiersy
,

glorioso di quel che avea goduto sotto sotto Stefano 11, fu minore assai di qtiel-

gli Augusti. Ma perché la mitezza del la,che avrebbe potuto a buon dirittocon-
Re Pontefice non desse baldanza a'tristi seguire. Però Papi ne curarono sempre
i

d'imperversare, Pipino, come campione la conservazione , e vietarono rigorosa-


giurato della Chiesa, starebbe a' fianchi mente l'alienazione di qualunque parte
del suotrono, colla spada Sizuainata esem- de'dominii di s. Chiesa; e da s. Pio V in
pre pronta a ferire chiniupie osasse di poi furono assolutamente proibite anche
turbare la pace dì dentro o la sicurezza le infeudazioni, che importassero aliena*
dal di fuori , e col titolo di Patrizio de' zione, cessando i Ficarì temporali della
Romani trasmetterebbe V allo uHizio a* s. ^^«^/^(A".), tranne il redi Sardegna, tale

suoi successori. Così la Francia eV Italia, dichiarato per pnulenli e ragionevoli mo-
cioè le due naziotiii più grandi e più civili ti vi da Benedetto XI V,de'feudi che la s.
dell'Europa, strette in fraterna alleanza Sede possiede nel Piemonte; concessione
intorno avrebbero formalo
al Pontefice, peraltro, che non importò alienazione,
quasi un sol popolo, ed avrebbero potu- Perciò i Papi e i cardinali sono obbligati
lo più sicuramente incamminarsi alla giurare le bolle proibitive, ricordate an-
grand'opera di conquistare alla civiltà ed che nel voi. LV, p. 282. Anzi s. Pio V
al cristianesimo il mondo ancora barba- colla bolla Admouel nos, de' 29 marzo
ro e pagano". Inoltre la Civiltà Catto- iSGy, confermata da'successori, scomu-
284 V T I V IT
nicò coloro che insinuantes vel snadet%- la sua sovranità, e tutti i d^rhtv, luogl
teSf consigliassero al Romano Pontefice confini e territorii di diverse cilt^ del ci.
essere più utile e spediente per la s. Ro- vile suo principato, che si era usurpalo.
mana Chiesa e per la s. Sede, che in una Osserva la Civiltà Cattolica, nella que-
maniera o in un'altra cerchi di alienare itione dell' estensione territoriale dello
più o meno de' suoi domini!. Stato Pontificio, chele lunghissime e tor-
Desiderio re de* longobardi, quanto a tuose linee de'suoi confini di terra erano
Viterbo, prescindendo dal preteso e già strette da ogni parte da'longobardi; giac-
discorso suo famoso falso decreto, e dal che il regno e la Tuscia Longobarda (roa-
fjivoloso parimenti ragionalo, come del- leggiavano al nord e all'ovest l'Esarcato
l'odierno suo nome non da lui imposto, e la Tuscia Romana, mentre al sud e al-
perchè già lo portava, come eziandio pro- l'est il ducato di Benevento, che equiva-

va, il Turriozzi nelle memorie di Tosca- leva presso a poco al presente regno di
nella {^.), nella dimostrazione della fal- Napoli, e il ducato di Spoleto, il quale
sità del decreto; è indubitato che predi- dalle rive dell'Anienee del Clasio o Chia-
lesse Viterbo, facendo parte della Tosca- sciogiungeva fino all'Adriatico, premQflj
na de'Longobardi, ne fu benemerito, riu- vano le frontiere della Campania prinV
nendo le sue diverse parti con cinta di cipalmente e della Pentapoli. E quanto
mura e torri castellane, e favorendola con fjsse molesta al nuovo stato questa vici-
prerogative, e con quanto altro critica- nanza, ben lo provarono 18 anni del re- i

mente o per asserzioni degli storici viter- gno di Desiderio ; ma poi le vittorie di
besi potei dire di sopra. Noterò, che nel Carlo Magno, cambiando faccia all' Ita-

773, per Desiderio, in Viterbo era pre- lia, mutarono anche in meglio le coudi*
Grimoaldo. Il re Astolfo lasciò a De-
fetto zioni del regno papille, sia col dilatarne
siderio la trista eredità della sua iniqua il territorio, sia col dargli per confinan-
ambizione contro Roma, preparòla fossa ti, in luogo de'perfidi e riottosi vicini che
in cui cadde e si seppellì la potenza lon- avea fino allora patito, amici leali e ge-
gobarda. Ne'primi anni del suo regno e* nerosi, cioèque'franchi ujedesimi, che col
gli pareva averla sopra tutti ingrandita, valore del loro braccio e colla divozioue
facendo più conquiste che ni un altro re della loro fede l'avevano consolidato. Mor-
predecessore; ma negli ultimi perde con to Paolo I, per la prepotenza di Tolo-
5.

rapidità eguale le troppo male annesse ne duca o governatore di Nepi, insorse


Provincie; anzi, mercè la sua avventata l'anlipapa Costantino, restando vacante
e iniqua politica, incamminò il regno in- la Sedei 3 mesi, finché a'5 agosto 768
s.

tero all'ultima rovina, e così, lasciò scrit- fu elettoPapa Stefano ///detto IV. Nel
to Cesare Balbo, Storia d'Italia iotto a! seguente mese venne a morte il glorioso
barbari, lib. 2, cap. 28," fu primo esem- re Pipino, principe tanlo eminentemente
pio in Italia, di chiunque si rivolse con- benemerito della Chiesa Romana. Man-
tro al Papa, non lontano mai da cadere". cò in lui un gran sostegno e appoggio a!
il nuovo s. Papa Paolo /, appena eletto, Papi, ma n'ebbero in compenso il primo-
scrisse a Pipino re de'franchi, pregando- genito Carlo Magno (che gli succede in-
lo a continuare, a norma del patto sta- sieme col fratello Carlomanno), il quale
bilito col fratello suo predecessore, a fa- emulo delle virtù del padre non solo l'e-
vore della s. Sede e de'romani; come pur guagliò, ma le superò eziandio, massime
fece nel 4-° anno del suo pontificato, scon- neir ossequio e nella munificenza verso
giurandolo acostringere Desiderio di ren- 8. Pietro ed i suoi successori. Alla mor-
dere interamente alla R.omana Chiesa te però del re Pipino alzò alquanto la te-
tutti i Patrimoni, che possedeva iuuaozi sta Desiderio re Je'longobardi, enei 769
V J T V I T 285
iecalo)<i inRoma fece imprigioooie erjuii» fdjbraio 772 gli successe ^<^7r/fl7JO / d'a-
(li «rcrcaie alcuni nobili; e a liadimenlo nimo invitto ; mentre pel decessodi Car-
cliiuse Stefano 111 nella basilica Vatica- lomanno era restato solo sul trono de'

na per uccideilo,e ciò avrebbe en) piamen- franchi Carlo Magno. Proseguendo Desi-
te eseguito se non xi si fossero opposti derio nel mal talento e nell'usurpazioni,
Cristoforo potentissimo Primicerio (A.) nuove ne commise nell'Esarcato, oltro
e suo figlio Sergio Secondiccrio (^.)> ' Faenza, del ducato di Ferrara e di Co-
quali dall'iniquo re furono il i.° acceca- mucchio. Né di ciò pago il suo orgoglio,
to, onde ne mori di dolore, il 2.° ucciso. invase Sinigaglia, Monte Feltro, Urbino,
L' orgoglio di Desiderio si accrebbe nel Gubbio e altre città della s. Sede; egiun-
770 nel ricevere con somma roagniflcen- se perfino a minacciare lo stesso Papa, il
ta in Pavia Bertrada vedova di Pipino, quale dovette perciò munire la città di

colla quale stabilì matrimoni del suo fi-


i Itoma, e chiamare a difenderla popoli i

glio Adelchi o Adalgiso con Gisella fi- ,


della Tuscia Romana, del ducato di Pe-

glia della regina, e diCarlo figlio di que- rugia, della Campania e di alquante città
sta con altra figlia del re (che dopo un della Pentapoli. Queste novità dell'am-
anno ripudiò), onde separare dall'amici' bizioso Desiderio , fecero ben capire a
eia del Papa reali di Francia. Stefano
i Carlo Magno di qual tempra fosse il suo
III riprovò altamente tali coniugii, anco animo. Non cessava per altra parte l'in-
perchè ripudiarono contraenti le primei defesso Adriano I di notificargli le stragi
consorti, con lettera che pose prima sul- é le progredienti usurpazioni, e di chie-
la confessione di s. Pietro, a nìotivoche dergli istantemente aiuto e soccorso, nel
la sua causa ne andava a patire grave de- pericolo in cui ormai trova vasi Roma di
trimento. L' ingrandimento temporale sua estrema rovina, né andò guari, che
della Chiesa Romana era per Desiderio l'ebbe con pieno e fausto successo, dopo
un oggetto di livore e d' invidia verso i aver il Papa colla minaccia della scomu-
Papi, sebbene per opera di Stefano 11 fos- fiica, intimala a Terni o in Viterbo, men-
se slato innalzato al trono. L'armi del re tre marciava su Roma, fatto retrocedere
Pipino, l'esempio d' Astolfo suo 'prede- il re. Imperocché Carlo Magno, irato con

cessore , io qualche modo te-


r avevano Desiderio per aver accolta la vedova e i
nulo a frenoj ; ma la parentela contratta figli Carlomanno aspiranti
del fratello ,

con Carlo e Cai lomanno, gli fecedepor- allametà del suo regno, avendo speri-
. re ogni timore, lusingandoci di più felici mentale vane le sue premure ed esorta-
successi. Ardì egli pertanto di stendere zioni, per indurre il re longobardo a de-
le sue armi contro gli stati della s. Sede, sistere dalle usurpazioni ed ostilità con-
altri occupandone, altri devastandone, e tro gli stati della Chiesa Romana, ed a
recando da per tutto stiage e orrore. Fu restituire le tolte città, calò alla fine ia
perciò obbligato Stefano III d'inviare Italiacon potente esercito nel 773, ome-
'
messi a Carlo Magno ed a Carlomanno glio nel 774 pel notato nel voi. XCIV,
colla carta di convenzione del loro geni- p. 279 ; e dopo superato il passo alle
tore Pipino, acciocché : Stcunclum capi- Chiuse dell'Italia nell'Alpi verso il Mon-
j
loia re quoti vobis per praesenles vestros te Cenisio, beo fortificato da Desiderio
\
Jtdelissinwx missos direxinius exigcre , il quale erasi rifugiato a Pavia, corse to-
j
et B. Petto reddere jubeotis^ sicut et ve- sto in quella ad assediarlo. Il figlio Adel-
\
stra conti'net proniissiOi Continuando il chi, associato dal padre al regno, si rin-
. re longobardo mostrarsi ogni giorno chiuse nella fortissima /'ero/za, colla ve-
più baldanzoso e minaccevole, venne a dovae figli di Carlomanno. Durante l'as-
multe Stefano III, e passali 7 giorni; a'9 sedio, Carlo Magno si recò nel 774 a
28ti V I T V I T
Koma per celebrarvi ia Pasqua, che cad- gna la medesima linea de'confini tanti
de a'3 aprile, e per visitare Papa Adria- di Anastasio, quanto del frammentoFan-
no I. Ailora fu, dice il Borgia nelle /1/e- tuzziano. Gravissimo peso aggiunge a tale
lle

morie di Bi'nei'enlo,c\ì't:^\\ alle preghie- narrazione il vederla ripetuta a verbo n


re del Papa, con solenue giurameulo a- famoso codiceue'Ct/if/e de Tribitli [f',
Pietro della sua ba- della Chiesa Romana dal suo camerle
varili l'altare di
silica, gli
s.

coiiferiiiò r alto
che Pipino suo padie avea flillo a Stefa-
o donazione, go Cencio Sa velli cardinale e nel 121
Onorio III; il quale nel compilarlo al
I
no II, e di più donò ad Adriano l e suoi tinse e verificò tulle le notizie dalle foa
successori, il rimanente delle cose pro- medesime de'registri e delle carte aule
messe a Quieisy, con patto da lui e dal lidie conservate negli archivi della s. S
defunto suo fratello solloscrillo, riprodot- de, cioè da quelle fonti stesie a cui le Io

to più sopra, fra le quali vi fu distinta- notizie a veano attinte gli autori delle vi
mente compresa, come già dissi nel voi. de'Papi, presso rAna>,tasio(Ora nella pò
LXX Vili, p. 286, la Toscana de'Longo- tificia accademia romani d'Archeologia,

bardi, Tuscia Longobarclorutn. ?\\poila ilsocio eh. mg/ Fabi-Moutani ha letto

AnastasioBibliotecariojWciV. //<:7(^//'./,non una dotta fllcinoria storico-critica, in cui

solo l'atto della promessa fatta a Quier- prese ad illustrare gli scritti editi e ine-

sy, ma narra come nel mercoledì dopo diti d'0/^or/o /// Savelli, oltre il suo
la Pasqua del yi74) fis*^"*^''^^'" '^ J^^^S"** monumento sepolcrale. Faccio voti che
in Roma, il Papa lo pregò ed esortò a reca- sia consegnata alla stampa). E poco pri-

re interamente ad e'fetto la solenne /9ro- ma di Cencio Camerario, dalla medesi-


niissìonem, (jitae in Francia in loco, qui ma sorgente attingendo Pietro Manlio
vocalur Cari siacii^ farla est , da Pipino canonico Vaticano, in un opuscolo da lui
suo padre, e da Ini medesimo col suo fra- dedicato ad Alessandro III, riconfermò
tello Carlomanno e con tutti ì giudici lutto draccontod'Anastasio, intorno alla
franchi ; e the il re, fatto rileggere il le- così detta donazione di Carlo Magno mo-
sto di (|uella promessa, approvò e ne i* dellala sulla promessa primitiva di Pi-
fece suhito scrivere un'altra ad e>empio pino ; ma di poi v'aggiunse la preziosis-

della prima, e dopo averla sottoscritta sima notizia, di cui egli e tutta Roma era
egli e tutti i vescovi, abbati, duchi e conti testimonio oculare, che cioè sulle Porle
del suo corteggio, la pose sidl'altare e sulla di bronzo della basilica di s. Pietro sta-
tomba di s. Pietro, e indi la consegnò ad vano scolpiti in lettere d'argento i nomi
Adriano I, giurando mantenerne ogni
di delle città contenute in quella magnifi-
sillaba. Ora in questa 2." promessa di Car- ca donazione e riconoscimento. Ma nel

lo Magno, esemplata su quella di Quier- diploma deli'817, di Lodovico I il Pio,


sy , sono espressamente comprese oltre figlio di Carlo Magno, la donazione di

l'Esarcato, l'isola di Corsica, le province questo è registrala secondo ciò diesi pos-
della Venezia terrestre e dell'Istria, tutto sedeva allora dalla s. Sede, ed era stato
il ducalo di Spoleto e di Benevento, e si alla medesima in ispecial modo conse-
legge segnata la linea de'confini da Limi Tusciae Loii-
gnalo.... Iteni in partibus
a Monselice per Panna, Reggio e Man- gobardorwn Kastelluni Felicilaùs, Ur-
tova. Questa irrecusabile autorità d' A- bi return, Dalacnni Regix, Ferenti, Ca-
nastasio è confermala da quella gravis- slrum /j(/eri'H//<(Viterbo), Orclas, Mar-
sima di Leone Marsicano, cardinale O- iani, Tnscanain ( che d Borgia spiega
stiense, il quale nella sua Crondca Cas- per Toscanella : Marchiani l'uscanatn
xinese, narrando la promessa di Pipino s'ulgo Mareninia , dicono altre lezioni),
nel 754, leda la medesim.a ampiezza e se- Suanani, Populoniam, Rosellasdc. Ju-
VI T V I T 287
oltre alleila il Doigia, clic Carlo Magno roo nel novero de'dncati pos*eduli iu ul-

nei 774 dopo aver slielto eoa forle as- to dominio dalla s. Sede". Ritornando a
sedio in Pavia il re Desiderio, si recò per Carlo Magno, dopo breve dimora in Ro-
lai." volta a Roma, ove olire al ricono- ma, si restituì a Pavia per consumare l'e-
scimento dell'antica signoria di Roma e spugnazione. Nondimeno volle prima ot-
suo ducato, che comprendeva la Tosca- tenere r|uella di Verona, e se ne impa-
na Romana, ed oltre al dominio dell'E- dronì, fuggendo Adelchi a Costantinopoli
sarcato e della F^entapoli, accrebbe il prin- a brigare ; ne lasciò poi di tornare in F-
cipato sovrano della Sede con gran par- s. lalia e di fare invano qualche tentativo,
te della Toscana de'Longobardi, e de'du- morendo nel 788. Cadde quasi negli stessi

cati di Toscana, di Spoleto e di Beneven- giorni Pavia, e rimasovi Desiderio pri-


to, ed i due primi dipoi nel 781 fece ti i- gione fu condotto in Francia con Ansa
butari della Chiesa, perchè allora per con- sua moglie, ove privatamente finì i suoi
venzione fatta con Adriano I, neavea ri- giorni. Così regno de' Lon-
ebbe fine il

tenuto r alto e supremo dominio. Alla gobardi in Italia, durato per lo spazio
Toscana de'Longobaidi ed a'ducati Pro- di 206 anni ed incominciò quello <le*
;

vinciali appartenevano Città di Castello, franchi in sì bel paese, col nome di re d'I-

l'Orvietano, il paese che fu poi ducato talia e Longobardi nella persona di


de*
fiume Marta e da Viter-
di Castro, e dal Carlo Magno. Afferma il Bussi, eh' egli
bo sino Toscana, dove nei
a'coiifìai della confermò a Viterbo nel 78 i il reggimen-
Sanese rimane non piccola porzione del- to da essa adottato , dopo esser cessata
la Toscana de'Longobardi dalla Chiesa la signoria di Desiderio, o ne ampliò la
per più secoli tranquillamente possedu- libertà col concedergli di potersi gover-
ta, come Soana, Camporsevoli, Radico- nare co'propri consoli, di che è memo-
fani, Fighine ec, non che Populonia e ria nella figura di lui dipinta nella stan-
Roselle distrutte. La i.* di queste era za del consiglio del palazzo pubblico, con
presso Piombino, e dalle rovine sue sur- analoga iscrizione. Delle donazioni di Pi-
se Massa, nella cui diocesi restò alia s. pino e Carlo Magno, di Viterbo e della
Sede il dominio delcasle'ilodi Valle Mon- provincia, il Bussi ap|)ena ne fa cenno;
tione e sue tenute, di cui Alessandro VII facendogli però eco il Cordini, con rico-
nel 1661 ne investii i conti Barbolani col- noscere, che vinto Desiderio da Cai lo
l'aunuo censo d'uno scudo d'oro. Colle Magno, questi donò Viterbo con altre
macerie di Roselle si fabbricò Grosseto. città e paesi di Toscana a'successori di s.
iNoterò di passaggio, die Carlo il Cals'o Pietro, il che confermò Lodovico I suo
dipoi donò a s. Pietro, Chiusi città del figlio. Fiiferisce il Sarzana, che nella Cro-
Sanese, insieme con Arezzo, allora appar- naca di Farfa è registralo all'anno S06,
tenenti al ducato di Spoleto, già tanfo Romano duca di Viterbo, ilonde trae la
amplissimo. Il Borgia parlando di delti conseguenza, che Viterbo già avesse si-
ducati Toscani Provinciali, termina con gnoria , ducato ossia contado. Dopo di
queste parole. » Era ben Provinciale il lui, il p. Fatteschi, Memorie de ducili
ducato Toscano, die abbracciava quella di Spoleto, dice che errarono il Cam pel li

parte della Toscjua , delta poi Regale, e il IVJabillon nel credere che Romano
incominciando dalla città di Luni, di- fu duca di Spoletocon suo padre Guini-
strutta nel secolo IX da'normanui, e si non di Viterbo, ove però nelI'ScG
giso, e
stendeva perii Lucchese, Fiorentino, Pi- tenne un placito co'giudici, secondo l'as-
sano, ed in parte del Sanese ; ma poi- serzioni del p. Mabillon e del Muratori.
ché di questo ducato Papi non ebbero i Quest'ultimo dal Sarzana fu interpreta-
che l'utile dominio, cosi non lo pooghia* to a modo suo, per confutare anche ia
,

288 V 1 T VIT
questo i! Tumozzi. Stabilisce pertanto rilevand^osi (fcrte lettere 88 e 91 del
il Fatleschi, col Muratori, che Romano dice Carolino, che oltre a Viterbo, Tu-
fu uno tle'duchi che da Roma spedivansi scanìa, Bagnorea e Orvieto, anche Chiu-
ad aininÌDÌsti'are la giustizia a'propt'i sud- si, Populoaia e Rosei le erano stale do-
diti in diverse città del ducato romano, nale da Carlo Magno a Papa Adriano I.
come lo era slato ne! 768 di Nepi il du- Che nelle prime ponesse costantemente
ca Totone; e col Carapellislesso, che Vi- il Papa chi a suo nome vi amministrass^

terbo non fece mai parte del ducato di la giustizia , si rende manifesto da Anali

Spoleto. Tanto è vero, soggiunge il Fat- slasio, da' monumenti Farfensi e Amia-
teschi, che il duca Romano che placita*^ tini, edalle costituzioni dìLodovico I, Ot-

va in Viterbo, fosse sottoposto al Papa, tone I e s. Enrico II imperatori. Ne'rao-


che si legge nelle note temporarie dello numenti scritti in quelle parli, ieggesi co-
stesso monumento, dopo l'anno VI del- stantemente il nome del Papa nelle note
l'impero di Carlo Magno, registrali gli temporarie , il che denota la sua sovra-
anni XI che correvano del pontifìcato di nità ; né mai altro dinasta o signore in-
s. Leone III, evidentissimo contrassegno contrasi ne'medesimi fino al cadere del
della sovranità pontifìcia nel luogo dove Secolo X
» quando, non saprei per qual
fu tenuto il placito ; sistema ricooosciu* Combinazione, cominciano a comparire
to dal Muratori, ma quanto a''Papi inter- dominanti in Corneto, e nel Comitato
pretato a loro pregiudìzio, per ta nota sua Toscanense i duchi e marchesi della To-
contrarietà al loro principato temporale» scana. Pare cheli Sigooio fosse pietra d'in-
Dichiara poi il Falteschi , certo con al- ciampo a tali scrittori, che vogliono la
lusione al Sarzana e altri, aver preteso Marca di Toscana o Toscanella, come
alcuni scrittori, che da Carlo Magno l'an* dicesi in oggi". Senz'altro ripetere, deri-
tica Toscana colle altre città poi dette Fa» vò r abbaglio dalle varianti anche qui
trimonìo, cioè Viterbo, Soana, OrvielO) che leggo pure nel
di sopra ricordate, e
Biignorea ec, fusseeretla in marchesato, Cohellio orvietano, cioè d'essersi scritto
smembrandola cosi dal ducato Spo*
di Marcham Tnscanam , in vece di Mar-
supposero unita al
leto, cui la tempo de' Iham, Tuscanianu Continuò il dominio
longobardi ; e che Romano vi presiedes* sovrano de'Papi sopra Viterbo, e sopra
se col nome di duca per quel monarca il resto della Toscana de'Longobardi, ol-

onde atnministrarvi la giustizia. Ma ri- tre la Romana, e tale riconobbero e coo-


pete , troppo è manifesto dagli scrittori fermarooo il già allegato Lodovico I nel-
de'lempi longobardici, che non mai il do- 1*817, in cui si leggono i nomi delle cit-

mìnio del duca di Spoleto oltrepassò il tà e luoghi tanto del ducato di Roma
Tevere, o che que'duchi dilatassero lo>- i che comprendeva la Toscana de'Romani,
ro confini di giurisdizione fino alle città quanto della Tusciae Longobardoruntf
mentovale, Già notai col Falteschi nel voi. esplicitamente nominandosi Fiterbium^
LXXVIII, p. 286, non potersi in modo yi/ar<am,7t<ycrt«eam,oraToscanella,ec.;
alcuno dubitare, che Viterbo colle altre r impei*alore Ottone I col diploma del
città ricordate, e ta stessa Tosca nia non ^62, dichiarando altrettanto ; cosi s. En-
fosse compresa a'tempi Carolini nel du- rico li col diploma imperiale deltoi4i
cato romano, e che con piena sovranità oltre altri, come troviamo negli storici
non comandasse in esse il Papa, ponen- viterbesi. Il Sarzana riporta, che Ottone
dovi a suo piacimentù duchi 6 conti per III in un diploma del 999 chiama Viter-
amministrare la giustizia a que' popoli. bo col titolo di crltà,così Papa Benedetto
Piti oltre ancora stendevasi il dominio Vili nel I o1 3, e cosi in un diploma del-

del Papa nella Toscana de' Longobardi, l'imperatore Corrado II del 1027. Qui
V ìt VIT 289
occorre un fugacissimo cenno relrospet- in processo di tempo, sovente fu smem-
lUo per venire a parlare della famosa
,
brata o per investiture de' l'api, o dalle
donazione della gran Contessa e marche- occupazioni de'prepotenti imperatori e re
sana di Toscana /l/rt//We," ricordando il d'Italia.in tempi cosi torbidi,barbariebel

ragionalo nel voi. LXXVIII, p. io3 e licosi; laonde in diverse sue parli trovan-
seg., p. 287, ed articoli relativi a quello si averle signoreggiate i marchesi e du-
della Sovranità della s. Sede. La Tosca- chi di Toscana, e per eredità pervennero
n^zne'lerapi longobardi si divise in 3 par- nell'ampio patrimonio di Matilde, gover-
li : Tuscia Regni o Regale, Tuscia Ro- nandole da sovrana. Nooavendoella suc-
wanorum, Tuscia Longohardorutn. La cessione, e temendole prepotenze dell'ini-
Tuscia Regni fornaavasi de' ducati di quoEnricolVrediGermaniaesuoparen-
Lucca, di Firenze di Chiusi, fors'anco
^ te ; costantemente divotissìma alla s. Se-
di Pisa, almeno per fare in essa talvolta de,ed ammiratricedelmagnanimoegran-
residenza i duchi amovibili e perciò gover- de s. Gregorio AV/(/^'.),nel suo memora'
natori : osservava le leggi longobarde, fa- bile pontificato volle ampliarne il princi-
ceva parte del regno longobardo, ed era pato con restituzioni e ampliazio-
civile

sotto la protezione della s. Sede. La Tu- ni di lerritorii, ^rore/«erf/o animae nieae

sciaRonianorwn faceva parte dei duca- et parentum nieorum, cedendogli tutti i

to diRoma, signoreggiato dal Papa. La suoi stati tanto posseduti quanto da pos •

Tuscia Longohardorum, parimente ap- sedersi, di qua e di là da'monti. Ciò av-


partenente al regno longobardo, sembra venne nel 1077 o nel 1078, cioè di grau
più particolarmente addetta al dominio parte dellaToscana^ della Lombardia,
personale o immediato del re. Desiderio della Liguria, e di tutta la Garfagna-
collegatosi co'ducali losca ni, a (Tronto Car- «rtjCittàe Provincie enumeraleanche nel
lo Magno, il quale lo vinse e die'la Tu- voi. LXVIl, p. 3o8. De' quali stati la
scia Longohardorum Sede ; e la
alla s. gran contessa si riservò 1' usufrutto pel
Tuscia Regni passò sotto il dominio de* rimanente de' suoi giorni. Ed essendosi
conti o marchesi franchi, e Carlo Magno perduto o involato l'atto autentico, a ca-
concesse su di essa ad Adriano I e succes- gione delle gravi turbolenze de' nemici
sori, censum et pensionem, o V utile do- della Chiesa, Matilde per opera del car-
minio, equivalente a quanto di sopra ho dinal s. Bernardo degli Uberti [F.) le-
detto col Borgia, cioè che Carlo Magno gato di Pasquale II, a questo lo rinno-
la fece tributaria della s. Sede ritenendo- vò formalmente a'6 settembre i lor, o
ne l'alto dominio. Ne'Iuoghi citati nove- meglio a'17 novembrei »02. D'allora in
rai le città e terre formanti ciascuna del- poi i dominii della s. Sede, delle già To-
le tre Toscane. In seguito dominarono scane de'Romaui e de'Longobardi si dis-
la Toscana Regale marchesi e duchi, pri- sero Toscana Pontificia e Patrimonio
ma elettivi, poi ereditari, onde divenne di s. Pietro , con Viterbo per capitale,
marchesato e ducato, finché più tardi s. perchè al principe degli Apostoli donò
Pio V la dichiarò granducato. La domi- (|uelle parli già ad essa spettanti, venule
nazione fu anche alternata tra gì' impe- nella sua signoria per le vicende dc'tera-
ratori e re d'I lalia, almeno la suprema.
i pi. MoriinBondenode'Roncori nella dio-
Ereditò nel secolo XI la Toscana Rega- cesi di Reggio
benemerita e gloriosa
la

le, insieme ad altri vasti dominii, la mar- Matilde, diGganni a'24 luglior i 5, fre- i

chesana e gran contessa Matilde, eroina giata da' Papi de'titoli di figlia predilet-
di 8. Cliiesa, e suo fortissimo propugna- ta di s. Pietro, di generale di s. Chiesa,
colo. Dopoché Toscana de'Jongobardi
la di Vicaria d'Italia ec.Urbano FUI
:

fu data in sovranità alla Chiesa romana, dalla badia di s. Polirone presso ManlO'
VOL. cu.
'9
290 V I T V 1 T ''^i
vij, oe fece Iraspoiiaie le ossa nella ba- lo VI, venne ricostruita in circuito più

silica le eresse uu nitigni-


Vatic.iDa alvi l'istretto. Ma nel secolo XI ne pasiò il
fico Per le usurpazioni che
mausoleo. dominio in Rainerio marchese di Tosca-
ni egressi vameole fecero di molti de- na, e da questi a Bonifacio II padre del-

gli slati e cittì), donali o restituiti dalla la gran contessa Matilde, la quale aven-
gian douna alla s. Sede, gl'imperatori do sposalo Goffredo II il Giovane duca
e altri principi, tanta niutiifìcenza fu pe' di Lorena, detto il Golho, costui si rese
Papi sorgente di frequenti turbolenze, di dispotico signore di Toscana, dominio e*
j

persecuzioni e di calamità, narrale e de- reditato dalla moglie. Il suo governo


plorate in molteplici articoli. Gl'isterici pieno di violenze e di arbitrii: oltre la pa
provinciali Adami e Cussi narrarono la Toscana, resse senza alcua
te orientate di
donazione di Matilde, al modo riferito riguardo anche l'occidentale, ed eziandio
rei voi. LII, p. 6, dicendo che neh 1 i3 la Toscana Suhurhicaria,c\ot\i ^pVnw-

Pasquale 11 di Bieda, volle che della To- cina a Roma, di cui comprendeva una
scana pontifìcia fosse metropoli Viter- porzione , insieme a Civitavecchia. Egli
bOj e d'allora in poi la provincia fu con autorità piuttosto principale che su-
chiamata Patrimonio di s. Pietro, essen- bordinala, imponeva dazi, faceva leve per
done riscontro Tii'Crizione monumentale l'armata, onde aiutare il perfido Enrico
esistente nel palazzo municipale. Nel luo- IV nemico acerrimo de'Papi e di s. Ghie,
go citato, col Davanzali, dissi che il pa- sa, senz'afTatlo intendersela con s. Grego-
trimonio derivato da Matilde alla Tosca- rio VII che n'era il sovrano legittimo,
}, al
al_

na pontificia fu delle città di Viterbo,


,
quale inoltre si mostrò tanto avverso,c|j
Civita Vecchia Monte Fiascone, Orte,
,
vuoisi aver fatto parte della congiura
]Vepi, Sutri, Bracciano e Cornato. L'A- Cencio per ucciderlo. Però nel febbn
dami vi aggiunge Boixena. Il Frangipa- 1076 Goffredo 11 peri tragicamente pJ
ni nell' Istoria di Civita Pecchia ripetè
il rifeiilo dal Bussi, ma quanto a detta
ordine di Roberto 1

verso di Enrico IV, restando vedova


conte di Fiandra, al
i
Ma-
città osserva, che sebbene avea fatto par- tilde e assoluta sovrana del vasto suo pa-
te del ducato di Roma, e con esso erasi trimonio, ingrandito co' possedimenti u-
data a s. Gregorio II verso il 727, crede surpati dal marito, da lei poi restituiti e
probabile che in seguito alcun Papa ne donati alla s. Sede. Intanto s. Gregorio
pervenuta nella signoria di
investi altri, e VII da Enrico IV suo fiero
fu costretto
Matilde, questa l'oflVì alla s. Sede. Final- nemico, a ritirarsi nel castello di Canos-
mente da ultimo lese ragione come par- sa ,
posto nel territorio di Belgio (f^.),

te della Toscana pontifìcia pervenne nel- presso la piissima contessa Matilde, la qua-
la signoria di Matilde, mg."^ Anoovazzi le in questa occasione, come padrona di

nella iSVor/V; di Civitavecchia. Dopo aver due grandi stati la Liguria e l'Elruria
narrato, come questa città e paese ma- (anzi gli scrittori contemporanei la qua-
liltimo per ispontanea dedizione si assog- lificano Comilissa Liguriae et Tusciae,
gettò al dominio temporale di Grego- s. Domina lotiiis Tinciae et Loinhardiae),

rio II e della s. Sede, riconosciuto da Pi- scorgendosi senza prole e avanzata in età,
pino, Carlo Magno e altri imperatori ne' prese il nobile esempio di vari sovrani che
loro diplomi, raccontacome allatto la di- la precedettero, come di Costantino 1, di

strussero saraceni, e come altra col no-


i Carlo Magno e di altri imperatori, e vol-
me di Lfopoli ne fabbricò s. Leone IV le per bene della sua anima e de'defunti

reir85o per ricovero del popolo, il quale suoi parenti, lasciare in perpetuo all' al-
neirSSg volle fare ritorno all'antica pa- tare di s. Pietro e alla Chiesa Romana
tria, e col favore di Papa Stefano V del- que' beni eh' ella atfea di qua e di là dtt'
V I T VIT agt
monti. Manifeslò a s. Gregorio VII la sua fice Gregorio VII nel palazro Lateranen-
disposizione testaineiitaiia, la quale dal se, entro la cappella di s. Croce, presen-
successore di Pietro venne accettala, on- ti moltissimi nobili e signori romani, di

de loslo l'atto si rogò in (orma legale. Es- bel nuovo intendo donare siccome dono
'
seiidosi poi smarrito nelle burrascose vi- alla stessa Routana Chiesa lutti mede- i

cende de'lempi, lo rinnovò nel i i 02 io simi beni, in rimedio e per il vantaggio


Canossa solecineinente a Pasc|uale II. dell'anima mia e de'miei parenti ". Os-
:
« Comprende esso in globo tulli domi- i serva quindi, che non ostante sì manife-
ni! e tutti » beni, ch'ella possedeva e cbe sta e legìttima donazione, dopo la morte
'
donò alia s. Chiesa; per conseguenza an- della contessa, per le pretensioni dell'im-
che la patte della Toscana d* qua da' pero, la s. Sede non potè fruirne se non
[ monti, come espressamente ivi si nomina, neli 197 in tempo di Celestifio III (o me-
} e perciò la Subur bica ria, dalla quale in glio del successore Innocenzo III), in vir-
'
particolar modo ne risultò il cos'i «letto P^i- tù del testamento d'Enrico VI, altro u-
triinonio dis. Pietro (fino dalle donazioni surpatore de'dominii di s. Chiesa, il qua-
di Coslaiilino I, cominciarono chiamar-
a le a questa ordinò che fossero restituiti
si Patrimonio di s. Pietro o delta Chie- (avendoli ricevuti in retaggio dal padre
sa Romana, beni assegnati pel mante-
i Federico I cliegli avea usurpati, e indebi-
nimento della basilica Vaticana; ma do- tamente ritenuti, in sul punto di morte
po la concessione d'altri imperatorie del- ne ordinò la restituzione), come si effet-
la conlessa Matilde, delle teri e, città e ca- tuò in gran parte, massicne di que'situa-
stelli Toscana Romana e Longobar-
nella ti di qua da'ukouti, quali formarono la
i

da, acquistò esso Patrimonio una più re- provincia del Patrimonio di s. Pietio.
golare demarcazione nella provincia che Quanto però a Civitavecchia e suo por-
«e porta il nome). Giace in questo patri- lo sembra che Matilde la restituisse al
,

monio la ciltk di Civitavecchia fra le xit dominio ecclesiastico o appena morto


vescovili che lacompongono. Soggetta era Goffredo II , o alle rimostranze di Pa-
anche [)rima a Roma, ed al governo tem- squale li. Quindi si compose la provin-
porale della s. Sede; ma ora vedesi più cia del Patiimonio, sicuramente per di-
strettamente a lei congiunta in vigore del- sposizione di Celestino III e de'successo-
l'ultima sotenni>siata donazione falla da ri, delle città vescovili (olire le altre che
colei, che le storie dicono, la pili ricca, non lo sono, e le tene ed i castelli delle
la più religiosa , la piìi insigne donna delegazioni di /'iferho, Orvieto, CivitU'
nelle virili criiliaue, che tanto lodarono vecchia e parte della Coniarca di Roma)
i l^api colle loro letleie, e ri>peUaionoi di Viterbo da'Papi considerato il princi-
legnanti colle loro ambascerie". L'illu- pale luogo, Orvieto e Civitavecchia capì
stre storico, come ho detto, narrò le do- di provincia, Civita Castellana, Sutri, Ne-
nazioni elIetiuBle in Canossa, ma poi pro- pi, Orte, .Monte Fiascone, Bagnorea, Ac-
ducendo un biano dell'ulto autentico po- quapendente, Toscanella, Corneto, oltre
steriore, sembra che il I .''abbia avolo luo- Ronciglioue.Fioqui mg.^ Anno vazzi, con-
go iiiRuma. Eccone le parole.wTulte quel- cludendo ritenere il comune degli storici,
le possidenze e diritti che attualmente ho intorno al principio ilei famigerato Patri-
come propri, e come a tue dovuti pei- monio, che Celestino 1 1 1 sicuramenteebbe
ragione di futura succes<:ioae , e che ri- mano peli." alla sua composizione. INel-
tengo in vigore di qualunque altro legit- VyJppendixde f'nlicani^ Cryptis,inqua
timo possesso, quali tutti già consegnati nova Cryptariiin Iclinographica Tabu-
e donati io aveva alla s. Chiesa Rontana, la, del Dionisi, con illustrazioni di Sarti
luediaute i'iaterveuto del Sommo Ponte- e Scitele , a p. 89, si producono quelle
ti9^ V 1 T V 1 T
delia carta di donazione di Matilde fatta potatore Ottone I si lecb a Roaia, per
uuuvarueute alla Romana Chiesa, coi qualclie tempo dimorò in Viterbo, e vi
irarnniento inciso delia gran tavola mar- spedì un diploma a' o dicembre a favo-
i

morea pubblicamente
clic esisteva intera re della nobile famiglia de Ponte. Kei
uell' antica l^asilica Vaticana ed ora ii , 979 insorta discordia in Cliiusi, i princi-
frammento nelle Grotte Vaticane, offren- pali d' una delle fazioni di quella città
dosi pure supplito nella sua integrità. Da discacciati, vennero a stabilirsi nella prò*
questo monumento prezioso si trae, ciie vincia. Crescenzio Nomenlano console e
ia !
."
donazione fu fatta a s. Gregorio VII tiranno di Roma, di questa e della pro-
nel Laterano, la 2.* al sauto legato car- vincia s'impadrom nei pontificato di Gio-
dinal liberti anno Mcii, die xv kal. de- vanni XVdetto XVI, il quale foggi nel-
cembris, onde si può stabilire la contra- la Toscana Regale verso il 991 e ricor-
stata data, 17 novembre i 102. Nel testo se a Ottone III imperatore. Calato que-
poi ilDionisi, Sacrarum Valicanac Ba- sto in Italia nel996, costrinse Crescen-
silicae Cryplaruni Monumenta, a p. 89, zio al Papa, al quale nello
ad umiliarsi
eruditamente ne ragiona, parimente col stesso anno successe Gregorio
/"'.
Ma ap-
frammento supplito, e col novero di mol- pena Ottone III parti da Roma, l'ambi-
ti de'dominii donati o restituiti alla s. Se- zioso Crescenzio nel 997 lo costrinse ad
de, Unitamente all'epitaffio da Urbano abbandonar la città , e nuovamente se

Vili posto al suo sepolcro. Già il Bor- n'ioipadronicon questa provincia, facen-
gia, Memorie di Benevento, t. 2, p. 76 do eleggere in antipapa Giovanni XVII.
e seg., descrivendo ia munificenza della Accorso in Roma nel 998 Ottone III, fe-

contessa Matilde verso la s. Sede, e le vi- ce decapitare il tiranno, e mutilare l'in-

cende di sua donazione in buona parte truso che ne morì. Nel 102 3 saraceni, i

contestata ò\x\V Impero e dagl'imperatori devastata Centocelle, fecero scorrerie per


di Germania {^f.) da essi più volte usur- tutta la Maremma e altre parli della pro-

pata o ricevuta da'Papi in investitura con vincia ; la quale nelioSo fu pure fune-
annuo censo; avea pubblicato l'esatto di- stata dalla furia degl'invasori normanni.
segno del marmoreo frammento suppli- In queste due epoche molti abitanti si ri-

to,perfÌ2ltamentecorrisponden tea Ilo stru- fugiarono altrove, e nella 2." nell' isole
mento di donazione. Stabilito il sovrano Bisenlina e Mariana, rendendole abitate.
dommiu de' Papi e della s. Clùesa sopra Mostrandosi contrari i viterbesi al Papa
Viterbo e la provincia del Patrimonio di Nicolò li, le sue truppe, unite a quelle
8. Pietro, passo a registrare i principali di Roberto Guiscardo signore di Capua,
avvenimenti della città e della provincia, nel io59 bruciarono il loro Castel Leone.
dovendosi però tener presenti i paragrafi Essi però nel io65 acquistarono colle ar-
uè' quali di niolle cose già trattai , delle mi l'isola Martaua. La città perde quin-
precipue delle quali appena farò ricordo, di la svia libertà, perchè il suo cittadino
e altrettanto dicasi della città. Riccardo di Vico Prefetto di Roma, nel
Da'tempi longobardi, all'epoca in cui 1080 usurpò il dominio di Viterbo, ed
cominciò il reggimento comunale, scarse il Bussi nella cronologia de' governatori
sonole notizie. In Viterbo, come già dissi, di Viterbo, lo dice viterbese e tiranno,
compariscono i consoli nella metà del se- registrando dopo di lui nel 1084 per po-
colo X, nel qual tempo erasi stabilita la destà Ubaldo de Mucello. Quando Ric-
famiglia di Vico, della cui discendenza e cardo s'impadronì della patria, pare che
principali azioni parlai dicendo degli il- fosse coadiuvalo da'iomaoi,i quali volen-
lustri viterbesi, e Valerio fu console fra dosi impadronire del castello d'Ercole e
gli anni 95 le 955. Quando nel 962 l'ira- (juiiidi di Viterbo, con poderoso esercito

I
V T I V I T 293
l'assediarono ; ma non poleiulolo espu fedeli a s. Chiesa, contro i rommi parti-

gnare, e volendo continuare a ioviuieta- giani d'Enrico IV; ma dopo 1 5 giorni fu


re Uà, onde poi insignorirsene, fab-
la ci eletto Pasquale. //, anch'egli persegui-

bricarono la Basila o fortezza già discor- tato da quel principe, e poi dal suo figlio
sa, ov'è la chiesa di s. Sisto. Continuan- Enrico V, per V Investiture Ecclesiasti-
do i viterbesi ad esser travagliati da'ro- che {f^^ .). Nel I I 8 gli successe Gelasio
I

mani, nel io84 chiamarono in soccorso II, il quale fece ristorare le mura di Vi-

gli aretini e i tivolesi loro confederati, e terbo, da porta s. Matteo a porta s. Lu-
riuscì brodi suidare i romani dalla Ba- cia, e da questa fino a quella di Faule.
stia. Dopo la loro partenza, tosto reca- Neil 12^ era governatore di Viterbo o
ronsi a stabilirsi in Viterbo -molti rag- della provincia, Riccardo Acqua viva na-
guardevoli lombardi, e sembra che vi ri- poletano. Nell'elezione d' Innocenzo li
manessero non pochi aretini e tivolesi, se- insorse l'antipapa Anacleto lI,ondeil Pa-
condo il Sarzana. I viterbesi espulsero pa non potendo resistere al suo partito
quindi dal la città Riccardo di Vico, e for- passò in Francia. Animato da zelo catto-
se allora elessero il podestà rammentato. lico Lotario II re di Germania, si olTii al

Narra l'Oiioli, che quando Enrico IV Papa di ricondurlo sicuro in R.o(na e di


faceva suoi sforzi per espugnare Rotna,
i ristabilirlo nel principato, e quindi lo a-
quale irreconciliabile nemico Gre- di s. vrebbe coronato imperatore. Laonde il
gorio f^H, fece costruire fino dal 1080 Papa, dopo essersi abboccato con lui in
una Bc)S(ia anche a danno di Viterbo, ad Liegi, neh 182 tornando in Italia, s'in-
effetto di bloccare il Castrimi del colle contrò di nuovo presso Piacenza con Lo-
di s. Lorenzo, da lui nomato Vegezia , tario Il al principio di settembre nell'as-
mentre altrove romani disse quella de' semblea di Roncaglia, essendo il re ac-
COSI appellarsi, edurò 3o anni, non po- compagnato da un esercito. Indi si divi*
tendo esser distrutta se non quando il di sero, procedendo il re per terra con s.
lui figlio Enrico V nel 1 1 io devastò A- Norberto, e il Papa per mare con s. Ber-
rezzo. Osserva inoltre, che non di rado nardo. Rivedutisi a Galcinaia, si riuniro-
que'due principi, nemici de'Papi e della no neli i33 in Viterbo, ed insieme par-
8. Sede, dovettero presso a Viterbo stan- tirono per Roma, ove giunsero sul Unir
ziare le loro truppe, ed Enrico IV vi ten- d'aprile, ricevuti con plausi. Ma partito
ne pure un giudicato o placito a favore l'imperatore, Innocenzo II fu costretto a
Ma poi Enrico IV si sarà ami-
de'farfensi. riporsi in Piaggio (articolo che va in que-
cati i viterbesi, per riferire il Bussi, che sto tenuto presente, per parlarsi de'Papi
nel 1095 la città fu onorata pel passag- venuti o transitanti per Viterbo, e per
gio e dimora d'Enrico IV, ed a'privilegi quali moti vi); e neh l'òj scortato da Eu-
che godeva altri ne aggiunse. Nel seguen- rico duca di Baviera, genero di Lotario
te 1096 venerò Viterbo il Papa Urbano II, e dal duca di Sassonia, passò nel mar-
Ily che dalla Francia restituì vasi a Ro- zo per abboccarsi coll'augusto a Viterbo,
ma, dopo aver nel concilio di Clermont ovel'S aprile emanò una bolla sottoscrit-
animalo principi e popoli alla Crocia-
i ta dai i cardinali, colla quale prese sotto
ta pel ricupero di Terra Santa. Morto la protezione della s. Sede la chiesa di
quel Papa io Roma a' 29 luglio 1099, i Aigate di Landouia in Inghilterra. Indi si

coati dell'Anguillara, uniti co' Prefette- trasferì a Benevento, ov'era andato l'im-
Viterbo (ossia
fichi di di Vico così co- i peratore. Nello slesso 1 187 restato a Vi-
gnominati per esser di frequente investiti terbo infermo Gerardo fratello di s. Ber-

Roma), con poderose


della prefettura di nardo, questi colle sue orazioni gli otten-
squadre marciaroao a favure de'roiuaui ne prodigiosa guarigione. A'aG febbraio
294 VIT V i T
45I 1 fu eletto Papa il già di lui discepo- basciatorì d'ubbidienza delle loro chiei
lo Eugenio III^ che per solliaisi dall'in- d'Oliente, ed accordò loro quanto a van
giuste tumultuose pretensioni de'roroani taggio di tali chiese gli venne richiesto. Si

senatori, infetti dell'eresia iV Arnaldo da narra da Ottone di Frisiiiga, che mpntre


Brescia, di cui anco nel voi. XCVli, p. il Papa celebrava nella cattedrale, u

106, passò a Farfa a farsi consagrare e de'vescovi vide sulla sua testa una h
coronare, quindi a Viterbo nel principio ga striscia di lucesomiglianle ad un n
di marzo (o meglio aprile, poichèa'c) era gio di Sole, pel quale ascendevano e
a Civita Castellana, che il Novoes disse scendevano due candide colombe pn ;

Città di Castello) con tutta la corte e cu- digio<o awenimejito, che confermò i

ria, ove non molto dopo all'altre sue af- scovi armeni nella presa risoluzione di
flizioni si aggiunse la trista nuova dell'e- riunirsi alla Chiesa romana. Il i^apa si

spugnazione di Edtssa (ciò asserisce il recò a soggiornare in Vetralla per (|ual-

Bussi. Ma in quell'articolo ene'relativi che giorno, e fatto ritorno in Viterbo, si

narrai che il predecessore Lucio il ne a- restituì a Pioma per celebrarvi il s. Na-


vea pianta la perdita. Altiettantu leggo tale, ricevuto Irionfiltnenle, e per la i.'

nel Bosio, Dell' Istoria della s. Religio- volta in siffatti ingressi, coll'incontro de-
ne et Militia dis. Giovanni Gerosolimi- gli ebrei, jìortanle'i in htimeris snis le-'

tanOy a p. i65j e nelle Notizie storiche geni lìlosaicani. Non andò guari, che p
sulla città e sede episcopale di Edessa, gli arnaldisti capiselta de' nemici fur
pubblicale nel iBSy da mg/ Angiarakian si delle Bendile ecclesiastiche (f^.) e ó
ora arcivescovo armeno di Tokat o Neo- la sovranità papale, per nuovo bollo
cesarea, di cui anche nel voi. XCVIll, p. Eugenio ili nel i46 i ripartì da Romi
12), fatta da' saraceni con grandissima andò a Sulri, ed a'24 luglio a Vilerl:
strage de'crislìani. Nel stìo soggiorno, Eu- Non cessando gli arnaldisti romani di

genio III molte cose operò in Viterbo, e perseguitarlo, con podeioso esercito si
fra le funzioni pontificali, l'S maggio con- recarono ad assediar la città, nella quale
sagrò la chiesa di s. Angelo, come già no- il Papa non credendosi più sicuro, arida

tai parlandone più sopra; e vi fece lai.' a Siena servito e scortato da truppe vi
sua promozione di cardinali, che furono lerbesi , e per Pisa viaggiò in Foranei
Bernardo canonico regolare, Giordano nel I 1
47. Eletto Adriano If^ a'3 dice
Orsini, e Pvolando Bandinclli poi glo- brei I
54, pochi giorni dopo gli ariiald
rioso Alessandro HI, il 2.° de'quali il sti sollevarono il popolo a tumulto
Bussi lo dice diacono de'ss. Cosma e Da- Papa sottopose all'interdetto l'alma cilli

miano, e forse passò al titolo di s. Susan- ed a sottrarsi dalle loro insidie, colla cor
na, morto nell'istesso anno in Viterbo e te e curia venne a Viterbo. Quivi nel
sepolto nella cappella di s. Bernardino I 1 55 avendo sapulo che con grosso eser-

della chiesa di s. Francesco de'conven- cito marciava dalla Toscana verso Romala

tuali. Ma oltreché (|uesti non esistevano, l'imperatore Federico I Barbarossa, pe

il Cardella nelle Memorie sloriche de farsi da luì coronare, ma più come n


Cardinali , nel descriverne le geste, lo mico che riverente alla s. Sede ; Adri
dichiara morto in Roma neh i65. Inol- no IV a persuasione di Pietro de Papi
prefetto di Roma, d'Ottone Frangipane
I
tre il Bussi, eoo alcuni riferisce esservi
stato pure esaltalo al cardinalato Guido e di alcuni cardinali, dopo aver celebra-
francese, che altri vogliono creatura di to nella festa di Pasqua la solenne messa,
Lucio li: di questo parere è il Cardella. gli spedì incontro 3 cardinali legati per
Eugenio ili ricevè benignamente in Vi- concordare prima quanto altrove nairoi
teibo alcuni vescovi ariueni, quali ain- a difesa della s. Sale, le cose della coro-
I

V I T V T 29~
nazione, e la consegna al prefetto di Ro- a Ceprnno, inclusivamente a Terracina
ina, per castigarlo, dell'eresiarca Arnal- ed Anagni, che tratta ampiamente il
di

do da Brescia , ch'erasi rifugiato presso Mi-morie di Benevento, t. 3,


lìorgia nelle

ili lui. I legati trovarono Federico I a s. p. i4o» oon senza avvertire, che sebbene

Quirico , col quale si abboccarono. In- anticamente qualunque pertinenza della


tanto il Papa partì da Viterbo, per ren- Chiesa Romana dicevasi Patrimonio di
dere ubbidienti le città convicipe eh* e- s. Pietro , dal secolo XII fu particolar-
ransi ribellale per opera delle fazioni, e mente chiamato con tal vocabolo l'am-
poco fidandosi di Federico I, voleva ri- pio tratto di terra quanto ne corre da Ra-
tirarsi in Orvieto ; ma inteso eh' era vi- dicofani e Acquapendeule aCeprano, che
cino, si trasferì a Civita Casteliana, luo- nelle moderne geografie comprende V del-
go allora molto forte non meno per ar- le XII parti o Provincie in cui dividevasi

te, che per natura. Intanto Federico I a suo tempo lo stato di s. Chiesa; cioè la
recatosi coll'esercito presso Viterbo, ra- Campagna di Roma, che oltre l'Agro Ro-
tilicò a'Iegati i patti stabiliti a s. Quiri- mano conteneva le provincie di Maritti-
co, h-a' quali eh' egli dovesse portarsi a ma e Campagna, il ducato di Castro, l'Or-

Suln, ed Papa a Nepi j donde poi in- vietano, la Sabina, e il Patrinioaio, aìì^
contrandosi ambedue nel Campo Gras- quale sola provincia nel secolo XIV ri-

so dell' agro Sutrino, di làunitamente mase nome. Noterò, che nella Re-
l'antico
sarebbero passati in Roma, conforme se- lazione della Corte di Roma delijj^^
guì ; ma dopo aver Federico I, non sen- si noverano XIII provincie, olti'e .Avigno-

za ripugnanza, reso al Papa l'udizio di ne e il contado Venaissino, e il ducato di


Palnfreiiiere (^.), ricevendo la corona Benevento: per lai.' provincia è registra-
imperiale in s. Pietro a'i8 giugno. Nel ta Roma e Campagna o Fresinone; per
I I 56 Adriano IV ricevè alla sua ubbi- 2.* ilPatrimonio di s. Pietro, con Civi-
dienza le insorte città, fra le quali Or- ta Vecchia e Goruelo; per 4-' il ducato
vieto, in cui si recò a consol.ire il popolo di Castro e la contea di Konciglione, per
colla sua presenza, e venuto poi l'inver- 5. l'Orvietano, con Bolsena, Acquapen-
no passò in Viterbo, che pacificò co'ro- dente e Bagnorea; per 6.' la Sabina ec.
mani, e indi fece ritorno in Roma. Alla Prima che Alessandro III si rifugiasse in
sua morte, a'y settembre 5g gli fu so- i i Francia, la provincia del Patrimonio, e
stituito il virtuoso e d'animo grande A- perciò si può ben credere anche Viterbo,
lessandro III ; ma ne' sagri comizi, i fu illustrata dalla presenza, predicazione
partigiani di Federico intrusero nella I e miracoli di s. Pietro arcivescovo di Ta-
cattedra apostolica l'antipapa Vittore V, ranta.iia[f^.),\a\\alovi dal Papa per sol-
sostenuto dall'armi imperiali. Fu allora lievo e conforto della parte cattolica, nel
che Federico I si d ichiarò aperto nemico miserando scisma. I viterbesi o incorag-
dì s. Chiesa e di Alessandro III, e sosteni- giti dalle prediche del santo, o perla fi-
tore dello scisma e de'successori nell'an- liale divozione che professavano al vero
tipapato del falso suo protetto. Alessan- Vicario di Cristo, nel t 162 riuscirono di
dro HI fuggì ed a
co' cardinali a ^'infd sottrarsi dal giogo degli scismatici impe-
Terracina, la quale con Anagni, Orvieto riali, i Colounesi co' di Vico travaglia-
e la fortezza di Castro, erano soli luoghi i vano incessintemenle coll'armi Viterbo,
iiOQ occupati dalle milizie imperiali sci- Corneto e Toscanella, per conservarsi fé-
smatiche, della Campania e del Palrimo- deliad Alessandro III; alle quali città da-
ìlio di v. Pietro. Con quest* ultimo nome vano contemporaneamente ogni aiuto
a (jiiell'epoca era compreso lutto il pae- possibile i conti dell' Anguillara, e altri
se ch'è da Radicqfani e Acquapcndenle fedeli al Papa^ a cui soiumiuistiava de-
296 V l T V 1 T
n'ari Guglielmo II \\ Buono le eli Sicilia, saccheggiarono. Fuggendo poche donni
Morto frenetico e impenitente nell'aprile e fanciulli nella suburbana chiesa di
1 164 l'antipapa Vittore V,per opera de! Cristina, nella valle del Tignoso, il pret?
persecutore Federico I gli fu surrogato di essa venuto in cognizione del riprove-
il falso Pasquale HI, il quale neh i65 si vole operato de'ferentani, corse a notifi-
recò coH'iraperatore a Viterbo, per indi carlo alle squadre viterbesi. Indignale
insieme passare in Roma Ma viterbesi i queste per l'iniquo attentalo, subilo re-
conservandosi divoti ad Alessandro HI, trocedettero, e per la costa del monte
chiusero loro le porle della città, ed ar- Angelo, calarono nella vasta pianura, 01
mati sulle mura animosi gli negarono incontratisi co'ferenlani, si avventaronl
l'ingresso. Sdegnatosi ollremodo Federi- furiosamente contro di loro, e tanta fi
co I, die' a Viterbo un terribilissimo as- la strage che ne fecero, ricuperando tut-
salto, ed avendola espugnata fece macel- te le robe predale, che la valle prese il
lo de'cilladini, tosto recandosi coli' anti- nome di Piano di Caruaiola, appunto
papa a Roma per intronizzarlo; ove svi- per la carne umana in esso trucidala. Fi-
luppatosi tra le un mi-
milizie imperiali no a quest'epoca la cosa pubblica in Vi-
cidiale morbo epidemico, morendovi il terbo era proceduta prosperosamente, gc
cugino dell'imperatore, Federico duca di vernandosi con leggi e magistrali propn
Svevia, Rinaldo arcivescovo di Colonia, sotto la paterna sovranità del Papa, ae
i vescovi di Liegi, Spira, Ratisbona e Ver- quislaudo o ricevendo in dono diversi cai
den, con altri principi e nobili : laonde stelli, e distinguendosi in guerresche iir

ambedue furono costretti tornare in Vi- prese con valore: ma d'allora iu poi, s^
terbo, e quivi rimastovi 1' antipapa, sot- condo il Bussi, cominciò la sua decade!
to la custodia di molle truppe. Federico za, per la perdita che fece della sua at
I passò sollecitamente in Lombardia col- lichissima libertà, nel senso cioè spiegii!

J'esercilo decimato dalla peste. Pasquale lo nel voi. LXVII, p. 3ii. Impercioc^
HI nel soggiorno di Viterbo vi esegui o- che vieppiù inasprendosi la persecuzione
gni ecclesiastica funzione, trattandosi da del fiero Federico I contro la Chiesa e il
Papa, fincliè nel i 168 (il Cussi dice nel suo legittimo capo Alessandro HI, soste.
ific)) a' 20 settembre mori in Roma di
I nendo coli' armi anche l'intruso Calisto
fetente canchero. Essendosi rollo il col- IH, considerando viterbesi essere impo-
i

lo e morie, cavalcando fuori di Viterbo, tenti a resislere all'imperatore, senza e-


l'unico suo elettore Giovanni prete antl- sporsi a certo eccidio, nelle generali ca-
cardinale di s. Martino, gli scismatici gli lamità del lungo scisma, si resero spon-
sostituirono l'apostata e anticardinale Ca- taneamente suoi sudditi neh 169. Fede-
listo IH antipapa, uno degli scellerati lo- rico I ne mostrò sommo gradimento e ,

ro pari. Intanto, passando Ira'vilerbesi e concesse alla città per insegna il parlato
Ferento ottima corrisponden-
le genti di imperiai vessillo, e le donò ancora que'
za, avvenne nel 69 che ferenlani guer-
1 1 i castelli che a'Ioro luoghi di sopra nomi-
regginndo co'nepesini, richiesero viter- i nai, cioè Monte Monistero, Alteto, s. Gio-
besi di unirsi a loro. Questi subilo ade- venale, s. Arcangelo, Luni, Bisenzo, Muz
rirono, ed a tal effetto le loro squadre si zano, Piauzano, Lupardi, Vignanello. Nel
recarono a'prossimi monti Ciraini, per at- 1 170 trovasi podestà di Viterbo il conio
tendere l'esercito fcrentano, e marciare Ildebrandino viterbese, ^fon contenti i

all'impresa. Ma i ferentani nel portarsi al cittadini della vendetta falla de'ferenta-


luogo convenuto, saputo presso Viterbo ni, nel 1° gennaio di detto anno si pie
fhe la città era perciò senza valida dife- sentarono con grosso esercito sotto Ft:
ra ,
a tradimento entrarono in essa e !r. reuto, ed avendola a viva forza cspugiu
V l T
il, entrali di noUe nella città, del tutto la zione di Federico I e dell'antipapa. Ma
saccheggiarono e rovinarono per metà, durò poco l'emancipazione e la resisten-
diroccando particolarnienle la considera- za , poiché furono nuovamente costretti
bile fabbrica in figura teatrale detta Cer- a sottomettersi ad entrambi nel 1 173, e
cini. Siccome nello stesso anno Viterbo quindi nel seguente anno ottennero da
si trovava impegnata in guerre co'popoli Cristiano arcivescovo di Magooza e vica-
di Corneto e di Orvieto, fu costretta ri- rio imperiale, con diploma, l'assoluzione
chiamar da Perento l'esercito e di man- della distrutta città vescovile di Perento,
darlo contro di essi. Marciando viterbe- i e la conferma de'castelli loro donati dal
si a danno de'cornetani, li vinsero nel pro- prefetto Pietro di Vico l'/Z/w^^re, dal con-
prio territorio, costringendoli a donare a te Guitto signore di Vetralla, e da'conti
Viterbo la metà del loro porto, ed in se- Lombardi. Frattanto l' antipapa Calisto

gno di vittoria portarono seco le portedel- IH, poco fidandosi de'romani, a maggior
la chiesa di s, Pietro di Corneto, che col- sua sicurezza stimò recarsi in Viterbo,sot-

locarono in Viterbo avanti la chiesa di lo la difesa del vicario Cristiano ivi resi-
s. Silvestro, poi detta del Gesù. Venuti dente. Egli dunque procedette in Viter-
poi i viterbesi a battaglia cogli orvietani, bo da Papa, e vedendo viterbesi incli- i

presso il castello di Massuccio, tanti fu> nati al suo partito, si studiò di maggior-
lono prigionieri
i fatti da'viterbesi che ne mente affezionarli con esenzione d'alcune
riempirono tutto il caslel Fiorentino, fin- gabelle, e con molte altre grazie e benefi-
ché li lasciarono liberi contentandosi d'un zi. Egli vi dimorò sino ah 177, proceden-
tenue riscatto. Dopo tali guerre, viter- i dovi da uomo lubrico, e tale che il Core-
besi neh 171 tornarono nel territorio di tini credette meglio passare sotto silenzio
Ferente, e tanto lo danneggiarono, che le sue biasimevoli operazioni. In detto an-
avviliti i ferentesi giurarono loro vassal- no fattasi in Venezia la pace tra Ales-
foggio. Non andò guari, che ribellatisi, i sandro HI e Federico I, ed incamminan-
viterbesi ripresero con piìli ardore e sde- dosi il Papa verso Roma, l'antipapa mos-
gno la guerra. Ostinati i ferentesi nell'e- so da pentimento o da necessità, si riti-

resia di Cenlone, né essendovi modo di rò a Monte Albano, e poi recossi al Tu-


convertirli alle verità cattoliche, i viter- scolo a gittarsi a' piedi di lui, ricevendo
besi non volendoli più tollerare, neh 172 benigno perdono. Sedate le turbolenze
siproposero di distruggere interamente dello scisma,neh 181 Alessandro IH si
Perento, essendo vicario imperiale Filip- recò a Viterbo con tutta la corte e curia,
po arcivescovo Colonia, siccome eflel- di ed a'28 giugno con bolla pose la sua chie-
tuarono, trasferendo a Viterbo le ss. Ue- sa sotto la sua protezione, e con altra a'
lK|uie.Dolentissimo Alessandro III, che i5 del seguente mese approvò la regola
Viterbo si fosse resa suddita di Federico dis. Agostino pe'canonici di s. Maria Nuo-
I , e atlerisse allo scismatico Calisto 111, va della città: confermali i privilegi di
di Francia le scrisse paternamente rim- Viterbo e concessi de'nuovi, col dono de'
proverandola, e rammentando i suoi do- castelli di Canino, Celleree Ca^lellardo,
veri di ritornare all'ubbidienza tempora- partì non per Pvoma, ove lo fa morire il

le e spirituale del Vicario di Cristo. Per Bussi a'26 agosto, ma per Civita Castel-
queste lettere, e pel malcontento de' vi- lana, cessando di vivere a'3o agosto I 181:
terbesi, sì dell'imperatore e SI dell'an- il corpo fu trasportato a Roma, come ri-
tipapa, e confidando nelle proprie forze petei nel voi. XCVII, a p. i J o. Il succes-
e ne' soccorsi che si procurarono, insor- sore Lucio HI, eletto in f^elLtri (F.), vi
sero armati, debellando \\ presidio im- restò; e ne'primi del 184 passò a Roma,
i

periale, e sottraendosi così dalla sogge- donde a cagione de'faziosi romani parli
2()8 V I T V I T
per Viterbo , e quindi nndò a Verona besl l'impedirono, e nel 1 1
89 totalmente
\
\y E fuor tli <-lul)hio, comesi espritue distrussero, mentre era loro podestà Oj
il Bussi, che nel Ii85 i viterbesi erano razio de Branca da (iubbio. Tanto riJ
tornati sotto tlominiodi Federico I,il
il porta il Bussi. !\Iorlo Federico I nel ooJ i i

che si ricava dalle guerre che per lui fe- gli successe il figlio Enrico VI, che ael

cero, collegati col popolo di To«cniiella seguente si recò a Pioma, ove lo coronj
e di Corneto, contro le milizie d'Orvieto Celestino Ifl a' 5 aprile. Nel passare da
1

Cit|)iliMiate da Pepo Farnese, il quale dan- Viterbo gli concesse privilegi, fra'quali il
neggiando Toscanella, collegati temen-
i notalo parlando di porla Sonza,e lo pr*
do ciascuno per sé medesimo, condisce- va il Bussi, perchè altri l'attribuirono ad
sero alla pace proposta loro dal legato Enrico IV in tempo del quale fu aperta]
del Papa. Nel i i 86 era podestà di Viter- altri ad Enrico figlio di Federico II. Nei

bo Leone Cavenara. Enrico VI figlio


di I 192 Filippo di Svevia, fratello d'Enri-
dell'imperatore, coronalo re de' romani co VI, nemico della s. Sede, con giossf]

in Aquisgrana e d'Italia in Mdano, nel esercito calò in Italia e occupò tutta U


I 187 trovandosi nella provincia del Pa- provincia del Patrimonio, per cui fu sco-
trimonio e propriamente in.-acquapenden- municato; trovandosi perciò vieppiù ini
te, prese sotto la sua protezione le chiese fierito , i popoli ne provarono le conse
di Viterbo , con diploma dell' 8 raarzO guenze. In questo tempo molti scrittori
recitato dal Bussi. Intanto i viterbesi am- cui fia'moderni fanno eco Castellano, Ca
pliarono la loro città col piano di Sca- lindri, lVIarocfioePalmieri,airermano ch^
rano o Scarlano, e mentre ciò eseguiva- Celestino HI dichiarò città Viterbo e
no furono obbligatia prender l'armi con- eresse la sede vescovile, di che a suo lue
tro romani, e le unite squadre de" po-
i go. Il Bussi narra che Celestino Ili doni
Tancredo e Guardo de'Giut-
lenti signori Barbarano dopo aver egli coal
a Viterbo,
to, quali formarono un esercito cosi
i seguita per via di donazione Viterbo ste^
numeroso che ogni viterbese dovette
, so e Toscanella. Non ostante che citi Lar
condiattere contro dieci; nondimeno nel- zellolto, io dico doversi leggere restiti,
la valle di Castiglione le truppe di Vi- zione, per tutto quanto ho riferito pai

terbo pugnarono con tanto valoie, che landò della sovranità pontificia sulla citi
sbaragliarono i nemici e li costrinsero a tà e provincia. NeliigS s'impadroni
precipitosa fuga. Seguirono altri combat- Viterbo Pietro di Vico prefetto di Re
limeulia Cerqueto, colla peggio de'roma- ma; ma portatosi Celestino III in Orvie
tli; e poi nel pian diSulri, in cui resta- lo, e avendo adunato un forte esercito

rono molti prigionieri d'ambe le parti, i to>to l'inviò ad assediar la città, ed avet
quali si restituirono col pacificarsi. La dola espugnHta, ne fu caccialo il tiranne
concordia tosto fu rotta, poiché neh 188 Allora il Papa si recò in Viterbo, e vi fJ

i romanr marciando sul castello d'Orchia, incontrato e ricevuto dal clero e popoli
per toglierlo a'viterbesi, questi accorsi a trionfalmente. Nello slesso i 193 , ignol

clifénderlo, li disfecero colla prigionia di randoseneil motivo, da Eiu'ico Vi fu sp^


molti di loro , che poi di buona voglia tlitocontro viterbesi il capitano Enrìc
i

rilasciaiono per comando di Papa Clc' de Calaudroni o Calandrino con num<


Vinile HI. Nello stesso 1 188 ribellatasi rose truppe tedesche, il quale meditar
Velralla a'viterbesi, questi l'assediarono do l'attacco della città s' accampò nella

ed espugnarono, distruggendola in gran vicina valle Pettinale. Il popolo avendc


parte; e perchè Giuzzo eBorgognone,ric- anch'esso un considerevole esercito, us
chi e potenti vetrallesi, si accingevano a a combatterlo, ntadopoilconfliltodi mol
liedificurne il castello o fortezza, i viter- le ore, fu sbaragliato e inseguito sino al
V ! T V 1 T 299
le porte Soma e del ponte Tremoli. I rono poi, sono ne'Ioro articoli egl'indi-

tedeschi s'impadronirono di CìkIcI s. An- cheiò in corsivo. Rileva il Bussi, che i ni*

gelo e l)iuciarono il castello di Monte i\lo- mani più d'ogni altro popolo, ne' passati

nisleio. Costernati i viteihesie preveden- secoli, si dimostrarono nemici de'viter*


do maggiori danni, fecero cessare l'osti- besi, ancorché non poche volle si penti-

lità col pagamento di loco libbre d'ar- rono d'averli attaccali. Neh 199 roma- i

gento. Viterbo ebbe a podestà, neh 194 ni si recarono ad assediar Vileibo, ac«
Pietro di Polo, e nel i 197 Raniero Pe- campandosi a Risieri. I viterbesi corag-

poni. Mostratisi in ogni tempo viterbe- i giosi furono sopra loro, e coml^atleronli
si (ieri co'Ioro nemici, ed amorevoli e ge- a pie* ed a cavallo a ponte dell' Ogiio e
nerosi cogli amici, essendo nei r 197 io alla Sala, essendo durata la pugna dal
buona armonia cogli orvietani, e porta- noezzodì alla sera, colla morte de'celebri
tisi con essi all'assedio d' Acquapenden- comandanti romani Rinaldo del Verna e
te, non senza gran fatica se ne resero pa- Ventura, per cui nemici partirono nel- i

droni, e cortesemente ne donarono la lo- la seguente mattina per Roma. Quivi i

ro parte agli orvietani, certo per conve- romani si prepararono a più fiera guer-
nuta convenzione. Precisamente così nar- ra, e con poderoso esercito nel seguente
ra d Bussi. 1200 marciarono su Viterbo, a danno
Weli 198 rallegrò Viterbo di sua pre- del quale avendo primamente scaricati

senza il gran Papa Innocenzo ///, <;on (abbattuti, devastati o rovinati, certo e-
i4 cardinali, ricevuto dal vescovo di Vi- spugnali) i suoi castelli Garofolo, Alma-
terbo e Toscanella cardinal Giovanni, e diano e Salci, si accamparono poi presso
nel i.°dicembre consagrò la chiesa di s. il castello di I^etrignano , colia mira di
Marco, come già notai pailandone, ri- quindi attaccare la città. Il che preveden-
tornando a Roma a celebrarvi il s. Na- dosi da'viterbesi e conoscendo le loro for-
tale. Prima di recarsi a Viterbo, già \\ ze inferiori, con inganno e stratagemma
Papa con sua bplla.pe] pentimento e sod- coprirono la gran cava di Gorgo con isler-
disfazioni date da Filippo di Svevia, per pì, foglie ed erbe, riducendola a spaziosa
l'accennala in vasionedella provincia, l'as- e bella piantira, in apparenza; di più al-
solse dalla sentenza di scomunica, lo pa- lagarono in modo i circostanti orli , da
rò credo, che forse l'invasione ebbe luo- rendere il terreno oltremodo molle e fan-
go non all'epoca assegnala dal Bussi, ma goso. Nulla avendo penetrato romani, i

dopo la morte del fratello Enrico VI av- con furia marciaronoconlro Viterbo, col-
venuta neh 197, avendolo già eletto nel la cuvalleria e fanteria; mentre 1 viterbe-
I igìi duca di Toscana; e ciò per preten- si chiuse tutte le porle urbane, riuniro-
dere all'impero contro Ottone di Brun- no le loro poche forze alla sola porta dei
swick protetto dalla s, ^t\\t, sebbene fos- piano di Scartano, e riempirono d'acqua
se tutore del nipote Federico II, onde fu- tulle le fosse delle mura. Movendosi dun-
rono sconvolte da guerre G er mania {^f.) que i romani con impeto all'assalto della
e Italia, inoltre neh 198 trovo legati dei città, giunti al falso piano, sfondatosi pei
Patrimonio di s. Pietro cardinali Masca 1 grave peso, vi precipitarono dentro e ne
e Pietro di s. Pietro in Vincoli; e neh 199 rimasero morti più di 1000. Gh altri poi
legato il cardinal Ottaviano Conti vesco- incedendo pegli orti, massime cavalli, i

vo d'Ostia, e rettore Guido Cenci nobile restarono immersi ne'profondifanghi,coii


romano. E qui noterò, clie avendo tutti grandissimo danno, non potendosi avan-
i cardinali le biografìe, le notizie de' le- zare i pedoni in loro aiuto. Perciò accor-
gati e allri presidi di Viterbo e del i^atri- sivi e pecorari e lavoratori di terra, tosto
mouiu decorali di lai diguilù, u che lo fu- sculzaliiii, cou lauciee altre armi iiiv^uli-
?on V I T V T I

l'Olio i rormni intrigati nel fango, e aiu- chìa, onde alcuni la dissero porta di
tati cla'inoltissimi viterbeiii sopraggiunli, voli; né tacqui l'opinione, che tali spo-
poterono uccidere piìi di looo romani, glie furono conseguenza della guerra per
f;li altri di essi rifugiandosi alle loro ^torchiano e che Innocenzo III paci-
,

tende, n Bussi, che ciò racconta, non ta- ficando i romani co'viterbesi nel 1200,
ce chealtri voglionosegnito l'avvenimen questi ultimi siobbligarono di restituire
lo non nel i^oo, ma molti anni dopo, alla basilica Vaticana le sue porte di
nell'anniversario della morte di s. Do- bronzo e gli atlanti d'egual metallo che
menico, avendolo alcune pie persone ve- sostenevano pili dell'acquasanta, nello
i

duto in aria apparire a favore de' viter- stesso tempio, da loro tolti fin da'tempi
besi (ed ecco perchè nel voi. XIII, p. 72, di Federico I scismatico sostenitore de-
dissi l'accaduto nel pontificato d'Onorio gli antipapi. Il prof. Orioli nel Giornale
111, almeno il trionfo posteriore de'ro- Arcadico, i.i^j, p. 200, offre quest'ar-
inani, attenuato dagli scrittori viterbesi); ticolo Forniola del giuranicnlo che a*
:

però riportarlo co' cronisti a tale anno. Romani prestar doveano i Fiterbesi.
Non è a dire lo sdegno e l'ira de' roma- Pergamena della Comunità mutilata in
ni per Io strano e terribile modo usato principio, segnata in testa, 1 200, ciò che
da* viterbesi, per cui inviarono messi a sembra indicare che si riferisca a que-
Pioma per l'aiuto di molte squadre onde st'anno. Esibita la formola , dalla quale
vendicarsi. Ma i viterbesi, conoscendo non si trae , salva la fedeltà al Papa e alla
poter sostenere una tal guerra, che dive- Chiesa Romana, che i viterbesi giuraro-
niva accanita, trattarono la pace , e fra no al senato e popolo romano, non in-

le altre condizioni, in segno di soggezio- traprendere nulla contro Roma, rivela-


ne, secondo l'uso di que' tempi, diedero re se alcuno congiurasse a danno de'ro-
a'romani la campana del comune, e la mani , di far pace e guerra con essi , di
catena e le due chiavi di porta Salsicchia, pagare il tributo ìmposlo, pecunias, pa-
COSI delta per condurre al devastato ca- vonilms, et porcis, ec. Poi soggiunge l'O-
stello di Salci. Narrai ne'vol. VII, p.io4, rioli:Di questi giuramenti e trattati di
i34i in ambo le colonne, XIII, p. 72, sudditanza a' romani, prò e contra, pa-
XXXV, 248, LXXVI,p.i68,
p. 240 e recchi documenti se ne hanno negli ar-
LXXVIIf, p. 290, che la campana det- chivi viterbesi. Quindi ne riporta uno
ta Patarina, e perchè e quanto grande, del i2qr, oltre altri relativi come del ,

i romani la collocarono sul Campidoglio, 1236 che reciterò a tale anno. Ancorché
e finché non fu rifusa nel i8o3, come l'accennata guerra debba ritardarsi, nar-
maggiore, servì col suono ad annunziare ra Bussi, certo avvenne quella pel castel-
i principali avvenimenti, che enumerai, lo di V^itorchiano, il quale bramavano

come la morte ed elezione del Papa,il car- tanto romani, per essersi loro ribellato,
i

nevale ec. ; che la catena e le chiavi i ro- quando i viterbesi di ricuperare, perché
mani appesero all'arco di Gallieno detto di questi probabilmente lo era innanzi
di s. Vito, le chiavi vi penderono sino al- d'esser slato loro donato da Federico I.

la metà del secolo XVII, e la catena vi Volendo romani ricuperare Vitorchia-


i

rimase sino al 1825, confutando quegli no, fecero sfilare le loro squadre a quel-
scrittori che pretesero esser la catena e le la volta, ma viterbesi ne impedirono il
i

chiavi trofeo dell'espugnazionedi Tusco- cammino e le fecero retrocedere. Allora


lo o di Tivoli, e quanto a quest' ultima i romani inviarono a Viterbo un'amba-
forse derivò l'errore, dal probabilmente sceria di cavalieri con Pandolfo abbatedi
chiamarsi Tivoli, come confederata di Farfa, pregando i viterbesi a non itnj*e-
Viterbo, la contrada verso porta Salsic- dire una sola battaglia contro il castello.
r

Y IT V IT 3o
che se non riuscivano di conquistarlo, ne ro. Viterclanofudunqueamroessaa pre-
aTi'ebbero lasciato ud essi l'espugnazione. stare il giuramento difede, romani pro- i

A queste plausìbili proposizioni, rispose- misero il tliiesto aiuto, e anzi intiujarono


ro i con parole ingiuriose, e ol-
viterbesi tosto a* viterbesi di levar l' assedio; uia
traggi a Pandolfo; onde romani si pro- i non avendo eglino ubbidito, fu rotta fra
posero il conquisto di Vitorchiano, e la loro l'amistà, e s'i dall'una come dall'al-

punizione de' viterbesi. I vitorcliianesi, co- tra parte si fecero apparecchi, i romani
me indicai nel loro paragrafo, sostengo- per r assalto, Viterbo per una gagliarda
no d' avere appartenuto ah antiquo ai resistenza, a cui dovea ben anco dar ma-
senato e popolo romano, e non in conse- no un accordo stretto da essa colla lega
guenza delle guerre di cui appena vado toscana. Preparandosi quesl 'ultima a
a far cenno, per averle già descritte col mandare di grossi rinforzi, romani tbal- i

Bussi stesso, col c\\.Yi\xi{tv , Storia di Pa- danzirono tosto, e rivolto fio dal princi-
pa Innocenzo III, all'anno 1200. 1 viter- pio il loro scontento contro di loro che
besi tenevano assediato Yiterclano, ne ac> gli avevano s\ mal consigliati, invece di
cordar volevano a'suoi abitanti altra con- porsi in discordia col Papa, cercarono an-
dizione oltre quella di potersene andar zi l'assistenza sua. Non poteva egli esser
liberi co'ioro beni, purché rendessero la propizio a'viterbesi, che aveano mandato
città, che doveva esser adeguala al suo- aiuti a Narni quand'essa ribellossi contro
lo. In questo duro frangente viterclanesi i di lui, e invano gli avea più volte ammo-
prima offersero a'romani di sottometter si niti a non molestar Viterclano; che s'egli
ad essi e prestar loro giuramento di fe- avesse voluto usare dell'autorità sua per
deltà se veramente gli aiutassero con- usurparsi diritti altrui, gli sarebbe stato
i

tro i viterbesi. I fautori de' tumulti di agevole d'impossessarsi di quel luogo. Ma


Koiiia, Gian Raniero Pierloni, per veder- al carpire di forza 1' altrui egli di gran
si chiusa la via per ritornare al senato- lunga anteponeva l'accomodar la conte-
rato, e Giovanni Capocci, forse della fa- sa per le vie della pace ; onde inviò re-
miglia del celebre cardinale viterbese, e- plicatamenle messi a Viterbo, offrendole
sercitanle uffizio nella corte papale e per- una sentenza per arbitri, finché la capar-
venuto a'primi carichi municipali, col ti- bietà di questa comune l'indusse ad as-
tolo di buoni uomini del ben pubblico, segnare un giorno in cui essa comparir
indisponevano il popolo contro il Papa, dovea dinanzi al suo tribunale ; ed è a
per aver voluto eleggere il senatore, e di- credere ch'ella non s'acconciasse punto a
minuito diritti che desso pretendeva su
i
quest'intimazione d'Innocenzo III, perchè
vari feudi come di proprietà municipale aderendo il Papa alla parte de' romani,
e indipendenti dall' autorità del Papato pose l'interdetto su Viterbo, e ordinò al-
supremo signore. Essi dunque favoriva- le genti della lega toscana, che s'erano
no la guerra di Vitorchiano pe'Ioro fi- già inoltrate fino a Orvieto, di ritirarsi.
ni, e nell'offerta de'viterclanesi pensaro- Que'di Viterbo intanto andavano sem-
no trovare il pomo della discordia. » Ac- pre pili stringendo i viterclanesi, i quali
cettiamo proposta di Viterclauo! gri-
la instavano presso romani per aver aiu-
i

darono, armiamoci e accorriamo in suo to, dicendo che s'eglino non li soccorrean
aiuto! Se il Papa non vuol cougiunger- tosto di vettovaglie non potrebbon piìi a
si co'cittadini di Roma, questi rivolgeran- lungo tenere. Su di che il senatore Pan-
no armi contro di lui] s'egli con loro
le dolfo della Suburra uscì di Roma verso
si congiuuge, Viterbo è perduta per lui".
io scorcio dell'anno, e piantato il suo pa-
lo tutti i casi essi tenevano la guerra per diglione dinanzi alla città, invitò gli abi-
iuevilabile, e unto oieglio «illora per lo- tanti e gli alili delie vicine città amiche
3oi V I T V I T
ti seguirlo; aia ben pochi furono quelli slessa in Viterbo, « nella mattina seguei
theb'ariesero a quest'iu*ito. Vileiboap- le, com'era uso, tolsero lacatena di p
puiecdiiavasi iiitunlo a vigorosa difesa, ta Salsiccia, che [toserò all'arco di s. V
e per l'intervento del conte lldebrandino to, e la campana comune, e la
del coli
ila lei elettosi a suo podestà, otteneva d'a- curono iu Campidoglio ad eterna rico
vere al .suo soldo gli amici di questo cuu danza di questa vittoria. Piilornato a Uo
molte lance e archibusieri (ma quest'ar- n)a il senatore, Gio. Fier Leone e pare
me vuoisi introdotta assai più tardi. Se- chi altri si presentarono al l*apa per
condo il Piambelli, Schiopeltieri si trova- stimoniargli la loro riverenza e ringr
IH) nel

l
secolo XV. Ed
Olivini, tìe\Vav\.\co\o Arcìiibiigio e
il Dizionario del-
Ar-
ziarlo degli aiuti prestati
sione questi
;

perturbatori dichiararono
e in tale oc i
chiùtigieri, lo dice Tarme da fuoco porta- pubblicameute, che in avvenire non a-
tile più antica, e la voce è composta da vrebbero più tramato contro di lui, ma
firco e biiso : l'apertura per la quale il non cessarono per(juestodalle segrete lo*

fuoco si comunicava alla polvere negli ro n)acchìnazioui. 1 prigionieri fatti a Vi»


archibugi, succeduti agli archi degli an- terbo, fra'quali erano Napoleone viscon-
tichi, die'Iuogo alla denominazione. Seb- te di Campiglia, e Boigundio segretario
l)enegli arcinbugi erano da lungo tem- del comune, furono a>andati a Canapa-
pò conosciuti, come più avanti ripeterò, ria (carcere, di cui nel voi. VII, p. i34),
puie si dicono adoperati per la i." volta dove parecchi morirono in grandissima
dall'ini perial armata di Borbone, contro miseria. Sin qui l'Hurter. Ripiglia il Cu
i iiaiicesi, nella famosa gioì nata sotto Ha- si, le discordie ebbero fine per l'autori
\ iade'24 febbraio 520, almeno maggio- I e uiediazione del l'apa, e del conte R
re ne (u il nuoterò o migliore la destrez- nuccio (probabilmente de' Farnesi ) cui

za de'basihi nell'usarli). Questi apparec- lettore tesoriere della provincia del I*

thi sbigottirono i romani, che si raccol- trimonio, il quale pacificò i romani o


sero a consiglio ; il tornare indietro sa- viterbesi colla scambievole re»tituzio
rebbe stato vergognoso, l'andare innanzi de'prigionieri,Ranuccio fu il i ." in Vite
pericoloso; dunque indispensabil partito bo a ordinare che il grano fosse vend
era l'aiutarsi con nuove forze. 11 senato- to a misura rasa, mentre sino allora ei*asi
re tentò di farsi prestar denaro da'ricchi venduto a misuracolma. Composte le co-
delia città all'uopo d'assoldar gente, ma seco'romani,sopravvennero nel 1202 di»-
non trovò buon riscontro, che solo fra tut- sapori col popolo di Corneto, pe'quali fu
li il conte Riccardo fi aiello del Papa ao- necessario il combattere. Armatisi vi- i

tonsentì a prestar! eoo lire^ le quali pò- tei condotta de'3 loro valo-
besi sotto la
sero il senatore in condizione di piovve- rosi capitani Giovanni Cocco,Pietro For-
lier di viveri \iterclano e di gettare au- leguerra e Pietro di Polo, si azzuffaro*
che un rinforzo di gente nelle sue mura, no colle squadre nemiche presso Montai-
1 mossero contro
viterbesi romani, e i to, ove con sanguinosa strage le ruppe-
il 6 gennaio
datasi la battaglia 20 1, nel- i ro, coiiducendo a Viterbo considerevole
l'ora appunto che il Papa, dopo aver so- numero di prigioni, col riscatto de'quali

lenuemente celebrato la messa in s. Pie- e le soddisfazioni date a' viterbesi, ebbe


tro , stava esortando il popolo u pregar fine tal guerra. Fino a questo tempo non
pel trionfo de'Ioro fratelli uniti in euer- eransi conosciute iu Viterbo discordie in-
la, i nemici andarono in 1 otta ; parecchi testine da turbarla pubblica quiete, quaii-
iie furono uccisi, altri rimasero sul cam- do nel i 204 per l'impegno preso dal det-
po di battaglia feriti, e moltissimi falli lo capitano Forteguerra, il quale alla tt-
prigtouì. 1 romani eulrarouu nella sera sta di 100 uuaiiui si cimcutò cuu altri
Y 1 T V l T 3u3
Vonna ed
Ione l'iela za alla volontà del Papa. I qi>ali ordini
nobili presso la ;

allesa la sollevazione, che nel 2o5 lulla 1 essendo eseguiti, Innocenzo Ut fece de-
la nobiltà mosse non meno contro con- i inolir le case che aveano ricettato pa- i

scli, che contro il popolo, ancorché subi- tarini, e fatto congregare il clero e po-

to gli ""' e gli altri fosseio pacificati dal polo, gli fece leggere (jucl severo slalu-
giudice del comune, pure da tali piccoli to che riporta il Baluzio, De gestis Iti-

semi deiivaroiio nella cillà odii spaven- nocentii III. lo Viterbo approvò l'oidi-
tevoli, dissensioni e guerre civili, che per ne della ss. Trinità della redenzione de-
diversi secolinon riuscirono a sradicare gli schiavi, conbolla de' 1 8 giugno prese ;

l'autorilàelaforzade' potentati. Chesenel sotto la sua protezione la chiesa einona-

1206 le cose non s'inasprirono, ciò prò- siero di s. Angelo di Monte Fogliano, e

venne dalla presenza d'Innocenzo 111, ve- gli accoidò privilegi, con bolla de'27 gin-
nulo aVileibo, il quale era riuscito a ricu- gno sotloscrilla da lui e da 3 cardinali,
1

perare la piena sovranità del Patrimonio ivi alla sua presenza convocò tutti i ve-

di s. Pietro. Per la 3." velia tornò a Vi- scovi, abbati, conti, baroni, podestà e con-

teibo reli207, traltenendovisi nell'està- soli di tutte le città della Toscana pon-
te e nell'autunno, non senza aver visita- tiljcia, del ducnlo di Spoleto e della INIar-
lo ancoia s. Martino, Munte Fiascone ,
ca, fino a Roma, del dominio della s. Se-
7 oscanel la, Coi velo ìli cui abitò nel pa- de, voleiuio che da tulli i laici fosse giu«

lazzo da lui fabbricato presso la chiesa rata fedeltà alla niedesiina. In altro gior-
di s. Kicola, eSutii a consagrarne la cat no il Papa udì le querele e le domande
ledrale. ISel soggiorno di Viteibo, prima di ciascuno; nel 3.° promulgò alcune or-
sua cura fu l'eslii pazione dell'eresia de' dinazioni pel mantenimento della giusti-
Pcitariiù (^'.), che non poco avea conta- zia e della pace, giusta il pi estato giuia-
ininala la città, acciò non si poles^e rin- niento. In Viterbo seppela Livonia con-
facciare alla Chiesa romana , che sotto i verlila alla fede cattolica. Pacificò i 00-
suoi occhi e nel suo proprio Patrimonio bili maggiori e minori di Todi. E fece
tollerasse tanta pravità , altrimenti nel restiluiredal comune di Faenza alla clue-
liprender altri avreljbe potuto sentirsi sa di Ravenna castelli di Luco Areolo
i

dire: Mtclice, cura ttipsuin. Infestando e di s. Potilo. Indi il Papa passò a visi-

Viterbo l'iniquasella, e abitando in mag- tareisuddelti luoghi del Patrimonio, re-


gior numero nella contrada ov'era la pria- sliluendosi aRoma nella metà di novem-
cipalcampana del comune, la via eia cam- bre. I romani conservando rancore pegli
pana furono denominale Palarina^eìa oltraggi fatti all'abbaledi Faifa e all'am-
2.' già era slata trasportata in Roma, e bascieria, non ostante la pace fatta, vo-
conlinuò a dirsi la Patariiia di Viterbo. Icndo nel 1208 assediar la città di Tosca-
1 palarini oppena S('p[)ero le intenzioni nella, pregai ouo i viterbesi di unirsi in
! d'Innocenzo 111, precipitosamente fuggi- loro aiuto, ma coirinlenzione di passarli

I
reno innanzi il »uo arrivo. Esso poi con- tutti a HI di spada a Iradimento. 1 vìler-

^
vocato il vescovo e il clero , ordinò che besi (|ueslo non sospettando, fVancaiueu-
diligentemeiile si cercassero e descrives- te accudirono all' inchiesta; ma appena
I

sero tulli quelli i quali in qualunque mo- accortisi del mal animo de' romani, eoa
,
do aveano ricettalo, favolilo , difeso , e caulelae proolezza fecero ripatriare le lo-

^
creduto a tali eretici, imponendo al pò- 10 squadre. Nello stesso 1208 Innocenzo
i
desia e a' consoli che dovessero cosliin- III fu per la 4-' volta io Viterbo, e vi si

gerii a dar sicurtà giuratoria e pignora- fermò per più giorni con tutta la corte,
I
toria, che mai più avrebbero fatto simili assistendo alla festa celebrata ad onore
; cose, preslando£ji onta ed esalta ubbidieu- delia R. Vergine da una compagnia di
3u4 V i r V 1 r
giovani (Iella della Gioia, sulla piazza di Vecce. Allora l'esercito viterbese non so-
s. Silvestro, con vari giuochi e l'ascensio- lamente cacciò i nemici da Rocca Altia,
ne d' albero molto alto appellato della ma con impeto assalì Monte Fiascone,
Fortuna e vuoisi che abitasse il palaz-
-,
ove nella pugna fugarono le squadre im-
zo degli Alamanni , nelle stanze perciò periali, inseguendo animosi sindentro le
dette del Papa. Indi a'26 settembre partì porte rimperatore,che poscia passò inGer-
per Roma per coronare Ottone IV im- mania ad opporsi al suo competitore. Nel
peratore. Ma
siccome ciò avvenne nel 12 ri Viterbo e nella provincia del
in
1209, a'27 settembre o a'4 ottobre, così Patrimonio fu gran mortalità di gente;
la 4'' andata d' Innocenzo III a Viterbo non ostante i viterbesi si recarono ad as-
meglio è riferirla a tale annOj sebbene il sediar la terra di Tolfa.ese n' impadro-
IjUssì la 208, come dissi nel-
descriva nel t nirono coll'espulsionedi Gezzosuo signo-
l' Piaggio e nella biografia col
articolo re.Nel 121 3 trovo legato del Patrimo-
suo storico Hurter, il quale narra la ul- nio il cardinal Tommaso del Vescovo.
teriori provvidenze per la totale estirpa- Nel giugno per la 5." volta Innocenzo HI
zione della nefanda setta degli eretici pa- venne a Viterbo, da dove esortò la cri-
Viterbo ancora. L' ingrato Ot-
larini in l' impresa della
stianità a soccorrere li-

tone IV si ribellò nel 12 io alla s. S&dsy berazione di Terra Santa ; scomunican-


ed occapò Piadicofóini , Monte Fiascone, do corsari che fermavano o pigli vano
i

Orvieto, Viterbo e altre terre della Chie- coloro che reoa vansi alla crociala, e quelli
sa, che a questa avea giurato mantenere che con essi commerciavano; rinnovan-
e difendere; per cui Innocenzo Ili lo sco- do eguali censure contro que'che sommi-
municò, sciolse i di lui sudditi dal giu- nistravano a'saraceni e turchi muniziot
ramento, e nel 12 (2 contribuì alla pro- e qualunque aiuto, equesta sentenza ve
clamazione di Federico lì. Ma quanto a le che si denunziasse in ogni festa nel
Viterbo, il Cussi nega che gli riuscisseim- città marittime. A' 7 i di detto mese il

padronirsene. Imperocché penetrati da' pa consagrò in Viterbo il cardinal Langl


viterbesi i tentativi che faceva per sotto- too in arcivescovo di Canterbury e prl
mettere la città al suo dominio, si fortifi- mate d'Inghilterra, Nel I2i4 il Papa fi
carono validamente, massime con un gros- ce rettore della provincia il cugino Gif
so muro, che dalla piazza del castello di corno de'Conli di Segni. Passò pe'vitel
s. Lorenzo si estese alla chiesa di s. Cle- Lesi ili2i5, dice il Bussi, in diverse pij
menle. Quindi accampati gl'imperiali nel cole battaglie. Lai.' contro que' di T4
suburbano, sovente i viterbesi uscirono a due viterbesi. La"
scanella, per aver ferito
combatterli ; onde l' imperatore veduta 2." con Giotto figlio di Giunto signore

diflicile l'espugnazione, sfogò la sua col- Bolsena, il quale adunate molte squadre
lera con devastarne il territorio, e col- voleva vendicar l'uccisione del genitore.
l'ioìpadronirsi de'castelli di Rocca Altia La 3. '' colle genti di Bisenzo, ribellate a
e di Mugnano,indi restituendosi a Mon- Viterbo, dandosi ad Orvieto. E la 4-" et»'

te Fiascone sua residenza. Però i viter- capranichesi, la cui terra fu espugnata,


besi accorsi ad assediar Rocca Altia, con colla prigionia di Giordano loro signore.
isforzi la ripresero, facendo prigioni molti Dopo tali pugne, divisa la città in due
imperiali. Irritato Ottone IV, ricupera- potenti fazioni, queste combatterono fra

to li castello, marciò contro viterbesi, e i di loro con un odio così pertinace e ac-
seguì sanguinosa battaglia, in cui non ri- canito, da rendere indescrivibili le stri

portò vantaggio, e gli convenne tornare gi cittadine, le desolazioni delle case, l|

a Monte Fiascone j distribuendo le sue devastazioni de'campi, e gli altri infinjl

truppe a Muguauo, Velialla e Rocca del danni che ne derivarono: non più si
V IT V I T 3o5
spellarono i liioglii sagri, di sovente pro- lo di Rispampani, gettando in un pozzo
(ìinati dal sangue umano, e colt'uccisione Pietro di Nicola, che n' era signore, forse

,di persone (regni condizione. Mentre era della contraria fazione; tuttavolta non
I
podestà di Viterbo Bovonedi Odone de' morì, egli riuscì fuggire a Toscauella. Ir-

BoToni, morì neli2r6 Innocenzo III, e ritati i Gatteschi presero a perseguitare i

glisuccesse Onorio III, il quale nell'ot- loro emoli, i quali però uccisero Ranieru
tobre 12 17 da Rieti passò a Viterbo, e Gatti, onde i suoi si portarono a Monte
quindi a Roma; ma per le molestie de- Ardito per assediare Rispampani. Ma i
gl'irrequieti romani, poco dopo vi fece romani che guerieggiavano Viterbo per
I
ritorno. Neil 2 18si restituì a Viterbo e Cincelle, aiutarono la fazione de* Cocco,
, vi compose le differenze con Orvieto pe' la quale cacciò con grave danno i Gatte-
confini, dichiarando Celleno giurisdizio- schi. Successero varie zuffe ; Pietro ricu-
. ne di Viterbo. Egli frequentò a vicenda però Rispampani, ed a Nicolò di Cocco fu
questa città, e Orvieto ove canonizzò s. in Viterbo demolita la torre Damiata.Nel
Pietro di l'arerizo martire de'furiosi ere- I 220 era stato fatto legato del Patrimo-

I
tici patarini. Tornando alle fazioni che nio il cardinal Conti-, poi Gregorio IX. I

,
desolaronoVilerbo,esse incrudelirono nel romani nel 1222 con grosso esercito tor-
, 1219. Le famiglie che per le prime si re- nati nel territorio viterbese, dopo averlo
sero fazionarie, furono quelle de' Cocco, davastato, assediarono la Rocca di s. Pie-
[
e de'Gatti detta de'Brettoni, confederate tro di Pietra. Ciò dispiacendo a Onorio
ciascuna ad altre per parentela o amicizia, III, a por freno a queste frequenti guerre
. fra le quali aderì aliai.' la famiglia de'Ti- municipali, e per sostenere l' indipenden-
;
gnosi,alla2.'quelladegliAle5sandrini.Uno za di Viterbo, minacciata sempre da' ro-
di quesl'ultima,Orlando, essendo nel pre- mani, allora poco divoti a' Papi per le bri-
;
cedente anno i.° console, insorse contro ghe delle fazioni, Fece intendere a Federi-

I
di esso e de' suoi colleghi Giovaimi di Coc- co 11, già suo allievo e che avea coronato

J
co, perchè volevano farlo stare a dovere; imperatore, d' aiutare i viterbesi, ed egli
, onde questi postosialla testa di molte squa- mandò un capitano con 2000 uomini a
1
dre, costrinse i consoli a fare altrettanto, cavallo; e questo bastò perchè i romani
e con combattimento soggettarono quel- si ritirassero. Cominciarono allora i viter-
l'ambizioso all'ubbidienza. Fu per questo besiad affezionarsi a Federico II, riguar-
grave incidente, che i Gatteschi aperta- dandolo come l'egida dell'esistenza poli-
mente manifestarono 1' occultato odio tica di loro città e paesi dipendenti, con-
contro de' Cocco, assaltando Giovanni tro le incessanti aggressioni de'romaniche
nella propria casa, ove miseramente fu ne agognavano la sommissione, conside-
trucidato, perciò succedendo moltissime rati ila' viterbesi come loro capitali ne-
uccisioni fra le due
Era pode-
fazioni. mici. Il 1223 non passò senza pugne tra
stà fin dal precedente anno 12 8 Mosca r le fazioni, venendo atterrata a' Gatteschi
di Firenze, quale volendo vigorosa-
il la loro celebre torre Prete presso il mu-
mente estinguere queste prime fiumme ro di s. Antonio. Nel 1 224 il podestà Mo-
intestine, impadronitosi di 6 individui sca volle pacificare Nicolò Cocco co'Gat-
de' Gatteschi ed altrettanti de' Cocco, li ti, e quello co' denari romani .ri- de'
mandò alla propria patria sotto stretta fabbricò la torre Oamiata, e vi pose una
Questo temperamento non eb-
custoilia. lapide colle sigle : S. P. Q. R. per mo-
be buon effetto, poiché nel 1221 Nicolò strare essere sotto la protezione de' roma-
di Cocco, figlio dell'ucciso, e il suo fratel- ni. In detto anno fu fatto podestà Pan-
lo Ranuccio, uniti a Tignoso Tignosi, con dolfo della Suburra romano, già senato-
uioili armati irapadroDirono del castel-
s' re di Roma; a cui successe nel 1 225 Ma-
VCL. e». 20
3oG
labranca
V
Stalli console

slesso gli Tu so^titaito


I T
romano,
Milanzolo da Bo-
e «elio rìac in Cosmedin diacono Card, concai
sis, Orde (sic),
V I T -

Montaltnm, Centumccl
^
logna. In tale anno viterbesi doverono
i las^ Cornclian, Perusiiim^ Urbenn'et.
difendere il loro Homarzo, assalito dagli Tuderlutn, Balneoregium, Vilerhimn
orvietani, aiutati dalla cavalleria roma- Narniani,s. G eminuni ,Struncon. salvis
na e sanese; e calato Federico 1 in Lom- 1 proventihus dileclo filio nobili v>iro P«. il

bardia, gì' inviarono 12 ambasciatori a Irò Capiicio consanguineo et osliario no»


complimentarlo, ricevuti con amorevo- stro concessis. Tuscan., Ortam, Anie-
lezza e considerazione, poiché la città go- liam, Nepe
Civitatem Castellanam,
,

deva credilo vantando più di 200 sogget- Gallcsinm, salvis proventibus concessi^
ti 4o>ooo abitanti, fra'
cospicui, e circa dileclo Jilio nostro Egidio ss. Cosniae et
quali 18,000 uomini d'arme, come ri- Damiani diacono Card. Sutriiini, et a-
porta il Lanzellolto, mentre della Tuccia lias, quae ipsa Ecclesia Rem. hahel vel

registrò 60,000 anime, compresi fore- i tenti infra terminos praenotatos etc. Dal.
stieri, e circa 20,000 atti alla difesa. Es- Laieran. vi hai. feb. an- ri. Bernardo
sendosi portalo in Roma Giovanni di tesoriere, cap. 207 de acquisii. Terrat
Brienne re crocialo di Geru<;aleinine e Sanclae, t. 7 Rerum Italie, dice che ciò
suocero di Federico dopo la perdita II, avvenne dopo la riconciliazione di Fede-
deIregiioediDamiata, Onorio Illa dar- rico II col re Giovanni. His compositis
gli un trattamento corrispondente al suo Rex in Apnliam reversus est, cui Papa
grado, nel 1226 per sostentaraenlo gli Palrimonii B. Petri curam commisit, et
assegnò sua vita durante le rendite e il go- prò ipsius snmplibus singnlos ejusdcni
verno del tratto di paese che si estende- Patrinioniireditus assegnavil Regiprc
va dalla città di Viterbo sino a Monte falò. Noterò che il re Giovanni diven<
Fiascone, secondo il cronista Riccardo da nel 1229 imperatore latino di Costai
s. Germano, riferito dal. Bussi. Nel tem- iinopoli, e mori nel 1237.
po stesso il Papa comandò a que' popoli Nel gennaio 1227 le fazioni cittadine
di prestare ubbidienza al re come a suo incrudelirono Orlando Alessandrini fu:

ministro, invece il Borgia, col Rinaldi al- in casa ferito nella gola da Nicolò di Coc-
l'anno 227, dice che il Papa per le be-
1 co ;partigiani si batterono nelle pub-
i

nemerenze del re colla Chiesa nella dife- bliche vie, e dalle torri con istromenti da
sa di Terra Santa, e per essere stato spo- guerra vicendevolmente si ferirono e utf|
glialo del rimanente del suo regno da cisero Gatteschi impadronendosi (i||
, i

Federico II, usando della solila munifi- quella di Bartolomeo Panza,ondeil Coc-
cenza pontificia^ per suo sostentamento co si rifugiò a Vitorchiano; ma mentre
gli die' in governo lotum Patrirnoiiiuiii i suoi nemici slavano demolendo la sua
quo hahet Romana Ecclesia a RaiUcofa- torre Damiata,egli ricorse al romano se-
ni iisqiie Roinani, excepla Marchia An- nato, il quale inviòambascialori a'viler-

coni lana, Duca In Spolcli, Reale, ar Sa- besi per impedirlo, poiché i romani la

binìa etc. quavidiu de. nostra, et Eccle- consideravano propria. Risposero viter- i

siaRon.anafueril volunlate, nominatim besi, che scaricavano torre Damiats, ed

Eadicofanuni, Prtceniun, Jqnapenden- me di Viterbo e non di Rou)a, e tosi

tem,I\lonleni Flasconcm, Martam, Va- ne adVeltarono la demolizione, in una|


lenlanuin, Jnsulam Martanani cuni a- quelle del Panza calla ^Spagnuola. V«j
liis locis,^quae ah olini consueveruntju- lendo Nicola Cocco riparare a tanti dal
risdiclioni caulcllani Mentis Flasconis ni, tornò in Viterbo, ma vi restò Iruc
subesse. Ferali. Pe tronian. sahìs pro- dato con altri So viterbesi. Questa luoi^

venlilus dileciofilio nostro R... s. Ma- te i roQJooi si proposero vendicare, p<


V 1 T V I T 307
altre mire o per le loro pretensioni su Viterbo e <|uello di Monte
territorio di

Cincelle, nel I 27!8 vennero n (Unno de' Monistero. Le continue ostilità de'roma-
viterbesi con grosso esercito. l'rimiera- ni mossero viterbesi ad accostarsi all'im-
i

mente assediarono il castello di Monte peratore Federico II, acciò li soccorresse,

Monistero, bravamente difeso da Olian- ed ei gli esaudì inviando Imo molle squa-
do Alessandrini onde minacciarono Bar-
;
dre capitanale da Ridolfo Acquaviva, e
barano, e gliahitnntisi sottomisero a van- ciò bastò per alcun tempo a tener in sog-

taggiose condizioni. Quindi i romani si gezione romani. L' anno i23o riuscì
i

a vnnzarono SII Vilerbo,animo<an)en te in- pregiudizievole non meno a Cornelo che


contrati dn'viierbesi nel piano de'Trora- a Toscanella. Imperocché tornati i viter-

balori, e da questi disfatti in- fiera bat- besi nel territorio cornelano, al ponle s.

taglia, colla morte di 3 de'Ioro più rag- Liiardo sbaragliarono i cornetani, ne fe-

guardevoli cavalieri, onde retrocessero a cero Dkollissimi prigionieri, e presero lo-

Roma. Nondimeno mede- i romani nel ro il gonfalone e poi lo collocarono nella


simo anno tornaiono coll'eseicilo a Vi- propria cattedrale. Passati poi colle loro
terbo per assediarlo, facendo intendere s,(jnadre nel territorio luscaniese, coin-
ni mngistratOjdoversi risarcire lutti i dan- bariendo con successo, giunsero ad impa-
ni fatti agli eredi di Nicola Cocco. Ricu- dronirsi della porta s.Polo di Toscanella,
satisi i viterbesi, anche con belle, alta- portandone via le chiavi, che poi appese-
mente sdegnati i romani, dopo aver ro- ro alla torre d'Ugolino di Borgognone;
vinato il territorio, intimarono la resa e fntlo prigione il gonfaloniere, che nell;i

al castello di Rispampani, e facendo pri- zull'a avea inalberato il gonfalone, questo


gione il suo barone Pietro. I viterbesi in posero nella catteihale di s. Lorenzo, i^fel-

vendetta del conquisto di tal castello, fu- r indicato articolo, col Turriozzi, posi ia
riosamente danneggiarono lutti vicini forse le particolarità di questo racconto,
no i

castelli devoli e amici de'romani. Dipoi ripetuto dal Bussi. Nel i23i i viterbesi
i viterbesi imprigionarono e predarono avendo perduto il territorio d' Orte, nel
icornetani; e co'loscanellesi venuti alle ritorno furono all' improvviso assaliti da-
mani nel traversarne il territorio, non gli orlani con grande furia, obbligati a la-
porhi ne uccisero, e altri condussero a sciar il tolto e fuggire precipitosamente
Viterbo. Ma i sulrini eh' erano in lega con vergogna. Nel 1 232 Vitorchiano ri-

co* romani, contro Viterbo, recatisi nel bellatasi a Viterbo si die' a' romani, ed i
suo territorio, presero un gran numero viterbesi corsero ad abbatterla, il che pro-
d'animali ; e quando erano inseguiti da' dusse lunga e fierissima guerra co'roma*
viterbesi, quoti s'imbatterono col sena- ni, i quali tosto rifabbricarono meglio Vi-
tore di Ruma Oddone alla testa di mol- torchiaiio. Narrai nella biografia di Gre-
te Iruppe: allora s'impegnò battaglia, io gnrio IXy con quanto zelo questo Papa si

cui morirono molli viterbesi, e i2 cava- adoperò in dello anno e nel seguente per
lieri furono condotti a Roma, ove resta- impedire 1' eccidio di Viterbo onnina-
rono con molto rigore 5 anni in carcere. mente propostosi da' romani, inviando
I romani vollero quindi del 1229 asse- nel 1233 a Viterbo per legati a Intere
diare caste! Allelo, entro cui trovandosi icardinali Tommasodel inescavo, e Con-
buon numero di soldati viterbesi, fu da ti suo nipote e poi Alessandro IV, per pa-
questi bravamente difeso, ed comune il cificarla con Roma nella pericolosa guer-
di Viterbo ne premiò il valore con varie ra che arileva. Colla loro autorità e in-
considerabili esenzioni, denominandoli dustria, i legati non senza difficoltà pa-
franchi <V Alieto. Non passò molto tem- cificarono ì viterbesi co' romani, i quali
po che. roniani tornarono a devastare il
ì volendo porre a sacco e fuoco la città> a
7 "

3u8 V
dar loro una qualche soddisfazione, do-
velte Vileibo scaricare merli e il pelto-
1 T

i
natore di
\ T
Roma Loca Si velli,
senso del popolo, fatta una legge.che lutti
I

col1
1 coifl

rale della muraglia del piano Scarlano; i luoghi de* dintorni di Roma dovessero
essendo allora veliere della provincia O- pagare un tributo a* romani, per cui il
derico Varco chierico di camera. Questa Papa da Anagni si restilo") a Roma per
pace ebbe breve durata, nel i234 roma- • ammonire e castigare gli autori di tal no-
ni attaccando con nuovo e maggior furore vità lesiva alla sua sovranità, ma fu co- 1,

i viterbesi, li costrinsero a giurar loro fe- stretto ritirarsi a Rieti. Intanto Federico
\

deltà e vassallaggio, e ad unirsi con essi II, già dichiaratosi nemico della
fiero I

contro Gregorio IX, come apparisce dalla Chiesa e della s. Sede, com'era stato la- ;'

bolla colla quale li assolse dal giuramento vo Federico 1, essendosi a lui ribellato il

e tornò a ricevere i viterbesi alia sua di- figlio Enrico, per guadagnarsi 1'
aiuto del
vozione. La bolla è data a Perugia a' 5 Papa si recò a Rieti. Gregorio IX lo per-

marzo i235, e la recita il Bussi. Il prof. suase a unire le sue forze imperiali per
Orioli offre nel Giornale Arcadico,ì.. i
3 combattere i romani e i loro aderenti, fra

a p. 2o3 la seguente bolla di Gregorio IX i quali costretti dalla necessità sì novera-


del 236, tultor munita del suo soggolo
I vano ancora viterbesi; ond'è che aven-
i

plumbeo, la quale spiega il valore del giu- do il Papa indotto l'imperatore a mar
ramento da' viterbesi fatto a' romani. ciare su Viterbo, egli pose 1' assedio al

G regoriiìs Epiicopu.i Scrviis Servoriini castello di Rispampani, e non potendoli


Dei. Dileclis filiis Poleslati et Populo espugnare, dovendo passare nel suoregn
Filerbiensi, Sahileni clAposlolicam Be-
neclicdonem. Cimi Romani a nohis pe-
di Sicilia vi lasciò Guglielmo Fogliano
proseguirlo, ma inutilmente. Qui i croni-
i
iierintK'assallagiiim renoi'ari^et nulluni sti sono alquanto discrepanti. Narra Laa- .

vassallnginni^sedsola fidelità. haclenns <: zellotto, che essendo tornati i viterbesi nal
praextita sit a vobis, ne super hoc valeat 1235 all'ubbidienza pontificia, sottraen-
diibilari, per vassallo gin ni fideliiafeni dosi dalla soggezione de' romani, questi
intelligi declaramus, tt licei lUmnique espugnato Rispampani, marciarono su
in juramenlo qaod vospraestare prae- Viterbo, e incontrati i tedeschi al pian
cipimns expnniatur, ideo tamen intelli- della Sala li fugarono sino a s. Paolo; ma
gimus repetitiun {noXaV OvìqW: cKeào vo- sopravvenuto Fogliano valorosamente li
glia dire, che la parola vassallaggio si ha ruppe e inseguì sino al ponte della Cavai
da intendere una semplice ripetizione del- con iscambie voli perdile. All'incontro ra
la parolayè<:/e/tó,e niente di più); decer- conta Riccardo da s. Germano, che ro i

ncntes, ut per hoc niliil Ecclesiae sub- mani dopo aver munito Rispampani, cor
trahalia\ et uihiljuris de novoacqnìra sero a devastare il territorio viterbese, sino
tur roinanis, nisiqiiod juranientis prae- alle porte della città. Nel ritirarsi, furono
stilistemporibus felicis recordationis presi in mezzo da' tedeschi e da' viterbesi,,
Jnnocentii (cioè il giuramento parlato al- con gravi perdite, sebbene fecero loroo
l'anno 1200, a tempo d'Innocenzo III), star cara la sorpresa, essendovi periti al
etHonorii{\l\) Ronianorunt Pontificuni cimi nobili tedeschi. Sia comtmque sul

praedecessoruni nostroruni venit acqui- conflitto, certo è che per essere (ornati
situm. Interpreta tio ne veropraedicta co- viterbesi ai dominio della Chiesa, poti
rani Senatore et ronianis pacis mediato- Gregorio IX ricuperare la provincia dd
ribus usisumus. Datum Lateran. v hai. Patrimonio, e nel 235 si portò a Vile 1

juliiy Pontificatus nostri anno fu. Ren- bo. Vi ammise all' udienza gli ambasci
de ragione il Bussi de' torbidi de' romani tori di Federico II, il quale cessando di
contro ilPapa, cagionati dall'aver il s«- simulare avea ordinato a' suoi capitani
1

V 1 T V 1 r 309
ili favorire i romani suoi partigiani, e di- a Pioma, col prelesto d' abboccarsi con
chiarato Fogliano rettore e capitan ge-
il
lui l'imperatore si portò in Viterbo nel
nei-ale della provincia. Gregorio IX parli declinar di marzo, magnificamente allog-
per Terni, e giunto a Perugia, scrisse al giato nel proprio particolare palazzo dal
I
vescovo d'Orte di servirsi del priore di patrio vescovo cardinal RinieroCay^^occi.
':

Gradi per la riconciliazione degli eretici Nella sua dimora colle sue finte astuzie
patariui,i quali nuovamente aveano con- seppe cosi bene lusingare nobili e a un i

taminato Viterbo. Nelloslessoannoil Pa- tempo con minacce spaventare popolo, il

i
pa vi tornò, impedito di restituirsi a Roma che si rese assoluto padrone delia città.
dall'inimicitia di Pietro Frangipane, uno Nemico sempre della Chiesa, protettore
de' potenti faziouari imperiali; sebbene i degli eretici e de' scellerati, di questi Fe-
pentiti romani l' avessero pregalo a re- derico 11 riempì Viterbo, e la ridusse a-
carvisi. In Viterbo r 8 novembre coobol- silo dell'eresia, precipuamente de' pala-
I
la scomunicò gli eretici palarìni, catari, rìni, di vizi e d' ogni iniquità. Colle sedu-
I
poveri di Lione, passagini, giuseppini, ar- zioni, colla [orza dell'armi e coli' aiuto
I
naidisti esperonisti. Fece rifarei merli e de' viterbesi, fu agevole all' imperatore
I il pettorale de' muri di piano Scarlano, il signoreggiare la provincia del Patrimo-

fatti già scaricare per dare soddisfdzione nio, massime Toscanella,Orte, Civita Ca-
a' romani. Nella vigilia di Natale, o nel stellana, Su tri, MonteFiascoue.Gornetoec.

:
seguente anno, dichiarò ribelle il nubile dichiarandone governatore Siinoneconte
viterbese Ildebrandino aderente o capo di Chieli, questi fissando la sua residenza
'
de'romani del partito di Federico li, e nel castello d'Ercole. Avendo Federico
i ordinò che si rovinasse da' fondamenti Il convocato il popolo nel piano di s. Lu-
la sua torre. Nel I238 fu fatto podestà cia, gli riuscì di pacificare le fazioni de'
Giacomo da Ponte di Matelioa. Non ces- Cocco e de' Galli, colla sua autorità fa-
sando i romani di vessare il Papa nella cendone cessare lediscordiee restituendo
sua dimora di V^iterbo, alternata con al- da questo tempo la quiete alla città. Seb-
i
tri luoghi, mossi dal perfido Federico II, bene le guerre civili non più apertamen-
che ricom inciale le sue persecuzioni avea te travagliarono Viterbo sino al i^ig,
occupato la Sardegna e provocate nuove nondimeno X'S^o^i """ deposero l'av-
i

> scomuniche, tornarono a muover guerra versione verso Gatti, fomentata da spi-
i

i
a' viterbesi. Gregorio IK fece ogni sforzo Per assicurarsi della fe-
rilo dì rivalità.
per pacificarli, ma i romani non osservan- deltà di Viterbo, nel partirel' imperato*

done te condizioni, nel i^Bg a dispetto re condusse seco 18 nobili viterbesi, e


de'vìterbesi cumpraronodal viterbese Al- per affezionarsela, dal campo di Faenza
duvrauduccio la rocca di s. Pietro in Sas- nel settembre i 240 con due diplomi co-
so o Sassia, dal Bussi creduta quella di stituì la città di V^iterbo in Aula impe-
Rispampani. Intanto infuriando nell'Ila- rialeo residenza ordinaria, con facoltà di
lia le fazioni de' Guelfi {^'.) partigiani battere moneta, e concesse una fiera fran-
del Papa, e de' GliibeUini (r.) partigiani ca di 5 giorni da tenersi in tal mese, co-
1

dell* imperatore, le città e i luoghi segui- minciando dalla festa di s. Michele Ar-
rono or r una or l'altra con funestissime cangelo. Già nel precedente maggio t
e sanguinose conseguenze; fomentate da viterbesi aveano assediato la terra di s.
Federico11 anche le città toscane, indus- Gemini per 9 giorni, probabilmente per
seViterbo a dichiarai si per lui nel 2^0, i ricusarsi d'ubbidire a Federico II, e va-
conuscendone l' utilità onde dominare la lidamente si oppose a' viterbesi. Nel
24 i

provincia e agevolare il suo passoa Ruma. i romani passati con numeroso esercito
Ciò avvenne quando trovandosi il Papa contro i
p -poli di Sabma, accorsero in
3iò VIT V l T
aiuto di questa i viterbesi, e pugnarono guein meditavano ribellarsi all' impera-

valorosamente presso la torricellacli Gal tore, e darsi al nuovo Pa[)a Innocenzo IV


lese e il Tevere 8 giorni contro romani; i eletto a' 24 gi ugno. Ri sposero alcuni ghi-
e siccome questi erausi impadroniti de' bellini viterbesi, essere tutti fedeli vassal-
castelli di Torsa oTorosa, Campo Varo, li di Federico li, e che se alcuno si chia»
Taparesco, Foglia, Bronsonico o Bronso- masse malcontento, subito fosse fatto mo-
vico, e Magliano Tecorareccio, viterbe- i rire. La verità però era, che realmente la
si li distrussero per impedire il loro sta- DJaggior parte bramava tornar soggetta
bilimento nella provincia. Nò di ciò cou- alpaterno dominio pontifìcio. Tuttavolta
tenti, mentre eia podestà di Yiteibo Bar- aumentandosi nel conte Simone sospetti, i

tolomeo Malanotte, nel 12/42 marciando a* 2 I dello slesso mese e nellamedesima


sul territorio roiuano, vi rovinarono ca- i piazza, convocò altro parlaioenlo de' vi-
stelli di Losa e Longliezza. Dopoché Fe- terbesi. In questo, presa la parola ilfer»
derico 11 per coudecorare Viteibo 1' a- vido giovane R.aniero Gatti, francamente
vea dichiarata aula imperiale e capitale espose al popolo, conoscere che il conte
degli usurpati possedimenti nella provin- di Chieti col suoarbitrario procedere cer-
cia del Patrimonio, nel 1 242 ordinò la co- cava la rovina e distruzione di Viterbo,

struzione d' un sontuoso palazzo impe- ilche produsse profonda diffidenza nel
riale, con orrida e spaventosa prigione, popolo contro il conte, e sdegnato comin»
della quale viterbesi concepirono gran
i ciò a odiarlo qua! nemico. Nel ili seguente
timore. Il palazzo occupava gran parte Raniero indusse il podestà ad adunare a
del sito ove sorgono la chiesa di s. Maria consiglio tutti i nobili della città, e fu ri-
del Poggio, ed i monasteri di s. Llosa e de' soluta la spedizione di due ambasciatori
ss. Simone e Giuda, nel luogo chiamalo a Federico II, per piegarlo a rimuovere
poi il l'alazzaccio. Non fucooipitoe non da Viterbo il conte Simone, e sostituir-
esistono vestigia. Ivi 3 di casa Tignosi a gli altro capitano. Di che il conte concepì
•veano eretto a Federico 1 altro palazzo. tanta apprensione, che rilirossi nella tor-
Trovandosi nel 1243 Federico II in Vi- re di Landolfo Tignosi, una di quelle cir-
terbo, intero padrone di tutta la provin- costanti al castello d'Ercole, poi di s. Lo-
cia, per le vertenze che co^ilinuavano tra renzo, ove si munì e fortificò insieme a
lui, la s. Sede e Roma, la quale era tor- tutto il castello. Fu allora premurosa-
nata neir ubbidienza ponlilicia, costi inse mente chiamalo in Viterbo il cardinal Ca-
i viterbesi a portarsi con esso a devastare pocci, che qual legato di tutta la Toscana
il territorio romano, commettendovi in risiedeva in Sulri, e profittando dell'oc-
26 giorni ogni sorta di ostilità, altri dan- casione di ricuperare Viterbo alla s. Stuìe,

ni co' medesitni facendo per 5 giorni a vi sì recò con buon numero di gente ar-
quello di Narni; e quindi ritiratosi nel mata. Al suo ingresso tutto il popolo gridò:
regno di Sicilia, lasciò il governo della f iva la Chiesa. Muoia il conte Simone l
provincia ne| suddetto Simone conte di Questi irritalo, tentò colla forza di repri-

Chieti. Nella notte del 25 luglio, pei cer- u.eie il principio elella sollevazione, se-
ta notturna apparizione in cielo con rap- guendo non poche zuffe tra' soldati e i

presentazioni guerresche, la parte guelfa, cittadini. Diretti i viterbesi da Raniero


benché compressa, tentò un movimento Gatti, cacciarono gì' imperiali da piazza s.
popolare per sottrarsi dal giogo imperia- Silvestro, e li costrinsero a ritirarsi nel
le. Laonde il conte Simone tenne un gran castello d'Ercole, ove il conte avea seco
parlamento a' viterbesi nella piazza di s. altri 3go tedeschi e abruzzesi. Indi car- il

Silvestro a'j 8agosto,facendo loro special dinale adimò popolo egli fece giurare
il

mente intendere, aver saputo che alcuni fedeltà al Papa, e tosto a&sediò il caslellu,
V 1 T V I T 3ii
.
nello stesso giorno facilis-.imamente occu- cominciare combattimento, ed accom-
il

pando 28 Ioni, per aver egli con voli e pagnato dal famoso Pietro delle Vigne e
lagrime racconiantlalo la sua patria ulla da Enrico da Palangano, si portò a Pa-
B. Vergine. II conte spedi prontamente lazzolo nel piano Scarlano o Ascarano,
in Puglia un messo all' imperatore per pe»*osservarvi dall'alto le nemiche dispo-
pronto soccorso, poiché la città era per siz;ioni. Vedutosi tuttociò da'viterbesi, a-

lui perduta, e non gli rimaneva che il ca- duoati a consiglio, non mancarono pau-
stello. In questo frattempo due amba- i rosi a insinuare la resa, ma la maggior par-

sciatori viterbesi, aveano ottenuto da Fé te opinò doversi resistere, pel coraggio


derico II la retnozione del conte Simone, infuso dal cardinal Capocci Bdente nella
e la surrx)gati()ne del conte di Caserta per protezione della B. Vergine. Frattanto i

legato im[)eriale della provincia. Giunto giovani viterbesi più gagliardi, ch'erano
in essa il legato cogli ambasciatori, e in- alla difesa delle Irincere, con sassi, lance
formato dell'avvenuto, si fermò a Monte e balestre tenevano valorosamente indie-
Fiascone, da dove dichiarò guerra a' vi- tro i nemici. Laonde ordinò l'imperato-
terbesi, e spedì corrieri all' imperatore per re a' soldati di cavalleria di scendere e
le milizie necessarie, I viterbesi dal canto unirsi a' fanti per l'assalto generale delle
loro si trincerarono sul piano Toinatore trincere. Il che venendo eseguito, suc-
con fortissimi steccati e palizzate, colle cesse tra ambe le parti sanguinosissima

tjuali per i 5oo passi circuirono gran par- strage; combattendo siauiltaneamente il

te della città, murandone le porte, tran- contedi Caserta e il Palangano, colla loro
ce quelle di Bove,s. Lucia, e dell'Abbate cavalleria di toscani e di pugliesi nella valle
o 8. Matteo. Intanto il cardinal Capocci di s. I*aolo. Ili (|uesto tempo Federico II

prese di verse governati ve provvidenze, ed essendocon molti cavalieri e baroni diGer-


a' 2q settembre elesse a podestà di Viter- mania, della Marca d' Ancona e del du
bo Raniero di'Slefnnoda Orvieto. Afln- cato di Spoleto, di gran forza e coraggio,
natosi dal conte di Caserta un considera- questi per suo cornandosi diedero a riem-
bile esercito, si accampò nella selva de'ss. pire e colmare i fossi delle trincere con
Giovanni e Vittore, poi commenda ge- fascine, legna e sassi, e così poterono riu
rosolimitana, e dopo 3 giorni a' 9 otto- scire a romperleinS parti e formarsi de'
bre vi giunse Federico II, ponendo suoi i passaggi. Ma celeremente accorsi a difen-
nlloggiamenti nel piano de' Bagni, e nel- ileilei viterbesi, bravamente impedirono
la seguente mattina «mite le sue alle il loro avanzarsi, facendo strage de' ne-
squadre del conte di Caserta, si avvicinò mici. Allora r iujperatore, per la copia
al piano del Tornatore, ed a quello di Mi- de' malconci e morti de'suoi, fece suonar
fiileo sino alla chiesa di s. Paolo, distante la ritirata agli alloggiamenti, restando!
im tiro di balestra dalle Irincere viter- viterbesi vittoriosi. In questa circostan-
besi (poiché allora, come notai, non esi- za si segualo eziandio il mirabile corag-
stevano cannoni e archibugi: questi ul- gio delle donne viterbesi, le quali duran-
timi, come dirò alla sua volta, Viterbo li te r assalto, non cessarono di sommini-
vide la i." volta nel i433). Questi vetlen- strare a' combattenti sassi, armi e ogni
dosi sì strettamente assediati, organizza- sorta di conforti, vi veri e rinfreschi per te-
rono continua vigilanza e più rigorosa nerli fermi e in vigore nella difesa (bello
verso il castello con molte guardie e scol- e giusto elogio di esse fece il prof. Orioli,
te, disponendosi alla più energica difesa. ne\\'/4lbnm di Roma, 1.
17, p. i63, rife-
Jfella domenica mattina del 1
2, per tem- rendo alcuni interessanti episodi del loro
po colle ordinate sqtiadre si mosse l'im- ardire e amor patrio, obbliala la nativa
peratore con tutto l'esercito» risoluto di debolezza; ma soggiusige, e perchè Donò
3j2 VIT V T I

mai frumento senza zizzaDÌa,daIcontrarìo lirovesciavano a terra. Di più, avendo i


lato una viterbese gentildonna, la scia- viterbesi scavate alcune vie sotterranee,
gurata consorte d'un Rolando di Pietro andavano per esse sino al campo de* ne-
Alessandro, con non men animo del- mici nel piano del Tornalore, donde fa-
le altre, ma corrotto da perversità, f''nt- cendo sovente delle sortile, come anco per
tava accordi di tradimento!). Nel seguen- altre parli, uccidevano molti soliiali non
te lunedì imperatore spedi a Firenze
l' meno nel campo, che fuori de' fossi (cir-
il conte Pandolfo di Fasanella, a pren- ca 3o anni addietro furono scoperti i detti
dere altre valide squadre di fanteria; e cunicoli nel Prato giardino, e nel pode-
ordinò a' suoi soldati il tagJio d'alberi e re de' Chigi, ma in parte franali e riem-
di accumulare materiali per furiiiarsì ca- piti); avendo pur fatto altri fortissimi
se e capanne per più coniodb e perma- sleccati di fticcia alle trincere, afTmchè non
nente alloggio dell'esercito, onde fu eret- si potessero accostare ad esse i castelli; e

ta la casa per l' imperatore sul poggio senza tralasciare quanto altro poteva dan-
Aldobrandino di qua da Riello, e per io neggiar gli aggressoii, da per tulio spar-
stesso oggetto furono scavate molle vaste sero sul suolo gran copia d'acuti triboli,
e agiate grotte, cbe sussìstono. Sebbene acciò restassero conficcati ne' piedi de'ca-
i viterbesi non senza apprensione videro valli e fanti. Nello stesso tempol'attivis-
con provvedimenti prolungarsi l'as-
tanti simo cardinal Capocci fece scaricare la
sedio, non vennero meno nella difesa di torre del palazzo di Ranuccio Cocco par-
giorno e di notte. Eaccolti dal conte Fa- tigiano imperiale, e quella del piano di
sanella più di 6000 fanti dalle città to- Scartano, forse per insegnare a' nemici la

scane,e giunti al campo di Viterbo, l'im- poca apprensione che incuteva il loro as-
peratore coniando loro di tagliare alberi sedio, e laferma intenzione di continua-
e costruire ponti e castelli di legno, aOnie re nella difesa.Procedendo cos'i le fazioni
di poter con essi sormontare fossi delle i d'assalto adi difesa, Federico 1 martedì 1

ti'incere; per cui, essendo slati fatti 26 IO novembre con tutto l'esercito e le
ponti mobili, com'an-
castelli e altrettanti macchine guerresche si avvicinò alle trin-
che una grossa maogauella o specie di cere e fece dare altro più terribile assal-
catapulta, questa fu collocata presso la to, ritenendo certa l'espugnazione della
chiesa di s. Paolo, oggi de' capuccini. Né città; ma i prodi viterbesi arditamente
i viterbesi restarono oziosi, sia col costan- con balestre, archi e sassi, colle picche e
temente rinforzare le trincere,aumenlao- spade, non cessando nella resistenza, mol-
do e rendendo più profotidii fossi di cir- li nemici ferirono e assai di più uccisero ;

cuito, sia col disporre sul piano di s. Ma- e continuando sempre colle due buffe a
ria della Ginestra due bude, o macchine gettar nel campo quantità di pietre d'o-
da scagliar pietre quasi come le catapul- gni grandezza , talmente spaventarono
te, colle quali incessantemente tormen- gl'imperiali, che gli obbligarono alla fu-
tavano il castello d'Ercole, ove era rac- ga in diverse direzioni e con mollo disor-
chiuso il conteSimone,e il campo imperia- dine, anzi uscendo dalle vie sotterranee,
le, sia col costruire diverse manganelle e e penetrando nel campo bruciavano gii

altri edifìzi, e particolarmente vari pol- alloggiamenti, rovesciando o incendian-


zoni o arieti con testa di ferro per rom- do tutti i castelli nella valle di s. Paolo,
pere i castelli di legno; oltre molti graf- / per alcune sortite fatte dalla parte del
fjoni o ferri uncinati, chiamati piedi di Cimino; e cessò il feroce e luogo assedio,
lupo, forniti di girelle di legno sopra per- con piena vittoria de' viterbesi, anche del
tiche, co' quali allerrando nella parie su- conte Simone, che dal castello d'Ercole
periore i castelli, coD non molta dìlTicoltà co' suoi arcieri saettava i difensori delle
V I T V I T 3i3
trincere. Riuscito inutile e rovinoso per 1243. Disapprovo le sue proposizioni
lu strage ilegl'iiupei'iali anche questo 2 sulla politica de' Papi nel secolo XIII...
assalto, (hie giorni dopo Innocenzo IV, oscillante od equivoca! Ma egli scriveva
penetrato per le perdite sanguinose delle nel giugno 848 Poscia il prof Orioli
i 1

due parti, inviò all'imperatore il cardinal nel Giornale arcadico, t. 120, p. 66 e


Ottone vescovo di Porto, ordinandogli la seg. ci diede: La guerra di Federico II
cessazione dalle ostilità, e di partire dalla sotto Fitcrho nell'anno ti^3 illustrata
provincia. Federico il si mostrò pronto con documenti in grande parte inediti.
ad ubbidire, purché gli fosse restituito il Egli diceche lo svevo Federico II si o-
conte Simone, colla guarnigione del ca- stinò inutilmente per intorno a due me-
stello d'Ercole: il cardinale tutto accor- si e mezzo nel combattere la città stret-

dò, e r in)peralore dei dì seguente (0 sab- ta di feroce assedio, stando essa pel Papa
bato I 4 novembre) con intero esercito l' e per la fede cattolica, esso per sé e pel
partì, ma coli' animo inasprito maggior- creder patarino. Certo s. Rosa v'era iu

1 mente per due molivi. Fu il i.° per es- mezzo o in disparte, e dava il coraggio
I
sere stati spogliati da' viterbesi e da' ro- colia preghiera. Pur molti illustri guer-
mani, quelli da luì inviati al cardinale rieri, alla chiamala del benemerentissi-
Ottone ; fu il 2.° perchè appena partito, mo cardinal Capocci, venner di Roma a
il cardinale Capocci ordinò al podestà Viterbo grande ac-
fin dal principio,con
d'imprigionare tutti i primari nobili a- compagnamento di nobili militi, e eoa
bitanti nel recìnto del castello d'Ercole, tanto valor combatterono, che parevano
siccome aderenti all'imperatore, per cui aver rinnovalo la virtù, la fortezza e la
nel dì seguente popolo furiosamente ne
il fama dell'antiche roraaneschiere, aggua-
spogliò e poi bruciò le case. Lasciò l'im- gliatele non meno nella morigeratezza e
peratore numerose truppe in Toscaneila, nella prudenza. La s. Sede, m tante ine-
Monte Fiascone, Vetralla e Vitorchiano, vitabili spese, non potè inviare se non :i
coir istruzione di fare all'occasione o»ui cose inoltrate che aSoo oncie d'oro. Fu
ibale a Viterbo. Appena i rom^ini, come il cardinale che a tutto sopperì, obbli-
dissi, tornati in divozione al Papa, sep gando a' mercanti i suoi beni al di là del
pero la partenza di Federico II, portatisi valor loro, né risparmiando parenti e a-
con molte squadre nella provincia, pre- micì, che a rovina espose per la causa di
sero Ronciglione, e tolsei o agrim[)eria- s. Chiesa. E
non potendo più trovar pre-
iiCaprarola e Vico, portando piigione a stiti tra' fìdi, occultamente
domestici e
Roma il conte Fasanella. Il tutto ricavai accattò gran somma di denaro da quegli
dal Bussi. Gli orrori e gli eroismi dell'ac- stessi ch'erano coli' avversa oste. Fu esso
cennate battaglie furono principale ca- pure che apprestò ogni ingegno e mac-
gione, che dopo la vittoria de' viterbe>i, chine di guerra terribili, dicendosi la prinr
uè facesse la descrizione l'orefice croni- cipale maristella, non che torri di legno
sta Lancellotto o LanzìHolto contempo da cui si lanciavano faci, fiamme, pece e
raneo testimonio, il più antico cronista fuoco greco, e tutto quanto poteva difeu-
viterbese che si conosca, e scriveva per dere gli ortodossi lottatori e il popolo fe-
lo meno in latino e in verso mescolato dele, contro il tiranno famelico, a cui non
di prosa: cominciò nel 1244 e terminò riuscì far pervenire al castello d'Ercole
nel 1254. L'avv. Camilli nel t. i5, p. alcun soccorso, né vi veri, -onde misera-
i35eseg. óe\[' y4lbum di Roma, copian- mente e nel dolore presso a due mesi tri-
do il Bussi, pubblicò l'articolo con bdla bolo il conte Simone co'suoi soldati. Fe-
vignetta : Battaglie e vittorie riportate derico il fece impiccare, rimpetto agli
contro gì' imperiali da' viterbesi nel accampaujcnli, 1 2geuevosi giovani d'Or-
3i4 V 1 T V 1 T
vieto, sorpresi nel loi'o calumino, men- bolla, legato e vicario apostolico. Indi-
tre si reca vano in Viterbo a soccorso, per- spettito Federico II per essergli sfuggita
chè sulle loro vesti trovò l'insegna di cro- la preda,» vendicarsi,da Teramo ingiun-
ciati. Fu costretto levar l'asseilio poiché se a Vitale d'Aversa, da lui lasciato co-
vide anche il cielo combatter contro di mandante di tuttelesue milizie nella pro-
lui, tutte le sue macchine e castelli di- vincia del Patrimonio, di nuovamente
strutti dal fuoco, e minacciato d'abban- intraprenderla gueira contro de'vilerbe-
dono dall'assoldate fanterie, che dopo a- si. In (|uesto tempo formatasi in Viterbo,
ver udito quanti colpiti d'anatema fos- a difesa dagl'imperiali, la ragguardevole
ser morti e quanti feriti, aveano ricono- compagnia di soldati, delta Pezza ga-
sciutod'essere state tratte in inganno,men- gliarda, fece una correria e preda nel
Ire s'accorgevano di cousagrare all' eter- territorio di Monte Fiascone, ove risie-

na morte il corpo e 1' anima. deva Vitale, il quale volle rifarsi piom-
Nel 1244 '' zelante cardinal Capocci bando su quello di Viterbo, quindi con-
essendo Giacon)uRot... podestà, adìnchè flitti, e vemlelle de' viteibesi contro il

i nemici della Chiesa non avessero in se- territorio di Vitorchiano, siccome occu-
guito mezzi di stabilirsi e sostenersi in pato dalle squadre imperiali. Avendo il

Viterbo, ordinò non solo \n demolizione conte di Fasanella ricuperata la libertà,


di molte torri munite spettanti a' nobili adunato con Vitale un grande esercito,
ghibellini, ma indusse pur anco viter i vennero ad accamparsi contro Viterbo
besi a demolire interamente il castello nel luogo detto Rotella, ma nulla polen-
d'Ercole con tutte le sue 16 alte torri e do intraprendere, dopo 8 giorni ne pac-
altrettanti palazzi magnifici. INel seguente lirono, vendicandosi sul territorio che de-
febbraio per avere alcuni contadini di Vi- vastarono. I patriarchi d'Aquileia ed' An-
terbo fatto prede nel territorio di Velralla, tiochia, con approvazione del Papa e del-
ciò fu cagione di zulFa tra' tedeschi e le l' imperatore, essendosi interposti per la

milizie viterbesi, le quali ne fecero prigio- pace, ottennero che Viterbo non venisse
nieri 26. Inasprendosi le vertenze fra il ulteriormente minacciato d'assedio, noU
l'apa Innocenzo IV e Federico II, questi potendo però impedire le ostilità dell'al-
inviòa quello in Civita Castellana Pietro tero Vitale, il quale probabilmente così
delle Vigne e il conte Taddeo Toller.ano, agiva, per istruzioni segrete del persecu-
con false proposizioni di pace, onde il tore della Chiesa suo signore. Imperoc-
Papa per trattarla gli mandò due amba- ché per tutte le iniquità commesse di
sciatori, ma nulla poterono concludere. Federico II, adunato da Innocenzo If^
Allora Innocenzo IV con tutta la corte il concilio generale di Lione I nei 124^»

passò a Sudi (^.), dopo aver scritto 0- in questo die' contro di lui solenne sen-
itorevole breve a* viterbesi, che implora- tenza di Scomunica, lo depose dal regno
vano il suo patrocinio, contro le vessazio- e dall'impero, e sciolse i sudditi egli al-

ni degl' imperiali. Trovandosi il Papa in tri dal giuramento di fedeltà a lui pre-
Sutri, conosciuti gli aguali di Federico II, stalo, per le tante sueenormi empietà.
rapidatxieDle si recò in salvo a Civitavec- Ilgrande e strepitoso atto ebbe luogo a'
chia, e di là salpò per la sua patria Ge- 20 24 giugno, ovvero meglio nel se-
nova, con 7 cardinali ed prelati, da dove i guente luglio. Avvampando il deposto e
spedì una bolla notificando il suo arri- scomunicalo Federico II d'ira e di sde-
vo al cardinal Capocci, già da lui la- gno, nuovamente ordinò a Vitale d A-
nciato in queste parti con autorità di vi- versa di procedere fieramente cóntro Vi-
ce Pontefice, come lo qualifica il Coreti- terbo, e facesse ogni sforzo per sottomet-
ui, o meglio lo disse il liussi, che offre la terla; onde quel capitano crudelmente
2

V I T V 1 T 3.5
manomise il suo tei liloiio, e distrusse de' principali cittadini ottennero da Fe-
da' fouilameiiti il castello ili l*elrigiiano derico li, con diploma offerto dal Bussi,
de' viterbesi, non più riedificalo; e ricu- d'aver per raccomandata a lui la città,

sando Comete di sottomettersi a lui ro- rimettendo a' vitei besi qualunque offesa.

vinò il terriioiioe fece impiccare 32 cor- Recandosi in Viterbo il di lui figlio Cor-
netani. Intanto 1' energico cardinal Ca- railo IV, a cui avea ailìdalo la reggenza
pocci, volendo ricuperare le città dello della contrada, prese alloggio nel palaz-

slato ecclesiastico occupa te dagl'iroperiali, zo imperiale, ricevè dal popolo il giura-


ordinò a'peruginidi liberare Foligno, naa mento di fedellà, e die'ordine per la de-
assediata la città con 20,000 uomini, l'eser- molizione del palazzo del cardinal Ca-
cito tedesco unito con alcuni fulignati, ne pocci. Fratlaiilo in Fioreozuola di Pu-
uccisero e imprigionarono circa yooo, glia, dopo il 4<i'ceinbie i25o morì Fe-
olile un numero considerabile di feriti. derico li, e loslo i viterbesi inalberalo il

Intanto Vitale sempre mirava ad impa- vessillo di s. Chiesa cacciarono gl'impe-


dronirsi di Viterbo, e forse gli sarebbe riali dalla città, e con l'aiuto degli abi-
riuscito a' 23 luglio 1246, profittando tanti della provincia, anche da questa.
del gran rumore suscitalo nel popolo a Tornato il Pati imonio di s. Pietro nell'ub-
cagione della rissa nata Ira' fratelli Ber- bidienza della s. Sede, nello stesso mese
nardo e Pietro Farolfo, cavalieri notabi- il cardinal Capocci
si restituì a Viterbo

li viterbesi, se Fabio da Bologna allora qual vicario apostolico della regione, e


podestà, coU'arresto di essi e di 38 de' nel 1231 fece abbattere da' fondamenti
principali cittadini, non l'avesse impedi- il palazzo imperiale colle sue torri, e nel
to. Nel 124? Fedeiico II noutinò suo vi- mezzo vi costruì il muro castellano, on-
cario imperiale di Toscana Federico di de il suolo rimase diviso per metà den-
Anliochiacouted' Alba, Favoriva le me- tro e fuori della città. 1 cittadini respi-
ne di Vitale la deplorabile carestia da cui rando pace per la morte del tiranno, si

dopo l'assedio era afililla Viterbo, la fa- applicarono a ristorare e ad abbellire la

me avendo ridotta in desolazione la cit- cillà con ragguardevoli fabbriche, dopo


tà, fuggendone gii abilanli in cerca di i danni patiti nel memorando assedio, e
nutrimento, molti morendo qua e là, non Innocenzo IV vi contribuì, dopo aver da
che divorati dalle bestie o soffocati dal Perugia emanala la bolla Non est in fu-
fumo se ricoverati nelle grotte, per cru- sto moloruni^ de' 17 aprile I252, Bull.
deltà degl' imperiali. Mancante Viterbo Rorn., t. 3, p. 322: Civcs r'itcrbienses

di difesa, per l'abbandono de'giovani ro- antea subjecii anatkcniate, quia cantra
busti, fu costretta murare tutte le porle, Ronianani Ecclesia/n Friderico impe-
ad eccezione di quelle di s. Sisto e di s. ratori adliaescranty eideni Ecclesiae
Maria Maddalena. Istruito Vitale della reconciliautur j eisque bona omnia j ac
desolazione in cui languiva la città, a' antiqua privilegia restitnuntur. Nel se-
febbraio 1249 s'incamminò con tutto guente anno trovo podestà Albizo de'fi-
l'esercito per assediarla; ma essendosi im- gli d'*Ubaldino de Mascella; e nel 12^4
pegnato a espugnare il castello di Barto- retlo'e della [)roviiicia L. Fortebraccioda
lomeo di Janni di Feranli, appena se ne Pauicale, e Guido de Pileo podestà di
impadrou'i, sopravvenne il suo richiamo Viterbo. Nel declinardel i254divenulo
da queste parti, sostituendogli Federico Papa Alessandro Jf^, dipoi avendo sapu-
II il suo faziooario messer Alessandro, il lo che i viterbesi sotto la condotta di detto
quale tosto assediò la città di Bieda, la leltore.mentre era loro podestà Francesco
prese e fieramente la rovinò in ogni sua da Pralo,facevano guerra a'ribelli di Mon-
parte. In mei^zo a taate angustie, due te Fiascoae^cou bulla de' 22 marzo 1 256,
3i6 VIT V I T
gli esurtò a debellarli; quindi a' 23 ago- erano discordi nell'elezione. IMa ve-
legio,
sto con altra bolla represse le fuiioni de' nuto in Viterbo il francese Jacopo Pan-
gueilì e ghibellini, che fomentavano tur- taleone patriarca di Gerusalemme e lega-
bolenze. Nel iiSj durante la podesteria to per la futura crociata, onde trattarvi
di N. Lottariense, a cagione de' tumulti importanti affari di sua chiesa, senza es*
promossi iu Ruu)a da Manfredi bastardo sere decorato della dignità cardinalizia,
di Federico II, il Papa co' cardinali si nìeritò d'essere sublimato al pontificato
rtlirò in Viterbo, non nel maggio, come a'29 agosto dello slesso 1261, e col no-
dice il Ferlone ne' f^iag^i de' Papi, poi- me di Urbano //^consagraloa'4seltem»
ché dal BuUariuin trovò che a' 28 stava bre nella chiesa di s. Maria di Gradi, e
in Anagni, ma ne' primi del seguente lu- coronato colla Tiara dal cardinal Ric-
glio; abitò nel convento di s. Francesco, cardo Annibakleschì. Essendo rimasto iu
e perlopiù celebrò le »agre funzioni nella Viterbo , nel dicembre creò cardinali :
cattedrale, il Bussi riferendo le cose prin- Guido le Gros, poi Cleincjilc If^ j Enri-
cipali da lui operate per la Chiesa uni- co di Suso detto {'Ostiense ; Piidolfo Ca-
versale, altrettanto praticando cogli altri prario ; Simone o Simeone Pallinieri ;
Papi che soggiornarono nella città; men- Antero Pantaleone ; Uberto Delci j Ja-
tre io delle cose già parlate di Alessandro copo Savelli, poi Onorio If^j Goffredo
IV e di altri Papi, nella loro dimora, non di Alatri. Dice il Bussi avea nominato :

intendo ripeterle. Questo Papa si mostrò a tal dignità anche un Simone canonico
grato a' viterbesi, anco per aver sotto- di Padova, ma ricevute tosto informazio-
messo gì' insorti monteOa^conesi, con e- ni non buone, con bolla deputò 3 cardi-
sentarii da tulli i dazi sì nel passaggio per nali ad informarsi dì sua idoneità, e tro-
Monte Fiascone, che per l'accesso al porlo vatolo scostumato, con altra bolla de'i3
di Corneto. Essendo podestà Bertuldo febbraio 1262 annullò la sua promozio-
Orsini, Alessandro IV dopo aver emana- ne. Ma oltreché non trovo tali bolle nel
lo in Viterbo una bolla a' 27 settembre BuUariuin, nella biografia del Pallinie-
1 258, ne parti e si restituì alla sua patria ri, ch'è il canonico di Padova, col Car-

Ànagnì. Quivi avendo sapulo, che vi- i della dissi dell'atroce calunnia, perla qua-
terbesi per zelo della fede callolica erau- le fu obbligato d'astenersi dal far uso del-
si offerti agl'inquisitori dell'eretica pra- la digitila cardinalizia, ma dissi pure che
vità, di procedere con un esercito ostil- si purgò, e riconosciuto innocente venne
mente contro l'eretico Capello b.irone di ripristinalo nel grado. A'20 di tale mese
Ghia, conbollade'i 5 maggio 2601 li rin- colla bolla ExalleL Angelica turba Coe-
graziò ed esortò a punirlo, come fecero loruni , nella chiesa di s. Francesco ca-
co'cellenesij sconfiggendolo in coinijatli- nonizzò .s. Riccardo vescovo di Chiche-
mento. Da Anagni rilornò a Viterbo, pa- sler. Nel declinar di dello anno venne ia

re nell'agosto, e quindi ne partì per Ana- Viterbo un ambasciatore di Michele Pa-


gni. 1261 restituitosi a Viterbo, per
IN'el leologo im[)eratore di Costaalinopoli, a
celebrarvi un concilio generale, che»avea congratularsi con Urbano IV di sua as-
intimato, epaciOcarei veneziani co'geno- sunzione al pontificato. Volendo il Papa
vesi, come si ha dal iXovaes nella Storia reprimereta tracotanza del suddetto Man-
de Pontefici, vi fu colpito dalla morte a' fredi usurpatore del regno di Sicilia, ca-
25 maggio, e venne sepolto nella catte- poparte ghibellino e travagliatore d'Ita-
drale, ignorandosi il luogo preciso, non lia,coatro di lui ptooìulgò la crociata, e
ostante gli scavi fatti. Vacò la s. Sede 3 indusse i francesi a farne parte. Venuti i
mesi e 3 giorni, poiché gli 8 de'9 cardi- crociali io Viterbo, sotto la condona di
nali che allora compouevaao il sagro col* Guido vtfscovo d'A.ux.eire, e di Robeiio
;
-

VI T V 1 T 3 t
7
figlio del enfile di Fiandra ,
foiono da Viterbo, non fidandosi de' romani e te-
Urb'iio IV giaziosameole accolli e Lene- mendo i saraceni di Manfredi, si riliiòia

l'oliatisi nel tenilorio di Taglia-


<leili. Orvieto, ove lo trovo nel Bullariiun da'g
cozzo, e venuti a giornata co'sarsceni as- febbraio 1263 a lutto 1*8 settembre i 264?
soldiiti da Manfredi, ne ol tennero compi- ma disgustato, perchè ilconte di Bisenzo
la vittoria. Questo fatto viene nairatocon uccise Guiscaido di Pietra Santa, pode-
altre circostanze strepitose dal Ciacconio, stà di Viterbo, secondo il Bussi, o gover-
cioè che Manfredi con grosso esercito di natore della provincia come vuole il p.
saracco ijT-olendo invadere i doniinii della Annibali, nel d"ì seguente part"ì per Todi,
s. Sede, e specialmente la provincia dt-l morendo a Deruta a' 2 ottobre, donde
l'atrim ooio, già era passato nel castel di il corpo fu trasportato a Perugia. Ivi e

Arrena diocesi di Spoleto, onde il Fapa non in Viterbo, come pretende Bussi, fu
fece predicare la sagra guerra. Ma Dio eletto il successore Clemente IP' (assen-
che considera sue le cause della Chieda ,
te da' comizi, onde ad evitare l'insidie di
voile debellare nemici di essa colla so-
i Manfredi si portò a Perugia vestito da
la sua onnipotenza. Percivalle d Oria ge- religioso mendicante), a'5 febbi aio 265, 1

nerali^siulo di Manfredi, superbo ed em- atfeima Novaes, aggiungendo che si fece


pio besletnmiatore del Redentore, in sul coronare in Viterbo a'22 di dello mese;
punto d'entrare Patrimonio restò nel , ed altrettanto scrisse D. Vaccolini nella
odosialo col cavallo in un fosso, senza «he biografia di Clemente If-^ ,
presso V y4t~
si potessero trovare loto corpi, inoltre i lum, 81, sebbene constatò la sua
t. 20, p.
Dio incutè t auto spavento all'esercito in- elezione seguita inPerugia.01treaciò,leg-
fedele, che fuggendo senz'ordine pel re- goi)eli9i///rt//f/m,daPerugia emana te l'en-
gno, le truppe pontificie ne fecero grandis- a'22 febbraio, dichia-
ciclica dell'elezione

sima strage; lua fra'ragguardevoli cono rando essere succeduta in Perugia, e le


battenti restali prigioni di Manfredi, vi bolle successive sino e inclusive a'g giu-
fu il Patrimonio Manfredo
rettore del gno ; e portatosi a Viterbo, lai." bolla la
Roberti da Reggio eletto (dire il Bussi) sj)ed'i a'5 agosto, e n'era podestà Monal-
di Verona, liberato poi ad istanza di Cle- do di Pietro Forteguerra, anno in cui i

mente IV. Era allora podestà di Viterbo viterbesi essendo in guerra cogli orvieta-
Aldicherio dell'Isola. Mei seguente 1268 ni fecero tregua dal maggioal giugno del
il Papa fece ledalo del Patrimonio il car- seguente anno. L'unico cardinale da lui
dinal Matteo li osso Orsini ,ea'2 dicem- creato fu Bernardo Aiglerio, promozio-
bre (che vogliono nel 262) pronios-
altri 1 ne che il Bussi assegna falla in Viterbo
se al cardinalato Guglielmo Binyj Si-
: nel » 265. Inoltre egli asserisce che il Pa-
mone Mompizio Martino
o Biion , poi pa dimorando in Viterbo, vi emanò un
ly ; Guido di Borgogna Giordano Pi- ; diplon)a a'7 maggio 1 265; ma, ripelo, Iro-
runto Conti j knmbaUlo Ànuìha leieschi vavasi a Perugia, e vi ritornò come si ha
Matteo Rosso Orsini, che come dissi fece dalla bolla de'28 settembre i265 e suc-
legato. Intanto il Papa ricuperò diverse cessive sino a quellade'i8gennaioi266.
terre nella valle Spoletina, e per evitare Crede che Clemente IV ih Vi-
il Bussi,
i caldi dell'estate passò a stanziare in Mon- leibo ricevesse il giuramento di Carlo I
te Fiascone nei 1262, dalle bolle traen- re di Sicilia, per averlo infeudalo di quel
dosi, che a'3 giugno era in Viterbo, ed regno della s. Sede e dovendo cacciar- ;

a'4 agosto in Monte Fiascone. Ricuperò ne il tiranno Manfredi, volle il Papa che
Mariana e Bisentina, Valenlanoda
l'isole insegna de'suoi guelfi fosse un'Aquila ros-
Pandolfo Capocci nipote del cardinale, e sa, la quale premesse coll'unghie un dra-
Bieda da Pietro de Vico. Rilornalo in gone di color ceruleo; a differenza di quel-
8

3.8 V T I V'iT
Ja da Federico li assegnala a'suoi ghiheìli- altri stali aderenti di Manfredi, previo
tu', consistendo in un'Aquila nera coll'ali giuramento di fedeltà alla s. Sede. Il Vac-
aperte. Certo è che Clemente IV si Ito- colinidopoi meritati elogi aClemenle IV,
•vava in Vileibo nell'agosto 1226, come lamenta di non aver egli accolto il pro-
è manifesto dalla bolla de' 1 3, il Bu^si getto di riforma del Calendario, che l'in-

Continuando a di-
«licerido di altra del 5. glese francescano Ruggero Bacone gli pre-
morare in Vfter|jo,a'26 marzo "267, col- i sentava » il che indicherebbe matico di
la l)olla Exnltatcunitontm fjdeliiini,c\e\- scienze esatte, le quali giovarono
e 3oo
lo stesso giorno, canonizzò solennemente più anni appresso perla correzione Gre-
nella chiesa di s. Maria a Gradi s. Ed- goriana. Ma scegli, come teo'ogi e giu-
'wige duchessa di Polonia. Egualmente reconsulti, avesse avuto matematici in-
tutte le altre sue bolle portano la data torno a sé, quella riforma non si sareb-
di Viterbo. In questa ciUà, riferisce Bus- be per oltre a 3 secoli desiderata!' Cle-
si, morì il cardinal Vannha ongaro, e si mente IV moiì santamente in Viterbo
crede seppellito nella chiesa di s. Fran- a*28 o 29 novembre 268. Descrivendo I

cesco ; ed il Papa vi accolse Enrico figlio la chiesa di Gradi, ove riposa il suo cor-
o fratello del re di Castiglia, da lui fatto po, narrai le questioni sostenute dal ca-
senatore di Roma; e s. Tomaso d'Aqui- pitolo della cattedrale ,
per possederlo.
no, cui commise [ìredicar la pace tra'vi- La Sede Apostolica T^acante si protras-
terbesi e gli orvietani. Clen)enle IV de- se 2 anni, g mesi e 2 giorni, pe' molivi
plorando la ribellione di Corradiiio nipo- narrati in quell'articolo, e in questo supe-
te di Federico il e l'ultimo dt sua stirpe, riormente, ove piue raccontai, con altre
che marciava al ricupero del regno di analoghe notizie, il tragico avvenimen-
Sicilia , come una pecorella che anda- to dell'uccisione d'Enrico figlio del re de'
va alla morte (e diceva ancora la senten- romani e nipote del re d'Inghilterra, al-
za riferita nel voi. LXV,
p.ig3), e per la presenza de're Filippo 111 di Francia
disprczzare le sue ammonizioni, nel dì 1 e Callo I di Sicilia, per opera di Guido di
novembre 1267 lo scomunicò solenne- Monfoit, oltre quanto ora appena vado
mente nella cattedrale. La predizione si ad acceimare. A costringere i cardinali
Bvyerò, come l'altra della vittoria ripor- a procedere all'elezione, s. Bonaventura
tata contro di lui da Carlo i, proclamata consigliò i viterbesi a chiudere le porte
dal Papa rapito in estasi, mentre piedi- della città, ed obbligare i cardinali a riu-
cava nello stesso tempio, il che soleva fa- nirsi insieme nel palazzo edificato per re-
re spesso. Il le. prima di tal vittoria, por- sidenza de' Papi a pubbliche spese ed a
tatosi nel 1267 in Viterbo, ottenne d'es- cura Raniero Gatti, stalo 3 volte ca-
di

ser costituito vicario dell' inipero in Ita- pitano della città, il che fu eseguito 17
lia durante la sua vacanza' o a dir me- oiesi dopo la morte di Clemente IV nel
glio le dispute Cornoya-
di Riccardo di dì della Pentecoste del 1270, sotto la cu-
glia e di Alfonso di Castiglia, ovvero am- stodia di Raniero stesso e del podestà Al-
ministratore per 3 anni di Toscana. Con- berto di Montebono ,
principiando così
tinuavano nel suo pontificato gli eretici l'uso del Conclave. Tale spedienle non
patarini a infestare la provincia, e l'Orioli fu suniciente a determinare i cardinali a
nel Giornale Arcadico, \..\Z'j, p. 260 e por fine alle loro deplorabili discordie ,

seg., ne produsse processi e altre car- i per coi Raniero scoprì il letto del palazzo,
te analoghe. Il Papa inviò a Roma Bar- esponendoli all'intemperie dell'aria, de'
tolomeo Pignatlelli napoletano,incarican- venli e delle piogge, afTmchè si risolves-
dolo della repi es^ione de' faziosi, con fa- sero alla sospirata elezione. Intanto si de-
coltù d'assolvere gii Annibaldeschr e gli ve notare, che Carlo 1 redi Sicilia, qual
V l T V I T 3 1(1

vicario genernle di s. Chiesa in Toscana, Servoritm Dei j e dopo aver celebrala


dimorando in Viterbo, con diploma del in Viterbo con molla magnificenza la fe-

marzo 1271 fece pagare 4ooo oncie d'o- sta di s. Gregorio I Magno. Nel dìseguen-

ro a' suoi nunzi Andrea di Capua e Fi- Iei3 marzo entrò solennemente in Ro-
lippo Minutolo, pel censo dovuto alla s. ma, ove si eseguirono tutte 1' accennate

Sede pel regno suo, da soddisfarsi nella funzioni, errando il Platina e altri ^ nel
\igilia de'ss. Pietro e Paolo , nel luogo dire che coronò in Viterbo. Dissi al-
si

ove risiedeva il Papa o il sagro collegio trove col p. Bonucci '> Dimandato se vo- :

adunalo per eleggerlo. I cardinali ammi- leva esser coronalo in Viterbo, piuttosto
rati dall'eroiche virtù di s. Filippo De- che in Roma, saggiamente rispose. In Ro-
w'zi generale de' servi di Maria, che al- ma fu. che Costantino I imperatore, ca-
lora trovavasi in Viterbo, volevano ele- vandosi di capo l'imperiai diadema, l'of-

varlo al pontificato ; ciò che da lui pe- ferse con religiosa munificenza al Roma-
netratosi, per umiltà credendosi inetto, no Pontefice s. Sih'cstro /, acciocché quel-
rapidamente fuggì ne' boschi del monte lo fosseuno splendido simbolo sì della re-
Tuniato. Vedendo poi Raniero, neppu- gia dignità, sì del dominio temporale de*

re bastevoli i disagi a cui erano esposti Pontefici Romani. Or essendo ciò segui-
i cardinali, ridotti senza tetto, ed il gra- to in Roma, mi conviene altresì in Ro-
vissimo danno che ridondava alia Chie- ma esser fregialo conquesto sagro inco-
sa per la sua vedovanza, onde da per tut- ronamenlo della Chiesa". K minutamen-
to provenivano querele, diminuì talmen- te esibì la descrizione della funzione, e-

te il loro quotidiano villo, che dopo 3 seguita a' 27 marzo, il Cancellieri nella
giorni si risolsero per via di compromes- Storia de' poff^ef^si. Il p. Bonucci non di-
so di venire all'elezione del nuovo Papa, ce che poi tornò a Viterbo, e neppure il

la quale si effettuò il r.° seltembrei27 i, Ferlone, bensì l'afferma proba- il Bussi ;

dopo 16 mesi di chiusura, nella perso- bilmente ciò avvenne nel recarsi ad Or-
na di Teobaldo Visconti, legato in Si- vieto, o nel partire da questo pel f'iag"
ria co'crociati, senza essere cardinale. Ac- gio di Lione. Morendo poi in Arezzo nel
cettalo in Tolemaide o Acri il pontifica- 1276, ivi eletto Innocenzo P a'2 gen- i

to e preso il nome di Gregorio a'26 X , naio, nel recarsi a Roma, ove fu corona-
ottobre, indi si pose in Piaggio, navigò lo a* 22 febbraio, nel transito onorò di
al porto di Brindisi, e per la via di Ca- sua presenza Viterbo. A' io luglio dello
pua pervenne nella provincia del Patri- stesso anno gli successe Adriano '^, il

monio, giuuse a Viterbo a'2 febbraio 272 i quale dopo 4© giorni, dice il Novaes col
secondo il Novaes. Narra però il Bussi, Rinaldi, si portò a Viterbo, per compor-
e lo dissi pure col suo storico p. Bonurci re le vertenze insorte con Rodolfo re de' I

gesuita nel ricordato ai ticolo, che fu in- romani, e Carlo I re di Sicilia, a tale ef-
contralo 6 miglia distante dalla città da' fètto avendo deputato legali a Viterbo i
cardinali e da'[)ielali, da'magislriiti e da cardinali Orsini e Savelli, poi Pnpi, e<l il

quasi lutto il popolo, facendovi il suo so- cardinal Visconti vescovo di Sabina e ni-
lenne ingresso a' 10. Pufleltendo il Papa, pote di Gregorio X. Invece vuole il Bussi,
che il Valicano era da lungo tempo pri- che dopo l'elezione se ne venne subito a
vo del suo Pastoie, a reintegrarne il de Viterbo, con intenzione d'esservi consa-
foio, in esso destinò con^iagrarsi sacer- grato , e ivi chiamò in Italia Rodolfo f,

«lole e Papa, e coronarsi, dopo avera'4 perabbaltere la potenza di Carlo I re di


marzo comoiesso l'inquisizione della vita Sicilia , il quale come senatore di Roma
e niiiacoli di s. Luigi IX , intitolandosi pe'suoi vicari la governava a sua voglia,
«ella bolla, Grigoiiiis eleclus Serviis con mollo disgusto del Papa. Il Ferlone
,

320 V 1 T V I T
dice, Adriano V
recatosi a Viterbo, per que riconol)be la validità dell'ordinalo
essere assai cagionevole nella salute, e dal predecessore Adriano V su di che
,

questa dev'essere stala la ragione che può vediMsi il voi. XV, p. 278. Essendo-
non potè farsi consngrare. Era allora po- si f;Uta fabbricare una bella camera nel
destà Oddone degli Oddi perugino, e nel palazzo pontificio, mentre una notte vi
precedente anno lo era stato Pandolfo dormiva, alt'itnprov viso cadutogli addos-
conte dell'Anguillara. Bramoso di pacifi- so il soflìtlo, fu ritrovato semivivo sotto
care Filippo III re di Francia , con Al- i legni e le pietre ; donde essendo eslrat»
fonso X re di Castiglia, da Viterbo spe- lo, ed avendo ricevuti tutti i ss. Sagra-
dì loro lettere e nunzi, invitandoli a piut- meoli,dopo7 giorni se ne morì a' 19 mag-
armi control saraceni,
tosto unire le loro gio 1277. A memoria dell' infortunio, la

mentreegliconforlandoi cristiani diTerra stanza non fu riedificata, non ostante che


Santa colla speranza certa d'aiuto gran- il palazzo divenisse episcopio. Nella not-
de, mandò denari al patriarca di Gerusa- te in cui avvenne, un minorità dormen-
lemme per fabbricar galee. Si propone- do vide in visione un uomo tutto nero,
va di liberare lo stalo pontificio da* ti- che percuotendo con gran martello il pa-
raunelli che lo dominavano, ed altre co- lazzo, si studiava farlo rovinare. Laonde
Volendo riformare le leggi del
se utili. postosi a gridare, accorsero gli altri frati,
Conclave óì Gregorio X, le rivocò, ma e loro invitò all'orazione per impedirne
morendo in i8 agosto 1276
Viterbo a* ralterramento ; ma tosto soggiunse, il pa-
senz'essere consagralo, si pretese da alcu- lazzo è caduto, e nell'islessaora realmen-
no che la revoca non avesse vigore : cer- te la camera avea rovinato. Così il Bus-
to è che il conclave non ebbe luogo. Fu si. Ma il portoghese suo connaziomile
sepolto in s. Francesco de'minori, al mo- Novaes, sostiene che cessò di vivere a' 16,
do detto descrivendone la chiesa. Di so- sebbene altri pretesero a'i5. Venne de-
pra accennai le opinioni , se gli successe posto nella cattedrale , e sembra il suo
a'5 settembre un Gregorio XI, che mor- sepolcro rinnovato, per vedersene la fi-

to in Viterbo nel dì seguente non è con- gura col triregno, mentre ancora la tia-

tato fra' Papi , e venne sepolto in detta ra non era stala fregiata della 3." coro-
chiesa. Nella sede vacante, narra l'anna- na. Per la elezione del suo successore, nac-
lista lìinaldi, insorse in Viterbo una pe- que discordia tra' 7 ovvero 8 cardi-
ricolosa sommossa ; i cardmali furono nali che componevano il sagro collegio ;
malmenati, e guardati sotto stretta cu- e siccome era sospesa la formazione del
stodia. Ne fu cagione la della sospensio- conclave, essi dopo falli gU scrulinii nel-

ne della bulla, la (juale volendosi da'car- la cattedrale, subilo tornavano alle pro-
dinali pubblicare, i viterbesi a istigazione prie case, onde era difficile che si potes-
d'alcuni prelati e ufliziali della corte ro- sero accordare. Allora i viterbesi chiama-
mana non solo r impedirono, ma mal- rono Carlo I re di Sicilia, qual senatore
menarono l'arcivescovo di Corinto depu- di Roma, acciò colla sua autorità obbli-
tato con altri all'esecuzione. Tuttavia a' gasse i cardinali a rinchiudersi in coa-
1 5 di detto mese in Viterbo fu eletto Gio- clave , siccome fece. Il Rinaldi riferisce
vanni XX delloXXI, coronalo nella cat- derivate discrepanze perchèi cardinali
le

tedrale a'20, dal cardinal Orsini, elicgli francesi e ilaliani,ciascuno voleva un Pa-
successe, lu Viterbo emanò a' 7 oUobre pa di loro nazione, e fomentarsi la divi-
l'enciclica per notificare la sua assunzio- sione per troppa libertà in cui erano;
la

ne al pontificalo, ed a'20 settembre già finché i viterbesinon potendo più lolle-


avea spedita la bolla confermatoria della rare sì lunga e pregiudizievole tardanza
sospensione delle leggi del conclave : duu- li rinchiusero nel palazzo del maestralo
,

VIT VIT 32t


preloriale J
ossia della cHtà. Nolai nel Nicolò III fece confermare da lutti gli
^ol. XV, 278, che la reclusione fu e-
p. Elettori dell' Impero. Ma già i bolognesi
seguita (lue mesi dopo la morte di Gio- aveano mandtiti ambasciatori a Viterbo,
Tanni XXI, nonditneno la sede vBcanle per nuovamente sottomettere la loro cit-
durò 6 mesi e circa 9 giorni. Questa du- tà alla s. Sede ; e con bolla de'22 giugno
rante, cardinali inviarono fr. Martino
i 1278 Nicolò III commise a Gilfredod'A.-
Cusano domenicano a Rodolfo I, per in- nagni suo cappellano, ed a fr. Giovanni

durlo a restituire alla s. Sede le città da Viterbo domenicano, nunzi apostolici,


dell'Esarcatoe della Pentapoli che anda* che ricevessero il giuramento di fedeltà
va occupando. Finalmente a'i5 novem- dal pubblico di Bologna, e dalle città di
bre 1277 fu eletto il romano iVico/ò /// Romagna per deputazione d'altra bolla:
Orsini. Dopo alcuni giorni rec'atosi in Ro- gli originali di esse sono negli archivi di

ma fu ordinalo prete a' 1 8 dicen>hre, con- Viterbo. Ridotto a miglior forma il ca-
«agrato a' 19 ecoronato 3*26. Peròil San- stello di Soriano, edificativi valida rocca
sovino nell' Istoria di casa Orsina, as- e nobil palazzo, Nicolò Ili ne fece dono
serisce la coronazione seguila in Viterbo a'nipoti, mentre assoggettò agli agostinia-
nel giorno di Natale, e ne descrive 1 par- ni di Viterbo la chiesa della ss. Trinità
ticolari della funzione solennissima in- eretta nel bosco del castello, la cui ame-
nanzi alla cattedrale, sur un palco nobi- nità e aria perfetta e fresca si recò a go-
lissimo con suo altare, assistendovi pure dere neir estale 1280. Ivi mori a'22 a-
ia nobiltà romana , ed il re Carlo I. Il gosto, e il corpo fu trasportato al Vati-
Papa era preceduto dal clero in vesti sa- cano. Nel palazzo vescovile del vicino Vi-
gre, colle ss. Reliquie in mano ; e dopo terbo, ove era rimasta la curia romana,
la funzione seguì splendida cavalcata per fu adunato il Conclave, nel quale arti-
la città, egualmente colle ss. Reliquie colo e altrove narrai come i viterbesi ne
ed anco la ss. Eucaristia, incedendo Ni- violarono la libertà. Poiché il suo custo-
colò III sotto baldacchino d'oro, colla tia- de Riccardo Annibaldeschi potente roma-
ra in capo, seguito dal tesoriere, da'chie* no e partigiano di Carlo I, depose a ma-
rici di camera e altri, che gettavano de- no armata il podestà Orsini,; e sdegna-
nari al popolo. Nel 1278 Orso Orsini ni- tisi i cardinali Matteo e GiordanoOrsini,
pote del Papa, da lui fu fatto podestà di nipote e fratello del Papa defunto, di-
Viterbo, nel quale anno Nicolò III vi tor- chiararono apertamente non si procede-
nò e già vi era a' 1 8 luglio, come leggo nel rebbe all'elezione del Pcipa se non si rein-
Biillarium, edivi trovo che a' 3 marzo tegrava nella carica il loro parente. Al-
1280 risiedeva in Orvieto. Ma attesta il lora sedotti da Riccardo, mal-
i viterbesi
Bussi che nel concistoro tenuto in Vi-
, contenti del governo dell'Orsini, suonata
terbo a'3o giugnoi278, Nicolò IH rice- la campana del comune, armati e schia-
vè Goffredo o Corrado preposto di Soli mazzando con esso entrarono nel concla-
nella diocesi di Salisburgo, ambasciatore ve, e di prepotenza sacrilegamente s'im-
di Rodolfo I, il quale in suo nome rico- padronirono de'due cardinali, chiuden-
nobbe i doraiiiii della s. Sede, conferman- doli nello stesso palazzo in dura e custo-
do le donazioni e diplomi degl'imperato- dita prigione, ingiuriando pure altri car-
ri, quelledella contessa Matilde, e cassan- dinali iniquamente, e tuttociò non ostan-
do un certo giuramento di soggezione ul- te d' aver promesso al sagro collegio di
1 impero estorto dal suo cancelliere da rispettarlo. Indi con alcuni patti e con-
varie città di Bologna, Romagna e Ui bi- dizioni liberarono il cardinal Giordano,
no, secondo le lettere imperiali scritte al invece usando inumani e villani tratla-
Papa, e coriispoudeale diploma, il quale meulicolcatdiaai Matteo, vietando a lut-
voL. cu. 21
322 VIT VIT
ti l'accesso a lur, ìnclusivamente al con* abbondanza ma t nobili »i
di ricchezze,
fessole, e per alcuni giorni sotnministraa- resero intolleranti col popolo con anghe-
dogli sol pane e acqua. Era stalo arre- rie, e con appropriarsi l'entrale de' mi-
slato nel conclave anche il b. cardinale gliori feudi. Esasperatoli popolodalla lo-
Latino Frangipane Orsini, ma poco do- ro avidità elesse a gonfaloniere inesser
,

po venne liberalo. E' superfluo il dire Pietro di Valle cavaliere viterbese in-
che gli autori di sì riprovevoli attentati tegerrimo, e ornato di cognizioni e co-
incorsero nella scomunica. Ricordano e raggio. Adunatosi da lui un consiglio
altri afreriiiano il tulio essersi operalo generale, esternò il parere che le tor-
col consenso di Carlo I. In pari tempo gli ri e castelli da' nobili occupali do-si

Orsini di lloma furono obbligati colle vessero restituire alla repubblica, e fu


armi de'parenlidi Riccardo, a ricovrarsi approvata la proposizione. Ma nobili che i

in Paleslrina, fia le stragi e i sanguinosi aveano finto adesione, radunatisi segre-


tumulti del popolo diviso in àue parlili, tamente in s. Maria Nuova, deterniina-
eleggendo per senatore," li A nnibaldeschi, rono uccidere il gonfaloniere, e nel dì se-
Pietro del Conte, gli Orsini, Gentile Or- guente l'assalirono nel palazzo de'conso-
sini. Volendosi dalla fazione di vota a Car- li. Egli subito fece serrare le porte, e si

lo I che Nicolò III avea pri-


re di Sicilia, difese bravamente, finché accorso il po-
valo del senatorato, un cardinal france- polo,tra le grida: Vivati popolo e muoia'
se per Papa, due cardinali Orsini n' e-
i no i lupi, con alla testa il gonfaloniere
reno contrari. Finalmente, dopo tanti pose in fuga nobili. Tornalo il gonfalonie-
i

tumulti e 6 mesi di sede vacante, per l'im- re nel palazzo, licenziò


il popolo, facendovi

potenza de'cardinali Orsini, essendo pre- ascondere 200 animosi e robusti giova-
valsa la fazione francese, a'2 i o 22 feb- ni bene armati nelle stanze sotterranee.
braio) 281, nonostante la sua ripugnan- Gli audaci nobili, vedendo deserta la piaz-
za, restò eletto il francese Martino IV. za del Comune, di nuovo e con furia at-
Giudicando questi, che per la violazione taccarono il palazzo de' consoli, onde le-
del conclave e per le sevizie usate a'due vatasi a rumore popolo corse
la città, il

cardinali Orsini, Viterbo fosse interdet- ad asserragliare le strade che conduce-


ta, partì per Orvieto e ivi si fece corona- vano alla piazza, secondo la ricevuta istru-
re a'23 marzo, mentre esso in Pioma ve- zione. Allora il gonfaloniere fece uscire i

niva eletto a senatore, con facoltà di po- 200 armali, e investendo i nobili co' lo-
ternominare altri a rappresentarlo. Egli ro partigiani, molli ne uccisero, fra 'quali
deputò prima Filippo di Lavena, e poi 28 nobili. Irritalo Pietro di Valle per tan-
Carlo I, allora dimorante in Viterbo, col ta nequizia, determinalo a proseguir l'im-
precedente per vicario. Intanto Giovan- presa, uscì in campagna col gonfalone del
ni Orsini a vendicare gli oltraggi fatti a' popolo e con tutte le milizie, e portatosi
due marciò con
cardinali suoi parenti, ne'caslelli occupali da' nobili, ini 4 mesi
grosso esercito sopra Viterbo , rovinan- ne distrusse e saccheggiò 48, che aveano
done il territorio. Martino IV, che di- fallo resistenza ; altri nobili cedendo bo-
iTtorava a Monte Fiascone, ordinò a Gio- nariamente, non patirono danno , come
vanni di tosto ritirarsi, e fu ubbidito pron- i Gatti, Alessandrini , Tignosi e Monal-
tamente. Restituitosi il Papa a Viterbo, deschi. Quindi il gonfaloniere decretò, che
con pontificia generale assoluzione ne tol- in appresso nessun nobile potesse avere
se l'interdetto incorso, pacificando gli Or- ulljzio o carica nel comune^ e non potes-
sini col popolo, e confermando a Viter- se oltrepassare la selciata di sua piazza
bo gli antichi privilegi, secondo il Core- senza esser chiamalo. Neil 288 trovo pò
tioi. Correndo il 1282 la città fioriva per desia di Viterbo, Riccardo di Tebaldo
i

VI T VI T 323
proconsole romano. Eletto a' 2 aprile la morte di moltissimi soldati , e la pri-

1285 in Perugia Onorio IT , il cardi- gionia di 12 de'loro primari cavalieri, da'


nal Matteo Orsini generosamente impe- viterbesi fatti morire o per isdegno d'es-
trò e ottenne da esso il perdono degli ec- sere sovente provocati e molestati da'ro-
cessi e violenze commesse da'viterbesi nel- mani, o per vendetta della lunga e dura
la sede vacante del propriozio. Ma il Pa- carcerazione fatta da loro subire nel 1228
pa procedendo con severità, non disgiun- ad altrettanticavalieri viterbesi. Tornati
ta da clemenza, decretò con bolla data in romaniaPLomasi prepararono perciò a fie-

Tivoli a'5setteinbre 1285. Primieramente ra guerra, ma preferendo i viterbesi di non


che Riccardo Annibaldi, fautore princi- cimentarsi, inviaronoarabasciatori a Gio-
palissimo di quelle nefandezze, per esse- vanni Colonna senatore di Roma , espo-
re assolto dalla scomunica , Si recasse a nendogli di voler vivere in pace ; questa
piedi nudi e colla corda al collo , dalla gli fu accordata a condizione di pagare
propria casa a quella del cardinale a do- libbre 2^,000 di denari papalini per le
mandargli perdono. Quanfo a Viterbo, spese di guerra. E per gii eredi di cia-
considerando Onorio IV danni da essa i scun cavaliere ucciso , ad ogni famiglia
palili pel lungo tempo da cui soggiace- I eoo libbre di denari papalini, e 1 00 fio-
va all'interdetto, e alle spese, fatiche, an» rini d'oro per compenso del cavallo, ar-
gustie e ansietà eoo molla pazienza tol- mi e altro d'ogni cavaliere; e per essere
lerate da'vilerbesi, contentò d* impor-
si uno di essi della famiglia Orsini, a que-
gli onde prosciogliere la città da sì grave sta 6000 libbre di denari papalini, e 3oo
pena ecclesiastica di demolire una por-
, scudi d'oro pe' cavalli, artni e altro. Più
zione delle mura e delle torri, in capo a 3oo lib-
a 9 gravemente feriti, a ciascuno
due mesi ed a pubbliche spese; di fon- bre di denari papalini. Insomma pagò il
dare in essa nel termine di 4 anni uno ricco comune di Viterbo, per tale vitto-
spedale pe'poveri inferrai colla spesa di ria e pacei4oo fiorini, oltre 44'700 lib-
24)000 libbre di denari papalini, cioè bre di denari papalini. Il trattalo fa sot-
6,oor per anno, e dovesse esser soggetto toscritto nel romano Campidoglio a' 3
a quello di s. Spirito in Sassia di Roma; maggio 1291, da Pietro giudice e sinda-
e che ad arbitrio della s. Sede dovessero co di Viterbo, con molli suoi nobili, do-
i viterbesi esser privi di qualunque giu- po aver fjllo il deposito di dette somme,
risdizione, governo e magistrato, il tulio giurando fedeltà alla Chiesa romana e al
avocando il Papa a sé e alla Sede apostoli- popolo romano, alla presenza degli am-
ca ; riserbandosi altresì di procedere indi- basciatori di Perugia, Orvieto, Spoleto,
vidualmente contro le persone complici di Narni, Rieti e altre città. Temendosi la
tanta empietà contro il Conclave (F.) e vendetta degli Orsini per l'ucciso pareo-
controil Sa^ro Collegio [P^.). Nel multò
1287 te Francesco, il senatore Colonna li

Onorio IV dichiarò suo nipote Luca Sa- di 2000 libbre di denari papalini, se l'a-
velii romano,reltoree capitano del Patri- vessero osato. Mediatori del trattato era-
monio; indi nel 289 trovoMaireo Madri-
1 no stali i cardinali Gaetani poi Bonifacio
sciui da Crescia podestà di Viterbo ; e nel Vili, e Giaoinlo diacono dis. Maria in Via
i29oUodaldodi Monforle rettore del Pa- Lata (ma io credo Jacopo Colonna che al-
trimonio, e Guidoda Cortona podestà del- lora avea quella chiesa). Pretendeva il
la città. In tale anno i romani con pode- senatore anche la demolizione della tor-
roso esercito mossero guerra a' viterbesi, re delle Pietrare e de'muri di piano Sca-
nel luglio e nell'agosto, enei sanguinoso rano, ma non essendo ne'patli, si quietò.
coinbii'liniento , seguito presso le vigne Era allora rettore del Patrimonio Pellc'-
di Viterbo, i romani furono scoufilti,col- griuo di Vauzo cappellano o uditore di
3

3^4 V T I VIT
Bota di Nicolò IV. Nel 1292 fu podestà seguirono infelici tempi tumultuosi, di
Ubaldo de Intermitielii da Lucca , nel fazioni, di guerre, di prepotenze, di u»
I2g3 legalo del Patrirnonio il detto car- surpazioni, di decadenza, e per ultimo il

dinal Gaelani) nel 1295 {jodestà Corra- lungo, grande e \»^\\vae^o\Q Scisma (/^.)
do di Branca da Gubbio. Bonifacio Vili d' Occidente. Imperocché, prevalendo fi-
nel luglio 1296 vietò al comune d'aiuta- nalmente nel conclave di Perugia la parte
realcuni viterbesi, anzi di richiamarli per- francese, dopo 10 mesi e 28 giorni di
cliè uniti a'romani volevano impadronirsi sede vacante, a' 5 giugno i3o5 eletto
del cestello di Palazzola presso Orle; nel Clemente V
francese, senza essere deco-
1 297 1*8 luglio invitò Viterbo il popolo di rato della porpora cardinalizia, ordinò
a unir le sue truppe a quelle della Chiesa al sagro collegio di far Viaggio [F.) in
per r assedio della città di Nepi ; e con Francia, in cui volle rimanere. In quel-
bolla de'19 maggio 299, olire alcuni pri-
I r articolo ulteriormente piansi lo strano
vilegi, concesse a Viterbo potere elegge- provvedimento, le miserie e infiniti mali
re i suoi uHìzìali a suo beneplacito , con che ne derivarono all'Italia e al cristiane-
che terminò il divieto d'OnoriolV, Frat- simo. Peròpotei fondalamentepropugna-
tanto nel 1298 era stalo podestà Massi- re la difesa di Clemente V e del celebre
mo Tolomei da Siena, e nominato Ama- domenicano cardinal di Prato, calunnia-
tore d'Anagni vicario del Patrimonio, e ti finora comunemente di avere coli' in-

rei 1299 Lambertino Pace da Bologna degno Filippo IV il Bello re di Francia,


podestà, cui successe Andrea da Gubbio. pattuita l'esaltazione del primo al pon-
NeliSoo Bonifacio Vili dichiarò legalo con riprovevoli condizioni, fra le
tificato,

del Patrimonio il cardinalTeodorico/?tì!- quali soggiorno del Papa, e della corte


il

nieri orvietano, e anche detto rettore e e curia romana, per dominarli. Nel 1 807
capitano generale dell'armi pontificie, i ebbe Viterbo a podestà Bernardino da
quale donò a Viterbo pe' servizi presta Mecignano; e nel 1809 a tiranno Man-
ti a s. Chiesa la metà della tenuta d
, fredo di Vico, come lo qualifica il Bussi,
Selva d'Oria colle sue pertinenze. Fu di già co'suoi parlalo superiormente. Nel
Tono podestà, nel iBoi Tommaso degi 1 3 IO gli orvietani vennero con fanti e ca-
Oddi perugino, nel 1802 Nino Tolomei valli contro i viterbesi, presero il borgo di
da Siena , e nel i3o4 Stefano Colonna SipiccianOjdel lutto bruciandolo,econdu-
romano. Prima della metà d'aprile il b. Cendo seco o prigioni. Nel 3 o (o meglio
i 1 i

•Benedetto XI partì
da Roma per Viter- neli3i2) l'imperatore Enrico VII recan-
bo, Orvieto e Monte Fiascone ov'era a' dosi a Roma coll'esercito, per esservi coro-
14 ; arrivò verso la fine di detto mese a nato da'caidiuali legati, si fermò alquanto
Perugia, ove gli fu tronca la vita a*6 od in Viterbo, seguendo la funzione a' 29
a'i5 luglioi3o4. giugno 1 1 2, anno in cui era podestà di
Abituala Viterbo e la provincia del ViterboBonuccioMonaldeschi orvietano.
Patrimonio di s. Pietro, a godere la ve- Nel i3i3 successe una gran battaglia in
duta de' Papi, e della corte e curia ro- Orvieto fra' ghibellini e i guelfi, pren-
tnana, e insieme a sperimentarne le be- dendo questi il palazzo del comune, quelli
nefiche e vantaggiose conseguenze, tutto il palazzo papale : in aiuto de' guelfi era-
Cessò dopo tale epoca fino a breve inter- no quelli cacciali da Viterbo e allri luo-
vallo d'Uibano V, e definitivamente al ghi vicini, co' signori di Farnese, in nu-
dicembre iByG, pel deplorabile trasfe- mero di 3oo. ludi a' 20 agosto seguita
rimento della residenza pontificia nel con- altra battaglia, furono rolli
i ghibellini
tado Venaissino{^f''.) e in ^vignone^V,). ed espulsi dalla città, e diroccale molte
Perciò,aj]co per V i lei bo e per la provincia loro torri, essendovi rimasti molti uccisi
V IT VI T 235
d'ambe le parli. Viterbo e Perugia rin- fredodi Vico, ne pe'Farnesl Ira loro guer-
novarono l'alleanza in città della Pieve, reggiaoti pel castello d' Ancarano, e do-
e lo leggo ne' Comentari del Monalda- ver il comune solo dipendere dal rettore
scili. MortoClementeVa'soapiile i3 i4> e dal proprio vescovo, a'quali avea com-
durò la sede vacante 29 mesi e 17 gior- messo aggiustare tali vertenze. Con altra
ni, mentre era vicario generale del Pa- bolla del 9 diretta al comune, ed al ret-

trimonio Bernardo da Cucuiaco nel 3 1 5, i tore e tesoriere della provincia, gli esor-
pel rettore e capitano geoeraledella pro- tò a mantener in essa l'unione e la pace;

vinciaGadardo Saumate arcivescovo d' al qual fine con altra del 1 322 al vesco-

Arles(chiesa cbe Sammartaui gli attri-


i vo Tignosi vicario apostolico (sin dal
buiscono nel t3i8); e non pochi luoghi i3i8 pel riferito nel voi. XCIX, p. 8g,
della provincia si ribellarono alla s. Se- anche di Roma), ed a' priori di s. Angelo
con tutto il suo distretto.
de, oltre Orvieto e di s. Matteo, l'incaricò impedire
dan- i

M'ebbe precipua parte Poncello Orsini, ni che potevano succedere nella provin-
il quale unito a molti de' principali si- cia, prevalendosi delle censure ecclesia*

gnori, e specialmente a' Farnesi, llde- stiche e del braccio secolare; ingiungea-
brandini, Monaldeschi e Fortiguerra, si do a' 4 luglio al capitano della città l'at-
porlo ad assediare IMonle Fiascone ove tenta provvisione di viveri opportuni. E
allora risiedeva il vicario Cucuiaco, eoa siccome i non aver voluto
viterbesi per
grandissimo pericolo di lui e di sua gen^ riconoscere per rettore Guittone, erano
te, quale scomunicò Poncello. Perciò
il stati da esso puniti con sentenza d'inter-

prese le armi i viterbesi, corsero a far detto, il Papa con bolla di detto giorno
levare l'assedio, facendo molta strage de' qe sospese gli effetti, facoltizzando il po-
nemici, e poterono ricuperare alla Chiesa polo ad eleggersi il podestà, avvertendo
vari de' luoghi insorti. Laonde nel se- insieme Guittone a non aggravare di
guente i3i6 il vicario Cucuiaco con di- pesi Viterbo. Intanto la fazione ghibeU
ploma dell'i I marzo, dato nel pontificio lina capitanata nel Patrimonio da'Colon-
palazzo di Viterbo, per memoria e pre- nesi, sovrastava alla guelfa diretta dagli

mio onorifico concesse a Viterbo la sud- Orsini, senza che il Papa per la lontanac-
descritta bandiera pontificia, da usarsi za potesse dargli bastante aiuto. In diver-
anche nel suo esercito e sebbene unito si tetnpi era stata la città signoreggiata da
alle milizie papali, per cui il magistrato vari tiranni, e particolarmente dalle due
di Viterbo venne quasi ad essere Gon- principali famiglie viterbesi di Vico e de'
faloniere o Vessillìfero dis. Chiesa per- Gatti o Brettoni. In quest'epoca poi seb>
petuo, secondo il Bussi; ma il Vessillo bene i migliori cittadini fossero guelfi e
della s. Romana Chiesa (V.), non for- perciò fodeli sudditi di s. Chiesa, la mag-
masi delle sole Chiavi pontifìcie, e qt*este gior parte del popolo minuto era di fa-
furono concesse anche ad altre comuni e zione ghibellina ossia imperiale. Ad ab-
stabilimenti. iSel i3i7 era podestà Bo- batterla nel febbraio i326 si recarono a
scìone daGubbio^ nel i3i8 rettore del Viterbo quantità considerabiledi guelfi, e
Patrimonio Guglielmo Costa canonico pervennero sino alla piazza del Comune;
Tulleiise, nel iS-zo podestà Pietro da I- ma i nobili Silvestro Gatti e Marcuccio
raola, e nel i3-2i rettore del Patrimonio postisi alla testa de' ghibellini vigorosa-
Guittone Farnese vescovo d'Orvieto. A. mente gli obbligarono a partire in furia.
suo tempo e in detto anno Giovanni Parve a Silvestro quella l'occasione d'in-
XX fi coti bolla spedita in Avignone il , ma opponendosi
signorirsi della patria
1." aprile, comandò a' viterbesi che af- Marcuccio, seguì sanguinosa zuffa tra lo-
fatto non dovessero parteggiare per iUau- ro, C09 moliiludine di morti, i cui cada-
3a6 V I T V I T
veri restarono più giorni su detta piazza. nerale, che pose l'assedio a Viterbo. Nau-
Maccliiiiando Silvestro di rendersi sisso- seati i viterbesi della tirannia di Silva-
luto siguore di Viterbo, il vescovo e vi- stro, guidati da Faziolo di Vico naturale
cario apostolico Tignosi io proclamò ri- di Manfredo, insorsero contro di lui, e
Lelle e scomunicò, ma non potè impedi- venne ucciso da Faziolo, aiutato da Sciar-
re che se ne facesse tiranno nello stesso ra Colonna, colla morte di molti altri
iSaG. Lodovico V il Bavaro pretenden- cittadini. Tosto viterbesi aprirono le
i

te all'impero, scismatico ed eretico sco- porte della città al cardinale, il quale col
luunicnto dal Fapa, con grosso esercito vescovo Tignosi e le truppe vi fece il suo
portandosi a Roma
a' 2 gennaio iSay, ingresso, imprigionando subito il Capoc-
e non pare 328, fu ricevuto eoa
nel 1 ci, che da passione dopo pochi giorni fu

somma pompa e onore da Silvestro, pre- tratto al sepolcro, e poscia il Papa con
sentandogli le chiavi della città; Lodo- bolla de' i5 febbraio l33o, che offre il

•vico V in ricambio lo confermò nel do- Bussi, assolse Viterbo dall'interdetto, do-
minio di Viterbo, tua poi, come narrai po aver essa giurato: Di credere quanto
parlando degl'illustri viterbesi^ s'impa- insegna la s. Chiesa. Di ritenere enorme
dronì de'suoi tesori, cioè di 3o,ooo fio- eresia l'asserire over l'impeiatore pode-
rini che teneva nella sagrestia dei frati stà di deporre il Papa, ed eleggerne al-

minori, e col pretesto che volesse conse- ilo. Di sottomettersi a'comaudi della s.
gnar la città a Roberto re di Sicilia, ca- Chiesa, e alle pene che volesse imporre
pode'guelfi, l'imprigionòcoi figlio, e poi per aver aderito a Lodovico e all'anti- V
li rilasciò. IntaLilo risiedendo in Roma il papa, che riprovavano insieme a tutti gli
vescovo Tignosi, s'intruse nella sede di altri scismatici. Di esser fedeli e ubbi-
Viterbo Pandolfo Capocci, nipote del dienti a Giovanni XXII e successori, o-
cardinale, quale amministratore e parti- norati e difesi i loro ufllzioli, e permesso
giano del Bavaro. Avendo questi a' 13 che tutti gli ecclesiastici e dignitari cat-
maggio 1828 fatto eleggere io Roma tolici godessero i benefìzi. Mon ostante
l'antipapa iV^/cofò/^, esso venne in Viter- queste ealtre promesse particolareggiatee
bo a' 5 agosto, col seguilo degli anticar- giurate, non avendo i viterbesi forze da
dinali da lui creati e di molte truppe im- con tra pporreal^ai'a/o e all'antipapa, per
periali. Vi si trattenne più d' un mese, poco tempo soggiacquero di nuovo a lo-
liconosciulo e assistito dal tiranno Silve- ro; e quindi l'antipapa imprigionalo, a*
stro, nel qual tempo fece diverse solenni i4 o 25 agósto i33o, in Avignone fece
funzioni nella caltediale, dichiarò il Ti- solenne abiura. PosciaGiovanni XXII rei-

gnosi decaduto dal vescovato, scomunicò terò a Viterbo la sua assoluzione a'4 ago-
e privò de' benefizi gli ecclesiastici ch'e- sto 333, con bolla diretta a Faziolo, la cui
1

rano Giovanni XXII, e creò ve-


fedeli a ambizione cominciò a fargli tiranneggiar
scovo e anticardinale il Capocci, fuggen- la patria. Wello stesso anno il Papa no-

do poi a Pisa. Restando il Capocci in minò rettore della provincia Andrea Or-
Viterbo ad esercitare l'usurpala dignità, sini nipote del cardinale, e do[)0 di lui
di lutto sdegnato Giovanni XXII, nuo- Filippo di Combelaco canonico Vatica-
vamente scomunicò Lodovico V, e con no. Nel seguente i334 fu podestà Anto-
lui l'antipapa, Silvestro Gatti e il pseudo nio Manassti da Terni; e nel i336 ret-

Capocci, sottoponendo Viterbo al gene- tore del Patrimonio per Bencdetlo XII
rale interdetto. Di ciò non contento, il Ugone di Rogerio o Augeri canonico di

Papa nel 1 829 inviò nella provincia un JNarbona. Frattanto Faziolo di Vico ili-

esercito sotlu il comando del cardinal vcniitfi apertaniente tiranno della pati i<i,

Gio. Gaelauo Onini legalo e capitan ge- nel i338fu Irucida'O da Gicvauui II
VIT VIT 327
di Vico prefello di Roma, che il Bussi di sua assenza e della confusione della
crede nalo da uno stesso padre, ludispel- città, nel i347 insorse in Roma (^.) il

tito Lodovico V, perchè il l*apa Bene- famoso eloquente agitatore Cola di Rien-
detto XII nel 33f) avea nominati diversi
i zo, di cui anche ne' voi. LXXIII, p. 3o3,
ricari dell' fin[)ero (^.), durante la sua LXXVI, p. 172, proclamando il ristabi-
vacanza, anch'egli circa il i343 volle de* limento della repubblica, di cui il popo-
puturue De' dominii delia Chiesa, colla lo lo dichiarò tribuno e liberatore. Scris-
pretensione che quasi tutte le terre d'I- se a'potentati e alle principali città d'I-
talia appartenessero air impero, e li re- lalia, il Bussi recitando la lettera indiriz-
gistrai nel voi. XCIX, p. i I I, fra'quali il zata a Viterbo a' 24 "i^oS'^- Narrala
suddetto Giovanni II di Vico per Viterbo. enfaticamente l'assunzione sua al tribu-
Questi insignito della prefettura romana, oalo,con autorità di procedere a riforme,
seppe cos'i bene profittarne, che a poco a esposte le deplorabili condizioni iu cui
poco si fece signore non solo di Viterbo, era caduta Roma, a provvedere a'bisogni
uia eziandio d'altre città e luoghi della della romana provincia, l'invilo a man«
provincia, ricordati più sopra parlando dare due sindaci e ambasciatori, ed un
di lui, e persino fabbricala una fortezza giudice, per intervenire al generale parla-
in Vetralla. Imparo dal Borgia, Memo- mento. Volendo poi il tribuno, che tulli
rie di Benevento, t, 3, p. 295, che avendo i tiranni occupatori delle terre di s. Chie-
concesso a quella città di poter appella- sa gli prestassero ubbidienza e gli pagas-
re dal loro rettore alla s. Sede, e riuscen- sero il tributo, il solo Giovanni 11 di Vico
do di grave incomodo, per la residenza tiranno di Viterbo si ricusò; onde Cola
papale in Avignone, ordinò a' 1 5 settem- di Rienzo in pubblico parlamento lo pri-
bre i34o al rettore del Matrimonio di s. vò della prefettura di Roma, dichiarò
Pietro di ricevere tali appellazioni a no- uccisore del suo fratello bastardo Faziolo,
me del Papa, restando libero però a'be- uomo ingiusto e fazioso, occupalore degli
ueventaui di ricorrere a quello. 11 Papa slati di s. Chiesa e di rocca Rispampani. A.
Clemente VI^ avendo fatto rettore del ridurlo al dovere coli' armi, adunò uà
Patrimonio Bernardo dal Lago vescovo grosso esercito dicornetani, perugini, to-
di Viterbo nel' i344) o^l seguente impo- dini, narnesie di molti baroni romani, e
se air Orsini venditore del suolo ov'era ne die' il comando a Cola Orsini. Questi
stata eretta la fortezza, di rescinder il eoo* espugnata Vetralla, assediò Viterbo: al-
tratto, e nel 1 346 esortò ì viterbesi a lora di Vico si sottomise, consegnò Ri-
costantemente aiutare il detto rettore, ed spampani, e venne reintegrato nella pre-
a fuggir la pratica dello scomunicato in- fettura. Volendo poi il tribuno guerreg-
vasore Giovanni II di Vico e suoi fratel- giare Colonnesi, invitò Giovanni II a re-
i

li, non che di Corrado Monaideschi da cargli soccorsi di armati e di viveri, sic-
Orvieto, quali ribelli di s. Chiesa. Indi il come esegui. Ma essendo a pranzo col
Papa nel 1 346 nominò commissario apo- tribuno, questi per sospetto l'imprigionò,
stolico della provincia del Patrimonio indi rilasciatolo ritenne il figlio Francesco
il cardinal Bertrando di Deiicio. Quan- in ostaggio. Intanto essendosi accorto il

do fu assunto al pontificato Clemente VI, tribuno che tramava contro la propria


si

i romani gli mandarono ambasciatori in vita, fuggì da Roma nel dicembre dello
Avignone fra'quali primeggiò Francesco
^ stesso 1347, e così Giovanni 11 liberato
di Vico figlio di Giovanni II, per invi- da ogni apprensione si ralferniò nella ti-
tarlo a venire a Roma sua propria sede, rannia di Viterbo, soslenuto dagli Orsi-
ma ricusò di farlo per le ragioni dette a ni.In tempo di sua prigionia, i viterbe-
quegli articoli j luoudc dipoi profittando si, sdegnali de' prepoleuti faziouari del
328 V T I V IT
tribuno, erano insorti, uccidendo 11 de' de' mali avvenuti per sua cagione, vlce-
principali. Facendo Clemente VI ceie- versa qual ribelle gli dichiarava guerra.
Inare in Roma il Giubileo dell* Anno Respinse l'orgoglioso tali proposizioni, le-
Santo I 35o, fu cosi immensa la molti- sive al suo decoro, per altro non ricusan-
tudine de'pellegrini passata per Viterbo, do pacificarsi col Papa, a condizioni che
che vi lasciarono molto denaro. Vi si fer- il cardinale giudicò ingiuste, e si propose
marono i Forliguerra di Cortona, riz- a miglior stagione fargli guerra. Entrato
zando un palazzo presso s. Nicola, e quin- nel Patrimonio, il cardinale trovò, che
di vennero chiamati da' viterbesi i guelfi soltantoMonte Fiascone, Acquapendente
di s. Nicola, perchè la città, per istrane eBolsenasi teuevano all'ubbidienza deU
contingenze, non poteva fare a menod'es- la Chiesa; e tutte le altre città, terre e ca-
ser ghibellina, come osserva il Bussi. Non stella erano occupate dui di Vico; oltre
cessando il di Vico di mostrarsi nemico le quali dominava Orvieto, Amelia, Mar-
a Clemente VI, iSSa molti guelfi si
nel ni e Terni, ed altri luoghi considerevoli.
ribellarono, ma egli colle armi li debellò, Prima di marciare contro di lui, lo chia-
e per avvilirli fece troncar il capo a 4 ec- raò in Monte Fiascone. Siccome Giovan-
clesiastici, e poi ad altri 3 in certo molo ni li faciluienle prometteva e poi non os-
iusurrezionale/mcorrendo nella scorounU servava, sottoscrisse i capitoli proposti dal
ca. Divenuto Papa Innocenzo VI si pro- cardiuale, ma tornato a Viterbo, non
pose di virilmente frenare Tollracotanza volle più. stare al concordato, esprimen-
de' signorotti e tirannetti , usurpatori dosi oltraggiosamente, non aver timore
delle terre di s. Chiesa, e queste ricupe^ dell'esercito, e che suoi ragazzi bastava-
i

rare al suo dominio. Ne affidò la missione no a far stare a dovere tutti preti del car- i

con esercito nel i353 al cardinale Egi- dinale. Questi però, unita alle sue milizie
dio Albornoz, che celebrai in tanti luo- la lega Toscana de' fiorentini, sanesi e
ghi, dichiarandolo legato, vicario e capi- perugini, con formidabile esercito, secon-
tan generale con piena autorità, e Jo fecs do il Coretiui, l'assediò in Orvieto e lo
accompagnare dai famoso Cola di Kienzo, ridusse all'ubbidienza, vietando a lui e
cavandolo dal carcere d'Avìgnone^il qua- sua famiglia per la anni d'accostarsi a
le prometteva di restituir la calma a Ro- Viterbo e nel suo contado. Invece narra
ma agitata dalle fazioni; onde giunto a il Bussi. Le milizie del cardinale devasta-
Monte Fiascoue a' 28 agosto lo dichiarò to il territorio di Viterbo, pe' clamori
senatore di Roma, nella quale fecero l'in- de' viterbesi che l'odiavano, temendo
gresso circa il 4 novembre ( il senatore Giovanni il che non lo dessero nelle ma-
rendendovi severa giustizia contro i prin- ni de'«uoi nemici, fu costretto umiliarsi
cipali domicelli, ma gravando il popolo all'ubbidienza della Chiesa, restituendole
d'imposte per mantenere gli armati da lui le usurpate Viterbo, Toscanella, Orvie-
assoldati, venne trucidato nel settembre o to, Canino, Marta ed altri moltissimi luo-
ottobre i354). Allora lo stalo pontificio ghi; ritenendosi Cornelo, Civitavecchia,
in Italia era scompartito in 6 provincic: Rispampaui e altri Scastelli. Ma pocodopo
Patrimonio di s. Pietro, Marca d'Ancona, Giordano Orsini, uno de' capitani della
ducalo di Spoleto, Romagna, che com- Chiesa, Cornefo, di cui era stato
gli tolse

prendeva il Monte Feltro e la Massa Tra- fatto vicario temporale per 12 anni, e
balia. Campagna e Maremma. Quando inutilmente si querelò, perchè il Papa
il cardinale giunse in Firenze, spedi am- non volle ppro vare la concessione. Il car-
fi

basciatori a Giovanni li di Vico, invitan- dinale si giustificò, con iscrivere al Papa


dolo a restituire l'occupato alla Chiesa, aver ciò concesso per allettare gli altri

promettendogli perdono e l'assoluzione tiranni alla sommissione; e nou averlo


VIT 'V I T 329
£iUo morire per sua parentela che
l'estesa suoi predecessori, di venire a risiedere io
dominava 3o notabili terre. 11 cardinale Viterbo. Rispose il Papa, che di buon a-

per assicurare Viterbo contro le mene nimo ne avrebbe esauditi i loro desiderii.

d'altri tiranni, presso la porta di s. Lucia Infatti partì da Avignone a' 3o aprile

fece fabbricare validissima rocca ,


aven- 1367, dopo aver disposto che la giudica-
done egli gittata la i." pietra a'26 luglio tura delle cause della curia romana ivi
>i356j e da essa esiliò alcuni fazionari, continuasse sino a' io del seguente mag-
per la quiete della città, al rimanente gio, passato il qual giorno s'intendesse
de' cittadini benignamente perdonando trasferita immediatamente in Viterbo; per
ogni reità. Ricliiamò in essa gli esiliali cui se fosse morto trascorso il detto di ia

dal tiranno, e provvide alle magistratu- viaggio, in Viterbo si dovesse procedere


re pel buon governo, e che sempre vi do- all'elezione del successore. Indi con Piag-
vesserò essere 3oo soldati. Nel 1 356 trovo gio marittimo approdò a Cornelo con 7
podestà ser Francesco di s. Quirico, e poi cardinali a'3 o a'4 giugno, incontrato dal
Freducciolo Ugolini de'signori d'Alvia- cardinal Albornoz e da'priniari di Roma
no: rettore della provincia Giordano Or- e dello stato, con quelle solenni dimo-
sini, a cui ordinò Innocenzo VI a'4 mag- strazioni di pompa e di ossequio prodot-
gio, di guerreggiare co' viterbesi il di te dal Cancellieri nella Storia de pos-
Vico, se macchinava sollevazioni. Nel sessi. Alloggiò nel convento de' minori,
1357 fu fatto rettore Aodoino Bocca e vi celebrò la messa solenne di Pente-
abbate cluniacense,indi cardinale e legato. coste. Poscia fra gli applausi, direttamen-
]Nello stesso anno il cardinal Albornoz, te per evitare i caldi dell'estate di Roma,
trovandosi iu Cesena^ a reprimere le fa- a' 9 si portò in Viterbo, entrando per la
zioni guelfa egtiibellina di Viterbo, proi- porta di Scartano, accollo con grande
bì severamente a tutti, sotto pena di con- allegrezza, e ne' 4 mesi che vi si fermò,
fisca de'beni e di perpetuo esilio, di non si può dire, che tutti i magistrati, la pre-
più pronunziarsi il loro nome, uè in pub- latura e le città d'Italia si recassero a
blico e uè in privato, tutti dovendosi ri- mandassero a fargli omaggio e felicitarlo
conoscere figli e sudditi della s. Roma- del suo sospirato arrivo. Risiedendo Ur-
na Chiesa loro madre. Registra il Bussi bano V Giovanni Co-
in Viterbo, il b.
Del1 358, vicario generale ilcardinal Gio- lombino, che co'suoi Gesuati l'avea fe-
vanni vescovo di Sabina; ma allora n'era steggialo nello sbarcoa Corneto con plau-
vescovo il cardinal Albornoz, e l'attesta lo si, rami e ghirlande d'ulivo, si difese dal-

Sperandio nella Sabina sacra. Nel 35g i le accuse contro l'ordine da lui fondato,

rettore Biagio Geniinelli vescovo di Chiu- co' strepitosi miracoli che Dio operò per
si; podestàRaimondo Tolomei sanese.Nel illustrarlo, ed il Papa a'24 g'ugi'O, do-
i363 vicario generale Giorgio vescovo. pò il solenne pontifìcale, nella cattedra-
Tramando nel i365 Giovanni II di Vi- le l'ammise co' suoi compagni alla solen-
co il riacquisto di Viterbo, Giordano Or- ne professione (altri dissero in Toscanella)
sini dopo averlo sconfitto collii forza del- approvandone l'istituto. Essendo e*si ve-
l'armi, da' viteil>esi gli fece bruciare il stili d'abiti laceri. Urbano V avea fatto
castello di Vico. Intanto il nuovo Pupa fare 60 tonache e allrellanli cappucci,
Urbano /^, riguardando la suprema di- che loro impose; ed il cardinal Grimoaldt
gnità pontifìcia come esiliata al di là de' suo fratello, a proprie spese provvide d'a-
monti, dimoranJo in Avignone, si divul- bili i gesuati assenti. Ivi il i^opa consagiò
gò che pensava lra>ferirsiiu Italia. I con- Birgero arcivescovo d Upsal. Il granile e
soli di Vitti bo gli spedirono ambasciato- beiieinerenlissimucardiiialAlbornoz,(Jesi-
li, supplicaadolu ad imitaziuue di tuo li deroso di ritirarsi a vita più quieta, era
33o V I T VI T
venuto Viterbo a rassegnare la sua le-
in opportuna occasione per danneggiare ì
gazione, amministiata replicatainente per guelfi e il Papa. Pertanto a loro istiga-
tanti anni, anco perchè il Papa ad istiga- zione la pugna si fece generale, e conti-
zione d'alcuni cardinali voleva gli ren- nuò morte di molti,
nel dì seguente, colia
desse conto delle rendile e delle somme anche servi di cardinali; poiché infuriato
ricevute. A tale desiderio, il maguaniiuo il popolo commise deplorabili eccessi, as-

porporato sopralFalto di sorpresa, corri- sediando le case de' cardinali, tra una
spose col presentare a Urbano V le chia- grandine di sassi e frezze, e bruciando le
vi di tutte le città e fortezze da lui ricu- porte della chiesa di s. Sisto per penetra-
perate, essendo in tanta quantità da for- re nelle stanze d'uno di essi. Non riuscen-
0)arne un grosso carro. A tale vista, preso do al vescovo, al rettore, a'consoli e altri
di meraviglia il Pontefice, disse al car- distmti cittadini frenare il tumulto, con-
dinale: IN'oi confessiamo non essere stata dussero i cardinali alla rinfusa a salva-
grande la spesa, con cui tu hai acquista- mento nella Rocca ove risiedeva il Papa;
ta per noi tanta roba alla Chiesa; ood'è il quale per sì fiero scompiglio fece venire
che vivamente ne rendiamo grazie alia a Viterbo molte squadiedisoldali sulrini,
tua economia. A' 24 ag^^*'^ '' cardinale montefiafconesi, orlani, todini e soriane-
mancò di vita in Viterbo(il Monaldeschi si, con determinazione di farla spianare
inesattamente lasciò morto
scritto, esser da'fondamenti; il che sarebbe certamen-
dopoché il Papa era andato a Roma), con te seguito, se alcuni cardinali non aves-
tanto dolore del Papa che per due giorni sero interposto calde pregliiere, e se 5 de*
niunoammiseall'udienza; e a distinguer- principali ciltaduii non si fossero studia-
ne gli eminenti meriti, concesse plenaria ti di placarlo, recandosi a'suoi piedi col-
reaiissione di colpa e di pena a tutti quel- la corda al collo e con somma luniliazio-
li che da Asìsi, ovefu trasferito l'illustre ne. Sentendo essi dal Papa che onnina-
cadavere, sino alla metropolitana di To- mente voleva puniti i rei, prese le armi,
ledo (sua antica chiesa, e perciò in quel- e uniti alle genti pontificie, si recarono
l'articolo riparlai di i\ glorioso princi- alla piazza diScarlano, ed atterrato il
pe) per un tratto ne avessero trasportato fonte,bruciarono le case di que'che avea-
la bara, come avessero visitate le basili- no cominciata la rissa. Inoltre il cardina-
che de'ss. Pietro e Paolo, lo Viterbo l'ul- le Marco da Viterbo, a sottrarre la patria
timo di luglio Urbano V avea fallo lega dal minaccialo eccidio, persuase i concit-
coU'imperalore Carlo IV, e altri princi- tadini a portare tutte le loro armi nella
pi, per reprimere i Visconti e altri tiran- Piocca al Papa, il cui risentimento miti-
ni che rimanevano in Italia. Nel giorno gatosi, ordinòla processurade'delinquen-
poi C^^^ settembre dello stesso 367, di- i li, e tra' più colpevoli ne furono impic-
morando ancora il Papa in Viterbo, sol- cati IO, ed ordinò ancora la demolizione
levossi tale tumulto,che poco mancò noo delle torri e delle mura. Cominciandosi
ne seguisse il totale eslerminio della cit- l'atterramento, i com-
cardinali e prelati
tà. Derivò il trambusto da questione in- mossi dalla costernazione de' viterbesi e
sorta nella piazza del piano di Scariano, dal piantodeiledonne,implorarono la cle-
tra alcuni viterbesi ghibellini, ed fami- i menza d'Urbano V, rappresentando le be-
gli del Maresciallo del Papa, per lavare nemerenze della città [ter l'assediodi Fe-
un piccolo cane nella fontana, e dulie pa- derico li e per gli aiuti dati al cardinal
role si passò alle armi. Alla fazione ghi- Albornoz. il Papa ne restò persuaso, fece
non ispenta n>ai in Viterbo, co-
bellina, cassare i processi, rivocò l'interdetto sen-
mechè precipuamente alimentata da'no- tenziato contro la città e suo distretto e
bill Galli, Alessaudriui e Fajaui, scoibi ò rSollubiecoii bolla esposta dal Bus$i;US-
V 1 T VIT 33 1

solse il popolo da' delitti commessi, libe- ca a' 28, nella nuilà mese il
del quale
rando i prigioni e invitando i fuggili al ri- Papa erasi restiliiìto in Roma, dopo aver
torno: di piti ordinò poi, essendo in Roma, fatto alcune concessioni a Viterbo. In ta-

la restituzione delle armi, e la riedificazio- le anno eia rettole e capitano della pro-
oe della fontana. Scrissero il Manente e il vincia Giordano Orsini, e dopo ne fu le-
p. Annibali, che il tumulto avvenne nel galo il cardinal Egidio Aissidiiii o Ai-
i3G8 per opera de'Gatlescbi e altri ghi- scelin. Nel 1370 il Papa uscì da Roma
bellini, a istigazione de' di Vico; che il a' 7 aprile e pervenne a Viterbo a' itj,
1

Papa fuggì nella Rocca, dove accorso Ni- con gran numero d'armali per la guer-
colò Farnese con altri, il Papa fu libera- ra che faceva al prefetto di Vico, proba-
lo e andò a Monte Fiascone. rSel cjual in- bilmente Pietro III, e nel dì seguente
contro dichiararono a difesa d'Urbano
si mandò ad assediare Vetralla. Passato a
V, oltre altre terre. Monte Fiascone, Da- Monte Fiascone, ne parli a'26 agosto, e
gnorea, Vetralla, Cornelo, ed Orvieto, imbarcatosi il 5 seltea»bre in Cornelo,
la quale, al dir di Monaldeschi, nel con- veleggiò per Avignone, con universale af-
sigliogenerale già aveva riconosciuta la flizione. Non andò guari, che morto Ur-
perpetua signoria del Papa e della Chie- bano V, in Avignone gli successe Gre-
sa, senz' alcuna riserva di libertà, go« gorio XI propenso a restituire stabil-
duta precedentemente, anco per privile^ n>eiite la papale residenza a Roma. Nel
gi pontificii. Urbano Y dopo avere rice- 37 I fu podestà di Viterbo Bernardo di
I

•vulo in Viterbo gli ossequi del patriarca Melignano, e nel 1372 Nicola da Sasso-
di Costantinopoli, per parte dell'impera- ferraio alias Sipontino: nel 1374 vicario
tore che si proponeva ripeterli in perso- generale della provincia, Gerardo abbate
na, e di Amedeo VI conte di Savoia, se- di I\lonte Maggiore. Divenuto nel i375
guito da questo parti a' i 3 per Roma, prefetto di Roma il sunnominato Fran-
facendovi il solenne ingresso a*j6, a ca- cesco di Vico, mentre come narra il Bor-
\alIo,addestrato dal conte e da altri prin- gia erasi ribellala Viteibo a snggeslione
cipi, ricevuto con incontro trionfante e della libertà proclamata (in dal 1371 da'
lietissimo. Nel seguente i368 volendo fiorentini, olire Monte Fiascone, Civita-
prevenire i caldi di Roma, ne partì l'i i vecchia e altre città; Francesco volle pro-
maggio per Viterbo, ove accolse e con- fittarne, e accompagnalo da Gio. Batti-
vitò l'imperatore Carlo IV, ed a'i3 pas- sta suo fratello travestito (dal Borgia con-
sò a Monte Fiascone ed ivi rimase, ri- fuso con Francesco), eulrò di nascosto in
passando poi per Viteibo nel ritorno a Viterbo, a' 18 novembre, e postosi in ar-
Roma. Nel iSGg, egualmente per evita- me nel dì seguente con 5o partigiani si
re i caldi. Urbano V per Vileibo tornò recò sulla piazza del Comune, gridando :

a Monte Fiascone, da dove a' 27 aprile Vh'a il popolo, da cui fu applaudito.


concesse indulgenze a quelli che avessero Conviene sapere, che dal 1371 era teso-
contribuito al restauro della cattedrale di riere delia provincia del Patrimonio il
Viterbo, in cui recandosi, era inseguito si- nobile viterbese Angelo Tavernino som-
no alle porte da'perugini cui guerreggia- mamente avido di denaro e usuraio ra-
va. Indi vieppiù restò profondumentead- pace a segno che scopriva le case e rom-
dolorato pei- la strage che anche in essa vi peva le porte a' debitori di sue esorbi-
fece la peste, e del contagio morirono in tanti usure, olire altre soverchierie, pro-
Viterbo seguenti 5 cardinali. 11 cittadi-
i lette dal vicario Gerardo. Non volendo
no IMarco a'3 settembre, Stefano Alberti più i vilerbesi tollerare tante avanie, si

a'28, Guglielmo Agrifoglio a'4 ottobre, sottrassero all' ubbidienza della Chiesa,
Arnaldo Uertraud a'6, e Audroiuo Hoc- e si diedero al tiranno Francesco. Questi
5

332 ?IT VIT


presa a viva forza la Rocca, fìe cacciò il terbo, insieme a Celleno. Divenuto Fran»
presitlio, e coi tesoriere, anclie il vicario cescopotente, preferìGregorioXIdi veni-|
apostolico; bruciò la casa de' malefìii, e recon lui a patti; e in conseguenza de'pa-
cella piazza del Comune le costituzioni cifici accordi, il Papa assolse Viterbo dal-
papali. Tale insurrezione provocò 1' in- l'interdetto, in cui giaceva per la sua ri-
gleseGiovanni Aucutocapitanonellapro- concedendo di potersi nuova*
bellione,
viiicia delle truppe ponlidcie, a portarsi mente celebrare le messe e gli altri uffizi
in Viterbo a' 24 dello slesso novembre, divini, e dalla casa di Francesco dicendo
e bruciata la porta di s. Lucia vi entrò compartire al popolo lasolenne benedi-
con Sooo uomini a cavallo, ma trovò rione papale da un cardinale invialo da
tutta la piazza della Rocca piena di tri- Roma. Di più il Papa gli battezzò io Ilo-
boli e di bombarde. Venuto tosto a bat- ma una figlia, e col suo nome di Grego*
tiiglia, dopo lungo e sanguinoso conflitto, ria. E siccome poco dopo i romani ri-
con gravi perdile fu obbligalo ritirarsi e masero mal soddisfatti di Francesco, rein-
abbandonare anco il territorio. Ottenuta tegrato nella prefettura, lo fecero dipin-
tale vittoria, stabilitosi Francesco nel do- gere sulla porta di Campidoglio colla le-
Djiuio di Viterbo, molte altre terre si ri- sta all' ingiù ( ignominia praticata anco
bellarono alla Chiesa e a lui si soggetta- con altri riferiti a'Ioro luoghi, come nel
rono. Quindi Francescoa'22 giugnoi SyG vol.XX.XII, 4i)» egli se ne querelò col
p.
fece incontrare presso Capranica le gen- Papa. Morto questo nel «378, gli sue-
ti inviate dalla regina Giovanna I, co- cesse Urbano f'I, il quale per non aver
mandale dal conte d'Altavilla, e restaro- volato ratificare le concessioni dal pre-
no vinte, lasciando i5o prigionieri, oltre decessore fatte a Francesco, questo ne
i cavalli e altro. Intanto Gregorio XI a concepì tanto sdegno da mostrarsi aper»
far cessare il languore in cui era caduta tamente suo fiero nemico, tosto seguen-
la Chiesa Romana, e raffrenare tiran- i do il parlilo dell'antipapa C/e/«en<e VIT^
netti ch'erano tornati ad usurparci di lei autore del grande scisma d'Occidente ed ;

domiiiii, con plauso universale partì d'A- occupò qnindidi versi luoghi del Patrimo-
vignone, e con Fiag°io marittimo a' nio, tranne quelli che si mantennero oel-
dicembre iSyG prese terra allo scalo di l'ubbidienzad'Urbano VI. Altrettanto fa*
Corneto, o nel prossimo porlo di Civita- cendo in Viterbo moltissime persone, mal
vecchia secondo l'Annovazzi, e pel Teve- solFcrendo la tirannia di Francesco, ar-
re a' 17 gennaio iSyy fece il suo glorio- mala mano si sollevarono contro di lui ;

80 ingresso nell'esultante Roma. Molle ma vennero in gran numero ini-


disfalle,
ciltà e terre ribelli promisero di sotto- prigionale, altre fuggendo dalla città. In-
mettersi, ma Viterbo restò nell'insurre- di Francesco inviò a Urbano VI 4 3°*'
zione; anzi Francesco reso più ambizioso basciatori ; appena giunti in Roma furo-
da'suoi successi, prelese impadronirsi di no chiusi in carcere e ritenuti 5 mesi.
Monte Fiascone, Vitorchiano, Ronciglio- Quando poi il Papa mandò per suo ara-
ne, Cornelo.Bracciano, Palazzolo e di al- bdsciature il viterbese Mastro a France-
tri multissimi luoghi. Quelli che poterò- sco, «presti per vendetta lo fece impicca-
no resistergli, furono costretti a vedere re, cou altri degl'insorti. In quest'infelici

inleramenledevastatiiloro terntorii,mag- tempi si segnalò ToscanelIa,l3 quale per-


sinje solFrirono que' di Monte Fiascone sevcrando neh' ubbidienza alla Chiesa,
e Viloichiano, usando Francesco in que- ma temendo i gravi danni che poteva
si imprese le bombarde. E siccome Mou- recarle Francesco che 1' assediava col-
le Fiascone patì estremi danni, incompen- l'esercito, finsero alcuni cittadini di vo-
so il Ptipa gli assegnò alcUoi luoghi di Vi- leila couse^are a lui a liailiaiento ; laou-
T

VIT V ! 333
de avendo illiranno marciato denlro par- prese e saccheggiò Kepi. Ridotta Viterbo
ie ài sue squadre, investite dal popolo, ad estrema miseria, il tiranno vi fece bat-
restarono prigioni o uccisi, e fra questi 3 tere nel i386 gran quantità di moneta,
nobili. Avea Gregorio XI per sottomet- in bolognini da due soldi é in quarti bo-

tere le città ribelli assoldato 6000 bre- Icgnini. Nello stesso Urbano VI dichiara-
toni a cavallo, i quali datisi all'antipapa, to vicario generale del Patrimonio ecapi-
favorirono pure Francesco come uno de' tano delle milizie il cardinal Tommaso
loro maggiori aderenti. Un loro distac- Orsini, non senza molto combattere ricu-
camento nel gennaio 1379 fece notabili però Monte Fiascone. Di che atterrili i

scoritriesni territorii di Corneto edi Ro- viterbesi, e trovandosi sommamente an-


ma, e portarono a Viterbo le prede ed gustiati dalla tirannia di Francesco, a' 6
i prigioni. Fu in quell'anno che a Viter- maggio 387 cominciarono a sollevarsi
1 ;

bo s'introdussero le carte da giuoco chia- e benché per allora riuscì a Francesco di


male Naib, e deiivanti da Seracinìa co- : sottometterli, il giorno 8 fu tale la solle-

sì il Urba-
cronista Covelluzzo. Ijianioso vazione, che sbigottito corse a nascon-
no VI d'umiliare il tiranno Francesco dersi in una casa presso s. Biagio. En-
di Vico, e di ricuperare alla Chiesa il da trato poc' anzi nella città il nobile An-
luì ingiustamente occupato, mandò a'23 gelo Tignosini, di»oto al Papa, sotto la
giugno di detto anno un esercito consi- sua condotta il popolo, dopo di aver a
derabile nel territorio di Viterbo, deso- gran fatica sconfìtto le sue squadre, as-
landolo tutto ne' Sy giorni di sua per- salì quell'abitazione, ove Angelo uccise
manenza. Avendo il Papa ridotto a nio- il tiranno, il cui cadavere a furia di popo-
nela molti arredi sagri pel manleniraen- lo fu trascinalo ignominiosamente nella
lo delle milizie, Francesco dal canto suo piazza del Comune, donde nella sera fu
tostrinse il clero di Viterbo a contribuir- portato nell'orto del convento di s. Fran-
gli DOGO fiorini d'oro. Uscito quindi in cesco, e poi forse nella chiesa di Gradi
campagna coli'esercito, devastò i territo- nella tomba gentilizia; ma è incerto s'eb-
rii de'Iuoghi fedeli alla Chiesa, cfjme di be sepoltura ecclesiastica, siccome piìl
Bonciglione, Corneto, Toscanella, ed a- volte scomunicato. Al suo bastardo, che
vendo sottomesso Vetralla la donò a teneva Rispampani, riuscì d' impadro-
Guglielmo suo capitano, il quale, dopo a- nirsi d' Angelo, lo fece bene ingrassare,
verla barbaramente saccheggiata, la ven e poi fallo legare a grossa trave, vivo lo
de a'romaui, cui presto ritolse coll'armi fece crudelmente tagliare a pezzi, e que-
Francesco. Espugnata da questi Bi accia- sti dare a'cani cui avea fallo patire la fa-
ilo, dopo il sacco, l'abbandonò a' breto- me. Niemo, il Conlelori e ilCiacconio,
11

ni, quali la venderono al popolo di Ro-


i seguili dalNovaes e da altri, e perciò an-
6>a. Per la devastazione sofferta dal ter- che da me altrove, chiamarono Francesco
ritorio di Viterbo, spaventevole fu la ca- col nome di Angelo, e lo dissero tagliato
restia patita dalla città nel i 38o, pcrcui a minuti pezzi da' soldati d'Urbano Vi,
Francesco depredò il grano dei territorio confondendosi pure il supplizio orrendo
di Vitorchiano, che costante reslava al- cui soggiacque 1' infelice Angelo Tigno-
l'ubbidienza della Chiesa. Ke' seguenti sini. Siccome la liberazione di Viteibo
anni i383e l385, Francesco s'impa- dal tiranno e il suo ritorno all'ubbidien-
dronì di Palazzola, di Monte Fiascone, za della Chiesa seguì nella festa di
s. Mi-

dopo espugnazione, diToscanella.diMon- chele Arcangelo, invocatosi da' sollevati


tallo, ìovinando il territorio di Corneto, ne'comballiinenli colle squadre di Fran-
per essere anch'essa fedele al Papa ; ed il cesco, pel manifesto ricevuto patrocinio
suo nipote Giovanni Sciana di Vico nella riportata vittoria, in nieiuoria fu
334 V I T V I T
decielalalflcessazionedal lavoro tkj'pi'imi partilo dell'antipapa nello slesso i38g.
vesperi e per lulla la festa del s. Arcan- In questo divenuto Papa a' 2 novembre
gelo, con varie dimostrazioni di pubbli- Bonifacio IX, i pubblici rappresentanti
ca allegrezza e religiose di gratitudine. di Viterbo, veramente cattolici, gli pre-
Dopo i' uccisione del tiranno, cadde in starono ubbidienza, esponendogli l'infe-
sospetto il cardinal Orsini di tentare mei- licissimo stato della città per la gran ca-
lere altri in possesso d'alcUni castelli del- restia. Papaa'7 febbraio i3go,
Rispose il
la s. Sede, onde il Papa Io rimosse dalla che quanto prima avrebbe mandata buo-
carica di vicario, e gli sostituì qual luogo- na quantità di grano e copiosa somma
tenente generale del Patrimonio Giaco- di denari, come eseguì. Avendo
comu- il

mo Fieschi arcivescovo di Genova. Ma il ne, con ringraziamenti, notificato al Papa


cardinale lo fece cacciare da Viterbo, in te sollevazioni di Monte Fiascone e To-
un tumulto da lui eccitato. Sdegnatosi il scanella per la venuta dell' anticardina*
Papa, fece carcerare il cardinale, lo ri- le Pileo de Praia arcivescovo di Raven-
tenne presso di sé in Perugia, e poi rile- na, inviato con un esercito dall'antipapa
gò nella fortezza d'Amelia, da cui poi lo per pseudo-legato o governatore della
libeiò od istanza de'principi e per aver- provincia, Bonifacio IX esortò i viterbe-
gli rivelato la congiura tramata in iVb- si a mantenersi fedeli, e che avrebbe man-
cera dt^' Pagani. Nell'anno seguente Ur- dato un rettore di loro soddisfazione, ed
bano VI da Ferentino u'2 I agosto esor- un capitano generale per essersi collega-
tò i viterbesi a mantenersi fedeli alla s. li co'roraani guelfi. I faziosi non cessaa-
Sede, ed operare con costanza a suo favo- do di giovarsi delle luttuose ciicostanze,
re; indi indirizzò loroallre lettere bene- levatisi a rumore, gridarono : Evviva la
vole e di lode, concedendogli con diplo- ptìEce.espedirono anibasciatori alloscisma-
ma de'26 febbraio iBSg di poter batte- ticoPrata per avvertirlo delladediziooe di
re moneta del valore il' un bolognino Viterbo alla prima occasione, e questo fu
d'argento; e a' 18 aprile permise loro la nottede'23 ottobre iSgo con aprirgli
di mantenere a difesa del territorio ^o le porte, egli entrandoa lumedi torcie,on-
uomini a cavallo, colle rendite de' beni de subito si ritirarono il vescovo e i prio-
ecclesiastici alienati da'ribelli. Ma essen- ri. Proclamato l'antipapa, l'anticardinale

tlo podestà Binduzio de' Benedetti pisa- fermò la sua residenza nel palazzo pres-
no, alfliggenilo ancora i viterbesi la care- so s. Sisto, assumendo il governo spiri-
stia, per la narrata devastazione del ter- tuale e tetupurale della città, e mostran-
ritorio e per le scorrerie delle scismatiche dosi strano e crudele contro i cattolici.
squadre de' bretoni, oltre le guerre che L' antipapa, che risiedendo in Avignone
facevano romani per ricuperare al Pa-
i vi avea stabilito una cattedra di pestilen-

pa le ribellale terre, replicalamente ri- za, con lettera de' 12 novembre dichiarò
corsero a Urbano VI per qualche soc- a'viterbesi la sua contentezza per averlo
corso (il suo nipote cardinal Francesco riconosciuto. Indi il Prata, o per rimor-
Prignano Moncolti, morto prima di lui so o per ricuperare la dignità cardinali-
nel i383, fu legato del Patrimonio, se- depostoUrbano VI quan-
zia, da cui l'avea

condo Cardella, senza dirne l'epoca). Im- do si abbandonò alio scisma, segretamen-
potente Urbano VI di somministrare aiu- te trattò con Bonifacio IX di sottomet-
ti, per la guerra che doveva fare all'an- tersi alla sua ubbidienza, e venne reinte-
tipapa, alcuni sediziosi sidjornarono il po- grato nella dignità. Quindi nella notte
polo minuto veramente affamato, e fit- de'7 febbraio iSqi tentò di sottomette-
ta ribellione, di nuovo Viterbo si sottras- re i viterbesi a Bonifacio IX, con far en-
se dall' ubbidienza poulificia, per darsi al trare le sue milizie nella città, ed asuoo
VIT VIT 335
di ti'onibe fece gridare; Fìva il Papa bombarde a* danni di Viterbo nel i3()3,
di Roma. ]\Ja armatisi i vileibesi in ve- non ostante che di bombarde fossero (uu-
Papa Clemenle, e s. Fran-
barbacani del convento di
ce giitlarono: T'iva niti i

muoiano iforaslif.ri.TL veuuli a conflitto, cesco. Ritornarono romani anco nel


i

costrinsero i pontifìcii a piecipilosa fuga. maggio 394 co'sanesi capitanali da Sar-


I

Vedendosi il cardinale scoperto, calò dal- to e da Fiasco, per assediare Musignano


le mura colla fune della campana di s. tenuto da' bretoni per 1' antipapa. In a-
Sisto, e così salvò la vita, perdendo le iuto de' bretoni accorsero Viterbo, Cane-
ricche suppellettili. Angelo Casella, già pina e Cagnaia, non che il tedesco capi-
fazioso, poi divenuto ben alletto al car- tano Janni con tìoo cavalli, il quale sci-

dinale, fu decapitato qual traditore, e ri- smatico erasi impadronito di Narni. Ben-
dotto il corpo in minuti pezzi, oltre l'uc- ché con forze inferiori, pel valore di Jan-
cisione il'alcuni famigli e aderenti del car- ni, vinsero combattimento gli scismatici,
il

dinale. Mantenendosi dunque i viterbesi e Janni passò a danneggiare Monte Fia-


nella scismatica ubbidienza dell' antipa- scone.Cellerie altri terrilorii pontifìcii. A-
pa, chinmarono subito al governo e alla veva Bonifacio IX domandata Viterbo
difesa della città Giovanni Sciarra di Vi- allo Sciarra inutilmente, e rmnovando la

co nipote del trucidato Francesco, allora richiesta nel1395, per la negativa, spedì
prefetto di Roma. Fece il suo ingresso in grosso esercito ad occuparla, comandato
Viterbo per porta s. Lucia a' i o febbraio, dal proprio fratello Giovanni Tomacetli
con grande onore e plauso di tutto il po- generale di s. Chiesa, il quale si ac-
polo, e dopo aver visitato la cattedrale, campò al ponte CoHlano. Simulando lo
si portò ad abitare nel palazzo di s. Si- Sciarra impotenza a resistere, mediante
sto. Principiò il suo governo o signorìa patti restituì Viterbo già da lui gravato
con far demolire le case di diversi rag- di estorsioni, le quali col perdono furono
guardevoli cittadini cattolici, ed il palaz- condonate da Bonifacio IX; egual perdo-
zo sontuoso di Silvestro e Fazio Gatti no concedendo a' viterbesi, non senza poi
a s. Stefano, quali persone divenute o- ridurre a migliore stalo e ben munita la
diose a'viterbesi per essere fedeli al Pon- Rocca per tenerli soggetti, colla spesa di
tefice Bonifacio IX, il quale poi in com- Sodo ducati d'oro, olirei moltissimi la-
penso di detto e altri gravi danni sof- vori fatti da qiie' viterbesi che vollero lu-
ferti dotiò loro Celleno. Questo proce- crare l'indulgenza perciò concessa, e per
dere di Sciarra era fìnto, perchè segre- il Papa impose alla città l'an-
la I." volta
tamente se l'intendeva con Lonifacio IX, nua contribuzione di 1000 ducati d'oro.
siccome era entrato a parte del maneg- Siccome era stato preposto a governato-
gio del Praia, verificandosi aver questi re di Viterbo messer Angelo del Monte,
in sostanza restituito Viterbo alia s. Sede, gravando questi di Vico e severamente
i

secondo l'asserto d'Ughelli e Ciacconio. vietato a' nobili di trovarsi insieme più
Non ostante riferiscono gli storici che di 3, questi irritali l'imprigionarono nel
più tardi lo Sciarra erasi iinpegtiato 1396, inviando ambasciatori al Papa per
coir antipapa Benedetto XJfl, di conse- avere altro preside discreto, e furono e-
gnargli Civitavecchia per 12,000 scudi, sauditi, con inviar loro nel 1398 per ret-
ma non si A'27 maggio i3c)2 il
eflettuò. tore Cristoforo Gaelani. Nel i4oo la pe-
cardinale inviò alcune squadre di ruma- ste rapì a Viterbo 66G3 abitanti, ed il
ui sino a porta a s. Lucio, ove seguì un Papa fece fratello Giovanni Tomacelli
il

piccolo combattimento, colle quali polsi capitan generale e rettore della provin-
fece tregua di tre anni a' 25 luglio, inos- cia. Viterbo ebbe a podestà nel i4o Gio-
i

servata da'romani per esser loruali colle vanni di Munte Fiascone^ nel i4o2 Pietro
8

336 V T I VIT
Corrado Barloccelli lodino, e nel i4o3 parte ne avessero più bisogno, con alcune
Paolo di Castro celebre legista, mediante disposizioni la cui esecuzione afìldò al ve-
nomina de'So ottobre di detto rettore: fra scovo Ranieri, e quindi partì per Siena
le altre cose buone che Paolo operò, vi fu con 12 cardinali e vi giunse a' 4 settem-
]a riforma dello statuto ad ottimo sistema. bre, nominando poi legato del Patrimo-
Regnando Papa Innocenzo FU, il cru- nio il cardinal Pietro Filargo. Frattanto
dele suo nipote Migliorati fu cagione che a dispetto del legittimo Gregorio XII e
nell'agosto i4o5 insorgesse in Roma gra- si adunò il fa-
del falso Benedetto XIII,
\petumulto,onde il Papa a porsi in sicuro moso Sinodo di Pisa (^.), ove deposti
ne fuggì, e con penoso viaggio giunse a' ambedue, a' 26 giugno 1409 fu 'o loi'O
l5in Viterbo, accolto con venerazione ed veceeletto il cardinal Filargo, che assunse
onore, e ne' 7 mesi del suo soggiorno i il nome d'Alessandro Fjecosì invece di
vilei besi costantemente vegliaroro armati estinguersi lo scisma rincrudelì, restando
d] e notte alla sua difesa.Stando in Vi- lacerata laChiesa da 3 Ubbidienze yUan sbì-

terbo, Papa inviòalia cattedrale di Sul-


il pendo ormali fedelichi venerare per vero
mona sua patria una mitra ornata di gem- Papa. Alessandro V curò di assoggettarsi
me; ed a sottomettere i romani, e resi- anche Patrimonio, ed i
la provincia del
stere all'ambizioso Ladislao re di Sicilia luoghi che tenevano per Gregorio XII e
diqua dal Faro, che da loro era stato chia- Benedetto XIII, ed a'5ottobre con bolla
mato in aiuto, formò un esercito nume- data in Pisa ordinò a'viterbesi, che fa-
roso, aflìdandoloa'tre prodi capitani Pao- cessero esalta ricerca per rinvenire tutte
lo Orsini, IMostarda e Ceccolino, i quali lerobechedal rettore Corraro eranostate
Nerone venuti alle mani con
ne' prati di tolte al cardinalBrancacci, deposto da
Giovanni Colonna conte di Troia e eoa Gregorio XII quando chiamatolo da Ro-
Gentile di Monterano conte di Carrara, ma a Siena, lo vide risoluto recarsi al si-

eccellenti capitani regi eassedianti Castel nodo pisano. A vendo Ladislao invasa Ro-
s. Angelo, li ruppero e obbligarono a de- ma e altri luoghi,AIessaudro Vlo depose
sistere dall'impresa, cessandocos'i i fazio- dal regno, e con un esercito di collegati
si di tumultuare. Il Papa in Viterbo ce- inviò Andrea Braccio Fortebraccio signo-
lebrò nella cattedrale le principali feste, re di Montone per combatterio. Giunto
finché pentiti romani neli4o6 con
i am- quel prode capitano in Viterbo a lasciar-
bascerie invocalo perdono, e supplicatolo vi i superflui bagagli, fece ricerca dell'oste
caldamente a tornar fra loro, Innocenzo che altra volta aveagli fatta azione geoe-
VII li consolò a'i3 marzo, ricevuto con rosa, e sentendolo prigione per debili, pa-
lietissimi applausi ed ossequio. Il succes- gali i creditori, lo liberò e volle seco, trat-
sore Gregorio .Y// bramando l'estinzio- tandolo sempre cortesemente. Morto nel
ne della scisma sostenuto da Benedetto i4io Alessandro V, gli successe Giovan-
XIII, si mise in viaggio per Lucca nel ni XXIII. Nel seguente i4i if" podestà
1407 con tutta la corte. Giunto in Viterbo Tommaso Catalani, e nei i4i 3 Giovanni
a' g agosto, indi a* 18 nominò il nipote XXllI nominò legalo e vicario potililìcio
Marco Corraro veneziano a rettore del del Patrimonio il cardinal Oddo Colon-
Patrimonio e della città; nel dì seguente na (poi Martino V), di cui fu suddelegato
concedendo a'viterbesi, che nelle loro pri- Francesco Lanciotto abbate di Farfa e di
me istanze civili e criminali non potessero s. Martino. Mentre Giovanni XXIII era

esser convenuti in altra curia, che in quel- in Roma in detto anno, il versipelle e in-
la di Viterbo. Di più il Papa s'istruì del grato Ladislao vi entrò coli' esercito l'

governo spirituale e temporale della cit- giugno (0 nel maggio secondo Ferlone),
tà, i-iiuediando a que' disordini chea lui e lo costrinse fuggile a Viterbo di notte
V I T V I T 337
colla corte. Non volle pubblico ricevimeli- ed al quale ne]i4i5 domandarono per-
lo dal vescovo Ranieri, coufertnò nella dono degli eccessi a cui gli avea indotti il

sua ubbidienza il popolo, e prevedendo re. L' oltenne.'o con diploma del cardi-
l'invasione di Ladislao, gl'insinuò di ac- nal Giacomo Isolani legato della provin-
comodarsi alla necessità de'tempi. Laon- cia, nel quale anno trovo podestà di Vi-
de non credendosi sicuro in Viterbo, pas- terbo Battista bolognese. Continuando lo
sò a Siena a'22 giugno. Ladislao saccheg- scisma, per vivere |a un tempo il legittimo
giata Roma, e fatto empiamente pascere Gregorio XII, Giovanni XXIII e l'anti-
i suoi cavalli sopra gli altari, ne deputò pupji Benedetto XII l, il 2.° ad istanza di
viceré il viterbese Pietro Paolo Braca ce- Sigismondo imperatore convocò il conci-
lebre capitano, conte di Belcastro, mar- lio di Costanza, di cui riparlai a Svizze-

chese di Cotronee duca di Calabria. In- ra, onàe estinguerio.il virtuosoGregorio


di venuto il re coU'esercilo in Viterbo, XII eroicamente rinunziò al pontificato,
gli abitanti spaventati e pel detto consi- Giovanni XXIII vi fu deposto, e Bene-
glio, annuente Giovanni Gatti capitan detto XIII scomunicato. I padri del con-
generale della città e provincia, Io rice- cilio a'4 luglio \'^\5, giorno della depo-
verono e a lui si soggettarono, riconoscen- sizionedi Giovanni XXIII, iiediedero no-
do per governatore regio Giacomo Gar- tizia a Viterbo, con quella dell'anteriore
gano napoletano. S'impadronì poi d'Or- rinunzia di Gregorio XII, sperando ia
vieto, Orte, Gallese, Acquapendente, s. breve ridurre 1' antipapa, vana lusinga
Lorenzo in Val di Lago e altre terre. Fu ch'ebbe termine a'26 di detto mese col-
allora che il cardinal Colonna parli dal- l'anatema e deposizione. Rispose il co-
la provincia suddelegando alla legazione mune pregandolo a permet-
al concilio

l'abbate di Farfa e s. Martino Farncesco tergli tenere al soldo della Chiesa il ce-
Lanciotto, il quale riuscì mal veduto da' lebre Angelo di Lavello detto Tartaglia
viterbesi e in discordia col vescovo Ra- conte di Toscanellaj ma ebbe in rispo-
nieri. Non andò guari che Paolo Orsini sta il (."aprile i^i6, che si sarebbe ri-
capitano pontifìcio marciò in ricupero di flettuto per contentarlo, facendo trave-
Viterbo, da dove usci a combatterlo Ma- dere doversi cautela in tale scelta. Final-
lacarne capitano regio, ma ne restò scon- mente novembre i4'7 ebbe fine il
l'i I

fìtto. Quindi nella notte di s. Tommaso luttuoso scisma, coH'elezione di Martino


apostolojl'abbate Lanciotto vollepenetra- ^, il quale nel giorno stesso ne die' par-
re in Viterbo con soldatesche, senza re- tecipazione a Viterbo, con termini bene-
sistenza. Incauto e non aiutato da'viter- voli, dicendo essersi affrettato all' atto
besi, si fece sorprendere da' regi, i quali senz'attendere la coronazione, e perciò
fugate le truppe imprigionarono Lan- non avervi potuto mettere il sigillo pon-
ciotto e poi uccisero, impiccando 18 de' tificio col suo nome. Era allora podestà
suoi soldati. Nel seguente 1 4^4 Paolo Or- Matteo de Corvi romano.
sini a vendicare Lanciotto e riacquistare Dopoché Federico II divise l'Italia nel-
Viterbo, venne ad accamparsi nel subur- le fazioni guelfa e ghibellina, le cui ori-
bio, ma fu costretto fuggire da'regi e da' giniperò sono più antiche, a Viterbo ne
Gatteschi, con perdita del bagaglio. At- derivarono narrati danni e le deplo-
i

tossicato nelle parti virili, al modo rife- rate discordie civili. E sebbene in proces-
l'ito dal Bussi (tacendolo per verecon> so di tempo le fazioni in Viterbo presero
dia), moii Ladislao il 6 o l'B agosto in i nomi di Gattesca o Brettona, Magan-
Gallicano recandosi a Napoli, per lo che zese,Colonnese, Orsina, Braccesca e Sfor-
non fu diftlcile a' viterbesi di subito re- zesca, in sostanza partivano dalla stessa
stituirsi alla signoria diGiovanui XXIII, radice delle due famigerate e sanguinose
VOI., cu. 22
1

338 VIT V I T
fazioni, le quali in diversi modi rovina- Martino V in Firenze, ivi a* i3 agosl
rono la cillà,con)e fataUnenle per tutta scomunicò Braccio; ed in egual temp
rildlia. Le fazioni recenliSfoizesca e Brac- tornò Sforza a difendere Viterbo, e allo-
cesca ebbero principio, da quanto An- ra due capitani nemici si ritirarono di
i

drea Braccio Forlebraccio fece in pregiu- nuovo Perugia e Toscanella, onde po-
a »o-
dizio di Sforza il Grò mie, men\v' uva pri- tè Monte Fiascone. Nel i^%
ricuperar
gione in Benevento, nel concedere al Tar- si recarono a Firenze ad ossequiare il l^

taglia suo capitano che posse- pa. Sforza e Giovanni Gatti,


deva
relia.
in
E
Toscana, Ira
noto poi, che
i castelli

le vie

lo
Cassia e Au-
Sforza militò tal- taglia, a qualsiasi soldo, a
quali s
gacemente furono invitati a indurre Ta
i

militare sotld
I
volta al soldo della Chiesa e tale altra . lebandiere pontifìcie, per reprimerne la
per proprio interesse. Ciò premesso, nel baldanza di continuamente appropriarsi
1419 trovandosi lo Sforza colle suesipia- le terre della s. Sede. Partito da Firen-
dre presso la selva de'ss. Gio. e Vittore, ze, Martino V circa la fine d'agosto dello
secondo alcuni mandato da Giovanna |[ stesso 1420 con pompa enliò in Viterbo,
a istanza di Martino V,
regina di Napoli, ed assiso in trono nella cattedrale, ricevè
a coQibattere Braccio che liramieggiava da' pubblici rappresentanti e da tutto t[

Io Stalo della Chiesa, seppe che Braccio clero giuramento di fedeltà. Perdonò ad
il

e Tartaglia ivi Io avrebbero affrontato. una numerosa quantità di fuoru*iciii, fra'


Perciò domandò aiuto alla vicina Viter- quali non pochi ribelli a s. Chiesa, ir;in-
bo, e n'ebbe 4^0 fanti, ma noi trovan- oei8, a mediazione di (Giovanni Gatti,
dolo, per essersi recato nell'insorto Mon- alcuni de' quali mancavano dalla patria
te Fiascone, ifurono incontrati
viterbesi da 25 anni per bandode'liranni di Vico.
da Braccio a Moiano, e furiosamente at- Indi consolò la sua patria B.oma a' 28
taccati rimasero prigioni. Saputosi dallo settembre, con farvi il desideralissimosuo
Sforza l'infortunio corse alla difesa di Vi- ingresso. Quanto al Tartaglia , mentre
terbo, ma aggredito rimase interamen- era soldo pontificio, lo Sforza nel ^1
al 1

te disfatto, econ pena fuggì a Viterbo; o 1422, d'ordine del Papa, lo fece deca-
inseguito a porta s. Lucia, cou soli 16 no» pitare in Aversa o Avetta. Subito i viter-

mini a cavallo valorosamente respinse i besi, condotti da Pier Bertoldo Fftrne^e


nemici. Avvicinatisi a Viterbo Braccio e e da'priori, si recarono ad assediare To-
Tartaglia, intimarono la resa, altrimenti scanella, di lui contea, la quale senz' o-
avrebbero impiccato i 4^0 prigionieri. staccio ritornò all'ubbidienza della Chie-
Mentre i viterbesi si denegavano per re- sa, imitata da Corneto, Castro, Montal-
stare fedeli a s. Chiesa, sopraggiunse con to, Canino, Marta, Sipicciano, Castel A-
molta gente il conte Francesco figlio di raldo e altri molti luoghi, di cui l'ambi*
Sfoiza, e questo bastò a fare ritirare zioso e prepotente Tartaglia erasi insi-

Braccio a Perugia ^ che dominava, e Tar- gnorito ; e così anche lo Sforza ricupeiò
taglia a Toscanella: parte de' prigionie- i suoi feudi, cessando le guerre nella pro-
ri evase, gli altri si riscattarouo. Colle vincia, quando Sforza perì annegato nel
scorrerie, lo Sforza portò a Viterbo mol- fiume di Pescara nel 1422 (dice Bussi,
te vettovaglie, di cui penuriava, e poi li- ma veramente a*4 gennaio 1424» guer-
berò 4o ufiiziali viterbesi, che Braccio reggiando per Giovanna II, contro Temo-
teneva custoditi nell'isola Mariana e fatti lo Braccio), non tardando l'altiero Br;ic-
prigioni nella rotta data allo Sforza. Que- ciò a seguirlo nella tomba. In tale anno
sti CisSeDdosi dovuto trasferire a Roma ,
Martino V fece rettore della provincia
tosto Braccio e Tartaglia marciarono al- Enrico Scarampo d'Asti vescovo di Fel-
l' assedio di Viterbo, il che saputosi da tre, già segretario dell'imperatore Sigi-
.

V 1 T V I T 339
smondo, morto in coucetto di santità, e re per la città in nome della Chiesa, e in-
in quella catleilrale si conserva il corpo tank) assumeva il potere ; condotta equi-
incoi rotto. Furono podestà, nel 142 3 Lo- voca, che lo faceva cedere se prevaleva-
renzo Prisciani di Tolentino, nel 14^4 no altri ambiziosi. Fatto è che allora la
Mattia l'aiosio romano, e poi Giovanni fazione Gattesca si fece capo di quella
de Caroli, nei i^i5 Matteo de Biliis dà de' Corvi, e la Tignosi de'Maganzesi, le
Gubbio, nel i^-ì6 /Vntonio Pucciarnn- (|uali venute a conflitto a'5 lugliot429,
te di Magliano. Segnalato fu per Viter- con morti e feriti, prevalse la Gattesca,
bo il 1426 pei la predicazione elììcacis- ma il soccombente Marc'Angelo capopar-
sioja di s. Beruai'ilino da Siena, e per la te, istigato da' Tignosi, da fuggitivo nel
propagazione dell'adorabile ^eguodel ss. maizoi43o di notte tempo entrò nella
Nome (li Gesù: egli ottenne da'viterbe- città per uccidere co'suoi partigiani Gio-
si la distruzione pubblica col fuoco, de' vanni Gatti. Penetratosi da questo l'an-
tavolieri da giuoco, de'iibri superstiziosi dò ad affrontare, e nella zuffa prevalse,
e delle vanità femminili. Avendo decla- morendovi Marc'Angelo, oltre altri, raf-
mato contro grande avversio-
gli ebrei, fermandosi Giovanni nella tirannia della
ne di essi ne popolo. Leuccio,
concepì il patria ; allora essendo podestà Leone As-
uno de'più ragguaidevoli di essi, temen- salti d'OfTida, e nello stesso anno gli suc-
do sinistre conseguenze a'cominciati in- cesse Giacomo deMellisda Recanati. IVel
sulti alla sua setta, trovò modo di gua- i43i trovo Bartolomeo d' Altopasso or-
dagnarle la protezione d'alcuni de* pri- vietano rettore della provincia , e Gio.
mari nobili, che produsse disunione nel Antonio Appoloni luogotenente pode- :

popolo e due fazioni la contraria agli e- : stà Sebastiano Amici aquilano. Non sa-
brei, dall'abito nero d'un religioso vene- prei precisare, se quesli o il de Mellis fu
ratore di s. Bernardino, fu detta de'Cor- taglialo a pèzzi dalle genti di Giovanni nel
vi, e l'allra favorevole agli ebrei, fu della tumulto della sede vacante per morte di
de'Maganzesi : si fecero capi, de'Corvi la Martino V, avvenuta a'20 febbraio 43 i 1

famiglia Gattesca, e de'Maganzesi quella Gli successe a'3 marzo Eugenio //^, il
de"rignosi,così denominata perchè oriun< qualemandò a Viterbo il detto rettore Al-
da di Magonza nellaGern)ania, e fu a que- topasso, con istruzioni di togliere a Gio-
sl'ullima pretesto per riaccender l'antico vanni il dominio della città, ma non sep-
odio contro i Gatteschi. Se il Covelluzzo pe eseguirle e dovette fuggire. Intanto le
altribuì alle prediche di s. Bernardino due fazioni sì resero formidabili per pa-
la contrarietà agli ebrei , l'altro croni- rentele contratte colle potenti romane fa-
sta Della Tuccia ne assegna la causa a miglie Colonna e Orsini, la i
.* delle quali
quelle fatte nel 1429 da fr. Guglielmo favoriva fazione de'Corvi o Gattesca,
la
da Venosa, per aver insinuato dover por- e Maganzese. Giacomo de Vico
la 2." la
tare gli Ebrei (A'.) sul petto un segno prefetto di R.oma e dominatore di Vetrai-
per essere conosciuti ed avendo essi ri- ; la, qnal ghibellino, dichiaratosi nemico
corso contro le violenze del popolo ad del Papa non cessando di danneggiare
,

Antonio da Celano, che dal i428era po- le sue terre, nel i432 s'impossessò del-
destà, volendo egli impedirle, fu caccialo l' insorta Civita Vecchia. In quest'anno
dalla città. Nel principio di tali lurbolen- furono successivamente podestà, Giovan-
ie, Giovanni Gatti sembrò favorevole a- ni Giordani pesarese, e Alessandro Goz-
gli ebrei e perciò contrario al popolo, for- zadini bolognese. Pietendendo il Senato
se perchè qual governatore dell'armi si- (A') e popolo romano, che il pubblico di
gnoreggiando la città, gli premeva sedare Viterbo in occasione de' famosi giuochi
i nascenti tumulti, ne'quali soleva corre- d'Agone e di Testacelo, come le comuni
o

34 VI T V I T
ù\Siitri, Tosranellri, Cor/zc/o e altre, do io supplii, e in vece erroneamente l'appli-
Tesse aiandare in Roma alcuoi giovani cò a Giovanni) e Giovanni de Palmizza-
a far nioslia di lor persone, il medesìrao ri da ForPi. A suo luogo narrai la rivo-
pubI)lico nel 1432 scrisse al cardinal ca- luzione di Roma, e la fugn d'Eugenio IV
nierleogo, pregandolo di far valere l' e- a Firenze, gran Papa cbe meritò il no-
senzioue accordata con breve da Marti- me di Giobbe secondo, per quanto do-
DO V ; e il cardinale in Papanome del vette sostenere con animo invitto. Secon-
rispose non essere adatto tenuto. Anzi Eu- do il Bussi si recò a Viterboa'iysettem.
genio IV con bolla de'5 ottobre concesse bre 1433. Nel declinar del medesimo
a' viterbesi la facoltà di spendere nella 1433, il conte FrancescoSforza, spargen-
riatlazione de* pubblici edifizi determi- do esser mandalo con un esercito dal con-
nata somma. Che le loro cause in secon> cilio di Basilea, che mostiandosi avver-
da istanza si giudicassero dal rettore. so a Eugenio IV finì col divenire Conci'
Che non sì ammettes-
agli uITici pubblici liabclo scismatico, entrò nella provincia
se estranei o forensi. Che non fossero te- del Patrimonio e ne occupò gran parte,
nuti a pagar nulla alla curia di Campi- come avea fatto collo stesso prelesto del-
doglio. E con elogi ne confermò gli sta- laMarca e del ducato di Spoleto. Avvi-
tuli. Nello stesso 1432 Ugone degli Ugo- cinatosi a Viterbo tentò altrettanto, on-
ni tesoriere del Patrimonio, commise al de nell'errore gli abitanti erano disposti
magistrato di Viterbo e di Canepina di sottomettersi; ma presto illuminolli il Pa-
poter abbattere da'fondamenti la rocca e pa con lettera de'i4 gennaio i434) con
il castello di Vallerano, per essersi i val- chiarire la malizia dello Sforza, ed esor-
leranesi ribellati alla Chiesa, laonde que- tandoli a mantenersi fedeli, a tale effet-
sto castigo ad altri
servisse d'esempio. to l'imperatore avendo promesso aiuti;
Neli433, e non neli432 come vuole il ed intanto Papa mandò a Viterbo Ra-
il

Bussi, sebbene poi nella cronologia de' nuccio Farnese con buon numero di mi-
vescovi scriva i433, recandosi a Roma lizie. Era in quell'anno podestà France-

l'imperatore Sigismondo, accompagnato sco Salimbeni sanese.Tultavia nelle guer-


come re d'Ungheria dai5oo signori un- re successive, la città oltre al tri gravi dan-
gari e di altri paesi, l'S maggio fu da'vi- ni, in 3 anni perde più di 5o,ooq peco-
lerbesi incontrato con solenne cavalcata, re ei5oo capi di bestiame vaccino. Vo-
insieme al vescovo, ed accolto sotto bal- lendo Eugenio IV debellare per sempre
dacchino. Smontò al convento di s. Fran- la faziosa famiglia di Vico, e liberar Vi-
cesco, ove si trattenne 8 giorni, notando terbo dalle frequenti sue tirannie, nello

i cronisti che pel i egli recò gli schioppi slessoi434 inviò nella provincia il valo-
o archibugi in questa città, de' quali la roso e celebre cornetano patriarca Filel-
maggior parte di sue genti erano arma- leschi legato e capitano generale. Il pre-
te,benché già in Viterbo fossero in uso lato venne a battaglia con Giacomo de
le bombarde, come già rilevai. Partito Vico, lo vinse e fece piigioniero co'^fìgli,

r imperatore, fu coronato in Roma dai togliendogli tutte le città e terre di cui


Papa a'3 i maggio. Inquest'anno furono, erasi reso signore nella provincia, e man-
rettore della provincia Astorgio J^nensi datili nella rocca di Soriano, a'2g settem-
arcivescovo di Beneventoe poi cardinale, bre! 435 li fece morire, o in detraila:
podestà Luigi Scorpione da Civita di Pen- su di che è a vedersi quel paragrafo, men-
ne, cui successero Giovanni di Gualdo poi tre altripretendono che ciò seguisse nel-
cardinale (non si conosce tal preteso car- la rocca di Viterbo. Di più il prelato ne

dinale, forse le parole poi cardinale , il confiscò beni, da'fondamenti fece rovi'
i

Bussi voleva metterle all' Agnensij onde Dare il castello di Vico e demolire la ,
V 1 T V I T 34 i

maggior parie del palazzo di Vilerbo nel- telleschl, nel marzo o morte
aprile d!

la piazza del Mercato vecchio presso la violenta fini di vivere quel benemerito
chiesa di s. vSilvestro. La sua credila fu della s. Sede, terrore e flagello de'tiran-
divisa tra' Gatti ed i conti di Ronciglio* ni,che celebrai e deplorai nella biografia.
ne. Io pari tempo fu demolita gran par- W olerò che nel generalato di s. Chiesa gli

te della Piocca di Vilerbo, e in vece for- successe Everso II Orsini conte dell'An-
tificate le mura, certo coll'asseuso o vo- guillara. Si può vedere il paragrafo f^e-
lere del Vitelleschi, che dimorava in Vi* fr(7^/(2. Della morte del Vitelleschi, giunta-
terbo, e nel i435 fu taccialo d' avidità ne la notizia a Viterbo, Princivalle Gatti
per le gravezze da lui imposte. In quel- figlio del defunto Giovanni, alla testa de'

l'anno trovansi, rettore della provincia suoi partitanti, colle arti paterne, corse
Giacomo abbate di Subiacd, e podestà tosto per la citt9,apparentementeper par-
Lorenzo de Terrentii pesarese, cui suc- te della Chiesa e in effetto perse, e senza
cessero, nel 1 436 Giacomo Olfreducci di resistenza se ne rese signore, essendo po-
Spoleto, nel 1437 Nicolò Astocinodi Ne- destà Farnesio Arletnisi d'Amelia, cui suc-
pi avvocalo concistoriale e Anselmo Se- cesse Giacomo Baldo romano. Benché le

nesi d'Asisi, e nel 1438 Carlo Lamberli- arti di Princivalle fossero conosciate pu-
ni bolognese. A tale anno, narra Bussi, re da Eugenio IV, o perché non succe-
fra quelli che il cardinal Vitelleschi te- dessero in Viterbo maggiori disordini, ov-
neva in apprensione e soggezione, eravi vero perchè la tirannia del padre non
Giovanni Gatti, il quale fu ben guardin- era stata mollo gravosa a' viterbesi , il

go dal provocarne la potenza, ed a' 2 3 Papa dissimulò l'usurpato dominio, an-


novembre morì, con sommo rammarico che per dimostrare a lui dipendenza ia
de' concittadini che avea signoreggiato. tutto. iVeli44i fi^ eletto rettore del Pa-
Bellissimo della persona, coraggioso, sa- trimonio Amico della Rocca poi cardi-
vio e prudente, fu con tutti sempre pia- nale ; podestà di Vilerbo, Lorenzo di Al-

cevole e rispettosissimo cogli ecclesiastici. do romano, e gli successero Francesco Lu*


Fu onorato dal pubblico con magnifici netti (o Lunerti) di Ripilransone, e Al-
funerali. Il suo cadavere fu esposto sur fonso Gonzaga di Cavarezza però col tito-
allo letto nel mezzo della piazza del Co- lo dicommissario. Nel 44"* essendo ret-
1

mune, circondato da 82 lercie di cera ac- tore del Patrimonio Giovanni di Rieti, il
cese, contribuite dall'università artistiche Papa incaricò Ranuccio Farnese e Prin-
della città. Benché morto, giusta il cere- civalle, coll'armi se bisognasse, di man-
moniale di que'tempi, fu decorato del ti- darlo prigione a Soriano ; sostituendogli
tolo di cavaliere, e donato da' conserva- nel 1443 Pietro Ramponi bolognese, che
tori del pubblico stendardo, posto a la- morto in Viterbo e sepolto in s. France-
to del suo letto. Con processione di quasi sco, venne surrogatoda Scipione Manenti
Sodo persone, compresi molti a cavallo ferrarese vescovo di Modena, morto eoa
vestili di lunga gramaglia e trascinando lode in Monte Fiascooe nel i444> ^ suo
ciascuno una bandiera per terra, fu por- tempo essendo podestà di Viterbo Pietro
tato a s. Maria di Gradi, ove fu tumula- Godio di Faenza, nel qual anno pure gli
to dopo i suffragi e l' orazione funebre successe Andrea di Tivoli. Obbligata To-
del viterbese p. m. Pieranlonio domeni- scanelta dal conte Sforza di sottrarsi dal-
cano. Podestà di Vilerbo era nel 1439 l'ubbidienza del Papa, quello vi mandò
Cristoforo Crispi da Corneto. Nel i44o a tutelarla Antonio Colella detto Ciar-
mentre era rettore della provincia Bar- pellone suo capitano, il quale l'S marzo
tolomeo Vitelleschi vescovo di sua patria 1443 venne a predare il territorio di Vi-
Corneto, nipote del cardinal legato Vi- terbo, e gli furono spedite contro le trup-
34a
pe viterbesi. Pel loro poco l)i»on ordine
furono rotte, con ^o resfati prigioni, \o
VIT
se
V
Giacomo Meceni romano. Essendo
singoiar credito l'acque minerali del Vi-
I T 1 in

de'quali di Federico conte d'Urbino al- terbese, nel 1 448 vennero a profittarne la

lora in Viteibo. Andò a Toscanella a ri- madre e la Papa Nicolò r, fer-


sorella di
scattarli il cronista Covelluzzo ; ma di- mandosi a Viteibo un mese intero, trat-
dipoi a' 20 agosto il nominato rettore tate con molla pompa e decoro. Nel se-
Ramponi si recò ad assediare Toscani'l •
giientei449 funsero 1' udlzio di podestà
]a che perseverava nella ribellione, e do ^erio Franchi fiorentino, e poi Piidoifo
no avere il popolo bravamente resistilo Frignano di Modena. Nel 14^0 fu retto»
18 giorni, alla fine 1' 8 settembre venne re (Iella provincia Vìanese dfgli Alber-
a patti col rettore, si restitu"i all' ubbi- gati di Bologna; epodestàdi Viterbo Pi-
dienza della Chiesa, stipulandosi le capi ramo N'acci o ^anceschi tl'Amelia,e pò»
tolazioni a'3 del seguente n)ese. A tale e scia Lodovico Torre milanese. Nell'esta-
sempio, fecero il simile Acquapendente te di queir anno Nicolò V onorò la città
e la terra di s. Lorenzo, parimenti slate e i bagni di Viterbo, e dopo averli usati,
occupate dallo Sforza. Crede il Bussi, che in molta virtù e atti-
riflesso delia loro

a tali determinazioni desse non medio- vila, a proprie spese fece sopra di essi e-
cre impulso l'essersi pubblicato che fra dificareun sontuoso palazzo, che da lui
pochi giorni Eugenio IV da Siena sì sa- prese il nome
di Bagno del Papa. Nella
rebbetrasferito in Viterbo ,ove di fatto es- sua dimora in Viterbo eseguì diverse fun-
sendo venuto a' 7 dello stesso settembre,
r zioni e ordinamenti, mostrandosiben af
accompagnato da 5 cardinali, con molta proponendosi abbellirla.
fello alla città, e

pompafu incontrato dal vescovoCaranzo- Nel i45i furono podestà, prima Giaco-
ni col clero,dal retforeRaniponi,dal magi- moGiordani da Recani spoletino, poi Cec-
strato e da'priori, non cheda'più ragguar- chino Nobili di Darinata da Narni. A' 3
devoli viterbesi. 11 Papa visitata la catte- marzo del seguente anno seguì il solen-
drale, passò ad alloggiare nel palazzo ve- ne incontro dell'imperatore Federico III,

da molti principi romani fu


scovile, in cui e poi quello dell' imperatrice Eleonora,
ossequiato. Indi Eugenio IV nello slesso che andava a prender la corona in Ro-

duomo pontificò solennemente a'2 1 festa ma, accompagnalo dal re d'Ungheria e


di s. Matteo, coU'assislenzn di 22 cardina- Boemia Ladislao.da gran numero di prin-
li.Sedò molte discordie, che vertevano fra cipi e signori tedeschi e da 3ooo cavalli,
il clero e il vescovo, riformò e compose alloggiato nel palazzo di messer Princi-
lo stato della città e ne confermò pri- i valle Gatti alla fontana del Separi. Nel-
vilegi. Parti da Viterbo 8*26 per Roma, r incontro eranvi due cardinali legali, il

ove entrò il 28 settembrei 44^» secondo rettore, e tutto il clero colle ss. Reliquie,
Platina. Osserva il Bussi, che il narrato inclusive al mento del s. Precursore, co'
sulla venuta d'Eugenio IV, è asserzione priori ; e fu preso sotto baldacchino so-
del Coretini, ma veramente egli entrò in stenuto da 12 cittadini, alternati vamenle
Viterbo a'aS settembre e ne partì il 26. e di più porte o contrade. Dopo visitala

Nel i44^f" rettore il lucchese Meri ve- la cattedrale, s'avviò a detto palazzo, e
scovo di Siena, il quale si crede morisse smontato da cavallo alcuni del popolo vo-
in Viterbo e fosse sepolto nella chiesa del lendo impadronirsene, l'imperatore pre-
Paradiso; e podestà Gozzonio de' Gozzo- sa un'asta del baldacchino con ambe le

DÌi d'Osimo. Nel 44? furono, governato-


1
mani menò colpi alla rinfusa e li fugò. Il

re della provincia Giacomo Penerio ve- comune lo presentò di 100 some d'orzo,
scovo di Siracusa, poi cardinale ;
podestà altrettante di fieno, 5o di legna, di 5
1

Matteo Grassi dì s. Severino, cui success botti dì vino, di 7 some di grano panìz*
V ! T V I T 343
zafo e di gran qunulitù di pesce. F priori bo Spedire neh 454 dite ambasciatori a
Io visitarono con molti ciltadioi, facendo Nicolò V, Princivalle volle essere uno e
rispondere al bel sermone con ringrazia- prese a compagno ser Lorenzo de'Castal-
menti e olFerle a' loro bisogni. Creò di- densi da Montalto, partendo da Viterbo
versi dottori, fra'qnali il rettore Vianese, nell'aprile col rettore Vianese. Era allora

il sno uditore e il cancelliere, e creò pure uno de'priori Nicolò Monaldeschi, e vo-
due notari. Visitò il corpo di s. Rosa, s. lendo profittare dell'occasione avvisò Pa-
ftljria di Gradi, la cattedrale e altri edi- lemone figlio o nipote del defunto Lan-
fizi, piùragguardevoli. A'6 noar-
e le cose ciotto e capitano della signoria di Firen-

80 partì per Pioma ripassando coli' im-


;
ze, onde lo vendicasse. Recatosi questi da
peratrice per Viteibo a' i6 aprile, accom- Cortona, con alcuni fanti nel borgo di Vi-

pagnato fino ad Acquapendente dal car- co, attese il ritorno di Princivalle, il qua-
dinal Calandrini fratello uterino di Ni- le giunse a'zG di detto mese, senza il ret-

colò V, e dal cardinal Carvajril. Trovan tore restato in Roma, e perciò tacciato di

dosi l'imperatore sul Monte Cimino, ora complicità dell'uccisione a cui soggiacque,
montagna di Viterbo, guardando il La- non ostante la coraggiosa difesa, onde Pa-
zio ^\''\so\\.o al sanese Enea Silvio Picco- lemone ne restò ferito nel viso. Feriti pu-
lomiiii, suo segretario e consigliere, gli re rimasero nella lotta il fratello conso-
disse : Su questi luoghi tu regnerai, e noi brino Guglielmo Gatti, Galeotto fratel-
che ora vi comandiamo, un tempo sare- lo bastardo, e il cognato messer Renato.
mo da voi comandati ! In fatti poi diven- Palemone impadronitosi del bagaglio ri-
ne Pio II. Nel 1453 trovasi podestà Te- tornò in Cortona, e il cadavere del tru-
seo degli Alti di Todi. Neli45i4 nuova- cidato Princivalle fu portato a s. Maria
mente rettore Vianese, succeduto poi, per de'Grudi. Saputosi in Viterbo il tragico
quanto dirò, da Gio. Nicolò Manzini da (atto, suonate ad arme le campane di s.

Parma, il cui podestà fu Battista Capo- Sisto e di s. Giacomo, armatosi il popo-


diferro da Forlì. Intanto le fazioni Gat- lo, seguì Anloniuccio Gatto, altro fra-
tesca e Maganzese perseverando accani tello bastardo di Princivalle, scorrendo
te ne'loro implacabili odii,cercavanosem- la città gridando : Fiva la Chiesa e ca-
pre tutte l'occasioni possibili per stermi- sa Gattesca j restando così in essa il do-
narsi, onde Princivalle Gatti, capo della minio di Viterbo. Nicolò V ne provò gra-
lasciò miseramente la vita. Veden-
i.^, vi ve rammarico e sdegno, ed ordinò seve-
do i suoi nemici che continuando a signo- ra giustizia, inviando a Viterbo due com-
reggiare Viterbo, era non ostante assai missari ad hoc, con breve facoltativo esi-

amato e considerato da Nicolò V, la loro bito dai commissari promisero


Bussi. I

ira vieppiù si fomentava. 1 fratelli Nicolò 3oo ducati d'oro di camera, a favore di
e Monaldo Monaldeschi di fazione ma- chiunque uccidesse Palemone, e di 100 a
ganzese e signori di Monte Calvello, nu- chi uccidessealcunode'cooperatori al mi-
trendo vendetta per l'uccisione del sud- sfatto. Formarono quindi rigorosi pro-
detto loro zio Lanciotto abbate di Far- cessi contro l'omicida, ed i fratelli Monal-
fa e di s. Martino, ritenendo avervi coo- deschi autori principali di tanta atrocità,
peralo Giovanni Gatti, e malcontenti per- non meno contro altri complici, massime
chè le genti di Princivalle ne inquietava- Matteo signore di Mugnaoo Everso l[ ,

no il territorio con depredazioni, altret- Orsini conte d'Anguillara , e il rettore


tanto ordinarono farsi a'terrìtoriì di Gel- Vianeso degli Albergati, rifugiatosi nella
leno e Rocca del Vecce de'Gatleschi, pro- certosa di Firenze, a cui furono confiscati
punendosi ancora di togliere la vita a ibeni (non saprei qui precisare s' è quel
Princivalle. Dovendo il comune di Vilei- tDedciiimo Viaueiio Albergati nel i474
344 V I T VIT
Fice- Camerlengo e governatore di Ro- dare in Roma Guglielmo Gatti, lo r'ice

ma). A Tommaso Vittorii altro complice, ve con affettuose dimostrazioni. Io creJi


i Gatteschi bruciarono la casa : due fra- conte palatino, gli donò Rispaoipani col
telli di Valmontone avendo coiitrilmito territorio (che poi fece cedere all'ospeda-
al delitto furono in Viterbo tenagliati le di s. Spirito in Sassia di Roma, iu com-
e poi trascinati per le pubbliche vie, in- penso del denaro dato per la crociata, di
di squartati e appesi i quarti. Il Castal- cui vado a far cenno), e confermò nella
densi correo, fu impiccato a' merli della signoria di Celleno e di Rocca del Vecce.
rocca di Soriano ; eguale infame fine eb- Guglielmo per gratitudine offrì al Papa
be poi Monaldo, come dirò più avanti. Il circa looo ducali d'oro per la crociata
complesso degli^aweniraenti e della stre- contro turchi, bandita in Viterbo da fr.
i

pitosa giustizia, fece dilazionare le sontuo- Angelo da Bolsena minorità. Per la con-
se esequie di Princivalle ali.°di settem- ferma di Celleno, Guglielmo voleva ob-
bre, che presso a poco furono eguali alle bligare a cedergliela madonna Filalderia
paterne, assistendovi gli ambasciatori di vedova di Princivalle, e ricusando di ciò
Orvieto, Todi, Toscanello, Corneto, Ac- fare a insinuazione di Troilo, Antoniuc-
quapendente, Terni, Nepi, Civita Castel- cio e Galeotto fratelli bastardi del defun-
lana, Monte Fiascone, Bagnorea, Bolse- to e tutori del suo figlio Giovanni giuuio-
na, Farnese, Soriano, Vitorchiaoo, Val- re, per la grave discordia insorta con Gu-
lerano, Carbognano, Yignanello e altri glielmo, questi si gìttò nella nemica fa-
luoghi; per essere stalo piacevole, rive- zione Maganzese. Intanto con astuzia O-
rente co'ministri di Dio, amato da tutti. nofrio degli Spiriti magistrato favorevo-
Antoniuccio non assunse il dominio per le di Filalderia, avendo promosso la di-
sé, onde anno l'ebbe il cugino
nellistesso sposizione d'obbligare i cittadini assenti
del defunto, Guglielmo Gatti, fiero con- da Viterbo, di pagare come lutti gli altri
tro gli oppressori, sebbene di cattive qua- i soliti sussidii, onde concitare il popolo
lità. iNicolò V, aitesele circostanze dello contro tali cittadini parziali dlGuglielmu,
stato pontifìcio, dilaniato da funesti par- questi si die' a difenderli e ricorse al ret-
titi, slimò bene mantenere in signoria ca- tore del Patrimonio Riardini. Divìso il
sa Gatti. Egli mandò a combattere Ever- popolo Guglielmo e Troilo, quest'ul-
tra
so che tiranneggiava la provincia, ma
II, timo di più coraggio si fece capo della fa-
le sue gentifurono rotte. Si trae da'Co- zione Gattesca ; laonde Guglielmo, vo-
mentali di RIoiialcleschi della Cervara, lendofioirlacoirarmi,nel novembreTroi-
avere Nicolò V nel suo pontificalo cer- lo loprevenne facendo suonare la cam-
cato ogni modo di liberare il Patrimonio pana di s. Giacomo, e tirato a sé il popo-
e lo stato d'Orvieto da'tiranni, e raffre- lo minuto corse a saccheggiare le case di
nato molti baroni. Tolse Marta a Ranuc- diversi aderenti di Guglielmo. Questi ab-
cio Farnese, Bolsena a'signori della Cer- bandonò il suo palazzo e andò abitar quel-
vara per essere finita la linea investita ; lo incontro la chiesa di s. Quirico, poi del
ed i istigati da altri, rovinare
bagnoresi Suffragio, e prendendo in sospetto il ret-

no il diCerbara,con grave risen-


castello tore Riardini, gli fu sostituito nel i^^Q
timento del Papa. Nel 1^55 col rettore il vecchio catalano Paolo di Santa Fede
Stefano Riardini da Forh (o Nardini?), arcivescovo di Siracusa, già uditore di
successivamente esercitarono la podeste- Rota, canonico di Bordeaux e refe-enda-
ria viterbese, Nicolò Marocelli genovese, riOjbiasimatoda'cronisti; nel cui tempofu-
e Jacobello Bajulo romano. Morto Nico- rono podestà l'un dopo l'altro Lampogni-
lò V, gli successe Calisto III , il quale nodi Bisagno,eMicl)ele Pontano romano.
Terso la fine di maggio avendo fatto aa- Meglio dirò io, coi Marini, Archiatripon-
I

V IT V T 345
ilfìcii, Paolo non ebreo, ma figlio
essere non ebreo. In queste deplorabili
neofilo, e
dell'ebreo Giosuè Lurki, poi cristiano col turbolenze, nel 14^7 Calisto IH inviò a
nome di Girolamo da s. Fede, e Medico Viterbo il nipote Pier Lodovico Borgia
dell'antipapa Benedetto Xlll. Girolamo capitan generale di s. Chiesa, con 1000
nipote di Paolo, arcidiacono di Siracusa ormati, il quale tosto rimosse il rettore
e suo vicario, per le sue ribalderie e scel- Paolo e mandò a Roma, venendo male
leratezze, fu deposto dallo slesso Calisto accolto dal Papa. Era allora podestà Sa-
III suo benefattore. Mostrandosi il ret- lustio Scafoli di Foligno, e poco dopo la
tore Paolo parziale di Guglielmo, av- fu Saba Baratti romano. Lieta Viterbo
vennero tra questo e Troilo sanguinose per tale deposizione, e per ossequio ver-
zude, nelle quali prendendo parte il ret- so il nipote del Papa, secondo 1' uso de',
tore in persona, Troilo fu viutoe mandato tempi, gli donò: 6 scatole di coriando-
con Galeotto suo fratello prigione a Ro- li, 2 di pigooccale, 8 torcie, 4o libbre di
ma, ed Onofrio degli Spiriti fu inipiccato. candele di cera, 2 libbre di cannella, 2 di
Gli adii inveterati difficilmente si estin- zenzevero, mezza libbra di pepe e altret-
guono. Benché Guglielmo fosse stato co- tanta di garofani, 4 oncie di zafferano,
stretto darsi alla fazione Maganzese, Ti- i 100 libbre di pesce grosso, 25 libbre di
gnosi che n' erano capi, non si unirono sale, 5o some tra fieno e paglia, i5 so-

sinceramente ad esso, non ostante la pa> me di farina in parte panizzata, 20 some


rentela, anco per vedersi da lui disprez- d'orzo, 6 ventri di scrofa di primo parto, 8
zati. Essendosi proposti di farlo uccidere, castrati, 6 capretti, 3o polli e galline, 3o
alcuni loro fazionari lo sorpresero io ca- barili di vino bianco e rosso, un bacile
sa nel dicembre i^5Q, e crudelmente d' argento con suo boccale del valore di
l'ammazzarono e giltarono dalla finestra, 60 ducati d' oro. Il Borgia studiandosi

non trovandosi persona che gli dasse se- di riparare alla meglio i tanti sconcerti
poltura, finche per compassione il croni- della città, d'ordine del Papa fece rifab-
sta Covelluzzo lo fece portare io s. Fran- bricare nel primiero stato la Rocca di
cesco. Il rettore Paolo per allora dissi- Viterbo, e 1* 8 marzo vi pose con solen-
mulò, e poi a' 23 dicembre invitò nel nità la I.' pietra, e quindi la ridussea va-
convento di s. Francesco, da lui abitato, lida e ragguardevole fortezza ;non trala-
i conservatori a recargli i fratelli Alessio sciando d' operare altre cose utili alla
e Valentino Tignosi, e Monaldo Monal- pubblica quiete. Nel i458 fu luogote-
deschi complice della morte di Princi- nente del Borgia, Filippo Martorelli da
valle. I conservatori ubbidirono, ma A- Spoleto, e podestà Lorenzo Villi roma-
lessio non volle seguirli, li rettore dopo no; dopo quali successero, per rettore
i

avere ragionato indifferentemente con es- Galeotto degli Oddi perogino, e per po-
si, a mezz'ora di notte li licenziò, ma ap- destà Olano Federici di Terni, continuan-
pena usciti da lui, Valentino e Monaldo do Galeotto negli anni seguenti. Nel mar-
furono arrestati, ed a 3 ore impiccati zo, Fdalderia a forza fu condotta iu Ro*
neir orto propinquo, quindi i cadaveri ma, e posta nel monastero di s. Silvestro
esposti nella piazza del Comune. Inoltre in Capite. Ad eliminare l'odio dell'osti-
il rettore fece cominciare nel dì seguen- nate fazioni, s' affaticò nella piazza del
te la demolizione della casa di Valenti- Comune colle prediche fr. Giovanni da
no. I cronisti dicono il rettore, gii» ebreo, Volterra minorità, e fatto io essa innal-
e che appagò la sua avidità co' proces- zare un altare, con fervore indusse mol-
si e le inquisizioni, le carcerazioni
."
e le ti nobili a giurare pace e concordia il i

confische, le quali gli produssero circa di maggio; altrettanto fecero molti del
5o,ooo ducali: ma già lo dissi figlio di popolo d'ambo ì sessi, sopra l'altare riz-
346 V 1 T V IT
tato sul ponte Lorenzo. Ma morto Ca-
s. dersi nella casa del cronista Covelluzzu e
listo III a'6 agosto, ed eletto Pio //, tor- poi nella Rocca. Erano con Alessio, An-
iiuroiiole faziooi a infierite. Dopo la con- tonello da Forlì e Camillo di Roncone,
sueta partecipazione di sua esaltazione al- generi d'Everso II conte d'Anguiilara e
ia città, nell'inviar questa i soliti amba- gran fautore de'Miganzesi, quali perciò i

sciatori d'ubbidienza al nuovo Papa, im- si resero più animosi e in breve ora si

plorò la liberazione dal Castel s. Angelo, impadronirono di tutta Viterbo. Nella se-
diTroilOjGaleottoe Battista Gatti, e l'ot- guente notte saccheggiarono diverse ca-
tenne a condizione cb' essi fossero fedeli se nemiche e uccisero due generi di Pria-
alla s. Sede, ed a'suoi uflìziaii ubbidien- civalle, facendo di tutto per espugnai*
ti,non più prendessero impegni contro la Rocca del Papa ben munita, e ucci-
la fazione Maganzese, sotto la garanzia dervi i Gatteschi. Sarebbero forse riusci-
e sicurtà di 20 cittadini, da multarsi di ti, se 3 giorni dopo il tumulto non fosse
5oo ducati per ciascuno in caso di con- giunto un grosso esercito della Chiesa,
travvenzione. L'atto stipulato a' 11 set- comandato da Bartolomeo Roverella ar-
tembre 1' olire il Bussi. Forse eguale li- civescovo di Ravenna sua patria e poi car-
berlà fu concessa a Filalderia. Denunzia- dinale, da cui essendo state battute e cac-
tosi da Pio II il concilio o congresso di ciate le milizie Maganzesi, fatto prigione
J)lantOi>a per determinarla sagra guerra con altri faziouari Alessio, a questo fu
contro la Turchia, partì da Roma per mozzato il capo dal carueQce a' i3 set-
quello a'17 o 22 gennaio i4^9» accom- tembre nella piazza del Comune. Fu cen-
pagnato da 6 cardinali, ricevuto in Vi- surato il rettore De^li Oddi per essersi ri-
terbo da lui amata, eoo non meno solen- tirato nel frangente dalla città, benché
ne pompa che generale allegrezza, Impe- ritornatovi con energia prese provviden-
loixbè egli da carditiale l'avea frequen- ze per restituirvi I' ordine, e nella chie-
tata, allettato dalla sua bellezza, dall'a- sa di Francesco indusse con giuramen-
s.

luetiità di sue campagne, e da' vantaggi to a pacificarsi le due fazioni. Nel ritorno
che nellesue indisposizioni ritraeva dalle a Roma, Pio II a'3o settembre i4^o da
salutifere acque de'bagni, al quale effetto Siena si recò a Viterbo, incontrato fuori
ili sovente per lungo tempo vi dimorava, di porta s. Lucia dal vescovo e da lutto
e in quel tempo vi cominciò a scrivere la il clero, dal rettore, dal magistrato e dal
sua storia di Boetnia. Benigna(nente esau- popolo esultante. Indossava il Papa pre-
tlì Viterbo nell'altre grazie che avea do- ziose vesti pontificali, incedendo in se-
mandatea mezzo degliand>asciatori, cioè dia gestatoria sotto ricchissimo baldic-
la remissione di quanto doveva alla ca- chiuu sostenuto da' primari nobili; e lo
mera apostolica, un assegno annuo per precedevano cardinali, vescovi, il cle-
i i

la fabbrica del palazzo pubblico, e il re- ro colle ss. Reliquie, oltre la ss. Eucari-
stauro de' bagni a proprie spese. Nello stia. Giunto alla chiesa di s. Tommaso,
stesso. i4^9 trovo podestà Nicolò Capra- secondo l'abuso dì que'lempi, a un tratto
tiica romano, e poi Pietro Cesti da Bas- il baldaochìnofu rotto in cento pezzi, e di-
tano. Ad onta che il Papa fece di lutto viso Ira'viierbesi e forastieri. Giunto alta
per pacificarele fazioni Gattesca e Ma- cattedrale vi orò, e benedetto il nume-
ganzese, divenuto capo della 2.* Alessio roso popolo, passò a risiedere nel conven-
Tignosi, nella ootle de' 28 agosto eoa to di s. Francesco. Ivi celebrò la festa del
molti armali si portò nella casa de'Gal- santo a'4 ottobre, eribenedì solennemen-
teschi per fare a pezzi Troilo, Galeotto te il popolo, da lui confermato nella con-
e il fanciullo Giovanni ilgiuniore, a'quali cordia procurata dal rettore. Accrebbe
però riuscì fuggire iu caiuicia e ascon- di stanze e comodi il palazzo fabbricato
VI T V I T 347
(la Nicolò Va* bagni, ov'egìi restò per la sua Statua pontificalmente vestita e
qualche tempo; e poste in buono stato giacente sull' urna. Il cardinal Aminan-
tulle le cose spirituali e temporali, partì iiali, celebrando la solenne messa ne'fu-
per Pioma, dopo aver costituito legalo a neraii, sparse tal copia di lagrime, chea
latere della provincia del Patrimonio il gran fatica polè compiere la sagra fun-
cardinal Nicolò Forliguerra (il Cardel- zione, e nelle sue epislolene fece i più ma>
la lo dice stato governatore o rettore di gnifìci elogi. Ma è da tornare a Pio II.
Viterbo e del Piitrimonio sotto Eugenio Dimorando in Viterbo, celebrò la soiea*

IV), al cui lenjpo furono podestà Evan- ne processione del Corpus Domini eoo
gelista da Rieti, e Andrea Pettini spole- sontuoso apparato. La bella e importan-
lino, e rettore della provinciaGiacomo te descrizione prodotta dal Bussi, colla
Feo da Savona vescovo di Ventimiglia. qualifica di prolissa, m'impedisce darne
Kello slesso i46o Giovanni di Castro sco- un sunto. Solo rileverò che la lunga via
prì r allume ne'monti della Tolfa, ed i percorsa dalla R.occaalla cattedrale ven-
primi sperimenti furono falli in Viterbo, ne coperta di panni di lana a riparo del
di cbe ragionai nel paragiafo allumiere, sole, di quando in quando era un altare,
nel voi. LVIIl, p. i3oe altrove. Essen- e tutta quanta con magnifica pompa al-
do nel 1462 Andrea da Fano rellore, e ternativamente ornata, dalle università
Roma afflitta dalla Pesti lenza, Pio 11 a' artistiche di Viterbo, eda 3 cardinali i

7 maggio tornò a Viterbo, a prendervi i superbamente, donde si trae che già vi-
bagni, accompagt.ato da'cardinalì e dalla geva r uso, tuttora esistente, che ogni
caria, recandosi a dimorare nella Rocca. cardinale addobbasse un tratto della via;
Pontificò nella cattedrale per l'Ascensio anzi il cardinal Oliva, nella piazza del
nee per la Pentecoste. Nella Rocca tenne Comune, fece erigere un fonte, rappre-
concistoro a'3 maggio, e vi creò cardi-
i sentante quello del Separi, gìllando d'o-
nale Giovanni d'Jjch, il quale non vol- gni parte vino. Anche il tesoriere ponti-
lo accettare la dignità. !1 Cussi vi aggiun- ficio A mbrogioSpannocchi, non conosciu-
ge il cardinal Durcardo o Brocardo di to dal Vitale, adornò parte delle strade,
TT eishrìach, ma il Cardella Io registra e il capitolo della cattedrale dalla chiesa
nella promozione del 1460; e che il Pa- di s. Anna alla piazza di detto duomo. 11

pa impose il cappello cardinalizio al car- Papa in vesti pontificali con mitra in te-
dinal Lodovico Albrely il quale portato- sta, questa e quelle guarnite di grandissi»
ti in Viterbo vi fece il suo ingresso con ma quantità di grosse perle e preziose
molta pompa e solennità. Riscontrando gemme, sedendo in sedia gestatoria, por-
la sua biografìa, ora mi sono accorto di tò il ss. Sagramento rinchiuso io vago
due errori che contiene, certo per la com- ostensorio di cristallo adornato d' oro.
posizione sturbata. In essa è detto: Lo V'intervennero 17 cardinali, 22 vesco-
stesso Pio II lo avea fatto nel i4^3 am- vi e altri molli prelati, oltre il clero se-
minislralore di Cahors. In vece deve leg- colare e regolare, e quelli che aveano
gersi : Nicolò V nel i453 lo fece ammi- luogo nella processione. Presso gli altari
oistratore di Aire, e Pio II nel i46o o sifecero varie rappresentan/e sagre e sim-
l46t di Cahors. Mi piace poi aggiun- boliche, di uomini e fanciulli, cantando
gere, r ommissìone, che morì in Roma, e recitando versi, anche in lode del Pa-
con universale cordoglio, e fu sepolto nel> pa, né mancarono curiosi giuochi. Nella
la chiesa di s. Maria d'Araceli, dove pres- piazza della cattedrale cauto messa uu
so al lato manco della porla maggiore cardinale. Il Papa concesse indulgenza
gli fu innalzato un sontuoso monumen- plenaria a' presenti alla processione, e
to, cou isplendido epitaffio, in cui vedesi dall'episcopio die'la benedizione all'iuim-
-

348 V I T V I T
nierevole popolo adunato nel gran cam- contro le loro aggressioni, ed ove, dopo
po Faule, calcolandosi
di foresfieii i 1* esfirpiizione di sua razza, furono tro-
5o,ooo.Piimasto Pio II neire|)iscopio con vati molti infelici che da più anni vi lan-
tutti i cardinali, fu splendidamente ban- guivano prigionieri, e furono allrcA rin-
chettalo dal cardinal Milano, colia spesa venuti gli ordigni con cui ne'segreti anditi
di circa 5oo ducali. Ma perchè già da al- di que' fortilizi faceva persino falsificar le
cuni giorni erasi propagato nella città monete come notai riparlando
pontificie,
alcun sospetto di peste, tale dichiarala a' vol.LXXVII, p. agS. Imitato-
di lui nel
2 giugno, spaventati
1 cardinali, il Pa- i ri dimque figli di sue iniquità. Paolo II
i

pa li pose in libertà di partirne, ed egli adunalo un grosso esercito a' 29 giugno


andò a s. Martino, però tornato la sera lo fece comparire in Viterbo, sotto il co-
fu da* viterbesi d' ogni sesso ed età ac- mando del cardinal Forliguerra,e del pro-
colto con gran copia di lumi e d' inces- de Federico conte d' Urbino ( P^.). Indi fu
santi applausi. Il Papa si commosse e lar- spinto sulle terre di Diofebo e Francesco,
gamente lagriraò, anco pel desolante ri- e nel lerminedi pochi giorni, senza con-
flesso dell' orrida strage eh' era per fare flitti, non solo li spogliò di tulle le terre
il morbo di tal popolo. Nella notte stessa e rocche, eh' erano i i i4, f»a vi resta-
s' avviò a Siena; e moltissimi viterbesi rono prigionieri Francesco e un figlio di
corsero a s. Martino, a Palenzana, a So- Diofebo, portati in Roma nel Castel s. An-
riano e altrove, ma la maggior parte de' gelo, fuggendo Diofebo con gran copia di
rimasti perì infelicemente. Pio II tratte- denaro. Si può vedere l'orvietano Coliel-
nutosi alcuni mesi a Siena, passò a Todi lio, Nolitia Cardinnlalns, p.i44 e i45j

e poi a Roma; donde a*6 febbraio 14^4 il quale enumerò i3 loro luoghi: Giove,

tornò a Viterbo, e poi di nuovo a Siena, Carbognano, Caprarola, Roociglione, Ca


da cui restituitosi a Viterbo, pas>ò a llo- pranica,Vetralla, Bieda, Viano, Moatera-
ma, facendo promulgar la crociata con- nOjCerio Ger velcri. Cara no (oCorchiano,
tro i turchi pure a' viterbesi da fr. Ange- o meglio Carcaimtiì, ossia Calcata, come
lo da Bolseoa Comune.
nella piazza del Spiegali Degli Effetti ),s. Severa, Monticel-
Nel i466 trovasi podestà Guido Fiumi li (a oche la Tolfa nuova o Allumiere, Rota,
d'Asisi. Paolo Tf ae\ 1^6^ si prefisse di Vico, e un tempo pure Vetralla). Nel 468 r

voler ridurre a dovere alcuni tirannetti, fu fatto rettore del Patrimonio Nicolò
i quali tuttavia inquietavano lo slato del- Peroni da Sassoferrato arcivescovo di Si-
la Chiesa, mostrandosi più degli altri or- ponto e nel 1469 gli successe Stefano
;

gogliosi econtumaci Diofeboe Francesco Trenti vescovo di Lucca sua patria, con
imitatori del loro padre defunto Everso titolo di governatore e potestà di legato

li conte d* Anguillara. Questo fiero ba- a Intere, e con esso Pietro Santi Severi
rone, abusando del suo potere, avea in- di Rieti podestà. A' io gennaio di detto
festata con continui ladronecci tutta la 1469 ripassò per Viterbo l'imperatore
strada da Viterbo a Roma, riducendo io Federico III, ricevuto con indicibile ono-
servitù i viandanti d'ogni età e sesso, es- re e accompagnato a Roma dal vescovo ;

sendosi empiamente dilettato di togliere altri festeggiamenti si fecero nel, ritorno,


le spose a' loro oiariti, obbligando ì vas- alloggiando in s. Francesco a spese della
salli a lavorare ne' dì festivi, disprezzan- camera apostolica. Visitò il corpo della
do Dio e i Sanli, non meno l'autorità de* gloriosa s. R.osa, nella quale occasione i

Papi, che spesso l'aveano fatto gravemen- due cardinali che l'accompagnavano con-
te ammonire. Egli però non li curò, fi- cessero indulgenze. Rimarca Bussi, che
dandosi di sua potenza, ne'suoi castelli e nel ricordato anno dimorando in Viter-
nelle sue torri colle quali si era iuudìIo bo qua! tesoriere pontificio il cardinal
V 1 T V l T 349
Forligùei ra , siccome benevolo della città, gnilà, meno rare eccezioni. Ma si ripren-
persilo comodo fabbricò un sontuoso pa- da il filo de' presidi del Patiimonio, de'

lazzo, con arnenoe delizioso giardino pres- quali riparlodicendodell'allre cariche da


so s. Sisto, ed iu esso poi inor"], traspor- loro esercitate, e de'vescovati di cui furo-
tandosi a Roma il cadavere. Bramando no insigniti. ìNel 1472 rettore Lodovico
Paolo ridurre in perfetta pace le due
II Agnelli mantovano, podestà AnselmoGi*
fazioni Gattesca e Waganzese o Tignosi, raloci romano, questi succeduto nel i^j^
lecjuali talvolta continuavano a mostrarsi da Lucchesino Negri da Savona, e nel
inquiete, fidenti ciascuna nelle parlate at- 1474 ^^ Anselmo Cerasolis rumano. In
tinenze, la I.* co' Colonna eia 2.' cogli taleanno infette da rogna sopra 70,000
Orsini, volle por fine a tali dissensioni col pecore,onde in breve tutte si pelavano,
maritaggio di madonna Simonetta figlia guarirono col bagno di Naviso. A'4 apri-
dell'ucciso Princivalle parente de'Colon- le passò per Viterbo Cristiano l re di Da-
na, con messer Giacomo Fojano da Rieti nimarca e Norvegia, che andava a Roma
nato da un Orsini, celebrandosi nel i47 ' > col cardinal Francesco Gonzaga, onorato

anno in cui fu rettore veneto Lorenzo il in più modi. In questo tempo la discor-

Zane o Zeno arcivescovo di Spalatro dia cittadina, che progressivamente ro-


(con questo titolo e con un N. l'avea re- vinò Viterbo, si accese pe' confini eoa
gistrato il Bussi), e con esso Viltor Delfi- Monte Fiascone, e fu cagione del diroc-
ni luogotenente, e Pietro Venimbeni for- camento della celebre torre di Bramante,
livese podestà. Noleiò che sul Zeno, bel- sotto il ponte di s. Lorenzo, la più forte
le notizie offre il Garampi ne Saggi sul- e antica dì tutte per essere l'ultima me-
l'antiche monete pontificie, p. 1 26, dicen- moria del castello d'Ercole. Benigno Si-
dolo uno de'più cospicui personaggi della sto IV con Viterbo, nel 14/48'' conces-
corte pontificia in quel tempo, per essere se il privilegio della zecca, onde si batte-
stato fatto successivamente arcivescovo di rono carlini, quattrini e piccoli coll'arma
Spalatro, amministratore del patriarcato del Papa, e nel rovescio la figura dì s.

di Gerusalemme, legalo apostolico in Bo- Pietro e sollo il leone viterbese, e poi pu-
snia a predicar la crociata contro i tur- re con quella del patrono s. Lorenzo, se-
chi, tesoriere generale per nomina del condo il narrato a suo luogo. Essendo nel
parente Paolo II, governatore delle terre 1475 podestà Marc'AntonioBaglionì pe-
del già conte Everso li dell' Anguillara, rugino, passarono diversi re e regine per
destinato alla ricupera di Cesena, vicario Viterbo, a cui non mancò ren-
la città
di tutta la Marca d'Ancona fino al Fo- dere onore. Trovandosi in Toscana pa-
glia, ìndi governatore del Patrimonio, in- recchi corsi, e danneggiando il territo-
viato al doge veneto, governatore di Pe- rio e quello della provincia, il Papa prese
rugia, governatore di Roma e vice-ca- provvidenze a impedirlo, onde molti ne
merlengo, governatore di Cesena, commis- furono impiccali. ÌNel 1476 nella pode-
sario della spedizione contro Città di Ca- steria di Valerio Severini sanese, dopo
stello, e di nuovo governatore
di Perugia, aver Viterbo patito la carestia, fu afflit-

vescovo Treviso e patriarca d'Antio-


di ta e desolata dalla pestilenza, a segno
chia, vescovo di Brescia, morendo in Ro- che nel luglio restò abbandonata dal go-
ma nel 1484 "0" decorato del cardinala- vernatore, dal luogotenente, dal giudi-
to! Mi è piaciuto appena accennare la ce del Patrimonio, dal podestà, dal col-
lunga, onorevole e faticosa carriera del- laterale, dal bargello, persino dagli sbir-
l' illustre prelato, per offrire un ulteriore ri e guardiani, quindi disordini deplo-
esempio delle difficoltà per le quali anti- rabili ; il contagio si protrasse alquanto,
camente si perveniva a quella sublime di- rinnovaudosi la carestia per due annij
3 ju V i T V I r
con die Dio flngellò l'eccessiva lussuria, zioni. Neh 483 furono, rettore gover-
1' ubbriachezza e alili vizi. Trovatulosi natore Giorgio della Rovere vescovo di
nel i48oa'bagni il celebre Federico du- Orvieto, e podeslàTommaso Aldobrandi-
ca d' Urbino, Sisto IV nel i." gennaio Essendo castellano di Viter-
ni fiorentino.

gli mandò in dono lo Stocco e il Ber- bo Marc* Antonio Altieri patrizio roma-
relloiie ducali, benedetti nella vigilia di no, già corsi erano al soldo delle inili»
i

IVatale, l'uno e l'altro forniti di prezio- zie pontifìcie, cui era affidata anche la
se geraoie. Volendosi dal duca ricevere guardia di VilerboeTiiuportaote sua roc-
)' insegne principesche nella cattedrale, ca. Ora avendo alcuni corsi ucciso Emacio
questa fu nobilmente parata in uno alle figlio di Domenico Marzi, la di lui nu-
vie che dovea percorrere nel recarvisi. merosa e violenta famiglia cercava trar-
IVella mattina destinata per la funzione, re vendetta degli uccisori. Eransi perciò
dopo averle ricevute con molte ceremo- formate due fazioni, composta l'una de'
nie, dichiarò cavaliere dello Speron d'oro parenti e amici di Paolo, l'altra de'Cor-
messer Galeotto Gatti e il nipote Gio- si ; e venendo alle prese, e tessendo mac-
vanni ilgiuniore, nel cui palazzoabitava, chinazioni e danneggiandosi ne' beni e
a ciascuno donando un ricco vestito di nella persona, scompigliavano la città e
broccato; ma Giovanni ricusò il cavalie- sturbavano i cittadini. Finalmente stan-
rato. La citlà eresse archi trionfali e fece che le due fazioni di questo continuo do-
bellissime rappresentazioni, per onorare mesticoguerreggiare,!'! i luglioi484coa
l'invitto duca e celebrare i suoi fasti mili- solenne islromento notarile, scambievol-
tari. Lietissimo fu il di lui soggiorno di mente si perdonarono e strinsero in con-
5 mesi in Viterbo, e fra le visite di per- cordia. Gli atti di questa pace, e l'inimi-
sonaggijsegnalata fu quella d'Alfonsodu- cizie che la produssero, taciuti dal Co-
ca di Calabria poi re di Napoli. Il l^apa retini e dal Cussi, li pubblicò il eh. prof.
io quell'anno mandò in Viterbo legato Paolo Mazio nel Saggiatore Romano,
il cardinal Filippo Vgoiiclto di Borgo- f. 2, p. 143. Procuratore de' Corsi fu
gna, a cui sembrando troppo potente l'Altieri, stipulante nella sala grande
l'autorità del magistrato civico, con vari della Fiocca. Nel i485 Innocenzo VII!
decreti la ridusse quasi a nulla. I nuovi 8 nominò legato del Patrimonio il cardi-
priori, 4 nobili e 4 popolari, scorgendo nal Ascanio Maria Sforza, al cui tem-
depressa la loro autorità e volendo rein- po furono, commissario apostolico Ni-
tegrarla, coraggiosamente si opposero al colò Borchiardi genovese, governatore
legato, e finii ono con serrare il palazzo Prospero Calfarelli romano vescovo d'A-
pubblico senza più comparirvi ; finché il scoli podestà Valeriano Pimpinella da
,

Papa non restilo^ loro il precedente po- Bolsena. lu quell'anno trovandosi a far
lere,equindi si recò nell'ottobre a Vi- uso dell'acqne minerali di Viterbo il car-
terbo, e vi tornò nel i48i a visitare il dinal Pietro Foscari veneto, per rilevar-
santuario della Quercia. Nel 1482 venne si dalle sue indisposizioni, mancò di vita
dichiarato legato d cardinal Stefano Nar- a'i5 agosto e il cadavere fu portato a Ro-
(lini da Forlì, e vice-legato il nipote Ti- ma. L' 8 dicembre Virginio Orsini ca-
berio Nardini arcivescovo di Siponto. la pitan generale della lega del re di Napo-
tale anno per la guerra tra Sisto IV, i fio- li e de'fioientini, contro Innocenzo Vili,
rentini e il re di Napoli, le fazioni Gat- all'improviso piombò sul territorio viter-
tesca e Maganzesesì levarono in armi e bese, e vi depredò una grandissima quan-
leceronella città variebattagliejma il Pa- tità di animali. Viterbo alti richiami e
pa mandò truppe a reprimere siffatti tu- rappresaglie fece contro Firenze, colla
multi, ed a castigare alcuni delle due fa- quale seoipre eravi passala inalterabile
V IT VIT 3?i
amicizia, ed PaparoanilòsubiloiGconj-
il moria nella porta s. Lucia nel seguente
pagnie di cavalleria alla sua difesa. A- anno colla lode, Ob Provinci ani bene
\eado l'Orsini assediala la città di To- guhernatam. Colla sua autorità non po-
scanella, facendo ogni sforzo per espii- co valse a mitigargli animi infieriti de*

gnarla^ i opposero bravis-


foscanellesi gli fazionari. Indi a' 10 novembre o meglio
sima resistenza, conforme si ha da una dicembre, insieme col vescovo Cibo, il

loro lettera scritta a'viterbesi il io giu- cardinale ricevè in Viterbo Carlo Vllt
gno i486. La successi va pace conclusa dal re di Francia, che con poderoso eserci-
Papa colla lega, ripristinò l'anteriore con- to andava a conquistare il regno di Na-
cordia co' fiorentini, mentr'era governa- poli, quale erede degli Angioini.'Raccoo-
tore Nicola de'conti di s, Donnino vesco- ta il Novaes, che Alessandro VI all'av-
vo di Lucca. Nel seguente 1 487 si trova- vicinarsi del re a Roma si ritirò in Ca-
no, Angelo Geraldini d'Amelia vescovo stel s. Angelo, e nel seguente gennaio
di Scssa, conunissario apostolico, ed Egi- 1495 venne a pregiudizievoli condizio-
dio Angelo Arca da Naroi podestà. Po- ni.Ma quando seppe che il re a'20 mag-
scìa nel 1492 legato il cardinal Giovan- gio partilo da Napoli s'incamminava per
ni Mtilici, m seguilo Leone X, nuova- Roma, il Papa partì per Orvieto. Giunto
mente vice legato Prospero Caff'arellì, e il re a Roma, poi s'avviò per Viterbo,
podestà Matteo Mariano Tornacelli sa- ove procurò indarno parlare al Papa, la

nese. Nel seguente i493 a'28 ottobre, vece narra il Bossi, che 5 giugno 49?
a' 1

proveniente daNepi.y^/t'.sirt«r//o^/si re- il cardinal Farnese e il vescovo Cibo nuo-


cò a Viterbo con I 8 cardinoli e numerosa vamente riceverono Carlo VII! di ritor-
corte, alloiigiò nell'episcopio e dopo io no da Napoli ; avendo eziandio ambedue
giorni pa-«òa TofcaneUa. ^aira il Bur- poi accollo a'aS dello slesso mese (cer-
cardo che in Viterbo fu ricevuto proces- to dopo la partenza del re ), con mag-
sionalmente, il 3 I assistè al vespero nel- gior pompa e magnificenza, Alessandro
la cattedrale e nel dì seguente alla messa VI che da Roma ritornò in Viterbo, dopo
d' Ognissanti, dopo la quale die' al po- aver egli ad istanza del re, con bolla de*
polo la solenne benedizione alla presen- 7 del precedente febbraio (probabile con-
za di 17 cardinali. Nel pomeriggio in- seguenza dell'accennate convenzioni),
tervenne al mattutino de' defunti, e nel- condonato a'viterbesi gli eccessi da loro
la seguente mattina alla messa anniver- commessi, e particolarmente per non a-
saria di essi, portandosi in cavalcala a ver voluto dare ricetto alle genti dal Pa-
pranzo Rocca. Partilo poi per Capo
alla pa spedile a Viterbo (forse per disputa-
diMonle,ove8Ì trattenne qualche giorno, re il passaggio al re). Io qui debbo ricor-
passò a Pitigliano, e tornato à Viterbo dare con lode il segnalato servizio reso
a'6 dicembreper la dirolla pioggia smon- da' vìteibesi a Toscanclla, e riportato
tò subito all'episcopio, assistendo nella in quell'articolo, per essersi con successo
caltedrale alla messa cantata dal vesco- validamente interposti con Carlo Vili
vo diocesano Cibo, e dopo 10 giorni par- per la restituzione de'prigiouieri e delle
tì a* 16 con poca genie per Soriano, io- cose saccheggiale a Toscanella, nell'ec-
di per Civitavecchia si restituì a Roma. cidio tremendo patito dalle sue tiuppe;
Nel principio di tale anno 149^ risorse- col quale virtuoso atto i viterbesi dimen-
ro vigorose le fazioni Gattesca e Magan- ticarono l'antica rivalità co' toscanellesi.
zese, per sedar le quali Alessandro VI CarloV II a vea ricevuto grandissimi ono-
I

spedì a Viterbo per legato del Patrimo- ri da Viterbo, e nel partirsi chiamò la
nio il cardinal Alessandro Farnese il se- città la gran Villa della Rosa, cioè la
niore, poi Paolo 111, di che fu posta me- gran città di s. Rosa. Dei resto, soggior-
I

332 V T V 1 T
uaodo Alessandro VI in Viterbo, a' 24 1498 Lodovico Canceliari romano, e do-
giugno celebrò in onore del glorioso s. po Antonio Celini da Prato; e nel i499
Precursore con molla solennità la messa Nicola Barzellone romano, al cui tempo
nella called ralejcoll'assistenza di I Scardi- il già rettore Lodovico Agnelli divenuto
nali, molli de'quali, col Farnese, nella fi- arcivescovo di Cosenza, fu preposto a vi-
ne dello stesso mese l'accom pigliarono a ce-legato del Patrimonio, e con pubblico
Roma. Se mai però le due fazioni Gatte- dispiacere morì a'3 novembre o di peste,
sca eMaganzese lasciarono del lutto il fre- per veleno del duca Valentino Cesare
no alla loro furia, ciò fu senza dubbio nel Borgia, figlio del Papa, di cui anche nel
l496,in cui per essersi viterbesi alquanto i voi. LXXX Vili, p. 1
3, per impadronirsi di
sedati e quieti, potè stabilirsi nel patrio sue grandi ricchezze, secondo il suo costu-
primato o tirannia di Viterbo Giovanni me cogli opulenti. None improbabile che
Gatti il giuniore, figlio dell'ucciso Prin- quel crudele si trovasse in Viterbo col-
ci valle; laqual cosa sommamente dispia- r esercito pontificio. Neli5oo fu fatto
cendo alla fazione Maganzese, e rispetti- governatore Tommaso Asti vescovo di sua
vamente annera alla casa Orsini, impe- patria Forlì, e successivamente podestà
gnata per la parentela alla difesa de'Ti- Pietro Ceccobelli de Mattei, e Cesare di
gnosi capi -fazione di essa, si ripigliarono Domenico Antonio da Cesena : nel i5o2
con estremo furore le armi; né andò gua- Nicola Maria d'Esle da Ferrara vescovo
ri che Giovanni, in Celleno che pure avea d'Adria governatore, e podestàGiovanni
occupato, fu ammazzato, di consenso e Panelforno di Tiferno: nel i5o3 Girola-
forse, come altri vogliono, d'ordine d'A- mo Coniugio da Volterra vescovo d'Asi-
lessandro VI, poiché con breve de'4 lu- si governatore, intanto a ridurre in per-
glio dello stesso 1496» fece le condona- fetta pace le desolatrici due fazioni Gat-

rammentate superior-
zioni a' cellenesi tesca eMagaozese,nonci volle che lo spe-
mente. La sua morte volendosi ad ogni ciale pietoso patrocinio della ss. Vergine,
costo vendicar da'Colonna, impegnati per la quale mosse a compassione di Vi-
si

parentela alla fazione Gattesca, seguiro- terbo, con ispirare mirabilmente ad al-
no in Viterbo tali e tante uccisioni d'uo- cuni giovani a'i5gennaioi5o3 di girare
mini, tali e tante rovine d' edifìzi, che per la città con rami d'olivo e collo sten-
lungo sarebbe il narrarle. Basterà il dire, dardo della B. Vergine della chiesa di s.

che le cose tornarono a si feroce e spa- Maria della ss. come narrai nel
Trinità,
ventosa rivoluzione, che anco a dire del- descriverla, gridando: Pace vuole e co-
l'Alberti nella sua Descrizione d'Italia, manda Dio e Maria Vergine. Di repente
la città di Viterbo si trovava sin dal suo inteneritosi il popolo, corse presso loro,
tempo mezzo in rovina. Imperoc-
quasi associandosi persino il governatore d' E-
ché entrando furiosamenlei Colonnesi in sle, il quale tosto chiamato il magistrato
Viterbo uccisero molli Maganzesi, rovina- e molli altri nobili, replicando la commo-
rono loro molti edifizi e saccheggiarono vente ingiunzione, questa con andò essi

molte case. Ben è vero, che 3 anni dopo, ptoclaraantlo per non senza
la città, e
cacciati i Gatti dagli Orsini, questi co'Ma- manifesto e segnalato prodigio, a un trat-
ganzesi fecero tanti mali e tante uccisio to si mutarono gli animi de' sin allora o-
ni alla fazione Gattesca, senza rispelto a slinati fazioiiari, e tra abbondanti lagri-

età o sesso, bruciandone gli edifìzi. Po- me di tenerezza non ripeterono che:
altro
scia ritornando i Galli, non meno cru- Pace, pace. Tale fu giurata, e in un mar-
deltà usarono co' Maganzesi. Così V Al- mo fu scolpito: Concordia Civiuni In-
berti. E non per questo gli animi dimi- staurala MDiii. In questo il duca Valen
sero la loro ferocia. Furono podestà, nel lino venne a Viterbo coli' esercito, e ne*
VIT VIT 353
20 giorni che vi gì trattenne, ne risenti- gi un mìglio da Viterbo, trovò venuti a
rono i viterbesi gravissimi danui, (luche incontrarlo 1 7 cardinali, cioè parte di
partì contro la terra di Ceri. Ma la sua quelli che T avevano preceduto e parte
potenza andò in fumo a' i8 agosto colla sopraggiunti da Roma, con molti prela-
morte d'Alessandro VI. ti e gli ambasciatori di Residenza, oltre

Nel i5o4 Giulio // nominò legato altri della corte e curia romana. Il pre-
del Patrimonio il cardinale Federico fetto delleceremonie e diarista del viag-
Sanseverino, e nel i5o5 gli surrogò il gio Paride de Grassis, ad alla voce fece
legato cardinal Raimondo Perauld,coa intendere a lutti, di smontare di cavallo,
Ottaviano A.rcimboldo «escovo d'Atene e secondo il solilo baciassero il piede al
per vice-legato. La i.^ volta che Giulio Papa. Eglino risposero, che doveano a-
li si condusse a Viterbo, come si ha pu* versi per iscusati se a* erano impediti
re dal p. Gattico, ne' Diaria Cacremo- dall' angusta via, nou essendo mancato
nialia. De Ilineribns Roinanorum Poti- chi sospettasse, che i cardinali si fossero
tificuin, e così de' successori che vi furo- industriosamente fermati in tale strada
no, avvenne a' 18 settembre, proreoiente per non essere obbligati a smontar da
da Nepi e da Civita Castellana, in caval- cavallo; ond'è che dal Papa fu ammessa
cata con 20 cardinali e loro corte, recan- benignamente Giunto Giu-
tale scusa."

dosi direttamente a visitare s. Maria della lio Il presso ViterbOjScesee si fermò in-

Quercia, ove pranzarono convitali dal nanzi s. Maria di Gradi, dove car J.nalt i

cardinal Riai-io vescovo di Viterbo e To- di suo ordine indossarono le cappe pao-
scanella e nipote del Papa; quindi tutti nazze e i cappelli rossi,' ed i prelati as-
Testiti in pontificali nella sera fecero l'in- sunsero le vesti prelatizie, ed i cubìcula-
gresso in Viterbo, il Papa portandosi rii e gli altri quelle loro proprie. Solenne
nella Rocca. Scrisse il Sacchi ne' suoi fu l'ingresso, tanto pel Papa quanto per
Ricordi, che rimase in Viterbo i 4 giorni, la città. Dopo la ss. Eucaristia che pre-
e in fatti leggo nel p. Gattico, che il 1.° cede i Papi ne' viaggi^ sotto baldacchi-
ottobre parli per Toscanella. Il Bussi no e con 6 torcie accese, seguila da'pub-
corregge Garimberti, che disse vesco-
il blici rappresentanti a piedi vestiti di pan-
vo di Viterbo il nominato cardinal Pe- no rosso, per dono pontifìcio, incedeva
rauld, e morendovi a'5 settembre i5o5, Giulio II solt* altro baldacchino, per i-
n'era ancora vescovo il cardinal Rìario. strade tutte coperte di panni e adorne
Vi tornò Giulio li nel i 5o6 quando in- d'armi, di verdura, d'archi trionfali e
traprese il Piaggio per ricuperare Peru- d'altre insegne festive, sino alla cattedra-
gia, Bologna e altri luoghi, essendo lega- le, dove il vicario dell' assente vescovo
to del Palriraonio il cardinal Leonardo cardinal Riario (perchè mandato da Ro-
Grosso della Rovere cugino del Papa, ma a Orvieto), die' a baciare al Papa la
ma per soli 5 giorni, secondo l'Ughelli Croce. Dopo le consuete preci e ceremo-
e ìlCiacconìo, riferiti dal Cardella. Dopo nie e concessione d' indulgenza, il Papa
aver pranzato a' 3o agosto in Fabrica, collo slesso accompagnamento, senza bal-
per Canepina cavalcò a Viterbo, incon- dacchino, si trasferì alla Rocca. Nella
trato dal governatore e da diversi ufli- notte seguente, pe'quartieri e alloggi che
ziali, 3 miglia distante; smontali tutti da volevano scegliersi a piacere Cavalleg- i

cavallo, gli baciarono i piedi, e ripostisi gieri e la Guardici Svizzera, insorse fra
in sella lo servirono sino alla porta della loro una contesa, in cui restarono mor-
città, ivi discesero, e ili. ° del magistrato talmente feriti 4 svizzeri e coa.cssi nella
civico gli presentò le chiavi. Prima di faccia il loro capitano; meutre pure il

questo punto, quando Giulio il era lun- capitano de' cavalloggicri rimase ferito,
YOL. GII. 23

li.
354 V I T V IT
e gravemente uno tli sua guardia. Offri trattenne nel dì seguente, ed a*2o giun«e
al VitpH la citlìi, COI»)' era uso nel suo a Ci vilaCastellaua e poi a Uoma. Nel 1 5oS
l'idfgio: (^nataiìia paia di pollastri, io fu vice legato Aiilouio Regiiii, e Antonio
capponi, IO oche, io sommale, o pro- i
d' Arezzo luogotenente generale: nel
io rubbia di graiiu,5o rulibia d'or-
sciutti, i5o9 Michele Claudio vescovo di Mono-
zo, 4 viiellee io castrati. E perchè pre- poli vice legato, e Calisto Fucci ili Castello
meva al prodeiile l'onlefice d'inopedire (sic) podestà. In tale anno Giulio II per
ulteriori sconcerti tra le già f.izioni Gat- sollievo partì da Roma conio cardinali
tesca e Maganzese, poiché alcuno era tor- dopo 1*8 settembre, per Soriano e Civi-
nato a provocar discoidie, fallisi chia- ta Castelbina; udì la messa in Fabrica, e
mare avanti di sé (juelli che n'erano stali visitato il santuario della Quercia, ove
capi, gli unì in più stretta concordia me- lasciò la ss. Eucaristia, pervenne a Viter-
diante un matiiinonio. Di più Giulio 11 bo, ove la pioggia impedì il pubblcuin-
mutò tulli gli uHìziali della città, cioè il gres-o, e pare a' 17, Soiontato alla Rocca,
governatore, il castellano, il podestà, il nel dì seguente molli della corte col cle-
coinmissai io e il tesoriere, trasferendo la ro si recarono alla Quercia a levare il
loro autoiilà nella sola persona del sud- ss. Sagraaiento, e lo portarono in s. Fran-
detto cardinal Rovere legato n lalcir, cesco, Dimorando il l'apain Viterbo qua-
che allora de[)olò e lasciò in Vileibo, da si ogni giorno sì nel pranzo, sì nella sera,
dove partì per Monte Fiascone a' 6 set- i mangiarono con esio, diver-
cardinali
tembre, e nel tli seguente giunse a Or- tendosi dopo il desinare co' cardinali in
'vieto. bidi nel iSoy fece legalo del l*a- qua'che onesto giuoco, benché egli alle
tiimonio il cardinal Francesco yJlido^i, vo'.te solo si compiacesse vederli giuoca-
Bernardino Fahi vescovo di Lesina vice- re.Domenica 2 3 settembre assunta ddl
legato, a cui poi sosliluì Matteo Ugonio Papa la stola preziosa, andò alla catte-
viterbese vescovo di Fauiagosta. Coives- drale, ricevuto dal cardinal Farnese che
SI Ettore Persichini. In tale
fu podestà gli die' a baciar la Croce, e l'incensò. A.-

anno reduce Giulio II da Bologna, per scoltata la messa b>is-a, intuoiiò poi le
Orfe a' 2 marzo venne a dormire in Vi-
1 preci della benedizione e questa compar-
terbo,rimanendo nella Rocca. Ricorren- tì al popolo, facendo pubblicare dal car-
do a'i4 la 4-^ domenica di Quare>iraa dinal Farnese io anni d'indulgenza. A*
delta Laetare, il I*apa benedì la Rosa 26 Giulio II si recò nella chiesa di s.

d'oro nella Rocca, e vestito di piviale e Francesco, dove pure ascollò la messa
mitra preziosa, in sedia gestatoria la por- bossaj indi ammise al bacio del piede i
tò nella cattedrale. Canio la messa il car- religiosi, e die'Ioro 20 ducati per l'organo
dinal Caslellense, sermoneggiando con e pavimento. Nel dì seguente udì la
il

mollo ap[)lauso il p. generale dei cariue- messa in s. Rosa e poi venerò il corpo
litani epubblicò l'indulgenza di 7 anni. della Santa, e sulla porla del monastero
Assisterono alla funzione i5 cardinali, benignamefite ascollò e fece baciare il

due amlìasciatori della repubblica di Ge- piede a ciascuna monaca, concedendo loro
nova, e due di Bologna. Il Papa colia varie srazie e circa 25 ducati. A'3o set-

Rosa d' oro passò nel propinquo episco- tembre co' cardinali Giulio II parli da
pio, banchettato co' cardinali di lauto Viterbo, e per Toscanella, ove rimase a
pranzo dal cardinal R.iario, cessionario desinare, andò a Cornelo. Nel 5 o nella 1 1

di questo vescovato; destinando quel sa- guerra contro il feudatario duca di Fer-
gro doni^livo a Ferdinando V re d'Ara- rara ed i francesi il Papa volle andare»
gona. A' 18 il Papa andò a pranzo al lago Bologna con i5 cardinali, partendo da
di Vico, passò a dormire iu Nepi, vi si Roma ili." settembre: onoiò di sua pre-
V I T VIT 355
senza Monle Fiascone e Orvieto. E qui coni 4 cardinali, e si concluse la parten-
noterò, che nell'articolo / iaggio aven- za per Firenze e Bologna, destinando il
do riferito quello cle'Papi ne'iuoghi della Papa a legato di Roma il cardinal Sode-
provìncia, torno ad avvertire che va te- rini; indi per Orvieto intraprese il viag-
nuto pre,seiite,per le particolarità che con- gio. Nel i5i6 infestandola Maremma i

tiene, eche lungo sarebbe il ripetere. Nel corsari tunisini, Leone X esortò i viter-

ritorno a Roma, a'20 giugno da Narni, besi ad opporsi alle loro incursioni, giu-

per liorghetto, arrivò a Civita Castella- sta le istruzioni che inviava al vicelega-

na e pro'segiùil viaggio, e probabilmente to Pitta, assicurandoli del costante suo


onorò Viterbo di sua presenza. Nel i5i3 amore per loro. Appunto per questo par-
essendo legalo il veneto cardinal Marco ticolare suo affetto, bramoso di dissipare
Cornato, fu podestà Gio. Bernardino alcuni piccoli semi di di'icordie fra l'an-
Cardoli da ^arui. Nel i5i4 Turono po- tiche fazioni Gattesca e Maganzese, ot-
destà Girolamo degli Atti dii Todi, e poi tenne colla sua autorità a' 26 febbraio
Severino da Sutri; ed a* 6 di settembre i5i7, '^^^ adunale esse avanti il detto
Leone X per diporto venne a Viterbo, vicelegalo stipulassero un istrumento di
entrandovi con vesti pontificali. Vi ritor- transazione e concordia, con gravi multe
nò nel i5i5, ma non veramente per di- in favore della camera apostolica in ca'«o

porto come scrive il Bussi, sibbene per di trasgressione. Divotissinio il Papa di

andarea Bologna ad abboccarsi con Fran- s. Maria della Quercia, soltanto per vene-

cesco I re di Francia. Entrò in Viterbo rarla si condusse a Viterbo a'3o settem-


a' 4 ottobre con 2 cardinali, raggiunto bre i5i8, onorificamente ricevuto dal
poi da altri 7,essendo vicelegato France- cardinal Egidio Canisio. Il Turriozzi cor-
sco Pitta da Cesena. Però dice bene il regge il Cordini per aver asserito, che
Bussi, che propriamente si puliblicò tal nel i522 il vescovo cardinal Egidio ri-
viaggio io Viterbo, con avere fatto inti- cevè in Viterbo Leone X, mentre viveva
mare i cardinali che dimoravano nelle ancora il vescovo Ottaviano Visconti Ria-
vicinanze, onde si trovassero in Viterbo rio. Io poi rilevo, che il Pjpa era niorto
nel dì d'Ognissanti, ove dopo celebrata il dicembre \St.\. Dopoché Solima-
i.°
la mes^a si sarebbe consultato
il da farsi. no li imperatore della Turchia e^^^w^nb
Laonde per motivo, ne'giorni prece-
tal l'isola di /lor/i nel declinar dell 52 2, nel
denti fu intimato il viaggio verso Viter- l." gennaio del seguente anno il grai»
bo a tutta la corte pontificia ed a tutti maestro del sovrano ordine Gerosolinii-
i cardinali. Nella vigilia di detta solenni- f('///ofra Filippo Villiers-l'Isle-AdHim, par-
tà trovandosi il Papa in Viterbo, fu can- ti co'cavalieri e cogli abitanti dell'isola
tato il vespero in s. Francesco, coll'assi- che vollero seguii li : approdalo a Civita-
stenza di i 3 cardinali, recandovisi Leone vecchia fece sapere il suo arrivo al Papa
X dalla Rocca ove risiedeva. Nella stessa Adriano VI, il quale gli permise dirima-
chiesa nel dì seguente vi fu cappella pa- nere a Corneto. Ma venuto il Papa a
pale, cantando la messa il cardinal Vi- morte gli fu aflìdata la difesa del conclave,
gerlo. In quella dell'anniversario de' fe- ed elettoa'18 novembre Clemente FII^
deli defunti, fece l'assoluzione il Papa, che aveva appartenuto al cospicuo ordi-
intervenuto pure al precedente mattuti- ne, a questo assegnò per residenza prov-
no. Nello stesso dì 2 novembre giunse in visionale la domandata città di Viterbo,
Viterbo m/
Bonivent ambasciatore di e per abitazione del gran maestro la Rocca,
Francia, formalmente incontrato dalla finché l'imperatore Carlo V non avesse
corte pontificia e de' cardinali. A' 5 fu assegnato una stabile residenza; con am-
tenuto concistoro segreto nella Rocca pia autorità di poter esercitare sopra de'
356 V TI VI T
suoi qualunque atto di giurisdizione, di Viterbo, per cui tosto presegli opportuni
più coofereiidogli il grado di capitano provvedimenti e armò la città, inviando
dell'ormi e di governatore della città, con ambasciatori al Borbone, acciò fosse ri-

tutti gli antichi privilegi. Ilgran maestro spellata come residenza dell'ordine Ge-
dopo aver preparare 1' occorrente
fatto rosolimitano, sempre neutrale tra'catto-
in Viterbo, preso congedo e la benedizione liei. 11 contestabile assicurò il gran mae-
dal Papa, a*25 gennaio 524 s'incammi- i stro, che la città e il territorio nulla sof-
nò colla maggior parie del sagro convento frirebbero, il che saputosi nella provin-

e popolo di Rodi alla volta di Viterbo, cia molte persone vi si ricovrarono colle
dove pervenne la sera stessa, incontrato loro cose preziose. Pervenuto Borbone a
non meno da' nobili, che da tutti, con Monte Fiascone il i.° maggio, inviò un
sommo onore e allegrezza. Stabiliti dal gentiluomo a visitare il gran maestro, e
gran maestro gli alberghi pe' suoi cava- questi mandò a lui io muli carichi di
lieri e l'infermeria, primo suo pensiero fu vettovaglie, e la città una gran quantità
il provvedersi d'una chiesa per le funzio- di barili di vino per rinfresco dell'eser-
ni conventuali, onde canonici della col-
i cito,il quale passò a R.onciglione senza
legiata de' ss. Faustino e Giovila, vicino danneggiare il territorio, tranne alcune
alla Rocca, benignamente gli accordaro- chiese e conventi bruciali da' fanatici e-
no questa chiesa, come già narrai nel retici ,
quali erano la maggior parte
descriverla, passando essi in quella di s. di que' scellerati soldati. Nel passaggio
Lucia. Nella detta chiesa collegiata vi fu- sotto le mura, il gran maestro fece salu-

rono collocate le insigni ss. Relìquie e le tare r insegna imperiale di Carlo V da


ss. Immagini portate da R.odi, insieme a tutta l'artiglieria e moschetteria, ma af-

quella della Madonna dì Filerno, e da facciandosi dalla Rocca Clemente arcive-


tutta Italia nella seguente quaresima sì ac- scovo di Rodi a veder l'esercito, restò
corse a venerare tanti sagri tesori. I cava- uccìso da un* archibugiata. Roma mise-
lieri fecero perla città divote processioni, ramente fu presa a'6 moggio, e seguiro-
per implorare il Divino aiuto alla loro no quell'empietà, incendi, rapine e san-
sagra Religione. Intanto tornati gli am- guinoso saccheggio, in tanti luoghi lagri-
basciatori inviali a Carlo V, pel nuovo malo, che accennai più sopra, sempre di
luogo di residenza, portarono l'offerta di rimembranza.
tristissima e vituperevole
Tripoli, Malta e Gozzo, i quali luoghi si Si trae dal p.Annibaliche l'esercito im-
niandarono a visitare. Nel i524'' Papa periale, dopo V espugnazione di Roma,
nominò legato del Patrimonio il cardi- depredò eziandio barbaramente molti
nal Nicolò /i.'V/o/;^ suo nipote, e vicelega- paesi del Patrimonio. Il capitolo genera-
to Federico Corcesio de Bilii da Gubbio, le che doveasi celebrare in Roma, per
^el i526 la Viterbo
peste, penetrata in tante calamità disastrose il Papa permise
nel precedente anno, si dilatò non poco. chesi tenesse in Viterbo,ov'ebbe principio
]| gran maestro dopo un viaggio in Fran- a' 1 8 maggio nella chiesa epoi nellaRocca,
cia e Spagna, tornò con gran numero di presieduto dal cardinal Egidio Canisio
cavalieri per celebrare il capitolo gene- vescovo diocesano, deputato dal Papa a
rale dell'ordine, ricevuto con infinito giu- legato e presidente in suo nome, sedente
bilo da' cavalieri e i!a' viterbesi. Intanto in trono di velluto cremis, in altro di

ne\i52'j si a\vicir>ò a Viterbo l'esercito velluto nero (poicliè per quella condizione
imperiale del contestabilediEorboneper raminga dell'ordine illustre e per l'infeli-

espugnare /io/7?(7,per que'molivi in tanti ce perdita di Rodi, i cavalieri vestivano

luoghi descritti e deplorati, onde il Papa il lutto e veleggiavano con galere coper-
raccomandò al gran maestro la difesa di te di nere gramaglie) sedendo il gran uiae-
I

V IT V T 357
Siro, il quale perorò per I* accetlazione lonna e con Pirro Baglioni; quindi non
dell'isola di Malta, e Io fu con iadicibile gli fu difllcile d'impadronirsi della Roc-

esultanza. Trattati altri afTari della s. ca e poi della città, divenendone tiranno.
Religione Gerosolimitana, il capitolo a*7 A riparare a tale usurpazione. Clemente
giugno ebbe compimento con rendimen- VII r giugno iSaS da Orvieto si por-
I I

to di grazie a Dio. Di tutto il gran mae- tolo Viterbo anco per fuggire l'eccessivo
stro rese istruito Clemente VII assedia- calore dell'estate, secondo Wadingo e
to^io Castel s. ÀDgelo,e della risoluzione Cardella (dunque non è vero, che il i.**
di lasciar la città, consegnando la Rocca giugno il Papa partì da Orvieto per Ro-
a chi avesse destinato, ed il Papa con ma, come dissi con altri parlando di que-
breve de' 2 i giugno nominò a riceverla sto /'iaggio, se pure poi non si recò a
il cardinal Ridolfi quale legato del Pa- Viterbo da Roma; avvertendo però col
trimonio, essendo allora commissario a- Martinelli, che nel r.° giugno realmente
postolico e vicelegato il vescovo di Rapolla si portò in Viterbo e si restituì a Roma

W. Senz'altro dire sui cavalieri Geroso- a'6 ottobre), e vi rimase per circa 4 mesi
limitani, pel già riferito ne' loro articoli, continui. Considerando Ottaviano noa
e parlando della memorata chiesa viter- potersi sostenere nell'assunta signoria, to-
bese, mi limiterò a notare che la loro di- sto la cedette in uno alla Rocca. Il Papa
mora Viterbo fu di 3 anni, 3 mesi e
in fu incontrato con sommo
onore dal ve-

* l3 giorni, e la città li vide partire con


sensibile rincrescimento. Mentre il Papa
scovo cardinal Egidio, facendo nella cit-
tàil solenne ingresso. Durante la sua di-

era assediato in Castel Angelo, in Vi-


s. mora, confermò l'ordine de'minori cap-
terbo risiedendo il luogotenente genera- puccini, concesse molle esenzioni agli e-
le della sua lega, si fecero vari prepara- remiti camaldolesi di Monte Corona,
tivi per soccorrerlo, ma per la biasime- celebrò nella cattedrale varie funzioni, e
vole condotta di Francesco M." I duca nella città ordinò diverse cose pel suo pa-
d' Urbino, e del commissario d'una re- cifico e vantaggioso regolaenenlo. Fi-a
pubblica italiana, per timore d' interne queste merita menzione il rinnovato di-
rivolture, adatto nulla si operò. Clemen- vieto a tutti quelli delle case Colonna e
te VII dopo aver capitolato, non fidan- Orsini, di trattenersi un sol gior-
piìi d'

dosi de'suoi perfidi nemici, colle gemme no e d'una notte in Viterbo, onde non
de' Triregni cucite negli abiti e scorta- fomentar le fazioni alle quali aveano ap-
to da Luigi Gonzaga di Mantova, nella partenuto; e così la proibizione ad ogni
notte de' 6 o 8 dicembre fuggi travesti- viterbese nel loro transito di dar loro ri-
to da Castel s. Angelo in Viterbo, e per cetto, né far conventicole con essi, sotto
Monte Fiascone a Orvieto verso la nietà pene e multe a'trasgressori. Il Cardella
di detto mese, siccome luogo più sicuro stima, che la 3." promozione cardinalizia
perla sua natura, ove ricevè duca d'Ur- il di ClementeVII, più probabilmente fosse
bino e gli ufTiziali della dimoran- lega ivi fatta in Viterbo nel 1328, cioè del car-
ti. L'alloggiò splendidamente per 6 mesi dinal Francesco Quignones confessore di
il nominato cardinal Ridolfi legato e am- Carlo V, col quale trattò la di lui libe-
ministratore di quella diocesi. In sì cala- razione. Poscia il Papa partì d;> Roma a'
mitose circostanze, il nobile viterbese Ot- 5 ottobre. Nel seguente anno concluso
taviano Spiriti si fece capo degli avanzi l'abboccameoto a Bologna tra Clemente
della fazione Gattesca, alFettanilo il do- VII e Carlo V, colla coronazione impe-
minio di. sua patria, e sembrandogli pro- riale, il Papa decretò doversi farcii con-
pizia l'occasione, adunò gente armata da' clave in caso di sua morte in R.oraa, e
luoghi vicini, e si collegò eoo Marzio Co- per gravi ostacoli iu Civita Castellana, o
358 V T I V I T
in Orvìetoo io Perugia. Parrt a' 7 otto- gna, a'aS marzo 1 533 pervenne a Lore-
bre 15^9 per Civita Castellana e One. to, ed a'3 aprile rientrò in Roma. Me ri-
Il Papa elesse nel i53o vicelegato liane- partì per Marsiglia a'9 settembre, e per
dello Benlivoglio, e nel j 632 gli surro- Sutri giunse l'i i a Viterbo pernolian«lo
gò Roberto de'ftlonli di s. Maria in Gior- nella Rocca, continuando il viaggio per
gio nella Marca. Dubitando Clemente Monte Fiascone e Acquapendente. Wel
"S/lì che le faziani io Viterbo si conser- ritorno arrivò a s. Lorenzo 1*8 dicembre,
tassero in quiete, con bolla de'g gennaio il 9 a Viterbo, pernottando a' o in ìMonte i

l532 confermò l'operalo del cardinal B.i- Rosi. Nel 1 534 era governatore Benedetto

dolfi legalo, cioè la deputazione ogni due de Mobili di Lucca, nominato da Clemente
anni a sorte, di 8 de' 16 soggetti per cia- V 1. Quindi il successore Paolo III Far-
1

scuna delle due fazioni Gattesca e Ma- nese, appena eletto Papa a' i3 ottobre,
ganze.tecol noaiede'32 conservatori del- falla riveder la causa dell'infelice Sacchi,
la pace, coU'incaiico d'impedire ogni iu- a vive istanze de' viterbesi, e trovala l'in-
multo, ed assistere il vìcelegato e la curia giustizia commessa, ordinò che nella Mar-
per ia pronta esecuzione della giustìzia. ca si unestasse il crudele viceiegato Ro-
Dovendosi il Papa nuovamente riunire berlo, il quale di ciò avvisato precipito-
con Carlo V da Roma
a Bologna, parli samente fuggì a Venezia: però gli furono
a' 18 novembre, e nel dì seguente giunse confìscdli i beni, e da'fonddinenti demo-
a Civita Castellana, e probabilmente sarà lita la casa. Così fu temperato il profondo
passato per Viterbo nel proseguire per rancore da'viterbesi, lietissimi di venera-
Terni. Per quest'assenza il vicelegato Ro- re Sommo Pontefice quello eh' era stato
ber'o sospettando movimenti nelle fazio- loro legalo, ritenendolo nato fra loro a*
ni, per avvenuto ferimento, chiamò nella 23 febbraio 1468. Mosso egli dall'amor
Rocca il Paolo Sacchi
rispettabile Pietro grande che portava a Viterbo, finché vis-
letterato, fratello del cronista Giacomo, se, ogni anno dopo le prime acque d'a-
e conìe suo nemico, a furia di tormenti gosto vi si portò cou tutta la corte, non
obbligò il suo amicissimo Giambattista meno per venerare il Santuario delia
INiui a falsamente deporre contro di lui, Quercia, di cui era divotissimo, che per
che il Sacchi unito adallri e a'Colonnesi onorare la città e per sollievo del proprio
volevano uccidere il legato e il vicelegato, s[)irilo, di hanno particolari riscon-
che sì

ed essere stato cagione che Ottaviano Spi- tri, dice può vedersi l'articolo
il Bussi, e
riti avesse mantenuta la città contro il Piaggio, negli anni 1 536, 1 537,1 538 e
Papa, oltre altre cose insussistenti. Ro- 1539. Nel i535 mentre era vicelegato
berto nel suo a'jlio, avendolo fallo sen- Eliseo Teodino arpinate vescovodi Siena,
tenziare a morte e decapitare nella Roc- trovo nel p. Gallico, che Paolo 111 recan-
ca a'2 dicembre, empiamente gli fece ne- dosi a Perugia, a' 5 settembre arrivò a
gare l'immagine del Crocefisso, il con- Civita Castellana, pranzando a Olricoli.
fessore e da bere! Indi ne fece traspor- Nel ritorno a'3 ottobre fu a Gallese, in-
tare il cadavere nella piazza della Rocca, di a Nepi. Nel i536 Paolo 111 fece Ber-
sopra un panno con torcie accese, con uu nardino Gherardi da Fano commissario
cartello sul petto colle parole: Per le apostolico, e Girolamo Barbarigo veneto
l'arti. In quel giorno tulle le botteghe viceiegato. In quell'anno nell'aprile passò
furono chiuse, e il lutto si estese per tut- per Vilerbo Carlo V, a' 19 del quale di J
ta la provincia. I! Sacchi moti lasscgna- rilornoda Roma vi dormì, la città facon ^
to e perdonando a chi barbarauiente gli dogli un ricco presente. Neil istesso i536
toglieva la Tanto e meglio riporta
vita. il Papa si recò a Viterbo, eseguendovi
il Rusisi. Clemente Vii reduce da Uolo* mullisbime cose iusumuiu suo vautaggio,
V T l V I T 359
precipuamente l'aver volut() sedare ed e- ove dornù, proseguendo per Monte Fia-
ktingneie ogni e qiialuii(|ue residuo di sconee Acquapendente. Poscia a'28 otto-
discui'dia, che di tempo in leuipo lipul- bre pasoò per Viterbo Margherita d'Au-
luiava tra le dite f,iziuni;ed acoiù non più stria naturale di Carlo V, moglie d'Ottavio
mai si riiinovasseio, chiamati a «è i cb[)Ì, Farnese nipote del Papa, ricevuta con o-
gl'iiidu^se a ralifìcaie la pace, ed a stabi- noree plauso trionfale, in tutto magnifica-
lirla col sagro legame di non pochi scam- mente lialtataaS[iesedelcomune,insieme
bievoli matriiuoni, e così, dopo più d'uD al suo splendido seguito di signori, baro-

secolo di durata, fjnalmeute terminarono ni, cardinali e vescovi. Essendo vicelegalo

tali deiolatricì fazioni cominciate nel Pietro Antonio Angelini o de Angelis da


1428. Ad istanza del vescovo, riformò i Cesena, Paolo III dopo 1*8 selteuibre iSSg
cottuoni del clero, decaduto nella discipli- si recò a Viterbo per visitare la s. Casa
na ecclesiastica per aver anch'esso segui- dì Loreto, Nel i54o fu vicelegato Pan-
lo le laztoiii, e vìaitando la cattedrale co- filo Strasoldio, ed a'5 settembre tornan-
stituì annuo as>egno per l'istruzione a la do il P<i[)a a Viterbo, compose la gran

giovani viterbesi di vocazione ecclesiasti- lite che si agitava Ira la comunità ed i

medcMuia, da trarsi
ca, per servizio della domenicani della Quercia [ìtìjus pasceti-
dalia gabella del pian de' Bagni per la di. Paolo III nel i54i ek-sse legato di

macerazione della canapa e de' lini. Di Viterbo e del Patrimonio il cardinal Re-
sua munificenza per il Santuario della ginaldo Polo inglese, e Vincenzo Porpa-
Quercia, ragionai nel *!escriverlo, dilet- glia vicelegato; e nell'agosto venne a Vi-
tandosi sovente passeggiare per la btlla terbo, e commise al cardinale le verten-
via da lui fatta. Ristoiò il palazzo resi- ze tra'conservatori della città e l'ospedale
denziale del preside, e la Rocca quasi di- di s. Spirito in Sassìa di Piomai sul do-
sfatta. Confermò alla città tult'i suoi pnvi- minio del territorio di Ri.>pampani; indi
Icfji concessi da'predeces^ori, ed altri uag- il Pap«< passò a Lucca per abboccarsi con
glorine accordò. Fece datario il viterbese Carlo V. Il cardinal Poloa'i4<etlc»nbr8
Cristoforo Spiriti, proinovendolo poi a prese possesso di sua legazione. Negli an-
patriarca di Gerusalemme e vescovo di ni seguenti, finché visse, Paolo III non
Cesena; e scelti diversi cittadini, seco li tralasciò mai dì rallegrare Viterbo colla
condusse a Roma. Nel iSSy destinò a sua persona, e nell'ottobre i544 "icon-
viceiegato Gio. Touunaso Saofelice na- Iratu e ricevuto con molla magtiificenza
poletano vescovo di Cava. Fu nello stesso dal vescovo cardinal RidoUi, celebrò la
1537 che Paolo III eresse il ducato messa in s. Maria della Quercia in rin-
di Castro, riparlato nel paragrafo y/c- graziamento a Dio per la pace conclus.^
qua pendente, formandolo colle terre e tra'guerreggianli Francesco 1 re di Fran-
ieudi che i Farnesi aveano nella provin- cia e Carlo V imperatore. Nel santuario
cia del Patrimonio di s. Pietro, al quale fu |)Osia la dì lui statua pontincalmente
unì poi la contea di Ronci^lione. Questa e vestita, in atto di venerare la gran Ma-
quello conferì con investitura al suo figlio dre di Dio. Nel 1545 Paolo III visitando
Pier Luigi Farnese il giuniore. Neil 538 l'ospedale di V'iterbo, per la sua povertà
al Sanfelice, Papa surrogò Benedetto
il gli applicò l'eredità de! sacerdote Grazia-
Conversino già vice camerlengo e gover- no, spellante .iglispogli ecclesiastici. A'28
natore di Roma, vescovo di Bertinoro e agosto 1546 da Viterbo passò a Peru-
poi di Jesi. A suo tempo Paolo III fece il gia. I suoi frequenti viaggi
ebbero pure
viaggio di Nizza,a'3 5 maggio si recò a s. per iscopo composiziooR delle ricorda-
la
Alarla della Quercia, vi udì la messa e le gravi dilferenze fra Carlo Ve France-
pran2Ò, cuel poiuerigj^io passò a Vileibo sco 1 re di Francia, e perchè riuscissero
36o V I T VIT
più fàcili in questa provincia, ad evitare massimo ossequio, e il Papa gli concesse
l'incomodo ctelt'antìca viaCassia, più d'un poter adittare ad temptts la terra di Da-
miglio distante da Viterbo, ridusse agia- gnaiaj dominio apparteneva alla
il cui
ta e comoda la strada ne' monti Ciinìni e mensa vescovile. Ancor egli visitò la ss.
detta della Montagna. Nel i547 nuova- Immagine della Quercia, celebrandovi
mente Paolo 111 fece vicelegato il cese- nella domenica la messa. Era in Viterbo
nate Angelini o de Angelis, promosso a l'i I giugno, in cui emanò la bolla colla
vescovo di Kepi, e trovandosi nel maggio quale vietò che ne' luoghi di s. Chiesa si

in Viterbo, ricevuta la notizia della vit- potesse comprare il sale forestiere. Seb-
toria riportata da Carlo V, contro il duca bene egli tentasse tutto il possibile per
di Sassonia e altri eretici ribelli, nella
qual vedendo che nul-
pacifìcarei belligeranti,
guerraaveainviatoairÌDjperalorei2,ooo la profittava, stimò bene tornarea Roma
fanti e 600 cavalli, comandati dal nipote (a' 23 giugno). Meglio è vedere due ri- i

Ottavio Farnese, tra'quali si contavano cordati articoli, ed il voi. XCVIl, p. 179.


Tari cavalieri e 4 capitani viterbesi che Anzi nel XXIII, p.63, accennai aver
voi.
si acquistarono fama di singoiar valore, letto nell'archivio del maggiordomato
il Papa chiamati a sé il preside e couser- del palazzo apostolico i rollili delia fa-
vatori della città, gliela partecipò amo» miglia pontifìcia che andò con Giulio Il[
revolmente, e intervenne al Te Dciiin a Viterbo nel 1 i 55i,
55o, nell'agosto del
che fece cantare nella cattedrale, ordinan- de'20 marzo 552, del viaggio da'2 a'sS
1

do pubblici segni d'allegrezza. Trovando- luglio (o forse gii.'goo) del 1 554- Era vi-
si victiegato neh 549 Antonio Campeggi celegato nel 1557, Alessandro Piccolo-
vescovo di Piacenza, Paolo III per l'ul- mini vescovo di Pienza; e nel i559 ^*'3""
tima volta tornò a Viterbo, ricevuto con Cesco Bandini Piccolomini saoese; gover-
molta pompa e onore dal vescovo Ugoli- natore nel i56o Antonio Corsignani da
ni : restituitosi a Roma, a' io novembre Celano. A'4 novembre di tal anno giun-
morì compianto da tutti. se in Viterbo, per andare a Roma, Cosi-
Il successore Giulio 7// nominò nel mo I duca di Firenze e di Siena con pom-
i55o legalo il cardinal Luigi Cornaro pa grand isima, conducendo seco la mo-
veneto, e vicelegato Agostino Recuperati glie, i figli e tutta la corte : alloggiò nel-
d'Arezzo; e nel i55i legato il cardinal la Rocca, e il suo cugino conte di s. Se-
Rodolfo Pio di Carpi, e vicelegato Am- condo iu casa Sacchi. Nel i56i Pio If^
lirogio Spinola genovese. Per alcuni bo- fece legato il cardinal Ippolito d' Eslc, e
nificamenti, nel cortile del pubblico pa- vicelegato e governatore Luigi Ardighel-
lazzo furono collocati gli stemmi di Giulio li vescovo di Fossombrone, dichiarando

111, e del cardinal Pio, Provinciam Pa- che se moriva durante la celebrazione del
trimoniigiibernan(e,(iìce l'iscrizione. Vi- concilio di Trento, soltanto in Roma si
celegato nel 1 557. fu Marc'Antonio /!/«/ dovesse tenere il conclave, e qualora fos-
fei romano, poi cardinale. Mosso Giulio se interdetta, in Orvieto o Perugia; nel
JIl dallo stato deplorabile in cui Irova- i563 a'3o dicembre in concistoro dichia-
vasi la J'oscana e particolarmente Sie- rò vacanti tutte le legazioni dello stato
na, per V incessanti guerre combattute ecclesiastico, compresa quella di Viterbo
per Carlo V e Enrico 11 re di Francia, o del Patrimonio, quindi nel i564 no-
nel principio (0 a* 2) di giugno 1 553 si minò governatore Carlo Graji'/ bologne-
recò colla romana curia iu Viterbo, per se vescovo di Monte Fiascone, poi cardi-
vedere se più da vicino gli fosse stato nale, enei i565 legato perpetuo del Pa-
più facile di por fine agl'impegni de'due trimonio il cardinal Alessandro Farne-
sovrani. Il vescovo Gualterio l'accolse col &c\\ giuuiore, nipotedi Paolo III,il quale
1 41

VIT VIT 36i


nel g'ugno fece il solenne ingresso in Vi- ni veronese^ e per morte del cardinale
terbo sotto baldacchinodi broccato d'oro, Farnese, governatore ; nel 1589 Otta-
col clero, il vescovo e i priori, recandosi vio Acqnaviv'a il seniore napoletano, go-
nella cattedrale; le università artistiche vernatore, poi cardinale; neli59i Fer-
avendo addobbate le strade. Questo gran rante Taverna milanese, governatore ;
porporato meritò nella sala del consiglio nel 1592 Fantino Pelrignaoi d'Amelia
del conaune di Viterbo la seguente iscri- arcivescovo di Cosenza, governatore. iVel
Alexandro Farnesio Cardinali
zione : 1593 il cardinal Marco Sinico AlUinps
^empiissimo - Et Legato Oplinio Alqne legato, e Marc'Anlouio Vittori vicelega-
Perfeclo - S. P. Q. F. - Amoris Et Fi- to. Nel 1595 Pietro Millioi romano vi-
dei Argiimentum. A. vicelegato nello stes- celegato. Wel 1596 Convisio Bonvisi di
so i565 fu destinalo Andrea Recuperati Lucca governatore. Nel 1597 Marc' An-
d'Arezzo. Successivamente furono: nel tonio JMartinengo da Brescia governato-
1 566 Montino del Monte capitano gene- re. In quest' anno recandosi Clemente
rale dell'arroi, con facoltà di governatore FIIFa Viterbo, vi giunse a'25 aprile ri-
anche pel politico (niarcliese del Monte cevuto cou somma onorificenza dal ve-
s.Maria, ossìa de' Bourbon del Monte, scovo Matteucci. Celebrò la messa nella
valoroso capitano, già governatore d'al- cattedrale, donde passò a s. Martino al
tre città pon'Jfjcie. La sua biografìa, col Monte. Vi ritornò nel 1598 nel recarsi
ritratto, e lo stemma di sua nobilissima a Ferrara, con magnifico accompagua-
famiglia, l' olire V Album di Roma, nel tuento e preceduto dalla ss. Eucaristia :

t. 2 1, p. 2 33) nel 1567 Ansoino Polo


;
non posso dir altro,ch'era partilo da flo-
^icelegato ; ntl 1069 Ferdinando Far- ma a'i2 aprile, ed a'i6 giunse a Terni ;

nese vicelegato. In quest'anno s. Pio F, e vi sarà ripassato nel ritorno in dicem-


a riparare le usure maliziose degli ebrei, bre! 598. Lo stesso Papa nel 1600 fece
i quali in Viterbo differivano per molti legato perpetuo il cardinal OJoardo /'"Iflr-
anni l'esazione de' loro crediti, con som- /ze.ye, e Galeazzo San vitale da Parma vi-
mo pregiudizio de' debitori, i quali per- celegalo e poi anche governatore. Nel
ciò si riducevano miserabili, dichiarò che 1 604 Gaspare Paluzzi romano vicelega-
passati sei anni tali debili s' intendesse- to, succeduto nel 1607 da Gio. Domeni-
ro affatto piescrilti, in uno all' usura, co <S)5mo/a, poi cardinale. L'antica Roc-
onde non fossero tenuti a pagar nulla. ca del castello Rispampani, per molta la
Vicelegali furono: nel 1570 Girolamo sua antichità e per l'aria poco buona, re-
Cervini da Monte Pulciano; nel 1572 sa atralto quasi inabitabile, nel 1608 Ot-
Lorenzo Tarascone di Parma ; nel 1.575 tavio Estense Tassoni commendatore di
Lorenzo Celso romano ; neli577 Anto- s. Spirilo in Sassia, al quale spedale ap-
nio Vittori romano ; nel 578 Marsilio
1 parteneva, con grande spesa ne fece fab-
Landriani milanese. A'i5di settembre bricare altra in luogo piti sicuro e como-
di quest'ultimo anno il vescovo cardinal do di miglior aria. L'antica, per l'altezza
Garabara con molta pompa ricevè in Vi- e situazione, innanzi l'mvenzioue dall'ar-
terbo Gregorio XlIT, venuto a venera- tiglierie, era del tulio inespugnabile colla
re s. JMaria della Quercia, e vi celebrò la forza. Successivamente furono vicelega-
messa, lasciandovi ricchissimi paramen- li : nel 1 609 Diofebo Narnesi ; nel 1 6 1

; quindi lo supplicò d'onorare di sua Fabrizio Landriani milanese; nel 16 12


ti

presenza la sua villa di Bagnala. Nel 1 58 Federico dellaCorgna perugino; nel 1 6 1

fu vicelegato Cavìo Conti, poi cardina- Laudivio Zacdiia vescovo di Monte Fia-
le. Gli successero :nel i585 Orazio Cel- scone, poi cardinale ; nel i6i8 Lorenzo
so romano ; u«I 1587 Camillo Pellegri- MagaloLlx fiorentino, poi caidiuale; nel
362 V I T VIT
1619 Francesco di Guevara ; nel 1621 missario generale, forse di detta guerra,
Ciriaco /?06CM'omaoo, poi cardinale; nel in sua assenza esercitò la legnzione il car-
1622 Aiilonio Santacroce, poi cai'dina> dinal Antonio Barberini. Nel 1644 go-
te; nei 1625 Girolamo Grimaldi ^eno- vernatore Lorenzo Imperiali, poi cardi-
vese, poigovernatore per morte del car- nale, e nuovamente il Montiglia in sup-
dinal Odoardo Farnese legato, indi car- plenza, e poco dopo Giuseppe Gaetani na-
dinale; nel 1628 Giacomo Colonna roma- poletano governatore. L'Imperiali contri-
no governatore; nel 162C) L^ederico Aldo- buì alla pace tra Urbano Vili e il duca
brandini romano governatore;
i632 nel di Castro Odoardo Farnese, per cjuel du-
Enea Vaini da Cesena governatore, mor- cato fatta in detto anno, qua! commissa-
to in Viterbo a' 3o aprile i633 con do- medesimo, che consegnò
rio generale del
lore de' viterbesi e di tutta la provincia al commissario ducale. Nel 1648 Giulio
del Patrimonio, pel sotnmo suo merito e Spinola governatore, poi cardmale. Nel
rare qualità, parente del Papa regnante suo governatorato, Innocenzo lo di- X
Urbano Vili. A spese delcomunenell'8." chiarò commissario dell' esercito pontifì-
del suo decesso nella cappella del pro- cio,per prendere nel 649 in nome della
1

prio palazzo si fece solenne funerale, con s.Sede possesso della città di Castro, la
orazione funebre di Pietro Corelini, ce- quale fu diroccata da' foudamenli, il Pa-
lebrandolo l'accademia degli Ardenti con pa riunendo il ducato di Castro e la con-
poetici componimenti. Gli successero nel tea di Roncigiioneal diretto e immedialo
governatorato dell.i provincia del Patri- dominio della camera apostolica, essendo
monio: nel i633 Prospero Caffarelii ro- Ranuccio II duca di Parma e Piacenza
mano, ma col titolo di vice-governatore e l'ultimo di Castro. E il prelato Spino-
e commissario pe'sospetli di peste, ed a'-6 la per la]s. Sede prese possesso dello sla-
giugnodivenuto governatore MarioTèo- to intero. Nel i65o Antonio Pignattelli
doli romano; nel i634 Domenico Pinel- governatore, poi cardinale e Papa Inno-
li genovese ; nel 1 636 Stefano Sauli ; nel cenzo XIl. Nel i652 Ottaviano Acqua-
i638 Ottaviano Caraffa napoletano, an- vìva d'Aragona governatore, epresidente
che commissario dell' armi nella spedi- della provincia del Patrimonio e dello
zione contro la città di Castro ; nel 1 642 Stalo di Castro, poi cardinale. Erasi se-
Domenico Moniglia governatore finché gnalato nella guerra d'Urbano Vili con-
il precedente eseguì la delta spedizione; tro il feudatario duca Odoardo, per la
uel 1643 Prospero Muti romano a' 23 fortezza d' animo colla quale nel fervore
gennaio d' ordine della s. Consulta, per della guerra difese Civitavecchia, che il
supplire il Caraffa, il quale continuava duca avea tentato sorprendere. Nel suo
iiell'uHìzio, per la guerra tra Ui bano Vili governatorato, Innocenzo X si recò a Vi-
e il feudatario suo Odoardo Farnese du- terbo a' 12 ottobre i653,percui fu aper-
ca di Parma, Piacenza e Castro; confe- ta la porla s, Sisto o R.omana, per dargli
rite al Muli altre commissioni, riprese un più nobile ingresso,accompagnalo da'
il governo il Moniglia, nel qual tempo cardinali Aslalli e di Guisa. Ad istanza
fu dichiaralo legalo il cardinal Angelo di sua cognata d. Olimpia Pamphilj Mai-
Francesco Rapacelo li, e Giberto Borro- dalchini viterbese e principessa dis. Mar-

meo vicelegato, d quale, dice il Cussi, tino, dimorò nel palazzo da lei ereditato
partì da Viterbo cardinale, ma non è ve- dal suo i° manto Nini. 11 Papa nel suo
ro, perchè funse prima altre cariche, ed soggiorno visilò la chiesa e il monastero
ebbe la porpora nel i652 o nel i654- Il di s. Domenico, celebrandovi due volte
cardinal Rapaccioli 19 agosto prese a' la messa, e visitando le due monache so

possesso della legazione, e fatto poi com- relle della cognata, al modo già detto
6

V I T V J T 363
parlando del claustio. Inoltre il Pai>a per quaviva, e ammirato in lui finezza di
compiacere d. Olimpia s' indusse ad an- straordinario spirilo e mirabii destrezza
dare alla deliziosa villa iMaidalchina, trat- in tutte le cose, 1' avea a' 2 tiel prece-
tato con lautezza e grandiosità; villa (ui*> dente marzo insignito della sagra [)orpo-
mata sin dal i625 alle falde de' monti ra, perseverando per alcuni mesi nel go-

Citnini dal tnaicUese Andrea Maidalclii- verno di Viterbo e del Patrimonio. Quin-
ni il seniore, fratello di d. Olimpia, ed di nello stesso iG54 gli sostituì per go-
era la più bella della provincia del Pa- vernatore Vitaliano /Risconti milanese,
trimonio dopo quella di Cagnaia, lungi poi cardinale- Gli successe neliG5ó,per
un miglio da Viterbo, e vuoisi che gli co- destinazione d'Ale^sandt-o VII, Ottavia-
stasse 3o,ooo scudi. la questa deliziosa no Prati genovese, al cui tempo pe'benefizi
villa, fi a gli altri divertimenti dati al Fa> che la città ricevetleda (piel Pt*pa, nel pa-
pa e alla famiglia pontifìcia uno fu » che lazzo del comune fu collocata la sua fìgu-
essendo stala arrostita una gran quanti- ra con rispondente iscrizione. Nel 1637
tà di castagne, e queste artilìcìosamente Bonaccorso Boii'iccorsi da Macerata ven-
riposte entro i loro ricci, ingegnosamente ne deputato commissario apostolico con
riattaccati al proprio albero, si fece cor- pienissima facoUà per riparare a' danni
rer la voce, cbe r albero produceva le della Pestilenza. In quell'anno doloroso,
castagne già colle; per la qual cosa es- il morbo nell'ogoslo da Monte Fiascone
seudostali specialmente dagli svizzeri del- si propagò a Viterbo, non ostante che a
la guardia pontifìcia gitlali a terra mol- quel confine eransi poste soldatesche sa-
tissimi di tali ricci, e ritrovatevi dentro nitai'ie a piedi e a cavallo. E fu allora che
lecastagne arrostile, siccome fra gli uo- il prelato Bonaccorsi venne inviato daR.o-
mini buoni non mancano mai de' più ma per impedirne la maggiore strage, il

buoni, fuvvi fra questi chi stupefatto cre- quale a' 9 settembre pubblicò rigoroso
deva, che tale veramente fosse l'attivila proclama, di dovere tutti quanti rinchiu-
di queir albero; di che anco lo stesso dersi nelle proprie abitazioni e dimorar-
Pontefice prese non mediocre piacere". vi in quarantena, sinoa nuovoordme, pe-
Nella chiesa della villa, dedicata all'As- na la vita. Il commissario risiedendo nel-
sunzione della B. Vergine, a destra per la terra di s. Martino, ogni mattina re-
memoria fu collocala in una nicchia l'im- cavasi in Viterbo a provvederla di vive-
iliagine d' Innocenzo X in busto di mar- ri, ed informa vasi dello stato e del nume-
nio, con analoga iscrizione recitata dal ro degl'infermi, e quindi dava gli ordini
Dussi. Quindi il Papa recossi a vedere la necessari. Avendo trasgredita la prescri-
celebre villa di Cagnaia, ponendovi il zione una giovane zitella, uscita di casa
prelato Acquaviva ricordanza marmorea. per pigliare una gallina fuggita, il prela-
In fine, Innocenzo X per appagare il ge- to a terrore di tutti, non senza pena del
nio della cognata d. Olimpia, si trasferì suo animo, la fece impiccare. Il comune
nella terra di s. Martino al Monte, da a sollievo de'cittadinì, nel miserando in»
lui eretta in principato feudale e badia fortunio, spese più di go,ooo scudi. Suc-
Nullius di sua famiglia Pamphilj, come cessivamente governarono il Patrimonio
e meglio descrissi in quel paragrafo. Il e Viterbo, col grado di governatori, se- i

Papa tornò a Roma a'29 ottobre. Onorò guenti prelati. Neil 658 Agostino Fran-
di nuovo di sua presenza Innocenzo X il ciolli lucchese; nel 1660 Mire' Antonio
principato di s. Martino a'5 maggio "ì^. 1 Vicentini da nel 1661 Giacomo
llieti ;

Già Innocenzo X, per aver inleso sin dal- Tassi romano; i665 Agostino Pre-
nel
la 1." volta commendare in Viterbo il gra- moli cremonese; nel 1667 Carlo Monte-
dilo e Silvio goveiuo di niousiguor Ac- caliui ferrarese ; nel 1668 OJoaido Cibo
364 V I T VI T
genovese ; nel 1 669 Marcello Durazzo, 169? Filippo Antonio Gualtieri di 0|
poi caiiliuale; nel 1670 Vincenzo Can- vieto, poi cardinale nel 1696 Francese;

diotli vescovo di Bagnoiea, in supplenza, Maurizio Gontieii torinese; 1697 nel


e nell'istessoanno Hidulfo Acquavi va na- colò Caracciolo, po\ cardinale; nel 1698
poletano e arcivescovo di Laodicea ; nel Gio. Giacomo Bonaventura romano; nel
1 673 Carlo Dondini veneziano ; nel 1
674 i699Giorgio iSy^i/zo^tì!, poi cardinale. Alla
Gio. Ballista Rubini, poi cardinale; nel sua epoca,recatosi Cosimo III granduca di
1675 Lorenzo Fiaschi, poi cardinale; nel Toscana a Roma nel 1700, per lucrarvi
i685 Gio. Agostino Vicentini di R.ieli ; le indulgenze dell'anno santo, nel ritoi;

nel 1687 Bernardino Inghirami fiorenti- no con esemplar divozione volle venerij
DO ; nel 1690 Gio. Batlisla Anguissola re il corpo della gloriosa s. Rosa. Segu(
piacentino; neliSgi Lorenzo Glierardi no i prelati governatori: nel
1701 Filij
diMonlarAbboddorefereodariodelledue pò Leti spoletino ; nel 1708 MarcellioJ
segnature, poi vescovo di Tvecanali e Lo- Albergolli d'Arezzo; nel 1705 CamilM
reto. Questo pio e benefico prelato, non Gelsi da Pistoia; indi Giuseppe Firrat
conlenlo d'aver perfezionalo le strade di poi cardinale; nel 1707 Francesco Fo
Viterbo, provveduto all'iudigeoza de'po- scari veneziano; nel 1709 Pietro de Ca
\eri coU'abbondanza de* viveri, sollevato rolis romano ; nel 7 t4 Valerio Rota ve-
1

l'erario pubblico con economica indefessa neziano ; 1717 Giacinto Pilastri da


nel
sollecitudine ; volle inoltre promuovere Cesena ; nel 17 20 Pietro Paolo Testa n
i vantaggi spirituali di tutti quelli i quali mano; nel 1721 Giacomo Oddi perugine
in qualunque grado rappresentavano o poi cardinale. Nel suo governatorato. Già
servivano Viterbo, col provvedere onde corno HI re cattolico d'Inghilterra, a'il
nel principio d'ogni trimestre, in occasio- maggio 1725 si recò da Roma sua dime
ne che da'uuovì conservatori si prende- ra a Viterbo, colla consorte regina^iV
Ma possesso, tutti gli ordini della città do- Clementina Sobie^ki, a venerare nel mi
vessero confessarsi e comunicarsi; ed ac- naslero il corpo di s. Rosa, lautamenlj
ciocché lo si facesse con fervore, ne impe- alloggiati dal marchese Andrea Maida
trò loro, ancorché già avesse cessato dal chini giuniore. Egualmente a suo tem[
governo, l'indulgenza plenaria da Inno- vide co'viterbesi una maestosa sagra fui
cenzo XII, il quale era stato anch' egli zione. Narrai nella biografia di Benedei
preside. Per tali suoi meriti, il senato e lo XIII negli articoli che ricorderò la
,

popolo di Viterbo, presso la cappella del corsivo e altrove, che nel 1727 Clemen-
pubblico palazzo, gli collocò iscrizione te Augusto Maria figlio del duca di BaÉk

roonumenlale, che olire il Bussi, in cui leg* viera e fratello del poi imperatore CariP'
go: Urbis ac Provinciae Sapientissimus VII, essendo elettore e arcivescovo di Co-
1693 gli successe Michel
il/of/er^/or. Nel lonia, ed amministratore di Munsler, Pa-
Angelo Conti romano, poi cardinale, ve- derbona, Ilildesheime Osnabruck, bra-
scovo di Viterbo e Toscanella, e Papa In- mando d' esser consagrato Fescovo dal
nocenzo XIII. Avendoli prelato resa la Papa , e dabitaudo sul cereraoniale col
via avanti la porta s. Sisto Romana quale sarebbe trattato in Boma, ottenne
corrispondente alla magnificenza di que- dall'estrema condiscendenza di Benedet-
sta, allargandola colla demolizione di di- to XIII, ad evitare ogni impegno, che per
verse case,la via vennedenomìnata Conti, eseguire la funzione intraprendesse il

e in faccia al palazzo di s. Sisto vi fu scol- Piaggio di Viterbo, non ostante il con-


pita analoga iscrizione. Altra pivi diffusa, trario parere di diversi cardinali, il Papa
onorevole e di lode, fu posta nel palazzo considerando quello incomodo e lungo
consci vatorale. Furouogoveraatoii: nel fatto dal principe; fuazione fatta alla pie*
I

VIT V T 365
senza della sorella del consagrato. Vio- incontro , facendo con guardie impedir
lante gran principessa vedova di Tosca- l'uscita del popolo dalle porte, non me-
na e governatrice di Siena, e riportai gli no altre pubbliche dimostrazioni e lumi-
scarabìevoli principeschi doni. Ora col narie ; laonde soltanto sulla porta Roma-
'

Bussi e Diari di Roma devo dire il ri-


i na fu posto il suo stemma, con iscrizione
manente. A'5 novembre il coveruatore dichiarante la gratitudine del capitolo e
mg.' Oddi parli da Viterbo, per incon- del magistrato civico, per le già concesse
'

trare il Papa uscito da Roma il 6, cioè e discorse onorifiche insegne, in cui è de-
all'Isola, 3o miglia distante, confine del- signata Viterbo , Patriinonii Dlelropo-
la giurisdizione della provincia del Pa- lim. Il Papa smontò
al suburbano con-

trimonio ; nel qual giorno còjnparvero vento Maria a Gradi del suo ordine
di s.

in Viterbo 3 superbi cocchi mandati da domenicano ricevuto dal vescovo Ser-


,

Homa dalla casa Strozzi, per servire la maltei, dopo averlo incontrato alla l\Ion-
gran principessa, durante la sua dimora tagna, confine della diocesi. Venerato il
nella città. Ad ore 2 3 del 6 novembre ss. Sagramento nella chiesa, il Papa si ri-

giunsero in Viterbo in un vogo carrozzi- tirò in due celle, ossequialo dopo il pran-
no r elettore e la gran principessa, con zo dall'elettore, cui dichiarò volerlo con-
molto seguito, incontrati mezzo miglio di- sagrare nella mattina seguente. Livio de
stante dal vescovo Sermaltei', e accom- Carolis ascritto alla nobiltà di Viterbo,
pagnandoli sino al monastero di s. Ro- fece presentare al Papa un regalo di38
sa, in cui era preparata l'abitazione per portate di rari commestibili ; ed il Papa
la gran principessa ; donde indi a poco ritenutene 6, le altre mandò alla gran
l'elettore partì pel convento de'teresiani, principessa. Nella notte il Papa interven-
ove il barone Filippo Massimiliano Scar- ne nel coro al canto del mattutino co're-
latti ministro in Roma dì tutta la casa di il che fece pure nelle at Ire seguenti.
ligiosi,

Baviera, già da molti giorni ne avea di- Nella domenica mattina de'9 seguì nella
sposto le stanze, nella sera venendo l'elet- chiesa di s. Maria della Quercia la solen-
tore inchinato da numerosa nobiltà e dal- ne consagrazione dell' elettore , augusta
l'ambasciatore di Malta in iloma. Il Pa- funzione che resterà sempre memorabile
pa dopo aver pranzato, e a cagione della per Viterbo. I conservatori con nobile
pioggia dormito il 7 aRonciglione nel pa- treno di numerose carrozze, preceduti
lazzo (Iella camera apostolica, servito dal dall'ombrellino e mazza d' argento, in
cav. Ubaldino Renzoli e da Francesco Za- fiocchi d'oro eruboni simili, recalisi in
garoli , tesorieri del Patrimonio e aOit- quel tempio, riceverono con mg.' Oddi
tuaride'poderi degli stali diCastro elion- Benedetto XIII sulla porta del convento,
ciglione. In tale giorno le due altezze fu- incedendo avanti la Croce pontificia e ,

rono visitate da diversi personaggi, e da' nella chiesa presero luogo a'gradini del
conservatori della città, chevi andarono soglio papale, come in Roma fa il senato,
in formalità vestiti dirubooe nero epre- ed ivi sederono durante la funzione , a
ceduti dall'ombrellino, con numeroso ac- suo tempo avendo somministrato al Papa
compagnamento di nobili; l'elettore ve- la lavanda delle mani, e fatto quanl'altro
nendo pur visitalo dal capitolo della cat- si eseguisce da'conservatori romani nelle
tedrale. Nella mattina degli 8 mg/ Od- cappelle ponlificie,come il sostenere i lem-
di mandò gran principessa un rega-
alla bi del pontificio manto e falda. Assiste-
lo di preziosi commestibili, in 12 porta- rono eziandio i seminaristi, e i canonici
te. E dopo le ore 18 pervenne in Viterbo della cattedrale colle mitre in testa di te-
Benedetto XlIIjSalulatodal suono di tul- la bianca, sedendo ne'banchi coperti di
le le campane, avendo vietato qualuntjue panno paonazzo, come i cardinali a Ro-
366 V 1 T V I T
tna. L'elellore portava berretta, berretti' fece presentare ^4 portate di «rjuisiti
ti cori^
rosse coinè legato nato della avendone parimenti
'

i)u e ve'iti s. mestibìlì ; ricevuti


Sede, qual arcivescovo di Colonia. Fra' altri considerabili da'conservatori, da'le-
vescovi, intervennero qiie'di Monte Fia- sorieri del Patrimonio , dalle case Bussi
scone e Orvieto, oltre il vescovo Sennat- e Maidalchini, e 7 fagiani dal vescovo,
lei, in piviale e tuitra, e fra'prelali, olire che mandò alla nipote duchessa di Gra-
l'Oddi governatore geiieraledel Patrimo- vina : dal capitolo della cattedrale in un
nio, quello d'Orvieto, ed i generali de' reliquiario d'argento gli fu presentato un
donoenicani e de'minori osservanti. L' e- pezzo del mento di s. Gio. Battista. Nella
lettore donò alla chiesa le sagre vesti da mattina delio, ad istanza del principe
lui adoperate, tranne camice che
il riten» lUispoli, il Papa consagrò l'altare della
ne, e tranne il piviale, la mitra e i san- b. Giacinta, presente la gran principessa
dali che die' alla cattedrale ; a' 4 ^^' Violante di Baviera, la duchessa di Gra-
scovi assistenti, compreso mg/ Sermat- vina , colla madre principessa R.uspoln|
tei, donò un anello per ciascuno di dia- oltre molti prelati e altri personaggi. PfP'
manti, altro a nig."^ Fiiiy pura assistente nita la funzione, il Papa celebrò la mes-
con 3 brillanti, ed altro di diamanti con sa sul nuovo altare, e pronunziò un bre».
'%
tabacchiera di madre[)erla legata io oro
a mg.' Gambanicci arcivescovo d'
sia ei.° maestro delle ceremonie pontifì-
Ama-
ve ragionamento in lode della
ta e del celebre cardinal
scolti, indi fece consegnare alle
Galeazzo
b. Giacit
Man
monache
J
cie ; a tug."^ Reali ceremoniere un orolo- di s. Bernardino scudi 100 per l'annua
gio d'oro a ripetizione, ed il simile a mg.' perpetua celebrazione in detto altare di
Sanlauìaria vescovo di Cirene, coppiere 3 Oleose, cioè per l'anime di Clemente X,
e cameriere segieto, ed una ripetizione a che l'avea creatocardinale, e duepel car-
;ar-

mg.' Prati altro ceremoniere. Così Dia- i dinal Marescotti, dichiarando privilegi!^
ri dì fìomn, ma il Bussi racconta che l'e- lo l'altare per tali messee per quelle eli

lettore regalò a ciascun de'5 vescovi assi-


stenti un vago brillante, ognuno valutato
avessero lasciate
ultimo donò
la

alla chiesa
casa Marescotti; p^
il calice e patenT
1
1 co luigi d'oro ; avendo distinto mg.' da luì usali nella messa. Entrato nel mo-
Gambarucci, con avergli di più donata la nastero, vi ammise la gran principessa ;

tabacchiera di squisito lavoro , conside- orò nella stanza abitata dalla b. Giacia-
randolo non solo qual vescovo assistente, la, che ridotta a cappella, permise cele-

ma qual ceremoniere istruttore. Abbia- brarvi le messe, con facoltà del vescovo.
mo la Relazione della solenne consagra- Nell'ore pomeridiane il Papa visi'ò le chie-

zione di Clemente arci^'cscovo di ColO' se di s. Domenico e di s. Caterina delle


nia, falla in Jilcrbo li q novembre l 'ji'j domenicaneje poi la gran principessa nel
da Papa Benedello XHI. Viterbo per monastero di s. Rosa, ed una sua dama
gli eredi diGiulio de'Giuhii 727. li Pa- inferma , concedendo indulgenze a due
pa rimase a desinare nel convento, e Te- suoi Crocefissi. Nella sera ricevè la visita

lettore tornò in città alla sua abitazione. dell'arcivescovo elettore, che poi passò a
IVel pomeriggio Benedello XI 11 visitò la farne alle principesse di Gravina e Ra*
chiesa di s. Rosa, e poi il suo sngro Cor- spoli. 11 Papa dopo aver cenato nel refet-
po. Intanto il vescovo di Viterbo espose torio co'religiosi, gli ammise al bacio del
le reliquie de'Costanzo e Benedetto
ss. piede, avendo fatto loro un alFettuoso di-
martiri nella chiesa di s. Bernardino, da scorso. Nella matlina dell'i i ud\ la mes-
servire alla consagrazione dell'altare del- sa nella cattedrale, facendone celebrare
la b. Giacinta Marescotti. Ritornato il 52 al cardinal Stefano Brancacci, per ri-

Papa al con vento di Gradi, mg.'Oddi gli cordate che 52 anni addietro quello era
VIT VIT 367
stato uno de' vescovi assislenli alla sua Nicolò Serra, poi cardinale. Con questo
coiisagrazione. lu sagrestia vide il quadro e con tale anno il Bussi termina la Sto-
che lo rappieseiitava, nell'allodi conce- ria di Viterbo, e la serie cronologica de'
dere le mille a'caiionici, con relativa i- presidi della provincia del Patrimonio di
scrizione monumentale. Ueslituitosi Uè- s. Pietro e di Viterbo, che io curai collo-
Dedetto XllI al convento di Gradi, sen- care alle rispettive epoche. La continue-
ta sntuiitare dalla carrozza, delle alquan- rò e compirò colle annuali e ullìziali iVb-
te parole al p. generale de' domenicani, tizie di Roma, non senza avvertire che
psrlì per Roma, tra gli applausi della po- esse pubblicano ordinariamente \o stala
polazione. Nel suo soggiorno a Viterbo, quo dell'anno, e perciò i riportati [)onno
BenedetloXllI ricevè a particolari udien- anco appartenere, anzi più probabihnen-
ze mg' vescovo, mg.' governatore, il ca- te, all'anno precedente. Governatori pre«

pitolo cattedrale, ed conservatori che vi


i lati. 1742 Basilio Sceriman venezia-
Nel
si recarono con otnbrellino e fiocchi neri, no ; 1745 Angelo Lucalelli Marlorelli
nel
e simili rubooi. A' 12 il vescovo Sermat- Orsini di Cesena nato a Spoleto ; nel 17)0
tei cresimò in s. Ro^a due figlie del sun- CarloGonzaga mantovano; oeli752 Sa-
iion)inato cav. R.eMZoli, alle quali fece da verio Dattilo da Cosenza nato in Som-
madrina la gran principessa, aggiungen- ma ; nel Monte-
17.55 Paolo MalTei da
do a Teresa il suo nome di Violante, a pulciano. A suo tempo a' 6 luglio 1708
Laura quello di Beatrice donando alla , fu eletto Papa Clfinenle XIII, nel gior-
madre un orologio d'oro di raro artificio, no medesimo in cui dd prodigioso eia-
indi a' 14. ambo le altezze partirono per corrotto corpo di s. Rosa uscì soavissi-
Napoli. Le monache di s. Rosa in memo- mo straordinario odore, come segno di
ria degli onori ricevuti da Benedetto XI li quello che sempre poi diede colle santa
e dalla gran principessa Violante, eres- sue opere e colla virtuosissima sua vita,
sero loro due marmoree iscrizioni. Sicco- avendo propugnalo con animo invitto la
me per la sua antichità la porta di s. Mat- difesa de'benemeriti, innocenti e perse-
teo era rovinata, perchè da essa usci e guitati gesuiti. Nel I
759 governatore Ra-
rientrò Beneiletto XIII, il popolo grato niero de Fauloni Fuiocchietti di Livor-
alle sue beneficenze nel 1727 la fece ri- no. Gli successero : nel 1 76 Emerico Bo-
1

fabbricare, ed a lui la dedicò, con iscri- lognini bolognese; nel 1765 Emanue-
zione prodotta da Bussi. In questa è pu- le Filangieri palermitano; nel 1766 Be-
re espressa la riconoscenza verso il gover- nedetto lo Presti palermitano ; nel 1774
natore Oddi, per avere ridotte le strade Filippo Campilli Spoleto; nel 1783di
interiori della città comode e bellissime, Angelo Altieri romano, nel quile anno
lastricando le principali e più frequenta- Pio VI recandosi a Fieana passò per la
te con lastre di peperino, di cui abbon- provincia, ma non pare che si fermasse
dano le vicinanze. Nel 1782 divenne go- in Viterbo; nel 1785 Gio. Battista Mi-
vernatore del Palrinjonio Cosimo Impe- relli napoletano; nel 1788 Ferdinando
riali, poi cardinale: gli successe nel
17 34 Fantuzzi di Ravenna ; nel i 795 Gauden-
Luca Melchior Tempi fiorentino, poi car- zio Antonini di Montal'Abboddo, fino a*
dinale, nel quale anno Viterbo dopo tan- priraordii nel e fu l'ultimo gover-
1798,
to tempo rivide passaggi di numerose
i natore generale della provincia del Pa-
milizie e artiglierie di Carlo infante di trimonio di 3. Pietro. Imperocché, comin-
Spagna pel conquisto delle due Sicilie. ciata in Versailles (A^.) la terribilee di-
Wel 1786 Clemente XII elesse governa- sastrosa rivoluzione di Francia, decapi-
tore Marzio Caraffa de'principi di Colu- tato il virtuoso Luigi XVI, la proclacna-
brauQ napoletano; nel 1740 gli successe la repubblica francese volle democralis-
368 V 1 T VIT
zare e conquistare l'Italiaj inviando emis- imitazione degli antichi liberi roaiam se
sari e agitatori da per tutto, per infìam- levano portare in capo i più fanatici rd
mare quella classe di persone sempre a- voltosi moderni. Assumevano costoro
\ide di cose nuove per la sola S|)eranza nome ed erano volgarment
di patriotti,

di migliorar fortuna, ed partigiani del i detti giacobini dalla Setta omonima.


reggimeolo repubblicano per l'antica glo- i.''atto poi de' paesi rivoltali consisteva
ria acquistata sotto tal forma di gover- nel surrogare in ogni comune un cori
no,ma in altre epochee in ben diverse po- municipale a' magistrati antichi; si abolì
litiche condizioni. La rivoluzione france vano quindi la nobiltà e gli emblemi ard
se, col promulgare diritti dell'uomo e
i stocratici ; si promulgava la libertà dell
l'abolizione della feudalità, e col promet- la stampa, e si permetteva a' cittadic

tere soccorso a'popoli che volevano dive- più sfrenali di parlaree schiamazzare suj{

nir liberi, o a meglio dire in peggio cam- gli alfari politici in adunanze che chiaJ
biar padrone, aveva acceso di ardore l'a- mavansi club o circoli costituzionali. Pie
nimo di molli, specialmente nella clas- VI non era in guerra colla repubblica, tut
se degl'iniziati nella letteratura. Uno de* tavella prevedeva la sorte ormai comu{
suddetti emissari fu Basville mandato a ne a'sovrani d'Italia, e volendo possibilj
/?o/;m, ove peri vittima di sua audacia, in biimente scongiurar la tempesta, invi2
onta a quanto energicamente avea (atto nel 1."giugno 1796 da Bonaparle a Mi]
ilgoverno pontificio per impedirlo. Ac- lano a fare delle olTerte in denaro. Boi
cusato,perpreleslo, dalla repubblica fran- naparte, d'accordo col direttorio di Pai
cese di complicità o connivenza, non si ac- rigi, sebbene smaniava portar le sue ai

colsero a Parigi le giustificazioni di Pio mi al Campidoglio, prolungò negoziai i

l'I, e si giurò aspra vendetta; poiché già ti per passare a Bologna ed ivi prescrij

era decretata 1' occupazione dello stato vere da conquistatore un armistizio bai
di s. Chiesa dopo 1' usurpazione d'Avi- salo su durissime contribuzioni e condii
gnone e del contado Venaissino, altri do- zioni. Pertanto a' 18 giugno da AugC'J
mini! di essa, colorata dalla prouìossa ri- rau fece occupare Forte Urbano, ed et
voluzione, non che la detronizzazione dei Irò poi in Bologna, quindi segui 1' ali
Papa. Napoleone Bonaparle cotnandante tra invasione dìFerrara e Ravenna seni
dell'armate della repubblica in Italia, z' alcuna resistenza, ma trattandosi da'
vinti i piemontesi e gli austriaci, falli ap- francesi ostilmente le occupate provincie
parenti armistizi e paci col duca di Par- o Legazioni. Gettato cos\ lo spavento nel
ma e col re delle due Sicilie, tutto que- governo pontificio, Bonaparle si recò a
sto contribuì all'infelice destino dello sta- Bologna e prosegui colà a negoziare co-
to pontifìcio. In vari luoghi d' Italia al- gì' incaricali papali, co' quali a' 23 giu'
l'entrare de'francesi, e talvolta soltanto gno sottoscrisse il fatale e famoso armi;
all'avvicinarsi, facevansi da'faziosi mani- stizio, onde poi stipulare la pace. ImpO'
festazioni di gioia, colle seducenti e in- ste le gravoiissimee parlale in tanti luO'

gannatrici acclamazioni di eguaglianza e ghi contribuzioni, i francesi ritennero l(

libertà. E come appunto si era fatto in legazioni di Bolog na e Ferrara, oltre 1|

Francia, in segno del nuovo ordine di città di Faenza d'occupazione della fof
cose e della sedicente libertà ricuperata, tezza d'Anc ona, sgombrando per alla
piantavasi sulle piazze qua- un albero sul ra la fìo/?» (7gfi^. Il direttorio di Parigi j

le innalzavasi una bandiera co'colori na- ricusò rat ifleare l' armistizio per giusta
zionali bianco, rosso e azzurro, co'qualisi mente Pi VI rifiutarsi di ritirarci bre
formavano nastri o coccarde, e si so-
i vi da lui emanati contro la coslituzioa
prapponeva un berrelliao rosso che ad civile del clero di Frauda ; tuttavia au(

i
-

V l T V 1 T SfJg

; lovhzh poi Bonaparte a trattare la pace, stiniani, senza risultato fece olfrire al ge-

i finché col pretesto che Pio VI era per al- neral Berthier in Narni qualunque ac'
learsi colla corte di F ienua e avmava alla cordo, il quale avanzandosi, e avendo tro-
propria difesa, il direttorio decretò l'inte- vata resistenza a Viterbo la fece punire,
I

'
ra occupazipne delloSialo Ponlifìcio e di giungendo l'avanguardia sotto gli ordini
Roma. Falle marciare nel 797 le troppe i di Dallemagne a'9 febbraio a Baccano,

;
repubblicane a tal fine presso Faenza ,
e nel dì seguente seguì l'ingresso in Ro-
.
q'ì febbraio col tradiineiilo e col nume ma. A' i5fu proclamata la repubblica
i ro maggiore sbaragliarono le Ulilizicpon- romana, e detronizzato Pio VI, a'20 fu
, ////f/ej* e quindi invasero la Romagna, le trasportato prigioniero da Roma. Narra
j
Marche, e parte dell' Umbria fino e io- nig."^ Baldassari, /leAis/o/ie delle avver-

(
elusive a Foligno, di conserva proda Pio FI, che poco ol-
sila e patiiìii-nli di

[ oiandosi ne'Iuoghi \a Repubblica.Co&lev- tre un miglio dalla porta Angelica, de'


nato il Papa e il governo, non restando or- 70 dragoni che l' aveano strappato dal
mai alla s. Sede che parte dell'Umbria, Palazzo apostolico Faticano, per retro-
Patrimonio di s. Pietro, ed oltre Roma
il cedere la più parte, non rimasero che
e suo distretto, le provincie di Sabina, di quasi una ventina, quali fecero altret-i

Marittima e di Campagna, ossia di Vel* tanto atlai.^ posta, dopo aver schiamaz-
lelri e Fresinone, fu risoluto adattarsi al- zato per avere la mancia di rimunerazio-
la necessità. Avendo Pio VI inviato una ne Laonde non rimasero col Papa che
!

deputazione per trattar la pace a Napo- i due commissari capi di battaglione, cu-

leone, questo l'impose a Tolentino (F.) stodi del venerando prigioniero, quali i

a' 1
9 di detto febbraio, con condizioni viaggiavano in carrozza paialiua,ed a spe-
più esorbitanti dell'armistizio, colla ces- se del Papa, ch'era stato spogliato tì?t

sione d'Avignone e del Venaissioo, del- tutto! Pernottalo a Munte Rosi, nella
le legazioni di Bologna, Ferrara e Rooia- mattina seguente riprese il viaggio per
gna, restando i francesi in diversi luoghi Viterbo, con un tempo peggiore del di
fino all'esecuzionedel trattato.Dopo tan- precedente, per lu neve, gelo e pioggia
ti immensi da Pio VI, il
sagrifizi fatti più forte : così valicò la Montagna di Vi-
direttorio di Parigi dispose tutto perchè terbo. Accostandosi alia città, il treno
iuRoma s'introducesse la democrazia rap- pontificio si trovò assiepato da popolo
presentativa, laonde suoi emissarii più i numerosissimo venutoaiticonttareil Pa-
volte tentarono di rivoluzionarla, e vo- pa, cheingombrava la via e senza curar-
lendo l'ardito Duphault piantar l'albe- si punto del fango, riverentemente s'in-

ro della libertà sul Campidoglio, fu uc- ginocchiava. Tutti ad alta voce domaa-
ciso a'28 dicembre dal popolo, ad onta davauo la benedizione apostolica, e pre-
che laguardia Civica pontificia fece di gavano il Signore acciò proteggesse il suo
tutto per impedirlo. Tanto bastò perchè vicario. Ma nelle strade della città tale
la repubblica francese ordinasse l'intera e tanta fu la calca, che le carrozze a
invasione dei dominii di s. Chiesa, la de- non male progredivano lentamente.
far
tronizzazione e prigionia di Pio VI, e la Smontò Pio VI al convento degli agosti-
proclamazione della repubblica. Uespiu- niani, quali con ogni diligenza gli ave-
i

le le giustificazioni di Pio VI, nel gen- vano apparecchiato convenevole appar-


naio I
798 Bonaparte ne commise al ge- tamento ; e mentre appoggialo alle al-
neral Berthier l'esecuzione. Avanzandosi trui braccia, per la grave età e molli in-
le truppe. Pio VI avendo a' 5 febbraio comodi, arrivava il Papa alla porta del
fatto partir da Roma il cardinal Soma- convento, gli si presentò il nipote duca
glia, eoo mg.' Arigoni e il principe Giu- Braschi, nella lusinga dì fargli cosa già-
voL. cu. 24
370 V I T V I T
dita. MaPio VI,raraa>enfantlochei cru- ciò del piede » frati suoi albergatori, moH
deli repubblicani volevano che il tluoa Io ti dei clero secolare e regolare, e alquanjj
precedesse, e non gli fosse lecito di sla- ti laici de' più ragguardevoli. Salito i|

re con lui se non Toscana, e pensan-


in carrozza per riprendere il viaggio, nor
do che tale trasgressione poteva dar lo- volle lasciar Viterbo senza veij|Brare il be-
ro pretestoa nuove molestie, l'accolse con nedetto corpo di s. Rosa, che si conserva
ciglio turbalo e severo, e gli comandò colla carne intatto, onde ottenere dall'in*
di partir subito da Viterbo. Indi con pe- dita vergine, presso Dio, maggior grazia
na, e non senza pericolo di cadere, per- di fortezza e pazienza, entrato con tutto
venne alle sue stanze, per essere stivate il suo seguito nel monastero, s' inginoc-
le scale e i corridoi di popolo bramoso chiò dinanzi al suo sepolcro, e vi rimase
di baciargli i piedi, e buttandosi carpo- qualche tempo in fervorosa orazione. Poi
ni sul pavimento, sovente ne intralciava- lece aprire la cassa ove si conserva, e pre-
no i passi, anco a chi lo sosteneva. A mo- sa riverentemente una delle sante mani,
derare sì fervoroso ardore, bisognò invo- v'impresse airpianti pietosi baci, con edi-
care la tutela della milizia civica per lo ficazione di tutti gli astanti. Le monache
sgombero dal convento. Adunatisi i vi- baciarono il piede al Papa, che con brevi
terbesi nella prossima piazza, vi rimase- e significanti parole raccomandò loro la
ro lungo tempo nella speranza d'esser al- costanza in adempiere i doveri della vita
meno benedetti. Avendo Pio VI gran bi- religiosa, e rassegnate sempre alla Divina
sogno di quiete e riposo, non potè appa- volontà, qualunque cosa fosse per succe-
garne r edificante desiderio, e furono dere. Indi rientiato in carrozza, continuò
congedati con promettere che sarebbe- il viaggio per Monte Fiasconee Bolsena,
ro contentati nella mattina seguente. Il a s. Lorenzo Nuovo. Costituita la repub-
vescovo cardinal Gallo, che avea rice- blica Romana o Tiberina, e propagata
vuto il Papa in abiti cardinalizi, fu stu- neir altre provincie, Viterbo divenne ca-
diosissimo nella breve stazione di pre- poluogo del circondariodeldipartimento
stargli ogni servizio. Dal catilo suo Pio del Cimino, e successero lagrimevoli vi-
VI ricevette con paterna affabilità il car- cendee sollevazioni in varie provincie e
dinale, e le pili cospicue persone eccle- luoghi. Minacciando francesi la Sicitin^i

siastiche e secolari. Poi, dopo il pran- il re Ferdinando IV fece alleanza con al-

zo, passò a ricuperare col riposo e col tre potenze, ed ebbe dall'Austria per con-
sonno alquanto di forza. A'ai febbraio, dottiero dell' esercito da lui radunato il
moltitudine immensa di viterbesi, e di general Mack. Questi concepì il vasto di-
genti accorse dal contado, riempivano la segno, per guerreggiare i francesi, d' in-
piazza aspettando e ad alta voce chieden- vadere lo stato pontificio in diversi pun-
do la benedizione. Pio VI, dopo ascollata ti, far cessare l'anarchia e restituirlo al
la messa, venne alla loggia rispondente suo legittimo sovrano. Cominciò le ope-
alla piazza degli agostiniani adornata be- novembiei 798,onde Cham-
razioni a'23
ne, e tosto la moltitudine piegò le ginoc- pionnet che comandava nello slato ro-
chia ; paternamente la bened"i, tra
ed egli mano, da Roma si ritirò nella Marca, la-
r universale commozione, imprecando sciando in Castel s. Angelo Wallerre, e
contro i sovvertitori d'ogni divino e uma- facendo occupare dal general Lemoine
no diritto, e contro gli oppressori della le interessanti posizioni della via Flami-
religione e dell' innocenza, onde i due nia fra Civita Castellana e Spoleto. Par-
commissari francesi ne furono turbali. tirono pure da Roma i consoli, seguiti
Prima di partire Pio VI non potè con- dalla maggior parte degl'impiegati re-

leulare tutti, limitandosi a ricevere al ba- pubblicani, per piantare la sede del go-
V I T VIT 371
Terno In Viterbo, e in Perugia quanJo mano dagl' insorti vittime o di francesi
il presidio francese si ritirò da Civita Ca- inermi o di funzionari arrestali. La sua
stellana. Vari popoli cominciarono a tu- condona fu applaudila dalle stesse auto-
multuare, con abbattere e distruggere quando ritornarono a co-
rità francesi,

gli emblemi repubblicani, segnalandosi mandaredopo la detta inutile occupazio-


Viterbo. Furono quivi, narra l'annalista ne de* napoletani. Il cardinal Gallo ve-
Coppij arrestati 3o impiegati francesi scovo di Viterbo, unito alla magistratu-
ch'erano di passaggio, e fra'quali v'era- ra, chiamò a sé mg.' Barloli a sedare il

no i diplomatici Lefebure ed Arlaud. Es- popolare tumullo insorto nella città, e

si furono salvati a slento dal furore del felicemente ariestò la strage già comin-
popolo minuto, per opera de' principali ciata, e posto fine a'disordini, ricompose
della città e del vescovo cartrinal Gallo. tutto il paese a perfetta quiete e pace.
Nepi pagò presto la pena di sua commo- Tutta la provincia del Patrimonio e lo
zione, poiché essendo sul teatro della guer- Stato di Castro lo riconobbero per loro
ra a'2 dicembre fu presa per assalto da* liberatore, e gli destinarono un*iscrizione
frencesi, e miseramente soffrì tutti gli or- marmorea, per contestargli eterna grati-
rori dalla licenza militare. Circa 60 infe- tudine. La modestia dell*illustre vescovo
lici abitanti, che non erano fuggiti, furo- impedì che si erigesse questo meritalo
no barbaramente trucidati. L'operazioni monumento. Nel 1799 i collegati con-
dell' armata regia non ebbero successo, tro i francesi riportarono grandi van-
per essere composta nella maggior parte taggi, cacciandoli da molti stali, ciltà e
di troppe che non avevano mai guerreg- fortezze, insieme a Bologna; mentre nel
giato, e fu disfatta in vari luoghi; come, regno di Napoli insorsero i popoli, massi-
a parlare della provincia, da Kallerman a me nelle Calabrie comandate dal cardi-
Nepi, a Toscanella ed a Monterosi, da nal Fabrizio Raffo, per cui in breve lut-
Kniazewitz a Falleri, da Maurizio Mat- to il regno tornò all' ubbidienza del re.
ihicu a Vignanello, e da Lehur fra Ci- Tali vicende influirono sullo stalo ponti-
vita Castellana e Rignano. L'armala re- ficio direttamente. Si rinnovarono nelle
gia pe'sofferti disastri si ritirò d'ogni par- Provincie le insurrezioni, e le poche trup-
te, e la retroguardia uscì da Roma a'ia pe francesi non bastavano a reprimerle,
dicembre, a' i 5 imbarcandosi il distacca- segnalandosi ne' primi dell'anno Civita-
mento che avea occupata Civitavecchia. vecchia, aiutata dagli abitanti della Tol-
Così i napoletani essendosi allontanati da fa, la quale poi nel marzo fu saccheggia»
ogni parte, Viterbo che si era rivoltato la da* francesi. Non ostante anche il sac-
rientrò in ossequio, ed i consoli da Peru- cheggio di Subiaco, le sollevazioni diven-
gia ritornarono a Roma. I francesi pas- nero generali, sostenute nelle pioviucie
sarono allora ad invadere il regno di iVa- limitrofe al regno di Napoli, da* diversi
Ferdinando IV si ritirò in Sicilia.
poli, e capi delle bande insorte contro i francesi:
Racconta mg.' Min'], l\lemorie ecclesia- l'ardimento de' sollevati nelle Marche
di Città di Castello, t. 3, p. i4i,
s lidie giunse al colmo, quando nel maggio arri-
che mg.' Paolo Barloli vescovo d'Acqua- vò avanti Ancona una squadra collegata
pendente si trovò in tempi assai dinicili russo-turca. Poco dopo collegati contro
i

a motivo della repubblica romana, mas- i francesi occuparono la Toscana, onde


sime nell' accennata momentanea inva- 8iconobbe qual sarebbe stata in breve la
sione dell'armata napoletana, e fu allora sorte della repubblica romana. Quindi il
che il prelato spiegò singolar destrezza e general Garnier l'i i luglio dichiarò Ro-
sollecitudine pel pubblico bene, per cui ma essere in istato d'assedio, ed a'24 so*
represse sconsigliate rivolte e strappò dì spese i consoli,! senatori,! tribuni, e creò
3

:ì72 V 1

UD comitato provvisorio di governo, ed


ordinò in compagnie 700 patt'iolli. Né il
T
Corneto agl'inglesi,
V

gelo a'napolelaui, ove Bourchard nomi-


1 T
Roma e Castel s.
1Aa--

pericolo era lontano, poiché nello stesso nò una giunta suprema per governare iu
luglio una banda d' aretini entrò nella nome di Ferdinando IV paesi occupa- i

pi'uviiicia del Patrimonio, fece sollevare li. Però il generale austriaco Froelich
Orvieto, Viterbo e Roucigliooe, e pose tenne a nome di Francesco II Perugia,
in agitazione i luoghi piìi prossimi a Ro- le Provincie del Patrimonio e dell' Um-
ma. Allora Garnier specPi Walterre con bria, quindi passò a rafforzare l'assedio
forte distaccamento di francesi e di re- d'Ancona e l'ebbe in capitolazione a' 1

pubblicani cisalpinia Ilonciglione, la qua- novembre; istituendo sul fine di dicem-


le fu fatalmente saccheggiata e incendia- bre una reggenza di stato provvisoria, la
la. Indi Walterre si avvicinò a Viterbo, quale sotto la direzione del commissario
ed ebbe qualche scaramuccia cogl'insorti, imperiale Cavallar, governasse le Mar-
ma non intraprese ad assaltarli in città, che, l'Umbria e il Patrimonio di s. Pie-
non credendo d'avere forze sullicienti, o tro. Intanto Pio VI a'ac) agosto era mor-
non giudicando che fosse cosa prudente to gloriosamente in Valenza di Francia,
il discostarsi più oltre da Roma. Di fatti onde poi la provincia del Patrimonio ne
il cardinal RulFo rivolgendo di già i suoi venerò le spoglie nella trionfale Trasla-
disegni allo stato romano, sul fine di lu- zione a Ptoma.
glio cominciò a dirigervi Rodio, che fra' Adunatosi il conclave in Venezia^ sot-
capi degl'insorgenti avea fama di mode- i4 marzo
to gli auspicii dell'Austria, a'
ralo, raggiunto poi da un distaccamento 1800 Papa Pio /^//, al
fu pubblicalo
di truppa regolare, indi scoofilti a'20 a- quale restituirono napoletani Ptoma e
i

gosto ne'dintorni di Roma. Ma una ban- quanto aveano occupato a' 22 giugno, e
da d'aretini, sostenuta dagli austriaci e gli austriaci a' 2 3 tranne le legazioni, ri-

piemontesi, occupò Perugia a'3 agosto e manendovi ne' luoghi restituiti le loro
Civita Castellana a'25, colle loro fortez- guarnigioni temporanee. La provincia
ze. Nello stesso tempo il generale impe- dunque del Patrimonio e Viterbo, a' 25
riale Froelich spedi austriaci nell' Um- giugno 1800 tornarono sotto il benigno
bria e nella via Cassia, ed egli slesso si governo pontificio. Pio VII passando per
recò a Viterbo : spinse le pattuglie fino la provincia e per Viterbo, tra le più fe-

alla riva del Tevere, e ridusse Garnier stevoli acclamazioni, fece il suo ingresso
a restringersi in Pk.oma e Civitavecchia, in Pioma a'3 luglio. Due giorni dopo di-
con due posti d' osservazione a Tolfa e vise la porzione dello stalo ricuperato in
Corneto. Altre bande napoletane rien- 7 Delegazioni apostoliche, e quella di
trarono nello stalo, e finalmente il car- rilerho e sue dipendenze, comprese To-
dinal Ruffo nella metà di settembre spe- scanella. Orvieto, e lo slato di Castro e
di alcune migliaia di truppe regolari verso Ronciglione, parimente colle loro di pen-
Roma, sotto il comando del maresciallo denze. Ai.°prelatogovernatoreedelegato
dicampo Bourchard, mentre Trowbridge apostolico di Viterbo nominò mg."^ Pa-
con una squadra inglese si recò avanti a ride Giuseppe Giustiniani genovese: Ci-
Civitavecchia. Vedutosi Garnier circon- vitavecchia ebbe a governatore provviso-
dato d' ogni parte, introdusse negoziati rio mg."^ Bartolomeo Lopez siciliano, e
di capitolazione co' comandanti inglese e Orvieto r avv. Gio. Francesco Passar!
napoletano, ed a'27 settembre fu conclu- romano. Governatori di breve ricevero-
sa col ritiro de'francesi, e che le sue trup- no Civita Castellana, Valentano e Vetrai-
pe sarebbero imbarcale a Civitavecchia la. Nel 802 delegato apostolico mg/ Do-
1

per Francia, consegnandosi quella cillà e menico Campanari di Verdi, e continuò


V 1 t V I T 373
fino alla i.' invasione francese. Bonapar- Tevere o flowirt, edel Z'/'rtWwe/zo, qua-
(eilopo esser Ji vento i.° console della re- lificati Siati Romani. Viterbo divenne
pubblica fiancese,la fececostituiie in im- capoluogo d'un circondario del diparti-
pero e sé proclamare imperatore col no- mento del Tevere, gli altri essendo Vel-
me di Napoleone I nel i8o4i oltre a- letri, Prosinone, Tivoli e Rieti. Il diparti-

er assunto il titolo di re d'Italia. ludi mento del Trasimeno si compose de' ca-

bramando che lo coronasse imperatore poluoghi e circondari di Spoleto, Peru-


Pio VII, questi partito da Roma a'a no- gia, Foligno e Todi. Tanto si trae <\9.\-

vembre, giunse a Viterbo la sera, allog- {'Almanacco per i dipar lime nti di Ro~
giato nel palazzo pubblico e vi dormì. ma e del Trasimeno. Il circondario di
Giunto nella città a ore 23 e mezza, smon- Viterbo si compose de' seguenti cantoni.
tò alla chiesa di s. Sisto, presso la porta Cantone P^iterbo : Viterbo, Bagnala.
di

Romana, dove ricevè la benedizione col Cantone Orie: Orte, Bassanello, Bus-
di

ss. Sagramento precedentemente esposto; sano, Chia, Bomarzo e Magnano. Di f^i-


e passato nel detto palazzo priorale fra gnanello:W\^anne[\o, Vallerano, Soria-
gli evviva del popolo, al suono delle cam- no, Canepina, Gallese. Di Caprarola:
pane e della banda, fu accompagnato dal Caprarola, Osteria (sic), Fabbrica, Car-
vescovo mg."^ Connestabde, da mg.' Cam- bognano. Cerchiano, Di Ronciglione :
panari governatore, dal magistrato civile Ronciglione, Vico, Bassano diSutri, Ca-
e ufBzialità, ricevuto da mg.' Lanle te- pranica, Sutri, s. Vincenzo (sic). Di Ci'
soriere generale. Nella seguente mattina vita Castellana: Civita Castellana, Bor-
si portò nel monastero di s. R.osa, e vi ghetto, Castel s. Elia, Nepi, s. Maria di
celebrò la messa; e dopo d'aver orato a- Fallari,Monterosi, Ponza no, Stabbia,Gal-
vanti il corpo della Santa ammise al ba- cata, s. Oreste. Di Mìrlapox Morlupo,
cio del piede le monache. Restituitosi alla Castel Nuovo di Porto, Riano, Givitella
sua residenza, ricevè al bacio del piede s. Paolo, Rignano, Magliano Pecorarec-
le dame viterbesi, e quindi dalla loggia cio, Trevignano, Mazzano, Campagnano,
die' la benedizione al popolo, che per la Fdacciano, Scrofaoo, Formelle, Nazzano,
quantità e per i trasporti di divozione e Torrila, Fiano, Leprignano. Di Brac-
formava uno spettacolo il più
di tenerezza ciano: Bracciano, Canale, Monte Virgi-
commovente. Alleerei 5 il Papa si rimise niOjOriolo, Monterano, Anguillara, in- M
in viaggio, e all'entrare nel territorio di ziana, Percschiata (sic), Bagni di Stiglia-
Monte Fiascone fu incontrato e compli- no. Di P^etralla: Vetralla, Barberano,
mentato alla carrozza dal vescovo cardi- Bieda, Ci vitella, Riano f'i/'.yj, s. Martino, s.
nal Maury. Nel ritorno, giunto il Papa Salvatore. Di Civitavecchia: Civitavec-
a Terni la mattina de' i4 aprile i8o5, chia,Tolfa,R.ota,Cibona, Bianca, Allumie-
ivi fu ossequiato dalla deputazione di Vi- Di Cometa: Comete, Turchina, Monte
re.

terbo, e nella seguente mattina per Naroi Romano.Di Canino: Canino, Cellere, Tes-
e Otricoli pervenne a Civita Castellana, sennano, Ischia, Pianza no, Montalto, Far-
e quindi a Nepi ove dormi nel palazzo nese, Castro. Di Toscanella: Toscanel-
Pisani, rientrando io Roma ili Perle
6. la, Arlena, Rocca Rispara pani. Di f^a-'
inammissibili pretensioni di Napoleone tentano: Valentano,M.»rta,Capodi Mon-
I, questi nel 1807 cominciò a fare occu- te, Bisenzo, Latera, Gradoli,
Lorenzo, s.

pare la le Marche,
provincia d'Urbino e Grotte. Di Bagnorea: Bagnorea, Castel
nel seguente anno anche Roma, e con Cellese, Grallìgnano, Rocca del Vecce,
decreto de'io giugnoi8og riunì all'im- s.Michele, Civitella, Bolseua. Di Monte
pero gli Stati della Chiesa, ohe non avea Fiascone: Monte Fiascoae, Celleoo, Si-
occupati, divisi in due dipartimenti del picciano, Monte Calvello, Grotte s, Ste-
374 VIT V IT
fallo. Quanto ad Oivielo e Aoquapen. subito nel possesso de'«uoi stati da Roma
deitle, furouo comprese nel diparlirnea sino a Pesaro, giusta il trattato di To-
to del Trasimeno e nel circondario di lentino. Risposero i plenipotenziari de'
Todi, ciascuna capoluogo di cantone, li collegati, che le loro corti d'Austria, In-
cantone d' Acquapendente conteneva: ghilterra, Prussia e Ru>sia, con iniistere
Acquapendente, Onuno, Pioceno, Torre sull'iniJipendenzii d'Italia, volevano an-
Alfiua, Castel s. Giorgio, Benano, Vice ch'esse rimettere il Papa nella sua aulica
uo, Castel Viscardo, Monte Rubiaglio, capitale, acciocché godendo d'un' intera
Sala. Notai uell'ailicolo Orvieto, il cui indipendenza provvedesse a'bisogni del-
Stalo (oraiò sempre come appendice al la Chiesa cattolica. Mentre Pio VII trion-

Patrimonio di s. Pietro (o provincia di falmeule tornava nella sua sede, il trono


Vilerbo.per contenerne la principale par- di Napoleone I era crollato. Murai co-
ie), che iNapoleoue 1 con decreto.del 1810 gnato di lui e da esso (atto re di Napoli,
um i vescovati d'Orvieto e Acquapeudea- avendo occupato i due dipartimenti di

te a quello di Città della Pieve, ma il Ruma e delTrasimeno, fu costretto a' io


•vescovo di quest' ultimo V illustre rag/ maggio di cedere Roma e poi il resto.
Becchetti, non essendo canonica L laica Annunziò il Giornale Romano, che Pio
dinposizione, noo voile mai ingerirsi del- VII dopo aver dormito a'2t2 maggio iu
ramministrazìone delle due diocesi, la- casa Guzzoli a Terni, a'aS a Nepi io ca-
sciandole in mano de'rispettivi vicari ge- sa Pisani, a*24 *^^ martedì fece {'Ingres-
neralicanonicamente deputati da' vescovi so solenne in Roma, ove tosto die'udieo-
Lambruschiuie Pierleoui,cheaquel nuo- za anche alla deputazione della città di
vo ordine di cose non avendo voluto ac- Vilerbo.compostadelcav.colonnello Bus-
cudire, erano stati tratti in esilio. A que- si, di Domenico Ciofi e di Luigi Cristo-
sto fu pure coodutto ii detronizzato Pio fari patrìzi della medesima, co' contras-

1809, portato velocemen-


"VII a'6 luglio segni più distinti dellaconsueta sua amo-
te a Radico/ani, chiuso in un carrozzi- revolezza. Tuttavolta Pio VII dovette
no e con lendine calate, col cardinal per breve tempo allontanarsi da Roma
Pacca. Narra questi nelle sue Memorie nel 18 (5, perchè Murat avea divisato
storiche.» Verso il mezzo giorno il Pa- impadronirsi di sua sagra persona. Ne
pa mos ò desiderio di prendere qualche parli a'22 marzo per Genova, arrivando
ristoro di cibo, e il general Radei fece la sera felicemente a Viterbo. Discese nel
far alto alla casa della posta in un luogo palazzo del pubblico, ove fu ricevuto dal
quasidesertosulla Montagna di Viterbo... ripristinato mg."^ delegato apostolico, e
Subito dopo si continuò il viaggio peno- dalla magistratura. Nel dì seguente s'av-
sissimo per l'eccessivo calore". Nel 18 i4. viò per Acquapendente, ove parimente
vicino al suo tramonto, Napoleone 1 per pernottò, proseguendo il 24 P^''
Siena, co-
salvare possibilmente la sua convenien- me narra il Pistoiesi nella Fila di Pio
za, pe'motivi accennati nella biografìa di VII. Apprendo poi quanto al ritorno,
Pio VII, o marzo decretò la resti-
a' I dal cardinal Pacca, Relazione delviag'
tuzione de'due dipartimenti di Roma e gio di Pio ni a Genova, che il Papa
del Trasimeno, ordinando pure la sua da Fnenze proseguì il viaggio per la stra-
liberazione, giacché ormai non poteva da di Siena alla volta di Roma; e dopo
più custodire, per essersi collegati con- i qualche ora di trattenimento iu Radico-
tro di lui avvicinati a Fontainebleau, faoi, il 5 giugno rientrò nel suo stato tra
ove lo teneva prigione; e 5 giorni do- gli applausi e le acclamazioni delle po-
po trasmise al congresso de'collegati una polazioni che l'incontrarono d'ogni par-
dichiaratioue, acciò il Pupa fosse rimesso te, la Viterbo, per le pressanti islanze dui
V 1 T V I T 375
magistrato, si permise la processioue col impiega tutte le sue forze a respingere
trasporlo della grandiosa macchina di s. ogni attacco de' rivoltosi. A. tal uopo si

Rosa, benché quel trasporto, di cui il sono erette trincee, armati cittadini, ed
popolo viterbese è entusiasta, abbia non impiegati tutti mezzi di difesa. Il gene-
i

lare volte per gran moltitudine che vi


la ral Galassi, qui residente, dirige tutte le

accorre, cagionali funesti avvenimenti. operazioni militari tanto dellacittàquao-


In qualche paese della provincia del Pa- to della provincia con somma attività e
trimonio, nel passaggio del Papa, tra gli intelligenza, di modo che è costato assai
evviva e le acclamaiioMi del popolo, che caro a'rivoltosi ogni tentativo che hanno
ne accompagnava la carrozza, si sentiro- fatto per introdursi in questa provincia
no (piaste notabili parole: Padre Santo^ (allude al narralo ne' paragrafi s, Lo-
giustizia e rigore contro i colpevoli, e il renzo Nuovo e Castiglione in Teveri-
governo di prima! A'y giugno Pio VII na) ". Altra lettera dello stesso giorno
rientrò in Uoma, quando già Marat tra- di Acquapendente, notificava: » I ribelli
gicamente avta perduto trono e vjla. La che infestavano questi contorni, sono ia
Relazione e Diari di Roma non rife-
i gran fretta fuggili ". Il colonnello Laz-
riscono altri particolari. Col i8i8 rico- zarini 4' giorni presidiò Civita Castella-
minciò la pubblicazione dell'annuali iVb- na con 2100 uomini: fra questi e sol- i

tizie di Roma, dalle quali ricavo la con- levati accaddero scaramucce a' iq feb-

tinuazione de'presidi della provincia, do- braio ad Otricoli, a' iS a Ponte Felice,

vendosi rammentare le variazioni notate ed a' 28 a Configni, luoghi limitrofi


Del princìpio di quest' articolo. Delegati alla provincia del Patrimonio. Pubbli-
apostolici: nel 1818 mg.' Ugo Pietro Spi- cò poi la città di Viterbo a' 24 settem-
nola genovese, poi cardinale: nel 1819 bre 1833 nel Supplimenlo al n.85 del
mg/ Giuseppe Antonio Z^^a/«a, poi car* Diario di Roma. Sonovi alcune pubbli-
diuale: nel 182^ delegato di Viterbo e che festività nella Chiesa, le quali oltre
Civiiavecchia, mg/ Gregorio Fabrizi: nel di recare sommo onore e vantaggio alla
1827 mg/ Carlo Ferri: nel 1829 mg/ religione, in tal modo si riferiscono alle
Gennaro Sisto, e nel i83i soltanto de- glorie de'popoli e alle politiche e muni-
legato di Viterbo, per aver 1' incolpato cipali rimembranze, che non potrebbero
Gregorio XVI virilmente vinta la rivo passarsi nel silenzio senza recar onta e
luzione, della quale riparlai ne'vol. XC, danni a' fasti nazionali, ed all' integrità
p. 34e seg., XCI, p. 537 e seg., e nel pa- delia storia. Di simil nalura fu quella al-
ragrafo s. Lorenzo Nuovo, ripristinala lora celebrata in Viterbo, della quale pe'
la delegazione di Cu'/Vai'ecf/tja, e istitui- suoi rapporti, inleressa far nota l'origine.
Prima di tale ordi-
ta quella d'O/H'/e/o. » Quando nel i83 i un'orda di maniaci sor-
namento avea pubblicato il Diario di presero la buona fede de'popoli in varie
Roma de'26 marzo 83 la seguente let-i 1 , province dello stalo pontificio, e ne cou'
tera di Viterbo del 23.» L'mviulabile fe- turbarono la pubblica quiete proclaman-
dellà ed atlaccamento che portiamo al no- do la ribellione, onde il Sommo Ponte-
stroamato sovranoGregorioXVl, e l'amo- ficedovette volgersi alle popolazioni ri-
re della verità c'inducono a dichiarare for- mastegli fedeli, ed eccitarle a far argine
malmente falso quanto si è letto in alcune al torrente rivoluzionario, che andava di-
Gazzette, e segnatamente nella Ticinese latandosi ; fra queste la città di Viterbo,
del 5 corrente, e in quella di Genova.Q^ae- capo del Patrimonio di g. Pietro, ia qua-
sia ciltà non solo per ananime consenso le si gloria d' essere stata in ogni tempo
di tutti suoi abitanti si è mantenuta
i attaccatissima e di vota alla s. Sede apo-
fedele alla s. Sede, ma ha impiegato ed stolicaj ed ai paterno poulificio governo,
376 VIT V IT
rispose immediatamente all' invito del- stesso Silvestro I. Di più nel ricordato
l'augusto sovrano, e rigettando con pari articolo notai le tante preziosissime Re-
jndegnazione che prudenza le voci de' ri- liquie collocate nell'oratorio da molli Pa-
belli, brandì la armi, si barricò contro le pi,e nominatamente de'carboni sparsi del
schiere che aspira vano ad invaderla, e fer- sangue e grasso colato dal corpo di s. Lo-
mò l'irruzione ne'iimili del suo territorio, renzo, oltre altre di lui reliquie. Per tiUto
troncandole la via per dirigersi sopra Ro- questoritengocheClementeVlideli 'JaS,
ma ". Il Papa Gregorio XVI, grato a si forse in orcasione del crudelissimo sacco
belle provedi fedeltà, di religioneedi co- di B.oma,per la particolare divozione che
raggio, per UH trailo di sua clemenza volle avea al nome di suo zio Lo-
Santo, qual
dimostrare a Viterbo la sua sovrana sod- renzo de Medici, padre del cugino Leone
disfdzione, ed agli altri privilegi e con- X, facesse trasportare dal Sancta San-
cessioni degnò unire il dono d'una
si in- ctorur?ia\\a Sagrestìa pontificia la testa

signe ampolla, di forma rotonda nella su- e l'ampolla dell' Arcilevita; ovvero ruba-
perfìcie chiusa e sigillata con lamina di te, nel ricuperarle colla ss. Croce, spoglia-
piombo iscritta d'antichissimi caratteri, te tie'ricchi reliquiari, non le restituì al
contenente porzione de'ciirboni, grasso e Santuario e le ritenne per la cappella pa-
sangue del glorioso r. Lorenzo martire, pale, come della Croce narrai nel voi.
ss.

la quale da remotissimi tempi collocala Vili, p. 3i3 e 3 i4, nel dire aver Grego-
sopra l'urna della testa dì quel s. Levita si rio XVI ordinato che si tornasse ad e-
venerava nella cappella delle ss. Reliquie sporre in essa nel venerdì santo. In prova
del palazzo apostolico Quirinale. (Ne ra- della singolare divozione di Clemente
gionai nel descrivere questa cappella del VII per Lorenzo, si può vedere il voi.
s.

Sacrista del /'ayjrt, oltre in quell'artico- XLVll, io4, in cui giustificai Raffaele
p.
lo, nel voi. IXj p. 162, ove notai che la da Urbino per aver introdotto nel suo
testa dell' arcidiacono della Chiesa roma» quadro della Trasfigurazione le figure
na 8. Lorenzo, con allress. Reliquie, pri- di s. Lorenzo, e di s. Giuliano nome del
ma del 1798 Riesponeva in alcune fe- genitore di Clemente VII, che da cardi-
ste nella Cappella pontificia dei palazzo nale l'ordinò a quel sotnmo piltore per
Vaticano, e piobabilmente coli' ampolla la sua chiesa litolare. Mi piace aggiungere,
donata a Viterbo. Tanto l'ampolla, quan- in onore del titolare e patrono della cat-
to la s. Testa, anticamente formavano tedrale di Viterbo, che si legge nel n. 186
parte del sagro e immenso tesoro d'insi- del Giornale di Roma del i86oj che la
goi ss. Reliquie dell'oratorio di s. Loren- festa di s. Lorenzo nell'insigne basilica e

zo nel Patriarchio Laleranense^fìaùch'iS- Cliiesa di s. Lorenzo in Damaso, una


sima e primitiva sede de'Papi, di cui re- «Ielle molle erette a suo onore in Roma,

stano le cappelle di s. Lorenzo, di s. Sil- venne celebrata con precedente solenne


vestro l, e di Sancf a Sancioriim coU'iui- triduo, ed il Papa Pio IX oltre all'aver
magine a<"lieropita del ss. Salvatore, aperto il tesoro dell'indulgenze a'fedeli,
appartenenti al santuario della Scala permise pure che per tal circostanza si

Santa, nel quale articolo meglio lo de- trasferisse nella medesima e si esponesse
scrissi. Ivi dissi che Papa s. Silvestro I alla pubblica venerazione l'augusto Capo
dedicò l'oratorio a s. Lorenzo, dopoché del s. Martire, conservato nel pontificio
sul di lui corpo Costantino I imperatore Sacrario. 11 concorso immenso e continuo
gli avea edifìcato la sua patriarcale basi- per visitare la preziosa Reliquia ha mo-

lica nell'agro Verano, da dove il Papa vi strato quanto opportuna e gradita riuscì
trasferì le sue reli(|uie; onde poi Nicolò la concessione. Anzi si dice, che perciò il
IH vi fece dipingere l' immagine dello Papa voglia dave in custodia la s. Testa
V T 1 VIT 377
alla «letta basilica e suo cnpilolo, acelò sle. Il tempio della cattedrale era ma-
tutto il popolo possa vcneiarhi più li- gnificamente ornato, e rifulgeva per U
beramente, ed a maggiore iucreroento copia delle faci e de' cristalli, ed in mez-
del suo pubblico culto; come praticò zo alla gran cappella della ss. Sagramen-
Gregorio XVI colla ss, O'oce poc' anzi to sorgeva grandioso ed elegante basa-
parlata, neiraflldaria alla custodia del- meli to,sul quale poggiantecol diritto brac-
la basilica e capitolo Vaticano, di che cio in lapide riquadrata (in cui si vedono
riparlai ne' voi. 235, XLi,
XVllI, p. scolpite negli angoli varie palme, e legge-

p. 296, riferendone le condizioni. Do- si il nome Locits Crescentianì, quale in


nò ancora Gregorio XV l'intero corpo ì rinvenuto sul coperchio del sepolcro della
di s. Crescenziano martire di nome certo, ricordata catacomba seraigiacenle) vede-
ritrovato ed estratto li 24 maggio 1824 vasi la statua del Santo. Essa venne model-
dalla romana necropoli o catacomba lata ed eseguita Valentino
in cera dal p,

di s. Calisto. Questi preziosi pegni furo- di s. Maria romano, carmelitano scalzo


no in Roma ricevuti, e quindi portali a assai valente nell'arte della scultura, sul

Viterbo da mg.' Pianetti vescovo allora disegno dell'egregio pittore Antonio Bian-
vigilantissimo della città e ()oi cardinale, chi, e rappresentante il giovane minore
il quale dopo aver esposta la s. ampolla di 6 lustri dell'altezzfi di palmi 8, sicco-
alla pubblica divozione nella cattedrale me si rilevò dalla ricognizione delle s, os«
dedicata a s. Lorenzo, siccome principale sa ottimamente conservate ad onta del-
protettore di Viterbo e della intera dio- l'edace tempo per tanti secoli, le quali
cesi, con pari zelo e fervore si dedicò pu- possibilmente ricomposte nelle sue parti
re a promuovere il maggior culto e ve- erano situate déntro la statua medesima
nerazione dell'altro martire s. Crescenzia- vestita riccamente di tunica bianca e di
no. Ed in proposito della solenne circo- manto cremisi brillante, di romano costu-
stanza della traslazione di questo monu- me. A'piè giacevanoquasi trofeo vari oin
mento di pontificia bontà, dallacalledra- digni di tormento, a' quali eroicamente
le alla chiesa destinatagli della Visitazio- resistevano i martiri, e l'ampolla del san-
ne delle monache benedettine cistcrciensi gue testimonio incontrovertibile del sof-
dette Duchesse, claustrali edificantis-
le ferto martirio. Nella sera i primi vesperi
sime per la regolare osservanza della vi- in musica furono eseguiti da numeroso
ta comune, la quale con sommo studio stuolodi professori e di abilissimi dilettan*
professano, ebbe luogo la pomposa festi- ti, ed in mezzo ad una folta di di voti vi pon-
vità, di cui darò compendiosa contezza. tificò il cardinal Velzi vescovo di Monte
Un programma del commend. Tomma- FiasconeeCorneto, coll'assistenza di mg."^
so conte Fani Ciotti gonfaloniere, bene- Ercolani vescovodi Civita Castellana, Or-
merentissimo per l'instancabile tutela del- te e Gallese,di mg."^ Belletti vescovo d'Ac-.
le cose pubbliche e per promuovere la re- quapendenle, di mg."^ RalufH vescovo di
ligione e la gloria patria, non meno che Ragnorea, già invitati per sì faustissima
un'erudita pastorale dell'esimio vescovo circostanza da mg. vescovo diocesanoan-
"^

lodato prevennero il pubblico dì tanta ch'esso presente, oltre i 4 capitoli de'ca-


celebritàpromettendone l' incomincia-
,
nouici, e tutto il clero secolare della città,
mento appena ultimate le feste dell'in- il quale quindi alternativamentesalmeg-
clita concittadina s. Rosa. Pertanto nel giò tutta la notte sino alla seguente mat-
meriggio dell'S ottobre i833, il tuonar tina innanzi le ss. Reliquie. Il giorno 9. de-
dell' artiglierie e il giulivo suono de' sa- stinato alla traslazione della sagra spoglia,
gri bronzi di tutte le chiese della città au- sarà memorabile perViterbo,per l'aftluen-
DUQziarono il principio delie nuove fé* za de'furastieri, e per la magnificenza delle
378 V 1 T V I T
funzioni. T laudati cardinale e 4 vescovi, i china, d'invenzione e lavoro dell'abdissì-
delti capitoli e clero, mg/ Sisto delagato ino artefice Angelo Papioi, sopra cui era
aposlolico,il magistrato comunale con tut- collocala la statua del Corpo del Santo
ta la corte in piena ceremonia, il tribunale Martire. A'4 angoli di quella procedeva-
dii/ istanza con tutti i ministri, 1' asses- no, tenendo altrettanti flocchi quasi eoo*
sore legale e la curia rivestiti delle ri- peratori al trasporto, i nomiuati 4 vesco-
spettive toghe e attributi, lo sfato mag- vi, e quindi il cardinal Velzi, tutti in ve-
giore della milizia civica comandata dal- sti pontificali.Facevano appresso corteg-
l'ottimo colonnello corameml. conte Giu- gio, dopo mg.' delegato, tutte le autori-
lio Zelli Pazzaglia, e l'uni^.ialità dell' ar- tà amministrative, civili e militari con ma-
me de'carabinieri e di linea in bell'ordi- gnifico arredo, e le schiere de'soldati. Lo
ne, dall'episcopio si recarono al tempio. splendore di tanti lumi , lo sparo conti»
Con 81 imponente consesso e immensa fol- nuato de' cannoni, il suono festivo delle
la di popolo, pontìiìcò la messa il cardi- campane, le tappezzerie d'ogni sorla sui
nal Velzi, cui fece eco la musica dell'e- bfilconi e le poi te, i fiori e le verdure spar-
gregio maestro Gavazza, pronunziando se, la gran folla non interrotta lungo le

r orazioTJe encomiastica il cappuccino p. vie che percorreva pompa, l'aspet- la sagra


Luigi da Bagnala oratore noto a tutta I- to di divozione e di gioia che animava
talia. Alle ore 4 pomeridiane, dopo can- ogni volto, imprimevano in ciascuno la
tati i secondi vesperi , cominciò la sulen- meraviglia, ed un'idea indelebile di tanta
Dissima processione, che riuscì oltremodo ceremonia. In apposite stazioni arresta-
dignitosa e edificante. L'apriva un drap- vasi la mole, e allora con preci e benedi-
pello di militari, dopo i quali procedeva- zioni il cardinale pontificante quasi affi-
no gli orfani del conservatorio della di- dava alla tutela dell'inclito Martire l'in-
vina Provvidenza ; seguivano i i nume- tera città. Pervenuta la processione alla
rose confraternite co' ()ropri stendardi e chiesa della Visitazione, appena colloca-
ricche insegne, cui succedevano 1 o copio- to il sagro Corpo sull' altare, il solenne
se corporazioni di regolari; quindi veniva Te Deiini, e quindi la benedizione colla
un turiferario con incensiere fumigante, preziosa ampolla del Sangue, posero fine
il quale precedeva Croce del clero la se- in quel giorno aila funzione. Nella sera
colare, portata da un suddiacono in tu- fu vago lo spettacolo dell' illuminazione
niceila , ch'era seguilo dagli ordini de' generale della città, e il copioso fuoco d'ar-
chierici e dal seminario vescovile. Incede- tificio nella piazza del Comune, fra le sin-
vano poi i sacerdoti semplici, ed i bene- fonie della banda civica. Seguì poi la ce-
fiziati in dalmatica ; il collegio de'parro lebrazione del solenne otta vario, e valenti
i-hi in piviale, ed i 3 capitoli delle 3 col- oratori dissero le lodi del Santo, ed ebbe
legiale in pianeta, tutte di colore rosso termine con maggiori sagre funzioni, e
|)ropriedel rito; iodi i canonici della cat- pubbliche dimostrazioni d' allegrezza.
tedrale inahito privilegiato, vestiti egual- Molteplici furono le grazie operate da Dio
mente di pianeta con mitra, di che sono a intercessione di s. Crescenziano novel-
condecorati per distintivo dalla munifi- lo compatrono di Viterbo, in questa me-
cenza de'Papi. Avevano poi luogo i can- desima circostanza a prò d'ogni ceto é con-
tori della cappella, i quali alternavano, dizione di persone che con fede l'invoca-
co' concenti melodiosi degli strumenti, rono, di che si hanno irrefragabili pro-
cantici e inni analoghi alla funzione : do- ve onde per consolare il fervore de'di-
;

po i quali precedola da due turiferari, voli, accorsi anche da diversi paesi, con-
susseguiva portata a spalle dii6 uomini venne lasciare esposto il s. Corpo, col pro-
vestili di sacco rosso, la grandiosa mac- seguire altro sagro otta vario, con somma,
V IT V I T 379
geoeialeecominoveiile edificazione. "Vo vengono a paragone con questi lietissimi

glia Egli cos'i inlercedere a tulio il moo- giorni, quegli altri molti de'tempi decor-

do la vera felicità, e quella quiete fìsica siche videro venire a questa città e fer-
e inorale che da gran tempo ci manca, il- marvi dimora potenti monarchi ; se non
luminando le Olenti sul vero pregio della che ci sembra qui da considerare che lad-
tranquillità terrena ed eterna !
" Questa dove quelli erano la più parte tratti a
tuttavia volendo alcuni disconoscere,nar- noi dalla calamità de' tempi , dall' impe-
ra l'annalista Coppi all'anno 1840, n. 3, ro delle circostanze, e tal fiata dalla ne-
due merciaiuoli di Romagna, girando per cessità in che li metteva la geografica po-
Viterbo e ne'circonvicini paesi, ascrisse- sizione della nostra Tetrapoli, il regnante
ro varie persone oscure alla Sella della Sovrano amorevolmente fare della
volle
Giovine Italia. La polizia scopri la tra- sua Viterbo, non altrimenti che di altre co-
ma, e nel marzo arrestò 27 individui, tra' spicue citlà, una stazione del suo viaggio,
quali 3 carabinieri e 2 cacciatori a caval- non appena si concepiva nel suo allo pen-
lo. Il s. Consulta con sen
tribunale della siero il pio disegno di visitare i più rag-
tenza de' giugno 842 ne condannò
1 4 di 1 guardevoli santuari dello Stato, viag-
due a 20 anni di galera, y a 5 anni, al- i gio auspicatissimo, e dall'amorede'popoli
irettauti a 2, e 9 da 3 a io anni. Succes-
i convertito in continuo trionfo, tanto più
sivamente dopo mg.' Sisto furono dele- pregevole di quelli che l'antica R.otna de-
gati apostolici di Viterbo: nel 1837 nig.' cretava agli eroi del Campidoglio, quanto
Giacomo Antonelli, Iraslalo da Orvieto, la pace è da anteporre alla guerra, ed una
indi passato a Macerata, ed ora cardina- fesla di non interrotta gioia a quella che
le e segretario di sialo; nel 1839 mg.' Gi- ne offre a spettacolo uomini vinti ed op-
rolamo d'Andrea; nel 1841 tng-' Barto- pressi dalla fortuna. E poiché de'festevoli
lomeo Orsi, al cui tempo avvenne quan- avveniujenlinon permisero maggiori che i

to vado a riferire. Reduce neh 84' Gre- si spegnesse la memoria,


li consegna- ma
gorio XVI dalla visita del santuario di rono a cronache, o ad annali di ogni ma-
Loreto, il nobilissimo municipio dì Vi- niera, così mi pare conveniente che la so-
terbo volle celebrare il breve soggiorno lenne letizia di questi giorni sia descritta,
che in essa vi fece colla Relazione ivi , e per una speciale narrazione Iramamla-
impressa in 37 pagine e parlala più so- ta a'poideri, talché ne rifulgi la luce fra
pra dicendo degli stemmi patrii. Per os- l'ombre che avvolgeranno l'età venture,
sequio all'illustre città, nel doverne dare e siano additati anche da quelli che il no-
breve contezza la preferirò alle altreegre- stro secolo chiameranno di remotissima
gie narrazioni del Viaggio , veramente antichità". Il clero la «era precedente a'3
trionfale e memorando, e solo mi permet- oltobre inviò a Monte Fiascoue, ove tro-
terò alcune lievi giunterelle, ma interes- vavasi il Papa, per deputati l'arcidiaco-
santi, non senza tener presente la Nar- no e il can. teologo della cattedrale, se-
razione del viaggio del cav. SahaUic- guiti da 4 cittadini dell' ordine patrizio,
ci. Principia la Relazione dal rilevare. per contestargli con qual universal desi-
Viterbo metropoli del Patrimonio di s. derio si allretlasse il sospiralo momento
Pietrofio dali 1 1 3, non può non conta- di averlo in Viterbo, presentati in parti-
re fra'suoì fasti, non meno fra' più belli colare udienza dal delegato mg."^ Orsi.
e memorabili giorni il 3 e il 4 d'ottobre »» Essi fecero esperimento di quell'alfabi-
1841 io che Papa Gregorio XVI la bea-
5 lità, ch'è ingenita nell'adorato Principe,
va di sua augusta presenza, il quadra- ed incanta chiunque ha la fortuna di es-
gesinioqnarto Sommo Pontefice eh* ella sergli a'piedi",Alle3 pomeiidiitne di do-
accoglieva fra le sue mura. » £ certo menica 3 ottobre mossero al suooo di
38o V I T V T I

scelte bniide musicali, incontro al supre- d'averlo fra loro. Intanto da una depu *m
mo Gerarca, mg/ Orsi colla sua congre- tazione delle classi nobili e civica fu im-
gizione governativa , il magistrato colla petralo che la carrozza fosse tratta a ma-
nobiltà, il tribunale, la milizia lutti in no da uno stuolo di giovani patrizi e cit-
bell'ordine di corteggio, dal palazzo de- tadini, fra'quali primeggiavano nobili fi- i

legatizio di Viterbo fino alla vasta piazza gli del gonfaloniere, lutti vestiti unifor-
della Rocca, che prese l'apparenza d'a- mi di color nero, con isciarpe di seta
meno giardino. Erasi questa vagamente bianche e da altri robu-
gialle, sussidiati
ornala, poiché tolta l'irregolarità del suo sii giovani vestiti di biaocoornato in gial-
perimetro, «nercè un simmetrico Berceau lo, e preceduti da fanciulli elegantemen-
di verdura, che in doppio rango dilata- te abbigliati che spargevano fiori. Cosi
vasi dalla porta della città fino a ricin- veniva percorrendo la pontificia carrozza
gere con due emicicli la grandiosa fonte, perla via addobbata variamente, in mez-
abbellita di vasi d'agrumi; sorgeva nel zo alla moltitudine plaudente, fino alla
centro d'altro corrispondente spazio a le- cattedrale, sulla cui maggior porta una
vante un tempietto rotondo sormontato iscrizione celebrava le precipue virtù di
dalla statua della Religione, disegno del Gregorio XVf. Era il magnifico tempio
viterbese Vincenzo Federici ingegnere decorato nel le triplici navate di serici drap-
della delegazione. Da una delle nrcuazio- pi a più colori vagamente disposti e ar-
ni disposte ad eguali distanze all'intorno ricchiti di frangie d'oro, il cui molteplice
della piazza, abbellite di corone e festo- intreccio senza alterare l'ordine architet-
ni di fiori, diramavasi sino all'ampio fab» tonico e l'interessanti pitture dell'atlico,
bricato della Rocca, oggi ospizio de'pro- veniva maestrevolmente illuminato da
ietti. All'estrefuità opposta del piazzale, doppieri a cera, e da lampadari in cri-
ove comincia la principale via, innalza- stallo che in bell'ordine sul mezzo degl'in-
vasi alquanto il Berceau n guisa d'arco tercolunni facevano ala alla copiosa di-
trionfale, fiancheggiato da eleganti tri- stribuzione di cerei, che vieppiù distin-
bune per l'orchestre e bande militari, e guevasi nelcentro della tribuna. Al diso-
veniva sormontato dal pontificio stem- pra della porla nell'interno un'iscrizione
ma, con decorazioni ed epigrafi, dichia- dichiarava la letizia del pastore e del capi-
ranti l'esultanza di Viterbo per la venu- tolo. Sulla porla il Papa fu ricevuto dal

ta del padre e del principe (tutte le iscri- vescovo cardinal Pianetti e dal cardinal
zioni che accennerò, sono riportate dalla Macchi, insieme al capitolo, al clero se-

Relazione, e la brevità m'impedisce ri- colare e regolare, e ad altri vescovi della


produrle). Il frequente tuonar de'canno- provincia. Adorato il ss. Sagramento in

ni della decorosa guardia civica, annun- gran pompa esposto, dopo la benedizio-
ziando l'arrivo di Gregorio XVI, tutti ne con esso del cardinal Brignole, il Pa-
s'avvicinarono alla porta Fiorentina, in pa ammirato lo splendido addobbo, in
anch'essa risarcita; ed alle
tal circostanza mezzo a* cardinali Pianetti e Macchi, a
alle ore 4mezza circa echeggiarono le
^ piedi s'avviò al palazzo municipale pre-
mura d'unanimi acclamazioni, dell' im- posto a sua residenza, sotto baldacchino
menso popolo ivi accorso. Allora sul li- sorretto dalla magistratura, preceduto dal
mitare della porta si presentò la magi- clero. Passò pel ponte del Duomo, pres-
stratura municipale,a cui capoii gonfalo- so al quale sporgeva la fabbrica dell'an-
niere Lazzaro Arcangeli io ruboue d'o- tico seminario, dal cardinal vescovo ze-
ro, pose a'piedi del Papa le chiavi della lante della pubblica istruzione ceduto a'

città, esprimendo la venerazione e U sud- benemerentissimi fratelli delle scuole cri

ditanza de'ciltiidiui esultaati per l'oQore aliane, i sensi della divozione de'quali leg-
V 1 T VIT 38i
gevasi neir iscrizione con eleganza sotra- all'ordine patrizio viterbese fosse ascritta
slaiite la porla. I religiosi fuori di essa si la nobile sua famiglia Cappellari di Btl-
trovai ouo genuflessi, ed il Papa, die tan- limo (cioè i suoi nobili due nipoti e ni-

to li stimava ed amava, piacevoliueule si pote e loro discendenti, valea dire il bali


ferntò e sitrattenne alquanto con essi in e guin priore gerosolimitano del regno
a ll'abile e benigno colloquio, incoi aggian- Lombardo-Veneto fr. Gio. Antonio Cap-
doli all'isti uzionedeila gioventù, nonché pellari della Colomba; il commendatore
benedicendoli patei naniente. Queste pub- gerosolimitano Bartolomeo Cappellari
bliche dinicsliazioni destarono l'ammi- della Colomba; il cav. dell'ordine di Cri-
razione di tulli. Quindi sotleutiarono a sto, Giovanni PaganiCesa marito della

prendere le aste del baldacchino i patri- nobile Augusta Cappellari: tutti e Irei
zi vestiti in abito di formalità , mentre nominati personaggi, co' loro figli e di-
veniva svolto un tappeto sulla via che il scendenti, erano stati aggregali alla no-
Papa dovea percorrere. Giunto al palaz- biltà romana). Della quale onorificenza
zo del Comune, lo attendeva nel portico venne ben tosto scolpito il marmoreo
mg."^ Massimo suo maggiordomo, lascia- monumento, e collocato incontro all'al-
to infermo in improv-
Ancona, e (|uest' tro che nella slessa aula del trono eterna
visa comparsa rallegrò l'animo benevolo la memoria del gran Pio VI perla me-

del Papa, congratulandosi col prelato per desima annuenza concessa nel 1787 alla
la ricuperala salute , e ingiungendogli viterbese nobiltà, nell'annoverarvi la sua
graziosamente ad averne cura. Ascesa la famiglia Drasclii. Indi fu introdotto il

grande scala, volle il Santo Padre prima- capitolo de'canonici della cattedrale in
mente passare all' attiguo palazzo dele- vesti prelatizie, ed anch essi impetrarono
gatizio, e dalla gran loggia nobilmente e ottennero l'onore di prestare servizio a
ornata con ellusione benedì il popolo fe- iSua Santità, nell'anticamera segreta, du-
stante nella sottoposta piazza del Comu- rante il suo soggiorno. Finalmente furo-
ne e nelle finestre de* circostanti edifi- no ammesse alla pontificia presenza le au-
zi. Bello e commovente spettacolo ofFiì torità amministrative egiudiziarie, il ri-

l'immensa copia degli accorsi, cresciuta manente del elei o, e altre distinte perso-
da que' de' liinitrofì paesi, e per le dimo- ne. Nella sera, tulli gli abitanti di Viterbo,
strazioni di giubilo e di rispetto che e- che ne'precedenli giorni aveano gareg-
spressero, facendo eco alle iscrizioni po- giato nel restaurare e abbellire eziandio
ste rimpetto al palazzo Comunale. Reca- i prospetti delle loro abitazioni, non om-
tosi poi all'appartamento di tal palazzo, misero d'illuminarle in vari modi; distin-
ne ammirò la magnificenza, la ricchezza guendosi ì palazzi della Comune e i due
degli ornamenti e la comodità, non me- adiacenti della Delegazione e della Giudi-
nole belle pilluredecorative. Dopo breve calura, unitamente alla collegiata di s.

riposo Gregorio XVI si recò nella sala Angelo in Spata, ed altri fabbricati an-
del trono, e seduto su queslo, avente a' nessi di pubblica ragione, le cui facciale
lati il cardinal Pia netti e Dig.*^ Orsi, ri- vedevansi in doppio ordine e con molta
cevette cortesemente prima il magistrato profusione illuminate a cera, con disegno
municipale, quindi la nobiltà, i cui indi- del viterbese Francesco Lucchi ingegne- J
vidui venivano gentilmente indicati ne' re provinciale. Circa ore7 pomeridia-
le
'

loro nomi dal cardinale. A questi signori ne il Papa avvicinatosi ad una finestra
il Papa concesse, secondo le loro brame, delsuo appartamento, vide muovere dal-
l'onore di servirlo nell'anticamera segre- l'alto della via Farnesiana verso la piaz-
ta durante la sua permanenza; ed inoltre za innanzi la sua residenza, la famigerata
co'modi i pili lu»iughieri accouseuli, che e suddescriUu macchina di s.Rosa, mae-
332 V T I V 1 r
strevolmenle posala sul dorso di 45 uo- quelle di s. Rosa, al bacio del piede, rice.
mini, decorata alla maniera gotica, e ri- vendo dall'ultime con molto piacere va-
dondante di gruppi in cera e di candela- rie divozioni della Santa. Avrebbe deside-
bri, ed altri ornamenti. Giunta l'altissi- rato visitar le umili camere ov'ella nac-
ma e torreggiante mole innanzi alla detta que, visse e mori; ma dovendosi fare un
finestra, l'esperto costruttore Angelo Ra- tragitto quasi tutto scoperto e allagato
pini (il quale ne ollìì al Papa il bel di- dalla pioggia, gli convenne astenersene.
segno abilmente colorato, con dedica, de- Bensì orò innanzi al miracoloso ss. Cro-
corato di cornice dorata e cristallo, che cefisso ch'è sull'altare del coro in molta
benignamente gradito, poi il Papa si de- venerazione. Lasciò le religiose nella più
gnò donarmelo, e mi pregio tenerlo ap- soave consolazione, per l'alFabilità con cui
peso nelledomestiche pareti),la fece muo- si era degnato di trattenersi fra loro; ed
vere da ogni lato, aOinchè il Santo Pa- esse a perennarne la memoria, posero nel
dre potesse osservarla e goderla in cia- parlatorio monumentale e marmorea i-

scuna parte, ed ammirarne come fece la scrizione, che si legge nella Relazione.
magnificenza, e l'agevole speflitezza de' Quindi il Papa si trasferì all'episcopio,
roovinienli (Nella stessa sera il Papa ri- lietamente accolto dal cardinal Pianetti,
cevette con ogni urbana dimostrazione il già palazzo pontificio abitato da vari suoi
principe d. Alessandro Torlonia, tradot- predecessori. Osservò la grande aula
tosi appositamente a Viterbo per osse- ov'ebbero principio i conclavi per l'ele-
quiarlo, insieme alla consorte principessa zione de'Sommi Pontefici,! ruderi della
d. Teresa Colonna. Altrettanto fecero fatale camera per la rovina della quale
diversi altri signori romani). Nel seguen- perì Giovanni XXI, eie superstiti antichi-
te lunedi 4 ottobre, il Papa accompagna- tà. 11 cardinal Pianetti, oltreché amantis-
to da'cardinali Maltei (a cui era commes- simo vescovo, appartieneall'ordine patri-
sa la cura di governare il viaggio). Mac- zio, ed in questo monumento di storica
chi, Brignole e De Angelis arcivescovo celebrità, a ricordarne i memorabili fatti
•vescovo di Monte Fiascone, venuto la in esso accaduti, collocò due lapidi, una
sera innanzi a Viterbo, dal magistrato all'ingresso e l' altra nell' interno dell' e-
municipale e da'cavaiieri viterbesi di an- piscopio, a ricordanza degli antichi e del
ticamera, si recò alia chiesa di s. Rosa, recenfe onorifico avveniaiento, da' quali
ch'era stata riccamente ornata, ed ove fu non va disgitmta la gloria della città di
ricevuto dal cardinal Pianetti. Sull'alta- Viterbo in distintissime epoche. Arabo
re maggiore celebrò l'incruento sagrifl- le iscrizioni sono recitale dalla Relazio-
zio, lasciando quindi in dono al tempio ne. 11 Papa, dopo averle lette, ammise
il calice di squisito lavoro di cui si era al bacio del piede i canonici della catte-
servito. Passò dopo nel contiguo mona- drale, con molte altre qualificate per-
stero per venerare incorrotto corpo sone, ed il cardinal vescovo offrì al Papa,
1'

della gran Santa, innanzi alla quale orò alla corte, ed a tutti i presenti un lauto
lungo tempo, e poi baciò divotamente la e nobile rinfresco. Dipoi Gregorio XVt
mano flessibile della Vergine (religiosa discese nella cattedrale, ove fece preghie-
consolazione ch'ebbi io pure, con di più ra, ed a parte a parie ne gustò la magni-
il cuscinetto di raso bianco su cui allora ficenza e le pitture; passò dipoi nella son-
poggiava, ofTerloal Papa, e da questi per tuosa sagrestia, che forma bell'ornamen-
singoiar bontà a me dato). Nel monaste- to al tempio, e finalmente alla celebre
ro erano convenule le monache de' con- biblioteca e pregevole archivio del capi-
tigni clauslri di s. Simone e di s. Cate- tolo,ove prese non lieve diletto il dottis-
rina, le quali in ssigrestia ammise, eoa simo suo iotelletto e genio scientifico.
V 1 T V l T 383
Ammirò paiiicolarmente l'antica edizio- legge la dichiarazione in lettere di varie
ne di Tito Livio stampala in Roma nel forme: A Gregorio XF I le Denedeltme
1472 (sotto gli auspicii de'nobili fratelli Cixlerciensi di Fiterbo questo pegno di
Pietro e Francesco de Maximis, nel i. Jiliale divozione, O. E non altrimenti,
piano dell'oggi chiamoto palazzo islo- poiché a mia ulteriore confusione, dona-
rinlo dalle vaghe pitture del celebre tomi il quadro dal Papa, in questo pun-
Daniello da Volterra di cui è ricoperta la to r ho esaminato, perchè con riveren-
tua facciata ; da dove uscirono alla luce, za lo tengo appeso alle pareti della mia
cominciando dal 14^7» ' primi libri libreria, ricordevole di quanto fa beni-
stampati nella capitale del mondo, come gnamente gradilo. Restituitosi il Santo
e meglio dissi a suo luogo); l'altra d un Padre alla sua residenza nel palazzo del
s.Girolamo dello stesso secolo XV; inol- municipio, di nuovo benedì l'affollato e
treuno Shabone impresso nel i48o da giubilante popolo ; indi nella sala ilei tro-
Giovanni Vascellense; e poscia un Aulo no ricevette gli omaggi de'governatori e
Gellio portalo anch'esso a slampa nel del le magistrature civiche del la provincia,
1460 nel dello palazzo de Maximis, del che ha il glorioso vanto d'appellarsi Pa-
qual libro il S. Padre si degnò fare molti trimonio di s. Pietro, perciò tenuta più
elogi, non tanto perla sua antichità, quan- dell'altre a dimostrare costante e specia-
to per le postille marginali che di trat- le venerazione alla sovrana s. Sede apo-
to in tratto vi si trovano del rinomalo vi- stolica, ed a quello che vi siede Ficario
terbese Latino Latini, formandosi que- di Gesìi Cristo. Di che certamente pene-
sta biblioteca nella maggior parte de* trato il magistrato viterbese, accompa-
libri da lui lasciati al capitolo. Per ul- gnato dal delegato mg/ Orsi, genuflesso
timo degnò della sua attenzione il bel- e con rispettose parole, offr'i al degno
lissimo ma. pergamena dell' opera
in Successore di s. Pietro una medaglia
intitolata Pantheon o cronaca universa- monumentale in più esemplari di oro,
le del viterbese Gottifredo Tignosi, da di argentee di bronzo, espressa mente co-
lui dedicata a Papa Urbano IH del 1 i85, niala per tramandare alla posterità la
o come vogliono altri all'immediato suc- memoria del fausto avvenimento ;la qua-
cessore Gregario Vili, poi stampala. Par- le pubblica manifestazione commovendd
tito Gregorio XVI dall'episcopio, si con- il animo, ton dolci modi espo-
pontificio
dusse nel monastero di s. Bernardino a se raffettuoso paterno aggradimento. La
visitare il corpo di s. Giacinta Marescot- medaglia incisa dal cav. Giroinettiespi es-
li, aramellendo le religiose al bacio del se da un lato, l'effigie del Papa, coll'e-
:

piede; da dove si recò dalle cisterciensi pigrafe intorno Grcgorins I Pont.


: XF
della Visitazione, denominale le Duches- Max. Anno x/y dall' altro 1' iscrizione :

se, alle quali, e alle dame viterbesi a cui Sanctissinìi Principis Advenlu. S. P.
permise 1' ingresso, die' la slessa filiale Q. Fiterhiensis mdcccxu. Alle ore4po-
soddisfazione. Le suore, specialmente meridianesi trasferì nell'antica Rocca, ora
graie al tesoro del corpo di s. Crescenzia- ospizio di s. Francesca Romana (tran-
no, donato dai Papa, un nobi-gli offrirono ne parie pel quartiere de' soKlali), ri-
le lavoro tuUodi loro mani,in quadro con cevuto dal visitatore apostolico il cardi-
cornice dorala e cristallo, co'sensi della nalGiacomo Luigi Brigiiole, quale sod- il

loro riconoscenza espi essi mediante rica- disfeceil Papa nel desiderio che avea di

mi in oro con eleganti fregi in fondo bian- ben comprendere metodi tenuti nel pio i

co, fra' quali è un cuore in seta rossa; e luogo per l'educazione religiosa e civile
dentro di essi stupendamente eseguita con dell'orfaiielle zitelle che vi sono raccolte
altri ricami io oro di diverse qualità, si (aggiunge il n. Si del Diario di Roma,
384 VIT V 1 T
non che per educarvi aita religione e al to onore, ne nveano testimoniata l'esul-
lavoro fanciulli che
i vi sono raccollija ven- tanza con altra isn,rizione. L'abbondante
do il cardinale fatto dispensare un copioso pioggia impedì al Beatissimo Padre di
rinfresco). Molli furono ivi gli auiniessi al- benedire il popolo da una loggia a ciò
l'omaggio del bacio del piede, oltre le su- preparata. Kestituilosi al palazzo di resi-

periore e comunità e diverse dame. E-


la denza, tra incessanti a|)plausi della mol-
inulando Gregei io XVI il pietoso esem- tituiline che lo seguiva, accolse colla na-
pio di 7 suoi predecessori, si diresse
altri turale sua bontà non pochi signori e al-
alceleherrimo santuario di s. Maria della cune dame viterbesi, che bramarono l'o-
Quercia, sulla cui ampia e non breve nore di compiere verso il comun padre e
strada avea già precorso una piena di po- sovrano un atto di filiale venerazione.
polo, nulla curando la minacciante piog- Nella sera la pioggia pregiudicò la dispo-
gia.Sopra la porta del magnifico tempio sizione e diminuì gli effetti della prepara-
esprimeva l'iscrizione azioni di grazie e ta brillante illuminazione, innanzi il pa-
voli al Pontefice. Venne accolto sotto lazzo municipale e lungo la grande via
i)aldaccliino, da'domenicani che l'hanno Farnesiana, posta di h'onte alle stanze
in custodia, e dal magistrato viterbese. pontificie, immaginata e disposta dal va-
Adorato il ss. Sagramenlo, esposto con lente romano architetto Giuseppe Mari-
isplendida luminaria, corrispondente es- ni, chiamato a dirigere il festevole appa-
sendo ()uella di tuttala chiesa nobilmen- rato delle pubbliche dimostrazioni di giu-
te addobbata, dopo la benedizione com- bilo. Avea principio la decorazione nella
partita da mg.' Belletti vescovod'Acqua- piazza della fontana del Sepali, luogo il

pendente, il Papa si recò ad orare in- più elevato di detta via, mediante la pro-
nanzi alla proiligiosa immagine della ss. spettiva di vasto edificio di gusto gotico,
Vergine; e visitalo il tempio in ogni sua nella cui sommità campeggiavano le pa-
parte, pus>ò quindi nella sagrestia, in cui pali insegne, colla cubitale epigrafe: Gre-
ammise al bacio del piede la comunità gorio Xri Pont. Opl. Max. E tutto que-
de'iratì, i religiosi cappuccini, oltre altri sto avea da essere illuminato all'improv-
regolari, e varie distinte persone. Si piac- viso a fuoco di più colori, lungo le linee
que poi d'ascendere perla scala interna, architettoniche dell' intero monumento.
agodere la vastità e magnificenza del con- ^'el suo mezzo poi sorgeva il grandioso
vento, percorrendolo in varie parti, insie- gruppo di statue, la i." di colossale pro-
me Macchi, Bri-
co' cardinali Pianetti, porzione esprimente Gregorio XVI in at-

gnole, De Angelis e Mattel. Fermatosi to di benedire il popolo, e le altre figu-

in una delle principali sale, fu dalla re- ranti la Giustizia, la Sapienza, l'Abbon-
ligiosa famiglia presentato d' un quadro danza e la Pace, che a lui facevano me-
chiuso in cornice di bronzo doralo, sul ritala corona. Autore delle statue fu il
cui fondo di velluto cremisi spiccava nel viterbese Vincenzo Bordoni bravo scul»
mezzo 1' immagine miracolosa di s. Ma- tore. Nel grandioso basamento della prin-
ria della Quercia, e da'Iali le figure di s. cipale di esse statue, si leggeva l'elegante^
Domenico e dì s. Caterina da Siena, tutte iscrizione dedicatoria, di quel fior d' iti

in argento operate a fino cesello di valen- gegnu che fu il cav. Angelo Maria Ricci
te artefice ron)ano; ed ancora d'una bel- Fra le svariate accensioni dell'abbondar
la archelta d' avorio, opera di egregia te fuoco d' artificio, una di esse dispost^

scuola, e forse depiù bei tempi dell'arte a guisa di fulgida raggiera doveva circot
loieulica. D' ambo i doui il Papa ma- dare e far risplendere nel buio della notti
nifcslò con acconce parole il suo benevo- il simulacro dell'adorato Padre e Sovn

lo gradimento. Lieti i douieuicauì di tuu* no, e le altre utlorniarlo anch'esse di fu


VIT VIT 385
gide stelle. Finalmente l' intera decora- b« voluto più a lungo nelle sue mura ; di-

EÌooe della spaziosa strada Farnesiana stinguendosi fra esse il gonfaloniere dal
era foggiata a corone d'alloro splendenti Papa decorato della commenda del suo
per laropadini fra festoni di variopinti ordine di s. Gregorio I Magno; ed ca- i

globetti, che ricorrevanoancora tutto il valieri d'anticamera non ora misero di pro-
perimetrodella piazza Comunale; la quale curarsi particolare udienza per tributar-
illuminata da torcie, come nella prece- gli le più vive azioni di grazie a nome
dente sera, scintillava a copiose arcuazio- della nobiltà, pe'compartiti onori. Il San-
ni di lampadini con sottoposte pire, e con to Padre si degnava di assicurare tutti
vasi di verdeggianti agrumi. Ad uno scop» e con effusione di cuore, d' essere stato
pio di detto fuoco dovea a un tratto ros- ben contento e soddisfatto delle dimostra-
seggiare ogni cosa per via di vivissime zioni de' viterbesi ; il che in parte è do-
fiamme di ^eng'^Z, maestrevolmentefrap- vuto alle cure del magistrato e delle de-
poste alle divisate corone per mezzo di putazioni addette a varie incombenze;
lampade a bronzo pendenti dal rostro di non meno all'attività e zelo di mg.' Or-
candidi cigni, onde far risplendere in un si, il quale mentre adempiva a tutti i

istante la via e la piazza di sfolgorantis- Suoi doveri verso Sovrano, trovandosi


il

sima luce al pari del giorno. Tale illumi* Del suo passaggio da un estremo all'altro
nazione, a cui il Papa si compiaceva di della provincia ad ossequiarlo e indefessa-
assistere dalla sua finestra, avendo a fian- mente seguendolo per tatti i territorii di
co mg.' Orsi che conoscitore del disegno sua giurisdizione, di che n' ebbe dal Pa-
gliene faceva antivedere gli andamenti, pa non dubbi segni di gradimento, portò
non potè, come notai, ottenere un pieno eziandio la sua vigilanza ovunque, onde
successo. Fu nondimeno sufficiente a di- nulla mancasse all'esatto servizio e tutto
mostrare il concetto voluto significare procedesse in buon ordine, ed avesse Sua
da quel nuovo e mirabile spettacolo. Nel- Santità di che convincersi della leale af-
la seguente mattina martedì 5 ottobre, fezione di tutti i sudditi del Patrimonio
il Papa dopo la consueta celebrazione del di s. Pietro alla sua cura affidati. Retri-
divin sagrifizio nella cappella privata, ri- buiti di medaglie, didivozionali e di altri
cevette i cardinali Pianetti, Brignole, De graziosi doni tutti coloro ch'ebbero par-
Angelis e Macchi, e uell'intratteoersi af- te nell'apparecchio al condegno suo rice-
fettuosamente con loro, vide con grade- vimento, e fatto sperimentare a'bisognosi
vole sorpresa la propria sua effigie ritrat- il beneficio della sua presenza, il Papa si

ta in un busto marmoreo, ed in buono recò di nuovo alla loggia e benedisse eoa


stile scolpita dall' encomiato Bordoni, e pienezza di visibile afletto il numeroso
locato fra il silenzio della decorsa notte popolo acclamante fra la dispiacenza di
in apposita nicchia rimpetto al suo tro- perdere così tosto la vista del venerato
no, con iscrizione del ^S*. P. Q. V., atta a Sovrano. Questo presso alle ore 8 auti-
ricordare gli onori da lui compartiti a Vi- meridiane, riprese il suo viaggio per Ron-
terbo, limitandomi a riprodurre queste ciglione e Roma, ed alla sommità del Ci-
parole. Ad decus Civitatis - Augendum mino, al luogo detto l' Imposta, trovò
Patriciatui - Viterhiensi adscribi - Fa- riunitili clero, le autorità e la popolazio-
miliam suam Cappellariani - Singularì ne di Canepina, e che ivi cominciavano
benignilali ~ Concessit. Ricevette quindi altre divote e magnifiche dimostrazioni
con cordiale dignità tutte le persone che preparate nel territorio di Canepina sua
nelle anticamere si trovarono per augu- patria dall'egregiocav.e commend. Ago-
rargli un prospero viaggio, interpreti de* stino Rem-Picei patrizio sabino, che nar-
ifoli dell'intera popolazione, che l'avreb- rai in quel pai'agrafo. » Così lasciando il

voL. cn. a5
38G V I T V I T
più vìvoclesiilenodi&è nel cuore di tulli i Il gli offrì la piti splendida e ossequiosa o-
popoli della [)iovincia,e sopraltullode'vi- spilalità (la quale Ora adetluosaraente of-
terbesi, a'quali nou poteva cerio accade- fre al degno figlio di quel prìncipe Fran-
re nulla di più acconcio a crescere la pa- cesco 11 re delle due Sicilie, per identifica
tria gloria, che il passaggio e la dimora causa); così alsagro collegio, alla prelatu-
immortai Ponlefice Gregorio XVI,
dell' ra e a quanti altri vi cercarono IranquiU
che Iddio lunghi, felici anni conservi al lo asilo, l'accordò urbanissimo. Propagata
bene del suo Stalo, e di tutto l'Orbe Cri- rapidamente l' iniqua insurrezione per
stiano". Ne mancò la poesia di celebrare tutte le Provincie dello Stato, in uno a
l'avvenimento, e mi sta davanti il bellis- quella del Patrimonio di s. Pietro e di
simo Canllcuiìi slesso coperto di raso bian- Viterbo, in esse fu altresì proclamata la

co con aurei fiegi, dall'egregio autore of- Repubblica romana, dopo la sua promul-
ferto al gran Pontefice, conquesto titolo: gazione inCampidoglio a'9 febbraio 849. 1

Ftlici fausto exoptaloque reditu ex al- La rivoluzione portò ualuralmente il di-


ma Domo Panagiae Deiparae Gregorii spotismo e l' anarchia al suo colmo. In-
XVI P. M. ocyus Vrbem pelenlis cluni tanto il Papa riprovando formalmente e
Vilerbii et Provinciae brevi mora popii- replica tamente tante inaudite enormezze,
los plaudenles honorat. Francisci Bal- invocò e ottenne l'intervento armato del-
tilana BarharensistantiPrincìpis suhdi- le corti di Vienna, di P^/r/^^/ ( sebbene
ti Jìdelissìììd puhlica laelitia viribus democratica),di Spagna e di Sicilia^V.')^
qiiamvis mininus dedii promere, Vilerbii per liberare lo slato di s. Chiesa dalla fa-
1841 ex typographia Monarchi. Indi Gre- zione che atrocemente dominava, e lo
gorio XYl nominò delegato apostolico comprimere onde potere ri-
la ribellione,

di Viterbo mg." Marcello Orlandint,e ta- tornar alla sua sede. Alla Francia venne
le già si trova nelle annuali Notizie di attribuita la liberazione di Roma e del
Roma del i843. Patrimonio di s. Pietro. La repubblica
Siccome per le vicende di/Jowzae dello romana decretò resistenza, e di respingere
ty/fl/oPoH^/'/^c/Ojav venute successivamen- la forza colla forza. L'avanguardia d'una
te nell'esercizio della Sovranità della s. divisione navale francese si presentò alla
Sede, ne poalìdcal'i de'Papi,i nomi di que- vista del porto di Civitavecchia circa il

sti riportai in corsivo, come a indicare,che 23 eda'25 l'occupò. Quindi parte


aprile,
per conoscere le loro gesta e l'accaduto della divisione francese marciò su Roma,
sotto ciascuno, comune alla provincia del e cominciò combattimenti a'3o aprile.
i

Patrimonio di s. Pietro, io mi riferiva Dopo ostinata lolla, che rovinò la P dia


alle loro biografie in cui li descrissi o ac- Corsini e la Villa Glraud detta il Va-
cennai ove ciò feci : altrettanto intendo scello (in tale articolo o voi. C, p.
237,
pel pontificato del regnante Papa Pio col.i.^ va soppresso il periodo che comiu-
JX, che qual Vicario di Gesù Cristo, eia nella linea i3.", colla parola Acqui*
anche in questo ne ragionai per gli ultimi stata, fino e inclusive alla parola città.
clamorosi avvenimenti. In tale biografia Dappoiché appartienealla Villa Corsini,
dunque, e ne'niotti articoli che vi hanno e non doveva collocai si qui. Si alterò la
relazione primamente deplorai quanto composizione), non che danneggiò la
precedette, accompagnò e seguì la rivo- Villa Painphilj (V.), ov' è il sepolcreto
luzione operala in Roma da'faziosi e da' de'francesi periti ne'combatlimeuti slessi;
demagoghi neirinfaustonovembrei848, finalmente a'2 luglio i francesi occuparo-
per cai Pio IX fu costretto a porsi in no varie porle di Roma, ed a' 3 vi en-
Piaggio nella sera de'24 P^' regno delle trarono comandati dal general Villorio
due Sicilie, ove il ^firluoso re Feidinaado Oudioot da Reggio, ponendo termine alla
V I T V 1 T 387
repubblica romana e all'anurchia. Roma nico Polidori gonfaloniere. 11 nuovo gon-
liberalu dali'tu'iiii francesi da 1 2,000 av- faloniere sarà nominato dalla maggiori-
veiiUuiei'i, capitanali dal uiz^aido Gari- tà de'foli del consiglio municipale, salva
baldi e da altri, e da alcune ceulinaiadi r approvazione del generale in capo. Il

faziosi cbe da vari mesi l' opprimevano, segretario generale della provincia Ales-
a' i5 luglio potè libai aineute manifesta- sandro Benci venga, che si gettò al parti-
re il suo vero voto, con pubblici segai di to del disordine, sarà rimpiazzato nelle
gioia, nel vedete inalberata sul Castel s. sue funzioni dal sig. Raffaele Polidori, Se
Angelo la bandiera pontificia, salutatada lo stato della città reclama a nuovi cam-
100 colpi di cannone e da strepitosissimi biamenti, il generale è del tutto disposto
applausi de'buuni romani, e col canto del ad ascoltare ogni cittadino, ed a presfar-
Te Dcuni nella basilica Vaticana. Rica- gli aiuto e protezione. Ogni cittadino che

vo dal Giornale di Roma del.lugliO e del porterà armi nascoste sarà ari estato, e se
l.° agosto 1849, '^ seguenti notizie. L'e- la di lui buona condotta morule non sa-
sercito francese di Romanun limitò pun- rà certa, sarà sul momento fucilato. Tut-
to la sua azione nel recinto delle mura. ti i forestieri che hanno portato le ar-
Garibaldi, seguito da alcune centinaia mi contro la repubblica francese saran-
della sua banda, senza attendere l'entra- no cacciati dalla città, e rinviali a' loro
ta de' francesi nella città, si gettò nella paesi". Garibaldi infestò Orvieto, ed al-
campagna; ma gli accantonamenti presi cuni paesi vicini. Al primo annuncio il ge-
dalle truppe francesi sconcertarono i suoi neral Morris vi accorse, ed a' 16 luglio
disegni. La i
.'
brigala di fanteria occupò entrò nella città. All'avvicinarsi de'fran-
con forza Albano, Ariccia, Frascati e Ti- cesi r avventuriere fuggì e si diresse
voli; ed una colonna mobile di cavalleria verso Città della Pieve, per poi imbar-
e di fanteria, sotto gli ordini del general carsi nelle vicine spiagge. India'20 luglio
di brigataG. Morris, si diresse sopra Vi- il general Morris, pubblicò in Viterbo
terbo, coprendo in tal guisa Civitavec- questi ordini. » Il governo del Sovrano
chia, Corneto, Civita Castellana e IVarni. Pontefice è ristabilito. Tutte le insegne
Le popolazioni da per tutto prestarono della repubblica cederanno immediata-
alle truppe francesi ogni possibile concor- menteil luogo a quelle del Papa Pio IX.
so. Ilgeneral Morris a'io luglio puhbli- Le truppe francesi che hanno combattu-
còio Vilerboil seguente proclama. « D'or- to per ristabilirel'ordine e la legalità sa-
dine del general in capo Oudinot da Reg- pranno far rispettare l' antico vessillo e
gio, il generale di brigata Morris venne l'antica coccarda dello stato pontificio.
in Viterbo per ridonare alla città l'ordine Ogni dimostrazione contraria sarà pùui.
e la tranquillità già un poco turbata da ta coU'estrenio rigore." Il general Mor-
una fazione, della quale i componenti so- ris fece condurre a Roma 4 ufficiali del-
do in gran parte estranei al paese. Egli la masnada di Garibaldi, restali in Or-
vi ha trovato il municipio e l' autorità vieto ; e io Acquapendente fece prende-
civile composta di buoni cittadini, pieni re una ventina di garibaldini a cavallo.
d' amore per la loro patria, e di rispetto Mg."^ Girolamo d'Andrea arcivescovo di
per r ordine e per la legge. Pietro Ricci, Meliteue,già delegato di Viterboeora car-
cessato preside della provincia (a' i4 a- dinale vescovo di Sabina, nominato dal
prile vi era stato traslato da Orvieto,suc- Papa commissario ponti Qcio straordina-
cedendo all'altro preside repubblicanoCa- rio dell' Umbria e del Patrimonio di s. Pie-
ramelli), "prese la fuga. Il generale si è fat- tro, dalla sua residenza di Viterbo a'2g
to sollecito di nominare a governatore luglio 1849 emanò il seguente proclama.
presidiale della proviucia U sig. Dome- " Il commissario poiUiJicio straordi-
388 V T I VIT
nario. A*popoli dell' Umbria e del Pa- maestràmento a quegli inesperti, che si

trimonio di s. Pietro. Rivendicata alla lasciarono incautamente prendere con as-


Chiesa, mercè gli sforzi generosi dell'in- surde speranze al laccio insidioso di dot-
vilte e gloriose ai mi caltolìche, la liber- trine empie e fallaci. Tornate lutti alla
tà e r indipendenza col suo temporale ragione ed alla coscienza : stringetevi eoa
dominio, la Santilàdi Nostro Signore Pa- sincero ravvedimento e con fiducia filia-

pa Pio IXcnderiparareall'immenserui- le al seno dell'ottimo e clementissìmo So-


ne cagionate a'diletti suoi sudditi dalla vrano Pontefice; e rispettando le autorità
perfidia, dall'ingratitudine e dall'empie- ed osservando le leggi umane e divine, po-
tà, ha inviato nelle diverse provincie de' trete dalla generosa benignità di lui spe-
suoi dominii alcuni commissari aposto- rare quelle felici istituzioni, che sah'a la
lici straordinari muniti di pieni poteri. lihertàe V indipendenza del SommoPon-
Tra questi eletto io pure, benché fra lut- <i7?cfl!fo,appaghino i vostri bisogoi,e vi sia-
ti il meno alto a sostenere tanto peso, a no pegno sicuro di un lieto avvenire". Ci
niuno però secondo nell'amore per voi e narrò poi la Civiltà Cattolica, &ei'\e i.*,
nello zelo sincero di adoperarmi a vostro t.
4)P. 565. « Il supremo tribunale della
prò, vengo ora a portare parole di con- Consulta ha emesso di recente alcune
forto e di consolazione a'buoni, ed a can- condannatorie sentenze per delitti comu-
cellare ogni vestigio dell'anarchia già di* ni, perpetrali nel tempo del governo re-
strutta da'prodi da ogni parte
figli accorsi pubblicano. Gì' individui che invasero
Tolonterosì a difendere la Casa del Pa- armata mano e derubarono il convento
dre comune de'fedeli. Confidando nella di s. Maria di Gradi del s. ordine dome-
docilità vostra, nella santità della causa nicano nel suburbano di Viterbo, sono
che mi è affidata, e nell'eflicace concorso stati condannati alla perpetua detenzio-
delle valorose milizie francesi e austria- ne e all'opera pubblica all'opera pub- ;

che, stanziate in queste provincie alla mia blica similmente per anni dieci coloro
cura commesse,io devo e voglio spender* che pure in Viterbo incendiarono l' ar-
mi interamente,nondirba tutelare viem* chivio episcopale e quello della direzio-
maggiormente la libertà individuale, e ne generale di polizia". A' 12 aprile i85o
le proprietà già a dovere difese,ma a con- Pio IX ritornò trionfalmente io Roma,
solidare sempre più fra voi 1' ordine già per le province di Fresinone e di Felle-
ristabilito, e con esso la pace e
la prospe- tri {F.), e dopo la metà di tale anno di-

rità sospirata. Io conosco a pieno i sensi venne commissario pontificio straordina-


amorevoli che nutre oeirafflittosuocuo- rio mg.'^ Andrea Pila, al presente ministro
re il nostro buon Principe
Padre,esono e dell'interno. A'22 novembre fu diviso lo
naturalmente per me stesso alla modera- stato pontificio in 4 legazioni, oltre il cir-

zione inclinato. ?Jondìmeno per uffizio condario della capitale, il quale si formò
userò inflessibile severità contro chiun- con Roma e sua Comarca, e dalle pro-
que tentasse di turbare in qualsivoglia vince e delegazioni apostoliche di Viter-
modo la sicurezza eia pubblica tranquil- bo, Civitavecchia e Orvieto; ed a'24 si

lità. Voi mostratevi veramente umani e pubblicò la legge sui Comuni dello stato
religiosi, fuggendo rei consigli di gen-
i pontificio e loro divisione, sulle rappre-
te crudele e perversa : ponete giù ogni sentanze municipali, loro attribuzioni e
rancore: calmate lo sdegno acceso ne' vo- discipline.Tornate a pubblicarsi nel 1 85i
stri petti dal soffio venefico d'una scuola le Notizie di Roma, trovo delegato apo-

nefanda. Mentre il rigore della legge ter- stolico mg." Nicola Milella trasferito :

rà a freno i maestri di seduzione, le pas- alla delegazione di Macerala (da dove fu


sale luttuose vicende servano dì utile ara- promosso a cherico di camera e presi-
VIT VIT 389
dente dell'ospizio apostolico ). Nel i854 vietosaranno riassunte e giudicate dal tri-

delegalo apostolico rag.' Pietro Lasagni, bunale di Viterbo nello stato e termini in
poscia di Folli. In tale anno il cardinal cui si trovano attualmente.§ 8. L'assessore

AhIoocUì segretario di stato pubblicò a' d' Orvieto e il suo cancelliere si occupe-

24 di luglio il seguente editto, che co- ranno delta compitazione delle procedt>
pio dal n. 167 del Giornale di Roma. re per tutti delitti commessi nel suo di-
i

« Essendosi conosciuto con la sperieoza, stretto, quantunque il giudizio ne appar-


che la provincia di Orvieto non sommi- tenga a' tribunali superiori. § 9. I pro-
nistra una quantità da richiede-
di affari curatori approvati ed esercenti presso il
re la esclusiva occupazione d'un tribuna* cessato tribunale d' Orvieto potranno
le, la Santità di Nostro Signore, sentito il esercitare il loro ufficio presso il tribù-

parere del consiglio de'rainistri, ci ha or- naie di Viterbo, nei di cui albo senza bi-
dinato di pubblicare, come nel suo So- sogno di alcuna nuova approvazione do-
prano nomepubblichiamOjle seguenti di- vranoo essere ascritti. § io. Mg.' mini-
sposizioni. § i.Il tribunale civile e crimi- stro dell' interno è incaricato della ese-
nale residente in Orvieto è abolito. Ges- cuzione delle disposizioni contenute nel
serà la di lui giurisdizione col cessare il presente editto ". Nel 1857 essendo già
mese settembre prossimo futuro. § 2.
di delegato apostolico nominato in prin-
il

Da quest'epoca il tribunale di Viterbo cipio mg.' Roccaserra, il Papa Pio IX in-


estenderà la sua giurisdizione sulla pro- traprese quel solennissimo f^iaggio, che
vincia di Orvieto. § 3. L'assessore lega- brevemente descrissi in quell'articolo,
le d' Orvieto, oltre le cause di sua ordi- ove pur notai in quali luoghi del Patri-
naria competenza, giudicherà in primo monio di 9. Pietro si recò in diversi tem-
grado tutte le cause delia provincia non pi, come eziandio feci co' suoi predeces-
maggiori di scudi 5oo. Nelle cause supe- sori. Partito da Roma a'4 maggio (e non

riori alia competenza ordinaria, saranno marzo, com'è detto per fallo tipografi-
osservate innanzi V assessore le norme co, benché poi ripetutamente nel con-
prescritte dalla legge di procedura pe'tri* testo si legga maggio), onorando Nepi
bunali civili. §4- Dalle sentenze dell'as- ( ove si trovarono a ossequiarlo il cardi-

sessore nelle cause di competenza ordi- nal Pianetti vescovo di Viterbo, e mg."^
naria, s'interporrà l'appello al tribuna- Roccaserra delegalo apostolico della pro-
le di Viterbo; dalle altre s' interporrà vincia), Civita Castellana, e altri ter-
all' uno o all' altro turno del tribunale ritorii di questa provincia nel suo pas-
civile di § 5. Le cause civili non
Roma. saggio, come dissi anco in que'paragra-
maggiori di scudi 5oo introdotte e pen- fì, nel ritorno rientrò nel Patrimonio di
denti avanti il cessato tribunale in pri- s. Pietro il i." settembre, cioè nell' Or-
mo grado saranno riassunte e giudicate vietano perMonte Leone, e per Ficulle
Quelle introdotte e pen-
dall'assessore. pervenendo ad Orvieto. ludi passato a
denti in grado di appello saranno rias- Monte Fiascone, il 3 si diresse per Viter-
sunte e giudicate dal tribunale di Viter- bo,del cui soggiorno colla Relazione pub-
bo. § 6. Gli atti, i registri, i documenti, blicata co'lipi viterbesi dal municipio, di
ed i corpi di delitto, che esistono nella cui già feci ricordo, ecompresa io 28 pa-
cancelleria del cessato tribunale, saranno gine, vado a riportare un estratto, io essa
depositati nella cancelleria dell'assessore, potendosi leggere le iscrizioni. Forse non
previa la descrizione da farsi iu doppio o- sorse mai il 3 settembre, vigilia della ver-
riginale, che verrà sottoscritto dall'uno e gine viterbese 6. Rosa, così lieto e avven-
dall'altro cancelliere. § 7. Le cause crimi- turoso come quello del 1857, nel quale
nali Qoo ancora decise dal tribunale d'Or- la gioia popolare per la ricorreaza dei-
Igo V 1 T V ! T
Je annuali feste veniva cetitiiplicata per zavano i 3 fornici, e «ipra di esse scor-

atlenclersi il Pfipa Pio IX, il 45." supre- reva trabeazione risultata sopra cia-
la

mo Gualca diesi degnava colla sua pre« scuna colonna sostenente 4 zoccoli, sor-
senza bt-are la cillà. Perciò le vie fin dal montate d die statue esprimenti In Cla-
mattino erano gremite di popolo pel con- raenza,la Liberalità, Ih Sapienza, la For-
corso delle vicine città, luoghi e provin- tezza, opere del valente scultore Stefano
cie, per godere i preparativi de' festeg- Galletti da Cento. Nel principale riqua-
giamenti e l'arrivo del comun Padre e dro l'iscrizione celebrava 1' ingresso del
ftovrano. L'illustre mg/Roccaserra dele- Papajne'due minori laterali eranvi dipin-

gato, i deputati del clero viterbese, e della ti in bassorilievo, a destra lo stemma


commissione provinciale, erano recali si pontifìcio, a sinistra quello della città.

iitlla prossima Moutefìascone per umi- Anco fra la principale trabeazione e quel-
liare loro omaggi a' piedi dell' augusto
i la dell'imposta vedevansi ricavati due ri-

Viaggiatore; e tutti cortesemente accol- quadri contenenti altri due bassorilievi,


ti, ne provarono l'affabilità e dolcezza. de'quali quello a destra figurava Urbano
Finalmente alle ore 12 e mezza pomeri- V quando sulla piazza del Comune rice-

diane mosse dalla piazza Cotnunale in vè dal cardinal Albornoz le chiavi di tut-
grande formalità il conte Oreste com- te le città dello stato pontificio da lui re-

luend. Macchi, accompagnato dalla mar ftliluìte alla soggezione della s. Sti\e. A
gistralura e da una deputazione di pa- fcinisira si rappresentava il gran Giulio
trizi, preceduti da un concerto musicale, II, che viene in Viterbo per sedare le fa-

e tra l'affollato popolo giunsero alla piaz- zioni, e pacificar gli animi divisi de'cilta-

za della Uocca.il municipio a degnanien- dini, cioè nell'atto di benedir il matrimo-


te ricevere il Sommo Pontefice, commi- nio fra due individui delle famiglie Galli
se al genio sperimentato e sullodato del e Tignosi capi dell'opposte fazioni. Una
conte Virginio cav. Vespignani, l'incari- simile porta trionfale con decorazioni di
co di stabilire le pubbliche dimostrazio- colonne, di statue, di bassorilievi ed iscri-

ni. Ideò pertanto due porle trionfali, che zioni era ripetuta sull'ingresso della via
vennero eseguite e poi fotografate dal- che conduce alla Svolta, con iscrizione di
l'abilissimo Michele Zannetli. E siccome fausti voti. Le statue, come le prime, sim-
la porta Fiorentina nel lato che riguar- boleggiavano le doli personali del Papa,
da la cillà presenta un aspello irregola- ed erano la Concordia, la Prcperità
re e informe, l'esimio architetto giovan- pubblica, il Trionfo della Religione, la
dosi dell'opportunità formò una porta a G/orirt. De'bassoriiievi quello a destra in-
3 fornici a similitudine di quella d'Au- dicava il benemerito di Viterbo Paolo
gusto a Fono, nella cui spessezza vi sta- III, nel momento che accorda la nuova
bilì 4 eolonne d'ordine dorico sostenenti strada da Roma a questa città, al suo gon-
la cornice nrchiiravata in ricorrenza di faloniere nel presentargli il piano d'ese-

tjutlia dcU'unposta del maggior fornice, cuzione.Quelloa sinistra mostravala con-


sulla quale vi girò una volta a botte e cessione di Nicolò V dell'edificio de' ba-

lateralmente i lacunari, e con ciò rag- gni termali. Siccome poi la larghezza del-
giunse anche il due con*
fine dipi eparare la via nell'opposto lato era tanto minore
vejiienli portici magi-
per riunirvisi la di quella ov'erano eseguite le dette deco-
stratura e le deputazioni, mentre erano razioni verso la piazza della Rocca, così in
per rassegnare gli atti di sudditanza al tal parte vennero limitate a due soli pila-

Sovrano Pontefice nel momento del suo stri con iscrizione che diceva colla salvezza
ingresso. Quattro colonne d' ordine co- del Principe derivare quella della città
liulio su piedistalli con pilastri Uamez- e proTÌucia, Tulle l'accennale iscrizioni
VIT VIT 391
furono fìetlate dalcan. d. Luca Ceccolli ne delle 3 navate. Sull'arco del oappel-
piofessoie d'eloquenza nel seininai'io. Di- loiie maggiore leggevasi festevole iscri-

r«ssero l'esalta ed elegante esecuzione del- zione. Alla porla il Papa venne ricevuto
le decorazioni gli ai-cbitetli viterbesi Cri- dal vescovo cardinal Pialletti, insieme a'
spino Bonagenle ed Eurico Calandrelli, cardinali Savelli e G<iude, al capitolo de'
oltre I consiglieri deputati Lorenzo Mer- canonici, a tutto il clero secolare e regola-
cati e Pietro Zei. Le due porle trioofa- re, al seminario, al delegalo nig."" Fiocca-
lierano riunite da due liste di trofei serra, a mg.' Montani delegato di Civita-

che ognuno avea a dritta la bandiera pa- vecchia, a' vescovi di Sulri e INepi, di Ci-
pale, a sinistra la viterbese, intrecciate da vita Castellana, Orte e Gallese, di Terni,
corona d'alloro 3 e festoni d' alloro dal- di Corneto e Civitavecchia, di Cagnorea,
l' uno all'altro trofeo pendenti con bel- di Poggio Mirteto, e di mg.' Scerra ar-
l'ornato li separavano : ma l'una di que- civescovo d'Ancira; ederaiivi pure la eoa-
ste due liste dai lato della fontana si a- gregazione governativa, il tribunale, e la
pri va quasi per non lasciarsi indietro qua milizia ben ischierata n replicate file. O-
sto bel monumento del Vìgnola, vaga- rato innanzi al ss. Sagrainento esposto, e
mente circondandolo. Fra il suono de' ricevutane la benedizione, il Papa per u-

concerti, losquillodellecampaneed plau- i na scala interna ascese nel propinquo e-


si della atoltituiline, alledùe e un quarto piscopio, che il cardinal Pianetti, lieto di
giunse Pio IX. 11 gonfalonieie con brevi tanto venerando ospite, avea curato ia
parole e^pose il desideiiu ardentissiuio tuttimodi rendernelo acconcio, peren-
i

delia città d'accoglierlo entro le sue ma- nando l'avvenimento con grande lapida
rci ,con azioni di grazie pel comparti to ono- posta nell'aula dell'antico palazzo ponti-
re, in uno a proteste d'amore,di fedeltà,di ficio, ov'ebbeio principio i conclavi, ol-
sudditanza e di venerazione a nome della tre la temporanea po»ta sopra la porta
città tutta, di cui poneva a'piedi le chiavi. esterna che accennava a' Papi che l'abita-
Il Papa colla solila benevolenza accolse rono. Da tale aula, passando Pio IX al-
queste dimostrazioni, dichiarando goder- l'ingresso dell'episcopio, preparato nobil-
gli l'animo ricevere le chiavi di Viterbo mente a forma di loggia, da essa benedì
sempre fedelissima alla s. Sede. Dopo di il popolo stivato sulla piazza del Duomo,
ciò il corteo pontifìcio s'avviava alla cat- il quale tosto levò fragorosi applausi (Os-
tedrale, il cui prospetto esternosulla por- serva il Giornale di Roma, che il tem-

ta di mezzo era decorato da un grandio- po piovoso non permise di accedere al


so stemma pontifìcio, con sotto iscrizione palazzo delegatizio per compartire dalla
celebrante il gaudio della s. Chiesa di preparata loggia la benedizione). R.ecato-
Viterbo. Sulle altre due porte laterali e- si alla sala del trono, ivi con a destra il

rauo Tarme del vescovo e del capitolo con cardinal Pianetti ammise al bacio della
analoghe epigrafi. L'interno del tempio mano e dèi piede i vescovi e prelati colà
era magnificamente adornato a serici presenti, la magistratura, la congregazio-
drappi e veli, dal Fornari egregio para- ne governativa, il tribunale, ed alcune
tore de'palazzi apostolici, il quale secon- deputazioni. Ritiratosi il Pupa nelle sue
dandole forme architettoniche seppe ar- stanze, pranzò; e poi uscì a piedi col car-
tisticamente abbellirlo. Molteplice ed e- dinal Pianetti e co'magistrati, e si portò

legante era la luminaria dell'altare mas- Del vicino monastero di s. Bernardino, ia


simo, mentre numerosi doppieri a cera cui entrato, previa la visita nella chiesa
girando lungo il cornicione rischiarava* del ss. Sagramento, venerò nella sua cap-
no i pregevolissimi medaglioni, e lampa- pella il corpo di s. Giaciuta Marescolli.
dari iu cristallo compi vuuu l'illumiuazio- ludi ascese uel coro superiore^ riceveodo
Sgi VIT VIT
ìd trono le monache al bacio ilei piede, alla finestraappositamente decorata, per
e visitò la cella dove morì la Santa. U- vedere il suddetto trasporlo. Questa gi-
scito da quel claustro, andò allo spedale gantesca mole, disegno e lavoro del suU
gronde degl'infermi, inchinato dal priore lodato Bordoni, portata a spalla da 53
e da'deputati, ne visitò le corsie degli uo- uomini, distile gotico-tedesco, avea nel-
mini e delle donne, dirigendo a' malati la facciata anteriore due Fame alate che
parole di conforto, indi in trono riceven- sostenevano lo stemma pontifìcio in bas<
do al bacio del piede i nominati superiori, sorilievo trasparente a colori e in oro, e
il presidente e confrali del sodalizio de' nelle facce laterali erano due iscrizioni i-

Sacchi, e la direttrice delle sorelle colle taliane riguardanti la serenità da pregar-


sue compagne, destinali tutti per istitu- si al Papa. Il quale fu sorpreso alla vista
zione dis. Giaciuta all'assistenza degl'in- e al movimento di questa mole, e tanto
fermi. Dall' ospedale, il Papa si restituì se ne piacque che volle alla sua presenza
alla sua residenza nell' episcopio. Nella l'abile costruttore ed i portatori, rega-
sera ebbe luogo generale illuminazione, landoli di denaro. Soddisfatto pienamen-
la quale fece risaltare gli addobbi delle te dello spettacolo, fra gli evviva del po-
finestre, e i prospetti delie case precedea- polo, preceduto dal musicale concerto,
temente abbelliti, primeggiando Ira'pub- si restituì all'episcopio. Nella mattina del
blici edilìzi il palazzo municipale, iUumi- 4 giorno festivo di s. Rosa, il Papa par-
rato con ricco ed elegante disegno gotico tendo dal palazzo vescovile, accompagna-
dell'ingegnere comunale Paolo Oddi. Pa- to da' summentovati cardinali, vescovi e
rimenti maestosa e vaga riuscì la lumi" prelati, percorrendoadorne a festa le vie
naria della facciata del duomo. Per le vie framezzo a due file di folto popolo, che
dunque così brillanti, e piene di festante altamente applaudiva, recossi alla chiesa
popolo, Santo Padre verso le ore 8 si
il della Santa, ove fu ricevuto dal cardinal
recò al palazzo municipale, per godervi Pianetti, da mg,' Roccaserra, e dal gon-
il trasporto della macchina di s. Rosa, a faloniere e magistratura. Ivi celebrò la
preghiera del gonfaloniere, ricevuto da messa nell'altare maggiore, avendo fatto
mg.'^delegatoe dalla magistratura, la qua- partecipi della s. Comunione alcune mo*
lecon iscrizione del profCeccotti, autore nache, e tutta la nobil famiglia del gon-
pure dell'altre che ricorderò, posta in ci- ialoniere; indi assistè alla celebrazione di
ma alla grandescala,celebrò l'avvenimeo- altro incruento sagrifizio. Questo termi-
to. Giunto nella sala dell'Aurora, vaga- nato, entrò nel monastero, e in trono am-
mente illuminata, trovò sur una colonna mise al bacio del piede le religiose di s.

il proprio busto marmoreo, preziosa scol- Rosa, e quelle di s. Simone, dis. Caterina,
tura e dono del celebre commend. Tene* e di s. Domenico ivi riunite per tale pia
rani. In quella del Baldacchino, in cui ai consolazione. Durante il quale ossequio,
suo corteggio si aggiunse il cardinal Pec* alcune giovani educande di s. Rosa reci-
ci arcivescovo vescovo di Perugia, in tro- tarono un analogo complimento, e fu
no ammise al bacio del piede varie depu- cantato a coro un inno allusivo al dono

tazioni della provincia, i patrizi e le dame, d'alcune rose presentate Papa dalla ra.
ai

e il barone d.Comillo Trasmondo Frangi- badessa. Poscia il Beatissimo Padre pas-


pani de'duchi di Mirabeilo ivi recatosi nel- sò alla cappella ove si conserva l'incor-
la qualifica di regio agente del re delle due rotta spoglia della Vergine viterbese, e
Sicilie a rassegnare gli ossequi al Santo baciatane la flessibile mano, si trasferì a
Padre, come capitale della provincia, ia visitare l'umile casa che vide venire a lu-
cui quel monarca possiede il r. patrimo- ce la Santa, oggi ridotta a cappella. E
uio Farnesiano. Dopo ciò il Papa si recò dopo aver lasciata alla m. badessa larga
VIT VIT 393
limosina pe'bisogni di sua (^iesà, pi'«ce- ponliflcio slemma. Datosi datPapa il pie-

duto da' musicali concerti, e seguito da de a baciare a'nominati, pronunziò cal-


più addensato popolo si portò ai palazzo de parole d'incoraggiamento nella istru-
delegatizio, e dalla gran loggia compar- zione morale e sociale^ alia quale sono
tì la solenne benedizione a tutto il popò* istituiti giovani. La ristrettezza del tem-
i

Io accorso, e riboccante per ampio tratto po non permise la visita del seminario,
Delle 3 vie che mettono alla piazza del ov'era tutto disposto per ricevere il sa-
Comune, seguita da infinite acclamazio- premo Capo della Chiesa, essendo desti-

ni. In questa circostanza die'a baciare il nate due eleganti iscrizioni, una nell'in-
piede a tutti gli uffiziali militari. Passò gresso, nel salone l'altra.Per ultimo fu
poi nel monastero cisterciense della Visita- permesso all'ingegnoso viterbese Mercati
zione detto della Duchessa,' concedendo di far vedere la sua macchinetta mobile
il bacio del piede alle monache ed a va- di s, Bosa, che descrissi parlando della

rie signore viterbesi. Le religiose già nella chiesa della Santa; e restandone il Papa
sera innanzi aveano fatto umiliare un
gli soddisfatto, gli diresse incoraggianti pa-
quadro avente nel mezzo la statuetta del- role di gratulazione, e donò d'una me-
r Immacolata Concezione io argento daglia d'oro. Nell'ore pomeridiane si por-
massiccio di romano lavoro, vagamente tò algran santuario di s. Maria della
circondata da un bassorilievo a fogliami Quercia, accompagnato da'cardinali Pia-
in oro su fondo bianco, bellissimo rica- netti e Pecci, e dal magistrato civico. II
mo delle monache, così l'iscrizione rela» Papa fu ricevuto da' cardinali Savelli e
tiva ricamata sotto Del qual
la statuetta. Gaude domenicano, e da' religiosi del
dono il Papa esternò benigno gradimen- convento, i quali solennizzarono tanto o-
to. Ritornato il Papa alla sua residenza, nore, con iscrizione da loro composta e
ammise al bacio del piede il capitolo del» collocata sulla porta principale del tem-
la cattedrale, cui si degnò regalare un pio. In esso dopo aver ricevutala bene-
ricco calice d'argento dorato, lavoro ger- dizione col ss. Sagramento, decorosamen-
manico, col quale nella stessa mattina a- te esposto, gli fu apertoli santuario ov'è
vea celebrato la messa. Quindi ricevè al- la celebre e miracolosa Immagine, e pre-
lo stesso bacìo i capitoli delle collegiate, galo alquanto innanzi di essa, si recò ia
molte deputazioni della provincia, ed al- sagrestia ad ammettere al bacio del pie-
tri soggetti nobili e ragguardevoli. Fra de i domenicani che l'hanno in cura, ed
questi vi fu Teresa Mencarini Marcucci, i cappuccini detlaPalaozana,oltre alcuni
direttrice delle sorelle di s. Giacinta del- sacerdoti della vicina Bngnaia. Asceso il

l'ospedale grande, la quale interrogata Papa nel maestoso convento, dalla loggia
dal Santo Padre sull'andamento di esso, beoedì il popolo numeroso. Ritornando
ella rispose che alla perfezione dello sta- all'episcopio fra le riverenti dimostrazio-
bilimento solo mancavano le suore del- ni della moltitudine, vi ammise poi al
la Carità; e n'ebbe in replica parole bacio del piede la conferenza di s. Vin-
rassicuranti, per averne tenuto proposi: cenzo de Paoli (di cui trattai nel voi. CI,
donandola d'una
to col gonfaloniere, indi p. 27), la quale da 3 anni istituita nella
medaglia d'argento, e d'una preziosa co- città fece i pììi rapidi progressi nella ca-
rona in pietra dura benedetta. Nel rice- rità e cristiana coltura del popolo, coa-
vere gli alunni ed i convittori del semi- diuvatalargainenteda'partìcolari cittadi-
nario, il suo rettore d. Bianco Bruni u- ni, da'Iuoghi pii, e specialmente dal mu-
miliò un libretto di poesie relative alla nicipio, il quale nella circostanza della
lieta circostanza, con copertina vagamen- venuta del Pontefice le destinò conside-
te ricQmata in oro dalle cislercieusi, e col revole quantità di tela per distribuirla
394 VIT VIT
a'poveri a seconda dell'istituto delta me- palazzo comanale. Fec« ritorno il Rapai
desima. Il presidente di essa conte Lui- alla sua residenza, lasciando il ftequeote
gi Macchi (oi'B pielato doraestico e re- popolo a rallegrarsi de'concerti musicali,
ferendario di Segnatura), figlio del gon- posti in elevati palchi a'due lati oppO'iti
faloniere, presentò l'ullimo rendiconto, della piazza. Finalmente nella mattina
dirigendo al Papa brevi e affettuose pa- de'5 settembre, celebrata la messa nella
role, le quali furono da lui accolte con cappella dell'episcopio. Pio IX riprese il

segni di molta benevolenza. Quindi ri- suo viaggio, circa ore 7 e un quarto,
le

collosi a' circa 5o socii, disse parole di per Ronciglione, direttamente alla volta
conforto e d'eccitamento, enuoaerando di Roma. 11 vescovo cardinal Pianelti, il

ifarieopere in che debbono occcuparsi a gonfaloniere e la magistratura, nell'acco-


vantaggio della cillà, e raccomandando miatarsi da Sua Santità le umiliarono a
distiui^mente la difl'usione delia carità nome della città le proleste de'più fervidi
fra le ìnfime e meno educate classi del ringraziamenti per tanto onore ad essa
popolo, onde scemino le cagioni de'delit- coinpiu'tito, co' voti della pii^i piena pro-
ti, einformino a più miti e cristiani
s' sperità, lo fatti tutte le cUssi del popolo,
costumi. Alle ore 7 e mezza, essendo già quali onorate, quali beneficate dalla mu-
la facciata del Duomo, quella del Comu- nificenza pontificia, non potevano non
ne, e tutte le vie di Viterbo illuminate, provarne vivissima la riconoscenza, e
come nella sera precedente, Santo Pa-il non manifestarne altamente la soddi-
dre recessi al palazzo municipale co' car- sfazioneela divozione. Dappoiché il Papa
dinali Pianettie Pecci, sesiuilo da'vescovi aggiunse alle insigni decorazioni di cui
e prelati. Fu ricevuto dal conte Macchi è fregiato il conte Macchi gonfaloniere,
gonfaloniere e dalla magistratura rive- la commenda dell'ordine di s. Gregorio

rentemente; ed avendo in tal occasione I Magno, creòil marchese Vincenzo Pia-


osservato le lapidi di Pio VI e Gregorio netti cavaliere di tal ordine, e Andrea
XVI, a richiesta dell'encomialo gonfa- Ballardini direttore di polizia cavaliere
loniere, si degnò permettere chela sua no- dell'ordine di s. Silvestro I, lasciando rae-
bilissima famiglia Mastai di Sinigaglia daglied'onorealla magistratura, eil a tut-
fosse ascritta al patriziato viterbese. Do- ti i deputali comunali che con lauto im-
po di che benignamente accolse per le pegno si erano adoperali ne' preparativi
roani del gonfaloniere una Memoria sto- delle feste ; elargiva sovvenzioni a mo-
rica sulla città di Viterbo, lavoro com- nasteri poveri, concedeva ad altri mona-
pilalo da Lorenzo Moozecchi, nella quale steri privilegi, e finalmente colia sua ma-
per final conclusione si raccomanda cal- no benefica discendeva al tugurio del
damente l'intera conservazionedella prò- povero a sollevarne la miseria. Il perchè
>?incia di Viterbo; e nello stesso tempo non èa meravigliafesealla sua partenza,
gli fu presentala dal gonfaloniere la re- tuttoché fosse nel primo mattino, ed il
cente Analisi dell'acque termali viterbesi, tempo dirolla pioggia menasse, alFoilato
prezioso lavoro del celebre chimico d,' popolo e uelle piazze del Duomo e del
Andrea Cozzi professore dell' università Comune, e lungo le vie, accorso al suo
di f^irenze. Indi il Papa passò alla finestra passaggio, erompesse in voci di gratitu-
per godere dell'illuminazioue e de'fuochi dine e di venerazione. Quello poi che
artidziali e del Bengal, che s'incendiaro- colmò di gioia i viterbesi, si fu il cono-
no nella piazza e lungo la via Nuova, che scere manifesta la piena soddisfazione del
le sta di contro. Dipoi ricevè al bacio del Pontefice, per tanti alti d'ossequio e di
piede vari consiglieri e altre persone di- fedel sudditanza dimostrali da ogni classe
stinte d'ambo i sessi, perciò venule nel di persuue. lu conferma, quando mg/
V l T V 1 T 395
Roccnscrra si recava a riceverlo In Ron- l'interno di quanto era avvenato a Vi-
ciglione e congedarsi, il Papa si degnò iu- terbo, degnavasi d'esternare a'viterbesi,
curicai lo a ringraziare ì I cardinal Pianetti, per mezzo del ni^<lesimo ministro, la so-
il gonfaloniere e la tnagistratura dell'af- vrana sua soddisfazione e per tratto spe-
fettuoso ricevimento e delle grate acco- ciale di sua benignità fregiava della croce
glienze avute nella città di Viterbo, della di cavaliere di s. Giorgio I Magno il capo
quale serberebbe sempre grata memoria. della magistratura l'anziano avv." Anto-
Laonde Vilerbo registrò ne' suoi fasti i nio Calandrelli, nell'assenza del gonfalo-
4 e 5 settembre iSSy, per for-
giorni 3, niere conte Macchi. Ne'paragrafi Lalera
uiarne una pagina gloriosa di sua storia. e Grolle di Castro narrai 1'
invasione
Notò il G'wriialt di Roma,efiseve a Vi- d' un*orda de' così detti volontari della
terbo accorse dalla provìncia ad umilia- Toscana, de territorio pontifìcio, fatta
1

re i loro omaggi al Santo Padre, sessan- a'ig maggio i86o,saccheggiando Lalera,


lanove deputazioni, oltrequelle delle pro- e poi occupando Grotte di Castro, ove
vincie limitrofe, fra le quali la deputa- furono sconfìtti dal valoroso marchese
tazione degl'israeliti di Roma. Ma poco di Pimodan. Dal Giornale di Roma e
tempo dopo questo trionfale e lietissimo dalla Civiltà Cattolica sono descritti gli
X'iaggio, il Ficario di Gesìc Cristo (A.) avvenimenti di nostra lagiimevole epoca,
nel declinar della prima metà i85q del in uno alle proteste contro i decreti de'
venne afflitto dall'usurpazione piemon- commissari regi, a danno dell'autorità di
tese delle Provincie di Bologna, Ferrara, s. Chiesa e della santità ilella Religione,
Ravenna e Forlì, e dall'insurrezione pu- dell'Episcopato delle Legazioni, delle Ro-
re d'Ancona e di Perugia per opera de' magne, dell'Umbria e delle Marche, in-
faziosi, il lutto conseguenza degli avveni- dirizzate a Vittorio Emanuele li, sì col-
menti accennati a Vienna. Rifeiì quindi lettivamente e sì individualmente; ma
ilGiornale di Roma de'5 luglio i85g. ormai a me non è dato che accennarne
Qualche agitatore spinìo da'reiterati ec- appena alcuno de'principali. Volsero ap-
citamenti venuti dall' esterno, il giorno pena nove mesi dacché l'autore dell' in-
2o giugno tentar voleva di turbare l'or- fausto e tuttora riprovatissimo libello :

dine anche nella città di Viterbo; :na Le Pope et le Congres, sedutosi arbitro
l'autorità governativa presele opportune delle sorti de'popoli ede'diriltide'sovrani,
disposizioni, mentre la magistratura co- in quella forma che tutti sanno, decre-
munale, il ceto patrizio e varie persone tò doversi al tutto disfar l'opera piìi an-
della classe de'commercianti recaronsi a tica e più veneranda della civiltà cristia-
dovere di esprimere a mg.' Uocca^erra na, iniziata dalle spontanee dedizioni,
vigilantissimo delegato apostolico della compiuta dalla pietà e dalle armi di Pi-
città e provincia, i loro sentimenti di co- pino e Carlo Magno, come e nel modo
stante fedeltà e divozione al governo del- di nuovo ragionalo in principio di questi
la «.Sede, associandosi co' funzionari mu- cenni storici, assodata dal legittimo pos-
nicipali alla forza politica e alla milizia, sesso di XII secoli, santificata dalla re-
per prevenire qualunque disordine e im- ligione, e posta sotto la salvaguardia del
pedire che fosse rovesciata la legittima diritto pubblico. La Chiesa romana fu
autorità. E tali sentimenti furono dalla condannata ad essere spogliata del rima-
cillà manifestati in modo solenne nel nente de'suoidominiijil Papa l'icario di
giorno seguente, col festeggiare con segni Cesie Crislo(F.)a perdere di fatto la so-
di molta esultanza 1' anniversario della vranità temporale datagli da Dio a tutela
coronazione del Papa Pio IX. Questi ap- della spirituale, e Roma a divenire la se-
pena informalo da mg.' Pila ministro del- de del silenzio, della meditazione, della
396 V TI VI T
preghiera, delle memorie sublimi e delle comprese le 5 compagnie di trcfppa re-
maestose rovine^ a stanza degli asceti ed golare piemontese vestita di bluse tur-
a servigio degli antiquari. Il governo del china, che li seguiva, mosse sopra Vi-
re di Sardegna Vittorio Emanuele II, terbo, che fino a quel momento avea go-
avvalorato dalle forze della rivoluzione duto della più perfetta tranquillità, ed
europea militante sotto le sue insegne^ era aliena da scopvolgimenti. La guar-
s'incaricò di attuare il disegno parricida; nigione pontificia impossibilitata a fare
l'Inghilterra, per agevolarne l'esecuzione, come composta d'un 700
utile resistenza,
tornò a bandire piti forte che mai il prin- uomini, poche ore avanti si ripiegò eoa
cipio del non intervento; e la Francia, fi- armi e bagaglio ordinatamente verso Ro-
glia primogenita della Chiesa, accettan* ma. Impossessatisi piemontesi della città
i

do nel suo 3.° imperoquesta legge, dichia* praclamarono Vittorio Emanuele li, e
rava di disapprovare il disegno e Doa la rivoluzione, soggiacendo Viterbo al
volersene far complice, ma non poter per- potere del marchese Pepoli regio com-
mettere che altri coll'armi accorresse ad missario dell'Umbria residente a Perugia.
impedirne l' effettuazione con ogni ma- Intanto il 17 era giunto io Roma il gè-
niera di macchinazioni inaudite. Non nerale conte da Goyon, per ripigliare il

rimaneva che metter mano all'armi per comando della divisione francese che tie-
compierla. A dichiarar la guerra al Som- ne presidio a Roma e Civitavecchia, rin-
mo Pontefice si scelse a prelesto il danno forzata da due nuovi reggimenti di linea,
che veniva truppe di na-
all'Italia dalie con una batteria d'artiglieria ed un mez-
zione straniera che militavano Sotto il zo squadrone d'usseri a cavallo. Il gene-
general Lamoricière a servigio della s. ral Goyon a ristabilire il governo pontifi-
Sede, tenendosi pronte compagnie di vo- cio in Viterbo e sua provincia, con di-
lontari fuorusciti, che sotto la prolezione spaccio de' 7 ottobre 1860 prevenne il
del governo sardo facessero la parte di gonfaloniere di Viterbo che 60 udiziali,
popoli insorgenti, e cosi aprissero la via 1200 uomini e 60 cavalli dell'armata
all'esercito regolare piemontese, forte di francese da Roma sarebbero giunti a
oltre 60,000 uomini, eoo una ventina di Viterbo il giorno 1 1;ed avvertendone
mila tra volontari,emigrati e contadini pa* pure le autorità piemontesi, queste nel
gali per precederlo, occupare le città e i di 8 gli risposero ch'egli non vi avrebbe
luoghi poco presidiati, spiegare la ban- incontrata alcuna resistenza, e difatti ne
diera della rivolta, e stancare i difensori partirono a' io. Il giorno 9 giunse u-
di s. Chiesa colle scorrerie. Concentrato na colonna francese d'8oo soldati a Ca-
l'esercito verso la Cattolica e sulle fron- stel Nuovo di Porto, diretta a Civita Ca-

tiere di Toscana, l'S settembre un'orda stellana: al suo appressarsi la popolazio-


d'insorgenti cominciò con attaccare Or- ne rialzò gli stemmi pontificii, e la magi-
bino, altra piombando su città della Pie> stratura comunale, dimessa pochi giorni
Te, altra sopra Orvieto comandata dal prima dagl' invasori, ripigliò subito le
colonnello Masi. Seguite dall'esercito pie- sue funzioni. Altrettanto fecero sponta-
montese, mediante combattimenti con neamente tutti i comuni del circondario,
forze formidabili espugnarono Pesaro e ripristinando governo legittimo. Pro-
il

Perugia, progredendo alla violenta usur- gredendo la sua marcia la colonna fran-
pazione delle Marche e dell'Umbria. Do- cese, in Campagnaoo capoluogo di gover-
po Toccupazione d'Orvieto, un'orda di no, a' IO la popolazione di proprio moloi
volontari stipendiali e guidali da ufllziali rialzò l'arma del Papa. Nel medesimo;
piemontesi mascherali da volontari^ la giorno fecero altrettanto Ronciglione fra,
sera del 19 in numero forse di circa 4ooo, le pubbliche dimostrazioni di gioia; e
VIT VIT 397
Ncpi egualmente, ripristinando il gover- ferramento degli stemmi dagl* invasori
no soppresso dalla prepotenza degl'inva- innalzati, e il rialzamento di quelli del Pa-
sori nel seguente giorno, al suono del* pa, si compì dalla popolazione stessa sen-
le campane efrale melodie della banda, za l'intervento della forza armata, o pri-
senza il concorso d' alcuna milizia, per ma che questa arrivasse. Ciò dimostrare
libera volontà del popolo, dopo avere at- i sentimenti degli abitanti, quali avea* i

terrato l'insegne rivoluzionarie. La stessa no momentaneamente ceduto al timore


colonna francese, sulla mezza notte del dell'invasione. Peròi rivoluzionari anni-
IO alle orei igiunse a Civita Castellana, dati in Orvieto, fremendo di queste ma-
incontrata dalla magistratura civica, ed nifestazioni dello spirilo pubblico, fanno
arrivata sulla piazza pubblica trovò rial- ogni opera per comprimerlo. Così una
zali gli stemmi del pontificio governo mano di 5o (ino a Ba-
di essi, spintasi
per fatto d'una popolazione lietissima di gnorea, benché per breve ora,
vi rialzò,

poter far palesi i veri sentimenti da'quali lo stemma rivoluzionario. In Acquapen-


e animata. A
mezzodì del susseguente dente poi di nottetempo, alcuni emis-
giorno 1 1 entrava in "Viterbo la truppa sari clandestinamente introdottisi, for-
francese, essendo la città pienamente tran- zate le serrature delle porte del palazzo
quilla. Rialzata nel palazzo del Comune della residenza municipale, sostituirono
l'arma del Papa^ 2 ore dopo vi giunse al pontifìcio gli emblemi delia rivolu-
da Roma mg.*^Roccaserra delegato apo* zione. A questo, con le diverse scorrerie
stolico. Evasero dalla città un centinaio che vengono operando, aggiungono la

de' piùcompromessi in materia politica, diffusione di novelle allarmanti, e pro-


e cominciarono a rimpatriare non pochi vocano i pacifici cittadini, especialmen-
di que'che se n'erano allontanati. Ripri- gli abitanti de'villaggi e delle campagne,
stinarono i pontifìcii stemmi per moto alla insubordinazione, ed alla ostilità
spontaneo, e fra la maggiore esultanza, verso il governo papale, al quale, come
anche con luminarie, Yignanello,Soria> al legittimo, danno
prove d'affezio-
palesi
D0,Orte, Cagnaia egli altri comuni della ne. In una parola, coloro fanno dì tutto
provincia del Patrimonio di s. Pietro. per mantenere l'agitazione e il disordine,
Cosi il giogo demagogico, che ad alcune e anche dove le popolazioni si trovano
città e borgate della Comarca e della ben liete di essere tornate a conseguire
provincia di Viterbo era stato imposto la pace e la tranquillità. Nel seguente
dalle orde rivoluzionarie, che le aveva- novembre nella mezzanotte del 25 al 26
no invase, venne scosso dalle slesse po- una banda di circa 25o sedicenti volon-
polazioni, non appena lasciale libere da' tari, penetrati in Acquapendente, vi sor-
A' 21 d'ottobre, quando un di-
faziosi. presero i pochi gendarmi, li fecero prigio-
staccamento di truppe francesi composto ni, atterrarono lo stemma pontifìcio, fra
di 3 compagnie, entrò in Monte Fiasco- grida selvagge esplosero diversi colpi di
ne, trovò lo stemma papale rialzato fra fucile a terrore,uccisero un milite di riser-
le feste di que' cittadini. 11 somigliante va e ne espulsero le autorità governative.
avvenne senza concorso di forza armata, Però mosse il tenente della gendarme-
si

ad Acquapendente, fra il suono de'sagri ria Lauri, con 24 gendarmi a cavallo del
bronzi, le armonie de'concerti, lo sparo deposito di Viterbo, con altri della colon-
de'morlari, ed altri segni di vivissima e- na mobilizzata, e delle brigate di Monte
sultanza. A'aS si scrisse al Giornale di Fiascone e Colsena, deciso rivendicare
Roma da Viterbo, che il ripristinamenlo l'onoredell'arma cuiappartiene.Egiunto
del governo pontifìcio, succeduto nelle il i.° dicembre in Acquapendente, tro-
diverse comuni della provincia, come l'ai- vò fuggili i l'iToluziooari e potè subito
398 V 1 T V I T
jnulberare h insegne pontificie, ripristi- c«mbre, imposte esorbitanti annue kass^
nandovi il governo. Poco dopo vi aiiivò sulle rendile apparleoeuli alla Chiesa,
una colonna di francesi speditavi dal loro bulitc le decime tj le questue; a'3 i il grai
comandante di Viterbo. Le lagrinievoli sagiacnento dei matrimonio si assogget-
condizioni di Orvieto, die gloriavasi del- tò a mere legali forme, se({ueslrandosi i

l' appellativo di Città dt Pontefici, per libri parrocchiali ; di più T i i dicembre


CUI era ammirata e illustre presso ogni furono soppresse tutte le congregazioni e
sincero cattolico, furono altamente e con stabilimenti di qualsivoglia genere degli
coraggio sacerdotale riprovate dal suo ar- ordini monastici, delle corporazioni re-
civescovo vescovo mg.' Giuseppe M.' de' ligi<jse regolari e secolari, con alcune po-
conti Vespigriani, facendo eco all'Episco- chissime eccezioni (de' mendicatiti), non
pato dello stato papale, colla notificazio- che le collegiate, benefizi semplici, cap-
ne pastorale e protesta de' i3 e i5 di- pelUuìe ecciesiasliche, ed abbazie senza
cembre 1860, pubblicate dal Gioriuile esercizio incamerando-
di giurisdizione,
di Roma co'n. 289 e 290. Deplora la sene i beni. Tranne dunque
il Patrimo*
Dotificazioue gli enormi attentati coatro uio di s. Pietro, Roma e sua Comarca,
la fede, operali con libri irreligiosi, im- e le province di Marittima e Campagna,
morali, bugiardi, iniqui ed empii, pro- ossia di Vellelri e Prosinone, il re Vit-
vocando a ribellione contro la Sovranità, torioEmanuele II ha usurpato alla s.
che miseramente s'introducono e diffon- Chiesa nel iSSg-Go tutte le altre pro-
dono, enumerandone perversi titoli. Ri- i vince, inclusi vamente a Benevento e Pon-
cordati gl'insygnaaieuti e le leggi proi- te Corvo. Veramente 1' Orvietano, an-
bitive della Chiesn, ne rinnovò il divieto ch'esso usurpato, fa parte del Patrimonio
sotto pena di peccato mortale. Protestò di s. Pietro, ma conviene ripetere con mg/
solennemente poi contro decreti e le i Annovazzi Civita vecchiese,p. 237.» Il Pa-
operazioni del potere usurpatore (ema- trimonio si presenta quasi in forma d'uà
nati pure nell'altre province), il quale triangolo, i cui vertici sono Fiumicino,
nell'in «adere anco le Marche e l'Umbria, Orvieto, e la Torre delle Graticciare; in
avea fatto precedere all' impresa d' una modo che fauno capo in Orvieto, se si

guerra sleale e ingenerosa, dichiarazioni prende a costeggiare la destra del Teve-


iu cui assicuravasi a* popoli ogni bene re, egiungesi finalmente a Fiumicino; se
religioso,morale e civile; ma tosto strap- poi dall'altro lato la via si batta del fiume
patosi la maschera dal volto, non piìi si Paglia, radendo lo stato attuale della To-
curò nascondere suoi pravi intendimen-
i scana, parimenti si viene al mare dalla
ti di annientare la religione cattolica, e- parte occidentale presso il luogo detto
ziandio con propaganda di scostumalez- la Graticciara, che è il confine de'domi-
Imperocché a'ia set-
za e d'immoralità. uii del Papa: in questo caso è da avver-
tembre si violarono le clausure delle tirsi, che tutto il territorio Orvietano,
monache; a' 20 fu abolito il tribunale che resta alla destra del Paglia, appar-
del s. a'25 venne soppresso il
[JQjzio ; tiene piuttosto aW Umbria che al Patri-

foro ecclesiastico e l'immunità di asilo; monio ". E dell'Umbria essendone pre-


a' 28 pure di settembre fu tolta al ve- potenti occupatoli i piemontesi, vollero
scovo ogni autorità e sorveglianza su tut- estendere l'usurpazione all'Orvietano.
ti gl'istituti riguardanti l'istruzione e l'e- La predicazione della fede nella Tu-
ducazione; a' 6 ottobre con violenza dal- scia risale a'tempi apostolici. Una delle
1 episcopio furono asportati dalla cancel- prime cure del priucipe degli Apostoli e
leria processi legali 20, 24 1." Papa s. Pietro, appena stabilì in Ro»
i ; a' e 29
dello Slesso ollobre, ed auche ì'
n di- n)a la sua cattedra e residenza, fu quella
V IT V IT 399
(l'inviare evangelici piedicalori, f^escovi glorioso martirio de' ss. Tolomeo e Ro-
o P'icari, intuite le città principali d'Ita- mano avvenne fuori di Nepi a 24 '""
lia, che giacevano miseramente involle glio dell'anno 5 1 di nostra era, sotto l'im-

neiletenebre delgeotilesiiuu, i quali sulle pero di Claudio 11, perchè il predecessore


rovine della Superstizione fondassero il Tiberio fu denominato pure Claudio l
nuovo regno di Gesù Cristo. Narra ilNar- Germanico. Su di che, per alcune retti-
dini,La cattedra vescovale di s. To- ficazioni, è Q vedersi il voi. LXXVIll,
lomeo in Nepi e la PentapoU Ncpcsina, p. 279 e 280, ove anco notai, che essen-
che promulgalo il Vangelo nella Siria, do stati ambedue sepolti presso le mura
uno de' molti che abbracciarono 1' apo- della città Tuscia, metropoli della Pen-
stolica dottrina, fu 8. Tolomeo d'Antio- tapoli Etrusca, e pretendendo essere a
chia, soggetto di rara perfezione, che s. quella succeduta Viterbo e Toscauella,
Pietro dupo aver stabilita la sua cat- ciascuna vantò a i.° vescovo s, Tolomeo,
tedra in Antiochia giudicò meritevole che adatto non lo era slato, bensì e pro-
di lasciarlo in quella metropoli per suo babilmente fu loro I." promulgatore del
vicario, quando egli ne partì per dilatar Vangelo. Pretensioni che si sarebbero do-
la fede nell' istessa regione. Ritornato in vute del tutto dileguare, dopoché nelle
Antiochia, dopo essere stato dall'Angelo catacombe di Nepi si rinvennero cor- i

liberato dalla prigione di Gerusalemme, pi de' ss. Tolomeo e Romano, ed altri


in compagnia di s, Tolomeo e altri di- ss. Martiri. Quol frutto s. Tolomeo vi

scepoli ne partì pervolerdivino, e sipose raccogliesse nella Tuscia suburbicaria,


in f'iaggio per 1' Italia, onde trasferire dice Gaetano Coretini, quanti seguaci
la sua cattedia a Roma, associandosi un guadagnasse al vero Dio, e chi gli suc-
altro pagano e insigne filosofo, nativo e cedesse nella coltura di questa vigna an-
nobile di Nepi, chiamato Romano, con- cor nascente, non si conosce. Solamente
vertito e battezzato da s. Tolomeo. Giun- dagli atti de' Valentino prete e Ilario
ss.

to s. Pietro in Roma, li consagrò vescovi diacono martiri si apprende, che verso la


ambedue, e nell'anno 46 di Cristo man- fine del III secolo scarso era qui il nu-
dò s. Tolomeo per apostolo della Penta- mero de'fedeli, alla cura de'quali veglia-
poli Nepesina nella Tuscia suburbictiria, va un santo prete di Ferento odiSutri
di cui Ni'pi era capitale da due secoli e di nome Eutizio o Eutichio, pur questo
mezzo, quando tal grado successe a Fa- dal Mariani convertito quasi in vescovo o
lerio, e insieme vescovo di quella città che ne facesse le veci; ma che dopo la ve-
e di tutta Pentapoli per evangelizzarne
la nuta dall'Oriente di que'due illustri pro-
i luoghi, restando s. Romano all'episco- pagatori della cristiana religione, ed il
pale governo di sua patria, quindi eser- loro glorioso martirio (non si deve dimen-
citando di concerto l'apostolico ministero ticare quaikto già di sopra dissi di loro iti

e persino nella morte furono insepara- più luoghi, massime coli' Orioli), quasi
bili compagni. Di quali 5 citlà si com- tutti i viterbesi abbandonarono il culto
ponesse la Pentapoli, di cui era Nepi la de'falsi numi. Ond'è che medesimi sono i

metropoli, il [Sardini non volle stabili- stati in tutti itempi riguardati come i
re, impugnando il p. Nobili autore del- primi Apostoli di Viterbo. 1 loro corpi
VHistoria de ss. Tolomeo e Romano^ che dalla nobile matrona Eudossia, loro 0-
secondo alcuni avea dichiarato essere sta- spite e poi martire (signora di Surrena e
ta composta di Nepi, Fidene, Falisca, di quella parte del territorio che dalla
Villa Magna e Ferente elrusca. Con al- porta di Faul si di sotto e sì di sopra pro-
tri dissi nel voi. LXXVllI, p. 279: Fa- lungasi al fiumicello Caldano),si deposero
lerio, Kepi, Sulii, Fescenuio e Orle. 11 dopo il glorioso martirio d'ambedue, av-
4oo VIT V IT
venuto 3 novembre del 3oO, nel luogo
a* de* ss. Giuseppe e Teresa de'carmelitani
di già riferito superiormente; indi furono Toscanella, l'antica
scalzi. Nell'articolo

sepolti ov' erano stati decapitati, e quindi Tuscania, con imparziale critica teaoi
rinvenuti nel i3o3 con solenne proces» proposito della grave questione tra essa
sione vennero trasportati nella cattedra- e Viterbo, perchè questa si prelese d'al-
le, dove si venerano sotto l'aliare di mar- cuni essere invece stata la detta Tasca-
mo della magnifica cappella a pubbliche nia, essi contrastando alla vera Tasca'
spese loro eretta nel 1723, per doverosa niay nome primitivo di Toscanella, ezian-
gratitudine a'segnalati benefizi, che mer- dio il seggio vescovile. Prova il Turriozzi
cè l'intercessione de'due Santi continua- nelle Memorie di Tuscania ora Tosca-
mente i viterbesi riportarono da Dio su- nella, che i viterbesi dopo aver abbaa»
premo donatore d'ogni bene. Con piti donato l'empio culto idolatrico, e ab-
diffusione tratta il Bussi di tali Apostoli bracciato il cristianesimo, al vescovato
di Viterbo, oltre l'Andreucci già parlato di Tuscania rimasero soggetti ; per cui
colle loro Notizie, avvertendo il Coreti* Viterbo fu sempre un luogo della dio-
ni circa le patrie notizie aver preso più cesi di Tuscania, finché canonicamente
equivoci. Ne pubblicò gli AtlineX 16 12 Celestino III l'innalzò al grado di città
iu Viterbo il viterbese Gio. Lorenzo Ma- vescovile, unendo Viterbo a Toscanella.
j» sini arciprete della cattedrale. Il Bussi Continuava Viterbo ad essere nella dio-
ragiona del martirio, prodigii e culto dei cesi del vescovo di Tuscania, quando nel-
ss. Martiri, venerando Viterbo i medesi- 1*847, o'^ero neir 852 come vuole il

mi come suoi primi Apostoli, per avervi dotto toscanellese Campanari, ne fece la
piantato la religione cattolica. Illuminata conferma con bolla Papa s. Leone IV,
da Viterbo sul culto del vero Dio, i
essi indirizzandola a Uomobono vescovo di
viterbesi si diedero subito a fabbricare Tuscania, nella quale due volte si legge
alcune chiese per venerarlo, insieme alla nominato il castello di Viterbo e la sua
B. Vergine. La i.' di esse, secondo il pieve di s. Lorenzo. Oltre altre testimo-
cronista patrio Lanzellotto, fu la chiesa nianze esibite dal Turriozzi, rimarche-
di s. Maria detta della Cella^ di cui re- vole è quella del 1 192 di Cencio Came-
stano pochissimi vestigi, poiché minac- rario, poi Onorio III, quando Viterbo
ciando rovina per la sua antichità, nel non era per anco cattedra episcopale, il
1470 dal vescovo Pier Francesco fu del quale nota apertamente Viterbo, come
tutto distrutta, e quasi da' fondamenti tuttora luogo della diocesi di Tuscania e
riedificata sotto il titolo di s. Maria del Po- ad essa subordinato. A.lcuui vescovi Tu-
polo, che sembra per breve tempo aver scaniesi, talvolta trovansi col nome di
ritenuto, mentre tuttora è denominata Viterbesi : ciò derivò d'aver essi stabili to
s. Maria della Cella, ossia della ss. Im- la loro residenza in Viterbo, o pel suo
macolata Concezione di Maria, in cura di incremento o per la decadenza di Tusca-
una compagnia di tal nome che veste nia, residenza che giovò all'aumento di
sacco bianco, ed ha un' immagine della Viterbo, per l' alternata dimora che vi
stessa ss. Vergine assai divota. In questa facevano, insieme a Tuscania. Fu allora
chiesa si crede esservi la quotidiana in- che la pieve di s. Lorenzo diventò col-

dulgenza plenaria, per indulto apostolico. legiata , dice il Turriozzi. Nondimeno


Circa lo stesso tempo di detta i.' chiesa, di preferenza s'intitolavano Vescovi Tu-
dentro la città e nella via Romana ven- scaniesi, anche in monumenti riguar-
ne eretta quella di s. Pietro dell'Olmo, danti Viterbo, la quale divenne poi io
ma appena n'esiste la memoria, e surse fine l'ordinaria residenza, cioè dopo l'e-
già Dell' area 0^' è il coro della chiesa levazione a sede vescovile. Prima di tale
Vi T V 1 T 40 1

epoca Vilerbo ebbe diversi vescovi sci- passionali scrittori viterbesi, che fossero
smatici, per avere 1' antipapa Cletnen» atti appartenenti a V^iterbo, e quindi haa-
te 111 verso 1086 scismaticamente eretto no creduto di potersene servire per ab-

Viterbo in pseudo cattedra episcopale, e battere, o almeno porre in questione,


perchè nell'altro lungo scisma sostenuto quanto riguarda (oltre il sostenere la fon-
dall'imperatore Federico I, persecutore dazione di Viterbo per parte del re Desi-
delle s. Sede, Viterbo seguendone le par- derio) l'erezione del vescovato fatta daCe-
ti, in essa un tempo abitarono gli anti- lestino ili. Quindi soggiunge il liondi, a
papi Pasquale III e Calisto 111. Dopo smentire pertanto tuttociò che si preten-
tulio questo, ancora una volta ripeterò, de sostenere dal Mariani e dal Bussi sulla
il presente articolo interamente corape- sede vescovile, giova ricordare, die l'al-
nelrarsì e congiungersi a quello di To tro storico viterbese Eugenio Garaurri-
scantlla, e perciò essere onninamente ni, nell'eruditissima opera àe\\Q famiglie
necessario il prenderne cognizione per nobili Toscane ed Umbre (\' Istoria ge-
l'origine del vescovato, e per conoscersi nealogica di esse fu stampata in Firen-
la successione de' falsi e de' veri vescovi. ze dal i668 al i685,e la Continuazione
Riuscì gravissimo e spinoso argomento, in Roma nel 1695), nella par. 2, p. i5,

per dovere confutare un cumulo di er- parlando degli Orsini e del loro Papa
ronee e favolose pretensioni, non che cor- Celestino ili, dichiara esplicitamente:
reggere lo stesso Ughelli, il quale alterò diede la dignità episcopale alla città di
la reale serie de'vescovi, con degli imma- Viterbo, sottoponendole (cioè unì) tra
ginari degli storici viterbesi. Ad evitare gli altri luoghi Toscanella, Coroeto e
ripetizioni, che pur sarebbero intrinse- Civitavecchia (manca Bieda). Se dunque,
che, conviene che ne faccia dell'altre e- conclude il Bondi, la cosa è così, parmi
ziaudio brevissime, il dettaglio e i par- che le congetture già fatte in proposilo
ticolari potendosi vedere ne'luoghi che non ponno incontrare diflìcoltà per es-
ricorderò. Se ad alcuni dispiacessero i se- sere ammesse e approvate. Ma senz'altro
guenti indispensabili richiami, supponen- si venga a'mieì ricordi. Narrai nel para-
doli superflui, ponno leggere l'unica nota grafo Bieda, eziandio col recente e co-
di questo mio Dizionario, che posi nel scenxioso storico patrio mg.' Annovazzi,
voi. C, p. 180, e le relative dichiarazio- Storia di Civita Pacchia, impressa iu
ni. Però anzitutto invito a leggere il Ben- Roma i853, che Urbano 11 nel 1098
di, Memorie storiche sulla città di Sa- unì il vescovato di Centocelle o Cinceile
bazia ora lago Sabatino, p. 128 e seg. o Civita Fecchia, a quello dell'antica e
Riconosce aver Celestino 111 istituito in cospicua città di Tuscania oggi Tosca-
Vilerbo la sede vescovile; e siccome ad nella, al quale già era stalo unito il ve-
essa fu unita quella di Toscanella, opina scovato di Bieda, restato senza pastore
che forse in seguito il vescovo d' allora dopo Ingelbertodel io5i. E rammentai
trasportasse del pari i più rispettabili e come io nell'articolo Toscanella, impar-
antichi monumenti degli archivi di Tu- zialmente e con diligente critica potei
Scania e dell'altra antichissima Blera og- raccontare, anche col Turriozzi, che al
gi Bieda, già una delle XII metropoli vescovo di Tuscania poi Toscanella Ric-
d'Elruria, a quello di Viterbo; dappoiché cardo, (ino dal 1086 furono unite e
per quauto risulta dal Bussi, i vescovi soggettate le chiese vescovili di Bieda e
non portano che il titolo di Tuscania, di Centocelle poi Civitavecchia, senza le-
Tuscaniensis Helruriae, e non J'iterbii sione alcuna de' suoi diritti cattedrali.
stu ì'ilerbienses; ma il trovarli in quel- Che circa il 1 192 Celestino 111 dichia-
l'archivio avrà forse fatto supporre a' rala Viterbo città l'eresse iu sede vesce*
voL. cu. a6
4o2 V I T V I T
vile, e riiiìì a quella di Toscafella, coi vato di Monte Fiascone.
Il fin qui api

conf>iuiili titoli vescovilidi Bieilae diCeii- na accennato, meglio lo sviluppai nel ri-
tocelle, altre c!>ie«e C'ilt«drali, ineiitie fi- cordato paragrafo Bieda. 11 Cordini poi
no allora Viterbo (essendo
il castello di parlando del vescovato di Viterbo e ilei
primo, secondo l'Anno vazzi, incorporalo luoghi ad esso soggetti, ci ha detto. Con-
nella diocesi di Ferenlo. Noterò qui, che viene confessare, che da principio la dio-
di sopra parlando di /Iif/go^nrt«oanne8 cesi de' vescovi Viterbesi non fu molto
so di Viterbo, ho detto col Vittori au- vasta, poiché nel territorio, che ora ad
tore delle Memorie di Poliinnrzio og^i essi appartiene, v'erano 5 vescovati sop-
Boinarzo, stampate in Roma nel 1846, pressi, cioè quello di Perento, di Bieda,
che Perento restò unita alla chiesa di l^o- di Tarquinia, di Gravisca, e di Civita
iìtnarzio al tempo di s. Gregorio 1 Papa, Vecchia (egli però scriveva prima di sua
o a quello del vescovo Bonito, la quale dismembrazione, cioè nel 1774)- Ma
diocesi di Polimarzio si concentrò di poi distrutte o decadute queste città dall'an-;
con quella di Bagnorea neh' XI secolo, lieo loro splendore, a'vescoti di Viterbo
e fors'anco impinguò le limitrofe diocesi (e Toscanella) fu da'Papi soggettato tut-
di Orle e di Viterbo. L'Annovazzi forse to quel tratto di paese, che que'vcsoovali
alferniò l'incorporazione di Viterbo al abbracciavano, laonde un tempo ancora
vescovato di Perento, e appartenente alla gli erano pure sottoposti Marta, l'Isola e

sua diocesi, perchè oltre l'essere slata di- altri paesi smembrati nel iSfig da Urba-
strutta la città da' viterbesi, circa il \ i^3, no V per formar Monte Fia-
la diocesi di
siccome dessa era distante 7 miglia da scone, e Cornelo da Eugenio IV nel 1435,
Viterbo, fereniflui passarono ad abita-
i dichiarata città coucattedrale di Monte
te V'ilerbo purtiiiulovi le ss. Inunu^^mi, Fiascone, in vece di cui sottomise (o me-
le ss. Keliqiiie, le dignità ed i benefizi glio Nicolò V) alle chiese di Viterbo e
ecclesiastici) era appartenuto alla dioce- Toscanella, quella di Bagnorea, unione
si di Toscanella. Laonile i vescovi di tali però che fu di corta durata. Non posso
5 titoli per brevilà s' iiitilolaroiio soltan- convenire in lutto col Corelìni, giacché
to di ìiltrlìO e Toscanella, co'^ì cessando oltre l'avvertenza, che non interamente
di figurare anche l'esistenti Ijieda e Ci- la diocesi diPerento si compenetrò nella
vitavecchia, sebbene non fossero mai da Viterbese.neppure lo furono interamente
pontificio decreto soppresse. In progres- quelle di Tan/uiniaedì Gradìsca,\ec\iìa-
so di tempo, Bieda perde il titolo epi- li, secondo alcuni, si compenetrarono in

scopale, di Civitavecchia a'uoslri giorni parte nel vescovato di Cornelo, bensì sog-
se ne intitolò vescovo il cardinal Seve- getto a! vescovo di Viterbo e Toscanella,
roli, come vescov«t di Viterbo e Tosca- prima d'esìier separato e unito a Monte
nella, finché Civitavecchia lo ricuperò Fiascone, Certo è che Monlallo, che si

nel 1 825, quando lu dismenibiala da Vi- vuole succeduto a Gravisca, appartiene


terbo e Toscanella, le quali cuine prima alla diocesi di Vilerbo. iuullre Gravisca
rimasero unite necjiw piiiniijniiltr, lau- eTarquinia mentre si vogliono aver con-
to i'una quanto l'altra, e come prima ti ibiiilo ali incremenlo di Cornelo, quan-

sono tuttora immediatamente soggette do Eugenio IV nel i435 l'eresse in


alla s. Sede. La separazione di Civitavec- vescovato, non ne fece menzione. Però
chia avvenne per la sua unione col vesco- pretende Cummanville, ucW'His taire de
vato cardinalizio suburbicario di Purto^ tous les Archeve.schez et E\'escliez, che
da cui fu disgmnta nel iS.54) per venire Cornelo fu eretto in vescovato nei IV se-
unita al vescovato di Cornelo, essendo colo, cos'i Gravisca, e nei V Tanjumia,
«lue&to &tatu smeutbidlu dairailru vetica- e che ambedue si uuirutiu quindi a Cor.
5

V IT V 1 T 4o3
nolo. Anche la diocesi di Maitorano o persecutoredellas. Sede, onde i Papi non
MjiitutMoo, oggi Barbarano nella dio- riconoscevano il preputente suo operato)
cesi di Viterbo, sembra che a questa ve- Viterbo e le concesse la dignità della se-
ni>se unita. Fiualiueute il Curetini nolo i de vescovile, erigendo la chiesa del pa-
seguenti luoghi ora fonOcire le diocesi di trono s. Lorenzo in cattedrale, e l'unì a
Viterbo e Tosoanella. Civitavecchia ((na quella di Toscanelta, intitolandosi Epi-
non più Bugaaid, MoiUal-
pel riferito), scopits Tuscaniemis et Fiterbiensis. In

to, detraila, Bieda, Barbarano, Via- quell'articolo parlai pure de' reclami di
no^ Oriolo (succedutH all'altra già sede tal I
.° vescovo contro i viterbesi, perché
vescovile di Forum Clodii o Claudiì), essendosi obbligati di stabilire mensa la

Ch'ìlelld Cesi, e s. Giovanni di Binda. episcopale pel nuovo vescovo, non 1* ef-
Tutti hanno in (|uest'articulo puagrafo, fettuavano; e della rinnovazione che ne
e Montalto nel voi. LVIII p. i35, ri-
,
fece il vescovo Rainerio I o Raniero che
pulandone VuLci. Notai nel paragrafo
a gli successe neh 199, per esser stalo tra-
Cancpina, che questa terra sarà unita slaload Albano, al podestà di Viterbo;
alla diocesi di Viterbo, quando vache- onde finalmente i viterbesi nel (201 a' 1

rà la sede de' vescovati uniti di Civita ottobre assegnarono alla propria mensa
Castellana, Gallese, e Orte alla quale pre- vescovile il castello di Bagnnia e monte
sentemente appartiene. Ora, senza ri- Paleozano, ambo luoghi parlati in quel
petere il detto di sopra a'ioio luoghi del paragrafo; il che approvò Papa Innocen-

di loro operalo e di quanto a'iuro tem- 70 Ili 1202, eoa bolla recitata dal
nel
pi avvenne, passo a riferire la serie dei Bussi, il quale parziale storico (a vedere
vescovi di Tosranella e Viterbo, coi»ti- che spontanea (u l'assegnuzione, pel mag-
iiuaiulo cioè quella della i.', con l'Ughel- gior splendore e comodo di su^ cattedra,
."
li, Italia sacra, t. i, p. i4<j8;coI Bussi, e fatta da'cousoli. Il vescovo nel i giu-
Cronologia de\'escOi>i di riicrbo, pag. gno 1206 ricousagrò l'altare di s. Biagio
357, ouiuieltendo i già parlati a Tosca* nella chiesa di s. Pietro di Tosoanella;
WELLA, o perchè verainenledi quella chie- e nel a' 6 ottobre eoa
medesimo anno
sa, perchè scismatici; e col Turriozzi, altri 8 vescovi consagrò in tal città la chie-
Memorie di Tosoanella, p. 48; e la com- sa collegiata di s. Maria Maggiore. Vi-
pirò colle annuali Notizie di Roma. Ab- vente il vescovo Rainerio l,nale già dis-
biamo di Alessandro Abati, Relazioni sensioni tra il clero di Tosoanella e l'al-

trasmesse in diversi (e/npi alla s. con- tro di Viterbo sopra l'unione ilelle due
gregazione del Concilio, intorno le Chie- cattedre aeque principaliler, Pap-i Inno-
se di Fiterho e Toscanella,Ko\i\a 742. i cenzo III colla bolla de' i 2 ottobre 1 207,
Mentre era vescovo diToscanella, Bie- che riprodussi nel suddeiio articolo, con-
da e Centocelle il lombardo cardinal fermò a Viterbo il privilegio della catte-
Giovanni VI {e qui noterò, che lutti i dra vescovile concessagli dall'immediato
cardinali avendo le biografie, per questi suo predecessore Celestino 111, confer-
vescovi si punno vederle per altre noti- mando pure l'uuione con Tosoanella, a fa-
zie, limitandomi a ricordarle col loro no- vore di ViterbOjComprendendovi l'onori-
me o cognome ili Papa Ce-
corsivo), il ficenza di quelle pure di Bieda e Cento-
lestino IH nel 11920 nel 1198 dichiarò celle. E siccome nell'articolo Toscaivklla
Città ( l'Orioli nel Giornale Arcadico, riportai le principidi cose che i vescovi
l. i4o, p. 190, asserisce che per l'impe- di Viterbo e Toscanelia operarono,
vi

ratore Federico I, Viterbo era città sia per esse mi rimetto ài medesimo. Oi più
dal 1 158. Ma oltreché egli non n'era il Innoceucolll si fece mediatore tra il ve-
sovrauo, iibbeue 1'
iuvasote, di più «ira scovo ti i cauouici della collegiata d> $.
4o4 V 1 T V I T
Sislo, in una controversia giurisdizionii- lettere riferite dali'Ughelli, ma a quesl
le.Nel 1208 Raineiio I fece in Corne- e non all'anonimo dirette. Poco visse
to,essendovisi portato a sedare le contro- mori nel 12 34- In questo, secondo Tui
versie tra il clero, la consagrazione delia nuzzi, o nel 1235 «' i4 ottobre come
chiesa di s. Maria di Castello, offrendo- vuole rUghelli e ripete il Bussi, e men-
ne la corrispondente lapide l'UghelIi, il tre dimorava in Viterbo Gregorio IX, j

BussieilTurriozzi. A lui, dice ilTurdoz- da lui fu eletto Matteo I, che ampliò'^


zi, Onorio HI diresse una bolla sulle palazzo vescovile a ingiunzione del PapoH
tassedelle chiese ed ecclesiastici delle dio- Per sua morte, nel 243 i gli successe per
cesi di Viterbo, Toscanella, Centocelle e brevissimo tempo il celebre viterbese car-
Bieda, espressamente nominandovisi pu- dinal Rainerio II C<7pocc?, anche illustre
re per riscuoterle, l'arciprete di s. Loren- e benemerito legato del Patrimonio di g.

zo di Viterbo, il priore di s. M^iria di Pietro e d'altre provincie. Ripetutamec


Tuscania, il priore di s. Maria di Corne> te descrissi le sue segnalate operazioni
to e l'arciprete di Vetralla. Mala bolla loro luoghi. Per stia rinunzia nel 12/
portando la data ponti/, nostri anno X, gli fu sostituito l'altro viterbese Scambv
meglio è riportarla al vescovo anonimo degli Scambi. Il Bussi si propose parlai
dal Papa consagrato che successe a Mar- ne tra gl'illustri, ma non fu pubblicai
tino. Morì il vescovo Raioerio I nel 122 r, il suo trattalo. Narra tuttavia il Turriozij
e non nel 222 come suppone il Bussi, il
1 quantodissia Toscanella. Nel i252, scrii
quale aggiunge, che prima del suo de- vono il Bussi e Turriozzi, e l'Uf-heili nel
cesso essendo caduta intorno alla città 1254, da Alife vi fu traslato Aferio, per4
sanguinosa pioggia, e presa dal vescovo che a cagione dell'infelicità de'tempi noi
a presagio de* gran mali, che poi pur erasi potuto recare a quella diocesi. Ce
troppo avvennero, volle placare Dio con lebrò il sinodo e vi stabilì diverse utili

gran processione di penitenza. Il critico costituzioni,che poi moderò. S' ignori


Orioli lo chiama giustamente, secondo l'epoca di sua morte, le sue notizie nof
vescoi'o di f i7er6o, oell'esibirne le lette- arrivando oltre il 1257, forse perchè nel
re nei Giornale /4rcadico,t.iZY, p. 206, seguenti anni, pretende Bujsi, cessò U
t. i4()>P- 191- L'Ughelli e il Bussi non giurisdizione episcopale per dimorarvi
conobbero il successore, che s'impara dal Alessandro IV e Urbano IV. 11 che noai
Turriozzi, Martino del 1 22 t, a cui da O- pare, per quanto egli stesso dice del suc-
Dorio III fu commes<<a la cognizione di cessore, che non ostante la residenza dij
una causa tra due tuscanesi in grado più altri Papi la esercitò. Nel 1263 fui
di ricorsoda un giudicato di Raniero vescovo fr. Filippo romano domenicanOji
giudice Contniwùs Z<i*cd!//e/i., conferma- ma Wailingolodice francescano, al cui
il

ta già da due canonici tuscanesi delega- tempo risiederono in Viterbo da dette


ti apostolici. Gli die'pure altra simile de- anno al 1281, i Papi Uibano IV, Cle«
legazione, e d'ordine di tal Papa furono mente IV, e dopo la lunghissima sed(
fatti copiare alcuni istrumenti del mona- vacante, Gregorio X, Adriano V, Gio'
stero di s. Giusto, acciò non deperissero. vanni XXI, Nicolò IH e Mttrtino IV,
Onorio 111 nel 1223 consagrò vescovo N. laonde si trovò presente a' grasidi avve-
ignorato dal Turriozzi. Neil 233 a'6 ot- nimenti narrati a quell'epoche. A Tosca'
tobre da Civita Castellana vi fu trasferi- nella, oltre quanto dissi nell'articolo, ri-

to Nicolò II da Papa Gregorio IX, il quale ferisce Turriozzi, che con permissione
o di lui istanza coufcKnò alla mensa di del vescovo fr. Filippo, nel i28!fconsagrJ
Viterbo la donazione de'castellt di s. Ma- l'altare delta Madonna nella chiesa cat
ria di Paraazana e di Baguaia, con due tedrale di s. Pietro di Toàcauellu, Lituai*
3 1

VIT V T i 4o5
i
do vescovo (lì Nepi e vicario generale nel 1294 colla bolla riportata nel ricor-

della provincia del Patrimonio. Due scrit- datoarticolo, confermando l'unione fatta

toridomenicani il Fontana e il Cavalle- da Celestino III, di Viterbo, Toscanella,


, ri, fanno loro il vescovo fr. Filippo, ed il Centocelle e Bieda, impose l'ubbidienza
i a.' aggiunge chenel 1*280 secondo alcuni al vescovo delle medesime. Ed ecco un
era vescovo di Viterbo un fr, Ruggieri 1° Papa che riconosce l'unione operata
i
domenicano; ma siccome vivea ancora da Celestino III, dal Bussi, ligio agli al-
fr. Fdippo, il Mariani opinò che questo tri patrii scrittori, qualificata opinione
si cognominasse Ruggiero. L'altro storico corrente! Almeno fu generoso in soggiun-
domenicano Fernandez pretese neli3o4 gere, alla qual bolla le genti di Toscanel-

I
un altro vescovo domenicano in fr. Ru- la, con rassegnazione di buoni e fedeli
fino Stretto, ma il p. Fontana lo pose in sudditi di s. Chiesa, esattamente ubbidi-
dubbio. Il Mariani che lo riportò, regi- rono. Nello stesso anno succeduto a s.
stra pure nel i3i2 per vescovo Pagano Celestino V, Bonifacio Vili, questi per

I
Pietra Santa. Ma sono da rigettarsi e ri- la stessa cagione delle vertenze, vietò a'

conoscere il solo fr. Filippo, e poi quello capitoli di Toscanella e Viterbo la scelta

che segue. Onorio IV nel n86, come del proprio vescovo in avvenire, in occa-
notai nel vol.LXXXIII.p. 43, e lo scri- sione che le loro sedi rimanessero vacan-
vono pure rUghelli eil Turriozzi, e non ti, riservandola a sé e alla s. Sede. Mentre
nel 1288 come vuole Bussi seguace di l'Ughelli prolunga il vescovato di Pietro
Pietro Corelini, trasferì da Ancona» Vi- Il al 1 3 1 , anzi il Bussi, seguace del Co-
terbo e Toscanella il viterbese Pietro retini e del Mariani, lo fa vivere sino al
II Capocci, e come dissi in quell'articolo, 1 1 3, il Turriozzi, come già notai a To-
in vece di Giacomo eletto da'capitoli delle scanella, lo dice morto nel i3o3, e lo
due cattedrali. i\el seguente anno Nicolò prova coll'elezione del vicario capitolare
IV, con bolla presso l'Ughelli, concesse fatta in tale anno da quel capitolo, e pro-
indulgenze alla cattedrale di s. Lorenzo seguendo la sede vacante, altro ne elesse
di Viterbo. Il Bussi offre la bolla di Ni- e lo era ancora nel 1 3 1 2. Intanto i capito-
colò IV, colla quale nel i "29 1 donò all'ab- li delle due cattedrali di Toscanella e di
bate e monaci benedettini del monaste- Viterbo, senza attendere all' apostolica
ro diCroce di Sasso Vivo diocesi di Fo-
s. inibizione, discordemente elessero vesco-
ligno, la chiesa dis. Maria di Val Verde vo, il i.° Giovanni de Saraceni canonico
nella città di Viterbo. Inoltre il Bussi Lateranense, il 2." Raniero arciprete di
riporta l'istromento, col quale Pietro li Viterbo. Il Papa Clemente V, cheavea
nel I 293 cede la chiesa di s. Maria del- stabilito li residenza pontificia in Avi-
la Ginestra di Viterbo all'abbate e monaci gnone, rigettate ambo l'elezioni, nel i 3 r 2
di s. Croce di Sasso Vivo, coli' assenso secondo Turriozzi, o nel 1 3 3 al dire del r

del suo arciprete e di 5 canonici della Bussi, mentre 1' Ughelli registra a' io
cattedrale; e l'istromento con cui i priori marzo i3i2, surrogò al defunto Capocci,
della città concessero a' medesimi il sito Giovanni VII canonico Vaticano e chie-
entro le mura di Viterbo, per fabbricar- rico dicamera, a cui concesse il privile-
vi la loro chiesa e monastero. Persisten- gio dell'altare portatile, la collazione di
do a suo tempo le dissensioni tra il clero tutti i benefizi ecclesiastici, ancorché fos-
àìToscanella e l'altro di Viterbo, per- sero dignità, o personali, cioè benefizi
chè il I." continuava a mostrarsi avver- privilegiati diqualche prerogativa opre-
so all'unione del vescovato e di ubbidire minenzain una chiesa o capitolo ma sen-
ad uno stesso pastore, Pietro li invocò za giurisdizione, non che gli prorogò per
l'autorità di Papa s. Celestino V, il quale 3 anni la consagrazione. Morto Clemente
4o6 V T
I V I T
V e rìbdlalasi quasi lulta la Toscana niese della collegiata di s. Maria Mjggit
pontificia *illa g. Sede, i ribelli assediaro- re li reintegrò ne'privilegi e nelle prero^
no in Monte Fiascone il vicario di essa gative tolte per le lamentate discordie^
Bernardo da Cuccinaco o CucuÌ8<:Oj con gravi e antiche questioni, nell'elezione
pericolo di vita. Allora Giovanni VII a- del vescovo, nelle processioni, sessioni ec.
Dimò il suo popolo a prendere le armi, e Il Tignosi era pure abbate commendata-
colla sconfitta degl'insorti liberò Bernar- rio del mon<istero «li s. Spirito d'Ocra e i

do, quale perciò nel i3t6 donò a Vi-


il di Casa Nuova ne* confini de' Marsi, ld|||
terbo la già discorsa bandiera pontificia. qual commenda essendogli stata levata, 1

R'ota il Bussi, cbe invano il popolo di la riottenne dal re Roberto con diploma
Toscanella, perlai.' volta tentò sottrarsi di cui parla il Bussi. Narrai di sopra ne'
dall'ubbidienza del vescovo, che poi nel cenni storici, che lo scismatico Lodovico
i3i8 rassegnò a Papa Giovanni XXII V il Bavaro, avendo creato antipapa
lesue due chiese. Ed esso nel naedesimo Nicolò V, questi essendo in Viterbo ne
anno gli sostituì Angelo Tignosi romano, fece pseudo vescovo e antioardinnle il ti

poiché tal famiglia fioriva egu.droente in terbese Pandolfo Capocci, che s'era in
liooia e in Viterbo: era canoniro Lute- truso ne'la cattedra, mentre il Tigone
ranense, molto prudente e dotto, e sper- era in Roma qual vicario del PiqiSj i

lissimo negli adari. Lo promosse il Pnpa quale lo scomunicò co' suoi fiutori e «nt

al vescovato trovandosi in Avignone, di- tomise la città all'interdetto; e che o'i(


chiarandolo inoltre F' icario generale di settembre i B^q ucciso Silvestro Gatti li

ììoina del Papa (^'.), legato apostolico rìinno di V^iterbo, in questo potè rienfrar(
di lulta Italiaj e nel i 3 1 9 coHa bolla esi- il Tignosi, il cardinal legato impripioi
bita dal'.'Ughelli, gli die'commissione di nando Pandolfo, morto in breve, ed ol
fare restainarela patriarcale basilica La- tenne da] Papa l'assoluzione della cinS
leivinen«e; di [)iù in tale anno lo deputò A' i6 ottobre i333 consagiò la chiesi
uno dc^gl'iiirpiis-itori per la coiin>ila7Ìoiie parrocfhiale di s. Marco di Tnscantlla
del processo di canfmizzar.ione delln vi- divenne «nrhe vicario di Uoma per Ha
la e miracoli di s. Toiniììaso d' /trinino nedetlo Xl), e poi trovandosi in tal ril»3

morloin Fossanuova, dove non potè per- moii dicembre e fu sepolto in s. Mti
1*8

venire che lardi, a' 17 loglio, a motivo ria sopra Minerva, con epitaffio recitati!
d'un'inasprila piaga in una gamba, pel dal Bussi e dall' Ughelli iu cui però
ciii intenso dolore non poteva muoversi legge decesso il 7. Prelese l'Ughelli, e I

dal letto. Ma appena ricorse al patroci- copiò il Mariani, che neli34i il vescov
nio del s. Dottore, di repente Irovossi Angelo rinunziato il vescovato, gli ftl

perfettamente sanato. Compose le discor- surrogato certo Pietro^ il quale per ess
die di Tosca/iella, per l'unione a Viter- morto uppena terminato l'anno, ritoni
bo, e come dissi in quell'articolo, oltre alla sede il Deve escludersi
riounziaote.
altre notizie, ridusse alla sua ubbidienza dal novero de'vescovi anche un Antonio
ed a quella de' successori anche Corneto, vescovo toscanese nel i337, secondo i

tna soltanto qual vescovo tuscanìese, ce- mss. de' Giannotti loscanellese, osservo
lebrandovi il sinodo nel i32o. Altro si- doii Mariani, che quando questo non si

nodo diocesano adunò in Viterbo nel lo stesso Angelo, forse fu un vescovo sci

iSiS per la Pentecoste, in cui ricevè l'ub- smatico. Anche il Turriozzi ortre provi
bidienza del clero e popolo di Toscanel- che Angelo era allora ancora vescovo
la e di Corneto, e con atto pubblicato successivamente. A'6 febbraio! 344^^'
dairUghelli e più corretto dal Turrioz- men'e VI elesse vescovo il già parlai
ti, ad istanza del priore e capitolo tusca- superiormente, Bernardo di Laco fruO'
V i T V I T 4.17

cose, tloltoic in sagri caiJOéii ecaiiouico traslazione al i 349 L'Ughel'i lo disse e-

lii Uodez, lettore del Pafriraomo ili s. letto a'7 marzo 1 34^, secondo i iegi'«tri

Pietro e capitan {generale di s. Ciiìesa (in Vaticani, e decesso in Avignone innanzi


, dal 1 34 1 )t;he il Turriozzi pretese esclude- di portarsi alle sue chiese. Siccome il

I
re.Trovandosi io Roma nei i347 all'ini' Marchesi, nella Storia di Forlì, alfernta
provvisa comparsa del Iriliuno Cola di trasferito Giovanni Vili da quella città

, Rienzo, per cotumissionedel Papa, onde a Viterbo e Toscanelia nel 1 346, pro-
par cessato dal vescovato, quell'agitatore babilmente il discorso vicario capitolare
locacciò dalia città. Sem l>ra che abbia er- fu eletto per sua morte, e così sarebbe
ralo il Turriozzi nel dire che in (ale anno concordatoli conflitto di date e di asser-

l344 f" successore del precedente, Gio- zioni. Pietro III di Pino beneventano, da
! «anni VI II, j^ià arcidiacono diTotil,p«)ichè Frejus vi fu trasferito a' o dicembre chic- i

qneslo pare traslato da Forlì nel 1


34*^i st che in latino dicesi ForiimJitliije per
mentre l'Uglielli e il Bnssi pure lo regi- aver l'Ughelli invece scritto Forolivicu-
mirano nei i34H, non secondo gli anni siSj da Forum Livii, Forlì, fece ecjui vo-

in cui disiero morto Bernardo, dicendo cale Coretini, Mariani e lìussi, oltre il dir-
il i.° nel i34t>j e il 2." nel 347- Tut- i lo Pinci, interpretandolo per Forlì ; e
tavìa nella sua sede vacante, narra il mentre l'ultimo invita a leggere il SaH-
Bnssi, essendo ^ià andata in disuso l'an- nelli, Memorie de' yescovi e Arcivesco-
tica facoltà dell'arciprete della cattedrale vi di Btnevenlo, p. i 24, non ne profittò,
di Viterbo, di succedere a l'ar le veci del perchè vi è dello, che da Frejus nella
vescovo, insorse gran dissensione nel cle- Gallia,tuqui traslalo. Essendo personag-
ro per l'elezione del vicario capitolare, gio ragguardevole. C'emenle VI scrisie al
il quale (ino alla creazione del nuovo ve- cardinalOeucio legato delPatriinonio e di
scovo aminin'strasse la chiesa, ed essen- lta|ia,chesenon poteva recarsi a iVapolida
dosi tìiialnteiile accordati, fu scelto il vi- Luigi re d'Ungheria, vi mandasse Pino
I

terbese Oddone degli Odtioni allora pri- u altro degno prelato. Racconta il Bussi
Diioerio di Toscanelia, il quale tatto ve- airannu 349 lo si'**"" accidente avve-
1

nir nella città gii fu dato il possesso del nuto io Viterbo nel suo vescovato. Im-
vicariato, cominciando a esercitare l'au- perocché dopo aver Pino celebralo nelln
torità a' 4 tlicembrei347 con interpor- cattedrale la consueta solennità del Co/-
re decreto in un istromento di procura pus Domini^ mentre nella domenica ha
fatto dal clero, avanti di esso congregato. rS'' faceva la stessa funzione nella chie-
Dipoi «'27 giugno I 348 ingiunse al prio- sa cullegiala <li s. Slelanu, dalla quale
re di «.Stefano di Viterbo l'osservanza ertsi partito con muita pompa portaniiu
delle sinodali costituzioni giurate; indi in processione il ss. Sagramt^uto, scossa
deputato nn cappellano per Vetralla, e all'impiovoiso la terra da (ierissimo ter-

comandato al eletto priore di predicare; remoto, fece ruviuar diverse torri, case
di tutto esistendone riscontri nell'archi- e altri edilizi, ch'erano presso detta chie-
vio della calteilrale, per esser durato sa e presso queiia fii s. Quirico, oggi dt|
ìieiroflìzio sino all' ottobre 1 348- Verso Sullìagio; liionde sotto le rotine vi pc-
la fine di quel mese, avendo il Papa de- rironu quasi tulli gii .ibitanli di t<iii cou'
stinato che dalla chiesa di Forlì venisse trade, e grandissima quantità di popolo
a governar le chiese di Viterbo e Tosca- spettatore. Scrisse l'Ughelli aver gover-
nelia, nel recarvisi fu sorpreso in Roma «iftlo due chiese pochi mesi, «juindi
le
da grave infermità, che dentro uà mese trasferito a Verona «"27 luglio 1349,0
ne morì, così il Turriozzi; benché il Bo- poi a Perigueux e finalmente a Oeneveu-
noli nella Storia di Forl\ ritardi la sua tu sua patria. À'19 novembre i35ogii
4o8 V T
I V! T
successe il viterbese Nicola III priore di e d'angustie; e tanto piti perchè dopo
s.Angelo de Spata celebrò a'i maggio
: l'uccisione del tiranno, avendo l'antipapa
i356 (e non i352, come per fallo mio inviato a Viterbo l'anticardinale Pileo de
o del tipografo, è detto nel «ol.LXXVlII, Prata, questi vedendo che il vescovo col
p. 3 io) il sinodo diocesano in Mootalto popolo, pieni di religioso zelo, gli resiste-
diocesi di Toscanella. Fu vice-rettore del vano, lo ridusse con violenza ad abban-
Patrimonio, e tesoriere di s. Chiesa non donar Viterbo la notte de' 23 ottobre
conosciuto dal Vitale. Però ne offre la 1390, ovvero nella sfessa notte dell' ar
prova il Coleti, ncW Addenda e Corri' rivo di Pileo, secondo il Coretini e il nar
ar-
'

genda dell'Italia sacra, t. io,p. 204. rato più sopra. Laonde non molto do
Ricevè in "Viterbo e Toscanella Papa Ur- morì di passione. Ma avverte il Colati i
bano V,
il
quale nel 1369 nell'istituire
il

vescovato di Monte Fiascone, tolse a


Concordienses Episcopi, presso ['Itali
sacra, t. 5, p. 359, che nel 1389 Am
I
questo Marta e l'Isola, come dì già no- brogio da Ponte non veneto, ma di Par-
tai. Si tenga presente il detto nel para- ma, da Urbano VI fu traslato a' vesco-
grafo BoLsena. Anche l'Ughelli fa men- vati di Viterbo e Toscanella, sebbene non
zione d'essersi a suo tempo trovato nella trovasi ne' cataloghi di qu e' vescovi ; e
cattedrale il mento di s. Gio. Battista, realmente noi conobbero Bussi e Tur-
ove per memoria fu posto nel luogo quel riozzi, anzi questi a Giacomo I prolungò
8"
distico che riporta, ma nel 1376 come la vita, attribuendo a lui quanto dev

aderma il Bussi e si trae dal marmo, ov'è dire di Giacomo II. Questo viterbese

scolpilo un mento colle mascelle e denti. medico Raniero, nel 1391


Egualmente sotto Nicola III avvenne nel
iSyy la restituzione della residenza pa-
i figlio del
Bonifacio
tria,
IX fu fatto vescovo della pi
ed era suo famigliare; mentre l'an
1
pale in Roma, per opera di Gregorio XI, tipapa Clemente VII v'intruse lo scisma^
contro il cui successore Urbano VI in- tico Lucido da Nicosia, il quale sebbe
sorse I* antipapa Clemente VII, che si prima del legittimo pastore erasi porta
recò in Avignone a sostenervi il grande in Viterbo,pure non ardiva prender poi

scisma d'Occidente, il quale lungamente sesso del vescovato pe'torbidi crescenti


lacerò la Fa anacronismo il se-
Chiesa. motivo dello scisma, benché poi il p
guente riferito da Ughelli, Hic Nicolaus se, traendosi da un documento del Bus-
anno \2>^<] mense januar io Romani re- si, che a' 1 5 settembre 1391, qual ve-

diit, Urhemqne ah interdicli censura, scovo di Viterbo e Toscanella, alla di lui


guani inciirrernt, Clemends FI F and' presenza si rogò un istrumento nell'e-
papae partesfovens, exsolvìt. P'ixit Ni- piscopio viterbese. Trovandosi però nel
colaus ad annuni usque 385 (sic), Ur- 1 principio del 1394 il popolo di Viterbo
bani FI parles secutus. Certo è che fortemente vessato dagli eserciti sì del-

per sua morte, accaduta nel 385, a'3 i l'antipapa e s\ di Bonifacio IX, questo
novembre Urbano VI gli surrogò il suo acclamò per vero Papa e sovrano, e per
tesoriere generale Giacomo I, il Bussi prima cosa cacciò il falso vescovo, e ri-
dicendolo in vece tesoriere del Patrimo- chiamò il legittimo concittadino Giaco-
nio, che sebbene fu ricevuto dal popolo mo II, che per tale scisma era fuggiasco,
con molto plauso e contento, pure per e vi si recò tosto, e pacificamente conti-
ulteriori pessime procedure del tiranno nuò il suo governo. Però l'Ughelli pro-
Francesco di Vico, e per le persecuzioni trae lo scisma di Lucido al 1 395, per ope-
dell'antipapa Clemente VII contro tutti ra de'faziosi suoi seguaci. Quando Gia-
quelliche non lo riconoscevano, il di lui como II era lontano dalla sua sede avea
governo pastorale fu ricolmo di travagli nondimeno potuto esercitare qualche atio
VIT VIT 409
S stia glvre^ziotie, e per Toscanella il foeàus haud multam tulit aetatem; .«'-

Tuirlozzj ne offre il documeulo de' i4 quìdeni idem Ponti/ex^ eodemque anno


gennaio iSgS^in una declinazione di foro unionein Ulani dissolviti cmn eadem die
pretesa da'frati minori. Riporta pure, co- Balneoregiensem Episcopum creasset
ine net i4io Menico di Mastio lasciò al 16 hai. novembris. Checché ne sia del-
vescovo i soliti 5 TUghel-
soldi. Ci dice l'anacronismo deirUghelli, non esiste do-
]i, che Giacomo II de'suoi latifondi, con cumento della congiunzione e nuova se-
munificenza ne lasciò la metà alla basi- parazione o rivocazione del decreto, e
lica Vaticana, morendo nel i^iS, men- sembra piuttosto ritenere, che non già
tre assicura Bussi che vìsse sino ai 1420, Eugenio IV, ma Nicolò V si era propo-
e di più racconta. In tale anno, morto sto, che un solo vescovo portasse titoli i

il vescovo, sirecarono da Martino in V di Viterbo e Bagnorea, e fors'anco noa


Firenze il conte Sforza e Giovanni Gatti l'effettuò. Non voglio però tacere, che ia

a inchinarlo, ove il 2.° ottenne la dignità favore dell'asserzione dell' CJgheili, d'a-
d'abbate di s. Martiuodel Monte pel suo ver Eugenio IV decorata Corneto del ti-

figlio Baldassare, nonché e per interpo- tolo di città vescovile, e per la disgiuo-
sizione dello Sforza di promuovere a' ve- zione da Toscanella, d'avere in suo luogo
scovati di Viterbo e Toscanella vacanti, sostituita Bagnorea alia diocesi di Viter-
il nobile viterbese Giacomo III Uguzzo- bo, il Bussi offre la lettera del legato e
lini stato vicario generale del defunto, patriarca Vitelleschi^ non ancor cardina-
che rUghelli disse trasferito da altro ve- le, de'i5 novembre 1 435, di partecipa-
scovato, e furono esauditi. Morì nel 1429 zione al comune di Viterbo, dell'operato
e fu onorevolmente sepolto nella catte- da Eugenio IV. Per cui la disposizione
drale di Viterbo. A'io febbraio i43o sarebbe anteriore al i439, e poco in-
gli successe Giovanni IX cognominato nanzi alla spedizione delia bolla, pel solo
Cecchino de'Caranzoni romano. A suo Corneto. Laonde giova credere, che alle
tempo furono iu Viterbo que'Papi e im- rimostranze de'bagnoresi, prima Euge-
peratori narrati più sopra, ed Eugenio IV nio IV e poi Nicolò V cambiarono il di-
diminuì la diocesi di Toscanella, collo visamenlo, e se l'effettuarono, tosto l'an-
smembrarle Corneto, che ad istanza del iitillarono. Il Bussi racconta, che quando
cardinal Filelleschi eresse in città con Nicolò V fu eletto nel i447> ^ P**'
*' '"^cò
cattedra episcopale, e la unì a Monte a'bagni di Viterbo, assicurò i viterbesi
Fiascone, mediante la bolla,In siipre- di ricompensare la loro chiesa pel di-
mae dignilatis, de' 3 dicembre i435, smembrato Corneto, e l'eseguì nel i449
Bull. Roin. t. 3, par. 3, p. i i. A com- a'4 febbraio coll'unione di Bagnorea, ia
penso di quella di Viterbo a'4 febbraio quale non fu di molta durala, anzi corta
1439 Eugenio IV congiunse quella di soggiunge il Coretini. Del vescovo Ca-
Bagnorea, ac paulo post ab eadem se- ranzoni, diversi monumenti offrì il Tur-
juncta, illique propriuspastor ailribii- riozzi e riguardanti la diocesi di Tosca-
tus, scrive i'Ughelli. Mentre poi in Bai' nella, iu cui come in diversi atti di altri
neoregtnses Episcopi^ riferì che dopo la vescovi si legge nel titolo premesso quello
morte di fr. Nicolò Ruggieri vescovo di di Tuscanensis B,\\'&\ivoò\ Filerblensis;
Bagnorea, a' 4 febbraio i449 Nicolò V uno di essi poi riporta la disposizione te-
pose sotto un medesimo vescovo popoli i stamentaria d* Angelo di Risparo pani,
di Viterbo e Bagnorea, colla condizione, che lascia al suo vescovo diocesano so- i

ut qui ì''iterbìensibus j'us dicerei, clima liti 5 soldi. Il vescovo Caranzoni fu coui-
Balneort-giensis appellare tur Episco- raissario nposlolico per la canonizzazio-
pus. Feruui hujusmodi Earlesiarum ne di s. Rosa, e morì uel 1^60,
4 o
1 VI r V 1 T
111 «leU'anno trovanJosi Pio TI in ^ie Cesena, cessando d'esserlo a' f 7 dicembre
na, a' i 3 giugno il viterbese Pier Fran- 1483. Adunque trovandosi assente da Vi-
cesco,© Pietro di Francesco comelochìa- terbo eToicanella per vari anai,ajtri ve-
ma il Corelini, arciprete di s. Sisto, ot- scovi ne esercitarono le veci, come fr. Laz-
tenne i vescovati di Viterbo e Toscanel- zaro Racanelli domenicano vescovo d'Ur-
Ja, giàmaestro della scuola della chiesa bino, che a' i5 aprile 1480 tenne nella
di Firenze e cappellano di quella chiesa. cattedrale viterbese pubblica ordinazio-
Nel suo governo avvenne la celebrata ne; nel 1482 e nel 1487 si trova un Giam-
fiianifestazìone di Maria della Quercia,s. battista governatore di Perugia, e vesco-
ed il principio e incremento del cospicuo vo o suffraganeo di Viterbo. Nondimeno
Santuario. Riparlai di lui a ToscANELi,A,e ancorn'era vescovo il Visconti, il Turrioz-
morì a'4 agosto i^'ji. Indi a'3o settem- zi affermando che intervenne al concisto-
bre Sisto IV gli surrogò il minorità mila- ro de*2 I dicembre i485 per la canoniz-

nese fr. Francesco M." I Visconti deHo de' zazione di s. Leopoldo V marchese d'Au-
I

.Scelloni o meglio de' vSeJInla, così cogno- stria ; ed il Bussiproducendo l' iscrizio-
minalo perchè lo stemma «i forma di
j ne colla data del i486 eia suddetta ar-
grandi ale, dagl'italiani detteascelleescel- me del Visconti, esistentesopra una cam-
le. Tale suo s'emma esibilo dall' Ughelli, pana della collegiata di s. Sisto di Viter-
dice il Turriozzi, si vede in p'ù luoghi di bo. Lui vivente nel 1489 Innocenzo Vili
Toscanella, pe' molti restauri e benefi- die' i vescovati di Viterbo e Toscanella in
cenze che vi operò, specialmente in una perpetua commenda al cardinal Raffae-
fabbrica della mensa vescovile, coll'iscri- le Galeotto Rinrio diacono di s. Giorgio,
?ione : Francisnis Maria Thwìcnnen- coms sì ha da un inventario de'bent dei
sisEpiscopus. Nel 1474 consagrò in s. vescovati fatto nel 1490, esistente nell'ar-
Francesco di Vetralia 1' altare dedicalo chivio della cattedrale; ed eziandio da
nlia B. Vergine e a tal Santo, collocan- una l>elli$sima mitra antica, in cui sono
dovi le relìquie del protomartire s. vSle- r armi dei cardinale e del Visconti. Fi-
f'ano, e de'ss. Cirino e Sigismondo mar- nalmente questi mori nel i49'*- Conti-
tiri. Nello stesso i474' dopo aver deco nuando il cardinal Riario nella sua qua-
rato con bella fonie l'ifigressodell'episco- lifica di commendatario, il Papa Alessan-
)MO e fatto pressodi esso un dr^lizioso giar- dro VI eletto I* r i agosto di tale anno,
tlino, nel restaurare la cattedrale, in cui nel medesimo tolse la commenda al car-
edificò una c«)ppella ornata di sua arme, dinale, e creò vescovo delle due diocesi
• rovo sotto un altare i corpi de'ss. Pro- Matteo II Cibo genovese, che dipoi a'6
togenio, Argeo, e de''fiatelli Narciso, Mar- gennaio i493 prese solenne possesso io
cellino e Papale, martiri, di cui erasi Toscanella, e lo assicura ilTurriozzi. In
j)erduta la memoria, dacché nel i 1 89 vi quell'anno ricevè io Viterbo e in Tosca-
tirano slati trasportati da Vetralia dopo nella il Papa, e nel t494 ^"'''<' Vili re
il suo eccidio, almeno i due primi, gli al- di Francia, i cui soldati nel ritorno ro-
tri 3 secondo Lanzellolto di altra deri- vinando e saccheggiando Toscanella, il
vazione; quindi con solenne processione capitolo della cattedrale passòad uffizia-
ii collocò nell'altare della B. Vergine, del- re nella chiesa della Madonna Ro-
della
la stessa cattedrale, ove si venerano. Il sa, e il vescovo a risiedere presso la mede-
Visconti fu personaggio di merito, per sima neir fdtro suo palazzo. Matteo II
IV l'impiegò in varie gravi in-
cui Sisto morì nel 2." semestre 1498, ed Alessan-
cumbenze. L'Ughelli dice aver nel r47'ì' dro VI nominò vescovo il suddetto car-
frenato 1' Umbria sconvolta, e il Marini dinal Riario, od ebbe in amministrazio-
negli Arcìiialri lo regis'i a governatore di ne le due chiese a'24 agosto 1498) e le
4

VIT VIT 4,,


govrrn^ sinoa'ac) tiovpmh?'er5o5, m rai calo Patrimonio, ma dopo 7 me?i eoa
fìpl

divenne vescovo suhinlìicai io d'Albano. I egresso rinunziò. SoUenlrò in suo luogo


Persila cessione nello stesso i5oTi gli suc- a di lui designazione, uel i533 a'6 giu-
cesse il nipote Ottaviano Visconli Ria- gno, come nota citalo Marini, e non
ii

lio milnnese, cessione che l'UgheUi ritar- a'7 luglio come scrisse l'Ughelli, e nep-
da a'i6 settembre i ToS, ma non pare, pure nel i535 come dice il Turriozzi,
perchè ilTurriorzi attesta che Ottaviano il famigliare del cardinale, Gio, l^ietro
ricevè nel i5o5 Giulio II in Toscanella. Grassi bolognese, di profonda erudizio-
Debbo aweilire, che di sopra col Gal- ne, onde per morte di Clemente VII re-

lico e col Bussi dis'ii avere ricevuto Giu- citò al sagro collegio un'elegante orazio-
lio Il in Viterbo a' i8 settembre i5o5 ne per l'ottima sc«lta dei successore : più
il vescovo cardinnl Liiario,da'dove il Pa- volte ricevè in Viterbo l^aolo Ili, da cui
pa nel 1." ottobre pasi^ò a Toscanella. fu dato per maestro al suo nipote car-
Dunque Ottaviano sarà slato vescovo de- dinal Alessandro Farnese il giuniore,
signato, e pof^o dono lo divenne. Neli5i I |)er averlo elevato a quella dignità di 1

fece l'inventario de'beni «Iella mensa, ed anni 18 dicembre i534- il Bussi ne


a*

intervenne al concibo generale di Late- descrive il merito letterario e le sue ope-


rano V nel ìSii enei i5ij, morendo re. Visse fino ali 538. Nel i53<:), e non
nel K^^S. Già corressi il Cordini che an- nel i544a'fh"' dell'Ughelli, alle vacan-
ticipò il vescovato ai cardinal fr. Egidio ti sedi ritornò il cardinal RidolQ pel di-
Cnnisio Anionini, la cui patria è di-ipu- ritto di regresso, e forse quale ammini-
tata da Viterbo, Canep'iia e Canino, stratore,per possedere altri vescovati, co-
al modo riferito anche io que'paragrafì; me osserva l'Ughelli, traslatoadOrvieto
e Bussi ne copiò l'errore, dicendo mor- nel 548. A' 16 maggio,ma non del '549
I

to Ottaviano neti5f 7. e ohe in quello gli come (liceTurriozzi,gli successe ne' vesco-
successe il cardinale. Ma il Tuniozti av- vati, Nicolò V Ugolino oUgoliuello di Mon-

verte che non morì prima del 6 ottobre terchio, canonico di Firenze, indi a' 16 di-

l523, secondo la lapide rinvenuta nel cembre tenne l'ordinazione de' chierici

17^4 '" Bagnala, ed in conformità del- nellncattedrale,enel 1 55oins. Maria del-


l'istrumeoto esistente in quell'archivio, la Cella. Kbbe dilFerenze con Toscanella
e di varie memorie che dì tal morte si per la bandita di i^antalla e della tenu-
hanno in Toscanella. Anche l'Ughelli ri- ta di s. Giuliano, di quella mensa, ma
porta promozione del cardinale a'doe
la seconda Giuli(j HI confermò il gius
|)er la

vescovati nel d'i 2 dicembre iSzS e il ; della città sulla seminagione e pascolo.
Turriozzi ch'ebbe il possesso di Tosi.a- Errò il Bussi nel dirlo morto a* 2 00-
nella neh 524. incoi essendo nate dilte- veuibre i55o e non nel i55i, mentre
reoze tra il vescovato e la città, per la te- veramente 16 febbraio si
in «juesto ed a'
nula di «.Giuliano mensa vescovile di To- verificò il suo decesso. Nel giugno gli fu
scanella, la comuneper concordato ne as- sostituito da Giulio ili il già suo segre*
sunse l'aihtto. Il celehre cardinale mori tarlo da cardinale, Sebastiano Gualterio
in Roma a' i3 novembre i532. e fu se- nobile e arciiliacono della patria catte-
poUoavanti maggìoredella chie-
l'altare drale di Orvieto, ed a' 2 1 di detto mesa
sa di s. Agostino del suo ordine agosti- fece il suo solenne ingresso iu Viterbo,
niano, con breve iscrizione in cui è dei' oVe ricevè con molta pompa quel Papa
ìoÀegidio / iterhicnxi Cnn/inali.Vu pu- nel i553. Pio IV nel 1 56o l'inviò nun-
re arcivescovo «li .Z/7rrt(/',) in Dalmazi.i. zio in Francia, e poi intervenne al con-
A' 16 «licembre i532 gli fu surrogato li cilio «li Trent«) di cui descrisse accurata»
cardinal Nicolò iV Hidolji tìoreulino, le- (Dente gli alti lui i tomi eoa «(uantu era*
1 1

4i2 VIT VIT


>i occorso fìi rimarcabile. R.6stituìtosì a di Dagtiaia, ridusse b villa quale la He*
Vilerbo, vi celebrò il sinodo nel i564> scrissi magnificamente. Kel iSyG do»ea?
sulle norme di detto concilio, avendo al- do allontanarsi dalle due diocesi io ser-
tres"! composto un volume d'eruditi ed ele- vigio della santa Sede, a' 28 maggio gli
ganti discorsi. !Notabi!nr)ente abbellì e re- fu assegnato a sulfraganeo e coadiutori
se comodo l'episcopio, ponendocene nje- Carlo Montigli di Casale, già arcivesco-
morie, e lodalo per altre benemerenze, vo d'Amalfi, il quale nel 1
577 accolse ìd
dottrina, virtù e zelo, caduto in grave in- Viterbo i frali minimi di s. Francesca
fermila I' 1 selletnbre i566, fece di di Paola , ed il comune concesse lord
propria mano il teslaroenlo, lasciando la Maria delle Fortezze; ne
chiesa di s.

alla cattedrale viterbese le sue sagre ve- i583 consagrò la chiesa de'conventual
sti e l'anello vescovile, ed 8*26 in Viler- di Barbarano, ed a'rs maggio i584 Cd
bo passò glorioso all' altra vita. Tumu- lebrò il sinodo in Viterbo. Intanto i

lato in detta cattedrale, fu pui trasferito cardinal Gamba ra, sebbene divenuto '

in quella d' Orvieto avanti l' altare del scovo suburbicario d' Albano nel i58c
ss. Sagramento, ove l'erede Giulio Gual- e di Palestina neli583, avea conserva»
terio gli pose splendido epitaffio, recita- to l'amministrazione delledue chiese d
to dal Bussi e dall' Ugbelli, il quale pe- Viterbo e Toscanella, e morto in Roma
rò con errore lo disse sepolto in Viter- a' 18 maggio 1587, provvisoriamente fu
bo, e con allro fallo il Turriozzi lo vol- deposto in s. Maria del Popolo, e poi tra
le morto in Orvieto. Tosto a' 7 ottobre sportato secondo la sua disposizione in s.

s. Pio V nominò alle due sedi il cardinal Maria della Quercia che avea consagra
Gio. Francesco Gambata bresciano e lo ta. Amorevolissimo e zelante pastore, ft

consagrò vescovo, quale prese possesso


il laudato co'più alti encomii. Allora il eoa
della chiesa di Viterbo «'24 dicembre, diutore Montigli divenne vescovoordina
e poi di quella di Toscanella, nel cui ar- rio di Vilerbo e Toscanella, e d'aiobq
ticolo notai il suo operato, ed a'ioio luo- le chiese prese subito possesso. In altr
ghi le altre azioni e munificenze. Inoltre luoghi riparlai di sue operazioni. Sicc(
in Toscanella introdusse neliSyo i reli- me prelato di molta probità e sperienza,"
giosi del b. Pietro da Pisa, a beneficio dopo esser stato visitatore della chiesa di
della mensa fece utili permute col co- XIV lo inviò nun-
Alessandria,Gregorio
mune ili varie possessioni, e da Grego- Clemente Vili lo die' a
zio a Firenze, e
rio XI 11 ottenne compensi per la strada compagno del cardinal Sega leggilo in
doganale aperta nella tenuta di s. Giu- Francia, e tnenlre trovavasi coli' eserci-

sto. Impinguò lii mensa del capitolo vi- to della sagra Orbcl-
lega in Orbec
terbese con 4 altri canonici oltre l'arci- lum, mori a' io aprile i594- A' 5 di-
diacono, con indulto apostolico applican- cembreClemente V dalla chiesa di Sar-1 1

dogli le rendite delle prebende delle col- no VI trasferì Girolamo Malleucci nobi-
legiate di s. Maria Nuova, di s. Stefano e le di Fermo, già arcivescovo di Ragusi,
s. Matteo, che soppresse, oltre quelle di P'ice Camerlengo di s. Chiesa (nel qua-
alcune chiese pan occhiali. Tenne il sino- le articolo produssi l' epìtallio sepolcra-
do diocesano.inViterbo nel SyS, i in To- le) e Goi'erualore di Roma.ìHeì gennaio
scanella nel 1576, peròl'Ughelli soltan- i5c)5 prese solenne possesso in Viler-
to d viterbese ricorda; e nella cattedra- bo e con pompa in Toscanella, e nelle
le della r .'ripose molte insigni ss. Reli- due città vi accolse splendidamente Cle-
quie oltre averla restaurala e decoratadi mente Vili nel 1597. Inoltre fu nunzio
lacciaia, ed arricchita di pregevoli uten- di Venezia,coinmissario generale dell'ar-
sili sagri, llicuperala alla mensa la terra mi in Ungheria, in Francia, nel Belgio
VIT VIT 4»3
per k lega callolica,e pel ricupero di Fer- «i. »> Circa lo slesso tempo To-
la cillà di

r«ii) ; cude il caidinal Beulivoglio oeile scanella col suo clero soUo pretesto, che
sue3ic/twrie istoriche scrisse <li esso, pochi la loro chiesa fosse unita aeque, et prin-
altri prelati più di lui aver meritato del- cipaliler con questa di Viterbo, si fece-

la s. Sede. A suo tempo nel 1 602 partii-o- ro intendere di voler ancor essi il vicario
no dalla chiesa di s. Pietro di Toscanella i generale con indipendenza; per lo che
frali del b. Pietro da Pisa, ed egli eoa avanzatane l' istanza fra il vescovo ed i
atto pubblico la restilu"! all' episcopale medesimi, nel s. tribunale della romana
giurisdizione. Mori a' 20 genuaio 1609 Rota, nel dì 3 di marzo dell'annoiG 17 a-
in Viterbo, e fu deposto nella cattedrale vantimg.'^de'Cavalieri (a deciso: Nullum
con onorifica iscrizione, e non a' 18 co» jiisTuscanensibus in praemissis coni'
me vuoIeTurriozzi. Tosto «'26 di tal me- petere". Dipoi però il vicario generale fu
se Paolo V uouiiiiò a succederlo il car- ripristinato. Laonde il vescovo tiene la
dinal Lanfranco Margoni di Parma, uno Toscanella un vicario generale per la sua
suo tempo e perciò
de' più eruditi del diocesi, oltre quello di Viterbo per la dio-
degnamente laudato da piùscrittori. Ben- cesi di questa. Quindi in Toscanella vi è
ché mai si portò alla sua residenza epi' il vicario generale, la curia generale e il

scopale, per essere occupalo negli affari Per esempio in Gallese, che
cancelliere.
della s. Sede, pure mediante 1' autorità propriamente non ha diocesi, ma bensì,
pontificia, ottenne che il palazzo del car- la propria cattedrale, ch'è concaltedrale
dinal Fovliguerra presso s. Sisto, che col di Civita-Castellana e diOrte per l'unio-
giardino dopo la sua morte era rimasto ne decretata da Fio VII con esse, non vi
agli arcipreti di Viterbo, fosse unito alla è uè curia generale, uè /'icario genera-
mensa vescovile e servisse per abitazione le, ma bensì un Ficario foraneo ed nti
salubre de' vescovi. Morì in Roma nel cancelliere, come nelle altre terre della

1 ilìcembre 1611, come si trae dalla la- diocesi. In Toscanella i vescovi alternano
pide posta in s. Pietro in Vincoli suo tito- r annua residenza con Viterbo. Il cardi-
lo, ove fu tumulato, che leggo nel Bussi, nal Piantili vi si recava ogui anno verso
essendo errate le daled'Ughelliedi Tur- la metà di gennaio un anno, e verso la
riozzi. A'22 dello stesso mese Paolo V gli metà di quaresima un altro anno, e allora
surrogò il suo parente e cameriere segreto vi rimaneva a celebrare le funzioni della

coppiere,Tiberio AJuti nohWe romano,ca- settimana santa e il pontificale di Pasqua,


unnico Vaticano, che a'24rebbraioi6i 2 oltre la consagrazìone degli Olii santi e
prese possesso della cattedrale di Viter- r ordinazione. In ambo le volte il cardi-
bo, 3i del precedente avendolo preso
a' nal Pianetti si tratteneva in Toscanella
privalo in Toscanella, ove fece poi il pon- circa tre o quattro mesi. In somma d'an-
tificale ingresso, forse nel visitar tutte le no in anno alternava le dette funzioni,
due diocesi nello stesso 1612, indi con* consagrazioni e ordinazioni con Viterbo
sagrò quelle chiese che dissi a'suoi luo- e Toscanella. Riprendo il filo della serie
ghi, oltre la cattedrale di Toscanella. Ce- episcopale. Paolo V a*2 dicembre i6i5
lebrò il sinodo diocesano a* i5 giusno avea creato il Muti cardinale, e così fu il

1 6 1 4) tiel quale anno, e qui pure lo ri- I ."vescovo diVilerbo e Toscanella che es-
peto col Turriozzi,uata discordia sul pri- sendone attualmente pastore venne de»
mato de'capiloli delle due cattedrali, de- coiato della s. porpora. A' 18 e 19 giu-
cise la s. Rota Cathcdras Tuscanen. : gno 1624 celebrò il 2.° sinodo diocesa-
et nierhien. esse aeque principaliler no; e nel 634 impetrò dal Papa Urba-
1

unilas. Prima dello storico tuscaniese'a- no Vili una generale benedizione per la
vea soliamo pubblicalo il viterbese Bus- città e ciltadioi di Vilerbo, la quale e^li
4i4 V 1 T V 1 1
liei poolificio nome compoili a'5 aprile. giestia alla cattedrale, e iu quella di To*
Lodatissiino pastore, pianto da tutti per scanella eresse la cappella de'ss. Giuste
iitiiaiflcenZ'i (onile restaurò l'episcopio), eGiuIianodi padronato vescovile, equaa«
ze!o,pielà egiu*tizia,a*i4aprile i636caoi- to altro tlissi in quell'articolo, ma col Bus*
biò questa vita mortale eoo l'eterna. Se- si con più dett-iglioddvo descrivere quel-
polto nella cattedraledi Viterbo, l'Ughel- lo che col Turriozzi appena accennai. U
lioe offreVep\lniVìO, Fiterbienus, ao Tu- toscanellese e ricco Alfonso Donnino, a-*

.scanensisEcdcslae Episcopo. A.' i6(\\ del- matite della pilria ede'suoi vescovi, con-
lo mese Urbano W\ì eìeae vescovo di Vi siderando ch'essi in Toscaneila non avea*
terboeToscauellail Cardinal Alessandro no residenza mollo comoda e decorosa^
Cfsarini roinano, diacono de's?. G)S<na e allorché vi si recavano a stanziare, vo'U
Damiano (Io fu pure di s. Eustachio e di formarla a proprie spese. Pertanto edi-
di s. Maria in Cosmedin, di cui fu bene- ficò un vago e sontuoso palazzo ne! sit(

inerito, oltre le altre chiese riferite nel- più einiiiente della città, con propintpic
la biografia ), non mai Sforza Cesarioi, e delizioso giardino, fumilo di copiose aC'
come erroneamente scrisse il Turriozzi, qiie e fonti. Di più con ottimo gusto e ma'
per quanto ripetutamente ho detto in gitificenzaabbelPie mobiliò il palazzo, or<
quest'articolo parlando di casa Sforza, nando la (."anticamera di vari e pr«'
cioè che l'innesto di essa col'a Cesai ini ge«oli antichi busti di marmo, e nelle pa^
seguì a'27 febbraio iGyS, ed il cardina- reti pose una collezione erudita di ritrai
le era già morto a' 1 6 geiiuaio 1 644» co- ti di uomini illustri. Q lindi in morte le
lue ne accerta il lìiU'ì, Della famìglia lasciò in perpetuo legato a'vescovi di To-
Sforza, t. 2, p. 2 I o, 264 e 29 j. Il car- scaneila e Viterbo, acciocché nel recarsi
difial Cesarini, insigne per nobiltà, pietà nella sua patria per dimorarvi alquanto,
e scienza, a' 12 giugno preso possesso, o per le ordinazioni o per la visita pa-

fecequanto dissi a suo luogo e fu bene- storale, per tanti agi vi si fermassero più
merentissimo della fondazione del semi- Grato il cardinal Bi nncacci
luiigaiiiente.
nai io presso s. Maria Nuova, e molle me Epixcopui Tuscaat'/isis et filcrbiensit.
morie lasciò in Toscaneila, massime il nel 16^2 eresse nell'ingresso del palaz-
detto nella lipide della chiesa collegiata zo lapide di gratitudine, iu oaore della
di s. Maria Maggiore. Breve fu il gover- pia e nobile generosità del Donniiii tvVt
no delle due chiese, a cagione che gravi Tuscanciisi, che offre eziandio il Bussi.
{ilfari della s. Sede richiamavano le sue Del cardinal ragionai dove si conveniva;
•:ure, onde liberamente a' i3 selteoibre qui solo dirò, che tenne 8 sinodi diocesa
j638 le rassegnò nelle mani d' Urbano ni, visitò le due diocesi, compì e aiiglio-
Vili. Mi piace aggiungere collo storico rò il seminario, fu autore di commeude-
Haiti. Fu letterato, e scrisse gli atti coo- voli dissertazioni ecclesiastiche e compo-
cistorialidi Urbano Vili dal 16283 tutto nimenti poetici, e dopo circa 32 anni di

il 1642: l'avea preceduto da'27 settembre zelante governo fu necessitato rinunzia-


1 62 3a'28 febbraio 1628 il cardinalFran- re nel 1670 le due sedi per dover slare
cesco Barberini nipote del Papa, e quin in Roma prefetto della s. congregazione
di li riassunse ove li avea lasciati il Cesari- de' vescovi e regolari, sebbene ne avei ri

ni ecomph Gli successe a'20 di detto me- tenuta l'a:nmin;slrazione quando diven-
se il cardinal Francesco Maria II Bran- ne vescovo suburbicirio di Sabina nel
cacci napoletano, eruditissimo e perito 1666 e di Frascati nel 1668. Clemente
nelle scienze, già vescovo di Capaccio, X che avea detto nell'elezione, doversi
prendendo possesso con solenne iugiesso i'n vece f«r Papa il Brancacci, a' 2 giu-
a' 25 novembre, lu Viterbo lece la sa gno 1670 couicn il doppio TCsCuvalodl
Y I T VIT 4i5
(li lui nipote Stefano Brancaccì nttpoìe- 10 dì s. Rosa, per la protezione della giù-
tane, allora arcivescovo d'Adrianoputi in liosa vergine viterbese, ninna monaca vi

purtibus, e segretario della s. coogrega- peri. Inognuna delle due chiese sì pose-
ziuoe del concilio, carica che ritenue ; pe* ro lapidi monumentali di gratitudine.
rò sebbene dovesse risiedere in Roma, Lodò poi ilcardinalSantacrocepei' la sua
non mancò alla diiigeute cura delle due mirabile carità,per la quale nun ebbe dif-

gie^gi, pruniuuTeitcJuue sempre con indi- ficoltà d'impegnare anco le sue domesti-
cibile zelo ìt ben», lo splendore, i vauUg- che suppellettili per dotare largamente
gi, massime nel i68i colle 3 volte fat- non poche zitelle pericolanti ; arricchen-
te nelle navaU; della cuttediule e aperta» do la sua chiesa di utensili sagri. Insom-
ru dell'opportune Oueslre. In tale anno ma, che fu uomo tutto di Dio e tutto
il i.°selleuibi'e lituoceuzo Xl uè premiò degli uomini. A ripararne la perdita, Cle-
i meriti cui cardiiialrilo, e i]uindi iucon- mente XI, a preghiera de'dioceAani, eles-
tautnle recusai a risiedere nelle due dio- se il 1.° agosto 1712 vescovo di Viter-
cesi, ma piesluesse ne deplorarono la pei • bo e Toscauella il cardinal Michelange-
dita in Viterbo rS settembre 1682, e fu lo Conti romano. Cos\ il Coleti (il qua-
deposto nella cattedrale con epitallìo re- le giunge con esso nella serie aeWItalìa
citalo dall' Ughelli, produceudo
il Cussi sacra), il Cussi e il Turriozzi ; ma le uffi-

le iscri/,ioni erette Na-


a luì e allo zìo in ciali Notizie di Roma registrano a' 28
poli nella chiesa di s. Angelo a iNido. l luglio la sua traslazione da Osimo. Bgit
due vescovati rimasero vacanti sino a'ag da governatore della provincia del Patri-
marzo i683,iu die ne fu provveduto d monio a vea dato bel saggio di sé, sia nel-
iloreutino cardinal Urbano Sacchetti, il la carestia, per la quale non risparmiò

quale recatosi a Viterbo in:;rand'i il co- fatiche per recarsi in persona a prov-
ro delia caltedralf, nubiiilòinessa la cap- vedere ilgrano,sia per migliorare le abi-
pella de'ss. Valentino e Ilario, ed iu ur- tazioni e le vìe di Viterbo, e risarcire i

na più preziosa fece collocare il corpo di danni prodotti dal terremoto del 1695,
s. Uosa.Vigilante e prudente pastore, con- anche in altri luoghi e specialmente ia
vocò nei i6l)3ì1 siuudu diocesano, ed o- Bagnurea. Laonde il pubblico nel palazzo
perate ahi e cose di lodevole pietà, per le del Comune gli pose in detto anno uua
ubiluali indisposizioni cLe gli rendevano memoria di graliludine. Governò da ve-
gravoso li goveruo episcopale, ue'pi imi di scovo con somma prudenza, sapienza e
ottobre 1 699 si dimise. Clemente XI a'24 gravità, cioècon quelle mirabili vìrtiache
gennaio 1701 gli sostituì il cardinal An- l'innalzarono nel 1721 al pontificato col
drea Santacroce romauo, il quale fece il nome di Innocenzo Xlflj e di sopra ri-
suo solenne ingresso in Viteibo 1*8 mag- portai le dimostrazioni fatte allora a que-
giodi tale anno. BenemerilodiToscanel- sta sua antica chiesa di Viterbo, mentre
la,generoso co' poveri, provvido pastore, a quella dì Toscauella con suo moto pro-
mori in Roma a' 10 niaggio 1712 e fu prio per anni i5 assegnò annua pen- 1'

sepolto nella chiesa di s. iVìarìa m Pu- sione di 60 scudi sulla mensa vcìcovile.
Z/Z/co/Zv padronato di sua famìglia, e par- Fece inoltre vescovo d'Amelia l'arcidia-
lata nella sua biografìa. Notò uel suo cono della cattedrale di Viterbo Gìaui-
vescovato il Bussi, che desolala nell'an- battista Renzoli di Velralia.
no 1703 Roma e l' Italia pe' furiosi ter- 11 cardinal Conti riuunzialidue ve- i

remoti, i viterbesi ricorsero con succes- scovati nel marzo 1719, Clemente XI
so al patrocìnio di s. Maria Liberatri- a*i5 di tal mese vi trasferì od Borgo s.
ce, uelia chiesa della ss. Trinità; e che Donnino Adriano Seruiattei nobile d'A
ueil'iuceudio del ito 5 delsoilillu del cu> sisi, promosso a ({ueila chiesa lueulre era
1

4i6 yiT
vicario generale in Viterbo del vescovo conciliò
Yl T
gn animi d' alcuni eoclesiaslici
1
;

cardinal Conli (essendolo «tato eoo esso «i applicò a far fiorire il seminario, prov-
pure d'Osimo e ioolUe suo uditore), il vide di nuovi vicari foranei le due dio-
quale l'avea consagrato nella cattedrale cesi, pose singolare attenzione a'monaste-
a' 18 febbraio 171 3. Nel susseguente ri delle monache assegnando loro idonei
maggio fece il suo solenne e pontificale deputati per l'amministrazione, ridusse
ingresso tanto in Viterbo, quanto in To- a miglior ordine le cancellerie civile e
scanella^ diocesi che più volte visitò, con- criminale, con nuovo archivio, e procurò
sagrando varie chiese, il che notai alla a'suoi diocesani il beneficio delle ss. mis-
sua volta. Con tutto zelo e fervore pro- sioni. A suo tempo la città elesse per uno
mosse la gloria di Dio, il decoro e lo de* suoi protettori s. Luigi Gonzaga ,

splendore delle due chiese. Nel 1 724 ten- splendido ornamento della compagnia di
ne in Viterbo il sinodo diocesano (pub- Gesù, onde il Papa concesse nella sua fe-
blicato colle stampe, nel quale e io quello sta lamessa e l'udìzio comune de' con-
del cardinal Brancacci vi è il Catalogns fessori con rito doppio. Producendo in
JEpiciCoporiini Pilerhiensìutn et Tiisca- Bieda maligne e mortali infermità una
nicnsiiun), dopo il quale con gran pom- conserva d'acqua pe'molini, vi si recò
pa e magnifìcenza nella cattedrale tra- nel 1782 e con l'aiuto del Papa la fece

sferì dal vecchio altare, ad altro da lui rimuovere. Convocò il sinodo diocesano,
fabbricato nobilmente, le ss. Ossa de'glo- recitò erudite omelie, e procurò in ogni
riosi martiri e patroni Valentino e Ila- modo il bene spirituale delle due greggi
rio, inuno a quelle rinvenute di s. Ge- alla sua cura affidate. Costernali i vitei'-

mini confessore. Ricevè in Viterbo deco- besi nel 1736 per la sterminala quantità
rosamente Benedetto XllI, da cui avea di locuste, che minacciavano la distru-
ottenuto la mitra e altre insegne vesco- zione de'seminali e de'frutti della terra,
vili pel capitolo di Viterbo, e di lutto dal paterno zelo del vescovo Abbati fu
ragionai a'Ioro luoghi più sopra. A suo ordinata una gran processione di peni-
tempo, a spese del clero secolare e re- tenza colla miracolosa immagine del ss.
golare, il cav. Benefiale dipinse gli 1 Salvatore di s. Maria Nuova. Partita
medaglioni che sovrastano le colonne dalla cattedrale e passala in s. France-
della catledrale di Viterbo. Ed ivi mor- sco, in questa chiesa un p. gesuita com-
to a'9 aprile 1731, fu tumulato in quel punse il popolo con commovente discor-
tempio innanzi al luogo ove siede la ma- so. Uscita poi e fermatasi a Prato Giar-
gistratura municipale, quando intervie- dino, ivi dal vescovo furono le locuste
ne alle sagre funzioni. Clemente XII a' solennemente maledette (dice il Bussi; ma
12 del seguente maggio, secondo Bussi e forse era meglio e più proprio il dichia-
Turriozzi,oa'2 icome riportano leiVbii- rai e: die' la benedizione contro le locu-
zie di Roma, ed anzi aggiungono, vi tra- operò talmente la Divina
ste); sulle quali

sferì da Filadelfia in parlibus, Alessan- onnipotenza, che sebbene rimasero vive


dro II Abbati nobile romano^ giù luo- nelle campagne, non più fecero alcun
gotenente dell'uditore della camera e se- danno.» Ma perchè Dio volle far cono-
gretario della s. congregazione del con- scere, che sebbene egli fosse concorso a
cilio. Fece prendere possesso di Viterbo conlèriiiare la fulminata maledizione, e
a' 27 dall'arciprete della cattedrale, e di che sebbene per la compunzione del cuo-
Toscanella a'29 dal primicerio della cat- re mostrala dril popolo nella processione,
Tosto fece a tutti conoscere il
ledrale. si fosse in gran parte placato, pure per-

suo animo amorevole, e il suo spirito chè a'nostri peccali era dovuto un qual-
iuforraato alla gloria di Dio; per cui ri- che cusligo, fece sì che i seminali pur
V I T VIT 4«7
restassero non poco diminuill da una fo- sitò più volte la diocesi, pubblicò eru-
cosa nebbia marina, e da una freddissi- morì a'io aprile 1783.
dite omelie, e
ma tramontana, l'una e l'altra successi- Pio VI nel concistoro de' i4 febbraio
vamente durate per più giorni". Ad 1785 creò vescovo di Viterbo e Tosca-
esempio del cardinal Francesco Maria II nella, ed insieme cardinale Muzio Gallo
lìrancacci, a'26 agosto 1746, pubblicò d'Osimo. Oltre la biografia, di sopra ia
ancora questo vescovo l^edilto dell'esen- più luoghi riparlai di lui, essendo la sa-
zioni e privilegi delle tenute della mensa grestia della cattedrale di Viteibo mo-
vescovile di Toscanella. Parlando delia numento di sua munificenza. Morì in
chiesa di s. Angelo in Spala, dissi del- questa città a'<4 dicembre i8of, e in

l'invenzione delle ss. Reliquie avvenuta quel tempio venne deposto. Pio VII gli
a'3o di detto mese, e della processione sostituì a'26 settembre 180 3 Dionisio
fatta dal vescovo per la città. Egli mo- Ridolfini de Connestabili patrizio di Nar-
rì d'apoplessia in Viterbo circa l'aprile ni, traslato dall'arcivescovato di Corinto
1748 e fu sepolto nella cattedrale. Su- in parlibns, colla ritenzione del titolo ar-
bito Benedetto XIV a'6 maggio gli sur- civescovile, segretario della s. congrega-
rogò il cardinal Raniero HI SinioncUi zione della disciplina regolare. Morì a' 17
d'Osi mo, il quale preso i possessi e co- dicembre 1 806 in Viterbo, nella cui cat-
minciata la visita pastorale, così saggia- tedrale riposa il suo corpo. Mg."^ Anno-
mente reggeva le due cattedre, che il vazzi celebrò l'illustre e ottimo pastore,
clero e il popolo ne avea concepite par- per le tante e belle istituzioni colle quali
ticolari speranze; ma la morte lo tolse decorò Viterbo e altri luoghi di sue dio-
dal mondo a'20 agosto 1749» secondo cesi. Lo Papa nel concistoro del-
stesso
le Notizie di Roma, il Turriozzi dicendo l'i gennaio 1808 fece cessare la vedo-
I

a'24, con universale dispiacere, lascian- vanza delle due chiese, nominandone ve-
do alla chiesa di Toscanella con ricchi scovo il venerando Antonio Gabriele
doni la sua eterna memoria, e alla cat- Severoli di Faenza, nunzio di Vienna,
tedrale di Viterbo il suo corpo con atte- vescovo di Fano e arcivescovo di Petra
stati del suo alTetto. A'22 del seguente in partìbus, colla ritenzione del titolo
settembre lo stesso Papa lo fece succe- arcivescovile, divotissimo della gloriosa
dere dal cardinal Giacomo III Oddi di s.Rosa. Non ostante con dolore lasciò
Perugia, mentre era legato di Ravenna, l'amala chiesa di Fano, benché assente.
il quale fu ottimo pastore come lo de- A' IO febbraio, a mezzo di procuratori,
scrissi nella biografia (nel voi. XLVIII, prese possesso de' vescovati di Viterbo e
p. 258j ma nella 2." colonna di p. aSg, Toscanella, continuando a risiedere in
linea 5." dopo la parola cattedrale man- Vienna qual nunzio, onde potè evitare le
ca di Toscanella, coerentemente al ri- funeste conseguenze dell'invasione fran-
ferito iu quell'articolo, insieme alla ri- cese delle sue diocesi, durata più d' un
conoscenza del capitolo per le sue beue- lustro, nella quale disastrosa epoca, tra
fjceuze). Convocò il sinodo nel 1762, e tante amarezze, l'aureo suo cuore provò
morì nella patria Perugia a' 2 maggio il conforto di sapere il sacerdotale vir-
1 770, sepolto in quella chiesa del ss. Ge- tuoso coraggio col quale il clero delle
sti. Dopo lunga due chie-
sede vacante, le sue due diocesi viterbese e toscanellese
se provvide Clemente XlVa' 4 dicembre 1 rifiutò il riprovato giuramento. La di-
1773 con fr. Francese' .Angelo Pastrovich vina Provvidenza nel 18 14 restituì alla
di Sinigaglia, del suo ordine de'conven- s. Sede i suoi dorainii, ed a Pio VII il
tuali, celebre predicatore, consultore del suo trono. Il Papa a rimunerare gran- i

s. Uflìzio, ed esaminatore de'vescovi. Vi di meriti dei virtuoso Severoli,r8 marzo


voi. cu. 27
4i8 VIT VIT
1816 lo creò cardinale e gliene inviò a vari alti della curia ecclesiastica, a questi
Vienna la notizia. Portatosi nel 1817 in vuoto riparò altresì il provvidentissimf
Boma a ricevere l'insegne del cardina- cardinale, colla costruzione d'una nuov|
lato, quindi passò a Viterbo e vi fece il canceileria, ricavandola dal porticato del
suo solenne ingresso a'20 ottobre, e poi l'episcopio^ onde vi fu per memoria post
praticò altrettanto in Toscanelia. Mo- il suo stemma gentilizio in marmo. M
dello de'pastori, munifico e zelantissimo, l'opera più bella, che onore fece al gral
operò quel gran bene che celebrai nella cardinale e alla città di Civitavecchie
biografia, in uno alle sue provvide isti- fu l'erezióne efficacemente procurata
tuzioni benefiche; nèToscanella non ispe- un collegio di educazione e d'istruzior
l'imeiilò meno gli effetti delle paterne e per alquanti giovani cittadini, onde pc
affettuose sue cure, istituendovi un se- ter essi divenire un giorno utili allj
minario, cui donò di preziosa biblioteca; Chiesa e alla patria. Tal pio slabiliuien-
ed in Civitavecchia stabilì un convitto, to, in vece di dirsi seminario, si disse
intitolandosene vescovo. Mg/ Annovaz- allora alunnato Ecclesiastico, perchè
zi colla Storia di Civilavecchia meglio Viterbo, residenza ordinaria del vesco-
ne istruisce. L'edificante cardinale si re- vo, ove già esisteva il seminario dioce-
cò nel 18193 quella città, vi riordinò sano, non soffriva che un 2.° seminario
l'antica collegiata, edifitòuna nuova can- si vedesse eretto in altro luogo della stes-

celleria, ed i primi fondamenti pose per sa diocesi; così il solo cambiamento di


l'erezione d'un seminario di giovani da nonie di seminario in quello d' alunnato
istruirsi nelle belle lettere, ed incammi- permise che quest'opera avesse in Civi-
narsi nella via ecclesiastica. Per mandare tavecchia il suo pieno effetto. 11 luogo
ad elFelto tutte queste opere vantaggio- dell'alunnato fu preso nel 2.° piano della
se, il cardinale si concertò colla beneme- slessa canonica di S.Francesco, ove poi ri-

rita magistratura del Comune, ed alla siedette mg.' vescovo suflraganto. Frat-
collegiata aumentò due altri canonici, la tanto a'20 agosto 1823 morto il glorio-
nomina de'quali riservò alla stessa ma- so Pio VII, il sagro collegio credette
gistratura; vi aggiunse 4 beneficiati, 2 dargli a degno successore il cardinal Se-
prebendati e 2 onorari; e solennemente verolij ma al punto che slava per esal-

l'inaugurò nel luglio di detto anno, in- tarlo al pontificato ricevè dall' Austria
cardinandola per sempre nell'acquislata VEsclusiva. Dolenti i cardinali, si rivol-
chiesa di s. Francesco, con ogni decoro sero a lui perchè designasse un porpo-
e spirituale vantaggio de'fedeli. Questa rato per eleggerlo Papa, ed egli propose
chiesa, già de'convenluali, era stata data il cardinal Annibale della Genga, che to-

ad alcuni sacerdoti pel disimpegno della sto crearono supremo Gerarca. Preso il

cura d'anime annessa, per rappresentare nome di Leone XII, dichiarò il cardinal
in qualche modo l'antica collegiata sop- Severoli suo prodatario. Il cardinale so-
pressa da'francesi stanziante in s. Anto- stenne con eroismo l'esclusione, ma af-
nio, e ne fu nominato prevosto il pro- franto nella salute, morì in Roma placi-
"vicaiio generale di Civitavecchia, reduce damente r8 settembre 1824, e venne
dalla deportazione, mg.' Annovazzi be- sepolto in s. Maria sopra Minerva nella
nemerito patrio storico, il quale ricuperò tomba de'suoi maggiori, lagria)ato dalle
a'domenicani la chiesa e il convento, ed due diocesi, per le quali erusi obbligato
a'converitualì per permuta il nuovo con- con volo d'occuparsi ogni giorno del lo-
•venlo in borgo e la chiesa di s. Antonio. ro bene. Devo qui ricordare, che nel voi.
Mancando poi un luogo stabile e decen- LXlV,p. 66, celebrai mg.' Paiffode Conr-
te per la spedizioue e conservazione de' iieval, già vescovo di Seoez, il quale nel
VIT VIT 4'9
1 808 si stabili in Viterbo e vi dioiorò 29 cambre 1825, Bull. Ront. cont.yt. i6,
aunì, e morì nel 1837. Nel suo soggior- p. 363, colla quale disgiunse Civitavec-

no da per tutto, ne'circostatili luoghi, ac- chia dal vescovato di Viterbo, soppresse
corse ad amministrare i sacramenti e ce- la collegiata di s. Francesco, ne ripristinò
lebrare le ceremoiiie pontiQcaii; ovunque in essa la cattedra vescovile, e l'unì al
lasciaudo la cara memoria di sé, e gli ef- vescovato suburbicario di Porlo es. Ruf-
fetti generosi di sue beneficenze. In Vi- Jiiia suggettivamente, onde il cardinal
terbo specialmente fu di molto consiglio vescovo assuma il titolo di Porto, s. Ruf-
e di aiuto perenne a! cardinal Severoli, fina, e Civitavecchia. Formò il capitolo
massime nella sua assenza, e col di lui colla dignità del prevosto, confermò i 6
successore, di cui sono prossimo a parla- canonicati già esistenti, co'suoi preben-
re, e co* quali fu legato in intima fami- dati, e di più ne stabilì due altri pel teo-

gliarità. Il vescovo accennato volle che si logo e pel penitenziere; concedendo al


rendesse all'illustre defunto gl'istessi fu- prevosto e canonici l'uso della cappa ma-
nebri onori usi a darsi al pastore dioce- gna violacea con fodere di pelli d'armel-
sano, pontificando egli stesso la messa di lino nell'inverno, e della cenericcia pe'
requie. Dopo la quale con dotta e toc- beneficiati; ed inoltre al prevosto e ca-
cante orazione, ne disse i meritati elogi nonici l'uso della cotta sul rocchetto nel-
r arciprete di s. Sisto d. Giuseppe Anto- l'estate. Ed alla magistratura riservò il

nio Martelli. La memoria di mg/ Rullo giuspatronato della cattedrale, con fa-
di Bonneval sarà eterna nell' animo de' coltà di nominare oltre a'due canonicati
viterbesi. Leone XII avea parzialissima vacanti, anche un terzo, in benemerenza
benevolenza per Civitavecchia. Cagione- de' dispendi sostenuti per questa erezio-
vole di salute, da cardinale sollevava tal- ne. Di più, oltre il vicario generale del
volta ne' be'giorni di primavera o di au- cardinal vescovo, a questo accordò per
tunno il suo spìrito e rinfrancava il suo aiuto un vescovo in partibus sulFraga-
corpo, tra le gravi cure di vicario gene- neo, con residenza in Civitavecchia per
rale di Roma, presso le marittime spiagge le sagre ordinazioni e la celebrazione de'
di Palo e di s. Severa, da dove mirava pontificali. Della successiva congiunzione
da lungi l'antica Centocelle, ne ricordava di Civitavecchia a Corneto, e nozioni re-
i suoi vescovi, e sull'attuale stato delle lative, parlai superiormente, massime
pubbliche cose parevagli fosse essa de- nel paragrafo iMo/ite Fiascone; e del ve-
gna di sorte migliore. Vivente il cardinal scovo nuovamente nel voi. XCIV, p. i i

Severoli, già nutriva l'idea di ripristi- e 17. A provvedere le vacanti chiese di


narvi la cattedra vescovile, ardentissimo Viterbo e Toscanella, e dare un ottimo
e costante voto de'civitavecchiesi, onde successore all'Angelo di esse, Leone XII
ne aveano fatto molteplici istanze, e pare trovò degno il prelato Gaspare Bernardo
che il cardinale ne secondasse il propo- Pianetti patrizio di Jesi, dottore iti uLro'
nimento. Morto il cardinale, nella va- quejurey g\ìi i." assessore del tribunale
canza delle sedi di Viterbo e Toscanella, del governo, che per 3 volte avea fatto
si riaccese ne'civitavecchiesi la vagheg- da pro-governatore di Roma, protono-
giata brama della separazione di Civita- tario apostolico partecipante, e dal 1820
•secchia dalle chiese vacanti, come con- uditore di Rota. Lo preconizzò vescovo
giuntura propizia, e quindi del ristabili- delle due diocesi nel concistoro de'5 lu-
mento dell'antica cattedra Centocellese. glio 1826, con questo elogio. Fir ma-
Leone XII benignamente ne accolse le rum probitate, prudentia, cloctrina, re-
nuove suppliche, indi emanò la bolla. ruinque experientia praeditus, et in ec-
De Domiiiicl gregis salale, de' 10 di- clesiasticis funciionibus versalus: ea
420 VIT V IT
propter dignus censelur^ qui ad casdem 80I0 si è docilmente sommesso al casti'
Ecclesias in Episcopuni promovcatiir. go, ma per trarre maggior conforto dalla
Cum reteiitione offìcii yiudiloraUis Cau- Religione, l'unica che in qualsiasi ango-
sarum Palalii apostolici sub tilulunt scia non ci abbandona giammai, ha dato
Locumtenenlis ad Sanctitalis Suae, et opera a volgarizzare gli Spirituali eser-
Sedis apostolicae bcneplacitum. A'g del- cizi ordinali secondo il metodo di s.
lo stesso luglio per deputati procuratori Ignazio dal celebre p. Luigi Dcllccio
prese possesso delle due diocesi. Ne Qar« della compagnia di Gesìt. Ora deside-
rai la solenne consagrazione, eseguita rando esso di porre iu luce quest'aureo
dallo slesso Papa, nella solennità dell'As- libro per giovare a coloro che noi po-
sunta, nel voi. XCV, p. 828. Benefico, tessero gustare nell'originale latino" vol-
amorevole e zelantissimo amato pastore, le profittare della lieta occasione per pre-
con molteplici modi ha fatto sperimea- sentarlo all' Emioenlissimo Pastore, e
lare a'due vescovati la sua vigilanza e la porlo sotto il di lui valevolissimo patro-
sua munificenza. Gregorio XVI a pre- cinio, e così lasciare a'posteri un monu-
miarne l'esimie virtù, nel coucistoro de' mento indelebile dell'alta sua venerazio-
23 dicembre 1889 lo creò cardinale e ne e della più ossequiosa riconoscenza.
riservò in petto, e quindi pubblicò in Ho sotto gli occhi, pieno d'ammirazioue
quello de'i4 dicembre 1840; e nel con- pel virtuoso traduttore, la nobile edizio-
cistoro pubblico de' 17 dello stesso mese ne impressa nel 1840 in Roma dal va-
gl'ìmpose il cappello cardinalizio, e nel lente tipografo Alessando Mooaldi. La
susseguente segreto gli chiuse e apri la brevità,non senza pena, m'impedisce d'in-
bocca, gli conferì il titolo di s. Sisto, e gemmare queste pagine colla edificante di-
gli pose nel dito anulare l'anello cardi- chiarazione dell'egregio traduttore, nella
nalizio (in lutto egli ebbe a collega il Pa- quale altamente riprova l' affascinamento
pa regnante). Poscia l'ascrisse alle con- che lo trasse nella schiera de'cospiralori
gregazioni cardinalìzie del Concilio, del- contro l'ordine pubblico; ma datosi spon-
rimmunità, dell'Indulgenze e sagre Re- taneamente a'tribunali, Dio meraviglio-
liquie, della s. Consulta e Lauretana. samente l'illuminò sulle illusioni « di età

Ne celebrò la meritata promozione an- bollente e inesperta, non di volontà pra-

che l'illustre commend. Lazzaro Arcan- va: ah rifletta all'esempio mio e quindi a
geli gonfaloniere, colla dedica di santis- spese mie impari a condursi con pruden-
simo libro. Dopo averlo in essa venerato za e timor santo paventi assai que'Iacci
;

per caro e vigilantissimo pastore, dichia- che tende l'infernal serpente^ e diasi cura
rata l'esultanza e il giubilo di Viterbo in fine di serbarsi tale che un lardo pen-
per lo splendore della porpora dovuta, timento non l'abbia a raggiunger giam-
non lauto alla di lui antica nobilissima mai. Egli è già lunga pezza che si grida
faoìiglia, che tra' molli uomini grandi alle riforme, alla felicità: ma volere o
ÌD ogni genere, annovera altri vescovi e non volere, su questo terreno non si cam-
nunzi apostolici, quanto alle rare virtù mina, ben si precipita. La seduzione in-
che ne adornano l'animo; vedendo dio- i vase tante e tante generazioni, corruppe,
cesani gareggiare con bella emulazione rovinò il mondo, popolò l'inferno, e tut-

in palesargli loro congratulamenti e gau-


i tavia non siamo che alla prova da Isaia
à\o, con ogni maniera di pubbliche di- pronunciata Qui beatificant seducea-
:

mostrazioni, non polendo nella sua rap- tes Qui beatificantur praecipitali".
....

presentanza tacere, espose. » Il mio fi- Gregorio XVI, di vasta mente e magna-
glio Giuseppe, colpito dalla legge, dalosi nimo, per la pace del mondo, fu coslaute-
ad uua vita la più crisliaoa e divota^ non menle propugnacolo iuesp'gnabile con-
VIT VIT 42 ì

tro le rivoluzioni, ma seppe però con in* Toscanella nnili. Siccome di sopra pro-
diligente animo teojperaie le leggi vigen- cedei coli' ultima proposizione concisto-
ti, verso quelli che meritarono il rigore riale nel descrivere il capitolo e le case
Questa è storia E molti di
della giustizia. 1 religiose, però in quella del 1861 si legge
quelli che a torto o ingratamente lo be- di Viterbo, avere il capitolo cattedrale i8
stemmiarono, poi ripetutamente glorifi- canonici, comprese le prebende del teo-
:
carono e benedirono. Laonde con più di logo e de! penitenziere (così la proposizio-
ragione dovea mostrare la sua clemenza, ne. In quella per Civita Castellana, ri-
come benignamente fece e con sensi di parlata nel precedente voi. CI,p. 32 i, e-

s estimazione, al sedotto Giuseppe Arcan- gualmente procedei colla suaultima pro-


geli,virtuosamente ravveduto, anzi be- posizione, che se i canonici sono in vece
nemerito pel monumento glorioso, di 16, olire le dignità teologale e peniten-
pubblica edifìcazìone, lasciato a salutare ziale, come fui graziosamente avvertito,
disinganno e grave avvertimento degl'ia- la colpa non è mia, madella legale pro-
felici incauti, che fatalmente si lasciano posizione, ivi allegata) ed esservi 1 2 con
; •
i

ì adescare dagli spirili faziosi sognatori venti di religiosi, io monasteri di mona-


di utopie e nemici della umana società. che, 3 conservatorii ec. Di Toscanella si

; Il cardinal Pianetli nel i854 si recò in legge, avere il capitolo 1 1 canonici e 8


Roma, per l'avventurosa definizione dog- beneficiati. Dice lapenultima proposizio-
matica dell' Immacolato Concepimento ne concistoriale, ogni ouovo vescovo di
di Maria Vergine, e tornato a Viterbo Viterbo e Toscanella è tassato ne' libri
la celebrò nel modo accennato nel voi. della camera apostolica e del sagro col-
LXXIII, p. 90; trovandosi pur presen- legio in fiorini 333, ascendendo le ren-
te alla pontificia consagrazione della pa- dite delle due mense a circa 7000 scu-
triarcale basilica di s. Paolo, seguita a' io di, nonnnllis pcrpetuis edam oiierihus

di detto mese. Nel 1861 il Papa avendo gravati. In vece leggo nell'ultima propo-
dichiarato il cardinal Pianelti suo Secre- sizione : //-«ci»* ascendimi ad duodeciin
tarlo de' Brevi, il porporato si dimise da' circiler mille scalala romana quibu ^dam
vescovati di Viterbo e Toscanella,e con eliam perpetuis onerihus gravali. Daacme
sensibilissimo dispiacere lasciò le amate la mensa floridamente aumentò nel vesco-
diocesi; di cheegualmente ne furono as- vato del cardinal Pianetli. Dell'ampiezza
sai dolenti diocesani, pel suo lungo e
i dell'unitediocesi ede'luoghi checorapren-
benignissimo governo pastorale. Quindi dono di già parlai. Quella di Viterbo ha 4
Pio IX nel concistoro de' 18 marzo del vicarie foranee, 28 parrocchie, e 27,900
medesimo anno, vi iraslatò dall' arcive- anime circa. L'altra di
Toscanella ha una
scovato di Tebe (F.) in partibus, mg.' vican'i foranea,4parrocchie,e quasi 2800
Gaetano Bedini patrizio di Sinìgnglia anime. Anche qui noterò, che il titolo
(V.)i assistente al soglio pontificio fin da' delle due chiese è promiscuo, per cui ne-
3o luglio i852, segretario della s. con- gli atti appartenenti alla diocesi di 'Vi-
gregazione di Propaganda //c/c, consulto- terbo, ilvescovo s'intitola di Filerbo e
re del s. Unizio e degli alTari ecclesiastici Toscanella j e viceversa negli alti che
straordinari personaggio di cui parlai iu
; appartengono alla giurisdizione di To-
più luoghi, e da ultimo nel voi. XCVIIF, scanella, s'intitola vescovo di Toscanel-
p. 27 e seg. Il Papa nella proposizione la e Fiierììo.
encomio, ne enumerò
concistoriale, nell' VITO, MODESTO e CRESCENZIA
gli onorevoli e ragguardevoli
ufìizi da lui (ss.), martiri. Questi tre santi sono ono-
sostenuti, lodandone la probità, la pietà, revolmente menzionati ne' più antichi
il zelo, degno de' vescovati di Viterbo e martirologi, e uoa si può quiudi dubi-
T

422 V 1 VI T
tare che non abbiano sostenuto eroica- nonico regolare di Oìgnies nella dioces*
mente la fede; ma non si ha notizia della di INaniur, fu parroco nella propria pa-
loro vita. Leggesi ne' loro atti ch'erano tria, dov' ebbe tulio 1'
agio di far cono-
iiciliani di nascita. Vito, di ragguardevo- scere l'eccellenza nel ministero di sua pre-
le famiglia, ebbe a nutrice una cristiana, dicazione, in cui esercilavasi con incredi-
cbian)ataCrescenzia, la quale insiemecon bile frutto delle anime. Tuttavolla l'Ou-
Modesto suo marito, lo allevò ne'princi- din nel Commentario degli.<;crittorieccle-
pii della vera religione, e gFinspirò vivi 5/a,$//c/,eBellarmino ììt%\\ Scrittori eccle-
senticuenti dì pietà. Ilas padre di Vito, a- siastici, che a lungo parlano di lui, rife-
diralo nello scorgere in esso una insupe- riscono che prima fu fatto parroco d'Ar-
rabile avversione all'idolatria, dopo ave- genteuil dal proprio vescovo, e poi si ri-
re usato ogni surla di mali trattamenti tirò tra' canonici d' Oignies nel mona-
per vincerlo, lo consegnò barbaramente stero di s. Maria di Villebrouque nel Bra-
a Valeriano governatore della provincia, bante, e poi nel suddetto d'Oignies nel-
il quale però non ebbe miglior successo le Fiandre. Destinato nel 12 io da Inno-
nei mezzi di cui si servi per espugnare cenzo HI legato apostolico nel territorio
la sua costanza nella fede, ed indurlo ad di Tolosa, nel Biabante e nella Germa-
ubbidire agli editti deiriroperatore. Cre- nia, promulgò con successo la crociata
scenzia e Modesto lo sottrarono dalle ma- contro gli eretici albigesi,de'quali fu acer-
ni de'persecuIori,e fuggirono con esso in rimo persecutore, e poi seguì crocesigna- i

Italia; ma furono presi nella Lucania, e ti io Levante, dove mollosoftiì per la cat-

riportarono la palma del martirio. Ciò tolica religione. Viene da alcuni storici
avvenne nella persecuzione di Dioclezia- accusato come uomo tenace del proprio
no, cioè al principio del IV secolo. Sono parere, per cui pretendeva che ne'consi-
onorati il i5 giugno. gli di guerra, icrocesigoati si conformas-
VlTOiNE(s.), detto in francese s.Van- sero a'suoi sentimenti, lo che si dice riu-
ncs , vescovo di Verdun. Abbracciò in scì loro funesto io Egitto. Licito prima
fresca età la vita monastica, e circa l'an- vescovo d' Acri Toleniaide (/^.), co-
no 49S fu innalzato sulla sede episcopa- m' eragli stalo predetto dalla b. Maria
le di Verdun. adoperò con instancabi-
Si d'Oignies^ si trovò all'assedio di Damia-
suo gregge,
le zelo alla santificazione del ta, dove diede saggio il più nobile di sua
ed miracoli col suo mezzo operati da Dio
i religione e carità, riscattando que' fan-
confermarono l'alta opinione formatasi ciulli che si trovavano in quella città per
delia di lui santità. Estenuato dalle pa- farli educare nella cattolica credenza. Fu
storali fatiche e dnlle austerità, mori in- quindi dal clero e dal popolo di Geru-
torno l'anno 5i5. E onorato il 9 novem- salemme richiesto per governare in qua-
bre. V. Vanìves (s.), congregazione del- lità di patriarca quella chiesa vacante,
l'ordine di s. Benedetto, per la celebre chesecondo l'opinione comune degli scrit-
badia formata sotto il suo nome a Verdun. tori non gli fu accordata dal Papa, il qua-

VriRÈ Roberto, Cardinale. Fedi le voleva valersi di lui in servizio della


Beitto Boberto, ed il voi. Ili, p. 244« Chiesa universale, ma in suo luogo offri

VlTRl' oVlTRlACOJAcoro,Cflr^i- il Papa al capitolo di Gerusalemme il

nale. INacque in Argeiiteuil o Argentaux vescovo di Nantes per quella patriarca-


non mollo discosto da Parigi, o come le. In tale occasione visitò tulli i luoghi
altri vogliono in Vitriaco castello di tal consagrati dnlla presenza della B. Ver-
diocesi sulle rive del Senna, si die' con gine, di cui era divolissimo, come lo di-

gran fervore a coltivar le scienze nell'uni- mostrò nella legazione contro gli albige-
versilà di Parigi, e dopo essere stato ca- si, che negavano il suo culto e invocazio-
I

V IT V T 423
«e, e contro i nestoiiani, che prelenJe- mente si potrebbero ritrovare su' popo-
vaiio di toglierle l'incomparabile e sin- li e Provincie orientali, ed ancora varie
golarissimo pregio della divina njalerni- notizie riguardanti le provincie d' occi-

tà, che però lutti furono da lui con va- dente per illustrare la storia; una let-

lide ragioni e colla forza d'invincibili ar- Damiata,un commen-


tera sulla presa di
gomenli, confusi, snaenliti e vinti. Visi- to su'4 Evangeli, ed allreopere. Il Buoo-

tò principalmente la s. Casa di Naza- garsio aderma d'aver veduto in Londra


reth dove nello stesso giorno in cui la B.
, la Storia orientale mss. del cardinale,
Vergine fu annunziata ivi dall'Angelo, nella quale l'amanuense pose il nome di
vi celebrò i divini misterij e poi il Pre- Pietro patriarca gerosolimitano erronea-
sepio o grotta di Betlemme. Avendo sod- mente.
disfatto alla sua divozione,sipose in viag- VITTEMBERG Francesco Gugliel-
gio per tornare a Roma, preservato da mo, Cardinale, f. Vattembebgh.
una spaventevole burrasca di mare, per VITTIMA. F. Sacrifizio.
Maria d' Oignies,
intercessione della b. VITTORE (s.) di Marsiglia, martire.

che gli apparve in sogno, e predisse mol- In mezzo alla costernazione, che l'arrivo
le cose, le quali poi si verificarono. In dell'imperatore Massimiano, fiero perse-
Bonia fu ricevuto con grande onore da' cutore de'cristiani, produsse a Marsiglia,
cardinali, fra'quali da Ugolino Conti suo Vittore uffìziale nelle truppe romane an-
amicissimo, e da Fapa Onorio III, nelle dava notte tempo a visitare i suoi fratel-
cui mani rassegnò la sua ricca chiesa d'A- li, per esortarli a disprezzare la morte e
cri, e ottenne facoltà di tornarsene tra* tenersi fermi nella fede. Fu perciò arre-
suoi canonici. Ma eletto Papa il cardi- stato e condotto davanti a'prefetti Aste-
nal Conti col nome di Gregorio IX, por- rio ed Eutichio, i quali dopo avere inva-
tatosi per congratularsi di sua esaltazio- no tentato di sedurlo, lo mandarono al-
ne, fu da lui nel dicembre 1228 crealo l'imperatore. Questo non avendo potuto
1229
cardinal vescovo di Frascati, e nel smuovere colle minacce la di lui costan-
una bolla per la chiesa di s.
sottoscrisse za, lo fece legare pei piedi e per le mani^
Giorgio Maggiore di Venezia. Dopo di e comandò che fosse tratto per le contra-
che ritornando nelle Gallie, niuuito della de della città, esposto agi' insulti e agli
autorità apostolica per abbattere comple- scherni della ciurmaglia, volendo con ciò
tamente r eresia degli albigesi, die'nuo- intimidire i cristiani; ma il coraggio del
ve prove del suo mirabile zelo. Indi in- raartire riempivali invece di nuovo ardo-
tervenne alle elezioni di Celestino IV e re.Vittore fu ricondotto lutto coperto di
Innocenzo IV, e come visse, virtuosamen- sangue dinanzi a'giudici, i quali bestem-
te morì in Roma con grande opinione miando in sua presenza la nostra santa
di santità nel I244- Trasportalo in Oi- religione, lo strinsero di nuovo a sagrifi-
gnies fu sepolto in quel luogo medesi- care agl'idoli; ma egli dichiarò che li di-
mo, io cui riposa la b. Maria di Oignies, sprezzava, e ch'era pronto a qualunque
in un nobile e magnifico monumento fre- supplizio per Gesìi Cristo. Fu quindi a
giato d' elegante e lungo elogio in ver- lungo tormentato sul cavalletto, e allor-
si. Scrisse questo pio e dotto cardinale quando i carnefici furono spossati, venne

parecchie opere, la più commendabile rinchiuso in im oscuro camerotto. A mez-


delle quali è la sua Storia orientale, ri- za notte Iddio lo visitò col ministero de'
portata dal Marlene nel l. 3 de' suoi A- suoi angeli.La prigione fu rischiarata da
nedocti, con 4 lettere scritte dal cardi- una luce più scintillante del sole, e il mar-
nale a Onorio III. In tale istoria si leg- tire vi stava cantando con quegli spiriti
goao quelle uolizie che altrove dilHcil- celesti le diviae lodi. Tre soldati , che
4^4 viT V I T
guardavano la prigione, rimasero cos*i col- co VI servai di chiesa ad un monaslerc
piti da quel prodigioso chiarore, die get- reale di canonici regolari, che vi fu fon-
tatisi a'piedi di Vittore gli cliiesero il bat- dato e porta il nome del suo glorioso pro-
tesimo. 1 loro nomi erano Alessandro, tettore, parlali nel voi. VII, p. 264. La]
Longino e Feliciano. Dopo averli istrui- sna festa si celebra il giorno 20 di luglio.]
ti, mandò nella medesima notte a cercar VITTOEE (s.), martire. Serviva nel-
de* preti, e tutti insieme recaronsi sulla l'armata dell'imperatore a Milano. Es-
riva del mare, dove i novelli convertiti sendo cristiano fu arrestato, e per ordi-
furono battezzati, facendo loro da padri- ne di Massimiano fu tormentato sul ca-
no Vittore; indi tornarono alla prigione. valletto. Non valendo questo supplizio a
Venuto iu cognizione di ciò l'imperato- smuovere la sua costanza nella fede, fu
re, mandò a prendere Vittore e le tre condannato a perdere la testa. Il suo mar-
guardie, e li fece condurre sulla pubbli- tirio avvenne nell'anno 3o3. S. Ambro-

ca piazza, dove il popolo svillaneggiando gio parla di lui come d'uno de' più illu-
il santo, voleva obbligarlo a far tornare stri santi della Chiesa milanese, e s. Gre-

al paganesimo le tre guardie; ma egli ri- gorio di Tours riferisce che la sua tomba
spose non poter distruggere il bene che era celebre per molti miracoli. La chiesa
avea fatto, e i nuovi convertili fermi nel- che porla il suo nome a Milano, appar-
la confessione di Gesù Cristo furono de- tenne ai religiosi Olivetani, che la fecero
capitati. Vittore chiese colle lagrime agli rifabbricare con molta magnificenza, e
occhi di esser partecipe del loro martirio; quando s. Carlo ne fece la dedicazione vi

n>a dopo essere stato di nuovo esposto a- trasferì solennemente le reliquie del san-
gl'insulti del popolo e crudelmente battu- to martire, il quale è onoralo il giorno 8
to fu ricondotto in prigione. Tre giorni di maggio.
appresso l'imperatore lo richiamò al suo VITTORE (s.),d'ArcissurAubenella
tribunale, e gli ordinò di adorare un ido- Sciampagna.Disceso da ragguardevole fa-
lo di Giove ch'era stato posto sopra un n)iglia, mostrò pur dall'infanzia le più fe-

altare con deli' incenso. Vittore, inorri- lici disposizioni per la virtù. La preghiera,
dito, percosse con un calcio l'altare e ro- il digiuno e la elemosina formavano le sue
vesciò l'idolo. Il tiranno per vendicare! più care delizie. Datosi con profitto allo
suoi dei, gli fece tagliar il piede, indi co- studio della sagra Scrittura, si rese reli-
mandò che mola d'un
fosse attaccato alla gioso. L'amore del ritiro lo indusse a
molino e stritolato. Essendosi la macchi- rinunziare alle funzioni esteriori del mi-
na spezzata, ne fu staccato mezzo morto nistero per dedicarsi interamente allacon-
colle ossa inuanle, poscia gli fu troncata templazione nella solitudine. In questo
la lesta. Il suo corpo con quelli di Ales- sanloesercizio fece si rapidi progressi, che
sandro, di Longino e di Feliciano furo- l'anima sua era del contìnuo unita a Dio,
no giltati in mare ; ma sospinti alla ri- e sembrava un angelo rivestilo di corpo
va, i cristiani li seppellirono in una grot- mortale. Anche vivo fu onoralo del dono
ta scavata nella rocca. Kel V secolo Gio- de'miracoli. Mori nel VI ovvero nel VII
vanni Cassia no fabbricò presso la tomba secolo, a Saturnino detto oggidì Saint-
di 8. Vittore un monastero, che ricevette Vitre, lungi due leghe d'Arcis nella dio-
poi la regola di s. Benedetto. Le sue re- cesi di Troyes. Edifìcossi una chiesa sul-
liquie sono custodite in quella chiesa, a la sua tomba, e nell' 887 venne traspor-
riserva d'una porzione che fu trasporta- tato il suo corpo nell'abbnzia di Montier-
ta a Parigi, e deposta nella cappella fab- liamey de' benedettini. La sua festa è se-
bricata io onore del santo martire, che gnata a' 26 febbraio.
poi ingrandita sotto il regno di Lodovi- VITTORE 1 (s.), Papa XV. Africa-
VIT VIT 4^5
no da alcuni annovera-
e figlio di Felice, onde prevenire i mali che potevano na-
to fra'canonici regolari, risplendenle per scere dalla dilTerenza di cui si trattava.

santa vila e per le più belle virtù, fu tro- Pure per un altro motivo di carità e di

vato degno di sostituirlo a s. Eleuteiio, prudenza, egli si trattenne dallo spinge-


onde venne creato Papa il .° giugno del i re più oltre il rigore, e seguì in ciò l'av-

194- Perchè il silenzio nella causa sulla vertimento di s. Ireneo, nella lettera che
celebrazione della Pasqua (7^.), trattata gli scrisse in nome suo e de' fedeli delle

senza decisione da s. Aniceto Papa circa Gallie. Attesta s. Firmiliano , che le di-
iltempo, nella contesa ch'ebbe con s. Po- verse pratiche di Roma e di altri paesi
licarpo vescovo di Smirne nell'Asia, col in siffatta celebre contestazione, non rup-
quale se fu diviso nella sentenza non pe> pero giammai la pace, né T unità della
rò lo fu neir animo, non fosse reputato Chiesa cattolica. Dicesi ancora avere or-
consenso della s. Sede, né la permissio- dinato s. Vittore I che non si potesse am-
ne de' Pontefici romani suoi antecessori ministrare solennemente il Datlesimo
fosse giudicata necessità , nel concilio di (/'.), fuorché la domenica di Pasqua e
Roma tenuto nel 196 o nel 198, ordinò di Pentecoste {^.), del quale punto ri-

e stabilì s. Vittore 1 contro i Qitarlode- parlai nel voi. LXVII , p. 33. Dichiarò
cimani (^',) , che la solennità della Pa- similmente, che ogni qualunque acqua
squa di risurrezione si celebrasse secon- naturale poteva servire al battesimo,
do la tradizione degli Apostoli, non già quando lo richiedesse la necessità si può :

nel giorno del plenilunio, ma solamente vedere Fonte BATTESIMALE. Egli si mostrò
nella domenica dopo il plenilunio dell'e- degno successore degli Apostoli , oppo-
quinozio verno. Questa sentenza ponti- nendosi con vigore all'eresie che sorsero
fìcia fu ricevuta dalie chiese d'Asia in dì- al suo tempo, come dice il Butler: com-
versi concilii, ma siccome il vescovo d'E- battè tutti questi eresiarchi, e procurò di
feso in un'assemblea de' vescovi dell'Asia spegnere gli scandali al loro nascimento,
minore, gl'indusse a continuare a cele- dopo aver mostrato tanto zelo nella di-
brare tal festa il giorno 1 4 della luna di sputa rispetto alla celebrazione della Pa-
marzo, s. Vittore I voleva fulminar loro la squa. In diversi concilii tenuti in Roma,
Scomunica (/^.) come disubbidienti, ma scomunicò Teodoto o Teodete Coriario
pare che non oltrepassasse le minacce, e o conciatore di pelli a Bisanzio, Ebione
questa opinione sembra la più probabile, e Artemone da' quali presero scuola gli
ovvero che fu limitata alla privazione di eresiarchi capisetta de' Teodoziani, Sa^
sua particolare comunione (interrompen- mosatenì, Nesloriani, Noeziani , e Sa-
do con essi il commercio delle Lettere pa- helliani (7 •), che ereticamente predica-
cifìche,di cui riparlai nel voi. LIlI,p.io3, vano Cristo solo uomo e non Dio; Va-
e altrove, e l'invio della ss. Eucarislia o lentino capo de' Valentinìani (^.), che
òt\\'Eulogie),e poi gliela restituisse. Sul- oltre ad altri errori ammetteva molti Dei,
le diverse opinioni di s. Vittore I su que- ed insegnava che il corpo di Cristo era
sta grave controversia, ragionai ne' ci- celeste Teodete discepolo del detto Teo-
;

tali articoli. E
come si regola col ple- doto di Bisanzio chiamato il Trapezita
,

nilunio di marzo, nel voi. XC, p. 192. o Banchiere, autore delia setta de'Me/-
Lo scisma che il prete Bhisto avea for- chisedecchiani [J^.) y che pretendevano
mato in Ruma, in occasione di questa essere Melchisedecco maggiore di Gesù
calorosa disputa, e per il quale era sta- Cristo ; Montano altro eresiiirca che die*
to deposto da s. Eleuterio, fu senza dub- origine alla setta de' Moni a nis ti (f^.), la
bio il motivo che determinò s. Vitto- cui ambizione e orgoglio lo condussero
re I a dover mostrare della severità, aireutusiasiuo per cui s' infìnse d'essere
4^6 V I T V IT
illuminalo e cadde io gravi errori. Ter- cristiani martirizzali, sicché non pare do-
tulliano che divenne montanista verso il versi a lui negare tal gloria. Fu sepolto
fine della vita di s. Vittore I, dice cheque- nella basilica Vaticana, in cui si venera
sto Papa mandò comunione a'
lettere di il suo corpo, celebrandosi la festa nel dì
pretesi profeti seguaci di Montano. E' fa- anniversario di sua gIorio!<a morie. Il p. d.
ci! cosa il comprendere come potesse es- Ceillier, Hist. gcnér. des auteurs ecclé-
sere ingannato, poiché trattavasi d'una siastiqnes, t,2,cap. ly.dice che a s. Vitto-
cosa di fatto, ed egli era lontano da'iuo- re I si attribuiscono opere, che non sono
ghi ove viveano le persone; i moatani- degne di lui, quali appuntosouu le 4 l^el-
sti d'altronde tenevano celali i loro vizi tere che vanno col suo nome, due delle
ed i loro empi dogmi sotto la maschera quali furono inserite nelle Decretali a^a-
dell'ipocrisia. Ma tosto che s. Vittore I crife. Di queste 4 Lettere lai.* è diretta
fu informato del vero stato delle cose, ri- a Teofilo arcivescovo di Cesarea di Pa-
vocò le sue lettere e condannò novatori. i lestina, che in essa celebrò il concilio per
Taziano caposetta de' Tazianisti (^.^, accettare il suo decreto sulla Pasqua; la
naufragò pure nella fede, insegnando due 2." agli Africani ; la 3.* è indirizzata a
principii, l'uno buono, l'altro cattivo, con Desiderio vescovo di Vienna di Francia;
altri errori. Vedasi il Libello Sinodico ad un vescovo chiamato Paracoda.
la 4'"
presso Labbé, Condì, t. r, p. 602; Ar- Il s. Girolamo, De Viris illustri-
dottore
duino, Concil. t. 5, p. 249? ; Fabrizio, bus, cap. 34 riferisce che s. Vittore [
I

Bìblici, Gracc. 9 e Butler nel-


1. 1 1 , p. 1
1 ; scrisse alcuni opuscoli sopra la controver-
la Villi di s, Villore I Papa, Condan- sia della Pasqua, e sopra altre materie ;
nò pure capo degli e-
l'eresiarca Prassea ma veramente non si ha nulla degliscritti
retici Prasseani e Palropassiani (V.)^ di questo Pontefice, e lo assicura il citato
pe* suoi empi errori. Da questo fervoroso p. d. Ceillier. La
Sede vacò io giorni.
s.

zelo di s. Vittore I in condannare ne- i VITTORE 11, Papa CLIX. Gebeardo


mici della cattolica fede, apparisce trion- nacque in Innspruckde'conti di Kevv nella
falmente con quanta ingiuria alcuni anti- Svevia, altri dicendolo conte Calbeose, ed
chi scrittori osassero falsamente calun- altri vogliono di Coirà nella S'ir izze r a{^f' .).

niarlo di eresia, dalla quale sodamente Essendo monaco benedettino, parente e


Io difende un anonimo presso Eusebio, intimo consigliere dell'imperatore Enri-
Hist. eccl., Iib. 5,cap. 28. Io due ordi- co III, fu fatto vescovo d'Eichstett nel

nazioni nel dicembre creò 12 vescovi, 4 IO 52 da s. Leone IX. Nella biografia dii
preti e 7 diaconi. Governò la Chiesa di s. Gregorio VII narrai, che essendo e-
Dio 9 anni, un mese e 28 giorni. Pati a' gli il celebre Ildebrando suddiacono del-

28 luglio del 2o3 veramente Viltore^ , la Chiesa romana ed economo della s. Se-

perche martire per V ecclesiastica tra- de, di essa e del governo della Chiesa di-
dizione, come scrive s. Nicolò l neil'^^- venne l'anima regolatrice, e seppe ispira-
pw/. 9, presso Labbé,CoAid/.,t.8,p. 34 1. re a'suoi predecessori suo vasto subii il

Anche alcuni scrittori del V secolo lo chia- me concetto, di sottrarre la Chiesa dallo-
mano martire, e il suo nome si trova con stato, il potere spirituale dal temporale,
questo titolo io un antico Pontificale del far quellomaggior di questo, rendere il
35o. 11 Pagi crede però che s. Vittore I Papa indipendente dall'imperatore e ren-
non sia morto per la spada, perchè non derlo più di questo subii me, oltre la restau-
è appellalo se non confessore in alcuni razione delladisciplina ecclesiastica. Mor-
Martirologi. Per altro la sua dignità e il to s. Leone IX a' 19 aprile io'i4, il clero
suo zelo lo esposero così naturalmente e popolo romano inviarono Ildebrando
al martirio, al tempo che vi ebbero molti in Gennaoia ad Eolico HI onde conve-
VI T V I T 427
nire suIT elezione del successore, puìcliè venisse basalo il principio, risiedere nel

in que'iniseri tempi non si trovava nella solo Papa l'autonlà di creare l'imperato-
Chiesa roiuana piopi iamente un soggetto re, di accordargliene o di lorgliene il ti-

idoneo alla suprema dignità, come lasciò tolo e le insegue. Quiudi il Papa passò
scritto Leone Ostiense, Chron. Casin., io Firenze per incontrare l'imperatore

lib. 2,cap. 8g, presso Muratori, Script. Enrico IH ch'era disceso in Italia, con-
rer. Italie, t. 4, p- 4o3. Pertanto Ilde- ducendo seco quali prigioniere Beatrice
brando in Magonza disegnò Papa Ge- e sua figlia gran contessa Matilde (sde-
beardo di specchiala integrità, oou'senza gnalo perchè lar.' avesse sposato Golfre-
TÌrluosa ripugnanza (veramente ilVoight do suo nemico), ed alla sua presenza vi
nella bella Storia di Gregorio FII, in cui celebrò quel concilio che descrissi nel voi.
descrive pure il pontificato diVillore U, XXV, p. 61, in cui vietò d'alienare be- i

convenendo nella saviezza e riputazione ni di chiesa e condannò Berengario ch'e-


di Gebeardo, aggiunge, e d'altra parte ra ricaduto nell'eresia, lo che si legge in
non senza troppa ambizionedella tiara : s. Pier Damiani, Epist. 12, t.i, lib. 4) ?•
Leone Ostiense riferisce che non amasse 60 ; ed in Mabillon, Analect., l. i_ in
i monaci) ; quindi lo propose all' impe- de miiltiplici Berengarii
obscrv. pratviis
ratore, quale benché propendesse per
il damnalionc. Tornalo Vittore II in Ro-
altri, l'approvò nella lusinga di poter per ma, nelio56 a richiesta d'Enrico III par-
esso meglio influire sull'Italia, ludi Ilde- tì per Germania e lo trovò in Goslar, ce-
brando condusse il vescovo in Roma, e lebrandovi con pompa
la festa del s. Na-

colla di lui opera e raccomandazione im- tale. Ebbe rimanente del ducato
daini il

periale, ivi fu eletto dal clero e popolo di Spolcti (F,), e così il suo nome fu re-
romaoo, a' quali spettava, benedetto nel gistrato nella serie di que'duchi. A tale
giovedì santo a'i3 aprile io55, ed intro- articolo dissi pure, che l'imperatore gli

nizzato a'i6 dello slesso mese. Frese il conferì il governo d'Italia, o della Mar-
nome di Vittore II, ovvero glielo impo- ca Fermana, laonde si sottoscriveva Dux
sero i capo-scriniari o prolonolari j e et Marcìiio come notai pure nel voi.
,

volle ritenere ilsuo vescovato d'iiichstell. XLVIII, p. 88. Il che conferma Leopar-
Poco dopo il Papa spedi Ildebrando per di, Series Rectoruni Anconitauae Mar-

legato in Francia per estirparvi la simo- c/t/«e,airannoio56, dicendo che Eurico


nia, e indurre Berengario capo àe Sagra- III Io costituì marchionem et ducem. Af-

vientarif ad abiurare i suoi errori. L'im- flittor imperatore che andava male la
peralore a persuasione d'Ildebrando fece guerra mossagli da GolFredo e che la ,

pregare il concilio di Lione o di Tours, miseria e la desolazione gravavano suoi i

di vietare a Ferdinando 1 re di Casti- stali, amarezza fu sorpreso da


in tanta
glia e di Leon, di usare l'usurpato titolo grave infermila. Sentendo Enrico III av-
d'imperatore, contro il diritto e la con- vicinarsi il suo fine inBoenfeld o Bodsfeld,
suetudine, per quanto riportai nel voi. in presenza del Papa, de'dignitari della
LXVill, p. 84, perchè Vittore II con de- Chiesa e deU'imperOjpresenlòper succes-
creto glielo proibì con minaccia delle cen- sore il figlio Enrico IV, poi persecutore

sure ecclesiastiche, ed il re ubbidì al pon- acerrimo della Chiesa, ne aflidòla tutela


tifìcio comando, come attestano Darunio al Papa e all'imperatrice Agnese (dalla
all'anno io55, n. 25; LabLé, ConciL, quale essendosi poi soUralto, 1' impera-

t.
9, p. loBi Arduino, Condì., l. 6, p.
; trice si ritirò io Roma e morì , per
ivi

1 o4 1 . Osserva Volghi, che dimostrò 12u- quanto accennai a Subiaco, parlando del-
rico III di riconoscere per questo alto la visita che fece del s. Speco), spirando
egli stesso, o per lo ineau permelteva che io mezzo a sì augusti personaggi a'5 et*
428 V T I VI T
tobreiooG. Enrico IV di 5 anni gli sue chiesa di s. Reparala, e si legge in Pape«
cesse come le de'roniani, per risoluzione brochio, Propylaco, p. igi, d. 3, e neM
della dieta imperiale e col permesso di Barouio, Annali, a\\' anno io57, n. 9.^

Vittore 11 , il quale lo riconciliò nel si- Governò la Chiesa universale 2 anni, 3


nodo di Colonia, con Baldovino conte V mesi e 1 6 giorni, encomiato pure per ave-
di Fiandra e col suddetto Goffredo il re nella fanciullezza d'Enrico IV, della
£arbiito duca ài Toscana e Lorena {^F.) cui educazione senza successo prese pecu-
nemici terribili del defunto. Vittore II liare cura, riassettato gli ordinamenti del-
dopo avere sistemato molte cose degli or- l'impero germanico. 11 Cardella riporta
dinamenti dell'impero germanico, e ce- due cardinali creati da lui. Giovanni ve-
lebrata la festa del Natale in Ratisbona scovo di Tivoli, e Pietro vescovo di La-
con Enrico IV, nelioSy parti per l'Ita- bico che sottoscrisse con ad un pri- altri

lia e Roma ove giunse in aprile, e donde vdegio accordato dal Papa monastero al
poco dopo riparti ad istanza di Goffx'edo di s. Felicita di Firenze, lo però aggiun-
per Toscana, cioè dopo avervi celebrato gerò, cheGiuniano Federico di Lorena,
a'i8 aprile un numeroso concilio, in cui fatto cardinale Leone IX, d'ordine
da s.

fu scomunicato per simonia Guifredo di che inviò a


di Vittore II e perii legato
Karbona. Fu allora che onorò di sua pre- Monte Cassino (F.j, fu eletto abbate di
senza Ascoli nel Piceno; onore che al- quell'insigne monastero nel 1057. Por-
l' illustre città comparti pure nel decli- tatosi a Firenze per essere consagralo
nare dello stesso secolo Urbano lì. Pa- dal Papa, perchè Tavea approvato. Vit-
pa Vittore 11 fu dotato di grande eru- tore li da diacono lo dichiarò dell' ordi-
dizione e prudenza, e tollerava, ancor- ne de'preti, e confermò privilegi del mo- i

ché Pontefice, con singoiar pazienza l'in- nastero, indi gli successe dopo 5 giorni
giurie fattegli da'romani agitali dalle fa- col nome di Stefano X. Vacò la cattedra
zioni e perciò irrequieti. Siccome Vitto- di s. Pietro 5 giorni.
re II si mostrava zelantissimo esattore VITTORE III, Papa CLXV. Desi-
dell'osservanza de' decreti del suo pre- derio e chiamato al secolo Deuferio o
decessore s. Leone IX, contro
simonia la Daiferio, sorti i suoi natali dall'illustre
e l'incontinenza de'chierici, molti diven- e potente famiglia Epifania de' conti di
nero suoi nemici e cospirarono per to- Marsi, e figlio del principe di Benevento
tradimento la sua preziosa vita.
gliergli a (pare Pandolfo III,o altro ucciso da'nor-
Certo suddiacono con sacrilega empietà luanni) ove nacque. Siccome pieno di
gli preparò il veleno nella sagra bevan- religione e di timore di Dio, preferendo
da del calice salutare, ma Vittore II fu la virtù della castità, fino da'suoi verdi
preservato da Dio con doppio prodigio, anni abbandonò il mondo e le splendi-
e venne liberato dal grave pericolo ; poi- de nozze stabilite dal padre per conti-
ché il calice all'improvviso divenne cosi nuare la successione della propria stirpe
pesante, che il Papa non potè più ma- come figlio unico, ma il genitore viva-
neggiarlo, e l'infame chierico fu dal de- mente oppose alla sua determinazione.
si

monio assalito. A vendo Vittore li sofferto Frattanto il padre fu ucciso in guerra


tutto con invitta pazienza, come notò il da' normanni, e quantunque Deuferio
ricordato Leone Ostiense, lib. 2,cap. qi, non contasse che circa 20 anni di età,
mori a'28 luglio 1057 in /^/rc^se (que- preso dalla vocazione di consagrarsi alla
sta parola e quella, e passato, mancan- vita monastica, dopo averla ben matu-
do nel voi. XXIX, p. i35, col. 2, lin. 35, rata col suo confidente Giacinto mona-
cioè dopo ove, sembra erroneamente che co, in un giorno a ora di vespero facen-
luoiisse in Roma), ed ivi fu se[)ollo Della do mostra di andare a diporto, montato
V I T 429
I a cavallo insieme cui monaco, si porlb ss. Trinila della Cava di quella diocesi.
'
alla chiesa di s. Pietro Maggiore fuori eli A questa novella furono tali i clamori
Benevento, ed entralo in essa con Giacin- della madre e degli altri suoi congiunti,
to per orare, lasciati i suoi servi in cuslo- che si vide obbligato Landolfo VI prin-

I dia de'cavalli e della spada, usci destra- cipe di Benevento, di condursi in Saler-
'
mente per una porticella di quel tempio, no perchè Daiferio fosse restituito a'suoi;
ed a piedi dopo 8 miglia giunsero all'e- né l'ottenne da Gisolfo li se non a con-
remo del monaco Santari; presso di que- dizione, che gli fosse permesso dimorare
sti restò Daìferio , e Giacinto tornò a nel monastero di s. Sofia, sub nionasd-
Benevento, come si ha da Leone Ostien- ca professione, come si esprime il citato
se, Chron. Casin., lib. 3, cap. 2. I servi Leone Ostiense nel cap. 4- Vi fu dun-
poi non vedendo uscire più dalla chiesa que condotto dallo stesso Landolfo VI io
il loro signore, entrati in essa s'avvide- compagnia de' suoi parenti, e ricevuto
ro ch'era fuggito, e restituitisi a casa lo con molto piacere dall'abbate Gregorio; e
manifestarono alla madre e a' parenti. perchè, come scrive il detto Leone nel
Questi però facendone subito diligenti cap. 5, JJniversìsdesidcrahiliserat,tuiic
ricerche, lo trovarono nel romitorio di primuin mutato eìiis nomine, Desicìe-
Santari, e strappatogli di dosso l'assunto riiun appellari praeccpil: nam usqiie
abito monastico, lo ricondussero in Be- ad id teinpus Daiferius vocabalur. Si
nevento. Quivi saldo il pio giovinetto trattenne Desiderio per alquanti anni
nella vocazione religiosa, si trattenne in s. Sofìa, menando vita religiosissima
presso madre quasi un anno, ben guar-
la ed esemplare. Ma crescendo di giorno ia
dato da'suoi perchè nuovamente non si giorno in lui il fervore di perfezionare la
involasse. Io seguito cessato il sospetto di vocazione e nella penitenza, consideran-
fuga, gli fu permesso di andare libera- do per l'altra parte, che non poteva es«
mente all'episcopio, ch'era vicino alla ca- sere veramente perfetto monaco in pa-
sa materna. Governava allora il celebre tria, ottenne di trasferirsi nel monastero
monastero di s. Sofìa di Benevento, Si- di Nostra Donna edificato in una delle
conolfo con titolo di preposto, il quale 3 isole di Diomede ossia di Tremiti nel
ben sapendo qual fosse l' intenzione di mare Adriatico, poi chiamata di s. Nico-
Daiferio, e quanto all'opposto la contra- lò, le altre due denominandosi di s. Do-
rietà e gelosia in cui lo tenevano suoi i mino Capparara, che io seguito da*
e di
parenti, incominciò ad aver con lui de' benedettini passarono in proprietà de'ca-
colloqui notturni, e scorgendolo sempre nonici regolari Lateraneosi. Per piti me-
più costante nella presa risoluzione, in si Desiderio dimorò in quest'isola, e fu
una notte e nell'età di 22 anni dopo a- tale l'affelto che gli pose l'abbate del mo-
verlo rivestito della cocolla monastica, nastero, che già pensava di cedergli il

senza por mente al prescritto Be- da s. governo dell'abbazia; ciò che penetratosi
nedetto nella sua regola, ed a quanto a- da Desiderio, per evitare la prelatura,
vea di poi ordinalo neir847 il concilio procurò che l'abbate seco lo conducesse
d'Aquisgrana, nel 1048 fattolo salire a per affari monastici a Chicli. Quivi es-
cavallo seco lo condusse a Salerno ivi : sendo stretta parente di Desiderio la mo-
lasciatolo, fece tosto ritorno a Beneven- glie di Trasmondo conte di quella città,
to. Pertanto Daiferio implorò il patroci- tanto seppe adoperarsi che rimase nella
nio di Guai maro IV o meglio del suo sua corte. Passò poi ad abitare per 3 me-
figlio Gisolfo li principe di quella città si in somma austerità nell'eremitico mo-
e suo parente, dal quale ottenne d'essere nastero di Maiella nell'Abruzzo non lun-
pollato nel monastero beuedetlino della gi da Sulmona (ove poi s. Celestino V
a

43o V I T V T
I

fondò l'ordine òe Celestini). Iodi richia- viso, che Stefano X era morto in Firenze
mato, per ordine espresso di s. Leone IX a'29 marzo. Si trovò perciò obbligalo
e diretto al priore dell'eremo, ritornò al Desiderio a retrocedere, per assumere il

monastero di s. Sofìa, ed allora fu che governo dell'abbazia di Monte Cassino,


essendosi il Papa recato in Benevento nella quale fu installato abbate a' 19 apri-
nel io53 colle sue milizie, per passare le. Avea il cnonastero molto palilo per
in Puglia a frenare l'orgoglio de'cooqui- le devastazioni e incendio de'saraceoi, e
statori normanni, Desiderio per mezzo da quel tempo andato in qualche deca-
del cardinal Umberto vescovo di Selva denza, avendolo Pandolfo principe di
Candida e del cardinal Giuniano Fede- Capua spogliato di molli beni, vasi e u-
rico di Lorena, contrasse tanta familia- tensili sagri, e vessato co' normanni co*'

rità con s. Leone IX, che spesse volle quali era in lega. 11 perchè Desiderio e-
ebbe l'onore di servirlo da diacono, con molando i suoi munifici predecessori, in»
leggergli l'Evangelo nella messa, come tra prese la decorosa ricostruzione delle
notò Leone Ostiense, e di sé stesso narra fabbriche del monastero, e la riedificazio-

Desiderio ue'suoi Dialoghi. Aweaoe poi, ne della chiesa con sontuosa maguificeu-
che ammalatosi Desiderio si dovè porta- za.Intantoil PapaNicolò II nel sabato de*
re per la cura a Salerno, con felicissi- 6 marzo io5c) creò in Osimo cardinale
mo successo per fiorirvi la famosa scuola Desiderio, dell'ordine de'preti e col titolo

Salernitana. RitornaloDesìderio in s. So- di s. Cecilia, e nella seguente domenica U


fia, di là insieme con Alfano nobilissi- confermò e consagrò (si badi all'avverlea'
mo chierico di Salerno, che fu poi arci- ige 32o) abbate
za falla nel vol.XCV,p. 3
vescovo di quella sede, passò in Firenze di Monte Cassino, dichiarandolo vicarie
a trovare Pupa Vittore 11, dal quale ot- apostolico nella Campania, nel principa<
tenne lettere raccomandazione perse
di lo di Puglia e nella Calabria, per la ri-

e per Alfano, a Pietro 1 abbate di Manie forma della disciplina monastica, come
Cassino (^'.), ove recalisi furono ambe- apprendo da Cardella; adunque sembr
due onorevolmente accolti e ammessi al- che Novaes nella Storia di Fitlore HI
la monastica professione di quell'arcice- errasse neli'alFermare che Desiderio era
nobio. Da esso passò Desiderio al mona- stalo da s. Leone IX crealo cardinale dia-
stero di s. Benedetto di Capua, col gra- cono de' ss. Sergio e Bacco, indi prete
do di preposto. Nel i oSy per rinunzia di s. Cecilia da Nicolò II a'26 marzo,
di Pietro l, gli fu sostituito il ricordalo data sbagliala. Il Papa confercnò le pre-
cardinal Federico, che neli'istesso anno rogative del monastero, che sotto il car-
successe a Vittore li col nome di Stefa- dinal abbate notabilmente si ampliò nel
no X, ritenendo però il governo dell'ab- dominio spirituale e temporale. Compi-
bazìa. Essendovisi poi recalo a' 3 i di- pilasi la fabbrica della basilica, il cardi-
cembre, autorizzò monaci ad eleggere i nale pregò Alessandro lì che l'amava,
il nuovo abbate, laonde con soddisfazione solennemente consagrarla, e l'esaud'i il
di tulli e dello stesso Papa nel io58 i." ottobre 1071 con isplendido appara-
cadde la scelta su Desiderio, ma non gli to. La bjdia fiorì anche nella scienza per

lasciò il governo per averlo destinato per cura del cardinal Desiderio, ch'egli stes-
apocrisario nella legazione di Costanti- so coltivava, e ne ordinò la biblioteca
nopoli all'imperatore Isacco Comneoo. con far descrivere da'monaci vetusti co-
Subito si portò Desiderio in Bari per im- dici, promuovendo le arti liberali e mec-

barcarsi a quella volta, ma mentre quivi caniche. Ottenne nuovi privilegi alla me-
traltenevasi per aUendere l'opportunità desima, e propagò l'ordine beuedeltino,
dell'imbarco, gli fu recalo l'infauslo av- il tutto aveodo meglio narrato a Monte
VIT VIT 43i
Cassino. In tal modo Desiderio diventò non si arrendessero ad accettare il pon-
uno de'piìi preziosi ornamenti del gran tificalo. L'insuperabile ripugnanza del
monastero, celebrandolo Pietro Diacono cardinal Desiderio, afflisse cardmali
i

nella C/ironica per le sue incomparabili sbalorditi e sparpagliati dopo la pianta


virtù,Leone Ostiense cliiamandolo no» perdita di Gregorio VII, conoscendo
s.

nio prodigioso e singolare, e s. Pier Da- pregiudizievole alla Chiesa cattolica la


miani dicetululo arcangelo de' monaci vacanza della s. Sede, pel conciliabolo
ueW'Episf. iSy lib. 2, recando testinio- già tenuto in Roma dall'antipapa Cle-
nianze di sua dottrina negli opuscoli 33, mente 1084^ e rinnovato nei
111 nel
34, 35 e 36 che gl'indirizzo, degno per- iod5 nella basilica Vaticana da lui oc*
ciò d'essere annoverato Ira'letlerati d'I- cupata armata mano. Portatisi cardi- i

talia del suo secolo, anche pe'summento- nali in Pioma, ed adunatisi pe'sagri co-
vati suoi Dialoghi stampati più tardi in mizi nella diaconia di s. Lucia in Selce,
Koma nel i65i, ne' quali seguendo Tor- o in quella di s. Lucia in Seltizonio^^f^^.),
me del suo grande predecessore s. Grego- ove con violenza vi condussero il cardi-
rio I, vi descrisse alcune vite di Santi. nal Desiderio, dopo averlo iuutilmente
ibagnanimo e gran Pontefice s. Gre-
li per un anno pregato indarno ad accet-
gorio l II, come suoi predecessori, si
i tare il pontificato a cui l'avea designalo
prevalse utilmente della di lui opera, il santo suo predecessore, malgrado la
prudenza e sperienza in molte occasioni, sua ferma ripugnanza, a'24 Q^ago'^ ' 086,
nelle quali recò sommi vantaggi allaChie- festa di Pentecoste, definitivamente Io
sa,siiigularmetile ne'turbuleutissimi tem- crearono Papa, e gliposero il nome di
pi del suo glorioso e memorando ponti- Vittore III, come siha da Leone Ostien-
ficato, nella crudele persecuzione dell'im- se, forsechè per la sua renitenza nel dare
peratore Enrico 1 V,checostrinseil Papa a il consenso, anco ricusò di cambiarsi il

fuggire in Salerno, ove moria'aS maggio nome giusta il costuine. Il degno cardi-
lotìS. Tre giorni prima, pregato s. Gre- nal Desiderio sempre renitente, adduce-
gorio VII da'cardinali a SUggeri re loro chi va per ragione sua insufficienza, ed il
la
fosse opportuno e degno d'essergli sosti tul- poco tempo che gli restava di vita; pro-
io, iuquelledeplorabili e tantodisgraziate testando che preferiva dt andare pelle-
circostanze della Chiesa, segno della più grinando a questuare il pane, che ad-
fiera persecuzione, il Papa gli esortò ad dossarsi un tanto enorme peso, o almeno
eleggere o il cardinal Chalillon, o il car- si sarebbe subilo ritirato a Monte Cas-

dinal Ugo
di Die (^), ovvero il cardi- sino. Laonde diversi cardinali scossi da
nal Desiderio abbate di Monte Cassino. tanta fermezza, gli dierono facoltà di e-
£ siccome i due primi erano assenti e leggere chi volesse per Papa, ed egli no-
lontani, CO)] s. Gregorio VII racconìandò u)iiiò il cardinal Chàtillon vescovo d'O-
al sagro collegio di preferire il cardinal stia. Erano in procinto i sagri elettori di
Desiderio ch'era presente; dichiarando proclamarlo, quando si alzò un cardinale
con ispirito profetico, benchc questo ptr protestando: Essere contro i canoni il
poco tempo avrebbe occupalo la s. Se- passaggio d' un vescovato all' altro. Per
de, come racconta Paolo Bernriedense questo nuovo ostacolo i cardinali si con-
nella Fila di s. Gregorio f II, cap. i og, fermarono pel cardinal Desiderio, e di
presso Muratori, Script, rcr. Iial., t. 3, forza gl'imposero la cappa rossa papale
p. 347. Aggiunge Leone Ostiense, lib. 3, e il nome di Vittore 111, ma non pote-
cap. 65, che inoltre dichiarò e propose rono sovrapporgli la veste bianca, per la
s. Gregorio VII, ancora s. Anselmo ve- sua forte resistenza. Passati 4g'orui do
scovo di Lucca, Del caso che i tre primi pò la sua elezione, secondo Nuvaes, 8 al
432 V 1 T V IT
dire di allri, temendo gli scismalici par- piedi, e nel restituirsi il Papa in Roma,
tigiani d'Enrico IV, parti Villore III da dopo esseisi trattenuta con 8 giorni
lui

Pioraa di soppiatto, e spogliatosi degli a- nell'isola del Tevere o s. Bartolomeo a


bili pontificali e deposta la croce in Ter- parlamentare, contribuì alla ricupera di
racina, fuggì a Monte Cassino, ove a for- Castel 8. Angelo, di Ostia e di Porto oc-
za di suppliche e di persuasive ragione- cupate dagli scismatici seguaci dell'antipa-
voli, con cui i cardinali e allri energica- pa. Per frenare l'oltracotanza e crescen-
Dienle siadoprarono per indurlo a ripi- te potenza de'raaoraettani. Vittore III
gliarli, finalmente attesta Leone Ostiense pieno di zelo pel cristianesimo, apparec-
nel cap. 68, si lasciò vincere nel concìlio chiato un grande esercito da tutte parli
perciò adunato in Capita, a 2 t marzo d'Italia, massime di pisani e genovesi, e
io87,essendo domenica delle Palme, vin- speditolo collo Stendardo di s. Pietro
to dalle lagrime e dalle preghiere, ezian- (/^.)econ formidabile naviglio in Africa,
dio di quel elevo e popolo, di Cencio riportò con esso un'insigne vittoria so-
console e prefetto di Roma colla mag- pra i Saraceni {f'.), che sovente infe-
gior parte della nobiltà romana, del prin- stavano le coste italiane colle scorrerie,
cipe Giordano di Capua e di Ruggero seco portando molti cristiani in dura
duca di Calabria. Dopo due giorni d'in- schiavitù. Vi perirono 100,000 infedeli,
flessibile resistenza, non potendo piìi re- fu presa Mahdia città all'oriente di Tu-
sistere, ripigliò la croce e le insegne pon- nisi, o secondo altri tale città ancora, ma
tificie. Indi trasferitosi di nuovo a Mon- nel 1 088 e dopo la morte del Papa. Il re
te Casi^ino, vi celebrò la solennità della di Tunisi (a fatto tributario della Chiesa,
Pasqua, e poco dopo a Salerno: passato come anco riportai a Stati e Regni tribu-
in E.oma co'detti principi e magnati, vi tari alla s. Sede. Frattanto Enrico IV
fu consagrato a'g maggio, nella dome- fautore dello scisma, fece intimare a'con-
nica dopo l'Ascensione, da'vescovi d'O- soli, senatori e popolo romano, di espel-
stia, Porlo, Frascati e Albano; essendo lere dalla città Vittore IH, sotto pena di
scacciato dal Vaticano l'antipapa dagli sua disgrazia e della vita. Allora i volu-
eserciti de'principi normanni che l'avea- biliromani, assistiti dalle soldatesche del-
no accompagnato. Trascorsi 8 giorni e l'antipapa, cacciarono da Roma le genti
seguito da'principi normanni, fu di nuo- pontificie, che si ritirarono in Castel s.

vo al suo diletto Monte Cassino, e non Angelo, lasciando però guarniti lutti i
mollo dopo si restituì a Roma. Tutta- posti della basilica Vaticana; onde l'an-
volta ritenne la carica di abbate, né vol- tipapa non potè celebrarvi la messa nella
le che si eleggesse altro abbate finché vi- festa di s. Pietro, il che fece nel vicino
veva, e lo testifica Leone Ostiense nel ed adiacente tempio di s. Maria in Tur-
lib. 2, cap. qS, e nel lib. 3, cap, g. Quan- ribuf, chiesa da altri interpretata per s.
to Vittore III fu edificante per umiltà Malia della Rotonda o Pantheon. Nella
nel rifiutare il pontificalo, altrettanto sera però uscitane dalla basilica la guar-
scandaiezzò il cai'dinal Ugo de Die, che nigione di Vittore 111, nel dì seguente
vedendosi preterito, per ambizione si get- vi celebrò V antipapa, dopo aver fatto
tò nel partito dell'antipapa Cltnìentellfj lavare l'altare come profanato; benché
insorto contro il predecessore, e scagliò ritiratosi co'suoi, nel giorno appresso la

indegne ingiurie e false calunnie contro basilica ritornò nelle mani del Papa. Que-
il santo Pontefice, presso la gran con- sti rapidi avvenimenti fecero risolvere Vit-
tessa Matilde, ma inutilmente. Questa tore III a riparare a Monte Cassino. Notai
eroina delia Chiesa erasi recata a Monte nel voi. VI, p. 26, che nel suo soggiorno
1

Cassino ad ossequiarlo ed a baciargli i in Roma, a cagione degli scismatici, qual-


V IT V i T 431
che teD)[)0 abitò presso s. Darlolomeo al- circa 60 anni Monte Cassino a' 16 set-
in

l'Isola, nel palazzo degli Anizii. iigli fece tembre del 1087 da una dissenteria, co-
fabbricare Borgo Vitlorio, presso il J^a-
il lue narra Sigeberlo in Chronico all'aano
/
iicario i .). Fu un concilio ceiebratoiii^f^-
' 1086, provenuta dal veleno messo den-
nevenlo nell'agosto 087 scomunicò e de- 1 , tro del calice, per tradimento del perfido
pose rini(|uo antipapa Clemente III, an- Enrico IV, e dell'iniquo antipapa, e lo
che dall'ordioe saceidokile; condannò e riferiscono Tritemio, De viris illustr. s,

depose il cardinal Ugo di Die, insieme Beiiedicti, lib. 4» cap. 1 3, e Tolomeo di


col cardinal Riccardi ahhàlt di s. Vitto- Lucca, Histor. EccL, lib. 19, cap. i3,
re, seguaci dello scisma ; vietò con pena presso il Muratori, Script, rer. Italie.,
di scomunica le Invcslilure ecctesiasli- t. II, p. 1078, Esaminò questo punto
chc{V\ che pretendessero conferire i Cristoforo Saudio nelle note al Vossio,
laici, una delle grandi controversie fra De lùsloricis latinìs, p. ic)5, e Martino
il sacerdozio e l'ioipero; proibì il rice- Difernbach, De morte Henrici FII ini'
vere dagli eretici o simoniaci i sagranien- per., p. 148. Il Papa fu sepolto, com'e-
ti della penitenza e dell'eucaristia, su di gli per umiltà avea ordinato 3 giorni
che può vedersi il p. Angelo della Noce, prima di morire, nel capitolo di quel mo-
Excnrs. iùnior, ad cap. 72, lib. 3, Cliroii. nastero. Nel Propylaeo del p. Papebro-
Ctisin., inler Script, rer. Ilal., t.
4> P- chio, p. 199, si legge l'elegante epitaffio
48 1 , ove disputa : Ulrum saccrdo/cs et che gli posero que'monaci, nel quale si
epi^icopos scìiisinalici, simoniaci, et ex- contiene un ristretto cronologico della
coinmunicali sint veri saccrdotes. Per sua vita. Quindi e per quanto raccontai
]e tante angustie patite da Vittore III nella biografia à' Urbano II, si convin-
mentre celebrava il concilio, assalito da ce di falsità Ugone abbate Flaviniacen-
una violenta infermità di gagliardo flus- se, il quale per adulare il suo amico Ugo
so di sangue, da Benevento al
si ritirò di Die, nemico di Vittore 111, scrisse nel-
suo Monte Cassino, ove prossimo a mo- la sua Clironica pressoil Labbé, Bi'
rire i cardinali lo supplicarono a iiulicar hliot. Mss., 234, che Vittore III
l. I , p.
loro chi dovessero eleggere per succes- colpito dal giudizio divino, mentre cele-
sore: cosi egli propose e raccomandò lo- bra va in s. Pietro, chiamò monaci che i

ro, come degnissimo di succedergli, il seco avea, rinunziò al papato, e benché


suddetto cardinal Chàtillon già designa- avesse conosciuto tardi l'errore, impose
to da s. Gregorio VII, il quale elfelti- loro di farlo trasportare al monastero
Tamente eletto prese il nome d' Urba- Cassinense, ed ivi seppellirlo non come
no II[F.). Governò Vittore III la Chiesa Papa, ma come abbate. Dal capìtolo dei
dal tempo di sua elezione un anno, 3 mesi monastero, le ceneri di Vittore III furono
e 23 giorni, e dopo la pontifìcia consagra- trasferite nel i5i5 dentro la cappella di
zioue 4 va^àì e 7 giorni, non registrando s. Bertario martire, donde poi terminati
Cardella alcun suo cardinale, bensì depu- gliornati della medesima, nel 1666 furo-
tando in abbate di Monte Cassino il cardi- no con solenne pompa collocate nella par-
nal Odei isio de'couti di Marsi,con l'asseo- te destra dell'altare, come si ha dal citalo
so de'uiunaci di cui era priore. Lodovico Papebrochio, p. 199, n. 3. Il suo nome
Agnello Anastasio, che utW li lo ria degli si legge nel Meoologio benedettino sotto
yJiiiipapi ripoila molte notizie di Vit- il 16 selteuibie col titolo di Beato, illu-
tore III, asserisce ch'egli fece cardinale stre in sanliià di vita, e gloria di mira-
Leone Marsicano celebre storico e ve- coli. IBenedelto Xill dopo la nuova con-
scovo Ostiense, riproducendo l'epitalGo sagrazione che nel 1727 fece della ba-
ìu versi posto al suo sepolcio. Muri di silica di Moule CaatiuUj volle che que'
voL. cu. 28
I

434 V T V IT
monaci facessero con rito doppio a* i 6 tutti i dominii di detto conte. Oltre a ciò
settembre ruflìzio di s. Vittore III Papn, nello stesso concilio compose la grave

d'origine di Benevento (di cui egli rite- controversia insorta tra il vescovo d'Ar-
neva l'arcivescovato) e di professione ras ed monaci dell'abbazia Marchianen-
i

benedettino, com'egli dice nel suo breve se. 11 dottore


s. Bernardo, di cui il car-

Qui prospernm, presso il Bull. Rom., dinale era amicissimo, gli scrisse una let-
t. 12, p. 249. Lo slesso uffizio si fa nel tera intorno agli errori di Pietro Abe-
monastero della ss. Trinità della Cava, lardo. Morì nell'esercizio di sua legazio-
nella città di Benevento, e nella città e ne, neh i4t onel 14^) ovvero nel i i43
1

diocesi di Vaccia in Ungheria. Degli scrit- secondo Ughelli, lasciando suoi beni al i

tori di sua vita e gloriose geste, non che monastero di s. Vittore di Parigi, e de-
de'4 Dialoghi della vita e miracoli de' stinando s. Bernardo per esecutore testa-
ss. Benedettini, composti da Vittore III, mentario.
tratta Ta(tìv\, Degliscritlori del regno di VITTORE Ugone, Cardinale. V.
JVapoli, presso il p. Calogerà, Opuscoli, Sanvittore Ugone.
t. 21, p. 127. Il Borgia che nelle Me- VITTOPiE (s.). Congregazione e ce-
morie isteriche di Benevento, t. i, p. lebre abbazia di Canonici regolari di
25o e seg., molto scrisse di Vittore III, s. littore di Parigi [F.).

osserva che s. Pier Damiani quando era VITTORE (s.). Congregazrone e ce-
abbate lo chiamò Arcangelo de'nionaci, lebre abbazia di monaci benedettini di
e che fu degno d'essere annoverato tra' di s. Vittore di Marsiglia (F.).
letterali d'Italia del suo secolo. Abbia- VITTORI o VETTORI Carlo Ro-
mo di Gio. Adolfo Hartmann, P^itae ri- berto, Cardinale. Patrizio romano, di
cloris HI Pontif. Romani, Marburghi mente sublime e d* ingegno penetrante,
1720. Vacòla s. Sede 5 mesi e 25giorni. compiti con successo gli studi e sostenute
VITTORE IV, Antipapa. F. Anti- con plauso universale pubbliche conclu-
papa XXIX. sioni nelle facoltà filosofiche e teologiche,
VITTORE V, Antipapa. F. Antipa- diedealla luce un libro sullo stile di que'
pa XXX, ed il XXI, p. 2t2.
voi. tempi, cui il solo titolo basta per sé sles-
VITTORE DI S. IVO, Cardinale. so a dimostrare quanto fosse depravalo
Canonico regolare di s. Vittore di Parigi, e alieno dal buon gusto
Effata Peri' :

che a straordinaria santità di vita, accop- pati Chrisliani, e l'intitolò a Ferdinan-


piò pari eminenza di dottrina, pe' quali do li granduca di Toscana. Entrato
meriti Onorio II nelle tempora di di- quindi nella prelatura, presiedè al gover-
cembre 127 lo creò cardinale prete di
1 no d' alcune città pontifìcie, e della pro-
s. Lorenzo in Dainaso. Spedilo quin- vincia di Romagna nel pontificalo d'Ur-
di da Innocenzo il legato nelle Gallie, bano Vili, dove con soddisfazione de'po-
convocò il concilio Laniacense, riporta- poli adempì in tempo di guerra l'uflicio
to dal p. Labbé, Concil., t.12, p. iSSg, di vicelegalo. Dopo avere sotto Innocen-
nel quade fulminò sentenza di Scoinuni* zo X esercitali i suoi talenti tra' votanti
ca contro Radolfo conte di Normandois, di segnatura, fu avanzato tra' ponenti di
che ripudiata Eleonora sua legittima mo- consulta, enei contagio e Pestilenza (^.)
glie, avea sposato Petronilla figlia di Gu- che afflisse Roma nel 1 656 venne dichia-

glielmo duca d'Aquitanìa, e sospese dal rato commissario generale, con suprema
suo ministero Bartolomeo vescovo di facoltà di fare tultociòche nelle rispet-
Luon, Simone di Noyon,e Pietro di Sen- tive circostanze avesse stimalo opportu-
lis che aveauo autorizzato quel supposto no e necessario. Spedilo dal Papa cui ti-

matrimonio, e sottomise all' interdetto tolo d' arcivescovo di Tarso in parlibus


VIT VI ['
4rT;

nunzio alla corte eli Savoia, assistè quin* suo nome, capitale della provincia basca
ili colla qualifica di segretario il carciitial d'Alava Alaba, pine nel regno di Ca-
Chigi nipote d' Alessandro VII e legato stiglia, dipendente dalla Na varrà e una
a lalcre in Francia. In seguito, per pre- ilel'e 3 divisioni della Discaglia, oggi for-
sentare a nome del Papa ìe Fascie bene- mante massima parte della provincia
la

dcUe{F.)a\ Delfino figlio di Luigi XIV, di ed una porzione di quella di


Vittoria,
venne destinato nunzio straordinario al- Logrono. La provincia di Vittoria fu sta-
la corte di Parigi, nella quale si fermò bilita nel 1822 dalle Cortes, ed è coper-

presso il re in qualità di nunzio ordina- ta al nord da' monti Cantabri, inaffian-

rio. Mentre fungeva la nunziatura, A'e«- dola r Ebro al sud-ovest. La città è di-
Sandro VII a' i4 gennaio 1664 lo creò stante I leghe da Bilbao e 65 da Ma-
I

cardinale prete, e ritornato in Roma gli drid, posta sulla strada di Francia sur una
conferì per titolo la chiesa di s. Maria in eminenza che al nord domina una bella
Araceli, dichiarandolo legato di Roma pianura. Il clima in estate vi è dolce, ma
gna. Neirammioistrazione di questa, riu- freddissimo nel verno ; però i geli e la ne-
scì più moderato di quello che dimostra- ve non vi sono di molta durala. Ad ec-
va ilsuo spirilo in>petuo?o, avendo ripor- cezione di alcune, le vie sono pulite, re-
tato da' [)0[)oli ronìagnoli lode di retti- golari e assai bene costruite. La via iVuo-
tudine e di z«lo per la giustizia. Si trovò va presenta una serie di case bellissime.
in Roma presente a'comizi di Clenienle Li più bella piazza è la delta Quadrata,
IX e di Clemente X, ed ivi passò a mi- adorna di case in pietra viva, di bellissi-

glior vita nel i6j3,ò\6H iinni, e fii se- ma architettura uniforme, sostenute da
polto nella chiesa di s. Andre» della Val- portici larghi i5 piedi, col pavimento a
le, cioè nella cappella di s. Sebastiano, sen- lastroni di in armo ; lungo i quali portici
z'alcuna memoria, e non altiintenti; poi- sono magazzini e botteghe, essendo de-
ché errarono scrivendo di lui, B ittagli- stinato il mezzo della piazza a'mercati ;

ni negli Annali, e assai di più l'Eggs nel- il palazzo civico ne forma il lato meri-
la Porpora dotta. dionale. Tra gli altri edifizi, notansi,il pa-
VITTORIA (s.), vergine e martire. lazzo occupato dalla società Biscaglina;
Romana di nascita, fu allevata nella reli- l'ospizio degli orfanelli, il cui l." corpo
gione cristiana, e si propose di con«.agrar- di fabbricato vedesi ornato d'8 colonne
si a Gesù Cristo nello stato di verginità. doriche e il 2.° d'8 colonne ioniche ; l'o-

Ricercata a sposa da un pagano, chiamato spedale generale, ed ii passeggio della


Eugenio, ella ricusò costantemente tale Florida. Vi sono una collegiata, 4 chie-
matrimonio. Costui per vendicarsi l'ac- se parrocchiali, altre chiese e 6 oratori! ;

cusò per cristiana dininzi al giudice, il eranvi 3 conventi di religiosi, e 2 mona-


quale dopo averla stunolata invano a sa- steri di monache. Esistono la scuola gra-
grificare agl'idoli e a maritarsi con Euge- tuita del diseguo, la biblioteca pubblica,
nio, le fece trafiggere il seno con un colpo il gabinetto di monete e di altre antichi-
di spada. Così Vittoria riportò la corona tà romane. Possiede concie di pelli, fab-
del martirio l'anno iSo, nella persecu- briche di <;andele, di sedie di giunco a$>
zione di Decio. E->$a è menzionata nel sai rinomate, di lavori di ebanista, di bat-
martirologio romano il 23 dicembre. terie da cucina di rame, di pentolame di
VITTORIA (s.), martire. /^. Satur- terra, di coltelli, di biancheria da tavo-
nino (s.), martire. la, e altre. 11 commercio del ferro grezzo
VITTORIA {l'H-Lorien). Città vesco- e lavorato, del cioccolate, delle confet-
vile di Spagna e della Biscaglia nel regno ture, della lana, de' panni, delle seterie,
di Castiglia, capoluogo della provincia del delle scarpe, de'cappelli e di altri gene
e

436 V T I V TT
ri, si fa da' suoi circa 12,000 abitanti costrinsero ad abbaitdonHi-Ia.Già ne'sooi
colla Navarra, colla Castiglia Vecchia, di dintorni toccò nel 18 fz l'ultima perdi-
cui è un grande emporio, e co'poiti'di s. ta a Giuseppe Bonapirte, che il fratello
Sebastiano e di Bilbao, Havvi una do- Napoleone a'6 giugno 1808 nvea im-
I

gana, e poco distante trovansi nel suo posto per re alla Sp.igiia, violenta domi-
territoi'io le considerabili saline di Ague- nazione che cessò l'8 diceinl)re 8 3. —

1 i

na e pregevoli acque minerali. Vit- In conseguenza del concordato conclu-


toria, Victoria, è antichissima, e senza so neh 85 tra il Papa Pio IXelsibel-
i

dubbio fu occupata da' romani vincito- la II regina di Spagna, con la bolla pon-

ri de'caolabri,ptrò non si hanno in pro- tifìcia Ad ricnriam aeterni Pastorif,


posito sicure notizie. Neil' XI secolo d. de' 9 sette(obre di taleanno, il Papa e-
Sancio il Sa£;gio e il Grande j detto [ levò Vittoria al grado di città con resi-
qua! re di Castiglia e ili come re di lienza vescovile, e la collegiata in catte-
Navarra, fece costruire due castelli, e la drale : stabili la mensa del vescovo, die
circondò di mura altissime, delle quali dichiarò sulfragasìeo della metropolita-
tuttora svissiste una parte. Pretende il Ca- na di Burgos, quella del capitolo da for-

stellano, che sia slata costruita nei 180 1 marsi con 16 canonici capitolari, e 12
alle falde del monte s, Adriano, ove pree- beneficiati. Meglioèvedereil vol.LXVII I,
sisteva il villaggio Gasteys, e aggiunge p. 199 e seg. pe'dettagli. Sebbene ripf«r-
che la valle sottoposta, ove le abitazioni lai del concordato nel voi. XCIX, p. 235,

si estendono, viene irrigata dal Zadora. tuttavia ancora non è stato noatinatoii
Ricevette nel 143 1 da Giovanni redi II suo «escovo.
Castiglia e di Leon il che
titolo di città, VlTTOliIA{FiV/oWe/0,o Porto F,t-
le fu confermato nel 1476 da Ferdinan- toria (^.)- Città con residenza vescovile
do V il Cattolico, Vittoria è celebre nel- i\e:\\' Oceania (^.). Tuttora n'è pastore
la storia de' Pontefici ronjBui, poiché il vescovo riportato nel citato articolo, e
mentre vi risiedeva Adriano Florenzi di riparlai della regione e della diocesi, che
Utrecht vescovo di Ter tosa (^•), quale ha giurisdizione sull'Australia settentrio*
governatore generale della Spagna pei naie.nel voi. XCVIII,p. 368e37 r,nel pa-
suo antico discepolo Carlo imperato- V ragrafo Oce/^rt/rtsdell'aiticoloVic ari Apo-
re, nel conclave di Roma a'
g gennaio stolici, per quelli eretti posteriormente,
i5!22 fu eletto Papa, A' 9 del seguente oltre altri vescovati. Contiene la diocesi
febbraio n'ebbe !i notizia in Vittoria, 7 parrocchie, e più di 9000 cattolici. Vi
ritenendo il nome si chiamò Adriano è pure un vescovo protestante inglese, di
VI. L'ultimo di febbraio rispose da Vit- cui narra la Civiltà Cattolica, serie 4-"»
toria a\ Sa grò Collegio, sottoscrivendosi, 1. 1, p. 384, che neh 858 avea pubblica-
l'eletto Papa. A' 12 marzo parfi da Vit- to sul giornale di Scian-Hai, la sua gran

toria per Roma e vi pervenne a'28 ago- paura che i missionari francesi riscuotes-
sto. Tutto narrai nel voi. LXVlIljp. I 19 sero tutte le antiche possessioni che avea-
e articoli relativi. Poco conosciuto allor- no Cina e specialmente a Pekino, ed
in
ché venne esaltato alla cattedra apostoli- acquistassero così una preponderanza
ca, vi sedette santamente, il che pure po- spaventosa. Ma da un missionario fu per-

co conoscendosi, credetti atto di dovero- suaso a quietarsi de'suoi timori e star di


sa giustizia di sopperirvi, celebrandone buon animo, perchè misssionari fran- i

confutandone le calunnie.
le rare virtù, e cesi non aveano pretensioni onde il ve- ;

I francesi occuparono Vittoria dal prin- scovo protestante ne lodò lo spirito di-
cipio della guerra di Spagna, sino a'2 i sinteressato, e il loro zelante operare, la-
giugno i8i3, che gli eserciti alleati li mentando il restare indietro de'suoi mi-
VIT VI T 437-
Distri.Osserverò di passaggio, benché mi lazioue totale della colonia, cheo anni i

allontauo dall'argomento, che nell'indice fa non contava che 3o, eoo abitanti, ora

si congiuugerà al suo luogo nel succitato ne ha più di 470,000. Essa possiede una
articolo, ove ne ragionai , che in conse- assemblea legislativa di 60 membri , la

guenza dell'ulteriori vittorie riportate in quale amministra gli affari del paese sot-
Cina sulla fine d'agosto 860, dagli alleati 1 to la direzione d'un governatore nomi-
francesi e inglesi il governo del celeste
, nato dalla regina d'Inghilterra, e rappre-
impero erasi piegato a nuove trattative sentante il potere «secutivo. L'assemblea
di pace, ma per le consuete tergiversazio- é un completo mescuglio d'ogni profes*
ni de' cinesi, gli alleati fecero marciare sìone e d'ugni interesse : contiene 5 av>
10,000 uomini contro la capitale Peki- vocali, IO negozianti , a commissari sti-

Bo, la quale cadde senza colpo ferire in matori, 2 medici, 2 intendenti di distret-
loro mano, giacché l'imperatore col suo to, un libraio-editore , un mercante di
esercito tartaro se n'era fuggito. CoA la vino, uomo assai considerevole, avendo
Croce, emblema della civiltà cristiana, introdotto nella colonia le piante prin-
sormonta nuovamente nella capitale deU cipali della vigna di Borgogna e di Bor-
]a Cina templi della religione cristiana,
i de:4ux, un avvocalo generale, il presi-
chiusi da più d' un secolo. Lo strepitoso dente de'Iavori pubblici della colonia, il

avvenimento farà condonare la licenza. direttore generale delle poste, il tesorie-


Trovo importante riprodurre l'articolo re supremo della colonia, il segretario
che offre il Giornale di Roma del 1 SSg generale del governo coloniale, un diret-
a p. 195, siccome riguardante l'Australia tore di giornale, un mercante di musica,
e Vittoria. Una solennità rilevante ebbe e 20 persone senza professione definita.
luogo a' 1 5 dicembre 1 858 nello slato di Fra le ultime leggi votate da quest'assen)-
.Vittoria, una delle principali dipenden- blea legislativa, vi sono quelle perl'orga*
ze dell'Australia. £' nolo che da qualche nizzazioue dell'armata coloniale, per l'ia-

anno questa parte de'possedimenti inglesi trapresa delle miniere del paese, la riscos-

ha preso una considerevole estensione, e sione dell'imposte, la rendita delle terre


che l'emigrazione irlandese e tedesca, la demaniali, e quella riguardante la tassa

quale altre volte dirigevasi esclusivamen- sugli emigranli cinesi. Quest'ultima ha


te verso gli Slati Uniti, ora preferisce di provocata un'assai viva discussione, ch'è
andare a stabilirsi neh' Oceania inglese. fluita colla tassa di io lire sur ogni emi-
Questa vasta parte della monarchia Bri- grante cinese. Le autorità trovano che
tannica, la cui importanza e prosperi- la popolazione la quale oggi é di 35,ooo,
tà crescono ogni giorno, abbraccia la nuoce al lavoro degl'indigeni. In 3 anni
Nuova Galles del Sud la Terra di Vaa , multe città sono state fabbricale nella co-
Cjemen Vittoria la ^uova Zelanda
, ,
lonia di Vittoria. Fra quest'ultime si ci-
l'Australia Occidentale, l'Australia Me- tano quelle di Lucknove, di Ragland, di
l'idiouale e 1' isola Nuderfolk. Fra que- Saint-Aroaud, di Havelock, di Saie, di
ste diverse contrade, quella di Vittoria Marchìson, le quali ricordano nomi e fatti
sembra che richiami principalmente l'at- celebri (anco recenti per le guerre delle
tenzione degli emigranli, e sviluppi u- Indie adi Crimea). A'i5 di dicembre è
lia sorprendente attività. Essa esiste io stata inaugurata la costruzione d' altra
modo reale da o anni1 (»ic) soltanto, e già città, la quale porterà il nome di Seba-
contiene 22.5 città, e la sua capitale Mel- stopoli iu memoria campagna me-
della
Luurue, fabbricata sul porto Filippo, già moranda di Crimea. Sorgerà a 2 5o mi-
comprende 00,000 abitanti, ed é il ceo-
1 glia inglesi du Melbourne. Fra le vie pria
U'u d'un immenso coiumeicio. La popò- cipali di comunicazione vi sono le stra-

voL. cu. 28*


438 V TI V T I

de Lyoos, Strangoioy, nooai che ricor- idolalra, ma alcuni trattenimenti ch'ebf)e


dano illustri defunti. con Cassio, il quale credesi fosse stalo in-
VITTORIANO (s.), raailiie. Uscito nalzato al sacerdozio da s. Austremonio
da una ragguardevole famiglia di Adru- apostolo dell' Alvergna, lo determiufiro-
melo, era proconsole di Cartagine, al- no ad abbracciare il cristianel^imo. Unito-

lorché Unnerico re de'vandali nel 484 si si a Cassio per essergli compagno nelle a«

mise perseguitare crudelmente gli orto- postoliche fatiche, gli fu eziandio compa-
dossi. Questo re ariano, pubblicali severi gno nella gloria del martirio verso l'anno

editti contro la religione cattolica, tentò a 66. Essi sono onorati in Alvergna il i5

ogni via di guadagnare il proconsole, lu- dimaggio, ed alcuni martirologi mettono


singandolo che se avesse obbedito a'suoi con questi s. Massimo, di cui ignorasi af-
ordinied abbracciala la sua setta l'avreb- fatto la vita e le azioni. S. Anatoliano è no-
be tenuto in conto d'uno de'più cari suoi minato ai 6 febbraio nel martirologio at-
ufliziali, e colmato d'ogni sorta di onori. tribuito a s. Girolaoìo, ed in altri. La fe-

Vittoriano rispose fi ancaraenle a' messi, sta di s. Liminino è posta ai 29 di marzo,


ch'egli poneva sua confidenza in Gesìi equella della traslazione dellesue reliquie
Cristo, e non abbandonerebbe la fede cai- ai i3 di maggio.
tohca a costo di qualunque supplizio. In- VlTTORlNO(s.),martire.Era da Co-
furiato il tiranno a tale risposta, lo con- rinto, ed ivi con altri sei cristiani confessò
dannò ai piii crudeli tormenti, che il san- la fede dinanzi al proconsole Terzio, sul
to soffrì con gioia, e gli procacciarono la principio del regno di Decio l'anno 249-
corona del martirio. É riportato nel mar- Passarono poscia tutti in Egitto, non si sa
tìrologio romano a'aS marzo, insieme ad se volontariamente o per esservi stati ri-

altri 4 che soffrirono nella stessa


cattolici legati, e consumarono il loro sagritlzio a
persecuzione. Due di essi erano fratelli Diospoli, capitale della Tebaide, nel 284,
della città di Jqiiae Regine nella lìizace- sottoil governatore Sabino, regnando Nu-

na, che furono presi e condotti a Tabaia meriano. Oltre molti altri tormenti, sof-
Della stessa provincia, e dopo vari tormen- frirono la tortura del cavalletto ; ma la lo-

ti furono bruciati con lamine di ferro ar- ro costanza non fu smossa d'impunto. A-
roventite, e i loro corpi straziati della più diralo perciò il giudice, ordinò che Vitto-
orribile maniera. Gli altri due, nominali rino fosse messo in un grande mortaio, in
entrambi Frumenzio, erano mercanti di cui gli furono pestali i piedi e le gambe,
Cartagine, e patirono pure verso quel indi fu ucciso, 1 suoi compagni, anziché
lena pò. spaventarsi del <li lui supplicio, ardevano
VlTTORlCO(s.), martire, r. FusciA- del desiderio di dividerne la gloria. Ecco
NO (s.). dunque, che Vittore, uno d'essi, lietamen-
VlTTORICO(s.), martire. F. Monta- te andò incontro allo stesso strazio; Nice-

NO (s.). foro prevenne i carnefici, e saltò entro il

VITTORINO (s.), martire in Alver- mortaio insangiiinalo;Claudiano fu dila-


gna. Sparse sangue per la fede di Gesìi
il cerato a brano a brano, e le sue membra
Cristo, e con lui si annoverano ss. Cas- i gittate a'piè de'superstiti compagni Dio-
sio, Massimo, Anatoliano, Liminino e scoro,SerapioDee Papia. A questi rivolto-
molti altri martiri. S. Gregorio di Tours, si allora il giudice, cercò persuaderli ad
ch'è il soloautoredacuiha contezza di si evitare il supplizio; ma essi risposero che
questi santi martiri, dice che soilerirono non avrebbero giammai violato la fe-
allorquandoCroco, uno dei re alemanni, deltà che dovevano a Dio, né mai rinne-
devastò le Gallie e principalmente l'Al- gato Gesù Cristo loro Salvatore, dal qua-
vergua. Vittorino serviva un sacerdote le riconoscevano l'esistenza, e a cui tende-
V I T V l T 439
vano tutti i loro Jcsideiii. li tiranno con- a questa chiesa venne aggiuntoun mona»
dannò Dioscoro ail essere brucialo «ivo, stero di religiose, le qtiali seguirono la re-

Serapione decapitato e Papia affogato. gola di s. Deuedelto. S. Vittorio é onora-


Ciò accadde a'25 di febbraio, giorno in cui to il i." di settembre, e s. Vittore, la cui

tutti i martirologi de'lalini fanno memo- vita è sconosciuta, a' 23 d' agosti).

ria di questi santi martiri, ^'ei Menai e nel VITTRICIO vescovo di Rouen.
(s.),

Menologio dell' imperatore Basilio Porli- Nacque sotto il regno di Costantino il


rogenila, i loro nomi trovansi a' 2 5 gen- Grande, non si sa precisamente in qual
naio, giorno in cui confessarono Gesù Cri- parte dell' impero romano, e si dedicò iti

sto a Corinto. gioventù che


alla milizia. E' verosimile

VITTORINO (s.), vescovo martire. siasi convertilo alla fedecristidua nel tem-

Greco di nascila, insegnò dapprima la ret- po in cui Giuliano Apostata imprese di


torica, probabilmente in alcune città del- ristabilire il paganesimo nellesue armate.

ia Grecia; dipoi, considerando non essere Un giorno che le truppe erano radunate
le cose del mondo altro che vanità, consa- insieme, egli si avanzò in mezzo al campo
grò il suo ingegno e lesue fatiche allaglo- e depose il suo abito militare in un colla
ria della religione. Fu fatto vescovo di armi dinanzi il tribuno, dicendogli eh' e>
Pettaw nell'alta Pannonia, che presen- gli non pensava più ad altro che a vestirsi

temente forma il ducato di Sliria, Scrisse interiormente della pice e della giustizia
contro la maggior parte dell'eresie del suo cristiana. Il tribuno, ch'era idolatra, co-
tempo;coraposeanchede'conamenlariso« mandòchefosse battuto efldgellalo a san-
pra la s. Scrittura; ma delle sue opere ci gue. Condotto poscia in prigione, fu di-
rimane soltanto un piccolo trattato Della steso nudo sopra rollami di coccio, ilqual
creazione del mondo, ed uno sopra 1' A tormento non servi che a far vieppiù ri-
pocalisse, che si trova nella Biblioleca de' splendere la sua fermezza nella fede. Fi-
Padri: quest'ultimo non è opera intiera, nalmente fu presentato al conte o genera»
ed alcuni la credono ancheguasta. S. Vit- le dell'armata, il quale lo condannò ad
torino fìoriva nel 2go, e terminò la sua essere decapitato. Sostenuto dalle conso-
vita col martirio, a quanto pare, nel 3o4) lazioni che Dio spandeva nell'anima sua,
nella persecuzione di Diocleziano. E' no- dirigevasi coraggiosamente al luogo del
minato nel martirologio romano il 2 no- supplizio, ((uando colui chedovea esegui-
vembre. S. Girolamo dice che fu una del- re la sentenza, insultandolo nell'accoiu-
le colonne della Chiesa, e che compose o- pagnarvelo, fu punito di sua insolenza
pere utilissime in latino, nelle quali si tro- perdendo all'istante la vista. Avendo Vit-
vano grandi sentimenti, sebbene lo stile tricio invano pregato le guardie di rallen-

ne sia basso e dimesso. targli un poco le catene, imploro il soc-


VlTTOllIO(«.),vescovodiMans.Fio. corso di Gesù Cristo, e tosto le catene cad>
ri, secondo l'opinione più probabile, nel dero a terra. Attonite le guardie corsero
secolo V, e fu il sesto vescovo di Mans, la ad annunciare al conte quanto era avve-
cui chiesa governò per ben ^o anni. La nuto, e questi commosso dal racconto del
santità della sua vita fu testimoniata da doppio miracolo, ne mandò la relazione al
miracoli, fra'quali gli si attribuisce quel- principe, divenne ildifensore di Vittricio,
lo di avere col segno della croce spento e gli ottenne la vita e la libertà. Queste
unincendiochedevastava lacittàdiMans. circostanze sono riferite nella lettera che
Il santo vescovo fu sepolto nel luogo dove s. Paolino scrisse allo stesso Vittricio nel
poscia fu eretta la chiesa del Prato, vici- 399. Sappiamo dal medesimo, che poi
no al suo antecessore s. Vittore, che dd (|uesto santo andò a portare la luce della
alcuni autori fu spacciato per suo padre: fede nella, coutrada della GuUia Belgica
X -

44o V I V 1 V
abitata da' inorìni e da'iiet'vìi, dove iu e rivedere il suo caro amico Paolino, il

breve il nume di Gesù Cristo risuouò iu quale se ne dolse in una lettera che scris-
ogni parte, si edificarono chiese, forma se circa la fine del 4o4> '" c"' ^'^e ch'era
l'onci inoaasteri; le città, le campagne, le slato indegno di ricevere questa consola-
isole, le foreste si popolarouo di santi. Al- zione: v'inserisce una professione di fede
cuni pretendono che s. Vittricìo abbia fat- sui misteri della Trinità e dell'Iucaroa-
ta questa missione prima occupare la
di zioiie, e vi palesa la sua gioia per aver
sede di Roueo, altri sostengono il contra- Vittricio confuso la calunnia, e trionfalo
rio; ma la prima opinione sembra più pro- de'suui nemici. Avendo il santo vescovo
babile. Fuò essere che egli fosse allora ve- di Rouen consultato la s. Sedesopra alcu-
scovo regionario. A detta di s. Paolino, ni punti di disciplina. Papa Innocenzo I
«gli fu elevato all'episcopato dalla Sede gl'indirizzo nel 4o4 ""* decretale conte-
tipostolica. Ebbe stretta amicizia con s. nente I 3 articoli, i quali principalmente
3VIartino di Tours, e trovassi con lui a risguardavano il clero, ed eranvipuredel-
Vienna sul Rodano allorché s. Paolino le regole per le vergini che hanno scelto
lecossi a consultarlo sopra la scelta del Gesù Cristo per loro sposo ed hanno rice-
suo ritiro. Egli era allora pastore della vuto il s<igro velo per raauo del sacerdote.
chiesa di Rouen. Questa città, dice 8. Pao- S. Vittricio visseancora alcuni anni sulla
lino, dapprima poco conosciuta, divenne sede di Rouen, di cui fu l'S." vescovo. Mo-
sotto Vittricio una novella Gerusalemme, rì circa 4i ^, o 2 anni più tardi secondo
il

ed il suo nume fu celebre fra le più diu- alcuni scrittori. La sua festa è indicala a'
stri chiese del mondo cristiauo. Essendo 7 d'agosto nei martirologi di Francia e
nate delle dissensioni tra' vescovi della nei romano moderno, nel qual gioroo si
Gran Bretagna, forse prodotte dagli aria- celebra pure a Rouen.
ni, fu chiamato s. Vitlricio a rimetter la VIVA, EVVIVA, Fivas. Ordinaria e
pace fra loro, e colla sua pazienza e carità frequente Acclamazione (F.) festevole e
1 insci a riporvi la calma. Poco dopo il suo affettuoso applauso, che comprende di-
ritorno nella diocesi circa Tanno 3q6, s. tnostruzioui d'allegrezza domestica e pub-
Ambrogio edalcuni altri vescovi gli man- blica, felici augurii di vivere unga, prospe- I

darouu molle ss. Reliquie. Per collocarle ra, gioconda e gloriosa vita. Il celebre d.
decentemente egli edificò una chiesa a Giuseppe cav. Manuzzi nel suo classico
Houen, e ne fece la traslazione con molta Vocabolario dilla lingua italiana (di
solennità allorché l'edifizio fu condotto a cui mi fece nobilissimo e prezioso dono,
fine. Nel discorso che fece in questa occa- che qui registro a mio onore, ed a mo-
sione ci lasciò una descrizione della cere- numento d'imperituro grato e ammire-
luouia, ed i nomi dei santi a'quali appar- vole animo), definisce il /7i'a, derivan-
tenevano quelle reliquie. Esso trovasi nel te dal verbo v/Ve/e; » Voce d applauso
t. 2 delle opere di s, Ambrogio. Frattan- a checchessia, che talora si usa anche
to s. Vittricio fu accusato di errar nella i/iforza di siistanl.hal. io, Gr. tw. G. V,
jede; ed è probabile che questo preteso io, 55, 5. yii'a, vii'a il nostro signore
errore avesse per oggetto la ss. Trinità: e re de' Romani. Salvia Disc. \, iSZ.
lua egli non trovò difficoltà a potersi giu- Così finì il suo discorso, il quale fu segui-
stificare pienamente- Sembra doversi at- lo da tulli popoli con replicali Viva, e
i

tribuire a questa accusa il viaggio che fe- con segnalale acclamazioni. * Menz.sal.
ce a Roma circa il 4o3, sotto il pontificato 4- Avete loco Neil' Accademia, e ognun
di Innocenzo-i. 11 desiderio che avea di vi grida il Viva (V). * § Vi\>a Dio. Sor-
tornare alla custodia del suo gregge, non ta di esclamazione , che vale Lodale
gli penuise di portarsi a ^'bla per visitare Dio. Bellin, Disc, i, 25i. Ma ?iva Dio,
V 1 V VI V , 44t
nccademici, ch'ella non è cosi, e rlcliia- non sempre siano da Fìvo, ma talora lo
luale pure gli spiriti alla grandezza del- stesso che il Bibase il Bibatis d'altri ve-
l' animo vostro (C) ". Il vocabolo f^^wa tri in migliore ortografia. Zezes, può

è alhes'i acclamazione convivale, che si tradursi anche, Deh che tu viva, in sen-
suol fare per lieto augurio ne' Triclinii so ottativo. Altre formole di acclamazio»
{F.) ^ii Banchetti (f^.)o Comn'ti (A'.) ne notai nel voi. XCVI , p. 296, 3o5,
o Pranzi (nel quale articolo non poco ne 3(0. Il vescovo Sarnelli, Lettere eccle-
ragionai, insieme alle dillerenli acclama- siastiche, t. 3, ci diede la 4o." *.
Delle ac-
7Ìoni antiche emoderne, colle formalità clamazioni use a farsi nell' Elezione de'
che l'accompagnarono, ed anco pe' Papi Pontefici {F.), e ne' Sinodi {F.), nel-
e altri Sovrani, con varie formole), me- r elezione degl' Imperatori (F.) e de*
diante il piacevole e festeggiiinte Saluto Be (F.), ed anche a Letterati. Mi limi-
(f^.) o invito, del Brindisi (f.) nell'at- terò a riferire. Le più antiche acclama-
to di bere il f'ino (f^.) con Faso (/'.), zioni dell'elezione e successione de' re, si

aniicamenle eziandio di corno con>e no- hanno dalla s. Scrittura. Gl'israeliti riel-
tai ne'vol. LV, p. Sg, XGVI, p. 280 e l'elezione deli." loro re Saul, tulli escla-
altrove. Egli è questo remoto egiubilante marono Fivat Rex. Que' che elessero
:

uso pressoché lutti i popoli, e dagli an- successore di David il suo figlio Adonia

tichi,non meno che da'prìmitivi cristia- nato daHaggilh, proclamaroncr J^ival :

Vetro (^.).
ni espresso ancora ne' vasi di Rex Adonias. M^ David riprovando tal
In que>t'aiticolo col Buonarruoti Os- , partito, subito gli antepose Salomone, na-
servazioni de vasi antichi di vetro, col togli da Brrsabea, e giusta la promessa

Marangoni, Delle cose gentilesche e pro- fdtta a questa, ordinò che fosse unto re
Jane trasportate ad uso delle Chiede, e e si esclamasse Fivat Rex Salomon,
:

di nitri archeologi illustri , ne produssi Tia' romani antichi era acclamazione ,

varie formole, impresse e dipinte ne'me- ancora la voce Felicìter, ed oggidì l'ac-
desimi vasi. Gli antichi cristiani usarono clamazione più ordinaria è Fiva Fiva,
il Fiva, quasi come un Hosanna {F.), Nel 6o3 giunte in Roma le immagini im-
nelle /4gapc (riparlate in più luoghi), periali di Foca e Leonzia s. Gregorio ,

con Laudi di acclamazioni (^•), ed ivi 1 /tcclamatum est ei in


lasciò scritto:
pure col Buonarruoti e col Marangoni Lateranis, in basilica Julti ab onini cle-
ne riportai diverse, comprensivamente a ro^ vel senalu ; Exaudi Chrisle : Pho-
<|uella di Zezes, solito a scriversi ne'fondi cae Angusto, et Leonliae Augustae Fi-
delie tazze da bere, potendo alcune vol- tae. Le acclamazioni e plausi che si pra-
le significare l'adorabile nome di Gesù, ticavano cogli oratori sono le seguenti,
il quale corrottamente talvolta fu scrit- che leggonsi : in Cicerone: Bene, prae-
to colle parole Zesus e Zeses secondo , dare, belle, festive j non potesl nielius.
il Marangoni , ma almeno non sempre In Orazio Pulchre, bene, recte. In Per-
:

pel dichiarato del p. Garrucci,di cui più sio : Euge. In Plutarco: Acriter, inge-
avanti, sebbene convenga che fu costan- niose, floride. Quest'ultimo però biasi-
temente scritto sui vetri cimiteriali il ma quelle eh' egli chiama voci forestie-
Zesus, scambiandosi l'iniziale/ in Z, nel re, com'è quella Divine, che passa dal-
nomediGesù.Osservòil celebre p.Giam- l'applauso all'adulazione. Parlò da cri-
pietro Secchi gesuita, HJentorie di s. Sa- stiano Epitteto filosofo ,
quando disse :

biniano, che la frequentissima acclama* O amici, schola philosophi officina est


zinne greca ne'vetri cimiteriali Pie, Za'- medici j non plausn, et laetitia gestien-
zisovvero Zezes, significa Bevi, Fivraij tes, sed dolores affectos hinc abire opor-

e dubitò che l'altre di Vivas e Fivatis, tet. Riferisce il Buonarruoti che fu solito
i

/l'p V V I V r V
iie'convlti al bere di acclamare, V'ivas^ slnine invitandosi a bere un vecchio
Viva, e si cava ila Dione, o suo epìtotua- Bevi vecchio, e vivi. Quest'acclamazio-
toie Xifìliuo, in Comodo, che (jiiell* im- ne: Devi, Viva, è imitata da un antico
jìeratore, essendo nel tealio e bevendo poeta inserito in- un libro d'epigrammi:
pei gran caldo, il popolo gridò: Fivaa, Dulcis amice bibas gralanler viunera
bencliè volesse intendere quella parola Bacchi - Si vivas, loluin dulcis antice
in senso contrarioje noia Dione, che que- bibas. Sembra che Aotifane, poeta co-
sto viva per lieto augurio si soleva dare mico fiorito sotto Alessandro, presso A.-
ne'convili. Specialmente però colla voce teneo, avesse in mente questo slesso co-
Zfzes, intendevano non tanto d'aiigurar stume d'unir insieme dell'acclamazioni
lunga vita, quanto ancora s'invitavano conviviali, quando in una sua commedia
a darsi bel tempo, poiché vk'e.re per un domanda uno: H vivere dimmi che co»
certo uso voleva significare ancora me- sa e? Risponde l'altro: // bere, dico io.
nar vita lieta, attendere a'piaceri e spe- Il dolio gesuita p. Garrucci, Vetri or-
cialmente a'convili, e lo prova con mol- nati di figure d'oro trovati ne' Cimiteri
teplici erudite testimonianze. Ma quel de'cristicini primitivi di Roma, raccolti
ch'è più deplorabile adoperavano somi- e spiegali, della quale opera scrissi rive-
glianti espressioni anche i cattivi cristia- renti parole nel voi. XCVi, p. 3o6, del
ni. Altresì i greci pigliavano nei mede- Vivas, sue inflessioni diverse, e del Ze-
simo senso i loro, Vivi, massime nel zes che non equivale al Zesus, ragiona
tempo del cibo, perchè significa ancora a p. IX della prefazione, e poi a p.
i no- ,

il procurar le cose spellanti al manteni- ta i, anche con osservare, che i


e p. y,
n)ento della vita. Ne' vasi di vetro trovati vocaboli Pie e Zezei erano due p-irole
ne'cimiteri di Roma è scritto -^ezc.?, ch'è greche passate nell'uso popolare latino,
in greco il modo congiuntivo, onde in e però le vediamo scritte con tali cirat-
latino in alcuno de'nostri i^icchieri si tro- teri ; e nota quando pure furono con-

va scritto Fivas, e non nei modo impe- giunti sopra uu medesimo vetro c<»sì :

rativo, e ciò viene spiegato da Servio : Pie e Bthe, Zeses e Vivas _; ed iu altro,

Illiid quaerilur, iitruni vive an vivas, Zezes e Bibas : e che di più Pie veclt^ji

ìdest ulniin per ir/iperativuni, an per in im «elro congiunto con Vivas , om-
oplativum, ducere debeamus, ci constai luesso Zeses. Tratta poi, a p. 33, di va-
ilici mcltus per oplativum, optari eni/n rie leggende col Pie e col Zeses, intorno
possimi, non imperari bona, vel adver- alle protomi de' ss. Pietro e l*aolo, una
sa. E probabile ancora che fosse un par- essendo questa: Dignitas amicorum Vi-
lar tronco, e vi si sottindendesse: cura vas cum tuis feliciler Pie. Altra : Bica-
ut vivas,o cosa simile. Siccome col Zezes lius dignitas amicorum Vivas Pie Ze-
ne'convili venivano ad invitare a darsi ses. A p. 43 dell'acclamazione : Vivas
bei tempo, e specialmente a (oangiare, in Chrislo, Vivas Laurentio,o piuttosto
nella medesima maniera invitavano a lje- Vivas in Chrislo, Vivas in -^ Laurenlio,
re con quella parola parimente greca facendo le veci dei nome Chrislo, il mo-
scritta pure in caratteri latini: Pie, on- nogramma interposto. A. p, ^5 lesse in

de in questi vetri il Buonarruoti molti un vetro :Vito Vivas in nomine Lau-


ne vide col Pie Zezes, bevi, viva. In uu
: reti, cioè vivi felice e lieto per Lorenzo.

vetro esprimente le 3 Grazie, è scritto In altro: Dignitas amicorum Vivas cunt


nel numero del più: Piele, Zesete, bibi' Inis Feliciler. Finalmente a p. 62 offre
te, vivalisy inoltre leggendosi nello stes- la leggendaAinachì dulcis Vivas cum
:

so vetro: Multis annis vìvalis. Nell'epi- caris tuis. Ma ormai basti di queste for-
gramma d'Agazia, s'allude a queslo co- mole. Piuttosto anche qui lamento, co-
V I V V I V 4P
me il T'ìvii, e simili felicilaloiie frasi di al Signore del cielo e della terra: così 111

btioii Httg<uio pel Slanmlo pericoloso tutte e 5 le parti del globo terrestre e
(/ .), oiu dalla sedicente moderna ci villa marittimo , risuoneiù quasi eco potente
si vanno esautorando! Non posso poi la- de'miei sentimenti, e come un CanlicOy
scidie il lietissimo vocabolo Fii'a. senza il f iva Dio, e si leverà come un incer^
esclamare Piva Dio, perchè con l'auto- so al suo trono. Qui ancora dichiaro, che
rità competente già dissi, è soave sinoui- nell'intera oliera, la sua maggior giuria
mo Lodale Dio, il quale poi lo è pu-
di ebbi costantemente a mio precipuo sco-
re del parlato in più articoli Alleluja j po e fine ; e con essa quella pure di uo'
niitteriosa voce che contiene in sé Una stra ss. Religione, e della s. Sede Àpò-
inesausta miniera di gravissimi misteri, stolica,fìoiì che di /ìo//i<3 avventurosa che
spiegali dottamente dal vescovo di Mon- la contiene, del Vicario di Gisìi Cristo
tallo Cecconi , nella Dissertazione dtl- e della Gerarchia Ecclesiastica j quella
r J llcltij'a ed tc\o\\a\e, e corrisponde qua- buona morale edel-
della giustizia, della
si al f'ii'a ed Evviva, come altresì rde- l'ordine pubblico, non meno che ad ono-
vai nel voi. LI, p. 2 58. Adunque Viva re e decoro d'Italia. In breve, finalmente
Dio, e pronunzio colla massima espan-
lo mi proposi di compilare un Vocabola-
sione di profondissima venerazione, som- rio o Dizionario (V.J, che nel suo im-
ma e inesprimibile gratitudine, che re- ponente complesso, atfatto mancava,
sta eterna in queste pagine. Nel centro e continuamente si bramava dal Catto-
mezzo dell'alma
dei caliolicismo, nel bel licismo, ed iu Roma stessa, massima per
Roma mia amala patria alla benefica , tutto quanto il riguardante la s. Sede.
ombra de'^s. Pietro e Paolo, a gran voce Noterò per ultimo, quautoal numero de'
sonora alto mille volte lo ripeto in solen- volumi di questo mio studioso e coscien-
uissimo ringraziamento a Lui Onuipo- zioso lavoro, che se apparisce sviluppato
teule autore di tutto ,
per avermi fatto in CHI, se !>i farà il confronto de'poste-
compiere nel lungo e burrascoso periodo riori a' primi XLIX volumi, nelle pro-
si può dire di ventiquattro anni, impie- porzioni, quanto alla materia contenuta,
gandovi con ardore perseverante il fiore dopo ragionato calcolo si troverà in vece
de'miei anni , tutto quanto questo mio veramente contenerne circa CXX,eciò
voluminosissimo e quasi enciclopedicoD/- com'è apertamente manifesto, per avere
zionario di erudizione Storico Eccle- - dal voi. Lio poi aumentato notabilmen-
siastica , altresì iu lutto immensamente te ogni colonna, resa ciascuna di esse più
più dell' indicato nel suo frontespizio, e compatta nella lodevole composizione
di cui il presente ccnlosecondo volume della veneta tipografia Emiliana, ed al-
è il penultimo. A questo affettuoso e do- tresì dispensatogratuilamente diversi vo-
veroso omaggio, seguirà l'altro già l'or- lumi, cioè gli uniti aquellichecumpren-
malmeute promesso e già cominciato ,
dono oltre le 320 pagine convenute; e
della celebrazione di cento Messe di fer- tutto questo ooDOstante il siucerameote
vorosa riconoscenza, in ciascuna delleciu- protestato nel voi. C, a p. 1 80, col quale
que parti del mondo, col compenso ad si compenetra e rannoda la presente di-
ognuna d'un esemplare intero dell'opera chiarazione. Termino , colla giubilante
per tale celebrazione, perché di esse tulle esclamazione Viva Dio
triplice : , Viva
trattai e nuovamente nel voi. XCVIII, Dio, Viva Dio in eterno !
da p. 3 a p. 385, coerentemente al di- VIVENZ10LO(s.), vescovo di Lione.
chiarate iu esso a p. 12. E siccome il s. Passò primi anni della sua giovinezza ia
i

Sacrifizio è la più sagra e sublime azio- qualche monastero del monte Jura, ed
ne divJDa, la più accetta e la più graia era già prete quaado visitò a Lione s. A-
28608 A
444 V 1 V V 1 V
pulliiiare vescovo di Valenza, (latello di no, uno de'princi pali ufTiziali di Sigismon-
s. Aviti) vescovo di Vienuafai quali fu do Borgogna. Riferisce Agobarilo,
re di
stretto con grande auiislà. Fu scello a su- che s. Vivenziolo era fornito di grande e-
periore del monastero di Condat, che go- rudìzione, come si vede eziandio da' suoi
vernò con molta saviezza; dipoi fu eletto scrilti,e da quegli autori, cheavendo avu-
vescovo di Lione. Assistette al concilio di to occasione di trattare con lui, ne parla-
Epaona, in cui si fecero molti regolamenti no con lode. Ignorasi l'anuo e le circo-
di disciplina, e a quello di Agaune per la stanze della sua morte, ma è nominato
fondazione del monastero di s. Maurizio. nel martirologio romano il giorno 12 lu*
Convocò pure un concilio a Lione, il
egli glio.

quale è posto nel 5 17, per annullare un VIVIANO (s.). r. BiBiANO (s.).

matrimonio incestuoso coDlraltodaStefa-

FINE DEL A' GLUME CENTESIMOSECONDO.


BX 841 .ri67 1840
SMCR
Moronì Gaetano,
,

1802-1883.
Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica
AFK-9455 (awsk)

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