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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI
SPECIALMENTE INTORNO
A! PRINCIPALI SANTI, BEATI, MABTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ. CELEBRI SCRITTORI AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA
ECCLESIASTICI,
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTa' PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE B
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CUE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMPILAZIONE
VOL. CU.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLXI.
\.<^^ <?
STORICO-ECCLESIASTICA
VIT VI T
fere niilliarii amOiLu. Il capitolo coiupor- Malia e collegiata, divisa in due parti:
4 V I T VI T
ia I.* divisione ri<;uarcla una porzione nere di prodotti , ha boschi e fonti ter-
d'altra parrocchia di Viterbo, e la i.' di- mali, pietre alabastrine, bolli armeni, la-
visione altrettanto. Registra pure, conte- pislazzuli, vene di smeriglio, cave di ve-
nere Monte Fiascone 068 case, 1 i 1 49 fa- triolo e di ferro. Presso una uiola, dalla
miglie, 549B abitanti, de'qiiali nella cara •
Bocca dell' Imbroglino evade gas irre-
pagna 2B42: conta 62 studenti e 34 où- spirabile, che fece morire d'asfissia tutta
Jitari. La popolazione poi degli altri co- la famiglia Cerallona. Dell'antica diruta
muni del suo governo ascendere a 461 7 rocca di Monte Fiascone, del soggiorno
individui, laonde cooipresi quelli della de' Papi, e loro passaggi in occasione di
città, lutto il governo ne somma 1 o, i 1 5. Viaggio, in quest'articolo e nelle loro
Inoltre in Munte Fiascone hanno chiese biografie tornai a parlarne, e nell'accen-
e daustri i religiosi minori conventuali, nato articolo anco di quello del Papa l^io
che benedettine, e le salesiane, oltre quel Giornale di Roma ne'n. 200 e 206, ce-
le del Divino Amore addette alla pubbli lebrando r esultanza pubblica, nell' in-
ca istruzione, e onorate di visita dal Pa gresso ricevtiloancoda mg."^ delegato del-
pa regnante, nella circostanza clie dirò la provincia, e da mg."^ vescovo nel duo-
il seminario collegio, nella cui chiesa d mo e poi nell'episcopio, l'uno e l'altro or-
s. Bartolomeo fu sepolto 83o il car nel 1 nati a festa , come lo era la città tutta.
dinal Crescini vescovo di Parma, vi mor i Nell'episcopio ammise al bacio del piede
toa'21 luglio, dopo esser slato crealo car la magistratura, il capitolo, il clero se-
dinaie a'27 luglio del precedente anno, colaree regolare, numerosi alunni e con-
i
onde profittai di quell'articolo per la sua vittori del seminario collegio, i primari
biografia; ed hanno pur chiese alcune cittadini, e le deputazioni accorse dalla
confraternite. Vi è I* ospedale, 1' orfano- diocesi. 1 luoghi principali di questa so-
trofio, il monte frumentario, 4 dotazioni no: CelleiiOy Tesscnnano, Arlena, Piati-
perzitelle, lescuolecomunali pe'fanciulii, sano, Marta, Capo di Monte, Bisenzo,
quelle delle salesiane e delle maestre pie Grotte di Castro, s. Lorenzo PiuovOy Fa-
per le fanciulle; né monca di teatro del- lentano, Latera, Gradali, quali vado i
con r Ughelli, mentre poi cui avvidi che Antonio d'Anagni. Il vero è , che Anto-
il medesimo, in altri luoghi dell' Italia nio Porziano non passò a Sora che il ,
sacra, come nel t. 9, p. 226, lo dice a- Guidi non pare doversi porre nella serie,
ver tosto seguito l'anlipapaClemente VII, e che verso ili4io successe al Porziano
onde Urbano VI lo depose a' g novem- l'altro Antonio. Il vescovo Pietro Anto-
bre 1878, e nel vescovato gli sostituì Ni- nio non essendo nominato nella bolla di
colò Scarinci ueliSyg, nel seguente fat- cui vado a far nuova menzione, sembra
to governatore della provincia del Patri- che allora fosse morto e vacasse la sede.
monio, per tale non conosciuto dal Bus- Eugenio IV colla bolla In supremae di'
si; e che egli, e non il predecessore, Ur- gnitatis Apostolicac, data in Firenze a'
bano VI spedì nunzio alla repubblica sa- 5 dicembre 1435, Bull. Rom., l. 3, par.
nese. E siccome Pietro d' Auguiscen fu 8, p. I I, tratta dall'Ughelli, e presso mg."^
pure Sagrista, penitenziere e biblioteca- Giorgi, Flist. diploin. Calhedrae Epiico-
rio pontifìcio, procedendo ih. tale artico- palis civitalis Setiae, netl' Appenilioe n.
lo col Rocca, e trovando all'anno 1878 27, che r olTre più esatta, smembrò da'
esercitar con Urbano VI tali uffizi fr. Pe- vescovati uniti di Viterbo e Toscanella,
trus Apainiensis, Episcopali Monlis Fa- Corneto, l'eresse in vescovato e l'unì rte-
XCV, p. I i4, nel produrre vari di sì deplo- cario generale del vescovato suburbica-
rabili esempi. ^arrai ne'vol.LXX,p, 24^, rio di Palestrina, e arcidiacono I.' digni-
LXXI, p. 121, LXXIl p. 275, che a-
,
tà di quella cattedrale; lodandolo per dot-
veodu riounzialo le chiese di Monte Fia- trina, gravità, prudenza, probità, mora-
VIT VIT 7
fé, e come istruito in tutte le cose eccle- di 8. Giorgio martire. Era l'antica catte-
siastiche. Nell'istesso i854 il prelato re- drale , ed ora è collegiata con capitolo
catosi Roma
ad assistere alia defìni-
in composto della dignità del preposto , a
zìone dogmatica dell'Immacolato Conce- cui è attribuita la cura dell anime, e di
pimento della ss. Vergine, in precedenza altri 1 3 canonici, tutti ubando l'insegne
a'ag novembre fu annoverato tra'vesco- corali di rocchetto e cotta. La facciata
vi assistenti al soglio pontificio; e torna- esterna fu ornata di peperino con bassi-
lo a Monte Fiascone con solennità cele- rilievi dell'antico teatro nel i5(2, dal
brò il religioso avvenimento. La diocesi cardinal Giovanni de Medici, che nel se-
si estende a circa 1 8 miglia, e contiene 1 guente anno divenne Leone X. Egli era
sunnominati luoghi. Ha 3 vicariati fora- legato del Patrimonio, e risiedeva in Boi-
nei, rg parrocchie, e 24^9^^ diocesani. sena, come suo particolare signore e go-
Ne' cenni storici di Viterbo, e nella serie vernatore, come si trae dall'iscrizione che
de' vescovi di Toscanella e Viterbo, ri- olire i'Adamij posta sulla porta della col-
parlo non poco di Civita Vecchia e Cor- legiata, ed altre memorie di sua genero-
neto, e de'Ioio vescovati. Il prof. Orioli sità lasciò in Bolsena. Questo tempio fu
neW Album Roma, t. 20, p. 298 e seg.
di eretto sopra l'antico d'Apollo. Dice il Pal-
con questo titolo Monte
scrisse articoli : mieri, che nel suo interno sono alcu- vi
colle parole e co'portentosi prodigi che Molise, signore di Sepino e genero del re
per lei operò il Signore. A tale eroismo GuglielmoI, lasciando a'sepinesi un brac*
il padre oppose con molteplici tormenti ciò. Nel luogo ove giunse in Palermo fu
tutta la crudeltà idolatrica, ma la magna- poi edificata la chiesetta del suo nome,
nima resistette intrepida, e Dio punì il grati i palermitani per averli liberati dal-
genitore con deplorabile morte. Non ces- la peste che li desolava. Il prelato fece
sò la persecuzione nel prefetto successore tosto trasportare le Ossa nel duomo ss.
Dione, castigato da Dio con pronta morte, antico di s. Maria; ed alquanto dopo nel
né allorquando Giuliano, che gli fu surro- duomo nuovo, ove venne costruita una
gato, la fece gettare in una fornace arden- cappella nobilissima e bella. Essendo l'au-
te; ma finalmente la Santa ottenne la co- tore originario per la sua famiglia di Ve-
rona del martirio quando fu da lui trafit- nezia, nel recarvisi nel 1726 col suo pa-
ta da duedardi, perchè continuava a loda- drone il cardinal Olloboiii, volle esami-
re il Signore benché gli avesse fatto tron- nare in Torcello se il corpo di s. Cristi-
care la lingua: ciò avvenne nella sua età na, che ivi si venerava, fosse il derubato^
di 12 anni a'24 luglio 297. Si custodì il ma constatò ch'era altro, e probabilmen-
venerato corpo per molti anni, probabil- te tratto dalle romane catacombe e di
mente nell'esistente catacomba, da dove nome imposto. Egli poi essendo benefi-
fu esposta al pubblico culto nella suddet- ciato della basilica Liberiana di Roma,
ta chiesa, al presente collegiata, appena attesta che venera nella cappella diPao-
si
409 o forse nel 568, nell'isola Martana, sgrana. E siccome sepinesi aveano do-
i
finche nelio84fu restituito alla sua chie- nato un pezzetto del loro braccio alle
sa dalla gran contessa Matilde e da s. monache del monastero di s. Giacomo di
Gregorio VII in Bolsena. Mezzo secolo Roma, detto le Muralte, donde nella sop-
dopo circa, due viaggiatori francesi per pressione fattane da Clemente IX, la re-
divozione l'involarono, io uno alla pietra liquia passò alle francescane di s. Apol-
di marmo rosso, la cui iscrizione auten- lonia, l'Adami ne implorò e conseguì un
ticava quel sagro tesoro; ma giunti a To- piccolo brano, e lo donò alla patria col-
scanella, riuscendo loro la pietra di troppo legiata (onde mi correggo, per aver eoa
peso, ivi la lasciarono, anco con alcuna altri detto nell'articolo, venerarsi il ca-
ossa della Santa, e trovasi nella chiesa di po).Notai nella biografia diTeodorico/ì^z-
s. Maria Maggiore, al dire del Turrioz- /zi'en, ch'egli fabbricò in Bolsena la chie-
zi, e secondo altri è presso que' fraoce- sa di s. Cristina e il contiguo palazzo;^
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come orvieiano, ciò trovo confermato a iSangue di Cristo, o dogma della tran-
p. 41 ò^' Ili tra Iti poetici con noie lìioi^rn- sustanziazione, quando giunse a frangere
Jìrhe (l'alcuni uomini illustri d'Orvieto. la sagra tissima Oitia tale abbondanza
,
Una fiera dì 5 giorni per s. Cristina co- di sangue sgorgò da essa, che ne rimase
tnincira a'24 Iu6''^> '" ^"' ^' celebra la inzuppato e macchiato gran parte del
sua festa , eh' è la principale della cit- Corporale e altri pannilini, ed eziandio
tà. Dovrò riparlarne. Intanto dirò che De restò tinta e bagnata la pietra sagra
Santa Tal). Andrea
scrisse la vita della dello slesso altare. 11 sacerdote, pieno di
Splendiaoo Pennazzi vicario generale rossore, smarrito restò immobile, e gli
d'Orvieto, li nobile voUene«e conte Gio- astanti furono compresi di sagro orrore.
vanni Cozza nel 845 pubblicò a sua glo-
i Indi il sacerdote alquanto riscosso dallo
ria, ed a quella delle vicende patrie, un stupore, falla forza a sé slesso, adorò coti
bellissimo poemetto storico di 56 ottave; intera fede il gran mistero, e compunto
ed il fratello conte Valerio è autore del- con copiose lagrime confessò la sua an-
1' Origini e vicende di Bolsena, Conti* teriore dubbiezza incredula. Quindi rac>
gua alla collegiata è la catucumba , ove collo quanto potè dello sparso Sanguedi-
un tempo fu deposto il corpo di $. Cri- vino, l'impiegò all'uso dei sagrifizio, sen-
stina, ed ivi stava quando fu involato, za osare di consumare TOstia conso£;ra-
sotto I' che divenne celebre per
altare ta; e nel riportare, pieno di confusione,
quanto vado ad accennare, il cui disegno in fretta nella sagrestia il Corporale ba-r
oilre l'Adami. Essa si prolunga nel col- gnalo di sangue, alcune goccie cadendola
le per un'estensione di circa b3 palmi, terra, con nuovo portento restarono tena-
essendo 28 larga e 29 alta. Vi si trova- cemente impresse sui marmi del lastrica-
rono incavati nel tufo molli sepolcri, ma to della s. Grotta, che tuttora nella nuo-
senza indizi che fossero servili a' cristia- va chiesa vive e purpuree sono alla pub-
ni, tranne due iscrizioni. Tnltavolta af- blica venerazione visibili. Tutto ilclamo-
ferma l'Adami, che ivi si ritirarono! gen- roso prodigio è rappresentato nel quadro
tili convertili da s. Cristina, quali poi i ivi esistente, dipinto dal valente pennello
anch'essi subirono il martirio, e i loro sa- del cav. Francesco Trevisani, eseguito ad
gri corpifurono deposti nella catacoujba, istanza dell'Adami. B.isiedeva allora col-
di cui l'Adami offre la pianta, rilevando la curia in Orvieto il Papa Urbano /^,
che non fu conosciuta dal Boldetli, e ne fa e in quella vicina città tosto i volseuesi
la descrizione. Ov'è l'altare chiama la
si condussero il prete boemo , a narrargli
chiesa della Grotta, nel quale sono le me- l'avvenuto strepitoso miracolo. Il Papa
morie, ove sono impresse le orme delle commosso,con fervore ringraziò il Signo-
tenere piante della Santa, pel miracolo re perchè si fosse degnalo in modo così
narrato dall'Adami. Mentre gli eretici co' straordinario convalidare la credenza de*
loro errori spargevano maliziose ed em- fedeli e confondere la miscredente eresia,
pie dubbiezze sulla ss. Eucaristia , nel ed assolse il pentito e lagrimante sacer-
1263 o meglio neli264fia'sacerdoli che dote. Iodi Urbano IV ordinò al vescovo
divoli a s. Cristina, nel recarsi in sagro d'Orvieto Jacopo Maltraga di recarsi ia
pellegrinaggio a Roma, vi vollero celebra- Bolsenaa riconoscereil meraviglioso pro-
re ,
la tradizione segnala Pietro boemo digio, ed acciocché il ss. Corporale e la ss.
diPraga, degno ecclesiastico, il quale nel Ostia, in più sicuro luogo si custodisse-
pronunziare le sagre parole della consa- ro, gl'ingiunse portarli in Orvieto. Il Pa-
grazione, vie più tentalo a dubitare della pa co' cardinali e i principali delia corte
liasforraazione àeW'Ustia e del Fino nel- si recò nella valle sottoposta a incontra-
le specie sagrameulaji, uel vero Corpq e re il vescovo liei suo riloruo, seguito dal
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niagislroto e dal popolo, ed al ponte di ciulle, come dissi nel suo articolo, oltre
Uio Chiaro l'incontrò. Prostratosi a ve- le scuole comunali ed elementari, che il
nel ricordare certa operetta d' un bene- ria del Giglio, col convento de'minori os-
ficialo Valicano e cameriere d'onore di servanti, in deliziosa eminenza, rimoder-
Pio VII, impressa in Orvieto e lodata nata elegantemente nella metà del decor-
(la'dolli. In Bolsena scella da Dio per
,
so secolo, con bel quadro del cav. Trevi-
teatro della gloria del vivifico Sagrarne»- sani esprimente la Natività della ss. Ver-
1681 il cardinal Savo Millinì , indi nel di .9. Maria del Giglio presso a Bolse-
1695 impetrato da Innocenzo XII largo no. I minori osservanti furono primiera-
soccorso, contribuendovi pure molti di- mente ad abitare nell'isola Bisen-
invitati
voti, fece edificare tra la collegiata e la tina dal sacerdoteOnofrio di Sessa, di cui
Grotta, oveaccadde il miracolo, una bel- parlai nel paragrafo di Monte Fiascone^
lissima chiesa con architetture di Tom- cedendo loro la chiesa di s. Giovanni alla
maso Maltei, nella quale il vescovo De- sua cura commessa, il che approvò Eu-
gli Atti del 1696, con solenne traslazio- genio IV col breve Sacrae Religionis^
ne dalla Grotta trasportò le pietre nella de' 19 novembre 143 (dice i il p. Annibali
nuova chiesa. In Bolsena ne'tempi anti- che tale prete, anche dal Zuccbi erronea-
chi furono molte chiese e sagri chiostri mente creduto francescano e vescovo di
d'ambo ed anche de'minori con-
i sessi, Monte Fiascone, erasi ritirato oell' isola
il Theuli, Appara'
ventuali, di cui tratta Bisentina allora deserta, e ivi custodiva
to minoridco della provincia di Roma: la piccola chiesa di Giovanni, in qua-
s.
Del convento di s. Francesco. Ora nel lità di eremila, onde con piacere la rinun-
convento già de'minori conventuali, nel- ziò in mani del Papa quando sentì da lui
la cui chiesa sono pregiati dipinti, vi so- emanato il breve, in favore de'minori os-
no dottrinari che dirigono le pubbliche
i servanti, ad istanza di Ranuccio Farne-
scuole, e le niaestie pie quelle delie fau- se). Venuto ciò a cognizione del pio e gè-
V I T V I T ,1^
«eroso Ranuccio Farnese signore dell'iso- cefisso con a'iati i ss. Francesco d'A sisi e
la, ordiuò subilo che fosse areligiosi fab- Antonio di Padova, il 3.° alcuni ss. Mar-
bricata una nuova chiesa con comodo con- tiri, e tutti e tre nel detto pontificato fu-
vento, e fu subito eseguito, attestandolo rono trasportati al Vaticano, e sostitui-
Pio 11 ne Commentarli descv'ìvenào il suo te delle copie (il p. Annibali li dice di-
accesso all'isola Biscntina^ il quale nella pinti dal celebre Annibale Caracci). Nel
sommità dell'isola ordinò la costruzio- cappellone a cornu Epistolae sur un'ur-
ne della chiesuola di s. Pio 1 Papa e mar- na sepolcrale di marmo erano due statue
tire, contigua alla cappella della Trasfi- in atto di sostener l'arco, dicendo l'iscri-
gurazione edificata da'Farnesi con altre 6 zione averla (atta il lodato Ranuccio nei
cappelle, descritte dal p. Casimiro, in uno 1
449> P^i* s^ e iVio\. In ambo lati sì ve- i
all' indulgenze concesse da Pio li cioè , devano gli stemmi Farnesiani di g g'gli»
quelle delle Sette Chiese dì Roma, con- mentre nell'altro erano 6. Sopra l'urna
fermate da Paolo 111 Farnese. Le altre 6 era un cassone colle spoglie mortali del
chiesuole o cappelle, fubbricate dalla pie- cardinal Ranuccio jFrtr/jeje, morto di 25
tà de'Farnesi, s'intitolarono ad onore di anni a'28 ottobre 1 565 (temo errata l'e-
s. CoDCordio martire, di s. Francesco d'A- tà, poiché nacque nel i53o). Per la sin-
sisi, di Gesù Cristo orante nell'Orto, di golare comodità del convento, a' 17 giu-
s. Gregorio Papa, di s. Caterina vergi-
1 gno i46g vi si celebrò un capitolo gene-
ne e martire, e del Redentore Crocefis- rale (congregazione generale la chiama il
so. Quando Pio li da Capo di Monte vi p, Annibali, e ch'è molto verosimile che
si recò co'cardinali e prelati a celebrare v'intervenissero 8. Giacomo della Marca,
solennemente per la festa di s. Gio. Bat- ed beati Angeloda Civassodetto da Cla-
i
tista, compartì indulgenza plenaria a'pre- vasio, e Pietro da Mogliano , con altri
senti, poi desinando in prato ad umhrani gran servi di Dio, col b. Marco Fantuzzi
populi paratiuiiy co'religiosi (all'ombra di Bologna che vi fu eletto vicario gene-
d'un pioppo e imbandito colle limosìne rale), in occasione del quale Paolo il in-
cercate da'frali, dice il p. Annibali), per dirizzò a'vocali due brevi, uno riguar-
l'aiFettocheavea concepito a'francescani dante le future elezioni, l'altro di parte-
per le predicazioni di s. bernardino da cipazione della scomunica lanciala contro
Siena, onde soleva dire aver poco man- Giorgio Podiebrazio redi Boemia, acciò
cato che non avesse vestito il loro abito. fosse pubblicala in lutti i conventi del-
Finito il pranzo, Gabiiele Farnese ralle- l'ordine, infestisdiebus, inlermissaritin
grò Pio li e la corte con corse di barche solewnia, e nell'idioma de'popoli. Bravi
nel lago, con vivissimi colori descritte ne' un lungo dormitorio, ricco di molte cel-
Commentarii. La chiesa edificata daRa le,alcune delle quali migliori pe' vescovi
nuccio fu dedicata a Dio, in onore de'ss nel trasferirsi nell'isola, come solevano ta-
Giacomo apostolo e Cristoforo martire re. I frati vi dimorarono sino al princi-
Oltre maggiore, vi
l'altare fece due cap piar del secolo XVIi, costretti a lasciar-
pellooi l'uno rimpetto all'altro, nel mez lo per l'aria maligna e per l'escrescenza
zo de' quali eresse ben intesa cupola co dell'arque minaccianti naufragi, ed anco
perta di piombo. Ne' primi anni del se per la scarsezza di limosine, onde i reli-
colo XV li i religiosi passarono a s. Ma giosi mancavano del necessario sostenta-
ria del Giglio^ ma prima debbo compie mento. Quindi il p. fr. Paolo Aquilano,
re le notizie del convento lasciato. Sino che ne fu l'ultimo rettore, predicando in
al pontificato di Clemente XI, comincia- Bolsena nella quaresima 5^q rappresen- 1
to nel 1700, i quadri de'3 altari rappre- tò vivamente ne'discorsi familiari a'prin-
senta va pò, il j," s, GiacoiuO;il3.°uD Cro- cibali del luogo la condizione miserevole
Il VI T V IT
de'ftati dell'isola Biseiilina , esprimendo re molti anni sostenuto tutto il pe«o del-
ii desiderio di passare nella chiesa di s la colossale romana monarchia, e prefet-
Rlaria del Giglio distante nn 4-° ^'i •"' to del pretorio, ed a cui l'imperatore per-
glio dal castello di Bolsena, a sinistra del mise l'erezione di statue non solo dì mar<
la via per cui si va ad Orvieto. Il p. fi- ino e di bronzo , ma di oro ,
per avere
Paolo colla sua eloquenza, ed essendo a colieinique arti di Pisone prefetto di So-
niato, l'ottenne dal pubblico consiglioge ria, tolto col veleno dal mondo in Antio-
tempo essendo custo
nerale, fino a quel chia il valoroso e virtuoso Germanico, che
dita da un romito. Laonde a' 26 marzo il loro zio Augusto avea chiain;ito dopo
1602 il gonfaloniere ed priori la con i di lui all'impero, onile riconosceva in es-
segnaronoal p. fr. Pacifico da Roma, col so un odioso e potente eraolo. E quindi
le sue appartenenze, col beneplacito del Sciano campò la vita a Tiberio quando
vescovo, e col consenso de'nainori convea cenava in una villa presso Fondi, facen-
tuali e agostiniani esistenti allora in Boi do lo sforzo di sostenere una grossa pie-
sena (il p. Annibali dice che nel 1600 tra che stava per cadérgli sopra , onde
frati passarono a Bolsena, e subito vi sot allora t'elesse a collega nel consolato. Del-
Centrarono i cappuccini). Indi il i.°otto l'immense ricchezze cumulate da Seiano,
breiSog altro consiglio generale decre sono testimonio le vestigia della villa e
tò l'erezione del convento, e d'ingrandi delle terme sontuosamente fabbricate nel-
re la chiesa per soddisfare alla divozione la patria Volseno. Agognando all'impe-
de'fedeli, diversi de'quali vi contribuiro- ro, sedotta Livia moglie di Druso, figlio
no. Poscia la chiesa e il convento riceve- naturale di Tiberio, lo fece perire di ve-
rono altre comodità e abbellimenti. Fu leno, e indusse l'imperatore a ritirarsi nel-
fabbricato un nuovo aitare maggiore, la deliziosa isola di Capri. Finalraeote
consagrato dal vescovo Elisei a* 12 mag- avendo Tiberio penetrato le trame di Se-
gio 1727 colle reliquie de'ss. Benigno e iano, lo fece morire, e l'infuriato popolo
Benedetta martiri, e concesse le solite io - ne strascinò il cadavere per le pubbliche
dulgenze. Indi il p. Casimiro riporta l'e- vie e poi gittò nel Tevere, e la sua fami-
lenco delle molle reliquie che si venera- glia fu distrutta. Per contrapposto a tan-
no nella chiesa. Dice il convento medio- to mostro, l'Adami indi descrive la vita
cre, avendone troppo parlato con lode della gloriosa s. Cristina. Tra gl'illustri
giunge che alla partenza de'minori osser- scano. Due famosi giureconsulti della fa-
vanti vi furono sostituiti cappuccini dal i miglia Monaldeschi. Diversi abbati e co-
duca Odoardo Farnese, a loro istanza; ma spicui religiosi. Il cardinal Lorenzo Coz-
poi gli elementi dell'aria e dell'acqua li za, quantunque nato a s. Lorenzo, onde
forzarono neli63i-a ritirarsi; e lo stesso in quel paragrafo ne ragionai, nondime-
fecero dopo di loro alcuni monaci. L'A- no fu allevato in Bolsena, di cui tanto si
dami tratta degli uomini e delle famiglie compiacque, che vi fece trasferire la sua
illustri dì Bolsena. Gli antichi sono il lu- famiglia, e vi fiorisce tra le prime. Un
cumone di Volseno Galerito. Lo scaltro suo parente, Bartolomeo Rubini, di-
il p.
favorito dell'imperatore Tiberio il cru- venne prima coadiutore e poi vescovo
dele e perfido L. Elio Sciano, d'illustre d' Anagni. Alcuni della famiglia Adami,
stirpe e di leggiadro aspetto, di cui de- e fra questi il patrio storico, il cui fratel-
scrive le fortune eia vita, discolpandolo lo provinciate de'couventuali e visitatore
alquaulo eoa Velleiu Patercolo, per ave- generale dell'Umbria, abbellì la chiesa di
V 1 T VIT l3
9, Francesco del suo ordine in Bolsena e LXXIll, p. i55, coll'Adami , dissi che
uè ruìgtiurò convento, mentre il nipote
il Volseno fu la rilrovatrice degli spettacoli
Leonardo encomiato letterato e aU"
fu teatrali. Lo stesso Adami copiosamente
lore d' opere. Del magistrato civico di tratta dell'antichità di Volseno, ed eru-
Bolsena, feci cenno coll'Adami nel voi. ditamente l'illustra^ anche con belli ra-
XXXI, p. 268
269. h'è prolettore il
e mi e iscrizioni. Il Calindri afferma che
cardinal Mario Matlei decano del sa- nel territorio era la città di Trossulo, e
gro collegio. La Stalislica registra 3^3 che infiniti sono i monumenti quivi ri-
case ,
4'29 famiglie, 2087 abitanti, de' trovati dell'una e dell' altra città , cioè
quali 33 in campagna. La popolazione, bagni tanto pubblici che privati, un ca-
dice il Paln»ieri,è esclusivamente agrico- meo con due faccie di Giano rinvenuto
la, ed agiata. Il suo territorio ha pianure nel 1778, di vario colore, cippi, colonne
fertilissime e ubertose cuH-ine^ abbonda orientali, corniole incise, un giacinto in-
di tutto il necessario alla vita, solo scar- ciso con lettere. Lapidi in numero este-
seggia di grano, per la quantità degli or- sissimo, mausolei, un niccolo intagliato a
ti. In vicinanza di Bolsena^ sulla strada bassorilievo, ritrovato ne'primi anni del
consolare , si osservano correnti bellissi- secolo corrente ,
gli avanzi del palazzo
me di duri basalti. Lungo la strada, non pretorio, sarcofagi, scarabei, statuette di
molto lungi dalla città, trovasi una colli- side etrusco, un superbo teatro scenico,
na menzionata dal p. Kircher, la quale pubbliche e private termi, vasi e ville.
è un ammasso naturale di colonne a pri- Aggiunge lo stesso Calindri. E pure os*
smi regolari di basalte di figura geue- , servabìle il magnifico mausoleo di Lucio
ralraenleesagona. Non manca di prodot- Canuleio, ch'è di peperino. Eravi il tem-
ti vuicanici, e lo stesso suo luogo si credei! pio dellaFortuna delta Nortia o Norzia;
cratere d' un estinto vulcano. Esistono e che di qui ebbe principio il culto del-
tuttora avanzi di sue antichità, massime la dea Voltumna, ma però il suo simula*
i maestosi d' un tempio gentilesco che ero era a Viterbo, secondo Oiioli. Ne
vuoisi della dea No>tia, principale divi- parlai coll'Adami nel voi. LXXXIX, p.
nità della città. Si ha da Plinio, che in i8j e dovrò dirne alcunché pure nel pa-
tale tempio alla sua epoca si vedevano ragrafo Lalera. Negli scavi degli ultimi
tuttora confitti i chiodi, da Sesto Pom- anni si trovarono molti sepolcri con ab<
peo chiamati annali, per segnare gli an- bondante copia di vasi etruschi anche ,
ni. Diverse iscrizioni antiche qualificano di metallo dorato. Nel Giornale di Ro-
quella dea grande e santa dna. Tale
,
ma de'4 febbraio 1857 è l'articolo: ^^n-
dea Degli Elì'etli pare clie denomini Vol- tichità Eirusche a Boisena. Comincia
turna o F
oltaninae : ne feci parole nel da
dai dire, Volsìuio, oggi Boisena, è ben
voi.LXXVllI, p. 83 e altrove; soggiun- credersi una delle principali Lucumonie
ge che fu ristessa di Volturno (oVertun- dell'antica Toscana, e tale la riconobbi
no divinila de'Iatini, secondo l'Orioli), a io pure in quell'articolo, se meiilossida
bene vertendo le cose avverse in prospere. Strabene il nome di capitale dell'Etru»
Annio pretese che il tempio omonimo ria, da Valerio Massimo quello di Ca-
fosse a Viterbo. Ne riparlerò ne'cenni sto- put Etruriae, e di opiilenlissinia da al-
rici di tal città. Nel voi. LXVllI, p. 225 tri scrittori di grande autorità, stenden-
primeggiavano tra gli etruschi, e co' se- trovò un'urna con coperchio rimosso, con
polcri rimangono sconosciute le acropoli entro ossa bruciate. I molli vasi di bron-
ov' ebbero loro stanza gli abitanti delle zo rovesciali da'Ioro posti e dispersi per
campagne vulsiniesi. Meglio si dìscerno- latomba, non lasciarono dubitare la no*
uo le tombe che sono nel territorio del- personaggio cui appartenevano.
bilia del
le Grotte di Castro a mezzodì presso a 5 Consistevano quegli io due grandi vasi di
miglia dall'attuale Bolsena, cavatelo du- sagoma singolare a uovo tagliatosopra la
rissima roccia vulcanica, ed hanno la sin- metà, a piede scanalatocon listelli e ovoli
golarità degli ampi vestiboli, che metto* che posano su base qua-
di stile elegante,
uioderna Bolsena, ove comincia a sten* cole, a'manubri da una parte la testa di
deibi iu pianura a piccola di&tauza dalia lupo , il labbro inferiore della quale ser-
V IT V T I i5
viva ad emettere il liquido, dairallra una sato sopra una ruota; un grosso anello
testa di Sileno. Due colatoi. Sei vaselli- lavorato a sgusci e a fiorami con un oni-
qì co'suoi manubri. Un piccolo specchio ce incastonato; molte slriscioline d' oro
mistico, che dalla parte concava ha due avvolte a tortiglione lungo il loro asse,
ed altri vasi ridotti in frammenti dal i.° d'oro a ramoscelli di alloro e di olivo
ricercatore. Leggesi in lutti la iscrizione colle fronde di lamina sottilissima; ed al-
etrusca. 1 descritti oggetti sono mirabil- tri vezzi di squisita eleganza, da'quali si
mente conservati, e io ripetono dalla do- dimostra quanto gli etruschi fossero va-
ratura interna ed esterna, che tuttora in lenti nel tirar l'oro alla filiera e al lami-
che descrivendo Ceri, Or te, Polimarzio, quanto altro si attiene all'arte dell'orafo
Tarquinia, Tosca/iella, f'eii, l'idei te, e del cesellatore. Tra questi vezzi e or-
trovai opportuno di riprodurre 1' esposte nati muliebri il prelodato professore tro-
notizie riguardanti vasi così singolari, in vò in alcuni orciolini certi avanzi di liscio
un articolo consagrato a nobilissima par- o belletto (preparazione cosmetica che ,
vizza negli scavi da esso aperti poco lungi bio (solfuro d'antimonio nativo) e la ce-
da Bolsena, dov'era la necropoli dell'an- russa (sottocarbonato di piombo), e la mi-
tichissima Vulsinio, vide fra 1' altre cose stura dell'uno coll'altra per imbellettare
preziose una dovizia ornamenti mulie-
di dirossoodi biancoo d'incarnato leguan-
bri, tratti dalle tombe ov' erano stati se- ce, è cosa notissima e sene hanno testi-
polti insieme cogli antichi loro padroni. monianze a dovizia ne'libri sagri e pro-
Vi erano diversi specchi di metallo a su- fani: ma questo belletto delle gentildon-
perficie concava, che impiccolendo l' im- neetruschedi chequalitàera egli? A que-
magine le davano tratti più gentili; sroa- sta domanda rispondono le osservazioni
niglie e cerchietti d'oro in forma di bi- del professore, il cui processo offre la Ci-
sce, per cingere le braccia e i polsi; altri viltà Cattolica. Quanto al risultato degli
cerchietti che servivano di orecchini, da esposti saggi chimici, si è. Che il bellet-
cui ciondolavano figure di Fortune alate to trovato negl'ipogei Vulsiniesi eracom-
cesellale in rilievo e teneoli un pie po« posto di solfato di calce finissimo e di
li'y V 1 T V 1 T
solfuro di mercurio ossia di gesso e di ci- che la preienteTjolsena era,«econdo il Mai-
nabro impastati con acqua gommata. Gli ler, non la Volsiniuni etrusca, posta inve-
aiiliciii etruschi non conoscevano la poi- ce in Orvieto. Mutò nome quando i ve-
•«ere bianca a uso di belletto, che rìlraesi ri bolseuesi vi furono trasportati da' ro-
dalla calcinazione e polverizzazione dsl mani. Ma secondo una tradizione inval-
quale è composta di magnesia,
talco, la sa nel medio evo, che s'incontra negli atti
allumina, silice e ferro, e che non si al- di s. Cristina (come in succinto dissi col
tera punto all'esalazioni dell'idrogeno sol- Butler nella sua breve biografia), protet-
foralo; ma col solfato di calce consegui- trice oggi della città, e perfino nel falso
•vario il medesimo eftetlo. E questo loro decreto di Desiderio, chiamavasi prima
belletto era di composizione si tenace e Tiro o Tira, cioè porta, vale a dire il
salda, che mantiene tuttavia fresca dopo porlo de! Folsinii sul lago Volsiniese, co-
tanti secoli la sua virtù; sicché ha potu- me Ostia era il porto di Roma, con e-
to rendere anco oggidì il servizio, che già gual significato, alla foce del Tevere. E
rese forse Iremila anni fa alle dame elru- l'Orioli crede legittimo tal nome, e quin-
sclie, sepolte nella necropoli di Vulsinio. di soggiunge. Ceda nel Martirologio ha:
De'bellelti delle dorme antiche, massime In Tyro apud Jtaliam, quae est circa
romane, imbeliettatedalleornatrici, trat- laciim J^ulsinum, natale s. Christinae
ta il Guasco , Delle ornnlrici e de' loro Firginis ec. » Infatti la natura del luo-
uffizi, a p. 125 e seg. Pretesero alcu- — go favorisce questa opinione niente allat-
ni che il patriarca ^'oè venuto io Italia to moderna. Nel nostro caso il nome vec-
fondasse le xu repubbliche dell'Elruria, chio restò alla parte vecchia dell'abitato,
tra le quali Volseno; né manca chi lo fe- almeno presso il volgo (cioè qui natural-
ce morire nella regione, anzi il Pacifici ne mente a quella ch'era sulla riva del la-
volle stabilire pure il sito nelle Disserta- go); eil nome nuovo alla parta nuova
zioni sul marlirio di s. Pietro nel Gia- ncmorosainterjiiga (Juveoal. Ili, 191).
ììicolo, e sulla venuta e morte nello stes- Io non so se s. Cristina fosse veramente del-
so monte di Noe. Ma saviamente l'Ada- la Tiro Volsiniense ; ma quando anche in
mi si attiene alla s. Scrittura, la quale re- ciò vi sia interpolazione, ella ha da tener-
gistra prima la morte di Noè, e poi la si come fondata su qualche cosa di vero ".
dispersione delle genti. Piuttosto egli cre- Leggo nel Martyrologiuni Romanuni
de, doversi trovare i fondatori delle cit- a'24 luglio. Tyri in Tuscia apud lacunt
tà,dal Nume tutelare, e di Volseno lo Fulsiniunt s. Christinae virginis etmar-
furono Vertunno e Narzia o Norsia, ma tjris: quae in Christuni credens , cuni
confessa nulla poter stabilire di certo; uè palris idola aurea et argentea commi-
tace l'opinione che fondatore fu Ercole nuisset , ac pavperibus erogasset, ej'us
Tirio, e la favola che dalla sua clava, da j'ussu verberibus dilaniata, aliisque sup-
lui divelta dalla formò il lago
terra, si pliciis dirissime cruciata, et cuni magno
Cimino ossia di Volseno, e per memoria saxi pondere in lacum projecta, sed ab
vi fabbricasse la città di tal nome. » Ma Angelo liberala: deinde sub alio j'udice
quanto ne sarebbe mai a proposilo l'eti- palris suis successore acerbiora tormen-
mologia dir potendosi che f'uhinium
! ta constanter pcrferens, novissimeaJu-
chiamala fosse la mia patria, quasi Vul- lianopraesidepostfornacemardentem,
sussinus, sendo ella stata costrutta nel ubi quinque diebus illaesa permansiti
luogo, ove quel gran seno di acqua, il suo post serpentes Christi virtute superatos,
Lago, dico, fu divelto da terra". 11 prof. abscissione linguae, et sagittarum infi-
OiìoW lìtW J Ibnni di Roma, t.2 3, p.i 65: ocionc marlyriisuicursum coinpltvit. Ma
Nome i>eio(ì)dcll' odierna lìolsenoj dice l'Adami, sebbene affermi the lu tiadijio-
VIT VIT 17
ne voglia che la Santa fosse da' genitori sa iscrizione sepolcrale della Santa, esi*
nomata Z'iV/Vz, prima del battesimo in cui stente in Toscanella (e tal quale la leggo
le fu imposto il nome di Cristina, crede nell'Adami), enuncia: -^ Hic requìe.scit
meglio che per antonomasia fosse detta corpus s. Christinae V. et M.fiUae Ur-
Tiria, per non aver la di lui patria avuta bani de Civitale Tyri. Il Sarzana ripor-
donzella che nella gloria 1* abbia egua- ta le testimonianze degli scrittori prò et
gliata. Aggiunge che ne' secoli barbari cantra, indi conclude e si conferma che
Volseoo fu delta Tiro non già perchè ,
Tiro fu precisamente ove sorge s. Loren-
Turas o Tyrus in lingua etrusca sia lo zo Nuoto, il quale come quella distende
stesso che Mars o Mart, donde prende il suo territorio al lago, e Tiro fu circa
nome il fiume che scarica il lago di Boi- T^acum f^ulsiniuni, e se ne trovarono gli
sena nel mar Tirreno; ma negli scrittori avanzi nella fabbrica del nuovo paese, e
de' secoli latini non fu detto Volseno Ti- che fu la patria di s. Cristina. Poscia a p.
ro, ne il lago Tirense, e neppure i voi- 45ig con supplemento dichiara: Dinio-
senesi Tirii, bensì Tirrenii, donde Vol- strativo la certezza dell'esistenza in an-
seno potè dirsi Tiro. Né trovasi alcun tico della Toscana Tiro patria di s.
Santa il lago prese anche il nome di La- popoli nel fondare tenendo io cuo-
le città
CHS s. Chrislinae , come
ha dalla vi- si re la Fenicia e la Cananea, come si tiene
ta d'Anastasio 1 V
Adriano If^,
(leggasi fn cuore la patria, non solo i nomi me-
errore seguilo pure da altri come dal , desimi delle città cananee e fenicie vi si
p. Casimiro) deli i55, il quale Castruni trovano imposti , ma tutto insieme col
et multa possessiones juxta Lacmn s. nome le forme e le posture medesime stu-
Christinae a Coniitibus comparavit , il diate. Ma parlando del nome di Bolsena
che dissi pure in altri articoli. La discor« il Palmieri, certo avendolo tratto da quel-
voL. cu.
l'àrb^inrvorw
/^
i8 V IT V I T
Toperajoclice tleiivato da But-sinì,\oo- se dalla prepotenza C\h de' longobardi.
go di Sinee, pojjolo di Fenlacio : errori apprendo pure dal Monaldeschi, Coni'
lipografici. Accennai nell'arlicolo Bolse- menlari hislorici, p. 63. Egli dice, esse-
na, della tirannide usurpata da' servi vol- re Bolsena edificata a piedi della città an-
senesi sopra i loro padroni, e della ven- tica nelle rovine di essa, dagli antichi det-
detta fattane da'rotnani, a ciò chiamati. ta Urbs F»/im?V«9mm, celebratissima e
Sul quale avveniineato racconta il Belliui fra le su prime edificate da Noè in To*
neW Historia diPerugia, che l'antica cit- scaua; mentre la presente è situata sot*
tà di Bolsena essendo tra' popoli di To- to un colle. Continuando a riferire in
scana d'uomini e di ricchezze abbondan- breve quanto non dissi nell'articolo, è
tissima, per aver concesso per grazia a intrinseco il notare coli' Adami, che nel
tutti i suoi servi la libertà, essi perfida- 727 con isponlanea dedizione passando
mente bruciandola furono tanto audaci il dominio del ducato romano, dall'impe-
che deliberarono di toglierne il dominio ro greco a quello della s. iJede sotto s,
roganza e bestialità, che usurpata l'auto- ricorse a Carlo Magno re de' franchi, il
rità de'senatori, s'impadronirono total- quale nel 774 calato in Italin, vinse Desi-
mente della repubblica , dettando leggi derio, pose fine al regno de' longobardi,
agli antichi padroni e commettendo ogni e restituì alPapa l'usurpato, conferman-
genere di turpitudini contro le loro mo- done dominio, con riconoscerlo ed am-
il
gli e figlie. Laonde sdegnati i Ixilsenesi, pliarlo, anco col ducato della Toscana de*
per vendicarsi invocarono l'aiuto di Ro- longobardi. Bolsena dopo aver sofferto
ma, la quale un esercito coman-
vi spedì nelle guerre de' longobardi devastazioni
dalo dal console Q, Fabio Guigile, eque- e incendii , erasi rinvigorita e resa di
sti tosto castigò i servi, li sottomise alle nuovo florida quando per le nuove e
,
leggi, ristabdì il governo, e ritornò a Ro- terribili invasioni degli unni ede'norman-
ma. Nel suo articolo accennai, che il suc- ni, soggiacque ad altre perij>ezie e depre-
cessore nel consolato M. Fulvio Fiacco dazioni. Indi Bolsena con parte della re-
propriamente espugnò Volseno, dopo es- gione era divenuta dominio de' marche-
ser morto Gurgite da ferite riportate ne' si Toscana e fu piu'e signoreggiala
di ,
combattimenti sostenuti da'servi con vi- dalla marchesana gran contessa Matilde,
gorej e quindi Volseno, ch'era l'ultima la quale compiacendosi del soggiorno di
repubblica fra l'ita liane, che si conservas- Bolsena, molto tempo vi si fermò. Mussa
se indipendente, pel ricevuto benefìzio si dalla filma di s. Cristina ne fece ceicare
assoggettò a Roma, come riporta l'Ada- il Corpo, e trovatolo nell'isola Maria-
s.
mi. Poi soggiunge il Bellini, che Bolsena, na, a suo onore edificò una chiesa per
come dicono alcuni, fu da un folgore ca» quell'età magnifica e nella sua Grolla ,
duto a cielo sereno tutta bruciata e ro- contigua sotto uu altare lo fece traspor-
vinata, e venne riedificata dagli abitanti tare, come già dissi. Né di ciò contenta,
che si salvarono, ma più piccola e meno l'elesse a sua patrona, e ordinò che Boi-
potente,diminor giroegraudezza,tiel luo- sena si chiamasse s. Cristina; e donò al-
go ove aggi si vede, il Sarzana ripetuta- la Chiesa romana la signoria the teneva
mente sostiene , che Bolsena priuta del in Toscana e nella Lombardia, e così Boi-
700, helloruin cladibus tversajnif, for- sena tornò al suo principato lempurule,
1
VIT VIT 19
come e meglio ho riferito coli' Adami nel diava Volsena, si recarono a giurare ub-
voi. LXXXVIM, p. 1 8. Anche l'Adami bidienza i sindaci del castello di s. Loren-
giustaraenle dice cheAdrianoI V del i 1
54 zo, di Grotte, di Latera, di Gradoli e di
ampliò il castello di Bolsena, circondan- ValenJano. E che per l'attuale posizione
dolo di validissime mura e di spesse tor- di Bagnorea, sotto un colle, potevano gli
ri, onde il silo forte per natura, lo diven- orvietani colle loro numerose macchine
ne maggiore con 1' arte. Di sua amplia- dall' alto offenderla e recarle gravissimi
zione, operata da Adriano IV, parla pu- danni. Essa era difesa per la Chiesa ro-
re il Borgia, Memorie di Benevento y t. mana da fr. Giacomo Pocapaglia. Colle
3, p. 474- Quando Onorio III nel 1227 macchine si gettarono dentro Bolsena
concesse a Giovanni di Brenna redi Ge- circa 6,000 palle di pietra. Non compor-
rusalemme, per suo sostentamento, il go- tando Bonifacio Vili l'operato d'Orvie-
verno di quanto possedeva la s. Sede da to, nel 1296 gl'invio legato non il cardi-
Radicofani in poi, anche Bolsena sarà sta- nal Napoleone Orsini, bensì l'arcivesco-
ta compresa. Ma poscia Gregorio IX nel vo di Reggio Gentile minorità, per resti-
1234 proibì espressamente l'alienazione tuire alla s. Sede la provìncia di Val di
delle terre della Chiesa, specificando In Lago e Bolsena, per quanto dico nel pa-
Thuscia, Bulsenne, curii tota Valle La- ragrafo di Grfirfo//. Ricusaronsigli orvie-
ci. Nel I 262 imperversando le fazioni de' tani, e il scomunicò e pose la cit-
legato li
guelfi e ghibellini, Bolsena per essere sem- tà sotto l'interdetto, onde essa si ridusse
pre fedele alla s. Sede, soggiacque a van- in gravi angustie. Poiché il legato lasciati
dalico saccheggio, per opera del ghibel- soli 4 pi'eti alla custodia del ss. Sagra-
lino Tancredi di Bisenzo, unito a' viterbe- mento in s. Andrea, menò seco a Roma
si, totcanellesi e cornetani , depredando il rimanente del clero secolare e regola-
pure le vicinanze e Orvieto. Questa cit- re. Gli orvietani, patrocinati da Carlo I[
tà, forse non senza il consenso della s. Se- re di Sicilia, inviarono tosto al Papa am-
de, avea in quel tempo occupata la signo- basciatori, e giustificatisi sul dominio di
ria di Bolsena e delle circostanti castel- tali terre, ne confermò loro il possesso e li
la, e l'aspro suo comando i volsenesi sof- prosciolse dalle censure, riservandosi al-
frirono per lungo tempo. Cambiatosi il cuni diritti per la camera apostolica, an-
suo governo in aperta tirannide, ne scos- che per Acquapendente. Fu allora che gli
sero il giogo, e in libertà si posero. Ma orvietani acconsentirono che il nipote del
il comune d'Orvieto nel 1 2g3 inviò coa- Papa Goltifredo Gaetani sposasse la con-
tro Bolsena il suo generale della cavalle- tessaMargherita di casa Ildebrandina,
ria Orso o Orsello Orsini con 5ooo fan- vedova del suddetto Orsini, onde la coa-
ti, come narra il p. Casimiro, e dopo as- tea di s. Fiora veniva ad entrare nella
sedio ostinato, per la valorosa difesa de' sua casa; ed elessero Bonifacio Vili loro
volsinesi, l'espugnò nel 294, la saccheg- i podestà e capitano pel 1297, erigendogli
giò, ne diroccò le mura, e portò prigioni due statue. Ritornati gli orvietani al tran-
in Orvieto principali cittadini. Il Monal-
i quillo possesso del litorale del lago di
deschi nel descrivere l'avvenimento anti- Bolsena, con tutte le terre ch'eranvi so-
cipa l'epoca, dicendolo avvenuto nella se- pra, pensarono a munir Bolsena, facendo-
de vacante di Nicolò IV, morto a'4 apri- vi edificar la rocca con fortilizi di gusto
le1292, senza osservare ch'essa durò si- gotico, probabilmente sul colle pel rife-
no al 5 luglio 1294. Nel racconto in par- rito di sopra presentandone il disegno
,
te differisce dall' Adami e dal p. Casimi- l'Adami, con notare che poi servi d'abi-
ro, convenendo nella sostanza. Anzi nar- tazione del cardinal legato delPatrimd-
ra, che mentre l'esercito orvietano asse- nio e governatore di Bolsena. Dopo pò-
20 V 1 T V I T
chi anni i volsenesi s'iropatli onirono del- tiranno di Viterbo, avendo fatto ribella-
la rocca, e se ne serviroDO per difender- re Bolsena alla Chiesa, portatosi sotto di
si dagli orvietani, e ritornarono all' ub- essa la cinse d'assedio e con segrete intel-
bidienza di Giovanni XXII, come leggo ligenze, poiché la genia de'traditori noa
nel p. Casimiro. Il Papa per difenderli mancò mai,la 200
prese e fece prigioniere
dagl'insulti degli orvietani , ordinò nel lancie spedite per soccorrerlo da Grego-
i320 al rettore del Patrimonio, che si rio XI (che a' 17 gennaio avea ristabilito
opponesse con tutte le forze alle molestie la sospirata residenza pontificia in R.oma);
degli orvietani, nemici irreconciliabili de' anzi gli riuscì ancora di prendere il di lui
volsenesij ordine che rinnovò nel i333. nipote, mandalo nuovamente dal Papa
Imperocché gli orvietani per ricuperare con altre 3oo lancie, onde ricuperare il
Bol$ena,nel i 328 eransi uniti allo scisma- castello. Per questo il Papa si adopròcoQ
tico Lodovico V il Bavero, nemico della tanta edìcacia, che prima del termine del-
s. Sede. Partito egli a' io agosto da Vi- l'anno introdusse la sua gente col mezzo
terbo, si pose n oste a questo castello, cai d' alcuni fedeli bolsenesi nel cassero, e
fece dare continue battaglie, sperando nel convento de'frati minori, poi abitato
d'impadronirsene, perchè alcuni boisene- da'conventuali ; la quale uscita improv-
8Ì a'5 agosto aveano promesso di conse-
1 visamente colle armi alla mano combat-
gnargli la porta, che va verso Bagnorea, té, vinse e uccise circa 5oo nemici ; e noa
mentre il popolo era intento a celebrare la contenta di ciò appiccò il fuoco alle ca-
ricorrente festa. Già era vi cavalcalo l'im- se e fece molti altri gravi mali, i quali
periale maniscalco con i eoo cavalieri, furono l'araldo funesto della totale rovi-
quando scopertosi il tradimeuto,i rei subi- na di Bolsena, fatta pochi anni dopo da*
to furono giustiziati. perchèLodovico V
Il soldati bretoni (questi in numero cki 10
Tedendosvanito il suo disegno, ed inespu- a 1 2 mila, qui vagì ahsque stipendio in
gnabili i bolsenesi, nel di seguente tornò Gallia populahimdi in arinis eratit j fu-
a Viterbo. Profillaodo la famiglia de'po- rono iu'i'olali da Gregorio XI, prima di
tenli de Vico di Viterbo, dell'assenza de' partire da quella regione, sì per man-
Papi residenti in Avignone, fattasi tiran- tenere nella sua divozione i sudditi del-
na della patria, estese il suo dominio ne' lo stalo ecclesiastico, sì per costringere
circostanti paesi sino e inclusive a Bolse- all'ubbidienza quelli che già se gli erano
na; finché il celebre legato cardinal Al- ribellali), i quali si diportarono verso de'
bornoz, venuto in Italia nel i 353, ricu- bolsenesi magis qiiani hoslili odio. Sta-
però alla Chiesa le sue terre. Ne' paragrafi pratae mulieres, virginesque, viri in ca^
Gradali e Latera narrai come la picco- ptivilatenì dadi , aedifida incensa, nioe-
la provincia di Val di Lago, a cui appar- nia eversa. Il p. Casimiro che ciò rac-
teneva Bolsena, nel 1268 si sottrasse alla conta, lo toglie dalla collezione del Mu-
dominazione d'Orvieto, la quale non ces- ratori, Scriplortiin rerum Jtalicaruni, e
sò di perseguitarla, per essersi la provin- così le altre notizie qui riferite. Neli3g2
cia nuovamente sottomessa al diretto do- s'impadronirono del castello di Bolsena
minio de'Papi. E che non ostante 1' ope- Corradoe LucaMonaldeschi della Cerva-
ralo da Bonifacio Vili, la provincia non ra, e Luca Gatti de' Bretoni, e perciò tut-
restò io pace fino al SSg in parte, e me- i ta tiranneggiarono la ciltàj peròJacopac-
glio dopo 378. Ria dopo la morte del
il I cio da Fano venuto da Montalfioo, col fa-
cardinal Albornoz, e dopo quella d'Ur- vore di Giovanni Toroacelli duca d'Or-
bano V, gli usurpatori tornarono in si- vieto e di Spoleto, fiatello di Bonifacio
gnoria di Bolsena. Narra il p. Casimiro, IX, con trattato segreto la ricuperò. Ma
che neh 377 Giovanni Prefello de Vico i Monaldeschi coliegalisi con Nicola Far-,
VIT V 1 T ti
nese e altri capitaDi, assediata la rocca, fendere il Patrimonio di s. Pietro ; la
obbligarono Jacopaccio alla resa, e po- qual cosa tanto gli pareva necessaria, che
sto in carcere confessò cb'eragli stata in- altra nefeceedificare di nuovo. Alla mor-
sinuata l'impresa da vari signori orvie- te del successore Calisto III , parve op>
lessaodro V del 14^9 confermò a Cor- Gentile Monaldeschi della Vipera e Si-
rado e Luca non solo Dolsena, ma s. Se- monetto da Castel Pietro, nemici de'Mo-
vero, Meano, Torricella, Aglianoe la me- naldeschi della Cervara, raccolto buon
tà del castello d'Ooano. Anzi Martino V numero d'acquapendentani e di bagno-
avendo dato in isposa Aurelia Colonna resi, soccorsero Bolsena ; onde sopratFal-
sua nipote, a Paolo Pietro figlio di Cor- to Luca da tanta moltitudine, abbando-
rado, creò questi col fratello Luca con- nò l'impresa e fuggì, e cos'i rimase Boi-
te palatino, ed eresse in contea Bolsena sena nel pacifico possesso della s. Sede,
con Onano, Cervara, Meano eFighine; ed ebbe 1' onore d' essere residenza de'
i quali luoghi non molto dopo tornaro- governatori cardinali legati del Patrimo-
no all'immediata sovranità della s. Sede. nio, ed in conseguenza figurò qual me-
Mentredominava Paolo Pietro, f«/7i au- tropoli del Patrimonio , finché ebbe di
dissel hoslem suiim, ex pn'moribus Ur- tali governatori. A motivo di peste, che
bis P'enetorum Roma reperii, insidias
,
poi afiEiisse anche Bolsena, da Roma nel
locavi t j aggressusque hominem ex ini- 1462 vi si recò Pio 11 , il quale veduto
proviso, ex comitatu ejusplerosque trini- cornei bretoni l'aveano rovinata scris-
22 VIT V I T
una persona, ch'era con luì in cor- stata Sede bastare un vescovo a governare am*
rispondenza epistolare, e gli avea racco* bedue, sicché fatte fossero concattedrali.
tuanilato un avvocalo dimorante in Ro- Seguite poi le guerre tra gli orvietani ed
ma il generatesi trovò molto imbaraz-
: i volsenesi, e superati quest'ultimi, e cre-
zato a rispondergli, ed il Papa voltatosi scendo sempre in maggior grado Orvie»
al cardinal Pacca gli disse: Oh che frate to pel favore di Roma, il comun vesco-
briccone! Finalmentenel suo articolo no- vo trascurò risiedere nell'abbattuta Vol-
tai, che Leone XII restituì a Bolsena il seno, che tratto tratto reslandosolamente
titolo di città, e qui aggiungo col breve compresa nella diocesi d'Orvieto, perdet-
Civitntìs Ululo alette insignibiis, del i." te l'onore della presenza del pastore, ne
febbraio! 828, 5m//. Rom. cent., t.i7,p. più si considerò come città. Riporta l'A-
34i)<ncui necelebròìprincipali fasti civi- dami quanto scrisse nella cronaca il vi-
li e religiosi, e l'odierna onorevole condi- terbese Giovanni Juzzo da Covelluzzo.
zione. —
Volseno fu degna d'avere an- » Annoi 368. Detto Papa Urbano V si
che la cattedra vescovile, immediatamen- parilo de R.oma, et audone ad Montella-
te soggetta alla s. Sede. Il Donzellini sti- scone , lo quale non era fatta cipta , et
ma che la chiesa cattedrale fosse l'an- fella cipta, al dì5 del mese di luglio
tica sotto l'invocazione di s. Cristina, do- et Vescovo de Orvieto Bol-
tolze al
si nel 680 al concilio Aga- romano di s. le, che la Volsenese all'Orvietana chie-
tone, si sottoscrisse Agnellus Episcopus sa soggiace. Il Sarzana volle correggere
s. Ecclesiae Folsiniensis in hanc sugge- il p. Casimiro, per avere scritto, seguen-
stioneni, guani prò Apostolica nostra do il Cluverio, che Bolsena, dopo l'ulti-
fide unaniiniter censir uximus, sitnililer mo conosciuto suo vescovo, andò sem-
suhscnpsi. Questa formola allude alla pre perdendo il suo antico splendore, e
condannata eresia de' Monotelili. Dopo così restò priva ancora di quel lustro ,
posteriori Volseno e Orvieto dalle fazio- volsenesi perchè Volsena restò distrutta
ni de'gucin e ghibellini, divenutespopo innanzi all'anno 700; che se nella bol-
late, devastati i lerriturit ,
parve alla s. la del Papa s. Leone IV dell' 853 uou
V TI V I T aS
è mai nominata, tuttavia sono confer- rejtle, qua! è desso, da lei cognominato.
mati alcuni fondi al vescovato Tusca- Molli ruscelli, che ne' vicini monti sor-
niense, cioè di Toscanella (f^-), che gono, somministrano abbondanti ac-
gli
nuava a giacere nelle sue ruine, e che altre denominazioni date al lago, alcune
la diocesi era retta dal vescovo Tusca- delle quali derivanti da'territorii che in
niense. Crede inoltre il Sarzana, che Boi- esso terminavano ed erano adiacenti.
,
to di Castro, e delle terre' e luoghi che Tarquioiese per distendersi adessoo dap-
lo componevfTfio, par. 2, p. io3, rettificò presso il territorio di Tarquinia, fu per
la proposizione dell'unione di Bolsena e l'interpretazione del nome Tiro, ond'era
dell'isola Mariana alla diocesi di Viter- denominalo Lactis Z'Kr<7e, ossia Turcn-
bo, con dichiarare, perchè questa era già sis che poi si disse Tirensis, per la ra-
,
unita a quella di Toscanella j e disse be- gione che vi terminava l'agro della città
ne. — Ora passo a parlare del famoso di Z'j'ro.Questa ne'secoli bassi,sotto Astol-
Lago di Bolsena e delle sue isole Mar- fo re de'Iongobardi, ne pretese e otten-
iana e Bisentina. Il lago, gli antichi lo ne dominio ad esclusione de' Vetulonii,
il
chiamarono con diversi nomi. Polsinus, in tempo che Bolsena era abbattuta. Fi-
me, dà la preferenza alle bolseoesi. E ben no. Tali lapidicine, dice il Sarzana, era-
se n'intese Dante, allorché per cose di no petraie delia gente Anicia, e l'ofTici-
mollo valore ledescrisse, dicendo : L'an- ne di esse, come le cave, slavano intor-
guille di Folscno, e la Giiarnaccia (al •
no al lago stesso, come si ha da Vitru-
tre lezioni riportano: L'anguille di Boi- vio, qiiarurn offlcinae maxiniae sunt.
sena in la I ernaccia). Il Petrarca n'e- £ favola per intimorire i fanciulli bolse-
saltò di più la delicatezza , scrivendo a nesi, che il suolo del lago , reso insigne
Urbano V per indurlo a partire d'Avi- p«l martirio di s. Cristina, ebbe una po-
gnone e re&liluirsi alla vedova Roma ; nel polata città, la quale in castigo della lus-
mostrargli le rare prerogative onde sul- suria fu ingoiata dalla terra, e sgorgò tan-
l'altre terre va altera l'Italia, nominò pu- ta copia d'acque di cui si formò il lago.
re il soave sspore e la tenera grassezza, Fu fatta relazione al senato romano, nar-
e la grandezza straordinaria dell'anguil- ra Livio, che il lago erasi mostrato tutto
le volsenesi.Al predecessore Benedetto color di sangue, onde con copiosi sagrifìzi
nio, e credo con più ragione, poiché il cielo, che con sì orrendo prodigio pare-
XII risiedette in Avignone. Benché anco va minacciar la repubblica loro di qual-
il Cancellieri, nella Lettera sull'aria che infortunio,onde furono decretate pub-
di lìoma, riportando il testo del Petrar- bliche processioni. Trovo nel p. Casimi-
ca, nomina Benedetto XII. Kel paragra- ro, che nel secolo X eravi il monastero
fo Marta dovrò dire, che il p. Annibali di s. Petri Vallis Prelatae , in cui per
attribuisce questo o altro simile dono a alcun tempo si conservò il corpo di s.
Gregorio XI e mandato ad Avignone I), Margherita vergine e martire. Sisto IV
furono donate alcune di quest' anguille. neli4B2 ne donò una 3." partealla chie-
Ke ammirò il Papa la grossezza, ma non sad'Orvieto, e altrettanto a quella di
lasciò per questo di farne parte a' car- MonteFiascone. Riferisce il moderno cav.
dinali presenti; gustatane poi la squisi- Palmieri, il Iago Volsinio o di Bolsena,det*
tezza, alcuni giornidopo disse loro, che Marta e di Capo di Monte,
to pure lago di
9e ne avesse conosciuto prima la singo- essere mezzo miglio lungi dalla città di
iar bontà, non lo avrebbero trovato sì Bolsena. Derivò da uno spento vulcano,
largo dispensatore. PaoloGiovionelTrtìff- e però è profondissimo e di quasi ovale
talodi^pesci, 23, così ne scrisse. Gran-
e. figura, più largo cioè verso l'isola Mar-
di e ottime anguille produce il lago di tana , ed ha 25 miglia di circonferenza.
Volseno, delle quali abbìara veduto pi- Lo attorniano ameni colli di basalte a
gliarne gran quantità in certe crati nel- prismi esagoni disposti in tutte le direzio-
che fa il lago, formando un fiu-
l'uscire, ni , ove ed ove da ottimi terreni
aridi ,
me, che vien detto Marta, per essere vi- coperti, dada orti e vigneti pro-
alberi,
cino ad una terra di questo nome ; col- ducenti squisiti vini, massime il mosca-
l'occasione che il cardinal Farnese, poi to. Al sud-est di Bolsena vedesi sopra al-
Paolo HI, ricevette Leone X uell' a- ta collina Monte Fiascoue, ed a levante
VIT VIT a5
dietro Bolsejia la giogaia calcarea di Ba- del gran Teodorico, d'ordine dell'ingra-
gnorea e d'Orvieto dividente il bacino del tissimo Teodato suo cugino, come figlio
Lago dalla valle del Tevere. Al sud-ovest d'Amalfreda sorella di Teodorico, da lei
vi sono pianure non troppo salubri, che sposato e fatto re, altri vogliono soltanto
estenduBsi sino al mare. In alcuni luo- associato al trono, ma- realmente l'impal-
ghi il Lago è alle rive poco profondo, pie- mò; perita nel 534 ^ "on nel 537, <^lopo
no di canneti, e vi sono molti acquatici averla ivi rilegala, altri dicono ch'eravisi
uccelli. Abbonda di pesce e più di grosse ritirala per viveiequiela con alcunedon-
anguille, di lucci, di lattar ini e di gambe- zelle,e fatta uccidere daTeotiato, perchè
retti, oltre tanti altri minutissimi pescio- di continuo lorimproverava di sua barba-
lini detti dal volgo cianciarica. Intorno ra natura nel rapire le altrui sostanze in
al Lago, oltre la città di Bolsena, vi sono tutta l'Italia; e per aver Teodato impudi-
le comuni di Capo di Monte e di Mar- camente e con islrattageinma sposata la
ta, la chiesa di s. Magno, e il diruto Bi- figlia della stessa regina. Era la regina
seHzio, il Fesento degli antichi e già se- versata nelle greche e latine lettere da
de vescovile, piantato sur uno scoglio iu sorprendere ogni erudito. Favellava sen-
riva al lago, a 2 miglia da Capo di Mon- z'inleiprete con ogni barbara nazione; e
te; in esso vi sono poche case, un'osteria, per le sue virtù era ammirata da'popoli
qualche pescatore, e vi si faceva la festa e da'principi stranieri, onde sdegnalo del
per s. Agapito a'i8 agosto. Ma di Bisen- suo assassinio l'imperatore greco Giusti-
zio, ora annesso di Capo di Monte, e di niano I, per vendicarla decretò guerra a
Marta parlerò a'Joro paragrafi, come in Teodato, e ne fu conseguenza la sua uc-
quelli di Grotte di Castro e s. Lorenzo cisione e la liberazione d'Italia dal giogo
Nuovo feci de'Ioro lerritorìi che giungo- gotico. Avvenimenti tutti che narrai ne'
no sino al Lago. Il Calindri dice che gi- Morì A-
ricordati e altri relativi articoli.
ra per 43,000 metri, con grandioso emis- malasunta strozzata con funi da Ermen-
sario; e che vicino ad esso fu data la gran fredo castellano dell' isola, mentre pren»
battaglia a'galli, boi ed etruschi da'roma- deva il bagno, a ciò avendolo scelto il
ni, pe'quali fu la loro fortuna. Ed ecco- perfido Teodato, per l'odio che avea con-
mi alle sue due belle isoletle, IMartana tro la regina per avergli fatto uccidere il
e Bisentina, la seconda delle quali colti- padre lldebaldo. Sebbene il crudele Teo-
vabile e abitata, è più granile della pri- dato fu contento di tale misfatto, tutta-
ma. — Quella che riguarda l'oriente di- via fece impiccare Ermeofredo. Inoltre
cesi Mariana , forse per esser ella più r isola Martana divenne celebre ne' fasti
prossima e quasi in faccia allo sboccare ecclesiastici, perchè santificata da s. Cri^
che fa il lago nel fiume Marta, e vicino stina, sia perchè in essa cominciò il suo
alla terra di Marta, da cui è distante po- glorioso martirio, sia perchè vi giacque
co più d'un Dììglio, ed ha un perimetro nella chiesa di s. Stefano il suo sagro cor-
di un miglio scarso. Nel suo paragrafo po, al modo narrato di sopra ,
quando
parlo del comune nome fenicio. In que- quella parrocchia spettava alla chiesa di
sta si vedono le vestigia di antichissima Toscanella, come attesta il p. Casimiro.
torre, nella quale credette Dante che i Si vedono tuttora nell'isola gli avanzi del
Papi rilegassero que'chierici colpevoli di palazzo d' Amalasunta, ove ebbero poi
alcun grave errore, e la cui custodia fos- stanza i frati paolotti o minimi. Erraro-
se di grande importanza. Si rese famosa no dunque quelli, come il Calindri, the
per l'ingiusta morte ivi sollerla dalla re- scrissero Amalasunta rilegata e uccisi nel-
gina de'Goa' e ù' Italia Amalasunta fi- l'isolaBisentina.Leggonel Bussi, che la pic-
glia, e uou sorella, come scrissero alcuni, cola ìsoletta Mariana, eaistenle ad lago di
-
26 V IT V IT
Matta, sìa dal io65 fu acquistala coH'ar- marcham arganti infesto s. Mariae de
mi da' viterbesi , essendo poi passata o augusto, promettendo cogli uomini del-
meglio ritornata nel dominio della s. Se- l'isola di far guerra e pace, secondo il vo-
de, poiché fu da Urbano IV ricuperata lere degli orvietani. Il commen-
Zucchi,
da Giacomo de Vico che la tiranneggia- tato dal p. Annibali, racconta, che mo- il
va da 12 anni, quindi venne da tal Papa nastero, nella sommità dello scoglio del-
donata a' viterbesi, col castello di Colle l'isola, venne fabliricato per monache dal-
Casale, ed esiste un istroiueolo di rico- la virtuosa regina Ainalasunta, di cui ve-
gnizione dfel dominio viterbese rogato , devansi ancora i ruderi; poiché morta la
uel 1262. Della proprietà dell'isola a'vi- regina era stato abbandonato, restandovi
lerbesi, anzi appartenente nello spiritua- una cassetta piena di ss. Reliquie da lei
lio, e nella Mariana fabbricarono un ca- circa un miglio con terreno ferace , e vi
stello, e costituirono la parrocchia con sono fabbriche, una bella e grande chie-
chiesa sagra a s. Stefano protomartire. sa coperta di piombo, disegno del Vigno-
Prima del 1 259 n'erano padroni i signo- la dice il Palmieri (nel paragrafo Galle-
ri di Bisenzo, i anno la cede-
quali in tal se parlo de'due templi eretti in quest'iso-
rono H Orvieto, con l'obbligo annuo di la da Sangallo), eoo convento annesso,
pagtie al comune per i' isola Martaaa, il quale come laccoutai col p. Casiuiho,
VI T V IT 27
colle sette cappelielte , fu prima 8l>ilalo <\o che Pio confermò, già essendo
11 le
nel 1600, poi per 29 anni tla'cappuccinr, confermate da Leone X e Paolo III, vi-
indi da'inonacii e che nell' isola vi sono sitate pure da'fedeli de'paesi convicioi. [
varie cappelletle. 11 convento I' abitaro- francescani aveano la propria barca, per
no ancora de' personaggi e cardinali, es- piovvedersi dell' occorrente a Capo di
sendosi formato un gaio palazzo a guisa Monte. Eranvi a tempo del Zucchi molti
di rocca, circondato da giardini e boschet- fagiani, e altri anìuiali che recavano di«
ti. Per la sua amenità 1' isola fu visitata vertiraento, ed era l'isola adorna di
da'Fnpi Eugenio IV, Pio II, Leone X e molte cose belle, come giardini, selve e
Paolo Copiose notizie suW'hola Bi-
111. frutti. Osserva il p. Annibali, che anco
sentina offrono le Notizie storielle del p. al presente sono nell'isola Bisentina di-
Annibali a p. 1 1 5, ossia la relazione del versi animali e altre delizie, ma di abita-
Zucchi del ducato di Castro al duca O- zione non vi è che il solo convento ri-
doaido, di cui già qua e là mi giovai, dotto ad uso di casino di campagna ; la
commentata da quel dotto francescano. chiesa si vetle nella sua integrità, co' se-
Questi dice, quanto alla popolazione, che polcri Farnesiatii; e corregge l'asserzione
d«rivò come quella dell' isola Martana, del Zucchi, che neli*i>ol<i Bisentina fosse
cioè avendo i saraceni africani occupati sepolta la regina Amalasunta col figlio
molti luoghi di Toscana nelio4o eio4i| Atalarico; mentre è noto che questi mo-
quindi i normanni occupando parte del rì a Ravenna, e la regina uccisa nell'iso-
Patrimonio, allora Bagnurea e le due iso- la Martana, s'ignora dove venne sepolta.
le del lago si riempirono di gente fuggi- Capo di Monte. Comutie della dioce-
tiva, onde si munirono le terre intorno si di Monte Fiascone, con territorio la più
al lago di muraglie, e vi sono memorie parte in colle, con molti e belli fabbrica-
del secolo XIV, che l'isola Bisentina for- ti, quasi cinti all'intorno dal lago di Boi-
mava comune, denominala guae oliin Bi- sena , dice il Calindri , perciò da alcuni
siintina, mine Urbana insula nuncupa- detto pure Lago di Capo di Monte. Gia-
tur (il perchè lo dissi nella biografia di ce io riva al lago in buon'aria e dolce
Urbano JP^, cioè che per aver fatto di- clima, vi spira tramontana, e forma quasi
struggere Bisenzo, pel motivo che nar- una penisola, per circondarlo le sue ac-
rerò in quel paragrafo, e ricuperato alla que, salvo a ponente ove si entra, cou)e
8. Sede il dominio dell' isole Martana e SI esprime il Palmieri, dichiarandolo del
Bisentina ,
questa chiamò col suo nome circuito d'un miglio circa. Nelle Notizie
Urbana. Altrettanto avea riferito nel voi. stòriche del p. Annibali, par. 2: Capo dì
XLVI,p.2i4, con notare che il Papa ri- Monte, p. t o3. Benedetto Zucchi suo po-
cuperò r isole Martana e Bisentina da , destà, nellafnfonnazioue a\ óaca Odoar-
Giacomo de Vico che da 12 anni le si- (lo accompagnata con lettera scritta a
,
mente riprodussi col p. Casimiro, quanto ai duca Odoardo Farnese, dice ch'erauvi
u chiesa, convento e cappelle coll'indul- il governuloie dell'entrate ducali, il cas-
geoze delie sette Chiese di Ruma, nolaa^ siere o depositario, ilcastcllauo e altri mi-
28 VIT V IT
nistri. Vi si faceva il campo delle sementi colla Lìoeorna (o Alicorno. NelU sala del
ducali, e la cantina ducale era fornita di palazzo Farnese di Caprarola è dipinta
molte qualità di vini, raccolti dagli al- l'arme antica di quella casa, ch'èuno scu-
boleti e vigne. Esservi un giardino du* do tutto pieno di gìgli azzurri, quali poi
cale alia sponda del lago verso levante, furono ridotti a 9, indi a 6. In cima al-
adorno di melaranci, di pergole, di spal- lo stemma è un elmo, e sopra questo uà
liere e di frutti, ed altre cose belle , at- Alicorno con una benda di velo al col-
taccato al quale era il porto coperto, do- lo, che fu donato nel secolo XV ad uno
ve si conservavano un brigantino fatto di casa Farnese, o Ranuccio III, da Gio*
alla turchesca, una fìluca e altre barche, Vanna II regina di Napoli, per essersi
per servizio del duca e altri personaggi, portato valorosamente io una impresa) e
che vi concorrevano onde andar spesso gigli, per essersi d' assai ampliata la ter-
per il lago, ed all'isole Martaoae Biseo- ra. La chiesa principale è quella di s. Ma-
tina. Vi era ancora e sussiste uno stra- ria Assunta con organo e l'arciprete, già
done alla riva del lago verso ponente, padronato de' Farnesi , la cui festa po-
lungo un miglio, tutto piano, fiancheg- polare e solenne è a'i5 agosto, e nel di
giato da salci, pioppi e gehi di assai bella seguente si celebra quella di s. Rocco nel-
veduta, potendosi passeggiare all'ombra, la sua chiesa fuori del paese, ove si am-
come serve al presente, l^otersi circondar mira il bel quadro del Santo del Coghet-
tutta la terra, con far delle tagliate, d'un ti. Protettore precipuo del comune è s.
canale mediante spesa d'oltre i eoo scu- Sebastiano, la cui chiesa egualmente è
di, e cosi renderebbesi come un'isola; per fuori del paese, celebrandosene la festa.
la qual taglia, l'acqua avrebbe foce nel Altra ha luogo pel comprotettore s. Ber-
lago , e come un fiume verrebbe
rio di nardino da Siena, altra per divozione ma
a circondarla verso ponente; potendovi grande e popolare a'26 maggio per s. Fi-
far peschiere, e tuttoprodurrebbe buona lippo Neri, nel (jual giorno è llera e si pro-
entrata, con farci altri edilìzi nel canale, trae [»er 3 giorni, essendovi pure mercato
da rinfrancare ogni spesa nel i.^anno. ogni mercoledì. Altra festa è per s. Aga-
Quando ne divenne signore il duca Pier pito protettore già di Bisenzo , annesso
Luigi nel iSSy, fu restaurata la rocca e di Capo di Monte, e dalla chiesa dell'an-
data buonissima forma moderna, ottan- tico castello, pervenne a questo luogo la
golare e circondata di mura, con tirarvi metà delle sue ss. Reliquie, quando un
lai." cortina ad uso di fortezza con 4 1^°*' campagnolo la tolse dalla propria chiesa
luardi a punta, con l'ordine che l' una mentre stavaespostanella sua festa. L'an-
guardi l'altra (con diseguo del Vignola, tico Bisenzo come feudo imperiale so-
dice il Palmieri). Eravi un ponte per an- vrastava a Capo di Monte. Il Zucchi at-
dare alta rocca , che levandolo restava testa, a suo tempo, esservi eziandio la
castello e fortezza isolata. Al paro eravi chiesa di s. Carlo, nel borgo da basso, a-
e vi è una piazza lunga e alquanto larga, dornata di bellissime cappelle, la quale
adornata dalla chiesa principale, dal pa- tuttora esiste. Anche al presente, come
lazzo del governatore, da quello di giu- dissi sono belli fabbricati in Capo di
,
stellano rinchiuso da porta; altra picco- nue doli Faruesiaoe, una di 80, l'altra
la essendo sotto la loggia del palazzo. di ^5 scudi. Registra la Statistica 24^
Nella ])iazza di sotto, posta nel borgo, era case, 270 famiglie, i3o6 abitanti, ed in
l'impreiu iu marmo del duca Pier Luigi priucij^nu di queì>i'ai licolo celebrai il cai-
3è
VI T V 1 T 29
dinal Vincenzo Macchi, che nacque a* vi T'anni Calassi, et promisi l ipsum cu-
3i agosto 1770, patrio prolettore, morto stodire prò Comuni Urbisvet. Patet ma-
decano del sagro collegio nel 1860. Al- nu Francisci Raynerii de Monte s. Sa-
quanti abitanti si occupano nella pesca, vini.Aggiunge il p. Annibali, che il Ma-
altri coltivano il proprio territorio, eh' nente neir /Ustorie d' Orvieto, riferisce
gumi, grano, vino il piti squisito, e pochi no ordinate le battaglie per lostato d'Or-
pascoli. L'acqua che si beve è quella del vieto". Ed esprimendo il numero degli
lago , il quale fornisce al paese ottimo uomini, che ogni paese dovea mandare
pesce. Notò il Zucchi, che in tempo d'in- alla guerra, dopo diversi di questi segue
verno s'ammazzano nel lago eoi fucile a- a dire: » Valentano 5o, BisenzoiS, Ca-
nitre, folgore e altri animali di assai uti- podimonte 20 ^'.
Da tuttociò apparisce
le. Lodò l'aria buonissima, il bel sangue chiaramente, che il castello di Capodi*
delie donne, la longevità degli abitanti, monte appartenne prima a'signori di Bi-
a suo tempo essendone morto uno di 1 1 senzo, che lo tenevano comeBisenzo stes-
anni, e ne vivea altro diioS bene; robu- so quale feudo imperiale. Da questi fu ce-
sti e floridi essendo i maschi e le femmi- duto agli orvietani, che li lasciarono go-
ne, pacifici e amici deTorestierì, buonis- vernare e custodire per essi a'signori già
simi cristiani. Il paese fu anco somma- padroni di que'castelli, i quali fìoalmeo-
mente lodato da AnoibaI Caro, Tutti — leli venderono a Ranuccio III Farnese pa-
convengono che il paese fu fabbricato da dre di Pier Luigi il seniore e avo di Pao-
Papa Alessandro IV del 12 54, sin allora lo 111. Ancora nello spirituale fu questa
essendo un luogo da poco, bensì con una terra soggetta a Orvieto, poiché nel sino-
rocca antica. Era tutto macchioso, popò- do di mg.' della Corgna vescovo di quel-
lato di cinghiali e capri. E già nel 1257 la città (ne celebrò due, nel 1660 e nel
convien dire che fosse importante, poiché 1666), riportandosi il catalogo de' paesi
l'acquistò la famiglia Tancredi, e perciò die furono dì quella diocesi, si nomina an-
divenne soggetto ad Orvieto. Narra il p. cora Capodimontecon Bisenzo, e l' isola
Annibali , esistere nell'archivio segreto Bisentina, ma ora sono della diocesi di
d' Orvieto un codice il quale contiene Monte Fiascone (cioè dal 1 869, come si
omnia et singitla jura etc, in cui si leg- legge nella bollad'Urbano V,ed anchel'i-
ge sotto questo titolo: Suhj'ectio Capilis sola Mariana). Wotai nel voi. LXXVllI,
Montis anno Mill. cclvii. Guido, Ja- p. 269, che già neìi ^55 i Farnesi posse-
cobuSy Nicolans, et Tancredus Domini devano Capo di Monte, e prima di quegli
Guicti subniiserunt Comuni Urhisvete- anni era stato onorato dalla presenza di
ris Castrimi Capilis Montis ad guerram, Papa Eugenio IV, e secondo il p. Annibali,
et pacenij hostem, et Cavalchatam y et tornando da Firenze, vi fece una mattina
parlamentuniy et non avferre pedagium, un concistoro di cardinali, e recandovisi
guidam, vel scortam Vrbisve!. et solve- un'altra volta, andò una mattina all'isola
re districtiialcs Urbisvet. et tenere ami- Bisenlina per udirci la messa in giorno di
cos prò amicisy et inimicosy et exbandi- sabato. Narrai nel paragrafo BolsenafChe
tos prò inimicis, et exbandiiis, et guar- Pio II dimorando in Capodimonte , co'
dare Castrum prò Comuni Urbisvet ... cardinali e prelati, in barca si recò nella
Patetmanu lldubanducci Not... Instru- festa di s. Gio. Battista all' isola Biseuti-
mentum qualiter facta fuit locatio Ca- na a celebrarvi solennemente la messa.
stri Bisenlii y et Castri Capiti s Afontis, Il soggiorno e la descrizione di Caput
rccipient prò se, et Catalulio ejusfratre Montis di Pio 11, si legge ue'suoi CoiU'
3o V I T V I T
menfdfiÌQ p.T. i i, qualificalo nmocnissi- Siro.Di più eranvi due capitani da caval-
arx egregie mitniln. A-
vio sitimi turoj lo e da piedi. Nel i588 eravi nata nella
lessandroVI ne'piimi ti novembre 493, i 1 rocca la duchessa Margherita, figlia del
da Viterbo passò a Capo di Monte, ove duca Alessandro Farnese il Grande, ma-
sì ttutlenne qualche giorno, e ludi an- ritata a Vincenzo Gonzaga duca di Man-
dò a Leone X egualmente
Piligliano. tova {f^.) che la ripudiò, quindi » madre
più volte a Capo di Monte.
si lecò di Vostra Altezza (mi sorprende come
Paolo JII nei iSS^ costituito il duca- questo potesse il Zucchi dire al duca O-
to di Castro, vi conipiese Capo di Mon- doardo, se pure non è errore di stampa,
te, e lo confeiì in investitura al suo figlio e come sfuggisse tal grave errore all'ac-
Pier Luigi Farnese il giuuiore, ed a'suoi curato p. Annibali. Poiché imparo dallo
discendentij onde da' Farnesi venne ab- che il duca Odoardo
stesso p. Annibali,
bellito e ampliato Capo di Monte, e non nacqnedalianuccìol figlio d'Alessandro,e
day/Y/nfe9J, comescrisseroCalindri e l*al- da Margherita Aldobrandini. Margheri-
Dopocliè Pier Luigi ristaurò la roc-
niieri. ta Farnese fu zìa, non madre, del duca
ca. Paolo 111 usava recarsi spesso per suo Odoardo. Dal Gonzaga fu ripudiata per
diporto a Capo di Monte , chiamandolo sterilità, il matrimonio venne sciolto nel
i853 ne trovò 6 di più), di 3oo fuochi, Felice, col lago e il monte Circeo, la ca-
di 5o soldati atti a pigliar armi, con 20
I stellania di Capo di Monte, Marta e Bi-
cavalleggieri con casacche gialle, perso- senzo, la castellanìa dì Piansanoed Ar-
ne tutte di garbo, uomini di buona pre- lena, e tenute di Fallari e di Prata-
le
senza, ben armali e ordinati, compresivi fosse nel territorio di Fabrica, pel prezzo
5o alabardieri che facevano una bellissi- dì scudi 80,-253 e bai. 5g, con ìstromeu-
ma vista, e questa si poteva chiamare ve- to rogato a'i3 febbraio 1808 per gli atti
ramente milizia d'ordinanza, il che non del Nardi notaro A. C,e con chirogra-
tiu\avasi iuallriluo2hideiducatodi Ca- fo di 1*10 VII, riservandosi però l'alto do-
VIT V I T 3f
minio sul feudo di s.Felice,em\ suo li- riferirò poscia. Castello lontano da Capti
torale e torri; il quale poi ricuperò nel di Monte due miglia, altrettante e piti
ti raiglioramenti falli dal principe. Quin- sotto quella podesteria e milizia , ogni
di i beni di Capo di Monte e degli altri anno colà eleggendosi i priori di Bisenzo
e luogo di sosta per coloro che di nion- vanzi dell'abbattutecasesi ha indizio cer-
tagna vanuo a Toscanella, e nel territo- toche fu assai popolato, e più a basso un
rio di Cornelo, presso il lago di Bolseiia, tirod'archibugio nel piano vicino, era-
abitato da circa 80 individui. Ricorda li no alcune case a guisa di sobborghi e
vicino antico Bisenzio o Vesento, già cit- l'osteria (ch'è l'odierno luogosuaccenna-
tà vescovile, ricca e fiorente, poi rinoma- to), dove vi passava la strada maestra pel
to castello de'signori del suo nome, della transito a molli paesi della Maremma, e
potente, celebre e nobilissima casa Ilde- altre pel suo territorio e campi;cioè vi pas-
brandina o Aldobrandesca, di cui tratta sava un ramo della via Cassia, andando
ilMarchesi nella Galleria dell' onore, l'altro per Bolsena. In tempo del canlinal
conti di Soana {^' .\ poi degli Orsini io Odoardo Farnese(morlo nel 626) si tro- 1
uno alla contea di Piliglianoff.), de'me- varono molte sepolture con cadaveri di
desimi Aldobraudeschi, e conti di s. Fiora, grande sta tura,con appresso pistole e al tre
signoria passata nella casa Sforza (V.). armi. Allora le poche case superstiti, den-
Di fazione ghibellina, figurarono nel me- tro il castello, oltreché piccole e basse, e-
dio evo, e nella provincia del Patrimo- rano mal composte, e il simile quelle .1
nio dominarono altre terre, oltre la sud- basso nella strada. In tutto sommavano
descritta isola Bisenlina, che qualeap- a circa 4o fuochi, coiii3o anime, tutti
partenenza di Bisenzo ne prese il nome, pescatori ; ma il territorio era grande e
ovvero da essa piobabilmente l'assunse bello. Pel passato si risguardava di cat-
il paese. Nel pontificalo di Gregorio XVI d'un piccolo lago det-
tiva aria, a cagione
era presidente del rione Borgo di Roma to Lagaecione, che lo soprastava alla ga-
il conte Guido di Bisenzo, che si diceva gliarda egli apportava aria cattiva ; ma
l'ullimo rampollo di sua illustre stirpe. dopo esser stalo disseccato,miglioro d'as-
Innanzi di parlare delle precipue notizie sai, vedendosi quindi invecchiare, quan-
dell'aulico, ecco qual eraa'tempi del Zuc do per l'mnanzi dì/Tìcile era il vivere e
chi , ossia Dei primi anni del secolo più l'iuveccbiare. In poco tempo potri-i
XVII, duca Odoardo,
nella relazione al rendersi buon castello, se si facesse abi-
il luogo che ne porta il nome, poiché tare ed Imperocché il sito é in
utile.
,
prima la città e poi il castello erauo stali buona postura il luogo buonissimo e
,
233, che nella Pestilenza del 1786, il ca- bellina, seguace dell' impero , e nemica
slello di Bisenzo restò deserto, per l'in- della Chiesa e del Papa. Si vuole che nel-
fluenza perniciosa derivala dall'asciuga- la medesima epoca principiasse in que-
mento d'un laghetto (dunque era torna- sta parte di Toscana la signoria de' si-
to a formarsi), nel cui fondo si putrefe- gnori di Farnese. Ricavo dal Bussi, che
cero gl'insetti ei vegetabili. — Narra il nel 1 1 69 assoggettatosi Viterbo all'impe-
p. Annibali, Notizie storiche, par. 2, p. ratore Federico! persecutore della s. Sede,
I IO : Bisenzo, essere il suo nome antico fra' castelli che gli donò, pel prepotente
Presento, e non Presenza, come lo disse abuso già riprovalo, vi comprese Bisenzo.
ilZucchì,edi popoli f'esenlini. Vesento Tuttavia nel 1188 Bisenzo continuava
in fatti trovasi nominato presso tulli gli ad essere della casa lldebrandina o Al-
autìchi,e da Vesento i popoli furono detti dobrandesca, poiché riferii nel vol.XLVI,
Vesentini nella parte de'Volsenesi , co- p. 21 3, chei viterbesi ruppero lldebran-
ntie li chiamaPlinio,dicendo: Fesentini, dino conte di Bisenzo, fin dove lo cac-
Volaterrani cognomine Hetrusci, Fot' ciarono, per liberare due cardinali. U p.
sinienses in eadtrn parte.Per genio poi Annibali ritrasse dall' archivio d'Orvie-
degl'italiani di mutar facilmente in B to,che Guido signore di Biseuzo nel 1 220
la lettera F, cominciò a chiamarsi non in captila Episc. JJrbisveteris presenti
più Vesento in lingua volgare, ma Bi- il. Honorio III Papa, sottomise ad Or-
senzo come tuttora si nomina, benché vieto il castello di Bisenzo, che teneva,
distrutto e ridotto ad una piccola chie- secondo alcuni, comefeudoimperiale sin
sa, con un'osteria. Il p. Tarquini spiega dal 981. Questi conti dominarono an-
il vocabolo Feseniinm, colle parole fe- che Tosca/iella, e come notai in quel-
ovvero Beth inti, spie-
nicie Belli anti, l'articolo, nel 1 245 tornarono a signoreg-
gandole: Domiis exaudidonis we^/e, Ca- giarla, e vi si mantennero dispoticamen-
sa de'miei voli compiuti. Fu questa una te altri 34 anni, ivi dicendo pure la si-
città, ed ebbe i suoi vescovi, de' quali si gnoria che esercitavano in altri caslelli.
trova la memoria in alcuni concilii an- Afleruia il Bussi, che nel i254 Viterbo
tichi ; ma dopoché i longobardi invase- infeudò la famiglia lldebrandina di Ptoc-,^
V I T V I T 33
nel voi. XLIX, |). -2 12, che neh a ^5 A- td, i cittadini riparandonelle vicine ter-
lessandi'o IV fece arcivescovo fr. Costan- re. Essere poi falso, che l'assassinalo fos-
tino Medici di Bisenzo e l'inviò nunzio se preside di Viterbo, perchè questa città
in Grecia. Nel 1257 in un codice dell'ar- ancora non era stata dichiarala capitale
chivio d'Orvieto, secondo il p. Annibali, della provincia del Patrimonio, e Guic-
si fece sommissione di Uisenzo e di Ca- cardo era governatore di questa provin-
po di Monte ad Orvieto, da'fìgli di Gui- cia e non di Viterbo, né come lauti al-
do di Bisenzo Giacomo, iNicola e Tan- tri prima e dopo di lui io quell' uffizio
credo. E trovasi pure registralo che fra* avea luogo determinato nel Patrimonio
signori di Bisenzo eravi ancora Cataluc- per la sua residenza , che faceva perciò
cio di Galasso, il quale pagava ai co- dove gli fosse piaciuto, e ordinaiiamen-
mune d' Orvieto unum certuvi xx li' mente in Monte Fiascone (anchein Bol-
hror. E pel riferito nel paragrafo Capo senCy come dìssiinquel paragrafo, e cosi
di il/o /?/f, Cala luccio a vea un fratello de- lo notai in altri ove soggiornarono), do-
nominato Vanno Calassi, quali aveano i ve o in quelle vicinanze, si vuole che Gia-
anco in quel castello, pel comu-
signoria como di Bisenzo l'uccidesse. Tuttavia il
Papa Urbano IV, che dimorava in tal to. Racconta il p. Annibali, che nel 1 3 1
città, fece distruggere il castello di Bisen- nella guerra degli orvietani^ Bisenzo som-
zo. Pieside di Viteibo, anche il Zucchi tuinistròi5 uomini atti alle armi; e nel
chiamò Guiccardo di Pietra Santa pro- i322 essendo insorta lite pel possesso del
ditoriamente ucciso dal popolo di Bisen- rredesimo castello tra Guiduccio di Gia-
zo ; e preside del Patrimonio lo disse il como, e Vanne, e Calaluccio di Galasso,
p. Casimiro Marocco, niente me-
e lipetè tulli della famiglia de'signori di Bisenzo,
no ritardando con anacronismo l'avve- Guidone Farnese vescovo d'Orvieto fu
nuto al 3o8, che accade circa il 1264;
1
deputalo giudice per comporre quella
ed inesatto è il riferito dal Palmieri. Ma controversia, e di ciò vi è memoria nel-
il p. Annibali rettifica la storia con di- l'archivio dOrvieto. Neh 322 Giovanni
chiarare, che non il popolo o la gente di XXll ordinando al governatore del Pa-
Bisenzo uccise Guiccardo di Pietra Santa, trimonio di affaticarsi per ridurre all'ub-
ma Giacomo uno dei figli del conte Gui- bidienza della Sede alcuni luoghi che
s.
do, essendo padrone del castello, pelqual si erano ribellati, tra questi nomina an-
CI udele misfatto Urbano IV fece distrug- che Bisenzo. E Francesco Sansovino nel-
gere Bisenzo, e colle pietre di questo fu- VHistoria di Casa Orsina, riferisce che
rono edificale la rocca eia torre di Mar- sotto quelPapa, essendo generale de'guel-
VOL cu. -
3
34 V I T V I T
fi Toscana Poocello Orsini, assaltò Bi-
in la Mariana, che da questo comune pre-
senzo, lo prese e condusse figli di Gui- i se il nome, o meglio da essa fu denomi-
do prigionieri in Orvieto. Bisenzo e la nato il paese eoa vocefeaicia,situatadea«
sua isola Bisentina erano sotto la diocesi tro al lago, gli è lontana poco più d'uà
di Orvieto, ma Urbano V neh 869 eri- miglio, e la descrissi col lago nel para-
gendo il vescovato di Monte Fiascone, grafo Bolsena. Il Palmieri dichiara Mar-
vi unì il castello e l'isola. Trovo nel p. ta situata in piano,sur una dirupata valle
Casimiro, die nel] 876 Nicolò Orsini pos- allesponde del Vulsinio lago, un sol mi-
sedeva la metà di Bisenzo e di Borgo Se- glioda Capo di Monte distante e 6 da
sto , che poi conseguo alla camera apo- Valentano , derivando il suo uome dal
stolica, pvpptcr dtlicta CaluLini Guel- fiume Marta, che a aoo passi lungi dal
plii de Biseiìdo. La festa diedi s. Aga- paese serve di emissario al lago : dolce
pito martire patrono di Bisenzo si cele- e temperato esserne il clima, spirandovi
brava a' 1 8 agosto, ora ha luogo a P^aleii- i tramontana. Dice il Ca-
venti scirocco e
taiio e Capo di flionte, per la reliquia che lindri , una casa un sotterra-
esistere io
quivi rubata, come dirò nel i. "paragrafo, neo o cunicolo, pel quale si arriva a uà
fu portata in que'duecomuni. Leggo nel fortino incavato nel masso, ora però di-
Cecconi Storia di Palestrina, p. 217,
, strutto nella più parte. Forse è quella
die distrutta nel i436 la città dal car- torre ottangolare, con vari sotterranei,
dinal Vitelieschi di Corneto, in questa che ora enuncia il Palmieri, e già de-
congiuntura è assai verosimile che si pro- scrisse il Zucchi, di cui dovrò riparlare.
pagasse il culto del protettore s. Agapito La chiesa parrocchiale e collegiata è sa-
in Bisenzo, poiché nellachiesa parrocchia- gra a s. Marta ed a s. Biagio, festa po-
le si conservava una sua reliquia, e se ne polare celebrandosi a' 29 luglio per la
celebrava l'annua memoria. Il corpo del patroua di s. Marta : anticamente eravi
Santo fu portato a Corneto, e si venera pure la corsa col palio, e nel lago la cor-
nella chiesa di s. Francesco de'minori os- sa di barche assai bella. Il Zucchi disse
servanti. Compreso Bisenzo nel i SSy nel il composto a suo tempo d'un
capìtolo
ducato di Castro, eoo questo tornò poi al preposto e di 4 canonici, ed il suo anno-
diretto doniinio della s. Sede nel 1649. tatore p. Annibali assicura essere ulH-
Marta.Qomuuc della diocesi di Mou- ziata da 1 2 canonici, cioè nel 1817 quan-
le Fiascone, con territorio in piano, paese do pubblicò le Notizie s loriche. Nella col-
di non molti fabbricati, cinti da mura al- legiata si venerano le reliquie di s. Bia-
l'intorno, con piccolo borgo, al riferire di gio, di s. Stefano protomartire, di s.Mar-
Calindri. Nel 1 63o il Zucchi nella relazio ta, di s. Maria Maddalena e di s. Gio.
uè del ducalo di Castro, a cui Marta ap- Battista. Imperocché la regina Amalasun-
partenne, la disse terra che ha attaccatele ta ritiratasi piuttosto rilegata dal per-
muraglie al lago AxBolse.na verso levante, fido sposo e cugino Teodato nell' isola
e perciò viene anche detto Zc/go di Mar- Martaua, vi portò uua cassetta di ss. Re-
ta nel huo territorio, sebbene tutto il cir- liquie, che alla violenta sua morte re-
cuito di detto lago si suol chiamare il La- stò ai monastero di monache da lei fab-
go di Bolsciw^ e le case da quella parte bricato, e contenente una mascella e 5
:
sono dall'acque battute assai, e confina denti di s. Biagio; un pezzo d'osso del
cooToscaiiella,con Viterboe Monte Fia- cranio di Marta coperto d'argento ; 3
s.
scone, e verso lo Slato di Castro confina denti di Maria Maddalena , colla ca-
s.
con Pianzano e Capo di Moute lungi cir- tena cui si legava e disciplinava un sas- ;
ra con Bolseoa e cou altri luoahi, L'iso- pezzo d' osso del cubilo fino alia mauc
^
VIT VIT 35
del braccio di s. Giovanni Battista, e un pascoli e la pesca a cui molti s'industria-
dito delia mano, che la tradizione vuole no in breve, abbonda di tutti i generi.
:
esser quello col quale indicò il Salvatore Narra il Calindri. Presso il fiume Marta
presso il Giordano, esclamando: Ecce A- e in questo territorio eravi il paese di
gnus Dei j ed inoltre 3 carboni del fuo- Cortuosa o Cornuosa, del quale non al-
co, col quale l'empio Giuliano Apostata tro osservasi che miseri frantumi , tut-
fece bruciare il corpo del s. Precursore, tora delti Cornosa, fra'quali in unosca*
per estinguerne ogni memoria, restando vo che vi fu fatto ne' primordii del cor-
nondimeno memorati osso e dito (il Ca-
i rente secolo, vi si trovò un sepolcro eoa
lindri dice, due dita, pollice e indice, e due cadaveri di due re, seppur non fos-
sul reliquiario essere inciso io gotico : sero due sommi guerrieri, conoscendosi
Ecce Agnus Dei), non senzp prodigio, ciò dall'armi, dalle vesti, da' vasi etruschi
con cenere de'carboni e del restante del d'inestimabile valore, da'piatti consimili
corpo (anco altre parli di questo, o tut- e lutt'altro trovatovi, ogni cosa conserva-
to, restarono intatte; tanto è vero, che ta nel museo etruscodelVaticaoo.In altra
Viterbo ne possiede il mento, ed altre patte del territorio eravi altro paesello
chiese altre insigni reliquie, cioè le par- detto Castel d'Araldo, il quale venne di-
late a' loro luoghi) ; con molte altre ss. strutto nel secolo Xli dall'imperatore
Reliquie. Le quali tutte, trovate da'mar» Federico I, e colla sua demolizione s'in-
tani nell'isola, religiosamente le por» grandì e vieppiù popolò Marta. Il Pai-
tarono nella loro chiesa principale , ove mieri nota, che presso la riva australe
le venerano. Inoltre Mariana
nell' isola del lago, a poca distanza, eravi un erga-
la chiesa di s. Maria Maddalena col ri- stolo detto Malta, nel quale i Papi chiu-
cordato monastero e i beni degli agosti- devano gli ecclesiastici più qualificati.
niani, essendo stali dati a'h'ati paolotti, Questo luogo dev' esser quella torre di
questi io seguito si ritirarono a Marta cui parlai nel paragrafo Bolsena, col pa-
nella chiesa della Madonna del Monte e trio storico Adami, descrivendo io breve
contiguo convento, il governo francese l'isola Mariana. L'Adami nel riferire che
lo Soppresse nel 1 8 o, e depauperato de'
i certe acque del lago di Volseno trassero il
migliori beni non trovavasi più in grado nome della dea iVorzia o Narsia, tutela-
di ripiistinamento laonde rag.*^ Gazola
, re de' volsenesi, quasi potriasi credere
che
amministratore zelantissimo di Monte ilfiume oggidì chiamato Marta, derivan-
Fiascone, e poi vescovo e cardinale, ot- te dal lago, forse ne'priini tempi dal no-
tenne da Pio VII, col breve Clericorum me della dea fu deuomiuuto, la quale a-
Seminaria, del ." aprile 8 6, che fon-
i 1 1 i vea il tempio sul lago stesso. Ciò disse
di urbani e rustici superstiti iuvenduti per congettura, e meno stravagante del-
de'paolotti, l'isola Mariana e l'aotico di- l'etimologia del famoso Annio, che pre-
ritto della pesca nel lago , fossero asse- tese provenire il nome da Larlhes, co-
gnati al seminario di Monte Fiascone m'egli osserva, lu principio del presente
cocueacceonaiinquell'articolo. Io Maria articolo già parlai dell'origine del fiume
vi sono scuole per ambo i sessi, essendo Marta, del suo corso e di sua foce. Ecco
protettore del comune il cardinal Filip- tuttavia quanto ne disse il Zucchi. Lon-
po De Angelis arcivescovo di Fermo, già tano da Marta, per la strada che va a Vi-
vescovo di Monte Fiascone. La Statisti- terbo, circa due tiri di fucile, l'acqua del
ca del i853 registra 208 case, 272 fa- lago di Bolsena da un canale, che diven-
miglie, i224abilanti. I maggiori piodolti ta fiume chiamalo la Marta, W qual fiu-
del suo territorio sono gran copia di gra- me passa a Toscanella (f^.), e lascian-
no, giaolurco, fieuo, vino, olio, olire i do tal città di qua verso lo Stalo di Ca-
e •
36 V T
I V I T
stro, e (irando verso Coinefo, per dove gno e non men dotto figlio Secondiano,
passa fuori di quella citlà , lasciandola ne\\*/4lhntn di Rornn, t.
7, p. 1 53, che ver-
procede verso gli altri doininii della Chie- sato in ogni ramo di scienza coltivò pure
sa, sgorga poi nella marina nella stessa la pubblica economia, eziandio stampò
spiaggia di Cornelo. Sotto al principio del una sua Memoria intorno il propello di
canale, ch'esce dal lago, che poi diventa un parziale prosciugamento del lago di
fiume, circa mezzo nìiglio da Marta, era- Marta, ohe levò in Roma e fuori rumo-
vi una fabbrica antica e venuta poi in re grandissimo; e quello ancora più am-
proprietà del duca Farnese, che attraver- pio del Trasimeno, e de'Iaghi di Bienli-
sava il fiume Marta (e probabilmente sus- na, Fucecchio e Maciuccoli di Toscana :
sisterà), denominata la Cannara, e fatta i quali progetti accolti furono col più
con sì bell'artifizio, che vi cadevano den- gran favore, tpielli da Leone XII, fjuesli
tempo
tro nelle notti oscure e di cattivo dal granduca Leopoldo II. Per lago di
anguille lunghe qiiasi quanto un uomo, Marta, come già dissi, s' intende il lago
grosse talune di esse come un braccio o più comunemente detto di Bolsena, da
polso umano; le quali uscivano dal lago Plinio detto Marta, pe'significati che of-
impaurite dal cattivo tempo, coiulucen- fre il citato Sarzana a p. i 18 e 285. —
dosi alla bocca del canale, e la corren- Cronaca antica, per attestato del Zucchi,
te le trasportava in giù nella Cannara, che scriveva verso il 1 638, assegna la fon-
dopo poi si riservavano in un vivaio, nel dazione di Malta a Laerte re di Chiusi,
quale alle volte erano in tanta gran quan- quindi soggiunge, essere allora percorsi
tità da destare stupore in vederle invilup- iSSganni. Nell'annotarlo il p. Annibali
pate insieme e gi»izzare fra esse, grosse osserva. Vi fu un Laerte re di certe iso-
grandi e belle. Qui nota il p. Annibali, le della Grecia nel mar Jonio, dal nome
che di tali anguille ne fu mandata buo- di lui dette Laertia regna da Virgilio ,
lo temo che siasi confuso l'uno coll'altro tonino. Sarzana dice che Marta
Anche il
Papa, anzi avvertii che si vuole da altri fu detta Larthes Oppidam,e che il Gian-
il presente fatto a Benedetto XI, che ili- notti scrisse Larlhe^ oggi dicesi Marta,
roorònella provincia. Notai nel voLXLVI, ed è un castello, a differenza di Lart/ie
p. 223, che il cardinal Aklovrandi vesco- fiume. Notai io principio, checo'vocaboli
vo di Monte Fiascone, meditava la navi- di Larte e Lucunione si denominavano
gazione del fiume Marta sino al mare di i re principi delle xii Liiciimonie o me-
Civitavecchia, come sorgente di ricchez- tropoli di Toscana {^'•), donde ne con-
za per la provincia. Non poco parla del segue che non solo fondatore di Marta
il
fiume Marta e del suo corso, il Sarzana, si chiamò Larthco Laerte, secondo no- i
e di sua foce nel mar Tirreno. Dipoi il minati scrittori, ma era comune a' capi
dotto Vincenzo Campanari di Toscanel- d'ogni repubblica etrusca. Riferisce Ca- il
la, come ricavo dalla bella biografia che lindri. Marta fa delta Latrta, indi Lar-
col suo vero ritratto pubblicò ilbeade- ta^ e poi Marta. L'origine sua si crede
V I T V I T 37
da Tornirò pronipote di Noè, ed infatti za è UD miglio scarso, e altrettale è la sua
vi è una località delta la Casa di Toma distanza dal lido, lo breve, è una viva
o Toinao. Altri affermano che sia tratta pittura della Muralh fenicia, la quale,dis-
da Laerzio re del Chiusi, il quale quivi se Ariano, e regione insidile Aradi in
ilabilivasi, fuggendo le persecuzioni d'un continente sita est; e l' isola Arado, se-
suo emulo. Le prime capauue da cui sor- condo Slrabone,e*^5rt.r«/« mari circum-
tì il paese, sono attua lenente immerse nel- fusunij la cui circonferenza è 7 stadi os-
l'acqua del lago. Queste asserzioni ripro- sia un miglio scarso; e la sua lontananza
dusse il più moderno Palmieri, non sen- dal lido brevissima , cioè 20 stadi sog-
za aggiungervi l'opinione d' alcuni, che giunge Strabone, o 200 passi secondo
Marta sia fabbricata sulle rovine dell'an- Plinio. E perchè più viva se n'abbia l'e-
tica Carles. L' illustre prof, del collegio videnza , vicino a Muta sono le rovine
romano, il eh. p. Oamdlo Tatquini ge- d' altra città, che il nome porta di colai
suita, d'una delle prime famiglie di [Mar- altra, che profondamente stava in cuore
ta , che laudai nel paragrafo Grolle di a'fenicii; e quivi ancora insieme col no-
fici, secondo il sunto esibito dalla Cwil- alla sovranità della s. Sede: altri dicono
ià Caitolica, aei'ie 3.*, t. 6, p. 563; do- che apparteneva alla Toscana de'longo-
po essersi notato, che nomi delle città i bardi, alla medesima donata da Carlo
e con esse de'monli, de'laghi, de' fiumi, Magno. il dominio il
Indi ne riconobbe
sono senza dubbio uno de'più certi indi- figlio imperatore Lodovico I il Pio nel-
zidell'origini de'popoli; e siccome quella 1*817, col notissimo diploma, nominan-
degl'italiani massime etrusci è di origine dola espressamente: in Twsciae LongO'
fenicia e cananea, nomi medesimi delle
i i«rf;?or«Mi,/ìiar/a/«.Allrettanto leggo nel
loro città, appunto come usano popoli i diploma di conferma del 962, dell'impe-
trasmigrati a serbar memoria delle pa- ratore Ottone I, ed il simile fece s. Enri-
trie loro, gl'imposero a quelle d' Italia e co 1 nel 1014. Il Borgia, Memorie di Be-
1
posto di contro a Bolsena sulla sponda donò alla Chiesa romana porzione del
del lago, e da esso ha suo nome il fiu-
il Patrimonio di s. Pietro, dal Tevere fino
me, che con tal nome medesimo è scrit- al fiume Marta, il qml paese e il Peru-
to nell'itinerario d'Antonino. Questo nu- gino ebbero il nome di ducato di Romaj
me non è già somigliante, ma assoluta- ma poi scrisse che la Toscana de'lougo-
mente il medesimo che Maralhus, città bardi comprende oggi l'Orvietano, il già
famosa della Fenicia, il cui nome genui- ducato di Castro e il Patrimonio dal fiu-
no (grecamente allungato in Maralhos) me Marta e dalla città di Viterbo. Rife-
è Maraih, siccome si logge nelle sue mo- risce il Ijussì, che passò la terra di Marta ia
nete, la qual voce secondo
costume ita- il potere de' viterbesi nel i
197, per averla
lico della vocale io ultimo, ci dà Mara- i medesimi acquistata combattendo con
tha e contralto Martha. Rimpetto gli Janni Macaro di lei signore, che uccisero
sorge, dal lago medesimo, l'ilota ove fu in battaglia. INarra il p. Annibali, che la
strangolata l'infelice Amalasunta: que- torre fu edificala colle pietre di Cisenzo,
si' isola non è che uno scoglio bagnato allorché fudemolito solloGiovauniXXII,
iuluiuu dalle acque; la sua cucuufaea- il quale uel i323 scrisse al tesoriere del
38 VIT V I T
Patrimonio per la rieclificazione Caxtro- bra che Giovanni XXIII nel \\\5 Ira-
ta alla diocesi di Toncanella , coli' isola lino V ratificandolo nel 1420, ran)pliò
del suo nome, ma Urbano V nel iBGg e con Marta ancora, estendendo l'inve-
comprese l'unae l'allra tra'paesi co'qiiali stitura a' discendenti. Infelice fu la fine
compose la nuova diocesi di Monte Fia- del conte Tartaglia nel 142 i, e così Mar-
scone. Ciò afferma anche il p. Annibali, ta tornò all'immediata dipendenza della
ma per averlo riferito prima di lui il p. s. Sede. E siccome Eugenio IV neli432
Casimiro , il Sarzana pretese aver com- die'il vicariato diToscanella per 5 an-
messo errore, citando il Bussi. Questi, che ni a Francesco e Lorenzo (come scrive il
ho riscontrato, oltre un brano della bob Ratti, e non a Lodovico, come in quel-
la, riporta la cronaca del Covelluzzo, e* l'articolodissi col p. Casimiro) Sforza, non
sibila più sopra a suo luogo, con dire : viene specificato se ne fece parte Marta.
tolse Marta e l'isola al vescovato di Vi- M'istruisce però il p. Annibali, che aven-
terbo. Però essendo Toscandla unita a do Ranuccio Farnese imprestato 4sOOO
quel vescovato, talvolta si disse quanto fiorini d'oro di camera ad Eugenio IV,
spetta alla sua diocesi, come fosse di Vi- questo Papa nel i432 gli concesse il go-
terbo. Si legga la Leone IV,
bolla di s. verno del castello di Marta per 5 anni fi-
come l'offre il Turriozzi a p. io5, e non niti; dichiarando , che se dentro questo
come piacque commentarla al Sarzana, e tempo non fosse stato restituito tutto a
si vedrà che a Toscanella apparteneva- Ranuccio, gli accordava il medesimo ca-
no. Di versi Papi mostrarono premura pel stello, nondimeno sino al fine del quin-
castello di Marta, e Gregorio XI nel 1875 quennio ed ultra. Inoltre Eugenio IV fe-
da Avignone ordinò ad Angelo Taver- ce Ranuccio generale di s. Chiesa e nel
nini tesoriere del Patrimonio, di fare ri- 1434 g'i donò la Rosa d' oro benedetta
sarcire la Cannara di Marta, già parlata, (F.). Ranuccio fu l'avo di Paolo III. Nel
uhi capiunlur anguillae . Il medesimo Pa- pontificatodi INicolò V, Angelo Meo, uno
pa comandò all'abbate del Maggior Mo- de'figli di Ranuccio, fu citato nel ì^S-ì
nastero (Gerardo vicario generale della a restituire il castello di Marta colla Pi-
provincia del Patrimonio) di provvedere scina, ossia Cannara, che teneva in pegno
lia fece molti danni, eziandio a Maria, e ta, laonde il castello rimase nel dominio
non vi volle poco per liberarsene. 1 Papi, de'Farnesi. Si ha quindi dal libro de'cen-
assicura il p. Annibali, mostrarono sem- si, che il cardinal Farnese, poi Paolo II I,
pre anche dominio sopra di Marta, come nel 5 2 pagò per sé e per Galeazzo Far-
1 1
consta da'bollaiii d'Urbano VI, d'Inno- nese, 20 ducati d'oro pe 'castelli che te-"
cenzo VII eallri. Notai nel vol.LXXVIlI, nevano in vicariato temporale, fra'quali
p. ^g'Z, che Gregorio XII dichiarò vica- è nominalo quello di Marthae. Nel 1587
rio temporale di Toscanella e di Marta Paolo 111 formando il ducato di Castro^
Paolo Orsini per 5 anni, da altri chia- riparlato nel paragrafo Acquapendente,
mato Bertoldo e conte di Soana il che ; vi comprese Marta, e ne investì il figlio
Zucchi era tutta caduta, tranne una tene supponendola tutta cat-
litorale del lago,
ottangolare coll'impresa in marmo diPier tiva, che non si può dire. E quanto a
il
Della mattina seguente andò co'cardìnali distinse quella de' Dolci, che vanta pure
per barca a Marta, e udita la messa nel- mg.' Leone, nome chiaro tra' giurecon-
la chiesa della Madonna Monte de'
del sulti (Ora, dice il Palmieri, sono prime
paololti , si restituì a pranzo a Capo di famiglie del paese,Tarquini, Imperi, Can-
Monte. Neli63o circa il Zucchi facendo zoni). Pochi lavori si eseguivano co'bovi,
la relazione di IMarta al duca Odoardo, la maggior parte seminando in una te-
gli disse esservi un Casone sotto la roc- nuta, commenda di s. Savino, lontana
ca, chiamato Vescovato, dell'ordinario
il circa 3 miglia, ma terreni di Toscanelia
vescovo di Monte Fiascone, dove venen- e della dogana ducale, avendoci marta • i
posta fuori della porta, tra le molte ca- ni e in quantità. Eravi una caccia riser-
se fatte a borgo, quest'esterno essendo vata al duca, nella macchia di Marta, o v'e-
meglio dell'interno, le cui strade le dice rano copiosi cinghiali, capri e lepri. Al-
strette e tortuose. Nel pozzo si raccoglie lora Marta contava 200 fuochi e 1000
l'acqua del lago, e riesce di maggior per- anime. Avea 200 soldati arrotati a pi-
fezione di quella, per purgarvisi. Rimar- gliar armi, con 20 cavalleggieri colle ca-
ca la prospettiva delle case della famiglia sacche gialle, co'ioro capitani. Il castel-
Ciotti, oè mancare d'altre famiglie di uo- lano di Capo di Monte curava l'esigenza,
mini di valore e di buona sostanza, mol- e la podesteria era assai comoda e buo-
te essendo mancate. La Cannara si affit- na, così !a comune. Eravi perfetta car-
tava, e quando alcuno voleva comprare tiera, salnitro e molino: gran nominanza
un' angudla, si prendeva con un uncino aveano la carta , il pesce e 1'
anguille di
di ferro, dovendosi pagare piccola o gros- Marta. Cessò il dominio Farnese nel 649, 1
suo artìcolo, e dopo averne riparlato nel miglia dalla città vi sono estese ed ecce!-
paragrafo Ch'ha Castellana aWa co\ dio- , lenti cave di stucco, e in varie parti del
cesi è unita acque principaliler, poc'al- territorio ve ne sono di peperino e tra-
tro mi resta a dire. Notai pure di sopra, vertino: a 4 (uìglia distante esiste altra
che il ponte dOrte sul Tevere, costrui- cava superbo alabastro e di scagliola.
di
to secondo il sistema americano, ranno- Inoltre nel territorio è una specie di la-
dando la strada da Viterbo a Orte, colla ghetto sulfureo, detto anche di s. Miche-
strada corriera a Narni , va a stabilire, le Arcangelo dall' omonima chiesa par-
oltre tutte le comunicazioni de'contorni, rocchiale, da alcuni creduto il contrasta-
la linea più breve dall'Adriatico al Me- lo lago di Vadimone. Ad un 4-° di mi-
diterraneo, Ad affrettare il compimento glio dalla città vi è un raggio formato
,
di (|ue!<ta congiunzione si è impegnala la all'intorno dal fosso Rio, che poi si sca-
società della ferrovia a dare il massimo rica nel Tevere, e muove 3 mulini a gra-
impulso a'iavori nel tratto della traccia no, e 4 montani a olio. Vi è una fabbri -
s cura che appartiene a Narni, nella cui via cinanze del grazioso convento de'cappuc-
F rimane. Case 5 io, famiglie 569, abitan- cini scopri un superbo sepolcreto etru-
ti 28 1 3, de'quali ^4? '" campagna. Tut- sco. —Bagnolo è un annesso d' Orte,
to suo governo contiene 6i6() indivi-
ii specie di gran tenuta delle monache di
dui. L' Ughelli disse comporsi la diocesi s. Silvestro in Capite di lloma, e conta
di Soriano, Cancpina, Bassancllo, Das- circa 3o abitanti. Vi sono masserie di
iano io Taerina, Citta, s. Liberato. Tut- cavalli, di vacche , di pecore. Un sacer.-
ti hanno paragrafi, tranne l'ultitno qual dote vi celebra la messa in tutte le feste.
V I T '
V I T 4t
Orle, con territorio in colle e in piano, di neh 4^4 l'inviò a comandare le trup-
con pochi e mediocri fabbricati cinti di pe pontifìcie, spedite colle napoletane a
mura. E' posta in piana e graziosa si- liberare la città d' Aquila assediala dal
briche d' ottimo vasellame di creta re- , sotterrare in campagna avanti la chiesa
sistente al fuoco e denominato di Baxsa- di s. Lorenzo, e per memoria vi fu posta
nelto. I principi Sciarra- fo/o^m/i Bar- una colonna; poiché era stalo di vita em-
berini di Pk.oma,che ne sono duchi, vi pia ed eretica , non credendo né a Dio,
hanno un Ha due chiese par-
bel palazzo. né a'Sanli, Trovo nel p. Casimiro, che
rocchiali, la B. Vergine Assunta^ e il ss. Nicolò V investì di Bassanello, Cerqueto
Salvatore. La festa popolare è a'5 mag- e Palazzolo vicino a Orte, Cosimo e Lo-
gio, nel qual giorno vi è anche fiera, per dovico Orsini prima ne avea ricevuto
:
seccato, il quale a'tenipi di Plinio era di nome di Bassano in Teverina, per di-
tanto interesse. Ma l'ubicazione è assai stinguersi da Bassano di Suiti, della
contrastala, e ne parlo altrove e nel se» stessa provincia. Scarseggia d'acqua, ed
gueiite paragrafo. Soggiunge il Palmieri, ha il clima temperato e asciutto, esposto
che in questo paese, o ivi pi esso, P. Corne- a tutti i venti. Esiste una torre de'bassi
lioDolabella vinse glielrusci nel 741 di tempi, al dire del Palmieri; e vi aggiun-
Bouia ; e che anticamente forse fu dello ge il Calindri , un palazzo ove sono, fra
Pasantllo,\)tv l'abdità degli abitanti nel- l'altre belle cose, delle pitture di mano
laformazione de'vasi di creta.Si trae dalle maestra. La chiesa parrocchiale dis. Ma-
Mentorie ColonnesiAA Coppi, aver Mar- riade'Lumi o de'Luminari, ha un qua-
lino V Colonna, con alto de' 23 ottobre dro in tavola, credulo del Perugino odi
i4'23 nominalo Lodovico della Colonna Giotto. Altra chiesa principale è sagra
goieruaioredèlcusleilodiBussuuello. In- alla Madonna della Quercia. Lu fcala
1 -
4^ VIT V I T
popolare si celebra 8*27 settembre pe'ss. di Laghetto. Plinio il vide passeggiando
Fiflenzio e Tereuzio protettori. M'istrui- ne' vicini campi Amerini. £ la contrada
sce la Civiltà Cattolica de' 1 1 maggio all'epoca etrusca e romana com prende
iSSg: Quando il Papa Pio IX definì il vasi nell'agro Polimarziese, da cui dista
dogma dell' Jiumacolato Concepimeoto non più di 2 miglia. Anche il prof. Orioli
di Maria, il popolo di Bussano in Teve- conviene, che presso Bassano d' Orte de-
rina desiderò d' innalzare un tempio di ve riconoscersi il lago di Vadimone, de-
sua divozione a tal divino mistero. Epre- parlando de'bagni e acque mi-
seri venclolu
ta che presiedesse al lavoro, e concesse li- suoi seguaci, che confusero il lago di Va-
cenza di lavorare giorni di festa, ed in-
i dimone coU'Acqua del iVaviso, detta im-
dulgenza a chiunque prestasse la sua o- propriamente il Bagnacelo la quale è ,
pera. A'26 aprile iSSg, essendo pronto presso Viterbo. Il vero lago Vadimone,
già lo scavo delie fondamenta,'ed un buon il Calindri lo dice di 1,1 04 metri di cir-
numero di materiali, che la popolazione conferenza;generalmente limpido e tran •
a gara avea trasportato sul luogo, il me- quillo nel verno, ma quaa*
nell'estate di
desimo vescovo pose la i.' pietra del nuo- do in quando comraovendo le onde , si
vo edifizio, quindi fece una calda allocu- formano gonfi cavalloni di fluido che
zione al popolo, animandolo a prosegui- s'alzano con fracasso unitamente a den-
re nell'opera cominciata; poi celebrò la so fumo, ed allora l'acqua è colorata, fan-
onessii, e amministrò la cresima sul luo- gosa e torbida. INel ritirarsi lascia ne'bor-
go destinato alla nuova chiesa: compien- di una specie di cenere unita a de'tizzoni
dosi la funzione col trasporto de' sassi, neri e spenti; che però si apre, si chiude,
dando l'eccitamento al lavoro l'esempio resta pacifico e pone in tumulto or piìi
si
dello stesso pastore e del clero. Nel paese or meno, e col suo cratere viaggia di se-
vi è il maestro per la scuola de' fanciulli, colo in secolo. Gli fa da emissario un te-
e le maestre pie per quella delle fanciul- nuissimo rivo che solcando il suolo diret-
le. Si ha dalla Statistica, che sono 2 1
vi tamente porge nel vicin Tevere: tuttociò
case,2^3 famiglie,! 04B abitanti, de'qua- indica delle proprietà semi-vulcaniche.
li20 stanziano nella campagna. Vi si ten- Vivono in quest'acque anguille, ranoc-
gono 3 annue fiere. Principali prodotti chi e serpenti. Il Cluverio sostenne che il
del territorio sono il grano, l'olio, la paese successe al castello Amerino, co-
ghianda, in generale abbondando di tut' me questo 12 miglia lungi da Civita Ca-
to, con molto commercio di animali sui- stellana.
ni. — Anche presso Bassano in Teveri- BomarzOy Poiyinartiurn. Città vesco-
na,come accennai ne' voi. XLIX, p. 83, 1 vile, la cui diocesi di Polimarzio fu di-
LIV, p. 35, LXXVIII, p. 92, alcuni con visa e riunita alle limitrofe di Orte, Vi-
gravi autorità collocarono il lago celebre terbo e Bagnorea, ma propriamente il ve-
di Vadiraone, dovrò in progresso
di cui scovato sembra che sia stato incorporato
riparlare ripetutamente. Imperocché il nell'ultima. Pel riferito negli articoli Bo'
eh. arciprete Vittori, nelle belle Memo- marzo e Poliinarzio, poco mi resta a di-
rie di Politnarzio oggi Bomarzo, attesta re. Il comune appartiene appunto alia
cogli storici piìi sensati che quivi fu il diocesi diBagnurea, ed è situato in pianoe
tanto celebre lago di Vadimone,e nel pia- colle con diversi fabbricati. La chiesa par-
no di Bassano ancora rimirasi un picco- rocchiale di s.Maria è l'antica cattedrale.
lo cratere dell'antico lago, ritraendo an* Nella sua ara massima, giacendo da due
CO al presente la vetusta deoominazioDe secoli le sagre spoglie del cittadino e ve-
V I T V! T 43
«covo s. Ancelmo , sebbene fossero rac- e da Chia n Bagnalo, quindi a Viteibo.
chiuse in elegante sarcofago di marmo, La chiesa parrocchiale è sagra a s. iMa-
pure lu crisliana pietà e la fiducia che ria delle Grazie, con organo. La lesta
nutrono i cittadini verso il Santo loro popolare si celebra a'3 maggio per l'altro
patrono, abilmente destata dal zeiantis- protettore s. Giovenale. Si ha dalla Sta-
polo potesse quasi nelle proprie sembian- suo comune, 9 da Orte, e 2 da Viterbo. i
stanziati in campagna. A'6 marzo vi è la menti del caduto monastero pel restau-
fiera. Precipue produzioni del territorio ro della chiesa di s. Liberato ( almeno
sono il grano, il vino, l' olio, granturco, nel]6o5, e nonneli6i5 come per fallo
frutta, ghiande e altro, oltre i pascoli. tipografico si legge nelle dotte Memorie
Ha per appodiati Chia e Magnano. archeologiche storiche sulla città di Po-
Chia. Appodiato di Bomarzo della , limarzìo oggi Bomarzo, del laudato ar-
diocesi Orte distante 3 miglia dal
di , ciprete). Vi è scuola per le fanciulle, e
dello comune. Gode spazioso orizzonte, notturna pe' maschi. Il territorio è ben
plagio : perciò li riprovo, quauto i suiu» la Biseutiua costruì due templi, uno al
—
V I T V I T 4'
ni ; in Orvieto murò il pozzo nairabi* alvei del rio Maggiore e del rio Fratte, i
le tutto di pietra, però la bocca fu ese- quali dopo la città si riuniscono per isboc-
guita con disegno diverso dal suo; per care nel Tevere. Vicinissimo è il torren-
Pier Luigi Farne<;e fortificò Castro, eres- teCampo, che fornisce barbi e squali. '
bo fu buon architetto), sur uno scoglio, riche de' diu torni alla città di Nepi, cioè:
il quale in tulli i lati è tagliato a picco. del f'eii etrusco, di Falerìi antico, e de
Ilmagnifico edifizio è quadrilatero, con luoghi e città ad esso soggette con desi-
baluardi e cortine, avente il lato verso gnarne la vera posizione, (^aanto a Gal-
la cittàlungo palmi ^5o, quello fra po- lese tratta nel cap. 3 Gallese non fu la :
nente e tramontana è difeso da solidissi- città delta da Antonio Massa F'a lisca e
ma circolare basiìa, e lungo il Iato orien- molto meno Faleriirt/i/jro. Dimostra che
tale scorie in profondo burrone il rio MassajZ?e origine et rebus Faliscorum,
il
Fratte, llduca d'Allemps lo ridusse son- Roma 1546, per cieca affezione alla pa-
tuoso mercè l'archiletlo Fontana (ne ab- tria, travide e male interpretò gli scritto-
biamo tre: Domenico, più celebre, morto ri antichi ; e co'segueoli capi dichiarò
nel 1607, suo Giovanni morto
fratello essere Civita Castellana luogodell'antico
nel 16 i4j Carlomorto nel 1714)6 nel Falerii, Orleoppidodi /'V/er/i etrusco,
pian lenenovi formò magazzini, e vasta e il ìs\onitSovai\el\lonsFaliscorum, c\oè
scuderia a 3 navi. Ne! piano superiore vi de' fdlisci antichi cismini. Indi tratta nel
sono magnifiche sale, e all' altezza del q Gallese oppido Falisco, oriun-
cap. :
piano nobile collegò le due ali con mae- do dal residuato di Fescennio ossia ,
stoso portico d'ordine dorico, con grandi Gallese già Fescennia. Egli pertanto
massi di pietra calcarea: vi si ascende per sostiene. Non essendo Gallese 1' aulico
doppia scala semicircolare. Nel i655 il Falerìi, e molto meno Falisca, altri e-
duca Pietro d'Altemps vi condusse ac- spressamenle dissero la sontuosa città di
qua purissima ; e nel i836 fu restaura- i^e5t'e«nf'o,cheicivitoniicredonocon An-
to dal duca Giuseppe M." d'Altemps. La nioe l'Alberti la loro Civita Castellana^
Stalistica registra la sola chiesa parroc- come anco suppose il Nardini,e il Peraz-
chiale e calteilrale di s. Maria, 21 i ca- zi che notai lauto in quel-
suo nipote, il
se, 221 famiglie, 969 abitanti (si ritiene l'articolo che nel suo paragrafo di que-
però che il numero sia maggiore). Non sto: Fescennia est Gallese oppidum prò-
vi è più l'episcopio, avendone acquistata vinciae s. Pelri j ed il Cluverio Galle- :
46 V I T V ir
l'antica capitale de Falisci j qiial posto sepolcri e cioerarii della stessa epoca. Pa-
si dovrebbe a Fescennio, traane Gallese, re che Gallese fosse già in auge nel 2«g
essendo stata città più considerevole, do- di nostra era, secondo parte d'una iscri-
po Civita Castellana, non avvi altra città luogo tra'Falisci nemici de'romaoi, poi
rispettabileda quella parte che Gallese, distrutti da Dolabella nelle vicinanze del
anco di presente; uè occorre andar men- lago Vadimone prossimo a Gallese, che
dicando rovine in prova di sua vetusta l'infatuato Mariani pose alle. Lamerelle
esistenza, mentre i ruderi, le mura, i sot- vicino a Viterbo. Egli quindi egualmen-
terranei e nascondigli che sonovi ne'coa- te ritiene, che nella decadenza di Fescen-
viciui dintorni, e nel sito detto Pomario, nia, gli stessi fescennini fabbricarono GaÌ-
non gran fatta lungi da Gallese, ne fau- lese, cui diedero tal nome ossia Castruin
no testimonianza, come della posizione. Galliensiuni, cioè terra un tempo asilo
In più tempi in que'contorni si trovaro- de'galli, che corrisponde allo stemma
il
cendevoli loro cure, mentre ediHcava- duca di Spoleto, poiché essendo ne'coa-
si Falerii. L' eccidio de' Falisci, avve- del suo ducato, era divenuta tra'lun-
fìlli
niistasio Bibliotecario nella vita di s. Gre- Gallese. Questa città nel 1 5o2 era gover-
gorio 11 lochianiò G ailiensivw Castrum. nata da Giovanni Borgia duca di Nepi,
^ota quantunque Gallese da
il Bussi, che a lui concessa dallo zio Alessandro VI;
leRìpo immemorabile sia hlalo confede- onde i gallesini vennero obbligati da pon-
rato colla città di Viterbo, pure trovasi tificio bre\e a prestar giuramento di fé*
the ciica il ii5\ eia feudo della mede- deità nelle mani del cardinal Cesarini tu-
sima; come appari»'ce dal mandato di pro- tore del Borgia. Dipoi pervenne Gallese
cura fatto a Giovanni Cepizuccbi, per do- in signoria del cardinal Lodovico Ala-
mandare a'gallesani il tributo ch'erano drucci, quale nel 1579 lo vendè al ni-
il
ogni anno tenuti di dare; ancorché dal pote di Pio IV cardinal Marco Sittico
consiglio di Gallese fosse a (fuello rispo- Alterops, della qual nobile famiglia ri-
sto essere spirato il tempo dell'oblazione. parlai ne'vol. L, p.295,LXXVII,p. 254
Trovo nelle HJiniorie Colonneai del Cop- duca Roberto 1 d'AI-
e seg.j col titolo di
pi, quella della dominazione della poteu- temps, secondo Palmieri; cioè dopo che
te famiglia Colonna in Gallese. Bonifacio Sisto V
nel 585 eresse Gallese in ducea,
1
IX con bolla de'24 ^^g§io i4oo sotto- laquale tuttora è goduta dagli Altemps.
pose all'inteidetto ecclesiastico Gallese e Ricavo dal p. Gattico, De Jtineribus Ro-
altri luoghi appartenenti a Giovanni e manorum Ponlifictim, p. 1
79, che Paolo
^icolò Colonna signori di Palestrina, da 111 neh 533 tornando da Perugia a Ro-
lui scomunicati, proo)ulgando contro di ma, a*3 ottobre giunse a Gallese, vi per-
loto la crociata per essersi a lui ribellati nottò, e nel dì seguente passò a Nepi in
in Boma e commesse
Do- altre iniquità. cui si trattenne due giorni. — Nel suo
mata così la loro alterigia, nel i4oi si articolo riportai la serie de* vescovi. Qui
prostrarono a'piedi del Tapa, confessan- mi occorre aggiungere. Ili .° suo vescovo
do propri delitti e cbiedendo misericor-
i fu Gioviano nel 769 intervenuto al con-
dia; furonoassolti e reintegrati nello sta- cilio di Laterano, cui successe Stefano,
to primieto. Anzi ottennero in vicariato col quale l'incominciai. Con rUghelli dis-
a 3.' generazione Ga]le»e, col tributo rife- si, che a cagione delle scarse rendite del-
rito nel vol.LXXX,p.i85. Ma nel 1407, la mensa, Alessandro IV nel I252 l'unì
per nuove turbolenze di Roma, Giovan- a Civita Castellana, senza avvertire ch'e-
ni e P^^icolò tosto si unirono aT;iziosi nel- gli fu eletto nel I254) ed a quell'anno
la notte de'i
y giugno. Perònel dì seguen- regnava Innocenzo IV né manca chi ,
te gli assaltò colle milizie papali l'aolo pretenda averlo decretato Alessandro IV
Orsini, li respinse fuori le mura, e fra' a' 18 febbraio i255: certo è, the tutCa-
prigionieri caddero due Colonnesi. Que-
i volta ebbe un altro pastore che nominai.
sti per liberarsi pagarono all'Orsini una Pio IV nel 562 I ristabilì il vescovato di
somma d' 010, e gli cederouo alcuni ca- Gallese, e lo conferì al famoso Girolamo
istelli, in uno a Gallese. In seguito gli Or- Garimberti, che con r Ughelli dissi di
sin furono espulsi per le loro tirannie.
i
Siena. Ma ora leggo nelle Memorie de-
In diversi tempi gallesini si meritarono
i gli scrittori e letterati parmigiani rac-
da'Papi di|»lomi di afl'ezione e gratitudi- colte dalp. Ajfb^ t. 4» p- ' 35, nella bio-
ne, pe'tauti servigi in varie epoche pre- grafia di Girolamo Garimberti vescovo
per la loro ubbidienza alla s. Se-
stati, e di Gallese, non solo corretto l'Ughelli per
de.Tale fu quello diretto a' i4 agosto averlo reputato sanese, ma che Parma è
1434 al comune da Eugenio IV, per a- sicura d'essergli patria e d'averlo vedu-
vere i gallesini co'sulrini riportato viiio- to nascere a'6 luglio 1 5o6, com'è espres-
lia couliu i'cdU'ctto di iSiculò Fortebruc- so ueUepilallìo, che esibisce, da cui si trae
48 V I T V 1 T
esser bens"ì morto d'anni 70 nel iSyS, Tendila, ond'è divenuta mollo rara. La
tua TF kal. dee. e non come si legge nel- ragione è nota : la troppa sua mordaci-
la slessa iscrizione nell'Ughelli x kal. de- tà, lo non voglio occultare l'opinione sul-
cenibris. Conclavista il Galimberti del le sue opere dichiarata dal dottissimo p.
cardinal Truchses per 1' elezione di fio Alfò. 'i Oltre all'esser colle nello stile, e
IV, questi lo fece canonico Vaticano, e piene di amenità, ridondano di molta fi-
siccome molto l'amava, pensò a ristabi- losofia, e «li grave e sana politica". Seb-
lire in favor suo il vescovato di Gallese, bene r Ughelli scrivesse, poi seguito in
soppresso da alcuni secoli per le scarse questo dal p. Affò, nel t. io, p. i 10: Eo
rendite di quella chiesa; laonde data ese- defuncto ad Caslellanae Pa-
Civilatis
cuzione al suo pensiero nel 562, e coo- 1 slorent iterimi redire Gallesiana Eccle-
SBgratolo vescovo, gli diede il governo sia oh sui pauperietn compulsnfuit, queni
spiiiluale di quel popolo. Affinchè però usqneinodo veneraturj\o\ìo\.e\ registrare
potesse viver comodamente, né allonta- nel suo arlicolojche dopo la morie del Ga-
narsi gli convenisse da Roma, ove assai rimberti, succeduta nel 1
575, gli succes-
^ la nave minore meridiana, presso l'alta- zio cardinal Cristoforo Madrucci (/'•),
re di s. Ilario vescovo di Poitiers, identi- come m'istruisce il Catena, Fila di Pio
fica in tutto a quella del p. AiFò, in cui F ,p.\ 12, vescovo di Z'rf/jtolorocomuiie
pure si legge Parmensi: Episcopo Gal- patria e amtninistralore di Biessannone,
lesaiio hujus hasilicae Ficario , Vixil avendo alienato il feudo di Gallese nel
nn. Lxx. Obiit ir kal. dee. MDLXxr. Il 1 079, come di sopra notai, prese seco fr.
Quindi riporta l'elenco di 8 sue opere, dire assolutamente, che Gregorio XIU
compresa questa che posseggo: Laprima verso il 1576 tornò ad unire Gallese a
parie delle Pile vero falli ineniorabili Civita Castellana, ma almeno neh 579,0
d'alcuni Papi et di tulli i Cardinali pas- tutto al più alla morte del de Alexandris.
sali di Hieronimo Gariniberto vescovo Anche al presente vi sono F escovi ^ qua- i
presso Gabriel Giolito de'Ferrari 1567. il titolo, sebbene il successore lo sia digium
Osserva il p. AlTò, che l'Haim nella No- risdizione. Se ciò si pratica coli' esistenti
tizia de' libri rari scrive , che non fu sì sedi vescovili governale dal proprio pa-
toslo pubblicata, che ne fu impedita la store, con più di ragione può couservarsi
j
V IT V I T 49
il d'un vescovato non più esistente,
litolo do. Trovai ne'pp. Quetif ed Echard ,Scri~
con nteiieine il semplice titolo a vita. Ma ptores ordinis Praedicatoruni, Romae
la deuominazione Ialina di Gallese, Gal- 1721, t. 2, p. 3 1 4, che Gabriele fu pe-
lensisj Gallieiisis, Gallisanc.nsis,Galle- rito nelle lingue e chiaro nell'erudizione,
sinnensis^ Galle.sinensis^ fu pielia d'in- ludalo dal Calvo tra gl'illustri bergaina»
ciampo per alcuni sciitlori confratelli del schi, per la sua esìmia pietà, prudenza,
de Alex iniliis colla deiiosuinaziont; di
,
dottiina e altre doti. Non Pio IV, come
Gallelli o Gdllelly tli Saiùegiia, Galltl- scrisse il Calvo, ma s. Pio V lo promosse
lineiisi's, GaUcllis, ed ecco il risultalo di ad infnlam G alesi nam a'26 aprile 566,
1
mie liceiclie, per escluderlo da lai sede, che il p. Fontana credette Ales, a cui fu
e confermarlo in quella di Gallese. Il p. aggiunto Uselli io Sardegna, ma crede-
Fontana, Sacruin Tliealruni- Dominica re piuttosto Frescenniam,(jHaeet Gal-
nitni, Uumae 1666, riferisce a p. igS e lesinam et oppidnni in Tuscia ad Tibe-
3 1 S.Gabriele de Alexandris di Dergaujo, rini ditionis Ponti/iciae, cujus Episco-
domenicano della provincia di Lombar- palus Civita tis Castellanac alias adie-
dia, versato nelle teologiche e filosofiche cLus ab Alexandre lU disjunctus fuil ,
discipline,dopo aver egregiamente dife- a Pio IV anno 1 562, anno lamen 569 1
vero di Ale.s pure in Sardegna. Indi fu da- zelante pastore, e colle predicazioni ed e-
to dallo stesso Papa a sulFraganeodel car- sempio convertì più eretici. Morì nel
dinal Cristoforo Madrucci vescovo di settembre 1595, lasciando le seguenti o-
Trento. Però lo stesso p. Fontana, ne' J/o- pe-je.De Candelaruni aliarunifjue re-
nnmenla Dominicana hreviter in Syno- rum sensu cerea tium benediclionibus eie.
psitncollecta, Romaei675, ap. 52 o, dice adversus haereiicos brevis disputatio: De
il concistoro de'20 febbraio. Fr. Gio. Mi- Domini Resurrectione disputatio: S. Ma-
chele Cavalieri, Galleria de Sommi Pon- xiniis martyris et monachi, de duabiis
tefici, cardinali, palriairhi, arcii'escovi, Christi volunlatibus, et actionibus: E/ns-
vescovi dell'ordine de Predicalori, Ro- dem ad Marinum presbyteruni ,
quod
ma 1696, t. I, p. 4'7. chiama Gabriele post ResurrcclioneDei Sanctorumvolun-
figlio del celebre dottore Gabriele degli tas una futura non sii: In Clirisiophari
Alessandri che colle sue opere decorò la cardinalis iMadrucii Episcopi principes-
sua patria; e che siccome insigne e dot- (jue Tridentini ac Brixiensis funere O-
tissimo, dal convento patrio di s. Stefa- ralìo. Opere stampate a Milano nel
tutte
no, fu fatto vescovo Gallellincnse nell'iso- l588. Volli inoltre consultare il p. Mat-
la diSardegna, ed insieme sulTiaganeo del te! de'conventuali, Sardinia sacra, in E-
cardinal Madrucci, da s. Pio V a'25apri- piscopi Usellenses,a p. 272, il quale mo
Iei566. Aggiunge, che dal p. Pio, F'ita strandosi istruito delle discrep'jnze degli
degli uomini illnslri di s. Domenico, lib. scrittori domenicani, del riferito dall'U-
4, par. 2, viene dello Gallense, e dal p. ghelli e suoi continuatori, osserva che fu
Fontana , colla testimonianza degli atti Gabriele vescovo di Gallese, anche for-
concistoriali, vescovoGrt//es//ff «ve in Sar- se vivente il Galimberti, questi contento
degna ; e lo riconosce per tale anco nel- del solo titolo, ed in sua morte gli fu sur-
l'indice, sebbene avvertisse che Gallese rogato, giacché il p. Bremond, Bull. Ord.
è città di Toscana^ se uou fu vescovo sai* Praed,^ t. 5, p. 299, riporta un'epistola
VCL. cu. 4
So V IT \ I T
di Gabriele tle'3 oprile ^67, in cui aper-i ce colle, con larghe e ben lastricate vie; e
tamente s'intitola Episcopus Golltsatnis. siccome la sua ben ampia strada corrie-
Di più il p. Mal tei, in Ecclesia G alleili ra via salendo fa come un angolo o se*
ìtemis , torna a p. 9.81 a confutale the micerchio, da ciò prese il nome di Ron-
che Garimberli portò il titolo di vescovo trove, quanto u'numerosi opiflcii estabi-
sino al iSyS, ma di giurisdÌ7/ione lo era limenti, favoriti dall'abbondanti sue ac-
Gabriele sino dal 566. E poi non pote- 1 que, ^è manca di quelle minerali, e del-
va mai essere Gabriele vescovo delle no- le potabili assai copiose e purissime, de-
minale sedi sarde poiché di Galleily ,
rivanti dal monte Cimino e dal lago di
dopo il i486 non si conosce più vescovo, Vico. Ha pure una pineta. Registra la
e nel 1495 Alessandro VI ì'um a Caglia- Statistica dell 853, le chiese parrocchiali
ri: dipoi nel 1779 Pio VI la ristabilì e di 9. Pietro e di s. Andrea , 688 case,
unì a Nuoro, ove risiede il vescovo di io49famigIie,5iiiabitanti,de'qualÌ2 56
Galleily Nuoro. Alla sede di Uh Ili fu stanziano in campagna: 6 sono studeuti
unita quella iVAlcs verso 182, fin- il i e 4^ militari. Tutto il suo governo com-
ché Giulio 11 neli5o3 decretò la sua in- prende 12,836 individui. Vi è fiera per
corporazione a Terralba, aeque princi- 20 giorni continui, cominciando da' io
paliler, e nella serie de' vescovi non tro- agosto. Il suo ferace territorio abbonda
vasi affatto Gabriele. Ma ormai si ritorni di tulio, e di castagneti; ne accrescono
a Gallese. Finalmente ricordai nel pro- poi l'ubertosità l'acque deIRicano influen-
prio articolo il breve col qtJalePio VII te delTreia, anche pe' prati artificiali.
a'20 dicembie i8o5 ristabiPi alla colle- Poco distante da Ronciglione, per anda-
giata di Gallese l'antiro grado di catte- re a Viterbo, esiste il Lago di f^ico, det-
drale vescovile, confieriiiandone l'unione to pure Elbio, e Lago Cimino , perchè
conCi vita Castellana e Orte, e dipoi essen- alle falde di questo monte, ed è un estin-
dosi pubblicato nel Bull. Roin. coni., si to vulcano, e le sue sponde sono di tufo
può leggere nel 1. 12, p. ^01: Canonicis che solili l'azione del fuoco. Presentasi
Erclesiae ù allesii dioecesis Civilalis Ca • irregolare, bislungo, della circonferenza
sttllaiiae concedi fitr usiis insigniuni ad di 5 miglia o 8,800 metri, e vi si fa con-
I 1
instar Capitali, et Caiionìcoruni Eccle- tinua pesca. Il Ricano, ossia il Rio Vi-
siae Cathedralis Civilalis Caslellanae, caiio, gli serve d'emissario. Narra Degli
citni titillo Cathedra lì ta ti s prò eoruni Ellelti che signori dell'Anguillaia verso
i
Io, s. Giovenale e s. Angelo. Tutto ap- governatore della città ed i suoi funzio-
prendo dal Bussi. Il p. Casimiro dice die nari ; oltre numerose magistrature e de-
culla distruzione del castello di
Vico s'in- putazioni de'luoghi d'intorno, molti di-
grandì quello di Caprarola, e con essa stinti signori e signore, premurosi tutti
il cardinal Vitelleschi nel i44o lo vendè di umiliarle la loro venerazione. Dopo es-
al famigerato Everso 11 Orsini conte del- sersi compiaciuto gradire la refezione
l' A ngujjlara, ed a' suoi figli ribelli tolse apprestatagli dal municipio, il Papa si
io stalo Paolo II. — Del resto di Rotici- mostrò alla moltitudine riboccante nella
glione, nel suo articolo, oltre l'averla de- piazza e nelle spaziose vie che vi fanno
scritta capitale della contea del suo no- capo, ricevuto co'più sinceri segni di ri-
me, e dello che
55 j da Pao-
istituito nel i spetto, e colle grida della più ossequiosa
lo III per la sua famiglia Farnese il du- allegrezza, a compartirne l'apostolica be-
cato di Castro riparlalo nel paragrafo nedizione mentre 3 concerti musi-
; nel
Acquapendenle, ad esso fu incorporala, cali facevano echeggiar 1' aria di melo-
ritornando nel diretto dominio della s. diose armonie. E poco dopo fra gli evvi-
Sede nel 1649, notai pure quanto fu o- va e gli augurii de'divoti suoi sudditi, ri-
uorala nel passaggio o soggiorno de'Pa- prese il viaggio per restituirsi a Roma.
pi in telaggio. In
questo poi feci menzione Caprarola. Comune della diocesi di
di quello di Papa Più IXQeli857,fesleg- Civita CastellaDa, eoa vice-governo, col
é
52 VIT VIT
territorio in piano e colle. Situata alla* celebri fabbricheda lui innalzate , sog»
metà circa tiella montagna per andare giunge non esser paragunabili al magni-
verso Viterbo, trovasi n destra della stra- fico palazzo in Caprarola, cb'è senza al-
da corriera la chiesina di s. Rocco, colla con dubbio l'opera più grande e più bei-
caserma di gendarmeria, e la via che gli la di si egregio artista. Ài cardinal Ales-
è dappresso conduce al paese, già de- Sandro F^rzr/ie.ye (f''.), nipote di Paolo llf,
scritto al suo articolo, a cui per unifor- venne voglia di scegliere un sito solitario
nnità di questo sono necessarie diverse lungi da lloma verso Viterbo, in un ter-
aggiunte. Giace il territorio in piano e reno montuoso e ingratissimo. L'edifìzio
in colle, luogocontenendo molli e belli
il sta sulla schiena d'una collina circonda-
fabbricati ricinti di mura, e sembra una ta di scogli, e in una specie di gola for-
ciltadelln, distante 8 miglia da Civita Ca- ma un anfiteatro aggradevole, che sipre-
stellana, più di 3 da Ronciglione, eie da senta felicemente a chi arriva, e da dove
Viterbo, io aria salubre. Dice il Palmie- si scuopre una vista che incanta (d ma-
ri, consiste il bel paese in un borgo al- gico orizzonte presenta il Lazio, Roma,
cuQ poco discosceso, ma retto, che in- la provincia di Campagna, la Sabina,
comincia dal superbo palazzo Farnesia- l'Umbria e i confini del regno di ^'apoli).
no, e termina fin dopo la porta di s. Mar- Molti cortili, ne'quali sono distribuite a
co, ove pure prosiegue un borgo, essen- sinistra e a destra le scuderie e le ctici-
do in tal guisa Caprarola lunga più. di ne, precedono il palazzo, ch'è situato nel
mezzo miglio. Poi vi sono altre vie late- luogo più eminetite. La sua forma pcnta-
rali e contrade, alcune pure scoscese, e goiia fiancheggiata da 5 bastioni imita
varie chiamate co' nomi di Corsica, Ba- una fortezza, e questo misto d'architet-
slìa e altri.lMa ciò che rendecelebreque- tura militare e civile dà un' aria di gran-
st'anlico castello etrusco, situato in ec- diosità singolare. Il dettaglio della deco-
celiente orizzonte, sul decliviod'un colle razione è in tutte le regole della buona
alia falda del Cimino, è il vasto palazzo architettura, e la dislribuzionedeila pian-
elle sorge a levante in capo del caseggia- ta è delle meglio eseguite e delle più re-
to. Questo prodigio dell'arte architetto- goiai i, Oltre una gran loggia, ed una sca-
nica, già lo descrissi in uno a* suoi illu- la ingegnosa, che occupano un de'lati del
stratori nel suoarticolo, a' quali aggiun- poligono,vi sono ad ogni piano 4 grandi
gerò i seguenti, prima meglio dichiaran- appartamenti completi, che restan liberi
do l'opera del Sebastiani : Descrizione e per mezzo di portici circolari, che regna-
re /rtzio/ie /Vtór/'cfl </c/rtoiiZ/;Ji imo e rcrtZ no intorno ad un cortile rotondo, eh'
palazzo di Caprarolay^omai'j^ìyVaro. nel centro dell'edifizio. Benché questa fab-
Giacomo Pinarolo, Trattato delle cose brica non sia d'una grande estensione, le
eseguite da' Zuccari,piante,sezioni e prO' più beili spiriti di quel tempo, dÌ4«sse i
spettì^Kooìa\ 748. E
reperibile in quella pennelli degli eccellenti Zuccari (Taddeo
Calcografìa. Il severo e perito Milizia, e suo fratello ed allievo Federico, eccel-
le vile depili celebri architetti, in quel- lenii frescanti. 11 p. Casimiro vi aggiun-
corate di capitelli, espresse sé stesso in lonne. Cinque sono i lati del palazzo e
abile femminile fuggente a cavallo). Nel- 5 gli ordini delle scale , e benché al di
la gran sala sono rappresentale le azioni fuori sia di 5 angoli, ed il cortile e le log-
più risplendenti degl'illustri Farnesi. La gie sieno circolari, pure le stanze riesco-
maggior parte delle camere hanno loro i no tutte'quadrate con bellissima propor-
nomi, alcune son dedicale al sonno, al si- zione, ninna particella poi restando ozio-
lenzio, alla solitudine, ed altre alle virlù, sa. Le stanze dell'appartamento d'inver-
alle stagioni, che vi sono rappresentale no guardano il mezzodì e l'occaso del so-
co'loro attributi. Le prospeltire son tul- le. Gli appartamenti estivi guardano dal
tedipinte dal Vignola stesso, il quale riu' settentrione al nascer del sole. Portento
sciva in questo genere di pittura, e confes- d'arte è la scala a lumaca, mollo gran-
sava che la scienza della prospettiva gli a- de girando su colonne d'ordine dorico
,
vea aperto l'ingegno per l'arte di fabbrica- con balaustre, parapetto e cornice sino
re.! 1 Vasari molto parlò di questo palazzo; alla sommità, e par falla di getto. Rile-
il Liberati l'encomiò con versi toscani e va le pitture più singolari esprimenti fa-
con altri latini descrisse Caprarola, come vole mitologiche, statue, geni nudi e al-
pur fece Lorenzo Gambara bresciano. Il tri simulacri, grotteschi, i xii Cesari, i ri-
fuori, non solo per la fabbrica, ma anco sfatta de* pisani di Pietro Farnese capi-
per le pitture e ornamenti descritti ia tano de'fìoreulini, che gli eresserouna
versi dal nobile poeta Gambara, mante- statua di bronzo. L'operato in Germania
nuto nella splèndida corte del cardinal nella legazione dal cardinal Farnese; Pao-
Farnese. Molti altri versi, sul luogo, fu- lo III checongiunge matrimonio Mar-
in
rono composti da Bartolomeo Marinori gherita d'Austria, naturale di Carlo V,
piacenliiio, olFtendo quelli sulla sala di- col suo nipote OUa-vio Farnese, e Diana
pinta dell' Arme motte casate nubili,
di naturale d'Enrico Il,coirallro nipote O-
congiunte ne' vari tempi in parentado razio. I giardini amenissìmi, magnifica-
colla Farnese. Molti personaggi sin d'al- mente situati, col famoso fonte detto del
lora*allesla Monaldeschi, allungavano il Pastore, olire altri dove l'acque mae-
viaggio per recarsi a Caprarola, restando strevolmente scaturiscono. Grande la va-
meravigliati della bellezza e magnificen- rietà de'fiori, deliziosi viali, belli bo-i i
za del palazzo e sue appartenenze. Il Ve- schetti e altre infinite cose leggiadre. Per
nuti, nella Rointi moderna, descrisse nel- tutto questo sentenziò Carlo V, in ono-
lametà del secolo passato la Prilla e il re del cardinale: ColUgiuni Cardinaliuni
Palazzo di Caprarola. Egli dice. Il ma- si ex talìbus f^iris conslat, profecto Se-
gnanimo cardinal Farnese, fatta spianare nattis similis nusqnain gentium reperie-
con gran falipa e spesa una vasta rupe, tur. Questo complesso di magnificenze,
.
vi fabbricò il palazzo, e lo munì a guisa colle altre de' Farnesi, ereditarono i re
,
si V T I V IT
delle due Sicilie (^.), di cuisono pro- cesse Leone XII, vi aggiunse una bene-
prietari. L' odierno cav. Palmieri Dolifi- fica largizione per la rinnovazione delle
c«. Vigiiola compi il palazzo nel iS'ìg, suppellettili sagre alla confraternita del
che d'ordine del cardinal Farnese avea ss. Sagramento cui spetta di fornirne la
éominciato nel 1.^4? Sangallo. E' allo chiesa, e ciò ottenne a intercessione del
da terrai 54 P'tIitiì- Si ascende mercè cor- protettore del sodalizio cardinal Pedici-
donataa padiglionein ottangolo,clie met- ni. Laonde nella vigilia del s. Natale 1 828
te al ripiano largo 21 palmi e mezzo, e si potè restituire il tempio al divin cul-
per la quale si ascende per altra scala to. Vi è pure l'arciconfraternita di s. Car-
doppia ovale a cordonata larga palmi 2 i lo detta de'Flagelli o Disciplina, che ha
al ripiano largo palmi 160 e lungo 275, in cura il ricco spedale di s. Gio. Evan-
passando da questa ali." piano sotterra- gelista. Nel suo oratorio vi sono 4 iscri-
neo ingresso delle carrozze. Altra scala zioni che offre Marocco, Monumenti
il
scoperta è larga palmi 16 a due branche, dello Stato Pontificio, 1. 4) p- ' o e seg., 1
'
e mette al ponte levatoio che introduce oltre altra antica delia gente Flavia (la
al piano semi-nobile. Il palazzo ha 5 pia- quale stava nella suburbana villa de'
ni, e si dice il più artificioso degli esi- marchesi Riario, un miglio distante, poi
stenti.Il vuoto sotterraneo portico è sca- acquistata da'Pierantonii. Sulla facciata
vato nel duro masso, ed una sola colon- del casino è l'iscrizione recitata pure dal
na tufacea sembra sorreggere tutta la va- Morocco, trovata nel campo, ove si legge:
sta mole. Oltre la scala regia, ve ne sono liane Turrim et pagine una F. ^cta a
altre a chiocciola, e una da capo a fondo mil'niae Capraconim Jeni Doni. Leonis^
del palazzo. Annessa a questo vi è la vil- Quar PP. ego Jgathoni). Dalle prime *i
la con giardini, e bosco di castagne, ma celebrano: il concittadino servo di Dio
oggi tutto in deperimento. La ^illa ven- Sebastiani, di cui più sotto, che nel i65l
ne formala nel Sgo dal cardinal Odoar-
1 SS, ÌIiirf/yruniHyacinli,Juliani, Pontia-
do Farnese, pronipote del cardinal A- ni et P'ictoriae luiic a r chi. "io da litio cor'
lessandro. Tuttora Caprarola è visitata poribus traditis templi principis sub ara
di frequenleda'forastieri eruditi, per am- max. Il cardinal Benedetto Pamphilj.che
mirare lo stupendo e celebre palazzo e le nel 1 700 Montempietalis et deposi lo rum
sue cospicue pitture. Le chiese sono bel- archisodalitatis aeribu<! propria ope a'
le e dignitose. La parrocchiale di s. Mi- d/ecta in hoc D. Joannis Xenodochio
chele Arcangelo, è vasta e con bell'orga- constitueritMaximo Capracorensiuni
no. Narra Degli Elfetli, che nel 1671 per bono patrono opti me. merito. Pio VI e
divozione d'Angelo Scotti arciprete del- Pio VII benefattori del sodalizio e del-
la collegiata maggiore di s. Michele Ar- l'ospedale, ed il cardinal Stefano Borgia
cangelo, fu introdotta in Caprarola la fe- protettore d'ambedue, il quale in dinìci-
sta di 6. Nonnoso, ili. ° settembre sua vi- ìissimi tempi ottenne da que'Papi, da Pio
gilia, con proprio aliare e quadro bene- VI quinta Xenodochii vectig. pars subji-
detto, coll'autoritàdel vescovo Altini. Ri- quodcensus tahulis Pii VII
ceretur Inni
porta il D. 29 del Diario di Roma del cleinentia retrnctis leviora in posteruni
1824, che nella sera de'5 genuaioi8i7 tributa penderet. Inoltre in Caprarola vi
essendosi sventuratamenteincendiata l'in- sono 3 claustri. Le monache de'ss. Ago-
signe collegiata, co'sagri arredi di cui ab- stino e Rocco, del cui monastero è pro-
bondava. Fio VII uditone l'infortunio, tettore il cardinal Costantino Patrizi. Nar-
ordinò benignamente che l'erario ponti- ra il p. Casimiro. Nel principiodella lun-
ficio somministrasse 6,000 scudi pel re- ga e sp»ziosa via, rimpetto al suddescrii-
slauro della tuedesimajedappena gli suc- lo palazzo, 1' ospedale avendo compralo
V I T V IT 55
il palazzo di Marcello GlivrarJi per 1810 donato aeli5i4 al capitolo Lateranense
ftCU(.Ìi, vi f.ibbricò la chiesa e inonaslera da [Nicola Mustobuono e Marco Grossi
ili s. Rocco, in cui a'i4 tUcembre 161 1 diCaprarola. Il benefico cardinal Alessau-
furono inlrotlolte dal ve>iCovo diocesano dro acciò questo popolo fosse assistito
,
veduto con suillcìenti rendite. Non mol> al superiore de' frati fr. Sebastiano Do-
lo lontano dal monastero, ma fuori della menico de Caschi, salvo il consenso del
terra sur un poggio, racconta il p. Casi- capitolo Lateranense e laad corrisposta
miro, nel 1623 fu edificata da'Farnesi la esio, che pritna corrispondeva il comu-
bella chiesa di 8. Maria e ili s. Silvestro ne, cioè il censo d'annue 2 libbre di pepe
con l'annesso bel convento pe'frati car- per l'Assunta, e il quindennio, per aver
melitani scalzi, i quali v'insegnavano la permesso fabbricare sul suo fondo la chie-
fìlosoGa. Nella chiesa furono collocali tre sa. Tutto approvò Gregorio XIII col bre-
Gio. Ballista Restiluti di Caprarola arci- e finita nel secolo XVII colle pie oblazio-
prete di Angelo, e quella de' coniugi
s. ni de'Farnesi e de'più ricchi caprarolesi.
Uoschetti-Pelli, benefaltori del convento Funua una nave capace di molto popolo,
che lasciarono erede. Di più il p. Casimi- coperta da soUìlto lavoralo , con 8 cap-
ro traila nel cap. 6: Della chiesa e con- pelle laterali ornate di stucchi dorati e di
vento di s. Maria della Consolazione in varie buone pitture. L'altare maggiore di
Caprarola ,
già ricordalo nell'articolo. legno dorato edificato da'Farnesi, dicesi
Comincia dal dire. Innanzi che in questa disegno del Vignola (forse tra'Iasciati, per-
terra' fossero introdotte le agostiniane e chè era morto, come già notai), e nel mez-
icarmelitani, gli aveano preceduti frali i zo si venera una piccola immagine della
minori osservanti, cioè nel pontidcato di Madonna di somma divozione popolare,
6. Pio V , io vigore del suo beneplacito per la sua prodigiosa invenzione io un fos-
dato vivae vocis oraculo al cardinal A- so di Mazzocchio nella viadiCarbognano,
lessandro Farnese di sopra lodato, e lo- narra'^a dal p. Casimiro, il quale descrive
ro fu commessa la cura della chiesuola le cappelle e il copioso novero delie ss. Re-
di s. Maria della Consolazione, posta al- liquie che si venerano nel detto aitare, e
lora fuori della porta Romana, e fabbri* riporta 7 iscrizioni sepolcrali,e quella del*
cala dalla comunità nel 1 526, in uu silo raulicu porta del convento, dei religioso
m V 1 T V I T
Casilii eccellente predicatore, che peli." lane, siccome tìuttile, oleosa e ETssaì ma*
introdusse l'oigano nella custodire di Ge- neggevole.»!! territorio assai ferace, ab-
rusalemme nel 6 1 1 5, con istupore de'tur- bonda di tulh), ha copiosi pascoli e mol-
La biblioteca
chi. la fondò il ca[)rarnlese ti castagneti, producendo in abbondan-
Giuseppe Petti uditore del cardinal (]a- za grano, granturco, olio, vino e ghian-
prara. Vi sono le maestre pie che fanno de, come alfermano Cilindri e Palmie-
scuola alle t'*inciidle, e scuola hanno pu- ri. — Col Torrigio, nel suo articolo, dissi
bar, e tornalo in Roma fallo consagrare tilo la denominazione dalle capre, che in
neli65g in quel modo singolare riferito cjuesto silo in grande numero pasturava-
nel voi. XCV, p. 3i8, vescovo di Gera- no, siccotne tuttora fanno; di che il me-
poli in parlibns. Spedito nuovamente al- desimo comune somministra forte con-
la Serra, con facoltà di consagrar nuovi gettura collo stemma formato da due
,
vescovi all'occorrenza, indi restituitosi in Capre in piedi, l'una rivolta contro del-
Roma, vennedesiinato commissario apo- l'altra; le quali co'piedi dinanzi or strin-
stolico nell'Arcipelago. Quanto operò in gono un Giglio, or una Rovere, per de-
vantaggio delie due chiese l'espose in due notare i diversi baroni che la dominaro-
opere: Le spedizioni all' Indie Orienta- no, Ond' è die Caprarola non dee con-
li: riaggi all'arcipelago. Clemente IX fondersi col castello di Capracoro, come
lo fece vescovo di Risignano, chiesa go- fecero Torrigio , l'iazza e Leopoldo Se-
vernata santamente, e rinunzìata a Cle- bastiani. Imperocché Caprarola est Op-
mente X dovette accettar quella di Città piduni sitimi in regione Falerinriim,in
di Castello nel 1 667. Scrisse allora; Il Fi- saxosi Collis parie, ntque in allissiniis
/oZe/e ossia l'amante della morte: Decon- rupiiini appendicibns condilttin, a Loca
solalioneadEpiscopos, ove cWmoiìia che Fica no Ncpesiaa duo inillia
, cii'itale
però vari prodigi. Si ha dalia Stalislica A uastasio Bibliolecnno nella vita d'Adria-
aver Caprarola 698 case, 883 famiglie, no I, e in (piella d'Adriano IV Cencio
4^30 abitanti, fra'quali 8 militari. L'a- Cameraiio.Già Degli Ed'etli, col Nardini,
gricoltura, la pastorizia, la musica vi so- avea corretto l'errore del Mazzocchi e al-
no molto coltivate. Marocco lodagli abi- tri, dichinrando Capracoro non esser Ca-
tanti cortesi e ospitali, e che la ragguar* prarola. Adriano 1 nell'agro romano fon-
devote terra meriterebbe il grado di cit- dò 4 donioculle o villaggi, ed ultra do-
tà: gli fdccio eco. Nelle vicinanze trovasi moc/i//ri e colonia slabili nel territorioVc-
dcH'argilla alta a costruire belle porcet- ieule^ a'confini del Nepesiuo, nel luogo
VIT VIT 5j
detto Capra«oro, co* molti terreni eredi- era supremo comandante, con l'autorità
tati da' suoi maggiori e altri die acqui- d'Eugenio IV, Caprarola fu venduta col
stò. Ne ragionai in più luoghi, come nel Vico al famoso Everso conte
castello di
voi. XCIX, p. 241. I caprai dunque, ri- dell'Anguillara, per 7370 fiorini d'oro,
piglia il p. Casimiro, colle loro rozze abi- rilasciandogliene però 3865 qual erede
tazioni diedero principio a questa terra, della nobile Maria, figlia d' Orso conte
la quale dipoi colla rovina de'paesi vici- d'Anguillara ed erede di Pietro de Vico.
ni molto si accrebbe; e massimamente Questo nuovo acquisto del conte Ever-
colla distruzione di Vico, Casale, e Ca« so II fu l'origine di varie discordie, non
samala distante circa 1 miglia da Capra- meno che dopo morto. E pri-
in sua vita
rola, benché soggetta alla diocesi di Su- mieramente, in una tregua del 1457 fra
tri, indi rovinata dal cardinal Vitelleschi, il conte, e gli altri Orsini cardinal Lati-
utcredUuradcomplacentiamE\'ersiAn- no, Giovanni arcivescovo di Trani, Na«
guìllarme coniitis. Casamala era un ca* pollone e Roberto, venne dichiarato che
stello nel 1254 soggetto a'viterbesi, se- la terra di Caprarola, e quelle di s. Pu-
condo il Bussi; però il Borgia, Memorie. pa (castrilo già AeW Ospedale di s. Sp.'~
gli stranieri ritiratisi nel luogo, come in vantando pretensioni su Caprarola nel
sicuro asilo, furono piantate vicino al fos- i456, non senza sospetto d'intelligenzfi
so dicontro a Roociglione, come si vede; co'caprarolani, la tolsero ad Everso II, il
e SI queste e l'altre situate dalla parte op- quale perciò altamente sdegnato, non al-
posta, e sparse sulla schiena del monte, tro allora potendo fare spogliò tutti i
,
l'anno 1377). Nel 1370 passò nel dominio vendo eletto Prefetto di Roma [f^.) Pie-
degli Orsini conti d'Anguillara, essendo tro Lodovico Borgia suo nipote, a'3 i lu-
stata permutata con TrevignanoYnon mi glio 1 458 gli concesse m P'icariatum ter-
pare che il Bondi nelle Memorie snir o- ras castra Caprarolae, Civitas Fe-
et
rigine di Trevignano, ne faccia parola). . tulae, Montagnola^, F'etrallae, Carbo~
Dopo queslotempo.acagione delle guer- gnani, Rispampani , Orclae, Tulpkae
re civili, e delle pretensioni che ciascun Novae, JulianclU, Monlis Romani, l'a-
tiranno vantava su di essa, fu sottoposta lerani, et alia quae ad ofjìciiun Prae-
a diversi signori, finché nel r44o dal car- fectnrae Almae Urbis olini spectabant.
dinal Vitelleschi, bisognoso di denaro pel Altrettanto leg^o nel Borgia , con altre
mantenimento dell'esercilopapale, dicui estese concessioni, parlate a'Ioro luoghi.
5S V I T V I T
Ma fosse la molle del Papa, avvenuta a* la Rovere, poi duca d' Urbino, il quale
6 del susseguente agosto, o la contuma- a'
19 gennaio i5o4 la vendè, colla tenuta
GÌa de' figli del Prefetto de Vico, è cer- di Casa Mala e il castello di Vico, al car-
to che questa disposizione non ebbe aN dinal Farnese, eh» più tardi fu Paolo ili.
cun effetto; e Sicura nza ritenne Capraro- Trovo nel Gallico, De lùneribui Roma-
la fino al i464i "^1 ^'^*'l tempo essendo noriiin Ponlifìcitni, che Giulio II nel 5o5 1
1485. Giulio il donò Caprarola colle sue Gregorio XIII nel 1 578,6 poscia Cleraeu-
dipendenze al nipote Francesco i\J.' I dei- le Vili nel 1597. La camera apostolica
VIT VIT 59
nel 1649 ricuperò lo stalo Fai neiitno, e è ^era per 3 giorni, ed altra di 8 comin-
Cnprarola ancora, notando il p. Aitnibali ciando a'y agosto. Ubertoso n' è il terri-
nelle Notizie storiche della casa Farne- torio, e principalmente produce, oltre ì
giardino annesso, anzi si proibì nel con- timo vino, che si conserva in fresche grot-
il sontuoso Palazzo farnese (f'' .) dì quel- la dignità al nipote Pietro Lodovico Bor-
la dominante, ed il Palazzo Farnesina gia, a lui nel 1458 lo concesse in vicaria-
(/'.) nella stessa, il quale era de'Farnesi to; ma morto Papa dopo 6 giorni non
il
duchi di Lalera, a're delle due Sicilie, ebbeeiTelto. Era allora dominato da Dio-
discendenti della regina di Spagna lili- febo e Francesco Orsini, figli del fan»o«o
sabetta, l'ultima de'Farnesi, che tuttora Everso II conte (lell'Anguillara. Ribella-
ne sono proprietari. Il ca v. Sabalucci, nel- tisi ambedue a Paolo II, ne furono spo-
la Narrazione del viaggio di Gregorio gliati dalle milizie pontifìcie, e con sen-
Xf^I nel 184I) rimarca che a'5 ottobre tenza di scomunica. Indi l'Hcquisiò 1'
O-
quel Papa nel recarsi dal territorio di Ca- spedole di s. Spirilo di Roma. Nel 1 SSy
nepina a Ronciglione, caprarolesi ne i fe- formatosi da Paiolo III pe' suoi parenti
steggiarono il passaggio, sur un tratto Farnesi lo Stato di Castro, vi unì la con-
delia via spettante al loro territorio, col* tea di Ronciglione e Carbognano, come
l'erezione d' un arco trionfale, e con di- attesta Degli Effetti , e rilevai nel voi.
mostrazioni di gioia e di ossequio, corri- XV, p. y2. Tuttavolta Carbognano pas-
sposti da paterne benedizioni. sò poi nel domìnio de'Colonnesi. Narrai
Carbognano. Comune della diocesi di nel voi. XIV,
p. 293 e 297, che Fran-
Civita Castellana, con territorio in piano cesco Colonna principe di Palestrina, es-
e colle, con mediocri fabbricati e palazzo sendo oppresso di debiti, nel 63o vendè 1
lo Sialo Pontificio dice che di Carbo- excepit non niinitf copione, quani dili-
gnano ne scrisse : Fioravanle Martinelli, tiose. Adfiiernnl cani Ponlifice Cardi-
Carbognano illuUrato, Roma 6g4- Ed 1 nales l^'^I,el ipse Rt'ccanatensii in loco
avverte, doversi il libro al Macchioni, ultimo . . . Rustici claves obtiderunt: Ad
perchè lo sottrasse dal pericolo di per- Ecclcsiani non itwn fuil. Eadein die
dersi : sua èia prefazione, e la giunta al hora circa icf, ex Fabricae rece.<isiinus,
cap. 7, Si può vedere il paragrafo frigna- ei>itala via Canapina, at male propter
nello, per le dimostrazioni fatte da' prin- moiitcm continue ascendimui, et inde
cipi a Benedetto XIII. </esce^KZ///i//,v, transilòa Viterbo. Convieo
Fabrica o Fabbrica. Comune della dire che il luogo fosse delizioso, e che il
et cani eo omnes sex Cardinales. Equi- Ciacconio: Erumpentc rursus morbi vio-
tavit Fubricam , ubi fedi prandiuni lentai die i3 augusti, sequenti nocle
V l T V IT 61
! frtMwo 1 5^4 '' ^'"''' lii'iiidnìs excessit. td loro paragrafi; Anguillara, Bracciano,
anche il mki oailuvere, trasferito a Roiua, coir annesso Pisciarelli, Trevìgnano, di
ebl)e onorevole tomba in s. Maria dei cui nel voi. LYl il, p. 116, 118, 121;
P«>|)olo. Avea fatto testamento a' 22 lu- Canale, già Monterano , coli' annesso
glio, il) cui al suo titolo di s. Apollina- IMonle Virginio, de'quali nel voi. LVIII,
re, ni (|ualeavea comincialo a costrui- p. I
34, 25 1 e 252. h' Album di Roma
re il puhizzo, lasciò fondi per I' erezione nel 237 ci die'il disegno inciso:
l. 17, p.
d' un heiiericialo prete e 4 canonicati ; L' Eremo sul Monte Firginio presso
qnoiiini pracsciitalionein ad liacicdes Oriolo. Quindi soggiunse L'articolo in :
stro pe' suoi discendenti Fainesi, vi uni ciano, che si compone ancora delle co-
la contea di Uonciglioue, compresa Fa- muni di Trevignano e di Oriolo. Per
brica, che smembrò da s. Spirilo, come una svista ommisi Oriolo, e siccome fa-
con Degli Effetti riportai nel cititto voi. ceva parte del governo di Sutri, vi sup-
a p. 72. Infeudazione cessata nel 1649^ plirò in fine del suo governo. Questa se-
onde Fabrica litornò all' immediato do- vi ana disposizione pubblicò il Giornale
minio della s. Sede. jNel paragrafo Vi- di Roma del 1 85 1 col n. 54, ne'seguenii
^nantUo, narrando l'accesso nel lyaS termini. » Per benigna concessione della
di Benedetto XIII, dissi pure del suo pas- Santità di N. S. Papa Pio IX nel giorno
saggio per Fabrica. 27 gennaio comuni di Oriolo e di 7Ve-
i
negt' infarcimenti addominali, ed alfe* cerato da' suoi cani da caccia, per ave)
Kioni che da essi derivano. All' esterno, mirato Diana net bagno, o come al«
sia in bagno, che in doccia, giovano nel- tri dicono, per aver sposato Semele a<
l'afTezioni cutanee, più negli erpeti, e so- mante di Giove). Il Giornale di Ronu
prattutto ne'cionici reumatismi. De'ba- del 1854 ripetutamente annunciò, cO'
gni n' è direttore Edoar<lo Freylag. Si me a p. 348 e 690. Vendita voloutarii
può vedere ì\ Giorno le di Roma òti\ i858, dell'ex feudo baronale di Bussano pres»
al n. 463. Ricavo dal diarista Cecconi, Sutri, con titolo di principato, distanl
che Innocenzo XIII nell'estate faceva uso da Roma circa miglia 32, apparteueuU
de' bagni di Vicarello, coU'acqua che si alla primogenitura e (ìdecommissu Giù
trasportava in Roma. I bagni di Vica- stiniani. Essendo stati olferti sc.i20,00Q
rello, l'antico Ficus Anreliiis, sono di- compresi rispettivi diritti e ragioni, i
i
tabile che volta alla stazione di Sette sua famiglia, invitò su tale somma la vi
bile villa, sono degni di gian città. Rife- rubbìa 3o, entro la quale altro palazzo
risce il JNibby, Analisi de dintorni di nobile. Villa e palazzo parimenti di ar-
Roma, t. 3, p.i44- ^^ villa Giustiniani, chitettura e disegno del lodato Vignola.
e l'annesso palazzo, o casino della villa Di grandiosi granari, rimesse e stalle, con
come dicesi, furono costruiti dal Vigno- tuttocìò che può essere necessario ad una
la : l'ampiezza de'viali , e la vetustà delle nobile scuderia. Di molte case ed altre :
elei e degli abeti che vestono questa villa fabbriche, di censi e canoni sì a contanti 1
si congiunge a mezzo d' un ponte al pa- Bassauo stesso. Noti fico poi lo stesso Gior^-
lazzo, opera sontuosa del marchese Viu- naie de' 8 ottobre 1 854. Bassano, gras-
1
sici pennelli del Domenichino, dell' Al- zione del Ficus Matrinii{\\ p. Ranghia-
baui e de'Zuccati : accunto al quale sor- sci-Brancaleooi diceche la stazione della
ge un grandioso giardino ftiUo con dise- via Cassia, la quale trovasi immediata-
gno del Vignola. Ora questo magnifico mente dopo Sutrium, andando verso Fi*
luogo appartiene all'eccellentissimo priu- renze, nomata Ficus Matrinii, oggi cor-
cipe d. Livio Odescalclii, duca del Sir- risponde al casale delle Capannaccie, già
mio {f.) e di Bracciano, il quale nel tenuta di Famiano si scende Nardiui):
passato settembre andò a visitarlo per la ad un magnifico ponte
circa al 3.° miglio
I.' volta assieme alla propria consorte d. moderno, edificato sul rivo che prende il
Sofìa, ed a'suoi figli d. Daldassare e d. La* nome dalla vicina terra di Bassano, e la-
dislao,riscuotendouna festiva accoglienza sciando a destra il convento de'cappucci-
da quella popolazione. Scrisse ilCalindri, ni, si entra in Bassano, il quale nel fib-
ni. Altre fiere si tengono il i.° di maggio Castrum Amerinum, che li Cluverio po-
e il I 2 di agosto. Registra la Statistica se a Bassano in Tcverina, non pare do-
347 case, 38o famiglie, 1787 ubitauti, versi ritardare l'edificazione da'sutrinì
tra 'quali 87 dimorano alla campagna. 11 circa il I 175 sotto Alessandro HI, ovve-
territorio è ubei toso^ e fornisce a dovi- ro al dir d'altri nel pontificato d'Adria-
zia ogni genere, precipuamente vino, o- no IV nei i 157, perchè vi teune abboc-
lio, grauo, legumi, lino, oltre i pascoli. camento con Federico I imper-atore ; opi-
Contiene pure gran copia di castagneti nione esibita dal Calindri. Fu signoreg-
selvatici, di Cerri, di miniere di zolfo. In- giata da diversi baroni, e quindi dagli
ultre il Calindri crede trovarsi nel ter- Orsini. ^arra Degli ElFetti, che contro gli
ritorio le vestigia del Foro Claudio, af- Orsini avendo mossa guerra Alessandra
fermandolo pure il Palmieri; e soggiun- VI, nel 1492 o meglio nel 149^, prese
ge che ivi si rinvenne un piedistallo an- loro Bassano, Sutri, l'Isola e altri luoghi.
tico di marmo con 1' iscrizione: T. Ho- Gli Orsini licuperarouo poi Bassano, iti-
strada ameuissuoa tagliata nel tufo, che tori nel 1646 onorò di sua presenza Bas-
scavalca la lacinia fra questo livo e la sano, e fece le narrate concessioni, auno
valle delle Molle: dopo 2 miglia, passa- iu cui non sono d'accordo, perchè più
te le mole, auavalcasi un'altra frastaglia* tardi laaoceDzo X venne nella provincia.
6'f VIT V 1 T
come dichiarai nel paragrafo». Martino. r indole alcalescente e putrido-fermea
Kel y I 7 e nel 1 72 i vi andò pure a vil-
I tante dell' eccedente bile che manifesta
leggiare nel palazzo e ^illa Giustiniani, vasi in quelle febbri. Lo confermò poi i
morali, passa il d.' Donarelii al princi- diocesi di Sulri, con territorio in colle
pale assunto della sua Memoria, cioè al- piano, paese di molti tubbricati e alcuni
la descrizione delle dette malattie. Per di buona architettura. E distante 2 mi
1' avversione degl' infermi alla polvere gliada Sutri, 3 da Bassano di Sulri,
delle china-china, o impolenti a com- da Ronciglione, 8 da Nepi e 33 da Ro
prarla, piuttosto che vederli perire, il d.' ma. Giace sur un piano monte alla fai
Donarelii sostituì ad essa 1' uso d'un'ac- da del Cimino, ed ha una bella e colti-
qua acidula nascente lungo il fosso delle vata pianura a ponente. Il suo intero
IVIole di Bassano, e da lui creduta ido- perimetro è metri iSgG; buona ha ì
nea all' uopo, niente meno e fors* anco strada di mezzo, le altre essendo erte,
più della china-china. Lo portò primìe- la porta maggiore è posta sul tufo. L' a
lamente a così pensare la natura di quel- ria vi è pura, il clima piuttosto tempe
1' acqua limpida cristallina e pregna d'a- rato, dominandovi a preferenza la Irq,
de ncqua copiosa e ottima. Ila due chiese per la Natività della B. Vergine, per l'il-
corale della mozzetta paonazza. L' alta- la ss. Annunziata e del Carmine. I pove-
re maggiore ha per quadro s. Giovanni ri hanno l'ospedale di s. Sebastiano. E*
che scrive l' Apocalisse, ben dipinto nel sistepure il monte frumentario istituito
1 83o dal ca V. Pozzi. Nel i
." altare a cor- nel 1641 pe' bisognosi di Capranica da
mi Epislolae si venera la miracolosa Ma- Mattia INardioi, appartenente alla fami-
donnaj che la tradizione dice avere aper- glia ragguardevole del luogo. Vi sodo
to gli occhi a'i8 luglio 1796. Appartie- scuole pe' maschi e per le fanciulle, noa
ne alla famiglia Pelrucci. E vi è un bel- che scuole notturne pe' poveri artigiani
lissimo Crocefisso di legno di grandezza e contadini.La Statistica registra SaS
naturale. La chiesa di s. Maria è antica, case, 559 famiglie, 24 '^ abitanti, de'
ed ha T organo. La chiesa de' ss. Loren- quali 84 stanziano nella campagna. Tra'
zo e Francesco, unita convento de'mi-
al suoi illustri ricorderò il celebre antiqua-
nori conventuali, è a tutta volta con due rio Famiano Nardi ni autore di pregiate
navi, dice il Palmieri, con organo: nel opere: come, Roma antica: L' antico
coro, dietro l' altare maggiore, si vede il f^eio. Nicolò Nardi ni autore del Discor-
magnifico deposito marmoreo de'fratel- so sulla cattedrale vescovile di Tolo- s.
li Francesco e JNicola Orsini, conti del- meo in Nepi. Filippo Petrucci eletto ge-
l'Anguiilara e baroni di Capranica, mor- nerale de' barnabiti nel l'ji'J, morto in
ti il i.^nel i4o6, l'altro nel i4o8. Le patria nel i 728, ed altri di sua famiglia.
loro due statue al naturale sono giacenti Il territorio produce il bisognevole, ia
lungo r urna, ed eleganti appariscono i abbondanza ottimo vino, che si traspor-
fregi del monumento. Marocco ne offre
Il ta a Roma e in Maremma, in copia i ce-
r iscrizione sepolcrale, insieme ad altri 5 reali, frutta e discreta quantità d' olio,
epitaflì appartenenti ad altri defunti. Ad oltre i pascoli. Avendo molte macchie,
un 4-" di miglio dal paese,a capo della pas- parecchi s' industriano nel commercio
seggiala fiancheggiala da olmi, trovasi delle dogarelle, che si spediscono nella
l'elegante e maestosa chiesa della Madon- Spagna, e nello stesso stato pontifìcio,
na del PianOj dal Marocco celebrata ar- colle filagne, tavole, passoni, travi. Con-
chitettata da Vignola, con belli affreschi tinue sono in Capranica, riferisce il Pal-
creduti de' Zuccari. Dalle due iscrizioni mieri, leguarigioni degli ostruzionari e di
sepolcrali, prodotte dal Marocco, si rica- altri mali, per le celebri acque acidule
va, che il sollitlo lo fece la casa Forlani, ferruginose che Irovansi a ponente lungi
e che ornòil tempio Ignazio Petrucci pro- 200 passi dal paese, ove ne sgorgano 2
tonotario apostolico, che per 29 anni fu fontane copiose e perenni : di esse trat-
arciprete della patria collegiata. Propin- tarono il Baccì, Bernardo Odeschi famo-
quo alla chiesa vi è il convento de'n)ino- so medico capranicense, il Folchi nella
ri osservanti irlandesi. Due sono le feste Materia Medica^ ed il celebre Thierry,
popolari: nel i.° settembre pe' patrono ricordato nel paragrafo Bussano di Su-
s. Terenziauo vescovo e martire, l'altra tri, coir opera Des tanx minerales:
voL. cu. 5
66 VI T V I T
de la ville de Capranica^ Rome 1766. Viae Cassìae sibi resiitutae - Publico
Ne ragionò pure diffusamente il d.'Wicola ancia cursu - Benefaclori - Anno sai.
Coltanì. E il Marocco esibisce breve aiia- MDCLI.
Jisi. - — Preleniie Caliruiri, che Capranica Viano. Comune della diocesi di Vi-
sia stata colonia di Oceano germano di terbo, con territorio in piano e in colle,
Teti ; però avverte, ciò sussistendo, van- con mediocri fabbricati, chiusi da mura,
terebbe un' origine antichissima. Quan- come dice il Calindri. INarra il Palmieri,
do la stoVia si mescola colla mitologia, dividersi il paese in antico e in moder-
Don presenta certezza. Certo, non succes- no Viano. Il .° giace nella gola di si-
I
Ternatori speciali, cardinali per lo più quia di s. Orsio paladino di Carlo Ma-
dal i465 al 1676, secondo Palmieri. 11 gno, la cui festa popolare si celebra a'ac)
principio di tal governo accenna alla gennaio. Vi è pure il corpo di s. Emilio
privazionede'feudi de'conti d'Aiiguillara, (probabilmente di nome imposto e tro-
da Paolo 11 operata. Si legge sulla porta vato nelle romane catacombe, e forse do-
urbana di Capranica, detta di Velralla, nato dagli Altieri signori del luogo, per-
la quale porta include cinta dì mura: JJr' chè il Papa Clemente X di tale princi-
hano V HI Pont. Max. - Capranica - pesca famiglia avea prima il ooute d' E-
V I T V IT 67
milio), del quale ancora si fa la (està a' ma e Slato Pontificio^ comiociata nel
lo
Allra sorgente solfo-ferrigna è poco lun Maturano il medesimo che l' odierno
gi, e giova ne'niali della pelle. Poche so Darbarano, di cui piìi avanti. Luni, non
no le acque potabili, contengono calce e certamente la celebre città omonima pò*
magnesia, e tutte scorrono dal sud verso sta sul fiume Magra, e il Muratori all'an-
borea. Ellero, o forse Alteto, e Lischia, no 730 dubita, che non debba leggersi
sono due vicini paesi diruti. Se realmen- VianOy castello che sta tra Barbarano e
te Ellero fosse Alteto, si potrebbe dire Bieda ossia Blera. Alla nuova della ri-
col Bussi, che nel 1 169 fu donato da Fe- bellione, Eutichio esarca di Ravenna per
derico 1 a Viterbo, la quale nel 1229 di- l'imperatore, che trovavasi allora in Ro-
feseil castello contro gli sforzi de'roniaui ma, pacificatosi con s. Gregorio II, si tur-
che l'aveano assediato; e siccome gli abi- bò e cadde d'animo. Ma il Papa conforta-
tanii combatterono valorosamente e co- tolo, mandò con esso lui a reprimere que'
strinsero romani a ritirarsi, il comune
i ribelli i principali della città e dell'eser-
di Viterbo concesse loro coosiderabdi e- cito romano; e questi giunti a Matura-
senzioni, e cognominò per sempre: i
li no, presero Petasio e l'uccisero, e spen-
franchi ci' A lieto. Indi Viterbo nel 1242 sero con lui d' un sol colpo la ribellione.
infeudò del castello la famiglia Farul- Lei sua testa recisa fu mandala a Costan-
fa, e nel 1283 la famiglia Tignosa. — tinopoli all'imperatore, il quale neppure
Viano, ^/rt/iM/«, secondo ilPalraieri, ven- per SI bel tratto, non s'indusse a restituire
ne fabbricato da alcune famiglie dell'an- pietiameute la sua grazia a' romani. Ora
tica Idi o f'eìo ( /^.), e si disse ricus \aCivillà Catlolica che, giovandosi degli
Vejanus, poi f'iano. Narrando le origini sludi del Troya e di altri recenti scrittori,
della Sovranità della s. Sede, sopra Ro- va pubblicando eoa iusuperabile dottri-
68 V 1 T V I T
na, severa critica, e vasta erudizione, O- le Lune fjitna fu città, ovvero castello e-
rigini (iella So\'ranità temporale de' Pa- trusco situato alla destra del Mignone,
pi, che io immensamente ammiro e gu- un poco sopra al confluentedi questa col-
sto pe' tanti studi fatti su di essa e pub- la riviera Vesca, e distante, credo, un io
blicati, nella serie 4A t- 6, p. 47°» o"^''c miglia da Barbaranoeda Bieda, rimpet-
importante arlicob intitolato: La città to alle mo!itagne della Tolfa, che domi-
di Limi svila Magra e il Lu-
castello di nano la sinistra del detto Mignone. Ne
ni nel diieato Romano. Ricordando il restano i ruderi a capo d' una rupe non
pur già da essa riferito della ribellione di molto elevala vicinoal Vignolo, al piano
Tiberio Fetasio nella Tuscia Romano- che tuttora chiamasi Pian di Luni, ed
rum, il giiu'amenlo ricevuto da que'di a Montefortino, nome che pur si dà ad
Maturano, di Blera e di Luoi, nominate una rupe prossima, la quale sembra con
da Anastasio Bibliotecario, l'opinionedel arte ben acconciata ad uso di rocca. Go-
Muratori, che per Ljuni(F.) non si doves- de quel piano d'ottima acqua sorgente,
se intendere la lamcsa posta alle frontiere la migliore di tutto d territorio. La ne-
Liguri (di questa elrusca distrutta città di cropoli, che si estendeva fino alla strada
recente fu pubblicato il Discorso storico delle Quadrelle, venne frugata ne' bassi
sulla città di Limi del sacerdote Fedele tempi e spogliata ; nondimeno vi si ve-
LuxardOf Genova i86o. La descrisse E- dono tuttavia de'sepolcri adorni di bassi-
trusca e una delle xii Lucumonie, dopo rilievi. Alcuni frantumi di vasi rinvenuti
essere stata dominata da' liguri, Roma- nelle vicinanze ricordano la più bell'epo-
na, e Barbarica, durante il qua! periodo ca dell'arte etrusca. Ancor più ampie no-
perì, per opera de'saraceni ede'norman- tizie si sarebbero avute da una grande
ni e quindi totalmente abbandonata an-
, lapide etrusca di cinque o seicento lette-
co dal clero, quando si trasportarono a re ivi diseppellita nel i85f), se i pastori
Sarzana con le reliquie di Luui le ono- non l'avessero fatta in pezzi e cosi mu-
rificenze di città), e che non conoscendo rata io un abbeveratoio. Non può dun-
altra città di simil nome, dubitò non si que uìetlersi in dubbio l'esistenza di que-
dovesse leggere P inno, appunto per tro- st'altra Luni. Ciò non ostante di essa noa
varsi fra Rarbarano e Bieda. A togliere si ha menzione negli antichi scrittori che
di mezzo il dubbio del dottissimo anna- ci rimangono, sia perchè non abbia avu-
lista, ed a chiarire questo punto non igno- ta giammai grande importanza, sia per-
bile dalla corografìa romana, dimostran- chè essendo già decaduta allorché ro- i
paragrafo Ronciglione, parlando del Ca- coppiato alia nostra Luni) al comune di
stello di /'ico, infeudato con Luni, san Viterbo dall' imperatore Federico \. Nel
Giovenale e altri castelli, alla famiglia de 1242 fu data in feudo alla famiglia Fa-
"Vico, con r autorità del Bussi. « Luni, rulfa, e non guari dopo tornata al mede-
V T I V 1 T 69
simo comune per non essersi mantenuti no di Monte Magno di Lucca. Deposto
inatii. Nel iGa la ebbe nello slesso mo-
i il corpo di s. Eutichiano net cimitero di
in quella dedicata al duca di Blacas, ed Serie cronologica de' vescovi del re-
in quella del Patrimonio pubblicala Tao- gno di Sardegna, p. 272, crede eretta la
no yq i ". u tal modo venne incontra-
I l sede di Luni da s, Eutichiano, per deco-
stabilmente chiarito e provato, che f^ia- rare la propria patria. Il Repelli, Dizio-
no non fu Luni. Oiserverò poi di pas- nario geografico- storico dellaToscana^
saggio, che gli storici di ToscaneUa[f'^.\ il totale abbandono di Luni in Val di
oltre r Ughelli, contano fra' loro illustri Magra l'attribuisce al secolo XV, e che
s.Ealichiano Papa del 275, che comu- allora il clero portò a Sarzana le ss. Re-
nemente si vuole di Luni, alia foce del liquie e l'onorificenze di città vescovile;
(lume Macra, che divide la Liguria dal- ragionando non poco dell' ubicazione di
la Toscana. Forse essi l'avranno attri- Luni, a cui più attribuiscono l' onore
i
buito alla Luni elrusca, o perchè ab an- dessere stata patria di s. Eutichiano. Ri-
tico appartenesse alla loro diocesi e con- scontrai anco Anastasio Bibliotecario, ed
tado. iNla il Gerini, Memorie sloriche ì suoi commentatori nulla dicono incon-
cio Marzio di Roma, il quale nell'impe- figli Everso II, e fece occupar-
ribelli di
ro d'Adriano pose stanza in Lunigiana, ne i domiuii, di che ragionai in diversi
e nella città di Luni lasciò doviziosa fa» de'precedeoti paragrafi. Degli ElFelti di-
miglia. Inoltre il Geriui confuta il p. Cc" ce che Viano, con altri luoghi, fu preso
iare Frauciulti, che pretese s. Eulichia» agli Orsini da Alessandro VI nel 1493
70 VIT V I T
o nel 1496, la quale ultima data stimo bella fonte, il palazzo municipale e il pa.
più probabile. In vece asserisce il Pal- lazzo baronale. Le belle borgate sono 4
mieri, avergli Orsini venduto Viano nel e piane, denominate del Borgo, della via
presa delle Fie ferrate, per la quale ne comparve. Soltanto il cav. Belli nel dare
prese possesso il conte Filippo Antonelli, a p. 329 il prospetto della Chiesa del
Da tale società, la villa passò in proprietà Divino Amore in Castello di Leva, di
dello spagnuolod. Giuseppe da Salaman- cui nel voi. XVII, p, i8 e altrove, sog-
ca, già ministro della regina di Spagna). giunse: " Sul vertice d'un castello, che ti
die nobili pontifìcie, col grado di tenente un vago e dignitoso prospetto". Il palaz-
generale. zo baronale del principe Altieri è splen-
Oriolo. Comune della diocesi di Vi- dido e magnifico. In un lungo apposito
terbo, ma del governo di Bracciano, pri- braccio di più camere, è collocata l'inte-
ma, a cui ora appartiene Oriolo, suppli- zioni analoghe, ed loro stemmi gentili- i
sco in questo luogo, siccome appartenu- zi, e da ultimo venne restaurata. Annes-
no, per la prima volta, dopo di esse- distinguendosi in ciò il palazzo comuna-
re stalo innalzato all'onore della s. por- le, ed un arco trionfale vagamente illu-
pora (Gregorio XVI lo creò cardinale e minato e fatto a bella posta costruire ia
riservò in petto a'i4 diceQii)rei84o, in- fondo della via rimpetto al palazzo ba-
di lo pubblicò a'21 aprile 1845), lo ral- ronale. Circa un' ora di notte fu incen-
legrava di sua presenza. Nella vicina cit- diato un grazioso fuoco artificiale, in cui
tà di Bracciano si recarono i deputati del raggiante apparve nel mezzo di variopin-
clero, seguiti dalle persone più ragguar- ta illuminazione lo stemma dell' Etu."
devoli di Oriolo, per attestargli con qua- porporato. Frattanto il cardinale, unita*
le universale desiderio si attendeva la sua mente al principe fratello, nel suo palaz-
venula. Pervenuto il cardinale al conven- zoammetteva a splendido e nobile rice-
to de'francescaui, ivi in bell'ordine schie* vimento il clero, la magistratura e pri- i
rati si ollrirouo molli giovani vestiti io mari del paese. Cosi fu posto (ine alle
abito decente, i quali non ostante la sua dimostrazioni che il popolo di Oriolo po-
viva renuenza, tolti i cavalli dalla carroz- tè fare all'illustre ed eminente personag-
te. I primi vesperi e la messa solenne fu- ve al presente è la terra d'Oriolo, e ri»
rono cantati da mg/ Foaipallier, col- leva, che nell' Itinerario d'Antonino a Lu'
l'assistenza eli mg/ Luquel; questi cele- ca Romani per Ciadiani, pone questo i i
consultore delle s. congregazioni dell'in- conoscono del IV, del V e del VI secolo.
dice e di Propaganda /z'fie. Per V istru- E da Foro di Claudio e onooimo ve-
zione pubblica TI sono due maestri di scovato derivò il nome odierno di Orio-
scuola pe'fanciuUi, e 3 maestre pie per lo, che ne occupa il luogo, sebbene non
tniualivo, abbonda di molti cereali e be- si detto, anzi pure venne denominato Fo^
V \ T V I T 73
vile,con residenza del vescovo e del go- nemerentissimo il patrio can. d. Giovan-
vernalore, in teai parato clima, spirando- ni Farrocohi morto nel i85c), i di cui
vi tramontana e scirocco. La sua chiesa Ceiini biof^rnfìci di Teodosio Laurent!,
è Uff/ne principaliler unita con 1' altro pubblicò V Album di Roma, t. 26, p. 338,
vescovato di Viterbo, antichissima e già ha l'orfanotrofio per le fanciulle, l'ospe-
centro dell' etrusca civiltà, di cui abba- dale e altri stabilimenti. Il territorio è
stanza parlai al suo articolo, essendo ad assai ferace, abbonda d'ogni genere, pre-
essa già unite le diocesi di Bicda e di cipuamente è fertile il terreno del casale
Civita l'ecchia j e questa poscia venne Ci()ollara, cosi chiamato per le stragran-
disgiunta. iSon siponno più precisare gli di e gran quantità di cipolle che produ-
speciali luoghi di sua diocesi, tranne To- ce il Piano Cipollaro. E copiosissima vi
scanella stessa e qua' che andai lilevao- è l'acqua, oltre l'esser bagnata dal fiume
do nella descrizione del presente arti- Marta. Lo è pure dal rigagnolo Acqua
colo, essendosi compenetrati con quel- matta, che corre solo 6 miglia: nasce a'
A' delti abitanti aggiunti quelli del suo Gio. Battista, costruita a volta, con :? al-
pi ioseminario vescovile, nell'antico con- alcuni ss. Martiri di nume imposto, che
vento degli agostiniani, del quale fu be- dalle catacombe romane ulleuueru i Pu-
74 VIT
gliacci di Viterbo e portarono acl Arle-
ria. La festa popolare si solenuizza pel
e sue adiacenze del Turriozzi, ove vedo
un ramo dell'
VIT
Arrone bagnarne il
1
terri-
di quando in quando si trovano negli sca- lustrato, il quale tratta ancora dell'anti-
vi antichità etrusche. Riferisce il p. An- ca Artena, città tra Ceri e Veio, e di A.r-
nibali da Luterà, nelle Notizie della ca- tena del L^zio ne'Volsci nella provìncia
sa Farnese, e ripetè il Calindri, che nel- di Prosinone. Quanto all'Artena tra Ce-
la vicina tenuta delta la Polledrara, sur- ri e Veio , il Zanchi è contraddetto dal
se già r etrusca città di Conlenebra, in Nibby, e dal p. [\anghìa'<ci-BrancaleoQ i,
tile territorio d'Arlena grano, fieno, vi- tiri di fucile un poggio macchioso detto
no, olio, granturco, fava, fagiuoli, frut- Civitella, dove sono certe muraglie anti-
ta e altro, oltre i pascoli, occupandosi gli che cadenti, le quali molti opinano esse-
abitanti dell' agricoltura e della pastori- re state d' un luogo spettante a partico-
zia.Di più, dice il Calindri, che il fiume lare signore, ed altri un monastero di ca-
Larrone, o meglio l' Arrone, origina al maldolesi, ma però tali congetture noo
sud d' Àrlena e corre miglia 17 con il
, sono convalidate da alcun monumento o
proprio Ma ciò non consta dalla
letto. memoria. Bensi si conosce dalle vestigia
Carta corografica dell'Agro Toscanese appartenere ad un piccolo Castello, esse
VIT VIT 75
consistenclo nella nominala Roccaccla. Il suoi discendenti, ed in cui nomina i pae-
principio di Allena devesi ad alcune fa- siche lodovevanocou)porre,chiama(pie-
roiglie quivi recatesi da Allerona o Le- slo Arleuni, ed alloranon dovea essere
rona, comune e diocesi d'Orviclo, nel che una tenuta o campagna da semina-
goveiuo di Ficulle. E Allerona un paese re, colla Roccaccia (in questo caso forse
antico, con vecchie mura con ruderi di il nome del paese non si ripeterebbe da'
merli, il cui nome sembra che gli deri- coloni d* Alleruua, ma
da Arleo si fece
vasse dalla moltiplicita delle piante che y^f/e//fl!j.Nel breve di ClemenleVlll,CH//i
Del suo vasto e fertile territorio alligna- sicul nitper col quale concesse al duca
,
no, dette di cerase marine o Lelleroni^ Fianuccio II l'erezione del 2.° Monte Far-
arbutus iinedo, in folli boschi al sud di uesiano , fondato sulle rendite de' paesi
quel paese, specialmente nelsuolodi Ban- del ducato di Castro, questo paese si chia-
dita del monte e di Bauditella. Giace su ma /^//ona. Il Zucchi nel riferirne la sua
elevato culle in ameno orizzonte, in sa- condizione nel 63o, disse fare allora 1 00
1
lubre e freddo clima, con eccellente ac- fuochi, ed avere 3oo anime circa, e tut-
del cardinal Alessandro Farnese [se è il nino alla ferriera ne' moliui ducali. Go-
seniore, egli fu creato tale neh 493, e Pa- devano assai buon' acqua da bere. Era
pa col nome di Paolo ili nel 1 534; ^<^ P^' un lunghetto assai di garbo, senza mu-
è Alessandro il giuniure, questi fu eleva- raglie, ma tutto uu borgo piantato in tu-
to alla porpora dallo zio Paolo III nello fo. Si teneva per aria grossa , a cagione
slessoi534, e visse sino al i58g), si por- della lontana marina. Vi erano palom-
tarono a vedere il luogo, ed essendo loro comodi-
bari di piccioni selvatici, e altre
piaciuto, il cardinale che n'era proprie- tà di pollami. Mon
notavano ricchezze si
tario die'ad esse terreni per piantar vigne rimarchevoli, ma la maggior parte della
eperseraentarea lorosudìcienza, nonché gente stavano bene in casa, per non ozia-
sili per fabbricare case, esentandole per re, e si aiutavano assai. Sementavano nel-
IO anni da qualunque imposta, i quali la vicina tenuta di s. Giuliano del vesco-
decorsi dovessero lauto per le vigne,quao- vo di Viterbo. La comunità stava sotto
to per le case pagare il doppio per rico- la podesteria di Tessennano, era biso-
noscenza. Secondo Palmie-
il Calindri e il gnosa, senza bandite, con pochi e sterili
ri, fu il cardinal Alessandro Farnese, che terreni, col vantaggio però, che il terra-
chiamò la colonia d'Alleroua o Arlona a lieo solo era del cascato (sic), e senza ac-
popolare questo luogo, ed a lavorarne il crescimento. Gli abitanti, per la vicinaq-
terreno. Osserva il p. Annibali, che Pao- za,erano amicissimi de'toscanesi. Aveva
lo ni nella sua bolla f^ices licei imme' 4o uomini arrolali a pigliar l'armi, da i o
riti, con cui ueliSSy eresse il ducalo di a 7.0 cavalleggieri di casacche paonazze.
Castro a favore di Pier Luigi Farnese e Facevano l'insegna da per loro eoo pru*
76 V I T V I T
piio capitano, ed erano assai ubbidienti ti, e da vallate solcate da numicetli, le
12 dal lago di Bolsena , e i5 dal mare l'anniversaria dedicazione. A cura del ca-
Mediterraneo. Giace in forma oblunga ninese Luigi de Angelis, nel presbite-
su d'un piano inclinato, circondato da a- rio fu posta marmorea iscrizione, pubbli-
meni passeggi e strade rotabili , da ri- cata dal Marocco, nell'articolo Canino^
denti colliue coperte di vigne e di oli ve'- ove &i legge; liecms aere publico a fun.-
V I T V ! T 77
dawrntif! rxrifntum. Di più il Marocco (iella Carlo e di Giuseppe Lu-
Boycr, di
ofiie l'iscrizione sepolcrale esistente in sa* ciano, dal principe Luciano erano stati
greslia, suruna heli'urna marmorea in- eretti nella cappella del suo palazzo di
rebbe se fosse un poco più alto. Dietro numcnti dello Sialo Ponli/icio, t.i4, p.
l'altare maggiore, in bell'urna di legno, Io quando cioè stavano nel luogo pri-
I
,
cipe Luciiino, onde il capitolo nel i8ig viene espresso nobilmente col suo busto,
a lode di sue beneficenze le celebrò con dicendolo l' iscrizione francese, nato in
iscrizione a pìèdelia tavola, ripoi tata dal A laccio e morto a Montpellier. Ambedue
Visconti. Il principe Luciano fece lunga il principe Luciano, rispettivamente ma-
dimora in Canino , e lo rese illustre as- rito e figlio, gli eresse il 1 .° maggio 806.
1
randosi l'aliare maggiore di delta non più cesco de' minori osservanti , con avanti
esistente collegiata, ed altro altare picco- un obelisco, innanzi a cui s'apre un chio-
lo, vi furono trovati dentro due vasi mu- stro coni 5 logge inferiori e superiori. Ed
rati, uno di legno e l'altro di terra. Nel ecco come ne fd la descrizione il p. Casi-
1.° vi erano molte ss. Reliquie, cioè os- miro nel cap. 5: Della chiesa e del con-
sa, due pezzi di carne indiati, e del gras- vento di s. Francesco presso a Canino.
so; in quello di terra eravi un'accetta di E' fama universale presso i caninesi ed i
filatoo bambacio noinsimo tutta insan- francescani, che questo convento ricono-
guinala, e dentro al vaso si videro molte sca la sua origine dallo stesso s. France-
gocciedi sangue che pareva vivo. La scrit- sco d'Asisi, il quale si dice avere abitato
ta che descriveva le reliquie, subito si pol- peralcun tempo unacappellella contigua
verizzò. Censì restò una piccola polizza al convento, perciò stata presso tutti io
in cui si f<iceva menzione delle ss. Reli- molla venerazione. Si vuole ancora che il
quie e della consagrazione della chiesa, s. patriarca piantasse nell'orlo alcuni al-
con queste parole: Indictione ponti- XV beri, tra'quali un pino, che rovinò, edua
fìcatus Eiigenii Secundi linee Ecclesia fico e un pero, quali con istopore di tut-
i
uore de'quali fu dedicata, in quello di s. tuttavia quel di fico pareva volesse ri-
Andrea, cui pare poi fu aggiunto s. Gio- germogliare. Sia comunque, è manifesto
vanni. Altra chiesa parrocchiale di Ca- che il convento non può vantare l'anti-
nino è quella della ss. Croce. Riferisce il chità ad esso attribuita, esseodo statue-
V I T VIT 79
dificato da'sigoori del luogo Gabriele e che dì mese e di anno. Il ,Zucchi e il p.
Francesco Farnesi nel secolo XV, per la Annibali ripetutamente afl'ermarono, a-
salute di loro aitioie e di r|uelle de'geni- ver Pier Luigi il seniore nell'antica roc-
tori, propinquo alia cappella della ss. Ad- ca di Canino, ampliata e ridotta ad uso
DUDziata del comune, e da questo di nuo- di fortezza con appartamenti magnifici,
vo costrutta e di suo padronato; come si fermato il altri due fra-
suo domicilio, con
trae dal breve Sedis yiposlolicae , de' telli, almeno neh 461, e per molto tem-
20 giugno 1473 di Sisto IV. La chiesa po si stanza (già cascala nel
conservò la
sco, ha una sola nave, con soffitto a travi 1468 al dire del p. Annibali, e secondo
incatenati, 9 altari e buon organo, con il Cesarini da lui allegato nel 1476, quel
quadro assai slimato della Madonna de> figlio che fu poi Paolo III; e rovinata la
gli Angeli, dice il Palmieri, ^e'p^lmordii rocca, ov'era la primitiva e unica chiesa
del corrente secolo furono di mollo ri- di s. Andrea, il sito fu detto Castel vec-
storati la chiesa e il convento, e rifatto chio. Il Visconti riferisce, che pervenuto
dì nuovo l'altaie maggiore, e l'attesta il Canino in potere de'Farnesi,Ia famiglia
p. Annibali. A tempo del p. Casimiro, e l'abbelPi di edifizi, e lo scelse tra le altre
forse esisteranno, eranvi due tavole, ed convicine terre, che similmente possede-
«spriroenti, una s. Antonio di Padova co- va, a sua dimora, massime nell'inverno,
lorita neli4B7, l'altra e dipinta dui Mo- addobbando il caslelio con sontuosa sup-
naldi di bell'apparenza, Vergine se»
la D. pellettile, nel quale l'ultimo di febbraio
dente col divin Figlio, co' ss. Giovanni i474 (qi'esta data ritengono i caninesi)
Evangelista e Dattisla, Francesco e Gi- nacque Alessandro, poi Papa magnanimo
rolamo. Innauzi la cappella di s. Bona- di alti e grandi spiriti. Durò lungamen-
ventura è un assai onorevole epitadìo di te la memoria dell'avvenimento memo-
Bonaventura Rodati, esibilo dal p. Casi- rabile, con conservarsi nel cartello la ca-
miro. Il Marocco lo riprodusse con altro mera ov'era nato Paolo III, tal quale
posteriore e di encomio del caninese Bia- com'era allora; ma col volger degli an-
gio de Andreis. Il nobile e non compito ni, trasferitisi i suoi discendenti duchi
chiostro è indizio di altro convento che in Parma e Piacenza, cioè al princi-
volevasi costruire. Ivi sono 3 cappelle, fra pal dominio de' Farnesi, e andando ne*
le quali la memorata nel ricordalo bre- gletti prima, e poscia perduti i possessi
ve. L' ampiezza del convento permise la che aveaoo di queste terre , cos^ rovinò
celebrazione in esso del capitolo provin- (anzi già era cascala la casa, durante il
ciale a' 2y o meglio 2g aprile iSyS, in dominio Farnesiano, perchè come dissi,
cui sollanto furono eletti alcuni guardia- ilZucchi lo dichiarò nel 1 63o al duca O-
ni e tutti gli annuali definitori, essendo doardo), e non più ne resta vestigio. Il
anco in questo eiiala la lapide che Io ri- Palmieri ritarda l'epoca della nascita al
coida. Registra la StalislìcaAt\\^5l, ca- 1478. Egualmente disputano a Canino,
se 259, famiglie 35o, abitanti 1439, fra' Canepina, per quanto dovrò
l iterho e
«luali I slanzioti in campagna e 1 ebrei.
I
dire e pel notato nel 2.° paragrafo, natali i
Vanta Canino non pochi dlustri. E co- di Egidio Canisio o Canino Antonini,
fr.
minciando da Paolo III Farnese, come detto da Fiterbo, di cui fu vescovo, dot-
dissi in quell'articolo e negli altri che si to agostiniano e celebre cardinale. JNel ri-
devono tener presenti, ne contrastano a cordato paragrafo riprodussi un monu-
Canino la gloria, /lowm, ToxcanellaeJ^i- mento del Turriozzi in favore di Cani-
terbo, quindi eziandio la discrepanza di no. A f|uesto l'attribuisce il p. Annibali
data nel giorno della nascila, non meno e dichiarando: come consta dalle Ulema-
8o V I T V I T
rie. storiche di Toscanelln, e da alcuni e assai benefico della patria. Dell'abolì-
stromenti esistenti nell'archivio della ter- zione de' diritti popolari di legnare e
ra ili Uagnaia, quali fan menzione di d. di pascere nel territorio di Canino , e
Pacifica Canisi daCanino sorella del car- della destinazione da darsi a'terrenlche
dinale, maritata a Pietro Paolo da Cani- vi sono soggetti per renderli pile van-
Jessoris,c,%'i/iiiae sanctitatis viri.Ei nel- darne breve contezza, rna per un para-
le note al medesimo: Hic Eremi Cii'ilel- grafo ne manca lo spazio. Lo stemma di
lae (di Tivoli, ove si venera il suo corpo) Canino, dice Marocco, è un Cane che ve-
nonniunquani cxtitit incola : inlerfuil desi espresso sulla porta castellana. Nel
exequiisB. fllargarilae Columnae[mov- territorio, a ponente sono i monti deno-
la in Paleslrina a* 3o dicembre) anno minati di Canino ricoperti di boschi, ed
i7.S^,q Ili Clan in funere ipsius virginis a inezeogiorno vaste pianure attissime al-
sacri ficiuin offcrrct, apparuit illiglorio' la coltivazione delle biadee al pascolo del
sa. Onde scrisse il Vadìngo a tal anno: bestiame. Inoltre il suo territoiio è no-
Velato funere ad Ecclesiani s. Petri, et tabile non tanto per la feracità, quanto
sacrimi facienle fratre Nicolao de Ca- per l'ottima qualità de'prodotti, grano,
nino, ordinis niinornni, eremi Civitellae vino, e specialmente dell'abbondante o-
incola, viro utiqiie sancto adstabat sa- lio, pel quale vi sono 1 4 montani, e for-
crificanti anima B. I^irginis , ipso sa- ma la principale ricchezza del paese. Il
ria stampata verso \\ 1 65o, e pe'suoi Ra- serve eziandio alle lavandaie. A destra
tizzi delle mercedij il cav. Pietro Micci- dopo tal tosso comincia la piccola salila
nellirinomalo poeta; il principe Paolo che conduce alla ferrieia, dov'è una cap-
Bonaparle, ed altri. Alferma il Palmieri, pellelta aggiuntavi nel1672. Boschi d'al-
essere primarie famiglie di Canino quel- to fusto e da carbone circondano Cani-
le de'coiiti Valentini, de' Caraceni , de* no, e lo riparano da'nocivi venti del sud,
Miccinelli e de'De Andreis. Quest'ultima quello precipuamente detto di Bori e di
é congiunta alla illustre Buttaooi della Musignano, e quello del comune di Tes-
Tolfa, di cui nel voi. LVIII,p. 1 32,XGVI, sennano, ricchi tutti di cacciagione, cin-
p. 243, e suoi luoghi, e n* è ornamen- ghiali, lepri e di volatili d'ogni sorla. Os-
lo l'autore del seguente opuscolo, di mol- serva il Palmieri , risultare da' regislri
lo ingegno e istruzione, di gravi costumi parrocchiali, che si accrebbe la cifra de'
V 1 T V I T 81
morii in tutti quei^Ii anni in cui furono stante circa 3 miglia dal paese, nel luo-
diradali boschi. Itifatti trovo nel Can-
i go dello le Muracce, trovasi un comodo
cellieri, Letlera siili aria di Roma, li- e vago bagno, riedificato dal principe
cordale a p. 88 le seguenti scritture stam- Luciano Boiiaparte, presso una sorgente
pale. Giuseppe Giovanardi ButFerli, Os- d'acqua sulfurea analizzata da'professori
seriazioni sul foglio del taglio delle Gaudolfl e Murichini nel 18 io, e poste-
Macchie camerali del territorio di Ca- riormente dal valente chimico prìncipe
nino, col voto del collegio de' medici sul- Luigi Luciano Bonaparte, e riconosciuta
Vis tesso taglio dell 1^ 56 ,h.oma jS, col \ "j eflìcacissima nella cura specialmente de'
sommario annesso. Istromento dell' ac- mali cutanei. A poco distanza da questo
cesso fatto da due prelati deputati dal- bagno in magt;ior elevazione Irovansi gli
li. Una parte de'monti produce alabastri osservazioni della vastità di queste Ter-
di 3 sorti e belli; riè mancano cave di tu- me e della loro ubicazione sembrò a mol-
fa, calce e grandi travertini. Poco distan- ti,che potesse fondatamente credersi, che
te da Canino sono i ruderi del piccolo fossero celebri bagni etruschi, de'quali
i
paesello Castellardo o Caslell'Ardo, sac- parla Tibullo neW Eleg. 5, lib. 3 f^os :
cheggiato e distrullo da'caninesi , secon- tenel Elruscis manat quae fontihus lin-
do il Zucchi verso ili53o, con ricco ter- da, - linda sub aestivuni non adennda
ritorio, goduto dal comune di Canino. Canem. Nel Piano della Badia, di cui ra-
Soggiunge, che il castelletto apparteneva gionerò nel seguente paragrafo i1/«9/g^zj^-
a certi signori orvietani, onde fu inter- 720, luogo del territorio di Canino , alla
detta Canino, per essere stata depredata distanza di 5 miglia da Canino trovasi il
anche la sua chiesa di s. Valeriano e tol- monte Fumaiolo, ove sctiturisce fra cal-
ti i suoi beni, venendo trasferite nella col- carei scogli continuo fumo da una buca,
legiata le sue campane e la lesta di s. Va- offrendo rimedio efficacissimo ne'reuma-
leriano. Pagala una multa, venne quin- tismi, in tutte le doglie dell' articolazio-
di Canino assolta dall'indulgenza ponti- ni ed in qualunque altra parte solida del
fìcia. Indi s'interpose anco mg."^ Carissi- corpo umano. Consiste il Fumaiolo in
mi vescovo di Castro. Il Turriozzi nelle una profonda circa 5 palmi, e qua-
fossa
Memorie di Toscanella, fa menzione del si di eguale lunghezza e larghezza la ,
castello col nome di Castel Lardo, sicco- quale tramanda vapore acquoso, e gas
me già soggetto a quella città, ond'era acido carbonico ad un'alta temperatura.
tenuto al tributo l'S agosto per la festa Se nello stato attuale d'abbandono in cui
de'Sanli protettori. Il p. Casimiro lo chia- trovasi il Fumaiolo, pure vi accorrono
ma Casleir Eraldo, parlando di Toica- in ogni anno da tutta la provincia ma- i
nella (/^'.), e dell' investitura datane al iali e ne ripartono guariti, può con cer-
Tartaglia vicario temporale di quella; ed tezza asserirsi, che più grande sarà il con-
a p. 387 dichiara: » Pio II cassò ed an- corso, e molto giovamento ne potrà ri-
nullò il processo e la sentenza fulmina- dondare all'umanità, se si fabbricherà un
ta contro il popolo di Canino, per aver locale dove di questo bagno a vapore pos-
gettata a terra la rocca di Castell'Eral- sano gl'infermi profittare con tultt i co-
do". Alle falde de'monti di Caoìao , di* modi e con tutti I riguardi necessari. Al
VCL. cu.
8? VIT V IT
pie tle'monti, scrisse il Zucchi, vi è un'an- municipale di etruschi moDumentì,a te-
ticagliachiamata le Scile Porte, di me- stimonianza dell'immensa ricchezza ria»
ravigliosa vista; ed in una caverna, che venuta nel suo territorio, il quale fornì
va sotto a'monti, si crede esistere un te- i pili preziosi cimelii ad ornamento de'
soro, che a niuno fu dato prendere. Al- precipui musei d'Europa. Ignota è —
tre dicerie aggiunge il suo Annotatore p. Canino, e non è che una ipo-
l'origine di
Annibali, colla savia avvertenza: le cre- tesi quanto alcuni dissero, che sia deri-
da chi vuole. Disse il Calindri, e ripetè vata da Vulci; ipolesi in vero non priva
in parte il Palmieri, che dagli scavi fatti di qualche fondamento, massime se si
nel territorio di Canino, con preziosi ri- consideri, che trasferita la sede vescovi-
sultati , si ebbero indizi di avanzi della le di fallici a Castro, Canino fu conde-
città diVelulonia , per quanto fossero corata di concatledrale, comesi trae da
dubbie le congetture rispetto alla sua si- documenti rass., e dal su m mentovato bre-
tuazione, che altri pongono presso Vi- ve di Pio VI, Calholicae Ecclesiae de-
terbo, altri altrove, potendosi vedere il cer, registrata nel Bollario della cancel-
voi. LXXVllI, p. 81 e seg. In tali scavi leria vescovile d'Acquapendente, ove nel
si scuoprirono iscrizioni, vasi e coppe e- 1649 fu trasferita la sede della soppres-
trusche, tazzette, bronzi, ori, scarabei, di- sa Castro, onde Canino pure dall'estinta
pinti e statue. Uno di que'vasi dipìnti a- diocesi passò a far parie delia nuova. La
vea le parole: Filhlon Ocheiy le quali con- detta ipotesi formò pure il Visconti, nel
fermarono alcuni nell' opinione che ivi considerare la prossimità di questo luogo
fosse stata Yetulonia , una delle capitali alla città di Vulci, già una delle più an-
dell'antica Etruria, distrutta in tempi re- tiche e poderose della Toscana, e di al-
motissimi. Nell'articolo ricordalo in prin- tre sue particolarità, come dell'abitare!
cipio di questo paragrafo cenno de' feci popoli in diverse distanze, per cui ritea-
feraci e classici scavi del territorio di Ca- ne da una di tali parti della popola-
nino ne' sepolcreti etruschi, ed anche al- zione vulcente essere o continuata sor-
trove, massimamente per le solerti e in- ta la terra di Canino, r^ondimeno sog-
telligenti cure del principe Luciano , il giunse, miglior sentenza però sarà quel-
quale eruditamente illustrò i vasi e altri la di ritenerlo popolato infiuo dall'anti-
luonumenti etruschi, sì col suo magnifi- co, e gli ediflzi antichi parlati, e i monu-
co Museum Etnisque , opera ricordata menti scoperti ne sono docufnenlo. Nep-
nel voi. XLVlI,p. i4; e sì coll'altra non
I pure è giusta Topinione di alcuni, quali i
VI T V I T 33
de'ciKadini, die per lungo tempo ne tor- sindaco dovesse pagare il tributo di 2
mentarono il popolo. Però non tacque il libbre di paparini (equivalenti a 4° car-
riferito dal Baluzìo, dichiarando quel Ma- lini, ed a bai. 12 per libbra, ed in tutto
silenm, una contrada dello stesso castel- scudi tre) o provisini, ossia due palli pe'
rilevando l'errore del Ciacconio, non so- valido il detto atto di vassallaggio, e di
lo esclude il Carino, ma ancora
nome di niun valore tutti i successivi istromenti
l'origine assegnala dal p. Casimiro all'ai- mentovati dal Turriozzi. Ciò non deve
l'altro di Canino, non troppo onorevole, recare meraviglia, per esser noto quan-
sebbene pochi popoli in quell'epoche pon- to il Sarzana acremente impugnò le Me.'
no vantare d'essere andati esenti da in- morie di Toscanella, a\ modo deplorato
ternee laceranti fazioni. Afferma il p. Ca- inquell'articolocon istorica imparzialità.
simiro, che Canino nel dominio tempo- Egli sostenne incompatibili due domina-
rale fu sempre soggetto a* Papi, i quali zioni, del una città. Ma que-
Papa e di
variamente ne disposero. Pertanto dissi ste soggezioni erano una specie di confe*
nell'articolojche Alessandro III neh i8o derazione per esser difesi, in tempi pre-
donò a'viterbesi Castrimi Canini, insie- potenti , che non ledeva la sovranità
il
me con Cellere e Castellardo, i quali lo pontificia, di che abbiamo dalla storia in-
signoreggiavano ancora nel 12 55; e che numerabili esempi, da me riferiti a'propri
da loro si sottrassero caninesi con darsi i luoghi. E n'è prova, che più tardi Pio l[
nell'agosto i25g a Toscanella, ma tosto non dubitò approvare il lodo per la cen-
ribellatisi, subito tornarono a sottomet- tenaria, come confessa lo stesso Sarzana
tersi a mezzo del sindaco e di 3 amba- a modo suo, con molte e superflue paro-
sciatori, a'g di detto mese giurando vas- le beOfeggiaoti, come per tutta l'opera,
sallaggio,con quelle particolarità narra- non meno per la tenuità del Tribulo^F^)^
te dal Turriozzi a p. 33, esibendone il senza considerare, che molti simili e an>
documento. Indi soggiunge, che nel 3oo 1 co minori furono imposti da' Papi nel-
profittando i caninesi della sommissione r investiture baronali de' Sicari Tem-
e condanna inflitta a Toscanella dal se- porali (^ .)• Il tributo ridotto a scudi
nato romano, tentarono scuoterne il gio- tre, era in sostanza un omaggio di divo-
go, per cui con altri castelli neli3o8 su- zione a'ss. Protettori; del resto Toscanel-
scitarono nuova ribellione. Allora To- la solo godeva l'esenzione da ogni gabel-
scanella somministrò 1000 libbre di buo- la comunitativa, in Canino e suo terri-
ni denari al nobile Giovanni Pantaleoni torio. Dissi pure, nell'articolo che vado
capitano del senato romano, per stipen- ricordando, quanto ingiunse a Canino
dio di lui e de'soldati, onde sottomette- nel 1283 Martino IV; e che il Prefetto
re il ribelle Canino. Quindi neh 309 eoa Giovanni de Vico, profittando della lon-
lodo di Guitluzio di Bisenzio, riconosciu- tananza de'Papi, dimoranti in Avignone,
to pure dal Casimiro, fu stabilito tra
p. occupò pure Canino , lo fortificò e lun-
l'altre cose, che il Castel di Canino a ri- gamente vi si mantenne, finché nel 1 354
chiesta del podestà di Toscanella debba non lo ricuperò alla s. Sede il celebre
perpetuamente fare esercito e cavalcala, legato cardinal Albornoz. Neh 377 aven-
mandando 5o uomini armati al servizio do Gregorio XI riportata la residenza
della città, e che ugni anno nella vigilia pontificia a Roma , racconta il p. Casi-
de'ss. Martiri protettori, per mezzo del miro, che assolvette Commune et homi'
84 V 1 T V 1 T
nes Castri Canini a quibitscumquc prò- castello di Paliano. Raccontai pin-e, co«
rexsihus lalis conlra ipsos per rectorem meEugenio IV, oiule provvedere alla di-
provinciae Palrirnonii, et reslilutifue- fesa di Canino e delle prossime tèrre, ne
runt in omnibus, et per omnia. ludi Ca- investì col titolo di vicario temporale nel
nino soggiacque alcun tempo agli orvie- i44^ Ranuccio III Farnese per sé e sua
tani. Notai ancora, clie nel i 383 cacìde il 3." generazione, e col censo d'i i libbre
castello in potere de' sanesi e del loro ca- di cera. Secondo il Visconti, da qtiesto
pitano Monte Carullo; contro del quale vicariato cominciò la grandezza di casa
essendosi mossi i bretoni, probabilmen- Farnese, sull'origine della quale poten-
te al soldo d'Urbano VI, lo combattero- za meg'io è vedere le Notizie storielle del-
no, vinsero e presero con tutta la sua gen- ta casa Farnese del p. Annibali. Però
ie. Dopo 6 mesi di prigione, il capitano non eslese essa allora il proprio dominio,
mediante 8,ooo fiorini fu rilasciato, re- se non solo sopra la metà di Canino, e
stando i bretoni padroni non pure di Ca- de'vicini luoghi della diocesi di Castro,
nino, ma di Bolsena e altri luoghi (Ora cioè sulla porzione da Grato Conti resti-
leggo nel p. Annibali, che neliSgS per tuita alPapa, ritenendo tuttavia l'altra
la divisione de'feudi tra' Farnesi , a Ra- metà Alto suo fratello e altri eredi d'Al-
nuccio III furono dati Ischia e Canino: dobrandino. I quali però nel 1464 (il Rat-
dunque lo dominavano^ Anzi il Manente ti,Della fnniiglia Sforza, t. 2, p. 2^5 e
aggiunge, aver Bonifacio IX confermato 209, ragionando Della famiglia de' Con-
Canino a Lodovico e Giorgio Farnese). ti di Segni, riporta la quietanza del cen-
Riferii altresì col p. Casimiro, che torna- so dovuto da Alto nel i463 alla camera
lo Canino nella signoria della s. Sede, Bo- apostolica, del vice-camerlengo di Pio If,
nifacio IX v'inviò un governatore, e poi tanto del vicariato di Segni, quanto del
verso il i3q8 lo concesse in tutela e vi- vicarialo della metà di Canino, di Gra-
cariato lem poralea Paolo o Bertoldo Or- doli e dell'Abbadia al Ponte, cioè di 25
sini, JN^ annuo censo nniusCani, al qua- hbbre di cera bianca per Segni, e 12 e
le nel i4o9 lo confermo Alessandro V mezza per la metà di Canino, di Gradoli
(Ma questi era stato eletto nel famoso si- e dell'Abbadia). Neh 464 ' Conti vende-
nodo di l'isa, contro il legittimo Grego- rono la metà di Canino e degli altri luo-
rio XII, il quale avea conferito in vica- ghi ad Antonio Piccoloniini d'Aragona,
riato Canino a Ranuccio III Farnese avo nipote di Pio II, il quale ratificò l'alto.
di Paolo 111); però il successore Giovanni Ma in tale anno divenuto Papa Paolo If,
XXIII nel i4i5 trasferì il vicariato, in per 5,000 fiorini d'oro, Francesco, Pier
uno a Toscanella e altri luoghi, ad An- Luigi il seniore e Pier Bertoldo da Farne-
gelo da Lavello detto Tartaglia, confer- se comprarono dal Piccolominil'altra me-
hrarum ceree infesto Omnium Sancto- sta di s, Pietro, secondo il Visconti. Me-
rum,a 3." generazione. I quali luoghi es- glio però il p. Annibali tuttociò racconta.
sendo passati in retaggio a'suoi figli Alto Egli dice: I Farnesi per la metà de'castelli
e Grato Conti, il secondo di questi rese diCanino, di Gradoli e dell' Abbazia al
la parte che a lui sì competeva ad Eu« Ponte, che tenevano a D, Papa, s. Zìo-
genio IV , riportandone in compenso il ninna ecclesìa in Vicaria lum, ^a^nya-
V 1 T V I T 87
no 12 libbre e mezza di cera bianca per campasse in eterno, lo facessero stare a
annuo censo. Indi Paolo II a'a ottobre i G radali V eslate, a Canino l'im'erno. Im-
1464. confermò tale vicariato a 3.' gene- perocché l'aria era tenuta grossa rispet-
razione, aggiungendo alla mela di detti to a'monti che gli si presentano, non es-
castelli, Valenlano, Lalera, Tessennano sendovi né troppo freddo, né troppo cal-
e Pianzano, col censo annuo imius era" do. Fu descritto nel i63o pel duca O-
tepìs argentei valoris duodccini floreno- doardo dal Zucchi, Informazione, nella
ritin de camera. Ed avendo i Farnesi ac- pubblicata dal p. Annibali e commenta-
quistalo dal Piccoloinini per 5,ooo fio- ta nel t. 2 delle Notizie storiche della
rini d'oro l'altra mela de' castelli di Ca- casa Farnese, a p. 38 : Canino. Ne darò
nino, di Gradoli e dell'Abbazia al Pon- breve cenno, ad evitare ripetizione, per
te, Paolo n nello stesso giorno 1 olio- 1 essermene di sopra già giovato. Antica-
bi'ei464 con altra bolla gli confermò il mente Canino era un paese lungo con una
lutto in vicariato, anche pe'Ioro figli edi- rocca, fatta da qualche signoretto, eoo en-
scendenti a 3.* generazione, inclusive col tro la chiesa di s. Andrea; delia quale roc-
censo wdus craterisargeiUei del pesod'8 ca non rimaneva che una torre quadra,
ducati d'oro di camera, da pagarsi ogni con un casone ducale propinquo da ser-
anno nella festa di s. Pietro. Avverte il vire per abitazione. Quindi da' Farnesi
Tuniozzi, che sebbene Canino passò nel f(i il paese ampliato, migliorato, e reso
dominio de'Farnesi, pureToscanella con- comodo e bello. Avere due borghi, uno
tinuò a godere nel territorio l'esenzioni de'quali alla porta di sotto, 1' altro alla
de'pedagi e gabelle; i quali diritti ricom- porta di sopra. Essere fertili i terreni, co-
prandosi i caninesi, si obbligarono paga- piosi e buoni i raccolti di sue produzioni.
re 20 scudi annui a Toscanella, ridotti Si celebravano con pompa le feste del
nel 1 536
a scudi 17 a mediazione di Pier Corpus Domini , di s. Croce in maggio,
Luigi Farnese il giuniore, salvo l'annuo di s. Giovanni e di s. Andrea Apostoli.
tributo degli scudi 3 per la festa de' ss. Nelle due prime, e per quella della ss.
di tal città. Vi era la Bandita (luogo ri- ze ec. che si godono da simili titoli di
,
servato per caccia o pastura e seminagio- pri nei palo,aggregando detto Luciano Bo-
ne) di 8. Pietro d'Aogleno o s. Pierrolto, naparte e suoi discendenti nel numero e
già monastero di monaci, da Urbano V rango degli altri nobili, illustri e antichi
assegnata alla mensa di Monte Fiascone. principi ". Quindi Leone XII con chiro-
Paolo Ili v'introdusse l'arte o università grafo de'2 marzo 824, aggiunse a'pri*
I 1
ferenze agrarie. Si fciceva il salnitro pel gnano. » Annuendo alle preci del princi-
duca, e si portava a Castro. La^comune pe Luciano Bonaparte , ordiniamo che
allora avea 4)000 «cudi di rendita, e la d'ora in appresso il detto Luciano assu»
terra era una gioia in mezzo di tutte ma per sé e suoi legittimi discendenti il
che questa terra continuò sempre a frui- scendenza in legittimo matrimonio , as-
re d'alcune beneficenze insieme agli altri suma questo il titolo di principe di Mu^
paesi del ducato di Castro, si rileva da signano j e resti nel genitore quello di
molte lettere esistenti nel palazzo comu- principe di Canino: ed alla morte d' una
nale, che caninesi conservarono lunga-
i delle due persone, una dall'altra imme-
niente buona memoria di que' principi, diatamente discendenti,si consolidino a mt
e preselo parte alle gioie e alle aillizioui bedue i titoli in quella del superstite, e
loio; e i Farnesi li corrisposero con al- così rispettivamente si scinda e si unisca
trettanto all'etto, offrendosi pronti in ogni il titolo di principato unito di Canino e
congiuntura a promuovere i vantaggi de' Musignano, secondo 1' esistenza o non e-
canmesi. Il possesso camerale del Piano due persone prossime nel-
sisteuza delle
dell'Abbadia essendo stalo venduto a'i^ la linea retta discendentale ". Della di-
febbraio 1808 (il Visconti dice, colla rag- scendenza de'Bouaparte ragionai in molti
guardevole castellania di Canino), al se- articoli. In conseguenza del chirografo
natore francese Luciano Bonaparte, con di Leone XII, il primogenito d. Carlo as-
beneplacito di Pio VII ,
questi poi con sunse il titolo di principe di Musignano.
cb'irografode'i8agostoi8 4 innalzò Ca- 1 Quindi Gregorio XVI con chirografo de'
nino all'onore e titolo di principato, ti- 16 aprile 1837 conferì a d. Carlo il gra
tolo che conferì allo stesso principe Lu- doj gli onori e i privilegi propri di priu-
V T I V T I 87
cipe, e ciò iodipendentetnenle dal titolo nuccio, essendo tra'ribelli contro la città,
Musignano appartenente alla sua fami- esser distrettuale del contado Toscanel-
glia. Per cui, allorché a'3o giugno i84o lese, e giurò avanti il capitano de'roma*
morì il principe Luciano, il figlio d. Car- ni, chiamato a domare gl'insorti, d'ub-
lo assunse il titolo di principe di Canino bidire al rettore e comune di Toscanella,
e Musignano senza le formalità d'uso in di seguirlo co'soldatì, e di tenere io per-
simili casi, notificandolo bensì il Diario petuo il castello e suo territorio al servi-
di Roma de'22 agosto 1 S-^o. Dipoii! prio* zìo e disposizione della città, guarnito e
cipe d, Carlo cede il titolo di principe sguarnito, armato e disarmato, di far pa-
di Musignano al suo primogenito princi- ce e guerra a piacere della medesima, di
pe Giuseppe, che l'usò sino all'aliena-
d. consegnarlo ad ogni richiesta, e di osser-
zione de'fondi. Ma la sua madre, la vir- vare gli statuti e riforme di Toscanella.
tuosa principessa d. Zenaide dopo tal , Nella cappella, dell'interno della fabbri-
vendita, fioche visse continuò ad intito- ca, dice r Annibali, si vedevano dipinte
larsi principessa di Canmo. In seguito il sul muro le figure della B. Vergine, di
principe d. Carlo, nel i853 vendette le s. Antonio abbate in piviale, quella d'un
possidenze del Piano dell'Abbadia al prin- Monaco cisterciense legato con funi in-
cipe d. Alessandro Torlonia, e mediante crociate per tutto il corpo, e quelle di 4
contratto de' 26 novembre vennero dal Monaci cistcrciensi inatto di partire co'
principe acquistati pure i titoli onorifici, loro fardelli, fermati da s. Antonio. For-
compresa la qualifica e dignità di prin- se si volle esprimere con questa pittura
cipe di Canino e di principe di Musigna- qualche assalto dato al monastero da'sa-
no, per usare però quali fa d'uopo d'un
i raceni, che spesso sbarcavano alla spiag-
pontificio breve. gia di Montalto Da que-
e nelle vicinanze.
Musignano o Mnssignano. Questo sto monastero, la gran pianura di Mon-
luogo del territorio di Canino,\e cui no- talto, nel principio della quale era situa-
tìzie si rannodano con quel paragrafo, to, fu il Pian del-
detta e tuttora si dice
nella diocesi d'Acquapendente, f-j descrit- laBadia, la quale anticamente si chia-
to nel seguente modo dalZucchi nel 1 63o, mava V Abbazia di s. Massimiliano, co-
e v'intreccierò le annotazioni del p. An- me si trae dalla storia Depraedationis
nibali, Notizie storiche della casa Far- Caslrensium. >el i63o eravi una chie-
nese, t. 2, p. 5i: Musignano. Allora era suola, cisterna, cantina, orlo, stalle, poz-
una rocca antica fra Canino e Montalto, zi e altre comodità ad uso di palazzo si-
lontana dal 1° due miglia e sei dal 2.°, gnorde campestre. In questo luogo si ri-
con istrada tutta piana, posta nel confi- poneva tutto il sgrano de' terreni del
ne per principio del Piano della Badia. Piano della Badia e d'altre raccolte; a ta-
Nel 1817 in cui il p. Annibali pubblicò le le effetto eranvi buonissimi magazzini e
Notizie, il luogo avea una fabbrica per pozzi per conservarlo e quindi venderlo,
magazzini di grano. Questa fabbrica fu per la via di Montalto che conduce alla
anticamente monastero cistercien$e,se pu- mariua. Eranvi due palombare pe'colom-
re non fu prima abitato da altri monaci, bi. Il luogo ha incontro i monti di Ca-
e s'ignora se fu anterioreal Caslruni Ma- nino, ed essendo circondato da macchie
^'fgnam, abitato un tempo ci vilmente,che e selve, l'aria non era troppo buona. Il vi-
leggo nel Turriozzi, Memorie di Tosca- cinofìumicelloTimone somministra buon
nella, p. 87. Egli riferisce. Il castello di pesce detto rovella. Si trovavano aaccra
Musignano riconosceva d'esser soggetto grotte con Casina ove facevasi il salnitro
a Toscanella. 11 suo barone Pietro di Ka- pel ducaj trasportandosi a Castro. Lq sel<
-
88 VIT V IT
ve e la fida de'bestiami rendevano oltre 1 3o8, poiché era già de'Farnesi nel 1 5o8),
a 860
scudi l'anno. Proponeva il Ziicclii dopo i quali l'ebbero i cistcrciensi. Nelle
al duca di rendere a campo di sementa grollee sepolcreti si rinvennero vasi etru-
le macchie di Mezzostolfo, di Civitella, e schi, generalmente di terra nera, ed an-
particolarmente quella di Sugareto (suui- che dell' ossa e un cranio creduto d' uà
mentovata), lequali renderebbero ciascu- religioso, perfettamente conservato, ia
na circa 7, 000.scudi annui, giovando pu- cui si ctedette riconoscervi le iniziali:
re alia salubrità dell'aria, ed allora sa- T.G. C. C. T. Nelle quali dall'immagina-
rebbe abitato. Proponeva far sorvegliare zione poetica di Cbatelainesi volle rico-
il lenimento da speciale fattore invece , noscervi, secondo le idee del tempo, un'in-
del castellano di Canino. Ciò importare, dicazione delle diiTerenti fasi della vita
perchè Musignano, olire luogo di con- di chi appartenne il cranio , con questa
serva del frumento, era un passo e una interpretazione. J^roiibadoiir. Giterrier.
stazione vantaggiosa per la via pubblica Crois. Chcvalier, Z'e///^//er. Finalmente
per andare in tutta la Maremma, in Mun- notai, che nel i853 il principe di Cani-
tallo e altri luoghi. Come venne in signo- no e di Musignano d. Carlo Bonaparte
riaa'Farnesi, lo dissi nel paragrafo di Ca- vendè la possidenza del Piano dell'Abba-
nino, e nel 1649 'ornò nel diretto docni- dia al principe d. Alessandro Torlonia,
nio della camera apostolica. pur nar-
Ivi insieme a'titoli Canino e
principeschi di
rai, come nel 1808 il principe Luciano di Musignano. Con Musignano non pon-
Bonaparte acquistò il Piano dell' Abba- no andar disgiunte alcune nozioni del vi-
dia,onde Pio VII nel i8t4 lo dichiarò cino Ponte dell'Abbadia, nome preso dal
principe di Canino, e Leone XII nel 8^4 1 suddetto monastero e abbazia, e del qua-
vi aggiunse pe' primogeniti il titolo di le ponte già feci cenno nel paragrafo /4c-
lessandrina deBlechamp trasportati nel torre fatta a morelli, sulla sponda del fiu-
duomo di Canino. Di tal dama il Viscon- me Fiora, in ripa altissima verso il Pia-
ti ci die'nelle Notizie isteriche di Crini- no dell'Abbadia ; e nell'altra ri[>a attac-
no: Un
temporale a Musignano, canto in cata ad essa è un grandissimo massiccio
^ersi intitolalo: Un orage à
francesi, di muro, formato di sassi e calcina (sic),
Miisignan du lenips des Templicrs fitti dov'è fondato un ponte , detto il Ponte
on dit onthabitc l'antique Manoir, Dal- dell' Abbadia (magnifica e ardita opera
le note storiche della medesima dama si etrusca),il quale traversa il letto di tal
trae, che cavalieri Templari vi ebbero
i fiume, e tocca da vicino la porta della
Una casa che abitarono lungo tempo (for- rocca. E' tanto alto il ponte, che a chi
se una commenda con possessione, uta con- guarda a basso mette grandissimo spa-
viene ricordarsi che furono soppressi nel vento, e non ostante si notabile altezza, è
i3ii dal concilio di P'ienna del Delfi- tanto stretto nel suo mezzo che rende
nato: e quanto a quel conte Ranieri che molto più terrore a chi vi passa, per es-
signoreggiava il castello, hahité nohle- ser allora privo di sponde o parapetti, e
/;ic«/, nel i5o8 secondo la cronaca di To- pure non mancavano velocissimi corri-
scanella, desso è quel Pietro di Ranuccio dori a cavallo a passarlo rapidamente
parlato di sopra col Turrioz^i, ma nel anzi cadendo nel mezzo del fiume uamu-
VIT VIT 89
10 del cardinal Alessandro Farnese colle Inlerminellis rettore e castellano Roc-
casse di sue argenterìe, queste sì riciipe- cae, sìve Loci Abbatiae ad Po n le ni Tu-
raronu, e quella bestia non patì male al' scancn. Dìocces. ad btneplaciiuin Sedis
cune. Sui ponte vi passava un antico ac- yé[ìOslolictie.Imperocché tanto la Rocca
quedotto che conduceva l'acqua a Vul> e il luogo del Ponte dell'Abbadia, quan-
ci, a cui si vuole spettasse il ponte, la to tutto il Piano dell'Abbadia, prima che
quale non si usava come lartarosa, e il l'avessero da'Papi i Farnesi, i medesioil
suo capo cadendo come pioggia giù per Papi ne disposero liberamente a loro pia-
Je valli della ripa presso il ponte , tutte cere, come apparisce da'libri de'loio vi-
le pietre , le piante e i rami che bagna, cariati temporali, edìssi nel paragrafo C(t«
rende taitarosi, onde di quelle pietre se nino. L'antica Tulci surse circa un au-
ne facevn uso pe' giardini e per fonti, a- glio distante. A poca distanza sono pure
Tendo bella appariscenza. Dice il moder- gli avanzi di altri 3 ponti etruschi sullo
no Calindri, e ripetè il Palmiei i, è anco- stesso Fiora, consimili al desci itto,e si cre-
ra intatto il meraviglioso Ponte dell'Ab- dono concorrere a provaie l'esistenza
badia, formato di grandi tufi commessi d'una grande città, la quale, come dissi,
senza calce, lungo 2/^3 piedi, stretto, al* secondo dati raccolti dal prìncipe Lucia-
i
to nel mezzo piedi 96, il cui grande arco no Bonaparte, fu f'elidonia, dalle cui ro-
di mezzo ne ha 62 d'apertura,! 5 il pic- vine derivò falci. Merita visitarsi una
colo a siiiish'a senza sponde, e sotto vi vasta grotta di stallaltiti pres:so il moli-
scorre 1' Armenita o Amine, oggi fiume no di Ponte Sodo.
Fiora. Sul destro lato del ponte era vi già Cellert. Comune della diocesi d' Ac-
uo acquedotto di vena termale , che al quapendente , con territorio in piano e
presenie scaturisce in larga copia nella colle, con fabbricati dentro mura castel-
parte sinistra del fiume, e depone largo lane e buon bórgo. £' distante circ-i 3
tartaroso sedimento , essendosi guastato miglia dal suo annesso Pianiano, 3 da
l'acquedotto; e vi è il sunnominato ba- Tessennano,piùdi 3 daCanino,4dal$chia,
gno d'acqua solfuiea alle Muracce, situa- 5 da Valentauo, e 27 da Viterbo. Giace
to alle pendici de'monti. Tuttora al di là in piano dì un colle, in forma graziosa,
del ponte vi sono 1' osteria, la chiesa, un alla vista della marina , tra due piccoli
fonte di fresca e salubre acqua, la doga- fossi, il cui orizzonte nell'alto del paese
na pontifìcia e già ducale del l'onte del- diviene ampio e assai aperto. Vedendo
l'Abbadia, che s'interna nei confine To- Cellere al di fuori sembra basata sul tu-
scano, i cui ministri vanno a dormire in fo, e ve ne sono delie cave; la sua strada
Canino, essendovi l'aria non poco sospet- di mezzo è lunga più di mezzo miglio.
ta , restandovi alcuni soldati di finanza. L'aria è buona assai, per essere coperta
11 duca Farnese nella rocca teneva il ca- dallo scirocco, e scoperta da tramontana.
stellano, essendo punto interessante poli- Anche il Palmieri conviene sul suo tem-
tico e finanziario, siccome di transito e peralo clima ed avere tuttora sotto il
,
confinante colle strade del Sanese, Orbe paese due fontane d'acqua ottima , ma
tello Porto Ercole, Monlacuto e altri
, scarsa : il Zucchi le disse alquanto inco*
luoghi, per recarsi a Viterbo e Roma. Vi mode e non perfetta l'acqua. Si sarà mì-r
aveva la pesca, ed era convegno di pa- gtiorata. Vi »ono due chiese parrocchiali.
stori e de'pecorari affidali nell' inverno. L'arcìpretale è sotto l'invocazione della
Danna bolla dell'antipapaClemente VII B, Vergine Assunta, con 5 altari, picco-
del 1379 si che nel luogo della
raccoglie, organo, molti e
lo belli banchi padrona-
Bocca ci fossero ancora altre abitazioni, li: la cappella del ss. Crocefisso è ricca
poiché dice iu essa di creare Alderico de d'alfreschi esprimenti fatti della s. Scrii-
-
90 VIT V I T
tuia. L'altra chiesa parrocchiale « sagra le. Fuori del castello ,
poco di sopra al
a s. Sigismondo redi Borgogna e marti- borgo, eravi un convento la cui chiesa è
re.Qui la riporto colla SlalisUca, ma ve- detta la Rocca del Carmine, di molta di-
ramente è chiesa e cura di Pianiano, co- vozione. Vi abitavano carmelitani i scal»
me dirò in quel paragrafo. Narra il Zuc- zi. Narrai nel paragrafo Acquapendente^
.°
chi, che si festeggiano ogni anno il i set- che il convento fu soppresso da Pio VII
tembre s. Felice martire e s. Egidio ab- nel 18 1 5,per l'erezione del seminario dio»
bate, patroni della terra, con solenuilà e cesano. Ma il Palmieri ne parla come e-
grande divozione, concorrendovi popoli i sistesse. Riporta iSSì es-
la Statistica del
convicini, per essere uno de' Santi (pare servi 3o3 case, 34o famiglie, i5o8 abi-
il 2." non essendo chiara la relazione)
, tanti, de'quali 5 militari. Il luogo mani*
invocato per la guarigione dalla febbre. festameote progredì, poiché trovo nell'/zi-
A suo tempo si faceva solenne processio- formazione del ducato di Castro, fatta
ne nella chiesa di s. Felice sotto il castel- nel i63o dal Zucchi al duca Odoardo,
lo, tuttora esistente, e vi si portava il suo avere allora Cellere i5o fuochi e 600 a*
braccio in reliquiario d'argento, coli' ac- ni me , con 60 soldati arrolati da pren*
compagnamento della milizia. Fino dai der armi, compresi quelli di Pianiano, che
vespero tale era il concorso, che sembra- militavano sotto la stessa insegna, oltre
va una fiera, per le molte robe che vi si 10 cavalleggieri con casacche turchine.
vendevano. Avea luogo la corsa del pa- Disse ancora esser la gente assai buona,
lio eia lotta. Nola il p. Annibali, sicco- tranne alcuno di mala natura (come da
me la festa dì s. Felice, patrono
questo per tutto non ne mancarono mai), como-
di Cellere e di Tessennano, cade a'3o a- damente benestanti, amici de' forestieri,
goslo, e quella di s. Egidio il i.° settembre, massimamente co'tessennanesi, co'quali
così in questo giorno si celebrano ambe- passava pacifica corrispondenza. L'odier-
due insieme. Altra meno solenne festa no Palmieri gli fece eco, dichiarando il
si celebra per s. Isidoro agricoltore a'i5 popolo assai buono e generoso, attivissi-
maggio. Vi è un piccolo spedale, istitui- ma l'agricoltura. Il territorio abbonda di
to da Liberato Mazzariggi, la qual fa- cereali, di frutti, d'ortaglie, di eccellen-
miglia, una tra le primai le del paese, eb- te vino, d'olio, di bestiame. Produce mol-
be dottori, capitani e un Gio. Felice che te piante medicinali, fra le quali il gius-
mori in concetto di santità. Da ultimo quiamo, l'altea, ladulcamara, l'assenzio,
iìorì in buon odore di egregie virtù la en- la cicuta, lo stramonio, e vi vengono mol-
comiala aeW'Elogio funebre di Pruden- te cantaridi. Non molto distante a borea
za Mazzariggi, die vissula in ogni reli- è un bosco di 4 miglia d'estensione chia-
gioso dovere eseniplarissiina, riposò nel mato la Macchia di Cellere, la quale ha
Signore quadrilustre donzella il dì 2, set- molte piante di sughero. Il Calindri po-
tembre iS3S. Letto nelle solenni esequie ne nella selva un Fumaiolo d'acquoso va-
celebrate nella ven. chiesa di s. Felice pore, che naturalisti credono o avanzo
i
in Cellere^ dal can. d. Giuseppe Roma- d'antico vulcano, ovvero l'origine d' un
gnolidottore in s. teologia e membro del- nuovo ignivomo eruttamento. Ma questo
l'accademia teologica ne IV università ro' dev' essere il Fumaiolo del territorio di
mana. Pubblicalo per cura del molto Canino descritto io quel paragrafo.
,
—
rev. sacerdote d. Fincenzo Fracassi^ Di questo paese, leggo nel Bussi, che Pa-
Ilumai838. Infine si riporta la marmo- pa Alessandro III neli 180 donò Cellere
rea iscrizione collocata nella chiesa di s. a Viterbo. Dal Turriozzi si apprende che
Felice, ove fu deposta in luogo distinto. indi appartenne al contado di Toscanel
Le oiaeslie pie fanno scuola alle fuuciul- la^ ttluieoo iÌQ dal 1 223 per quaulo dirò
V IT VIT 91
più sollo. Narrasi da quel patrio storico dati sui frutti delle terre del ducato Ca>
a p. 37. Del castello di Celleri si trae da slrense, Cellere è chiamato Celeo. Nella
UD istromenlo, da lui recitato a p. iSa, ricordata Informazione del Zucchi, pre-»
in cui il castello è detto Celgnro e Cel- sentata al duca Odoardo nel 63o, 1 descri*
gari, che neli3o8 essendosi ribellato, il vendosi lo stato attuale di Cellere, di cui
suo barone Nicola di Ranuccio di Pepo* in buona parte già ne profittai, é detto
ne, detto Nicola di Celleri, per mezzo del liell'articolo Cellere^ a p. 62. E' un ca-
suo procuratore Curzio di Muzio da Cor- stello, quasi in mezzo allo Stato di Castro,
tona, confessando esser egli del distretto che in origine fu ristretto luogo, rinchiu-
territorio ai servizio e disposizione del sercito de'sanesi, ebbe a trattare col si-
minio degli Orsini, da'quali passò in quel- soggezione a Toscanella, devono ogni an-
lo de'Faroesi. Imperocché si legge nelle no dare alcuni cerei ed alloro, nella fer
Notizie storiche della casa Farnese del sta de'ss. Martiri protettori di quella cit-
p. Annibali, che il cardinale Alessandro tà. Inoltre riferisce il Zucchi, chela fami*
Farnese il seniore, poi Paolo III, diede glia Cotti era antica di Cellere e favori-
per moglie al suo figlio Pier Luigi il giu- ta assai da' Farnesi, onde il castello ne
niore Girolama Orsini figlia di Lodovico sperimentò i benefìci elTetti , migliorò e
conte di Pitigliano, la quale ebbe in do- divenne più popolato. Avere il territorio
te due ca&telli, cioè Cellere e Fianiano. in proporzione alquanto ampio, ma ter-
Pier Luigi migliorò la coudizione di Cel- reni leggieri. Eranvi bandite e pascoli di
lere, poscia si borgo esterno,
fabbricò il bestiami convenienti, e la concia di co-
cbe successivamente divenne quasi 3 vol- rami. Nel territorio esistere un palazzo-
te del castello vecchio di dentro. Egli è ne , lungi da Cellere quasi uu miglio,
per questo, che quando Paolo 111 nel i SSy chiamalo la Cotta, della ricordata fami-
eresse il ducato di Castro pel detto suo glia Cotta (e sussiste al dire del Palmie-
figlio, nella bolla d'erezione non sono no- ri), che oltre l' avere gran quantità di
relto dominio dello stalo di Castro, an- bilmente dalla scoperta che fa lontano
che Cellere ne seguì il mulaoienlo di si* dalla marina, che lo rende di cattiva a»
gnoria, e siniilmenle Pianiano. ria; dicendosi ciò derivar pure dal pon-
Pianiano. Anaesso del conaune di Gel- te, che si entra dentro , nel quale soffia
Agricoltore a* 1^ maggio per divozione bali. Essendo Pianiano rimasto quasi af-
degli abitanti. Ha una Uoccaccia con tor- fatto spopolato, a' 19 marzo 1706 venne-
re quadrata , mezza diruta , e l'abitato ro dall'Albania varie famiglie partite di
borgo. Eccone la descrizione che nel 1 63o là pegli aggravi, che rice ve vano da' cru-
fece il con note d^l p.
Zucchi, riferita deli turchi, e sbarcate in Ancona a' io
hunxbdWfNoUziestoruhedellacasa Far- giugno giunsero in Canino, da dove si
nese, p. 66: Pianiano. In questo castello portarono a Pianiano, preudendo stanza
non si vedono che la detta Roccaccia e nelle poche Ci»se rimastevi, e molte nel-
torrequadra, caduta all'entrar della por- le capanne che da per loro si costruirono.
ta, perchè pìccolo luogo rinchiuso, al di Nel 1760 partirono quasi tutti, ed imbar-
fuori essendo il borgo e più grande. Fa- catisi in Civita vecchia, andarono nella Pu-
ceva allora 60 fuochi, con i5o anime, glia, rimanendo io Piantano 3 sole fami-
Dunque a confonlo dell'antico, il pre- tali con quelli de'paesi vicini, nel 1817
sente è in notabile decrescenza di abitan- formavano la popolazione di 100 anime.
ti. Fioriva di assai buona gente, con pro- Il H' parto lerriLorialc. però deli 83 3 re-
pria podesteria , e nel iSgy n'era stato gistrò 36 abitanti. La Statistica deli 853
podestà Zucchi, ed era meglio
lo slesso oift-e nella parrocchia di s. Sigismondo 7
fu venduta a questo conuine, colla condi- dal Tnrriozzi prima del 3oo, egli in ve- 1
il nome del castello di Tcssennano da I 263, a p. 35 e 24» pai lato nel pala- i
7c«fO, seguendo l'Alberti, che nella De- gi afo Piansano, prima del quale anno
scrizione d' Itnlia narrò come.; A Scanio "già ubbidiva a quella città, ed era nel
figlio d' Futa volendo fabbricai- Tosca- suo contado e giurisdizione,come lo è aa-
94 VI T V IT
Cora del suo governo. Il sovrano dominio mane della diocesi di Monte Fiascone»
pelò sempre spellò a' Papi, che la con- con residenza del governatore, il cui ter-
cessero a piacere con diversi titoli e cen- ritorio è in piano e in colle: ha molti e
si, come può vedersi nel libro de'vicaria- belli fabbricati cinti di mura con due por-
ti temporali d'Eugenio IV e di Paolo II. te, il cui interno si estende per circa 3
Quest'ultimo, con altri paesi, lo die' nel quarti di miglio, ed ha un borgo, la cui
l464 interamente in vicariato a'Faroe- porta d' ingresso sembra un arco trion-
si, e lo attestanoil p. Casimiro e il p. An- fale. Secondo il Zucchi, confina di 3 mi*
nibali. Dico iuterameute, perchè al rife- glia con Ischia, Pianzano e Latera, di 5
rire dell'Annibali, già Eugenio IV con conCelleree pure di 5conGradoli. Inol-
bolla de' 7 maggio i436 avea concesso tre è distante i4 miglia da Monte Fia->
a Ranuccio Farnese, ^ro se et filiis, ad scone e da Acquapendente, 7 da Canino
beneplaciUim Sedix ÀposloUcae, la me* e 26 da Viterbo. Questa gentile città gia-
tà del castello di Tessennano coll'annuo ce sul piano d'elevato colle, uno di quel-
censo d' un cane da caccia, per quanto li che fdn corona al lago di Bolsena, da
dissi nel paragrafo Maria. Quindi nel cui a ponente dista men di 3 miglia: ha
i463 fu fatta quietanza a' Farnesi pel vicino un monte pili allo pieno di casta-
soddisfatto censo, ed ali re negli anni suc- gneti, dal quale è riparato dallo sciroc-
cessivi.Trovandosi dunque Tessennano co, mentre vien dominato dalla tramon-
ne'dominiiFarnesiani, quando Paolo III tana. Gode di bellissimo e ameno orìz'
nel i537 costituì il ducalo di Castro, in zonte, e oltre la vista della valle o Pia-
questo Io comprese, e conferì il ducato no di Falenlano, scuopre pure molli
al suo figlio Pier Luigi Farnese il giù- paesi di Siena, di s. Fiora e di altri luo-
«iore ed a' suoi discendenti. Nell'//?/br- ghi, verso tramontana e ponente; meo»
mazione che di esso il Zucchi fece al du- tre dal lato di levante estende le sue de-
ca Odoardo nel i63o, quanto a Tessen- liziose vedute su Capo di Monte, l' isole
nano, oltre il già riportato, riferisce il Bisentina e Mariana, e molti altri luo-
castello trovarsi tra due ponti, e come ghi, anco di lontani paesi, fino alle mon-
altempo del duca Ottavio (dominò dal tagne di Norcia. Buonissimo n'è il clima,
1547 ^' '5ì56) e del cardinal Alessan- sì neir inverno e sì nell'estate, in questa
dro Farnese il giuniore, col loro placet, stagione respirandosi aria soavissima, oel-
accorsero nel castello varie famiglie da r altra soggiacendo spesso alla neve, co-
Perugia ad abitarlo, vi si stabilirono e me luogo alto, ventoso e freddo. Con-
ne ampliarono l'ioteruo fabbricato, così clude il Zucchi, Valenlano è in buonis-
fuori nel borgo più grande del paese, e sima posizione e in aria migliore di quan-
tuttora a suo tempo parlavano il dialet* te comuni sono nello Stato di Castro.
lo perugino. Ma come altri luoghi del- L'acqua vi è a suitìcienza, ma circa un 4-°
la Maremma, questo trovavasi in deca- (li miglio lontano. Oltre le buone fab-
denza in uomini e sostanze. Per la festa briche degli abitanti, nella piazza sorge
del protettore s. Felice martire si corie- il palazzo municipale e governativo con
va e lottava il palio. Gli abitanti esser vie regolari. Tra le chiese primeggia la
buona gente e fedelissima. Nel i649 '"'* parrocchiale e insigne collegiata del pa-
cuperalo dalla camera apostolica il do- trono s. Giovanni Apostolo ed Evangeli-
minio diretto del ducato di Castro, tor- sta,con buonissimo organo, e tra le ss.
nò ancora Tessennano nell'immediata so- Reliquie si venera il corpo di s. Giusti-
irranità della s. Sede. no martire di nome imposto, e la reliquia
Governo di Vale ulano, di s. Agapito martire, già proiettore di
l'alenlano, Falenlanian. Citlà e co- BiscnzOf donde l'involò uu pastore nel-
V IT VIT 95
la superstite chiesa rimastavi, nel cTi della e posta sur un gran tronco d'Eschio, den-
festa,mentre era esposta, ed altra parte tro r altare, poiché fu trovata su quel-
l'ebbe Capo di Monle, festa che ha luo- l'albero in mezzo ad un bosco, nel sito
la 2.* cappella a denlra, sagra alla ss. convento di s. Maria de Ila Salute presso
Vergine delRosario, il quadroclie l'espri- a /talentano. Narra quindi, che in di-
me, dipinto da Carlo Maratta altre pit- : stanza dal borgo trovavasi la chiesuola
ture sono del Corrado, e rappresentano della Madonna della Salute (perchè sotto
vano l'almuzia, Pio VII col breve /?o//irt- determinarono di concedere a'minorì os-
norum Ponti/icumy de' 28 agosto 1807, servanti il luogo, il che approvò la con-
Bull. Roni. coni., t. i 3, p. 206, gli con- gregazione de' vescovi e regolari nel 1692,
cesse in perpetuo il rocchetto e la mez- ed Innocenzo XII col breve Exponi no-
zetta violacea, e nell'estate la cotta sul bis, de'21 febbraio 1693, recitato dal p.
rocchetto. A tempo del Zucchi, nel ve- Casimiro, con autorità apostolica corro-
nerdì santo si faceva la solenne proces- borò la concessione. Ma insorto impedi-
sione alle chiese della Madonna della Sa- mento, in vece nel 1694 ottenne chiesa
lute e della INIadonna dell' Eschio, nella e convento il p. Odoardo, capo di certi
quale 3oo confrali coperti di saccoa pie- romiti detti gli Schiavi di Maria Ver-
di nudi si disciplinavano a sangue, con gine. Tultavolta la suddetta s. congrega-
flagelli di ferro e di spine pungenti. La zione a'28 gennaio 1701 commise al ve-
1.* chiesa era de'fiali servi di Maria, in- scovo r esecuzione del breve, ma non «i
trodotti dal cardinal Alessandro Farne- effettuò che nel 708 da mg/ Bonaven-
i
se il seniore; la 2.* de' frati carmelitani, tura. Laonde a' 19 giugno 1709 fu gel-
i quali nel i652 per la piccolezza del tata la I.' pietra pel nuovo coiivenlo, e
convento furono soppressi nel i652 da non mollo dopo venne compito. Indi nei
Innocenzo X, restando la chiesa in cura 1736 si die' principio alla nuova chiesa,
del clero secolare, per la singoiar divo- quale pure in bre-
col titolo dell'altra, la
zione de'valentanì alla prodigiosa imma- ve tempo fu terminata, ed è vasta e bel-
gine della ss. Vergine io essa venerata, la. La descrive con 4 altari, oltre ai mag-
q6 V l T V I T
giore, in cui Giuseppe Maltei colon la dichiarato Ritiro, e abitato fin d'allora
ss.Veigine col s. Bambino in braccio te- da* religiosi che bramai\o osservare più
nente una rosa nelle mani. Nel i." alta- esattamente la regola di san Francesco,
re l'Alfiini dipinse la coronazione della e può dirsi un vero santuario, e per tale
B. Ver{;ine; e il Gerardini negli altri 3 è tenuto anche da' popoli vicini e lonta-
colorì l'Immacolata Concezione, colle ss. ni. Vi è ancora, rimpello alia collegiata,
Cliiara ed Elisabetta; i ss. Pietro d'Alcan- il monastero delle domenicane gavotte,
tara, Pasquale e Diego; ed il Crocefisso, Conviene premettere col Ziicchi, e mas-
colle Rosa di Viterbo e Margherita da
ss. sime col p. Annibali, che in Valeatano
Cortona. Fu inoltre arricchita di copiose eravi una rocca antica ottangolare, con
ss. Reliquie, pur descritte dal p. Casimi- sua torre, ampliata e abbellita da Pier
ro. Nel mezzo del tempio il vivente rag.' Luigi Farneseil seniore, padre di Paolo
Giuseppe Romagnoli, già encomialo io HI, allorché da Canino passò ad abita-
principio di quest'articolo e nei paragra- re a Valentano, e poi vi si stabiPi col-
fo Ctl[tire,ne\ i843 pose alla sua dilet- la moglie duchessa Girolama, Pier Luigi
tissima madre una bella iscrizione in il giuniore figlio del Papa, che ridusse
marmo bianco con ornati (Di questo pre- Valentano nella forma bella e amena at-
lato, che onora la patria, si ha pure : De tuale, e la rocca venne abitata dalla du-
laiidibus s. Ivonis, Oratio in magno ÀV' chessa. Quindi la rocca colla torre, già
chigymnasii Romani tempio cium pu- ridotte a superbo palazzo, come leggo
hlica ne solemnis tanti Patroni recole- nel Bussi, fu convertita in bel monaste-
reliir memoria, habita a Josepho ca- ro di monache domenicane, la di cui chie-
nonico Romagnoli etc. corani Em. ac sa è sotto il titolo del ss. Rosario, fonda-
Rev. S. R. E. PP. Cardinalihus, am- ta dalla veo.suorMaria Geltrude Salano
plissimo Advocatorum s. Consisto rialis dri romana, la quale da quello di s. Ca-
aidae Collegio, et facullates cnjnsque terina delle domenicane di Viterbo, con
doclorihns et aiiditoribus, xiv kal, ja- suor Costante M." Rostagni romana, si
?iii MDCCCKXxrin,Rocoae i838. Inoltre portò a Valentano a'2 novembre 1731, i
compose, e furono pubblicali colle slam- e nel di seguente fu introdotta nel mo-
pe :Syiiodiis Dioecesana habita in nastero (veravnente il Bussi dice, che da
cathedrali Ecclesia Centumcellaruni In sua clausura in alcu-
principio stabili
diebiis xxxr maji, i et ii /unii anni ne propinque casette, e dopo qualche
1847, ab Em° et Rev° DD. Vincentio tempo, non senza impulso divino, Cle-
Episcopo Porluensi, s. Rufinae, et Cen- mente XII le concesse la rocca), dal ve-
tumcellarnm S. R. E. Cardinali Mac- scovo mg.' Bonaventura. Questo mona-
chio eie, Romaei847- Synodus Dioe- stero, soggiunse il p. Annibali, era un
cesana ah Eni° et Rev° Domino Carolo conservatorio dove conalcune compagne
Aloisio Cardinali Morichini Archiepi- viveva la serva di Dio Anna M.' Sternini
scopo Episcopo Aesino, celebrata in Ec- valeutanese, ma essendo il luogo angu-
clesia cathedrali diebus XF, xvi, xrn to maggio 1732 col permesso dì
sto, a*
novembrisiS^j, Aesii. Quindi fu vicario Clemente XII fu concessa alla Salandri
generale delle suddette chiese di Porto, la rocca di Valentano con tutte le sue a-
s. Piulììna e Civitavecchia, del celebre diaceuze, ed essa qual priora vi passò a
cardinal Lambruschini, e dellemedesime, 22 del susseguente luglio colle sue com-
per sua morte, nel i854 vicario aposto- pagne, le quali incederono processional-
Il p. Annibali attribuisce a mg.*^ De
lico). mente, portando avanti il Crocefisso la
Angelis patrizio pisano, l'erezione del Sternini, che poi tornò al suo conserva-
convento, il quale pochi auui dopo fu torio, finché si fece religiosa nel mona-
V l T ViT 97
stero e visse sinoa'4 marzo 1 765 cono- la beli' opera De locis Theolof^icis, del
dorè di gran virtù, quale tuttavia conti» sinodo Bonaventura, e delle pre-
di mg."^
wtfn, morta ueli755,enel 18/6 con li- logio Romano. L' avv. Giuseppe Gaeta-
cenza dell'ordinario mg/ Gazola, riteque no Martinelli romano, delle cui opere mi
hiic ìionorijice translala. Vi è l'ospeda- giovai, in quella della Collezione classi-
le, e già esisteva nel i652, pel riferito di ca, 1. 1, p. i35, dice che Antonio fu fia-
sopra. La chiesa di esso fu fabbricata dal tello di suo avo, i cui genitori erano o-
marchese Carlo Francesco de Angelis pi- riundi di Valentano, e ne porge le noli-
sano, ad insinuazione della ven. Salandri zie biografiche,con grandi e giusti elogi.
nel lySi, comesi legge nell'iscrizione Ripeterò solamente, che Antonio avendo
collocata sulla medesima presso il Ma- goduto la confidenza di Clemente XII e
rocco. Vi è pure il monte frumentario, Benedetto XIV, molto contribuì col suo
soggetto all'autorità vescovile; e la casa credito e consigli a'primi inizi nella car-
delle maestre pie dell' istituto della ser- riera ecclesiastica del Braschi, poscia Pio
va di Dio Filippini, eretta per l'educazio- VI. Fu scrittore ecclesiastico e diploma-
ne delle fanciulledal beneflcentissimo car- tico, perito negi' idiomi e nell'erudizione
dinal Barbarigo vescovo diocesano. Va- ebraica, greca e latina. Tra l'opere ec-
lentano die' i natali a molti illustri. Ivi clesiastiche è insigne Psal'
il libro: De
abitava Pier Luigi il gìuniore quando il terio Romano. Stimata l'opera: Pregi
padre divenne Paolo III, e tosto si recò della Basilica Vaticana, di cui feci uso.
a Roma co' due primi figli, Alessandro Dotte le spiegazioni dell' Uffizio della
Farnese il giuniore e Ranuccio Farnese Settimana Santa. Eruditissime le note
poi cardinali : essi erano nati a Valenta* al BoUarìo Vaticano. Dell'opere diplo-
DO, cos'i i loro fratelli Ottavio successore matiche, vi sono inediti de'framineuli, e
al padre ne' ducati di Panna e Piacen' Stampata la dotta dissertazione De Ve- :
za, e Orazio duca di Caslroj cosi la so- ritate Diplomatuni ven. Monasterii s.
rella Vittoria duchessa d'Urbino. La ca- M. de Populeto ord. cisferc. Virtuoso
sa Vitelli onorò la patria e fu molto ama- e umile, ricusò vescovati di Nepi e Su-
i
ta dalla casa Farnese, pegli uomini di va- tri, e di Civita Castellana e Orte, moren-
lore che in essa fiorirono : Giovanni dot- do nella visita della diocesi di Monte Fia-
tore insigiie, per la sua dottrina era un scone nel 1 7^4, ingiuntagli da Benedetto
oracolo in patria, consultalo da tutto lo XIV, e meritò che il suo capitolo ne ri-
stato; non meno sapiente e virtuoso fu chiedesse le spoglie mortali. La Statisti-
il nipote Francesco. La
famiglia Vitelli, ca dell 853 riporta 535 case, 535 fami-
con quelle de'Cotti di Cellere e de'Ciotli glie, 2388 abitanti, de'quali 25stanziati
di Maria, primeggiò Ca- nello Stato di in campagna ei4 militari, tra le prima-
stro. Il p. Annibali assicura che di Va- rie famiglie nominandosi dal Palmieri la
lentano furono Alessandro Mazzinelli, da Rosati. Si Informazione fatta
trae dall'
altri attribuito altrove, rettore e profes- nel i63o dal Zucchi al duca Oduardo, che
sore del seminario diocesano, autore del- allora Valeutdnu avea 3oo fuochi, i5oo
VCL. CH.
98 VIT V I T
anime, essendo 3oo, con ^3
alti all'ai-mi slato ducale di Castro e Ronciglione. O.
cavalleggierì di casacche gialle. Nola il p. serva il Palmieri, non doversi tacere una
Annibali, che un tempo in Valentano a- bizzarria della natura, lu quale esìste nel
bitaiono anco gli ebrei, nella via ch'è vi- confine della delegazione di Viterbo ves
cina alia Ripa, e nel 1 5G i già il comune so la Toscana ne'numti di Castro, che se
erasi proposto di espellerli, onde nel 1 5^2 no una continuazione de'monli Amiati
gli ebrei supplicarono il duca Alessandro ni di s. Fiora, ove si scorge un'ampia si
Farnese pei* ritornarvi ad abitare. Inve- perficie di circa 20 miglia quadrate, con
ce comune pregò duca a non perniet-
il il posta quasi tutta d'un ammasso di fra
terlo, ma nondimeno si fecero tornare, e menti di roccie e cunjoli di sassi d' og^
\ì rimasero per molti anni, e nel i668 forma grandezza e colore da formai;
, ,
sene battezzò uno. Inoltre il Zucchi loda malagevole laberinto per chi senza guj
ilbel sangue delle donne, la comodità e la da vi transita, t' detto il La/none ili C4
pace degli abitanti, sebbene da per tut- Siro. — Quanto all'origine e antico ni]
tu eruvi qualche discordia, ed essere al- me della città, che il Castellano, il Pai
quantoamici de'forestieri; e cortesi li dis mieri e altri chiamano Caslruni f'aUii^
se il moderno Marocco. E' protettore del- tiiium (nel voi. XIII, p. 295, feci cenno
la città il cardinal Costantino Patrizi. Nel d'un vescovato di talnome coi Comman-
borgo si fa la fiera nella 3.' domenica di ville, ne'limiti della diocesi di Civita Ca
maggio e dura 8 dì, in occasione della il p. Casimiro avercn
stellana), riferisce
festa della Madonna della Salute , ed a duto Cluverio, che Valentano 8 migi
tale effetto fu traslata la fiera de'20 mag- lungi da Pitigliano^ sia stata chiamata d
gio istituita nel i4oi) con corsa e lotta VWn'xo Ferenlum^eFerentani\s,\ìo\c\i[.9
al palio. Il territorio, massime il piano, è diui;donde poi a poco a poco siasi format
ferlilissimodi belle praterie, e verso mez- Farenlano^ et freqiienlius emollila cu
zodì ha alcuni boschi; essendo principali i ìiina liitera Falenlano. Altri che non ]
pvodotti, oltre i pascoli, quantità di vi- reputano così antica, soggiunge, dicoo
ci, abbondante olio ,
grano, granturco, essere stata con tal nome appellata c|
una fonte d'acqua ferrata, che dicesi ef beri Ontani, detta perciò dal MaoeufP^
ficace all'idropisia, altra d'acqua acetosa, f'alle Oiilana. Prima del p. Casimiro,
ed una vena di solfo la cui terra in pal- avea creduto Zucchi, Valentano esser
il
lottole si vende, e sciolta nell'acqua rie- stato fondato da s. Leone iX nel io53.
sce rimedio energico contro l'inveterata Dopo p. Casimiro il correligioso p. An-
il
rogna del corpo umano e de'quadrupedi. nibali da Latera osservò, avere il Zucchi
La valle irrigata dall'Oipeta, che si sca- preso la notizia dalle Storie d'Orvieto di
rica nel Fiora, ha il molino, e conferva Manente e Monaldeschi, quali scrissero, i
la memoria di Castro. Sorge in essa l'an- che s. Leone IX nelio53 fondò Valen-
tica rocca Farnese in un colle, presso le tano e Luterà. Leggersi uell' Universiis
cui falde scorre l'Olpela, e sulle rive di Terraruin Orhis scriploruiii calamo de-
questo torrente, poco lungi dal confine lineatus: P' erentanuin Opp.Thusciae tue-
Toscano, vi è la colonna che indica dove dilerr,, qtiod est Ferenluiii aliis, / aleu-
fu Castro, già città vescovile e capo dello lana vulgo Opp. lialìae in dilione Ec
VIT VIT 99
desine el in ducatu Castrensi^ intra lì- ni Castri oppone Lucenzi
Episcopum, si
miles provinciae Palriinouii deceni mll. die scrive: Ciistodiluin saepius Valen-
ab Acula in inerid. quot a Monte Fy- tana dii'ertissejhique fura episcopalia
scorie in occas. fuit olirn Urhs Episro- exercuisse". Già il p. Casimiro avea ra-
palis. M IMa sapendosi du' suddetti Mii- gionato sull'opinione, che Valentano fos-
'
Dente e Monaldeschi, die Valentano fu se stala governata nellospiriluale dal pro-
edificato nella ValleOntana, io dicoche prio vescovo, e fra le diverse sottoscrizio-
'
da questa prese naturalmente il nome di ni che clFiì di Custodito è quella dell'Ar-
•
f^alloulano e poi di Falentano. ^è pos duino, Episcopns s.Ecclesiae CnslroFa-
I
so accordarmi con que* clie pretendono leììtinneje(\\it\\a del Labbé, Custodilus
ì
fosse f^crentano, che mai esistè nella To- huniilis Episcopns s. E., e nell' indice
•
scana oè con quegli altri che vogliono
,
Castro Falentinensis Episcopns. Altri
•
fuiise ivi l'antico f^erento, città ragguar- opinano, che i vescovi dì Fu lei avesse-
devole e vescovile ,
perchè al dire di d. ro la lor sede ora a Bisenzo, detto pure
'
Giovanni Cesariui valentauese, cauoaico T'esento, onde si ritenne anch' essa sede
patrio ecuratodi Pianiano, nelle sue dot- vescovile, ed ora a Valentano, ambo luo-
te Notizie o Ulenioric da lui raccolte, Cro- ghi della diocesi di Vulci, la quale sop-
naca rass. che sì conserva nella sua ca- pressa , furono soggettati al vescovo di
sa prima del duca Pier Luigi Farnese,
,
Castro, e poscia incorporati a quella di
Valentano era un luogo quasi orrido; e Monte Fiascooe; quali vescovi di Vulci, i
perchè il piccolo colle sopra cui è fonda- dopo avere risieduto a Fesento ed a Va-
to, non olfie alcun vestigio d'antichità; lentano, forse rovinate, in fine si ferma-
ed oilrendoiie altronde assai la contrada rono stabilmente in Castro, quando pe-
detta di s. Liicia^ 3 miglia e più distan- rò già questa sede esisteva. Sbara- Il p.
te da Valentano, verso il lago Statoniese glia , sacra
nelle correzioni dell' Italia
ora di Mezzano, nel territorio di Lalera, d'UghellijConfuse Falentana,con Castro
è probabile che qui fosse Verenlo. Che Falente della Campania Felice, e cosi
Se Valentano non fu Verento , neppure i suoi vescovi. Il Coletì, altro correttore
fu mai città vescovile. Inoltre il Cesari- e continuatore d'CJghelli, sul riferito del
ni facendo il novero dell' antiche città Lucenzi, cominciò la serie de'vescovi di
dì questa regione nomina Veienlo^ oggi Castro con Custodito, qualificandolo ve-
Valentano, al dire dello stesso; e Titder- scovo di Castro Falente, e perciò non
no o Suderno era posto nel territorio di di Castro poi capitale dell'omonimo du-
Valentano confinando il suo territorio
, cato. Il ricordato avv. Martinetti chiama
con quello di Statonia^ nella contrada Valentano, antica colonia degli etruschi,
detta Savonata a 3 miglia da Valentano conosciuta fio dal tempo de'Lucumoni,
verso ponente. Quanto al vescovo attri- sotto nome Fare ulani. Il che
di popoli
buito a detta sede, la sottoscrizione di Cu- s'impugna dal Marocco, non esistendovi
stodito, che nel concilio romano del 680 vestigia antiche; neppure conviene che gli
«ì segna sotto Castro Valenlanae Epi- desse il nome il capitano d' ara>i, e che
scopus (di cui parlai nel paragrafo Ac- gli derivasse dalla Valle Ontana, per non
quapendente, dicendo della trasferita se- risultare da documenti: lo chiamò Ca-
de vescovile di Castro) non conviene , struni Falentinum. Il Calindrì credè il
coll'altia fatta all'epistola sinodica di Pa- paese originato da'popoli Fenentani, e
pa s. Agatone nell'anno stesso 680: Cu- notò che vuoisi fabbricato nel io4o, o da
stoditus Episcopus s. Eccl. Ca<;tro Fa- s. Leone IX nel io53; opinioni seguite
lenliae: e ali Oisteoio, che al dir di
Do- d'd Palmieri. Per finirla osservo, che in
nieuico Giorgi, Imnc agnoscit Falenta- Valentano si ritiene quella d'e«9er sue-
100 VIT VIT
ceduta a VerentOy perchè leggo ne' suoi ta una messa solenne in ringraziamento
nto
epilaffie iscrizioni: f^erentanuse Faren- a Dio di non averla totalmente incenc
tanits. Sulla porta che riguarda la strada rita. Ciò accadde a'5febbra io, ^jcrfm tre
Canino FI. P. 1\J. Fe-
legge: Piits ve di fuoco proveniente da seUenlrioi
di si
I
-
tustate Collapseni - Populus Ferenla- (sic), che appena die'campo agli abitane
cecomites, nuniptii alque legatis Com- spresso ne'versi, egli la ricomprò da Pai
miinìs ì'psius Castri promisero solvere et dolfo pel prezzo di 2000 libbre. Dopc
dare anmtatim x lihr. denar. senenen. questo fatto, i Papi successori si diecler<
a'consoli d'Orvieto. E questi promisero pensiero di restaurare la terra, sebbene
beni'facere et defendere homines Castri il Manente neh 3 18 volle annoverare 1
Falenlani sìcut alias nostros suhdilos paese tra' tassati per una tangente d'uc
et subj'ectos. Da altro si ha, che Goffre- mini da mandarsi a disposizione di Or<
do notaro e sindaco procurator et actor vieto. Con detto provvido divisamentd
Communis Castri Falenlani, coìì\'\eae e Giovanni XXII nel i32i in Avignone
promeUea^\\ovvietam,guodConìmuneet assol vette il comune di Valentano dal pa^
homines Falentani in perpetuuni facient gare per lo spazio d' un anno il salari)
exerciliwi et cavalcamentuni et parla- solito darsida esso al rettore della prO'
menliini ad arbitriuni et voluntalem di' vincia del Patrimonio; e ueliSSo volli
eli Convnunis Urbis Feterìs, Trovo nel ancora, che valentanesi non pagassen
i
p. Casimiro, che Onorio III a'27 gennaio le taglie, il focatico o altra imposizione
1227 commise Valentano, eoa altri luo- acciocché il corrispondente denaro impie
ghi, alla cura e custodia di Giovanni Bren- gasserò nella fabbrica delle nuove murfl
na re di Gerusalemme, e pel manteni- di loro patria. Anzi il di lui successori
mento di sua persona, restata priva del Benedetto XII, venuto in cognizione
regno. Ed aggiunge, e lo leggo pure nel- non provveduto a'dai
essersi sin allora
l'orvietano Qo\ìt\\\o, Notitia Cardinala- ni recati dall'incendio, ordinò nel i33^
tus, p. 189, che mentre ubbidiva a Pan- al tesoriere della provincia, di raggua
dolfo Capocci, per averlo tolto agli or- gliarlo delle spese fino a quell'epoca fai
Tietani, Urbano IV deli 261 lo ricuperò te, ed inoltre del denaro necessario pe
al pieno dominio della s. Sede, riprodu- terminare la fabbrica, e forse sarà stati
cendo i versi del poeta Lucenzio, che ciò somministrato a' va len tanesi. Nondi meni
narra, cavati dal p. Casimiro. Imperoc- nel pontificato del successore Clemente
ché questi rilevò, che l' incendio di Va- VI, grandissimi danni avendo recato'
lentano ne' versi accennato avvenne il nemici della Chiesa a Valentano, e verO'
giorno di s. Agata , in cui ogni anno il similmente ancora la rovina delle nuovt
clero per volo ne celebra la festa e can- mura, quel Papa comtniserando da pa
V I T VIT IDI
die le loro miserie, nel 1 35o li dispensò Lo pagarono, iaclusivamente al cardinal
peno anni da'censi solili da essi pagarsi Alessandro Farnese il seniore, al quale e
allacamera apostolica, e nel seguente con- al suo figlio Pier Luigi il giuniore, ed a'
feroiò tale indulto. Onde il p. Casimiro figli di questo d'arabo i sessi, Leone X
non può persuadersi, come il podestà di ne concesse l'investitura in perpetuo nel
Viterbo nel i 355 potesse infeudare que- i5i3. Divenuto il cardinale Paolo III,
sto castello alla famiglia Capocci, come questi neh 537 formò il ducato di Castro
scrisse il non solo prima
Bussi, giacché e lo conferì al detto suo figlio, compren-
di questo tempo, come ho narrato, ma dendovi Valentano. Mentre n' era duca
anche dopo Papi disposero pienamen-
i Odoardo, il Zucchi neh 63o gli fece Viri-
te di esso. Infatti Urbano V neh 368, e formazione di tutto il ducato, e quella
lo conferma il p. Annibali, coslitu\ ret- di T^alentano '^whhWchcan note il p. An-
tori e governatori di Valentano e di tut- nibali nelle Notizie storiche della casa
te le sue attinenze per 4 anni> i figli di Farnese, t. 2, p. 74, di già feci ordi- <'.\xi
sopra l'antica porta.Inoltre Valentano fu scanella. Giace in piano su d' una colli-
conferita da Paolo II a'2 i ottobre i464> na, le cui falde sono bagnate dal fiumi-
con altre terre e castella in vicariato tem- cello Olpeta. Il ma va
clima è temperato,
porale a Gabriele Francesco e Pier Ber- soggetto allo scirocco. La chiesa parroc-
toldo Farnese sino a 3.' generazione, sub chiale è sagra al ss. Salvatore. Vi è il pri-
annuo censu unius crateris argenteis va- mario monastero Farnesiano di s. Maria
loris XI i Jlorenorum auri de camera. delle Grazie, di cui è protettore cardi-
il
I02 V I T V I T
ual Costantino Patrizi, come degli altri mata s. Maria delle Grazie, cedendosi
Qiotiasteri Farnesiani, non che di que- a'frati il nome di s. Rocco, che vollero
4
sto comune. Narrai ne'vol.XXIll, p.198, ritenere per titolare del nuovo tempio.
XXVI, p. i85 e 189, ed altrove, in cui Terminato poi tutto l'edifizio in pochi
parlai dì tali monasteri, che circa il 56o i mesi, suor Francesca Farnese e suor Ma»
Giulia Acquaviva mog'ie di Pier Ber-
, ria isabella, sua sorella, parimente m(H
toldo Farnese duca di Latera e Farnese, naca professa nel suddetto monastero di
edifìcò in capo al borgo una chiesa in o- Roma con breve speciale dello stesso
,
sù Maria monaca professa del nionaste- sorella del duca Mario, e suor VirgioiJ
Mario Farnese duca di Latera e signore Annibali, colla vita della ven. fondatri-
di Farnese, per ottenere da questo l'ere- ce, scritta e stampala dal Nicoletli, chia-
zione d'un nuovo monastero nella terra ma Virginia e Margherita le sue sorelle
di Farnese, per intraprendervi con altre minori, educande nel monastero roma-
religiose una vita più confacentc al suo no di s. Lorenzo, e che Virginia prese
genio, e più propria a rinnovar l'istituto il nome di suor Maria Serafica. E ci
delia 2.' regola fiancescana di s. Chiara, nel monastero entrarono ancora 3 nipc
e la stretta e rigida osservanza di s. Pie- della venerabile fondatrice, figlie del M
tro d'Alcantara. L'amor paterno s'impe- funto suo fratello Francesco, una dellj
gnò tosto a consolar la figlia, e scorgen- quali suor Geltrude tu di tanta virlì
do che in Farnese non eravi luogo più onde poi vent)e destinata a fondare
conforme a'di leidesiderii cheilconven- monastero di Frascati ; ma poi per es-
to de' minori osservanti, chiamati a sé i servi stato introdotto V istituto di vita
re del vecchio. I frati, ch'erano somma- la clausura una vigna contigua, con un
mente obbligati alla famiglia Farnese , poco di oliveto ed un orto, e mancando
per essere stati $iempre da essa amati e ildenaro per fare il muro di cinta la ,
favoriti con fondazioni di chiese e con» Provvidenza dispose che alcuni ebrei di
venti,come sono andato dicendo ne'di- Latera per grave delitto pagarono una
buon gra-
versi precedenti paragrafi, di multa acciò fosse loro usata clemenza ,
do acconsentirono alle brame del duca. la quale fu sullìciente a finire le mura-
Laonde a'22 maggioiGiy fu rogato l'i- glie. Tutte queste monache , con altre
ro più proprio per le religiose ; e tra le diedero princìpio ad una vita molto e-
altre cose, per formare il coro, fu divisa la semplare, imitate sempre mai da quelle 1
chiesa, che coq quoto titolo venne chia- che le successero, essendo tuttora in fio-
V 1 T VIT io3
re, insieme nll'istitulo e congregnzione presso la chiesa di s. Magno vescovo e
dellecUrisseFiunesiaiie, fondalo ria suor martire, volgarmente dal popolo chia-
Francesca Farnese, che cogli aliti 4 f""- n«ata s. Umano, benché secondo il con-
; nasleri indifoniUli, per lei si dicono Fz-zr- venuto venne intitolata a s. Rocco, quan-
nesinni. La venerabile serva di Dio pas- do fu consegnata a' religiosi. Tuttavia
sò quindi a fondare non il secondo ( e ogni anno vi si continua a celebrare eoa
I
primo come dissi altrove col p. Bonan- pompa la sua festa, di cui scrisse la vita
ni) di Albano, indi quelli di Pnlf-trlna nig."^ Ferdinando o Ferrante Farnese ve-
. e di Fara in Sabina, e per ultimo quello scovo di Parma de'duchi di Latera, do-
I di Roma, con chiesa sotloii titolo dell'im- nandola al comune neliSgS. iNella festa
I macolata Concezione, in faccia alla chie- poi del nuovo titolare 8. Rocco, si può
da della Madonna de'Monti, detto le Se- lucrare l'indulgenza plenaria, la quale
polle v'/i'c, in cui la serva di Dio moiì a' concessa all'altra chiesa ceduta alle mo-
ij ottobre 65 1 1 di quasi 5c) anni e 43 nache da Pio IV nel 1 562, in questa la
'
e più di religione, in buon odore di san- trasfeiì Paolo V con breve de'4 seltena-
tità, e vi rimase deposta. Le due sorelle bre 6 7. L'unica sua uave ha due cap-
/ 1
isserò e morirono santamente nel mo- pelle e tre altari: nel maggiore, lavora-
nastero di Farnese. Quando nel 649 fu 1 to nel principio del secolo passato da due
distrutta Castro, si trasportò in Farne- religiosi francesi, con molta diligenza e
se la miracolosa immagine di s. Maria gusto, si venera la divotissima e bellissi-
delle Grazie. Ignoro in qual chiesa, ma ma immagine del ss. Crocefisso, forma-
ho creduto farne qui memoria pel si- ta da fr. Vincenzo da Bassiano pio laico
mile titolo di quella delle monache Far- minore osservante, di cui anche nel voi.
nesiane Clarisse, dette da alcuni impro- LXXXIX, p. IDI, e ivi collocato dopo
priamente Cappuccine. ^e\[\4lburìi di una solenne processione fatta per tutta
Roma de i'^ maggio 856, si leggono di- 1 la terra a'22 maggio 1684, e di nuovo
vote ed eleganti terzine del eh. can. d. ripetuta nel 1784 con grandissima pom-
Giovanni Romanelli di Toscanella e ce- pa. ^e' venerdì si suole da* farnesani vi-
lebranti : Il Trentesimo di NostraDon- sitarla processionalnieate con grandissi-
na delle Grazie in Farnese. Ma si ri- ma divozione, e la comunità di Proceno
torni a'minori osservanti, col p. Casimi- ne'mesi di giugno e settembre vi spedi-
ro, per averne precipuamente con esso sce le compagnie della ss. Trinità e delia
ragionato, traeodolo dal cap.io Della : Morte con oblazioni di cera. Il quadro
chiesa e del convento dì s. Rocco presso della cappella di s. Antonio è asstii sli-
sul progredimento della fabbrica atte- , nel 1684 dal cardinal Flavio Chigi. No-
sa la morte del duca Mario, seguita nel- ta il p. Annibali, che questa chiesa ne!
raprilei6ig; onde la venerabile figlia secolo passato fu tutta restaurata per cu-
Dio chiamato a sé, per ri-
disse, averlo ra lodevole del p. Bartolomeo da Far-
munerarlo di tante sue buone opere. Pe- nese guardiano del convento, con farvi
rò il suo figlio duca Pietro Farnese pro- la volta, l'altare maggiore e la facciata
seguì e compì la fabbrica del convento dì nuovo, olire vari riatlameuU ai eoa.
io4 VIT VIT
vento, e ne'primordii del corrente secolo nanamente cortesi , civili e cordiali. Si
furono fatti a volta due dormilorii, ch'e- ha dalla Statistica del i853 contenere
rano a tetto. Inoltre in Farnese anco i la terra, che il Calindri chiama città du-
cappuccini hanno chiesa e convento di cale : case 44^ . famiglie 49'*> abitanti
s. Francesco d' Asisi. 11 p. Annibali da 2272,de'quali 33 stanziati incampagna
Latera nel t. i delle Notizie storiche del- ei i militari. C'dunquein notabilissimo
la Ca^a Farnese, ci diede ancora le spe- incremento ,
poiché il p. Casimiro nels
ciali di Farnese, oltre di averne lunga- 1^44 scrisse essere abitata la terra daS
mente ragionato nel 1. 1
,
quanto all' o- 1200 persone. Il territorio produce, se*
rigine e successione de'Farnesi,col quale condo il Calindri, oltre i pascoli , prin-
alla sua volta procederò. Egli dunque cipalmente grano, vino, fieno, ghiandej
narra, che questo convento dovea esse- ed aggiunge il Palmieri, olio squisito, da
re in Latera, secondo l'ordinato dal me- slare a confronto con quel di Nizza e di
morato mg/ Farnese de'duchi di Late- Lucca. Non si deve confondere Farnese I
ra , il quale rinunziato il vescovato di con ['Isola Farnese, luogo famoso della
Parma e ritiratosi iu Latera sua pa- Coraarca di Roma, ove fu la celeberri-
tria, invece l'edificò in questa terra, e ba F^eio (F.), maestosa e potente fron-
ne consagrò la chiesa a'4 gennaio 587 i tiera dell'Etruria, sebbene altri preten-
in onore di s. Francesco d'Asisi, conce- dono collocarla altrove, ed il Zanchi di
dendo negli anniversari 4o giorni d'in- Campagnano, il Bondi e altri, sostengo-
dulgenza, come si legge nella lapide po- no che sorse sull'amenis^irae alture della
sta nel presbiterio e prodotta dal p. An- valle di Baccano, alle cui falde scorre il
degt'dlustri^ oltre l'aver dato i natali a' luogo dove ora esiste, al dire di Sanso-
primitivi e altri Farnesi. Nel 1694. vi vino. Dell'origine e de'fasti delle fami-
nacque Gio. Battista Passeri laborioso glie illustri di Italia, e di altri, è stata
antiquario, autore di varie opere stam- secondo molti il i." feudo posseduto ia
pate anco sull'antichità etrusche, e so- Italia dall'antica, nobilissima e potente
no: De Jung lypho Beneventano. De E- Farnese famiglia che vogliono (P^.),
triiria Regali Paraliponiena. Disserta- dalla terra stessa prendesse il cognome
Nunvnaria Elruscoruni, de
tiones de re quando si chiamava Farneto. Altri poi
Noniinibus Etruscoruni, et Notae Ta- pretendono, che da questa famiglia ab-
bulas Eitguhinas. Istoria de' fossili del bia avuto l'origine la terra, essendosi an-
Pesarese. Istoria delle pitture in ma- ticamente nelle sue scritture appellata
iolica fatte in Pesaro- 11 sacerdote Ber- da Farneto. Il p. Annibali seguì 1' au-,
nardino Famiaoi, morto ne' primi an- torità d'un codice mss. scritto da un pa
ni dell' odierno secolo, pubblicò co' tipi trizio orvietano, e preferì di far discen
del Giunchi Storia diagli uomini illu-
: dere la famiglia Farnese da'longobardii
stri dell' antico Testamento. Tradusse fermati in Orvieto e sue vicinanze, al
dal francese. Travagli siano patimenti cessar del loro regno, invece che dall
di Gesìi Cristo. I faroesani sono ordì- Germania, dalla Francia e da Roma co
VIT VIT io5
me altri vogliono. Il Zucchi nella Cro- che nel 981 cominciò in Toscana la si-
Doca o Informazione de' paesi apparte- gnoria de' signori di Bisenzo e de' si-
Farnese siccome spettante all'altro ramo trova Pietro Farnese console d'Orvie-
de'Faniesi duchi di /.afff/"^, laonde scris- to. Tracciata l'origine de' B'arnesi, a ri-
se che Ischia fu lai.' terra data a' Far- guardo dominazione loro su que-
della
nesi. Fero soggiunge il p. Annibali, dal- sta omonima terra, pel resto mi rimetto
Ja terra di Farnese, secondo molti, i Far- a quanto ne scrissi al loro articolo e al-
nesi presero cognome, dicendosi pro-
il tri relativi, a quanto vado svolgendo nel
ad Ischia, benché ne facesse parte. Nel vieto, dicui molteplici testimonianze va-
mio ai ticolo cominciai le notizie de'Far- do sviluppando in questo prolisso, gra-
resi dal 900, il Sansovino ne riporta il ve e variato articolo, quantunque nelle
principio al 1027, dicendo che seguiro- più compendiose proporzioni relativa-
no la parte Guelfa di s. Chiesa ; e l'au- mente alla argomento. La
vastità dell'
tore delcodiceproducendoun documen- famiglia Farnese dunque, qualunque ne
to del i5, in cui il conte Bernardo fi-
I I sia stata l'origine, che sembra assoluta-
glio del conte Raniero del contado Or- mente longobarda, ebbe in principio la
vietano, che viveva colla legge di sua na- signoria del castello di Farnese o Far-
zione longobarda, co' suoi figli Ugolino neto, presso Orvieto, dal quale probabil-
e Pepo detto Malvicino, nella chiesa di mente assunse il nome prima di Farne-
s. Giorgio di Oolsena, per l'anima de'ge- to e poi da Farnese, quindi le sue possi-
nitori, della moglie e degli altri parenti, denze si estesero nelle vicinanze di Or-
donò perpetuo a Guglielmo vescovo
in vieto, e successivamente si dilatarono e
d'Orvieto e suoi successori la chiesa di moltiplicarono in altre parti della pro-
s. Cristina ,
già cattedrale di bolsena ; vincia del Patrimonio di S.Pietro, fors'an-
conclude con ritenere ch'essi appartenes- coalcune per concessioni imperiali, certo
sero alla famiglia Farnese , e sembrare periiifeudazioni e vicariati temporali del-
da Pepo discendere la stirpe, continua- la sovranità della s. Sede, conferiti da*
ta dal suo figlio Pepo o Ranuccio l mi- Sovrani Pontefici. Lunga e interrotta di-
lite. Conviene il p. Annibali sull'origine mora fecero Farnesi nella loro signoria
i
qui accennata della famiglia, e sul di lei di Farnese. Nel iSBg Pietro Farnese,
stabilimento in Orvieto, anzi che anco coll'aiuto di Bindo conte di ioana, en-
prima del 1027 si trovano i Farnesi ivi trò nel castello di Farnese, e assediò
impiegati nelle prime cariche della città, nella rocca Pietro Bertoldo e i suoi fra-
talvoltadominandola ; ed inoltre, che telli, figli Ranuccio II signore di Far-
di
appena in essa fermò il domicilio, ven« nese, che poi furono liberati da Nicolò
ne investita di due fèudi, cioè prima di Farnese, il quale stando in Ischia in- ,
quello di Farnese, e poscia di quello di teso il fatto, andò subito con gente a soc-
/jc/i/a, ottenuti secondo alcuni dall'im- correrli, restando essi figli di Ranuccio
peratore Ottone I del 962, o da Ottone II padroni di Farnese. Questi figli fu-
li suo figlio del 973, o da Corrado II rono 7, cioè Angelo, Puccio, Francesco,
dell 024. iVegli annali d'Orvieto si ha, Bartolomeo, Pietro, Colao Nicola, e Ber-
io6 V 1 T V ! T
toldo, 3 primi de'quali nel luglio iSg?
i
di questi i censì cainendì,lo facevano co*
furono uccisi in Ixchia, per quanto dirò ine fosse una sola fimiglia indivisa. At-
in quel paragrafo, salvandosi il loro fra- tesero tutti a distinguersi e rendersi cele-
tello Bartolomeo col nipoteRanuccio III bri con eroiche azioni, per le quali me«
fìllio di Pietro assente. Dopo questo Ira- ritarono varie ricompense, e distinti ono-
gicoavvenimeiilo, i supeislili fratelli, ed ri e dignità. Nel iB^O 'I ducato di Castro
i figli de'3 morti, si divisero tra loroi feu- fu riunito al diretto dominio della came-
di. A Bartolomeo furono dati Latera e ra apostolica, ed Innocenzo X fatta iti^
Farnese, a Ranuccio Ili Ischia e Cani- pari tempo distruggere la città di Castro,
no. Allora che la famiglia Farnese
fu da cui Farneseera distante y miglia, tra-
restò divisa in due rami, di uno fu sti- sferì la sede vescovile in Acquapendente,
pite Bartolomeo, dell'altro fu stipite alla cui diocesi fu assegnata anco Far-
Ranuccio Ili suo nipote, scampati dal- nese per essere stata di quella soppressa.
l'eccidio d'Ischia. Da Bartolomeo deri- Riferisce il Calindrì,che per la distruzio-
varono duchi di Latera, Signori di Far-
i nedi Castro, si aumentòdi abitanti Far-
nese, onde in quel paragrafo ne riferirò nese, e ne migliorò la condizione. Indi
la successione; paragrafo che interamen- con chirografo d'Alessandro VII, de' 7
te rannoda con questo per esserne co-
si giugno 1 658, la terra di Farnese fu ven-
muni le notìzie. Da Ranuccio III, fatto duta dal cardinal Girolamo Farnese e da
cavaliere romano, onde poi la sua fami- Pietro suo fratello duca di Latera, al car»
glia fu considerata sempre come roma uhi, dìnal Flavio Chigi nipote del Papa, per
senza lasciar la cittadinanza d'Orvieto, 275,000 scudi ; ed Alessandro VII eres-
derivarono i duchi di Castro, poiché fu se Farnese in principato. A'nostri giorni
padre di Pier Luigi il seniore, da cui nac- il principe d. Agostino Chigi vendè que-
que Alessandro il seniore, che divenuto sto principato alia camera apostolica, ri»
cardinale e consolidatisi in lui, per ragio- serbandosi il titolo principesco, sua vita
ne di successione del suo ramo, molti feu- durante, la quale ebbe termine nel 855.' 1
prio figlio Pier Luigi Farnese il giunio- tobrei846 nel suo castello d'Anjou), dal
re, a cui poi die in feudo ducati i di Par- quale l'acquistò a'28 ottobrei843 la fa-
ma e Piacenza (f^.). Inoltre Paolo III miglia Gourraont, e da questa con attd
lasciò alla linea di Bartolomeo Farnese di aggiudicazione fatta a Gegré in Fran*
le due terre di Latera e Farnese, confe- eia a'i5 agosto 856, il principe d. Ales-
r
rendo ancora a queste il titolo dì ducalo, sandro Torlonia. Questo prìncipe con ta
"* eda'sìgnori quello di duchi. Quantunque le atto acquistò pure i suoi diritti, privi*
'^
però la famiglia Farnese fosse così divisa legi, allodiali e tìtolo principesco, ad u-
in due rami, i discendenti dell'uno e del- sare il quale però occorre l'autorità d'un
l'altro, sino all'erezione del ducato di Ca- breve apostolico.
sU^, si mantennero totalmente uniti nel Grrtr/o//.Comune della diocesi dìMou-
fare acquisto di nuovi feudi, e nel pagare te Fiascoue, eoa terrritorio in piano e
V IT VIT 107
colle,con molti fabbricati cinti »U mura, ni ed altri alti pubblici. Eravi il conven-
coliborgo forse più grande del paese ,
to di s. Francesco, de'iniuori conventuali,
con bellissima piaiza adorna di case di circa un mezzo miglio fuori del paese,
buona apparenza. E' distante da Latera con chiesa grande, bella e di molla di-
quasi un miglio e mezzo, circa 2 dal la- vozione, intitolata alla ss. Annunziata. Il
go di Bolsena, di cui a levante gode l'a- convento non più esiste, essendo sta-
n»ena vista, e 5 miglia da Valenlano. to soppresso da Innocenzo X, in uno a
Giace in uno scoglio in situazione aperta, tutti gli altri piccoli conventi. Nel ma-
in temperalo clima e buon'aria, però do- gnifico palazzo Farnese di Gradoli , di
minato dalla tramontana. La chiesa par- bella forma e lodevole architettura am-
rocchiale è insigne collegiata sagra a s. pliato o meglio edificato con ogni como-
y.io del divin culto, con molto decoro, e grandeedificazione per gli aiuti spirituali
apostolico, che li ridusse in priorato con dri della medesima siano gradolesi e del
4 canonici ; onde il p. Annibali crede, grembo di quella collegiata; equesti man-
che la dignità e capo del capitolo, ora cando, o non assistendosi più la chiesa
composto di 3 canonici,compresa la pre-
I della congregazione, resti annullata af-
benda del penitenziere, ritenesse il titolo fatto la sua testamentaria disposizione.
di priore, che avea pure quando cap- i Conviene inoltre sapere, che quando i
p. i53, laudato il tempio, il popolo, il ca- il che fu osservato sino a Paolo MI, fatto
pitolo , dichiarata insigne la collegiata, Papa nel 1 534 > *' <1"^'^ P°' ^'^^ efficacis-
concesse le inerenti preminenze e privi- sime ragioni indusse i gradolesi alla de-
legi,ed alla dignità del priore e canoni- molizione della rocca ; quindi egli la fece
ci r uso del rocchetto e mozzetla viola- disfare, e di quelle pietre e altri materiali
cea con bottoni e asole sericis cremisi' fece edificare il bel palazzo, a cui tutta-
ni coloris nell'inverno, e nell'estate la via reslò il nome di Castello. Altra bel-
colta sul rocchetto, tanto nella collegia- la chiesa con romitorio è circa mezzo mi.
ta, quanto fuori di essa, osile processio- glie lungi dalla terra, di s. Vittore mar-
io8 V I T VIT
tire, la cui festa igradolesi celebrano con già esisteva nel 1 1 18, conae si trae dal p.
solennità. Vi è scuola pe'fanciuHi, e le Annibali, poiché nel concilio che celebrò
maestre pie istruiscono le franciulle. Re- in Val di Lago Guglielmo vescovo d'Or-
jjistra ìaSiati.<ì(icaóe\iS53, aver Gradoli vieto, alla cui diocesi appartenne fino al
329 case, 36 1 famiglie, 1543 abitanti. I! 1 369 Gradoli, v'intervenne il clero del
Zucchi riferì neli63o al dticaOJoardo, Dunque
fine Gracidi 200 fuochi, 2000 abitanti
castello di Gradoli.
scritto dal Manente storicod'Orvieto, che
è inesatto lo
I
(dunque sono diminuiti sensibilmente), nel I 157 mentre Adriano IV stava ia
de' quali 3oo arrotati a prender le ar- Orvieto, fondò il castello di Gradoli in-
mi, con 3o cavalleggieri di casacche ne- torno al lago di Bolseoa ; asserzione ri-
La popolazione essere industriosa, così
re. prodotta dal Borgia, Memorie di Bene-
ledonne, quanto quella pur lodevole del- vento, t. 3, p.474» ^ <i^' Zucchi, il quale
la Grotte di Castro, e seminare nella Ma- allegò una pergamena esistente nella se-
remma per la strettezza del territorio ,
greteria comuuale deli4oo. Il p. Anni-
che nondimeno facevano fruttare : le don- bali volendo dimostrare più antica l'o-
ne aver bel sangue, edificare il loro ri- l'iginedi Gradoli , contro l'asserto del
spetto pei prioredeila collegiata ; tutti pa- Zucchi, cadde in un errore cronologico,
cilici e di lieto umore, amici de'forastieri, col soggiungere che Adriano IV, eletto
De mancare di famiglie civili e benestan- nel I 276, visse 37 giorni, quindi non eb-
ti; tali ora essendo quelle de' Manni, Ca- be molto tempo di edifiGarcastelli. D<p-
sacca, Galeotti, Dasilj, e Catalucci i cui poichè tale Papa non fu Adriano IV, ma
antenati dominarono in Bisenzn, al mo- Adriano V, mentre Adriano IV venne
do detto in quel paragrafo. Nel voi. LX, i5^. Siccome questo Papa fe-
eletto nel (
p. 191 parlai de'pregi dell'ottimo e savio ce acquisti intorno al lago diBolsena, tro-
prelato mg/ h-. Giuseppe Perugini ago- vo probabile l'aver ingrandito o giova-
stmiano Sacrista del Papa, oaìoìn Gra- to il castello di Gradoli ; le cui mura ca-
doli, il quale lasciò molte memorie di be- stellane, secondo il Calindri, si fabbrica-
neficenza. Il territorio è fertile, fruttife- rono neli 191. Narra il p. Annibali: La
ro di eccellenti vini bianchi e rossi, mas- terra di Gradoli, con altre dette di Val
sime l'aleatico, quanto quelli delle Grot- di Lago, fu soggetta alla città d'Orvieto,
te, d'ogni specie di frutti , castagne, le- quando questa si governava a forma di
gumi, lini e canape, legna, ghiande, oltre repubblica; ma nel pontificato di Cle-
i pascoli. Rimarca di più il Zucchi, il pia- mente IV, del 1265-68,0 meglioalla sua
no verso al lago, detto \\ Piano del lago morte, come dico nel riparlarne nel pa-
di Gradoli, terreni del quale sono assai
i ragrafo Lalera, si ribellò coll'altre terre
feraci, dove si raccolgono negli orti cipol- accennate agli orvietani , e si sottomise
le eccellenti e dolci, onde nel settembre all'imiiiedialo dominio della s. Sede, di
da' luoghi convicioi si concorre a cam- che gli orvietani (benché anch' essi sot-
biarle col grano, con grande utile della toposti alla sovranità della s. Sede, co-
terra.Gli uomini s'industriano a far botti, me eziandio si può vedere nel suo arti-
tine, bigonzi e cerchi con notabile lucro; colo, nel paragrafo ^a^er^j, e nell'or vieta-
altri si esercitano nella pesca, e provve- noCohellio, Nolltia Cardinalalus : Ur-
dono il paese di pesce. — Crede il Pal- bis felns confinnalur S. K. E. a Caro-\
mieri, che il nome di Gradoli derivi a lo Magno impt'ralore ; a Ludovico I\
gradiando. Stima il Cilindri, che il pae- imperalo l'e , et ab Othoue I imperato-
se sorgesse da'fuggitivi della città di Ti- re. Urbis reteris respuhlica Sylvestri
ro, di sopra discorsa ne'paragrafi Grolle IT pontifìcis salnlaribus legibus iniun-
di Castro^ Bolseiia e altri. Cerio è che età) fecero grandissimi riseutimeuti e do-
V I T V 1 T 109
glianieco'Papi successori, ma inulilmen' lite tra gli orvietani ed i cestelli di Val
te. Sì ostiuaiono nondirueno di tal ma- diLago. Riuscì auchein questo, e rimossa
niera in sostenere le proprie ragioni, e da Orvieto la forma repubblicana, nuova-
a non voler cedere que'paesij che giun- mente la sottopose al governo pontificio
sero fino a soggiacere a pene tenoporali, immediato. Altrettanto avvenne co' ca-
ed a censure, colle quali rimasero allac- stelli di Val di Lago, ed a Gradoli che coti
ciali sinoa Bonifacio Vili, che eletto nel essi avea sostenuto la propria indipen-
1294, dopo molte ripugnanze, finalmen- denza, contro le pretensioni degli orvie-
te per le preghiere di molti mandò io tani, per ottenerla cogli altri castelli. Ciò
Orvieto non il cardinale Napoleone Or- a vvenn&nel SSg, e da questo tempo Gra-
i
sini, come scrisse nella Slori<i d'Orvie- doli sempre rimase sotto il dominio de'
to il Manente, ma fr. Gentile minorità Papi, che ne disposero a piacere; ma non
arcivescovo di Reggio inCalabria, accioc- cessarono le vertenze della lite e le pre-
ché gli assolvesse, come leggesi nella bol- tensioni d'Orvieto, che narro nel para-
la Assueta Malris Ecclesiae, spedila per grafo Latera. Pretese il Zucchi, che es-
tale assoinzione, dopo l'interdetto da lui sendo Gradoli libera, governandosi a for«
messo nella città, come narrai nel para- ma di repubblica, si die' spontaneamen-
grafo i?o.'.ve/?rt. Assolti gli orvietarli e tor- te al dominio di Ranuccio Farnese, eoa
nali in grazia del Papa, questi emanò la titolo di conte, e fra'patti convenuti, vol-
bolla Illius vires, data in Agnani a' 4 ot- le conservata la propria rocca. Ripugnò
tobre 1296, nella quale esorlò tutti alla al p. Annibali questa spontanea dedizio-
pace,ed a fine di renderla stabile prescrisse ne, dimostrando, con quanto ho già nar-
alcune condizioni, e tra questeche ognu- rato, che gradolesi furono prima suddi-
i
nualmente alla repubblica d' Orvieto passarono ne' suoi figli Grato, ed Alto
loco fiorini d'oro. Ma con tutta la bolla fatto dal Papa Maestro del Sagro Ospi-
pontifìcia, que' castelli mostrarono ri- zio. Fra gli accennati castelli eravi Ca-
pugnanza di sottomettersi ad Orvieto ; nino, nel qual paragrafo raccontai, che
e quindi a' 2 gennaio 1297 interpella- Grato Conti Papa la metà di
restituì al
ti uomini di Latera, risposero che
gli detti castelli competente ; ed Eu-
, a sé
non intendevano di servire a duesigno* genio IV nel i44^ ^^ infeudò Pianuccio
ri. A Latera fece eco Gradoli e gli altri 111 f^arnesesino a 3.' generazione. In fat-
paesi, che mantennero la lite con Orvie- ti, ricavo dal p. Annibali, che da una bol-
to per molti anni. Quando Innocenzo VI la di Calisto HI, i di lui figli Pier Luigi
da Avignone mandò in Italia il celebre il seniore, Angelo Meo e Gabriele Fran-
legato cardinal Albornoz, per ricuperare cesco pagavano pel vicariato temporale
le terre usurpate da'prepotenti alla s. Se- di Canino, di Gradoli e dell'Abbazia al
de, gli commise ancora di por fiue alla Ponte pauuo censo ; vicariato conferma-.
no V IT V I T
to a'Farnesi da Paolo li nel 1464. ^^el nel Gattello, vi è una bella fontana. La
quale anno, avendo venduto Cooli la i chiesa matrice e parrocchiale è intitola-
loro patte ad Antonio Pìccolotnìni da , ta a s. Ermete patrono della terra, nella
questi i Farnesi l'acquistarono, e cosi re- cui solenne festa anticamente si faceva
starono iuteramenle signori feudatari di la corsa e la lotta del palio. In quest' uU«
Gradoli e degli altri castelli, con pontifì- timi tempi, dice il p. Annibali, fu edifi^B
ci<i approvazione, al modo riferito nel ri- cala magnìncamente da' fondamenti, ed
cordato paragrafo Canino. Riunite le si- il Palmieri la qualifica collegiata, senza
za
gnorie nel cardinal Alessandro Farnese dir nulla se ha capitolo. Altra chiesa «^
il seniore, Leone X neli5i3 gli confer'i quella della Madonna del Giglio. Nel
di
ria.
1'
Gradoli e dell'altre
Divenuto il
cardinale Paolo
perpetua signo-
111, nel-
il
borgo è
ne del
il
Giacomo Apostoli
terz'
monastero de'
ordine, della
di monache
ss. Filippo
francesca*
riforma della
I
ducato di Castro, compreso Gradoli, e lo ven. suor Lilia Maria del ss, Crocefiss
conferì al suo figlio Pier Luigi il giunio- da Fiter/jQ, e da lei fondato con altri
re e discendenti. Nella discorsa Informa- nel secolo passato: di essa e de' suoi me
zione del ducalo di Castro, del Zuc- nasteri riparlai ne' voi. XXVI, p. igrj
chi al duca Odoardo,riportHta dal p. An> LXXX'IX, p. 1 80. Il p. Annibali ascrisse
uibalì nel t. 2, p. 120, Gradoli, i\\ que- a ventura, d'aver assistito la serva di Dia
sta ne fece la descrizione di cui mi gio- negli ultimi di sua vi la, si no al punto della
dicendo pure che il duca Pier Luigi
"vai, preziosa sua morte. Da questo monaste-'
l'ampliò talmente, che divenne grossa ro uscì suor M.^ Maddalena dell'lncarna<
terra, popolata e fruttifera^ e di cosi zione, badessa, fondatrice delle monache
piacevole e salubre soggiorno, da replica- ^i dor air ici perpetue del ss. Sagrantenlo
re il detto a Canino; cioè soler ripetere ( f''.j,pav\ale indiversi articoli di che fe< :
da molti la Cillà di. Maremma^ come scere l'esistenza d'Ischia assai prima de
attesta il p. Annibali. E' distante 2 mi- cristianesimo,come ritiene il Calindrj
glia da Farnese, circa 3 da ValentanOjC La sua condizione di già antico feudo d<
5 da Castro quando esisteva. Rimane si- Farnesi, e da loro abitato, fu cagioni
tuata fra due profondissimi fossi, sopra della nascita di diversi personaggi di ea
un suolo tufaceo, in clima temperato, do- si, e di altri illustri di grau talento e let
tninalo da scitocco e tramontana. Buo- telati. Valga per tutti il ricordare il cai
na è l'acqua, non abbondante, ed a-
se dinal Giovanni Castiglioni, vescovo d'6j
vauli la polla che dal borgo iulroduce situo e Cingoli (f.), uscito da una dell
—
V 1 T V IT III
più signorili famiglie del luogo, poipo- Anzitutto avverte il p. Annibali, che a-
lalo eludilo e dolio. La sua nobile f.»- vendo il Zucchi qualificata questa terra
iiiiglia proviene da quella celebre di Mi- la prima e la più antica di casa Farnese,
lano, donde fiorì Papa Ctlesiiiio 1^ della quale riparlai in quel paragrafo, di
(/'.), propagala anche in Cingoli, die a' cui ne sia stata signora e di quante ne
uoslii giorni ebbe Papa Pio l ili
il contennero il Castro j ciò
suo Stato di
(/^), ed tziandio in Farnese è diramala. asserì perchè egli si propose nella sua
Gio. Lorenzo Caaliglioni, nalo in Ischia cronaca di parlare de' soli paesi che pro-
da questa famiglia, vicario generale d' Ac- priamente oe composero il ducato, ooa
quapendente, udilore della nunziatura di facendo per questo parola uè della coa-
IN'apoli, nel 1662 vescovo d'Auagui e nel lea di Ronciglione, sebbene gli fu unita,
1 680 traslalo alla stessa Ac(|uapendenle, né del ducato di Lalera, dell'altro ramo
uella pastorale diretta al popolo e clero Farnesiano, al quale apparteneva la terra
anaguiuo dichiarò la sua prosapia di- di Farnese, che si vuole feudo imperiale
sceodere da' Casliglionidi Milano. Mor- dato dagl'imperatori tedeschi a'Farnesi,
to poi io questa sua patria Ischia, e se- insieme eoo Ischia, e perciò non espressi
polto in s. Rocco, nella bella iscrizione se- nella bolla di erezione del dùcalo di Ca-
poUrale si dice della stirpe di Celestino stro. Stante ciò, soggiunge il p. Annibali,
IV. Questa discendenza da Milano la ri- benché Ischia si possa dir lai.^ terra di
conobbe l' imperatore Giuseppe li, con detto ducalo, fu però data a' Farnesi in-
biglietto del suo minìslro in Roma car- sieme con Farnese; anzi esso propende
dinal Hertzan de'22 agosto 17B9, e par- a credere, che questa 2." fosse loro data
tecipato al cardinale mentre era prelato. prima d'Ischia, formando così ili.*' nu-
Abbiamo dalla Slalistica del 18 53 esse- cleo della dominazione Farnesiana, poi-
re in Ischia J^35 case^ 44^ famiglie, ché molti pretendono, che Farnesi preo»* i
2o36 abitanti, de' quali i4 stanziali io dessero il cognome dalla terra di Farne-
campagna. 11 Zucchi ueW liiformazione se o Farneto, fiorendo in Orvieto e ca-
(L'I ducalo di Castro al duca OJoardo, stelli convicini sino dal 1027 ovvero dal
scrisse nel i63o, fare Ischia 25o fuochi, 981. Poco dopo il principio del secolo
i3oo anime (dunque ha molto progredi- XI, si trova Ranuccio niilile o cavalie-
to), de' quali abitanti i5o atti all' armi, re chiamato dalla terra che signoreggia-
con 200 cavalleggieri di casacche turchi- va de Iscla, come si legge in un codice
ue*, segnalando il carattere alquanto au- mss. esistente in Orvieto, già de' nobili
dace ne' due sessi, però amorevoli co'fu- Avviamonzi. Ripeto ancora qui il detlu
ra»lieri, edi bellissimo sangue le galanti a Farnese, che i più vogliono longobar-
donne. Il |>. Annibali modifica la relazio- da l'origine de'Farnesi,di parte Guelfa
ne del Zucchi, il quale essendo del con- divota a'Papi. Tale Ranuccio era figlio
fioaute Castro, fa sospettare di sinistre di Mcolò, nato da un primo Ranuccio,
pcevcuzioui, per quelle gare quasi comu- nome divenuto ereditario ne' Farnesi, e
ui co' vicini; del resto lodando lauto gli portato oltre altri da 3 individui preci-
uomini che le dunne, ed almeno ora non puaineule, da 2 duchi e da un cardinale.
avere que' difetti rilevati dall' acre Zuc I Farnesi domiciliali in Orvieto e sue vi-
chi. Questi aggiunge, essere la campa cinanze^ secondo alcuni ottennero feudi, i
gua mollo ampia, 1 terreni deboli, con prima (|ueilo di Farnese, e poi l'altro d'I-
pascoli e bandite pel besliame, racco- schia, dall'imperatore Ottone I, o dal suo
bero ancora l'assoluto dominio. Neh SSg che si conserva in casaCesariui diValenta*
Pietro Farnese, coU'aiuto di Bindo conte no, nel seguente modo riferisce il fatto me-l
diSoana,entrò nel castello di Farnese, ed desimo con qualche circostanza diversa.]
assediò nella rocca Pietro Bertoldo ed i » Di questo mesedi luglio 395 l'uocninil i
le da Ischia con gente accorse in loro se, et uccisero tre di loro, cioè Angelo,
aiuto. 1 figli di Ranuccio II furono 7,cioè Puccio e Francesco ; Pietro, Cola e Pier
Angelo, Puccio, Francesco, Bartolomeo, Bertoldo lor fratelli andarono a Valea-
Pietro, Cola o Wicola, e Pietro Bertoldo. tano, ma gli uomini di Valentano non
I primi 3 di questi nel luglio i SgS (e noQ gli volsero uccidere, ma a pena, perchèi
com'è detto nel voi. XXUI, p. igS, l'an- camparo l'altro lor fratello, e Ranuccio!
no 1498, errore di recente ripetuto dal figlio di Pietro, per tema di non esser*
Palmieri) furono trucidati in Ischia, sal- morti, si gettaro a risico in un pozzo (dil
vandosi Bartolomeo loro fratello col ni- grano), e ve li tennero gl'ischiani alcuai
pote Ranuccio 111 figlio di Pietro. Ecco anno in prigione , di poi se ne fuggirò,!
come il Manente, neW Historie d'Orvic' et gl'ischiani si diedero al conte Bertol-
to nel lib. 3 riferisce il tragico avveni- do, et hoggi 1399 di marzo, esso tiene
mento. " Nel j 395 gli uomini d'Ischia di Ischia. Hebbe Valentano Berardone, che)
Maremma si levarono contro i Farnesi lo tiene per la Chiesa, et poi ebbe Far-
loro signori, col favore del conte Bindo nese, il quale si rendè agli figli bastardi
in Montalto, il che inteso signori (Mo- i ricevevano molti dispetti da loro, e que-
ualdeschi) della Cervara subito andaro- sto dovria esser esempio ad ogni genti-
no in lor favore, et fecero venire la com- luomo da bene fedeli e sudditi
trattar i
pagnia de' Bertoni (bretoni), e fu messo loro, e non fargli danno, né vergogna".
il campo intorno a Ischia, et liberati li E" indispensabile ripetere in breve il det-
due signori prigioni, et preso il luogo fu- to nel paragrafo Farnese. Dopo il funeste
rono castigati gli malfattori, che si pote- fatto i superstiti fratelli e figli degli ucci-
rono avere, essendo molti fuggiti io Soa- si si divisero tra loro i feudi Faroeslani:.
na e Sorano (Soriano degli Orsini, ma a Bartolomeo scampato dall'eccidio fu-
allora loro tolto da' gallo-bretoni), et fu rono dati Fjurnese e Latera j ed a Ra-^
Ischia coiisignata a Pepo , Giovanni e nuccio III .suo nipote, che con lui corse
Sciarra, figliuoli del signor Puccio, et il lo stesso pericolo d'esser liixcìdàiojschii
V I T V 1 T f i3
e Canino ; e cosi ebbe ciascuno un feu- vranOj che proilotii della pensione eli-
ì
do imperiale. Allora fu che la slirpe de' spella a suo favore come marchese d'I-
Farnesi restò «livisa io due rami. Bario- Scilla t'ossero convertili a beneficio di
bilta romana ). Imperocché dal suo fi- ri ta dallMissirmi nelle iI/emo//V per jer-
glio Pier Luigi il seniore nacqOe il gran vire alla storia della romana accade^
Paolo MI, quale nel 537 istituì co'suoi
il 1 mia di s. Luca An~
fino alla morie di
feudi e altre signorie il ducato di Castro, tonio Canova, a p.383. Tramontò que-
ove comprese Ischia sebbene non nomi- sto splendido e benefico genio dell'arti
nata nella bolla d'istituzione, e lo con- a'i3 ottobre 1822, ed il Alissirini cele-
ferì al suo figlio Pier Luigi il giunioree brò tal perdita colla descrizione de' so-
suoi discendenti ; e di più investì de'du- lenni funerali decretati io Rooia dall'ac-
cali di Parma e Piacenza lo stesso Pier cadeniia di s. Luca, di cui era stalo pria*
Notizie sloriche della casa Farnese, t, no, contenente molti fabbricati, e dìstan*
2, p. 6g, di cui già diedi contezza del più te poco più d'un miglio da Farnese. Già-
interessante, rilevando i vantaggi recali ce sur un colie a capo della Valle Onta-
ad Ischia da' Farnesi, ^'el 1649 atterra- na, e perciò dalla parte di Valentana
lo d'ordine d'Innocenzo X Castro, e tra- gode bella veduta, ma sovrastando dal-
sferito il seggio episcopale in Acquapen- l'altre parli altri alti colli, fanno sì che
dente , a questa diocesi fu assegnala I- abbia poco orizzonte. L'aria però è buo-
schia. Contemporaneamente la came- na, con temperato clima, e partecipa di
ra apostolica riacquistò l'immediato do- quella di montagna; onde montagnoli i
minio del ducato, e con esso quello d'I- che ogni anno vi passano per assistere aN
schia. Questa fu nobilitata da Pio VII le lavorazioni di Moolalto e Coroeto, so-
con elevarla nell'anno i8i6al grado di gliooo chiamar Latera la Serra della
marchesato, che conferì al celeberrimo Maremma. Le buone acque poi che ab-
e virtuoso scultore veneto Antonio Ca- bondano, eziandio entro il paese, e le sei-
nova, di cui ragionai in tanti luoghi, e per ve di castagni che lo circondano, rendo-
ultimo ne'vol. XLVII, p. gS, LXXXV, no l'aria anche migliore, a giudizio di lui-
p.i 16, XCI, p. 65 ei5o, XCIll, p. 26 ti i medici, che tengono quelle piante per
e 4i- £^ perchè Pio VII aggiunse al no- le più salutifere. Fu per questo che i du-
bile grado un'annua vitalizia pensione di chi di Lalera proibirono a'proprielari, ed
scudi tremila,il grande e generoso ar- a tutti, di tagliare un castagno ne' colli
lista,btnchè molto innanzi avesse isti- ciixostanli, sotto pena d'uno scudo d'oro,
tuilo un premio annuale anonimo di 60 L'inosservanza di quella legge, col taglio
zecchini a quale de'giovani artisti dimo- di non pochi castagni, negli ultimi tempi
rami in Roma si fosse distinto sopra un eseguito nel circondario di Lalera, die'
dato soggetto nelle due classi pittura e luogo, secondo i periti, a quelle morbo-
scultura; ora io quest'incontro immagi- se influenze, che tanto scemarono la pò-
DÒ che sarebbe io grado all' ottimo so- polazioae. JXel primo ingresso del paese
voL. cu. ,^»i^ .. „- 8
1.4 VIT V I T
vi è una bella fontana di pietra in forma in Roma a'29 settembre 1680, e fui se- f
ettagona, con una colonna nel mezzo che pollo nella basilica Liberiana avanti l'ai
sostiene una conca recipiente l'alto getto tare ove si venera la ss. Culla o Presepio,
cl'acf|iia, costruita nel i658 regnanti il la cui lapide fu poi trasportata sotto il
duca Pietro, come si legge nell'iscrizio- portico della nuova canonica. Nel suo te« «
ne. La chiesa parrocchiale è sagra a s. stamento ,
per conformarsi alla pia ÌQ«9
Clemente 1 Papa e martire, precipuo pa- tenzione del cardinal zio, donò alla chie-
trono della terra, fu eretta dal duca Ma- sa di s. Clen)ente l'annua entrata de'suoi
rio ccn disposizione partecipata al corau» terreni di Monte Calvello per erigervi 6
ne nel 6o3, e riuscì vasta e di assai buo-
1 cappellanie, da conferirsi all'arciprete &
na architettura, con superbo organo fat- a 5 preti originari del luogo, i più anzia
to nel 1626 dal duca Pietro, accresciuta ni nel sacerdozio, con l'obbligo d'alcuni
sul fine del secolo passato di nuovo cam- ufììziatore, della provvista de'sagri arre
panile, di nuova orchestra con bussola, di, e di pagare il sagrestano e due chiei»
del cornicione a stucco con soOilto pit- rici. Nel 1682 la s. congregazione dell
turato, e del nuovo bel quadro del San- rev. Fabbrica di s. Pietro, iutenlò il giù
to titolare, donalo dal benemerito di que- dizio contro i conti del Verme e Mare
sta patria p. Annibali, unitamente all'ur- scotti eredi del cardinal Alberici o Al-
na contenente corpo di s. Angelo mar-
il brizi, per costringerli all'erezione della
tire cum hocnomine inventum come cow' , collegiata, i quali si composero pagand
sta dalla sua autentica. Narra quel pa- 1600 scudi. Dalle porli interessate si ma»
trio storico , aver il cardinal Girolamo
Farnese (Z^), ultimo dura di Latera, la-
co di energia per
ma, e si finì
tale lesione
con protesta del comune di
enormissl
%
sciato morendo nel 1668 l'annua rendila Latera falla 0^1767, contro i basìliaoi
di 600 scudi per fondare una collegiata di Grotta Ferrata acquirenti de'beni pe
d'8 canonici, e suo arciprete, onde pre- i2,3ooscudi. II p. Annibali termina co
gar Dio per la sua anima e pe' suoi ge- deplorare, che per fultociò la collegiali
nitori e parenti, nella detta chiesa par- non fu eretta. Lesue7V^o^/z;e sloriche del
rocchiale edificata dal duca Mario suo la casa Farnese, dellafit città di Castri
padre; e di più disposto chela rendita si del suo ducato e delle terre e luoghi eli
dividesse prò aetjuall parte, a\.lnhueniìo lo componevano coli aggiunta di dw ,
la nomina di 4 canonici a'priori del co- paesi Latera e Farnese, furono slam
mune, 2 a' priori di Farnese, e 1 a'tre pale in Monte Fiasconeneli8i 7-18. Oi
cardinali capi d'ordine, con prelazione a' il cav. Palmieii nella Topografìa siatit
nativi o oriundi di Latera. Ma avendo il slica dello Slato Ponti fido, ueW'avùcoì
cardinale costituito suo erede usufruttua- Latera, asserisce la chiesa di s. Cleuie
rio ing.' Mario Alberici Alhrizi{^T .)^\- te, insigne collegiata con canonici e ar
glio di sua sorella Giulia maritala al prin- ciprele, scota renderne ragione, dopo es-
cipe della Vetrana, questi crealo cardina- sersi giovalo del p. Annibali, già s'inten-
le nel1675 e vescovo di T^/Vo//, per la do- de col pressoché comune uso de'compi»
te di sua madre ipotecata sull'eredità del latori di non nominare i fonti della loro
cardinal zio, ottenne un mandato di scu- compilazione; ma me ne fa dubitare, tanto
di 36,000, e non solo si aggiudicò beni i più che lo veggo equivocare, oltre in al-
mobili e stabili di Roma, della Tolfa, la tro, anco nel dire venerarsi io essa il ca-
Farnesina e il palazzo di Corneto, ma an- pò di s. Angelo martire battezzato. Es*
rire ne'pnmi anni del corrente secolo. Il Consolazione quella per le donne. Il mon-
suo parroco avea il titolo di preposto. In- te frumentario è fondazione del duca Ma-
oltre in Latera vi sono le chiese di s. Giu- rio e del comune, cominciato nel 16 18
seppe, antichissima e con bel quadro, e conico some di grano, somministrate a
della Madonna della Consolazione (unita metà per ciascuno. Vi fu il ghetto degli
alla casa delle maestre pie, della chiesa e ebrei, come dissi nel paragrafo Farnese^
delle quali dovrò riportare, che fanno la e se ne hanno memorie di accjuisli da lo-
scuola alle fanciulle),piccola ene'primor- ro fatti nel 1 570, e poi anche per la se-
dii del nostro secolo molto ornala. Le poltura nazionale. Nel \5'j^[. il comune
chiese poi fuori di Latera sono 5. Lai. ammise per medico M. Gabriele ebreo
è quella della Madonna delle Grazie nel' 6 3 fu battezzata un'e-
di quel ghetto. Nel 1 1
la via di Gradoli, antica e già de'cister- brea, facendo da padrino il duca Pietro e
ciensi di s. Pietro. La 2.' è nella vìa di da madrina la duchessa Giulia. Della mol-
Valentano dedicata all'Immacolata Con- ta antichità di Latera sono testimonian-
cezione benché dal popolo dicasi di s.
, ze alcune fabbriche dirute nelle vicinan-
Sebastiano, per essere dipinta la sua fi- ze, ed il trovarsi molte anticaglie latine
gura a lato delia 6. Vergine: è di gaio di- e toscane. Poiché il patrio storico opina,
segno con 3 cappelle in croce greca. La che l'antica Latera non fosse nel cattivo
3.' assai piccola, per la stessa strada di sito ove trovasi, ma nel colle di Castagne-
s. Rocco, forse fiibbricafa per la peste del la , dove tuttora sono gran macerie di
I 348 tial comune con dote: generale con- fabbriche, ivi trovandosi nel secolo scor-
tagio credulo cagionato dagli ebrei con so sepolcri pieni d'ossa; sepolcri che spes-
avvelenar le acque, onde io varie provin- so rinvengono i lavoratori anche in altie
eie furono uccisi da'cristiani. La 4-' della parli de! territorio, ove passava la via Cas-
Madonna della Cava, nella via che con- sia, e si sa, che vicino a quella vìa ama-
duce a Mezzano, beo grande con 5 alta- vano esser sepolte le persone di qualità,
ri,avendo la volta del coro ben dipinta perchè dice Varrooe, praelereitntes ad'
colla data del 1612, fatta come l'altre a riionent et se fidsse, et ìllos esse morta-
spese del comune: ogni anno vi si celebra les. Nella slessa via nella contrada di s.
il 3
li
ì
quali monumenti puòdadursì l'esistenza prolettore, il
2. "essendo s. Pancrazio. Do
di Latera sin da' tempi de' gentili. Essa menìco Canepuccia nel 1714 nomina-
TBìnta un numero d'illustri, e l'Ughelli
bel to patrio pievano: la comoda abitazione,
t\t\V Italia sacra enumerando paesi i la chiesa, l'orto e i beni delle maestre pi
smembrati dalla diocesi di Castro nel 1369 sono monumenti sua generosità e d
di
per unirli a quella di Monte Fiascoue, l'eminenti sue virtù; poiché tutto fat
conta pure Lalera dicendo : iniev qiiae colla borsa consegnatagli da alcuni lad
Laleiae nobile oppidum, ex quo non- da lui convertiti nell'atto che ree
nulli iUustres viri prodiere. Ciò si verifi- l'udìzio per via rìmota assalirono
I'
p
ca particolarmente per le persone della fa- ispogliarlo. Nella borsa fu trovala quelli
miglia Farnese, che nacquero in Latera piccola immagine della Madonna che si
suo feudo e poi ducalo. A ricordare i più venera sull'altare della chiesa da lui edi-
recenti ivi nati, tali furono il duca Mario, ficata e dedicata sotto il titolo della Con-
Ferdinando suo fratello prima vescovo di solazione. Egli fu il i.° confessore eletto
Monte Fiascone e poi di Parma morto , dal gran cardinale Barbarigo a dirigere
in Latera, ma paia sepolto in Farnese. la gioventù nel seminario collegio diMoo:
Questi nel 58 propose la fondazione in
1 i te Fiascone ; e per la santità di sua vili
minori osservanti, e fu accettata dal co- spopolarono i paesi vicini per avere I
mune, ma 7 anni dopo eresse invece il sue reliquie, mossi dalla fama di sue vii
convento de' cappuccini di Farnese. Vi tu e de'doni gratis dati, Ira' quali ebb
ebbero ancora natali figli del duca Ma-
i i quello di hberar gli ossessi, onde meriti
rio, Diofebo patriaVca di Gerusalemme, che ne introducesse la causa nella cod
se
il duca Pietro, il cardinal Girolamo nato gregazione de' ss.Riti. Paolo Ferranti, gii
a'3o settembre 5qg come si ha dal re-
I maestro del p. Annibali, resse per 27 an
gistro de' battesimi del ss. Salvatore di ni la cura dell'anime prima qual pievani
F'arnese, Francesco gradualo nella mili- e poi comearciprete, titolo ripristinatoti
zia, Gio, Paolo gesuita, Ferrante cav. di lui da Clemente XIV: uomo di Dio, d
Malta: però la ven. suor Francesca fon- orazione e penitenza, perla divozione al
datrice delle Farnesiane, nacque in Par- la B. Vergine fece la statua dell'Assunla
ma col nome d Isabella. Oltre tali Farne- e con odore di santità mori nel 792. Sii 1
mente e iililmente mi vado giovando in cono buoni vini bianchi e rossi ed ab- ,
tanti paragrafi, e con altre sue opere in bondano d' ogni sorla di frutti, fuorché
toHoW Dizionario, (ìi registrare fra gl'illu- d'olive, pel pregiudizio che il terreno non
,
nore osservante, il quale sostenne onore- fare ricca piantala di olivi. Vi è nelle vi-
voli gradi nel venerando suo ordine, e per cinanze di Latera anche la cava delle pie-
le varie produzioni pregevoli di cui ar- tre detta la Pf/rrz/^, abbandonata quan-
I
li, oltre le tante volte celebrate Notizie scritta.Vi è pure una buona fornace di
1 storiche rìella casa Farnese e de'paesi dei mattoni e di canali. iVIa ciò che rende più
colare di Lalera e Farnese, il quale pa- Breislak, è la quantità ben grande che
ragrafo per la stretta connessione che ha vi si trova di zolfo, d'allume e di vetrio-
con queslo va renulo presente, ricorderò: lo. III." di tali prodotti fu sempre cono-
Manuale de' Frali Minori, con itn Ap- sciuto sino da'duchi antichi diLatera. Non
pendice o sia Risposta all' autore del così l'altre duesostanze, che meritano an-
Saggio compendioso della dottrina di co maggiorattenzione. lo una stessa esca-
Giustino Fehbronio, dedicato a Pio FI. «azione si potrebbero estrarre 3 prodot-
Compendio della storia degli ordini re- ti vantaggiosi allo stato, vetriolo, allume
golari esistenti. Notizie dell' Immagini e zolfo (sul fine del secolo passato, un lo-
della B. rergine ornate della corona renese bravo fisico, venuto in Italia col-
d'oro dal capitolo di s. Pietro, sebbene l'armata francese, con 5o uomini comin-
pollino il nome dell'incisore Bombelli, ciò la triplice escavazione, e con tal suc-
come avvertii nel vol.LXXXVni,p. 233, cesso da dire di voler in breve fare La-
E siccome egli invocò indulgenza se l'a- tera d'oro: ma caduto il governo repub-
mor patrio lo rese alquanto più diffuso blicano, partì e tutto andò a vuoto), li
nelle notizie di Latera, io rispettandone luogo più ricco di questi minerali è il pog-
il proponimento lodevole, per riconoscen- gio Paiccio, dov'è una grotticella, le cui
za l'imitai; ed anco, com'egli osserva, per pareti sono coperte de'piìi vaghi scherzi
rannodarsi lesue notizie a quelle dell'altre del celebre allume di piuma, che potreb-
terre vicine , ed a quelle della famiglia bero essere d'ornamento a'più ricchi mu-
Farnese, pel 2." ramo signore del Duca- sei. Alle falde del detto poggio sono 3
i853 essere in Latera 284 case, 290 fa- d'uosapore acidulo e grato, la media pic-
miglie, 1263 abitanti, de'quali 6 milita- cante, la 3." piccantissima; sperimentate
duca l^ietro nel 1639
ri. Il stabili la fie- assai buone a curare e preservare da mol-
ra con esenzioni l'B, il 9 e il io settem- ti mali. Ivi stesso vedonsi zampillar dal
bre, e nel così dettoCampo della Fiera terreno altre acque più o meno acide, che
costruì un'abbondante fuule, coU'acqua aumentano di mollo il fiume Olpita, e
di quella del Ponte del paese, e con al- mettono in azione il vicino molino. Ac-
tra d' un fosso. Il territorio è bastante- que di simil natura scaturiscono anche
mente esteso, ed in parte macchioso, on- con più copia nella contrada di Cercone^
de può mantenere ogni sorta di bestia- in cui Ira l'altre è una sorgente d'acque
me. E' altresì assai fertile di grano, di le- con bulle sì impetuose e
saltanti in aria
gumi, dicanape, di lino specialmente nei- con tanto mormorio, che suol dirsi la Cai-
1(1 Valle Catana, e uell' altra detta V al daia. Anco qui si vedono chiari indizi de'
ii8 VIT V IT
surriferiti prodoUi. Avverte poi l'illustre disse, che la sede di Vulci fu trasferiti
laterese p. Annibali, die non senza cau- a Castro, il che non è vero, come ripar*
tela conviene acccslarsi a' detti luoghi e landone dichiarai nel paragrafo Acqua-
ad altri, specialmente alle cave della PuZ' pendente. La provincia Statoniesesi esten-
Zola e di s. AfarU'no , essendovi da per deva sino alLago di Bolsena e perciò ,
tutto la mofèta, la quale se si respira dà il Lago di Mezzano che sta nel territorio
subito la morle,edi cadaveri visone con- di Latera, era da essa lontano i ocìic^hj 1
servati incorrotti. Tali cave o gì ottoni so- 12 miglia, nel quale al dir di Seneca eraw
no pur dette le Moféte di Latera , dal no l'Isole Natanti, cioè certe glebe o zolle
cuisuolo svolgendosi gas irrespirabili, fan di terra, ristrette e unite dalle radiche di
cadere tosto in a^^Ossia. Questo suolo è giunchi o di cannucce. Se è lecito eoa-
sempre coperto d'insetti estinti, ed pa" i getlurare, soggiunge il p. Annibali, pare
stori spesso vi trovano uccelli e altri ani- che Latera nella sua fondazione dovessi
mali, che vi si conservano lungamente. appartenereal governo de' Volturreni, ca
Il solo fuoco ben gagliardo può cacciar me a lei più vicini degli altri popoli d
da que'Iuoghi una guardia sì formidabi- Bisenzo e di Bolseno , cioè Vesentini
le. Riferiscono più scrittori, che non mol- Volsiniesi, in mezzo a cui questa terra ri
to distante da Latera presso il confine trovasi. Distrutta poi Statonia , come
toscano vi è il Lago di Mezzano, la cui crede dalla ferocia de' vandali, Latera do<
circonferenza ha 3 miglia o 2700 metri, vette passare sotto il governo di Castra
ed è suo emissario il fiume Oipela. Vie- allora edificato. Ignora il patrio storio
ne pur detto Lago Slaloniese dalla città se soggiacque all'invasione de' longobai
di Slatouia capitale de' Volturreni, indi di, ma impugna le asserzioni di Manent
nriunicìpio romano distrutto da' vandali. e Monaldeschi che nar
storici orvietani,
Di che vado a portare le opinioni del p. rano come nel io53 mentre Leone 13 s.
Mezzano detto Slaloniese dalla città di gè, che nello 1 3 (Giovanni prete e Sleft
Statonia , municipio romano e capitale no figli di Cristiano donarono a! monaste
de'Volturreni, e non Volaterrani o Vol- ro Amiatino la chiesa di s. Martino prò-
terrani, come dissi più sopra. Secondo il pe Castellum de Latera. Che la Cella
Cesarini, Statonia fu dove poi venne e- s. Pelri in Latera e la chiesa di s. Mar-
difìcaloCaslro,o due miglia distante ver- tino asserte furono al monastero da Cor-
so tramontana, capo delia provincia del rado Il,che regnò dal io24al 1039. Dun-
suo nome, municipio o prefettura degli que Latera esisteva prima del io53. Vi
Slatonicnses Popuii. Ripete in altro luo- è pure una donazione al monastero del
go il p. Annibali, che Statonia fu vera- 1 086 del nobile Rolando abitante in La-
mente 2 miglia lungi dal sito ove poi si tera natione longobardus, in Comitatu
piantò Castro colle sue rovine, di cui fu Castro, nel castello di Latera 5 case co'
trasferita a Castro anche la sede vescovi- teoimenti, con vigna in Brunzirino e al-
le. IMa di questo non trovo traccia negli tre terre in Doziano. Certo è, che finito
scrillori de' vescovati. Piuttosto alcuno il regno longobardo io Italia, avvenìmeQ-
V IT VIT 119
to del 774» Lalera con altri paesi si die* nel governo temporale, secondo l'oso d'I-
alla città ói'OrK'ìelo, chea dilFereoza d'al- talia; che però Bonifacio Vili nella sua
tre città le quali si soggettarono al do- bolla IlUiis vices ne riprovò 1' uso di-
,
vieto la città eie' Pontefici. Discorso sto- di Lago, che con ripugnanza soggiaceva-
rico di yincenzo Prinzivalli , Orvieto no a'pesi da lui imposti a favore d'Or-
presso Sperandio Pompei 1857, riconosce vieto, suscitarono una lite per esserne e-
che fra' Patrimoni della Chiesa Roma- sentati, nella quale i lateresi furono i pri-
na, già posseduti prima di s. Gregorio I mi attori e ricisamente dissero non vo- :
del Sgo, eravi la Toscana, e nel diploma gliamo servire a due Signori.Taitì quan-
di Lodovico I, che neli'8 1
4 successe a suo ti i paesi della provincia aderirono a tal
padre Carlo iMaguo confermandone le , Aviamonza-
protesta. Ptilevasi dai codice
donazioni , chiaramente vi è compresa no e dall'archivio d Orvieto in un docu-
Orvieto; e lo leggo io pure nel diploma mento del 1362-7 I, che Guidetto Cecchi
Vrhivetnni). Durò questa soggezione di sindaco di Latera costituito a nome de'
Latera sino al conclave tenuto in riter- laleresi,nel generalcoosigliodi quella cit-
bo dopo la morte di Clemente IV, ivi tà non dubitò di dichiarare, aver esso co'
avvenuta a'29 novembre 1268. Allora suoi mossa
fomentata l'ingiusta lite
e
fu che Latera e gli altri paesi detti di contro il popolo d'Orvieto. Si studiaro-
Val di Lago (apparteneva a questa pic- no molti l^api di comporre questa grave
cola provincia, sebbene fosse nella Valle vertenza, e Urbano V volle trattarla (il
Oiitana, come notai nel paragrafo Gra- p. Annibali, parlando di Gradali, ci a-
doli), distaccatisi dalla repubblica d'Or- vea detto, averla fatta cessare nel i359
vieto si sottomisero nuovamente al do* ilcardinal Albornoz quindi nel , 1367
minio immediato della s. Sede. Gli or- morto quello in Viterbo, si rinnovarono
vietani fecero perciò de'reclami a' cardi- le pretensioni orvietane) da sèstesso men-
nali radunati in conclave, e vessarono e- tre soggiornava nel i363 in Monte Pia-
ziandio coll'armi quella provincia, ad on- scooe, o nel 1 369 in Orvieto; ma invano,
ta delle censure che venivano loro mi- e propriamente non cessò la lite tra'paesi
«accinte e inflitte. Assunto al ponlidcato di Val di Lago ed Orvieto, se non quan-
Bonifacio Vili nel 1294» volle veder fl- do cessò in quella città il governo repub-
uita questa grande lite, ed avendo assolti blicano. Pare anzi dall'archivio d'Orvie-
gli orvietani dall'incorse censure, obbli- to, che si protraesse la causa sino al pon-
gò quti'caslelli a riconoscere io qualche tificato del successore Gregorio Xf, e for-
parie l'antico dominio della città d'Or- se sino a Urbano VI eletto nel 1 378. Per
vieto con offrirle ciascuno un cereo di 2? altro si ha dal medesimo archivio una
libbre nella festa dell'Assunta, e un patio quietanza tra Luterà e Orvieto del (370
nel giovedì del carnevale, e pagar tutte tempore Gregorii XL Conviene inoltre
insieme 1 eoo fiorini l'anno. Quantoa La- dire, che pendente ancora la detta lite, t
tera, prelesero gli orvietani, che essendo paesi di Val di Lago, benché protetti dal-
i castelli di Val di Lago nella diocesi d'Or- l'angarie e ostilità degli orvietani, non fu-
vieto, doveaou essei' luio soggetti uuuhe rono però dispensati dal portar loro aa*
120 VIT V 1 T
nuaitnenle le consuete conti ìbuziuni. A n- come si trae da una pergamena dell'ai
zi, auche dopo finita la lite, e dopo la chivio di Latera, che olFre il p. AnnìhaliJ
nuova riunione d'Orvieto al diretto do- Apparisce da questo monumento, che La<
minio pontificio, Lateia egli altri paesi tei a fu ili." castello, che la casa Farnese
dovettero per qualche tempo soggiacere ottenne da' Papi (perchè si vuole che i
»d alcuno di que'lributi, che Orvieto ad feudi di Farnese e Ischia gli ebbe asse
pornpam annualmente ripeteva coni' è , prima dagl'imperatori), nella persona
cliiaro dall' uso che tuttavia conserva, Ranuccio III avo di Paolo III, da cui pc
d'invitare cioè nella vigilia dell'Assunta discesero duchi di Castro, Passata La*^
i
pd uno ad uno tutti i paesi che solevano tera nel dominio de'Farnesi, lateresì del i
anticamente far l'oblazione del cereo iu-r loro governo restarono assai contenti, e
uanzi alla statua della ss. Vergine, nell'at- ne ricevettero molto bene, cominciando
tpdi portarla in processione; e perchè niii« da Pantesìlea moglie deli.° investito Ra-
DO compariscead offrirlo, tal invito èdet- nuccio III, la al comune 84^
quale donò
t)U comunemente dagli orvietani Y Impro- fiorini d'oro, dovea per tanto gra*
che le
perio. Il dominìodunque immediato del- no da essa ricevuto. Angelo Meo suo fi^
la
si
s.
di
Sede
Val
SII
di
Latera,e sopra
Lago,
ad onta de' reclami lunghi e incessanti
si
gli altri
di Lago, co'paesi dal Papa qui nomina- le terre de' Farnesi ed altre il ducalo di
ti), Grypiar unì, s. Laurentii, Laltrae, Castro a favore di dello Pier Luigi, cui
et Gradularum a populo Urbevetano. poi investì ancode'ducati i\\ParniaePia\
Il medesimo Papa colla bolla Ex parie cenza; lasciando però Latera e Farnesa
fZ/7ec/ornw, spedila pure da Avignone a- in potere de' discendenti di Dartolomea
gli orvietani, proibì loro d'imporre qua- Farnese, capo-slipile dell'altro ramo Far-
lunque siasi peso a quelle comunità. Ur- nese, pel narralo in quel paragiafo, ch'è
bano V coirA'ipi.?^ 23 e 24 del 1869, co- intrinseco non dimenticare. Allora fu e*
mandò assolutamente che non si iacesse- ziandio,che Paolo IH qualificò anco quer
rp podestà per Latera e per le Grotte, sta 1," linea de'Faruesi col titolo di Du-
se non persone idonee e suflicienti. Termi- ca di Latera, ricevendo quello di dncar
nata poi definitivamente la lite de' paesi to Latera e Farnese, ed a'Ioro sudditi ac-
di Val di Lago con Orvieto, i Papi nuo- cordò tulli privilegi, de'quali godevano
i
vamente divenuti assoluti padroni delie quelli del ducato di Castro, riparlato nel
piedesime, cominciarono a disporne con paragrafo Acquapendente. Di volo ricor-
pieno arbìtrio, e per qui dire solamente derò, che nell'eccidio d'Ischia del 1 SgS
di Latera, questa a' ip giugno i4o8 fu scampati da morte il detto Bartolomeo
data da Gregorio XII in governo e vica- Farnese, da altrichiamaio Bartolo o Ber-
riato temporale a Ranuccio HI Farnese toldo, col nipote Ranuccio III, cs«i (imo,
pei' sé e $uut zìi Cplu e Pier liertuUlq 1, no capi-stipiti de'due rami, quali però i
1
V I T V I T 121
sino air erezione della ducea di Castro duca Galeazzo nel 15^0
avere ordinato il
duca i.° di Lalera. L'albero Farnesiano bolle pontificie Fabio, Ferdinando, Ma-
cavato da' registri delle bolle pontificie, rio, Galeazzo e Alessandro, notandosi che
poi di Parma, parlalo nel paragrafo /'^ar- Morto Mario nel 1619, qual \° duca gli
ììt-scy e secondogenito Galeazzo che con- successe il figlio Pietro. Ebbe a moglie
tinuò la «uccessiune. Da sua moglie isa- la piissima Camilla Virginia Savelli de'
bella nacque nel i544 Bertoldo in Far- signori di Palombara.la quale avendoac-
nese. Qui è oscuro il p. Annibali nel ri- compagnato, e fors'auco cooperalo, nelle
ferire le diverse lezioni degli alberi ge- fondazioni de' monasteri Farnesiani la
nealogici, anzi apparisce in conlraddizio- cognata ven. suor Francesca, concepì il
pe: la mancanza di qualche parola pro- desiderio e propose di fondar anch' essa
duce confusione, tanto più che altrove fa- un monastero in Latera. Pt.<«dunò a ti\
cendo il novero de'duchi di Latera regi- fine in una casa della terra di Farnese
stia: I." Galeazzo, che ueli5^o promosse diverse fanciulle, native particolarmente
la piantagione degli olivi, la quale peri di Latera , acciocché fossero le prime a
per l'estremo freddo d'un inverno. 2.° vestir l'abito religioso nel monastero pa-
Pier Bertoldo. 3.° Mario di lui figlio, fra- trio; ma dopo aver disposto tutto per la
tello di Ferdinando o Ferrante vescovo fabbrica,non potè elfettunre il suo pro-
già detto , il quale dominò col fratello, ponimento impedita dal duca marito. Ri-
niorlo nel 606, dopo aver rinunziato il
1
masta agitatissima nella coscienza, si por-
vescovato di Parma perchè Ranuccio I tò a Viterbo per consigliarsi con s. Gia-
duca suo nipote pretendeva violare la li- cinta Marescotti sua cugina, la quale la
bertà ecclesiastica, ed egli non volle tra- tranquillò con dirgli da vergine pruden-
dire il suo ministero. 4." Pietro terzoge- te: Il luogo essere cosa accidentale, e che
nito di Mario. 5," Girolamo suo fratello per r adempimento della sua promessa
e cardinale, ultimo duca. Ciò premesso, fatta a Dio, com'essa diceva, bastare che
la narrativa non procede piana. Neh 54 lo fondasse dove avesse potuto. Quietalo
Bertoldo o Pier Bertoldo II figlio di Ga- il spirito, dipoi fondò il monastero,
suo
leazzo (ma non era nato neh 544?), colla denominazione della Duchessa di
P«»'
morte del padre era 2.° duca di Latera, Luterà, deWOblale de Sette Dolori{F.)
governando sotto la tutela della madre in Roma, tuttora fiorente. Il duca Pietro
Isabella. Peggio segue ripetuta la notizia, fece molle cose utili iu iempu dei suo gu*
Ili VIT V 1 T
verno. Maqniil p. Annibali urta in un al- 8ini di Pitigliano , e poi gettato in uno
tro scoglio. Dopo aver dello che Pietro spineto; e ciò per sospetto che avesse a-
successe al padre nel i6 rg, gli fa confer- vuto che fdire colla moglie in una sua gita
mare a' fo maggio i6o4 il decreto delle a Soriano: corpo fu portato a Farnese,
il
se, e tutto il nostro dominio siano ed , , vaes, o a'28 novembre secondo il p. An«
esser debbano giudici ordinari e compe- nibali da Latera. Anch'egli ordinò mol-
tenti ini." istanza di tutte le cause, che te cose vantaggiose e buone, come sui pa-
occorreranno nella sua giurisdizione, lau- scoli del bestiame pecorino e bovino. La
to civili quanto criminali, mere e miste, comune di Latera nell'esaltazione al car-
Juglio 1 658, senza figli, in Puoina ,e fu se- giuramento di fedeltà e ubbidienza al Pa-
polto nel suddetto monastero de'SetleDo- pa, e perpetua, anco a nome de'loro figli
Jori fondato d<ìlla moglie, la quale ivi pu- e successori, a'20 febbraio i66g. In vi-
re ebbe tomba, con errata iscrizione se- gore di quesl' atto Latera fu riunita a'
polcrale comune, benché il duca fu de- paesicomponenti la provincia del Patri-
posto nella parte opposta; poiché egli è monio, governata dal preside di Viterbo,
cognominato Sacelli, e la moglie Far- e ne seguì le vicende. Pveceute è quella
nese. Le monache però gli eressero una riferita da'o. [ 16 e 117 del Giornale di
lapide di riconoscenza, che oifre il p. An- Romade] 860.» A' i 9 raaggio,un'orda di
1
nibali. Già avea venduto, col cardinal circa 35o de'così delti volontari, de'pie
Girolamo suo fralello, 5 del preceden-
a' I montesij violando contro il diritto delll
te maggio, il feudo di Farnese al cardi- genti il confine, ha osato invadere il tei
nal Chigi. Dissi morto il duca seuza pro- rilorio pontificio, spingendosi fino a La
le, per essergli premorto il figlio duchi- tera e saccheggiandola; dopo aver assa
1)0 Pietro, ucciso alla caccia a tradimen- lito il quartiere di finanza ed atterrati gn
to in Aaioue presso CastrO; dal duca Or- stemmi puulificii, impadronendosi nella
/
V IT V I T 1 i3
'
niserma di tutte le armi e biancheria da Zucchi, esservi nel 1 63o ilquralo, un ca-
letto. Inoltre costrinsero il priore di quel nonico e un cappellano, a' quali furono
comune a trarre due ordini di pagameo- aggiunti altri preti, come assicura il p.
I
'
te nella sonanoa di scudi yS, di 3oo ch'es- Annibali da Latera,echeanlicainenleper
si ne pretendevano , uè si risteUero e- la festa vi si correva e lottava il palio, ce-
V ziandio dell'usare violenze contro alcuni lebrandola ancoper l'altro patrono s. Gio.
I sacerdoti del luogo, richiedendo fucili, Battista. La grande festa popolare è perù
cavalli e denari. Da Monte Fiascone vi perla B. Vergine del Rosario nella 1." do-
accorse il colonnello Pimodan , con 60 menica d'ottobre, con indicibile concor-
gendarmi a cavallo, ma facinorosi era- i so di tulli i vicini paesi. Altra piccola chie-
no già parliti per le Grolle, paese distan- stila a volta con 3 altari trovasi in mez-
te circa due leghe, ove imnoedialamente zo al chiama la cappella nuo-
paese, e si
da Tosca nella. Benché situata fra due fos- chi wtW Informazione al duca Odoardo,
si asciutti oeirestate, detti di Falle/or- disse il castello proporzionatamente po-
ma quello a levante, e di Fosso citile polato, con 100 soldati alti a pigliar l'ar-
Strtghe a ponente, piantala su tufo, tut- mi, ei2 cavalleggieri con casacche gialle,
tavia il clima è asciutto, temperato e l'a- ed inoltre eranvi yoo anime, industriosi
ria salubre. Il paese consiste in un retto essendo uomini e donne, lutti buoni, pa-
borgo di strada piuttosto larga ; vi sono cifici tra loro, amorevoli co' forastieri, e
altri vicoli e per lo più con gradini per veramente buoni cristiani. Aver sempre
condursi nell'abitazioni; altro borgo è più il luogo avuto la propria insegna, non o-
relini il proprio territorio, a motivo del- loro città, e di far lutto quello che fan
j'ampliazione del castello e del bisogno no gli altri luoghi del contado, e special
che ne avea, formandosi pure de' buoni mente come ubbidiscono i castelli di Tes-
pascoli. Precipui suoi prodotti sono ab- sennano, Savino e Civitella promise
s.
;
quaglie, lepri e altra cacciagione. Un mi- di di quella tutti gli altri servigi, come i
glio sopra Fiansano si gode bellissimo o- nominati castelli ed loro signori; addu» i
rizzonte, e vi sono prati seminativi assai ceudo per motivo, the il castello di Pian»
eslesi e feraci detti il Piano, quali con- i zano era del territorio, distretto, contado
finano colla pianura di Celiere e di Tes* e giurisdizione di Toscanella, e perchè sta
sennano detto il Macchione forse per- , sotto la di lei protezione. Produsse Tur-
chè prima era tutto bosco. Chiude in fon- riozzi il documento a p. 124» "s' quale
do l'amena scena il Mediterraneo. Scris- leggo chiaramente, Castrimi Planzani lo
se il Cesarini, che fra l'antiche città e- twn intns , et foris cuin tota ejus leni
trusche vi fu Materno, ed era in un col- mento cimi omnibus suis possessionihus
le vicino a Piansano, detto ora Malino.— /uribuset actionibus. Ciò conobbe anche|
Il nome Piansano o Pianzano, secon-
di il p. Annibali. Il Turriozzi seguita a nar-
do il Zucchi deriva da una bandita di
, rare, che dopo ili3oo tentò pur anco il
dienza, avendolo usurpato Nicola di Gui- gorio XI avea concesso al conte Ugolino
dotto di Bisenzo,questi a'5 maggio 1 263, Montemartedi Corbara, Castrum Plan-
per sé e suoi successori lo restituì e sot- zani lenenduni nomine Sedis j4poslolf
topose a Toscanelta, unitamente con tut- cae uifjue ad ccrtu'u tenipus. Il che dif-
to il di lui territorio, per le mani del siu- fusamente racconta ancora nella sua Cro-
daco della citlàj e tra l'altre cose giurò di naca, di loro famiglia, il conte Francesca
tenerlo guarnito e sguarnito, alla pace e Monteuiarte nipote o fratello del contej
olb guerra, contro qualunque luogo o dicendo d'essere andato lu Avignone coli
V I T VIT 125
'tio, e che il f^apa gli concesse Pianza- Toscanella fece varie istanze alla s. Sede,
Ifiultre nona, r.lie i figli di Cola Far- per cui gli furono spedile le manutenzio-
jleseglielo lulseio (al dire di Maueitie, nel ni (sic) de'Papi Paolo II, Sisto IV nel
/1387 Kanuccio e Puccio di Cola Fariie- 1476, ed Innocenzo Vili nel 1492» e fi-
'se piestTO Fiansaiio iu IMareir.nia, ad U- nalmente la città a' 2 maggio 1 537 do-
1
Martino V die'PianzaoQ a Ranuccio III, chè lastricate delle stesse pietre laighe e
tifi V I T V I T
voluminose, traile dall'antica via Cassia, breve Circumxpecta Romani Ponti/iót}
Je(|iiali clis|)ai"vero e per sempre cedendo de'4 aprileiySS, B:ilL Rotn. ront., l. ij
alle leggi del sistema moderno sul conto p. 1 17: Erectio Inerme F'ttrallae in Ci
del lastricare le pubbliche strade. Prece- vitateni; ne enumerò i pregi, e concesse
dono l'ingresso nella città i suoi popolati ancora al magistrato prò tempore, togam
borghi. E distante circa g miglia da Vi- longam ex hototerico raso nigri coloris^
terbo, 8 da Sulri, g da Ronciglione, 3[ cìim zona siniilis ita lame n ut a zona
,
bilmente per quanto gli ottenne da Pio del moto-proprio de' 19 marzo 80 1 t, la
VI e da Pio VII. Dappoiché Pio VI col siciaudo a tutti e a ciascuno 1' uso liber
V IT VIT 127
(le! difillo di legnare, di pascere le erbe e Toscanella mg.' Adriano Serraattei. Il
fende la città da' venti marini e protegge mozzella paonazza. Dell'antica collegia-
l'incolumità dell'aria; nella quale selva ta e suo capitolo dirò alquante parole col
a ninno è lecito legnare, e si punisce con patrio stoiico: f'elralLi antica cognonìi-
severe pene chi recas-se soltanto una scu- nala il Foro di Cassio , del d.' Iaiì^ì
reda recidere piante e lami di quelle an- Serajìni rettore della cliicsa de' ss. Già-
nose qnercie in gran parte secolari. Tra conio e Filippo. All'Eni," e Rev.° Pria-
gli altri palazzi, il Marocco distingue quel- cipe il Sig.' Cardinal Brancacci Vesca-
li de'nobiliBrugiotti-Cnrpegna eFriincio- vo di Viterbo e Toscanella. In Viterbo
soni, reputandoli degnidi qualunque al- per Mariano Diolalievi stampator ptib-
tra città, e dicendo il palazzo de'Francio* blicoi648. Il Ranghiasci nella Biblionra-
soni disegno del V'ignola, con buone pit- fìa la qualificò : Operetta di non uiolto
ture del Zuccari, sovrastandone la fronte merito, ma rarissima, lo la posseggo, ma
lo stemma gentilizio. Nella casa de'Nar- per giovarmene occorre non poca indu-
dini, oggi Pacchi, conservasi la rispettabi- stria, mancando d'ordine. Il prof. Orioli,
le pittura (Iella Si»gra Famiglia che dice- Giornah Arcadico , t. i 34, p- 274> la
dichiarazioni. L' insigne collegiata e par- poco frequentala, per maggior comodi-
rocchia di s. Andrea Apostolo, nella qua- tà cominciarono a poco a poco a ritiiar-
le fanno vaga mostra di sé l'organo gran- si nella parte superstite, dandosi ad uf-
dioso, il pulpito e i confessionali con ar- fìziare la chiesa di s. Andrea allora par-
chitettoniche forme costrutti; l'eresse da' rocchia con rettore, e così lasciarono af-
fondamenti con somma grandiosità la co- fatto Maria. Dominava a quell'epoca
s.
mune
nel 1718, come si legge nella lapi- Velralla il tiranno Pietro di Vico Pre-
de posta sulla porla interna, che esibisce fetta di Roma(V.),'\\ quale nel i4o4 sup-
il Marocco, insieme a quella situata sul- plicò e ottenne da Innocenzo Vii la chie-
la porta laterale, riferita pure dal Bussi, sa d^ s. Maria pe' minori conventuali di
di sua Solenne consagrazione, eseguita in 8. Francesco per cui ne prese il nome,
,
le altra titolare della medesima. Al tem- traila. Comprende dalla parte orienta
po del Serafini si udìziava dall'arcipre- del territorio circa 2 miglia d'estensi
te,da 4 canonici, da 3 altri istituiti da ne, in cui è più frequente l'abitato, e s!
7 godevano l'iudul-
gcnze delle Sette Chiese di Roma. Nel
rale la Statìstica ùe\
20 I
,
famiglie 4^^^
Pietrara.
,
i853 assegna cas
anime 2200, le quali
r
f
loro altare, la compagnia de' Bifolchi a* il più recente Palmieri somma a 2863.
vea la miracolosa immagine della ss. Ver- Di più aggiunge, che la parrocchia è am
gine Assunta, pittura iissni antica, tra» ministrata da un priore parroco, coadi
sferita dall'antica collegiata, onde nella vato da'reiigiosi cappuccini e passionisi!
vigìlia di sua festa , nella processione si Essere in piano, in bell'orizzonte, io
portava in essa, e nella chiesa de'ss. Pie- ria salubre, contornata da boscaglie e a
tro e Paolo, perchè anco la sua parroc- nosi querceti che ne riparano lo sciroi
chia era stata unita a s. Andrea , e così co; e se nell'inverno assai vi soffia la tri
pani le una canapa na a vea la data del 1261. lavori agrari , s* industriano nell'arte
Sono altre chiese parrocchiali di Vetrai- boattieri guidando carri e birocci tirai
la. SS. Giacomo e Filippo Apostoli, do- da bovi e da bufale che conducono I
co dissimile da quella de' ss. Fdippo e onore alla città perla fama dell'osservau
Giacomo, non avendo forma né ornato za religiosa in cui vivono. Fiorirono tn
di porta, però tenuto il tempio l'ediOzio di esse molte religiose segnalate in virt
sagro più antico delia città, e perciò di dalla fondazione del monastero a oggi,tr
rozza forma in un altare essendovi il
, cui meritano ricordo suor M." Colomba,
quadro di Pietro Perugino, pieno di bel- per la quale custodita e tramandala a noi
lissime figure de'Saoli. Anche le ss. Re- si propagò nella Chiesa la Corona Ange
liquie di questa sono descritte dal Sera- lica di s. Michele Arcangelo, approvai
fini. Pel contado vi è la chiesa parroc- e arricchita di molle indulgenze dal P*»
chiale di s. Maria del Soccorso, circa ud pa Pio IX j e suor M.' Minima di Gesù,
V 1 T VIT 129
.
morta odore di santi là di 66 anni alla
in I75i. Suor M.' Angela Colomba Leo-
. presenza del b. Paolo della Croce,che volle nardi del Cuor di Gesù di Lucca (perciò
I
pure assistere alla sua tumulazione, della probabilmente attinente per parentela ai
quale il p. Paolo di s, Giuseppe carmelita- ven. Giovanni Leonardi fondatore de'
no scalzo pubblicò in Roma la voluminosa Chierici regolari della Madre di DiOj
f^ìta co'tipi del Salviucci, dedicandola al già prossimo all'onore degli altari pel ri-
cardinalZurla vicario diRoma. Della chie- ferito dal n.° Giornale di Roma
3o del
sa il Marocco riporta 4 sue iscrizioni. Di- del 1861) avea pregato che cento anni
ce quella sulla porta d'ingresso della chie- dopo la sua morte si supplicasse il Som-
sa, che da' fondamenti l'eresse nel 1695 mo Pontefice a voler pubblicare nella
il principe d.LivioOdescalchi nipote d'In- Chiesa l'orazione della Corona Angeli-
nocenzo XI. Si legge nell'altra sepolcra- ca, poiché si riprometteva, se pregalo il
l'eressero le monache: quo maximis e- A Sede, fra que'a cui si onde perciò
rivolse
lemosinis - Hoc f^. Coenobiiun auclum. si portasse a cognizione del Papa regnan-
L' area del monastero e attigua chiesa te, vi fu l'illustre concittadino sacerdote
comprende lo spaziogià occupato dall'an- d. Gio. Battista Fralejacci. Iddio permi-
tica Rocca, donde in altre epoche ebbero se,che incaricato quell'ecclesiastico di far
protezione le armi e guerrieri, e donde i parte d'una deputazione del patrio mu-
Eugenio III dettò la sua lettera al re di nicipio almedesimo Papa, ne fece la di-
Francia, di che più avanti. Avanzo della votadomanda, la quale ebbe pieno esau-
fortezza è l'alta torre che ammirasi tut- dimento. Il Papa ne commise l'esame e
tora nell'angolo destro dei fabbricato, e l'approvazione alla s. congregazione, eoa
che forma semi-conica si congiunge al
in concessione d'indulgenze, ond'essa ema-
muro del tempio, non che ne'merli del- nò r 8 agosto i85( il seguente decreto.
le mura esterne delchiostro. Avendo scrit- M Cotesto modo di preghiera (cioè la Co'
to di tutte le Corone Divozionali (f^.), rona Angelica) fu nelle delizie di una
che mi fu dato conoscere, anche in altri carmelitana àe\ monastero della città di
articoli, ad onore del celeste Patrono di Vetralla, diocesi Viterbese, passala di vi-
s. Chiesa, mi sia lecita una breve digres- ta con odore di santità l'anno 1751, do-
sione dell'accennata Corona, ora che la po molte, tutte penosissimeinfermità, tol-
sua divozione si è tanto diffusa nel cri- lerate da lei per lunghi anni (si ha per
stianesimo, e sarà una gloria spirituale di tradizione, che Sy anni, de' 5o in culla
Vetralla. Una pia religiosa teste defunta sullodata serva di Dio suor M.' Angela
nel monastero in discorso, suor Maria Fe- Colomba Leonardi visse virtuosamen-
lice di s. Luigi Gonzaga della famiglia te nel chiostro, fu abitualmente in letto,
Rossini vetraliese, recitava con divozione tanto che erasi a lei rìcurvata la spina
ogni giorno la detta corona, lasciatale co- dorsale,il che venne riconosciuto cent'an-
me in eredità da un'altra religiosa, a cui ni dopo lasua morte, nella ricognizione
era derivata dalla celebre sullodata suor fatta del suo sepolcro neliBSi, ed è fa-
Colomba, morta io odore di santità nel ma che molte grazie furono da Dio ope>
VOI. cu.
9
i3o VIT VIT
rate per invocazione di questa sua serva, za per la fondazione d'un collegio patrio;
(li cui forse un giorno pronunzierà giu- non che l'annuo censo offerto dalla prov-
dizio e sentenza la Chiesa) con eroica videnza del comune. A tale effetto spedi
pazienza ; dura utilmente anche
siccliè in Vetralla il dotto cardinal Gazola ve-
oggidì quella pratica ivi mantenuta sen- scovo di Monte Fiascone e Corneto, per
za interruzione fino al presente ", Quin- visitatore apostolico; ed egli col decreto
di la stessa s. congregazione, con altro Sì graviSjóeUh le norme àtW Tnstitiitiini
decreto dell' 8 settembre 1 852, confer- publicumFori Cassii, denominazione op
mò il precedente, quando già la s. con- porluna a mantenere quell'antico della
gregazione dell'Indulgenze, queste avea città. E' questa nobile palestra aperta a*>
bretto:La Corona Angelica inonore del bando dato all'ozio ed alla ignoranza
glorioso s. Michele Arcangelo, Roma della gioventù peste la più perniciosa
,
pel Puccinelli i852. D'allora in poi si d'una popolazione. Poco lungi dalla sub-
contano ormai da 5o a 60 edizioni. Fuo- urbana chiesa della Madonna del Soc-
ri della porla di sopra, nel borgo, vi è la corso è il piccolo e bel convento de'frati
graziosa chiesa con convento annesso, già cappuccini, biblioteca contiene mol-
la cui
abitato fino al principio del corrente se- te opere medicina d' antichi autori
di :
colo da'frati carmelitani della congrega- oltre varie pitture che sono nel medesi-
zione di Mantova ,
poi da essi abbando- mo, si conserva la pesante Croce di quer
nato nella soppressione degli ordini re- eia, che portava sugli omeri il ven. Ni-
ligiosi; del tempio essendo benemerito, cola Motinari quando si recava a dare te
per averlo restauralo e abbellito quasi ss. missioni. La chiesa è intitolata a s. An
da'fondamenti, e dolalo l'altare maggio- toniodi Padova, e fu fabbricata dalla pie-
re, il virtuoso nobile velraliese capitano tà del cav. Francesco Pagliaroni vetrai-
Alessandro Brusciolti, morto nel 1621, e lese neh 586, ivi sepolto con lungo epi-
ivi sepolto con epitaffio prodotto da Se- taffio, pe'lodati religiosi, indi consagrata
rafini e Marocco. Kel convento vi è il gin- a' i4 gennaio 1 588. Fuori della porta peP
nasiocomunalepel pubblico insegnamen- andare a Viterbo trovasi rantichissimo
to. Il vescovo cardinal Severoli, zelando e vasto tempio di gusto gotico, sebbene
ilbene de'vetrallesi suoi diocesani, volle notabilmente riformato nell* architettu-
che nel soppresso convento sorgesse il gin- ra, intitolato a s. Francesco d'Asisi, e già
forse fu ili." istituito nello Slato Ponti- per consegnare la chiesa a' minori con^
ficio dal medesimo Leone XII nel 1827, ventuali. 11 Serafini, che molto ne ragio
dopo la bolla Qitod divina Sapieiilia. La na, narra che dispiacente il capilolo d'a
città deve a quel gran Papa e al suo ve- verlo lasciato , fece di lutto per ricupe-
cogliere le preghiere del popolo e del 26 aprile i43o, presso il Serafini, ne con
magistrato, applicando il generoso lasci- fermò loro il possesso. Il suo sotterra'
todel benemerito velraliese Porfirio Fan- neo, crede il patrio storico poter gareg-
lozzioi, il quale lasciò lulla la sua soslan- giare colle più antiche chiese di Uoma
VIT VIT i3i
Vi sono 4 colonne di marmo mischio as- gini dt Santi per tulli {giorni dell' anno^
sai vaghe, fra le quali elevasi l'altare mag- da Antonio e f.nigi Banzo, Roma 846, 1
giore coinè nelle basilicbe. Altre colon- 2." edizione. Noterò che essi sono gl'inci-
ne sono di nefro, ed ha pure degli orna- sori e gli editori. Il dotto compilatore del
ti.La chiesa superiore è divisa in 3 navi bel compendio delle Vile de'Santi, è l'e-
da grosse colonne di nefro, e l'antico pa- semplare sacerdote, già encomiato, d.Gio.
vimento era di pietre diverse a musaico. Battista Fratejacci di Vetralla, che per
A'tempi del Serafini avea 1 3 ailari, il mag- virtuosa modestia ascose l'onorevole suo
giore essendo stato consagrato da Fran- nome, e mi gode l'animojcon sensi d'am-
cesco M.* Visconti vescovo di Viterbo e mirazione, per la storia, svelarlo nella sua
Toscanella a'5 settembre 1 474* '" onore illustre patria. Ma si ritorni alla chiesa.
della B. Vergine e di s. Francesco d'Asi- In quella circostanza del restauro, il p.
sì. Il p. m. Bonaventura Onofri neli6i3 ra. Bonaventura rimosse il monumento
restaurò la chiesa e ne fece dipingere il sepolcrale del valoroso guerriero Brio-
corpo, nella quale occasione nell'antico dicono naturale) del pre-
bris figlio (altri
altare maggiore si trovarono molle ss. fetlo Giovanni de Vico, di casa Cesarea
Reliquie, le quali furono collocale in al- e Oisina come lo mostrano gli stemmi
tro altare. Ivi erano state riposte da* ve- scolpiti, secondo il Marocco. Ma leggo ne-
scovi di Toscanella Giselberto del io8o, gli storici invece, che gli Orsini erano
ovvero da Giselberto del i i6i come ri- nemici acerrimi de' de Vico. Di tale il-
porta il Turriozzi, e da Pietro deli 126, lustre famiglia ragionerò tra quelle di
nel consagrarlo. Ed è perciò che ad au- Viterbo, a suo luogo. Il Coretini dichia-
tenticarle il capitolo della cattedrale di ra Briobbi giovane di segnalato valo-
Toscanella inviò un canonico, il quale re gran nome, morto nel i353, e
e di
colle carie del proprio archivio ne con- Giovanni II di Vico. Stava fra
figlio di
statò l'identità, anzi mostrò un documen»- due colonne, ed era coperto da un padi-
to da cui si trae, che nel detto aitar mag- glione marmoreo sostenuto da altre 4
giore si conservavano le reliquie de' ss. colonne antiche pur di marmo, le quali
Ippolito, Sinforosa, Bartolomeo e altri, furono poste a ornamento dell'altare
fin dal pontificato di Clemente III del maggiore, servendo marmi del padiglio-
i
i32 V 1 T V I T
d'Asisi. Sopra gli archi della navata in rilieo della provincia di noma. A 3 mi-
mezzo muri sono abbelliti di pitture rap-
i glia dalla città, quasi nel centro del Mon<
presentanti la nascita, la «ila e la morte te Fogliano, è il ritiro e santuario de're-
riti religiosi, anche vetrallesi, come pp. i giori della filosofia e teologia, giovandosi
Bonaventura Oocfri, Giulio Chiodi, Eu- dell'aria di quel propizio soggiorno, e del-wi
genio Ventura e Francesco. Sotto il pro- la vasta e scelta libreria che vi si ammi-<l|
vincialato deli," i'i i seltembreiSgy vi ra. Alla chiesa, tutta di elegante forma,
si tenne il capitolo provinciale con 3oo anche non ha guari restaurala e ornata,
frali, a'quali il comune donò 200 scudi, è attigua la venerabile cappelletta ,
già
favorendo pure due altri simili in esso ce- stanza abitata dal b. Paolo fondatore, e
lebrati, e nel 1645 si adunò la congrega- dal p. Gio. Battista suo fratello e cod-^
zione provinciale. Diminuite le rendile fondatore della congregazione , a si™
cui
del convento e perciò ridotto a pochi re- onorano i vetrallesi di ilare il nome di
ligiosi, Pio VII col breve Exponi Nobis concittadini. Vi si venerano molle sagre
de'20 settembre i8o3, Bull. Rovi, cont., spoglie ed utensili domestici del beato
t.i2, p. 65, lo soppresse e incorporò co' fondatore , non che le ceneri del lodato
beni al collegio di s. Antonio di Roma, suo fratello confuse nel sepolcro comune^
delle missioni di Moldavia degli slessi de'religiosi. Nell'altare maggiore, il qua«
minori conventuali, con l'obbligo d'aver dro si stima dal Palmieri della scuola de|
cura del servizio divino nella chiesa e l'a- Perugino. Il dotto loscanellese Secondia-
dempimento degli obblighi delle pie la- no Campanari neh 854 pubblicò nel t.
scile. Pochi anni dopo il governo france- 21, p. 3i ùtWJlhiini di Roma, le noli'
se, soppressi tutti i religiosi, vendette il zie della chiesa, che fino circa ali35o ap-
locale del convento ed i migliori suoi be- partenne a' vescovi di Toscanella, de'qua-j
ni, onde Pio VII avendo deputato a visi- li pure fu il monte dal lato occidentale,/
tatore apostolico del collegio il cardinal ch'è il piti alto de'Cimini, prima che al-l
Giuseppe Albani, questi 8 1 5 emanò nel 1 la cattedra Toscaniese fosse aggiunta l'aN]
alcune provvidenze sulla custodia e cura tra di Viterbo; narrando ancora che l'im*
della chiesa, ed ottenne dall'amministra- magine bizantina di Nostra Signora di-
zione de'beni ecclesiastici annua rendita pinta da s. Luca, in essa venerata, nel 1 480
di compenso, pel mantenimento di due dal tempio di s. Sofia di Costantinopoli
religiosi, uno sacerdote, l'altro laico. Di- fu portata a Roma e donata da alcuni
venuto visitatore apostolico il cardinal greci al patrizio romano e loscanellese
Agostino Rivarola, affidò 1' amministra- Clemente Toscanella, il quale la donò al-
zione e cura della chiesa al procuratore la Chiesa di s. Agostino [F.) degli ago-
I
V I T VIT i33
la ss, Iiuiuagine non più esista in s. Ago- e a lei indirizzava tutto il giorno canzo-
stino , benché in essa la riconoscesse il ni e iodi. Ebbe concetto di santo religio-
concittadino Turriozzi, nella Serie ine- so, e fu consultato ne' dubbi da eminen-
dita mss. de' Fescovi di Toscanella, ma ti personaggi, recatisi appositamente iu
nella chiesa de* passionisli , onde invita (|ueslo ritiro. Ignorante della scienza u-
me s. Luca la portasse sempre seco qual LKXXIX, p. 2 18, ambo assai stimati, io
prototipo dell'altre, e con essa volle es- uno alla famiglia, dal PonteQce Grego-
sere sepolto; tuttora in gran venerazione rio X. VI), decesso da pochi anni^ di cui mi
la ss. Irntnagine trovasi ideutifìcamenle è di consolazione religiosa averne godu-
nel sontuoso altare maggiore della chie- to la benevolenza, e soavemente convis-
sa di s. Agostino, come anche prova in- suto con 23 giorni nel ritiro di Mon-
lui
e critico libro, che ne offre l' immagine: ra: L' Anima innamorata di Gesìi Bam-
Cenni istorici intorno alla sacratissi/na bino da cui riceve (quotidiane spirituali
Immagine Maria ss. sotto il titolo
di iitruziouii ed al quale si rivolge ogni
Firgo Firginwn et Maler Omnium, che giorno in santi colloqui ce. Seconda e-
si venera ad allo nelV altare massimo dizione riveduta e corretta dall' autore
della ven. chiesa parrocchiale di s. A- e corredala di graziosi rami, Uoma
goftino in Roma. Estratti da vari ri- 1837. E' mirabile ancora per aver sapu-
spettabili autori dal p. m. Angelo A. to trovare in ogni giorno dell'anno un
Lomha rdi parroco in detta chiesa ed as- esempio analogo al suo pio proponimen-
sistente generale agostiniano, Napoli pe' to. Questa chiesa dedicata a s. Michele
tipi di Saverio Giordano iS'Tq. Se po- Arcangelo (non lungi dall'altra dell'ere
tesse leggerlo il Campanari, tanto da me modi s. Girolamo, formata nello scoglio
ammirato nella sua patria Toscanella a forza di scalpello j e di cui pure parla
(f^.) , certo sopprimendo la Correzione il Serafini) é l'antica oggi ampliata; e dal
da farsi alle Guide di Roma, corregge- I 368 io poi, ogni anno \'S maggio, festa
rebbe la sua troppo franca asserzione, ba- titolare, accoglie la magistratura comu-
sata con fallace interpretazione sopra una nule di Vetralla, e il clero, i quali inter-
iscrizione che produce , dichiarante sol- vengono alla solenne messa; dopo la qua-
tanto il donativo del Toscanella alla chie- le i detti rappresentanti comunali, in per-
sa di s. Agostino di Roma. Non debbono sona di tutti i vetrai lesi ,rinnovano gli
lasciarsi senza menzione nella chiesa di s. atti un te-
possessore della Selva, stimata
Angelo due sepolcri che ricordano no-
i i soro, per aggiungere nuove ragioni al do*
mi di due religiosi della benemerita con- minio immemorabile che ne posseggono.
gregazione, morti in onore di grande vir- Del selvoso monte, del romitaggio e del-
tù, cioè fratel Ubaldo Michetti di Palla- la chiesa de' passionisti, scrisse pure il cav.
no venerdì -ìS novembre i836, dopo a- Belli, Diporti e riposi villereccij p. 69.
ver vissuto semplice e umile con assidua In Vetralla, nella chiesa di s. Giuseppe,
orazione, iieirufììcio d'eccellente ortola- vi è una tela che vuoisi del b. Angelico
no, Del 79.° anno di sua età. Amantis- da Fiesole del i48o. Il Serafini riporta
simo e innamorato della B. Vergine, fa- il novero delle chiese esistenti al suo tem-
ta parrocchiale, quindi fu data alla con- perto o cupola, da ultimo rovinata, era!
fraternita della Misericordia, aggregala pure di tufi egregiamente commessi sen<|
a quella di Roma, e perciò ricca di molte za calce, con un forame di prospetto alla
indulgenze: nelle stanze contigue alla porta che introduceva ad un sotterraneo,
chiesa recaronsi ad abitarvi alcune mo- ora ripieno di frantumi. Arguì il Maroc-
nache Clarisse, venute dalla vicina Viler- co che fosse dedicato a s. Nicola di Bari,
l>o con animo di fondarvi un monastero; colla fallace congettura d'un campanello
ma disanimate dall' angustia del sito, e scolpito, ch'è piuttosto attributo di s, An*
dall'insufficienza delle rendite, desistette- tonio, o meglio perchè l'oliveto porta il
rono all'antica loro dimora. Altra chiesa zioni antiche trovale alle Capanaccie, e
parrocchiale era quella de' ss. Pietro e altrove, da Capranica per andare a Ve-al
Paolo, indi concessa alla confraternita del traila, nel quale luogo egli crede esistesse"'
Gonfalone aggregata alla romana , esi- il Forum Cassii , di cui più avanti. Il
stendo col tempio. Egualmente la chiesa Palmieri senza distinzione nota le prin-
di s. Maria delle Grazie, priorato del par- cipali famiglie antiche emoJerne,cheog<
roco rurale, si ufficia tuttora, dalla con- gi sono più facoltose, essere quelle de*fl
le
la di Roma, con ss. Immagine miracolo- ciosoni, Bubalari, Pompa, Cima, Bian-
sa. Fuori della città. Le chiese di s. Ma- coni, Anseriui, Taddeucci, Zelli. Garosi^.
ria della Pietà, della compagnia de'tes- Blasi, Paolucci ; e nel contado MorettMl
sitori; Maria del Ponte, dell'arte sua-
s. Luzi e Pasquini. In alcune fiorirono uo*
ria; s. Antonio Abbate, della compagnia mini illustri, così in altre non piùesistea-
de'mulattieri, aggregata a quella di s. An- ti, e già rammentati. "^tW Album di lìo
tonio di Roma; nel Campo Giordano de' ma, t. 12, p. 233, il prof. D. Vaccoliu
Brusciotti, la chiesa della Natività di N.S. celebrò la dotti'ina e l'opere del P. ci, RaJ
Quindi parla d'altre i4 chiese dirupate faeleZelli-Iacobuzzi priore cassinese.tioi
o abbandonate del territorio, e di 3 al- ignobile tra'flloBofl che fiorirono nella sui
tre già dentro Velralla, cioè di s. Croce, età. E nel medesimo Album, 1. 1 3, p. 24^
di s. Bartolomeo entro la rocca e altra è il ritratto con il bellissimo Elogio hio
nel suo giardino. Eravi il monte di pie- grafico di Francesco Pieri, di G. D. F
tà, ora frumentario. L'ospedale ha la chie- (cioè il sullodato d. Gio. Battista Fratejao
sa in cura della compagnia della Miseri- ci). Illustre per mollo sapere, pietà e al<
cordia. Vi è uà piccolo teatro. Non man- tre virtù j rapito come il precedente il
ca di vestigia di edilizi antichi, come del- florida età alle giuste speranze de'parentì
la sua fortezza sul poggio del Castello, la e della patria, poiché i vetrallesi furon(
quale era circondata da profonda e lar- sempre caldissimi d'amor patrio, ed ana
ga altura, e colle sue mura castellane si miralori degli uomini forniti di singolari
dilatava da un fosso all'altro, ond'era for- ingegno e scienza. Arcangelo fu vescovi
tissima a' suoi tempi. Anche nel territo- di Sulri. Gio. Battista Benzoli vescovi
rio vi sono molte antichità e rovine di d'Amelia. Mario Montani fu vescovo d
fabbriche che sembrano castelli, come a Nocera : molto si adoperò perchè la vii
Valle Salsetla dentro la selva di Monte Cassia passasse per Vetralla , come il
guerra e di pesle, massime nelle guerre n. 287 del Giornale di Roma. Neh 634
(il Perugia e di Castro. Gregorio Zelli il comune stabili il mercato libero del
monaco cassinese, poi vescovo d'Ascoli nel martedì. La fiera si tiene a' 17 gennaio,
Piceno, illastre per pietà e rare doti d'a- a'i3 giugno, a' i3 agosto, e di 8 giorni
nimo e di cuore: egli era fratello dell'en- cominciando dalla domenica in Albin.
comialo d. Rallaele. Altro loro degno fra- Computò il Serafini l'estensione del ter-
tello e correligioso fu d. Gio. Francesco ritorio a miglia 35 circa, pieno di selve,
Zelli abbate di s. Paolo di Roma, facol- pianure, monti, colli, e ferace d'ogni pro-
lizzato da Gregorio XVI a benedire l'al- duzione. Dall'annose foreste si trae legna-
tare massimo di quel risorto splendido me da carbone, da ardere, da doghe e da
Tempio, come notai nel vol.XlI,p.225,e costruzione, e sono ricche di cacciagione.
di cui fu non poco benemeritocot suo inge- Rende molto olio di buona qualità, ca-
gno.Di Davide Carboni si ha, Il Geometra nape e lini per essere abbondantissimo
perito, impresso in Roma nei iSio. Oel< d'acque, ed il lino vetrallese gareggia col
r illustre famiglia Brusciotti, ora estinta, padovano, né invidia a quello di qualsia-
ne fu ultima discendente la dama che fu si allro paese. Inoltre produce mollo vi-
moglie al conte Gaspare Carpegna, ricor- no, frutti, patate, legumi, e copiose gra-
data in alcune opare con elogio come , naglie ed erbaggi di buon sapore, oltre
nella seguente di altro illustre vetrallese. le piante medicinali, che ancora deside-
Fr. Hyacintho Briisciotlo a Fetral' rano la presenza e l'osservazione d'un bo-
la, concionatore cappuccino missioniim tanico studioso e buoni funghi d' ogni
—
,
qualuor lingicas per correlativas cola» risce^ seguace del famoso Anuio, dice an-
vinas distìncta, Romae i fa5o. Il popolo é cor pili pregiarsi aver per impresa la vi-
urbano e gentile, e si esercita in varie ar- te, pianta secondo gli egizi significato di
dinal Roberto Roberti, e a'26 no- la città venuti con Noè, per fabbricar l'Etruria
vembre festeggiò l'innalzamento del suo ch'è f^iterbo (sogni che a suo luogo con-
stemma sulla facciata del palazzo rauni» futerò), prima d'ogni altra nazione abi-
cipale j e nella chiesa collegiata fu con tato questa regione, ebbero il cognome
musica concertata detta la messa solenne di Fecchi. La parola Vetralla quindi
e cantato il Te Dcurn, coll'inlervento io altro non ispiegareche Veter Galla, c\oè
forma pubblica dell'autorità locali. Alla Vecchia Galla o vecchia abitazione de*
sera fu illumiaata la città, e fu iDceadia* galli, oude si disse Vetralla e Velerai^
i36 VIT V IT
la. Questo nome significare Fetus Aula tore Eurico VI dato in Argentina forse
o f'eterum Aula, equivalente a stanza nel I go, in cui si nomina Vetralla, e ne
I
vecchia de'galli, o stanza reale de' vecchi trae la conseguenza, essersi detta fin da
galli, quali primi abitatori del paese. princìpio dal popolo comunemente noa
InoUre sulla fede d'un Aunio, ritiene il Vetus Aula, né Veter Aula, ma Vete-
Serafini, che Vetralla era in piedi quan- re Alda, per essere allora la lingua ita»
do regnava la città Etruria,i suoi abitan- liana ne'suoi inizi. Da P'etere Aida, al
ti dicendosi Galli -Gianigeni-Saleotnbro- più compendioso Vetralla facile era il
ni. Il prof. Orioli nel ricordato 1. 134 del passaggio. Nel diploma è scritto Velerà
Giornale Arcadico, p. 264 e seg., ragio- lam. Proponendosi provare, che ili.° no
na d'alcune poco conosciute terre lungo me di questa terra succeduta a Forum
il tratto Viterbese della via Cassia, e del Cassii, era Vetus il pò
/^«Zrt!, osserva che
favoloso itinerario riferito dall' Ughelli^ polo idioma italiano'1
ne' principi! dell'
to a Vetralla pochissimo discosta; ossia che praticavano co' greci aveano dimes
Vetralla si sarà fondata con queli.° suo so tal costume. Quindi ad esso pare cer'
nome. Poi distrutta, in un col borgo di to, che Vetralla venisse a principio edi
s. Valentino, detto Forum Imperatoris, fìcata da'pelasgi, o greco fenicii. Dice i
ove non si amministrava la giustizia, nel rum deinceps Cassii dieta fuerit, viseha*
luogo cioè da'galli appellato Fossato Gal- tarde qua Cluverius in Antiq. Ital. » No-
lo, giacche ivi si faceva la fìera e il mer- stri saeculi plerique auctores docent
cato; mentre Spurio Cassio fermò la sua Forum oppidum, quod vulgo
Cassii esse
residenza governativa, e alzò il tribuna- vocatur Vetralla, quasi a Ialina appel-
le per amministrarla nella città. Insom- latione Veteri Aula, tanquam loci me-
ma distingue, WForurn Cassiiesieve pro- moriam referente. Aliud praeterea ar-
priamente io Vetralla , ed il luogo di s. gumentum producunt, quod lemplum isti
Maria di Forcassi, ove gli altri colloca- opoido contiguum etiani vulgo appella-
no il foro altro non essere stato che
, tur s. Maria Forcassi. Quodsane docu-
luogo subordinato al principale. La chie- nienturnhaud vane videri potest'^ Ej'uS' .
sa è dedicata alla ss. Annunziata, e nella dem sententiae sunt Leander Albertus,
sua festa a'25 marzo in memoria del fo- Volaterranus et Antoninus in suo Iti-
ro vi si teneva la fìera e si correvano pa- nerario. Cuni enim Romanam reni inge-
lli. Ne riporta le memorie antiche, dice nio, opibus, arniis servassent, et pluri-
esservi una miracolosa immagine della B. munì auxissent progeniti e Cassio ger-
Vergine,ed essere commenda diMalla;ora mine. Forum de ej'us nomine statuere
però soppressa, non trovandola io nel RuO' prisci romani, et hoc in ipsa via Cassia,
lo dell'ordine Gerosoliinitano.ì^seì luogo et loco ejusdeni praecipuo Vetralla, in
sono ruderi de'suoi edilizi, e vi si trova- cuj'us agro afossoribus plura eruta sunt
rono medaglie d'argento e di bronzo col- ex auro, argento, et aere nuniismataj
l'immagine di Spurio Cassio, non che al- quaepraeserunt imagines, et Cassioruni
tre anticaglie, marmi, colonne, sepolcri, numera, de quibus agii Aloysius Sera-
lucerne di creta, ed avanzi di bagni. Mol- phinus in opere a se edito, cuj'us titulus
to ragiona il Serafini della nobiltà e po- est: Vetralla antica cognominata il Foro
tenza della famiglia Cassia; e della con- di Cassio. i*'e/T<2/-/omLexicoGeographi-
federazione che Vetralla conservava co' co, in verbo Forum Cassii, quod Vetral-
popoli Falisci, con Vesenlo, co' Veieuli, latn fuisse consentii,urbem etiam dicit
con Bagnorea e con Pitigliano. Dalle te- quondam Episcopalem. Mos enim , et
stimonianze riportate di sopra, apparisce inslitutum romanorum, ut observat Si-
che Vetralla apparteneva alla diocesi di gonius,erat Forum praecìpuis tantum in
Toscanella, prima che a questa fosse uni- locis ponerej et lune est, quod forum a
ta quella di Viterbo, e l'afferma il Tur- scriploribus saepissìme usurpatur prò
alcuno che
riozzi. Scrisse Forum Cassii aliqua Civitate, velloco insigni, velquia
città ragguardevole ebbe sede vesco- dicundum
la j'us ibi erat, vel celebres Nun-
vile, e la cattedrale in Maria di For-
s. dinae agebantur, vel sane quia Nundi-
cassi. Ma rUghelli, o meglio il suo anno- nae, et negotiorum domicilia erant, ibi
tatore e continuatore Coleti dell' Italia jus dicebatur, Facuum igitur fuisse di-
sacra, l.io.p. 184, dichiarò: Conttndnnt gnitate Episcopali non existimant hoc
cgregii FcUaUrnsis Castri, sai Terrae Forum Cassii, quando et alia huic con-
i3t; VI T V I T
termina loca proprio poticbantiir sacro- uio IH dimorare iu Ve
erasi portalo a
rum Principe. JVos lumen rem cluhiam traila, che avea allora ben munita e for<
haud certain facimus, cum nullus iuso- te rocca, costretto a lasciar Roma per la
plis, religiosis ulriusqne sexus domibiis^ è pili recente pur sempre della distruzio-
piisque aedibtis tam prò se, quani prò ne del discorso Forum Imperatoris. Co-
exleris salis dives est. Haec de Fé trai- si la pergamena deli i^G, presso il Mu-
la verbalim descripsimus ex Abbatis ratori, A'itiq. med.aevi, che ha: Certuni
Lucenlii Ilaliae sacrae illuslratae et esime Girardum coniileni de detraila j
auclae 1. 1 in rilcrbiensium, utsìquidem e l'altra deli 147: Signa manuum Sene-
de huj'us nobilis oppidi antiquato , ut balli Ruberli filii, et vicecoinids Pelral-
fertur, Episcopatu nulla uspiam appa- lue. Dunque a quell'epoca Vetralla avea
reant vestigia, kic saltein comniemoren- il suo conte e visconte, signore o gover-
tiir, quaeadillum suadtndum incnlcanl natore. Si apprende dal Bussi, che fra le
Vetralla fu distrutta in un col borgo di dri, che nel i i85 vi fu guerra tra'romani
s. Valentino, da'viterbesi tra ili i io e il e viterbesi, che distrussero Vetralla. Me-
I iS". Osserva il Serafini , che non è a glio lo narra il Bussi. Nel 1 187 i viter-
dubitarsi che questo luogo sia stata resi- besi furono costretti a prendere 1' armi
denza de'Papi, quali soggiornarono nel-
i contro romani, a'(|uali si unirono i po-
i
la provincia, sì per la vicinanza di Ro- teoli signori Tancredo e Girardo de'G iut-
tila e di Viterbo, donde venivano a ri- to, che da'viterbesi vinti nella valle di Ca-
crearsi nell'aere di Vetralla, già saluber- stiglione, e dopo pacificati nel 1 188 tor-
rima avanti il taglio della selva di mon- nali ad azzulfarsi, nuovamente viterbe- i
te Panese,che rompeva tulli venti ma- i si disfecero i romani. Provò nell'a nno stes-
rini; ed anco per accertarne gli scrittori, so il furore de'viterbesi il popolo della ter-
la, eda dove scriveva lettere per la spe- strussero. E siccome Giuzzo e Borgogno-
dizione di Terra Santa, esortando e invi- ne, ricchi e potenti vetrallesi, volevano
tando ciascuno all' impresa', con lettere accingersi a riedificarne il castello o for-
mandate da lui al redi Francia Luigi VII tezza, i viterbesi portando di nuovo l'ar-
il Giovinii, ed agli altri principi france- mi contro di essi, per allora glielo impe-
si : Dal. J etrallae, knlendis deccmbris dirono; avendola poi alla fine totalmente
1 145, anno 1.° eius Pontificalus.EiUgQ- dislruUa ucIiiSq, teimiuò la guerra co'
VIT VI T 139
vetrallesi. Cos'i Velialla per la 2." volta faticava d'espugnarla, per la valorosa di-
III. Più tardi Vetralla nuovamente sog- non curando le rovine recate al loro ter-
giacque a'de Vico, poiché Manfredo pre- ritorio, stabilì l'Orsini di dare un gene-
fetto de Vico neliSog con sua gente di rale assalto alla rocca , valendosi delle
Vetralla, Tolfa, Vico, Viterbo e Corne- macchine guerresche, e particolarmente
to, andò in Maremma nello' stato llde- dell'asinella, che tosto i vetrallesi brucia-
brandino, e depredò gran numero di pe- rono , ributtando l' esercito assalitore.
core. A Manfredo successe Giovaiuù Laonde l'Orsini ragguagliò Cola di Rien-
prefetto de Vico, a cui più tardi mosse zo, di non aver potuto in due mesi e eoa
guerra il famoso agitatore Cola di Piien- tutti gli sforzi impadronirsi della rocca
zo tribuno di Roma (^.).* e dichiarato di Vetralla. Alteratosi Cola, fece inten-
ch'egli fu «icario dell'imperatore in Vi- dere al de Vico, che se non veniva alla
terbo nel I 342, divenne così potente che sua ubbidienza, avrebbe fattodare il gua-
si fece alFatto tiranno de' luoghi del Pa- sto alla campagna di Viterbo, e mai più
trimonio fra'quali Vetralla, che la fece l'avrebbe perdonato. Scosso Giovanni de
sua libera, donando col suo figlio Già- Vico da'pericoli che sovrastavano al suo
corno molti stabili del suo territorio, al stato, inviò al di Rienzo suoi ambascia- i
Divenuto Cola di Rienzo senatore di Ro- no. In tal guisa la rocca di Vetralla restò
ma, o mentre ancora era tribuno (poiché illesa, ma ritirandosi l'esercito assalitore,
le date del Serafini sono errate), esigen- finì di depredare Vetralla e il terrrtorio.
do da tutti sommissione, siccome gliela Nella difesa della rocca sperimentò Gio-
negava il solo Giovanni de Vico prefetto vanni la fedeltà e la prodezza de' vetral-
di Roma, vicario di Viterbo e della pro- lesi. A chiarire la vera epoca dell'avve-
vincia del Patrimonio, sdegnatosi Cola, nimento, e alcune particolarità, mi gio-
mosse contro di con 5goo fanti e 1000
lui verò della Fila di Cola di Rienzo Ulti'
ca»aHi,esercilo formalo colle genti di Cor- strafa da Zefirino Re, e pare il i347»
neto (comandate da Manfredo lor signo- Ricusandosi Giovanni de Vico, che nel-
re), Perugia, Todi e altri luoghi convicini l'assenza de'Papi residenti in Avignone^
(come di Narni e de'baroni romani), al da governatore erasi fatto tiranno di Vi-
quale prepose per capitan generale Cola terbo, di rendere ubbidienza a Roma, il
Orsini guerriero di molto ardire. Uscì l'e- tribuno Cola di Rienzo lo depose dalla
sercito in campagna nel mese di giugno, prefettura, e l'accusò a Clemente VI a'7
e soggiogati molti castelli del prefetto, luglio 1347 ^' fiatricidio e altri delitti.
colla rocca di Rispampaoi, di cui nel voi. Indi determinata la guerra contro di lui,
LXXVliF, 270, giunse vittorioso a Ve-
p. il tribuno fece capitano dell'esercito Co-
tralla, che combattuta più volte da'oemi- la Orsini signore di Castel s. Angelo, e
ci con ripetuti assalti, fu in poter loro la- per consigliere gli die' Giordano Orsini,
sciata liberamente da' vetrallesi,
quali si i L'esercito pose il campo a Vetralla, e ri-
ritirarono nella rocca. Questa non tardò mase air assedio della rocca 60 giorni,
l'Orsini d'assalire, ripetutamente con tut- scorrendo pianura fino a Viterbo, ar-
la
te le forze, e vedendo che invano si af- dendo e derubando con gran paura de'
i4o VIT V I T
vilerbesi. Velralla si rese per buoaa vo- ne aveano riconosciuta la sovranità, de-
lontà degli abitanti, ma non la forte roc- vastandoli colle sue truppe. Verso il fìue
ca. Volendola i romani prendere per ar- del settembre ijyg sottomise Vetralla,
te di guerra fecero trabocchi e raanga- e la donò Guglielmo uno de'sucy ca-
a
uelie, macchine per gettar pietre, fuoco pitani, il quale dopo averla barbaramen-
e zolfo; ed uu'asinella di legno, ordigno te saccheggiata, la vendè al popolo di Ro-
formato da grossa trave per batter mu- ma; a cui però Francesco in breve tem-
li e gettarea terra porte, e così detta dal- po a forza la ritolse. L'Orioli, col Bussi,
la testa ch'era nell'estremità d'un'asina; chiama 3.' devastazione di Velralla, l'oc-
ma condotta alla porta della rocca, nel- cupazione di Francesco; e 4-' Tuella del
la notte fu arsa dagli assediati, con get- 1432, di cui vado a parlare. Il Bussi poi
tarvi sopra una mistura di zolfo, pece,o- narra, che nel i388 i consoli di Viterbo
lio, trementina, legna e altre cose. Con- investirono di Vetralla la famiglia de Vi-
sumato e guasto da'romani ogni campo co. Ed eccoci all'epoca in cui i vetrallesi,
(Ino a Viterbo, a mezzo estate di luglio^ bramosi di vivere sotto l'immediata ub-
fervendo il caldo, il tribuno si. recò all'è- bidienza della s. Sede, ad essa si diedero,
sercito per mostrare tutta la sua poten- col seguente racconto del Serafini. Pe-
za, con cavalieri e pedoni, per ulterior- rito a pezzi il prefetto Francesco de Vi-
mente guastare e distruggere le vigne di co, gli successe il fratello che seguì le sue
Viterbo. Saputosi ciò dal de Vico, tosto riprovevoli pedate, eh* erano quelle del
pensò d'ubbidire: mandò prima amba- comune padre. Egli non volle altrimenti
sciatori a Roma, e poi vi si recò egli stes- concedere a Vetralla la desiderata liber-
so, seguito dd6o persone. Giunto in Cam- tà, ma tenendola occupata, si faceva for-
pidoglio, si pose nelle mani del tribuno, te nella rocca, tiranneggiando gli altri
il quale adunati i romani de'due sessi, luoghi con vicini. A.'3 marzo 1 43 i eleva-
pronunziò un discorso, dichiarando che lo al pontificato il virtuoso Eugenio IV
Giovanni voleva ubbidire al popolo ro- d'alti spiriti, subito si dedicò ad elimina-
mano, e quindi lo reintegrò delia prefet- re le turbolenze, conseguenze del lungo
tura e de'beni. Innanzi poi che il prefet- scisma, che ancora travagliavano la Chie-
to partisse da Pioma e l'esercito da Ve- sa nello spirituale e nel temporale. Vo-
tralla, fu consegnata al sindaco e a' fat- lendo sterminare i prepotenti tiranni de'
tori di Roma, la rocca di Rispampano, dominii della s. Sede, affidò il comando
indi il prefetto fu lasciato libero. Media- delle milizie pontificie al prode prelato
tore di tutto fu fr. Acuto d'Asisi dell'or- cornetano T^Uelleschi (^.) poi cardina-
dine degli ospitalieri, di santa vita, e fon- le, a Nicolò della Stella detto Fortebrac-
\o. Mentre Urbano V erasi portato da A.- ma quelli vicini a Roma, nello stesso me-
vignone in Roma, coli' intendimento di se e anno tosto mossero l' esercito contro
ristabilirvi la residenza pontifìcia , nel Giacomo e l'assediarono in Vetralla, do-
1370 guerreggiando contro Giovanni de po essersi impadroniti di molti suoi luo-
Vico, sempre inquieto, a'aS aprile man- ghi. maggior nerbo delle truppe papali
11
duto a Giovanni de Vico il primogeni- regolare assedio, non senza dare il gua-
to Francesco, questi nelpontifìcatod'Ur- sto alle campagne vetrallesi, per ridurre
baao Vi marciò contro que' luoghi che questi alla summissioue. Mi i cittadini si
- I
V l T V T i4'
ostinnrono alla tlifesa, imn curaniìo tali gni sorla di biade, però nello provinca
(Ianni onde non conlaminar
,
la loro li- del Patrimonio. Che la cognizione delle
Vitelle- cause ini.' istanza sì civili e sì ciiminjili,
pulazione. Di cbe avvednlosi il
sebi, e irritato per farsi poco conio eli sue sidcbbanogiudicaredagli ufllziali delluo-
forze, si decise ad un assallo generale, pel go; e che uomini e università di Ve-
gli
quale divenutone padrone, i soldati sen- tralla non fossero tenuti denunziare i
za freno si abbandonarono od un crude- malefìzi falli nella terra al giudice della
sciuti i gravi pericoli cbe loro sovrasJa- a Vetralla, e commesse molle iniquità.
i44o d cardinal Vitelleschij che col ter- tahatur sine magnis incoinmodis hanc
rore del suo nome teneva in freno i pre- victoriam fnturaìn Ecclesiae. Più avan-
potenti, essendogli succeduto nella cari- ti, parlandosi di Diofebo figlio d'Everso
ca di generale di 9. Chiesa e nella fama II, anch'esso nemico de' Papi , è detto:
di guerriero di gran credito. Everso II Noe tu tandem peditlbus paacis comitali'
Orsini conte deirAngnillara, occupò mol- bus, exportans nescio , quid ad fugae
li circostanti luoghi della s. Sede. Recan- suhsidium, ex arce Bledae ad qnam a
dosi poi a Ronciglione coll'esercito, pen- Vetralla refugcrat ingenti trepidatione
sò d'impadronirsi di Vetralla, e marcia- abscessil, ac pene est interceptus. Eece
to alla sua volta come uHìzialedi s. Chie- vetnstac sed nocenlis familiae exilum.
sa, con belle parole protestò di nulla fa- Il Serafini dopo aver anch'egli detto che
re a suo danno , e finì con occupare la Pio II si recò a rallegrare di sua presen-
rocca co'suoi, e l'affidò ad un castellano. za Vetralla, ecco come racconta la tiran-
A poco a poco il conte prendendo auda- nica dominazione del conte dell'Anguil-
cia , cominciò a imbrigliare i vetrallesi, lara, e come i vetrallesi liberatisi dal suo
ed a farsi loro signore strano forse più giogo ritornarono sotto s. Chiesa. Men-
de'de Vico. Intanto, come narrai nel pa- tre i conti d'Anguiilara figli d'Everso II,
nientarii, nel cui indice Vetralla è qua- figli Diofebo e Francesco intimò Paolo
lificata Cii'itas, Eversi ab ecclesiaslicis li nel 14^4 d'onninamente restituire i
rca//?crr7ffl,dicendosi dell'andata del Pa- luoghi usurpati. Àllerameate risposero
V 1 T VIT 14*^
con negativa, vanlandosi clie «e provoc.i- ne sono registrate le provvisioni diesi fa-
li non avrebbero mancalo di difendersi. cevano per la venuta de'Papi, restauri e i
Risolulo dunque Paolo II di vendicare gli abbellimenti della rocca per alloggiar-
tante ingiurie, solennemente li scomuni- li co'cardinali, i principi e la corte; e si
alla s. Sede, per essersi nuovamente ad con benevolenza a Vetralla, anche per la
essa sottoposti, ratificando gl'indulti e divozione che scorgeva negli abitanti ver-
capitoli da Eugenio IV concessi. Kel i468 so la s. Sede. Ma avanti ancora che vi si
vertendo lite tra Bieda e Vetralla pe'con* recasse la i." volta, per vieppiù confer-
fini, i vetrallesi ottennero contro i bieda- marli in tali sentimenti, pensò di affida-
ni un monitorio da Paolo II, e più tardi re Vetralla al governo perpetuo del suo
nel 1542 seguirono tra loro capitolazioni nipote cardinal Giovanni Borgia [F.)\[
di concordia. Neli4745 dopo lunga lite, seniore, dello di s. Angelo (forse per es-
Vetralla fece transazione col cardinal sere stato diacono dell'omonima chiesa,
Fiancesco Piccoloroini coramendatario poiché poi fu prete del titolo di s. Su-
abbaledi s. pascendì nel-
Martino pelj'iis sanna). Volendone riportare il consenso
la costa di Bridignone, che anticamente della terra, le scrisse una lettera io for-
era d'assoluta proprietà del comune. Al- ma breve a'28 gennaio i4c)3, invitan-
di
tri privilegi accordò a Vetralla il succes- dola a mandare a lui alcuni deputati per
sore di Paolo li. Papa Sisto IV, il qua- mettere in esecuzione il suo proponimen-
lengo.Dopo che vetrallesi ritornaronoi cardinal Borgia governava con ogni rei-
all'ubbidienza della s. Sede, sempre si tà giustizia, e manteneva nella rocca fa-
procurarono d'essere governati da alcun miglia principesca col castellano. Ma al-
cardinale, e perciò ad ogni nuovo Papa cuni cattivi gentiluomini attentando al-
mandavano ambasciatori, per essere sot- l'onestà delia vetrallese Angelella, il ma-
toposti al governo del cardinal nipote, do- rito Tumulo gli a vverl'i a rispettarla,e non
poché Alessandro VI ne die' l'esempio, desistendo li minacciò della vita. Prose-
come vado a riferire, Ne'libri del comu- guendo essi nel pravo intendimento, Tu-
5
i44 'ViT V I T
mulo a venilicai'si dell' oltraggio uccise Innocenzo Cibo{F.) delle be-
te cardinal
Andrea Lodi e Giovanni Milano, e ar- nemerenze che avea colla s. Sede, e per
dendo di isenlimenlo lo sfogò pure con
I avergli prestato 35,ooo scudi per la ri-
altri della fiuniglia del governatore. 11 vi- cupera di Parma e Piacenza, con breve
ce-governalore quietò il lumullo,indicon- <Ie'28 sellembrei528, lo costituì gover-
fiscò i beni dell'omicida ede'suoi aderen- natore perpetuo di Vetralla, e presone il
ti, il che destò l'odio de'vetrallesi contro possesso governòcongiustiziae lode, gua-
tutta la famiglia, ed in ogni occasione ne dagnandosi l'amore de' vetrallesi, quali i
sfogavano Io sdegno. Il castellano che nea- lo riguardarono come loro principe natu-
vea presa la difesa, vedendo il popolo sol- rale. Però poco dopo il cardinale creden-
levato a suo danno, fuggì nella rocca, al- do di facilmente ottenere il consenso de'
zò ponte e si die' a lanciar bombarde
il vetrallesi a fare investire il Lo-
fratello
contro la terra. Àrnaatisi vetrallesi e du- i renzo di Vetralla, gli donò il detto suo
bitando di qualche tradimento di darsi credito che avea colla camera apostolica.
ad altri la rocca, vi posero ordinato asse- Lorenzo subito supplicò lo zio Clemente
dio. Indi pe' loro oratori di tutto fecero VII per tale titolo a infeudarlo di Ve-
istruiti il Papa e il cardinale. Alessandro tralla, e ne ottenne il breve a' 1 2 dicem-
VI gli ascoltò attentamente, li confortò bre 1529, dichiarandolo il Papa anche
di voler a tutto provvedere, e con due padrone della rocca e suo fortilizio. Sa-
brevi de'26 maggio i4q3, diretti al co- putosi da'vetrallesi si prepararono a con-
mune e al popolo, gl'invio per nunzio trastargliene il possesso, protestando di
mg.' Guglielmi suocameriere segreto con giamoiai riconoscerlo per principe, rap-
istruzione di pacificare i cittadini col ca- presentando a Clemente VII, ostare le ca-
stellano e la fanaigliadel cardinale,richia- pitolazioni fatte con Eugenio IV, i privi-
mare i banditi, togliere le confische, e as- legi da lui ottenuti, e le ratifiche conse-
solvere da ogni pena e censura il popolo, guite da Paolo II e altri Papi, quali prò- i
il Tumulo ed i suoi aderenti. 11 tutto eb- misero di non soggettarli mai ad altra si-
be felice effetto, e V^etralla riacquistò la gnoria, per qualunque bisogno della Chie-
sua quiete. Vantò Vetralla anco la pro- sa. Ma per l'istanze da Lorenzo Cibo fat-
tezione de' re cattolici d'Inghilterra fin da' te al Papa, questi impose a' vetrallesi di
tempi di Giulio li, onde nei i5i2 per gra- riconoscerlo qual signore diVetralla; non-
to animo, oltre l'iscrizione riprodotta in dimeno i vetrallesi rimanendo saldi, fe-
principio, pose nella facciata della rocca cero legali proteste. Allora Lorenzo per
gli stemmi marmorei di quel Papa, del non inasprire gli aoiooi, lasciò che il car-
re Enrico Vili, e del cardinal Cristoforo dinal fratello ne riassumesse il governo,
JJrsovico [V.) inglese, protettore o mi- sperando che co'di lui buoni trattaraeo-
nistro di sua nazione presso la s. Seàc. ti alla fine avrebbe ottenuto il bramato
Dallo stesso Giulio 1 1 i vetrallesi nel 1 5o'j consenso. I vetrallesi però restarono fer-
aveano ottenuto, oltre de' privilegi, un rai non riconoscerlo, pronti ad affron-
a
monitorio contro Capranica, pe* confini tare qualunque disastro. I due fratelli ot-
delle Capannaccie: le liti finirono nel 1 582 tennero inutilmente dal Papa eccitamen-
con reciproche convenzioni. Il Serafini, ti amorevoli, esortatorie e persino minac-
dopo il cardinal Borgia, registra gover- ce,onde piegar l'animo de'vetrallesi. Ciò
natore un cardinal Medici, senza dirne il non bastando, a'6 gennaio 1 53 1 Clemen-
nome. Dunque o fu Giovanni che nel te VII mandò al comune un precettivo
1 3 divenne Leone X, o Giulio che nel
1 monitorio d' ubbidienza pronta, lagnan-
1 52 3 fu pur eletto Papa col nome di Cle- dosi di sua tenacità, di ricevere a gover-
mente VII. Questi a rimunerare il nipo- natore pei^etuo Lorenzo suonipote, e co-
-
V i T ViT i45
s'i evitare risoluzioni più gravi. I vetrai- ridicaraente per restare immediatamen-
lesi invece si offrirono reintegrare i due te soggetti alla s. Sede, a seconda delle
fratelli del credito de'35,ooo scudi, e non pontifìciecapitolazionijelacaosa fu com-
venendo esauditi, si sottomisero a'precet- messa a' cardinali Girolamo Ghinucci e
livi comandi pontificii, con prolesta del- Jacopo Simonetta, a cui fu poi aggiunto
le loro ragioni per la patria libertà. Quin- il cardinal Paolo Emilio Cesi, quali do- i
di 4 scelti cittadini stipularono l'i i feb- po lungo e maturo esame, a'i dicembre
braio di detto anno le capitolazioni con i536 sentenziarono a favore di Vetral-
Lorenzo Cibo. Questi preso finalmente la, qualificando di uiun valore l'atto pos-
possesso della signoria di Vetralla, pro- sessorio e altre ragioni emesse dal Cibo.
cedette con riguardi e circospezione, per Questi malcontento, ottenne dal Papa di
aver conosciuto l'animo virile de' vetrai potersi appellare a mg.' Archinto gover-
lesi, cercando guadagnarli alla sua affe- natore di Roma, il quale con decreto de'
zione, a tale effetto neh 533 in un biso- i8 raaggioi537 confermò la giusta sen-
gno del comune gl'iraprestò molti dena- tenza de' cardinali , e dichiarò Lorenzo
ri. Non ostante questi lodevoli portamen- Cibo non aver alcuna ragione su Vetrai-
ti e altre grazie elargite, il rancore de've- la, condannandolo a pagare le spese del-
trallesi in vedersi signoreggiati da un par- la lite. E' inutile il dire che Cibo non si i
ticolare, restò sempre alimentato dall'a- quietarono; vari principi di lor famiglia
mor patrio, il quale li teneva tutti uniti, protrassero le pretensioni sino al pontifi-
ne'Ioro segreti convegni sempre sospiran- cato di Pio IV, senz'alcuo successo. Però
do la libertà. Alla fine si accordarono d'in- i vetrallesi fìu dal principio della litea-
vitare il Cibo alla caccia, e nel ritorno veano depositato nel proprio monte di
impedirgli V accesso in Vetralla. Lusin- pietà 35,ooo scudi, che sicuramente a-
i
gandosi il Cibo di avere guadagnato l'a- vranno poi ritiratoi Cibo. Nella difesa pa-
more de'sùoi vassalli, non dubitò d'accu- tria si distinsero i letterati giurisperiti
dirvi ; ma poi non gli fu dato rientrare Paolo Brusciolti e Orazio Merlioi. Gover-
nella terra , trovandone chiuse le porte. natore di Vetralla fu fatto il cardinal A-
Allora Cibo partì per Roma a ricorre-
il lessandro Farnese {F.) il giuniore, nipo-
re al Papa gravemente infermo, mentre te di Paolo III, che la governò pel corso
i vetrallesi s' impadronirono della rocca di 4^ anni continui (laonde se governò
e de'seguaci e dipendenti del Cibo. Intan- sino alla morte nel 1589, il suo governo
toClemente VII morì a' 25 settembre sarebbe cominciato neh 549, ™* ^ P''°"
i534i ed il Cibo rimase deluso nelle sue babile che lo fosse prima, o piuttosto Io
speranze. A' i3 del susseguente ottobre rinunziasse nel declinar della vita, il che
fu eletto Paolo III Farnese, al quale to- non pare per quanto debbo dire), e tanto
sto i vetrallesi spedirono ambasciatori, rettamente che i vetrallesi non vollero
che gli esposero i loro travagli e le ragio- mutar con altri il governo finche visse,
ni che gì' impedivano continuare nella e perciò supplicarono ogni nuovo Papa
soggezione di Lorenzo Cibo; ed il Papa a confermarlo, mostrandosi eziandio sem-
promise loro che gli avrebbe mantenuti pre affezionati alla nobilissima famiglia
nel ricuperato stato libero, e con breve Farnese, pe'benefizi ricevuti da essa. Nei
de'2 £ ottobre 536 (sic
1 : io credo debba 1 567 il comune acquistò dalla camera la
leggersi i534^ annullò e rivocò quello giurisdizione civile e criminale del danno
del predecessore dell'investitura a favore dato. Dopo la morte dell'encomiato car-
del Cibo, dichiarando non dovergli i ve- dinal Alessandro, Sisto V a'25~ gennaio
trallesi più ubbidire. Frattanto i vetrai- 1 589 concesse il i
."
governo di Vetralla
lesi vollero produrre le loro ragioni giu- a personaggio non insignito della porpo»
voi. cu. IO
i46 VIT VIT
ra , nella persona di Francesco Confelli sicon breve pontificio. Ciò ordinò coi
di s. Gemini , dichiarandolo fuori della naolo- proprio Volendo noi dimostrare^
provincia del Patrimonio; ma poiché go- i de'y dicembre 1728, Bull. Rom., t. 12,
vernatori della provincia volevano Ve- p. 336. Fu a questo mosso il Papa, pe'
traila sotto il loro governo, benché ne ve- meriti che la terra avea colla s. Sede, cui
nisse esentata da'privilegi pontificii, per- in diverse occasioni avea dimostrato esi-
ciò i TCtrallesi ottennero a' 24 gennaio mia venerazione, e l'avere eziandio colla
1^90 l'ordine al governatore della pro- spesa di 3o,ooo scudi eretta da' fonda-
vincia di non più usare la sua giurisdi- menti la chiesa collegiata di s. Andrea. ^B
zione su questa terra, ingiunzione che si suo decoro, l'esentò pure dolla gìurisdi|l
dovette fare rinnovare neh 592 dalla s. zione di Viterbo nelle cause civili e cri-
congregazione dì consulta. Creato cardi- minali, mere o miste in qualunque istan-
nale nel 1 59 1 Odoardo Farnese (Z^'.), poi za; e per le criminali, dovere il governa-
fu fatto legato perpetuo di Viterbo nel tore unicamente dipendere dalla s. Con-
1600. Emulando lo zio cardinal Alessan- gregazione della Consulta, e per quelle
dro nella protezione di Velralla, fece de- della comunità e sua amministrazione,
stinarne a protettore mg/ Galeazzo San- dalla s. Congregazione del Buon Gover-
citale suo vicelegato e poi governatore no. E leggo nelle Notizie di Roma, re-
della provincia ; affidando il governo di gistrato ai.° governatore il d.' Ponthio.
"Vetrallaa Camillo Massimi romano. Mor- Divenuta la provincia Delegazione apò-
to il cardinal Odoardo nel 1 626, e poi an- itolica, Velralla ne seguì l'organizzazioni
che mg/ Sanvitale, amando i vetrallesi governativa e municipale.
dì restare sotto il governo d'altri cardi- Sieda. Città vescovile e comune del^
nali, domandarono e ottennero a protet- diocesi di Viterbo, con territorio in pii
tori prima il cardinal Tiberio Muti (^.), no e coltivo, con buone fabbriche e moli
indi nel 1 636 il cardinal Alessandro Cesa- avanzi dell'antica città etrusca,avente u|
rini(^F.), ambo loro vescovi diocesani. A mezzo miglio. E distanl
circuito di quasi
quest' ultimo succedendo nel vescovato 3 miglia da Oarberano, 5 da Velralla, pii
nel i 638 il cardinal Francesco M/ Bran- di i3 da Toscanella, e io ovvero i5
cacci (^^), i vetrallesi lo supplicarono di Viterbo, Giace parte in piano e parte i^
pone della dignità dell'arciprete parroco, se, verso ponente, detta del Poetacelo^
e di IO canonici, ornati d' insegne corali. trovasi una sorgente non piccola d'acqua
Sotto il coro è il sotterraneo coli' altare acetosa assai stimata, e molli vi accorro-
di s. Vivenzio, la cui festa popolare si ce- no a guarirsi da mali diversi; ed un'ac-
lebra con solennità a'i a dicembre, secon- qua sulfurea sta al monte Penisi. Il ter-
do il Palmieri. Altra chiesa è intitolata ritorio è fertile , ed abbonda di biade,
a s. Nicolò. Fuori dell'abitato vie quel- orzo, grano, di cui nellestagioni anco me-
la della Madonna del Suffragio, ed altra diocri se n'esportano centinaia di rubbia:
in onore di s. Rocco. iNon manca di spe- il vino e altri generi sonovi a sufTicienza,
dale pe'poveri, di buona e ben.provvista e giornalmente il paese ha copia di pe-
farmacia, e d'un monte frumentario do- sce. Altri precipui prodotti sono il fieno,
talo con t3o rubbìa di grano. La pub- il carbone, le legna da fuoco, olirei pa-
blica istruzione è aflìdata ad un maestro scoli. Buona parte del popolo è dedicato
'
pe' maschi , e a due maestre pie per le all' agricoltura e alla pastorizia, essendo
'femmine. Vanta personaggi illustri, an- le seminagioni e il bestiame i due prin-
tichi consoli e altri magistrati romani. cipali capi d'industria de' biedani. Vi è
À'due Papi, ed un cardinale , registrati pure una fabbrica di mattoni, tegole e ca-
net suo articolo, Calindri e Palmieri vi nali. Riferisce il Calindri, e ripetè il Pal-
aggiungono anche il Papa s. Leone I Ma- mieri , che nel territorio eravi l'antica
gno, che altri vogliono romano; ed il 2." città di Luni o Lune etrusca, della qua-
dice che vi ebbe natali il professorei le si mirano tanti miseri ruderi. Negli sca-
Francesco Orioli illustre scienziato e ar- vi eseguiti si trovarono idoli di bronzo
cheologo, mentre altri lo pretendono di e di marmo, vasi antichi di terra, sepol-
Vallerano. Egli poi nelle sue T>pere si cri antichi, colonne di marmo scanalate,
vanta sempre viterbese, forse per appar- e l'iscrizione del trionfo di Capitone An-
tenere alla provincia^ essendo nato a J^al- telo, console nel 764 di R.oma. Inoltre
lerano, come constatai in quel paragra- nel territorio si vedono molte grotte se-
fo. Giornale di Roma de'5 novembre
Il polcrali e antichi cimiteri, oggi detti pa-
l856 ne annunziò la morte ivi avvenu- lombari, e tulli scavati nel tufo. Tutto-
ta nel di precedente, e lo disse nato in ra esiste l'antichissimo ponte detto della
Biella nel 1782. Indi V Album di Roma Rocca, formato di pietre senza calce, ap-
dell'S novembre, offrendone la Necrolo- partenente all'antica via Claudia o Clo-
gia^ ripetè :fu sua patria Bieda. Fal- dia o Cassia, che transitava per la città,
larono ambedue. Poiché perquisiti li- i e sotto vi scorre il fosso Biedano. Quan-
bri esistenti nella segreteria della comu- to a Luni, diversa dalla celebre città ve-
ne di Bieda, quando i due periodici lo scovile posta sul fiume Magra, il Mura-
manifestarono in essa nato, soltanto si tori la disse l'odierno Fiano. Narrai nel
rinvenne, essere slato in essa un chirur- paragrafo di questo castellosituato traBie-
go Orioli, in condotta, ritenendosi da' da eBarberano, le sue notizie, dichiaran-
biedani che fosse il padre del defunto. do incontrastabile l'esistenza della Luni
Si ha dalla Statistica ihl 853 conte- 1 nel ducato di Roma, presso Bieda, ma
nere Dieda 3oo case, 5i6 famiglie, 1484 non esserle succeduto Viano. Senza ave-
abitanti. Il Bussi registrò nel 1742, ave- re il piacere di conoscerla, onde profit-
re 3o5 i347 anime: dunque
fuochi e tarne, mi è noto che un Alberti scrisse la
è in incremento. Lungi mezzo miglio, vi Storia di Bieda città antichissima del-
è la macchiozza denominata le Cese, e 4 la Toscana, Roma 1822. Bieda, coma
miglia più loutana l'altra chiamata la ^Se/- notai nel suo articolo, fu pur delta Ble-
i48 VIT V I T
(In, Blera e Bltrae, e scconilo Cnlindri pi imere l'insurrezione, s. Gregorio II in-
e Paln>ieri, si (hianiò ancora Cilln Lun viò l'esercito, e preso in Maturano Tibe-
ga. Leggo néir Origini Italiche prinri- rio venne decapitalo, e inviata la sua te-
palnìi'ììte Etnische ìivelatc eia' nomi geo- sta a Costantinopoli, come raccontai nel
grafici, de) p. Tarf|nirii, spiegalo il nome paragrafo Jlano. Nel pontificalo del suc-
di Blera, ossia Bel er, e colla vocale in cessore S.Gregorio 111, Luilprando re de'
fine Belerà Baal, custode, il cui cnsto- longobardi rinnovò guerra contro i do-
Je è Baal. Vocaboli che mostrano l'ori- roinii della Chiesa per impossessarsene nel
gine fenicia o cananea de'popoli italiani, 788, quindi s'impadronì pure di Blera.
massime etruschi, e quindi doversi a quel- Il Papa ricorse al poderoso aiuto de'fian-
li l'origine di Blera, poi Bieda. Infatti il chi, onde per l'interposizione del suo a-
Calindri afferma, che questa città famo- mico Carlo Martello, Luilprando si riti-
sa e antichissima dell' Etruria , secondo rò, rilenendo però Blera e allre 3 cillà,
Plinio, Tolomeo, Catone ed altri, fu fon- quasi in vendetta di non avergli i roma-
data da'fjgli o nipoti di Noè, e contenne ni consegnalo Trasamondoll duca diSpo-
allora 3o,ooo abitanti, per cui poi meritò per non essersi vo-
leto, rifugialo Ira loro
il seggio vescovile. Di sua situazione to- luto riunire a lui. L'espugnazione di Ble-
pografica, e perchè fu della anche Ole- ra, Amelia, Orte e Polimarzto , Degli
rà, parlai nel voi. LXXVIlI,p. 282. Ne Effetti l'assegna al 739. Papa per
Il ri-
ragiona pure il Sarzana, Della capitale cuperare le 4 città, nel 740 inviò due le-
de'Tuscaìiiensi,A yg, con rilevare la
p. gali a Luilprando in Pavia, e ron lette-
scorrezione del vocabolo, per essersi cam- ra enciclica diretta a'vescovi della Tuscia
biata la Ietterei B
O. Inol-
nella lettera Longobarda, per la quale doveano passa-
tre nel suo articolo, e più in quelli che rCj li richiese di congiungersi ad essi, se*
vi hanno relazione, narrai, come Bieda condo il giuramento fatto a s. Pietro nel-
appartenendo alla Toscana Romana, fu r ordinarsi, di aiutare cioè con ogni stu-
quindi compresa nel ducalo di Roma, e dio ne'casi emergenti la Chiesa Romana,
perciò quando tutta l' Italia, anzi tutto per domandare al re la restituzione a'ss.
r Occidente, si levò come un uomo solo Pietro e Paolo delle 4 cillà , altrimenti
ad esecrare l'empietà dell'imperatore gre- egli stesso avrebbe intrapreso il viaggio,
co Leone III contro le ss. Immagini e ss. sebbene infermiccio. Non si conosce l' e-
Reliquie de' Santi, e a pigliar contro di sito della legazione. Fallo è, che poco do-
luì le parti di Papa s. Gregorio II, difen- po divenuto Papa l'invitto S.Zaccaria,
sore invitto dell'ortodossia della fede cat- mentre Luilprando si moveva coll'eserci-
tolica, nel 727 circa col ducato romano to contro Spoleto e il ducalo romano,
si sottrasse dall' ubbidienza dell' impero pieno di mal talento, a stornare il peri-
greco, e spontaneamente si die' alla So- colo mandò legati per trattar di pace,
vranità della a: Sede , con Toscanella onde il re promise loro d'astenersi d'ogni
(F.) e altre città e luoghi circostanti del ostilità, e di restituire Blera e le allre 3
ducato; opponendosi il virtuoso Papa, che citlà. Procrastinandone l'esecuzione, s.
i popoli frementi balzassero dal trono l'e- Zaccaria risoluto di rivendicare i diritti
retico e crudele principe, che avea atten- della Chiesa e del popolo romano, deter-
tato alla sOa vita. Nondimeno nella Tu- minò nel 742 di recarsi in persona pres-
scia Romana suscitata una ribellione ver- so il Terni (/^.). Ad Orte
re, ch'era in
so il ySojCapitanata dall'ambizioso Tibe* fu incontrato da Grimoaldo, mandato dal
rio detto Pelasio, il quale aspirava al re- re a fargli onore e condurlo fino a Nar-
gno romano, Maturano, Luni e Blera gli ni.Nel memorabile abboccamento, oneri-
prestarono giuramento di fedeltà. A re- ne uou solo la proDta r£S(iluzioue delle
1
coia altre ili più antica usurpazione; e nel Forse gli Orsini aveaito rioccupato Bie-
partire, Luitprando fece accoiupagoare da, perchè trovo nel Degli Etfetli, che A-
il Papa dal nipote Agiprundo duca di lessandroVI nel 1 49^ o meglio 496 guer- 1
Chiusi, da' gastaldi Taciperlo e Ramin- reggiando gli Orsini, prese Bieda e altri
go, e da Grimoaldo, incaricandoli a met- luoghi. — iVel suo articolo, caduto ne-
terlo in possesso di Blera e dell'altre cit- gli inizi di questo mio Dizionario, do^ei
tà restituite. E cosi fu fatto. Nel ritorno osservare il laconismo in principio pro-
a Roma, s. Zaccaria tenne la via d'Arae- postomi, laonde era in dovere di qui sup-
,lia, Orle, Polimarzio e Blera, ed in cia- plirvi, e così della serie de' suoi vescovi,
scuna i regi messi eseguirono l'atto della che vado a riportare col Coteti continua-
consegna. Poscia i re longobardi Astolfo tore e annotatore dell'Ughelli, Italia sa-
e Desiderio tornarono alle usurpazioni, cra, t. IO, p. 3o, e con altri Blerensis :
,
anzi il Palmieri dice che il 2." distrusse Episcopatus. Comincia dal dire Bltra,
,
Blera. Accorsero in aiuto di Stefano III seu BleraCy vulgo Bieday fu antica città
ìiae reliquerat, et Petrus de P^ico occii- col cardinal Corradiui, De Ecclesia Seti-
paverat et retinnerat. Nel I265 gli suc- nay p. 1
4 1 > che Firniinus Blcranae Ec-
s.
cesse Clemente IV, che il Degli ElFetli fa clesiae, subscripsil prò Corana, perciò lo
dare Bieda in investitura a Pietro de Vi- crede essere slato vescovo di Cori, della
co, e pare senza canone. Di più il Cohel- qual città già sede vescovile, ragionai nel
lio ci dice, che Bieda dominata poi dagli voi. LXXXIX, p. 191, ora nella diocesi
Orsini conti dell'Auguillara, fu loro tol- di Velletri, Trovasi quindi registrato A-
ta da Paolo II deli 464 e ricuperata al- matore nel sinodo romano del 680 di s.
colo, con Commauville, Hisloire de tous come erasi fatto per altre mondane vicis-
Ics Eveschtz, ritenere quello storico, che situdini, della non meu cospicua sede di
il vesicovato di Cento Celle, ossia Civita Bieda''. Quindi nota. « Si narra che l'ulti-
Vecchia nel V secolo si unì a Bieda o
, mo vescovo di Bieda sia stato Igilberic,
{ìlera. Ciò nuo verificando ne' miei »tudi quale viì>se nel i o5 1 ; quindi può credersi
V I T VIT i5t
che circa questo tempo accadesse l'unio- rarouo lungamente fino a protrarle in
ne della di lei cattedra Episcopale a quel- tempi di s. Celestino V, il quale median-
la di Toscanella. Quello che nell'oscuii- te un suo autorevole diploma chiuse l'a-
tà de' fatti su tale soppressione di catte- dito a ulteriori reclami. Eglino ottenne-
dra riaveoiacDo, è una lapide tuttora esi- ro soltanto che il vescovo di Viterbo il ti-
stente nel priocìpal tempio di Toscanel' tolo portasse d'ambedue le città, quando
la (ove intera la riportai), dove si legge: Civitavecchia e Bieda perderooo affatto e
Anno ab Incarnatione Dai. Mxcni - Ri- cattedra e titolo. Restò così per più secoli
chardus Praesul Tuscanus^ Centunicel- incorporata io quella di Viterbo, ed in-
licux^atque Z?/er^z«f<.9... Dunque nel i ogS nominata la cattedra Centumcellese; fin-
un altro vescovo, che reggeva altra dio- ché sui primi del corrente secolo Leone
cesi, avea in giurisdizione quella di Cea- XII suscitar la volle riponendola nella sua
tocelle e quella di Bieda; esso era il ve- primiera città e residenza» dismembran-
scovo di Toscanella, che noniavasi Ric- dola da Viterbo, e unendola alla subur-
cardo; per la qual cosa dopo Azo asso- bicaria di Porlo e s. Raffina. Nel para-
luto vescovo di Centocelle non trovando- grafo Monte Fiascone potei narrare, che
si altro pastore, che governasse questa se- il Papa Pio IX disgiunta Civita Vecchia
de, e leggendosi anzi investito del titolo di da tal vescovato, l'unì a quello di Corne-
Ceotumcellico il suddetto presule di Tu- to (già territorio e diocesi di Toscanella,
scania Riccardo, concludiamo essere sta- e poi diocesi di Viterbo eToscanella quan-
ta essa incorporata nella di lui diocesi, cir- do Eugenio IV la dichiarò vescovato, e
ca l'anno 1093, vivendo Urbano II Pon- pare che vi fossero comprese le già dio-
tefice. Ciò pure si narra dal Giorgi au- cesi di Tarquinia e di Gradisca, ambo
tore delle memorie della cattedra episco- esistite presso Blera), che separò dall'al-
pale di Sezze, mentre parla di quella di tro di Monte Fiascone; restando sempre
Civitavecchia". Indi rag." Anoovazzi a p. Bieda alla diocesi di Viterbo. Anche il
235 racconta come Viterbo, luogo assai Frangipani aeW Istoria di Civitavecchia^
distinto e illustre, pieno di sontuose fab- Roma 1761, avea riferito a
p. 97 eiof,
briche, già residenza di Desiderio ultimo essere stato Riccardo nel 1093 vescovo
re de'Iongobardi » indusse nel 1 192 Ce- TuscanuSy Centunicellicus et Bledanusj
lestino III a decorarlo del titolo di città e non potersi dubitare che Civitavecchia
e di una sede vescovile , essendo prima passasse ad unirsi alla chiesa di Tosca-
Viterbo incorporato nella diocesi di Pe- nella nel pontificato d'Urbano II, poiché
rento. Quando poi lo stesso Pontefice in al dire del Giorgi, Civita vecchia, ysimfa-
rigore di testamento dell'imperatore Ar- rum excursionibus saepe exposita full.
rigo VI giunse ad acquistare, se non in M Bisognadunque dire, che Riccardo non
lutto almeno in gran parte , le terre e fu vescovo residente in Centocelle, ma fu
possidenze della contessa Matilde (fra le vescovoresidente diToscanelIa, e nel me-
quali erano di speciale considerazione e desimo tempo di Bieda e Centocelle ... Nel
Monte Fiascone e P^iterbo e Orvieto e pontificato poi di Celestino Ill,i 191-97,
Acquapendente, e così diverse altre cit- fu unita la chiesa di Civitavecchia , eoa
tà delia bassa Toscana) riunì allora a , Bieda e Toscanella, a quella di Viterbo.
Viterbo stesso i vescovati di Toscanella, Centumcellarum Cathedram gliscenti Fi-
di Centocelle e di Bieda, facendo sì che un terbiensi unitarn esse una cura Bieda et
solo fosse di quelle il pastore. Adopraron- Tuscanella" Io poi nell'articolo Tosca-
.
si, è vero, con assai di vigore i toscaoe- nella, che si compenetra col presente pa'
si, acciò loro non venisse tolta l'antica cat- ragrafo, procedei col suo storico Turrioz-
tedra, e le opposizioni che interposero du- zi e con altri imparziali, qoq sea^a teaei'
i5% V I T V IT
sott'occtiio le pretensioni contraiie degli eretta in sede vescovile, dondeperòsi trae
sci'itluri e apologisti viterbesi, e potei criti- la decadenza della città di Bieda per le
camente narrare: che alleai podiRìccardo vicissitudini de'tempi. Soggetto al comu-
vescovo di Toscanella fino dal 1086, le ne di Biedà è il seguente appodiato.
furono unite e soggettate le chiese vesco* Ciciiella Cesi, Appodiato di Bieda, del-
Bieda e Centocelle avendosene
vili di , la diocesi di Viterbo, con territorio in pia-
l'allegata memoria certa del logS. Che no e colle, con buoni fabbricati nel suo
l'unione seguì senza lesione alcuna de'di- piccolo paese. La chiesa parrocchiale è in-
ritli di catledralità diToscanelia.Nel 1
1
92 titolata a s. Leonardo patrono del castel-
circa da Celestino 111 dichiarata città Vi- lo. La Statistica óe[ i853 registra 21
terbo, l'eresse in cattedra vescovile e l'unì case, 2 1 famiglie, 74 abitanti: nel liipar-
a quella di Toscanella, co'titoli vescovili to territoriale del 1 833 erano 96. Il Bussi
congiunti di Bieda e Centocelle, altre chie- nel 174^ afferma, che faceva 38 fuochi,
se cattedrali. E che altri scrissero, che per con 53 abitanti; ed esser villa e feudo
I
castello alla diocesi di Toscanella; de'quali no, le frutta, oltre i pascoli, come rileva
5 titoli per brevità i vescovi s'intitolaro- il Calindri. Marrai nel voi. XI, p.i37, il
tima più florida, dopo essersene intitola- nome di Civitella Cesi, quando divenne
lo il cardinal Severoli vescovo di Viterbo signora del feudo di Civitella la famìglia
e Toscanella, lo ricuperò a'nostri giorni, Cesìy la quale fece le prime capitolazioni
restando quest'ultime due chiese tuttora cogli abitanti nel 1 608. Che passò in pro-
unite aeque principali ter. L'unione eoa prietà de'Borghesi nel 1674, e nello stes-
Viterbo esser seguita nel vescovato del so anno de'Pallaviciui, a favore de'quali
cardinal Giovanni, il quale portò i titoli Innocenzo XI l'elevò al grado di princi-
di Episcopus Tuscanus, Cenlumcellicus pato. Indi passò nel dominio de' Rospi-
etBledanus. Riportai decreti d'Inno- i gliosi [F.) Pallavicini. Nel 181 3 acqui-
cenzo III del 1207 di conferma del vesco- stato il principato dal duca d. Giovanni
vato di Viterbo , e di sua unione ciwi Tor Ionia, Pio VII nel i8i4 riconobbe
Tuscanensiy Cenlumcellensi, altjueBle- Quando quel signore istituì la
tale titolo.
densi pontificale/Il obtineret deinceps di' secondogenitura pel figlio d. Alessandro,
gnitatemj e quello di s. Celestino V del vicomprese questo ex feudo, ed in occa-
1294, col quale ingiunse a'toscanesi di sione del matrimonio del principe d. A-
riconoscere 1' unione della cattedra fatta lessandro Torlonia , Gregorio XVI nel
da Celestino III a Viterbo , Tuscanen, 1840 lo riconobbe principe di Civitella-
Cenlumcellen, et Bletanam Ecclesia. Il Cesi, e statuì il titolo principesco ne'pri-
Sarzana, ul solito a modo suo, a p. /\o% mogeniti suoi e de'discendenti.
e seg. ragiona dell' unione a Toscanella, S. Giovanni di Bieda. Comune della
Bieda e Civitavecchia, di Viterbo, dopo diocesi di Viterbo, cou territorio iu culle,
e
te Cavallo e Piazza del Comune, ove ri- Trovasi distante 3 miglia da Bieda al- ,
è appena suflìciente agli usi del popolo, torniata da fossi alimentati da perenni
ma vi sono sorgenti vicine. Fuori delle acque. Il suo circuito interno è di circa
mura si vede un gran prato lungo un un miglio, chiamandosi le precipue sue
miglio, coperto d'annose quercie, con un vie, di Mezzo, del Sole e Giudfa. Tem-
monlicello a'due lati. La chiesa parroc- perato né il clima, salubre l'aria, umi-
chiale e arcipretale è sagra a s. Gio. 6at> diccia talvolta sebbene vi spiri il vento
,
tista patrjno del luogo, la cui festa po- nord, ma anche l'ovest. L'acqua potabi-
polare 'A celebra a' 24 8'"S"o P^"' '*' ^' le è ottima, e sgorga copiosa da due fon-
lui N'itività , la quale per lo più si tra- ti a poca distanza dal paese. La chiesa,
spo'ta nell'ultima domenica d'agosto. Si insigne collegiata s. An- arcipretale di
arjpella ilduomo, è bellissima, con 5 al- gelo e di Maria Assunta, è un decoro-
s.
tari, nel maggiore ammirandosi il super- so tempio, che conserva le memorie del-
bo quadro del valente Francesco Guerri- l'antica cattedrale di Manturano o Mon-
ni, ivi nato; ed è inoltre adorna d'eccel- terano: ha un celebre quadro esprimente
lenteorgano. Vi è pure la chiesa della Ma- il Presepio, e buon organo. Il capitolo si
donna della Neve a voi ta,ed altra chiesa se- compone della dignità dell'arciprete, a
polcrale. Non manca di monte frumenta- cui è affidata la cura dell'anime, e di ca-
rio,di maestro per la scuola de'fanciulli, nonici decorati dell'insegne corali. Nella
di maestra pia per l'istruzione delle fan- chiesa della confraternita della Mortesi
ciulle. Fin dal 1 824 esiste un buon concer- venera un ss. Crocefisso miracoloso. Al-
to musicale.Si esercitano gli abitanti in va- tro maestoso tempio è a circa 1000 me-
ri mestieri. La Statistica del 18 53 regi- tri dal paese nella via Homana, in cui è
stra i33 case, i33 famiglie, e 627 abi- mirabile il quadro rappresentante la Fla-
tanti. Il Bussi nel 1 742 lo chiamò villag- gellazione del Redentore. Ha contiguo il
gio di 144 fuochi e di 620 anime. Il Ri- convento di s. Antonio de'minori conven-
parto territoriale del i833 gli assegnò tuali. La festa popolare si so'ennizza per
492 abitanti, sembra con deprimerlo. In la Natività della B. Vergine l'B settem-
ogni mercoledì vi è il mercato. Il piìi vi- bre, con fiera che si protrae per 8 gior-
cino bosco è monte Pinesi. Il territorio è ni. Altra gran festa ricorre a'4 dicembre,
alquanto sterile, per essere tufaceo e sas- per s. Barbara vergine e martire, patro-
soso. Nondimeno ha famiglie facoltose, na principale del luogo (che abbia que-
essendo i principali prodotti grano, bia- sto da essa preso l'odierno nome ? ovvero
da, fieno, legna da fuoco, canepa e lino
dall'assunto si scelse la protettrice? Mie
scelto di grande lucro, frutti abbondanti
congetture). Ha l'ospedale, monte fru-
e squisiti. — Il Calindri e il Palmieri, che mentario benefico, e l'istruzione pubbli-
il
nata in Barbarono, e morta in Uoma a' nel 649, in cui si sottoscrisse s. MantU'
20 aprile 1 553, in buon odore di santità, rianensis Eccleaiae provinciae Tusciae.
ed ivi sepolta nellacliiesadis. Cecilia, ora Nella sessione 4-" <Jcl concilio celebrato
s. M.'inValUceWA.Ln Stalisticaàei iS53 in Roma Agatone nel 680 si legge,
da s.
le donazioni e restituzioni del padre, no- 16 maggio 1283, col quale deputò suo
nlina espressamente in Tascineparlibiis, vicario Guglielmo Stendardo francese, ed
Marturanum ; e Marlurianum si legge altri deputali a diversi uffizi , come de'
in quello sincile d' Ottone I del 962 , e torrieri alla custodia de'castelli, non che
nell'altro di s. Enrico II delioi4- Si ve- àe'Castellanis in. Barbarano, Bilurola-
de che ancora conservava 1' antica deno- no et Monticello. Dunque è certo, che nel
minazione. Trovo nel Bussi, chePapa Ce- 1283 già Barbarano era soggetto al Se-
lestinoMI del I 191, dopo avere ricevuto nato Romano. Nel secolo XV pare che
dall'imperatore Enrico VI la restituzione continuasse talvolta a chiamarsi anco
di Viterbo e Toscanella, donò a' viter- Monterano, poiché notai nella biografia
besi la terra di Barbarano. E che i con- di Sisto [f^, che a' 12 settembre 1480
Viterbo nel 11/^2 investirono di
soli di quel Papa tornò a Bracciano , con due
Barbarano la famiglia Farulfa, con altri cardinali ela corte, indi si recò a Monle-
castelli. Ma prima di tale epoca, racconta ranodal proprio nipote Bartolomeo Top-
lo stesso Bussi, che guerreggiando nel po accolto con regio apparato e glielo ,
1228Ì romani contro Viterbo, minacpia- concesse in vicariato col titolo di contea.
rono d'espugnare Barbarano, e temendo Ilche, in certo modo sembra doversi ,
isuoi abitanti de'mali che potevano loro meglio attribuire a Monterano da cui de-
avvenire, ebbero per bene di rendersi a* rivò Canale, se pure non è lo stesso, o for-
inedesioii, avendo ciò fatto con varie van- se può essere, che ad lempiis lo sottraesse
taggiose condizioni. Indi romani recatisi i dalla giurisdizione del popolo romano, se
ad assalire Viterbo, rimasero sconfitti; realmente è Barbarano. Il Papa Pio IX.
ma nondimeno romani s'impadroniro-
i nel I ." ottobre 1
847 organizzando il con-
no del castello di Ri«pampani, e lieti di siglio e senato di Roma, soppresse la giu-
tali acquisti tornarono a Roma, perchè risdizione tanto amministrativa quanto
i castelli di Barbarano e di Rispampani giudiziaria e baronale de'superstili feudi
erano allora di molta considerazione. On- del senato e popolo romano, cioè di Bar-
de conobbero i viterbesi, che ad onta del barano, Vitorchiano, Magliano e Cori, e
riportato vantaggio, maggiore fu il dan- li sottomise all'immediato governo del-
sce la pianta topografìca della città, pub- i58i, a render più maestosa la strada
blicata nel dal viterbese Tarquinio
1 596 della Trinità. La 2.' parimenti molto an-
Ligustri, altra producendone il Corelini, tica, era presso quella parte della via
ove benché si vedano delineate un gran detta Svolta (ove nel 1000 era il sob-
numero di torri, avverte non esser nep- borgo Sunsa o Sonsa), ov' è la chiesa di
pure una 4'^ parte di quelle che Viterbo s. Matteo, e chìamavasi porla Soma si-
vantava pochi secoli addietro, ne' quali gnificando Equestre: Enrico VI figlio di
ascendevano a 197 quelle de] suo inter- Federico I concesse a' nativi viterbesi, se
no, senza comprendervi le torri intersia- fatti schiavi o servi, la libertà perduta,
te nelle mura urbane; per cui poteva dir- col solo presentarsi alla porta Senza. La
si Viterbo, e lo era in realtà, una selva 3." dicevasi Ponte Tremoli, come vicina
di torri. Erano di tanta altezza, dicono al ponte di tal nome. La 4-* al presente
leCronache, che appena da terra si po- murata, si disse ^. Bonaventura, dal no-
tevano vedere. Come altrove, i nobili le me d' un rettore di Viterbo che la fece
fabbricarono non meno per ostentazione fabbricare, e forse 1' anteriore fu detta
e grandezza, che per propria e pubblica Bove. E presso il convento degli agosti-
ditesa, in occasione di guerre esterne o uiaiii, poco più sopra delle grotte, ove
di discordie interne promosse dalle fa- seppellivansi gli ebrei, quando ebbero il
chiamarono le
zioni e da' prepotenti. Si ghetto. La 5.' porta, pur murata, ebbe
più rinomate torre Damiate o Demiata, nome Fiorita, e resta fra la porta Sai-
Beccaiao di Bartolomeo Panza, Spagno- siccia, e la fontana di Capo Grosso. La
la, Berera Aldobrandina, Tignosa, Vica- 6.* egualmente murata, fu denominata
na ossiade Vico, Imperatore, Braman- dalla vicina fonte, porta del Conicchio,
te, Prete Vonna, e di Angelo di Salaroa- ed anco di s. Marco. La 7.' dicesi pre-
ro, la quale fra tutte le 197 era la pia sentemente s. Lucia, per esser a poca
bella e la più alta di Viterbo. AITermò distanza dalla chiesa della santa già de'
il Bussi a suo tempo non restarne nep- gerosolimitani. Per la stessa vicinanza
pure la 4'" pai'le, per essere state l'altre alla chiesa di s. Matteo, anche di questa
rovinate da' terremoti, o demolite nelle ne portò il nome. E per condurre a Fi-
guerre civili, od abbattute per ridurre renze, si appella comunemente Fioren'
la città in quel miglior ordine di strade fmrt5. L'8.* è murata,
si disse porta di
e di edifizi che apparisce. Anzi soggiun- Valle, come posta nel principio della
se, quanto poi sia antico l'uso delle tor- Valle di s. Antonio; e porla di s. Maria
ri non solo in Viterbo, ma ancora in tut- Maddalena, per esser non molto lungi
ta la Toscana, si deduce da Dionigio da quella rhiesa. La 9.' é porta Faul o
d' Alicarnasso, il quale scrisse che tali Faule o Faulle, siccome situata nell'an-
popoli furono eziandìo chiamati Tirre- tica omonima contrada, aperta nel i568
ni, dall'uso di fabbricare nelle città loro per concessione del cardinal Alessandro
simili torri. Anticamente ebbe sino a i3 Farnese il giuniore, legato perpetuo del-
porte. La i.' e forse la più antica appel* la provincia, onde alcuni la chiamarono
lavasi porla Quadriera per le lettere Farnese. E' una delle più vaghe, disc-
V I r V I T > ^7
gnafa dal Vignola, quale l'oHie in figu- chiesa e monastero de'premostratensi,
ra il stemma car-
Cussi, sovrastata dallo governati da uu abbate. Adunque le 6
dinalizio. Conduce al Bulicame e a To- porte superstiti ed esistenti sono Piano
:
quelle di s. Lucia e di Faide erano tut- ne, i5 da Civitavecchia e dal mare (e sul
te aperte, ma le principali essere le 4 se- suo livello melri 4o8 e 9, o piedi 1259),
guenti, che essendo in tutte .7, una certo da Roma 48 circa e quasi 80 da Siena.
Tenne chiusa, ed è la seguente. La i.* Il Caliodri dice occorrere da Viterbo
Sisto dalla vicina collegiata, dopoché nel gi 8 miglia e 4 quella di Rocca Rispam-
i653 fu aperta a render più nobile l'in- pani, ricca di cacciagione e di bellissimi
gresso a Innocenzo X, la precedente es- basalti; sia in fine, per l'orizzonte ampio
sendole più contigua, ed ebbe un' iscri- che gode. Questo osservalo dalla sommi-
zione celebrante il cardinal Farnese, che tà della torre della piazza del Comune,
l'avea eretta o ornala. Inoltre 1' odierna è circoscritto dal lato orientale de'monti
nel 1 705 fu meglio decorala. E' detta an- Cimini ora denominati Monte Soriano,
co '^ovia Romana, per condurre a Roma. Monte della Palenzana, Cime della Mon-
Wolerò col Marocco, che fu danneggiata tagna e Monte Fogliano. La minima lun-
nel I
7gg quando repubblicani francesi i ghezza della visuale è di circa 3 miglia,
batterono con artiglierie la città, nella di 6 la massima. Nell'area da questa par-
quale occasione i viterbesi mostrarono te si osservano la terra di s. Martino, a-
mollo coraggio. La 4" porla, riedificala bilazioni rurali, e deliziosi casini sul pen-
nel 1727 dal comune, chiamasi s. 71/aWeo, dio de' Cimini. Nella parte meridionale
benché dovrebbe dirsi s. Mattia dalla si scorgono i monti della Manziana, mon-
chiesa vicina e poi atterrata. Anticamen- te Virginio, imonti della Tulfa e dell'Al-
te si nominò porta dejl' Abbate, poiché lumiere, monte Romano, e il mare Me-
fuori le mura si presentava di faccia la diterraneo. La mìnima lunghezza della vi-
i5g V 1 t V I T
sua le è di circa 2ò migliaia ma^simaquasi pagine ia foglio grande coU'opera puh'
5o. Da questo laloè visibile l'antica cillà di blicata nel 174^» n^a a me non è per-
Toscanella. Nella parte occidentale, vie- messo per l'ampiezza della materia, che
ne terminata dal oiare, dal monte Ar- ragionare del più principale, non senza
gentare, da'monli di Canino, Valentano tener presenti il Castellano,il Marocco (il
e Ischia, da'monti Amiati, di s. Fiora, di quale dice aver proceduto coli' odierna
Eadicofani e da Monte Fiascone. Dal la- Guida di r'ilerbo),\l Palmieri e altri re-
vieto, dagli A pennini e da' monti di Vi- nel (ormale e materiale della città. Non-
torchiano. La lunghezza minima della vi- dimeno io tanta vasta materia, e con mol-
suale è di circa 7 miglia, di 60 la massi- teplici asserzioni, ad onta della diligen-
ma. Da questa parte si distinguono ii za, temo in alcuna cosa equivocare. Le
borgo della Quercia, e la terra graziosis- pubbliche vie sono numerose, molto ara-
sima di Bagnaia, la quale con s. Martino pie e assai bene lastricate di peperino; e
e Rocca del Vecce è nel suo fertilissi- belle sono pure l'esterne, comode a'traa-
mo territorio. L'interno circuito della siti, e deliziose a'passeggi, massimequella
città è di 3 miglia, circiler elice l'ultima che conduce al santuario della Quercia,
proposizione concistoriale, e divisa iu 4 \eramente nobile, fuori diporta Fioieoti-
piccole colline e colle sue valli, separate, na.41 suburbano non manca di poDti,4 de-
al dire del Coretini, da alcuni fìumicelli scrivendone il Bussi come precipui, cioè
o torrenti, il più notabile essendo 1' Al- Camillario o di s. Valentino ; di s. INicolò
cione Urcionio, poiché gira macine da mollo antico perchè restaurato da Vespa-
olio e da grano, e serve a vari opifici!, siano (de' quali dovrò riparlare); di Ro-
come vuole il Palmieri. Però è da av- ma edificato da Gregorio XIII; e di Gradi
vertirsi col Bussi, che piccoli torrenti i vicino alla chiesa omonima. Gaie e bea
che scendono da' monti Ci mini e scor- disposte sono le piazze, fra le quali quel-
rono per la città sono 3, cioè Paratus- la dell'Erbe, sempre piena di abbondan-
so, Urcionio e Velulonio, i quali riuni- ti frulla e copiose ortaglie; quella assai
ti formano il fìumicello Faule, transi- spaziosa della Rocca ; la piazza grande
tandosi sui ponti Tremoli, s. Lorenzo, del Municipio, ov' è il bel palazzo Dele-
Paradosso, e altro per cui da lollurna gatizio, oltre quello molto vasto del Co-
si passa a Petidonia, due rioni della cit- mune. Delle molte sue piazze, il Bussi
due dicendosi Ariano q Lon-
tà, gli altri descrisse le i4 più rinomate. Possiede Vi-
gola, ne'quali sì suddivide tutta. Queste terbo ottime e copioseacque potabili, che
contrade ricordano nomi dell' antiche
i scendono da'vicini monti, e vi sono iso-
città etrusche colle quali si formò Viter- late fontane, fra le quali primeggiano la
bo, secondo i patrii scrittori, come nar- bellissima fontana Grande, di gotica for-
rerò alla sua volta, colle correzioni del- ma, costruita nel 1207, che riceve l'acqua
l' Orioli. Però tali torrenti più volte ca- da un antico condotto e la versa in co-
gionarono alla città pregiudizievoli inon- pia nella piazza Sipali, il Bussi offiendo-
dazioni. L' an)piezza delle strade e delle ne la figura. La grandiosa fontana del-
piazze, la copia e vaghezza delle fontane, la Rocca, al dire del Palmieri elegante
la magnificenza degli edifizie la sontuo- disegno del Vignola, edificata nel i556
sità de' templi, rendono Viterbo decorosa dal cardinal Farnese, riferisce Marocco,
e niente inferiore al più delle città, che ma dall' iscrizione che offre si trae che
compongono lo Stalo di s. come
Chiesa, la compi, avendola ordinata il cardinal
rilevò il Coretini. Di tutto minutamente Ippolito d'Elste altro legato; come e)»pres-
trattò il SLkO concittadino Bussi, in 47^ samente notò il Bussi nel darne la figa-
V i T V 1 T 1 59
ra e riscrizione. Quella assai graziosa di generale di s. Chiesa la fece rifabbricare^
piazza dell'Erbe, situala quasi nel mezzo ponendovi questi solennemente la prima
della città, secondo il Marocco, che l'al- pietra l'S marzo: la ridusse ragguarde*
ti'ibuisce al Viguola, dal cui fusto nel vole e validissima, e munì d' uu pozzo
centro del bacino sporgono in fuori 4 d' acqua. Finalmente, Clemente XII uel
mensole su cui sono 4 leoni di peperino, 1738 per fondare iu Viterbo l'ospedale
iquali posano una zampa su globi qua- o ospizio de' trovatelli, a suggerioienlo
dripartiti colle lettere F. A. V. L. parie del cardinal Porzia, per locale assegnò
delio stemuìa viterbese, ed il Cussi ne la Rocca, facendola ridurre abitabile e
produce il disegno, coll'arme del cardi- adalla allo stabilimento, di cui più avan-
nal Farnese, e il Marocco l' iscrizione ti. Dissi già che nella piazza grande del
coiranno i588. E la vaga fontana nel- Comune, vi è il palazzo apostolico deco-
l'atrio del palazzo Municipale, nella qua* roso, il quale elevasi nel suo lato meri»
le 4 delfini sostengono le tazze superiori dionale, residenza de* delegati aposto-
e gli emblemi della città, spruzzando lici, del tribunale della giudicatura, e
graziosamente l'acque. Me'tempi andati, degli uffizi governativi. Dal lato occiden-
Viterbo fu delta la citlà delle Fonta- tale sorge il magnifico palazzo Muni-
ne, osserva il Bussi, e tuttora 9 esistono, cipale o del Comune, uno de' più grandi
aiferma Marocco. Le pii' alte torri di Vi- e belli de* domini! della s. Sede, sia per
terbo superstiti, sono quelle del Comu- comodità e ampiezza, come per orna-
ne, dell' Orologio vecchio, di Scaccia- menti e magnificenza; cominciato nel
Piicci, del Duomo, e della Rocca, la qua» 1264 e terminalo nella parte esterna nel
le ne' popolari tumulti serviva di sicuro pontificato di Sisto IV. Il suo interno è
asilo a' Papi ed a' presidi della provin- più rimarchevole, poiché nell' atrio, ol-
cia. Il celebre legato cardinal Àlbornoz, tre la suddescrilta bella fonte, al lato si-
a prevenire che Viterbo fosse ulterior- nistro vi sono 6 statue etrusche di pepe-
mente tiranneggiala da' prepotenti, fece rino rappresentanti sacerdoti con patere
s. Lucia una
edificare presso la porta di sopra sarcofagi trovati nel 1694 nelle
molto valida fortezza, la quale venne grotte sepolcrali dell' agro Cibelario, og-
chiamata col suo nome, per averne pure gi Cipollara : la corte è ben ideata. Asce-
designalo il sito, e gettata ne'fondamen- sa la scala grande si vede incastrato uel
ti la I.' pietra a'26 luglio j 354, e quindi muro un antichissimo geroglifico e^pri-
sidisse la Rocca. Indi da Bonifacio IX, menle una vite con grappolo d' uva, un
venne nel iSgS ridotta iu miglior for- nido d' uccelli sulla souìmità, una sala-
ma con grosso e saldo muro, colla spesa mandra sul ceppo e due teste umane a
di 1 3,000 ducali d' oro, oltre l'operalo lati. Si crede simboleggi la favolosa ve-
da'viterbesi, quali gratuitamente lavo-
i
nuta eie vittorie d'Osiride in Italia. Sul»
rarono per l'acquisto dell'indulgenze la volta e pareti della 1
."
sala sono dipin-
concesse dal Papa, Wel i434 viterbesi • ti a fresco di buono stile i prodigi di Ma-
avendo udito il tradimento del castella ria ss. della Quercia, ed è degna di ri-
no della rocca di Spoleto, e le funeste marco un'immagine della Madonna col
conseguenze che ne patì la città, dubi- s. Bambino della scuola di Pietro Perugi-
laudo del proprio, certo con assenso del uo,espressasur una lunetta. Segue lagrau
legato Vilelleschi, demolirono gran par- sala Regia, o come altri dicono dell' ac-
ie della propria Rocca, ed in vece risto- cademia degli Ardenti, nelle pareti del-
rarono e fortificarono le mura urbane. la quale si vedono dipinte le principali
Ma poi ripullulate ia Viterbo le fazioni, storie di Viterbo, e i personaggi più ce-
Calisto 111 uel 14^7 dal nipote Borgia lebri e iiQomati che l' illustrarono, fra'
>6o V 1 T V I T
quali l'iinperatore Micheieilei 1 260, foD- Baldacchino, onore concesso da Benedet*
datore tlella dinastia de'PaleoIogi che re- io XIII al magistrato municipale, e do-
gnarono in iNicea e poi in Costantinopo- ve questo fa ricevimenti solenni nelle oc-
li, ed il Papa Paolo III non che la topo- ; casioni festive. Nella vicina camera de'
grafia della prinnitiva Elruria Mediterra- quadri, vi è una Sagra Famiglia del R.o«
nea, i sagrifizi de' sacerdoti dell' antico inanelli viterbese, discepolo di Pietro da
Fano di Yulturna divinità etnisca, e la Cortona. Nella stanza delle lapidi, vi è
topografia de' paesi della protincia del r originale Tavola Cibelaria in caratte-
Patrimonio di s. Pietro, a questo nuova- re greco antico, e altre iscrizioni di stile
mente donati dalla gran contessa Matil- gotico e latino, oltre il famoso e contra-
de: opere a fresco di Baldassare Croce stato decreto scolpito in marmo e attri-
bolognese. Nella soflilla, i pittori viter- buito a Desiderio re de* longobardi, di
besi Lodovico Nuoci e Tarquinio Ligu- cui ragionerò a suo luogo. La nobile cap-
stri sunnominato, vi espressero a fresco pella, già ricca d'aCfreschi e dorature, pe-
i 33 feudi anticamente posseduti da Vi- rì nell'incendio del 1817,6 solo vi restò
terbo (si ponno leggere nel Bussi e nel Co- il quadro della Visitazione della B. Ver-
retini, e ne'miei precedenti paragrafi ove gine titolare, bell'opera del viterbese Fi-
in buona parte ne parlai o li descrissi, lippo Caparozzi detto lo Spagooletlo, Nel
e perciò con diversi tratti della storia de' piano superiore è il ragguardevole ar-
viterbesi. I nomi loro, e di altri 5o ca- chivio segreto, cominciato nel secolo X,
stelli, li riferirò parlando del Comune). in cui si conservano insigni pergamene,
Sulle 4 grandi pareti si vedono ì più im- eccellenti libri e scritture ris'uardanti
o la
portanti punti della patria storia da' re- comunità. Avverte il Bussi,che prima che
motissimi tempi etruschi fino termine al fossero pitturate le stanze municipali e la
del secolo XVJ, in tanti quadri ben im- vaga cappella, erano ornale di vari motti
maginali dallo storico viterbese Dome- sentenziosi fatti collocare neh 556 dal ce-
nico Bianchi nel ì5g2. Dalla sala Regia lebre d. 'Giacomo Sacchi viterbese nel suo
si pas«a ad un gabinetto accademico, co- magistrato, quali riporta il Bussi. Questi
minciato nel 1821, ove sono raccolti mol- e Cordini descrivono luoghi assegnati
il i
tissimi vasi etruschi, urne, sarcofagi, ido- nel palazzo pubblico al monte di pietà,
lelti diversi, ed oggetti mineralogici, tut- alla vendita de'pegni a suon di tromba, al
to rinvenuto in alcuni scavi fatti nel ter- monte frumenlario, al collegio degli av-
ritorio Viterbese. Nella vasta e non raen vocati, procuratori e notari della città.
dignitosa sala de' Comizi, ove adunasi il I medesimi discorrono del palazzo conti-
consiglio municipale, con sedili intorno, guo, ove i conservatori risiedevano pri-
vi sono molte immagini d' antichi eroi ma di Sisto IV, in cui si formò il teatro
dipinti a chiaroscuro dal eh. Teodoro Si- de'uobili, e sotto i luoghi per la dogana
ciliano, ed ivi sono memorie che ricorda- e l'archivio pubblico. Notò il Bussi che
no i benefìzi elargiti a Viterbo da'Papi, sulla loggia del palazzo nel i638 si col-
IO de' quali vi soggiornarono colla cu- locò per pubblico decreto la statua della
ria, dagl' imperatori e da' re. Nella pros- B. Vergine, la quale ogni sera all' Ave
sima sala dell'Aurora vi sono i busti de' Maria, dopo accede due torcie innanzi, si
Papi Benedetto XIII e Pio VII, beneme- scuopriva al popolo esistente nella piazza,
riti della città, e sulla volta si ammira e il suono delle trombe l' invitava alla
una bella copia dell'Aurora eseguita dal recita della Salutazione Angelica. La
Zuccari nel palazzo diCaprarola, il qua- bella torre quadrata del Comune col bel-
le originale, disse il Castellano, è ormai l'orologio pubblico sulla cima, è in uà
perito. Muguifica è pur la salu detta del angolo del bel palazzo destinalo all'am-
1
V I T VIT 161
3.° ordine al cui monastero appartenne. meroso pubblico, ivi adunato, prorom-
J>ou mancano altri ragguardevoli palaz- peva in vivi elogi a gloria dell'egregio
zi, e presso le famiglie più distinte si architetto, che seppe riunire tante perfe-
trovano pure dipinti di pregio. Scrisse zioni dell' arte. Il vasto palco scenico,
il Bussi, che da non molti anni, ossia ne' gli annessi locali, a comodo degli artisti
primi del secolo passato, nel menzionato teatrali, nulla lasciano desiderare per la
palazzogià residenza de'conservatori mu esecuzione di un imponente e grandioso
uicipali, i nobili fabbricarono un teatro, spettacolo. Contribuisce a compiere la
a distinzione di altro fatto erigere da'Mer- magnifica opera del cav. Vespignani il
canti. Indi disse il Castellano, il teatro bellissimo sipario, dipinto dal rinomato
del Genio servire alle sceniche rappre- romano artista sig. cav. Pietro Cagliar*
sentazioni; ed ora il più moderno Pal- di,ove si ammirano quegl' Italiani che
mieri nel 1859 pubblicò avere Viterbo furono sommi nella tragedia, nel dram-
due accademia Filarmonica,
teatri dell' ma lirico, nella commedia, musica e dan-
fifelGiornale di Roma del 1 855, p. j^S, za. Guidati dalle rispettive Muse al tem-
si legge. » Viterbo 5 agosto i855. La pio della Gloria, essi ricevono dalle ma-
grande apertura del nuovo teatro di Vi- ni di Apollo il meritato alloro, mentre
terbo V Unione (nome allusivo a* gene- la patria Storia ne incide gl'illustri no-
rosi cittadini, che si univano al Co- mi in pagine eterne da Dante fino a Ver-
mune di questa città per adornarla d'un di. L' effetto prodotto da tal quadro fu
monumento sì utile e decoroso) ha avu- immenso, ed il pubblico, nella speranza
to luogo la sera del 4 corrente agosto di vederne l'autore, invano prolungava
con quella pompa che si attendeva. Non i suoi applausi, eh' esso in seno alla sua
è da maravigliare se accorrevano da'cir- famiglia, sfuggiva ad un'ovazione, che la
convicini paesi e città, non che dalla no- sua modestia forse non attendeva.Lo spet-
stra capitale, in folla persone bramose di tacolo, come prevedevasi, fu degno del-
ammirare la gran-
unirsi a'viterbe>i, per l'armonicissimo edifìzio in cui venne rap-
diosa opera dell'architetto romano sig. presentato. JNel f^iscardello, moltissimo
conte cav. Virginio Vespignani, già ben si distinse Colini, 1» Boccabadati, Nau-
noto nella nobile arie di Bramante e Vi* din ; piacque Laterza, la Sbriscia, Tese-
VOL. GII. 1
i62 V I T V IT
dizione (lell'opero, le belle scene del Cec- chilà; stantechè è semicircolare colica
cato. Il Fornaretlo (ballo del Rota) in- prolungale, le quali però non superan
codIiò il pieno favore del pubblico : lo- la tangente del circolo, e termina al pri
dalissime anche le scene del Bazzsni. cipiar del proscenio o bocca d'opera,
Ricco, magnifico si rinvenne il vestiario, suo diametro è di palmi 64' I palchi so5
le decorazioni si dell'opera che del bal- no 2 5 per ordine. Gli ordini sono 4> ov'è
lo. E qui vuol giustizia che onorevol- al di sopra il lubione o loggiato. I palchi
mente si nomini il sig. conte Cesare Poe- poi sono comodi e offrono spazio suffi-
ci, che scello tra gli altri soci azionisti, ciente per ben goder degli spettacoli, llj
con tanto zelo ed intelligenza guidò a soffitto è lunettato e dipinto con isvatìA
compimento il nuovo teatro, sormontan- te rivoluzioni d'arabeschi, ed i parapetti
do diflicoltà immense, per cui questi ri* de'palchi, i pilastrini di divisione e le cor-
conoscenti offrivangli un'epigrafe di me- nici che ne girano sugli architravi sono
ritata lode. Talmentechè furono in tutto di buonostile con fondo bianco e messi
il migliore. L'architetto seppe sciogliere il suo splendore. Egli figurò il tempio del-
problema od ottenere un bel teatro, suf- la Gloria con Apollo, che avente una co-
ficientemente spazioso, decorato sempli- rona d'alloro per premio al vero merito,
cemente e con leggiadria, ed in lutto so- sta fra'4 grandi poeti italiani, e mira al
noro. Un portico e quindi dappresso al gruppo de'celebri compositori di musica
medesimo un doppio vestibolo offrono il Cimarosa, Rossini, ljellini,Donizetti,Mei"-
principale ingresso a 3 fornici, al lato de' cadante, Verdi, Ricci, ec. : di poco disco-
quali si trovano il caffè, il botteghino, il sti si stanno i poeti comici e drammatici
corpo di guardia, il guardarobe e le due fra'quali t'è dato vedere Melastasio, Gol-
grandi scale che conducono agli ordini, doni e Giraud, quindi i coieografi Viga-
la cui area si verifica per la lunghezza dì no, Panzieri , ed alla destra pensanti si
tezza dell'ordine i." e 1° de' palchi nel- Questo sipario è bello, le figure sono be-
r interno della sala , ed il 2.° ne nota il ne aggi uppate, la composizione del tutto
ed il 4'°> mentre l'attico con cui ha
3.° è m«ravig!iosa. Un palco scenico è spa-
termine insegna al loggiato. La sala pe- zioso ed ampio, largo palmi 120, lungo
gli spettatori presenta una bella figura e palmi 108, ed offre lutti comodi, e per i
sa del meglio dell'arte della buona anli- fino la porta sulla strada da dove e ca«
V IT VIT i63
vallie carri che servono allo spellacolo lo si estende sulla prateria delta di Sai-
ponno (arsi passare. Al puri del 3.° ordi- lupara, 1' altro posteriore vien formato
Il lutto di questo teatro (a la lode dell'ar- viso da 8 grandi pilastri, che dal suolo si
cliitetto conte Virginio Vespignani. E Vi- elevano a sostenere il cornicione del tet-
lerbo deve andarne superbo". Due altri to. Nel mezzo la porta vien formata da
leslampe, volle moslrareche Viterbo tre- L'interno contiene ambienti salubri e se-
'
vasi nello stadio di lodevole emulazione parali, mediante carceri segrete, larghe
colle principali città dello Stalo Ecclesia- o galeotte, correzionali e pe'ragazzi, per
stico, per promuovere e accrescere i co- le donne, infermerie, altari per gli eser-
modi de' suoi abitanti e il decoro civico, cizi religiosi, e le odlcine necessarie , da
in uno la sicurezza politica e l'igiene. Per- per tutto regnandovi la sicurezza dall'e-
tanto venne pubblicata nel t. 87 delGior- vasioni. In breve, questo stabilimento car-
nale Arcadico, e ristampata Sul a parte: cerario può servir di modello e norma
nuovo Carcere e sul pubblico Macello di simili edifizi. Fu eziandio provvido
creili in Viterbo. Notizia dell' avv. Ste- consiglio il rimuovere la grande turpitu-
fano Camilli, Roma 1 84 '• L'antiche sue dine, che degradava Viterbo, cioè l'arbi-
prigioni presentavano inconvenienti per traria mattazione di bovi, vacche, porci,
l'angustia, irregolarità del locale e topo- agnelli ec, in ogni luogo che restava co-
grafica posizione. Basti il dire eh' erano modo agli spacciatori di carne, pizzica-
situale nella più nobile e decorosa parte gnoli e anche particolari. Sovente le vie
della città, presso il palazzo Comunale, e le piazze vedevausi perciò conlaminate
sulla bella via di strada Romana, e sulla da sangue e immondizie, ed ammorbare
maestosa piazza del Comune, ove d'ordi- col fetore, oltre disordini che accennai
i
nario han luogo ì pubblici spettacoli e il nel voi. LXXXIV, p. i4i, nel descrivere
pubblico passeggio. Per lo zelo del dele- lo stabilimento di IVIattazione in Roma
gato apostolico mg.' D' Andrea, la coa- (al quale nel i85g fu aggiunto, dalle
,
discendenza del cardinal Tosti pro-teso- fondamenta edificato, un locale destina-
i riere generale, el'annuenza di Gregorio to per coloro d'ambo i sessi, i quali per
\ XVI in esaudire i voli de'viterbesi, per- qualche parziale fisico difetto, avesse-
petuati con iscrizione monumentale nel ro bisoguo de' così detti bagni anima'
prospetto del nuovo carcere, questo col- //.Quindi attivato nell' estate del 1860,
l'opera lodevole di Vincenzo Federici vi- sperimentarono il bagno animale 65 per-
terbese, ingegnere in capo d'acque e stra- sone. Ne rende ragione 1' Eplacordo di
de della delegazione, fu eretto nell'estre- Roma 1861,
del col n.° 28). A porre
' noità della città presso l'antica Rocca. La un termine a un tal inconveniente, in-
fabbrica è solida, di forma quadrilunga, tollerabile Co'progressi della civiltà mo-
cioè di palmi 320 sopra 60, della quale derna e il decoro della città , si conce-
uno de'maggiori lati fornaanle ilprospet- pì r idea d'un pubblico Ammazzatoio o
iG4 VIT VIT
Macello, ove animali suirKiicali
Uilii gli nrcìdiacono dellaChicsa romana,compro-
e simili fossero uccisi e mondati, intli in- teltore di Viterbo, e già ad esso intitola-
viati a'Iuoglii eli smercio e alle case par- ta quando fu elevata a tal grado. L'an-
ticolari. Il locale fu destinalo dalla civica tica tradizione la vuole piantata sulle ro-
magistratura nel piano di Faule ,
posto vine del tempio d'Ercole, che il Castella-
fra la collina del Duomo e quella della no dice costruito nell'anno 479 '^'' ^''*
Trinità, e prossimo alle mura castellane ma , nell'area dell'antico castello di tal
e alla porta della città che apresi alla via nome, del quale meglio più innanzi. Il
spetto su d'uno de'maggiort lati presen- con altri avanzi di solidissima costruzio-
ta un portone d'ingresso e altro di egres- ne, dopo ili." quarto del secolo corren-
so, posti nelle due metà di esso, a' quali te vennero improvvidamente distrutti.
si perviene mediante ponti sull'Arcione, L'architettura della cattedrale è mista e
ed un'iscrizione intermedia. Nell'interno partecipa del medio evo , e in parte di
sono distinti il mattatoio pecorino e ca- gusto gotico,' come campanile con suo
il
prino, quello del bestiame vaccino, quel- orologio, e le colonne che la dividono in
io del bestiame porcino. Vi sono piazze, 3 navi, le cui volte e finestre si devono
fontane, rinchiuse, ambulacri e altri lo- al vescovo cardinal Stefano Brancacci.
rali, per la custodia e macellazione delle Nella media sono rimarchevoli o meda* 1
Fra' principali e grandi edifizì di Vi- glio Urbano fece opera insigne nella vol-
terbo, primeggia il duomo cattedrale, ta della navata di mezzo, esprimendovi
sotto l'iuvocaziotie di s. Lorenzo martire il martìrio di s. Lorenzo. Nella cappella
V I T V I T i6j
cui sono ejjualmentei freschi laterali nel- tempio, lo ristorò, ampliò e nobilitò, e di
la cappella di s. Lucia, il vescovo cardi- più a sue spese eresse la sua grandiose!
nal Sacchetti notabilmente iograndnl co- facciata, ove si legge il tuo nome, ed il
vfalo iu questa chiesa nel 1 876, nel luogo tuzioni di quella osservala da' canonici
ove fu posta marmorea epigrafe. Un'am- della chiesa de'ss. Stefano e Bonifacio, la
polla con porzione de'carboni, grasso e quale fu unita alla cattedrale. Da ossesi
8<ingue del glorioso S.Lorenzo, fu donata ricava qual fosse nel i 346 la disciplina
da Gregorio XVI; di che parlerò alla sua de' canonici secolari. Dice la proposizio-
epoca, ne' cenni storici di Viterbo. Vi so- ne concistoriale, comporsi il capitolo del-
no sepolti Papi Alessandro [f^e Gio-
i la i." dignità dell'arcidiacono, della di-
vanni XX[[F.), del quale ultimo il Bus- gnità dell'arciprete, di 16 canonici, com-
si olire il disegno del monumento sepol- prese le prebende del teologo e del peni-
crale, colla figura ornata del Triregno tenziere, e di IO benefici-ìli, oltre altri pre-
(/^.). Inoltre racconta, che la prodigiosa ti e chierici addelti airuinziatura. Il Bus-
immagine del ss. Salvatore che si venera si osserva, che i canonici sono divisi ue>-
sìgniis ad instar aUfriits capituli L'rbc' manere faci! preda del contrario partilo.
velarti, utivaleant etpossint. E così con- Ora in tale slato di cose la parte guelfa,
cesse loro l'uso de' ponlificali. I benefi- benché compressa, tentò e valse con un
ciati hanno per insegne corali la mozzet- popolare movimento di conquidere il pò»
ta paonazza con bottoni e asole rosse, e tere imperiale e sostituirvi il pontificio,
rocchelto. Neil' archivio capitolare vi è e quitidi il prefetto Simone fu espulso dal
la biblioteca con una rara, interessante e castello, mentre il cardinal Raniero Ci
copiosa collezione di ntss., pergamene ed pocci legato del Papa Innocenzo IV oc
edizioni antiche, lasciata nel iSgS nella cupava la città e parte della provincii
più parte dal celebre Latini viterbese, di Questo zelante cardinale però, affinchè]
cui più avanti. Celebre è l'episcopio, de- nemici della Chiesa non avessero in s«
nominato Doinus PonlificaUs, per aver- guilo mezzi di stabilirsi e sostenersi in
lo abitato i Papi. Esso sorge prossimo Viterbo, neli25i ordinò non solo la de-
alla cattedrale, nell'area dell'antico ca- molizione di molte torri munite spettanti
stello d'Ercole, che nel medio evo con- a* ghibellini (oltre quelle di Federico II
servò il nome di Ccstelliim Ilerciilis o e il suo palazzo), ma indusse pur anco i
provvisa aggressione mediante le mura IV, cioè Alessandro IV nel i25r). Urba-
di recinto, e l'elevazione del suolo. Il pro- no IV neliaGi e Clemente IV nel 1265,
spetto del giù palazzo papale, ora vesco- a stabilir la loro residenza in Viterbo. Du-
vile, colla sua scala, 1' olFrj il Bussi e ri- rante il pontificato di quesl* ultimo, Ra-
produsse il viterbese ei udito avv. Camilli niero Gatti capitano generale della città,
neìV ^ Ibnni di Roma, 08, ed ivi 1. 1 i, p. i riflettendo che i Papi ivi mancavano d'un
narra. Allorquando l'imperatore Fede- conveniente palazzo d'abitazione, volle a
rico Il nel 1242 (era sede vacante la , proprie spese (altri scrittori dicono, a sua
quale cominciata l'S oltobrei24ii ebbe cura, ma a pubbliche spese) edificarne
termine a'24 g'"8"^ i243 coli' elezione uno sulle rovine del castello d' Ercole
d'Innocenzo IV seguita in Ànagni. Dipoi prossimo al duomo, il quale credesi eret-
Federico lì essendo a Terni, \)ev trattar to sulle fondamenta dell' antico tempio
la pace il Papa si condusse co' cardinali d'Ercole, come già dissi. Ciò si elleltuò
a Civita Castellana a'y giugno 1244» "i^ nel 1266, il che si trae dalla lapide esi-
conosciute l'insidie di quel persecutore stente sulla porta principale del palazzo.
della Chiesa, si ritirò a Sulri, e per Ci- Nel seguente 1267 l'altro cittadino An-
vitavecchia fuggì in Francia) trovavasi in drea Rerallo de' Bercili (meglio di Be-
Sezze col Papa, ed occupava Viterbo co' raldo Gatti), anch'esso di casa Gatti os-
suoi ghibellini, iu questo castello avea fis- sia de' Brettoni e capitano generale del
sata la sua residenza il legato imperiale Patrimonio, mosso da gentile emulazio-
o prefetto Simone di Chieti. Era poi ben ne (ma egualmente a pubbliche spese),
necessaria ogni precauzione in que'iempi aggiunse al palazzo un elegante terrazzo
in cui anche dentro le singole città oscil- sopra un magnifico arco con una fronte
lavano alternamente le fazioni GhihelU- di pietra, ed eleganti trafori gotici pure in
ne e Guelfe (/^ .), ed ogni signore procu- pietra, ne'due opposti lati, lusso ornamen-
rava di rendere la propria casa una pic- tale dell'architettura di que' tempi. Sul
cola fortezza coll'erìgervi qualche torre, muro del terrazzo altra lapide ne fa ricor-
,
V IT VIT 167
do. Questa coll'altra, ambo in tersi latini, denominalo il Catilina Inglese, e per le
, si leggono uel Bussi ed eziandio riportano sue dissensioni col re, derivarono quelle
Camilli e il iMarocco, 11 singolare poeli- riforme, le quali ampliarono le libertà
il
to. Questo palazzo die'origiue al regola- mento. Nell'ultima sua guerra, marcian-
re Conclave (^^.), non essendosi ancora do contro Odoardo primogenito d'En-
introdotto, per l' Elezione de' Ponte- rico HI, il quale teneva seco in prigione,
ficì (^^), e sue leggi che riportai in tati il principe inglese con istratagemma lo
articoli. Imperocché, come in essi e in al- vinse e uccise nella battaglia d'Evesham
tri narrai morto in Viterbo Clemente
, a'4oa*5 agosto 1265. Indi fece a pezzi
do le riportate nelle Relazioni stampate era stato scomunicato dal Papa, per es-
in Viterbo, in quella della i.' si legge sersi ribellato co'baroni faziosi, al suo re
diecìollo cardinali ; nella 2/ quindici. ecognalo; tuttavia avendo favorito i mo-
Sarà fallo tipografico). A togliere tale naci, questi ne raccolsero lesparse mem-
deplorabile discordia, avendo approda- bra, e gli diedero onorevole sepoltura.
quando
da Bagnorea, ministro
I T
1
r uccise; e profiltando del terrore in cui generale de' minori e poi cardinale, che
erano assorti gli astanti, aiutato certo da' ivi trovavasi, e vedeva
gravi e grandi i
sepolto nella cappella reale, scorgendosi cialmente il loro capitano Raniero Gatti
nel suo avello la propria statua reggen- a chiuder le porte di Viterbo, acciò niu-
do una coppa d'oro, con en-
colla destra no de' cardinali potesse evadere. Allora
tro il suo cuore imbalsamato, secondo il io, ch'essiconvennero di ritirarsi nel pa-
racconto del Bussi. Per si atroce misfat- lazzo poc'anzi innalzato dal Gatti, ed ivi
to, inorriditi^ dolenti e confusi, partiro- procedere alla grande opera. Furono per-
no subito da Viterbo Carlo I e Filippo tanto formate altrettante celle di legno
HI, non più curandosi di sollecitare l'e- nella maggior sala quanti erano cardi- i
suo amico, divenuto poi Odoardo I re scovo d'Ostia e Velletri detto Y Ostiense^
d'Inghilterra circa ili6novembrei272, il 7 coileghi gli rilasciarono un diploma
recatosi in Orvieto a venerare il nuovo (lo produssi nel voi. XV, p. 260), colla
Papa, gli domandò giustizia contro Gui- singolare data : Daliiin Filerbii in Pu'
do di Monfort. Laonde il Papa con boi» latto discoopertoEpiscopatus Filerbieti'
la data in Orvieto ne ordinò il processo, sis V 1 1 idus junii anno Dai. mcclxx, mu-
citandoGaidoa comparireinnanzi al suo nito de' loro sigilli in cera gialla (rossa
tribunale apostolico, in uno a'suoi com- dissi col Magri , canonico teologo della
plici ; e siccome non comparirono li sco- cattedrale), acciò fosse lasciato uscire, col-
municò. Dipoi il Papa trovandosi in Lio- la rinunzia al diritto di quell' elezione,
ne impose severa penitenza a Guido di onde si ritirò in Orte e poi in Francia.
Monfort, ch'erasi costituito prigione, a li- Finalmente dice il p. Bonucci, Istoria del
berarlo dalla quale decretò la multa di B. Gregorio JV, alle vive persuasioni del
8000 oncie d'oro, per la quale contri- cardinal Giovanni vescovo di Porto, e di
buirono le seguenti città guelfe d'Italia: s. Bonaventura, gli elettori il i.° settem-
Firenze! eoo fiorini, Siena 2000 e al- bre 127 compromisero in 6 di loro
I si
trettanti Pistoia, Sodo Orvieto e altret- ad eleggere il Papa, anco fuori del loro
tanti Monte Pulciano, e 4oo Parma. Or collegio, nello spazio di 2 giorni,e colcouf
si riptenda il filo d^l r.ftcconto. Per l'a- sigilo di s. Bopaventura stesso nel me-
V 1 T VIT 169
desi mo giorno elessero Teobaliìo Viscon- nn fregio, lasciato stare quel che a noi
ti legalo de'crociali in Siria, \\ quale ac- non importa e che accenna a età forse
cettando a' l'j ottobre prese il nome di alcun poco più recenti, ha lo stemma,
Gregorio X e si recò a Viterbo. Tuttora che più volte ricorre, di Viterbo, interca-
si vedono nel pavimento di pietra delia lato (sic) a quello de'Gatteschi e all'aquila
tata del palazzo, oggi episcopio, moltissi- de'Prefetteschi(de Vico),dove esso stem-
mi forami praticati per l'impianto delle ma viterbese riducesi tulio alla figura ia
travi e celle del conclave. E fu Gregorio rilievo del leone progrediente, cheha die-
X che ad impedire la riproduzione del tro di séuna picca dritta col ferro trifì-
deploralo inconveniente, emanò le cele- do simulante una foglia di trifoglio; ma
bri leggi e norme pe'successivi conclavi. non con l'altro che appaia di lellere o di
Questo palazzo sebbene riformato e mo- globo". Così l'Orioli, la cui affermazione
dificato in varie guise nel corso di ormai si rannoderà a quanto dovrò dire sullo
6 secoli; sebbene crollasse in un'estremi- stemma municipale. Il Bussi, sull'episco-
maggio 1277, mentre l'abitava
tà a' IO pio precedente al descritto, ci narrò. Men-
Giovanni XXf[f'.), che ne morì dopo 6 tre Gregorio IX Irovavasi obbligato a
giorni per la ferita riportata (non pare trattenersi in Viterbo, nel i235 la prov-
schiacciato mentre dormiva, come scrive videdel vescovo Matteo,a cuiordinòd'am-
Palmieri; affermando Marocco che vedesi pliare il palazzo vescovile, per essere mol-
la camera sotto cui perì), e perciò sia dimi- to angusto. Subito il nuovo vescovo l'ub-
Duito nella sua estensione; pure conser- bidì, colla demolizione del pubblico spe-
va parte delle mura ove accadde tale ro- dale che stava tra l'episcopio e la calte»
vina ; conserva le principali sale ed am- drale, e con fabbricare altro spedale nel-
bienti, e le grandiose imposte di pietre la contrada s. Antonio in Valle. E sicco-
lavorate delle finestre dal lato della val- me i Papi sovente si ricoveravano in Vi»
le di Faule; conserva alcune rimanenze terbo, e perchè il palazzo che allora abi-
de' be' trafori del terrazzo sormontati da' tavano presso la chiesa di s. Francesco,
bassorilievi di leoni, che costituiscono lo oltre l'essere non molto comodo, era an-
stemma di Viterbo; e conserva altresì le che non poco distante dalla cattedrale, il
due memorate lapidi in caratteri gotici. Galli a provvederli di più agiata abitazio-
Avverte 1' Orioli essere errala la lezione ne, e per allettarli a stabilir la loro re-
della slampa nella 2.*,anchedel Camilli, sidenza nella propria patria, nel 1266 ri-
per cominciare non: Cunigerat, ma Tunc dusse in più decente e vasta forma il pa-
eral. Conviene che fu eretto il palazzo lazzo vescovile, esistente propinquo alla
dalle fondamenta dopo la sconfitta e mor- cattedrale, a tal effetto facendolochiama-
te di Federico li, nel quale luogo la grati- re fin d'allora il Palazzo Ponlificale o
tudine de' viterbesi pe'Papi.perchè da det- siade'Romani Ponlefici. Divenne celebre
ta epoca eanzi da Innocenzo IV in poi, da- per averlo abitato diversi Papi, per es-
ta il rifarsi della ciltà accresciuta di privi- sersi principiato in esso l'uso dell'attua-
legi, d' edilìzi e di leggi, e un po' ancora le conclave, e rimase l'ordinaria residen-
r interesse de' viterbesi stessi, apprestò a za de'vescovi di Viterbo, che sebbenean-
residenza de' Papi per adescarveli » e lico, è mollo grande, comodo e specioso.
dov'è famoso il i." conclave a regola di L' episcopio dunque fu ed è dove venne
chiusura,il quale ivi si tenne, sussiste an- piantato in origine. Leggo nella proposi-
cora una delle ducale (che ne richiama zione concistoriale, essere le altre chiese
evidentementeperleggedi simmetria una parrocchiali urbane 1 4 e 3 di essecolle-
2.' eguale dall'altro lato verso i giardini ginte insigni, tutte col battisteriu, ma se-
Oggi vescovili, da lungo teu^jo perita) e condo lii posteriore Statistica del i853
170 VIT V 1 T
sono di più, quali in bre*e vado a descri- la dotò. Questa collegiata ha il capito!
vere. — S. Sisto Papa e marlire, assai colla dignità del priore curato ed altr
antica e collegiata, il cui capitolo si com- I 5 canonici, tutti usando sulla colta l'ai
re due beneficiati. Tra le sue ss. Reliquie sisi, Eugenio, Pietro Alessandrino, Vii
vanno segnalate, il corpo di s. Felicita tore, Bonifacio e Corona marflri, postev
vergine e martire, sotto l'altare maggio- dal Papa e nascoste poi nel
cavo d'un ca
re, già della collegiata di s. Stefano;! cor- piteilo nel 1253 dal priore Bartolome
pi de' ss. Bonifacio e Redento vescovi di Nella solenne invenzione che ne fece il v
Perento e di s. Magno confessore, oltre scovo Abati, ad istanza del capitolod' Asi
la testa e il piede sinistro del Santo tito- gli donò parte delle reliquie di s. Saviu
lare (non si dice di quale Papa, cioè se Nel Rai^guaglio di tal invenzione, tos
Sisto /, o II o III: sembra probabile di stampato io Viterbo, non si fa menzìoil
s. Sisto, II f
di cui fu diacono s. Lorenzo de' corpi di s. Fortunato confessore e di
e lo seguì dopo 3 giorni nella gloria del Illuminata vergine, menzionali nella lap
martirio), delle quali si fa l'ostensione il de della dedicazione. lUempioèelegante
giorno di Marco, la cui processione qui
s. contiene ({uadri pregevoli. Nel 2.° altare
ha termine. Il tempio ha 5 navi, recen- il s. Isidoro è di Bar
destra dell'ingresso,
temente alterato un'ultima volta nelle ve- loloraeo Cavarozzi, nel 3.° altare si ve
nerande sue forme^ che lo rendevano il nera il miracoloso ss. Crocefisso trasferi
più nobile monumento cristiano architet- loda Fercnto: il quadro dell'altare mag
tonico di Viterbo; e possiede una cam- giore di s. Michele Arcangelo, lo dipios
pana grossa, fusa nel 1256 dal maestro Filippo Caparozzi, come il precedente vi
motivo che prospettando l'episcopio ver- entro il quale fu collocata la bella bi|
nob
so il Bulicame, si vuole che in tale sta- viterbese Gallena o Galìana o Galean
infl
gione l'aere sia men salubre. Presso que- morta giovane nel 33. Credendosi n[)ofl
i 1
sta chiesa un tempo si conservavano le essere allora donna più avvenente, e tale
scritture e lo statuto municipale. — La che da lontani paesi le genti recavansi a
chiesa parrocchiale di s. Michele Arcati' mirarla, l'esercito romano a lai fioem
g-e/o, delta volgarmente s.^rtge/omiS'/J (^- se guerra e assediò invano Viterbo, ou
tUf forse dal cognome della famiglia che dumaudò almeno iu grazia di vederla d
V 1 T VIT 171
le mura, e cos'i fu mostrala su quelle di nerale nella Rocca dopo la messa dello
s. CleinerUe. Osserva Palmieri: Tanto le Spirilo Santo cantata in questa chiesa.
donne viterbesi furono sempre per bel- l*iù altre cose mi rimangono a dire del-
lezza vantale I L' Orioli ne ragiona nel la dimora de'cavalieri, ma per unità d'ar*
Giornale Arcadico, 1. 1 1 8, p. 1 46> ed av- gomeulo le riservo nella parte storica aU
verte col cronista Della Tuccia, che i ro- la stessa epoca. Laonde noterò solamen»
mani volevano la bella Galeana a istan- le, che ì cavalieri dopo 3 anni 3 mesi ,
gue viterbese è nota , e la celebrò ulti- diploma pubblicalo dal Russi. Nel qua-
mamente Tournon negli Eludes stali s-
il le anno il capitolo collocò sulla facciata
tiqius sur Rome. Olire le due iscrizioni del tempio marmorea iscrizione celebran-
che decorano il monumento, una 3.' che te r avvenimento ed sagri doni. Nella
i
riporta, forse perì coU'anlica facciala nel chiesa il quadro dell'aliare maggiore,rap»
1549. — La chiesa antichissima e par- presentante i ss. Faustino e Giovila, lo
Luca, il cui capitolo si compone di 7 ca- l'altare del lato destro della sagrestia. La
nonici compreso il priore, al quale è af- ss. Concezione, con s. Giovanni e s. Ni-
fidatalacura dell'anime di s. Luca, men- colo, è del viterbese Pucciati. Leggo nel
tre un canonico V esercita in quella de' u. 58 del Diario di Roma àe.\\'Ò'ì^. A'
ss. Faustino e Giovila. Dopo che cava- i 5 luglio il viterbese mg.' Gregorio Zelli
lieri Geroyo/mu7flH/(^.) furono nel i523 Jacobuzi vescovo d'Jppona, per commis-
da'turchi espulsi dall'isola di Rodi [/'.), sione dell'ordinario cardi nalSeveroli,coo-
Clemente VII neh 523 concesse loro per SBgrò questa chiesa, dopo avervi nel pre-
residenza provvisionale la lloccadi Viter- cedente pomeriggio dato principio alla
bo,ed i canonici di questa prossima chie- sagra funzione collocando le iS. Relicjuie
sa accordarono loro di potere in essa e- in una contigua cappella appositamente
sercitarvi gli atti religiosi, passando essi eretta con eleganti addobbi. Durante la
ad udìziare nella chiesa di s. Lucia. 1 ca- notte, senza interruzione, i canonici e cle-
valieri vi collocarono tutte le insigni ss. ro della collegiata recitarono i salmi pre-
Reliquie e ss. Immagini portale da Ro- eciilli, finché nella mallina tornò il ve-
di, tra le ipinli cravi l'elfigie in tavola di scovo a compiere i sagri rili, ch'ebbero
Maria ss. di Fderno, che al presente si ve- (Ine colla solenne messa pontificale, alla
nera in questa chiesa col nome di Nostra quale assistè colle vesti sagre il capitolo
Donna di Costantinopoli, con molte ss. cattedrale, gli altri capitoli, il gonfalo-
Reliquie donate da' cavalieri nel fS^j, niere e gli anziani. Grande fu il concor-
U^ì (|ual auuo celebrarouo il ca[>iiuiu ^c- so e notabili i feste^iameulì, quui gioì'*
•
17» VIT V ! T
no di patria letizia per la cleclicazioae d'u- 1276. In processo di tempo perde la si;
na delle principali chiese delia città. — rinomanza e unportiinza, ne più vi si eoa
Chiesa parrocchiale e priorale di s. Lu- servano, almeno in parte, gli archivi d
ca Evangtlisla, è annessa alla preceden- comune, come dice lo statuto del 146
te collegiata, il cui priore n' è il parro- il quale parla pure di quelli altura esi
co. — Chiesa parrocchiale e priorale di stenti anche presso s. Sisto. A.d essa api
s. Maria Nuova^ già collegiata soppres- partcnne dal i5i 1 la chiesti di s. Mari
sada s. Pio V e unita alia cattedrale, e di Castiglione colle sue pertinenze. De
siccome una delle più amiche, braman- l'antico nella sua sagrestia, in urna ci
done Clemente VI la restaurazione, con pertadi cristalli, vi sono i resti d'un Cr
bolla de'i5agosloi342 concesse l'indul- ceflsso scolpito in legno coevo alla fonda
genza di 4o giorni a cIjì avesse contri- zione del tempio, interessanti per l'ari
buito limosina. Vi sono i corpi de'ss. Dio- di que'tempi; e la tavola trittica dipint
nigi vescovo e Eutizio prete. E' detta Nuo- rappresentante il Salvatore, che vi è i
36, p. 179» che chiama Viterbo sua pa- avanti la cassa che la conteneva. Il M
tria (su di che può vedersi paragrafi Fai- i rocco riporta l' iscrizione che celebra I
V I T VIT 173
IVella sagrestia vi è l'immogine del cada- te quarantene per l'anniversario, e per le
vere di s. Rosa, dopo rimasto 3o mesi feste del Santo titolare e di s. Benedetto;
ché in essa era slata tumulata, donde si concessero per ogni giorno delle loro ot-
trasportò al monastero che prese il suo tave, ciascuno un anno e 4o giorni d'in-
nome. 11 luogo ove fu deposta è occupa- dulgenza; come si legge nella lapide in
to dal suo altare e vi è tradizione che carattere gotico posta sulla facciata, ri-
— Chie-
,
nella beala morie della Santa, le sue cam- prodotta dal Bussi edal Marocco.
pane suonassero da per loro. Altra tra- sa parrocchiale di s. Andrea Apostolo,
dizione vuole, che T immagine della B. trovasi nel piano Scarlano, ed è antichis-
Vergine, che ivi si venera, [>arlasse alla sima. — Chiesa parrocchiale de'ss. Gia-
Santa, imponendole di vestir l'abito di como Apostolo e Martino. Molto antica,
terziaria di s. Fiancesco. Clemente IX a le fu unita la parrocchia della cadente
mantenimento de'religiosi, nel 1668 uni chiesa di Martino verso il 1600, e poi
s.
chiede filiali essendo quelle di s. Egidio Pellegrino martire, nel Borgo Longo,
e di s.Rocco, rinnovando così la sua an- molto antica. - — Chiesa parrocchiale di
tica parrocchia. -
—
Chiesa parrocchiale s. Zco«f//Y/o confessore, molto antica, det-
di s. Giovanni Evangelista, delta in Ciò- ta s. Leonardo in parrocchia, a distin-
cola e poi in Zoccoli, multo antica, poiché zione dell'omonima chiesa presso la via
nel 1697 fu rifusa una di lei campana del Colle della compagnia de'poveri car-
coll'iscrizione deli 087, non che per un* cerati. - — Chiesa parrocchiale de' ss. Si-
antichissima sua cattedra marmorea , e mone e Giuda Apostoli,iìt\\e monache
pegli ornati della porta. Forse nppartea- francescane del 2." ordine : meglio è par-
ne a dc'monaci, indi ebbe un tempo due larne ragionando di queste. — - Prima
rettori, con)e neh 536. Le pitture dell'al- frazione della parrocchia di s. Fiaviano
tare maggiore sono d'un Franresc'Anlo- di Monte Fiascone. — Seconda frazione
ìlio viteihese fìoiilo nel 1422. Ji' del so- della parrocchia di s. Fiaviano di Man-
dalizio del Gonfalone, di cui a suo luo- te Fiascone. — Parrocchia de'ss. Gio-
go. 11 qufidro della cappella a destra di vanni e Vittore in Selva. — Seconda
S.Carlo è del Maratta. Sull'orchestra è frazione della parrocchia di s. Donalo,
una pittura esprimente la Decollazione di con altra porzione di quella di Bagnorea
s. Gio. Battista, del Corvi, di cui pur so- e di Celleno. — Porzione della parroc-
no i
4 l^rufeli dipinti nella volta : i pro- chia di Grotte s. Stefano. —
Chiesa par-
spetti architettonici di questa gli eseguì rocchiale e rurale di s. Maria dtlle Fa*
il Marzetli, e la gloria lo Slrigelli. 11 s. rine, lungi 2 miglia dalla città, così cor-
Gio.Battisla avanti Erode.nell'altar mag- rottamente detta dal volgo, pei che eret-
gioie, è del viterbese Anton'Aogelo Fa- ta ove fu il tempio della dea Feronia. —
laschi, e il quadro del Battesimo dello Chieda parrocchiale rurale di s. Maria
•lesso Santo, è del Uomanelli. Chiesa — dell' Filerà o Edera, situala fuori la por-
parrocchiale dis. /Varco Evangelista, ^\a ta Lucia o Fiorentina, nella strada che
s.
della badia cistcrciense di Monte Amia- conduceat santuariodellaQuercia.il Ma-
te, ed un suo mouaco l'amministrava tin- rocco la dice grazioso disegno del Vigno-
ticaroente, poscia presentandone l'abba- la d'inconipieta esecuzione. Invece narra
te lì rettore. Fu consagrata ili,° dicem- il Bussi, cheil vescovo Montigli a'i5 giu-
scontri degli scrittori piti recenti sieno i medesima Madre di Dio; tuttavia conser-
seguenti2, prima essendo,secondo il Co-
1 vandosi fresca, bella e vivace come foss
5 dentro la città e g fuori di essa.
retini, ora fatta. Non venerandosi quanto me
Ora sembrami che esistano 5 in città e ritava, la notte de' 28 maggio i320 avi
y nel suburbio. Comincierò dagli urba- venne tale terribile sconvolgimento atmt
ni. —ydgosùniani della ss. Trinità, il sferico di gagliardi venti, dirotte pioggia
cui convento è di molta considerazione, e frequenti fulmini, accompagnati da spa
il chiostro è sostenuto da 36 colonne di ventevoli tremiti di terra, che ormai sem-*
peperino d' un sol pezzo, e le eccellenti brava doversi subissare la città. Per l'ae
tro lato è di Gio. Francesco Bonifazi vi- patrocinio della B. Vergine. Questa to-
terbese. La s. Margherita la dipinse il cav. sto apparve in aria cinta di splendori, la
d'Arpino: la s. Agula nella cappella de' quale invitò i viterbesi a recarsi nella cap-
marchesi Chigi si dice dello stile di Stri- pella dis. Anna, e invocare il suo aiuto
gelli, dal Marocco riportandosi l'epigra- innanzi alla propria efiigie. Recatisi fra
le gentilizia; ed il Salvatore che consegna le tenebre con fiaccole accese alla cliie-
V T 1 Vlt tyS
sa della ss. Trinila , riconobbero somi- V mandòagli agostiniani 5o 1 fiorini d'o-
gliare la ss. Immagine a quella cb' era ro a'26 luglio, acciò subito riparassero
loro apparsa, ed ivi fervorosamente sup- al distrutto. Inasprendosi le fazìorii cit-
bearne (parlando del quale, nel descrive- ria Vergine. Inteneritosi il popolo, si as-
re le atque e bagni minerali del Viter- sociò alla loro processione, e commosso
bese, dovrò tornare suM'aigomento). La il governatore di Viterbo d'Este, fece al-
gratitudine de'vilerbesi fu corrisponden- trettanto, invitandovi il magistrato mu-
te al ricevuto portentoso prodigio. Il co- nicipale e molti altri nobili, tutti insieme
mune, oltre altre monumentali dimostra- replicando 5 Pace, pace, così vuole e ,
zioni, fece fare una tavola d'argento di comanda Dio e Maria Vergine. Mira-
l4 libbre, csprimenleViterbo,cbe i con- bilmente a un tratto si mutarono g'i a-
servatori ofliirono a questa li. Vergine, nimi de' precipui fazionari, e riconcilia-
quindi ordinarono cbe nel 2." giorno di ronsi col popolo, colla bela acclamazio-
Penlecostej perchè nella notte di tal so- ne : Pace, Pace, tra l'universali lagrime
lennità era succeduto il tremendo avve- di tenerezza. Allora fu, che a confermar-
niutento, ogni anno con pubblica proces- la, il celebre generale agostiniano fr. E-
sione, dal palazzo comunale alla cappel- gidio Antonini, poi cardinale, nella cbie-
la, si rinnovasse in questa cbiesa la po- sa della ss. Trinità stessa predicò con
polare riconoscenza (il Cordini dice cbe tanta sapienza ed energia , cbe appena
si porta in ossequio e gratitudine alla B. terminata con istrumento fu solennemen-
Vergine una piccola città d'argento; e te giurata perpetua pace, e non più fa-
l'Orioli narra cbe lungamente si costu- zioni o parti , sotto pena a ciascuno di
mò la processione alla cbiesa sotto arti- 1000 ducati d'oro. In memoria di gra-
ficiali oscure volte illuminate da faci, a zia sì segnalata, e di tanta concordia, non
ricordanza delle tenebre della tremenda riuscita a'molteplici sforzi de' Papi, de*
notte), e fu lai.' di quelle che si fanno cardinali e degl'imperatori, le donne vi-
dalla città. D'allora in poi la ss. Imma- terbesi portarono un voto d'argento alla
gine fu venerata col titolo di s. Maria Li- cappella di s. Maria Liberatrice con ana-
beratrice , la quale co'' vileibesi fu sem- loga epigrafe. Il viterbese cardinal San-
pre generosa di segnalati benefizi, pre- toro nel 5o5 deliberò di rifabbricare al-
1
servando la città nel 1703 dal terremoto la Madonna la cbiesa, con più magnifi-
che flagellò le vicine città, ed a memo- ca struttura a 3 navi divise da 36 colon-
ria dal senato e popolo viterbese fu po- ne del miglior peperino, tutte d'un pez-
sta nella cbiesa lapide monumentale, cbe zo, ma ne fu impedito da sopravvenute
insieme all'altra del raccontato prodigio circostanze e dalla morte. Bensì il car-
e tempesta, pubblicarono Bussi e Maroc- dinal fr. Egidio Antonini, nel i5i4 si
co. Kel 1422 essendo attaccato il fuoco servì di tali colonne pel chiostro, ed il
alla chiesa , fu consunta dalle fiamme, nobile viterbese Giacomo Nini lo fece ab-
tranne le pareli e l'infera cappella della bellire colle suddette pittore. Continuan-
B. Vergine testata miracolonamente in- do la B. Vergine ad esser dispensatrice
tatta colla ss. Immagine, onde Martino di grazie a'suoi divoti, il capitolo Vati-
ìyG V I T V I T
cnno in»iòa Viterbo il suo canonico mg/ nistra di esso è il bel sepolcro di Papa
Francesco Bussi viterbese, con un bene- jddriano F (/^.) di marmo bianco e di
ficiato, a solennemente coronare con co- gotica struttura, ornato di musaico, eoa
ione d'oro la B. Vergine e il tlivin Fi- iscrizione in carattere gotico. Sotto di
glio ; seguì la funzione l' 1 1 novembre essa neliyi? vi fu collocata altra lapide
1715, do[)o la pomposa e grande proces- dichiarante il restauro del monumenti
sione del giorno precedente. — Mino- operato dalla sua famìglia Fieschi,acun
ri Conventuali di Francesco. Questa s. del guardiano p. Giuseppe Frezza ^1
chiesa e convento occupano 1' area del- Giyplis. Quest'ultima lapide occupa i
l' antico Castel s. Angelo, come ricorda sito di altra, ivi posta a miglior intelli
un'iscrizione deli6i4, i" cui furono re- genza delta scolpita in gotico, il disegno
staurati. Nel 1208 i viterbesi atterrarono del mausoleo e le 3 iscrizioni , ofTre i
ro suoi compagni e servi di Dio. Il santo sepolcrali sono in questa chiesa. Di fuori
con essi istituì presso s. Giovanni in Zoc- di essa si vede il pulpito in pietra, su
coli uu povero oratorio in cui I' altro , ctii Bernardino da Siena nel
predicò s.
\ilerbese fr. Soldanerio eresse uà ospe- 1426, eretto ivi appositamente per la
dale , chiamalo col suo nome. Aumen- moltitudine del popolo che non poteva
tati i religiosi, il comune donò loro la comprendere la chiesa. Nell'orto esisto-
chiesa di s. Angelo, con detto palazzo A- no gli avanzi del Castel s. Angelo e il pa^
liimannì , la quale prese il nome di s. lazzo degli Alamanni, come assicura Ma-
Francesco. Essendo Giulio II in Viterbo, rocco. Nel maggio iSgG nel convento fa
la ss. Eucaristia, che lo precedeva nel celebrato il capitolo generale de' minori
viaggio, fu deposta a* 18 settembre iSog conventuali, e dalla monumentale iscri-
nella chiesa di s. Francesco, ove a'sGsi zione situata sulla porta della sagrestia
portò il Papa ad ascoltar la messa, am- sì trae che il comune contribuì alle spe-
mettendo i frati al bacio del piede , e se, riuscì decoroso e coli* intervento dì
dando loro circa 20 ducati per l'organo circa I 5oo frati. E siccome l'iscrizione ao^
e pel pavimento della chiesa. In essa si cenna ad altro capitolo generale ivi ce
venerano le teste delle ss. Cunegonda fi- lebrato, il p. Theuli che nell' apparalo
glia del re di Sicilia, Aboudia figlia del Minorilico della provincia di Roma
re Bretagna , ed Elisabetta regina
di scrisse le notizie del Convento di s. Frati*
d'Ungheria, con altre ss. Reliquie. A de- Cesco, la stima errata, non essendoven<
stra della sagrestia si ammira la bellis- memoria nelle storie dell'ordine. — Car
sima deposizione dalla Croce di fr. Seba- vielitani calzali in s. Gio. Battista. Soj
stiano del Piombo. Il quadro dell' aitar no situali la chiesa e il convento nelU
maggiore, esprimente la venuta de'Ma- via Bordellelto (così detta per abitarv
gì, è di Cesai e Nebbia orvietano. Alla si> auticumente le luerelrici). Mentre il vi^
, •
V I T VIT 177
terhese Giovanni Battista Alrontliani prò- te fabbricata, come attestano le lapidi :
nia, contrasse amicizia con un cavalie- scovo e martire, e de'ss. Paolino ft Com-
re mantovano, il quale venuto a mor- pagni martiri, e vi è la tomba gentilizia
te e assistito dal prelato, gli espose il colsuo busto e quello della moglie. Il
rammaiico di non aver effettuala la con- vescovo Sermatteia'18 marzo 720 con- I
cepita fondazione d'un convento carme- sagrò la chiesa, e nel suo fondo se ne col-
litano per la congregazione di Mantova. locò la memoria. Compito il convento
Il prelato lo consolò, con assicurarlo ch'e- nel 1640 , i frati da s. Silvestro in pro-
gli slesso l'avrebbe fondato nella propria cessione e col ss. Sagramento si recarono
patria. In questa restituitosi, nel i5io co- ad abitarlo , intervenendovi il cardinal
minciò l'erezione della chiesa a sue spe- Brancacci vescovo, il capitolo cattedrale,
se, intitolata ni Santo del suo nome, e la gli ordini regolarie leconfiaternile. Nel-
compì neli5i5, indi costruendo il con- la chiesa Annunziala del Roma-
vi è l'
vento. Il prelato ottenne nel i5i'j per nelli; nella cappella di s. Teresa il suo
bolla di Leone X, il privilegio del bat- quadro è del cav. Mazzanti ; in quella
tislerio. per cui allora e a'tempi de! Bus- seguente il s. Pietro è di Anton* Angelo
si, nella città l'aveano soltanto la catte- Bonifazi, di cui ancora è il quadro del
Oltre che i frati con lapide perennarono furono introdotti in Viterbo per l'eser-
le benemerenze dell'Alraadiani, sotto la cizio del proprio istituto, il quale è non
base della statua che lo rappresenta in solo di assistere moribondi e confor- i
abito prelatizio, presso l'aitar maggiore tarli nel rendere l'estremo spirito, ma
sì legge analogo distico. I carmelitani ,
anco di servire maiali negli spedali ben-
i
e convento di s. Maria di Monte Carme- quale fu poi commutato nella casa che
Io, a cui concesse indulgenze Nicolò IV tuttora abitano, unita alla parlata chie-
nel 1 290. — Carmelitani
Scalzi o Te- sa di s. Maria del Poggio, concessa loro
resiani dé'st. Giuseppe e Teresa. Tro- dal vescovo Matteucci, ammiratore del
vasi nella piazza della Fontana Grande. Santo fondatore. Questa casa è una delle
Bramando i viterbesi questi religiosi, es- primitive dell'ordine. — I conventi sub-
sendo assente il vescovo, essi ne fecero urbani sono i seguenti. S. Maria —
gettare lai." pietra a'i8 aprile i634 dal della Quercia de' Domenicani. Uno de'
vescovo di Sutri e Nepi de Paoli, coll'in- più celebri santuari del mondo cattolico,
lervenlo de'frati die già abilavano pres- con borgo, distante da Viterbo oltre uq
so s. Silvestro e ne ulliziavano la chiesa. mìglio. Usciti dalla città per la porta di
Del tempio furono benemeriti viterbesi i s. Lucia o Fiorentina^ si presenta in sul-
Pietro Brugiolti con varie case che donò la destra una magnifica strada, ampia,
per l'area, e Giambattista Pettirossi per dritta, piana, fiancheggiata da ruscelli,
averla a proprie spese nella maggior par- da foDti,da spalliere di verdura e templi,
voL. cu. 12
178 VIT V I T
ed elegaDti abitazioni rurali, la quale 9Ì tica e santa sur uno de'montiCimini det-
estende e termiDa al borgo e santuario. to di s. Angelo, dalla chiesa di s. Micheli
In sulla destra vedesi alla distanza di cir- Arcangelo e presso di essa nel romita»
ca un miglio sorgerei!) anfiteatro il mon- gio,un miglio distante dall'avventurosi
te di Palenzana, o l'arauzrina, e le vette quercia, non contento di spesso visitarla
de'Cimini coronate da rigogliosa bosca- acceso un giorno di maggior divozione
glia: iosulla sinistra miri vignati, oliveti, pensò di toglierla riverentemente dall'ai
ed una valle coltivata ad ortaglie e fer- bero, e di portarla alla cappella del su<
tilizzata da un rivo, delta per la feracità romitaggio. Ivi recala, postosi innanj
Valle iVorOy e deliziosa prateria, e lun- 8 pregare, si addormentò, e parvegli v«
gi il colle è la città di Monte Fiascone der la ss. Immagine ritornare alla su
che ne occupa il culmine. Questo gran quercia. Svegliarosi , di falli non erai
rnonumeuto ha pochi eguali tra' santua- più, e andato alla quercia la rinvenne
ri del cristianesimo, sì per la chiarezza e suo silo. Stupito, la venerò, e lanciò in si
commettevano frequenti omicidii, e al- cassero, perchè il tesoro non era sotto I
tre non poche scelleratezze; la qual sel- terra. Non altrimenti alcune pie donn
va volendo la Regina de'cieli, che da ni- viterbesi, osservata la figura della B, Vei
do terribile di demonii si trasmutasse in gine sulla quercia, mosse da lumi sopei
un albergo d' Angeli, nel i4'7 inspirò ni, la visitavano frequentemente, e ce
sopra una tegola la sua sagra Immagine, te ore in orazione, dispiacente di lasciai
ed appenderla ad una quercia della selva la, se la portò a casa , da dove le spar
verso la pubblica strada. Il pio Battista ritrovandola sulla quercia. Volle riprer
ne commise la pittura a Marcello Ce- derla, e giunta in casa la ripose in un
sare Manetto, il quale espresse la B. Ver- cassa sotto chiave. Ma apertala poi, noi
gine, col divin Figlio die stringe colla la trovò. Si convinse allora del miraca
mano destra una rondine, posando la lo, tenendolo però segreto. Continuò p«
sinistra sul petto materno, e poscia l'at- rò a visitarla più spesso, eccitando gli al
taccò all'albero, presso una vigna di s. tri ad andarvi per divozione. Finalmen
Maria Nuova. Questo trova vasi appog- te piacque a Dio a manifestarla al popd
giato ad una vite selvatica, onde non sen- Io. Un viterbese, 1*8 loglio 1467 passai
za forse prodigio s' intralciarono i rami do per la via di quella memorabile quei
delle due piante, formandogli sopra co- eia, si vide improvvisamente alle spai
me un tabernacolo. La ss. Immagine vi alcuni suoi nemici per uccidei lo. A qi«
rimase 3o anni, senza altri segni di so- correndo tra gli alberi per sch«
sl'assalto,
vraumano favore, che quello di restar mirsi, alzando gli occhi al cielo per il
sempre illesa al suo posto, rispettata dal- vocar il divino aiuto vide la ss. Imm ,
l'intemperie. Ma nel 144? 'I patrizio sa- gine pendente dall'albero, e tosto si 1 io
nese Pier Domenico Alberti, che lasciali vrò sotto di esso e gli auspicii della ì
i comodi di sua casa menava vita eremi- Vergine. lu quei punto stesso i nemici pei
V I T V l T 179
dnlolo di viifa, menando colpi ferivano della Quercia, mediante una tavola d'ar-
gento rappresentante città di Siena.
$è stessi; fiimliè, pieni di ral)l)ia, lìcstem- la
lò Hartolomea, si commossero i cittadini non parla vasi che della vista restituita a*
e gli stranieri: la fortunata quercia fu to- ciech', della loquela a'muti, dell'udito a*
sto accerchiata da immenso popolo, sul sordi, degli storpi sanati e così delle gua-
quale la ss. Vergine in tulli que' giorni rigioni d' incurabili infermità. Corsa la
versò copiose beneficenze. Era iiìfìnitoil fama per l'Italia e per l'Europa, da re«
concorso, e vi si computarono alcune vol- motissime parti concorrevano i pellegri-
te 4o, eoo persone, the si affollavano pe* ni, ed alcuni schiavi dell'Africa e di Co-
dintorni andando venendo dalla por»
e stantinopoli, si videro comparir liberi e
tentosa immagine, che il popolo intitolò salvi co'ferri e colle catene perappeoderli
la jMadonna della Quercia. Subilo fu sotto risnmagine dell'invocata liberatri-
eretta una provvisoria cappella di tavo- ce. L'immense offerte recate io pochi me-
le, e nella i." domenica d'agosto, oltre il si, testificarono la moltitudine de' bene-
popolo di Viterbo e di varie altre parti, fizi ricevuti. Per un complesso di mira-
vi si trovarono 4 intere comunità in pro-
I bili avvenimentijessendo dimostrato che
cessione, portando ciascuna la propria of- la ss. Vergine avea destinato quel luogo
ferta. IVel se<»uente settembre vi si recò alle sue glorie, non meno che alla dispen-
o
tutta la città di Viterbo con solenne pro- sa di sue grazie, fu stabilito con decreto
cessione, composta del popolo, delle con- vescovile de'26 agosto 1467 che vi fosse
fraieniite vestite di sacco, di tutto il cle- eretta una piccola chiesa con altare ap-
ro secolare e regolare, e accompagnati dal poggiato alla sagra Quercia. Dopo varie
vescovo Pier Francesco viterbese, che vi destinazioni particolari di religiosi e di
Cintò messa pontificalmente in mezzo ad sacerdoti per amministrarvi i sagramen-
una moltitudine di 5o,ooo e più perso- ti , e deputati custodi al santo luogo e
ne. La città di Siena era in que' giorni alle pie offerte, poscia afFiochè 1' uffizia-
,spaveiktala da una serie continuata di ter- tura fosse regolare, fu risoluta anche l'e-
. remoti, che temeva d'esser a ogni istante dificazione d'un convento per collocarvi
i sterminata, riuscendo inutili tutte le più una comunità religiosa, e all'uopo si scel-
I
fervorose divozioni, contandosi le scosse sero i Gesuati, a' quali Paolo 1 1 TafTidò
, sino al numero di 160. Abbandonala ila' colla bolla Pro singulorum chrislìfide-
cittadmijil romito Alberti nfflilto del pe- llum^deii del susseguente ottobre, pres-
ricolo di sua patria, l'invitò a invocare so il Bussi, che del santuario racconta la
. s. Maria della Quercia, e tosto i savi del storia (Narra il Monti, che il vescovo pri-
la repubblica fecero un voto, vivamente ma l'affidò all'aiternativa custodia de'do-
I raccomandandosi al .suo patrocinio, con menicanidi s. Miria io Gradi, de'france-
I
orazioni alle quali si unì il venerando ro- scani, de' serviti e degli agostiniani; ma
mito. Gessale affatlu le scosse, e rientrati nate alcune differenze, Paolo li la die' a'
I
tranquillamentegli abitanti in Siena, fe- gesuati). Ma decorsi due anni , vedutisi
cero immediatamente partire una depu- I gesuati insufficienti pel loro numero ad
tazione a sciogliere il volo alla Madonna attendere alla salute dell'aoiaie, pel uu-
i8o VIT VI T
m eroso concorso, rinunziarono il carico convento, degno d'uno de'più fa-
il tulio
al comune di "Vilerbo. Il consiglio di es- mosi santuari del mondo. La chiesa bei
sa imbarnzzato da quel cambiamento,pre- che (li mole molto considerabile, fu fai
se una risoluzione in apparenza alquanto bricata dentro il termine di soliiGmes
qualche religioso forastiere dalla parte ancora con varie ofGcine, vasta cisterna
delia strada Romana che conduce a Fi- e belle fontane, per cui fu costruito con-
renze, per consegnare a quello che entras- siderabile acquedotto, a benefizio pure
se il i.°, e al suo ordine, la custodia del del pid.>bIico. Avanzarono nondimeno
Duovosantuario.Appenaarrivatialla por- molte limosine, e furono impiegate nel-
tai 3 priori, videro comparire 3 religiosi 1 acquisto de' vicini poderi, oliveti e vi-
domenicani, ch'erano il ven. fr. Marziale gne, che restarono in patrimonio all'in-
Auribelli maestro generale dell'ordinede' signe santuario. Fu aperta da Paolo III
Predicatori^ co'suoi compagni che tor- la retta e larga via suddescritta, con una
navano a Roma dalla visita delle provin- fonte nel mezzo, spianata con ponti e al
ole oltramontane. Meravigliati d' essersi bellita di frondosi alberi lungo le spoi
subito incontrati col capo supremo d'un de. Si aprì ancora quella che mena a Oi
ordine così cospicuo, benemerito e divo- te, e per altri luoghi della Teverina, noJ
to a Maria, narrarono loro l'accaduto, e che la 3." che va a Bagnaia, aperta dal||
gli odiirono il convento e il santuario, magnificenza del cardinal Ridolfi vesc
dicendo: Non noi, ma la ss. Vergine vi vo di Viterbo e legato della provincia,
ha eletti. ^e provò grande allegrezza il p. edificarono inoltre un grande ospizio
generale , e consenti subito alla nobile pellegrini, ed a comodo de'mercanli e d^
offerta. E Paolo II colla bolla Fidelità- popolo, che vi concorrono alle feste e al
iisconstantia, de'29 settembre 469, ri- 1 le fiere che dirò poi, furono alzate intoi
portata dal Bussi, ratificò la cessione del no alla piazza della chiesa molte case
luogo alla famiglia di s. Domenico, eoa botteghe, che nel luogo colle altre abits
privilegi e grazie per contribuire alla zioni formano un borgo e paesello, cii
maggior divozione del santuario. Vi si condato da ville orti, vigne e poderi
,
prestarono in fatti con lutto zelo i dome- Così un territorio prima selvatico e d«
nicani, riunendo in quel luogo tanto ve- serto, venne cambiato in delizioso soj
nerato i piti edificanti e idonei religiosi, giorno, popolato e frequentalo, io sali
scelli da varie provincie e conventi, che berrima situazione, donde si godono ami
in numero di 36 vi presero possesso. In- ne vedute; prodigio operato come in al
di d'accordo colla compagnia istituita per tri luoghi, col solo mezzo de'sanluari, b<
custodire le liraosine, intrapresero con di- nemeriti della civiltà quasi altrettanta
segno nobilissimo del celebre Bramante che della pietà. Una piccola immagine
la fabbrica di più vasta e magnifica chie- della Vergine dipinta sopra una ti
ss.
sa e d'un grandioso convento , a cui se- gola, è quella che ha operato tante m4
condo il Monti contribuì Paolo II; ed il niviglie, collocata sull' altare della ca|
Bossi offre il prospetto del tempio, del- pella, corrispondente al luogo medesif»
l'alto isolato e superbo campanile, e del dell'antica Quercia , la quale dopo 4 6
VIT VIT ,81
piti secoli, dopo tante viceude e ruine, reole nella propria chiesa presso Piazza
couserva ancoi' latta ia pia conliuuata Farnese. E questa ss. Immagine avendo
veuerazione de'popoli. Viterbo poco do- operato gran copia di miracoli, fu coro-
po la sua prodigiosa raaiiifcstazioiie fu li- nata dal capitolo Valicano con corona
berala da uo nioi'bo epidemico, ed un se- d'oro, venendo cos\ in certo modo cano-
colo dopo dalle locuste, e sempre l'ebbe nizzalo anche l'originale che si venera nel
a sua benefica pi-otetti°ice,oade dicesi pu' suo splendido tempio col tronco dell'al-
re la Madonna dì Fìlerlo. Moltissioii bore dentro la sua cappella isolata fra la
Papi si recarono a venerarla, nel modo cupola e il coro. Paolo III neh 546 eoa-
che narrerò alla sua vulta, per unità d'ar- fercnò tutti i pontifìcii privilegi di
Viter-
gomento, e molli sono brevi e le bolle i bo, ed altri ne accordò, e per maggior-
da loro emanate a celebrare il santuario mente condecorarla istituì nella provin-
ed a concedere indulgenze e privilegi, la cia del Patrimonio, per sua difesa con-
questa placida e splendida sede della D. tro l'invasioni de' turchi, colla residenza
Vergine, io ogni tempo in gran numero in Viterbo nel palazzo oggi delegatizio,
sono pure concorsi cardinali , vescovi e l'ordine de' cavalieri del Giglio (^.),
altri prelati, sovrani e principi, castelli e con una medaglia per insegna coli' im-
intere comunità, uomini santi e divuli, magine di Maria della Quercia. L'ordi-
s.
colle quali al naturale fu espresso genu- prospetto imponente del gran tempio,
flesso in atto di adorare la Regina del lutto formato di pietre tagliale a scal-
I
Cielo. Gli donò ancora un calice d'oro pello, decorato di bassirilievi e di luci-
massiccio, 7 lampade d'argento. Un pa- dissimo plastico, disegno dell'encomiato
botto molto prezioso e altre pregevoli co- architetto Bramante. Sorge a lato il co-
se,disponendo d'esser tumulato nella cap- lossale campanile o torre campanaria iso-
pella, sebbene morisse in Roma. Il eoa- lata, tulio pure di pietre lavorate a squa-
temporaneo cardinal Alessaudro Peretti, dro, e conformate in ornali e belle mo-
pronipote di Sisto V, gli fece quegli spleu- diuature: ha due enormi campane ilei
didi doni che registrai nella biografia. Nel complessivo peso di 24.000 libbre, il cui
voi. LXXXIV, p. i4i, ragionando del- armonioso suono diifondesi a molle mi-
l'università e confraleruita ìÌq Macellari glia di raggio. L'interno della chiesa pre-
di Roma breve narrai la descritta
, in senta all'occhio, che si solleva, la ricca ed
.
manifestazione della Madonna della elegante soflitta dorala munificenza di ,
Quercia, e dissi che nel lOiS alcuni vi- Paolo III del i535. Bella pure u'è l'ar-
terbesi mercanti di bestiame ne inlro- chilellura a 3 navi, ma le pareti ed i
^
dussero in Roma la divozione, con una cornicioni specialmente attirano gli «guar-
,
copia della medesima effigie, appesa con di pe'curiosi oggetti che contengono. Le
I
un ramo di Quercia d'argento, sotto il prime infatti, fino ad una certa altezr.a,
cui titolo si pose il sodalizio, tuttora Hut souo qua^i iuteraueale coperte di label-
i8^ VIT V I T
le votive dipiiile iu legno, appesevi nel adreschidi buono stile, al diredi Maroc»
corso di più secoli. I secondi poi, cioè i co; l'altro interiore di elegante architet-
cornicioni e sporti, sono popolali di sta- tura moderna, con una grande e artifi-
tue e figure in pieno rilievo, pur votive, ciosa fonlnna a vari zampilli. In questo,
di grai)deZ7a per lo più naturale, foi male narra il Bussi, il celebre pittore a fresco
di tela, legno e simili ecouoaiiciie male- Francesco Mola vi dipin>e 3 miracoli del-
lie, alte piuttosto a dimosliare la divo- la B. Vergine del santuario, in altrettaa-
zione, che la ricchezza degli olFerenti. Le ti archi o lunette, e !>i proponeva farcii
altitudini ne sono varie, e talune curiose, altre quando ne avesse fantasia, il che noJ(
poiché vedi un tale che sta col capo sot- tollerando i frali, egli se ne parti, e coj
to una oi^nuaìa patibolare, un altro co* venne impedito il compimento della mi
perto di pietre uno traHìlto da strali e
, rabile opera. Altri attribuirono ì dud
da spade, altro col seno squarciato da fe- bellissimi chiostri u Bramante ed a Vi
rite, e via dicendo. Vedesi l'iiuinagine di gnola. II convento, recinto di bella b(
qua'clie Papa e caidinaie in attod' ora- scaglia, gode la vista deliziosa delle aj
re , e cocuposde di modesta materia.
tal giacenti campagne e sottoposto boigi
E vero però, che oggidì non solo è quasi ha una copiosa biblioteca, alla quale
cesiiala quella specie di oblazioni rappre- gli studiosi anche stranieri , , hau tacile
sentative, ma anche il tempo colla sua li- accesso dalla gentilezza de' religiosi ; ed
ma incessante deturpa e distrugge qne' una buona farmacia, a comodo pure de
che sovente a causa dì de-
fragili lavori, gli altri. In due stagioni in cui la campi
cadenza son rimussi dal tempio e decre- glia è più gioconda,e più moderatal'atur
scono progressivamente nel numero. Il sleiica temperatura, il luogo acquista n
santuario propriamente consiste io una pidamente e temporaneamenle un' al
celletta tappezzata d'argento e altre ricche flucnza di gente anco di men prossiui
oderte, nella quale sono racchiusi ì rami paesi, e formasi sì liccoempoi io di variai
dell'antica Quercia, cui il tronco è stato commercio, che rappi esenta una cillù iu
lentamente consunto, ed asportato dalla provvisala. Ciòavviene ne'i5 giorni su(
divozione de fedeli. A'rami èappesa l'av- cessivi alla fe!>ta di Pentecoste, ed a que
venturata tegola coll'imniagine prodigio- la di s, Matteo a'a settembre, per ledu 1
zione de' fedeli. Il quadro in tavola del Monti direttore generale delle fiere, nel
coro, dicesi del Domenichino; quello di Notizie isloriclie sidCorigine delle Fiei
s. Tommaso d'Aquino e di s. Pietro Mar- dello Stalo Ecclesiastico, pai landò a |
delcav. d'Ai pino. Il Marocco offre le iscri- gionato del santuario. Che d antichissitii
zioni monumentali e sepolcrali del tem- istituzione è la fiera di Viterbo del se
pio, come della cappella di s. Raimondo tembre, concessa a:la città dall'imperate
di Pegnafoil, dc'Bussi, delia cappella del- re Federico 11, in Faenza con diploma d^
la ss. Croce, e della consagrazione della 1 4 settembre 240, da lui prodotto. Qui
1
chiesa. Il vasto convento ha due leggia- sta fiera, che prima facevasi iu Vilerbi
dri claustri :
1' uno a due ripiani di fino formato il santuario della Quercia e
lavoro gotico iu pietra, in mezzo al qua- abitazioni adiacenti, in questo luogo vtfi
pu Graziano, presso la piazza dei santua- con breve de'3i agosto 1772, confermò
rio, franca d'ogni dazio e gabella, da du- tutte le disposizioni Clemente Vili,
di
rare 8 giorni prima della festa della ^a- tanto in ordine alla durata delle mede-
tivilà della B. Vergine e 8 dopo (poicliè il sime, ed a' privilegi, quanto al permesso
SI40 zio Sisto I V,iiULuediato successore di di ritenersi da'religiosi in deposilo le mer-
Paolo II, nei 1481 avea concesso indul- cida una fiera all' altra. Queste fiere,
genza plenaria a quelli che visitassero il prima della sistemazione delie dogane a'
santuario, nella domenica seguente alla confini dello stato, non erano regolale da'
^ativilà della B. Vergine, con altre gra- sistemi e leggi di finanza, a pochi dazi e*
Leone X nei 5 3, credendo più op-
tie). 1 1 rano sottoposte le merci, e solo signoreg-
portuno tempo di fjera la pasqua di Peu- giavano per franchigia pesi comunitali- i
tecoste, soppresse quella di settembre, e la vi. Poscia restando ferme le dette esenzio-
stabilì per 1 5 giorni innanzi e dopo Pen- ni,fu<onu sottoposte al vincolo dell'asse-
tecoste, co'uiedesiiui privilegi. Paolo III gne, ed assistile da un competente mini*
nel 1 534 restrinse la fiera di Pentecoste Siro di finanzache vi si porta espressamen-
a 8 giorni innanzi e dopo, e ripristinò te da Iloma. La fiera non è accresciuta
quella di settembre, resti ingendo il tem- da'primi tempi di concorso di negozianti,
po anco a questa fino a 5 giorui avanti diceva il Monti nel 1828, ma si manlie-
e dopo fra i'8." della domenica della Ma- tie con un sulFicienle numero, e segnata-
donna. Reclamando però la città, che la mente di ebrei, per ogni sorta di tessuti,
tanto breve spazio di tempo non si pote- come vi concorrono quasi tutti que' di
vano elFeltuarei contratti, mancando pu- Viterbo, lasciando per quel tempo le bot-
re il tempo di ritirare le merci, prima di teghe di città. Reca altresì vantaggio agli
spirare la franchigia, la prorogò Paolo ili abitanti de'Iuoghi circonvicini, ed a tutti
d'altri 3 prima e dopo, ed in tutto i6 quelli del Patrimonio, della Sabina e Co-
giorni (il lutto da Pio IV approvato). marca che vi portano le tele, commesti-
i
Gregorio XIII col breve DeceL Homaiio- bili e altre piccole manifatture. Grande
rum Ponlificuin, de' 9 settembre i^yg, poi , e di mollo riguardo mercato , è il
Bull, rwìii., t.
4, par. 3, p. 4 12, confer- di bestiami d'ogni sorla che si forma nel
mò la della fiera, con variarne il princi- campo Graziano, appartenente a' dome-
pio e il termine, ordinando che si cele- nicani. I toscani vi fanno acquisti di ca-
brasse quella di Pentecoste 4 giorni in- valli, ed anche
di bestiame vaccino. So-
nanzi \d festa per terminare 12 dopo, e no considerabili i negoziati che vi si fau-
così collo stesso turno quella di settem- no da' nazionali, tanto nelle vendite che
bre, nella domenica appresso la Nativi- ne'cambi di bestiame, e dal felice risul-
tà. Clemente Vili con breve de'3 giugno talo di questo commercio tante voile di-
1593 ordinò , che la fiera di settembre pende quello delie merci. Questo campo
avesse principio a' 12 del mese, e termi- così ricoperto d'ogni sorla di bestiame di
nasse a' 4 ottobre festa di s. Francesco, masserìa (cioè uu immenso numero di
cullesoiile esenzioni e privilegi, uccordau- bovi, vacche, cavalli, asini, porci, capre
do di più a* negozianti di poter lasciare e pecore, forse un 5o mila coprono e so-
lemerci invendute ne'magazzini del con- no sparse sopra tutta la collinetta e la
vento de'domeuicani, da una fiera all'al- vallala del prato, alle sponde d'un bel ri-
tra, sotto la loro cura e custodia ; bea ìu- vo, presso UD graudioso fuulauile, e al-
i84 V I T VIT
l'ombra di grandi alberi), in mezzo a com- presso Viterbo, compilato dal proposto
pratori e venditori, vestili di diversi co- Antonio Riccardi, sull'opera del p.fr.
Jori, da varie capanne appositamente fat- Nicolò Maria Torelli dell' ordine de'
te da' vivandieri, fuori delle quali chi be- predicatori, Roma1846. Di questo m^
ve o mangia in piedi, o seduto in croc- giovai precipuamente, S. Maria a\ —
chio di uomini e donne, presenta un col- Gradi de* Domenicani. La magnifica
po di vista sorprendente, particolarmen- vasta chiesa, ed il convento uno de' piìil
te nel I
.° giorno dell'apertura della fiera, antichi, ragguardevoli e divoli d' Italiai
2.' festa di Pentecoste, essendo trovansi fuori di porta
gli altri s. Sisto Roinaut
due delle consecutive domeniche mollo distante 60 passi. Il viterbese cardinali
scarsi e di poca considerazione, e cosi in Raniero Capocci cistercieuse, dormendo!
tutto si osserva minore quella di settem- vide in visione una bellissima Donna che|
bre. Fin qui il Monti. Ferò,secondo quan- tenendo un cereo ardente, preso il cardi-
to notai iu principio, per posteriori pon- nale per la mano lo condusse sul collei
tificie disposizioni, le due fiere dello Quer- Caponino, già Quinziano o Pinzano, ia]
cia si tengono ne' i5 giorni successivi al- quella parte del bosco ove ora sorge il'
le feste di Pentecoste e di s. Alatleo. Gli tempio, e col cereo bruciò tutte l'erbe e|
edifizi che circondano la piazza e altre gli arboscelli dell' area in cui fu piantata
strade, sono atti ad esser cambiali io cir- la chiesa. Svegliato, e non comprenden-
ca 3oo botteghe nelle descritte due pin- do la visione, si portò nella seguente mat-
gui annuali fiere, i fondachi essendo pie- tina alla vicina terra di s. Martino, a co-j
ni di drappi, d' orificerie, di chincaglie, manicarla al concitladinoAlbo monaco ci-;
ColaldiiSyi. Vincenzo Malanotle, /*<o- struire con grandiose forme, in modo che]
ria della miracolosa Immagine della per ascendervi occorsero molti gradi di]
Quercia, o sia miracoli e grazie della pietra, come tuttora, de Gradi fu appel-
Madonna della Quercia di f^iterbo, rac- lata. E sebbene per le vicende de' tempi]
colti da stampali in Viterbo,
pili libri non potè per allora compierla perfetta-
Orvieto e Perugia^ Viterbo 1 666. Nicolò mente, nel prioci()io circa del 1217, col]
M.' Torelli , Miracoli della Madonna convento, la donò al suo amicissimo s.[
della Quercia di Viterbo e sua istoria, Domenico e all'ordine ut Predicatori da]
con nuovo ordine ed aggiunte Venezia , esso fondato, ed approvato a'22 del prece*
1725. Roma 1793 e 1827. Ristretto del- dente dicembre; onde fu la 1.' eh' ebbe]
la Istoria della Madonna della Quercia l'ordiue illustre, e cubi il cuuveulu. Que-
VIT VIT i85
sto il Santo l'abitò alcun tempo, celebran- ni, ma i domenicani riconoscendolo be*
do ogni giorno la messa nella cappella di nemerilo di questa chiesa, in sagrestia gli
s. Croce, eretta in memoria della suddet- eressero un busto con iscrizione, il Car-
ta chiesa, poi intitolata al ss. Nome di della dice nel secolo passalo, ma quella
Gesù e padronato de'Maìdalchini. iNella che leggo nel Marocco ha la data 1681,
raedesima ogni notte trattenevasi in ora» forse dovrà dire 1781. Che se il monu-
zinne, si disciplinava, e non avendo letto mento fosse esistito a tempo del Coreti-
proprio, dormiva appoggiato all'altare o ni, che pubblicò l'opera nel i774> fo'"se
disteso sulla predella. Una volta recando- non gli sarebbe sfuggito sì illustre con-
si a Roma e passando per Viterbo, fer- cittadino, e il Bussi ne avrebbe conosciu-
matosi in questo convento, s. .Domenico to la dignità. Ma ambedue in alcune co-
fu sorpreso da grave infermità di flusso se li trovai inesatti. Alessandro IV nel-
di sangue, e in tutto il tempo che vi ri- l'ultima domenica di aprile I258 solen-
mase malato, non si cibò che d'erbe e ra- nemente coDsagrò la chiesa, come notai
pe, edificando i suoi figli co'digiuni, col- nel voi. XI, p.
254, e di propria mano
la pazienza e coll'osservanza religiosa. Il collocò le ss. Reliquie nel principale alta-
cardinale neh 23 1 acquistò de'fondi eli re; e la lapide della facciata uè conserva
donò alla chiesa di s.Maria pel decoro lamemoria. Quando domenicani nel i
del suo culto, e nel 1249 da Guglielmo 1571 vollero rendere più maestoso l'al-
vescovo di Modena ne fece benedire il ci- tare maggiore, si trovarono le ss. Pieliquie,
milerio. Morto nel seguente Federico li, e lo consagrò mg.*^ Ercolani domenicano
il cardinal potè ricuperare al dominio vescovo di Sarno. Bonifacio IX nel 1398
della s. Sede, Viterbo colla provincia, e concesse in perpetuo l'indulgenza plena-
qual vicario apostolico vi si portò a go- ria della Porziuncola a questa chiesa per
vernarla, e tosto si die'a terminare la fab- la festa della ss. Annunziala a chi la vì-
brica della chiesa, confermando la dona- sita, facendone fede la lapide in gotico nel
zione di essa e del convento a'domenìca- suo portico. Ricca d'insigni reliquie, fra
ni: il Bussi offre il disegno del prospello queste nominerò i corpi de' ss. Cassiano
della chiesa e del grandioso con vento.Con- e Teodoro martiri. I suoi posteriori re-
siderando che il convento, siccome sub- stauri e abbellimenti lì testimoniano le
urbano, era esposto all'i ncursiotii de'ne- lapidi; COSI l'ampio dormitorio aggiunto
inici di Viterbo, in questa dunù a'religio- al convento nel 1 3 i i per disposizione del
si di Gradi la chiesa di s. Fortunato, ora cardinal Boccamali, eseguita dal celebre
non più esìstente, colle contigue case e cardinal di Idrato domenicano, che riven-
un grandioso palazzo per rifugio, non che dicai dall'accuse sull'elezione di Clemen-
preziose suppellettili sagre e altre cose di te V, nel voi. XCVII, p.i23. La chiesa
pregio. Morto il cardinale in Viterbo nel e il convento furono visitali e il 2.° tal-
1252, fu sepolto in s. IMaria de'Gradi a- volta abitato, da'ss. Pietro Martire, Rai-
vanti l'altare maggiore con onorifico e- mondo da I^egoafort, Tommaso d'Aqui-
pitaflìo. Dice il Cardella che non ebbe , no, Antonino arcivescovo di Firenze, ed
tempo di ridurre a perfezione la chiesa altri santi e beali ; da' Papi Alessandro
e il convento, ed il Bussi che ne lasciò il IV, Clemente IV, Gregorio X, Giovanni
carico ad Albo monaco suo amico. Que- XXI, Martino IV, Innocenzo VII più
sti giù ad istanza del cardinale era sta- volle, Giovanni XXIII, Martino V, Ni-
to crealo anch' esso cardinale da
Inno- colò Vpiù volte, Paololll, Gregorio Xlll
cenzo IV nel 1244*0 meglio nel laSa o e Benedetto Xlll; e da'principì Filippo
1253, sembra morto nel i254, e fu se- HI re di Francia, Carlo I re di Sicilia,
polto nella chiesa. Noi conobbe il Coreìi- Lodovico V il BaviirOt Ladislao re di Si-
1 86 VI T V I T ^
cilia, Sigismondo e Federico IH irapeia- 127 I il successore Gregorio X fu iofopi
lori, olire altri sovrani. Antico è il por- matoda'due cardinali dell'operalo da'ca<
tico della chiesa, ma questa contiene mo- nonici contro il loro decreto, per cui i
derni restauri con bellissimi stucchi, co* Papa rimise il giudizio ilella vertenza a
vaghi disegni dell'architetto Nicola Salvi cardinal Annibaldi. Questi tutto mata
romano , operati nel secolo passato. Il ramente esaminato, sentenziò, che il cor
quadro di s. Pietro Martire nel 3." al- pò controverso si dovesse restituire a'do<
tare a dritta dell'ingiesso, fu copiato dal- menicani di Gradi. Non volendo cane i
l'originale esistente nel refettorio mag- nici ubbidire, il Papa diresse 6 bolle s
giore. Il quadretto del Volto Santo è co- cardinale, per obbligar l'arciprete, il ca
pia del Tiziano. Nel 4-° altare è 1' Addo- pitolo e ogni allro a restituire il corpo,
lorata del Dolci. Rimpetto ha la Madon- sotto pena delle censure ecclesiastiche. Fi
na del ss. Rosario, dipinta dal viterbese naimente, dopo 7 anni dacché era morte
Falaschi, di cui pur sono la ss. Annunzia- Clemente IV, domenicani ottennero i
ta nella mezza luna sul coro, la detta co- suo corpo e monumento, terminando cO'
pia di 8. Pietro e altra di s. Giacinto. A- sì la strepitosa lite, sebbene sembri che li
vanti la sagrestia è una bella Madonna traslazione si effettuasse nel 1276 nel poa<
dipinta nel 1292. L'antica cappella della tifìcatodel domenicano Innocenzo V, pe
ss. Croce, forma per la sua grandezza co- cui alcuni storici pretesero averlo lui seo
me una chiesa contigua, ed anch'essa ri- tenziato. Il Bussi riporta il mausoleo go-
cevè moderni restauri, dicendosi la c/i/c- tico ed elegante, con incisione, lo dice in
sa vecchia; ma gli affreschi in gran par- gran parte lavorato in musaico, coll'ept-
tempo. Vi è sepolto Pa-
te logorò l'edace taffio in versi, ed aggiunge che a pie' di
pa Cltmente IV. Morto questi in Viter- esso, in altro sepolcro pur di marmo hian*
bo 3*29 novembre 1268, dopo aver di- co, fu deposto corpo del vescovo Pietro
il
chiarato di voler esser ivi deposto, per Cross di s. Egidio nipote del Papa, la cui
l'amore che aveva a' domenicani, il cui figura è giacente su di esso. Il Camilli
abito porta va sotto le pontifìcie vesti; per ntW Album di Roma, 1. 1 i
, p. 1
09, ripro-
essere in gran concetto di santità, tutto dusse il diiiegno del monumento di Cle-
il popolo andò a venerarlo, laonde i ca- mente IV, deplorando per essere stato
nonici della cattedrale si studiarono di » quasi affitto distrutto in ispecie ne'mu-
farne tumulare in essa il corpo, non ostan- saici dalla barbarie de'forsennati repub-
te le proteste solenni fatte al sagro col- blicani del I
798, i quali si fecero altresì
legio da'domenicani (il No vaes scrisse, che trastullo delle ceneri ed arredi, che vi e-
tu sepolto prima presso di loro, indi tra- rano contenuti". Nella vecchia chiesa vie
sferito nel duomo, e poi restituito a'reli- pure il monumento sepolcrale di Pietro
giosi). 1 cardinali quindi ordinarono al- de Vico il seniore Prefetto di Roma. Ri-
l'arcivescovo di Narbona il monumento dotto questi nel suo castello di Vico agli
sepolcrale di marmo, per collocarsi ove estremi di sua vita, allacciato dalle sco-
di giustizia, conservandosiintanto il pon- muniche, pe'molti e gravi danni fatti al-
tificio cadavere in luogo terzo, per poi le chiese di Vitei ho, mostrandosi pentito,
seppellirsi ove fosse stato decretato da' il vescovo lo fece assolvere, ed egli a pe-
cardinali di s. Marco e di s. Eustachio, nitenza del mal fatto lasciò erede la chie-
deputati a decidere la gran contesa. Ma sa e conventodiGradi,e la campana della
avendo canonici i fatto violentemente tra- sua torre di Vico, acciò col suo suono fos-
sportare nel duomo l'incominciato avel- sero i religiosi e i fedeli eccitati a prega-
lo, ed ivi terminato depostovi il corpo di re per lui e per gli altri defunti. Ordinò
Clemente IV, da dò avvenne, che nel ancora, che seguita la sua morte, il suo
V I T V I T 187
cadavere si dividesse in 7 parli, a dete- chiloco, diCalone, di Mt'gastene, di Ma-
stazione de'7 vizi capitali da cni er;i sta- iietone e di vari altri egualmente apocri-
tu brutliinieiile mactliiiito; il che non >a- fi, servirono co'suoi bizzarri Comiìu nld-
là sialo eseguito, non praiictindosi nella ri agli scrittori di guida (fatale)". E di
Bussi odVe il disegno del suo uionuuieo- convento è ricco d' una grande bibliote-
lo niarnioieo, lavorato di musaico, ope- ca, ove sono gli originali tuss. di Giovaa-
rato dallo slesso arlefioe di quello di Cle- ni Nanni, chiamato ^r^ife Ànnio da /'"i*
mente IV, poi uianotuesso dalla furia fe- tcrbo, il quale viveva a'ternpi d'Alessan-
roce de'suoi nemici, anco per non essere dro VI, e che co'suoi bizzarri e non cri-
a luUi nolo che fusse sialo pro'sciollo dal- lici Commentari avvolse di tenebre la
le censure onde alcuni credendo inler-
,
storia degli antichi tempi, e vi occorsero
ne il cadavere. Si trae dal!" epilalìio che biamo del domenicano fr. Vincenzo M.
*i furono deposti altri di sua fatuiglia. Fontana De Romana provincia Ord.
:
restando costanti al deposto , laonde si stero sino al 1 435, in cui pe'Ioro demerit
l'immagine e si la chiesa fu denominata furono soppresse dal cardinal Vitellesch
s. filaria della Ferità. Si venerano in legato; cioè perchè la nuova badessa a
essa i corpi della b. Francesca Cirabelta vea con minacce intimato loro la rigo
viterbese, e del b. Pietro della Croce ger- rosa osservanza della regola; laonde ess
mano eremita servita, morto nel i522. la gittarono a terra, percossero e slrap^
Nella I.' cappella a destra sul muro vi è parono i capelli, e dichiarato non voleiv
dipinto to Sposalizio di s. Giuseppe, cou la ubbidire, procederono all'elezione d'ai
motte altre figure, di Lorenzo di Giaco- tra superiora. Cacciate le monache, il mo>
mo viterbese, lavoro finito nel 1469. A nastero fu dal cardinale unito alla catte-
destra dell'altare maggiore vi sono aifre- drale, e neli439 a'2 luglio cou decreto,
schi d'ignota mano, ma ben condotti; ed che offre il p. Casimiro, lo concesse colU
ì quadri pregevoli al destro lato, sorten- chiesa e appartenenze a'frati minori. Ag
do dulia chiesa, esprimono il Presepio e giunge quello storico, correggendo il DuS'
la Pietà. Il Bussi a confutare la volgare si(e lo fu pure da altri e per altro), che
opinione,che la campana n(Jaggiore,di gra- Eugenio IV a' 16 dicembre non solo ap-
devole suono, fosse della distrutta Castro f prodò la concessione, ma accordò a'frati
ne riporta l'iscrizione deli43'2 in cui la il richiesto sito vicino di poco valore, ma
fuse Sante di Viterbo. — S. Maria del per essi grande utilità. Più solenne con-
di
Paradiso de' Minori ossen'anti. E' fuori ferma emise Eugenio IV colla bolla lis,
di porta di s. Lucia o Fiorentina , non quae proEcclesiarum etMonasteriorum,
molto lungi o 200 passi dalla città, con de' 12 ottobre i44<'> e*ilj'la dal p. Casi-
grandioso convento. Ricavo dal p. Casi- miro. Indi i frati limosinarono per restau-
miro da Roma, Memorie istoriche delle rare la chiesa e il cou vento, e per fabbri-
chiese e de' conventi de'frati Minori del- care alcune necessarie abitazioni. Ma non
la provincia Romana, p. 4^4- D'ella due- ritrovando sussidio bastevole per com-
sa e del convento di s. Maria del Para- piere la cominciata fabbrica, avendo le
Coretiiii ucUe custitu£Ìoui siaodali del di Gesìi flagellato di stimato pennello (0-
V I T VIT 189
pera di Scbaslìano del Piombo, o suahel- Irò o Salsiccia , nel borgo s. Pleiro tro-
Conimcnlari. Da un' iscrizione del Ma- servo di Dio fr. Giovanni Varella e Lo-
rocco si trae che nel 1821 fu restaurata sada fondatore degli scalzetli,dopo la me-
solidamente la chiesa, il pavìmento,eret> tà del secolo decorso stabilì un conven-
le colonne, superstniclo fornice teclorio. to a'suoi religiosi sul monte s. Angelo, i
Presso la sua porla, l'afiiesio del celebre quali poi si trasferirono nella chiesa di
Leonardo da Vinci esprime la B. Ver- s. Silvestro, detta del ss. Gesù dalla con-
gine. Il chiostro del convento presenta i fraternita istituita nel i54o anche per,
stolo resta fuori della porta di s. Mat- Cecilia). Indi gli scalzelti passarono nel
teo , cillà circa un 3.° di
distante dalla convento e chiesa di s. Pietro del Casta-
miglio, nel monte Oliveto. La chiesa fu gno ove si trovano.
consagrala, in uno all'altare maggiore, so- I monasteri di raonachein Viterbo, so-
lennemente, come si legge dall'iscrizione no seguenti io,non compreso il conserva-
i
—
,
la provincia. Cappuccini c/i s. Jnlo- Francesco la pose nel monastero delle be-
nio di Padova. E' situata la chiesa di tal nedettine di s. Paolo della comune pa-
nome fuori della porla s. Matteo, propria- tria, e poi in quello di s. Angelo di Pauso
mente a pie' del raonle di Palenzana, di dell'istesso ordine, e finalmente presso la
cui già parlai nel paragrafo di Bagnata, chiesa di s. Damiano dal santo restau-
quasi 2 miglia lungi da Viterbo. Il Bussi rata, nella quale ebbe principio l'oidine
dice il convento con noviziato, ed essere delle francescane, come nella chiesa del-
la chiesa una delle prime edificale nel la Porziuncola l'avea avuto qtiello de'
princìpio dell'isti luzione del benemerito frcincescani. Il monastero contiguo prese
ordine. — Frati della Peni lenza o Seal- il nome di s. Damiano e così l'ordine.
zeitiin s. Pietre. Fuori della porta s. Pie- IVoQ avendo voluto allora il santo darle
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VIT
alcuna regola, e il solo nome di podere sioni del Redentore. Terminato il 1° In-'
Dntne riiicltìiise^ bensì deputò visitato- stro, uscì dalle domeiliclie nuirn, e coni
re del raonastero e deglialtri a suo esem- niir!>I)ile elf)(|uenz.T ,
per impulso dello!
pio fondati, Ambrogio abate cisfercien- Spirito Santo, [>redicò la fede di Gesù
se, il quale prescrisse alle monache la re- Cristo contro l'eresie de' Palarini e le
gola di s. Eenedelto, con purticolari co- corruttele dell'esercito imperiale di Fe-'j
stituzioni del cardinal Ugolino Conti, poi derico II, che dominava Viterbo, e ani-l
Gregorio IX , approvale dal Papa. Le mando il popolo alla divozione alla s.
Di circa 3 anni alle sue orazioni risnsci- a convertire un'eretica tedesca, che nitri
tò morta zia, mentre si recava al se-
la dicono maga, quindi potè ripatriare, ri-
polcro, riempiendo di stupore e di ve- veduta da'conciftadini con estremo con-
nerazione i suoi concittadini. Cresceva ten'o, per esser da tulli riguardata per
nell'esercizio delle più belle virtù, alla santa. Allora vieppiù si ridestò in lei la
comune contem-
edificazione, nella vita vagheggiata brama di racchiudersi nel
piativa e penitente, vivamente bramosa chiostro di s. Damiano, ma le monache
d'imitar le geste di s. Francesco, con ab- continuaronoa rifiutarsi di riceverla, po-
bracciarne la regola nel 2.° lustro di sua nendo per iscusa esser completo il loro
età, a ciò invitata in visione dalla B. Ver- numero. Ma la Santa francamente pre-
gine, e prodigiosamente ricevendone la disse, che un giorno dispiacerebbe ad es-
tonaca bigia. La pia Sita le rase i ca- se siffatta ripulsa: Mirale, questo corpo
pelli, ed ella in s. Francesco ne pronun- che vi^'cnie ricusati' , ^odrete a^ere ed ,
zio i voli, e quindi si die' ad adempiere avrete con assai gioia dopo morto, i'-d
la vita religiosa tra le orazioni, i digiuni appuntino si verificò. Continuando aui-
e le discipline. Sembra che il suo direi- niosa nella via della perfezione, non la-
tore spirituale fosse d. Pietro Capotosto sciava uusolo istante di rinnovare in suo
priore di s. Malico, mentre la B. Vergi- cuore l'unione con Dio. E poiché brama-
ne aveale prescritte le norme del suo va che sempre più gli venisse olFerlo a-
vivere, e meritò ancora di godere le vi- n»ore,culioc ossequio, iaimaginò di for-
V I T V I T 191
mare un celo di vergini, che nello stare non tace le diverse testimonianze io fa-
pur anco in mezzo alle dissipazioni «.lei vore della primr. sentenza, e in base di
secolo, sapessero staccarsene opportuna* essa ne prosegue il racconto. R.itornato
mente, e raccolte in eletto drappello in- Alessandro IV a Viterbo nel 1260, gli
viassero col cuore innocente e puro le apparve risplendente 3 volte s. Rosa, ed
più fervorose adorazioni all' Allissinio. in ciascuna per divina parie l'invitò a
Queste vergini tiovavansi quasi sempre recarsi in s. Maria del Foggio e dove ,
radunale nella sua povera casa, e dice- avesse trovato una fiorita rosa, sottoter-
vansi le verginelle di s. Rosa. Ella comin- ra ivi avrebbe rinvenuto il suo corpo;
ciò ad istruirle princa sui fondamenti e perchè non voleva da altri esser tocca-
della carità, virtù per lei prediletta e co- ta, lo levasse e portasse nel monastero di
me il fondamenlo d' ogni opera buona. di s. Maria delle Piose, poiché ivi dovea
E brauìava che le sue seguaci si valesse- soltanto riposare , finche nell' estremo
ro di questa virtù come d'alimento del giorno si fosse unito all'anima sua. Dal-
loro spinto, onde trovarsi sempre pron- la triplice apparizione persuaso il Papa
te ad aniare l'oggetto specialmente il più della verità della visione, a'4 settembre
degno di questo soavisiiimo affetto, il lo- co'cardioali e col clero si portò in detta
ro Dio. Cruciando il suo corpo con nuo- chiesa , e veduto sul paviujento il fiore
ve penitenze e astinenze, con cllizi e con- vermiglio e odoroso, fece scavar la terra
tinuale meditazioni ne restò alìranto. , umidissima, e si rinvenne il sagro corpo
Divenuta preziosa agli occhi di Dio, egli perfettamente intatto, bello e colorito,
ne trovò così grandi e maturi meriti che ì come vivo dormiente, olezzante soave o-
la volle a se per premiarla. Il suo beato dore. Sono pure in contrasto gli scritto-
lavori d'oro e d'argento, un' infinità di della traslazione della Santa, al rito dop-
voti ed altri doni di sommo valore: pio di 2." classe con 8.' per la città e dio-
crebbe tanto, che non fu possibile di fre- cesi di Viterbo, come da antico tempo
narlo. Prodigiosamente suonarono le era stalo accordato a'minori conventuali.
campane del monastero, non già perchè I Papi e molti de'sovrani che si recaro-
il popolo avesse a correre per dare soc- no a Viterbo, ne vollero venerare l'in-
corso, ma bensì perchè Dio lo volle spet- tatto corpo.A. divozione de'fedeli, le mo-
tatore di portentose meraviglie, che vo- nache dispensano eleganti rose a rtificiali,
leva operare su quel corpo a lui tanto nel cui mezzo è una teca col Velo che per
caro. Rammaricate accorsero le mona- molli anni ha tenuto in dosso la Santa,e la
che e tutta la città, dolenti della temu- badessa nerilascia l'attestato. Donanoan*
ta perdita di tanto tesoro. Ardevano per Cora una fittuccia di seta colla misura del
ogni parte le muraglie e le porte, impe- suo corpo, e cuscinetti ove posano le sue
dendo le voraci fiamme a tutti l'avvici- mani, ed altro. Il Bussi nell'Aggiunta al-
narsi. Da sé si eslinse il fuoco, ed allora l'Appendice puhbWcb la Legenda B.F'ir-
con istupore e gioia universale si videro ginis Roxae Viterbiensis. Ne scrissero la
bruciate le vesti che coprivano il s. Cor- vita : Pietro Coretioi, Vita di s. Rosa
po, distrutti e liquefatti gli anelli, le col- vergine di Viterbo, ivi pel Diotallevi
lane e le gemme che l'ornavano, ma es- i638. Andrea Girolamo Andreucci ge-
so rimase illeso, perfettamente intatto e suita, Notizie cri lieo -istoriche di s. Ro-
come tuttora mirabilmente si
flessibile, sa vergine Viterbese, Roma l'jSo. Rao-
mantiene soltanto annerilo dal fumo ,
, conti della vita, de' prodigi e del culto
qual perpetuo e indelebile testimonio del- di s. Rosa vergine Viterbese , esposti
lo stupendo estraordinario miracolo o- da Bernardino Mencarinì ^\\.evho 1828
perato dalla divina onnipotenza. Inoltre nella stamperia Poggiarelli. Questi so-
Iddio la preservò dall'aggressione di ma- stenendo, come dissi, che la Santa mori
no rapace, che toltale uo' unghia, que- nel 52 nel pontificato d'Innocenzo IV,
1 2
sta si riprodusse; da altro minaccialo in- narra pure chea quel Papa rivolsero le
cendio, dal rimaner sepolta dalle mace- loro suppliche i I magistrato e clero di Vi-
rie del monastero, e dall'empietà de'la- terbo, perchè di sua santità ne ordinasse
V T I
VI T 193
il
onde
processo, porla nel novero (le'San' mialmmtc sì coslniisce e trasporta per
Papa colla bolla Sic in San<lis,i]cilj
li. Il
la città di yilerìio. Comincia egregia-
noveinl)rei252,che riporta, lo commise mente con osservare, non solamente i so-
l^Iaria de'Gradi, della stessa città , e sic- za e ricchezza , ma le stesse annuali ri-
ne ordinò Eugenio IV, teiminatoda Ca- fasti e la venerazione a' celesti patroni,
listo 111. Dichiarò Tii lince la tradizione così ridestano il buon gusto dell'arti bel-
riportata da vari scrittori, che in tempo le, e il talento civico a procurarsi il plau-
d'Alessandro IV Santa volasse al cielo,
la so e l'affluenza degli esteri con taluna di
interpretando erroneamente che Inno- siffatte pubbliche dimostrazioni; poiché
cenzo IV comandò il piocesso vivente la il genio ch'eccita gl'ingegni, si manifesta
Santa, il che sarebbe contro le leggi ca- pure comunali, e l'amor pa-
nelle società
noniche e il buon senso. Quanto alla pre- trio serve sovente di nobile sprone all'in-
cisa epoca della traslazione, il critico Meo- venzione ed esecuzione d'oggetti da de-
carini la stabilisce a'4 settembre iS'jyOa- i stare l'universale meraviglia. In ciò Vi-
de il sagro corpo rimase sotterra cinque terbo merita special riguardo , per una
o sei anni, e circa sei mesi , sebbene il mole architettonica di grandezza e strut-
Magri compilatore delle lezioni appro- tura stupenda, colla quale dà alle molti-
vate dalla Chiesa, stabilì trenta mesi di tudini intelligenti saggio di belle arti, in
sepoltura. Aggiunge che Alessandro IV cui l'invenzione ha la precipua parte, e
pel suo cullo, ad onor della Santa ne sta» tale da meritare la cognizione dell' Ita-
bili la festa a'6 marzo, oltre quella della lia M ove talora sprezzandosi le belle na-
solennissima traslazione da lui celebrata. tive produzioni d'ingegno, ergonsi altari
dell'antichilà, essendo essa una torre di la macchina nell'interno sono travi ed as-
china del 1828 artisticamente. Dirò so- spettalori, è la notturna traslazione del-
lamente. Nella parte centrale veniva rap- la macchina. Dappoiché in una situazio-
presentalo il prodigio della Santa , che ne la più elevata della città, dal lato che
rese ad una femmina un vase di terra la riunisce al gruppo de' monti Ciroini,
reintegralo da frammenti. Eravi espres- già fin da 5 o 6 giorni precedenti al tra-
sa in una parte la fonte isolata di gotica sporto, sotto un altissimo padiglione di
forma, tuttora esistente nella piazza di s. materiale, sono coordinati i vari membri
Maria in Peggio, ove accadde il piodigio, della macchina su grandi cavalietti di le-
e la Santa che in monacale vestimento gno. La sera de'3 settembre, allorché so-
piesentava il vase alla femmina sorpresa no tutte le facci accese , si collocano 36
e umiliata. Quell* oidine era coperto e robusti facchini in 4 ''«ee parallele alla
terminato da una cupola o piuttosto pa- fronte della macchina, e sotto di essa a-
diglione ottagono con angoli ornati d'o- dattano le braccia allernativaroenle in-
gni Dìodo, che appariva fra una selva di trecciate, ed il dorso armato di ciuffo al-
V I T V I T 195
le Iravi della base. E siccome nel progre* IX, che da tale
e più illustri stranieri ,
'
dire dalla strada , die deve percorrersi posizione hanno osservato un tale artifi-
nelt.° stadio, 1' uniforme altezza de' fac- ciale spettacolo cui non saprebbe qual
,
e 4-° Oltre a questi, altri i6«aiutanti so- volga per un 4- di circolo, e questa evolu-
no pronti ad opporreall'occorrenza ioter- zione viene con mirabile prontezza de*
'
mediariaoienle tra fila e fila le spalle a' facchini e ammirazione degli spettatori
lembi della base, e così il peso di circa eseguita. Più sorprendente ancora è la ro-
q,ooolibbreromane viene leggiadramen- tazione e il progresso, ch'è indispensabi-
'
viti di legno, che a piacere si prolungano l'Erbe; poiché riducendosi ivi la via an-
dagli angoli della base verso terra, pou- gusta repentinamente più della larghez-
no recare al bisogno un sostegno oppor- za della fronte della macchina, fa d'uo-
tuno. Situati in tal guisa i facchini , al po che questa proceda di fianco per cir-
triplice appello del capo, ed al di lui gri- ca 70 palmi di spazio, dopo di che ri-
do d'ordine, Santa Rosa, sollevano si- volgesi di nuovo di fronte ad illuminar
multaneamente dorsi, e con essi la mac-
i detta piazza e la bella fonte ivi esisten-
china, che io un attimo vedasi percorsa te. Il 2.° stadio si compie a pie' del clivo
fuori del padiglione. Se l'aria è tranquil- pel quale si ascende alla chiesa della San-
la, lo che desta gene-
spettacolo è tale , ta, e quivi si fa posa, mentre presentaa-
rale piacere e meraviglia. Quella torre dosi un'erta ascensione s'invertono i ran-
di luce quella meteora che proietta il
,
ghi de'facchinijCollocandosi congruamea-
suo fulgore fin su' tetti delle case , e ri- te al cammino che si presenta. Quindi do-
verbera stupendamente sulle teste del- vendo la macchina dirigersi in sulla de-
l'alFollato popolo, maestosamente discen- stra, nel sollevarsi volgesi di fronte alla
de Sìpali, trasmettendo
alla piazza dei via del tempio. Al popolo che dal basso
nel rapido passaggio vivi lampi di luce mira quell'ascensione di sì fulgida mole
per entro le vie confluenti, e per entro avente in seno l'effigie della Santa, sem-
le finestre e le abitazioni innanzi le quali bra che si sospinga verso quella sede ce-
percorre. Frattanto lo spettatore, situa- leste, che ne accoglie il beato spìrito. In-
lo nella soggiacente piazza delta del Co- fatti pervenuta alla sommità, quasi ia
mune, è colpito da un prospetto magico un istante dispare alla vista del popolo
e indescrivibile, poiché vede apparire nel- nell'ima parte collocato, volgendosi nella
la somma estremità di via Nuova questa piazza alia destra del tempio. Colà si po-
macchina che illumina una doppia ala di sa dopo aver percorso oltre 4oo passi
popolo, e fra esso equabilmentediscende. in discesa , circa altrettanti di via pia-
Bello pur anco a vedersi, allorché la mac- na, e circa passi 5o di ascensione, e così
china entra in quella piazza, si é il giuo- quasi una linea di poco meno d' un mi-
co della luce, che diverge progressiva- glio. La curiosità pubblica é appagata
mente a ventaglio, finché abbia irradiato co'assù nella vista della macchina per al-
ogni lato, e siasi posata la macchina in- cuni giorni; ma dopo tal breve termine,
nanzi al palazzo comunale, termine del la mole che costa il lavoro di circa 8 me-
1." stadio. Pio VII, Gregorio XVI, Pio si si distrugge a brani dopo essere stata
igS V 1 T V IT I
il soggetto di tante acclamazioni ed elo- la 2.* collocando la cassetta di piombo,
gi, eccitando iti più ò' un animo la me- contenuta in altra di legno verniciato e
dilazione sullacadiicìtà dell'umane gran- ferrata, e vi depose 12 medaglie, 6 d'ar-
dezze. Giornale di Bomaàeì
Annunciò il gento e 6 di metallo ordinario apposita-
ìS5g a p. 128. La macchina
di s. Rosa, mente coniate^ aventi l' immagini de* 5
da lungo celebre per Viterbo, è una tuo* Santi canonizzali da Gregorio XVI, e nel
le sopra base quadrata di palmi 18 e mez- rovescio quella del Papa. Da un altro la-
zo, ed alta no, la quale rappresenta le to della cassetta aggiunse una pergame-
varie gesta della Santa, falli ed emblemi na involta e fermala col proprio sigillo,
religiosi, ed altro: illuminata a cera, vie- in cui è descrìtta la storia eie circostanze
ne trasportata a spalla da 63 facchini. della pia ceremonia. Chiuso il recipiente
A vantaggio e splendore dell'arte, il ge- di piombo con lamina corrispondente, e
nio dell'artista meccanico Gio. Angusto saldatine ì margini, la cassetta di legno,
Mercati, dopo un lavoro dii5 anni, sep- anche copeila di catrame per difenderla
pe formare di legno a colore naturale di dall'nmido,fu acconciala entro il foro pra-
stile gotico minutamente intagliata, tut- ticato nel suolo delfondamento; pure nel
ta di suo disegno e opera ^ ammirabile foro fu incassata alquanto la pietra ango-
per ogni parte, una simile macchinetta lare d'un palmo quadrato colle sue Cro-
alla 63cenlimelrij larga nella basei5,6, ci in rilievo dorate; e tosto coperta, si die'
ed i piccoli facchini sono alti 5,'j. Ad un princìpio alle fondazioni. Finalmente si
tocco di molla, la macchinetta è traspor- stese e lesse dal cancelliere vescovile l'at-
tata da'facchini, movenlisi a passo rego- to relativo, cui si sottoscrissero testimoDÌ
lare per interno meccanismo, ora longi- il dejegato apostolico e il gonfaloniere,
tudinalmente, ora in volta, ora in giro, a intervenuti alla solenne funzione. Questa
piacere dé'riguardanti. L'autore l'espose fu anco decorala da'confessori de'6 mo-
iu Roma al pubblico, massime agli ama- nasteri di vescovile giurisdizione, da'sagri
tori dell'arte. L' antica chiesa fu consa- ministri e cantori, dalla commissione in-
grata rS ottobre j45io. dal cardinal Pa- caricata della fabbrica, dalle milìzie civi-
lli Varambone, vescovo di
de'signori di che e pontifìcie , e riuscì commovente e
s. Giovanni Mauiienne (sull'epoca del-
di di slimolo alla ulteriore generosità de'fe-
la contrastala sua morte, il Bima l'asse- deli, già numerosa e cospicua. Riferì poi
gna a' 27 settembre i^5i), assillilo dal il n. 2 I o delGiornale di Roma del 85o, 1
fabbiicarla da' fondamenti più ampia e terna cappella del monastero, pendente
magnifica dalle monache, coulribùendo- la fabbrica del novello tempio , che in-
. domenicane. Seguivano quindi con torcie delineazioni, l'er l'altare maggiore il cav.
acceseli vescovo cardinal l^ianetli,il com- Podesti espresse s. Rosa glorificala da-
, niissai io della provincia mg/ Pila, e Fi- gli Angeli, e che fattale corona l'accom-
. lippo Siveri presidente del municipio;! pagnano al cielo dopo il bealo Iraasito,
'
nieiubri deputati per la fabbrica, e i due vedendosi al basso la città, sulla quale al-
,
pittori l'illustre cav. prof. Francesco Po- cuni Angeli versano fiori, simbolo de'fa-
! desti, e l'egregio giovane Belisario Silla- vori del cielo che la Verginella sua patro-
! dì di 23 anni (che lodai nel voi. XLVII, na implora e ottiene. L-*er l'altare a sini-
i p. 86), venuti da Roma per assistere al stra, il più vicino all'ingresso della chie-
,
collocamento de'Ioro eccellenti quadri sui sa, l'esimio tedesco, di cui Laus eslpubli-
1
principali altari del nuovo tempio. Il le- ca , rappresentò quanto gli fu imposto
! nente-colonuello cav. Blenchard comau- dalle monache. Esse vollero: la Madonna
'
dante della guarnigione francese accom- inaltocolCambino,il vescovo S.Francesco
pagnava il grandioso trasporlo. Gl'inter- di Sales, s. Giovanna Francesca Fremici
dì alrii del monastero per cui ebbe a di Chantal, la quale con quel prelato fon-
'
passare la di vota processione erano or- dò l'ordine della Visitazione; poi il dot-
oali di serici drappi e di ardenti dop- tore cardinal s. Bonaventura, l'altro
pieri. Il toccante inno delle monache, il minorila s. Antonio di Padova, il gesui-
festivo suono delle campane di tutta la ta s. Stanislao K.ostka per giunta. » Gli
città, il religioso atteggiamento del po- anacronismi non importavano loro. Ba-
polo addensato nel tempio, sulla piazza stava ad esse che fossero contemporanei
e plesso le dischiuse porle del chiostro, nelle glorie dell'elernilà, e oell'eternità
formavano un sublime quadro di divota delle glorie. Bastava loro che fossero con-
tenerezza. All'apparire della venerala sal- temporanei nelle preci loro di tulli i gior-
ma, al riveder l'intatto volto della s. Ver* ni. 11 pittore soddisfece il pio desiderio ...
ti dirotto pianto. Tornala cos'i alla pub- in questa svantaggiosa proporzione, per-
blica venerazione la preziosa salma della chè doveva servire pel coro interiore del-
gloria di Viterbo, il cardinal vescovo ia- le monache. Rappresenta una visione tut-
tuonù l'itmodi ringraziamento al Signo- ta di paradiso, al dì sopra delle nubi lu-
re,dopo il quale compartì al commosso minose del cielo empireo che s' apre ia
popolo la pastorale benedizione. E per- due piani distinti. Nel piano inferiore è
chè a'posteri pervenga autentica memo* la bellissima figura di s. Francesco d'A-
ria del fatto, ne fu contemporaneamen- sisi, contemplante genuflesso con espres-
te slipolalo un alto regolare, alla presen- siva mossa la B. Vergine e il di vin Fi-
za degli encomiati personaggi. Nel gior- glio. Dall'altro Iato, pur piegate le ginoc-
no poi de'25 dello stesso agusto, il car- chia, è l'Eroina Viterbese, la quale nel-
dinal Piaoetti con solenne consagrazione l'ebbrezza della celeste visione per un mo-
dedicò al di vin cullo il nuovo tempio del- mento si distoglie, e volge le pupille al-
la Santa. Il prof. Orioli uell' Album di lesue sorelle terrestri e per dir loro Giua- :
Roma, t.17, p.162, 260 e 283, descris- getemeco le palme, e pregate. Io vi guar-
i>ei quadri dipinti per quesU chiesa, uno do. Più assorta uella muta cualempla-
198 VIT V I T
ziooe ioleiiore è s. Chiara rilla in piedi, manifesta pure verità, naturalezza e sem
l'occhio d'estatica levato in alto, e lenen- liniento. Maestosi poi e ben intesi sono^
do una custodia del ss. Sagramento. Ul- i panneggiamenti , di franco tocco, ed e-
limo s. Vincenzo Ferrari , accenna alle satti gli accessorii, morbido e ragionalo
congregate verginelle il libro, fonte di ve- il colorito. La prospettiva del quadro è
rità, e testamento di promesse a'fedeli per il corridoio d'un monastero, ed è anch'es-
la vita seconda. In alto è la gran Madre sa ben disegnata e di bello effetto. Anche
di Dio sedente in mezzo ad una larga co- questo quadro decora un altare della nuo-
rona di Cherubini, e tale nelle braccia e va chiesa di s. Rosa. — Cistcrciensi de^t
nel grembo sostiene il benedetto frutto la Fisilazìoiie della B. T'cr^tnealle Dm\
del suo ventre Gesù. Le stanno a'Iati due c/iesse. Girolania Farnese Lodo-
figlia di
Angeli riverenti, ollVendo l'uno alla Re* vico Orsini conte di Pitigliano, vedova di
giua del cielo e al Divin Infante un can- Pier Luigi Farnese il giunìore, fatto dal
dido giglio, cristiano simbolo della puri- padre Paolo III primo duca di Castro, e
tà illibata, principale oblazione delle be- di Parma e Piacenza, madre de'duchi Ot-
nedette vergini racchiuse nel santo luogo; tavio e Orazio, di Vittoria duchessa d'Ur-
l'altro riversa a piene mani, e sparge ro- bino, e de'cardiiiali Alessandro il giunio-
se del giardino che non é in terra, altro re e Ranuccio, siccome insigne per pielà,
simbolo delle grazie che piovou di cielo. deliberò di fondare in Viterbo perla mag-
Le virtù del quadro, in tutto il rimanen- gior gloria di Dio un monastero di sa-
te onde una pittura sale ad eccellenza, so- gre vergini , colla debita dotazione, e da
no quelle medesime dall'Orioli celebrate Paolo IV ili.° gennaio i557 ne ottenne
nell'altro. Nello stesso Album a p. 206, licenza a mezzo di breve spedito dalla s.
P. Genouvez offre l'articolo: Quadro ad Peoiteozieria, presieduta dal cardinal Ra-
olio diBelisario Sillani da Pesaro. Que- nuccio. Le si concesse di poterlo fondare
sto suo primo lavoro pubblico, in quadro dell'ordine benedettino, sotto il titolo del-
gior decoro del monastero e profitto spi- e le debite facoltà, condusse le terziarie
rituale, desiderò altrettanto per le sue processionalmente per la città, con edi-
monache, e seguì la solenne funzione ce- ficazione e plauso del popolo, e poi ac-
lebrata dal vescovo Sermattei, e minuta- compagnò nelle dette case ridotte in for-
niente descritta dal Bussi, nella loro chie- ma monastero, di cui fece superiora
di
sa superbamente addobbata domenica 23 suor Benedetta, che lo era stata di quel-
aprile lySo, in numero di 4^i comprese lo di Spoleto, vi pose la clausura, egli as-
leconverse (sebbene in tutte fossero 5i, segnò per titolo s. Maria della Pace. Le
essendo l'altre già consagrate), accootpa- suore già aveauo dato tal saggio di bon-
goale paraninfe da 5 nobili dame
([uali vi- tà, che fio dal 1499 due di loro aveaiio
terbesi. Le monache donarono al vescovo fondato il inonasterodiFerrara. Il vescovo
una Croce pettorale d'oro, adorna di 6 cardinal Francesco M.' Brancacci, a* 16
giossi smeraldi e 2i diamanti, e il pre- maggio 1667 gettò la i.* pietra ne'fonda-
iato rilasciò al monastero /^5 cerei di 3 raeuti della chiesa di queste monache,in o-
libbre 1' uno. Nel seguente lunedì colle nore dell'Ascensioue del Signore. La sua
carrozze e le parauiofe, visitarono il san- fjcciataèdecoratadi varie statuedi traver-
tuario di s. Rosa e nel martedì il veo.
, tino. —
Domenicane del i.°ordine, in s.
corpo della b. Giaciuta Mariscolti nel mo- Caterina vergine e martire alessandri'
nastero di s. Bernardino, ad ambo i mo- /za. Con licenza di Leone X,nel i SaoMco-
nasteri facendo l'oblazione di 24 cerei. la Bonelli e Giambattista Cordelli comin-
iNella chiesa della Visitazione, il suo qua- ciarono la fibbrica di questo monastero,
dro e quello Benedetto sono di Bur-
di s. ed a'3o settembre 1529 vi entrò suor
toloineo Cavarozzi, secondo il Marocco, Brigida Manetti con altre 6 compagne
poiché il Coreliui dice il 1." di tuk auto- del monastero di s. X^aolo d'Orvieto, nel
I
200 V T V I T
quale si ritirò la celebre Viltoria Colon- no in Viterbo, che in Ferrara ove la ,
na, restala vedova di Ferrante d'Avalos Beata passò a stanziare, volle a mezzo
marcliese di Pescara, della quale e degli degl' inquisitori e de' medici accertarsi
altri monasteri in cui visse, ragionai nel della verità di sì distinto divin favore, e
voi. LXXXVIII, p. 200 e seg., morendo tali furono rinvenute (|uali dalla pubbli ^
menti una gloria, sono del cav. Colli; il dassero in Roma. S'ignora se vi si recò.
quadro di s. Caterina è del Falaschi, e Essendo della Beata mollo divoto Erco-
quello della Madonna, all'altare prossi- le I duca di Ferrara, fece istanza al Pa-
mo della sagrestia, di mano ignota, ma pa per averla, ma viterbesi non la la- i
di molta grazia. — Domenicane del 3." sciarono partire. Finalmente con som-
ordine dis. Domenico, nella chiesa del ma segretezza, posta dentro un cesto, e
suo nome. Anticamente erano in Viter- un giumento, fu io tal mo-
collocata sur
bo alcune donzelle, le quali per vestir do da Viterbo, e poi con miglioi»
tratta
l'abito del 3.° ordine di s. Domenico ve- comodo trasportata in Ferrara sotto la
ni vano perciò chiamate le monache della custodia di 100 soldati, mandati appo-
Penitenza ; e sebbene abitassero nelle sta con altre persone dal duca. Iti giun-
proprie case, pure nell'ubbidienza erano ta, la Beata istituì il nobile monastero
soggette al p. priore del convento di Gra- di s. Caterina da Siena, in cui vo lo al
di. Si denominavano anco oblate, poi- cielo a' 1 5 novembre i545 (altri dicono
ché non solo offrivano la loro vita al ser- 1 544 )> conservandosi nel medesimo il
vìzio di Dio, ma eziandio di tullociò che sagro suo corpo con indicibile divozione
possedevano io mobili e stabili ne faceva- e onore. La piccola stanza da lei abita-
no oblazione nelle mani di detto p. prio- ta in Viterbo , appartenente alla parte
re. In seguito cominciarono ad abitare superstite del palazzo Finiziani, sebbene
unite in una casa nella piazza di s. Tom- questo poi riedificato, fu lasciata intatta,
maso presso la chiesa di s. Bernardino, Divenuto proprietà de'Paci, questi nel
ove poi fu fabbricato un palazzo da'aobi li prospetto del palazzo nel iGìt posero
Finiziani. Fiorì tra loro la b. Lucia da a memoria una lapide, ed altra il can.
Narni, che nel 1497 nella feria 4-" dopo Domenico Paci nel,i66i collocò nella
la 2.' domenica di quaresima ( secondo stanza da lui ornata e ridotta a oratorio,
il Fontana, mentre il Bussi olire un
p. per avervi la Beata ricevuto less. Stim-
istromento da cui si trae, che la serva di mate, come accennai parlando de'palazzi
Dio già nel 1496 avea ricevuto le ss. (Dopo l'equipollente beatificazione della
Stimmate) fu da GesùCristo degnala del- b. Lucia,fatla da Clemente XI, ne pubbli-
le sue ss. Stimmate [/'.) in tutto visibi- cò nel 7 1 1 in Roma la Fita il p. i)()t»e-
1
li ; il che saputo Alessandro VI, non me- uico PoQzio domeaicano, e cunaggiua-
V I T V I T 20 f
sere più vicine alla chiesa di Gradi, a- celebre tempio o Fano del Dio Vollur-
quistarono una casa presso la fontana di na (sic), o sopra i suoi ruderi ; certo è an-
Separi, confinante alla chiesa di s. Spì- tichissima. Il monastero apparteneva ne'
rito, e dopo avervi abitato circa 4 anni, secoli andati alle monache benedettine,
nel 1 520 ottennero da Leone X di poter come nel i 1
8g ; rimosse le quali dal ve-
fare in detta chiesa un coro pensile ri- scovo Ostiense (sic), vi sottentrarono le
spondente alla casa, una ruota per man- agostiniane, e già vi erano nel pontifica-
darvi le cose necessarie, e un luogo pei* to d' Alessandro VI, il quale confermò
confessarsi ; finalmente ottenuta per in- loro ilmonastero nel 1499 con bolla, al-
tero la chiesa la denominarono di s. tra dirigendogli Leone X nel i5i4- H
Domenico. Esse in principio vestirono vescovo cardinal Stefano Brancacci colla
la sola tonaca colla cappa, ma neh 579 maggior solennità il i.° settembre 1679
ottennero il soggolo dal p.AIansueto mae- ne consrtgrò la chiesa, cull'assislenza de'
stro generale dell'ordine, e poi nel i 582 capitoli della catledrale e delle collegia-
lo scapolare. Nel qual tempo avendo tut- te. INella chiesa di s. Agostino sono osser-
te professato, cominciò la clausura e lo vabili i quadri di tal Santo, e di s. INico-
stabilimento del monastero , ricevendo lo, da Salvatore R.osa, ed è vera-
dipinti
il sagro velo nel 1646 dal p. Marino vi- mente magnifico quello della Presenta-
cario generale dell'ordine. Vi fiorirono zione al Tempio. — Cappuccine in s.
diverse gran serve di Dio, fra le quali Maria Assunta Monachelle del
(/atte le
suor Maria Boccabella da Sulri , suor 3.° ordine di s. Francesco. La ven. suor
Vmcenza Fadanni viterbese, e suor M.'' Lilia Maria del ss. Crocefisso, una delle
Colomba Tonni da Bagnaia in gran con- riformatrici del 3.° ordine di s. France-
cetto di santità, onde il suo corpo fu tu- sco, sotto la direzione del p. Gio. DoinC'-
mulcitoa parte e s'intiodusse la causa pei* nico Lucchese carmelitano e la protezio-
la sua bealificazione. Quando nel 1 653 In- ne del prelato Accoramboni poi cardina-
nocenzo Xsi recò in Viterbo, celebrò due le,fondò 5 monasteri e fu questo nel 1 720;
Tolte nella chiesa e visitò il monastero,pei* gli altri l'istituì a Konciglione, a Munte
soddisfare la pia divozione di due mona- 8. Vito, in Ischia di Castro, ed a Cori :
la spesa di molle migliaia di scudi, or- fece benedire la chiesa delle monachelle,
dinando con suo breve, che dovesse es- con l'invocazione dell Assunzione di Ma-
ser sempre ad uso di alcuna signora della ria Vergine,dal suo vicario generale Ga-
famiglia Maidalchini, monaca di questo spare Ori. Indi il vescovo successore Ab"
clauslro e qualora non
; vi fosse, Tappar- bali, a' 12 agosto 1737 la benedì con più
lamento doversi chiudere e C(jnsegnarne solennità. Il Marocco dice posseder uu
le chiavi alla detta famiglia. Di tutto le quadro del cav. Conca, e riporta l'iscri-
monache posero memoria con lapide nel zione della facciata incui è celebrato Pie-
parlatorio, prodotta dal Bussi. JN'ella chie- tro Gio. Pucci patrizio toscanellcse, che
sa, alla destra, vi sono quadri del Snl-
i contribuì con j 000 scudi all'edilìcazione
valore e di s. Doiueuico^ di mano igno- del inuuastero. — Franccicane di s.
202 VI T V I T
Bernardino del 3.° ordine. Narra il p. no. Finalmente nel 16 12 furono legate
Casimiro a p. 4^7' ^'^^ nionlslero di col vincolo della clausura, e sono sem-
s. Bernardino, Ira' monasteri di suore pre vissute con grande eseniplarità, co*
del 3." ordine di s. Fraucesco, singolar- me s. Giacinta Mariscotti romana , ma
mente fioriti nel XV, due essere
secolo nata in f'^ignanello, perciò riprjrlala in
quelli di s. Annadi Foligno, fondato dal- quel paragrafo. Il suo altare, col quadro
ordine del quale vennero qui trasporta- prima di s. Giacinta, la serva di Dio suor
le dal monastero di s. Anna suddetto al- Agnese Guerrieri romana, vestitasi re-
cune religiose, acciocché colla loro vita ligiosa neli6o4- Le sue edificanti, mira-
ed esempio ammaestrassero le altre nella bili e aspre penitenze racconta il p. Ca-
pura ed esatta osservanza della discipli- suniro, e quanto fu favorita da Dio, che
na regolare. Il Bussi rileva che alia loro a sua intercessione operò miracoli, dopo
abitazione, per formare \ni congruo mo- averla chiamata asè a'20 novembre 1671,
nastero, fu incorporata la famosa torre restando il suo corpo pienamente palpa-
Diimiiita col palazzo de' nobili Tignosi. bile, uscendo sangue due volte dalle sue
Mei 1452 Nicolò V loro concesse di farla vene. — Francescane del 2." ordine in
professione de'3 voti essenziali nelle ma- ss. Simone e Giuda /^postoli. Il p. Ca-
ni della ministra, e di vivere a seconda simiro a p. 470 : Od nwnislero de' ss.
delle norme osservate dal monastero ro- Simone e Gm<:^a, narra. Dicesi dal Bus-
mano di s. Margherita inTrastevere. Ver- si, che nel sito che occupa. Federico II
so il 1458 cominciarono a fabbricar la nel 1242 avesse fabbricato un sontuoso
chiesa di s. Bernardino, e da allora in poi palazzo, ed il vescovo Pietro Capocci nel
perderono la denominazione di suore di 1290 vi uni uno spedale sotto il titolo
s. /4gnese,e acquistarono quella di suore de' ss. Simone e Giuda, da lui edificato
di s. Bernardino, coWdi quale sono chia- pe' pellegrini della nazione armena , il
mate. La clausura non ancora stabilita, cuii.° priore al quale ralUJò fu fr. Gu-
faceva vagare le monache, massime per glielmo armeno, e per servizio degl' in-
l'elezione della ministra, onde nel i46i fermi fuallidatoda alcuni monaci arme-
Pio li stimò opportuno d'ordinare a eia- ni dell'ordine di s. Basilio, di che è me-
cuo monastero di eleggersi la ministra moria nella logora lapide esistente sulla
nella propria famiglia. Paulo li nel 1469 porta della chiesa, olferta dal Bussi e ri-
sero visitalo la chiesa nelle feste dell'An- rarono non sino al 333, come con altri1
sco, più nella 2.^ festa di Pasqua, ed a' e Gonzaga, ma sino al i444> come ri-
20 maggiu in cui si celebra la dedicazio* sulta da documenti e da una bolla d'Eu-
ue della chiesa e lu fesla di s. Bernardi* genio IV, accennata in altra di Sisto IV.
T
V IT V 1 io3
Jropcroccliè vedendo in quel tempo il là, tosto furono introdotte nel monaste-
comune di Vileibo, che monaci basiiia- i ro de'ss. Simone e Giuda, e fu costitui-
ni non potevano più sostentarsi per va- ta badessa suor Antonia da Siena. Indi
rie cagioni, ricorse ad Eugenio IV acciò principiarono una vita sì esemplare, che
per la loro impotenza e miserisi, non a vea- Silvestro iti Capile. Il fervore delle re-
no potuto riparare. Il Papa esaudì be- ligiose volle ritenere molle osservanze
nignamente viterbesi,e commise a Fran-
i della I.' regola, specialmente il digiuno,
cesco Materie vescovo di Monte Fiasco- e l'astinenza dalla carne; finché dive-
ne e Cornelo, col breve Sedis Apostoli- nute abitualmente inferme, e in conse-
cae gratiosa benignitas, de' 6 dicembre 1 guenza infruttuose pel monastero, ad i-
i444> ^' espellere basiliani dalla chie-
i stanza di suor Felice Bussi badessa, nel
sa de'ss. Simone e Giuda, e consegnar- i6o3 ne furono dispensate, sotto certe
la alla nuova società. La qual cosa ven- condizioni, dal ministro della provin-
ne eseguita ìli.° marzo t44^> '" ^^" Vt3t\,- cia. — Agostiniane di s. Maria Egizia-
lista Vanni da Fermo, uno degli apo- ca delle Convertite. Avendo il viterbese
stoli della compagnia, ne prese possesso. Federico Paolone lascialo la sua sostanza
È incerto il tempoche tali apostoli rima- ascendente a 12,000 scudi per la fonda-
sero in questo luogo ; però è certissimo zione d'un monastero per le convertite,
che nel pontificalo di Sisto IV l'aveano il vescovo cardinal Muti esecutore testa-
abbandonato. FoichèsuorCalidonia, mi- mentario l'effettuò con tal somma e suoi
nistra delle soielle del 3. "ordine, le quali frutti, comprando il silo ed edificando il
abitavano una casa privata diVilerbo, do- monastero. In questo a'29 giugno ibSa
mandò al Papa la casa e la chiesa, promet- pose 5 religiose e le vest'i, facendo venire
tendo ripararle colla cooperazione delle a istruirle due monache delle convertite
limosine de'iedeli. Sisto IV l'esaudì con di Roma, coll'osservanza della regola di
1 7 dicembre
bolla de' 47^, concedendo- 1 s. Agostino. Nella chiesa il quadro della
leancora le rendite , che allora non ec- titolare s. Maria Egiziaca , lo dipinse il
stituto del loro vivere ; laonde desidero- dito de'principali, diversi de'quali han-
se dimaggior perfezione, chiesero ad In- no la propria chiesa, e Viterbo ne conta
nocenzo Vili di professale la regola di più di 5o, di molte delle quali fiUÒ più
s. Chiara, il che subito fu loro concesso. avanti v'xcovùo.Conservatorio della Pre-
Ma non essendosi per l'esecuzione spedi- sentazione delle Zitelle Sperse. E rego-
te le lettere apostoliche, vi soppeil il suc- lato a guisa di monastero, ma senza clau-
cessore Alessandro VI a' 25 settembre sura. Vi si ricevono le povere fanciulle
1492- I» conseguenza furono estratte restate prive di genitori, o abbandonate
dal monastero de'ss. Cosma e Damiano da essi, e perciò fàcili a pericolare. Ebbe
di Roma
alcune religiose, che giunte a origine neh 635 mediarne copiose limo-
Viterbo a'9 magi^io j493, e ricevute con sine raccolte da molte pietose peisone.
siugulitr uuui'tì dal UiagiitUatu della cil- La ca&u di ticovero iu Lbbricutct ucllu
ao4 V I T V I T
naiTOCchia di s. Sisto, presso il fonie Bol- de di s. Conservatorio e Spe-
Spirito :
{)ontifìcali, e venne allidata alla cura del- di s. Carlo : Monte di Pietà. Di cia-
la conftaternila ili s. Cesoia, la quale a' scuno vado a dirne alcune parole. Scris»
] 5 di detto mese vi collocò fanciulle non se il Bussi, possedere Viterbo q spedali,
Diinuri di 9 anni, né niaggìui'i di 12. Di- cioè lo Spedale Grande, de' Proietti, de-
poi il vescovo cardinal Oddi, col ponti- gli Orfanelli, de' Convalescenti, de' Vec-
ficio beneplacito, cedette alle zitelle sper- chi inabili, delle Vecchie,de'C»lzolai il più
se il palazzo vescovile contiguo alla chie- antico di tutti, de' Sartori, degli Osti, de'
sa di s. Sisto, ove solevano dimorare i Pellegrini presso e rimpetlo al convento
vescovi neir estate , e nel 1760 ve le di Gradi. Il Coretini che pubblicò l'opera
Irasfei"] , al dire del C<jrelitii mentre, nel 1774 noverò 8 spedali, escludendo
l'attoche vado a riportare è del 1761. quello degli orfanelli, come forse riunito
Pi ima Clemente XIII, col breve diretto ad altro. — III." Spedale Grande cosi
al cardinale,£'x/?o.?<i/,$// nobis^ de' io giu- vico detto per distinzione dagli altri eret-
gno 1761, Bull. Roin. coni., t. 2, p. 27 1 : ti anteriormente e poi insieme uniti. Con-
Bina legata pia a principe Hieronynio sideiando i viterbesi che l'antico spedale
Pamphily relicla prò doiandis puellis di s. Croce in Valle, originato nel i iSS
orphanis^suhvcniendisqueniistrabilibus d'ordine d'Onorio IV, situato nel piauo
fauvliis civitatis Fitcrbii, praeviae le- di Faule, in luogo molto basso, la sua aria
stanientariae dispositionis derogalione. riusciva pregiudizievole agi' infermi, al-
Conservatorio nuncnpalo delle Zitelle tro ne fabbricarono nel 1573 in silo più
Sperse t/usdtni civitads applicantur , elevato, e l'iscrizione posta sulla princi-
datis super erogaùone peculiaribus nor- pale porta della facciala ne ricorda la
mis. iodi eoo l'altro dello stesso giorno, fondazione sotto la legazione del cardi-
egualmente indirizzato al cardinale, Ex» ual Farnese. Fu afiiilato al magistrato
posuisd Nohis, p. i2g del luogo citato, della città, ed a 4 nobili governatori, col-
Clemente XI 11 Piterbiensi Episcopofa- la soprintendenza del vescovo. E' per gli
la a circa So fanciulle, ed altre 32 giovi- fermi l'anno d' ambo i sessi, con iscuola
nette vengono ivi custodite, educale e do- medico chirurgica. Situalo in ventilata
po 25 anni rimandatea'[>arenli,coine ri-
i
posizione a tramontana e mezzodì, alla
ferisce il Palmieri. -— Nella biografìa del vista dell'aperta cain[)agna, vi sono 122
\escovo cardinal Severoli dissi che isti- letti numerati, a'(|uali ne' bisogni se ne
circa 70. Senza ripetere, meglio è legge- pendiali, farmacia con laboratorio e di-
ed esposti d'ambo i sessi, secondo il Ma- tà, con pìccolo interesse che si trae da chi
rocco denominalo anche s. Spirito, per- s'impresta denaro col pegno. Ed il Core-
chè il celebre Ospedale di s. Spirilo in tini assicura che fu eretto sotto il portico
Sassia (A^'.)di Roma vi manda suoi e- del palazzo comunale, colla direzione del
—
i
sposti o proietti. Essi sono in locah se- zelante fr. Fiancesco. Riferisce il Bus-
parali stabiliti neliy38 da Clemente XII si essere io Viterbo
3 chiese nelle quali i
te e custode di s. Maria del Paradiso. Do- ti a morte veste sacco nero. S. Rocco
:
mandata licenza di parlare, espose qua! (il cui quadro maggiore dell' Assunta di-
cittadino viterbese , il sommo desiderio pinse Gio. Francesco Romanelli, oltre la
clie iu Viterbo si vivesse con quell'one- Natività della Madonna a fresco: l'effigie
stà voluta da Dio, e per consegueuza si di 8. Rocco coD altri Sanli, oell'altare a
5o6 VIT V I T
sinistra, è tlel cav. Arpino), colla com- vita, in s. Luca, in s. Andrea, io s. Gio-^
pagnia omonima, che contkice in lettiga vanni in Zoccoli, in s. Maria del Poggio.
all'ospecJaie gl'infermi del territorio: ve Finalmente in altre chiese sono congre-
ste sacco verde, eil ha pure la chiesa del- gazioni senza sacco, cioè: S. Maria della
l'Assunta. S. Silvestro , oggi del Gesù Salute (il Bussi offre il disegno della mi-
(di cui già feci cenno superiormente), sot- rabile marmorea porla gotica con bassi-
to l'invocazione del ss. Nome di Qesii, rilievi e vaghe figure d' egregio lavoro,
che sino lySS manteneva un numero
al non dissìmile da quella del duomo d'Or-
Leonardo,
d'orfani: veste sacco rosso. S. vieto: neir interno il quadro della Pre-
colla compagniadi tal nomcjche provve- sentazione è di Bartolomeo Cavarozzi. Vi
de del bisognevole carcerati, onde libe-
i è tradizione che sia succeduta al tempio
lavfi ogni anno un condannato alia gale- etrusco della Salute, da dove Flavio Sce-
ra: veste sacco rosso. S. Tommaso Apo- vino tolse il pugnale per trucidar Nero-
stolo (\\ cui dipinto è di Salvator Rosa), ne, su di che può vedersi il voi. C, p. 45» 1
colla compagnia della Morte godente i e 74): il collegio de'dottori di legge e de*
I
privilegi di quella di Roma, per raccoglie- nolari. S. Girolamo , delta della Buca
re nelle campagne i cadaveri e seppellir- e de' Segreti, perchè questua per le pove-
li: veste sacco nero. S. Maria della Cel- re ftmiglie vergognose. Carità e Nome
la o dell Immacolata Coiicczione(\n cui di Dio, oratorio presso Gradi; due con-
dicesi esservi l'indulgenza plenaria quo- gregazioni, l'una per impedir le bestem-
tiiliana), colla compagnia di tallitolo: ve- mie, e 1' altra la profanazione del nome
ste sacco bianco e mozzetta turchina. iVrt- di Dio, non che per sovvenir gl'infermi
tività di Maria, già di s. Qtiirico, ora s. nelle case. S.Biagio (l'Assunta nell'alta-
Maria del Suffragio (frequentatissima, re maggiore è di Fdippo Cavarozzi), col-
olFie un dipinto dell'anime del Purgato- la congregazione (\tss. Angeli Custodi:
lago de' leoni, co' 4 medaglioni laterali, gonizzanti. Oratorio di s. Filippo Neri,
sono alIVeschi del Vanvitelli romano), col- in s. Leonardo. Adunanze in s. Croce in
la compagnia di tal titolo, che questua Valle e in s. Maria di Val Verde o de'
messe pe'sulFragi de' defunti: veste sacco Giustiziali: per suffragare l'anime del pur-
bianco e mozzetta nera. S. Egidio o ss. gatorio. Hanno ancora in diverse chiese
Croce , colla compagnia di s. Egidio o le loro congregazioni tutti gli artieri del-
del ss. Crocefisso , la quale dispensa il la città, già Università artistiche, prima
maggior numero di doti: veste sacco ne- della fatale soppressione. Con questa pa-
ro. S. Orsola f^ergine e Martire, colla rola, nel decorso de'tempi, se sempre va-
compagnia delstio nome: veste sacco qua- riabili il corrente in ciò è notabile, se pu-
si bianco, con mozzetta rosacea. S. Ma- re non ne ha il primato, forse alcune del-
ria delle /Jose (già parlata), colla compa- le nominale istituzioni non pili esisteran-
gnia ÒQ Sacciù istituita da s. Giacinta, no. Altrettanto potrà dirsi de'6 Romito-
per soccorrere gl'infermi nell'ospedale: rii con piccole chiese descritti o nomina-
veste sacchi di canevaccio quasi bianco e ti dal Bussi e dal Cordini, delle vicinan-
cinge grossa fune. Vi sono 7 altre com- ze di Viterbo, vale adire: s. Michele Ar-
pagnie dette del ss. Sagr amento, che con cangelo, nella sommità del monte della
sacchi bianchi accompagnano il ss. Via- Palenzana; ss. Crocefisso, nella via della
tico, erette nella cattedrale, nelle colle- Quercia; s. Maria della Ginestra nella ,
giate di s. Angelo ede'ss. Faustino e Gio- via di Monte Fiascone; s. Maria deirOI-
V 1 T VIT 207
i mo, nella via tli Vetralla; s. Croce, fuo- citavano, facesse quell'effetlo in loro, che
ri di porla s. Sisto nella via di Roma; Ma- fa nell'oro la fornace , cioè che quanto
donna della Gi'otlicella, in lai via. più vi sta dentro , tanto più si allinae
Il pubblico insegnamento è JcdeToI- purifica; e così essi col vario e continua-
menle curalo in Viterbo. Nel 1 546 pre- to esercizio degli sludi fervendo, inten-
gato Paolo 111 dai magistrato e citladmi devano dar prove d'esser degni figli del-
di Viteibo, perchè in tale sua patria, co* la patria, come dell'accademia, quasi da
me la chianiaoo i vitei besi, istituisse uno fornace riscaldati e commossi a più chia-
studio juibl)lico di scienze, che non fosse le azioni. Il Quadrio, Della storia e del-
punlo inferioie all'altie università d'Ita- la ragione d' egni poesia, trattando di
Jia, egli benignamente ne incaricò delle- quest'accademia , la dice fioritissima sia
secuzione Bartolomeo Appoggio da Ma- dal secolo XVI col nome degli Ardenti,
ceratH allora preside della provincia. Que- ed avere per impresa più verghe d'oro
sti con pion-
col mfigislrato vi corrispose poste in un crogiuolo sulle fiamme a li-
lezza, pubblicandone l' istituzione a' 24 quefarsi, col molto: Donec Fiirurn. Di
otlobre. Ma sebbene provveduto di otti- altre accademie di Viterbo fa menzione
mi lettori e maestri, non riuscì di quel- il Quadrio, dicendo: Sul principio del se-
la durata che si operava, sì per la vici- colo XVII ebbe origine l'accademia de-
nanza dell'altre università di Roma, Pe- gli Ostinati, avente per impresa una pi-
rugia e Siena, e sì per la morte del Pa- ramide d'ogni intorno sofIiala,col motto:
pa avvenuta io novembre 549- Pare
a' i Frustra. Fiorirono pure gli accadeiuici
però che già esistesse, sebbene se ne igno- Confusi, i quali ebbero a impresa il caos;
ri I' origine, I' accademia (iegli yìrcltnli^ e gì'Lmominafi. Il Castellano disse l'ac-
che tuttora fiorisce, poiché osserva il Bus- cademia degli Ardenti istituita nel 1 5o2,
si, non essere improbabile d'esservi sta- divisa iu 4 sezioni di scienze e lettere, e
lo ascritto il celebre Claudio Tolomei, il godere somma riputazione. Eguale ori-
quale in una sua lettera de' 18 gennaio gine ripetèMaroccOjchiamandola discien-
1547, stampata nel 554, dichiara come 1 ze e arti, dividersi in 4 classi, ciascuna
gli accademici Ardenti desideravano a- delle quali si riuniscono privatamente, e
verio Ira loro, per suo gran favore, ma tutte una volta al mese in una sala muni-
temere colla sua umida freddezza espor- cipale. E da ultimo aggiunse il Palmie-
re in parte la loro bella fiamma, la qua- ri, che l'accademia di scienze e arti de-
le sperava in breve dover produrre qual- gli Ardenti , (ti fondata nel i5o2 dal
che gran luce di gloria. Intese alludere conte Antonio Tagliaferro di Parma (il
all'impresa accademica, prodotta in dise- p. Affò, Memorie degli scrittori e lette-
gno dal Coretini, esprimente un crogiuo- rati parmigiani, ollìe soltanto quelle di
locon entro una verga d' oro che bolle Gabriele Tagliaferri ,
guerriero, poeta,
Irale fiamme e col motto Donec Puritm. scrittore, enei 1571 governatore di Ca-
Esercitandosi gli accademici prima nella stro, figlio d'un Guid'Antonio), da dove
propria residenza e avendo diversi fondi, era fuggilo per civili discordie, ed avere
quindi nel palazzo municipale, in varie nella sua residenza nel palazzo munici-
sorta di studi e nella poesia, animali cia- pale un gabinetto d' archeologia e di sto-
scuno dal desiderio di virtuosamente o- ria naturale. Di più contare Viterbo dal
perare, presero il nome di Ardenti, e 1 828 l'accademia Filodrammatica, e poi
formarono 1' accennata
corrispondente venne istituita anche l'accademia Filar-
impresa, per denotare forse, che il fuoco monica , oltre un concerto musicale. —
e l'ardore delle dispute , e degli eruditi Il seminario vescovile, riferisce il Bussi,
l'HgiouameDti co'quali negli sludi si eser* coll'autorità de'mss. della callcdrale, che
2o8 V I T V I T
il vescovo cardinal Cesarmi ne) iG3'^ lo collegio acquistò una ricca e copiosa li-
fondò di pianta, che sebbene egli opini, breria, e dalla vendita de' mobili ne se
si applicasse a rimetterlo nel piimieio trasse tanto da potersi a'2 dicembre 663 1
lacomunità di Viterbo. Il cardinal Fran- lascila di scudi 8000, falla a' 29 dicem-
cesco M.' Brancacci, che gli successe nel bre 6-70 dal p. Girolamo Bussi gesuita,
1
i638, lo compì e ridusse io miglior siste- colla condizione diesi ricomprasse a fa-
ma, contando 3o alunni a tempo del Bus- vore del collegio lutto lo speso nella fab-
si. Il seminario dipoi si trasferì sul pon- brica della chiesa, e si compisse quanto
te di s. Lorenzo contiguo alla cattedrale; mancava, pregando il p. generale della
quindi passò nella ca^a de' carmelitani compagnia ad onorar la sua famiglia col
scalzi. Qui conviene parlare della com- titolo di fonilatrice della chiesa, come fu
pagnia di Gesù, e del suo collegio nel cen- esaudito con lapide sulla porta nella par-
tro della città, nell'area della distrutta te interiore, che esibisce, coli* altra che
chiesa parrocchiale di s. Croce. Per le re- vado adire, il patrio storico Bussi. Però
plicate istanze del comune di Viterbo, e i gesuiti, grati allo Spadenzi, in seguito
l'assenso di Gregorio XV, nel 1622 vi posero sulla porticella presso la cappella
furono introdotti i gesuiti, con queste con- di s. Francesco Borgia, lapide con memo-
dizioni. Che il comune dovesse dare per ria del lascito. La chiesa fa aperta a'3o
fondazione e dote del collegio al suo p. luglio1671, e la benedì Ridolfo Acqua-
rettore annui scudi 000, oltre altrettan-1 viva arcivescovo di Laodicea e governa-
ti nell'ingresso per provvedere le cose ne- tore de! Patrimonio, avendo assistito a*
cessarie, e 6000 per fabbricare il colle- primi e secondi vesperi e alla messa so-
gio; ben inteso che acquistando religiosi i lenne il capitolo della cattedrale. Poi d.
beni stabili, dovesse proporzionatamente Oliuipia Aldobrandini principessa diUos-
diminuirsi l'assegnojcioè quando la rendi- sano, vedova di d. CamilloPamphil j prin-
ta annua ascendessea scudi 200. 1 religio- cipe di s. Martino, con teslaineoto del
si poi si obbligarono tenervi pubbliche 1 fondò nel collegio due pp. gesuiti
68 I ,
scuole io cui s' insegnasse il leggere e lo per fare di continuo le missioni nel di-
scrivere, la grammatica, l'umanilà, la rel- stretto di 5o miglia. Narra il Corelini,
torica, la filosofia. A'4 luglio 626 moren- 1 che per la fatale soppressione della be-
tri mediante
acquisti fatti dal collegio nala per tutto il mondo la compagnia di
donazione del viterbese Giovanni Bi unac- Gesù, con unico esempio nella storia de-^
CI. Inoltre coli' eredità del cardinale , il gli ordini regolari, il municipio di Viler-
VIT VIT 2og
ho e il vescovo , otlennero che i gesoiti tumulo corapìvansi le 5 solenni assolu-
ripreDclessero il collegio e il pubblico in- zioni. Numeroso fu il concorso del popò*
segnamento. Ma avendo Leone XII re- lo, a prestare gli estremi onori e sulfra-
stituito a'gesuiti Collegio Romano e
il vo- gi al benemerito concittadino, la cui me-
luto che fondassero il Collegio óe Nobili moria, benedetta da Dio e dagli uomini,
di Roma, come notai nel voi. LXXXVI, rimarrà in perpetuo esempio di egregie
p. 216, ispontaneamente si riti-
gesuiti azioni e di vera grandezza. Il Giornale
rarono da'collegi di Viterbo, di Terni e oflie 3 corrispondenti epigrafi, poste sul-
d'Urbino, terminato 1' anno scolastico la porta grande del tempio ed a' due lati
suoi liberi averi il seminario vescovile, taoli, il quale dipinse pure la B. Vergine
: questo pio letterario istituto a' 17 feb- col Bambino nel 3.° altare a sinistra; e
braio i853 soddisfece ad un importante nella sagrestia esistere un Crocefisso, col-
dovere di gratitudine e di giustizia, cele- la B. Vergine e s. Giovanni, buona copia
brando nella sua chiesa dì s. Ignazio so- dell'insigne Michelangelo. — Pubblicò il
lui zelo ridurlo a sue spese, comodo al- li della Dottrina cristiana. Per l'istru-
l'uso dell' istituzione, e fornirlo di tutto zione delle fanciulle vi sono le Maestre
il necessario mobilio tanto per le scuole, Pie (/''.), delle quali vanta Viterbo d'a-
quanto per l'abitazione de' maestri. Do- ver dato i natali alla fondatrice di tate
versi egualmente tutto questo bene alla utilissima e propagata istituzione, inclusi-
provvida amministrazione del comune, vamente a questa provincia ne'luoghi no-
ed in ispecie allo zelo del religiosissimo tali ne'propri paragrafi. Come narrai nel-
magistrato, il quale anche sollecitato dal- l'articolo, riferisce il Bussi, che per im-
l'amatissimo preside mg/ Giacomo An- pulso e direzione del gesuita p. Ignazio
tonelli (ora cardinal segretario di slato), Martinelli perugino, di santissima vita, a'
cui niente sfuggiva del pubblico vantag- 29 agosloi685la serva di Dio Rosa Ve-
gio, promosse l'opera sino al suo termi- oerini viterbese die' principio nella sua
ne, assegnando la maggior parte dell'an- patria alla tanto profittevole, e non mai
nua mensa pel comodo sostentamento de' abbastanza commendata istituzione del-
lodati membri. Stabilite tulle le cose, pre- le scuole e maestre pie cioè a dire di ,
via l'autorizzazione sovrana di Gregorio quelle maestre che per puro spirilo di ca-
XVI, in detto giorno dopo celebrata la rità consumano tutta la vita in istruire
messa e comunicati in essa i rr. fratelli le fanciulle, alle quali oltreché principal-
dali'encomiato cardinale, coli' assistenza mente insegnano il vero modo di vivere
del capitolo e di tutti i parrochi, non che cristianamente per mezzo de' rudimenti
l'intervento formale della magistratura, della cattolica fede, e colla pratica del-
preceduta dal nobile Lazzaro Arcangeli l'orazione mentale e vocale, e di altri jspi-
di, diniava in bell'ordine numeroso stuo- scolare; s. Giovanni con circa 100, s. Car-
lo di giovanetti , cui vigilavano a lato i lo con circa So, Divina Provvidenza con
rispettivi parrochi; seguiva la Croce ca- 20. Prima di lui il Marocco le divise io
pitolare, e il seminario episcopale, indi i 3, cioè 2 con convitto e altra con ospizio.
canonici che facevano convenevole ala a' ogni tempo ebbe Viterbo.
Illustri in
venerandi maestri che s'investivano del Oltre nominati, e quelli che dovrò ri-
i
possesso, i quali nell'edificante loro con- cordare nel progresso dell'articolo, senza
tegno riscuotevano l'attenzione e il rispet- qui ripeterli, principali sono seguen-
i i
to dell' affollato popolo accorso; chiude- ti, per sanlild di vita e segnalali in ope-
vano poi la ceremonìa il cardinal vesco- re di pietà , nelle dignità ecclesiastiche,
vo e la magistratura. Pervenuti nel lo- tranne i vescovi patrii di cui per ultimo
cale, e preso da ciascuno il conveniente nella loro serie , nelle scienze e lettere,
posto nella cappella, ilmedesimo vesco- nell'arti, nell'armi, e d anco il gentil ses-
vo pronunziò dal trono un assai affettuo- so ebbe le sue illustri. Fiorirono dunque
so ragionamento analogo alla circostan- per santità di vita. 11 b. Soldanerio, uno
za,dopo il quale, cantato il Te Deitm, de'primi seguaci di s. Francesco d'Asisi.
ci, valente teologo e autore d'opere, di cui Bussi. Pier Francesco Bassi, nato in Ro-
lesse l'elenco il Coretioi: arcivescovo di ma, oriundo viterbese: amantissimo de'
Benevento e poi di Napoli. Il b. Antonio poveri nominò eredi. Di tutti questi
li
de' servi di Maria, vicario generale e vi- cardinali scrissi le biografie. Non potei
sitatore apostolico del suo ordine. La b. farlo del cardinal Gio. Battista Bussi ro-
Francesca Cirabetta del 3.° ordine delle mano, nato in Viterbo, arcivescovo di
serve di Maria. Agostina figlia d'Angelo, Benevento, perchè morto nel 844' oaen- 1
na, colle quali die* principio alla congre- antenati, l'avea pubblicato nel 1 840. Spe-
gazione dell'oblate. Suor Francesca Ca- ro potervi sopperire nelle Addizioni, da
terina Vacchini del 3,° ordine di s. Do- prendersi da chi le bramerà. Arcivesco-
menico: riposa il venerabile suo corpo vi e vescovi,secondo il Coretini, non com-
nella chiesa di Gradi, con iscrizione po- presi patrii, per ragionarne nella serie.
i
stavi dal conoune. il b. Crispino da Vi- Fr. Ridolfo da Viterbo domenicano, nel
terbo laico professo cappuccino, della fa- 1270 arcivescovo di Taranto. Francesco
miglia Fioretti: il suo corposi venera nel- nel1275 vescovo di Sutri. Corrado nel
la chiesa de'cappuccini di Roma, ove Pio 1284 vescovo d'Orte. Fr. Monaldo mi-
VII lo heatificò col breve Qune Domi- norità vescovo di Civita Castellana nel
niis coeli,de'26 agosto 806, Bull. Rota 1 1288. Camillo Gatti del 1292, successi-
coni., t.i3, p. 4i' Si segnalarono per o- vamente vescovo di Camerino, Mileto,
pere di pietà. Visconte Gatti nobilissimo, Nocera. Fr. Consilio Gatti donienicano,
valoroso nell' armi, e illustre per pietà: nel 1299 arcivescovo di Sassari, poi di
fondò e dotò l'ospedale pe'pellegrini nel Gonza. Fr. Giovanni Majenti domenica-
1293, incontro la chiesa di Gradi, detto no, nel i3o8 vescovo di Civita Castella-
Dotnus Dei, di cui Bonifacio Vili nel na; ma rUghelli non lo riporta a tale an-
120)9 affidò la cura al p. priore di quel no, bensì nel1279 almeno, ma deve es-
convento, e prese sotto la prolezione del- sere anche prima e nel 1270, chiaman-
la s. Sede. Pier Francesco Bussi neliSyo dolo Ulafnesins. Fr. Pietrodomenicano,
a sollievo de' poveri istituì il monte fru- o nel i32i vescovo di Castro del Patri-
nien'ario con 2000 scudi, altribueudone monio, in santità e dottrina chiaro, e
l'amministrazione a* pubblici deputati e verso ili33i arcivescovo di Ragusi , se-
al primogenito de'suoi discendenti, Giam- polto in quel tempio di Domenico. Fr.s.
battista Zazzera nella parrocchia di s. Ma- Lorenzo di Angelo domenicano, nel 1 329
ria Nuova fondò l'ospedale de' convale- vescovo di Civitate in Sardegna, ma do-
scenti, sotto l'invocazione di s. Carlo Bor- vette fermarsi a Pisa. Fr. Pietro dome-
romeo. Distinti per dignità ecclesiastiche. nicano, nel 1348 vescovo di Cagli. Gio-
Cardinali: Raniero Capocci. Albo. Mar- vanni o Gemino forse de' Salamari, nel
co da Fiterho, sepolto nella chiesa di s. 1348 vescovo di Civita Castellana. Fr.
Francesco de'suoi conventuali con monu- Stefano agostiniano, nel 359 vescovo di i
to dissi in que* paragrafi: il Coretini lo Fermo. Fr. Antonio minorità, nel iSgi
«ostiene nato da Antonino Canisi nobile vescovo di Lecce. Valentino di Vanno,
viterbese e da Maria del Testa della dio- Soana. Fr. Francesco
nel 1 397 vescovo di
2ia VI T V I T
A ngelo minorila, nel 4oo 1
vescovo di Cis- di segnatura. Lodovico Bussi, segretari!
saiidra. Fr. Raimondo naiaorita, nel 1 4^ i di consulta, rinunziò a Innocenzo Xlf
vescovo di Cattaro. Fr. Angelo Scardeo- per disporsi a ben morire. Marcello Ch«
ne agostiniano, trasferito dal vescovato rofini, ponente del Buon governo: reci-
di Gesolo a Todi nei i424- Fr, Pietro tò nella cappella pontificia l'orazione fuJ
Antonio Petrocci domenicano e celebre nebie dell' imperatore Francesco I. Fi
teologo, nel i44^ vescovo di Segni. Mi- Giovanni Nanni o Anniodomenicano, ni
chele Canensi o Canesio neh 469 e non to verso ili 432, peritissimo nelle lingd
nel 1478 vescovo di Castro del Patrimo- greca, ebraica, siriaca, caldaica e ahi
nio. Tito Veltri, nel 1480 vescovo della versatissimo nelle storie e antichità sagn
slessa chiesa. Paolo Giosi , vescovo nel profane: fu caro a Sisto IV, ed Alessan-"
1482 circa nell'Irlanda. Fr. Lodovico An- dro VJ il quale neh
499 lo fece Maestro
gelelli de'Gentili domenicano, nel iSoy del Palazzo apostolico ( 7^.), moren»
s.
vescovo di Segni. Cristoforo Spiriti, nel do a'i3 novembre i5o2. 11 Cordini ri-
i5io vescovo di Cesena: gli successe per porta l'epilafllo, e il catalogo dell'opere
coadiutoria il nipote Giambattista Spiri- stampale e inedite, ma 1'
amor patrio lo
ti, ma privo degli ordini sagri rinunziò rese cauto a portarne quel giudizio, che
con pensione di 4oo scudi d'oro, e spo» con altri qua e là ai'xennai, ed altrove,
so Camilla Orsini sorella del conte di Pi- limitandosi a dire: » Vari sono i senti-
tigliano. Fr. Angelo Maidalchini dome- nuenti degli scrittori intorno le opere da
nicano, nel 1645 vescovo d'Aquino, indi lui pubblicate, essendo tenute da molti
di s. Severino. Vincenzo degl'i Atti no- per spurie, da molti per alterate e cor-
bilissimo, nel 1695 vescovo di Bagnorea, rotte, e da molli per sincere. Non è mia
indi d'Orvieto. Benedetto Bussi, nel 727 ( ispezione, né questo è luogo proprio di
vescovo di Recanati e Loreto. Nunzi apo» esaminare tale controversia. Per la qual
stolici. Fr. Bainone domenicano priore cosa, rimetto i lettori all' eloquente ed
di Gradi, nel 276 fu uno de'Iegati man-
1 erudita orazione stampata in sua difesa
dali da Giovanni XXI a Michele Pa- dal nostro concittadino Francesco Ma-
leologo imperatore greco. Fr. Giovanni riani, per tacere altri apologisti di lui
Verreschi domenicano , Nicolò III nel annoverali dal p. Echird e dal B lyle ".
drale, nei I 68 I iiileruunzio nella Svizze- favole da lui recitate; furono confatati,
ra. Prelati della s. Sede. Pietro Lunen- anche di dotti e savi patrii scrittori, e per
si, segretario de' brevi di Nicolò V. An- ultimo di recente dal prof. Orioli, benché
drea Spirili, nel 1471 chierico di came- si vanti viterbese, per cui non fanno au-
ra e prdtonotario partecipante. Giovan- torità. Mi si riprenda il novero degli al-
ni Bolonti, nel 1489 chierico di camera. tri illustri. Fr. Vincenzo Fani domeni-
Aurelio Caprini, nel 1 489 chierico di ca- cano , segretario della s. congregazione
mera. Domenico Francisci , prelato do- dell'Indice neh 664- Altri Protonotari a-
mestico di Leone X. Alessandro Jaco- poslolici.CesareBussineli 585. Rosio Ma-
mucci, nel 16 16 protoootario, e volante lagriccia neh 6 io. Girolamo Fiorenzola
VIT VIT 2i3
nel i625.Timoteo Vanni nel i635.Giovan- morto nel 1496. Cornelio Benigno, nelle
niDonelli nel i636. Avvocali concistoriali. matematiche e in altre scienze versatissi-
Domenico Fajani nel i4oo- Anselmo Bo« mo, da Leone X lodato. D. Gregorio cas-
1490. Nicolò Fajani nel iSgo.
tonti nel sinese, dottore in ambo le leggi e perito
Girolamo Tozzi nel 1742. Scienziati e nelle divine scritture, del i54o. Girola-
letterati. Fr. Angelo Negro o Negroni mo RuscellJ uno de'più eccellenti profes-
domenicano, fiorilo nel 1279 nel couveu- sori di belle lettere del XVI secolo mo- ;
dottrina, d'ordine di Bonifacio Vili scris- versi nella lingua italiana ! come scrisse
se. De Palesiate Papae. M. Girolamo un moderno ; bensì ci diede varie rac-
dottore in medicinale Cola di Covelluz- colte di rime, ed il Rimario, colle voci
zo memorie o cronache patrie
SCI isserò le e co'precetti per compone versi italiani.
del 1253 ali 400 circa. Nicola di Bartolo- Fu autore e più editore di molte opere,
meo mercante di profeS'
della Tuccia, riferiteanche dal Coretioi , ma mostrò
sione, raccolse quanto ne aveano scritto più zelo che criiica. Kel pontificato di
i due cronisti nominati, oltre lo scritto Paolo III fondò in Roma ì'accademia del-
del Lanzellollo, e lo continuò nelle cose lo Sdegno, ma ebbe corta durata. Vin-
dalai viste dali4oo al (473. Questa ero* cenzo Ruscelli, byou letl«ato, nel 1 584
naca inedita non è propriamente di Lan- fece aggiunte al l.bro iìaìV f/nprese illu-
zellotto, ma di Nicolò che la compilò, stridei precedente. Latino Latini, fu ia
come avverti il prof. Orioli ne\\'j4lbnni Roma impiegato 1 3 anni nell'emendazio-
di Roma, l. 20, p. 3o5. La Civiltà Cat- ne della raccolta de'canoni di Graziano;
tolica, serie 2.', t. 8, p. 3 ig, die'contez- corresse pure e illustrò altre opere sa-
za : Cronaca de'principali fatti d' Ita- groprofaoe, ed il cardinal. Baronio sot-
lia W
da anno i4'7 ^^ i468 di Nicolò tomise alla sua revisione la nuova edi-
della Tuccia viterbese ^ pubblicata per zione del Martirologio Romano. Morì nel
la prima valla da un niss. di Monte/ìa- 1593 e lasciò la sua libreria al capitolo
scone per cura di Francesco Orioli, Ru- della cattedrale, colle sue opere edite e
mai 852. L'editore si proponeva pub- inedite. Colcnisio Sannel.i, celebre dot-
blicare delmedesimo autore l' inedita tore in medicina. Fr. Atanasio ìfelli do-
Cronaca de'falti particolari di Viterbo. menicano, d'eminente sapere. Domeni-
Giovanni Juzzo da Covelluzzo speziale, co Bianchi , scrisse la patria storia sino
per la sua integrità impiegatoin ragguar- ali6i I, e inedita vH conserva nell'archi-
devoli ulfizi da Alfonso I re di INapoli, vio comunale. Fr. Gabriele Pollioni do-
e da'Papi Nicolò V, Pio II e Paolo II; menicano commen'.ò alcune memorie
,
' continuò le patrie cronache di Girolamo patrie e del convento di Gradi. Valerio
e di Cola , cominciando dal pontificato Fiacco insigne medico pontificio, di cui
I
di Bonifacio IX sino al 480 suo figlio i : ne' voi. XLIV, p. 12 5, LI, p. 12 r. Cesare
\
Cosimo le proseguì per due anni. Do- Crivellali, famosissimo medico fiorito nel
menico eccellente professore di legge del principio del secolo XVII, tra le cui ope-
! i474- ^'- Tommaso Bonelli agoslinia- re vi è il trattato, De' Bagni di P'iterbo,
! no, rinomato predicatore del XV secolo. ivi 1706 pel Giulii, 2." edizione. Pietro
Gio. Benedetto Annio, elegante poeta nel Corelini , fiorì verso la fine ilei secolo
principio di tal secolo. Gio. Giacomo Sac- XVI, perciò diverso da quello che vado
chi, poeta egregio del 1 5 1 4- Prospero Spi- citando e mi giovo : segretario del comu-
riti, poeta del 1482. Fr. Pietro Petrucci ne di rara erudizione. Stampò: Calalo*
doiuenicauo, celebre oratore e teologo, gas Episcoporuin Fiterbicnsìum^ cioè u
,
V IT VIT *i5
lustrare la sua patria ; » onde se gli de- il Coretini descrive l'opere molteplici da
ve condonare, se senza recarci nuove ra- loro eseguite per la patria, che in buo-
si lusinga d'essere uscito dal-
gioni, egli na parte dichiarai a'Iuoghi loro. Il prof.
J'inlralciato laberinto della viterbese aa- Orioli nel t. 140 del Giornale Arcadi-
tichità, per averci ripetuto, che Viterbo co, a p. 200 tratta: Di alcuni piUori vi-
era una metropoli della Toscana, fon- terbesi che operarono nell'evo infinio^e
dala come tulio il reslo dell'Etruria, da nei primi coniinciamend del rinascer
Cam, o per lo meno da'di lui figliuoli, e delle arti. Di più ci diede 3 articoli nel-
che prese la denominazione dalle parole V Album di Roma, l. 18, p. 35o, 366,
ebraiche o fenicie Beth-terbon, ovvevo 386 e intitolati: Celebri artieri men co-
Bclh-lobab. Noi confessiamo non ostan- nosciuti di Filerbo, e in primo luogo
te, che restiamo tuttavia nella stessa in- d'un architetto dell' XI secolo j ed al'
certezza; esarerarao restali maggiormen- cune importanti iscrizioni di quel tem-
te obbligati al dotto autore, s'egli aves- po. E riconobbe»* che una certa alacrità
se recato qualche cosa di più preciso, e d'ingegno non è mai mancata a' viterbe-
di meglio fondato sul tempo e sulla ma- si, e una certa particolare virtù manife-
niera, con cui questa per altro antichis- statasi spesso in uomini di piccolo stato
sima città si rendè metropoli della pro^ in modo multiforme". Segnalati nell'e-
vincia del Patrimonio ". Rinomali nel- sercizio delle armi, l Paleologi impera-
l'arti liberali. Fr. Giacomo servita del tori di Costantinopoli trassero la loro
i45i4. oel formare statue di legno o di origine da Viterbo, come oltre il viter-
marmo, sembrò che superasse la natu- bese cronista Lanzellotlo, il cardinal Ca-
ra. Lorenzo di Giacomo del 1469, fu nisi, il Sansovino e altri attestaao, anzi
uno de' più bravi pittori del suo tem- lo dichiarò ili.°di essi Michele Paleolo-
po. Bernardino eccellente architetto del go in una lettera ad Urbano IV, esibita
i5i5. Lodovico Nucci e Tarquinio Li- dal Bussi, ignorandosi però quale de'suoi
gustri del iSgà, egregi pittori, e ila." antenati abbandonato il suolo natio si
dell' antico palazzo de' Monaldeschi in aprirono la strada alle primarie dignità,
piazza del Comune la campana del pub- ed al soglio slesso dell'impero d'Orien-
blico. Bartolomeo Cavarozzi pittore, al- te. Nella cronaca riferita dal Bianchi
lievo del Guercino da Cento. Filippo Ca- nella storia mss. di Viterbo : De f^iler-
parozzi pittore, discepolo del cav. d'Ar- biiviris et familiis illustribus, si nume-
pino. Pucciali, pittore e scolare del Guer- rano diversi soggetti illustri della prin-
cino. Gio. Francesco Romanelli valente cipescaFarnese famiglia (^.), come nati
pittore e discepolo di Pietro da Corlo- in Viterbo, ove certamente quella casa
na. Urbano Romanelli suo figlio l'avreb- ebbe palazzo aperto, cioè Ugolino, capi-
I
,
be nella pittura eguagliato la gloria, ma tano d'8oo soldati della signoria di Ve-
mori nel fior dell'età. Anton'Angelo Bo- nezia ; Bertoldo, capitan generale delle .
nifazii riuscì bravo pittore, sotto gì' inse- milizie pontifìcie; Pietro, capitan gene-
,
gnameuli di Pietro da Cortona. Altro di- rale de'fiorentini, che trionfò <>ui pisani ;
. scepolo fu il Francesco Boni-
fratello Gio. Cola gran capitano e padre di Ranuc-
; fazii. Gio. Maria Mari pittore. Giuseppe cio II; Ranuccio III, da Viterbo fatto
\
Sisto Fietti pittore. Anton'Angelo Fala- capitano delle sue milizie, dalla santa Se-
schi pittore. Vincenzo Strigelli pittore de costituito amministratore della pro-
I
e discepolo di Pietro Conca. De' pittori vincia del Patrioiouio, « dalla regina di
ai6 VIT V I T
Napoli Giovanna II eletto comandante di FicOf parlato di sopra, dovrebbe dii
supremo delle sue truppe, insignito con si ch'essi prima della metà del secolo
regia fascia che poi ornò il collo dell'u- eransi stabiliti in Viterbo, giacché coos(
nicorno sovrastante lo stemma de' Far- le di esso non poteva essere che un vij
nesi ; Angelo, Gabriele e Pier Luigi il terbese. Certo è che tal famiglia produJ
seniore, in nulla per coraggio inferiori se personaggi per cariche e per valore d|
a'ioro gloriosi antenati, Angelo ed Ales- stinti, ma per lo più dominati dal genìl
sandro il seniore, ili." rinomato nell'ar- crudele di tiranneggiare i popoli e di
mi, il 2.° nella dottrina e nella pruden- surparsi dominio delle città ede'paesi
il
za, e meritò d'essere il magnanimo Pao- della s. Sede. Il Cordini riporta la serie
lo III {P'.).» Siccome però della nasci- de' seguenti, olire Valerio, che sebbene
ta particolarmente di Alessandro in Vi- dovrò riparlarne nel decorso dell'artico-
terbo non bo (dice il Coretìni) altri in- lo, riuniti è bene farne cenno, anche per
dubitati documenti , e v'è chi lo vuole avere altrove dichiarato trattar di pro-
nato in Orvieto, chi in Roma, chi nella posito di essi in questo, e per intelligen-
terra di Canino,non ho ardito di attri- za del riferito di essi in tanti paragrafi,
buire assolutamente alla mìa patria l'o- e per quanto dovrò narrare. Giovanni [
nore d'averlo prodotto (il Bussi invece prefetto di Vico fu console d'Orvieto nel
ebbe gran motivo di crederlo, così al- 975 e 989. Avverte il Coretin i, che Ma-
tri)". Nelle Relazioni falle imprimere dal nente nel riportare Joannem Prefcctuni
municipio di Viterbo pel soggiorno di de Ficoadannum 864, non afferma che
Gregorio XVI e Pio IX, è detto. Paolo fosse iu quell'anno prefetto di Roma, anzi
HI ben poteva dirsi viterbese, dacché neppur chiama prefetto di Vico, ma de'
lo
Pier Luigi seniore suo padre dimoran- Prefetti di Vico,ch'é quanto dire della fa-
te in Canino e possessore del magnifico miglia, che godeva la prefettura di Vico.
palazzo di Viterbo nel castello di s. Lo- Pietro I de'Prefetli di Vico, fu console di
renzo , che tuttora torreggia sul ponte Orvieto nel 000. Riccardo
1 di Vico, circa
del Duomo, volle esser aggregato alla il 1080 prefetto di Roma.ed il Bianchi pre-
cittadinanza enobìllàdi Viterbo a'ag no- lese che in quell'anno si usurpò la signoria
vembre 1482. Ma del soggiorno de'Fasne- Vico fu prefetto di
di Viterbo. Pietro 11 di
si in vari luoghi della provincia, come ia Roma circa 111099, il Zazzera però del
Fariiese^Iscliia,Canino^ Fahnlaìio e al- cognome non vuole rendersene malleva-
tri, ragionai superiormente a' loro para- dore. Altieltanto dice il Coretini di quel
grafi. Anche Toscanella^l'''.)i\ pregia, che Pietro, di cui menzione Cristiano ar-
fa
in talea ntichissi ma città e nel suo distretto civescovo di Magonza, e legato imperiale,
di Tuscania, ne' vecchi tempi dimoraro- nel diploma dell lyS pubbli calo dal Bussi,
no i Farnesi. I signori della pur famosa il quale lo fa de' Vico. Oiloardo de Vico
famiglia de Vico, de'quali moltissimi fu- tenne le parli del Papa, e neli 148 ebbe
rono Prefetti di Roma {f' .), e ne ripar- in dono dagli orvietani rocca Sberna.E
lai dicendo del P'ice- Camerlengo, sono mollo verosimile ch'egli fosse uno de' si-
annoverati fra le famiglie illustri di Vi- gnori di Vico, che verso il I025 veden-
terbo. La mancanza de' documenti im- dosi poco favoriti dall'imperatore anda-
pedì al Coretini determinare l'origine
il rono ad abitare in Orvieto, e contrasse-
vera e il tempo preciso io cui fissò il suo ro parentela co'conli Bovaciani. Angelo
domicilio in Viterbo. Da un'iscrizione «i Prefetto di Vico, guerriero di segnalalo
ha che fra gli annigSi e 056 uno de'con- valore. Federico I nel i i59 lo prese a*
soli di Viterbo fu Valerio Vichio. Onde suoi stipendi. Pielro.Ill di Vico, si vuole
se i Vichii furono i padroni del cattello che ottenesse la prefettura di Roma , e
,
rie de'prefetli, ed a cui Orvieto die'roc- Chiesa proibì al capitano e podestà di Vi-
ca Sberna, per compiacer Papa Innocen- terbo, di far guerra e molestare i fratel-
zo III, rocca da lui ceduta a'conti di Mon- li. Avendo essi guerreggiato cogli Orsi-
te Marte. E incerto s' egli fosse il Pre- ni, pel castello di Vallerano , usurpato
fetto Pietro di Bonifazio, a cui Innocen- questo e la rocca d'Altia, Onorio IV nel
zo IV diresse 3 lettere, colle quali resti- 1285 quale arbitro sentenziò, fece as-
tuì nel 1249 alla famiglia de' Vico, Bie- solvere dalla scomunica Pietro e i suoi
da , Vico e altri laogtii toltigli da' ca- vassalli, da molti confuso col padre. Nella
pitani di Federico II , e insieme ordi- sede vacante del 1294, i cardinali vieta-
nò rifare ad essi i danni , recati loro rono a'due fratelli di favorire gli orvie-
dal conte d' Anguillara, da Gregorio Cen- tani.Manfredo nel r3oi era podestà dì
ci e da altri. Pietro IV di Vico, diverso Corneto, e neli3o6 Clemente V lo di-
dal precedente, seguendo il cardinal U- spensò di sposare la sua parente Maia-
baldini legato, insieme con altri baroni lone nel I 3 i vendè a Rolando Crescen-
: 1
tese insidie agli ambasciatori e podestà zi la rocca di Giove, ed era già prefetto
1258, reduci da Alessan-
de'fiorentini nel di Roma, indi ebbe controversie cogli uo-
dro IV ch'era in Anagni. Aderendo a mini di Montalto, castello che possedeva
Manfredi usurpatoredella Sicilia, die'nel a metà col cardinal Napoleone Orsini, a
1264 il guasto alla provincia del patri- per quello d' Ancarano co'Farnesi ; nel
monio, (ìuchè Urbano IV promulgata i326 fu assolto dalla scomunica, e nel
controdi lui una crociata, presto fu caccia- l327 aiutò il rettore del Patritnonio coa-
to dalla provincia del Patrimonio e asse- tro i ribelli. Clemente VI neh 346 con-
diato nel castello di Vico. Ma insorta di- cesse al suo figlio Lodovico, la facoltà di
visione tra'crociati e militi, molti favo- sposarsi colla parénte Giovanna Orsini.
rendo Pietro IV, obbligò il vicario di Uo- Faziolo di Vico figlio naturale di Man-
ma, che soprastava all' impresa, a riti- fredo, nel 1 329
capo della fazione con-
fu
rarsi. Quindi Pietro si portò contici fra- tro Silvestro Gatti tiranno di Viterbo, e
scatani che assediavano la rocca d'un ri- l'uccise; indi nel i332 si sottomise al Pa-
belle del Papa, e li disperse. Tentò poi pa cogli Viterbo, di cui
altri ribelli di
con insidie impadronirsi di Roma, ma poi resosi tiranno, venne trucidato nel
con istento si salvò colla fuga, restando i i338 da Giovanni II di Vico prefetta
suoi uccisi o prigioni. Indi si pacificò con di Roma. Questi tosto s'irapadrom di Vi-
Urbano IV, che a finir le controversie terbo, e ne'seguenti anni anche di Ve-
l'invesìidiBieda eCivitavecchia nel I265. tralla, Toscaoeila, Canino, Orvieto e al-
"Venuto a morte nel i 268, e assolto dalle tre città e luoghi dello stato papale
censure (forse avendo commesso poi al- e per maggior sua sicurezza in Velralla
tri reati, poiché non si concedono gra- fabbricò una fortezza, nell'area venduta-
zie da' Papi, se non premettono l'assolu- gli da Andrea Orsini co' suoi beni. Ma
zione dalle censure, per l'effetto di esse), Clemente VI riprovò tutto neh 345, vie-
fece le singolari disposizioni riportate tò a'viterbesi di praticar lui ei fratelli,
dicendo della chiesa di Gradi. Pietro V e neh 352 lo dichiarò incorso nella sco-
suo figlio, certo fu prefetto di E.oma dal munica e nelle pene contro gì' invasori
1293, e lo era eziandio nel 1297. Alla delle terre della Chiesa; finché nel i354
morte del padre, col fratello Manfredo il legalo cardinal Albornoz, dopo aver
era restalo sotto la tutela de' cardinali inulilraenle lenlalo a restituire l'oocu-
ai8 VIT V TI
dinale lo fece peri 2 anni vicario tempo- vari rami a stabilirsi in Venezia, in Pe-
rale di Corneto , ne lo cacciò Giordano saro, io Macerata, e per ultimo a Civi-j
Orsini d'ordine d'Innocenzo VI, il quale tanova, nella provincia di quella, e si e*
l'ainniom nel i362 a ravvedersi e resti- stinguerà col conte Giovanni di Vico,!
tuire il mal tolto ma inutilmente. Es- , fratello delceleberrimo scienziato p.Fraa-1
sendo morto, neh 368 sua figlia Tradi- Cesco di Vico gesuita. Era Giacomo pre-j
ca sposò Giovanni de' Gontiduca da Pi- fetto di Roma, quando si ribellò ad Eu4
sa. Suo figlio fu Briobbi o Briobi, giova- genio IV, che in pena gli confiscò tutti i|
ne di segnalato valore; era morto nel 1 3 53 beni. Restato prigioniero, in un fatto d'acsf
io Viterbo e armatosi, cacciò il presidio conta tra più celebri e potenti di Vi-
le
già di sopra narrai la custodia del con- solenni funerali. Mcolò V ne fu ramma-
clave. Silvestro Gatti nel i S^G, col favo- ricato, e ordinò di procedere con rigore
re de'ghibellini, de'quali si dichiarò ca- contro gli autori e complici del misfat-
po, sottomise Viterbo all'assolulosuo do- to, e di mantener casa Gatti nella signo-
il Bai'aro, nemico della Chiesa, benché Non trovo che i Galli prendessero un ti-
pendolo ricco , da Roma mandò il suo fìcante sovranità e principato, certo per
maresciallo con 1000 cavalli, lo fece arre- evitare incremento d'invidia e rancore
slare e tormentare affinchè palesasse il ne' contrari. Questa sagace astensione fu
suo tesoro , e questo trovato fu portalo comune a molti Tiranni d'altre città e
io Roma con Silvestro e suo figlio. Indi popoli. II fratello bastardo di Princivalle,
liberati, Silvestro invece di ravvedersi, TroiloGatlijSi fece capo della fazione Gat-
continuò a parteggiare pel Bavero, per tesca. E Guglielmo Gatti, fratello cugi-
lia, il quale nel 1 3o6 confermò al suo fi- lo prigione dalle milizie papali, ed a'ii
glio il donato custeilo Muranola ne' Pire- settembre fu decapitato sulla piazza del
nei. Giambattista Spiriti colonnello di Comune. Peretto de Andrei* militò pei
10,000 fanti dell'imperatore Massimi- Carlo 111 Durazzo re di Sicilia, che lo
liano I, che nel iSog gli accordò d' in- dichiarò maresciallo, e poi pel re figlio
quartare nello stemma l'aquila imperia- Ladislao, che l'inviò viceré in Dalmazia.
le. Il figlio Ottaviano fu colonnello del- Pielro Paolo de Aodreis detto il Braca^
l'imperatore Carlo V, e fattosi capo del- figlio del precedente, servì nella milizia
la fazione Gattesca, nel 1 528 tentò d'in- nel 1 898 Bonifacio IX, dopo la cui mor-
signorirsi della patria: il di lui figlio Vin- te passò in quella di Ladislao, che lo fece
cenzo fu capitano e poi colonnello in maresciallo, viceré di Calabria , capitan
Francia. Bartolomeo Spiriti capitano del- generale delia Sicilia, conte di Belcastro
le milizie d'Ascanio Colonna, difese con e di Policastro, e marchese di CoUone.
Fabio Colonna Paliano assediata da Pier Andrea Capocci nel 1896 podestà di Sie-
Luigi Farnese il giuniore generale di s. na. Capoccino, forse de'Capocci,neli4i 3
Chiesa, il quale dopo gran tempo l'espu- ebbe il comando di 600 soldati a caval-
gnò. Torello da Viterbo fu uno de'capi- lo pontificii. La famiglia Bonelli, una del-
lani ghibellini, collegati nel 1820 co'Co- le più antiche di Viterbo, produsse mol-
lonuesì. La nobile famìglia Bussi è un ti illustri nelle lettere e nell'armi: in (|ue-
ramo di quella illustrede'conti di Baschi, st'ullime si distìnsero Nicola nel 1
436 ca-
ed usò per molto tempo cognome Bus-
il stellano d' Ostia ; e Domenico cavaliere
sa o del Bussa, come si trae da documen- gerosolimitano, pel suo valore da Paolo V
ti de'secoli Xll e XIII: nel seguente, a dichiarato capitano della i." galera, e poi
tempo di Cola di Rienzo, fiori in armi fu castellano di Forte Urbano. Bartolo-
Raniero Bussa; poi si distinsero un capi- meo de'nobili Mazzatosta, nel i433 ca-
tano Alessandro e altri. Paolo Bussi fu stellano di Civita Castellana. A Paolo Er-
luogotenente generale della marina pon- mo, nel i46o Sigismondo Malatesta si-
tificia di Paolo V. Antonio Domenico gnore di Ilimini affidò il supremo co-
cittadella di Coi fu, morendo pei fci ita 1 i- fendere le loro persone, e tra donne, fan-
cevuta di$grazialau)eDlein un torneo,eo- ciulli eforeslieri furono nutnerale6o,ooo
roralo di solenni funerali. Della famiglia persone. Ma per le stragi seguile nelle
Cecchini, fra le più antiche e nobili, Atti- guerre, e pe'morli nelle carestie e preci-
ho militò pe'veneli 3o anni per capita- puamente nelle pestilenze, da cui 8 volte
no, indi governatore peri da prode in ,
da quel tempo è stala desolata la città
battaglia nel 16 17; sotlentrò il nipote E- (non compreso il colera a' nostri giorni
rea nel carico di capitano .di "Venezia. ripetutamente), il numero de'suoi abi-
M are' Antonio Savini neli65ofu sergen- lanii nel 1 774 non arrivava se non che a
te maggiore delle milizie del Patrimonio: i4]000 circa , fra' quali parecchi ricchi
tal famiglia nobile derivò da Sabino di mercanti, comodi cittadini, e 45 famiglie
Giovanni Cola da Gallipoli, capitano
di nobili. Prima di lui, nella Storia di Vi-
del celebre Renzo da Ceri de'conti d'An- terbo del Bussi, stampata nel 1742, so-
guillara. Sforza Maidalchini cavaliere ge- no enunterali 25o8 fuochi ed anime ,
loso! imilano, nel i663 colonnello di ca- I 1,844- La Statistica òeX i853 registra
valleria papale dello stalo d' Avignone. 2757 case, 3466 famiglie, 1 6,344 a^i*
Andrea giunioie marchese Maidalchini tanti, de' quali stanziano in campagna
godè la benevolenza de'ie Luigi XIV e 21 18. Tra gli abitanti 97 studenti, 92
Luigi XV di Francia, Filippo di Spa- V ntiliinri, 5 ebrei. Ospitalissimi dichiarò i
gna Giacomo
e III d'Inghilterra: fu co- viterbesi il cav. Belli, essendo pure ben
mandante delle milizie del Patrimonio, educali e colli, stanziandovi molte fami-
generale delle poste pontifìcie; coltivò le glie nobili e illustri, il eh. Pietro Biolchi-
buone arti e l'erudizione, e morendo nel ui segretario del Giornale /4rcadico, dis-
1735 si estinse con lui la lìnea maschile se la città colla e gentile, vaga e maesto-
di sì illustre prosapia. Domenico Chero- sa, dolce e salubre l'aere, ubertoso il suo-
fìni, valoroso tenente nell'armi austria- lo, e gli abitanti forniti d' ottimo e vigo-
che, perì nella battaglia di Petervaradi- roso temperamento,onde facilmente giun-
no. Girolamo degli Alti ebbe il comando gono alla vecchiezza. Il prof. Orioli scris-
d'una galera ponlifìcia nel 1699. Lodo- se nell'y^/ZZ/j/m e?/ /ion;fl, nel t. ai,p. 332,
vico Saunefli capitano del re delle due l'articolo: Jl dialetto Fiterlesc del Tre-
Sicilie. Il Cordini segnala ancora Ira le cento. Nelt, 20, p. 271: antica fabbri'
donne illustri. La dama Galiana di sor- ca Viterbese de' mattoni smaltati. Nel
prendente bellezza, alliellanlo virtuosa, t. 23, p. 25: Lavoro d' orifìceria de'prìn.'
dì cui parlai nel descrivere la chiesa di s. cipii del secolo XF d' artefice p'iterbese.
Angelo Spala; ein d. Olimpia Maidal- Nello stesso .Album, t. 17, p.i6o, l'avv.
chini prima moglie di Paolo Nini nobile B. pubblicò la seguente Statistica degli
viterbese e sua erede, poi diPanfilioPrzni- stabilimenti pubblici e privati d'indu-
philj (F.) diGubbio, il cui fratello di- stria, di cui è ora fornita Viterbo. Una
venne Jnnocerizo A' {/".), indi principes- fondeiia di rami, 4 ferriere, 12 conce, 2
sa di s. RJartino
, la cui lena ne speri- cartiere,una cereria, 2 fabbriche di ter-
mentò magniflceofe, ed ove morì nel
le raglie,una di carte da giuoco, 4 di co-
1657. Inoltre il Coieti ni cffre un bel nu- toncrie una di vetri e cristalli, una di
,
mero di stemmi delle 4^ famiglie nobili COI de da maiiueiia, ed altra di altri cor-
originarie e domiciliate in Vileibo, non tlaoii, una di candele una di ve-
di sego,
però dell'aggregale alla sua Dobillù.Sog- li iolo, una di zagane e cordoni (di cui e-
222 V 1 T VI T
siste altra soltanto nello stato), a di fo* tro Anniano, pretore dicevasi l'antico pr«
sfori. Poscia riferì il Palmieri. In Viter- side di Viterbo , o proconsole; indi pre«l
bo sono tutta sorte di fondachi, di dro- fetto, come Grimoaldo a cui re Deside*
ghe e altri generi, fabbriche di confetti, il famoso supposto decretou
rio indirizzò
•varie di cappelli e di paste d'ogni specie; Finalmente dal 1084 ali 644' t'tol' '^^
4 orefici , 2 stamperie, indoratori, una governanti, sotto gl'imperatori usurpate
grande libreria, negozi di pannine, fab- ri del deminio di s. Chiesa, furono di vì|
briche di cordoni a macchina; filatura e cario imperiale , rettore, capitano gen<
tessitura in cotone, lana, seta, oro e ar- rale e governatore per l'impero; e quar
gento, con6o macchine mosse dall' ac- do la città ebbe il diritto d' eleggere q
qua, con 3oo donne e fanciulli, e i5 uo- proprio capo, o visse sotto l' ubbidienza
mini, unico stabilimento dello stato pa- legittima de'Romani Pontefici, furono di
pale; due altre cotoncrie; tintorie, filan- podestà, legato della s. Sede, ed in sua
de di seta, fabbrica di vetri e cristalli, e assenza vice- legato, rettore e goveruato-
di calce viva. Il mercato anticamente si re. Dal 1644 fi'^o al 1800 di governato-
faceva nella piazza di s. vSilveslro, perciò re, e da quell'epoca alla corrente di de-
detta poi del Mercato Vecchio, celebre legato apostolico^ pel già descritto in prin-
negli annali viterbesi, non meno perchè cipio di quest'articolo. Trovandosi però
in essa erano gli ajilichi palazzi de'consoli mentovali i podestà anche in quegli an-
e de'di Vico, ma anco pe' molti memora- ni ne' quali vi era il rettore, o vicario, o
bili fatti ivi successi. In seguito il mer- legato pontificio, convien sapere, che lad-
cato fu trasferito nella piazza del Comu- dove sembra che anticamente l'autorità
ne. Ogni sabato in Viterbo vi sono mer- del podestà fosse la stessa, che quella del
cati di cereali e altri generi, e dì bestiami rettore o governatore, cioè di giudicare
in tutti i venerdì. L'annue fiere si tengo- tanto le cause civili, quanto le criminali
no: quella piccola per s. Hiagio a'3 feb- delle persone private, e di soprintende-
braio, per la ss. Annunziata a'24 marzo re a'pubblici affari; dipoi fu ristretta al-
di merci e di roollissinii generi, della la giudicatura delle cause civili, facen-
Quercia e di s. Uosa già parlate. Le fie- do il di più il rettore, o vicario , o per
re mobili sono quelle dette de'Cappucci- meglio dire all'impiego ridotto de'poste-
ni nel dì della Pasqua del Paradiso la , riori luogotenenti civili del governo. Nel-
1."domeuica dopo tal solennità, di Val- la guisa poi che il comune di Viterbo ne*
verde la domenica seguente, e l'altra del- secoli bassi creava un podestà pel gover-
la Quercia per la Pentecoste. no politico, creava un capitan generale
Di quanto riguarda 1' antico Comune pel governo militare, l' esercizio delle
e Municipio di Viterbo, trattano diffusa- quali cariche durava un anno. Dipoi la
mente il Bussi, e brevemente il Coretini, 2.' si conferì dfd Papa col titolo di gover-
e con quest'ultimo ne darò alcun cenno, natore dell'armi del Patrimonio, con re-
seguaci, parlando del governo di Viter- mente per la buona amministrazione del
bo, essendo stata varia la sua forma, co- comune ogni anno si eleggevano ^roif
sì diversi furono i titoli di quelli che lo soli dall'ordine de'nobili, e se ne ha me-
presiederono. I primi, si crede avessero moria del secolo X, e ne'monumenti del-
ili Uè podestà e il nome. A questi suc-
la rXI si ricavach'essi comparivano nell'in-
cessero Lucumoni, quasi re, ma senza
i feudazioni, vendite, compre ec. Nel 1282
assoluto potere. Secondo il Mariani, al- sollevatasi la plebe contro la nobiltà, al
V I T VIT 223
inagìslralo de* consoli fu sosliluWo uno ogni 3 mesi, cavandone altri dal busso-
nuovo composto di 12 persone, 8 col tì- lo, che si formava ogni 3 anni. L'ordine
tolo di Priori, e 4 co" quello di Gojifa- de'nobili ha fitto sempre prova di nobil-
/o«fcr/ (ne' quali articoli ragiono dell'o tà generosa, per essere ammesso in tutti
dierne magistrature municipali, e perciò gli ordini equestri che tal prova ricer-
anche di Viterbo), da eleggersi ogni 6 me- cano, inclusivamente al sovrano ordine
si dal numero de' plebei, esclusi sempre Gerosolimitano. La carica poi de'4 gonfa-
i nobili. In seguito, riprevalendo la no- lonieri che si prendevano da'soli nobili, fu
biltà, nel «297 coll'autorilh di Bonifacio soppressa da Clemente Xlll nel lySg.
Vili fu stabilito, che in avvenire degli L'a'bitode'conservatori era un rubone di
8 priori, 4 si prendessero dal corpo de' damasco l'estate, e di velluto l'inverno,
nobili, e 4 tlal corpo della plebe, conti- ambedue dicolor nero, con toga simile di
nuando tuttavia il magistrato de' gonfa- raso, e fascia di seta nera co'fiocchi all'e-
lonieri. Nel I 354 il cardinal Albornoz le- stremità, e in testa portavano la coppo-
gato creò q consoli d'eguale autorità, e la corrispondente al rubone. Welle solen-
200 senatori. Wel i4o' trovandosi la ni comparse usavano il rubone di lama
cittàmiseramente lacerata dalle civili di- d' oro,come il Senato Romano (J^.). E
scordie, in un generale consiglio adunato com' esso decorali del titolo d'/ìcce/Z^n-
con papale autorità, fu decretato che il za, ricevendo a udienza i personaggi più
pubblico leggiroento appai tenesse ad un distinti sotto il baldacchino, che sempre
consiglio di 4o nobili, ed a'capi dell'ar- il magistrato ha alzato in sala a ciò desti-
ti (ch'erano 4 rettori), da' quali si cavas- nata, dopo la concessione. 11 treno di for-
sero 4 piiori, che sebbene di fan)iglie pa- ma pubblica era di 2 carrozze, e di 3
trizie, si chiamassero priori del popolo. nelle funzioni principali, co' Hocchi alla
Poco dopo, avendo di nuovo preso vigo- testa de' cavalli, pieceduti seuipre da-
re il partilo de' plebei, il magistrato de' uno de' loro famigli coli' ombrellino, e
priori tornò ad esser di 4 nobili e di 4 ple- da numerosa corte, consistente in
serviti
bei, e talvolta furono lotti nobili, a se- 8 cappe nere, 8 staffieri e 4 trombetti,
conda della prevalente fazione. In fjtie tutti stipendiati dal pubblico, ed in tali
Clemente VII nel 1^24 ridusse il magi- occasioni una cappa nera con gran maz-
strato degli 8 priori a soli 4> da eleggersi, za d'argento doralo, insegna antichissima
come nella sua primiera istituzione, dal- di questa magistratura, con sopra inciso
le sole famiglie nobili, assegnando pel de- il Leone coronato, avente sotto la destra
coroso loro mautenimenfo la metà del- branca globo quadripartito colle 4
il
l' entrata, che per l' avanti si spendeva, lettere F. A. V. L. Accennai nel voi.
ascendente a più di ;-cudi i5oo; e nel XXllI,p. 249, che fu Benedetto Xlll. col
j532 ordinò che priori si chiamassero
i hv^Me Paterna niiani de Nostris^de'j ot-
conservatori del popolo e della pace, il tobre I 726, che accordò a'conservatori di
che confermò Paolo III nel 538 in occa- i Viterbo le prerogative di {|uelli di Roma,
sione del giuramento fatto da' viterbesi né da lui, ne da'suoi predecessoricouces-
di mantener la pace generale fra essi sii- se a verun' altra città, nobile privilegio
polala. Finché durò il magistrato de'con- da Roma metropoli del cattolicismo, %-
soli, la loro carica era d'un anno. I prio- steso a Viterbo metropoli^ del Patrimo-
ri ed i conservatori da principio conti- nio di s. Pietro; cioè il rubone d'oro, il
nuarono nel loro impiego 6 mesi, indi 3 baldacchino, l'ombrellino, i fiocchi a'ca-
e in appresso 2, e poscia per decreto del valli, il titolo d' eccellenza (la mazza, se-
gran consiglio del 1608, osservato sino condo il Bussi, ma già 1'
usava), e persi-
agh ullitui tempi, fu stabilito mutare no l'avere famigli i vestili come i Fedeli
224 V T 1 V 1 T
ili Campodoglio (Z"^.). Tutti questi privi- te (k' castelli e terre ad essa solloposle^
legi sono in vigore, tranne il rubone d'o- e faceva guerra, pace, leghe e confedera'
rOjil (|uale pe'cauibiatnenti avvenuti nel- zioni come repubblica. Il gius territoria-
la suindicata organizzazione (pregiudizie- le, colla bolla Non est inj'uslo, fu confer-
Tuie alla nobiltà delle città provinciali) mato da Innocenzo IV nel I25i2, nel ri-
de*6 luglio 1816, della magistratura mu- cevere ubbidenza della s. Sede
all' vi- i
nicipale, non piti essendovi i conservato- terbjesi che aveano seguito le parti di Fe-
ri (i cui ruboni d'oro lacerarono i demo- derico II, cioè il dominio che la città e i
cratici del1798, né più. si rifecero: quel- cittadini godeano di castelli, fortezze ec.
lo del capo della magistratura si rinnovò Essa è diretta: Poteslali, ConsiliOy et
ne! 1819), ma 6 anziani, l'usa il solo Communi Vilerhicnsibus.\\cvo\\\%\.aiLi^a-
gonfaloniere ch'è sempre dell'ordine de' zellotto, riferito da Giovanni Juzzo al-
nobili, insieme al titolo d' eccellenza, gli l'anno 1255, dice che allora dipendeva-
anziani essendo scelti da ogni ceto (l'anr no da Viterbo più di i5o castelli, conQ-
tichissimo abito de'consoli era il mantel- nanti col Tevere, Val di Lago e Canino,
lo dipanno nero con coppola simile, il dal mare da Monlallo sino alla Tolfa e
quale mantello fu poi di panno pao- a' confini di di Viterbo fu-
Nepi e Orte :
nazzo, e già lo era a' tempi di Pio il ). rono un tempo Radicofani, Proceno e
Neil' onorevolissimo breve di Benedetto altri contermini castelli. L'entrate erano
Xlll, il composto di 4o nobili,
consiglio del comune, poco dando alla Chiesa. De*
essendo il governo municipale della città memorati castelli 33 si vedono dipinti
aristocratico, lo chiamò cospicuuin Se- nella parlata sala Liegia del palazzo co-
natiini seu Magislraluni.S\ può leggere munale, già conservaloriale, e sono Ctii- :
godè il comune di Viterbo ne'secoli XII, non rilevali in corsivo. Altrettanto pra-
Xlll e XIV. Benché la città, dopo esser ticai per quelli che vado a nominare. 11
stata obbligata soggettarsi a'romani, non Bussi allega documenti del dominio effet-
più riacquistò interamente l'indipenden- tivo eh' ebbe Viterbo non solamente de'
de' principi, a' quali ubbidiva, massime Angelo, S. Arcangelo, Attigliano, Casa-
a'Piipi, o per rjualsi voglia altra ragione, /^/,Ca>/e//rtr(^/o, Castello diCucumelle,
/;jrt
godè pel corso di molti secoli il gius ter- Castel Cardano, Castel di Fratta, Castel
litoiiale, e la giurisdizione col mero e Foranio, Castel Leone, Castel di Salci, Ca-
mi^to impero, e governandosi con leggi stel diScopulo,Ce//cv'e,Cincelle,C;Vi7e//<7,
e magistrati propri, disponeva Iiberamen Colle Casale, Commenda de ss. Giovanni
V IT V T I 225
erniore {Mcw più sol[o),Corchiano,Cot'- o perchè in questo lo riabilitt). Una delle
Donazzano, /'>/r/ito, città dislrutla, Gal- ed paesi che al comune di Viterbo giu-
i
lesf, s. Giovenale, s. Giuliano, isola Mar- ravano vassallaggio, era di stare alla pa-
tana, le Rocchetle, Ltim\ Marta, Mez- ce e alla guerra^ che avrebbero fatta i
zano,Monte Acuto, Monte Aliiano, Mon- viterbesi, donde si trae il diritto del co-
l'asserzione del Corelini). Dalla stessa bol- derazioni, celebre, antichissima e imme-
la d' Innocenzo IV
deduce il diritto
si morabile è quella, che passò da tem-
del comune d'eleggere il Podestà, e tut- po antico, e dura ancora, fra la città di
ti i ministri del tribunale, giudici, uffizia- Viterbo, e quelle di Arezzo, di Galle-
ii, ec. Ma
avendo quindi pigliato ansa i se e di Tivoli; confederazione che esten-
TÌterbesi di prorompere in vari eccessi, de alle popolazioni la reciproca cittadi'
e fra gli altri avendo nel 1280 in con- Danza, col godimento de' rispettivi privi-
giuntura del Conciaie, barbaramente legi. Non si può fissare il tempo in cui
trattato cardinali Matteo e Giordano
i r autorità del comune di Viterbo fu li-
scriverebbe. Questa proibizione di isti- poste le civili discordie, la forma del go-
venne
tuirei! podestà e gli altri ministri, verno della provincia del Patrimonio fu
moderala da Bonifacio Vili, il quale con cambiata e ridotta in sostanza in buona
bolla del 2gg di nuovo accordò al co-
1 parte allo slato presente, tranne quell'ec»
Dkune il privilegio d' eleggere suoi uffi- i cezioni segnalate ne'superiori paragrafi.
ziali;eGiovanni XXII con bolla del iSaa Il Coretiui osserva^ essere la provincia
lo rislabiTi nel diritto di creare il suo po- del Patrimonio una delle più vaste dello
destà, quando non lo fosse dal Papa. Nel stato di s. Chiesa, e ritenersi non senza
i4i5il cardinal Isolani legato della pro- fondamento che Pasquale II dichiarò Vi-
vincia, con suo diploma concesse al co- terbo cnpitale di quella parte di Tosca-
mune la nomina di 3 soggetti, uno de' na, che la gran contessa Matilde avea
quali dovesse essere confermato podestà offerta a s. dominio de'
Pietro, sotto il
Celleno, Bolsena, s. Lorenzo, Latera, O- un'asta con aquila imperiale bicipite nel-
nano, Pioceno. La 2." abbracciava i luo- la sommità, e con una bandiera che ter-
ghi sottoposti a' due giudici degli stati di mina in due code svolazzanti, divisa da
Bonciglione e Valentano, avendone la una Croce in 4 P'X'ti, in ciascuna delle
soprintendenza il governatore di Viter- quali sono le C7«tìt'/yt;0N///z(,/e incrociate.
bo : allo stato di Bonciglione appartene- Biferisce il Coretini: Il Leone si crede
vano, oltre Ronciglione città, le terre di adottato per iuipresa da' viterbesi (inda
Caprarola, Canapina, Vallerano, Fabbii- quando adoravano Ercole, nume eroico
ca, Corchiano, Borghelto borgo, Isola cui si attribuì lo strozzamento del leone
( ora della Comarca di Boma) castello, che infestava la selva INetrea. La Coro-
s. Elia castello: allo stalo di Valentano, na, sulla di lui testa, significa I' antico
oltre questa terra,appartenevano quel- principato goduto da Viterbo, di cui ere-
le di Grolle, Gradoli, Capo di Monte, donsi prove i sepolcri etruschi trovali
Marta, Canino, hchia, Montalto (ora del- ne'dintorni, di persone dalie cui insegne
la delegazione di Civilavecchia, riparla- si ritiene avere esercitato la regia podestà.
ta nel voi. LVIII, p. i3o); ed castelli i li'Jlbero di palina ricorda lo slemma
diTessennano,Arlena, Cellere, Fianiano, di Perento, espugnata e distrutta nel
Pianzano, Bisenzo luogo diruto unito al- I172 da' viterbesi. Le 4 lettere i\t\ glo-
la podesteria di Capo di Monte. La 3." bo quadiipartito sono le iniziali delle 4
conteneva luoghi baronali di Bagnaia,
i parti o piccole città, che formavano la
Barbarano, Bassanello, Bomarzo, Bassa- Tetrapoli Viterbese, cioè Fano,Jrhano,
t)0 di Sutri, Carbognano, Calcata, Castel Fetulonia, Longola. il F essi Ilo o asta
di Piero, Castel Celiese, Chia, Graffigna- coir aquila imperiale nella sommità, fu
Martino, Stabbia, Vitoichiano, Vigna- diera, ossia stendardo colia Crocee Chia-
nello, Civitella Cesi, s. Giovanni di Bie- vi pontifìcie, fu accordalo ( ma al mudo
da, (i seguenti luoghi ora appartengono che dissi nel voi. XI, p. i 78, col Garam-
alla Comarca di Roma) Anguillara, Brac- pi), o come pretende il Bussi, fu amplia-
ciano, Cesano, Castel Nuovo, Caoipagna- to il privilegio, nel i 3 1 6 da Bernardo di
no, Civitella s. Paolo, Formello, Filac- Cuccinaco (meglio Cucuiaco, per surro-
ciano, Fiano, Galera, Lepiignano, Ma- garlo all'imperiale) vicario generale de!
gliano Pecorareccio, Moilupo, Mazzano, rettore, e capitano generale della pruvio-
VIT VIT 227
eia del Patrimonio, per averlo i vilerbesi leon camminante (
primitivo emblema
a forza d'aroii liberalo dalle mani di Voti- della città, come testificano i cronisti no-
cello Orsini e di altri ribelli della Chiesa, stri) un globo quadripartito , e iscritto
da' quali era stato assediato nella fortez- nelle 4 lettere F. A. F. L., e nell'aver
za di Monte Fiascone. In fronte del di- ciò fatto a studio perchè potesse cavarsi
ploma vi è espressa in miniatura l' inse- quindi una mendicata conferma della so«
gna della Chiesa, eh' egli concesse, cioè guata esistenza in antico della Tetrapo-
uno stendardo rosso svolazzante e termi- li orbano, ^'etulonia Zongula,
jPano, ,
nante in due code. Una Croce bianca lo quattro città riunite in una e significate
divide lutto in 4 parti, ed in ognuna ve- da quelle 4 iniziali. Di ciò trattai a lun-
desi una cliiave parimenti bianca. Parti- go nell'ultimo mio opuscolo Florilegio :
colarità ommesse dal Bussi, producendo Viterbese, a\\\co\o i.° Mancavami allo-
ildiploma scorretto. Il critico e dotto prof. ra una prova materiale di quel ch'io cer-
Orioli, quantunque zelatore costante del- cava di provar con soli ragionamenti. Nel
le vere glorie di Viterbo, che vanta a pa- passato autunno questa prova materia-
tria, all' opportunità non mancò di con- le io l'ho trovata ; e sono suggelli e lo i
-iiS V T I V IT
con dietro a sé una pianta inclinata a si- palo Del Bussi tra gli altri nell' Appen-
nistra, schiantata, e sen7a foglie, che si dice sotto il a." VI. Ria qui il leone ha
sa figurare una palma. C appeso a ben faccia umana, come una sfìnge; è volto a
due pergamene originali, una degli 1 sinistra ; e dopo di sé, io luogo della pal«>
terbese, e de* Rettori della città , stipo- leo sum qui signo Viterbum j differen-
la co' 4 condomini di Valenlano, di far te perciò in questo da ciò che stampava
guerra e pace a comandamento del Co- il Bussi a p. 38, senz'addurre prova: Non
mune di Viterbo, e di pagare in carne- timeo verbuni eie, in che non fa che co-
vale ogni annoio libbre di buoni sanesi. piare Annio, il quale forse citava a me-
Uoosimile e degli stessi anno e indizione, moria, e perciò sbagliava. Or questo per
ma degli 8 di giugno, è de' consoli prò vero è conforme nella sostanza a quel che
tempore, maestro Giovanni Ferentinate, accennano altrove in più luoghi della cit-
Geizone ed Ebriaco, che col consiglio de* tà altri monumenti, dove i simboli del
due loro assessori danno certe disposi- suo stemma mostransi sotto varia forma;
zioni relative al riparto dell'acque tra* ei.° (al lato sinistro dell'odierna piazza
terreni ortivi appartenenti alla chiesa di del Comune, guardando il palazzo della
s. Angelo in Spata, e i raolini adiacenti. Magistratura ) il leone senza la palma,
Il suggello è profondamente impresso in tutto rilievo e in peperino del pae-
sulla parte piana del grosso segmento se sopra una colonna; 2." il leone allo
d'una palla di cera bianca , circondata stesso modo, ma colla palma dietro, sul-
da un rilievo anulare perchè meglio si la destra di essa piazza ;
3.° il leone in
conservasse. Ed essendo l'uso di tal sug- basso rilievo dello stesso sasso, dove col-
gello non guari qui lontano dall* anno la picca, e dove collo stendardo tenuto
della distruzione di Perento, e da quello dalla bianca alzala, di cui si dirà tra po-
dell'assoluzione per tal falto data da Cri- co, e ciò nella slessa piazza, sulla fronte
stiano arcivescovo di Magonza a nome del palagio che fu già del podestà e del
di Federico 1 imperatore neh l 'j^, que- capitano del popolo, dirimpetto al palaz-
sto ne spiega perchè la palma vi appa- zo della Signoria. Ma la picca sostituita
risce, ove si ricordi quel che intorno a alla palma si Irova pure dietro il leone
ciò si legge presso il cronista Lauzellolto, in basso rilievo, or volto a dritta, or a
che, per sì fatta vittoria li Viterbesi ad- sinistra, sul fregio della loggia laterale
gionsero al Leone del Comune la Pal- del donius pon(i/ìcalis,og^\ palazzo del
ma, ch'era l'arme del Comune di Fe- Vescovado , nella piazza del Duomo, a
renti: ond' è eh* io congetturo apparir spese pubbliche fabbricato a cura de'
quella inclinata, e quasi schiantata, come due capitani Rainerio Gatto, ed Andrea
dissi, e senza fronde, appunto perchè con diBerallo, purde'Gatteschijdopo la mor«
essa vollesi figurare l'abbattimento della te di Federico II, negli anni 1266 e 67
città rivale e nemica. Noto per ultimo (le cui iscrizioni al solito raalamenle co*
che la seta, dalla quale lacera è penden- piò il Bussi). E come il suggello che por-
te, è rossa. L'altro suggello, e il secondo, ta mollo Consules Vilerbienses chia-
il
V I T V I T aag
indicar con essa picca la loro aulorilà e etinsìgnìa RomanaeErclesiaepcr ipsuni
il loro nllicio. Dove se nella
stipolazione leonein portando^ scilicel sìcut superius
co' valeiitanesi Raniero Pepone, die pur designala sani, illa vobis sic designata
era podestà, usò, in luogo dell'altro, il et descripta, l'obis tradinius defcrre et
bollo del Comune, ciò probabilmente è portare sicut vobis placuerit perpetuis
percliè io f|uel caso, a nome appunto del temporibus aiictoritale, ordinalione, et
Comune, e solo come suo rappresen- mandato nostro. Esso stendardo è in al-
tante civile stipolava. Del resto docu- i to della pergamena non solo disegnato,
nietili dell' archivio mi lian fatto cono- ma eziandio colorito, il campo è azzur-
scere anche un 3.° bollo minore, da im> ro, il leone coronato ,
giallo fìguraole
priraer sopra carta, e rappresentante la oro cogli scuri neri. L'asta e la palma
sola testa del leone veduta di faccia, qua- verde, i frutti rossi. Rossa la iìaaima.
le si scorge ancor oggi nelle nostre fonti lìianca la Croce e le Chiavi (cioè 4» e non
le più antiche a foggia di aiascheroue incrociale, come io avea riferito nel sun-
donde sgorga l'acqua ; e come in tutto nominato voi. fin dal i84i)- ^i^H^ 1^
rilievo sporge di peperino e più in gran- sbarra : bandiera oggi uscita d' uso, oè
de, sopra uno degli antichi ed ora ac- so perché; ed è quellaappunto che men-
cennati portici della piazza di s, Silve- tovava di sopra come scolpita nella bran-
stro (oggi del Gesù) a destra di chi vie- ca d'uno de'leoni in bassorilievo sul pa-
ne dal duomo. Rimane da ultimo ch'io lazzo del podestà e capitano". Nel ricor-
parli della delineazione che nei dise- dato i^/or/re;g/o,§ 3, il prof. Orioli avea-
gno è sopra all'altre due, la quale rap- lo terminato dicendo:» Non è dunque
presenta non il suggello, o lo stemma, dubbio, che dal vicario Bernardo di Cu-
ina lo stendardo concesso a'viterbesi nel- culaco provenne il papale vessillo, ag-
l'anno i3i6da Bernardo de Cucuia- giunto all'insegna del leone colla palma
co, vicario generale del Patrimonio (con (dimenticata ornaila picca, e messo la
carta assai malamente stampata dal Bus- oblio motto -^ IVon timeo vcrbum, leo
il
si, Append. n. xxix; ma che non è que- sum qui signo f'iterbum, prodotto dal
sto d luogo di riprodurre qual essa è Bussi, copiante senzadubbio Annìo de
veramente), dove tra ojolte altre co- excisis incnioriis) da esso ancor oggi ,
se è questo brano: Voleiites vos, ttpO' abbrancata, comechè non culla corona,
steritalein ^'estrani praeroj^ativa honoris la quale questo Bernardo avevagli pur
et grada prosegui ipeciali vos (cioè . . . data e cumechè altro ordine abbiamo
;
fruscole di niuno o di falso sigoificato, derio, aver con esso accordato facoltà al
che sono indegne dell'onoralo lor posto. popolo Viterbo di coniar le monete
di
to questo fregio. Il suggello del podestà esse si batterono furono carlini, quattrini
potrebbe divenire quello degli atti che e piccioli; da una parte de'quali era l'ar-
leonino si potrebbe lasciare. L'altro sa- Pietro con sotto un piccolo leone inse-
rebbe propriamente il suggello generale gna della città. E siccome se ne trovano
del comune. Alla leggenda però Consu' ancora, avendo nel rovescio l'immagine
les Fiterbienses , avrebbe a sostituirsi del glorioso protettore principale della
Ordo et Popidus Filerhitìisis, all' an ti- città s. Lorenzo, con intorno s. Lau- :
ca, poiché lo S. P. Q. V> è una buratti- ren. D. Filerb., giusta le figure che offre,
uata insipida e moderna, non avendo noi in cui si vede il Santo tenere colla de-
terbo tipografìa di Rocco Monarchi 857, 1 Croce, a cui successe quella di s. Ignazio,
si vede lostemma della città formato in casa di Giambattista Dellituare, ma
così. Il camminante e corona-
leone non vi rimase più di due anni , poiché
to colla zampa dritta sollevata a reg- i viterbesi in vece di vantaggio ne avea-
gere il una semplice asta,
vessillo, eh' è no danno. Quando nel 14^7 si voleva
con bandiera terminante in due code , introdurre a Viterbo la zecca, fattane pro-
divisa da una Croce in 4 parti, in cia- posizione nel consiglio generale, Pietro
scuna delle quali è una chiave ritta die- : Paolo de'Gaetani consigliere, acciocché
tro al leone è l'albero di palma fronzu- non s'introducesse, allegò il detto faceto
to. Tra le iscrizioni onorai'ie, vi sono le di mg.' Pietro Lunensi Quod la zecca,
:
sigle : S. P. Q. V. Dunque non si volle qiiae latine dicitur officina, capitar ali-
adottare \' Ordo ec. Bensì fu riformato quando prò quodam animali existenle
lo stemma, poiché quello del frontespi- in caudafumentorum.Quare videnduni
zio della Relazione dell' arrivo e per- est, ne id postea foret damnuni univer-
la bandiera cotl'aquila da due teste nella dal Bussi, concesse a Viterbo il privilegio
sommità. 11 Bussi volle ripetere, benché di balter moneta, publicae pecuniae si-
VI T VII a3i
da cudnlur quae f/naginìsIVoslrae sub- che lo stesso Sigonio rammentò nel lib.
scriplione praefulgeat. Ma soggiunge, la 3 de Regno hai., e il Grutero inserì co-
oustra città prima di Federico 11, e do- me una gioia nel Tesoro dell' Iscrizioni^
po ancora, ha goduto questo diritto con per tacere altri suoi panegiristi. Non è
maggior ampiezza, avendo coniato mo- da stupire, se non seppero ben guardarsi
neta coll'arme e nome proprio. Imperoc- da questo fìnto Editto vecchi, perchè i
dezza d'un paolo, giudicata dagli eruditi giungesse non solo ad approvare,ma aa-
non più bassa del XIV secolo, nella qua- che a difendere (come non ha molto ha
le da una parte era l'immagine di s. Lo- tentato anche un letterato da Viterbo)
reuzOj e nel giro s. Laurentius: dall'al- un SI screditato monumento, riconosciu-
traun leone appoggiato all' albero di to per impostura dal coro degli uomini
palma coll'iscrizione intorno De P^iter- : dotti. Basta vedere il solo sopr'accenna-
Lio. Ne esibisce l'impronta, ove vedo il to per conoscere la falsità della merce.
Santo stringere colla destra un'asta ter» Ivi si legge: Pernii ttimus (cioè al popolo
minante colla Croce, colla sinistra un li- di Viterbo) pecuniis imprimi F. A. L. I.
bro ; e nel rovescio veramente leggo de (quitemo errori di stampa), sed amoveri
f'ilbio, cioè ^//ertto abbreviato. Tal mo- Herculem,et poni s. Laurenlium eoruni
neta fu riposta nella cassa del Comune, palronum, ut faci t Roma et Bononia.
in cui sotto 4 chiavi si custodivano pub- i Lascio andare quella frase Pecuniis im-
blici sigilli. Dice ancora, che in una mo- primi^ e dico, trovarsi qui non una fa-
neta pur coniata in Viterbo, quando era vola. Sidee tenere per falso, che fosse con-
tiranneggiata da un di Vico prefetto di ceduto il un Castello
gius della zecca ad
Roma, pubblicata dal Contelori, si mi* o Fortezza, come era Viterbo, detto da
ra da una parte un leone, antica impre- Anastasio Bibliotecario f^iterbiense Ca-
sa di Viterbo (una cuoi sex panibus, pel struni, quando ne erano prive quasi tut-
riferito da me al suo articolo, e nel ro- te le altre più illustri città d'Italia. Fal-
vescio la lettera P. iniziale di Prefetto, so è parimenti, che allora si battesse mo-
ed in giro 1
4 pani). Già il Muratori, Dis- neta in Bologna; e molto più il dire, che
sert.sopra le antichità Italiane: Dissert. la pecunia romana e bolognese portasse
27.' Della Zecca, e del diritto privile- l'enìgìe di s. Lorenzo. Ninna di tali mo-
gio di battere rnoneta,ra^\oa3adQ <lì qiìe\- nete mai veduta, né si vedrà". Tut-
si è
Id di Bologna^ avea detto : Avere il Si- tociò ben conobbe il Turriozzi, Memorie
gonio, se pure non è giunta fatta alla sua is loriche della città Tuscania ora To-
postuma storia,dopo aver asserto che En- scanella, pubblicate dopo il Coretini, poi-
rico VI nel I 191 concesse a Bologna la ché l'espose nel cap. 3: Si dimostra la
facoltà di fabbricar denari , Langobar- falsità del decreto di Desiderio re de
dorum temporibus, quemadmodiun ex Longobardi prodotto in lapide da' fi ter'
privilegio Desidera regis Fiterbiensibus lesi. Riferite le parole del supposto de-
dato cognoscitur. Osserva Muratori il : creto , sul privilegio di batter moneta,
>» Il privilegio qui citato, altro non è, che dichiara. » Stabilire che Viterbo, luogo
il famoso Editto, tuttavia inciso in ta- allora ignobile e piccol castello, coniasse
vola di marmo, ed esistente iu Viterbo, moneta con Ercole e Fani, è troppo io-
-
232 VIT V I T
credibile; mollo meno, che rimosso Er- del famoso Sarzana, con l'Orioli, m II n
cole, vi s' imprimesse s. Lorenzo. Delle bile viterbese sig. d. Sebastiano Zazzar
prime e seconde monete in attestalo di già canonico di quella cattedrale, poi a
verità il mondo pou
,
ha potuto veder ciprete della collegiata di s. Sisto, uomo
neppur una, con lutto che, essendo quel- molto dotto ed esemplare , ecclesiastico,
vesse averne coniata una gran quantità lecitami tolse, m'ebbe regalata una
d'ogni genere. Non accade dire, che se il queste monete di rame, che da una pai
decreto fu inventato dall'Annio,
ce questi inciderlo in marmo,
come
cosi potea
fe- te ha s.
per corroborarlo far imprimere ancor le parte de P'ilerbio, col leone che tiene il
non avea la mano onnipotente di yuppii- gli avea le traveggole nel leggere lo stam-
re in un subito a tutto quello che la na- pato (dal Coretini) è chiarissimo , come
tura avrebbe fatto in esse in più secoli. possiamo sperare che non le avesse quan-
Da ciò che potea farsi e non si fece, non do credeva vedere nella monetina di ra-
può (ormarsene un sodo argomento ". me, posseduta da lui, la palla e il F'. A.
Quindi riporta in breve il detto col Mu- V. P. ? " Indi passa a riportare quanto
ratori, che convalida la falsità del decre- disse il Fioravanle, della già discorsa mo-
to. Il prof. Orioli, nel Florilegio liler- neta del prefetto di Vico, che io riscon-
ZiCic, Giornale Arcadico, 1. 34»
presso il 1 trai nel Contelori, ove il leone apparisce
p. 25 1, ragionandodelle monete di Vi- senza le lettere, e senz' altro indizio del
terbo, lo chiama argomentodisperato non contrastalo emblema. Dio sa , riprende
men degli altri [Faiium rulluninae: Lo l'Orioli, quali monete fossero, se fur mo-
Stemma di Vilerho. Più sotto tornerò nete e viterbesi ,
quelle di cui partano
sull'argomento del i^/^/^Z-, parlando col Annio, il Mariani, il Faure (che dotto,
l'Orioli del Fanum Vollumnae e del ter- altrove deplorò essersi perduto in «loa-
ritorio Viterbese), che uiun uomo ha po- zoreccliierie niente degne di valentuo-
tuto mai esaminare. Per giudicare delia mo), non si son mai dati disegni,
di cui i
cui forza basti trascrivere dal Sarzana, e che ne'musei non si vedono Avendone !
scrisse «irannoi388, che il prefello eb- vernativa, di mg."^ Bisconti vicario gene-
be a* 4 apiile Toscanella, Montalto ec, rale, della magistratura comunale e di
efecebatler moneta in Viterbo da due
la varie distinte persone, fu letto e sotto-
soldi l'uno con s. Lorenzo e la ^rata con Scritto l'atto solenne, e quindi venne sul-
la golpe e la Croce. Offre inoltre un bra- la facciata del palazzo municipale innal-
no delle riformazioni municipali del 1 43o, zalo lo stemma del novello Em,° protet-
riguardanti le provvidenze prese in Vi- tore, nome caro a'viterbesi anco perchè
terbo per la moltitudine f^e«(7nonu«/?rtr- derivato da antica nobilissima famiglia
fi//or«/?i,5iVe/7/ccm/orMm. Conclude, che di loro città. Lieto il popolo, nella sera
l'argomento delle monete non men va- fu tutta la città splendidamente illumi-
cilla di tutti gli altri» e che viterbìesi i nata, aumentando l'universale esultanza
miei sou costretti a conchiudere, com'io l'armonie del concerto civico. L'accade-
diceva in principio: i." che il loro stemma mia fìlarinoiiica, ch'ebbe da prelato deie-
è oggi deturpato (rammento che scrive- gaio a presidente il cardinale, in omag-
va nel 854) dall'adulterina intrusione, la
1 gio una cantata appositamente
eseguì
qualesperoaverdimostrata piùchead ab- scritta dall' accademico filarmonico Pie-
bondanza; 2." che dalle lettere /''^j»/, pro- tro Manzani, e felicemente posta in mu-
vate cos\ non antiche, niente può legitti- sica da Vincenzo Pontani valente mae-
mamente ricavarsi a favore dell'esisten-' stro della stessa accademia, cantata assai
za nella città nostra del primitivo Fa- bene da vari professori ciltadini e stra-
niini Foliumnae, comunque elle voglia- nieri nella gran sala comunale. Così Vi»
no interpretarsi". Di che più avanti, qui terbo mostrò la sua compiacenza nell'a-
però innanzi di lasciar le monete viter- ver a cardinal protettore chi ebbe pri-
besi, noterò col eh. avv. De Minicis, Ctn- ma a suo delegalo apostolico.
07, che per
nt storici e nunìistnatici, p. i il territorio di Viterbo, quasi triango-
chirografo di Pio VI dei 1796, fu data lare, nella maggior parte in pianura, il
facollà a a4 zecche dello Sialo Pontifi- Coretini lo dice estendersi a 4o,ooo rub-
cio di batter moneta di rame erosa, fra bìa di terreno, e produce grauo e altre
lequali Viterbo.-— La città di Viterbo ha biade in abbondanza, così l'olio, gran co-
un cardinale per protettore. Annunziò il pia d' erbaggi e frutti , essendo bagnato
Giornale di Roma de'20 maggior 857, dà molti piccoli fiumi che danno buoni
avervi il Papa nominato il cardinal Giro- e saporiti pesci, ed ha pascoli ubertosi
lamo d'Andrea (divenuto vescovo di Sabi- per bestiami. L'olio però, la canepa, il li-
na a'28 settembre 1 86o,ritenendoÌD cora- no, la seta, il vino formano i capi più
menda il titolo di s. Agnese, oltre quella considerabili del commercio; oltre la ca-
dell'abbazia perpetua di Subiaco); quin- va del vetriolo, le cave di zolfo, e vi fu
di riferì quello de'3o luglio la gralUudi- già quella del bolo armeno, da cui pigliò
ne di Viterbo per essere state esaudite le il nome la contrada di Monte Arminio.
sue preghiere, avendone già ammiralo le I moderni descrivono il territorio viter-
qualità della mente e del cuore , fin da bese tutto innadiato da una moltitudine
quando l'ebbe a suo delegato apostolico. di pescosi torrenti e ruscelli, che il rendor-
E quanto ne fu lieta la popolazione, lo no sommamente ferace di biade, ortaglie
dimostrò a'27 di detto mese, in cui rag."" e vini, e tanto fertilissimo di canepa da
Pioccaserra delegato apostolico, median- potersi dire la madre di essa, egregiamen-
te procura, prese formale possesso della te lavorandosi con notabile negoziato.Ab-
protetloria iu nome del cardinale uel- bondare, farsi gran commercio, ed essere
i'aule municipali, la queste alla preseu- rmomali i formaggi detti di f^Uerbo, tj
—
234 V l T V 1 T
leomonime carote: queste sono le rape vedono sorprendenti basalti prismatici o
rosse, Daiicus Carola, che lessate, pela- colonnari. E dal ranno, come lo chiama
te, tagliate a felle, e bollite poi in aceto, il Palmieri, di tali rocoie basaltiche, de-
si condiscono con anisi, garofani e zucca •
composte da'sulfurei vapori, che si solle-
ro.II Palmieri dicliiara. » Il territorio ha vano dal fondo della terra, che si ottie-
la superficie di tavole Sy 1,026, diviso in ne il solfato di ferro ossia vetriolo ro-
,
monti e piani, valli e colline; bagnato da mano. La sua cura d'anime appartenne
pescosi torrenti, che ne rendono feracis- anticamente al capitolo di Bagoorea ,
simo il suolo. In esso si vedono molti vil- quindi ebbe il proprio parroco. Enume-
lerecci abituri e graziosi casini: l'agricol- ra circa 70 anime. —
Magagnano o Ma-
tura vi è attivissima, cosi la pastorizia. gognano. Il Palmieri lo dice villaggio del
Tanto è vero, che vi si raccolgono nelle principe Doria Pamphilj, distante 9 mi-
propizie stagioni circa 900,000 barili di glia da Viterbo, o assai meno come scri-
buon vino, 700,000 rubbia di grano, ab- ve l'Orioli, poichéil piano di Magogna-
bondante squisito olio, pochissimo gran- no è quello che conduce dalle Grotte s.
turco, molto tabacco, lino e legumi d'o- Stefano a Viterbo. Esso vuoisi succedu-
gni specie. Gli erbaggi vi sono abbondan- to ali? città di Ferente distrutta nel ,
pecore, i5oo cavalli, 2000 giumenti, to), e vedersi case scavate nel tufo o ta-
800 vacche, 3oo maiali, 4oo capre, 200 gliate nel vivo sasso sotterra, non diver-
muli ". Per un raggio di 3 miglia, s' in- se dagli antri de'trogloditi. La chiesa es-
contrano orti, vigne e oliveti fiorentissi' sere sopra terra, e vi si aggiunsero altre
mi mentre su per l'erta de'Cimini si
; case per gli abitanti, che i riparti territo-
hanno vaghe case di campagna e amene riali vogliono ascendere a circa 460. Il
villeggiai ure. Appartengono alla città, Bussi lo dice già castello di Viterbo, per
compresi nell'enumerazionedi sua popo- sentenza del 1 549, o forse di data più an-
lazione, 4 annessi o frazioni denomina-
i tica. ^e\\' Album di Roma, t. 2 i , p. 77,
ti: Commenda^ Fastello, Cetriolo e Mu' si legge del prof. Orioli, l'erudito arti-
grignano. Secondo i Riparti territoriali colo: Magagnano, villaggio del Viterbe-
però, quanto alla giurisdizione ecclesia- se in (Quello dell'anticae. distrutta Fé-
stica , i due primi sono nella diocesi di rentum. Lo visitò nel 1659 il celebre p.
IMonle Fiascone, gli altri in quella di Ba- Rircher,e vi trovò abitazioni scavate sot-
gnorea. Eccone poche parole. Cornmeri' terra, le cui grotte non erano diverse da-
da de ss. Giovanni e Filtore. Luogo di- gli antri de'trogloditi. Eranvi cameruc-
stante 7 miglia da Viterbo, già comuieo- ce, sedili, nicchie, tutte tagliate nel vivo
terbo, presso l'edifìzio della fabbrica del Polimarzio, secondo l'arciprete Vittori.
vetriolo, che fu la 1
.* a fornirlo all'Euro- Se ne ha frequente menzione nelle per-
pa, nella valle delta V [nfernaccio. Ivi si gamene de'tabularivilerbesì^anchelepiìi
V I T VIT 235
antiche, come nel 1 08 1 trovasi Guido mo fornisce loro grotte salubri, dove sa-
total distruzione verso gli anni i 171 o stanze da letto, magazzini, forno. Quello
1172. Con queste parole pare forse che che è Magugnano, è il piano che dalle
l'Orioli alluda alla pretesa anteriore di- Grotte s. Stefano va a Viterbo: da un al-
struzione di Ferenlo) ... nomine comma- tro lato è il Traforo e la Torre, che nel-
tationis... terram de piscinalibusMagu- le cronache pare esser chiamata Torre di
ti) è pur detto d'altra terra in valle Ma- lo su Magugnano, che pubblicò a p. 86
gognanu. Neh i53 un Alibrandusf. A- del suddetto Album ma non trovo op- ,
boratoria in loco cjui dici tur Rlagogna- cavalli. Una singolare sognatrice. Una
no. Neil 186 Beliinberius (f. Beriinghie- lucerna perpetua. Finalmente 1' Orioli
ri) rector s. Marie de Butumo loca icr- nel trattalo di P^iterbo e il suo territo-
ras que sunt in Maguiano (abbreviato), rio, presso il Giornale Arcadico, t. i 18,
che poi vi si chiamano terre di Maguia- p. io5, ragiona di Ferento. Lo dice di-
no eoo segno di compendio sopra. £ non strutto da' viterbesi nel 1 170 o in quel
diversamente in iscrilture a noi più vi- torno; dell'accanimento col quale ne per-
cine o dell'archivio Comunale, o di quel- seguitarono anche i ruderi, beo 80 anni
lo di Angelo, o dell'altro del Duomo,
s. dopo; de'suoi decorosi edifizi teatro e ,
o di quel di s. Maria ad gradua- ec. Oggi tempio della Salute da dove Flavio Sce-
ancora dicesi Magagnano o Magagna- vino tolse il pugnale per trucidar Nero-
no, cioè nella sua forma Ialina Mago- , ne, o tempio della Fortuna Salutare; de-
nianum derivato non da Magus, ma da gl'illustri cittadini dì Ferento, della qua-
Mago MagoniSy nome personale comin- le erano oriundi l' imperatore Ottone, e
cialo ad usarsi in Roma dopo la presa di pare anche Flavia Domililla i.' moglie
Cartagine. Ma luogo descritto dal p.
il di Vespasiano, forse attinente di Scevi-
Kircher non è propriamente questo, ma 00. Di Ferento, oltre il dello nel suo ar-
delle Grotte di Magugnano o meglio ticolo, anche col Sarzana, che perciò va
Grotte di s. Stefano, accanto a 3Jiana, modificalo, dovrò riparlare. Qui solo ag-
Teraraente il Maeone di s. Anselmo, e il giungerò, che l'ultimo suo vescovo dei
Pianimeano dell'arciprete Vittori. Oggi 649 Bonito, lo fu anche di Polimarzio
ancora vi sono intere strade scavate nel (A'.), alla quale chiesa restò unita la
sodo, con usci di qua e di là in serie, che chiesa di Ferenlo , che sebbene trovasi
rappresentano l'idea legittima d'una ne- nel territorio di Viterbo, appartiene al-
cropoli etrusca, dalla quale probabilmen- la diocesi di Bagnorea (nel qual para-
te trassero diseguo delle abitazioni lo-
il grafo registrai i suoi vescovi), perchè a
ro ab antico i terrazzani, poiché in nul< questa si concentrò il vescovato di Po-
numerosi d'E-
la differiscono dagli ipogei limarzio. Furono trasferiti in Viterbo i
Viterbo, poi parlando delle rovine e a- 24 gi'osse tegole, ciascuna lunga 6 pai
vanzi del gran teatro, ove giaceva la co- e con 4 fori; alcune tazze e altri vasi ti
Flavio Chigi, il quale l'avea ricevuta dal ne'quali l'arte figulina era esercitata di
\ilerbese conte Felice degli Atti che la gli etruschi in ciò eccellenti maestri, no
comprò. D. Eugenio Sarzana scrisse la però ancora tali ne'tuetalli e nelle pietn
Dissertazione critico -sepolcrale sopra Le donne esprimersi giacenti co'piedi ni)
un monumento scoperto nel Poggio di di al triclinio, da'romani con tante alti'
altri antichi sepolcri, detto il Poggio del- cose appreso dagli etruschi, ornate da v(
le Fornaci presso la città di Fiterbo, sti convivali e dal vs\o curcullus, che da
coiraggiunla in fine di varie erudite an- la testa discende sugli omeri; e creder
notazioni, utili agli studiosi. Nella stam- delle primarie famiglie di Vollurren
peria degli eredi di Giulio de'Giulii, Vi- quella coU'auello maritata, l'altra morti
terbo 1789. Ne die' ragguaglio 1'
E/fe' nubile. Congettura che il giglio fosse il
meridi letterarie di Roma del i 790 a manico di qualche olla, il cui vaso venis-
furono eslralte moltissime auticaglie se- ma di divenir touibe di morti, fossero stai
casse d'argilla cotta. Due di queste urne vi, e le prime case fabbricate dagli etrm
o casse, ritrovate intere entro due cavi sebi al primo loro approdo al mare infa
d'una di quelle grotte, ed allora di là e- Quanto alle /annotazioni, sulle pi
riore.
Stratte, porsero erudito argomento all'e- remote antichità italiche e de'suui priiK
rudita dissertazione del Sarzana can. di s. abitatori, osserva l'autore della rivisti
Sisto.L'illustrazioae delle aiedcsime si a^^- M Benché il Sarzana nel far ciò abbj
V IT V I T 23;
principalmente in mira d'innalzar quan' (anzi due Pietro e Gaetano, da me par-
to più può le glorie «li Viterbo, questa lati tra gl'illustri viterbesi), un Bianchi,
dimeno assai volentieri^ in grazia dell'in- Sarzana e non so bene quali e quanti
,
gegnose ed erudite congetture, che gli ha altri, oleum et operani perdiderunt. Val-
la medesima suggerite". Altri numerosi gami, per que^to titolo a cessare ogni ,
scavi successivamente furono eseguili nel mala prevenzione di clii vorrà giudicare,
territorio, feraci di monumenti etruschi. il far conoscere che ho tenuto altra stra-
Tuttavìa il moderno Calindri volle rìle* da, e che, se debbano anche miei chia- i
Tare , che infiniti monumenti sepolcrali marsi errori e sogni, essi almeno saranno
si trovarono partecipare lo stile orienta- errori e sogni nuovi, sui quali bisogne-
le, pili che l'etrusco. Il Giornale Arca- rà istituire giudizio con nuove norme.
dicOyt\t\ 1. 1 !
7, contiene: J iferbo e il suo Non nego che in qualche apprensione mi
Territorio. /4 rvlteologiche ricerche di mette il pensare appunto a questa trop-
Francesco Orioli viterbese. Si estende pa novità delle mie dottrine, [^r le quali
da p. 262 a p. 387 inclusive, con vino una storia parrà nascere che per lo me-
IX paragrafi. E nel l. i 18: Viterbo e il no non diede alcun mentore di sé in pas-
suo Territorio. Appendici. Si estende da sato agli eruditi; e città e castella si no-
p. io5 a p. i65 inclusive. IVIi duole che mineranno ignorate sin qui, la più par-
questo gravissimo, vasto e svariato argo- ie,da coloro che scrissero d'antica geo-
nienlo cade sullo scorcio di quanto ho grafia.Ma mi rinfranca il pensare che
fatto precedere i cenni storici delia cillà reco a prova buona autorità dì lapidi, o
e del vescovato di Viterbo, già abbastan- pergamene autentiche d'archivi (le quali
za lungo per l'importanza che presenta però ame non è dato neppure indicare,
il complesso imponente dell'dlustre e ce- per l'esternalo proponimento), e ruderi
lebre città; laonde ormai non mi è per* aviinzati sopra la terra e visibìli a tut-
messo che spigolarne iri breve e accen- ti ". Egli quindi dice di queste cose a-
narne appena il più interessante, per pos- Terne riportato l'aiiprovazione di uomi-
sibil mente collocarlo nello spazio che già ni sapienti, dell'italiano congresso degli
comincia a n)ancarmi; avuto anche ri* scienziati in Ps'apoii nel 1 845, del conses-
guardo alla precedente descrizione, seb- so deli* istituto archeologico tedesco in
bene compeudiosissima , della provincia Roma nel 1847, con istampe, con priva-
edelegazione del suo nome, ed alle orìgini te letture sottoposti al senno d'altri dot-
di Vileibo, che cosi riusciranno piùbrevi, tissimi, fra'quali il conte Carlo Troya di
facendone precedere la critica. Comincia Napoli; i quali e il quale l'incoi aggiaro-
il prof. Orioli con queste Parole preli- uo a farle di pubblica ragione. Ricorda,
minari. » Intendo mettere innanzi agli essere o privilegio n presunzione del no-
occhi di que' che leggono alquante noli- stro secolo, il riformare molti errori de*
zie relative a Viterbo, ead antiche città passati, in tutte o quasi tutte le opinio-
o castella che già tennero in tutto o in ni che già s* ebbero, dal tetto in giù , e
parte, la terra ove siede la patria mia. per conseguente anche nella storia e nel-
Molti prima di me poser mano a sì fatto la corografia di questa stessa Italia, non
argomento, ma non ne riportarono la lo- bene ad ora studiata, per giudizio u-
fin
de de' dotti, e lasciarono un'eredità di niversale di que'che oggi credono guar-
disfavore a que'che per avventura segui- darvi dentro con più sussidio di monu-
tar volessero la stessa impresa. Io
non mi menti, con più diligenza e con più acu-
sono sentito venir meno il cor8$::gìo per me di critica. « Così vedrassi, spero, che
sapete che io ciò uo Audìo^uq Coretiai 1100 alito io QOQ feci pel mio paese uala-
438 V I T VI T
le ,non quello che cerca» fare tutti,
se oggi di Vico ; e presso quello, un coU
con non diverso effetto, o alraen fine, pe' ancor detto Monte Venere, con chiara
paesi (li loro nascila odi lor predilezione ... indicazione, che a quest'ultima gentile-
Altri correggeranno le cose in che avrò sca divinità era sagro, cioè alla losca Tu*
errato, ed aggiungeranno quelle che m'è ran; e sull'una delle rive il vicus CiniL^
stalo forza lasciar da parte". Imperocché ni, oggiil rovinato castello di Vico. Inefll
confessa, che gli sarebbero stati d' uopo picalo sulla sommità, e nascosto proba-
altri sussidii , ma insieme dichiara che bilmente nel folto, con njuri superstiti di
coutrola necessità, secondo un antico det* pelasgica o ciclopea struttura, era l'anti-
to, sono impotenti anche numi. I. i — chissimo castello di Rocca Allia, diver-
Sommaria indicazione d' alcuni luoghi so da Altelo. Poi nella pianura soggetta,
pili notabili del territorio Viterbese. Nm- secondo che il bosco o cessava, o s'apri-
ua memoria s'incontra, o in classici, o in va, dense altre borgate con muro intor-
monumenti legittimi e ben interpretati, no, non Si scomparse che l'occhio non ne
dell'esser stata in pie' Viterbo, città o ter- ritrovi i segni, o gli archivi non ne serbi
ra con abitatori entro una stessa cerchia ricordo.I sepolcri sono indizio certo di
di muro, medesimo nome,
sotto questo popolazione soprabbondante delle picco-
o sotto denominazione poco diversa, fin- le castella, fra le quali sono piti degne di
che SI fatta parte d'Etruria non divenne memoria Ferenlinuni oppidum, o Feren
pertinenza de' longobardi, generalmente to, già città non incelebre; e con essa d
siderio; dal Sarzana, Della capitale de' vanzi s' incontrano a s. Maria di Fo
Tuscaniensi, Né v' è omai necessità di cassi, di cui nel superiore paragrafo di
provare l'affermazione dissertando a per- Vetrallaj né guari lungi Aquae Passe-
dita di fiato o d'inchiostro. Il tempo ha risy o Passerianae, una delle mansion«
già fatto giustizia di queste viete favole, o luoghi di fermata sulla Cassia, oggi ha*"
delle quali niun savio più porla, se non gno di Naviso, perchè furon anco dette
a dileggiamento. Certo il paese non era Aquae Avis e potrebbe il nome esser
,
alloraun deserto, che non senza ragione provenuto da quello deli." possessore; e
Tito Livio chiamava opulente le campa- P illa Calvisiana, che forse fu sotto Mon-
gne, oggi viterbesi, vedute dall' allo de* te Ingo alle Palazze, e il Bacucco; e piii i
Cimini gioghi, ne'giorni ancor belli del- altre borgate (buona parte delle.nomin
l'autonomia losca. I monti avean selva te, l'Orioli illustra unii' Appendici) d'
condensa, e ampiamente distesa per le scura e perduta storia, come Petrign
pendici^ coronante le cime, insinuata fra no. Salci, Roccarispampano, Palenzi
le gole, scendente fino all' ime valli; ed na (queste due ultime parlate superio
era essa il sì celebrato e temuto saltus mente), A circa un miglio, o mezzo,
Ciminius, paragonato agli orridi Ercinii Viterbo, sono evidenti avanzi d'un cj
boschi. Tra essi monti il lacus Ciniinii. pido , da meritare li seguente paragra-
V 1 T V I T 239
fo. — II. Sorrina o Sartina Nova. Ne i i- re restituito alla geografìa d'Italia la rea*
sto. £ dalle testimonianze che offre emer- repubblica , fabbriche di terme ec. Che
ge essere stata un' antica città ragguar* la città, dalle tenebre del gentilesimo,pas-
devote sin da'tempi di Roma pagana, che sata alla luce del creder cristiano, per la
i romani paiono avere o rinnovalo o la- predicazione de'divenuti poi martiri, Va*
sciata rinnovare, non si sa quando, né tentino prete e Ilario diacono (forse oc-
perchè, e della quale mai non si abolì la cidentali e non derivanti dall' Oriente,
memoria. Sorrena dunque surse tra Vi- come vuole la leggenda), presto ebbe
terbc e il Bulicame, prossima alla valle propagata in sé la Religione nuova, dap«
del Cairo, o Pian de'Bagni,così detta du' poiché l'uso delie catacombe rinvenute,
bagni viterbesi dell'acque Caie; ed in Sor- adottò fin da'primi secoli a cristiana for-
rena pali il martirio s. Valentino, presso ma. Che v' è anzi indizio avere altresì,
o sopra il ponte indi chiamato di s. fa- quanto almeno ad alcuni suoi cittadini,
Untino, che invece Valen-
gli atti de' ss. non chiusa ogni porta all'eresie prime
tino e Ilario martiri chiamano Camilla' *\t Basilidiani [F .), e degli altri consorti
riOy mirabile per l'antichità e per l'enor- loro, posto che in alcun sepolcro si tro-
me grossezza de'pezzi di che si compone varono degli Ahraxas (lettere misterio-
il suo unico e nobilissimo arco. Altro bel se colle quali composero il nome di Dio,
ponte è quello di s. Nicolo, intero e di e le aveano scolpite su talismani e amu-
romana egregia struttura, e di soda sem- leti di Superstizione), o àtWe^emvdQaà
plicità. Si trae dalla sua lapide che lo co- usodi quelle g/jo^t/cAe sette. Che non mea
struì sulla Cassia l' imperatore Tiberio consta da buoni indizi aver ne'dintorni al-
nell'anno 77 di nostra era, e lo restaurò lignato il culto mitriaco, già rivale della
Vespasiano. Ov' era Surrina vedesi una religione cristiana, finch'era in sul nasce-
cristiana catacomba; con alcuni ordini di re. Che di questa Sorrena furono dipen-
loculi cimiteriali, che il volgo denomina denza bagni viterbesi, e da essa paiono
i
I
Grolla di Ritllo, favoleggiando esser qui- aver preso il nome. Che al sopravvenire
I
li spiriti d'inferno, guardiani d'un teso- de'barbari, o i primi o secondi, come di-
I ro, che si crede consistere in una gallina re le orde gotiche, o quelle di Radaga-
seguitata da pulcini, l'una e gli altri d'oro sio, fu abbandonata o smantellata
essa o
I massiccio. Giace nel fianco del poggio, e distrutta, non altro più restando di lei,
. divisa in cunicoli, grotte subalterne, che poco stante, se non un misero avanzo sot-
• servirono parte a sepolcri, parte a gui- to nome di casale, sinonimo di grossa
• dare vene d'acqua, che vi scorrono in uà fattoria o borgata. Che finalmente assai
, perenne e grosso rivo detto Hiello. Il sot- invidioso ne fu il destino, poiché quan-
I terraneo è vasto , in parte inaccessibile tunque antichi monumenti e sassi scritti
per l'acqua che l'allaga. La terra di Pla- lafan pur oggi riconoscere per paese ba-
cane prese la denominazione dal vicino stantemente cospicuo, d'un grado aoniu-
Bulicame. Crede dunque l'Orioli, d'ave- feriore alia Ticìuissiaia Fereoto pur i
,
o
24 VI T V I T
classici taccionoili lei, sebbene molto man rimpossibilitu assoluta, di duecittàogrc
l'inselvata essa fossero remota, d'altri pae- si castelli tra loro vicini , nien di mezz
si posti fuor di mano, i quali pur meri- miglio l'un dall'altro. Ove ora esiste Vi
tarono l'onore di menzioni piìi o meno lerbo dunque, era vi allora forse nient'a
frequenti, ne'libri avanzati dalledevasta- tro , che campagna messa a coltura,
zioiii delle barbarie, e dalie ingiurie del ville di ricchi, o casipole di villani? Que
tempo. — HI. Suriiia la vecchia. Suri- sto eglinon afFerma e non crede. Alme
nao Surna l'etrusca. J^elurbium, retar- no questo non era stato sempre, e lo di
K'inm, Bctorhoii, Vetervtini, /'elerbiim, ce r occhio, meglio d'ogni congetturai
Jjiterbimiy Betcrbiun, Filcrbiuin. Mas- induzione o discorso. Imperocché moslr
sa retervensis (?) ec. In questo paragra- esso segni d'un oppido già stato, massi^
fo l'autore finisce il precedente, sur una me dov'è il colle dell'episcopio e della cai
dell'amiche città da lui presso a pocosco- tedrale; e con più evidenza ancora, chi
peita,o cerio ritornata alla memoria de' non sul poggio de'Ciofì gli avanzi di Sol
pi esenti,notando che per lo innanzi non rina la i\uova. A provarlo, con ispezion
se ne avea notizia, se non come sogno, e locali, ne descrive la topografia, i brai
non le si badava. Procedendo alla speci- dell'antiche mura né romane, né longoi
ficazione d'alcune più importanti conse- barde o posteriori, e fa confronti con al
guenze, dichiara per prima. Il luogo dov'è tre vetuste città. La loro costruzione sen<l
ora Viterbo par che avesse ad essere (nel za cemento ricorda 1' italica primitivi
tempo che fioriva Sorrina Nova) non
in fabbricazione, e perfino l'olTesa recata \oà
occupalo da un'altra città di qualche ri- ro da macchine di grossa guerra, oltre M
nunifmza ed ampiezza. Infatti (a ben con- superstiti aperture di due porte, da ulti
tare) di meno ancora che un mezzo mi- mo essendosi trovato il fondamento d'i
nieii per quella porzione la quale oggi si peralori, quale lor frontiera) l'aia o pai
stende al centro della città odierna, e te di essa, dov'è Viterbo, non era dui
l'occupa e l'attraversa per diametro. Es- que, o non era stata sempre, campagol
sa è l'iscrizione di Mummie Valerio Ni- nuda o mal vestita. Un primo castello
grò Vigeto,cbe poi produce,perimparar- città, o v'era, o v' era stata.E per coo(
ne eh' era in que' secoli terren coltivato liareijuesto fatto coll'improbabilità ricot
nel più dell'area dove sono al presente le data della contemporanea esistenza
,
case di Viterbo, dalla porta di s. Sisto o due sì vicini paesi, quali dovettero esse
Komatia, alla porta di s. Lucia o Fioren- re Sorrina Nova, e il finora iunomina
tina, lungo la priiicipal diagonale di essa to oppido che poi si chiamò Viterbfl
,
area. Dato ancor dunque, che qualche co- non altra più ragionevole ipotesi può fai
sa di somigliflule a una città, o ad un ca- si, che supporre distrutto questo, quai
stello più o men piccolo, quivi allor fos- do quella sorgeva. Una Sorrina fu n<
se, ciò non poteva esser che dal lato del Pian de' Bagni summenlovalo, e questi
presente duomo, esteriormente alla men- chiamavasi a memoria d'uomini, iSorn/i^
tovata gran linea, e perciò più ancor vi- iVbfrt. Dunque un'altra ve n'ebbe, in pii
cino u Sorrina; ciocché accresce l'impro- antico tempo d'egual nome, cioè Sor,
babilità dell'ipotesi, uou putendosi dire na yetusj benché l'epilelo /^eliis non
V 1 T V 1 T 241
fu molivo d' aggiungerlo, finche sola re- za , e non lascia facilmente riconoscersi
stò in piedi. Certo questa prima Sorrina per teutonico, o della lingua degl' inva-
era elrusca, non solo di suolo, ma altre- sori. Dunque sarà stata la storpiatura
sì per fondazione e per fondatori, come d'una voce della latinità, la quale tra'la-
l'indica nome e le
il testimonianze delle tini è da cercarsi con opportuni filolo-
tombe. Dove questa primitiva Siirrina gici aiuti , cioè in Massa f-'eternensis o
de'toscani sarà stala? Nel luogo meilesi- T'etervensis. Nel più antico o almen nel
mo^ in cui più tardi la romana e nuova? più chiaro ricordo che comunemente si
Risponde l'autore. Ciò è possibile, e con- sappia restarne, è Belerhonj così l'ano-
forme al praticato più d'una volta, come nimo ravennate, avvezzo allo scrivere
io feio. Ma ciò non è poi né necessario, aulico , dove la desinenza greca hoii e-
ne certo. Più spesso ancora le città rin- quivale alla terminazione Ialina bum, e
novate sì mutavan di sito, costumanza dove il B , massime nell'iniziali, vale y.
praticata nella provìncia per ultimo per forma il paese
Perciò, a stare a questa ,
s. Lorenzo Nuovo, al modo narralo più nel VI o VII secolo di nostra era si sa-
sopra in quel paragrafo. Questo fecero i rebbe dapprima chiamato yelervuin o
romani per /'oLunio e pei" Valeria: così P elerhiunj forma quest'ultima che s'è
Tarquinia nascimento a Corneto,
die' sempre mantenuta a dispetto di certa ,
Ceri a Ceneteriec; e vi furono due Roc- tendenza presto pur nata nelle bocche
che Rispampano, sempre con mutazione curiali e scolastiche, a sostituire l'i alla
dì sede dal vecchio al nuovo. In tali casi prima e, ed a premettere un altro /all'i/,
e gli diedero il nome che ha oggi. Per Felerbo, e il cittadino o cittadini vitur-
l'ordinario, in sì fatti casi, l^ usanza fu bese e viturbesi j e lascia così scoperta
d'attenersi alla denominazione della con- un'altra radice, cioè ì'urbs. Dunque nel-
trada, dopo la trasformazione di nome, l'antico concetto popolare, trasmesso da*
se Tebbe. il riedificatore o restauratore, secoli, il nome primitivo era Fetus Urbs
se straniero d'altra lingua, storpia al più (Civita-Vecchia), colle varianti moltepli-
e deforma la parola che trova, non però ci che offre. Laonde questo nome da'la-
la muta. Suppone l'autore pertanto, che tini lo presero i longobardi. Dunque il
così ailor si facesse. Viterhuin o rtier- poggio del Duomo, e il vetustissimo Ca-
biuni, con poca diversità di scrittura o di slruin che vi stampò sopra le sue orme,
pronunzia (di vocaboli riportati nel lito- quando i longobardi si recarono a porvi
Io di questo paragrafo), sarà dunque sta- stanza^ portava una denominazione ger-
ta la parola, che
nuovi venuti incontra-
i mana di quello d' Orvieto,
o tanto solo
rono Ira gli abitanti del paese allorché diversa, quanto bastasse a non confonde-
ne fecero 1' usurpazione. Ma tutto il vo- re un nome coll'altro. Orvieto era Urbs
cabolo, quanto a fìsonomia , non è per f eUis, e il colle viterbese cognominava-
uulla etrusco^ ne di suono, né di desioen* si Fetus Urbs , alteralo alcun poco a
voL. cu. 16
242
legge di grammatica.
to ne
il
mutarono il
V l T
Né
i cui padroni
essere stati d'una schiatta
I
1
sa parola, per Io meno, giun<>e sino a noi, sommamente illustre, poiché v'ebbe sian«
così come i han traaiaiidata;
l'oniani 1' za, almen per alcun tempo, uno de'3 fi-
narrando nel IV secolo Amininno Mar- gli diCostanzo Cloro imperatore, e su4
ctlliuo, die Gallo Cesare nacque apud ,
moglie Galla, la quale gli die' alla lue
tuscos, in Massa Velernensis (da Galla Gallo Cesare, e perciò probabilmenle an<
sorella di Nerazio Cereale prefetto di Ro- che il famoso Giuliano 1' Apostata su«
ma e Vulcazio Rufino console e prefetto fratello, e imperatore anch'esso nel 36 1,
del pretorio, viterbesi anch'essi) alla quo 1 ambedue nipoti di Costantino I il Gran*
famiglia sembra pure appartenuto Vul- de, il quale pure avrà frecpientato il luo-
cazio Gallicano, uno degli scrittori della go, e da ogni lato mescolali a imperiali
Massa
storia Augusta), che gli abitanti di propaggini. Dopo le cose fin qui discor*
in Toscana pretendono appartenere al se, dice l'Orioli, niuno vorrà negare, cha
paese loro, presso Piombino, quali ri- i il paese posto a mezzo miglio di distanza
rottamente Ftterncnsis ,
però confutati gia visibili d' una costruzione antichissi>
dal cav. lnghìran)i. A favor di Viterbo ma, portò quello di Città Fecchia, cer
al quale veramente abbia dovuto spelta lo non allro esser potè, secondo tutte l<
sa T eterne nsis
valorosamente milita
, Sorrina assolutamente così delta senz'ab
l'argomentazione chesvolge, sia con impie- tro aggiunto. E ammesso questo, allon
gare la voce Massa, per raduno di case bisogna supporre, che Sorrina Nova^ la
dell'altro; e così prova, che Bilernensis, beo considera, il vuotarsi della città vec
e perciò Viternensis e f^elernensis^è ben chia^ e l'abbandonarla. D'altra parte, i
cosa di legittima spettanza di Viterbo. vocabolo Lrhs, o altro d' egual valore^
Conclude, che il passo d'Ammiano a' vi- lasciato come uno degli elementi al UO'
terbesi si riferisce, e non ad altri affatto; me che, da indi in là, s'impose alla vaa
che quindi non è più vero che di Viter- tata coilma, è indizio chiaro^ che la Sor
bo, sotto l'attuale suo nome, o «otto al- rina vecchia , nel suo primo esseie, fi
tro poco diverso, niun clastico parli; che qualche cosa più cospicua che un sem
il nome fu veramente latino, e non lon- plice castelluzzo. Dun(|ue l'area nonmol
gobardo, ma più antico de'tempi longo- to grande del poggio del Duomo, non do
bardi; e che realmente l'antico paese, co- velie contener lutto, e non fu probabil
sì denominalo^ dovette nel IV secolo es Olente che il luogo dell' acropoli, o dei
^
resto della città abbracciasse il perirae- Faulle, una di quelle che fiancheggiano
ti'O segnato dal (lumicello Arcione. Tul- il Caslruni Viterhii, fino a quella che
tociò che si sa del Caslriim longobardo, chiamasi la Si>olta, e di là alla oggi det-
dalla sua priraa costruzione in poi, con- ta Gaììhin del Cricco, ha sulla sinistra
si
duce a stabilire, che solanaente dopo l'XI il nominato flumicello, che gli archeolo-
verso il XII secolo di nostra era, co- gi patrii di scuola Aoniana e Marianesca
come sotto gli etrusclii, rocca dell'accre- lebrati loro aqnilegi, e che il primo In
i
"
sciuto paese, fu indiUerentemente chia- vaio sotto la forma del riferito mito l'at
mata dal popolo, Castel di s. Lorenzo e tribuissero ad Ercole. E" però certissimo,
Casfel d'Ercole. Scrissero i cronisti aver- che Ercole in realtà ebbe in Surrina Fé-
lo fabbricato Ercole, nuaie della forza, e turbiuni un suo santuario, cioè nell'acro-
da lui impostogli il nome, al quale eret- poli, dove oltre a'massimì numi Giove,
to poi un tempio, sulle sue vestigia edi- Giunone e Minerva, soleva darsi sede al
ficala la chiesa di s. Lorenzo, di questo principal protettore della ciltàj ed a spie-
prese nome il castello; chiesa probabil- garne la ragione una ffivoia locale s'ia-
menteanteriore alla riedificazione longo- veulò, restata io onore finché duiò il pa-
bardica della città vecchia, e coeva alla ganesimo , donde la legione del nome
vittoria riportata dal cristianesimo sul slesso dato alla città; e che il tempio al
paganesimo. Che il tempio d'Ercole esi- cader del gentilesimo risorse come chie-
stesse in Surrina vecchia, ed a quel nu- sa cristiana, dedicata al culto d'un San-
me eretto da*surin<;si in epoca remota. to, la cui morte era stata simile a quel-
Io convalida una lapide già esistente nel la che il mito attribuiva al pagano eroe
duomo, recitata dall'Orioli. Questi pas- che finì sulla pira. Fmsero i [)oeli e in-
sa all'analisi della primitiva Surina, o trecciarono colla storia, che l'Ercole ita-
compendiosamente Surna, coi\ chiama- lico, il venuto dalla Spagna co' bovi di
ta in etrusco da'fotidatori popoli Ciminii, Gerione, chiamato Carufone ne'vosi vul-
i quali la vollero denominare dal famoso andato a Roma, dopo aver senza
cienti,
palo o vette ferreo, a suro vel suri, che dubbio attraversato prima le Ciminie
sembra surinesi aver poi venerato qua-
i contrade, e in queste le sorrinesi, porta-
si Palladio con culto anniversario, par- va, almen tra'romani anlichissimi, il no-
lato dalBussi nell'inedito voi. i." dell^^a- me di Garanoj e diduso tra' toschi col
tìcaglie di f^ilerbo (ooll'Oiioli ne ripar- nome Caranus, dal quale derivarono
di
lerò nel paragrafo Vili). Si descrive una iu Viterbo le denominazioni del fonte
lamina di bronzo, per affiggersi io qual- Cràniso, già Cranis, il Pian Scarano
che luogo, colle parole in loschi cai atte- o Carano, poi fatto Saarlano e À sca-
ri Sai'enes suris. Erano ad Ercole con- rano, e nel Regastnm Farfense nel IX
sagratele acque calde nelle naturali ter- secolo trovasi Ó'^«rtr/'a/jii5y dal qual pia-
me, poiché si narra aver quel dio della no o spianata s'andava al tempio di Ca-
forza spinto entro terra il palo suo di rano, per aver sorrinesi cosi cognomi-
i
ferro, e produsse tal fenditura che fino nalo Ercole loro nume principale. Colle
a'caldi fiumi infernali sia penetrata. D*l quali denominazioni, dopo tanli secoli,
l'impeto della percossa, ne derivò l'eru- si perpetuò il ricordo, che la fondazione
zione dell'acque salutari, anche bollenti, della città losca riferiva alla venula d'Er-
ch'ebbero il nome di Bulicame. Isorrine- cole. — VI. // Fano di f'olluinna. Al-
si forse vollero col favoloso racconto con* la ricerca d'uu qualche gran mistero; ce-
L
VI T VIT 24 >
lato ad occhi volgari, fu sempre l'aulore ili.", nome osco o latino, più che etrusco;
invitato da una siugolarilà dello stemma celebri ed ecninentemente toscani gli altri
viterbese (già di sopra lagioiialo col me- due, se due pur sono, e non uno stesso e
desimo, in un a'sigilli e alle monete), cioè identico, cioè /'o/^hz/j/^^ divinità etrusca,
tettgono misteriosamente scritte, e scotu- latini (come l'autore dimostrò nella Let-
tre a molle altre cose, il cielo e la terra a p. 293 3 I 6. Dipoi nel 1. 1 34 del Gior'
tagliate dal cardine, e dal decumano, se- uale Arcadico, p. a36, del Florilegio Fi-
condo le aruspicali dottrine di Tagete e terbese^ tornò a ragionarne: Fammi f'^ul-
di Bigoe), e soggiacente alla zampa de- tiininae , luogo delle solenni adunanze.
stra del Leone vessillifero, per fermo non de' X[[ popoli toscani dell' Flruria). Da
senza recondito sentimento ; lauto più, Fertunno dunque, vale a dire da FullU'
che non ivi solo elle occorrono, ma ne* mna, il monastero s' intitolò , perchè il
suggelli altresì del comune, nell'antiche suolo fu sagro a P'ollurnna, cioè in an-
monete di sua zecca, e ne'pubblici mo- tico un Fanuni Folluninae, ma èda ve-
numenti, anche solitarie o scompagnate dersi fino a qual punto avesse celebrità,
dall'i mtnagi ne del re de'deserli, e dagli e se mostri meritare d'esser creduto lo
altri emblemi; oltre lai.' delle porte del- stesso illustretempio dove le grandi adu-
la città, delta Qualrì-aera , volendo si- nanze politiche di tutta la nazione losca
gnificare cou tal voce le 4 lettere, che si tenevano, con giuochi e feste , e con
nome di luogo, da' tempi i più. remoti viazione di Fantini Folluninae: FA.
<lella valletta, che all'antica città, o piut- F Ly ridotte alle due sillabe iniziali, F
tosto alla sua rocca, ed al Caslrtiin lon- essendo un ovvio compendio di FFL.
gobardo Kumediatamente è sottoposta, Forse le stesse lettere ab antico segnaro-
dentro il giro della città odierna, or chia- no globi e gli emisferii, iu che si termio
i
turno, f'erlunno e Follumna, apparten- so nello slemma, posto sulla porta Qua-
gono a divinità p-igane, oscurissimo nume driera, e inciso ne' sigilli del pubblico e
246 V I T VI T
oe'monumenti municipali, e alcun di lo» luogo delle periodiche congreghe lorc
ro anco assunto per nome. Quanto alla Non trovandosi più memoriadiVollumn^
celebrità non piccola dell'antico fano, la e del suo tempio, come di luogo dato al
storia e la tiaclizìoneile'templi famosi di la dieta de'xii popoli, dopo la guerra dfl
Voltumna, non ne ricordano che un so- romani co'tarquiniesi, spinta nella regio*
lo, quantunque tacciano dove avesse la ne Trasciminia, rispetto a Roma, sino a
sede, che dovette esser centrale per To- Cortuosa e Contenebra, espugnate sulle
scana e probabilmente neutro. Quindi ar- rive del lago di Bolsena, o verso quella
ditamente r Orioli pone nel luogo vi-
Io parte, quando le legioni del Settimonziq
terbese del Fanuin l'uluinmae, perchè 6n là si condussero da Suti i, par ciò prq
l'area di Viterbo, non sen)plicemenle è vare ancor più celebre fano essere st
ì
il
minia e la Cisciminia, fatta più sicura a guari dopo. La conci «sione non è con-
que' giorni da ogni nemica incursione, traddetta da Properzio dove fa dire a ,
per la cinta d'un'impenetrabile mezza co- Vertunno, cioè al tosco Voltumna, ch'es-
rona di boschi; posla felicemente sul con- so a Roma fu trasportalo per opera di
fine, ad un tempo, de' Tarquiniesi, de' que'venutiyi, in tempo antichissimo, dal
Vulsiniensi e de'Falisci; e perciò facil- paese de'VuIcieuti e de'VuUiensi; chiaro
mente separabile da' leriitorii loro, pel* è che, come litnitrofì del Faniun Fol'
costituirla in indipendenza; comodamen- luninac avevano un tal qual diritto di
,
te accessibile a tutti, come quella a cui chiamarlo cosa loro, e loro appendice, es-
debbono aver messo capo un crocicchio sendo concorsi essi pure, col particolare
di vie principali: una tagliantein due tut- loro suolo, a costituirgli un territorio in-
ta la lunghezza d'Etruria, che poi di leg- dipendente, massime consideratocheVul-
gieri divenne, con poco mutamento, la eia Salpino e Volsinio par formassero,
,
via Cassia; l'altra presso a poco norma- di teiritorii so'o una repubblica, com-
3
le a questa prima , e congiungenle per posta d'un popolo maggiore sovrano, e
Tarquinia il mare a Orte, alle sue bar- di due popoli isopolili, rispetto a quel
che, al Tevere, ed agli umbri, vicina da primo. » Dopo le quali osservazioni, giu-
un lato al famoso lago di Vadiniune, sto , dunque, mi sembra il finir dicen-
presso B<)Ssano d' Orte, altro silo di so- do, che i diritti di noi viterbesi ad aver
lenni adunamculi, e a quel che pare, di posseduto, rasente all'antico pomerip
nazionali terrìbili riti pe'toscani, e da un della prima Surina o Surna, io un'arca
secondo lato tempio Bolsenese della dea
al distinta, il luogo destinato alle generali
Nortia, egualmente destinato a ceiemo- riunioni delle genti etrusche, e d' essere
nie annue, le quali dovevano avere gran- perciò verosimilmente stato ne'tempi del-
de importanza per tutti i xii cantoni e- l' autonomia un paese neuti o e sagrQ
Iruschi confederati, e probubilmeute ri- conuniinii juris, e perciò un' importan-
chieder r intervento de' loro rappresen- tissima parte d'Etruria (i luoghi de'ten^-
tanti ; non men opportunamente vicina pli, ove le repubbliche alleate d'una stes-
Toscana, qual di certo dovette essere la solevano unirsi a parlamento, eran pres-
già mentovata yor^ttm/V?, donde ogni sa- so gli antichi, per solilo, sacerdotali ter-
gra legge e costumanza ebbe pe'toschi o- re, che a ninno in particolare andava»
rigine, dove i lucumoni
xii , soprastanti soggette, per meglio esser comuni a tut-
alla lega, primi fermarono il patto del- ti), non poi sì gratuitamente ci son ilali,
condotto a tornare alla più comune sen- mentovato ììfundo Antoniano, secondo
tenza, avendogli fatto forza suH'intellet- il Regeslum Farfense, Ficus Antonia-
to l'antico stemma del comune e le 4 let- nus o CaialeJntonianum,ì\q\ìaìe rispet-
tereFaul, intorno alle quali tanto schia- to al Castel di s. Lorenzo sembra essere
mazzarono Annio e la schiera de'concit- slato affatto suburbano, nel qual fondo
tadini anniaoi. »» E per verità, Annio e nasceva l'acqua Figetia. Che da altra
glianniani bau creduto di dovervi leg- iscrizione, pure esibita, si deduce quasi
gere : F^rawm , Arhanwn, Felulonia^ la formazione della carta topografica d'u-
Longula, 4 nomi delle 4 parti d'una jO- na striscia di suolo Sorrinese, e con vil-
gnata Tetrapoli , della quale tulli oggi la, chesi prolraedaPorta Romana a mez-
ridono ; ma i più discreti v' avean letto za via di Monte Fiascone. — VUl.Rica-
Fa. r L. cioè Fanum Voltuinnae. Ta- pitolazione delle cosefinor discorse. Fi-
le in falli fu il parere del famigerato Ma- terbo longobardica. IlvicoSonsa, ed al-
gri, autore del uolissirao llierolexiconj tri vici e casali. Civiias s. ralentiiii%
I
248 V T VI T
VeDuti termine del raccolto intorno al
al indipendente, fu scelta Surina, fabbri-
i.^e 2.° periodo della storia di Surina o catovi all' esterno, dopo il pomerio, il
ta, eccone l'epilogo. Opinavansi nell'età to, che d'allora in poi divenne la sede
mitica, che gli etruschi, cioè i raseni (di degli annui concilii , nell' occasione de'
cui ne! vol.LXXVlIlj p. 79),eraosi con- quali grande era la solennità e il concor-
dotti appena tra' pelasgi, che misti ad so de'foraslieri e de'mercanti, splendidi
aborigeni abitavano »'/c^^//7i le campagne la pompa de'pubhiici trattenimenti. V|
viterbesi, tutto bosco dalla cima al piede si aggiunsero due maggiori strade, oltn
della montagna, e lutie pascoli, con alcu- a «noltealtie minori, per porre in comunN
na seminagione nella pianura, quandofa- caiione il celebre tempio con varie cillS
voleggiavasi che vi capilo Ercole (sopran- etrusche, l'Umbria, la Sabina, il LazioJ
nominato Corano o Ciane?) dopo la vit- e altri templi più o meno illustri. Cos)
toria contro Caiufone in Ispagna, reca- durò, finché la potenza etrusca non ce
tasi dietro la preda del nobile ai mento ; mincìò a venir meno, da 4 P^f^
assalita
e questo circa 12 secoli innanzi alla no- ti, da'greci italioti, e poi ancora da'carJ
stra era, con computo toscano. 1 popoli taginesi, per mare; da'gallicisalpini veri
circonvicini adunati aduna festa, si eser- so levante e settentrione, e da' romai
citavano Banchettarono l'eroe,
al palo. verso mezzodì. S'incontra l'ultima nu
l'invitarono a' giuochi loro, e pregarono moria nel 364 di Ro™») 388 avanti l'era
d'uno sperimento di forza. Egli vinse tut- corrente, quando Ltruria tutta fu so-
ti. Piantalo da ultimo in terra con im- pra a Snlri già romana essendo , <litla-
peto Wfi-rro suro, sfidò suoi compeli- i tore M. Furio Camillo. Si potrebbe cre-
tori a trarnelo. E ninno essendo riusci- dere che Surina fosse distrutta 1' anno
to, lo trasse quel figlio di Giove ed' Ale- seguente, quando romani devastarono
i
mena, con quella facilità che poteva da il distretto tarquiniese, da Satri fino al
esso aspettarsi, ed ebbe allora principio lago di Boisena, nel suo confine occiden-
il Placane o Bulicame. Parlilo Ercole tale, ove smantellarono Cornosa e Con-
Carano, restò in venerazione il sagro pa- tenebra. Probabilmente fu risparmiato
lo. 1 testimoni dell'alto fatto, specialmen- fauo di Vulluraua, come luogo sagro.
il
te di sangue tosco, che padroni di recente Però non fu più nominato, trovandosi
della contrada, perchè da poco arrivati menzione de'concilii di tutta Etruria, e
da Meonia essendo in sul fondare sta-
, sembra che il l'ano venisse forse distrut-
bili sedi, fabbricarono poco lungi dall'a- ta da'galli piombati sulT Etruria, quali
rea del prodigio una città con tempio spregiatori delle cose umane e divine.
a Ercole. A auto, vtlsuri, la chiamaro- Così Smina venne meno, e d' allora in
no Surina, e per compendio Surna, e poi l'antico nome si perde, forse conser-
diedero al ruscello che le correva sotto vandosi tia'soli toscani. Poco dopo i ro-
Tagete, il fanciullo rivelatore, intanto vine, nou tulli però si dispersero. 1 più
s'era manifestalo a Turcontefondator di sicongregurono vicinoal Bulicame,e fon-
Tarquinia, e die' a'raseni i religiosi e po- darono per amor de'bagni, una Siirri-
litici precelli. Fatte le leggi della lega, na Nova, richiamate in pregio le aqune
a luogo per l'adunanze di tulli, libero e Surrinenses, {oimaudo così un munici»
—
V 1 T V I T 249
pio che Ira breve divenne latino ili co- contro il ducalo di Roma^ rimasto un
stumi e di lingua. Il uomeallora di Sur- annesso dell'impero greco, e ristorarono
ma, si ciimbiò nel più dolce di Sunsa, l'acropoli, rtn.eWjde'primi sorrinesi, con-
pel (iumicello. 1 templi d'Eicolee di Vol- servatole il nuovo nome ; e a questo mo»
tun)nH,pei' venerazione si ripararono alla do s'ebbe il Castrllunt oil Castriiin Fé-
meglio. 11 resto de'ruderi e l'immediate tcrhense o Fìlerbi, detto anche più lar-
adiacenze presto vennero in potere d'al- di, appresso ad ulliuii accresciojenti suoi,
cuna romana potente famiglia, e costi- Cii'itas F iterbi, con \nlernì\iuenl() che
tuiit)no cionche poi chiamossi flJassn le avesse ad essere una rocca gueniit^ di
tervensìs e Ftternesis^tA ivi dimoraro- soldatesche, pronte a ogni bisogno di di-
no i sunnominati personaggi' imperiali. fesa o d'odesa, dal lato di questa inìpor-
Ma njoili degli antichi abitatori, crede tante lor Marca, e perciò detta Mar"
l'autore che, scampali alla distruzione, si chia Z'/i^ctìi/jrt.cioè a cavaliere della stra-
riparassero più fuori di strada, e fabbri- da principale che dalla Tuscia va a llo-
cassero P'itorchiano,yiturclaiìurn,Q(ov- ma. Cosi la nuova Viterbo fu, da questa
se il vocabolo derivò da Ficus Orcla- parte, come una delle chiavi di Louìljrar-
nus, secondo la più volgata opinione, os- diaede'greci possedimenti; esi concorda
sia dall'abbandonata Orda, ma più lon- ciòcol poco che ci è ritnasto dalla storia,
tana di Surrina.La città ripristinata pres- poiché qui si agitarono in parte alcune
so i bagni, nemmeno essa durò inteme- delle querele di Papa s. Zaccaria e di Pa-
rata e perenne. Sorrise la sorte alcuni pa Adriano I, con Astolfo e con Deside-
secoli, e si copr^ allora il suolo di belli rio re de'Iongobardi, nel pieno dell' Vili
edifìzi, e moltiplicarono le fabbriche alle secolo. Laonde, non più bastando all'im-
terote, ed altre dentro il cerchio di sue portanza crescente d'un cos'i fallo posto
mura, o all'intorno e lungo la Cassia. Fi- ttìilitare, il troppo ristretto spazio, che il
nalmente però,al cominciare al frequen- Castel d' Ercole dava , ebber (in d' allo-
stra era, o al più nell'entrar del VI, fu torio, i primi de'quali dovevano poi più
ogni cosa, quivi e nell'adiacenze, deva- lardi formare il nucleo della città odier-
stata un'nltra volta e messa a soqqua- na. i| uà ndo caduti i re longobardi di Pavia,
dro. Quindi altra dispersione tenne a ciò epassaloii dominare de'fraiichijedegl'im-
dietro pe'miseii abitatori delle contrade peialori che ne raccolsero l'eredità, nasce-
; donde forse a que'dì sorsero
viterbesi : va il Comune, cofi leggi ordì soggezione
Bagnaia, da' fuggiaschi de' bagni; Su- a'iiranni, or al Papa (di cui più antico è
rianuni o Sur niatiìun ,(Ìa' (i\s\)eiii di Sur- il liominio, e lo proverò ne'cenni storici),
na o Surina, ili a rifugio nei più eit<j or di repubblica più meno indipenden-
del monte; F tira Ila, qunsi a t elerali- te, più o meno autonoma. Proponendo-
busj vale a dire dagli adunati a nuovo si l'Orioli di parlare altrove de' borghi
comune, dopo le rovine delle più vec- e sobborghi, qui il fa solo con quello pro-
chie terre di Ficus Malrìni, di Forum pinquo suburbio Sansa o Sansa, che
al
Cassii, e di lutto quel distretto. Ma la dal liumicello prese il nome o viceversa,
Oiorte non era senza risorgimento. Iti sul essendo al presente la contrada Si'olta
terminar del secolo VI, o nel principio centro della nuova Viterbo ,
presso hi
del seguente, dilatatisi i longobardi colle chiesa di Matteo, e ne olire le pruve,
s.
gliasi dire della città longobardica, suc- Restando su quel confine (fuori di porli
ceduta nel luogo di Surrena la vecchia, s. Sisto o Romana) la suburbana chieg
Gregorio V, fuggito da Roma per le pre- tificazioni, per cui l'autore suppone che
potenze di Crescenzio Noraentano con- allora essendo stato il breve interposto
sole e dominatore della città, e pare che intervallo tra il Castruin Viterbie Cn^
sorgesse ov' è oggi la chiesa di s. Sisto, stra Vegelia, terra nel X nell'XI secolo,
che ne fu forse la pieve, e la fonte del di continue battaglie e d'infestazioni reci-
Sipale. Ivi riceveva l'acquedotto di Vi- proche, e di ricalli, ciò facilmente abbia
geto e forse
si disse fonte Vegelia, dal dato opportunità al modificarsi della de-
quale probabilmente ricevè il nome il nominazione nativa di Planuin adCarani
l^icus preesistente alla bastia, e questa o Caranum, ovvero almeno di Planuin
pure si denominò T'cgetia o ad Vege- Sijuarrani, Squarani , o Scarani in ,
tiam. Il cronista Juzzo registrò all'anno Planum A scarani c\oè Pian dell' assas- ^
1 d8o. » Essendo Roma grande et magna sinio. Dura ancora la memoria d'alcune
cercavano (i romani) sottomettere il ca- delle carbooarie o fosse onde la Vege-
,
stello d'Ercole (che co'loscani lenea pur lia dovette esser cinta, finché rimase in
sempre, e con Roma lottava), et non po- piedi, una parte separala e nemica della
tendo averlo, li fecero una bastia, dov'è città. La fonte f^egetia trasformata in
(uggi la chiesa di s. Sisto, et durò la det- fons Sipalis, pare questo nome origina-
ta per iusino che Arezzo fu scaricato da' to dall'aver coll'acque scolanti nella car-
romani co il braccio dell'itnperadore Ar- bonara servito per una delle appariscen-
rigo Ili (leggi IV)". E
nelio84- " '-'' ^' ti linee di separazione e come di siepe tra
go lungo, et multiplicanno populi as- ta, si riabilò sotto forma d'un borgo, al
sai nel detto luogo, fecero assai torri al di là però del torrente, il quale è die-
{ter difendersi da' romani; traile qua- tro agli odierni bagni ; ed il borgo fu
li genti furono assai ceptadini de Tivoli chiamato di s. Valentino e di s. Valen-
in quello tempo nemici de* romani ; et tino in Silice, che poi crebbe più tardi
per questo se dice, che di poi el corpo fino a potersi denominare cjritós s. Va-
VIT VIT 25r
per uno di quegli abusi non in-
Iciìtini, guarda le antiche città o castella, la qua-
frequenti nel basso tempo, e sussisteva le già la facevano illustre prima che tut-
Dell iSy quando prese il nome di città, te le altre sue glorie olliiscasse la gloria
ma fu allora distrutto da' viterbesi nde- à^W'iinicn Roma, che alla propria gran-
reoti all'antipapa Anacleto II, i qnaìi, dezza fece sì gran fondaiiiento di rovine
al sopravvenire del l^apa Innocenzo II ammassale intorno a sé, per 5 secoli, dal-
e di Enrico V Orgoglioso duca di Tosca- le sponde del Tevere per tutta l'ampiez*
na, dovettero iti pena pagar grossa mo- za dell* italica penisola. Notifica, dover?
neta (Nella chiesa eranvi slati depo'^'i sial viterbese Giosafatfe Bszzichelli, con
ì corpi de'ss. Valentino e Ilario apostoli poche indicazioni date da lui, la scoperà
di Sorrena la nuova , venerati per tali la di 3Iiisnrna eiW Cnrliliannw, fonda-
da Viterbo, come luogo di loro decapi- zioni elrusche promettenti agli antiqua?
tazione, presso il ponte Camillario, on- rii gran messe di monumenti, i quali po-
<le Azone arciprete della cattedrale ri- tranno ornare musei nostrali e d'oltre-
i
Anuiana delle 4 città raccolte in Tt-tra- tempo messi a ruba. In alcune grotte se-
poli. Questo par movesse dal fatto, che polcrali si rinvennero più di 4o sarcofagi
la Viterbo longobarda, già ristretta nel di nenfro, e figure giacenti sui coperchi
colle del Duomo, successivamente a sé più grandi del vero, tinte di rosso nelle
aggiunse più sobborghi , come dire la carni, e cogli occhi coloriti di lurchinoj
bastia Fegetia, Sonsa, il T^iro Sniiarn- con insigni iscrizioni etrusche, quali sui
no, e siccome io penso il T^ico Autonìn- petti delle fig(U'e, quali gambe, lungo le
no, e forse altri. Nuove investigazioni s%e quali nelle casse o sui coperchi, esempiq
leranno più cose oggi celate, e rettifiche- nuovo in si (latte figure. iMuxarna fu an-
ranno alcune di quelle ch'io dissi : /fHus che detta Maserna, Mtiscena, Mosiiia,
aliitd palesi, ne/no omnia". Nel Giorna- Mutaiia, e si vuole distrutta da'saraceni,
le di Roma del i85o, dipoi il prof. Orio- che misero a ferro e a fuoco ogni cosa dur
li pubblicò a p. ^44 ^ 382 le notizie sul- rante la dominazione loro in Centocelle.
la scoperta della città o Ch'ila 3Jusarna, Sembra che ne fossero suoi sobborgi Cor-
del castello etrusco di CordigUano^ e di al- digliano, e Castel Cardinale pure etru-
tre castella toscane,nel territorio di Viter- sco, e probabilmente furono distrutti nel
bo, e delle pregevoli cose trovate ne' lo- 1283 nella guerra popolare capitanata
ro ubertosi scavi. Osserva, doversi con- da Pietro di Valle, contro i gentiluomi-
che dopo meglio di 3 secoli d'o-
fessare, ni viterbesi ch'eransi appropriate le ren-
perose ricerche, questa non mai bastan- ditedello stato,e molti castelli, come diiq
temente studiala classica terra, siamo an- ne'cenni storici di Viterbo, A corollario
cora lontani un bel tratto dal ben cono- del fin qui dello col prof. Orioli, nell'in-
scerla pur solo in quella parte che ri- Irapreudere a recare le precipue notizie
202 V T I V TI
delle celebri acque niinernlì,<li cui è do- sue polle termah e minerari, che non _
vizioso il suolo viterbese, ed eziandio per estinta in questo classico suolo la vita
unità d' aigoraento, ad altri pieferisco vulcanica. A queste celebrate acque, il
di prenderlo a guida , non che mi gio- prof. Francesco Orioli nel i85o consa
verò poi dell'egregio ed erudito opusco- grò sei articoli, e li pubblicò neW Alhiin
lo, estratto dal 1. 1 o4, p- 3 del pregievole di Roina,\.. 17, p. i4^: 'yS, 197, "ìoi
domale Arcadico, e intitolalo: T^e. Ac- 2 i3, 217 e 254. Art. I. I Bagni di F\
que inineraU di Viterbo de seri Ile da Pie- terbo. Presenta in disegno il pros[)etl(
tro Biolchiiii segretario della società del principale, e la pianta del piano inferio
Giornale Arca.dico, Pion)ai84T- Oltre re de' bagni della città di Viterbo, di
l'anttriorilà di esso, l'autore è pure bene- cendo che da pochissimi anni fu nuovs(
merito, non solainenteper averdiinoslra- mente fondato, a distanza comoda e pi(
to coir autorità di valenti Osici e dotti cola dal roroore della città, l'ediQzio teP
scritlori inn)edicina,Ia proprietà,e(Ilcacia male suburbano, ed aversene debito prii
e virtù salutari dell' aciiue stesse a utile cipale di gratitudine a Filippo Sevi-ri,
della travagliata umanità ; U)a ancora di queir epoca presidente degnissimo dell
svegliare in alcuno di que' nobili ingegni commissione municipale, al d.' Bernal
che fiorivano nell'araordellescienzeedel- dino Mencarini ed a Vincenzo Celestir
V arti, il desiderio di riparare a' danni viterbesi, che contribuirono all' operi
dell'edifizio de' bagni, la cui rovina era colla direzione, con anticipazioni gener<
progressi va, con proporre il da farsi e l'ag- se di denaro, e con altro. Loda Io stabili
giunta d'un nuovo edidxio , con divola mento, fornito di lutto il bisognevole
cappella alla Ilegina degli Angeli, Salns moderno vivere. Ciò premesso, comincia
Infin/ioruni, a pascolo pio e coufoi lo de' la sua lucubrazione così. Antica è la fa-
do essere animalo a ciò pubblicate, dal scaturiscono, pochi passi lontano da una
sapereche iacittà avea saggiamente ecou cittàche ivi sorgeva, sinché Roma domi-
piacere universale eletta una deputazio- nò sul mondo, e pare non grande, chia-
ne pel miglioramento de' bagni, a van- mala Sitrriiia o Siirrina Nova. L cer- »
taggio del salubre istituto, non che a lu- chia era sul poggio, ora vigna e uliveto
stro e decoro dell'intera provincia. E sic- drt'Ciofl. " li so che alcuni v'Iiaii poca fe-
come tali provvidenze ebbero elìuto e de, e vorrebbero vedervela meglio. Del
le descrive 1'
Orioli , fu per me questa non poterlo a tutto lor grado, se la pren-
una ragione di più per seguirlo, e farlo dano col tempo nemico delle cove, flav-
preceilere al i:h. Ciolchini per averne il- vi ancora chi rigetta come sospette di
quasi tutta la superfìcie del vasto terri- compreiuleudo il Bulicame e Riello. An-
torio viterbese, posta fra due famosi cra- che il famoso Aonio spesso parlò di Sor-
teri di estinti vulcani, il lagoCimino o di riiia o Sor rena, ma non avendola capita
Yico e (|uello Volsiniese o di Bolsena, ne guastò l'ortografia, e volle a forza che
presenta non solo grandiose vesligiee co- si chiamasse Turrena e Sursena, conve-
piosissime relujuie delle remote confla- nendo che distava mezzo miglio da Vi-
graziuuij ma ludica altresì colle copiose terbo, nella stessa direzione indicala da-
V I T V 1 T 233
gli a!li i, ma ridevolinenle spiegò l'iscii- calda e ferrata e solila a usarsi a bevan-
7.ioiif trovata presso un bagno, torse quel- da, o per qualche altra sua simile die già
lo ili Ser Faolo. *» Finaltnenle fu egli se- scaturisse dal terreno): e ciò sì pel cou-
guitato da' suoi pedissequi-, perpetui, Co- fronlocol passo di Vitruvio, si per la con-
relinij Bianchi, Mariani, Faure, Sai zana, siderazione della distanza adquin(juai;e'
eruditi uoiìiini, qual più, qual meno (co- siiìium ab Urbe lapident^ come legge
inechè col giudizio falsalo da piegiudi- Mai cc\^o,o ad quinquagesimuvi lapidcni
cate opinioni) che tutti le sieste cose al- sedeiìlis, o itira reddentis, come altri cor-
Anniani, e non un aiuto alle loro ar- tendere, né Marcello Io inlese, giacché
clieologiclie fantasie, che tutte si volge- la virtù medicatrice men risguardava lo
vano ad altra parte''. l*as>eggiiin(io, pon- sfiiriiiar della che il ri-
pietra vescicale,
ilo riconoscersi i segni snper>liti del ro- mediare nd Luinoreni tt calorem (o do-
mano distrutto municipio, di due delle loreiiì) et exulcerationem. lidalti, a due
sue porte, d'alcuno de'suoi maggiori edi- ^)assi da' luoghi in discorso, é l'antico e
fiii, delle strade d' approccio, delle fosse bel ponte di s, iNicolò, già dello pons in
borgo prolungato sino alla prossima via to un tempo in cui Sorrina Nuova fu se-
Cassia, oggi strada della Dogana vecchia. de del pretore, che su tutto il trailo in-
Siapprenderà da tuitocio, «he le acque torno avea giurisdizione, favorita la resi-
termali erano nel vecchio tempo, nou denza didla comodità del luogo posto a
veramente le j4qiiae Caiae, del quale cavaliere della via Cassia e della Ciminia.
nome iiienteprova la legittimità, maiSa/- Si lui buon fondamento al credere, che
nae, o Balinene Siirrmenus, come di- l'oggi dello Piano c/e' Z?/7g«/ due suddi-
ce l'iscrizione murata nell'angolo della visioni avesse tra l'altre, cioè AJalemur/i
casa de' Cristofori in Viterbo. Dopo ciò e Caniillianuin, presi forse i due nomi,
riuscirà una delle meno improbabili o- uno acque the vi soigevano, prin-
dalle
pinionì, quella cui più d' un viterbese cipalmente ulili alle matrone, o a' mali
scrittore applica ad alcuna delle sorgen- di madre, come par che lo indichi la re-
ti quel passo di Vitruvio, nel quale po- stala denominazione al Balneuni Do'
ne fra V acida e venae fcnliiirn d' Italia, minaruiìì, o delle donne ; Tallio dalle
distruggitrici de'calcoli e pietre della ve- acque preferite a uso di mal di fanciul-
scica, quelle di Firena. Dove gli editori le [a caviillis). In prova il 2.° antico pon-
e e rivelata a liberar di tormento chi è nel già tempo ch'esso era di più gran circui-
cruccio ; e perchè è insignito di croce il to, e r acqua lutto intero empiva il cer-
buon uomo a cui fu data la rivelazione. chio di muro, che alcuni secoli fa vi pose
Intuooi la chieresia, pur ivi accorsa, l'in- il comune. Ora il crescer de' tartari ha
Hit
no di ringrflziamento, e .sappia fnondo il notabilmente ristretto lo spazio ioond
ilnuovo benefìzio che la Provvidenza ci lo. Dante (morto Sa i) che lo visitò
nel i
nel canto dell' Iiìferno da Dante, e da lasciando scritto nel Dillamondo (o poe
benvenuto da Imola col commento, chia- tic» descrizione della terra), che t'iufìni«|
mata nel medio evo J ulgano o Diliga- lo suo bollore* spolpò unmontone, nm
no, e Ptlaccìiie, donde d volgo disse Pla- tempo l'uomo cammina un 4-° (^i
in cui
cane. Keir età romana ed elrusca s'i- miglio. Disse il Dossi: Or da 100 anni
gnora che nome avesse. Il Dacci, e dopo in qua, più il calore non basta al cuocei
lui molli, gli applicarono l'elegante mi- UOVI anche sgusciati e infranti, il che vu
to d Ercole^ già narrato di sopra, quan- dire, ch'esso non giunge nemmeno a*5(
do venuto nella contrada piantò in terra gradi di Réaumur, poiché il mercuri]
una veiga ferrea,dal cui foro sgorgò gran non vi 5o gt'adi, mentre
sale più su di
copiad'acque,doiideuii laghetto formossi, giorni di Fazio è forza dire che ascende
ilquale durò perenne. Siccome il palo o se agli 80. Né la profondità è più la si
\erga ferrea in lingua d'antichissimi ita- sa, perchè Agostino Almadiani, verso
liani chiamavasij(ir«*, e àccoiut Sur rind medesimi tempi, in un suo smarrito poi
in etrusco non devesi credere che raddop- ma sopra i Bagni Viterbesi, rozzamenli
piasse la r,cos"j vollecongelturare l'autore, cantava non essersi mai potuto trovar
che il nome imposto ad es.sa fu tratto dal il fondo. Ma il baratro, misurato or sono
suro erculeo. La favola fu vestita di colori alcuni anni da d. Pio Semeria,oon sup
mitologici, con allusione all'antichissima rava i 4^ piedi francesi; certo perchè
pratica de'pozzi forati o Artesiani, dando questa profondità si devia dal fìlo d
r onore dell' invenzione al dio della for- perpendicolo. Un tempo, e non lontau
za, e il couiiuciameulo, in ugni ipolesi, vi si racco;;lievaaoÌQlorao alle rive br«
V 1 T VIT 1"^%
Tivoli. Insegnava il p.Kiicher, nel Muti Vergine, certo, era in mezzo alle fiam-
, dtis sublcrranens, che la sorgente, ìiahel me . . . Diavoli sotto .... Le centinaia e
cnm alio vicino lacu, inler Filerhiunt et le centinaia . . . Tremanti, scoofltti, cala-
dell'acque di Naviso delle impropriamen- d' inferno già cessa . . . Taceva in falli a
te il B(rgnaccio, presso le Aquae Pas- poco a poco la romba del cielo e della
seris, e la mia Calvisiana , dove però terra. Le tenebre si diradavano. Rosseg-
, egualmente vennero meno i miri luinul- giava di verso la levata 1' orizzonte e si
\lus. Qui l'Orioli nana il più memora- fé' giorno.Bulicame rientrava nel suo
Il
;di questo Bulicame ci han lasciato tneu>o« came non è altro più che un fenomeno
,ria, cioè quello del i3jo, che col Bussi naturale. E' qualche volta un vulcano
iti iscorcio raccontai ragionando degli a^ idro-pirico". L'autore ne olire il dise-
gostiuiani e chiesa della ss. Trinità^ e sua gno, in cui si vede l'ampio cratere o cal-
! intmag ine di s. Maria Liberatrice, cioè del- daia, come dal volgo si appella, cinto di
il'orribile fracasso di citalo e fitta caligine basso muricciuolo, entro il quale bolle
interrotta dal guizzar de'lampi, della fu- in grandi pollerò piuttosto gorgoglia l'ac-
nesta mezzanotte de' 28 maggio. >» Efu qua che poi n' emerge da appositi emis-
allora il miiacolo che è sempre, nelle sari. Si manifesta da lungi con una co-
grandi perturbazioni morali, agli uomini lonna difumo in mezzo ad un suolo can-
di buona volontà e d'intelletto conve- dido, e nudo di vegetazione per la forte
nientemente disposto a pensieri di cielo, e deposizione calcarea della termale, il cui
non guasto dalia povera filosofìa del dub- odore di zolfo la corrente d' aria reca ia
bio. Il mondo degl'invisibili si fa visibi- distanza. — Art. IH. I Biignidi Viter-
le. Celesti e infernali appaiono al senso bo: Camilliano. S. Valentino in Sili-
.esteriore, dipintivi da un* altra luce, che ce. Borgo di s. Valentino. Castel di s,
non è quella onde per legge di fisica s'il- Valentino. Città di s. Valentino. Fo-
'luminano le cose terrene ... £ il miraco- rum Imperatoria. Oltre Sorrina Nova,
ilo più grande è il mulamento in meglio in contiguità co'bagni sorriuesi, e col bor-
ìde' tristi, l'accresciuto fervore per la ve- go col quale formavano altro bel borgo o
:rilà ne' buoni, e il cominciamento d' un almen non incelebre, di cui se ne lascia
teuìpo, piùomen durevole, in che legeoti indovinar la storia ; dopo il punte s. Va-
. tornano a Dio ". Accorse il popolo a im- lentino o Camillario, s'incontra l'edi-
plorare il divino aiuto, per l'intercessione cola sagra a tal martire, e ivi appresso il
(Il s. Maria Liberatrice, nella chiesa del- sepolcrale antro, or quasi pien di leira,
ila ss. Truiità. « Destali aldi fuori i più dov' è fama che il corpo si deponesse di
isino alle ripe, odono un tratto un terri- esso Santo e del suo degno commilitone
|L;le rimbombo, che tutti gli altri rua»ori s, Ilario, a cura delia di vota matrona
;
vince. E la terra che scoppia in quel del Eudossia, signora del fondo, e poi mar-
^Bulicame. Ed una (ìamma immensa se tire anch'essa. Il luogoera abitato eden-
in' alza infine al cielo, che sforza a chiu- so di case, avente forma di castello sog-
«der gli occhi abbaccinati, e a precipitar- getto a Viterbo, nomato Casali^ Cainil-
:ai tutti sul suolo, percossi da spavento. larius e burgus s. Valentina Un docu-
Quaadu all'alto della vita della voce mento dell'Si 5 fa sapere, che l'altra por-
2 )6 V I T V I T
zione del Pian de' Bugni, era chinoiata Cairo, quasi a ricordo, che il maggior
JMalcnium o Malernn, casale aneli' esso sforzo fu allora contro 1' Egitto, dove la
stricata a modo romano), edificata da' pò in Viterbo nel 1222, falla celebre per |
convertiti di Sorrina nel luogo di sua lunghe e crudeli gare tra'Tigno<ii e Gal- ^
conoscersi; e con copiose ripetizioni che dotto nel IX e X secolo a casale di co<
qui riuscirebbero superflue, dopo averle tado, certo fu Ira gli avanzi di Sorrii
già anch'io riprodotte). Dopoché Inno- Nuova. Il nome risale a* tempi roraat
cenzo Il donò alla cattedrale la riedifi- come appartenente a quella porzione sul
cata chiesa di s, Valentino, la borgata urbana del municipio dove i bagni
che avea sofferto nelle guerre d'Enrico rano, che stende vasi lo spazio sotto
IV e di Enrico V, non pare si ripopo- nome fino alla via di Roma, e ne faceva
lasse; e quanto alla chiesa, nel i3o3 ri- parte o confine certe terre in que'lem|
manevano poche vestigia, da dove pare dette Terre de' Longobardi, forse cooil
furono traslate nel duomo le ossa de'ss. quelle che già slate del privalo dominio
Martiri, già restituite al luogo che l'avea de're di quella gente, passarono indi a're
implorale, d'ordine d' Enrico IV a cui franchi vincitori loro, ed io fine al Papa
era affezionalo, il quale avendovi forti- (meglio Chiesa Romana e a s. Pietr(iìjì|
terno. Quel pellegrino che nel i 2 i 7 fu di sopra, della quale ivi ancora restaack
cagione della clamorosa scoperta acqua le rovine. " li completo abbandono di
termale, era un crocesiguato probabil- supporsi conJemporaueo presso a poi
mente nobile viterbese o de' priticipali. a quello di tutto il resto della campagi
Ed il sogno del tesoro, fu perchè con es- Viterbese, alla quale il medio evo e l'i
so si sovvenisse alle grandi s|)ese della fimo fu assai meu funesto dell'età ch8
spedizione, onde al fonte fu dato il no- mata del risorgimento. Perché in quel
me di Bagno della Crociata o d/ Cro- lo i boschi purificavano l'aria, e più v-he
che alla spicciolata vivenilovi, ed am- le chiese, e ivi aspettare tra le preghiere
piamente coltivando il suolo, dava in- e le lagrime l'apparire del giorno, il qua-
carico ad una ricca vegetazione di con- le non fu sollecito. Ma quando il vedere
sumare i miasmi, o le materie alle a pro- fu possibile, si trovò che il Vadimone ri-
durli, e frapponea folla siepe d'alberi al nasceva. La lerra s'era spalancata a ro-
mal sodio de'venti maremmani. Ma nel- tonda voragine. Una colonna immensa
l'età che fino al nostro tempo si disten- d'acqua s'alzava a più di 100 piedi, eoa
de, sparvero le selve ; le castella cadde- melma nero-grigia. E
fu bisogno d' al-
ingrati pascoli; ristagnarono le acque... ma r Orioli, essere stata 1' origine del
ed oggi, se a mille passi l'allontani dalla laghetto di JNaviso, ma la storia non ne
radice del monte, e dalla cittadina cerchia giunse sino a noi. 11 far della laguna è
verso Mareu)ma, non incontri guari altro quel medesimo del Vadimone, non del
che deserto, e Io spavento della mal aria Bulicame. Il terreno è mobile .<ulla riva
che li minaccia le fonti della vila" .... Art. e di pericoloso approccio, da non tentare
V. / Bagni di T'iltrbo : L'acqua di Nd- senza tastare con pie sospeso il terreno.
viso volgaiincnlt della il Dagnaccio. Il Quando in gioventù la visitò l'autore, se
lago di Fadiinone. Fuori della porta isole natanti non v'erano, in due sparti-
Fiorentina per la via consolare che con- vaia, meglio che quelle, una forma di
duce a Monte Fiascone, e imbocca nel ponte pensile, tessuto d'ei be palustri, che
territorio di Vetralla nel luogo creduto colle radici e coli' intreccio de' rami co-
il dìruto Forum Cassìi,sì entra nella re- ricati sopra lo specchio liquido, faceva-
gione de'zolfi: piegando sul la sinistra ver- no tutto un feltro di zolle, camminando-
so la campagna, poco dopo si vede una vi con paura e pericolo. La profondità
Urli, che quello di ^'aviso ovea una la- la origine di quelle fonti. Lo scrisse do^
guna piuUoslo ampia, coll'acqua latteg- pò averla esplorala con recarvisi, rilevan-
giante e alquanto calda. Alla distauza di do le variazioni avvenute, perchè niente
IO cubili due fori si aprivano nel suolo, in questa regione ha durevolezza, dopo
r uno discosto dall' altro non più d' un le descrizioni del Pasino e del Crivellali
cubito, e ciascuno un po' più largo di 3 ripetute dal Bussi, a cui contrasta la spie
dita. Da essi, a 4 dita d' altezza, l'acqua gazioue del vocabolo Ntivìso, confermar
zampillava. Dieci volte io un'ora la toc- dosi in quella da lui già data e riferiti
cò nelle due fonti, trovando i'una caKiis- anche poc'anzi ; imperocché ilBussi drilla
sima, I' una boi-
altra freddissima, anzi pila in forma di nave, non più esistente,
lente, l'altra tutta d'un freddo di neve. della fonte calda sì nell'estate e sì nell'in-
Come cosa prodigiosa, il medico ne fece verno, crede prendesse il nome di 7\a>'i-
relazione a Clemeule VII, il cui arcbia- so. Trovò due zampilli erompenti, cha
tro Curii ne dichiarò 1' iuìpossibilità. Il al di sopra la temperatura era calda, ed
Papa, più saggio, della calda ne fece ade- al di sotto fredda, essendo manifesto che
quala spiegazione, attribuendo all' in- due serbatoi alimentano il liquido ivi
fluenza degli astri l'opposta qualità della raccolto; superiore l'uno e d'acqua fred
fredda ; quindi a mezzo del Cavalierino da, quasi trasudante da tutta la porosil
de'suoi più cari, ordinò ad Antonio Tur- del suolo, inferiore l'altro e fervente, ti
rino fisico viterbese l'esame de'due fon- ascende da'due fori. Dove, per la miiioi
li, il quale trovò vero l'asserto da Pasi- gravità specifica dell'acqua calda, ga
no. Soggiunge I Orioli. >» Tale era il fi- Uggia questa su quella d' una tempera
losofare delle scuole in que' leu»pi .... tura più bassa. 0>serva, che ivi e ne' di
JXoi non sism diversi òa Clemente VII torni sono diverse specie d' acqua al e
nel dar ragione dell' origine della fonie sopra del terreno, con tre molto lungh
calda; e perla fredda quel eh' egli chia- e mollo larghi strati acquiferi, intercalai
mava sotterraneo vento, lo diciamo eru- e separati 1' un dall' altro, per l'interpoi
zione di gps generati per azione chimica. sizione di roccie impermeabili, si disted
Le stelle, per vero, le lasciamo a lor luo- dono I' uno sotto 1' altro, a diversa pr<i
go,e non le incomodiamo per sì poco.Siaro fondila, per tutta la contrada : men pro-
però uien lontani di quel che altri pense- fondo il d'acqua naturale e fredda,
1.°, e
rebbe dal negare i loro fisici influssi. Per se non in quanto ne altera il sapore e hM
parere più dotti abbiamo a questi can- natura una più o men larga mescolaozPl
giato il nome, e lidiciamo attrazioni ed co' trasudamenti inferiori; iu una posi-
fondità e derivazione delle vene : più la diversa profondità de' fori, or 1' ui
profonde le calde^ più superficiali le fred- or l'altra, or la terz' acqua, spiccia ce
nee sorgenti. Ciò è come ne' fiumi che le fin dall'alto de'monti secondo la legge
s'accostano al luogo della con/luenza,{ul- che vale pe'tubi comunicanti, o per qii(
tochè vengano spesso da parti opposte ". la de' gas compressi uell' interno d« Il
— Ari. VI. i Bagni di rilerbo: An- terra, che iu su la fauuo schizzate uii
V I T V I T 259
tata (la! notabile grado di caloreche i j^as le maniere. Vaso, le virtù e giovamenti
I
fa più elastici e più preineoli. l'iopone /oro. l'eriigi a i5f)5. Gio. Domenico Mar-
i iDodi, ed i vantaggi die potrebbe trar- telli, Deli' iicq ite Caie, ovvero dell'ac-
re il muiiici[)io dalle salutari acque, che que di litcrbo, opera fisico-medica, Ro-
'
per ogni dove inzuppano e allagano mol- ma 1777 con figure. D/ Lorenzo De A-
:
ti degl* iuftìnori strati, rnediaule un più lexandris, Bieve notizia dell' acque ter-
grandioso edifizio di bagni pei fello, in ìli a li e dell' acqua acidula di Fiterbo,
tniglior posizione ancora dell' odierno, dissertazione, Viterbo 1780 per Giusep-
anzi alle porle slesse della città, io più. pe Poggiarelli. Dipoi nel 1839S. Camil-
'
ameno e più salubre suolo,con»e nel Fra- li ci diede a p. 27 del t. 6 dell' Album
I
to Giardino o nell'adiacenze. »> Ciò seri- di Ilorna : Sulle acque Termali e Terme
vo per un secolo migliore, in che strac- del territorio Viterbese, Lettera, \nc\\ìt'
°
chi gli uomini di farla da Enceladi e da sta rese ragione: i.° De'Bagni pubblici.
[Prometei per lottare co'Giovi, si volge- 2." del Bollicarne. 3.° Dell'antiche leroie
;ranno meglio avvisati a quel che veia- del Bacucco. 4-° Del lago diVadimone
I
mente è progresso, e lasceranno quel che degli etruschi. Inoltre nel tSòg il prof.
lusinga l'unniaginazione e rovina popo-
I
i F'ilippo Mercuri pubblicò nel t. 26, p. 226
i
li*'. A tale confessione politica d'un prof. dell' Album di Roma
Intorno ad un :
Oiioli, qui arroge l'antica forinola deri- passo di Scribonio Largo medico loda-
'
vaia da'Iongobardi : Fiat, Fiat. » Stimo tissinio di Tiberio Cesare. L'argomento
'ancora, che, lasciala da parte la mitica già toccai di sopra coli' Orioli, e riguar-
•
elioiologia di Sitrinn dal suro, cioè dal da le dìlFeretili opinioni degii scriUori
'
Telle ferreo d'Ercole, l'origine vera di sulle Acque Caie di Viterbo, iit cui al-
quel nome Surrina sia dui greco cun- cuni credono riconoscere le Acque Tau-
f/no (osservò Millingeo e altri, che molle rine di Civitavecchia^ non meno si trat-
;
città dell' Elruria litorale han greco no- ta di loro edìcacìa. Il Sarzana ne ragio-
;
me), formalo appunto per l'abbondanza na a p. 1 1 3, e 1 32 e seg. Egli dichiara:
dell' acque e de' rigagnoli che da ogni « Queste Acque Caie sono quelle che
parie vengon fuori, e si facilmente con- diconsi volgarmeute Bagni del Papa,
fluiscono; di guisa che per poco che dal che reslauiaron Nicolò V, Pio li, Mar-
trailo pedemontano un si discosti, facil co- cello li Sommi Pontefici, ed altri princi-
'
sa è creare tra lamarinaeilTeverequanlo pi; ed a' giorni nostri sono stati risarciti,
]
più vuoisi di liquido agli annairiametili". ed elegautemenle adagiati e di comodi
! Parlando degl' illustri viterbesi, riportai opporluoamenle forniti per la benefica
• il titolo dell' opere di que' che scrissero paterna cura del .Sommo Pontefice Pio
f
intorno a questi bagni, de' quali pure VI, intento a provvedere anche alla sa-
Iscrisseio altri sia specialmente, sia gene- nità umana non meu de'suoi sudditi, che
[
raluieiile ne' trattali delle terme e rife- degli esteri solili dalle più lontane parti
' rili nella Bibliografia del Ranghiasci, d Europa venire ogni anno ad approfit-
I come olii e gli antichi: De Balneis omnia tarne: cooperatoavendovt il cardinal An-
I
quae extant, Veuetiis i553; Andrea Bac tonio Casali prefetto della s. congregazio-'
"ciò, Dt Z'/icr^j/v, liomae 1567 ; Menghi ne del Buon Governo, il quale da che era
'
Blanthelli, De
Balneis Fitcrbiensibusj prelato gli onorò colla sua presenza, e col-
Michele Savonarola, De Balneis Viler' r uso proficuo che ne fece, non men del
^'biensibits. pouno ricor-
Tra'primi poi, si gran cardinal Bessarione, li commendò.
'dare: D.' Giulio Durante romano, Trai- Ond' è, che per la saggia deputazione
ìtalo ile' 12 bagni singolari dell'illustre a lauto interessante oggetto fattane dal
città di Viterbo, nel quale si mostrano nobile viterbese Gio. Antonio Zazzara,
j
26o V I T V I T
del ci/ Gio. Domenico Martelli, e coU'as- la Crociata, del Bagnuolodi fuori, del
sistenza e perizia di Filippo Pratla, l'o- l'acqua del Caio e dell'acqua Acidula del
pera trovasi perfeltameiile compiuta. A ta acqua rossa. Il Martelli poi di quella
tal bagno, che così anche in singolare si del Bagnuolo di fuori, della Crociata,
dice, perchè tutte le acque Caie sotto un della Grotta, ed in un'appendice dell'ate
medesimo tetto rinchiude , è adiacente qua Acidula detta rossa. L'acqua del Bsll
quella fertilissima valle, che si nomina gnuolo di fuori scomparve, ed assai utile
delle Caie. Esso edifizio posa sulla destra sarebbe il rintracciarla per poterla ag-
sponda del Lincheo, detto ancor Calda- giungere alle due rimaste della Grolffll
no, fiumicello eh' esce dalla città di Vi- e della Crociata. Sorgevano di quest'aoll
terbo, e va a temprare le calde sue acque que alcune polle a circa 5o palmi dalle
con quelle dell'Egelido, altro fiumicello sorgenti dell'acque della Grotta e della
che pur discende dal Monte Cimino in Crociala; ed eran dette del Bagnuolo di
poca distanza da Viterbo e volgarmente è fuori,perchè discoste dalle fabbriche prin-
detto il Freddano". Finalmente ecco un cipali. Era però ancor questo Bagnuolo
sunto del mentovato opuscolo del lodato coperto da separata fabbrica, che divisa
Biolchini. Moltissime sono le sorgenti di in due
parti formava due stanze da ba-
acque minerali propinque a Viterbo, le gni. Quest'acqua era limpidissima, chia-
quali genericamente si dicono Acque Ca- ra e diafana; il suo odore un poco spiri-
ie j e celebri già furono presso gli etru- toso, il sapore leggermente acido e quasi
schi, romani ed nostri antichi. Nume-
i i sub-dolce, non lasciando al palato alcua
rosi sono gli avanzi delle terme elrusche disgusto. La sua temperatura era blan-
e romane: tra gli antichi le rammentano da e piacevole, perciò il dissero Bagnuo-
Strabone, Tibullo, Simmaco, Marziale e lo. 11 bagno in quest'acque tornava a
altrijemollissimi tra'raoderni. Pochi pae- sai proficuo nelle malattie e spasmi nel
si racchiudono in breve spazio tanta va- vosi, ne'dolori nefritici, artitrici, reuin
rietà e quantità d'acque sorgenti mine- liei e podagrosi. Ne'dolori assai fieri
quante ne ha Viterbo. I medici del
rali, sognava osservare che non vi fosse fel
XV e del XVI secolo ne contarono sino bie o infiammazione, poiché allora u
aio, che sono: i.° 11 Bagno della Grot- ceva. Laonde utilissimo sarebbe il ri
ta. 2." Della Crociata, 3.° Del Bollicarne. tracciare l'acqua del Bagnuolo, massi
4.° Delie Bussete. 5.° De'Palazzi,che og- oggi che il malde'nervi è sì comune ((
gichiamano delle Serpi. 6.° Della Ma- se si quanto in fine di qui
ritrovò, per
donna in Silice, oggi di s. Maria in Fel- sto paragrafo dovrò dire col d."^ Palm
ce. 7.°Del Prato. 8." Del Paganello. 9.° ri). Uscendo dalla porta occidentale
Della valle del Caio o delle Donne, oggi Viterbo, detta di Faulle, lungi circa uà
delta l'acqua del Canneto, 0.° Del lasi- i miglio è la fabbrica di bagni che rac- ,
nello, oggi dell'Asinelio. Assicura il Mar- chiude le due sorgenti della Grotta e del-
telli , che per le sue sperienze venne io la Crociata. L' esservi stati i Papi Nicolò
chiaro, l'acqua del Canneto o delle Don- V e Pio 11, li fecero chiamare Bagni del
ne esser simile a quella della Grotta, e f^7/:><2, unitamente all'acqua del Bagnuo-
così ancora quella dell'Asinelio. Di que- lo di fuori. L'acqua della Grotta scatu
ste acque molte sono perdute, altre di- sce a destra della fabbrica, e per acq
minuirono, e le polle d'altre sorgono in dotti è portata alla fonte e a' separati
nuovi luoghi, e talora scompaiono per gni. In ciascuno di questi si vede nel mail
mostrarsi altrove, si perdono affatto. Il no galleggiare un velo di color cenerog
De Alexandris fa particolare descrizione lo chiaro, il quale se si dà moto all'acqui
delle sorgenti chiamate della Grolla,del- si spande lateralmente e precipita ai fo
V 1 T VIT 261
la del pelo dell'acqua. Eiilrando in que- gorgati, o di tumori articolari. Così i tu-
acido e leggermente ferrigno. I principi! za. Giova a' seni fìstolaii , non incalliti,
chimici pili importanti sono alcuni sali ed egualmente iniettata allegonorree cel-
alcalini e il ferro. Molli morbi ponuo es- tiche. Tra le avvertenze, da regolarsi dal
ser curati coir acqua della grotta, usan- medico, si curi che la temperatura non
dola sia in bevanda, sia in bagno, sia per sia troppo elevata. L'acqua Acidula© A.-
doccia, e sia ancora perbagno a vapore. cetosa o rossa, che scaturisce più di 3 mi-
Però nell'infiammazioni nuoce. L'acqua glia lontano dalla città a settentrione, ha
della Grotta giova mirabilmente alle o- due freschissime, copiose e limpide sor-
struzioni glandolar! o de'visceri, nell'af- genti, l'una dolce, l'altra acidula, con in-
fezioni calcolose, nelle renelle, alla disu- tervallo tra loro di io palmi. Quest'ac-
ria; alla gonorrea, alla soppressione e di- qua lascia un tenue sedimento di bel co-
minuzione de'mestrui, a'fiori bianchi, al- lore ocreo; l'odore è spiritoso e ferrigno,
ia sterilità; alle scrofole, all'itterizia, ai- grato se si attinge alla fonte, ma poi di-
l'aliezioni asmatiche, agli sputi sanguigni, viene spiacevole e odora d'inchiostro. Ca-
allemalattie di nervi. Per l'uso dell'ac- giona una specie d'ebrietà a chi ne beve
qua della Crociata occorrono quell'av- molta di buon'ora, e col capo molto av-
vertenze e cautele , che deve regolare il vicinato all'acqua: Io stesso accade dopo
medico, ma trasportandosi perde d'efil- la pioggia. Rompe i fiaschi o altri reci-
cacia. Essa rampolla in molta quantità pienti, benché turali. E" molto pesante,
sulla piazza de' bagni, loo palmi lungi e contiene del ferro. Giova nelle malattie
dall' acqua della Grotta. Il suo odore è di stomaco, ed in quelle derivanti ddgli
alquanto sulfureo, il colore limpido e cri- sconcerti di tal viscere; così io quelle de-
stallino, il sapore leggermente subacido, gl'intestini, facilitando le digestioni, e to-
la temperatura maggiore di quella della gliendo le diarree. E' proficua nelle diffi-
Grotta, essendo a 3o gradi del termome- coltà d'orinare per vizio di calcolo o di
tro di Reaumur. Monda assai bene pan- i arena, per spasmodicostringimenfo; nel-
nilini , ed è leggerissima. Non contiene le smodate evacuazioni di sangue, e in al-
ferro, bensì zolfi) e sali alcalini, in minor tre analoghe malattie. Dee farsene uso
quantità dell'acqua della Grotta. Gene- alla sorgente, mentre da essa lontano,
ralmente non si adopera che per bagno, l'acqua svaporando perde la sua virtù. Il
sebbene può assai giovare per ao inter- Camilli in un'erudita sua memoria, pres-
no, per confortare lo stomaco debole, per so il Giornale Arcadico, l. 102, p.
g5,
frenar la sete e gli ardori delh febbre, prova che al Bollicarne d' oggidì corri-
per moderare l'asma , e ogni altro male spondono le Aqiiae Passeris degli anti-
da lentezza di circolo,
di petto originalo chi ch'erano distanti da Roma 5o mi-
,
U traspirazione, e giova alla sua soppres- tiguo alla strada per cui si va a Toscanel-
262 VIT V T I
quale sono pavimentati di grandi riqua- ce erigere un palazzo colla spesa di 3ooo
dri di pietra basaltica, mostrando a va- e più scudi d'oro. Cominciò allora la de-
rie distanze da' suoi lati rovine di bagni nominazione di Bi/gni del Papa, che si
di varie epoche, grandezze e conservazio- confermò per esservi slato più volte Pio
ne. La quantità dell'acque sembra dimi- Il prima d'essere assunto al pontificato,
terbo, fece scuoprire nel cunicolo princi- li fabbriche, che bisognando di restauri
pale due lapidi : l'uoa è illeggibile, e l'al- e di molte modificazioni, volute dal pror
tra ricorda che Mummio
Negro e Vale- gresso delle scienze fisiche e da'maggiori
rio Vigelo allacciarono quell' adqua nel bisogni prodotti dalla civiltà, non mene
fondo annoniano maggiore di V. Varro- di ampliazione, decisero il municipio al-
lie per condurla alla loro villa Calvisia- l' eiezione dell'attuale stabilimento. Il]
na situata circa 5 miglia lontano dall'ac- Biolchim inoltre propose ilriallacciamen-j
que Passeriane, comprando il diritto di lo dell'acque del Baguuolo e raumentoj
transito da'proprìeiari de'fondi, pe'quali dell'altre due, oltre la fabbrica don fidi-]
V IT V T 2G3
ricovero delle persone che concorrono a* contiene mollo gas acido carbonico, car-
bigiii, ciò che già notai. Il d/ Palmieri bonato di ferro e solfato, e idroclorato di
pailatiilo per ultimo del magnifico bai- magnesia, di calce, di soda. E' utile ne'
neario stabilimento riferisce. « Vi sono mali della vescica, ed in mille altri mor-
sale diverse per conversazioni, e da ripo- bi,e venne analizzata dal prof. Domeni-
so , tutti i comodi necessari , letti assai co Garosi". Ognianno, nel giugno, il gon-
puliti, biancherie, bei mobili , apparta- faloniere di Viterbo ola deputazione pre-
menti decenti , servitù per ambo i sessi, posta a'salubri bagni minerali, nel Gior'
Irattoria e calFè medico, chirurgo, e si
,
naie di Roma ne notifica il riaprimento
punno far bagni anche in separate came- a' 16 di dello mese; insieme avvisando il
re.Vi sono 3 copiose sorgenti, dette Ac- pubblico, degli ulteriori molteplici e pro-
qua della Grolla^ Acqaa delia Crocia- gressivi miglioramenti praticati nello sta-
ta, Acqua del Bngnitolo. Lai.'raaizia- bilimento dal municipio, anche d'abbel-
le e limpida di odor d'acqua marina, di limenti esterni per rendere più svariati
calore di 3j gradi R. , e lascia degli in- e piacevole la posizione, a cagionedel sem-
croslameuti di carbonato calcareo d'ocra- pre crescente concorso de'forestieri. E tut-
ceo colore. Contiene carbonati di calce, to questo, sia ancora riguardo alla puli-
di magnesia, di ferro, clorali di soda, di tezza e comodila del locale, che all' au-
calce, di magnesia, gas acido carbonico mentalo numero dellebagnarole,non me-
e vari solfali. L'acqua della Crociataioì- no alla nuova condotta abbondante sor-
ftirea, o (ìe»\' Infenniy ebbe lai nome nel gente d'acqua, reputata la migliore qua-
1217 in ricordo della spedizione de'Cro- lità dell'altre. Si ripete, non mancarsi ve-
ciati in Egitto, e perciò la valle èdelta del gliare sull'esatto servizio, oltre l'alterna-
Cairo; è pura, limpida, di odore di gas ta assistenza di due professori sanitari, che
idrogeno solforato, d' acidetlo sapore, e regolano la qualità e il modo da usarsi
inscia incrostazioni assai dure, capaci di le acque, a seconda de'bisogni individua-
polimento : è del calore di 46 gradi R., li; compreso il servizio regolare delle vet-
e vi si trovano carbonati di calce e di ma- ture, con rimesse e scuderie, onde anco
gnesia, idroclorati e solfati di soda, di cal- in questo appagar le brame di chi pro-
ce, di magnesia, gas acido carbonico, gas fitta di acque così salutari, l'elficacia del-
idrogeno solforato. Quella del Bagnilo- le quali è comprovala dalle notabili ot-
lo pure è limpidissima ha odor debuie , tenute guarigioni. Inoltre, che nel loca-
di gas idrogeno solforato e di acqua ma- le vi sono camere da abitare deceute-
rina ha sapore subacido, calore di 34
: wente mobig!iate,e con conveniente trat-
gradi R., ed è composta di muriali e car- tamento, qualora non si voglia alloggia-
bonati di calce, di soda, di magnesia, a- re in città: esistervi vasti refrigeratori
culo carbonico, gas idrogeno solforato, e dell'acque, a meglio temperarne l'ecces-
più sovrabbonda di muriato di calce. Tuli sivo calore. Essere sempre eguale la ta-
acque, per bagno, giovano a vincere le riffa, de'pagamenli corrispondenti, men-
impetigini qualsiano,cioèmali cronici del- tre godono r uso gratuito dell'acque gli
la pelle, e in bevanda riescon utili nelle esercenti dell'arte salutare, tanto di Vi-
addominali fìscunie, amenorrèa, cloròsi, terbo, che foraslieri. E siccome il profes-
ed in ispecie è in ciò vantaggiosa quella sore di Firenze Andrea Cozzi, dell'acque
della Grotta che coiìl'ieae piùd'altre car- minerali ne ha fallo sul luogo dilìgente
bonato di ferro: in doccia e bagno si pon- e scrupolosa analisi, l'opuscolo impresso
no usare pure ne' dolori reumatici, arti- in Viterbo nel i855 è reperibile nello
Irici. E vi è inoltre un' Acqua Acidula stabilimento. — Innanzi «.l'intraprendere
limpida, di sapore acido ferrigno, die l'esposizione de'cenui storici di Viterbo,
264 V I T - V I T
a compenso di mia brevità, premetto il si propose di riferire quelle cose trovate
ricordo di altri che ne scrìssero , in ag- in altri scrittori scevri da ogni eccezione.
giunta a'già prodotti: altri rammenterò Pertanto, comincia dal dichiarare, che
a suo luogo. Essi sono, Blavio, Jodoco, l'origine di Viterbo, per la sua portento-
Sansovino, Marchesi, Salmoii e altri che sa antichità, non può assegnarsi. Crede
descrissero le città di Italia. Si ha poi di però che la città nell'impero Etrusco fos
Pietro M/ Ghioi , Lodi della città di se città Tetrapoli, ossia divisa io quattro
Fiterho, Forlì 1750. L"'Orioli nel Gior- parti, e metropoli dell' antica Toscan
nale Arcadico e nell' Album di Roma (F.); laonde essa adottò ab antico pe
pubblicò ancora altre nozioni riguardan-
ti Viterbo, e nel 1. 1 25 del primo comin-
impresa un globo ripartito con entro I
4 F. A. F. L. Formando esse
lettere:
i
ciò a produrre la Cronaca inedita de' la parola FAFL, sono iniziali de' nomi
fatti d'Italia del secolo Xf^ scritta da delie dette 4 parti, che si pretende com-
Nicolò della Tuccia , in continuazione ponessero la Tetrapoli, cioè/^a/?ofZ« Fol-
della Cronaca f/'/erZ'ej'e, perchè contie- turna , Arbano , Fetulonia e Longola^
ne ancora le notizie storiche riguardan- giusta la spiegazione che si ha nel se-
ti la città, compiendola ne'susseguenti. Nel guente distico del palazzo pubblico. Hanc
1. 18, p. laS del Giornale Arcadico ci
1 Famuli, Arbanum, Fetulonia, Longu-
diede {'Antico Ca ta Ioga Viterbese de' Te •
la quondam - Oppida,dant Urheni, pri'
sori. E' una continuazione àtW Appendi- ma dementa FAFL, La quale impre-
ci a Fiterbo e il suo Territorio. Ne'det- sa, se debba credersi cosa puramente idea-
ti cenni dovrò procedere co! p. Bussi, /«to- le o stabilita con buoni fondamenti, po-
ria della città di Fiterbo, altra non e- trà farsi chiaro dal riscontrare, se dov'è
sistendo pubblicata, e sarò possibilmente presentemente Viterbo, vi siano stati i
guardingo dagli errori che commise, ri- luoghi di simili nomi ne'tempi etruschi,
levali più volle dall' Orioli, il quale nel che descrive con più erudizione che cri-
t. 21, p. 2 3 AtW* Album di Roma, scus- tica verità, e ponendo presso Longola il
se di lui. »> Per fare onore al nostro Co- parlato Iago di Vadinione negando re- ,
mune (ripeterò: ma egli nacque a Fai- cisamente che fosse altrove. Si trae da*
lerano,o\e si A Fran-
pose questa lapide. versi di Goltifredo Tignosi, che nelle 4
cesco Orioli- Nato in questa Casa - Il parti della Tetrapoli non abitava indif-
1 7 marzo 1783-// Municipio nel ferentemente ciascuna sorte di persone,
847) i
racimolava di qua e di là notizie, che gli essendo cosi distribuite. Il re, i sacerdoti
pareano alle a crescere la gloria de' vi- e la milizia soggiornavano in Àrbano : i
terbesi ; ma spesso andava errato grossa- cittadini sia la nobiltà in Vetulonia: gli
6Ì soilono<!e a! dominio
volontmiitmenfe ne avea alterata la storia). Posto questi
di 8. Gregorio non è tuenlovato Vi-
llj principio,ognuna di esse doveva uecej
terbo (non dovevasi, perchè apparteneva sariamente avere un certo territorio, cU^
alla Toscana de'Longobardi). Se dunque prestasse loro alimento e sostegno ne'bi-
"Vileibo esisteva, perchè non chiamarlo sogni, e non meno forse della distanza di
a far parte del ducalo, come l'antichis- 3 miglia circa di longitudine, altrimen-
sima città di Biela da esso distante io ti sarebbe fuori del buon senso il crede'.
miglia? Dunque Bieda era tuttavia ri- re che tali città fossero così vicine e qua
Longola
spettabile, e Arb^no, Faulle, , si a contatto fra loro (discusse questo punj
Turrena ed altre che figura-
"Velnlonia, to anche il Bussi , ma deboli ne sono U
vano un tempo, non dovevano essere che conclusioni, fondate sui sogni Anniani]
ruiseii avanzi del primiero suo essere, né seppure non voglia supporsi che fossen
Viterbo era stato ancora coli' unione di quelle piuttosto popolati e ricchi castellìi
quelle eretto in città, come lo fu dipoi avessero comune il territorio necessari
sotto Desiderio (cioè secondo il supposto alla propria sussistenza, e che poi coslii
decreto). Se dunque scrittori degni di fe- tuissero una sola città nel modo appunj
de, coiituma seu»pre il Bondi,che han- to che pretende il Mariani col significarn
no spassionalamenie parlato sulla rispet- te suo termine Oppiflalim, ossia cumu-
tabile ciilà di Viterbo, e sostengono non lo Oppidorufìi. Né giudico, prosiegue il
aver egli avuto 1' origine che circa il se- Bondi, sia fuor di proposito il credere,
colo Vili, e la sua cattedra vescovile non che fil)bricato dal re Desiderio Viterbo,
prima <!el secolo XU (anzi nel suo spi- gli fosse assegnato del pari un ben vasto
rare), gli pare che di niun peso debbano territorio, giacché più non esistevane
cretlersi le ragioni degli autori ila lui no- Longola, né Vetulonia, e Sutri egualmen-
minali, qua e là sparse nell'erudite loro te non era già in quell'auge di prima, es-
opere, per cui si sforzano di provare es- sendo ben certo che allora il suo territo-
sere siala quella città primaria metropoli rio dovea confinare, secondo riporta il
dell'Etruria, e la sede vescovde una del- Mariani, non coll'agro Viterbese, perchè
le prime del cristianesimo! giudice im- nonesisleva ancora, ma con Longola, Ve-
parziale potrà solo essere il savio lettore tulonia, Bieda, Nepi e coll'agro Sabatino
di quella letteraria vertenza (non è più medesimo, di cui ci diede: Memorie sto-
tale, dopo gli studi coscienziosi degli sto- rielle, sulla città Sabazia ora lago Sa-
rici critici). Anche la ragione naturale batino di Bracciano. Parlando di sopra
convince di fatti, qualora si Hiccia un'al- del municipio di Viterbo, dissi pure del
tra osservazione non meno importante suo governo, soggetto prima agli etru-
delle altre. Sebbene una lunga serie di schi, poscia dopo la conquista a'romani,
secoli ci abbia pur troppo privati di tan- de'quali fu proconsole Detnelrio nel 3o6
te notizie che riguardano que'Iuoghi, do- di nostra era per l'imperatore Massimia-
ve un tempo signoreggiavano città se non no ; indi nella decadenza dell'impero a'
vaste, popolale però, ricchee potenti, co- goti, e quindi a' Longobardi (f^.), quan-
me Tarquinia, Vetulonia (che bisogna do il loro re Alboino nel 56c) occupò par-
cercare altrove), Vulci, Longola, Faulle, te della l'altra rimanendo nel
Toscana,
Turrena pure esistevano ne'
e altre che dominio degl'imperafori greci e fece par-
dintorni, tuttavia col mezzo di uomini te del ducato di lìonia: per cui la Tosca-
pero, ora si chiamò IJrbicaria, ora <Vhì- bardi, come in fanti luoghi narrai, mas-
wri/crtr/fi, la quale si distingueva in Sub- sime descrivendo l'origine della Soi'ra-
iirhicaria e Annonaria, non potendosi nità della s. Sede e de' Romani Pontefi-
cioè pare che sia quella Toscana che fu onde i popoli della Tuscia R.omana e del
della L?,i,^finrt, e perciò più distante daRo- ducalo di Roma, abbandonali dagl' im-
ma. E Tuscia Longobardoruni si disse la peratori greci, ne' Papi riconobbero i lo-
parie di Toscana occupala da'Iongobardi. ro padri e difensori, per cui quando ver-
— Questo è l'nllimo articolo in cui mi è so il 1726 gl'italiani si ribellarono all'em-
dato riparlare del nobile argomento, che pio imperatore Leone HI ì'Isaurico, con
interessa altamente lutti quanti callo- i ispontanea dedizione il ducalo Romano
liei, perchè a noi supremamente impor- colla della Tuscia e varie cittadella Cam-
ta che il Padre comune de'fedeli eserciti pania, si sottomisero al principato di s.
loro integrità e conservazione , con me- lenti imperatori greci, inutilmente solle-
raviglioso unanime sentimento, il catfo- citati a difenderee governare le provincie
licismo ha ora proclamalo, a lui e alla d'Ilalia, nel modo ragionato nuovamen-
"^
sua lulela appartenére gli stati di s. te dal dotto mg. Felice Peraldi: Anali-
Chiesa. Di piìi, ha solennemente dichia- si critica sull'origine della temporale
ralo, che Pioma, qual centro del cristia- dominazione, de' Papi, e sulle Apologie
nesimo e sede del Vicario di Cristo, e- dello slato presente di questa soi'ranità.
ziandio spetta a tulli i cattolici del mon- Terza edizione, Bastia 1860. Non che
do. Per tali gravi riflessi, e per compene- dalla Civiltà Cattolica e^vegìamenle, O-
trarsi l'origine della sovranità pontificia rigini della Sovranità temporale de Pa-
e della s. Sede, con quella della provin- pi^ che in più luoghi celebrai, mostrando
cia del Patrimonio di s. Pietro, qui mi è come la Divina Provvidenza costituì al
tizioni essenziali, poiché io sostanza esse li, intorno alla clamorosa questione del
riusciranno assai importanti, per maggior potere temporale de' Papi, volle Dio che
critica e per nuove preziose nozioni, ap- tutto intero l'Episcopato del mondo cat-
prese da recenti studiose pubblicazioni. tolico, con alla lesta lo slesso Sommo
A chi poi ne volesse fare rimarco, l'invi- Pon'elìce, vale a dire tutta la Chiesa in-
to a prender cognizione iìeW'unica nota segnante, sorgesse conleuiporaneainenle
()iquestQu;ìo Pizionario, che coWocai it^ì a dai'suìeaueseiileuza sopra un Ul pu^i
a68 V I T V 1 T
lo.facendogliri veVenle eco il catlolieismo. santi, i pretesi suoi martiri, a'sagrosant
sa insegnante otoiaì è resa di pubblica del caltolicismo. Ora cospira nelle tenfl
ragione per via della stampa; ed essa è bre, ed ora si manifesta all'aperto, orj
come un luminosissimo faro sollevato di- si costituisce in società segreta sotto di*
nanzi agli occhi di tutti, che splende in versi nomi, ed ora fuori di società segre-
questa tempestosa notte delle presenti a- ta si proft'ssa parte moderata e dottrin^M
gitazioni politiche. I doininii e in genere ria. i moderati e i dottrinari appartenga
lutti i beni della s. Sede Apostolica (l^.), no alla stessa falange, e sono la stessa co-
benché nell'essere loro materiale siano sa soll'allra appellazione. Anch' essi la-
cosa profana e temporale al pari di ([ual- vorano perchè la R.oma pagana venga
giasi altro stato e possedimento terreno, sostituita alla Ilouia cattolica, e la rige-
tuttavia appartenendoalla Chiesa Roma- nerazione settaria alla redenzione cristia-
na ed essendo a Dio specialmente consa- na. Ora quale delle due Rome, diman-
grati, sia per volontà de' primi donatori, da Julius, dovrà vincere e sopravvivere?
sia pel fine che hanno di servire a' suoi Risponde la Civiltà Cattolica." Egli di-
tninistri, ed al mantenimento, allo splen- cendo di aver fede nviWidea, pronostica
dore, all'indipendenza del Papato capo e che vincerà la Roma pagana. Noi, rispon-
centro di tutta la Chiesa, eglino sono co- dendogli che abbiamo fede nella parola
sa sagra e religiosa, ed il violarli o ra- di Cristo, sosteniamo che vincerà la Ro-
pirli non è solo ingiustizia e furto, ma è ma cffttolica. Egli guardando le cose con
sacrilegio; e quindi, a tacere di altre ra- occhio materiale, conforta il suo prono-
gioni, a cosilfatti violatori oltitnamente stico co' presenti trionfi della rivoluzio-
si addicono pene non solo temporali, ma ne e colle presenti angustie del l^ontefl-
spirituali ancora, e cosillatli beni giustis- ce, cui vede da altri de'potenti assalito,
simamente si difendono colle armi spiri- da altri tradito, da altri abbandonato.
tuali non meno che colle temporali. Non Noi mirando le cose con occhio spiritua-
dee pertanto far meraviglia che in ogni le, scorgiamo già un avveramento della
tempo elle siano slate usate a tal fine da' nostra credenza nelle nefande manifesta-
Sinodi e da'Papi; quali non
i solo ne han- zioni che di sé, ne' suoi stessi felici suc-
no il diritto, ma, secondo i casi, anco il cessi, sta facendo la rivoluzione, e ne'rao-
dovere, giacché è loro dovere il conser- rali trionfi che sta riportandola Chiesa.
vare e trasmettere inviolati diritti del- i E per nulla dire della fede che si va ri-
la Chiesa loro affidata. Né ciò è punto con- svegliando ne' popoli, della separazione
trario alla religione dell'amore oalla ca- che si va eseguendo de'sinceri fedeli da-
rità cristiana; giacché né la religione né gli ipocriti, dell'esercizio di tanta virtù
la carità escludono la giustizia, anzi nel- nella persecuzione de' buoni e massima-
la giustizia sono fondale. Così parla e ra- mente del clero, dell' aureola di ]M^rliri
giona la Ci^'iltà Callolica. Questa nella conseguila con tanta fortezza e religione
rivista all'opuscolo: Questione Romana, sugli stessi campi di battagiis; ma per re-
V Unità Cattolica e V Un'Uà moderna di stringerci al solo capo del potere tempo-
Julius, Torino 860, avverte che 1 la guer- rale, quando mai, come al presente, la
ra che ora si combatte è quella del Pa- sua inviolabilità fu proclamata piùsolen-
ganesimo contro il Caltolicismo. loipe- nemente da' gabinetti d'Europa contro
rocche il paganesimo vestito alla moder- l'usurpatore Piemonte; la sua conserva-
na, vuol rifarsi dell'antiche sconfitte e ri- zione fu dichiarata più universahnente
conquistare i perduti possessi. Esso op- voto di tutti i popoli cattolici ne'Ioro iu-
pone i prelesi suoi doinmi, i prelesi suoi dirizzi al Poolefice; la suasaolilà e con-
VIT VIT 26g
nessioneco'piìi vitali interessi della Chie- di avere abbandonato anche ne' più ur-
sa fu definita più autorevolmente dal genti bisogni ogni difesa e ogni cura del-
concorde suffragio di tutto 1' Episcopato le Provincie italiane, l'altra di essersi osti-
callolico ? Questi sono veri trionfi nel- nato nell'empietà ed eresia paterna contro
l'ordine morale; i quali non sarebbero al le ss. Immagini^ /'.), alle quali in Oriente
cerio slati, se il Pontefice non si fosse tro- faceva asprissiina guerra; sicché gl'italiani
vato nelle presenti strette". In sul punto aveano ogni diritto non pure di ripudiar-
viamo,dellaq uà le,co me accennerò in fine, tina, ebbero sempre alla barbarie lon-
oltre il già detto in alcun paragrafo, ne gobarda, s'era tanto più accresciuta do-
sperimentò funesti efTelti anche la pro-
i po l'ul ti me guerre di reLi ut prando, quan-
vincia e regione che porta il nobilissimo to vedevano più imminente il peiicolo
nome di Patrimonio di s. Pietro, di cui d'essere ingoiati anch'essi dalla conquista
si mostrarono indegni diversi suoi indivi- longobarda,dalla quale S.Zaccaria reden-
dui. Il consolidamento della sovranità ci- se Orte, Amelia, Boniarzo e Biecla, ap-
vile de' Papi data dal pontificato di Ste- partenenti al ducato Romano. Fra questi
fano II (/• .) detto III, che molli voglio- nemici l'unica ed efficace difesa degl'ita-
no della lomana famiglia Oriz'n/^ regnan- gliani erano stali i Papi. Essi avevano
do Astolfo re de'Iongobardi. Montò que- con invitta costanza, benché inermi, so-
sti sul trono nel 749) quando eran già cor- stenuto i diritti e gì' interessinon solo
sì 25anni da'primi moti degl'italiani con- della Religione e della Chiesa , ma an-
tro l'impero d'Orieote;einquestoperiodo che dell'Italia ; chiamati e pregati da'po-
di tempo tutte le vicende, avverse o pro- poli erano accorsi a pigliamela tutela ed
spere, aveano mirabilmente cospirato, ne* il governo, abbandonato dagli antichi si-
successivi gloriosi pontificati dis. Grego- gnori ; aveano rintuzzato le armi de're
rio III e di s. Zaccaria (A'.) , a quello longobardi e piegatili a pensieri di pace,
scopo, cui la divina Provvidenza guida- sicché ad essi soli Roma e Ravenna anda-
vaie, a fondare cioè il Regno de'Pepi, per vano debill ici di non esser schiave de*
assicurare la dignità, con perfetta libeilà barbari, e di godere coH'antica dignità
e indipendenza del loro supremo mini- qualche quiete. Questi recenti benefizi,
stero apostolico, e con esso quell'ampiez- aggiunti agli antichi, onile Papi s'era- i
za ed efiicacia d'influenze, che nel medio no resi tanto benemeriti dell'Ilaiia, ave-
evo dovevano giovare cotanto all'educa- vano portalo al sommo la divozione de'
zione de' novelli popoli. Dall'una parte popoli verso di loro. In Roma gli otti-
gl'imperatori greci aveano messo il col- mati, le popolo col cle-
milizie e tutto il
mo all'odio e ai disprezzo che meritava- ro erano unitissimi col Papa, cui ubbi-
no dall'Italia; perchè sebbene Costantino divano come principe,massime da s. Gie-
IV Copronimo non rinnovasse in Italia, gorio 11 in poi, ed amavano come padre.
come fece in Oriente, le crudeltà del fie- Gli abitanti deH'-Cjrt/Tflt/o e delia Penta-
ro suo padre Leone III e le vessazioni ti- poli terrestre e marittima provinole di
ranniche d'altri suoi predecessori , ebbe quello, detta Decapali, più lontani e go-
nondimeno due colpe gravissime : l'una vernali ancora da un'ombra ii' Eòarca,
270 V 1 T V I T
noD erano legati così ìntimamente col giava, come i predecessori , ignoranti
Poiitefice,nia ne'giandi pei icoli,ne'casie« disegni della Provvidenza a favore della
stremi il Ponlefice era l'unico ioio rifugio, maestà pontificia, d'impadronirsi dell'an-
altrettanto dicasi del Piceno [F.); e nel tica sededell'impero romano, dove niua
743 S.Zaccaria invocato controLiulpran- barbaro finora aveva potuto stabihuea*
(lo, dall'esarca, dall'arcivescovo, edili po- le signoreggiare, e col suo possesso avi
polo della città e provi ticia.coti un solo gri- verare finalmente superbo titolo di il
gobardi, e per essersi messi co'popoli del- tese the Roma con lutto il ducato si assog-
la Penlapoli,da lungo tempo,sotto la pro- gettasse alla sua signoria, ed impose agli
tezione della s. Sede. Ma il più strano abitanti di Roma l'annuo tiibuto d'un
si è, che neppure a Costantinopoli par soldo d'oro per testa (poco più di due
che sifacesse niun caso della perdita di scudi della moneta presente). 11 Papa a
sì nobile e importante provincia ; tanto tal perfidia non oppose da prima altre
è vero che ormai gl'imperatori d'Orien- ai ini che la mansuetudine e la preghie-
te aveano fatto abbandono dell' Italia. ra, inviando al re un'ambasceria a scon-
Dopo sì bella e felice conquista, i cupi- giurarlo di mantenerla pace giurata, ma
di pensieri d'Astolfo si Tolsero tosto alla con infelice esilo. lutanlo sullo scorcio
gran Roma , costante oggetto supremo del medesimo 752 ne'principii del se-
ilell'ambizioni longobarde, ralìVenate dal- guente anno, giunse a Roma Giovanni
l'intrepida difesa de'Papi. Egli vaglieg- sileuz'ario invialo da Goslauliuopoli (iQ
V J T V 1 T 271
quella colle Silenzio diiamavasi il con- paragrafi in cui ripailaì dì Bìeda^ Luui
siglio dell' ini|)eialoie o seiialo, pel se- e Maturano, luoghi ne'quali propagatasi
grelo cui tloveaiisi si^baie gli aliali di contro l'impero la ribellione di Tiberio,
stalo, e siltiiziari si dicevano i suoi mem- s. Gregorio II energicamente contribuì
bri, uno de'quali sembia Giovanni. Eran- a prontamente reptimeila). Essi aveu-
\\ puie nella chitsa e aula di Costanti- no di fatto la sovranità di Roma, e som-
nopoli luilizio de' silenziari minori, cui ma autorità nell'Esarcato, ma 1' una e
ypettava l'intiiuar siUnzio e farlo esser* l'altra esercitavano [)iuttosto come vica-
fare in corle e nel tempio), con due let- ri dell'impeto e tutori de'suoi diritti, che
Jeie di Costantino IV , una pel Papa ,
in proprio non'e ( I nentici del Papato
l'nllia per Astolfo. Qiitsla ciùtdeva al re affettano d'essere scandalezzali, e censu-
la lene della repubbli-
res.lilu7Ìone delle rano gli atti più giusti e santi de' i^api,
ca, ossia dell'impero l'altra pareche io'
: acciò abbiano sempie il torto. Per aver
\ila!.>'e il Papa a interpone suoi auto- i Stefano II invocalo per liberatore Co-
revolissimi udizi pi esso il re. In fatti Ste- stantino IV, a cui spettava difender l'I-
fano Il fece accompagnare a Ravenna il talia, si grida che per lui pocooìaiicò che
silenzìario ituperiale, dal fratello Paolo; la patria nostra non fosse nuovamente
ma nnllaollennero. ^ondimeno il re ag- preda avara tirannide bizantina
dell' i
letargo di sua ineizia. Perciò al silenzia- bandoni infingardi de'greci .augusti, spe-
rio fece associare i suoi legali con letleie, rando sempre che un dì ravveduti tornas-
ad esempio de'suoi piedecessori, suppli- sero all'ortodossia cattolica, e alla dilesa
cando nuovamente la clemenza impeiia- della più nobile provincia che avesse l'im-
le, a venir in tutti modi con buon eser-
i pero. E più volte li sollecitarono a tal
cito a difender queste parti d'Italia, ed fine con lettere e con ambascerie, onde
a liberarla con Roma da' morsi del fi- ristorarvi l'imperiai potenza. Tanto era-
glio d'iniquità. Dalle quali parole riferi- no lontani i Papi dal volerla sop[)iauta-
te da Anastasio Bbliotecario è (ìimostia- re, e farsi delle sue rovine sgabello al tro-
to ad evid(n7a quanto sia falso quel che no ! Ma mentre Slefiino implorava da
II
molli autori hanno tcritlo, e alni cieca- Costantinopoli aiuti, che mai non ven-
mente ripetuto, contro i fatti e le testi- nero, re Astolfo stringeva vie più Roma
monianze della storia, che cioè ì Papi colle minacce e colTarmi, intimando a'
dell'VllI setolo, per i<mbizione e cupi- romani volerli passar tutti a fil di spada
digia di regno, brigassero d'annientare se a lui non si soggettavano. Venuto li
il d«)minio impeiiale in Ilalia. Dal 'ji6, rea Spoleto, e anelando guerre, rapine,
quando Leone V J^auiico cominciò
III incendii e stragi, mandò R<<berto conte
l'empia guerra contro le ss. Immagini e del palazzo in Sabina, Grimoaldo a Cen-
contio s. Gregorio 11, fino al «53 sotto tocelle e un 3.° a Terracina, con ordine
Stefano II, Papi furono più fedeli e
i i di stringere Roma,e bloccarla d'ogni par-
costanti difensori dell'autorità dell'impe- te, intercettandole da mare e da terra il
ro, in tutlociò che non offendeva il di- commercio de' viveri. II conte Roberto,
litto della religione (è essenziale qui ri- avanzandosi dalla parte deli' Umbria, ven-
cordare, quanto di sopra ho riferito ne' ne a battaglia co'rcmani, de'quali molli
272 V 1 T V 1 T
nobili e plebei restarono sul cattipo ; ma per continuare Costantino IV a dimo-
poi animali dal Papa,i romani uscirono strarsi indiQ'erente dell' Esarcato e di
ili nuovo contro Roberto, lo vinsero e Roma, benché se ne chiamava signore.
uccisero con altri 200 longobardi. Astol- Il da luì prestalo ins'i gran bi-
solo aiuto
fo con 6000 di essi pose il campo a Tivoli sogno a'romani si fu, secondo un'oscura
con glande spavento de'romani, a'quali memoria serbata dal Fanluzzi ne' .I/0-
impedì ogni soccorso da Ti voli e da Pale- numenli Ravennati, [.6,p. 264,6 dal Tro-
slrina. Egli non potè prendere Pioma ,
ya nel Codice diploma lieo Longobardo,
ma sfogò il suo furore devastando tutta n.°68 fjl'averconcessoal Papa, che glie-
intorno la campagna : i suoi longobardi ne a vea falla espressa domanda, la facoltà
corsero a ferro e a fuoco tutta la Tuscia di potersi collegare con chi lo potesse di-
Piomana, s'icnpossessarono di Nepi, di- fendere : facoltà ch'era data in tal caso
strussero le castella , saccbeggiarono le dal diritto di natura, ma che dal consenso
borgate e monasteri incendiarono le
i , imperiale riceveva nuova sanzionee mag-
cinese ove riposavano corpi Santi, die i gior facilità di riuscimento. Lasciato per-
involavano, mescolando essi e il loro re tanto l'Oriente, ch'era ormai divenuto
le violenze colla divozione ; e fecero tan- straniero all'Italia, bisognò cercare in Oc-
te stragi, cb'èimpossibileenumerare.Ste- cidente il campione di Roma; uè qui era
fiino 11, in questi estremi frangenti, ri- dubbia o dìfllcile la scelta. Fra le nuove
corse al divin aiuto, eccitando romani i nazioni che in Europa erano venute sor*
in una gran conclone a porre in Dio ogni gendo di mezzo alle rovine del romano
fiducia, ed implorarne la protezione con impero e alle agitazioni del mondo bar-
preghiere e processioni di penitenza, in barico , una allora grandeggiava sopra
una delle quali egli a piedi nudi porlo tutte, e riuniva in sé tutte le qualità ri-
sulle spaile la celeberrima immagine del chieste a sì nobile udìcio, e parea da Dio
ss. Salvatore, che ora ènei santuario del- a bel disegno preparala in servizio dì sua
la Scala Sanla^ accompagnato da lutto Chiesa. Questa era la nazione Franca,
il clero portando le ss. Reliquie, e segui- primogenita fra le cattoliche d'Europa,
to da immensa turba di popolo tutti : già adulta e potente a grandi cose, anche
sparsi il capo di cenere, invocanti con al- fuori delle sue frontiere. La reggeva da
tissimo ululalo di mesti canti e di preci più anni la nuova e gagliarda stirpe de'
la misericordia di Dio , e preceduti da Carolingi, che avea infuso quasi nuova
una gran Croce, alla quale il Papa a vea vita nelle vene generose de'franchi, ed il
fallo legare il trattato di pace che da A- suo i." re Pipino continuava le glorie a-
slolfo era staloiniquamenle violato. Im- vite , e nello stesso ^53 avea vinto i sas-
plorato il celeste soccorso, ben sapen- soni. Questi era l'unico che potesse inti-
do Stefano il che alla fiducia in Dio, Id- midire Astolfo, e lo stringeva alla Chie-
dio slesso vuole che congiunga l'ope-si sa Romana la sua pìelà, e il recente vìa-
ra nostra, si rivolse a'soccoisi umani eoa colo digraliludine, per la sanzione al tro-
tutta prudenza. Primieramente sì sforzò no data da s. Zaccaria, e la consagrazio-
di placare Astolfo, e con moltissimi do- ne regia ricevuta in Soissons da s. Boni-
ni e preghiere replicale, indurlo a rila- facio arcivescovo di Magonza, apostolo
sciare in pace le provincie di Pvoma e del- di Germania e legato del Papa, anche a'
l'Esarcato da lui ingiustaiiieule invase e franchi cattolici special mente dell' A usti a-
oppresse. Ma lutto indaruo. Fu dunque sia, onde restaurarne lo scaduto fervore
bisogno ricorrere alla forza per domarlo, e l'ecclesiastica disciplina. A Pipino per-
e non essendovi in Italia,convenne cer- tanto si rivolse Slefano 11, con lettere pie-
carla fuori dì essa, e dell'Oriente ancora ne di gemili pe'dolori onde la Chiesa Ro-
VIT VIT 573
maoa era oppressa, e di suppliche onde vedendone conseguenze, e volle senti-
le
venisse a liberarla; poiché antica era irt re dalla bocca slessa del Papa, se vera-
Roma la tradizione di ricorrere alla spa- mente avea in animo d'andare in Fran-
da de'franchi,sio da'tempi dell' intipero, cia. ;Fremendo di rabbia, fece di tutto per
per essere sialo Clodoveo I il i.° re cat- impedirlo; ma Stefano II restò irremovi-
tolico d'Europa, onde a ragione la s. Se- bile,ed a'i5 novembre uscì da Pavia e
de die* a'successori il titolo di Cristianis- prese il cammino di Francia. Prima di
simo, e per avere s. Gregorio III dichia- Stefano II, pochi furono i Papi che intra-
ralo Patrizio di Roma (F.) Carlo Mar- presero il Piaggio fuori d'Italia, per lo
tello padre di Pipino, onde fu ili." prin- più avendo diretti loro passi all'Orieo-
i
cipe franco e d' ogni altra nazione a di- te ed a Costantinopoli, oltre deportali i
be Pipino potuto far nulla, esortandoli a Origini della Sovranità temporale de*
cooperare in favore di s. Pietro e della s. Papi, che qua e là con angustia vado ap-
Chiesa, assicurandoli col premio di s. Pie- pena appena spigolando superficialmen-
tro nella piena remissione de' peccati , e te), fatto ogni dì più straniero all'Italia,
da Dio col centuplo della vita eterna. Non piti non li vedrà: lo scisma e la crescen-
cessando i longobardi di stringere Roma te barbarie romperà gli ultimi nodi del-
e tutte le sue castella, non che le fazioni l'alleanza fra l'antica Roma e la nuova,
guerresche , in una delle quali presero destinata a divenireun dì la capitale del-
Ceccano,apparteDente a'coloni dellaChie<- V Islamismo, della Turchia{F.), cioè del
sa Romana; vari messi intanto eransi più tremendo nemico del nome crislia-
scambiati il Papa
mentre Costan-e il re; fìo. Ma la luce che si ritira dall'Oriente
tino I V avea rimandato a Roma Giovan- si dilata e splende vie più bella nelle re-
ni silenziario, con pregare Stefano II di gioni dell'Occidente. Qui col cristianesi-
recarsi in persona a chiedere ad Astolfo mo di cui Roma è maestra, sarà quinci
in Pavia la restituzione di Ravenna e innanzi la sede e il centro della civiltà u-
dell'altre città. Il Papa vi condiscese, pro- mana, qui si agiteranno gl'interessi so-
ponendosi poi di passare in Francia per vrani della gran famiglia cattolica. Se
trattare con Pipino, il quale a tale effet- pertanto quest'interessi esigeranno talvol-
to mandò a Roma per accompagnarlo il ni- ta che Padre comune muova fuor di
il
zìo nel Valese, ed egli colla regina, i fi- successori alcun diritto, tutte le città, du-
gli e la corte si recò ad attenderlo a Pont- cati e castelli posti neirE>arcatu di Raven-
Fon, Pons Vgonis, da dove quasi a i oc na, e tuttociò che avevano nell Italia ini-
miglia gTinviò il primogenito Carlo, che quamente invaso longobardi, posto che
i
poi si meritò il soprauuooie di Magno. Dio lo faccia di essi vmcitore; non chie-
A'suoi luoglii narrai il commovente rice- dendo altro ricambio se non che di pre-
vimento, in cui il re prostratosi, indi fé- ghiere per l'anima sua, e di ricevere dal
ce al Papa da Palafreniere a'6 gennaio Papa e dal popolo romano il titolo di Pa-
754. Nel di seguente il Papa espose al re trizio di Roma. Si trae dal frammento
la sua domanda, accompagnandola con Fantuzziano, riportato dal Troya, che le
cenere col suo clero e vestito di cilicio, pieno possesso non solo dell'Esarcato e
prostratosi a terra, in nome di Dio e de' sue Peutapoli , e tutto il ducato di Ilo-
ss. Pietro e Paolo supplicò Pipino a libe- ma composto della Campania compresi
rar Roma dalla tirannia d' Astolfo , né Fresinone e Velletri e loro provincie, Tu-
volle alzarsi prima che il re, co'figli e i scia Romana e ducato di Perugia ; ma
duchi gli porgessero la mano in levarlo inoltre l'isola intera di Corsica, il ducato
a segno d'esaudimento. Pipino allora non di Venezia (cioè della Venezia continen-
solo promise, ma fece solenne giuramen- tale, occupata da'longobardi, non la Ve-
to al Papa d'ubbidire in tutto a'suoi de- nezia delie Lagune e dell'Isole) e d'isliia,
siderii. Intanto il re invitò il Papa a Pa- il ducato di Spoleto, la Tuscia de^Lon-
rigi nel monastero di s. Dionigi, il quale gobardi, e anche ducato di Benevento
il
Santo risanò Stefano II dalla mortale ma- e Napoli, se venisse fatto a'framhi di sog-
lattia a cui era soggiaciuto, onde ne con- gettarli, e tuttociò in somma cheaveano
sagrò l'altare, e per gratitudine lasciov- usurpalo io Italia i longobardi e che fos-
vi in dono
suo pallio e un reliquiario
il se al di qua d'una linea di confini ivi se-
in forma di chiavi colla limatura delie gnata, la quale cioè passasse per Luiii,
Catene dis. Pietro. Venuta la primave- Lucca, Pistoia, Reggio, Mantova, Vero-
ra, in sul On d'aprile Pipino tenne una na, Vicenza e Monselice, ossia per l'estre-
straordinaria assemblea generale del re- mo lembo de'territorii a queste città ap-
gno a Cìiiersy o Qtiiersy, Cariiiacutn, partenenti. Osserva il Troya, nel Codice
alla presenza del Papa, in cui dopo bre- diplomatico Longobardo, che il primie-
ve discussione con grido unanime fu de- ro disegno di Stefano li, fu di voler cac-
culla s. Sede) cioè quel lialtato frauou- mente alia pace d'itali», eliminando da
V IT VIT 275
es<a il loro feroce regno, e con essa la pro- che da Dio erano stali specialmente esal-
pria inilìpeiuletiZd in Iloina necessaria al lati e dal Vicario di Cristo consagrali.
capo ilella cnslianilà. L'alto o chirogra- Questi benefizi di Stefano II verso la real
fo dell' a lied iiza fu sottoscrilto da Pipino famiglia di Francia , aggiunsero nuovi
e da'suoi figli , ed il Papa nel ritorno a sproni a Pipino percompiere alacremea-
Kosna lo portò seco. Frattanto Astolfo te l'impresa d'Italia. Il palio Carisiaceu-
denegandoli agl'inviti di Pipino, di far se, paciionis fotdus , fu da' tre re e pa-
pace col Papa e co'roinani, neppure per trizi rinnovalo in s. Dionigi nel dì della
27,000 soldi d'argento e 12,000
gli olferli loro coronazione. Infatti l'esercito franco
d'oro, obbligò Carlomanno fratello mag- prese tosto le mosse verso le Alpi, e nel
giore di Pipino e monaco a Monte Cas- seguente agosto e settembre la spedizio-
sino, di disturbare l'accordo fatto a suo ne fu condotta a termine. Il Papa che se-
danno, con recarsi in Francia a impedir guiva l'esercito, transitando per Lione,
lu calala de'franclii in Italii; ma nulla ot- Vienna e Maurienne, bramoso d'evitare
tenne. Questo ritardò la spedizione d' I- sangue, pregò Pipino a ten-
l'elfusioiie del
lalia, e si protrasse ancora per altra infer- tar ancora una volta di piegare Astolfo
mità sopravvenuta di Papa, il quale non- con doni e ambasceria; ed il re l'esaudì,
dimeno a'20, o a'28 o 29 luglio, soleo- omie il Papa vi unì le sue lettere, ammo-
uemeute coronò e unse in s. Dionigi Pi- nendo e scongiurando Astolfo aresliluire
pino e la regina Berlrada, ed i loro figli pacificamente, propria sanctae Dei Ec-
Carlo Magno e Carlomanno, dopo averli desine et Reipuhlicae Romanoruin iura,
prima levati al ^agro fonte, secondo l'uso "Ma anche questo tentativo tornò iinlarno.
d' allora di dilFcrire il battesimo in età Gli ambasciatori pertanto intimarouu ad
già adulta: così il Papa divenne compa- Astolfo, ili nome di Pipino, di non affligger
re del re, della regina e de'figli. Questa più laChiesa Pvomaiia,di cui per divina or-
nuova regia unzione il re brauiò dal Vi- dinazione era slato fallo difensore, e di fa-
1' appellazione più augusta e onorifica Pietro, darà 12,000 soldi". Astolfo di-
ti
d'/«i/;e/\;/o/r, nulla aggiunse in realtà a' sprezzata ogni cosa, licenziò legali, eoa i
diritti e dignità di Carlo, perchè il germe minacce superbe e vilùperii. Allora Pi-
di talpreminenza sugli altri sovrani già pino senz'altro indugio, da Maurienne fe-
contenevasi nel titolo di patrizio, col qua- ce marciare sulle Chiuse de' franchi, che
le venne preparata la dignità imperiale. arrivavano a pie' del Moucenisio, poco
Anzi, come si ha da un antichissimo co- lungi da Susa, il qual passo era difeso po-
dice pubblicato dui Mabillon,ìl Papa im- derosamente da' longobardi. Astolfo fu
pose legge a' franchi sotto pena di sco- ivi vinlo a Susa da pochi franchi con ,
munica, che per l'avvenire non elegges- grandissima sliage de' suoi , e fuggilo a
sero mai ai trono fuori che discenden- i Pavia, Pipino corse ad assediarlo, col Pa-
ti di Pipiuo e de' suoi figli, come quelli pa e tutto l'esercito, guuslaudo le viciim
27G VIT V 1 T
terre. L' ìnsigoe vittoiia di Susa fu at- nella città. Le angustie e tribolazioni di
tribuita a Dio , ed a 8. Pietro, invocati Roma divennero indicibili; per cui ver
da'franchi. Prostrati da essa glispiriti de' so il giugno 755 Stefano 11 mandò a Pi-
longobardi eabbassatol'orgoglio d'Astol- pino, per l'abbate Fulrado di lui nipote,
fo, scorgendo non poter fare lunga resi- lettera in cui descrivendo il perfido ope-
stenza, chiese la pace e promise a Pipi- rare d'Astolfo, implorò suo intervento
il
no di ristorare pienissimamente
la Chie- a fargli eseguire il promesso, scongiuran-
sa Romana Sede de'lorli che le a-
e la s. do lui e i suoi figli, in nome di Dio, del-
vea fatti. Fece anche giuramento e die' la CVergine e di s. Pietro, secondo i
ostaggi in pegno che non si partirebbe voto da loro fatto, altrimenti ne rend
mai dall'ossequio de'franchi, e mai non rebbero conto nel dì del tremendo giù
si accosterebbe ostilmente a Roma. Il Pa- dizio. Non sembrando allora Pipino di-,
pa fattosi intercessore modifìcando il , sposto a ricalare in Italia, trattenuto foc«|
patto di Quiersy, Pipino gii concesse la se dall'impresa della Settimania, espu*'
pace, vita e regno. Secondo gli Annali gnando Narbntia e ricacciando i saraceni
de Franchi, Aslo\(o<}o\elie pagare a Pi- al di là de' Pirenei ; il Papa scrisse altra
pino 3o,ooo soldi, e prometterne 5,ooo lettera più veemente, e la mandò al re
d'annuo tributo, oltre la principale con* per Vilcario vescovo di Nomento, poiché
dizione impostagli, e accettata con giù* Astolfo con furore crescente minacciava
ramento, di restituire a'romani T Esar* Roma. Pipino benché sollecitato da di
calo, la sua Pentapolisl terrestre e sì ma- calde istanze, tuttavia non si mosse, lu''
rittima, con tutte l'altre città loro tolte, singandosi forse che, senza tornare all'ar-
comprese Narui eCeccano. Tutlociò ven- mi, aggiusterebbe ogni cosa co'soli mezzi
ne stipulato con solenne trattato in Pa- diplomatici, ed a tale effetto mandò a Ro
via, tra Astolfo, il Papa e Pipino, con al- ma r abbate Guarniero per sostenere 1
leanza tra'romanij franchi e longobardi. l'apa contro Astolfo. Questi invece spio
Pipino tornò in Francia con ricche pre- se tant'oltre l'audacia, che venne sotto l
chi e nobili franchi, rientrandovi con /n- diedero a battere vigorosamente le mu-
gresso solenne nel novembre o dicembre ra, con frequenti e furiosi assalti. Ma Sem*
754. La fede longobarda nel secolo Vili pre indarno per la saldezza delle torri Hj
non valea punto meglio che la fede gre> delle cortine, e la valorosa difesa de'r™
ca de' più bassi tem[>i del basso impero; mani, fra'quali si segnalò il regio messo
e gli ultimi due re di quella nazione, A- Guarniero che indossò sulla tonaca la
,
slolfo e Desiderio, ne lasciarono troppo corazza. Astolfo che già avea attentalo
tristi memorie. Astolfo tosto rinnovò la alla vita di Slefiino II, essendo accampa-
perfidia colla quale avea rotto la pace to a porta Salara, alternando gli assalti
del 752, lacerando pure il giurato trat- colle proposte di pace, diceva ripetuta-
tato di Pavia, per farsi padrone di Ro- mente a'romani, fatemi entrare nella cit-
ma, il che lo trasse ad una 2." e più fe- tà e consegnatemi il Papa, e vi tratterò
roce guerra contro il Papa e romani. i con pietà: altrimenti rovescierò a terra le
Kon restituì neppur un palmo di terra, murale vi passerò tutti a fil di spada. Ma
e riaprì Tostilitù contro Roma, devastan- ninno gli die' ascolto, tutti romani ben
i
done le campagne, non ostante i richia- conoscendo, che nella persona del Papa
mi del Papa e ùq mesa fraDchi restati stava la vera loro salvezza e forza, pronti
T
VIT V l »77
a patire ogui disastro, piuttosto che ab- e^li solo, ma con la ss. Vergine , i Cori
baadonarlo. Per cui il Rirore degli asse- degli Angeli, i Martiri, i Confessori, «tut-
dianti si sfogava sulla carapagoa e ne'dio' ti i Santi, li esortano e scongiurano a di-
torni, empiendoli di strage e di desola- fender la Chiesa e la città di Roma, e a
zione, col ferro e col fuoco distruggendo liberarla da'Iongobardi. Promette loro
chiese, bruciando le ss. Immagini, e pro- grandi prosperità in questa vita e premio
fanando il sagrosanto Corpo del Signore, eterno nell'altra. Insieme li minaccia de'
mangiandolo dopo essersi infarcito il ven- castighi eterni, non che di temporali sven-
tre di copiose carni; percuotendo e dila- ture, dove manchino a quest'ufficio ed o-
Qiandoi mohaci,e uccidendole sagre ver» nore di suoi campioni eh' egli ha loro
gini nell'atto stesso del contaminarle, e conferito e ch'essi aveano già accettato.
perfino gl'innocenti bambini uccisero E dove l'adempiano fedelmente, li as-
colle madri, violate di viva forza. InoltiQ sicura della sua costante protezione , e
scannarono uomini e donne della numet promette loro vittoria sopra tutti uetni* i
rosa servitù di s. Pietro e di tutti i ro^ ci, ricordando loro in prova di ciò quel-
mani, ed altri molti condussero schiavi. la che già egli loro concesse a Susa, cioè
ni a Pipino e suoi figli, ed a tutta la na- nel trattato di Pavia; avvampò d'alto
zione fianca^ la 2.' confidenziale del Pa- sdegno, e risolse d'accorrere prontamea*
pa al solo Pipino. Ambo con altissimo te col suo esercito a liberar gli assediati.
dolore rappresentano le luttuose condi- Pertanto mosse minaccioso verso le Al-
zioni di Roma ; pregano e scongiurano pi piombò sopra Susa nel marzo del
,
Pipino co' suoi franchi, a liberarli dalle 756, ed franchi pieni d'ardore, supe-
i
mani de'longobardi. A queste due lette- rando ghiacci alpini, cominciarono eoa
i
re una 3.' fu aggiunta, nella quale il Papa grand'ira e furore a combattere longo- i
cupai lo colle loro astuzie, e Gregorio voi- re franchi; rimise la 3.'' p;irte del regi^
le raggiungerlo presso Pavia. Ivi lo pre- tesoro nelle sue m;ini, oltre larghissiini
gò e scongiurò in nome del suo impera- doni a'capitani e soldati dell'esercito vioj
fore, promettendo larghissimi doni af- , citore, per sentenza de'duchi e sacerdoti
finché al dominio impeiiale concedesse franchi. Dall'altro canto Pipino, con so
luinon essersi mosso per nessun favore segna autentica, e carico dì ricchezze e
umano, ma solo per amor di s. Pietro e di gloria si leitilui nel suo regno. L'ab-
per ottenere il perdano de' suoi peccati, bate Fulrado parli co'regi messi d'Aslol-
a pigliare inquest'impreisa replicatamen- fo, per l'esarcato, eia Penfapoli teriestre
te l'armi; e soggiunse che niuna promes- e m8rittim«»,o DecapolijC d'ogni città ri-
che non potea sperare soccorsi, non tar- vere restituite tulle le città alla s. Sede,
dò a persuadersi che il resistere più a anzi meditava nuovi inganni per riave-
lungo peggiorerebbe la sua condizione, re le perdute. La successione al trono di
riparazione de' torti fatti a lui e al Pa- nazione longobarda si trovò divisa tra
pa, la restituzione delle città che spetta- due fazioni, parteggiando gli uni per Ila-
vano alla s. Sede, e l'esecuzione rigorosa chis già re e fValel maggiore del defnn-
deli'altre clausole pattuite oeJ-754. E il to, e Desiderio nativo di Brescia, duca
V I T V I T 279
d'Miin o Comes Slabitli «Iella corle il'A- se a lui con vive istanze, perchè l'aiutas-
sfolfo,e liovantloài allora in Tosiana,per se a pigliare il regno, egli promise eoa
cui alcuni lo ili-sseio duca, studiò d'im- giuramento che farebbe io ogni cosa il
possessaisi delln regia dignilÌ!. l'ero gli piacer suo, e restituirebbe a s. Pietro le
si oppose Rachis , che lasciala la solitu- città non ancor consegnate da Astolfo,
ne tosto a riprendere le redini del regno; Osimo, Ancona e Umana econ tutti lo- i
e con lui si opposero pure onolli de' du- ro lerritorii, oltre a' ricchi doni che ag-
chi e ollioiati longobardi, che spregiando giungerebbe del suo. Il Papa che teneva
Desiderio poco fa loro eguale e forse iu Desiderio per vìr rnilissimus^ col consi-
feriore, si accostarono più volontieri al- glio dell' abbate Fuirado di gran senno
l'anlicoloro re. Molli, facendo eco al Mu- e rappresentante del zio Pipino, accettò
ratori, biasimano il buon Rachis quasi la proposta, colla quale ad un tratto sa-
che per ambizione e i»lanchezza di chio- rebbesi provveduto a'dirilti della Chiesa
stro tornò a pigliar possesso del trono. Romana, ed alla pace del regno longo-
Ma non è inverosimile, che avendo egli bardo e di Quindi il Papa
tutta Italia.
\edutogli orrendi mali c3gionali daAslol- mandò in Toscana Paolo suo fratello e
fo all'Italia e alla Chiesa , forse pentito Cristoforo, con l'abbate Fuirado, quali i
d'avergli ceduto la corona, così ora pre- con Desiderio strinsero l'accordo, da lui
vedendo la mala riuscita che il regio po- scritto e suggellato con solennissimo giu-
tere farebbe pure nelle mani di Deside- ramento. Ricevuta Stefano li tal carta,
rio, da lui ben conosciuto, si risolvesse inviò il legato Stefano a Rachis e alla na-
d'impedirglielo non per bassa ambizione zione lombarda con lettere esortatorie,
o rivalità, ma per alto sentimento e zelo per non più contrastar a Desiderio il tro-
tro l'indole trista e l'animo perverso, da fu bisogno, poiché Rachis appena rice-
cui presagivano un regno, qual fu, tur- vute le pontificie lettere , cede pronta-
bolento e rovinoso, la ton>ba del regno mente senz'altro contrasto, e con lui ce-
longobardo. Ne' 3 mesi che il pio Rachis dettero i suoi duchi. In tal guisa Desi-
regnò, non pare che del tutto abbando- derio entrò pacificamente al possesso del
nasse il nome e la qualità di monaco, u- regno longobardo nel marzo jSj, pro-
sando le forinole, giibernantc Domno mettendo ampiamente al Papa e alla
Ratchisfamuln Christi lait, Principent Francia, a'quaii ne dovea l'acquisto, fe-
geritis Langiivardoritm. Del resto la fa- deltà, pace e amicizia. Intanto in virtù
cilità e prontezza, con cui Rachis si ar- de'patti, Stefano li inviò subito un legato
rese a'voti del Papa, cedendo il trono a a pigliar possesso d'alcune delle città che
Desiderio, e ritirandosi di nuovo a Mon- gli dovevano restituire, e queste furo-
si
sì grandi, come quando stava per chiu- pinioni, i titoli legittimi e \a forma (qu«
dersi il glorioso pontificato di Stefano II, sii due ultimi argomenti ei propone ei
il quale potè godere il trionfo de'suoi sa« 6a pubblicare laonde non mi è dat
,
grifizi e de'suoi felici successi. L'allegrez» per anco d' ammirare) della sovranit
za e la gratitudine appare dall'ulliraa let» papale, esponendo quella che gli semi
fera scritta a Pipino, vero inno di giubi* brò più vera e conforme all' autorit
lo e di grazie, in cui il Papa chiama Cri- de' monumenti, e co!>ì olfre un più lir
slianìssinia anche la regina ; esortando? pido e giusto concetto del gravissimo a\
lo a continuare la sua protezione sopra venimeuto. Inoltre annunziò essersi co*
la Chiesa Romana, e ad ottenerle piena rainciato a stampare : Della pubblica'
de'domi»
giustizia coll'intera restituzione zione d'un codice Diplomatico Italo -Bi'
niialei spettanti. Pochi giorni dopo, cioè zanlino dall' Vili al secolo. Rap- XV
8*24 aprile, Stefano II chiuse in pace la porto di d. Sebastiano Kalefati, mona*
sua mortai carriera, morendo nel patriar- co di Monte Cassino, al principe di Bel-
chio Lateraoense fra le braccia del sauto monte, Angiolo Granito, sopraintenden-
suo fratello, che col nome di Paolo /gli te agli archivi del regno di Napoli, ivi
successe dopo 35 giorjii. Roma, che ne 1860. Questo rapporto sarà condotto sul
pianse amaramente la perdita, onorò eoa modello del Codice Diplomatico Longo-
istraordinaria pompa d' ossequio i suoi bardo di Carlo Troya; e perciò non du-
funerali, dopo i quali fu sepolto in s. Pie- bita punto che, siccome questo ha spar-
troj e la Chiesa conterà sempre fra* piìi so tanto lume sulla storia italiana dell'e-
illustri il suo benché non lungo poDtifi<- poca longobarda, così il nuovo Codice del
cato, in cui egli compì sì nobilmente la dotto cassinese getterà gran luce sopra
gran missionea(Cdalngli dallaProvviden- tutta la storia ilalo-bizautina, e special-
za. In lui e per lui il Pontifìcato Roma* mente sopra i tempi ne'quali comincia
DO conseguì dualmente in modo eiBcace la divisione politica di Roma e dell'Esar»
e stabile quella temporale sovranità, che cato da Bizanzio e con essa la sovranità
la Divina Provvidenza era venuta di lun- de'Papi, e da'quali appunto esso prende-
ga mano preparando a'successori di Pie- rà le mosse. Io debbo limitarmi ormai
tro, affinchè potessero quìnd'innanzi con a solo riprodurre la conclusione della Ci-
.'
maggior dignità e con piena indipenden- viltà Cattolica sulla i questione del tez/i*
Magno e poi da altri imperatori, e piti scluso dal suo dominio, abborrito dagl'ita-
tardi dalla gran contessa Matilde, nuovi liani, quando Papa fece il ri-
nel 754 il
scuno de'quali fu una solenne negazione pochi disconvengono piuttosto nelle for-
della sovranità Bizantina, eT inaugura- me del parlare , che nella sostanza me-
zione del nuovo ordine politico in Italia. desima della cosa". Il sullodato infdtica»
Kè quella sovranità mai più risorse. I Fa- bile e distintissimo prelato^mg.' Peraldi^
pi dopo il 754 govero..rono Roma e le è la 3.' volta che colla sua ultima e ap«
acquistate città come signorial tutto in- plaudita opera torna a svolgere il gravissi-
siderio, non sollecitarono mai più soccor- contro Papi, d'intrusione nella sovranità
i
si dall'imperatore, come aveano fatto per degl'imperatori greci d' alcune proviocio
lo innanzi ; trattarono per l'avvenire 1 italiane e di Roma, la ribellione del-
greci, come ormai del tutto stranieri a le quali non Gregorio lì,
fu opera di s.
fino al 7,54 la sovranità degl'imperaloi i del prelato. Cap. i." Principio delia tem-
di Costantinopoli durò iu Roma e nel- porale sovranità de' Pontefici Romani.
l'Esarcato debolissima si, ma pur viva, e Cap. 2.** Gli atti del re Pipino e Carlo
fu difesa e invocata da' Papi stessi (nua Magno in favor de'Papi a rigor di dirit-
ostante spontanee dedizioni de'popoli
le to non furono né restituzione, uè dona-
dal 726 circa in poi); 2." che nel 754 ces- zione, ma iecapMcemefxieforinale ricono'
sòal tutto, troncandosene anche quell'ul- scimento della sovranità devoluta legal-
i timo filo di vita che la longanimità de' mente da'romaoi a'ioro Pontefici, estiu-
'
Papi le avea fio qui mantenuto. « Ora tasi quella de'greci imperatori (pel luta-
\ essendo per altra parte indubitalo, che la le loro abbandono e impotenza a difen-
I
sovranità de'Papi allora solamente polè derli da' nemici nell'invasioni elTettuale
e dovè comiociare, quando l'imperiale fu minacciate; onde i popoli erano ricnlru-
282 V 1 T V 1 T
ti Bella propria autouomìa, e per legge nobhero precisamente, perchè era tla'ro-
uoturale dello stato di cose, li ritornava tuani,(lì venuti legillimamenle liberi di lo-
alla loio libertà). Gap. La sovranità
3." ro slessi, deferita o legalmente conferma-
poiilificia dall'anou 754 non fu giammai ta a* Pontefici. » Sono i dotti della con-
ritardala, o ristretta per l'influenza de' trada stala la culla de' Pipini e de'Car-
j»iiiici|>i franchi nel governo di Roma. lomagni, che con diritto criterio hanno
^Ig/ l*eraldi discute e spiega i notissimi afferrato la giusta idea di questo gran
vocaboli e qualifiche di Donazioni o Re- fatto , e con due parole ne seppero quali-
stituzioni, usati negli atti e diplomi de' ficare la natui'a , e il proprio carattere;
re franchi, cioè di Pipino e Carlo Magno: eliminate le puerili garrulità di donazio-
Ilriconcscinienlo di (brillo e di fatto del- ni e ù\ restituzioni". Co\i\&^QnAenV\ crite-
la nuova sovranilà clic sorse allora ne' ri, oltre il detto col Maffei ne'vol. XCl V^,
Papi. Indi soggiunge, il fin qui esposto p.274 e seg. , massime a p. 278 e seg.,
troviaaio ne' presenti giorni di attentali XCIX, p. 34) potei riferire, ragionando
contro la civile sovranità de'Romaiii Pon- dello spettacolo imponente e uniforme
tefici, con molta precisione di storico e che ora offre il mondo cattolico in difesa
politico sapere, esattamente formulato in della indipendente sovranità del f'icario
un dolio indirizzo della provincia di Mae- di Gcsli Cristo, non meno in quest'arti-
slricht nella Neerlaudia Papa regnan-
al colo, che in quello di Fiaggio, per le sue
te Pio IX, cosi dicendo. » Abitanti di una analogie. Lfi Civiltà Cattolica, nella que-
contrada, che fu la culla de'Pipini e de' stione Dell' estensione territoriale del-
Cariomugoi, noi ci ricordiamo che sono lo stalo temporale di s. Chiesa, dichiara,
questi principi, che hanno solennemente M Del resto Pipino con quell'ampia do-
ricoiioiciitlo il potere temporale de' Pa- nazione, ossia restituzione, altro non fece
pi , anneUendovi il sigillo del diritto che compiere il voto universale de'popolj*
pubblico". Indi osserva: Carlo Magno d'Italia,che da tanto lempo già profes-
padrone delle Gallie, dell'Italia superio- savano al Papa spontanea sudditanzajnon
re e dì quasi tutta la Germania, il rima- fdcea che riconoscere i tanti titoli dalla
nente Europa o barbara, o sotto il
dell' s. Sede già acquistali al possesso di que-
potere de' barbari, avendo la rappresen- ste Provincie, confermare colla solenne
tanza di tutta la colla Europa, ben po- legalità di pubblici trattati in f.iccia a
teva annettere cotesto sigillo al nuovo lutto il mondo l'intrinseca legittimità del
principato; e quindi fece entrare colla sua doininiode'Pa pi, corona re con degno pre-
cunfei ma e riconoscimenlo il nuovo do- mio le fatiche da essi fin qui sostenute
minio degli stati romani tra le potenze per la salute e difesa d'Italia, ed assesta-
europee di quell'epoca. Anche ciò fu re finalmente in modo stabile la peniso-
un importantissimo benefizio di quel la in quell'ordine politico, al quale fn
magnanimo principe a favore della nuo- tante agitazjoni e tempeste ella da lungi
vu sovranità derivala ne'Papi, quale con pezza sospirava. Spegnendo la potenzi
allo solenne entrò nel diritto pubblico eu- de'Ioiigobardi, ultimi invasori della peni
ropeo, e niuno stato poteva più discono- sola, egli chiudeva, per dir così, l'era de|
fccere. Ma però ben disse l'indirizzo, che le barbariche invasioni, e rendeva le be|
que'principi la riconobbero, non la crea- le contrade agli antichi e legittimi po|
la potevano disporre negli amici stati al- confermati dal possesso di oltre a s< X
lrui,ne'(|uali entrarono non per imposses- coli, erano stati sospesi ma non estinl
aveanla da tanti anni abbandonala a sé stati sovrani d'Europa, conserva que' tne-
medesima: eia la UoOtii de* Papi, a cui desimi lioiiti con assai poclie variazioni,
meglio as«ai cbeng'i nnticbi Angusti con- non ostante le len»pesle in fanti turbo-
veniva il titolo di Pater Palriae; e Se- lenti secoli levatesi amnovei li e restnn-
nalo e Popolo già da lungo tempo non gerii, ciò die sempre meglio dimostra
riconoscevano nella Kepuìiblicn (nel sen- il dito di Dio essere stato qneHo che con
so spiegato in più luoghi, come nel voi. singoiar provvidenza aveali fissali. Ma for-
XCIX, p. 34 « ^^)' ^^^^ °'"^ cbiamavasi se, aggiunge, la maggior meraviglia fu,
Respullica Sancla Boniancrrunt , allio che questi limiti mai non si ampliassero
principe che s. Pietro, Princtp.i vera- per bramosl^ di conquiste, benché non
mente Perpetuus nell'indefellibile sue- siano mancate a'Papi né occasioni di (jar-
cessione de' suoi l'icari (Frequente era lo, né la potenza, né eziandio giusti titoli
rio di Gsxìi Crislo,com€ rilevai in quel tri caratteri, il regno dePapi si diffriren»
l'articolo, Sicario di s. Pietro). Pertan- zia ila quasi lutti gli altri reami della ter-
to Pipino col dare al dominio Papa il ra. Roma sola, la Roma de'Papi, diver-
d'Italia, rc.?/7///fi'rt in saldo idiriltie com- sissima anche in ciò dalia Roma pagana,
pieva destini dell' antica Konia e della
i non cercò mai di oltrepassare i limiti di
gl'italiani si sarebbero riputati felici d'a- diritti. Del che abbiamo un esempio in-
ver per immediato sovrano il Vicario di signe fin dalle origini stesse di questo re-
Cristo, e di godere per lai sopra tutte le gno; imperocché 1' ampiezza reale dello
nazioni un primato assai più eccelso e stato che la Chiesa ottenne a Quiersy
,
glorioso di quel che avea goduto sotto sotto Stefano 11, fu minore assai di qtiel-
gli Augusti. Ma perché la mitezza del la,che avrebbe potuto a buon dirittocon-
Re Pontefice non desse baldanza a'tristi seguire. Però Papi ne curarono sempre
i
suoi successori. Così la Francia eV Italia, dichiarato per pnulenli e ragionevoli mo-
cioè le due naziotiii più grandi e più civili ti vi da Benedetto XI V,de'feudi che la s.
dell'Europa, strette in fraterna alleanza Sede possiede nel Piemonte; concessione
intorno avrebbero formalo
al Pontefice, peraltro, che non importò alienazione,
quasi un sol popolo, ed avrebbero potu- Perciò i Papi e i cardinali sono obbligati
lo più sicuramente incamminarsi alla giurare le bolle proibitive, ricordate an-
grand'opera di conquistare alla civiltà ed che nel voi. LV, p. 282. Anzi s. Pio V
al cristianesimo il mondo ancora barba- colla bolla Admouel nos, de' 29 marzo
ro e pagano". Inoltre la Civiltà Catto- iSGy, confermata da'successori, scomu-
284 V T I V IT
nicò coloro che insinuantes vel snadet%- la sua sovranità, e tutti i d^rhtv, luogl
teSf consigliassero al Romano Pontefice confini e territorii di diverse cilt^ del ci.
essere più utile e spediente per la s. Ro- vile suo principato, che si era usurpalo.
mana Chiesa e per la s. Sede, che in una Osserva la Civiltà Cattolica, nella que-
maniera o in un'altra cerchi di alienare itione dell' estensione territoriale dello
più o meno de' suoi domini!. Stato Pontificio, chele lunghissime e tor-
Desiderio re de* longobardi, quanto a tuose linee de'suoi confini di terra erano
Viterbo, prescindendo dal preteso e già strette da ogni parte da'longobardi; giac-
discorso suo famoso falso decreto, e dal che il regno e la Tuscia Longobarda (roa-
fjivoloso parimenti ragionalo, come del- leggiavano al nord e all'ovest l'Esarcato
l'odierno suo nome non da lui imposto, e la Tuscia Romana, mentre al sud e al-
perchè già lo portava, come eziandio pro- l'est il ducato di Benevento, che equiva-
va, il Turriozzi nelle memorie di Tosca- leva presso a poco al presente regno di
nella {^.), nella dimostrazione della fal- Napoli, e il ducato di Spoleto, il quale
sità del decreto; è indubitato che predi- dalle rive dell'Anienee del Clasio o Chia-
lesse Viterbo, facendo parte della Tosca- sciogiungeva fino all'Adriatico, premQflj
na de'Longobardi, ne fu benemerito, riu- vano le frontiere della Campania prinV
nendo le sue diverse parti con cinta di cipalmente e della Pentapoli. E quanto
mura e torri castellane, e favorendola con fjsse molesta al nuovo stato questa vici-
prerogative, e con quanto altro critica- nanza, ben lo provarono 18 anni del re- i
mente o per asserzioni degli storici viter- gno di Desiderio ; ma poi le vittorie di
besi potei dire di sopra. Noterò, che nel Carlo Magno, cambiando faccia all' Ita-
773, per Desiderio, in Viterbo era pre- lia, mutarono anche in meglio le coudi*
Grimoaldo. Il re Astolfo lasciò a De-
fetto zioni del regno papille, sia col dilatarne
siderio la trista eredità della sua iniqua il territorio, sia col dargli per confinan-
ambizione contro Roma, preparòla fossa ti, in luogo de'perfidi e riottosi vicini che
in cui cadde e si seppellì la potenza lon- avea fino allora patito, amici leali e ge-
gobarda. Ne'primi anni del suo regno e* nerosi, cioèque'franchi ujedesimi, che col
gli pareva averla sopra tutti ingrandita, valore del loro braccio e colla divozioue
facendo più conquiste che ni un altro re della loro fede l'avevano consolidato. Mor-
predecessore; ma negli ultimi perde con to Paolo I, per la prepotenza di Tolo-
5.
tero all'ultima rovina, e così, lasciò scrit- fu elettoPapa Stefano ///detto IV. Nel
to Cesare Balbo, Storia d'Italia iotto a! seguente mese venne a morte il glorioso
barbari, lib. 2, cap. 28," fu primo esem- re Pipino, principe tanlo eminentemente
pio in Italia, di chiunque si rivolse con- benemerito della Chiesa Romana. Man-
tro al Papa, non lontano mai da cadere". cò in lui un gran sostegno e appoggio a!
il nuovo s. Papa Paolo /, appena eletto, Papi, ma n'ebbero in compenso il primo-
scrisse a Pipino re de'franchi, pregando- genito Carlo Magno (che gli succede in-
lo a continuare, a norma del patto sta- sieme col fratello Carlomanno), il quale
bilito col fratello suo predecessore, a fa- emulo delle virtù del padre non solo l'e-
vore della s. Sede e de'romani; come pur guagliò, ma le superò eziandio, massime
fece nel 4-° anno del suo pontificato, scon- neir ossequio e nella munificenza verso
giurandolo acostringere Desiderio di ren- 8. Pietro ed i suoi successori. Alla mor-
dere interamente alla R.omana Chiesa te però del re Pipino alzò alquanto la te-
tutti i Patrimoni, che possedeva iuuaozi sta Desiderio re Je'longobardi, enei 769
V J T V I T 285
iecalo)<i inRoma fece imprigioooie erjuii» fdjbraio 772 gli successe ^<^7r/fl7JO / d'a-
(li «rcrcaie alcuni nobili; e a liadimenlo nimo invitto ; mentre pel decessodi Car-
cliiuse Stefano 111 nella basilica Vatica- lomanno era restato solo sul trono de'
na per uccideilo,e ciò avrebbe en) piamen- franchi Carlo Magno. Proseguendo Desi-
te eseguito se non xi si fossero opposti derio nel mal talento e nell'usurpazioni,
Cristoforo potentissimo Primicerio (A.) nuove ne commise nell'Esarcato, oltro
e suo figlio Sergio Secondiccrio (^.)> ' Faenza, del ducato di Ferrara e di Co-
quali dall'iniquo re furono il i.° acceca- mucchio. Né di ciò pago il suo orgoglio,
to, onde ne mori di dolore, il 2.° ucciso. invase Sinigaglia, Monte Feltro, Urbino,
L' orgoglio di Desiderio si accrebbe nel Gubbio e altre città della s. Sede; egiun-
770 nel ricevere con somma roagniflcen- se perfino a minacciare lo stesso Papa, il
ta in Pavia Bertrada vedova di Pipino, quale dovette perciò munire la città di
glia della regina, e diCarlo figlio di que- rugia, della Campania e di alquante città
sta con altra figlia del re (che dopo un della Pentapoli. Queste novità dell'am-
anno ripudiò), onde separare dall'amici' bizioso Desiderio , fecero ben capire a
eia del Papa reali di Francia. Stefano
i Carlo Magno di qual tempra fosse il suo
III riprovò altamente tali coniugii, anco animo. Non cessava per altra parte l'in-
perchè ripudiarono contraenti le primei defesso Adriano I di notificargli le stragi
consorti, con lettera che pose prima sul- é le progredienti usurpazioni, e di chie-
la confessione di s. Pietro, a nìotivoche dergli istantemente aiuto e soccorso, nel
la sua causa ne andava a patire grave de- pericolo in cui ormai trova vasi Roma di
trimento. L' ingrandimento temporale sua estrema rovina, né andò guari, che
della Chiesa Romana era per Desiderio l'ebbe con pieno e fausto successo, dopo
un oggetto di livore e d' invidia verso i aver il Papa colla minaccia della scomu-
Papi, sebbene per opera di Stefano 11 fos- fiica, intimala a Terni o in Viterbo, men-
se slato innalzato al trono. L'armi del re tre marciava su Roma, fatto retrocedere
Pipino, l'esempio d' Astolfo suo 'prede- il re. Imperocché Carlo Magno, irato con
con Carlo e Cai lomanno, gli fecedepor- allametà del suo regno, avendo speri-
. re ogni timore, lusingandoci di più felici mentale vane le sue premure ed esorta-
successi. Ardì egli pertanto di stendere zioni, per indurre il re longobardo a de-
le sue armi contro gli stati della s. Sede, sistere dalle usurpazioni ed ostilità con-
altri occupandone, altri devastandone, e tro gli stati della Chiesa Romana, ed a
recando da per tutto stiage e orrore. Fu restituire le tolte città, calò alla fine ia
perciò obbligato Stefano III d'inviare Italiacon potente esercito nel 773, ome-
'
messi a Carlo Magno ed a Carlomanno glio nel 774 pel notato nel voi. XCIV,
colla carta di convenzione del loro geni- p. 279 ; e dopo superato il passo alle
tore Pipino, acciocché : Stcunclum capi- Chiuse dell'Italia nell'Alpi verso il Mon-
j
loia re quoti vobis per praesenles vestros te Cenisio, beo fortificato da Desiderio
\
Jtdelissinwx missos direxinius exigcre , il quale erasi rifugiato a Pavia, corse to-
j
et B. Petto reddere jubeotis^ sicut et ve- sto in quella ad assediarlo. Il figlio Adel-
\
stra conti'net proniissiOi Continuando il chi, associato dal padre al regno, si rin-
. re longobardo mostrarsi ogni giorno chiuse nella fortissima /'ero/za, colla ve-
più baldanzoso e minaccevole, venne a dovae figli di Carlomanno. Durante l'as-
multe Stefano III, e passali 7 giorni; a'9 sedio, Carlo Magno si recò nel 774 a
28ti V I T V I T
Koma per celebrarvi ia Pasqua, che cad- gna la medesima linea de'confini tanti
de a'3 aprile, e per visitare Papa Adria- di Anastasio, quanto del frammentoFan-
no I. Ailora fu, dice il Borgia nelle /1/e- tuzziano. Gravissimo peso aggiunge a tale
lle
coiiferiiiò r alto
che Pipino suo padie avea flillo a Stefa-
o donazione, go Cencio Sa velli cardinale e nel 121
Onorio III; il quale nel compilarlo al
I
no II, e di più donò ad Adriano l e suoi tinse e verificò tulle le notizie dalle foa
successori, il rimanente delle cose pro- medesime de'registri e delle carte aule
messe a Quieisy, con patto da lui e dal lidie conservate negli archivi della s. S
defunto suo fratello solloscrillo, riprodot- de, cioè da quelle fonti stesie a cui le Io
to più sopra, fra le quali vi fu distinta- notizie a veano attinte gli autori delle vi
mente compresa, come già dissi nel voi. de'Papi, presso rAna>,tasio(Ora nella pò
LXX Vili, p. 286, la Toscana de'Longo- tificia accademia romani d'Archeologia,
solo l'atto della promessa fatta a Quier- prese ad illustrare gli scritti editi e ine-
sy, ma narra come nel mercoledì dopo diti d'0/^or/o /// Savelli, oltre il suo
la Pasqua del yi74) fis*^"*^''^^'" '^ J^^^S"** monumento sepolcrale. Faccio voti che
in Roma, il Papa lo pregò ed esortò a reca- sia consegnata alla stampa). E poco pri-
della prima, e dopo averla sottoscritta sima notizia, di cui egli e tutta Roma era
egli e tutti i vescovi, abbati, duchi e conti testimonio oculare, che cioè sulle Porle
del suo corteggio, la pose sidl'altare e sulla di bronzo della basilica di s. Pietro sta-
tomba di s. Pietro, e indi la consegnò ad vano scolpiti in lettere d'argento i nomi
Adriano I, giurando mantenerne ogni
di delle città contenute in quella magnifi-
sillaba. Ora in questa 2." promessa di Car- ca donazione e riconoscimento. Ma nel
l'Esarcato, l'isola di Corsica, le province questo è registrala secondo ciò diesi pos-
della Venezia terrestre e dell'Istria, tutto sedeva allora dalla s. Sede, ed era stato
il ducalo di Spoleto e di Benevento, e si alla medesima in ispecial modo conse-
legge segnata la linea de'confini da Limi Tusciae Loii-
gnalo.... Iteni in partibus
a Monselice per Panna, Reggio e Man- gobardorwn Kastelluni Felicilaùs, Ur-
tova. Questa irrecusabile autorità d' A- bi return, Dalacnni Regix, Ferenti, Ca-
nastasio è confermala da quella gravis- slrum /j(/eri'H//<(Viterbo), Orclas, Mar-
sima di Leone Marsicano, cardinale O- iani, Tnscanain ( che d Borgia spiega
stiense, il quale nella sua Crondca Cas- per Toscanella : Marchiani l'uscanatn
xinese, narrando la promessa di Pipino s'ulgo Mareninia , dicono altre lezioni),
nel 754, leda la medesim.a ampiezza e se- Suanani, Populoniam, Rosellasdc. Ju-
VI T V I T 287
oltre alleila il Doigia, clic Carlo Magno roo nel novero de'dncati pos*eduli iu ul-
nei 774 dopo aver slielto eoa forle as- to dominio dalla s. Sede". Ritornando a
sedio in Pavia il re Desiderio, si recò per Carlo Magno, dopo breve dimora in Ro-
lai." volta a Roma, ove olire al ricono- ma, si restituì a Pavia per consumare l'e-
scimento dell'antica signoria di Roma e spugnazione. Nondimeno volle prima ot-
suo ducato, che comprendeva la Tosca- tenere r|uella di Verona, e se ne impa-
na Romana, ed oltre al dominio dell'E- dronì, fuggendo Adelchi a Costantinopoli
sarcato e della F^entapoli, accrebbe il prin- a brigare ; ne lasciò poi di tornare in F-
cipato sovrano della Sede con gran par- s. lalia e di fare invano qualche tentativo,
te della Toscana de'Longobardi, e de'du- morendo nel 788. Cadde quasi negli stessi
tenuto r alto e supremo dominio. Alla gobardi in Italia, durato per lo spazio
Toscana de'Longobaidi ed a'ducati Pro- di 206 anni ed incominciò quello <le*
;
vinciali appartenevano Città di Castello, franchi in sì bel paese, col nome di re d'I-
parte della Toscjua , delta poi Regale, e il IVJabillon nel credere che Romano
incominciando dalla città di Luni, di- fu duca di Spoletocon suo padre Guini-
strutta nel secolo IX da'normanui, e si non di Viterbo, ove però nelI'ScG
giso, e
stendeva perii Lucchese, Fiorentino, Pi- tenne un placito co'giudici, secondo l'as-
sano, ed in parte del Sanese ; ma poi- serzioni del p. Mabillon e del Muratori.
ché di questo ducato Papi non ebbero i Quest'ultimo dal Sarzana fu interpreta-
che l'utile dominio, cosi non lo pooghia* to a modo suo, per confutare anche ia
,
288 V 1 T VIT
questo i! Tumozzi. Stabilisce pertanto rilevand^osi (fcrte lettere 88 e 91 del
il Fatleschi, col Muratori, che Romano dice Carolino, che oltre a Viterbo, Tu-
fu uno tle'duchi che da Roma spedivansi scanìa, Bagnorea e Orvieto, anche Chiu-
ad aininÌDÌsti'are la giustizia a'propt'i sud- si, Populoaia e Rosei le erano stale do-
diti in diverse città del ducato romano, nale da Carlo Magno a Papa Adriano I.
come lo era slato ne! 768 di Nepi il du- Che nelle prime ponesse costantemente
ca Totone; e col Carapellislesso, che Vi- il Papa chi a suo nome vi amministrass^
terbo non fece mai parte del ducato di la giustizia , si rende manifesto da Anali
Spoleto. Tanto è vero, soggiunge il Fat- slasio, da' monumenti Farfensi e Amia-
teschi, che il duca Romano che placita*^ tini, edalle costituzioni dìLodovico I, Ot-
mìnio del duca di Spoleto oltrepassò il tà e luoghi tanto del ducato di Roma
Tevere, o che que'duchi dilatassero lo>- i che comprendeva la Toscana de'Romani,
ro confini di giurisdizione fino alle città quanto della Tusciae Longobardoruntf
mentovale, Già notai col Falteschi nel voi. esplicitamente nominandosi Fiterbium^
LXXVIII, p. 286, non potersi in modo yi/ar<am,7t<ycrt«eam,oraToscanella,ec.;
alcuno dubitare, che Viterbo colle altre r impei*alore Ottone I col diploma del
città ricordate, e ta stessa Tosca nia non ^62, dichiarando altrettanto ; cosi s. En-
fosse compresa a'tempi Carolini nel du- rico li col diploma imperiale deltoi4i
cato romano, e che con piena sovranità oltre altri, come troviamo negli storici
non comandasse in esse il Papa, ponen- viterbesi. Il Sarzana riporta, che Ottone
dovi a suo piacimentù duchi 6 conti per III in un diploma del 999 chiama Viter-
amministrare la giustizia a que' popoli. bo col titolo di crltà,così Papa Benedetto
Piti oltre ancora stendevasi il dominio Vili nel I o1 3, e cosi in un diploma del-
del Papa nella Toscana de' Longobardi, l'imperatore Corrado II del 1027. Qui
V ìt VIT 289
occorre un fugacissimo cenno relrospet- in processo di tempo, sovente fu smem-
lUo per venire a parlare della famosa
,
brata o per investiture de' l'api, o dalle
donazione della gran Contessa e marche- occupazioni de'prepotenti imperatori e re
sana di Toscana /l/rt//We," ricordando il d'Italia.in tempi cosi torbidi,barbariebel
ragionalo nel voi. LXXVIII, p. io3 e licosi; laonde in diverse sue parli trovan-
seg., p. 287, ed articoli relativi a quello si averle signoreggiate i marchesi e du-
della Sovranità della s. Sede. La Tosca- chi di Toscana, e per eredità pervennero
n^zne'lerapi longobardi si divise in 3 par- nell'ampio patrimonio di Matilde, gover-
li : Tuscia Regni o Regale, Tuscia Ro- nandole da sovrana. Nooavendoella suc-
wanorum, Tuscia Longohardorutn. La cessione, e temendole prepotenze dell'ini-
Tuscia Regni fornaavasi de' ducati di quoEnricolVrediGermaniaesuoparen-
Lucca, di Firenze di Chiusi, fors'anco
^ te ; costantemente divotissìma alla s. Se-
di Pisa, almeno per fare in essa talvolta de,ed ammiratricedelmagnanimoegran-
residenza i duchi amovibili e perciò gover- de s. Gregorio AV/(/^'.),nel suo memora'
natori : osservava le leggi longobarde, fa- bile pontificato volle ampliarne il princi-
ceva parte del regno longobardo, ed era pato con restituzioni e ampliazio-
civile
to diRoma, signoreggiato dal Papa. La suoi stati tanto posseduti quanto da pos •
le, insieme ad altri vasti dominii, la mar- Matilde, diGganni a'24 luglior i 5, fre- i
chesana e gran contessa Matilde, eroina giata da' Papi de'titoli di figlia predilet-
di 8. Cliiesa, e suo fortissimo propugna- ta di s. Pietro, di generale di s. Chiesa,
colo. Dopoché Toscana de'Jongobardi
la di Vicaria d'Italia ec.Urbano FUI
:
fu data in sovranità alla Chiesa romana, dalla badia di s. Polirone presso ManlO'
VOL. cu.
'9
290 V I T V 1 T ''^i
vij, oe fece Iraspoiiaie le ossa nella ba- lo VI, venne ricostruita in circuito più
gli slati e cittì), donali o restituiti dalla la gran contessa Matilde, la quale aven-
gian douna alla s. Sede, gl'imperatori do sposalo Goffredo II il Giovane duca
e altri principi, tanta niutiifìcenza fu pe' di Lorena, detto il Golho, costui si rese
Papi sorgente di frequenti turbolenze, di dispotico signore di Toscana, dominio e*
j
Pasquale 11 di Bieda, volle che della To- cina a Roma, di cui comprendeva una
scana pontifìcia fosse metropoli Viter- porzione , insieme a Civitavecchia. Egli
bOj e d'allora in poi la provincia fu con autorità piuttosto principale che su-
chiamata Patrimonio di s. Pietro, essen- bordinala, imponeva dazi, faceva leve per
done riscontro Tii'Crizione monumentale l'armata, onde aiutare il perfido Enrico
esistente nel palazzo municipale. Nel luo- IV nemico acerrimo de'Papi e di s. Ghie,
go citato, col Davanzali, dissi che il pa- sa, senz'afTatlo intendersela con s. Grego-
trimonio derivato da Matilde alla Tosca- rio VII che n'era il sovrano legittimo,
}, al
al_
te della Toscana pontifìcia pervenne nel- presso la piissima contessa Matilde, la qua-
la signoria di Matilde, mg."^ Anoovazzi le in questa occasione, come padrona di
nella iSVor/V; di Civitavecchia. Dopo aver due grandi stati la Liguria e l'Elruria
narrato, come questa città e paese ma- (anzi gli scrittori contemporanei la qua-
liltimo per ispontanea dedizione si assog- lificano Comilissa Liguriae et Tusciae,
gettò al dominio temporale di Grego- s. Domina lotiiis Tinciae et Loinhardiae),
rio II e della s. Sede, riconosciuto da Pi- scorgendosi senza prole e avanzata in età,
pino, Carlo Magno e altri imperatori ne' prese il nobile esempio di vari sovrani che
loro diplomi, raccontacome allatto la di- la precedettero, come di Costantino 1, di
reir85o per ricovero del popolo, il quale suoi parenti, lasciare in perpetuo all' al-
neirSSg volle fare ritorno all'antica pa- tare di s. Pietro e alla Chiesa Romana
tria, e col favore di Papa Stefano V del- que' beni eh' ella atfea di qua e di là dtt'
V I T VIT agt
monti. Manifeslò a s. Gregorio VII la sua fice Gregorio VII nel palazro Lateranen-
disposizione testaineiitaiia, la quale dal se, entro la cappella di s. Croce, presen-
successore di Pietro venne accettala, on- ti moltissimi nobili e signori romani, di
de loslo l'atto si rogò in (orma legale. Es- bel nuovo intendo donare siccome dono
'
seiidosi poi smarrito nelle burrascose vi- alla stessa Routana Chiesa lutti mede- i
da, acquistò esso Patrimonio una più re- provincia del Patrimonio di s. Pietio.
golare demarcazione nella provincia che Quanto però a Civitavecchia e suo por-
«e porta il nome). Giace in questo patri- lo sembra che Matilde la restituisse al
,
morea pubblicamente
clic esisteva intera re della nobile famiglia de Ponte. Kei
uell' antica l^asilica Vaticana ed ora ii , 979 insorta discordia in Cliiusi, i princi-
frammento nelle Grotte Vaticane, offren- pali d' una delle fazioni di quella città
dosi pure supplito nella sua integrità. Da discacciati, vennero a stabilirsi nella prò*
questo monumento prezioso si trae, ciie vincia. Crescenzio Nomenlano console e
ia !
."
donazione fu fatta a s. Gregorio VII tiranno di Roma, di questa e della pro-
nel Laterano, la 2.* al sauto legato car- vincia s'impadrom nei pontificato di Gio-
dinal liberti anno Mcii, die xv kal. de- vanni XVdetto XVI, il quale foggi nel-
cembris, onde si può stabilire la contra- la Toscana Regale verso il 991 e ricor-
stata data, 17 novembre i 102. Nel testo se a Ottone III imperatore. Calato que-
poi ilDionisi, Sacrarum Valicanac Ba- sto in Italia nel996, costrinse Crescen-
silicae Cryplaruni Monumenta, a p. 89, zio al Papa, al quale nello
ad umiliarsi
eruditamente ne ragiona, parimente col stesso anno successe Gregorio
/"'.
Ma ap-
frammento supplito, e col novero di mol- pena Ottone III parti da Roma, l'ambi-
ti de'dominii donati o restituiti alla s. Se- zioso Crescenzio nel 997 lo costrinse ad
de, Unitamente all'epitaffio da Urbano abbandonar la città , e nuovamente se
Vili posto al suo sepolcro. Già il Bor- n'ioipadronicon questa provincia, facen-
gia, Memorie di Benevento, t. 2, p. 76 do eleggere in antipapa Giovanni XVII.
e seg., descrivendo ia munificenza della Accorso in Roma nel 998 Ottone III, fe-
cende di sua donazione in buona parte truso che ne morì. Nel 102 3 saraceni, i
pata o ricevuta da'Papi in investitura con vincia ; la quale nelioSo fu pure fune-
annuo censo; avea pubblicato l'esatto di- stata dalla furia degl'invasori normanni.
segno del marmoreo frammento suppli- In queste due epoche molti abitanti si ri-
to,perfÌ2ltamentecorrisponden tea Ilo stru- fugiarono altrove, e nella 2." nell' isole
mento di donazione. Stabilito il sovrano Bisenlina e Mariana, rendendole abitate.
dommiu de' Papi e della s. Clùesa sopra Mostrandosi contrari i viterbesi al Papa
Viterbo e la provincia del Patrimonio di Nicolò li, le sue truppe, unite a quelle
8. Pietro, passo a registrare i principali di Roberto Guiscardo signore di Capua,
avvenimenti della città e della provincia, nel io59 bruciarono il loro Castel Leone.
dovendosi però tener presenti i paragrafi Essi però nel io65 acquistarono colle ar-
uè' quali di niolle cose già trattai , delle mi l'isola Martaua. La città perde quin-
precipue delle quali appena farò ricordo, di la svia libertà, perchè il suo cittadino
e altrettanto dicasi della città. Riccardo di Vico Prefetto di Roma, nel
Da'tempi longobardi, all'epoca in cui 1080 usurpò il dominio di Viterbo, ed
cominciò il reggimento comunale, scarse il Bussi nella cronologia de' governatori
sonole notizie. In Viterbo, come già dissi, di Viterbo, lo dice viterbese e tiranno,
compariscono i consoli nella metà del se- registrando dopo di lui nel 1084 per po-
colo X, nel qual tempo erasi stabilita la destà Ubaldo de Mucello. Quando Ric-
famiglia di Vico, della cui discendenza e cardo s'impadronì della patria, pare che
principali azioni parlai dicendo degli il- fosse coadiuvalo da'iomaoi,i quali volen-
lustri viterbesi, e Valerio fu console fra dosi impadronire del castello d'Ercole e
gli anni 95 le 955. Quando nel 962 l'ira- (juiiidi di Viterbo, con poderoso esercito
I
V T I V I T 293
l'assediarono ; ma non poleiulolo espu fedeli a s. Chiesa, contro i rommi parti-
bricarono la Basila o fortezza già discor- tato da quel principe, e poi dal suo figlio
sa, ov'è la chiesa di s. Sisto. Continuan- Enrico V, per V Investiture Ecclesiasti-
do i viterbesi ad esser travagliati da'ro- che {f^^ .). Nel I I 8 gli successe Gelasio
I
mani, nel io84 chiamarono in soccorso II, il quale fece ristorare le mura di Vi-
gli aretini e i tivolesi loro confederati, e terbo, da porta s. Matteo a porta s. Lu-
riuscì brodi suidare i romani dalla Ba- cia, e da questa fino a quella di Faule.
stia. Dopo la loro partenza, tosto reca- Neil 12^ era governatore di Viterbo o
ronsi a stabilirsi in Viterbo -molti rag- della provincia, Riccardo Acqua viva na-
guardevoli lombardi, e sembra che vi ri- poletano. Nell'elezione d' Innocenzo li
manessero non pochi aretini e tivolesi, se- insorse l'antipapa Anacleto lI,ondeil Pa-
condo il Sarzana. I viterbesi espulsero pa non potendo resistere al suo partito
quindi dal la città Riccardo di Vico, e for- passò in Francia. Animato da zelo catto-
se allora elessero il podestà rammentato. lico Lotario II re di Germania, si olTii al
coati dell'Anguillara, uniti co' Prefette- trasferì a Benevento, ov'era andato l'im-
Viterbo (ossia
fichi di di Vico così co- i peratore. Nello slesso 1 187 restato a Vi-
gnominati per esser di frequente investiti terbo infermo Gerardo fratello di s. Ber-
106, passò a Farfa a farsi consagrare e de'vescovi vide sulla sua testa una h
coronare, quindi a Viterbo nel principio ga striscia di lucesomiglianle ad un n
di marzo (o meglio aprile, poichèa'c) era gio di Sole, pel quale ascendevano e
a Civita Castellana, che il Novoes disse scendevano due candide colombe pn ;
Città di Castello) con tutta la corte e cu- digio<o awenimejito, che confermò i
ria, ove non molto dopo all'altre sue af- scovi armeni nella presa risoluzione di
flizioni si aggiunse la trista nuova dell'e- riunirsi alla Chiesa romana. Il i^apa si
nel Bosio, Dell' Istoria della s. Religio- volta in siffatti ingressi, coll'incontro de-
ne et Militia dis. Giovanni Gerosolimi- gli ebrei, jìortanle'i in htimeris snis le-'
tanOy a p. i65j e nelle Notizie storiche geni lìlosaicani. Non andò guari, che p
sulla città e sede episcopale di Edessa, gli arnaldisti capiselta de' nemici fur
pubblicale nel iBSy da mg/ Angiarakian si delle Bendile ecclesiastiche (f^.) e ó
ora arcivescovo armeno di Tokat o Neo- la sovranità papale, per nuovo bollo
cesarea, di cui anche nel voi. XCVIll, p. Eugenio ili nel i46 i ripartì da Romi
12), fatta da' saraceni con grandissima andò a Sulri, ed a'24 luglio a Vilerl:
strage de'crislìani. Nel stìo soggiorno, Eu- Non cessando gli arnaldisti romani di
genio III molte cose operò in Viterbo, e perseguitarlo, con podeioso esercito si
fra le funzioni pontificali, l'S maggio con- recarono ad assediar la città, nella quale
sagrò la chiesa di s. Angelo, come già no- il Papa non credendosi più sicuro, arida
tai parlandone più sopra; e vi fece lai.' a Siena servito e scortato da truppe vi
sua promozione di cardinali, che furono lerbesi , e per Pisa viaggiò in Foranei
Bernardo canonico regolare, Giordano nel I 1
47. Eletto Adriano If^ a'3 dice
Orsini, e Pvolando Bandinclli poi glo- brei I
54, pochi giorni dopo gli ariiald
rioso Alessandro HI, il 2.° de'quali il sti sollevarono il popolo a tumulto
Bussi lo dice diacono de'ss. Cosma e Da- Papa sottopose all'interdetto l'alma cilli
miano, e forse passò al titolo di s. Susan- ed a sottrarsi dalle loro insidie, colla cor
na, morto nell'istesso anno in Viterbo e te e curia venne a Viterbo. Quivi nel
sepolto nella cappella di s. Bernardino I 1 55 avendo sapulo che con grosso eser-
della chiesa di s. Francesco de'conven- cito marciava dalla Toscana verso Romala
V I T V T 29~
nazione, e la consegna al prefetto di Ro- a Ceprnno, inclusivamente a Terracina
ina, per castigarlo, dell'eresiarca Arnal- ed Anagni, che tratta ampiamente il
di
ili lui. I legati trovarono Federico I a s. p. i4o» oon senza avvertire, che sebbene
te, che per natura. Intanto Federico I a suo tempo lo stato di s. Chiesa; cioè la
recatosi coll'esercito presso Viterbo, ra- Campagna di Roma, che oltre l'Agro Ro-
tilicò a'Iegati i patti stabiliti a s. Quiri- mano conteneva le provincie di Maritti-
co, h-a' quali eh' egli dovesse portarsi a ma e Campagna, il ducato di Castro, l'Or-
Suln, ed Papa a Nepi j donde poi in- vietano, la Sabina, e il Patrinioaio, aìì^
contrandosi ambedue nel Campo Gras- quale sola provincia nel secolo XIV ri-
so dell' agro Sutrino, di làunitamente mase nome. Noterò, che nella Re-
l'antico
sarebbero passati in Roma, conforme se- lazione della Corte di Roma delijj^^
guì ; ma dopo aver Federico I, non sen- si noverano XIII provincie, olti'e .Avigno-
ambedue furono costretti tornare in Vi- prese con valore: ma d'allora iu poi, s^
terbo, e quivi rimastovi 1' antipapa, sot- condo il Bussi, cominciò la sua decade!
to la custodia di molle truppe. Federico za, per la perdita che fece della sua at
I passò sollecitamente in Lombardia col- lichissima libertà, nel senso cioè spiegii!
J'esercilo decimato dalla peste. Pasquale lo nel voi. LXVII, p. 3ii. Impercioc^
HI nel soggiorno di Viterbo vi esegui o- che vieppiù inasprendosi la persecuzione
gni ecclesiastica funzione, trattandosi da del fiero Federico I contro la Chiesa e il
Papa, fincliè nel i 168 (il Cussi dice nel suo legittimo capo Alessandro HI, soste.
ific)) a' 20 settembre mori in Roma di
I nendo coli' armi anche l'intruso Calisto
fetente canchero. Essendosi rollo il col- IH, considerando viterbesi essere impo-
i
ro pari. Intanto, passando Ira'vilerbesi e concesse alla città per insegna il parlato
Ferento ottima corrisponden-
le genti di imperiai vessillo, e le donò ancora que'
za, avvenne nel 69 che ferenlani guer-
1 1 i castelli che a'Ioro luoghi di sopra nomi-
regginndo co'nepesini, richiesero viter- i nai, cioè Monte Monistero, Alteto, s. Gio-
besi di unirsi a loro. Questi subilo ade- venale, s. Arcangelo, Luni, Bisenzo, Muz
rirono, ed a tal effetto le loro squadre si zano, Piauzano, Lupardi, Vignanello. Nel
recarono a'prossimi monti Ciraini, per at- 1 170 trovasi podestà di Viterbo il conio
tendere l'esercito fcrentano, e marciare Ildebrandino viterbese, ^fon contenti i
gno di vittoria portarono seco le portedel- IH, poco fidandosi de'romani, a maggior
la chiesa di s, Pietro di Corneto, che col- sua sicurezza stimò recarsi in Viterbo,sot-
locarono in Viterbo avanti la chiesa di lo la difesa del vicario Cristiano ivi resi-
s. Silvestro, poi detta del Gesù. Venuti dente. Egli dunque procedette in Viter-
poi i viterbesi a battaglia cogli orvietani, bo da Papa, e vedendo viterbesi incli- i
presso il castello di Massuccio, tanti fu> nati al suo partito, si studiò di maggior-
lono prigionieri
i fatti da'viterbesi che ne mente affezionarli con esenzione d'alcune
riempirono tutto il caslel Fiorentino, fin- gabelle, e con molte altre grazie e benefi-
ché li lasciarono liberi contentandosi d'un zi. Egli vi dimorò sino ah 177, proceden-
tenue riscatto. Dopo tali guerre, viter- i dovi da uomo lubrico, e tale che il Core-
besi neh 171 tornarono nel territorio di tini credette meglio passare sotto silenzio
Ferente, e tanto lo danneggiarono, che le sue biasimevoli operazioni. In detto an-
avviliti i ferentesi giurarono loro vassal- no fattasi in Venezia la pace tra Ales-
foggio. Non andò guari, che ribellatisi, i sandro HI e Federico I, ed incamminan-
viterbesi ripresero con piìli ardore e sde- dosi il Papa verso Roma, l'antipapa mos-
gno la guerra. Ostinati i ferentesi nell'e- so da pentimento o da necessità, si riti-
le e spirituale del Vicario di Cristo. Per Bussi a'26 agosto, ma per Civita Castel-
queste lettere, e pel malcontento de' vi- lana, cessando di vivere a'3o agosto I 181:
terbesi, sì dell'imperatore e SI dell'an- il corpo fu trasportato a Roma, come ri-
tipapa, e confidando nelle proprie forze petei nel voi. XCVII, a p. i J o. Il succes-
e ne' soccorsi che si procurarono, insor- sore Lucio HI, eletto in f^elLtri (F.), vi
sero armati, debellando \\ presidio im- restò; e ne'primi del 184 passò a Roma,
i
periale, e sottraendosi così dalla sogge- donde a cagione de'faziosi romani parli
2()8 V I T V I T
per Viterbo , e quindi nndò a Verona besl l'impedirono, e nel 1 1
89 totalmente
\
\y E fuor tli <-lul)hio, comesi espritue distrussero, mentre era loro podestà Oj
il Bussi, che nel Ii85 i viterbesi erano razio de Branca da (iubbio. Tanto riJ
tornati sotto tlominiodi Federico I,il
il porta il Bussi. !\Iorlo Federico I nel ooJ i i
che si ricava dalle guerre che per lui fe- gli successe il figlio Enrico VI, che ael
cero, collegati col popolo di To«cniiella seguente si recò a Pioma, ove lo coronj
e di Corneto, contro le milizie d'Orvieto Celestino Ifl a' 5 aprile. Nel passare da
1
Cit|)iliMiate da Pepo Farnese, il quale dan- Viterbo gli concesse privilegi, fra'quali il
neggiando Toscanella, collegati temen-
i notalo parlando di porla Sonza,e lo pr*
do ciascuno per sé medesimo, condisce- va il Bussi, perchè altri l'attribuirono ad
sero alla pace proposta loro dal legato Enrico IV in tempo del quale fu aperta]
del Papa. Nel i i 86 era podestà di Viter- altri ad Enrico figlio di Federico II. Nei
terbo pugnarono con tanto valoie, che landò della sovranità pontificia sulla citi
sbaragliarono i nemici e li costrinsero a tà e provincia. NeliigS s'impadroni
precipitosa fuga. Seguirono altri combat- Viterbo Pietro di Vico prefetto di Re
limeulia Cerqueto, colla peggio de'roma- ma; ma portatosi Celestino III in Orvie
tli; e poi nel pian diSulri, in cui resta- lo, e avendo adunato un forte esercito
rono molti prigionieri d'ambe le parti, i to>to l'inviò ad assediar la città, ed avet
quali si restituirono col pacificarsi. La dola espugnHta, ne fu caccialo il tiranne
concordia tosto fu rotta, poiché neh 188 Allora il Papa si recò in Viterbo, e vi fJ
i romanr marciando sul castello d'Orchia, incontrato e ricevuto dal clero e popoli
per toglierlo a'viterbesi, questi accorsi a trionfalmente. Nello slesso i 193 , ignol
tedeschi s'impadronirono di CìkIcI s. An- cheiò in corsivo. Rileva il Bussi, che i ni*
gelo e l)iuciarono il castello di Monte i\lo- mani più d'ogni altro popolo, ne' passati
lità col pagamento di loco libbre d'ar- rono d'averli attaccali. Neh 199 roma- i
gento. Viterbo ebbe a podestà, neh 194 ni si recarono ad assediar Vileibo, ac«
Pietro di Polo, e nel i 197 Raniero Pe- campandosi a Risieri. I viterbesi corag-
poni. Mostratisi in ogni tempo viterbe- i giosi furono sopra loro, e coml^atleronli
si (ieri co'Ioro nemici, ed amorevoli e ge- a pie* ed a cavallo a ponte dell' Ogiio e
nerosi cogli amici, essendo nei r 197 io alla Sala, essendo durata la pugna dal
buona armonia cogli orvietani, e porta- noezzodì alla sera, colla morte de'celebri
tisi con essi all'assedio d' Acquapenden- comandanti romani Rinaldo del Verna e
te, non senza gran fatica se ne resero pa- Ventura, per cui nemici partirono nel- i
ro parte agli orvietani, certo per conve- romani si prepararono a più fiera guer-
nuta convenzione. Precisamente così nar- ra, e con poderoso esercito nel seguente
ra d Bussi. 1200 marciarono su Viterbo, a danno
Weli 198 rallegrò Viterbo di sua pre- del quale avendo primamente scaricati
senza il gran Papa Innocenzo ///, <;on (abbattuti, devastati o rovinati, certo e-
i4 cardinali, ricevuto dal vescovo di Vi- spugnali) i suoi castelli Garofolo, Alma-
terbo e Toscanella cardinal Giovanni, e diano e Salci, si accamparono poi presso
nel i.°dicembre consagrò la chiesa di s. il castello di I^etrignano , colia mira di
Marco, come già notai pailandone, ri- quindi attaccare la città. Il che preveden-
tornando a Roma a celebrarvi il s. Na- dosi da'viterbesi e conoscendo le loro for-
tale. Prima di recarsi a Viterbo, già \\ ze inferiori, con inganno e stratagemma
Papa con sua bplla.pe] pentimento e sod- coprirono la gran cava di Gorgo con isler-
disfazioni date da Filippo di Svevia, per pì, foglie ed erbe, riducendola a spaziosa
l'accennala in vasionedella provincia, l'as- e bella piantira, in apparenza; di più al-
solse dalla sentenza di scomunica, lo pa- lagarono in modo i circostanti orli , da
rò credo, che forse l'invasione ebbe luo- rendere il terreno oltremodo molle e fan-
go non all'epoca assegnala dal Bussi, ma goso. Nulla avendo penetrato romani, i
dopo la morte del fratello Enrico VI av- con furia marciaronoconlro Viterbo, col-
venuta neh 197, avendolo già eletto nel la cuvalleria e fanteria; mentre 1 viterbe-
I igìi duca di Toscana; e ciò per preten- si chiuse tutte le porle urbane, riuniro-
dere all'impero contro Ottone di Brun- no le loro poche forze alla sola porta dei
swick protetto dalla s, ^t\\t, sebbene fos- piano di Scartano, e riempirono d'acqua
se tutore del nipote Federico II, onde fu- tulle le fosse delle mura. Movendosi dun-
rono sconvolte da guerre G er mania {^f.) que i romani con impeto all'assalto della
e Italia, inoltre neh 198 trovo legati dei città, giunti al falso piano, sfondatosi pei
Patrimonio di s. Pietro cardinali Masca 1 grave peso, vi precipitarono dentro e ne
e Pietro di s. Pietro in Vincoli; e neh 199 rimasero morti più di 1000. Gh altri poi
legato il cardinal Ottaviano Conti vesco- incedendo pegli orti, massime cavalli, i
l'Olio i rormni intrigati nel fango, e aiu- chìa, onde alcuni la dissero porta di
tati cla'inoltissimi viterbeiii sopraggiunli, voli; né tacqui l'opinione, che tali spo-
poterono uccidere piìi di looo romani, glie furono conseguenza della guerra per
f;li altri di essi rifugiandosi alle loro ^torchiano e che Innocenzo III paci-
,
tende, n Bussi, che ciò racconta, non ta- ficando i romani co'viterbesi nel 1200,
ce chealtri voglionosegnito l'avvenimen questi ultimi siobbligarono di restituire
lo non nel i^oo, ma molti anni dopo, alla basilica Vaticana le sue porte di
nell'anniversario della morte di s. Do- bronzo e gli atlanti d'egual metallo che
menico, avendolo alcune pie persone ve- sostenevano pili dell'acquasanta, nello
i
duto in aria apparire a favore de' viter- stesso tempio, da loro tolti fin da'tempi
besi (ed ecco perchè nel voi. XIII, p. 72, di Federico I scismatico sostenitore de-
dissi l'accaduto nel pontificato d'Onorio gli antipapi. Il prof. Orioli nel Giornale
111, almeno il trionfo posteriore de'ro- Arcadico, i.i^j, p. 200, offre quest'ar-
inani, attenuato dagli scrittori viterbesi); ticolo Forniola del giuranicnlo che a*
:
però riportarlo co' cronisti a tale anno. Romani prestar doveano i Fiterbesi.
Non è a dire lo sdegno e l'ira de' roma- Pergamena della Comunità mutilata in
ni per Io strano e terribile modo usato principio, segnata in testa, 1 200, ciò che
da* viterbesi, per cui inviarono messi a sembra indicare che si riferisca a que-
Pioma per l'aiuto di molte squadre onde st'anno. Esibita la formola , dalla quale
vendicarsi. Ma i viterbesi, conoscendo non si trae , salva la fedeltà al Papa e alla
poter sostenere una tal guerra, che dive- Chiesa Romana, che i viterbesi giuraro-
niva accanita, trattarono la pace , e fra no al senato e popolo romano, non in-
i romani la collocarono sul Campidoglio, 1236 che reciterò a tale anno. Ancorché
e finché non fu rifusa nel i8o3, come l'accennata guerra debba ritardarsi, nar-
maggiore, servì col suono ad annunziare ra Bussi, certo avvenne quella pel castel-
i principali avvenimenti, che enumerai, lo di V^itorchiano, il quale bramavano
come la morte ed elezione del Papa,il car- tanto romani, per essersi loro ribellato,
i
nevale ec. ; che la catena e le chiavi i ro- quando i viterbesi di ricuperare, perché
mani appesero all'arco di Gallieno detto di questi probabilmente lo era innanzi
di s. Vito, le chiavi vi penderono sino al- d'esser slato loro donato da Federico I.
rimase sino al 1825, confutando quegli no, fecero sfilare le loro squadre a quel-
scrittori che pretesero esser la catena e le la volta, ma viterbesi ne impedirono il
i
Y IT V IT 3o
che se non riuscivano di conquistarlo, ne ro. Viterclanofudunqueamroessaa pre-
aTi'ebbero lasciato ud essi l'espugnazione. stare il giuramento difede, romani pro- i
punizione de' viterbesi. I vitorcliianesi, co- tra parte si fecero apparecchi, i romani
me indicai nel loro paragrafo, sostengo- per r assalto, Viterbo per una gagliarda
no d' avere appartenuto ah antiquo ai resistenza, a cui dovea ben anco dar ma-
senato e popolo romano, e non in conse- no un accordo stretto da essa colla lega
guenza delle guerre di cui appena vado toscana. Preparandosi quesl 'ultima a
a far cenno, per averle già descritte col mandare di grossi rinforzi, romani tbal- i
Bussi stesso, col c\\.Yi\xi{tv , Storia di Pa- danzirono tosto, e rivolto fio dal princi-
pa Innocenzo III, all'anno 1200. 1 viter- pio il loro scontento contro di loro che
besi tenevano assediato Yiterclano, ne ac> gli avevano s\ mal consigliati, invece di
cordar volevano a'suoi abitanti altra con- porsi in discordia col Papa, cercarono an-
dizione oltre quella di potersene andar zi l'assistenza sua. Non poteva egli esser
liberi co'ioro beni, purché rendessero la propizio a'viterbesi, che aveano mandato
città, che doveva esser adeguala al suo- aiuti a Narni quand'essa ribellossi contro
lo. In questo duro frangente viterclanesi i di lui, e invano gli avea più volte ammo-
prima offersero a'romani di sottometter si niti a non molestar Viterclano; che s'egli
ad essi e prestar loro giuramento di fe- avesse voluto usare dell'autorità sua per
deltà se veramente gli aiutassero con- usurparsi diritti altrui, gli sarebbe stato
i
darono, armiamoci e accorriamo in suo to, dicendo che s'eglino non li soccorrean
aiuto! Se il Papa non vuol cougiunger- tosto di vettovaglie non potrebbon piìi a
si co'cittadini di Roma, questi rivolgeran- lungo tenere. Su di che il senatore Pan-
no armi contro di lui] s'egli con loro
le dolfo della Suburra uscì di Roma verso
si congiuuge, Viterbo è perduta per lui".
io scorcio dell'anno, e piantato il suo pa-
lo tutti i casi essi tenevano la guerra per diglione dinanzi alla città, invitò gli abi-
iuevilabile, e unto oieglio «illora per lo- tanti e gli alili delie vicine città amiche
3oi V I T V I T
ti seguirlo; aia ben pochi furono quelli slessa in Viterbo, « nella mattina seguei
theb'ariesero a quest'iu*ito. Vileiboap- le, com'era uso, tolsero lacatena di p
puiecdiiavasi iiitunlo a vigorosa difesa, ta Salsiccia, che [toserò all'arco di s. V
e per l'intervento del conte lldebrandino to, e la campana comune, e la
del coli
ila lei elettosi a suo podestà, otteneva d'a- curono iu Campidoglio ad eterna rico
vere al .suo soldo gli amici di questo cuu danza di questa vittoria. Piilornato a Uo
molte lance e archibusieri (ma quest'ar- n)a il senatore, Gio. Fier Leone e pare
me vuoisi introdotta assai più tardi. Se- chi altri si presentarono al l*apa per
condo il Piambelli, Schiopeltieri si trova- stimoniargli la loro riverenza e ringr
IH) nel
l
secolo XV. Ed
Olivini, tìe\Vav\.\co\o Arcìiibiigio e
il Dizionario del-
Ar-
ziarlo degli aiuti prestati
sione questi
;
perturbatori dichiararono
e in tale oc i
chiùtigieri, lo dice Tarme da fuoco porta- pubblicameute, che in avvenire non a-
tile più antica, e la voce è composta da vrebbero più tramato contro di lui, ma
firco e biiso : l'apertura per la quale il non cessarono per(juestodalle segrete lo*
tonsentì a prestar! eoo lire^ le quali pò- tei condotta de'3 loro valo-
besi sotto la
sero il senatore in condizione di piovve- rosi capitani Giovanni Cocco,Pietro For-
lier di viveri \iterclano e di gettare au- leguerra e Pietro di Polo, si azzuffaro*
che un rinforzo di gente nelle sue mura, no colle squadre nemiche presso Montai-
1 mossero contro
viterbesi romani, e i to, ove con sanguinosa strage le ruppe-
il 6 gennaio
datasi la battaglia 20 1, nel- i ro, coiiducendo a Viterbo considerevole
l'ora appunto che il Papa, dopo aver so- numero di prigioni, col riscatto de'quali
allesa la sollevazione, che nel 2o5 lulla 1 essendo eseguiti, Innocenzo Ut fece de-
la nobiltà mosse non meno contro con- i inolir le case che aveano ricettato pa- i
scli, che contro il popolo, ancorché subi- tarini, e fatto congregare il clero e po-
to gli ""' e gli altri fosseio pacificati dal polo, gli fece leggere (jucl severo slalu-
giudice del comune, pure da tali piccoli to che riporta il Baluzio, De gestis Iti-
semi deiivaroiio nella cillà odii spaven- nocentii III. lo Viterbo approvò l'oidi-
tevoli, dissensioni e guerre civili, che per ne della ss. Trinità della redenzione de-
diversi secolinon riuscirono a sradicare gli schiavi, conbolla de' 1 8 giugno prese ;
1206 le cose non s'inasprirono, ciò prò- siero di s. Angelo di Monte Fogliano, e
venne dalla presenza d'Innocenzo 111, ve- gli accoidò privilegi, con bolla de'27 gin-
nulo aVileibo, il quale era riuscito a ricu- gno sotloscrilla da lui e da 3 cardinali,
1
perare la piena sovranità del Patrimonio ivi alla sua presenza convocò tutti i ve-
di s. Pietro. Per la 3." velia tornò a Vi- scovi, abbati, conti, baroni, podestà e con-
teibo reli207, traltenendovisi nell'està- soli di tutte le città della Toscana pon-
te e nell'autunno, non senza aver visita- tiljcia, del ducnlo di Spoleto e della INIar-
lo ancoia s. Martino, Munte Fiascone ,
ca, fino a Roma, del dominio della s. Se-
7 oscanel la, Coi velo ìli cui abitò nel pa- de, voleiuio che da tulli i laici fosse giu«
lazzo da lui fabbricato presso la chiesa rata fedeltà alla niedesiina. In altro gior-
di s. Kicola, eSutii a consagrarne la cat no il Papa udì le querele e le domande
ledrale. ISel soggiorno di Viteibo, prima di ciascuno; nel 3.° promulgò alcune or-
sua cura fu l'eslii pazione dell'eresia de' dinazioni pel mantenimento della giusti-
Pcitariiù (^'.), che non poco avea conta- zia e della pace, giusta il pi estato giuia-
ininala la città, acciò non si poles^e rin- niento. In Viterbo seppela Livonia con-
facciare alla Chiesa romana , che sotto i verlila alla fede cattolica. Pacificò i 00-
suoi occhi e nel suo proprio Patrimonio bili maggiori e minori di Todi. E fece
tollerasse tanta pravità , altrimenti nel restiluiredal comune di Faenza alla clue-
liprender altri avreljbe potuto sentirsi sa di Ravenna castelli di Luco Areolo
i
dire: Mtclice, cura ttipsuin. Infestando e di s. Potilo. Indi il Papa passò a visi-
I
reno innanzi il »uo arrivo. Esso poi con- tutti a HI di spada a Iradimento. 1 vìler-
^
vocato il vescovo e il clero , ordinò che besi (|ueslo non sospettando, fVancaiueu-
diligentemeiile si cercassero e descrives- te accudirono all' inchiesta; ma appena
I
sero tulli quelli i quali in qualunque mo- accortisi del mal animo de' romani, eoa
,
do aveano ricettalo, favolilo , difeso , e caulelae proolezza fecero ripatriare le lo-
^
creduto a tali eretici, imponendo al pò- 10 squadre. Nello stesso 1208 Innocenzo
i
desia e a' consoli che dovessero cosliin- III fu per la 4-' volta io Viterbo, e vi si
gerii a dar sicurtà giuratoria e pignora- fermò per più giorni con tutta la corte,
I
toria, che mai più avrebbero fatto simili assistendo alla festa celebrata ad onore
; cose, preslando£ji onta ed esalta ubbidieu- delia R. Vergine da una compagnia di
3u4 V i r V 1 r
giovani (Iella della Gioia, sulla piazza di Vecce. Allora l'esercito viterbese non so-
s. Silvestro, con vari giuochi e l'ascensio- lamente cacciò i nemici da Rocca Altia,
ne d' albero molto alto appellato della ma con impeto assalì Monte Fiascone,
Fortuna e vuoisi che abitasse il palaz-
-,
ove nella pugna fugarono le squadre im-
zo degli Alamanni , nelle stanze perciò periali, inseguendo animosi sindentro le
dette del Papa. Indi a'26 settembre partì porte rimperatore,che poscia passò inGer-
per Roma per coronare Ottone IV im- mania ad opporsi al suo competitore. Nel
peratore. Ma
siccome ciò avvenne nel 12 ri Viterbo e nella provincia del
in
1209, a'27 settembre o a'4 ottobre, così Patrimonio fu gran mortalità di gente;
la 4'' andata d' Innocenzo III a Viterbo non ostante i viterbesi si recarono ad as-
meglio è riferirla a tale annOj sebbene il sediar la terra di Tolfa.ese n' impadro-
IjUssì la 208, come dissi nel-
descriva nel t nirono coll'espulsionedi Gezzosuo signo-
l' Piaggio e nella biografia col
articolo re.Nel 121 3 trovo legato del Patrimo-
suo storico Hurter, il quale narra la ul- nio il cardinal Tommaso del Vescovo.
teriori provvidenze per la totale estirpa- Nel giugno per la 5." volta Innocenzo HI
zione della nefanda setta degli eretici pa- venne a Viterbo, da dove esortò la cri-
Viterbo ancora. L' ingrato Ot-
larini in l' impresa della
stianità a soccorrere li-
Orvieto, Viterbo e altre terre della Chie- coloro che reoa vansi alla crociala, e quelli
sa, che a questa avea giurato mantenere che con essi commerciavano; rinnovan-
e difendere; per cui Innocenzo Ili lo sco- do eguali censure contro que'che sommi-
municò, sciolse i di lui sudditi dal giu- nistravano a'saraceni e turchi muniziot
ramento, e nel 12 (2 contribuì alla pro- e qualunque aiuto, equesta sentenza ve
clamazione di Federico lì. Ma quanto a le che si denunziasse in ogni festa nel
Viterbo, il Cussi nega che gli riuscisseim- città marittime. A' 7 i di detto mese il
diflicile l'espugnazione, sfogò la sua col- Bolsena, il quale adunate molte squadre
lera con devastarne il territorio, e col- voleva vendicar l'uccisione del genitore.
l'ioìpadronirsi de'castelli di Rocca Altia La 3. '' colle genti di Bisenzo, ribellate a
e di Mugnano,indi restituendosi a Mon- Viterbo, dandosi ad Orvieto. E la 4-" et»'
to li castello, marciò contro viterbesi, e i di loro con un odio così pertinace e ac-
seguì sanguinosa battaglia, in cui non ri- canito, da rendere indescrivibili le stri
truppe a Muguauo, Velialla e Rocca del danni che ne derivarono: non più si
V IT V I T 3o5
spellarono i liioglii sagri, di sovente pro- lo di Rispampani, gettando in un pozzo
(ìinati dal sangue umano, e colt'uccisione Pietro di Nicola, che n' era signore, forse
,di persone (regni condizione. Mentre era della contraria fazione; tuttavolta non
I
podestà di Viterbo Bovonedi Odone de' morì, egli riuscì fuggire a Toscauella. Ir-
glisuccesse Onorio III, il quale nell'ot- loro emoli, i quali però uccisero Ranieru
tobre 12 17 da Rieti passò a Viterbo, e Gatti, onde i suoi si portarono a Monte
quindi a Roma; ma per le molestie de- Ardito per assediare Rispampani. Ma i
gl'irrequieti romani, poco dopo vi fece romani che guerieggiavano Viterbo per
I
ritorno. Neil 2 18si restituì a Viterbo e Cincelle, aiutarono la fazione de* Cocco,
, vi compose le differenze con Orvieto pe' la quale cacciò con grave danno i Gatte-
confini, dichiarando Celleno giurisdizio- schi. Successero varie zuffe ; Pietro ricu-
. ne di Viterbo. Egli frequentò a vicenda però Rispampani, ed a Nicolò di Cocco fu
questa città, e Orvieto ove canonizzò s. in Viterbo demolita la torre Damiata.Nel
Pietro di l'arerizo martire de'furiosi ere- I 220 era stato fatto legato del Patrimo-
I
tici patarini. Tornando alle fazioni che nio il cardinal Conti-, poi Gregorio IX. I
,
desolaronoVilerbo,esse incrudelirono nel romani nel 1222 con grosso esercito tor-
, 1219. Le famiglie che per le prime si re- nati nel territorio viterbese, dopo averlo
sero fazionarie, furono quelle de' Cocco, davastato, assediarono la Rocca di s. Pie-
[
e de'Gatti detta de'Brettoni, confederate tro di Pietra. Ciò dispiacendo a Onorio
ciascuna ad altre per parentela o amicizia, III, a por freno a queste frequenti guerre
. fra le quali aderì aliai.' la famiglia de'Ti- municipali, e per sostenere l' indipenden-
;
gnosi,alla2.'quelladegliAle5sandrini.Uno za di Viterbo, minacciata sempre da' ro-
di quesl'ultima,Orlando, essendo nel pre- mani, allora poco divoti a' Papi per le bri-
;
cedente anno i.° console, insorse contro ghe delle fazioni, Fece intendere a Federi-
I
di esso e de' suoi colleghi Giovaimi di Coc- co 11, già suo allievo e che avea coronato
J
co, perchè volevano farlo stare a dovere; imperatore, d' aiutare i viterbesi, ed egli
, onde questi postosialla testa di molte squa- mandò un capitano con 2000 uomini a
1
dre, costrinse i consoli a fare altrettanto, cavallo; e questo bastò perchè i romani
e con combattimento soggettarono quel- si ritirassero. Cominciarono allora i viter-
l'ambizioso all'ubbidienza. Fu per questo besiad affezionarsi a Federico II, riguar-
grave incidente, che i Gatteschi aperta- dandolo come l'egida dell'esistenza poli-
mente manifestarono 1' occultato odio tica di loro città e paesi dipendenti, con-
contro de' Cocco, assaltando Giovanni tro le incessanti aggressioni de'romaniche
nella propria casa, ove miseramente fu ne agognavano la sommissione, conside-
trucidato, perciò succedendo moltissime rati ila' viterbesi come loro capitali ne-
uccisioni fra le due
Era pode-
fazioni. mici. Il 1223 non passò senza pugne tra
stà fin dal precedente anno 12 8 Mosca r le fazioni, venendo atterrata a' Gatteschi
di Firenze, quale volendo vigorosa-
il la loro celebre torre Prete presso il mu-
mente estinguere queste prime fiumme ro di s. Antonio. Nel 1 224 il podestà Mo-
intestine, impadronitosi di 6 individui sca volle pacificare Nicolò Cocco co'Gat-
de' Gatteschi ed altrettanti de' Cocco, li ti, e quello co' denari romani .ri- de'
mandò alla propria patria sotto stretta fabbricò la torre Oamiata, e vi pose una
Questo temperamento non eb-
custoilia. lapide colle sigle : S. P. Q. R. per mo-
be buon effetto, poiché nel 1221 Nicolò strare essere sotto la protezione de' roma-
di Cocco, figlio dell'ucciso, e il suo fratel- ni. In detto anno fu fatto podestà Pan-
lo Ranuccio, uniti a Tignoso Tignosi, con dolfo della Suburra romano, già senato-
uioili armati irapadroDirono del castel-
s' re di Roma; a cui successe nel 1 225 Ma-
VCL. e». 20
3oG
labranca
V
Stalli console
Montaltnm, Centumccl
^
logna. In tale anno viterbesi doverono
i las^ Cornclian, Perusiiim^ Urbenn'et.
difendere il loro Homarzo, assalito dagli Tuderlutn, Balneoregium, Vilerhimn
orvietani, aiutati dalla cavalleria roma- Narniani,s. G eminuni ,Struncon. salvis
na e sanese; e calato Federico 1 in Lom- 1 proventihus dileclo filio nobili v>iro P«. il
deva credilo vantando più di 200 sogget- Gallcsinm, salvis proventibus concessi^
ti 4o>ooo abitanti, fra'
cospicui, e circa dileclo Jilio nostro Egidio ss. Cosniae et
quali 18,000 uomini d'arme, come ri- Damiani diacono Card. Sutriiini, et a-
porta il Lanzellolto, mentre della Tuccia lias, quae ipsa Ecclesia Rem. hahel vel
registrò 60,000 anime, compresi fore- i tenti infra terminos praenotatos etc. Dal.
stieri, e circa 20,000 atti alla difesa. Es- Laieran. vi hai. feb. an- ri. Bernardo
sendosi portalo in Roma Giovanni di tesoriere, cap. 207 de acquisii. Terrat
Brienne re crocialo di Geru<;aleinine e Sanclae, t. 7 Rerum Italie, dice che ciò
suocero di Federico dopo la perdita II, avvenne dopo la riconciliazione di Fede-
deIregiioediDamiata, Onorio Illa dar- rico II col re Giovanni. His compositis
gli un trattamento corrispondente al suo Rex in Apnliam reversus est, cui Papa
grado, nel 1226 per sostentaraenlo gli Palrimonii B. Petri curam commisit, et
assegnò sua vita durante le rendite e il go- prò ipsius snmplibus singnlos ejusdcni
verno del tratto di paese che si estende- Patrinioniireditus assegnavil Regiprc
va dalla città di Viterbo sino a Monte falò. Noterò che il re Giovanni diven<
Fiascone, secondo il cronista Riccardo da nel 1229 imperatore latino di Costai
s. Germano, riferito dal. Bussi. Nel tem- iinopoli, e mori nel 1237.
po stesso il Papa comandò a que' popoli Nel gennaio 1227 le fazioni cittadine
di prestare ubbidienza al re come a suo incrudelirono Orlando Alessandrini fu:
ministro, invece il Borgia, col Rinaldi al- in casa ferito nella gola da Nicolò di Coc-
l'anno 227, dice che il Papa per le be-
1 co ;partigiani si batterono nelle pub-
i
nemerenze del re colla Chiesa nella dife- bliche vie, e dalle torri con istromenti da
sa di Terra Santa, e per essere stato spo- guerra vicendevolmente si ferirono e utf|
glialo del rimanente del suo regno da cisero Gatteschi impadronendosi (i||
, i
Federico II, usando della solila munifi- quella di Bartolomeo Panza,ondeil Coc-
cenza pontificia^ per suo sostentamento co si rifugiò a Vitorchiano; ma mentre
gli die' in governo lotum Patrirnoiiiuiii i suoi nemici slavano demolendo la sua
quo hahet Romana Ecclesia a RaiUcofa- torre Damiata,egli ricorse al romano se-
ni iisqiie Roinani, excepla Marchia An- nato, il quale inviòambascialori a'viler-
coni lana, Duca In Spolcli, Reale, ar Sa- besi per impedirlo, poiché i romani la
binìa etc. quavidiu de. nostra, et Eccle- consideravano propria. Risposero viter- i
Cincelle, nel I 27!8 vennero n (Unno de' Monistero. Le continue ostilità de'roma-
viterbesi con grosso esercito. l'rimiera- ni mossero viterbesi ad accostarsi all'im-
i
Monistero, bravamente difeso da Olian- ed ei gli esaudì inviando Imo molle squa-
do Alessandrini onde minacciarono Bar-
;
dre capitanale da Ridolfo Acquaviva, e
barano, e gliahitnntisi sottomisero a van- ciò bastò per alcun tempo a tener in sog-
taggiose condizioni. Quindi i romani si gezione romani. L' anno i23o riuscì
i
balori, e da questi disfatti in- fiera bat- besi nel territorio cornelano, al ponle s.
taglia, colla morte di 3 de'Ioro più rag- Liiardo sbaragliarono i cornetani, ne fe-
vendetta del conquisto di tal castello, fu- r indicato articolo, col Turriozzi, posi ia
riosamente danneggiarono lutti vicini forse le particolarità di questo racconto,
no i
castelli devoli e amici de'romani. Dipoi ripetuto dal Bussi. Nel i23i i viterbesi
i viterbesi imprigionarono e predarono avendo perduto il territorio d' Orte, nel
icornetani; e co'loscanellesi venuti alle ritorno furono all' improvviso assaliti da-
mani nel traversarne il territorio, non gli orlani con grande furia, obbligati a la-
porhi ne uccisero, e altri condussero a sciar il tolto e fuggire precipitosamente
Viterbo. Ma i sulrini eh' erano in lega con vergogna. Nel 1 232 Vitorchiano ri-
co* romani, contro Viterbo, recatisi nel bellatasi a Viterbo si die' a' romani, ed i
suo territorio, presero un gran numero viterbesi corsero ad abbatterla, il che pro-
d'animali ; e quando erano inseguiti da' dusse lunga e fierissima guerra co'roma*
viterbesi, quoti s'imbatterono col sena- ni, i quali tosto rifabbricarono meglio Vi-
tore di Ruma Oddone alla testa di mol- torchiaiio. Narrai nella biografia di Gre-
te Iruppe: allora s'impegnò battaglia, io gnrio IXy con quanto zelo questo Papa si
cui morirono molli viterbesi, e i2 cava- adoperò in dello anno e nel seguente per
lieri furono condotti a Roma, ove resta- impedire 1' eccidio di Viterbo onnina-
rono con molto rigore 5 anni in carcere. mente propostosi da' romani, inviando
I romani vollero quindi del 1229 asse- nel 1233 a Viterbo per legati a Intere
diare caste! Allelo, entro cui trovandosi icardinali Tommasodel inescavo, e Con-
buon numero di soldati viterbesi, fu da ti suo nipote e poi Alessandro IV, per pa-
questi bravamente difeso, ed comune il cificarla con Roma nella pericolosa guer-
di Viterbo ne premiò il valore con varie ra che arileva. Colla loro autorità e in-
considerabili esenzioni, denominandoli dustria, i legati non senza difficoltà pa-
franchi <V Alieto. Non passò molto tem- cificarono ì viterbesi co' romani, i quali
po che. roniani tornarono a devastare il
ì volendo porre a sacco e fuoco la città> a
7 "
3u8 V
dar loro una qualche soddisfazione, do-
velte Vileibo scaricare merli e il pelto-
1 T
i
natore di
\ T
Roma Loca Si velli,
senso del popolo, fatta una legge.che lutti
I
col1
1 coifl
rale della muraglia del piano Scarlano; i luoghi de* dintorni di Roma dovessero
essendo allora veliere della provincia O- pagare un tributo a* romani, per cui il
derico Varco chierico di camera. Questa Papa da Anagni si restilo") a Roma per
pace ebbe breve durata, nel i234 roma- • ammonire e castigare gli autori di tal no-
ni attaccando con nuovo e maggior furore vità lesiva alla sua sovranità, ma fu co- 1,
i viterbesi, li costrinsero a giurar loro fe- stretto ritirarsi a Rieti. Intanto Federico
\
deltà e vassallaggio, e ad unirsi con essi II, già dichiaratosi nemico della
fiero I
contro Gregorio IX, come apparisce dalla Chiesa e della s. Sede, com'era stato la- ;'
bolla colla quale li assolse dal giuramento vo Federico 1, essendosi a lui ribellato il
e tornò a ricevere i viterbesi alia sua di- figlio Enrico, per guadagnarsi 1'
aiuto del
vozione. La bolla è data a Perugia a' 5 Papa si recò a Rieti. Gregorio IX lo per-
marzo i235, e la recita il Bussi. Il prof. suase a unire le sue forze imperiali per
Orioli offre nel Giornale Arcadico,ì.. i
3 combattere i romani e i loro aderenti, fra
plumbeo, la quale spiega il valore del giu- do il Papa indotto l'imperatore a mar
ramento da' viterbesi fatto a' romani. ciare su Viterbo, egli pose 1' assedio al
vassallnginni^sedsola fidelità. haclenns <: zellotto, che essendo tornati i viterbesi nal
praextita sit a vobis, ne super hoc valeat 1235 all'ubbidienza pontificia, sottraen-
diibilari, per vassallo gin ni fideliiafeni dosi dalla soggezione de' romani, questi
intelligi declaramus, tt licei lUmnique espugnato Rispampani, marciarono su
in juramenlo qaod vospraestare prae- Viterbo, e incontrati i tedeschi al pian
cipimns expnniatur, ideo tamen intelli- della Sala li fugarono sino a s. Paolo; ma
gimus repetitiun {noXaV OvìqW: cKeào vo- sopravvenuto Fogliano valorosamente li
glia dire, che la parola vassallaggio si ha ruppe e inseguì sino al ponte della Cavai
da intendere una semplice ripetizione del- con iscambie voli perdile. All'incontro ra
la parolayè<:/e/tó,e niente di più); decer- conta Riccardo da s. Germano, che ro i
ncntes, ut per hoc niliil Ecclesiae sub- mani dopo aver munito Rispampani, cor
trahalia\ et uihiljuris de novoacqnìra sero a devastare il territorio viterbese, sino
tur roinanis, nisiqiiod juranientis prae- alle porte della città. Nel ritirarsi, furono
stilistemporibus felicis recordationis presi in mezzo da' tedeschi e da' viterbesi,,
Jnnocentii (cioè il giuramento parlato al- con gravi perdite, sebbene fecero loroo
l'anno 1200, a tempo d'Innocenzo III), star cara la sorpresa, essendovi periti al
etHonorii{\l\) Ronianorunt Pontificuni cimi nobili tedeschi. Sia comtmque sul
praedecessoruni nostroruni venit acqui- conflitto, certo è che per essere (ornati
situm. Interpreta tio ne veropraedicta co- viterbesi ai dominio della Chiesa, poti
rani Senatore et ronianis pacis mediato- Gregorio IX ricuperare la provincia dd
ribus usisumus. Datum Lateran. v hai. Patrimonio, e nel 235 si portò a Vile 1
juliiy Pontificatus nostri anno fu. Ren- bo. Vi ammise all' udienza gli ambasci
de ragione il Bussi de' torbidi de' romani tori di Federico II, il quale cessando di
contro ilPapa, cagionati dall'aver il s«- simulare avea ordinato a' suoi capitani
1
V 1 T V 1 r 309
ili favorire i romani suoi partigiani, e di- a Pioma, col prelesto d' abboccarsi con
chiarato Fogliano rettore e capitan ge-
il
lui l'imperatore si portò in Viterbo nel
nei-ale della provincia. Gregorio IX parli declinar di marzo, magnificamente allog-
per Terni, e giunto a Perugia, scrisse al giato nel proprio particolare palazzo dal
I
vescovo d'Orte di servirsi del priore di patrio vescovo cardinal RinieroCay^^occi.
':
Gradi per la riconciliazione degli eretici Nella sua dimora colle sue finte astuzie
patariui,i quali nuovamente aveano con- seppe cosi bene lusingare nobili e a un i
i
pa vi tornò, impedito di restituirsi a Roma che si rese assoluto padrone delia città.
dall'inimicitia di Pietro Frangipane, uno Nemico sempre della Chiesa, protettore
de' potenti faziouari imperiali; sebbene i degli eretici e de' scellerati, di questi Fe-
pentiti romani l' avessero pregalo a re- derico 11 riempì Viterbo, e la ridusse a-
carvisi. In Viterbo r 8 novembre coobol- silo dell'eresia, precipuamente de' pala-
I
la scomunicò gli eretici palarìni, catari, rìni, di vizi e d' ogni iniquità. Colle sedu-
I
poveri di Lione, passagini, giuseppini, ar- zioni, colla [orza dell'armi e coli' aiuto
I
naidisti esperonisti. Fece rifarei merli e de' viterbesi, fu agevole all' imperatore
I il pettorale de' muri di piano Scarlano, il signoreggiare la provincia del Patrimo-
•
fatti già scaricare per dare soddisfdzione nio, massime Toscanella,Orte, Civita Ca-
a' romani. Nella vigilia di Natale, o nel stellana, Su tri, MonteFiascoue.Gornetoec.
:
seguente anno, dichiarò ribelle il nubile dichiarandone governatore Siinoneconte
viterbese Ildebrandino aderente o capo di Chieli, questi fissando la sua residenza
'
de'romani del partito di Federico li, e nel castello d'Ercole. Avendo Federico
i ordinò che si rovinasse da' fondamenti Il convocato il popolo nel piano di s. Lu-
la sua torre. Nel I238 fu fatto podestà cia, gli riuscì di pacificare le fazioni de'
Giacomo da Ponte di Matelioa. Non ces- Cocco e de' Galli, colla sua autorità fa-
sando i romani di vessare il Papa nella cendone cessare lediscordiee restituendo
sua dimora di V^iterbo, alternata con al- da questo tempo la quiete alla città. Seb-
i
tri luoghi, mossi dal perfido Federico II, bene le guerre civili non più apertamen-
che ricom inciale le sue persecuzioni avea te travagliarono Viterbo sino al i^ig,
occupato la Sardegna e provocate nuove nondimeno X'S^o^i """ deposero l'av-
i
> scomuniche, tornarono a muover guerra versione verso Gatti, fomentata da spi-
i
i
a' viterbesi. Gregorio IK fece ogni sforzo Per assicurarsi della fe-
rilo dì rivalità.
per pacificarli, ma i romani non osservan- deltà di Viterbo, nel partirel' imperato*
dell* imperatore, le città e i luoghi segui- minciando dalla festa di s. Michele Ar-
rono or r una or l'altra con funestissime cangelo. Già nel precedente maggio t
e sanguinose conseguenze; fomentate da viterbesi aveano assediato la terra di s.
Federico11 anche le città toscane, indus- Gemini per 9 giorni, probabilmente per
seViterbo a dichiarai si per lui nel 2^0, i ricusarsi d'ubbidire a Federico II, e va-
conuscendone l' utilità onde dominare la lidamente si oppose a' viterbesi. Nel
24 i
provincia e agevolare il suo passoa Ruma. i romani passati con numeroso esercito
Ciò avvenne quando trovandosi il Papa contro i
p -poli di Sabma, accorsero in
3iò VIT V l T
aiuto di questa i viterbesi, e pugnarono guein meditavano ribellarsi all' impera-
struzione d' un sontuoso palazzo impe- ilche produsse profonda diffidenza nel
riale, con orrida e spaventosa prigione, popolo contro il conte, e sdegnato comin»
della quale viterbesi concepirono gran
i ciò a odiarlo qua! nemico. Nel ili seguente
timore. Il palazzo occupava gran parte Raniero indusse il podestà ad adunare a
del sito ove sorgono la chiesa di s. Maria consiglio tutti i nobili della città, e fu ri-
del Poggio, ed i monasteri di s. Llosa e de' soluta la spedizione di due ambasciatori
ss. Simone e Giuda, nel luogo chiamalo a Federico II, per piegarlo a rimuovere
poi il l'alazzaccio. Non fucooipitoe non da Viterbo il conte Simone, e sostituir-
esistono vestigia. Ivi 3 di casa Tignosi a gli altro capitano. Di che il conte concepì
•veano eretto a Federico 1 altro palazzo. tanta apprensione, che rilirossi nella tor-
Trovandosi nel 1243 Federico II in Vi- re di Landolfo Tignosi, una di quelle cir-
terbo, intero padrone di tutta la provin- costanti al castello d'Ercole, poi di s. Lo-
cia, per le vertenze che co^ilinuavano tra renzo, ove si munì e fortificò insieme a
lui, la s. Sede e Roma, la quale era tor- tutto il castello. Fu allora premurosa-
nata neir ubbidienza ponlilicia, costi inse mente chiamalo in Viterbo il cardinal Ca-
i viterbesi a portarsi con esso a devastare pocci, che qual legato di tutta la Toscana
il territorio romano, commettendovi in risiedeva in Sulri, e profittando dell'oc-
26 giorni ogni sorta di ostilità, altri dan- casione di ricuperare Viterbo alla s. Stuìe,
ni co' medesitni facendo per 5 giorni a vi sì recò con buon numero di gente ar-
quello di Narni; e quindi ritiratosi nel mata. Al suo ingresso tutto il popolo gridò:
regno di Sicilia, lasciò il governo della f iva la Chiesa. Muoia il conte Simone l
provincia ne| suddetto Simone conte di Questi irritalo, tentò colla forza di repri-
Chieti. Nella notte del 25 luglio, pei cer- u.eie il principio elella sollevazione, se-
ta notturna apparizione in cielo con rap- guendo non poche zuffe tra' soldati e i
Silvestro a'j 8agosto,facendo loro special dinale adimò popolo egli fece giurare
il
mente intendere, aver saputo che alcuni fedeltà al Papa, e tosto a&sediò il caslellu,
V 1 T V I T 3ii
.
nello stesso giorno facilis-.imamente occu- cominciare combattimento, ed accom-
il
pando 28 Ioni, per aver egli con voli e pagnato dal famoso Pietro delle Vigne e
lagrime racconiantlalo la sua patria ulla da Enrico da Palangano, si portò a Pa-
B. Vergine. II conte spedi prontamente lazzolo nel piano Scarlano o Ascarano,
in Puglia un messo all' imperatore per pe»*osservarvi dall'alto le nemiche dispo-
pronto soccorso, poiché la città era per siz;ioni. Vedutosi tuttociò da'viterbesi, a-
lui perduta, e non gli rimaneva che il ca- duoati a consiglio, non mancarono pau-
stello. In questo frattempo due amba- i rosi a insinuare la resa, ma la maggior par-
legato im[)eriale della provincia. Giunto giovani viterbesi più gagliardi, ch'erano
in essa il legato cogli ambasciatori, e in- alla difesa delle Irincere, con sassi, lance
formato dell'avvenuto, si fermò a Monte e balestre tenevano valorosamente indie-
Fiascone, da dove dichiarò guerra a' vi- tro i nemici. Laonde ordinò l'imperato-
terbesi, e spedì corrieri all' imperatore per re a' soldati di cavalleria di scendere e
le milizie necessarie, I viterbesi dal canto unirsi a' fanti per l'assalto generale delle
loro si trincerarono sul piano Toinatore trincere. Il che venendo eseguito, suc-
con fortissimi steccati e palizzate, colle cesse tra ambe le parti sanguinosissima
tjuali per i 5oo passi circuirono gran par- strage; combattendo siauiltaneamente il
te della città, murandone le porte, tran- contedi Caserta e il Palangano, colla loro
ce quelle di Bove,s. Lucia, e dell'Abbate cavalleria di toscani e di pugliesi nella valle
o 8. Matteo. Intanto il cardinal Capocci di s. I*aolo. Ili (|uesto tempo Federico II
ta la casa per l' imperatore sul poggio senza tralasciare quanto altro poteva dan-
Aldobrandino di qua da Riello, e per io neggiar gli aggressoii, da per tulio spar-
stesso oggetto furono scavate molle vaste sero sul suolo gran copia d'acuti triboli,
e agiate grotte, cbe sussìstono. Sebbene acciò restassero conficcati ne' piedi de'ca-
i viterbesi non senza apprensione videro valli e fanti. Nello stesso tempol'attivis-
con provvedimenti prolungarsi l'as-
tanti simo cardinal Capocci fece scaricare la
sedio, non vennero meno nella difesa di torre del palazzo di Ranuccio Cocco par-
giorno e di notte. Eaccolti dal conte Fa- tigiano imperiale, e quella del piano di
sanella più di 6000 fanti dalle città to- Scartano, forse per insegnare a' nemici la
scane,e giunti al campo di Viterbo, l'im- poca apprensione che incuteva il loro as-
peratore coniando loro di tagliare alberi sedio, e laferma intenzione di continua-
e costruire ponti e castelli di legno, aOnie re nella difesa.Procedendo cos'i le fazioni
di poter con essi sormontare fossi delle i d'assalto adi difesa, Federico 1 martedì 1
ti'incere; per cui, essendo slati fatti 26 IO novembre con tutto l'esercito e le
ponti mobili, com'an-
castelli e altrettanti macchine guerresche si avvicinò alle trin-
che una grossa maogauella o specie di cere e fece dare altro più terribile assal-
catapulta, questa fu collocata presso la to, ritenendo certa l'espugnazione della
chiesa di s. Paolo, oggi de' capuccini. Né città; ma i prodi viterbesi arditamente
i viterbesi restarono oziosi, sia col costan- con balestre, archi e sassi, colle picche e
temente rinforzare le trincere,aumenlao- spade, non cessando nella resistenza, mol-
do e rendendo più profotidii fossi di cir- li nemici ferirono e assai di più uccisero ;
cuito, sia col disporre sul piano di s. Ma- e continuando sempre colle due buffe a
ria della Ginestra due bude, o macchine gettar nel campo quantità di pietre d'o-
da scagliar pietre quasi come le catapul- gni grandezza , talmente spaventarono
te, colle quali incessantemente tormen- gl'imperiali, che gli obbligarono alla fu-
tavano il castello d'Ercole, ove era rac- ga in diverse direzioni e con mollo disor-
chiuso il conteSimone,e il campo imperia- dine, anzi uscendo dalle vie sotterranee,
le, sia col costruire diverse manganelle e e penetrando nel campo bruciavano gii
dò, e r in)peralore dei dì seguente (0 sab- ta di feroce assedio, stando essa pel Papa
bato I 4 novembre) con intero esercito l' e per la fede cattolica, esso per sé e pel
partì, ma coli' animo inasprito maggior- creder patarino. Certo s. Rosa v'era iu
1 mente per due molivi. Fu il i.° per es- mezzo o in disparte, e dava il coraggio
I
sere stati spogliati da' viterbesi e da' ro- colia preghiera. Pur molti illustri guer-
mani, quelli da luì inviati al cardinale rieri, alla chiamala del benemerentissi-
Ottone ; fu il 2.° perchè appena partito, mo cardinal Capocci, venner di Roma a
il cardinale Capocci ordinò al podestà Viterbo grande ac-
fin dal principio,con
d'imprigionare tutti i primari nobili a- compagnamento di nobili militi, e eoa
bitanti nel recìnto del castello d'Ercole, tanto valor combatterono, che parevano
siccome aderenti all'imperatore, per cui aver rinnovalo la virtù, la fortezza e la
nel dì seguente popolo furiosamente ne
il fama dell'antiche roraaneschiere, aggua-
spogliò e poi bruciò le case. Lasciò l'im- gliatele non meno nella morigeratezza e
peratore numerose truppe in Toscaneila, nella prudenza. La s. Sede, m tante ine-
Monte Fiascone, Vetralla e Vitorchiano, vitabili spese, non potè inviare se non :i
coir istruzione di fare all'occasione o»ui cose inoltrate che aSoo oncie d'oro. Fu
ibale a Viterbo. Appena i rom^ini, come il cardinale che a tutto sopperì, obbli-
dissi, tornati in divozione al Papa, sep gando a' mercanti i suoi beni al di là del
pero la partenza di Federico II, portatisi valor loro, né risparmiando parenti e a-
con molte squadre nella provincia, pre- micì, che a rovina espose per la causa di
sero Ronciglione, e tolsei o agrim[)eria- s. Chiesa. E
non potendo più trovar pre-
iiCaprarola e Vico, portando piigione a stiti tra' fìdi, occultamente
domestici e
Roma il conte Fasanella. Il tutto ricavai accattò gran somma di denaro da quegli
dal Bussi. Gli orrori e gli eroismi dell'ac- stessi ch'erano coli' avversa oste. Fu esso
cennate battaglie furono principale ca- pure che apprestò ogni ingegno e mac-
gione, che dopo la vittoria de' viterbe>i, chine di guerra terribili, dicendosi la prinr
uè facesse la descrizione l'orefice croni- cipale maristella, non che torri di legno
sta Lancellotto o LanzìHolto contempo da cui si lanciavano faci, fiamme, pece e
raneo testimonio, il più antico cronista fuoco greco, e tutto quanto poteva difeu-
viterbese che si conosca, e scriveva per dere gli ortodossi lottatori e il popolo fe-
lo meno in latino e in verso mescolato dele, contro il tiranno famelico, a cui non
di prosa: cominciò nel 1244 e terminò riuscì far pervenire al castello d'Ercole
nel 1254. L'avv. Camilli nel t. i5, p. alcun soccorso, né vi veri, -onde misera-
i35eseg. óe\[' y4lbum di Roma, copian- mente e nel dolore presso a due mesi tri-
do il Bussi, pubblicò l'articolo con bdla bolo il conte Simone co'suoi soldati. Fe-
vignetta : Battaglie e vittorie riportate derico il fece impiccare, rimpetto agli
contro gì' imperiali da' viterbesi nel accampaujcnli, 1 2geuevosi giovani d'Or-
3i4 V 1 T V 1 T
vieto, sorpresi nel loi'o calumino, men- bolla, legato e vicario apostolico. Indi-
tre si reca vano in Viterbo a soccorso, per- spettito Federico II per essergli sfuggita
chè sulle loro vesti trovò l'insegna di cro- la preda,» vendicarsi,da Teramo ingiun-
ciati. Fu costretto levar l'asseilio poiché se a Vitale d'Aversa, da lui lasciato co-
vide anche il cielo combatter contro di mandante di tuttelesue milizie nella pro-
lui, tutte le sue macchine e castelli di- vincia del Patrimonio, di nuovamente
strutti dal fuoco, e minacciato d'abban- intraprenderla gueira contro de'vilerbe-
dono dall'assoldate fanterie, che dopo a- si. In (|uesto tempo formatasi in Viterbo,
ver udito quanti colpiti d'anatema fos- a difesa dagl'imperiali, la ragguardevole
ser morti e quanti feriti, aveano ricono- compagnia di soldati, delta Pezza ga-
sciutod'essere state tratte in inganno,men- gliarda, fece una correria e preda nel
Ire s'accorgevano di cousagrare all' eter- territorio di Monte Fiascone, ove risie-
na morte il corpo e 1' anima. deva Vitale, il quale volle rifarsi piom-
Nel 1244 '' zelante cardinal Capocci bando su quello di Viterbo, quindi con-
essendo Giacon)uRot... podestà, adìnchè flitti, e vemlelle de' viteibesi contro il
i nemici della Chiesa non avessero in se- territorio di Vitorchiano, siccome occu-
guito mezzi di stabilirsi e sostenersi in pato dalle squadre imperiali. Avendo il
milizie viterbesi, le quali ne fecero prigio- pace, ottennero che Viterbo non venisse
nieri 26. Inasprendosi le vertenze fra il ulteriormente minacciato d'assedio, noU
l'apa Innocenzo IV e Federico II, questi potendo però impedire le ostilità dell'al-
inviòa quello in Civita Castellana Pietro tero Vitale, il quale probabilmente così
delle Vigne e il conte Taddeo Toller.ano, agiva, per istruzioni segrete del persecu-
con false proposizioni di pace, onde il tore della Chiesa suo signore. Imperoc-
Papa per trattarla gli mandò due amba- ché per tutte le iniquità commesse di
sciatori, ma nulla poterono concludere. Federico II, adunato da Innocenzo If^
Allora Innocenzo IV con tutta la corte il concilio generale di Lione I nei 124^»
passò a Sudi (^.), dopo aver scritto 0- in questo die' contro di lui solenne sen-
itorevole breve a* viterbesi, che implora- tenza di Scomunica, lo depose dal regno
vano il suo patrocinio, contro le vessazio- e dall'impero, e sciolse i sudditi egli al-
ni degl' imperiali. Trovandosi il Papa in tri dal giuramento di fedeltà a lui pre-
Sutri, conosciuti gli aguali di Federico II, stalo, per le tante sueenormi empietà.
rapidatxieDle si recò in salvo a Civitavec- Ilgrande e strepitoso atto ebbe luogo a'
chia, e di là salpò per la sua patria Ge- 20 24 giugno, ovvero meglio nel se-
nova, con 7 cardinali ed prelati, da dove i guente luglio. Avvampando il deposto e
spedì una bolla notificando il suo arri- scomunicalo Federico II d'ira e di sde-
vo al cardinal Capocci, già da lui la- gno, nuovamente ordinò a Vitale d A-
nciato in queste parti con autorità di vi- versa di procedere fieramente cóntro Vi-
ce Pontefice, come lo qualifica il Coreti- terbo, e facesse ogni sforzo per sottomet-
ui, o meglio lo disse il liussi, che offre la terla; onde quel capitano crudelmente
2
V I T V 1 T 3.5
manomise il suo tei liloiio, e distrusse de' principali cittadini ottennero da Fe-
da' fouilameiiti il castello ili l*elrigiiano derico li, con diploma offerto dal Bussi,
de' viterbesi, non più riedificalo; e ricu- d'aver per raccomandata a lui la città,
sando Comete di sottomettersi a lui ro- rimettendo a' vitei besi qualunque offesa.
vinò il terriioiioe fece impiccare 32 cor- Recandosi in Viterbo il di lui figlio Cor-
netani. Intanto 1' energico cardinal Ca- railo IV, a cui avea ailìdalo la reggenza
pocci, volendo ricuperare le città dello della contrada, prese alloggio nel palaz-
di difesa, per l'abbandono de'giovani ro- antea subjecii anatkcniate, quia cantra
busti, fu costretta murare tutte le porle, Ronianani Ecclesia/n Friderico impe-
ad eccezione di quelle di s. Sisto e di s. ratori adliaescranty eideni Ecclesiae
Maria Maddalena. Istruito Vitale della reconciliautur j eisque bona omnia j ac
desolazione in cui languiva la città, a' antiqua privilegia restitnuntur. Nel se-
febbraio 1249 s'incamminò con tutto guente anno trovo podestà Albizo de'fi-
l'esercito per assediarla; ma essendosi im- gli d'*Ubaldino de Mascella; e nel 12^4
pegnato a espugnare il castello di Barto- retlo'e della [)roviiicia L. Fortebraccioda
lomeo di Janni di Feranli, appena se ne Pauicale, e Guido de Pileo podestà di
impadrou'i, sopravvenne il suo richiamo Viterbo. Nel declinardel i254divenulo
da queste parti, sostituendogli Federico Papa Alessandro Jf^, dipoi avendo sapu-
II il suo faziooario messer Alessandro, il lo che i viterbesi sotto la condotta di detto
quale tosto assediò la città di Bieda, la leltore.mentre era loro podestà Francesco
prese e fieramente la rovinò in ogni sua da Pralo,facevano guerra a'ribelli di Mon-
parte. In mei^zo a taate angustie, due te Fiascoae^cou bulla de' 22 marzo 1 256,
3i6 VIT V I T
gli esurtò a debellarli; quindi a' 23 ago- erano discordi nell'elezione. IMa ve-
legio,
sto con altra bolla represse le fuiioni de' nuto in Viterbo il francese Jacopo Pan-
gueilì e ghibellini, che fomentavano tur- taleone patriarca di Gerusalemme e lega-
bolenze. Nel iiSj durante la podesteria to per la futura crociata, onde trattarvi
di N. Lottariense, a cagione de' tumulti importanti affari di sua chiesa, senza es*
promossi iu Ruu)a da Manfredi bastardo sere decorato della dignità cardinalizia,
di Federico II, il Papa co' cardinali si nìeritò d'essere sublimato al pontificato
rtlirò in Viterbo, non nel maggio, come a'29 agosto dello slesso 1261, e col no-
dice il Ferlone ne' f^iag^i de' Papi, poi- me di Urbano //^consagraloa'4seltem»
ché dal BuUariuin trovò che a' 28 stava bre nella chiesa di s. Maria di Gradi, e
in Anagni, ma ne' primi del seguente lu- coronato colla Tiara dal cardinal Ric-
glio; abitò nel convento di s. Francesco, cardo Annibakleschì. Essendo rimasto iu
e perlopiù celebrò le »agre funzioni nella Viterbo , nel dicembre creò cardinali :
cattedrale, il Bussi riferendo le cose prin- Guido le Gros, poi Cleincjilc If^ j Enri-
cipali da lui operate per la Chiesa uni- co di Suso detto {'Ostiense ; Piidolfo Ca-
versale, altrettanto praticando cogli altri prario ; Simone o Simeone Pallinieri ;
Papi che soggiornarono nella città; men- Antero Pantaleone ; Uberto Delci j Ja-
tre io delle cose già parlate di Alessandro copo Savelli, poi Onorio If^j Goffredo
IV e di altri Papi, nella loro dimora, non di Alatri. Dice il Bussi avea nominato :
intendo ripeterle. Questo Papa si mostrò a tal dignità anche un Simone canonico
grato a' viterbesi, anco per aver sotto- di Padova, ma ricevute tosto informazio-
messo gì' insorti monteOa^conesi, con e- ni non buone, con bolla deputò 3 cardi-
sentarii da tulli i dazi sì nel passaggio per nali ad informarsi dì sua idoneità, e tro-
Monte Fiascone, che per l'accesso al porlo vatolo scostumato, con altra bolla de'i3
di Corneto. Essendo podestà Bertuldo febbraio 1262 annullò la sua promozio-
Orsini, Alessandro IV dopo aver emana- ne. Ma oltreché non trovo tali bolle nel
lo in Viterbo una bolla a' 27 settembre BuUariuin, nella biografia del Pallinie-
1 258, ne parti e si restituì alla sua patria ri, ch'è il canonico di Padova, col Car-
Ànagnì. Quivi avendo sapulo, che vi- i della dissi dell'atroce calunnia, perla qua-
terbesi per zelo della fede callolica erau- le fu obbligato d'astenersi dal far uso del-
si offerti agl'inquisitori dell'eretica pra- la digitila cardinalizia, ma dissi pure che
vità, di procedere con un esercito ostil- si purgò, e riconosciuto innocente venne
mente contro l'eretico Capello b.irone di ripristinalo nel grado. A'20 di tale mese
Ghia, conbollade'i 5 maggio 2601 li rin- colla bolla ExalleL Angelica turba Coe-
graziò ed esortò a punirlo, come fecero loruni , nella chiesa di s. Francesco ca-
co'cellenesij sconfiggendolo in coinijatli- nonizzò .s. Riccardo vescovo di Chiche-
mento. Da Anagni rilornò a Viterbo, pa- sler. Nel declinar di dello anno venne ia
VI T V 1 T 3 t
7
figlio del enfile di Fiandra ,
foiono da Viterbo, non fidandosi de' romani e te-
Urb'iio IV giaziosameole accolli e Lene- mendo i saraceni di Manfredi, si riliiòia
Arrena diocesi di Spoleto, onde il Fapa non in Viterbo, come pretende Bussi, fu
fece predicare la sagra guerra. Ma Dio eletto il successore Clemente IP' (assen-
che considera sue le cause della Chieda ,
te da' comizi, onde ad evitare l'insidie di
voile debellare nemici di essa colla so-
i Manfredi si portò a Perugia vestito da
la sua onnipotenza. Percivalle d Oria ge- religioso mendicante), a'5 febbi aio 265, 1
mente IV. Era allora podestà di Viterbo viterbesi essendo in guerra cogli orvieta-
Aldicherio dell'Isola. Mei seguente 1268 ni fecero tregua dal maggioal giugno del
il Papa fece ledalo del Patrimonio il car- seguente anno. L'unico cardinale da lui
dinal Matteo li osso Orsini ,ea'2 dicem- creato fu Bernardo Aiglerio, promozio-
bre (che vogliono nel 262) pronios-
altri 1 ne che il Bussi assegna falla in Viterbo
se al cardinalato Guglielmo Binyj Si-
: nel » 265. Inoltre egli asserisce che il Pa-
mone Mompizio Martino
o Biion , poi pa dimorando in Viterbo, vi emanò un
ly ; Guido di Borgogna Giordano Pi- ; diplon)a a'7 maggio 1 265; ma, ripelo, Iro-
runto Conti j knmbaUlo Ànuìha leieschi vavasi a Perugia, e vi ritornò come si ha
Matteo Rosso Orsini, che come dissi fece dalla bolla de'28 settembre i265 e suc-
legato. Intanto il Papa ricuperò diverse cessive sino a quellade'i8gennaioi266.
terre nella valle Spoletina, e per evitare Crede che Clemente IV ih Vi-
il Bussi,
i caldi dell'estate passò a stanziare in Mon- leibo ricevesse il giuramento di Carlo I
te Fiascone nei 1262, dalle bolle traen- re di Sicilia, per averlo infeudalo di quel
dosi, che a'3 giugno era in Viterbo, ed regno della s. Sede e dovendo cacciar- ;
a'4 agosto in Monte Fiascone. Ricuperò ne il tiranno Manfredi, volle il Papa che
Mariana e Bisentina, Valenlanoda
l'isole insegna de'suoi guelfi fosse un'Aquila ros-
Pandolfo Capocci nipote del cardinale, e sa, la quale premesse coll'unghie un dra-
Bieda da Pietro de Vico. Rilornalo in gone di color ceruleo; a differenza di quel-
8
3.8 V T I V'iT
Ja da Federico li assegnala a'suoi ghiheìli- altri stali aderenti di Manfredi, previo
tu', consistendo in un'Aquila nera coll'ali giuramento di fedeltà alla s. Sede. Il Vac-
aperte. Certo è che Clemente IV si Ito- colinidopoi meritati elogi aClemenle IV,
•vava in Vileibo nell'agosto 1226, come lamenta di non aver egli accolto il pro-
è manifesto dalla bolla de' 1 3, il Bu^si getto di riforma del Calendario, che l'in-
Continuando a di-
«licerido di altra del 5. glese francescano Ruggero Bacone gli pre-
morare in Vfter|jo,a'26 marzo "267, col- i sentava » il che indicherebbe matico di
la l)olla Exnltatcunitontm fjdeliiini,c\e\- scienze esatte, le quali giovarono
e 3oo
lo stesso giorno, canonizzò solennemente più anni appresso perla correzione Gre-
nella chiesa di s. Maria a Gradi s. Ed- goriana. Ma scegli, come teo'ogi e giu-
'wige duchessa di Polonia. Egualmente reconsulti, avesse avuto matematici in-
tutte le altre sue bolle portano la data torno a sé, quella riforma non si sareb-
di Viterbo. In questa ciUà, riferisce Bus- be per oltre a 3 secoli desiderata!' Cle-
si, morì il cardinal Vannha ongaro, e si mente IV moiì santamente in Viterbo
crede seppellito nella chiesa di s. Fran- a*28 o 29 novembre 268. Descrivendo I
cesco ; ed il Papa vi accolse Enrico figlio la chiesa di Gradi, ove riposa il suo cor-
o fratello del re di Castiglia, da lui fatto po, narrai le questioni sostenute dal ca-
senatore di Roma; e s. Tomaso d'Aqui- pitolo della cattedrale ,
per possederlo.
no, cui commise [ìredicar la pace tra'vi- La Sede Apostolica T^acante si protras-
terbesi e gli orvietani. Clen)enle IV de- se 2 anni, g mesi e 2 giorni, pe' molivi
plorando la ribellione di Corradiiio nipo- narrati in quell'articolo, e in questo supe-
te di Federico il e l'ultimo dt sua stirpe, riormente, ove piue raccontai, con altre
che marciava al ricupero del regno di analoghe notizie, il tragico avvenimen-
Sicilia , come una pecorella che anda- to dell'uccisione d'Enrico figlio del re de'
va alla morte (e diceva ancora la senten- romani e nipote del re d'Inghilterra, al-
za riferita nel voi. LXV,
p.ig3), e per la presenza de're Filippo 111 di Francia
disprczzare le sue ammonizioni, nel dì 1 e Callo I di Sicilia, per opera di Guido di
novembre 1267 lo scomunicò solenne- Monfoit, oltre quanto ora appena vado
mente nella cattedrale. La predizione si ad acceimare. A costringere i cardinali
Bvyerò, come l'altra della vittoria ripor- a procedere all'elezione, s. Bonaventura
tata contro di lui da Carlo i, proclamata consigliò i viterbesi a chiudere le porte
dal Papa rapito in estasi, mentre piedi- della città, ed obbligare i cardinali a riu-
cava nello stesso tempio, il che soleva fa- nirsi insieme nel palazzo edificato per re-
re spesso. Il le. prima di tal vittoria, por- sidenza de' Papi a pubbliche spese ed a
tatosi nel 1267 in Viterbo, ottenne d'es- cura Raniero Gatti, stalo 3 volte ca-
di
ser costituito vicario dell' inipero in Ita- pitano della città, il che fu eseguito 17
lia durante la sua vacanza' o a dir me- oiesi dopo la morte di Clemente IV nel
glio le dispute Cornoya-
di Riccardo di dì della Pentecoste del 1270, sotto la cu-
glia e di Alfonso di Castiglia, ovvero am- stodia di Raniero stesso e del podestà Al-
ministratore per 3 anni di Toscana. Con- berto di Montebono ,
principiando così
tinuavano nel suo pontificato gli eretici l'uso del Conclave. Tale spedienle non
patarini a infestare la provincia, e l'Orioli fu suniciente a determinare i cardinali a
nel Giornale Arcadico, \..\Z'j, p. 260 e por fine alle loro deplorabili discordie ,
seg., ne produsse processi e altre car- i per coi Raniero scoprì il letto del palazzo,
te analoghe. Il Papa inviò a Roma Bar- esponendoli all'intemperie dell'aria, de'
tolomeo Pignatlelli napoletano,incarican- venli e delle piogge, afTmchè si risolves-
dolo della repi es^ione de' faziosi, con fa- sero alla sospirata elezione. Intanto si de-
coltù d'assolvere gii Annibaldeschr e gli ve notare, che Carlo 1 redi Sicilia, qual
V l T V I T 3 1(1
marzo 1271 fece pagare 4ooo oncie d'o- sta di s. Gregorio I Magno. Nel dìseguen-
ro a' suoi nunzi Andrea di Capua e Fi- Iei3 marzo entrò solennemente in Ro-
lippo Minutolo, pel censo dovuto alla s. ma, ove si eseguirono tutte 1' accennate
Sede pel regno suo, da soddisfarsi nella funzioni, errando il Platina e altri ^ nel
\igilia de'ss. Pietro e Paolo , nel luogo dire che coronò in Viterbo. Dissi al-
si
ove risiedeva il Papa o il sagro collegio trove col p. Bonucci '> Dimandato se vo- :
adunalo per eleggerlo. I cardinali ammi- leva esser coronalo in Viterbo, piuttosto
rati dall'eroiche virtù di s. Filippo De- che in Roma, saggiamente rispose. In Ro-
w'zi generale de' servi di Maria, che al- ma fu. che Costantino I imperatore, ca-
lora trovavasi in Viterbo, volevano ele- vandosi di capo l'imperiai diadema, l'of-
varlo al pontificato ; ciò che da lui pe- ferse con religiosa munificenza al Roma-
netratosi, per umiltà credendosi inetto, no Pontefice s. Sih'cstro /, acciocché quel-
rapidamente fuggì ne' boschi del monte lo fosseuno splendido simbolo sì della re-
Tuniato. Vedendo poi Raniero, neppu- gia dignità, sì del dominio temporale de*
re bastevoli i disagi a cui erano esposti Pontefici Romani. Or essendo ciò segui-
i cardinali, ridotti senza tetto, ed il gra- to in Roma, mi conviene altresì in Ro-
vissimo danno che ridondava alia Chie- ma esser fregialo conquesto sagro inco-
sa per la sua vedovanza, onde da per tut- ronamenlo della Chiesa". K minutamen-
to provenivano querele, diminuì talmen- te esibì la descrizione della funzione, e-
te il loro quotidiano villo, che dopo 3 seguita a' 27 marzo, il Cancellieri nella
giorni si risolsero per via di compromes- Storia de' poff^ef^si. Il p. Bonucci non di-
so di venire all'elezione del nuovo Papa, ce che poi tornò a Viterbo, e neppure il
dopo 16 mesi di chiusura, nella perso- bilmente ciò avvenne nel recarsi ad Or-
na di Teobaldo Visconti, legato in Si- vieto, o nel partire da questo pel f'iag"
ria co'crociati, senza essere cardinale. Ac- gio di Lione. Morendo poi in Arezzo nel
cettalo in Tolemaide o Acri il pontifica- 1276, ivi eletto Innocenzo P a'2 gen- i
to e preso il nome di Gregorio a'26 X , naio, nel recarsi a Roma, ove fu corona-
ottobre, indi si pose in Piaggio, navigò lo a* 22 febbraio, nel transito onorò di
al porto di Brindisi, e per la via di Ca- sua presenza Viterbo. A' io luglio dello
pua pervenne nella provincia del Patri- stesso anno gli successe Adriano '^, il
monio, giuuse a Viterbo a'2 febbraio 272 i quale dopo 4© giorni, dice il Novaes col
secondo il Novaes. Narra però il Bussi, Rinaldi, si portò a Viterbo, per compor-
e lo dissi pure col suo storico p. Bonurci re le vertenze insorte con Rodolfo re de' I
gesuita nel ricordato ai ticolo, che fu in- romani, e Carlo I re di Sicilia, a tale ef-
contralo 6 miglia distante dalla città da' fètto avendo deputato legali a Viterbo i
cardinali e da'[)ielali, da'magislriiti e da cardinali Orsini e Savelli, poi Pnpi, e<l il
quasi lutto il popolo, facendovi il suo so- cardinal Visconti vescovo di Sabina e ni-
lenne ingresso a' 10. Pufleltendo il Papa, pote di Gregorio X. Invece vuole il Bussi,
che il Valicano era da lungo tempo pri- che dopo l'elezione se ne venne subito a
vo del suo Pastoie, a reintegrarne il de Viterbo, con intenzione d'esservi consa-
foio, in esso destinò con^iagrarsi sacer- grato , e ivi chiamò in Italia Rodolfo f,
320 V 1 T V I T
dice, Adriano V
recatosi a Viterbo, per que riconol)be la validità dell'ordinalo
essere assai cagionevole nella salute, e dal predecessore Adriano V su di che
,
questa dev'essere stala la ragione che può vediMsi il voi. XV, p. 278. Essendo-
non potè farsi consngrare. Era allora po- si f;Uta fabbricare una bella camera nel
destà Oddone degli Oddi perugino, e nel palazzo pontificio, mentre una notte vi
precedente anno lo era stato Pandolfo dormiva, alt'itnprov viso cadutogli addos-
conte dell'Anguillara. Bramoso di pacifi- so il soflìtlo, fu ritrovato semivivo sotto
care Filippo III re di Francia , con Al- i legni e le pietre ; donde essendo eslrat»
fonso X re di Castiglia, da Viterbo spe- lo, ed avendo ricevuti tutti i ss. Sagra-
dì loro lettere e nunzi, invitandoli a piut- meoli,dopo7 giorni se ne morì a' 19 mag-
armi control saraceni,
tosto unire le loro gio 1277. A memoria dell' infortunio, la
to in Viterbo nel dì seguente non è con- gura col triregno, mentre ancora la tia-
tato fra' Papi , e venne sepolto in detta ra non era stala fregiata della 3." coro-
chiesa. Nella sede vacante, narra l'anna- na. Per la elezione del suo successore, nac-
lista lìinaldi, insorse in Viterbo una pe- que discordia tra' 7 ovvero 8 cardi-
ricolosa sommossa ; i cardmali furono nali che componevano il sagro collegio ;
malmenati, e guardati sotto stretta cu- e siccome era sospesa la formazione del
stodia. Ne fu cagione la della sospensio- conclave, essi dopo falli gU scrulinii nel-
ne della bulla, la (juale volendosi da'car- la cattedrale, subilo tornavano alle pro-
dinali pubblicare, i viterbesi a istigazione prie case, onde era difficile che si potes-
d'alcuni prelati e ufliziali della corte ro- sero accordare. Allora i viterbesi chiama-
mana non solo r impedirono, ma mal- rono Carlo I re di Sicilia, qual senatore
menarono l'arcivescovo di Corinto depu- di Roma, acciò colla sua autorità obbli-
tato con altri all'esecuzione. Tuttavia a' gasse i cardinali a rinchiudersi in coa-
1 5 di detto mese in Viterbo fu eletto Gio- clave , siccome fece. Il Rinaldi riferisce
vanni XX delloXXI, coronalo nella cat- derivate discrepanze perchèi cardinali
le
tedrale a'20, dal cardinal Orsini, elicgli francesi e ilaliani,ciascuno voleva un Pa-
successe, lu Viterbo emanò a' 7 oUobre pa di loro nazione, e fomentarsi la divi-
l'enciclica per notificare la sua assunzio- sione per troppa libertà in cui erano;
la
ma fu ordinalo prete a' 1 8 dicen>hre, con- Viterbo. Ridotto a miglior forma il ca-
«agrato a' 19 ecoronato 3*26. Peròil San- stello di Soriano, edificativi valida rocca
sovino nell' Istoria di casa Orsina, as- e nobil palazzo, Nicolò Ili ne fece dono
serisce la coronazione seguila in Viterbo a'nipoti, mentre assoggettò agli agostinia-
nel giorno di Natale, e ne descrive 1 par- ni di Viterbo la chiesa della ss. Trinità
ticolari della funzione solennissima in- eretta nel bosco del castello, la cui ame-
nanzi alla cattedrale, sur un palco nobi- nità e aria perfetta e fresca si recò a go-
lissimo con suo altare, assistendovi pure dere neir estale 1280. Ivi mori a'22 a-
ia nobiltà romana , ed il re Carlo I. Il gosto, e il corpo fu trasportato al Vati-
Papa era preceduto dal clero in vesti sa- cano. Nel palazzo vescovile del vicino Vi-
gre, colle ss. Reliquie in mano ; e dopo terbo, ove era rimasta la curia romana,
la funzione seguì splendida cavalcata per fu adunato il Conclave, nel quale arti-
la città, egualmente colle ss. Reliquie colo e altrove narrai come i viterbesi ne
ed anco la ss. Eucaristia, incedendo Ni- violarono la libertà. Poiché il suo custo-
colò III sotto baldacchino d'oro, colla tia- de Riccardo Annibaldeschi potente roma-
ra in capo, seguito dal tesoriere, da'chie* no e partigiano di Carlo I, depose a ma-
rici di camera e altri, che gettavano de- no armata il podestà Orsini,; e sdegna-
nari al popolo. Nel 1278 Orso Orsini ni- tisi i cardinali Matteo e GiordanoOrsini,
pote del Papa, da lui fu fatto podestà di nipote e fratello del Papa defunto, di-
Viterbo, nel quale anno Nicolò III vi tor- chiararono apertamente non si procede-
nò e già vi era a' 1 8 luglio, come leggo nel rebbe all'elezione del Pcipa se non si rein-
Biillarium, edivi trovo che a' 3 marzo tegrava nella carica il loro parente. Al-
1280 risiedeva in Orvieto. Ma attesta il lora sedotti da Riccardo, mal-
i viterbesi
Bussi che nel concistoro tenuto in Vi-
, contenti del governo dell'Orsini, suonata
terbo a'3o giugnoi278, Nicolò IH rice- la campana del comune, armati e schia-
vè Goffredo o Corrado preposto di Soli mazzando con esso entrarono nel concla-
nella diocesi di Salisburgo, ambasciatore ve, e di prepotenza sacrilegamente s'im-
di Rodolfo I, il quale in suo nome rico- padronirono de'due cardinali, chiuden-
nobbe i doraiiiii della s. Sede, conferman- doli nello stesso palazzo in dura e custo-
do le donazioni e diplomi degl'imperato- dita prigione, ingiuriando pure altri car-
ri, quelledella contessa Matilde, e cassan- dinali iniquamente, e tuttociò non ostan-
do un certo giuramento di soggezione ul- te d' aver promesso al sagro collegio di
1 impero estorto dal suo cancelliere da rispettarlo. Indi con alcuni patti e con-
varie città di Bologna, Romagna e Ui bi- dizioni liberarono il cardinal Giordano,
no, secondo le lettere imperiali scritte al invece usando inumani e villani tratla-
Papa, e coriispoudeale diploma, il quale meulicolcatdiaai Matteo, vietando a lut-
voL. cu. 21
322 VIT VIT
ti l'accesso a lur, ìnclusivamente al con* abbondanza ma t nobili »i
di ricchezze,
fessole, e per alcuni giorni sotnministraa- resero intolleranti col popolo con anghe-
dogli sol pane e acqua. Era stalo arre- rie, e con appropriarsi l'entrale de' mi-
slato nel conclave anche il b. cardinale gliori feudi. Esasperatoli popolodalla lo-
Latino Frangipane Orsini, ma poco do- ro avidità elesse a gonfaloniere inesser
,
po venne liberalo. E' superfluo il dire Pietro di Valle cavaliere viterbese in-
che gli autori di sì riprovevoli attentati tegerrimo, e ornato di cognizioni e co-
incorsero nella scomunica. Ricordano e raggio. Adunatosi da lui un consiglio
altri afreriiiano il tulio essersi operalo generale, esternò il parere che le tor-
col consenso di Carlo I. In pari tempo gli ri e castelli da' nobili occupali do-si
potenza de'cardinali Orsini, essendo pre- ascondere 200 animosi e robusti giova-
valsa la fazione francese, a'2 i o 22 feb- ni bene armati nelle stanze sotterranee.
braio) 281, nonostante la sua ripugnan- Gli audaci nobili, vedendo deserta la piaz-
za, restò eletto il francese Martino IV. za del Comune, di nuovo e con furia at-
Giudicando questi, che per la violazione taccarono il palazzo de' consoli, onde le-
del conclave e per le sevizie usate a'due vatasi a rumore popolo corse
la città, il
niva eletto a senatore, con facoltà di po- 200 armali, e investendo i nobili co' lo-
ternominare altri a rappresentarlo. Egli ro partigiani, molli ne uccisero, fra 'quali
deputò prima Filippo di Lavena, e poi 28 nobili. Irritalo Pietro di Valle per tan-
Carlo I, allora dimorante in Viterbo, col ta nequizia, determinalo a proseguir l'im-
precedente per vicario. Intanto Giovan- presa, uscì in campagna col gonfalone del
ni Orsini a vendicare gli oltraggi fatti a' popolo e con tutte le milizie, e portatosi
due marciò con
cardinali suoi parenti, ne'caslelli occupali da' nobili, ini 4 mesi
grosso esercito sopra Viterbo , rovinan- ne distrusse e saccheggiò 48, che aveano
done il territorio. Martino IV, che di- fallo resistenza ; altri nobili cedendo bo-
iTtorava a Monte Fiascone, ordinò a Gio- nariamente, non patirono danno , come
vanni di tosto ritirarsi, e fu ubbidito pron- i Gatti, Alessandrini , Tignosi e Monal-
tamente. Restituitosi il Papa a Viterbo, deschi. Quindi il gonfaloniere decretò, che
con pontificia generale assoluzione ne tol- in appresso nessun nobile potesse avere
se l'interdetto incorso, pacificando gli Or- ulljzio o carica nel comune^ e non potes-
sini col popolo, e confermando a Viter- se oltrepassare la selciata di sua piazza
bo gli antichi privilegi, secondo il Core- senza esser chiamalo. Neil 288 trovo pò
tioi. Correndo il 1282 la città fioriva per desia di Viterbo, Riccardo di Tebaldo
i
VI T VI T 323
proconsole romano. Eletto a' 2 aprile la morte di moltissimi soldati , e la pri-
Onorio IV dichiarò suo nipote Luca Sa- di 2000 libbre di denari papalini, se l'a-
velii romano,reltoree capitano del Patri- vessero osato. Mediatori del trattato era-
monio; indi nel 289 trovoMaireo Madri-
1 no stali i cardinali Gaetani poi Bonifacio
sciui da Crescia podestà di Viterbo ; e nel Vili, e Giaoinlo diacono dis. Maria in Via
i29oUodaldodi Monforle rettore del Pa- Lata (ma io credo Jacopo Colonna che al-
trimonio, e Guidoda Cortona podestà del- lora avea quella chiesa). Pretendeva il
la città. In tale anno i romani con pode- senatore anche la demolizione della tor-
roso esercito mossero guerra a' viterbesi, re delle Pietrare e de'muri di piano Sca-
nel luglio e nell'agosto, enei sanguinoso rano, ma non essendo ne'patli, si quietò.
coinbii'liniento , seguito presso le vigne Era allora rettore del Patrimonio Pellc'-
di Viterbo, i romani furono scoufilti,col- griuo di Vauzo cappellano o uditore di
3
3^4 V T I VIT
Bota di Nicolò IV. Nel 1292 fu podestà seguirono infelici tempi tumultuosi, di
Ubaldo de Intermitielii da Lucca , nel fazioni, di guerre, di prepotenze, di u»
I2g3 legalo del Patrirnonio il detto car- surpazioni, di decadenza, e per ultimo il
dinal Gaelani) nel 1295 {jodestà Corra- lungo, grande e \»^\\vae^o\Q Scisma (/^.)
do di Branca da Gubbio. Bonifacio Vili d' Occidente. Imperocché, prevalendo fi-
nel luglio 1296 vietò al comune d'aiuta- nalmente nel conclave di Perugia la parte
realcuni viterbesi, anzi di richiamarli per- francese, dopo 10 mesi e 28 giorni di
cliè uniti a'romani volevano impadronirsi sede vacante, a' 5 giugno i3o5 eletto
del cestello di Palazzola presso Orle; nel Clemente V
francese, senza essere deco-
1 297 1*8 luglio invitò Viterbo il popolo di rato della porpora cardinalizia, ordinò
a unir le sue truppe a quelle della Chiesa al sagro collegio di far Viaggio [F.) in
per r assedio della città di Nepi ; e con Francia, in cui volle rimanere. In quel-
bolla de'19 maggio 299, olire alcuni pri-
I r articolo ulteriormente piansi lo strano
vilegi, concesse a Viterbo potere elegge- provvedimento, le miserie e infiniti mali
re i suoi uHìzìali a suo beneplacito , con che ne derivarono all'Italia e al cristiane-
che terminò il divieto d'OnoriolV, Frat- simo. Peròpotei fondalamentepropugna-
tanto nel 1298 era stalo podestà Massi- re la difesa di Clemente V e del celebre
mo Tolomei da Siena, e nominato Ama- domenicano cardinal di Prato, calunnia-
tore d'Anagni vicario del Patrimonio, e ti finora comunemente di avere coli' in-
nieri orvietano, e anche detto rettore e e curia romana, per dominarli. Nel 1 807
capitano generale dell'armi pontificie, i ebbe Viterbo a podestà Bernardino da
quale donò a Viterbo pe' servizi presta Mecignano; e nel 1809 a tiranno Man-
ti a s. Chiesa la metà della tenuta d
, fredo di Vico, come lo qualifica il Bussi,
Selva d'Oria colle sue pertinenze. Fu di già co'suoi parlalo superiormente. Nel
Tono podestà, nel iBoi Tommaso degi 1 3 IO gli orvietani vennero con fanti e ca-
Oddi perugino, nel 1802 Nino Tolomei valli contro i viterbesi, presero il borgo di
da Siena , e nel i3o4 Stefano Colonna SipiccianOjdel lutto bruciandolo,econdu-
romano. Prima della metà d'aprile il b. Cendo seco o prigioni. Nel 3 o (o meglio
i 1 i
•Benedetto XI partì
da Roma per Viter- neli3i2) l'imperatore Enrico VII recan-
bo, Orvieto e Monte Fiascone ov'era a' dosi a Roma coll'esercito, per esservi coro-
14 ; arrivò verso la fine di detto mese a nato da'caidiuali legati, si fermò alquanto
Perugia, ove gli fu tronca la vita a*6 od in Viterbo, seguendo la funzione a' 29
a'i5 luglioi3o4. giugno 1 1 2, anno in cui era podestà di
Abituala Viterbo e la provincia del ViterboBonuccioMonaldeschi orvietano.
Patrimonio di s. Pietro, a godere la ve- Nel i3i3 successe una gran battaglia in
duta de' Papi, e della corte e curia ro- Orvieto fra' ghibellini e i guelfi, pren-
tnana, e insieme a sperimentarne le be- dendo questi il palazzo del comune, quelli
nefiche e vantaggiose conseguenze, tutto il palazzo papale : in aiuto de' guelfi era-
Cessò dopo tale epoca fino a breve inter- no quelli cacciali da Viterbo e allri luo-
vallo d'Uibano V, e definitivamente al ghi vicini, co' signori di Farnese, in nu-
dicembre iByG, pel deplorabile trasfe- mero di 3oo. ludi a' 20 agosto seguita
rimento della residenza pontificia nel con- altra battaglia, furono rolli
i ghibellini
tado Venaissino{^f''.) e in ^vignone^V,). ed espulsi dalla città, e diroccale molte
Perciò,aj]co per V i lei bo e per la provincia loro torri, essendovi rimasti molti uccisi
V IT VI T 235
d'ambe le parli. Viterbo e Perugia rin- fredodi Vico, ne pe'Farnesl Ira loro guer-
novarono l'alleanza in città della Pieve, reggiaoti pel castello d' Ancarano, e do-
e lo leggo ne' Comentari del Monalda- ver il comune solo dipendere dal rettore
scili. MortoClementeVa'soapiile i3 i4> e dal proprio vescovo, a'quali avea com-
durò la sede vacante 29 mesi e 17 gior- messo aggiustare tali vertenze. Con altra
ni, mentre era vicario generale del Pa- bolla del 9 diretta al comune, ed al ret-
trimonio Bernardo da Cucuiaco nel 3 1 5, i tore e tesoriere della provincia, gli esor-
pel rettore e capitano geoeraledella pro- tò a mantener in essa l'unione e la pace;
vinciaGadardo Saumate arcivescovo d' al qual fine con altra del 1 322 al vesco-
M'ebbe precipua parte Poncello Orsini, ni che potevano succedere nella provin-
il quale unito a molti de' principali si- cia, prevalendosi delle censure ecclesia*
gnori, e specialmente a' Farnesi, llde- stiche e del braccio secolare; ingiungea-
brandini, Monaldeschi e Fortiguerra, si do a' 4 luglio al capitano della città l'at-
porlo ad assediare IMonle Fiascone ove tenta provvisione di viveri opportuni. E
allora risiedeva il vicario Cucuiaco, eoa siccome i non aver voluto
viterbesi per
grandissimo pericolo di lui e di sua gen^ riconoscere per rettore Guittone, erano
te, quale scomunicò Poncello. Perciò
il stati da esso puniti con sentenza d'inter-
prese le armi i viterbesi, corsero a far detto, il Papa con bolla di detto giorno
levare l'assedio, facendo molta strage de' qe sospese gli effetti, facoltizzando il po-
nemici, e poterono ricuperare alla Chiesa polo ad eleggersi il podestà, avvertendo
vari de' luoghi insorti. Laonde nel se- insieme Guittone a non aggravare di
guente i3i6 il vicario Cucuiaco con di- pesi Viterbo. Intanto la fazione ghibeU
ploma dell'i I marzo, dato nel pontificio lina capitanata nel Patrimonio da'Colon-
palazzo di Viterbo, per memoria e pre- nesi, sovrastava alla guelfa diretta dagli
mio onorifico concesse a Viterbo la sud- Orsini, senza che il Papa per la lontanac-
descritta bandiera pontificia, da usarsi za potesse dargli bastante aiuto. In diver-
anche nel suo esercito e sebbene unito si tetnpi era stata la città signoreggiata da
alle milizie papali, per cui il magistrato vari tiranni, e particolarmente dalle due
di Viterbo venne quasi ad essere Gon- principali famiglie viterbesi di Vico e de'
faloniere o Vessillìfero dis. Chiesa per- Gatti o Brettoni. In quest'epoca poi seb>
petuo, secondo il Bussi; ma il Vessillo bene i migliori cittadini fossero guelfi e
della s. Romana Chiesa (V.), non for- perciò fodeli sudditi di s. Chiesa, la mag-
masi delle sole Chiavi pontifìcie, e qt*este gior parte del popolo minuto era di fa-
furono concesse anche ad altre comuni e zione ghibellina ossia imperiale. Ad ab-
stabilimenti. iSel i3i7 era podestà Bo- batterla nel febbraio i326 si recarono a
scìone daGubbio^ nel i3i8 rettore del Viterbo quantità considerabiledi guelfi, e
Patrimonio Guglielmo Costa canonico pervennero sino alla piazza del Comune;
Tulleiise, nel iS-zo podestà Pietro da I- ma i nobili Silvestro Gatti e Marcuccio
raola, e nel i3-2i rettore del Patrimonio postisi alla testa de' ghibellini vigorosa-
Guittone Farnese vescovo d'Orvieto. A. mente gli obbligarono a partire in furia.
suo tempo e in detto anno Giovanni Parve a Silvestro quella l'occasione d'in-
XX fi coti bolla spedita in Avignone il , ma opponendosi
signorirsi della patria
1." aprile, comandò a' viterbesi che af- Marcuccio, seguì sanguinosa zuffa tra lo-
fatto non dovessero parteggiare per iUau- ro, C09 moliiludine di morti, i cui cada-
3a6 V I T V I T
veri restarono più giorni su detta piazza. nerale, che pose l'assedio a Viterbo. Nau-
Maccliiiiando Silvestro di rendersi sisso- seati i viterbesi della tirannia di Silva-
luto siguore di Viterbo, il vescovo e vi- stro, guidati da Faziolo di Vico naturale
cario apostolico Tignosi io proclamò ri- di Manfredo, insorsero contro di lui, e
Lelle e scomunicò, ma non potè impedi- venne ucciso da Faziolo, aiutato da Sciar-
re che se ne facesse tiranno nello stesso ra Colonna, colla morte di molti altri
iSaG. Lodovico V il Bavaro pretenden- cittadini. Tosto viterbesi aprirono le
i
te all'impero, scismatico ed eretico sco- porte della città al cardinale, il quale col
luunicnto dal Fapa, con grosso esercito vescovo Tignosi e le truppe vi fece il suo
portandosi a Roma
a' 2 gennaio iSay, ingresso, imprigionando subito il Capoc-
e non pare 328, fu ricevuto eoa
nel 1 ci, che da passione dopo pochi giorni fu
somma pompa e onore da Silvestro, pre- tratto al sepolcro, e poscia il Papa con
sentandogli le chiavi della città; Lodo- bolla de' i5 febbraio l33o, che offre il
•vico V in ricambio lo confermò nel do- Bussi, assolse Viterbo dall'interdetto, do-
minio di Viterbo, tua poi, come narrai po aver essa giurato: Di credere quanto
parlando degl'illustri viterbesi^ s'impa- insegna la s. Chiesa. Di ritenere enorme
dronì de'suoi tesori, cioè di 3o,ooo fio- eresia l'asserire over l'impeiatore pode-
rini che teneva nella sagrestia dei frati stà di deporre il Papa, ed eleggerne al-
minori, e col pretesto che volesse conse- ilo. Di sottomettersi a'comaudi della s.
gnar la città a Roberto re di Sicilia, ca- Chiesa, e alle pene che volesse imporre
pode'guelfi, l'imprigionòcoi figlio, e poi per aver aderito a Lodovico e all'anti- V
li rilasciò. IntaLilo risiedendo in Roma il papa, che riprovavano insieme a tutti gli
vescovo Tignosi, s'intruse nella sede di altri scismatici. Di esser fedeli e ubbi-
Viterbo Pandolfo Capocci, nipote del dienti a Giovanni XXII e successori, o-
cardinale, quale amministratore e parti- norati e difesi i loro ufllzioli, e permesso
giano del Bavaro. Avendo questi a' 13 che tutti gli ecclesiastici e dignitari cat-
maggio 1828 fatto eleggere io Roma tolici godessero i benefìzi. Mon ostante
l'antipapa iV^/cofò/^, esso venne in Viter- queste ealtre promesse particolareggiatee
bo a' 5 agosto, col seguilo degli anticar- giurate, non avendo i viterbesi forze da
dinali da lui creati e di molte truppe im- con tra pporreal^ai'a/o e all'antipapa, per
periali. Vi si trattenne più d' un mese, poco tempo soggiacquero di nuovo a lo-
liconosciulo e assistito dal tiranno Silve- ro; e quindi l'antipapa imprigionalo, a*
stro, nel qual tempo fece diverse solenni i4 o 25 agósto i33o, in Avignone fece
funzioni nella caltediale, dichiarò il Ti- solenne abiura. PosciaGiovanni XXII rei-
gnosi decaduto dal vescovato, scomunicò terò a Viterbo la sua assoluzione a'4 ago-
e privò de' benefizi gli ecclesiastici ch'e- sto 333, con bolla diretta a Faziolo, la cui
1
do poi a Pisa. Restando il Capocci in minò rettore della provincia Andrea Or-
Viterbo ad esercitare l'usurpala dignità, sini nipote del cardinale, e do[)0 di lui
di lutto sdegnato Giovanni XXII, nuo- Filippo di Combelaco canonico Vatica-
vamente scomunicò Lodovico V, e con no. Nel seguente i334 fu podestà Anto-
lui l'antipapa, Silvestro Gatti e il pseudo nio Manassti da Terni; e nel i336 ret-
Capocci, sottoponendo Viterbo al gene- tore del Patrimonio per Bencdetlo XII
rale interdetto. Di ciò non contento, il Ugone di Rogerio o Augeri canonico di
Papa nel 1 829 inviò nella provincia un JNarbona. Frattanto Faziolo di Vico ili-
esercito sotlu il comando del cardinal vcniitfi apertaniente tiranno della pati i<i,
Gio. Gaelauo Onini legalo e capitan ge- nel i338fu Irucida'O da Gicvauui II
VIT VIT 327
di Vico prefello di Roma, che il Bussi di sua assenza e della confusione della
crede nalo da uno stesso padre, ludispel- città, nel i347 insorse in Roma (^.) il
tito Lodovico V, perchè il l*apa Bene- famoso eloquente agitatore Cola di Rien-
detto XII nel 33f) avea nominati diversi
i zo, di cui anche ne' voi. LXXIII, p. 3o3,
ricari dell' fin[)ero (^.), durante la sua LXXVI, p. 172, proclamando il ristabi-
vacanza, anch'egli circa il i343 volle de* limento della repubblica, di cui il popo-
puturue De' dominii delia Chiesa, colla lo lo dichiarò tribuno e liberatore. Scris-
pretensione che quasi tutte le terre d'I- se a'potentati e alle principali città d'I-
talia appartenessero air impero, e li re- lalia, il Bussi recitando la lettera indiriz-
gistrai nel voi. XCIX, p. i I I, fra'quali il zata a Viterbo a' 24 "i^oS'^- Narrala
suddetto Giovanni II di Vico per Viterbo. enfaticamente l'assunzione sua al tribu-
Questi insignito della prefettura romana, oalo,con autorità di procedere a riforme,
seppe cos'i bene profittarne, che a poco a esposte le deplorabili condizioni iu cui
poco si fece signore non solo di Viterbo, era caduta Roma, a provvedere a'bisogni
uia eziandio d'altre città e luoghi della della romana provincia, l'invilo a man«
provincia, ricordati più sopra parlando dare due sindaci e ambasciatori, ed un
di lui, e persino fabbricala una fortezza giudice, per intervenire al generale parla-
in Vetralla. Imparo dal Borgia, Memo- mento. Volendo poi il tribuno, che tulli
rie di Benevento, t, 3, p. 295, che avendo i tiranni occupatori delle terre di s. Chie-
concesso a quella città di poter appella- sa gli prestassero ubbidienza e gli pagas-
re dal loro rettore alla s. Sede, e riuscen- sero il tributo, il solo Giovanni 11 di Vico
do di grave incomodo, per la residenza tiranno di Viterbo si ricusò; onde Cola
papale in Avignone, ordinò a' 1 5 settem- di Rienzo in pubblico parlamento lo pri-
bre i34o al rettore del Matrimonio di s. vò della prefettura di Roma, dichiarò
Pietro di ricevere tali appellazioni a no- uccisore del suo fratello bastardo Faziolo,
me del Papa, restando libero però a'be- uomo ingiusto e fazioso, occupalore degli
ueventaui di ricorrere a quello. 11 Papa slati di s. Chiesa e di rocca Rispampani. A.
Clemente VI^ avendo fatto rettore del ridurlo al dovere coli' armi, adunò uà
Patrimonio Bernardo dal Lago vescovo grosso esercito dicornetani, perugini, to-
di Viterbo nel' i344) o^l seguente impo- dini, narnesie di molti baroni romani, e
se air Orsini venditore del suolo ov'era ne die' il comando a Cola Orsini. Questi
stata eretta la fortezza, di rescinder il eoo* espugnata Vetralla, assediò Viterbo: al-
tratto, e nel 1 346 esortò ì viterbesi a lora di Vico si sottomise, consegnò Ri-
costantemente aiutare il detto rettore, ed spampani, e venne reintegrato nella pre-
a fuggir la pratica dello scomunicato in- fettura. Volendo poi il tribuno guerreg-
vasore Giovanni II di Vico e suoi fratel- giare Colonnesi, invitò Giovanni II a re-
i
li, non che di Corrado Monaideschi da cargli soccorsi di armati e di viveri, sic-
Orvieto, quali ribelli di s. Chiesa. Indi il come esegui. Ma essendo a pranzo col
Papa nel 1 346 nominò commissario apo- tribuno, questi per sospetto l'imprigionò,
stolico della provincia del Patrimonio indi rilasciatolo ritenne il figlio Francesco
il cardinal Bertrando di Deiicio. Quan- in ostaggio. Intanto essendosi accorto il
i romani gli mandarono ambasciatori in vita, fuggì da Roma nel dicembre dello
Avignone fra'quali primeggiò Francesco
^ stesso 1347, e così Giovanni 11 liberato
di Vico figlio di Giovanni II, per invi- da ogni apprensione si ralferniò nella ti-
tarlo a venire a Roma sua propria sede, rannia di Viterbo, soslenuto dagli Orsi-
ma ricusò di farlo per le ragioni dette a ni.In tempo di sua prigionia, i viterbe-
quegli articoli j luoudc dipoi profittando si, sdegnali de' prepoleuti faziouari del
328 V T I V IT
tribuno, erano insorti, uccidendo 11 de' de' mali avvenuti per sua cagione, vlce-
principali. Facendo Clemente VI ceie- versa qual ribelle gli dichiarava guerra.
Inare in Roma il Giubileo dell* Anno Respinse l'orgoglioso tali proposizioni, le-
Santo I 35o, fu cosi immensa la molti- sive al suo decoro, per altro non ricusan-
tudine de'pellegrini passata per Viterbo, do pacificarsi col Papa, a condizioni che
che vi lasciarono molto denaro. Vi si fer- il cardinale giudicò ingiuste, e si propose
marono i Forliguerra di Cortona, riz- a miglior stagione fargli guerra. Entrato
zando un palazzo presso s. Nicola, e quin- nel Patrimonio, il cardinale trovò, che
di vennero chiamati da' viterbesi i guelfi soltantoMonte Fiascone, Acquapendente
di s. Nicola, perchè la città, per istrane eBolsenasi teuevano all'ubbidienza deU
contingenze, non poteva fare a menod'es- la Chiesa; e tutte le altre città, terre e ca-
ser ghibellina, come osserva il Bussi. Non stella erano occupate dui di Vico; oltre
cessando il di Vico di mostrarsi nemico le quali dominava Orvieto, Amelia, Mar-
a Clemente VI, iSSa molti guelfi si
nel ni e Terni, ed altri luoghi considerevoli.
ribellarono, ma egli colle armi li debellò, Prima di marciare contro di lui, lo chia-
e per avvilirli fece troncar il capo a 4 ec- raò in Monte Fiascone. Siccome Giovan-
clesiastici, e poi ad altri 3 in certo molo ni li faciluienle prometteva e poi non os-
iusurrezionale/mcorrendo nella scorounU servava, sottoscrisse i capitoli proposti dal
ca. Divenuto Papa Innocenzo VI si pro- cardiuale, ma tornato a Viterbo, non
pose di virilmente frenare Tollracotanza volle più. stare al concordato, esprimen-
de' signorotti e tirannetti , usurpatori dosi oltraggiosamente, non aver timore
delle terre di s. Chiesa, e queste ricupe^ dell'esercito, e che suoi ragazzi bastava-
i
rare al suo dominio. Ne affidò la missione no a far stare a dovere tutti preti del car- i
con esercito nel i353 al cardinale Egi- dinale. Questi però, unita alle sue milizie
dio Albornoz, che celebrai in tanti luo- la lega Toscana de' fiorentini, sanesi e
ghi, dichiarandolo legato, vicario e capi- perugini, con formidabile esercito, secon-
tan generale con piena autorità, e Jo fecs do il Coretiui, l'assediò in Orvieto e lo
accompagnare dai famoso Cola di Kienzo, ridusse all'ubbidienza, vietando a lui e
cavandolo dal carcere d'Avìgnone^il qua- sua famiglia per la anni d'accostarsi a
le prometteva di restituir la calma a Ro- Viterbo e nel suo contado. Invece narra
ma agitata dalle fazioni; onde giunto a il Bussi. Le milizie del cardinale devasta-
Monte Fiascoue a' 28 agosto lo dichiarò to il territorio di Viterbo, pe' clamori
senatore di Roma, nella quale fecero l'in- de' viterbesi che l'odiavano, temendo
gresso circa il 4 novembre ( il senatore Giovanni il che non lo dessero nelle ma-
rendendovi severa giustizia contro i prin- ni de'«uoi nemici, fu costretto umiliarsi
cipali domicelli, ma gravando il popolo all'ubbidienza della Chiesa, restituendole
d'imposte per mantenere gli armati da lui le usurpate Viterbo, Toscanella, Orvie-
assoldati, venne trucidato nel settembre o to, Canino, Marta ed altri moltissimi luo-
ottobre i354). Allora lo stalo pontificio ghi; ritenendosi Cornelo, Civitavecchia,
in Italia era scompartito in 6 provincic: Rispampaui e altri Scastelli. Ma pocodopo
Patrimonio di s. Pietro, Marca d'Ancona, Giordano Orsini, uno de' capitani della
ducalo di Spoleto, Romagna, che com- Chiesa, Cornefo, di cui era stato
gli tolse
prendeva il Monte Feltro e la Massa Tra- fatto vicario temporale per 12 anni, e
balia. Campagna e Maremma. Quando inutilmente si querelò, perchè il Papa
il cardinale giunse in Firenze, spedi am- non volle ppro vare la concessione. Il car-
fi
per assicurare Viterbo contro le mene nimo ne avrebbe esauditi i loro desiderii.
d'altri tiranni, presso la porta di s. Lucia Infatti partì da Avignone a' 3o aprile
Sperandio nella Sabina sacra. Nel 35g i le accuse contro l'ordine da lui fondato,
rettore Biagio Geniinelli vescovo di Chiu- co' strepitosi miracoli che Dio operò per
si; podestàRaimondo Tolomei sanese.Nel illustrarlo, ed il Papa a'24 g'ugi'O, do-
i363 vicario generale Giorgio vescovo. pò il solenne pontifìcale, nella cattedra-
Tramando nel i365 Giovanni II di Vi- le l'ammise co' suoi compagni alla solen-
co il riacquisto di Viterbo, Giordano Or- ne professione (altri dissero in Toscanella)
sini dopo averlo sconfitto collii forza del- approvandone l'istituto. Essendo e*si ve-
l'armi, da' viteil>esi gli fece bruciare il stili d'abiti laceri. Urbano V avea fatto
castello di Vico. Intanto il nuovo Pupa fare 60 tonache e allrellanli cappucci,
Urbano /^, riguardando la suprema di- che loro impose; ed il cardinal Grimoaldt
gnità pontifìcia come esiliata al di là de' suo fratello, a proprie spese provvide d'a-
monti, dimoranJo in Avignone, si divul- bili i gesuati assenti. Ivi il i^opa consagiò
gò che pensava lra>ferirsiiu Italia. I con- Birgero arcivescovo d Upsal. Il granile e
soli di Vitti bo gli spedirono ambasciato- beiieinerenlissimucardiiialAlbornoz,(Jesi-
li, supplicaadolu ad imitaziuue di tuo li deroso di ritirarsi a vita più quieta, era
33o V I T VI T
venuto Viterbo a rassegnare la sua le-
in opportuna occasione per danneggiare ì
gazione, amministiata replicatainente per guelfi e il Papa. Pertanto a loro istiga-
tanti anni, anco perchè il Papa ad istiga- zione la pugna si fece generale, e conti-
zione d'alcuni cardinali voleva gli ren- nuò morte di molti,
nel dì seguente, colia
desse conto delle rendile e delle somme anche servi di cardinali; poiché infuriato
ricevute. A tale desiderio, il maguaniiuo il popolo commise deplorabili eccessi, as-
porporato sopralFalto di sorpresa, corri- sediando le case de' cardinali, tra una
spose col presentare a Urbano V le chia- grandine di sassi e frezze, e bruciando le
vi di tutte le città e fortezze da lui ricu- porte della chiesa di s. Sisto per penetra-
perate, essendo in tanta quantità da for- re nelle stanze d'uno di essi. Non riuscen-
0)arne un grosso carro. A tale vista, preso do al vescovo, al rettore, a'consoli e altri
di meraviglia il Pontefice, disse al car- distmti cittadini frenare il tumulto, con-
dinale: IN'oi confessiamo non essere stata dussero i cardinali alla rinfusa a salva-
grande la spesa, con cui tu hai acquista- mento nella Rocca ove risiedeva il Papa;
ta per noi tanta roba alla Chiesa; ood'è il quale per sì fiero scompiglio fece venire
che vivamente ne rendiamo grazie alia a Viterbo molte squadiedisoldali sulrini,
tua economia. A' 24 ag^^*'^ '' cardinale montefiafconesi, orlani, todini e soriane-
mancò di vita in Viterbo(il Monaldeschi si, con determinazione di farla spianare
inesattamente lasciò morto
scritto, esser da'fondamenti; il che sarebbe certamen-
dopoché il Papa era andato a Roma), con te seguito, se alcuni cardinali non aves-
tanto dolore del Papa che per due giorni sero interposto calde pregliiere, e se 5 de*
niunoammiseall'udienza; e a distinguer- principali ciltaduii non si fossero studia-
ne gli eminenti meriti, concesse plenaria ti di placarlo, recandosi a'suoi piedi col-
reaiissione di colpa e di pena a tutti quel- la corda al collo e con somma luniliazio-
li che da Asìsi, ovefu trasferito l'illustre ne. Sentendo essi dal Papa che onnina-
cadavere, sino alla metropolitana di To- mente voleva puniti i rei, prese le armi,
ledo (sua antica chiesa, e perciò in quel- e uniti alle genti pontificie, si recarono
l'articolo riparlai di i\ glorioso princi- alla piazza diScarlano, ed atterrato il
pe) per un tratto ne avessero trasportato fonte,bruciarono le case di que'che avea-
la bara, come avessero visitate le basili- no cominciata la rissa. Inoltre il cardina-
che de'ss. Pietro e Paolo, lo Viterbo l'ul- le Marco da Viterbo, a sottrarre la patria
timo di luglio Urbano V avea fallo lega dal minaccialo eccidio, persuase i concit-
coU'imperalore Carlo IV, e altri princi- tadini a portare tutte le loro armi nella
pi, per reprimere i Visconti e altri tiran- Piocca al Papa, il cui risentimento miti-
ni che rimanevano in Italia. Nel giorno gatosi, ordinòla processurade'delinquen-
poi C^^^ settembre dello stesso 367, di- i li, e tra' più colpevoli ne furono impic-
morando ancora il Papa in Viterbo, sol- cati IO, ed ordinò ancora la demolizione
levossi tale tumulto,che poco mancò noo delle torri e delle mura. Cominciandosi
ne seguisse il totale eslerminio della cit- l'atterramento, i com-
cardinali e prelati
tà. Derivò il trambusto da questione in- mossi dalla costernazione de' viterbesi e
sorta nella piazza del piano di Scariano, dal piantodeiledonne,implorarono la cle-
tra alcuni viterbesi ghibellini, ed fami- i menza d'Urbano V, rappresentando le be-
gli del Maresciallo del Papa, per lavare nemerenze della città [ter l'assediodi Fe-
un piccolo cane nella fontana, e dulie pa- derico li e per gli aiuti dati al cardinal
role si passò alle armi. Alla fazione ghi- Albornoz. il Papa ne restò persuaso, fece
non ispenta n>ai in Viterbo, co-
bellina, cassare i processi, rivocò l'interdetto sen-
mechè precipuamente alimentata da'no- tenziato contro la città e suo distretto e
bill Galli, Alessaudriui e Fajaui, scoibi ò rSollubiecoii bolla esposta dal Bus$i;US-
V 1 T VIT 33 1
solse il popolo da' delitti commessi, libe- ca a' 28, nella nuilà mese il
del quale
rando i prigioni e invitando i fuggili al ri- Papa erasi restiliiìto in Roma, dopo aver
torno: di piti ordinò poi, essendo in Roma, fatto alcune concessioni a Viterbo. In ta-
la restituzione delle armi, e la riedificazio- le anno eia rettole e capitano della pro-
oe della fontana. Scrissero il Manente e il vincia Giordano Orsini, e dopo ne fu le-
p. Annibali, che il tumulto avvenne nel galo il cardinal Egidio Aissidiiii o Ai-
i3G8 per opera de'Gatlescbi e altri ghi- scelin. Nel 1370 il Papa uscì da Roma
bellini, a istigazione de' di Vico; che il a' 7 aprile e pervenne a Viterbo a' itj,
1
Papa fuggì nella Rocca, dove accorso Ni- con gran numero d'armali per la guer-
colò Farnese con altri, il Papa fu libera- ra che faceva al prefetto di Vico, proba-
lo e andò a Monte Fiascone. rSel cjual in- bilmente Pietro III, e nel dì seguente
contro dichiararono a difesa d'Urbano
si mandò ad assediare Vetralla. Passato a
V, oltre altre terre. Monte Fiascone, Da- Monte Fiascone, ne parli a'26 agosto, e
gnorea, Vetralla, Cornelo, ed Orvieto, imbarcatosi il 5 seltea»bre in Cornelo,
la quale, al dir di Monaldeschi, nel con- veleggiò per Avignone, con universale af-
sigliogenerale già aveva riconosciuta la flizione. Non andò guari, che morto Ur-
perpetua signoria del Papa e della Chie- bano V, in Avignone gli successe Gre-
sa, senz' alcuna riserva di libertà, go« gorio XI propenso a restituire stabil-
duta precedentemente, anco per privile^ n>eiite la papale residenza a Roma. Nel
gi pontificii. Urbano Y dopo avere rice- 37 I fu podestà di Viterbo Bernardo di
I
•vulo in Viterbo gli ossequi del patriarca Melignano, e nel 1372 Nicola da Sasso-
di Costantinopoli, per parte dell'impera- ferraio alias Sipontino: nel 1374 vicario
tore che si proponeva ripeterli in perso- generale della provincia, Gerardo abbate
na, e di Amedeo VI conte di Savoia, se- di I\lonte Maggiore. Divenuto nel i375
guito da questo parti a' i 3 per Roma, prefetto di Roma il sunnominato Fran-
facendovi il solenne ingresso a*j6, a ca- cesco di Vico, mentre come narra il Bor-
\alIo,addestrato dal conte e da altri prin- gia erasi ribellala Viteibo a snggeslione
cipi, ricevuto con incontro trionfante e della libertà proclamata (in dal 1371 da'
lietissimo. Nel seguente i368 volendo fiorentini, olire Monte Fiascone, Civita-
prevenire i caldi di Roma, ne partì l'i i vecchia e altre città; Francesco volle pro-
maggio per Viterbo, ove accolse e con- fittarne, e accompagnalo da Gio. Batti-
vitò l'imperatore Carlo IV, ed a'i3 pas- sta suo fratello travestito (dal Borgia con-
sò a Monte Fiascone ed ivi rimase, ri- fuso con Francesco), eulrò di nascosto in
passando poi per Viteibo nel ritorno a Viterbo, a' 18 novembre, e postosi in ar-
Roma. Nel iSGg, egualmente per evita- me nel dì seguente con 5o partigiani si
re i caldi. Urbano V per Vileibo tornò recò sulla piazza del Comune, gridando :
a'28, Guglielmo Agrifoglio a'4 ottobre, sottrassero all' ubbidienza della Chiesa,
Arnaldo Uertraud a'6, e Audroiuo Hoc- e si diedero al tiranno Francesco. Questi
5
domiiiii, con plauso universale partì d'A- occupò qnindidi versi luoghi del Patrimo-
vignone, e con Fiag°io marittimo a' nio, tranne quelli che si mantennero oel-
dicembre iSyG prese terra allo scalo di l'ubbidienzad'Urbano VI. Altrettanto fa*
Corneto, o nel prossimo porlo di Civita- cendo in Viterbo moltissime persone, mal
vecchia secondo l'Annovazzi, e pel Teve- solFcrendo la tirannia di Francesco, ar-
re a' 17 gennaio iSyy fece il suo glorio- mala mano si sollevarono contro di lui ;
VIT V ! 333
de avendo illiranno marciato denlro par- prese e saccheggiò Kepi. Ridotta Viterbo
ie ài sue squadre, investite dal popolo, ad estrema miseria, il tiranno vi fece bat-
restarono prigioni o uccisi, e fra questi 3 tere nel i386 gran quantità di moneta,
nobili. Avea Gregorio XI per sottomet- in bolognini da due soldi é in quarti bo-
tere le città ribelli assoldato 6000 bre- Icgnini. Nello stesso Urbano VI dichiara-
toni a cavallo, i quali datisi all'antipapa, to vicario generale del Patrimonio ecapi-
favorirono pure Francesco come uno de' tano delle milizie il cardinal Tommaso
loro maggiori aderenti. Un loro distac- Orsini, non senza molto combattere ricu-
camento nel gennaio 1379 fece notabili però Monte Fiascone. Di che atterrili i
sì il Urba-
cronista Covelluzzo. Ijianioso vazione, che sbigottito corse a nascon-
no VI d'umiliare il tiranno Francesco dersi in una casa presso s. Biagio. En-
di Vico, e di ricuperare alla Chiesa il da trato poc' anzi nella città il nobile An-
luì ingiustamente occupato, mandò a'23 gelo Tignosini, di»oto al Papa, sotto la
giugno di detto anno un esercito consi- sua condotta il popolo, dopo di aver a
derabile nel territorio di Viterbo, deso- gran fatica sconfìtto le sue squadre, as-
landolo tutto ne' Sy giorni di sua per- salì quell'abitazione, ove Angelo uccise
manenza. Avendo il Papa ridotto a nio- il tiranno, il cui cadavere a furia di popo-
nela molti arredi sagri pel manleniraen- lo fu trascinalo ignominiosamente nella
lo delle milizie, Francesco dal canto suo piazza del Comune, donde nella sera fu
tostrinse il clero di Viterbo a contribuir- portato nell'orto del convento di s. Fran-
gli DOGO fiorini d'oro. Uscito quindi in cesco, e poi forse nella chiesa di Gradi
campagna coli'esercito, devastò i territo- nella tomba gentilizia; ma è incerto s'eb-
rii de'Iuoghi fedeli alla Chiesa, cfjme di be sepoltura ecclesiastica, siccome piìl
Bonciglione, Corneto, Toscanella, ed a- volte scomunicato. Al suo bastardo, che
vendo sottomesso Vetralla la donò a teneva Rispampani, riuscì d' impadro-
Guglielmo suo capitano, il quale, dopo a- nirsi d' Angelo, lo fece bene ingrassare,
verla barbaramente saccheggiata, la ven e poi fallo legare a grossa trave, vivo lo
de a'romaui, cui presto ritolse coll'armi fece crudelmente tagliare a pezzi, e que-
Francesco. Espugnata da questi Bi accia- sti dare a'cani cui avea fallo patire la fa-
ilo, dopo il sacco, l'abbandonò a' breto- me. Niemo, il Conlelori e ilCiacconio,
11
tlo podestà Binduzio de' Benedetti pisa- fermò la sua residenza nel palazzo pres-
no, alfliggenilo ancora i viterbesi la care- so s. Sisto, assumendo il governo spiri-
stia, per la narrata devastazione del ter- tuale e tetupurale della città, e mostran-
ritorio e per le scorrerie delle scismatiche dosi strano e crudele contro i cattolici.
squadre de' bretoni, oltre le guerre che L' antipapa, che risiedendo in Avignone
facevano romani per ricuperare al Pa-
i vi avea stabilito una cattedra di pestilen-
pa le ribellale terre, replicalamente ri- za, con lettera de' 12 novembre dichiarò
corsero a Urbano VI per qualche soc- a'viterbesi la sua contentezza per averlo
corso (il suo nipote cardinal Francesco riconosciuto. Indi il Prata, o per rimor-
Prignano Moncolti, morto prima di lui so o per ricuperare la dignità cardinali-
nel i383, fu legato del Patrimonio, se- depostoUrbano VI quan-
zia, da cui l'avea
condo Cardella, senza dirne l'epoca). Im- do si abbandonò alio scisma, segretamen-
potente Urbano VI di somministrare aiu- te trattò con Bonifacio IX di sottomet-
ti, per la guerra che doveva fare all'an- tersi alla sua ubbidienza, e venne reinte-
tipapa, alcuni sediziosi sidjornarono il po- grato nella dignità. Quindi nella notte
polo minuto veramente affamato, e fit- de'7 febbraio iSqi tentò di sottomette-
ta ribellione, di nuovo Viterbo si sottras- re i viterbesi a Bonifacio IX, con far en-
se dall' ubbidienza poulificia, per darsi al trare le sue milizie nella città, ed asuoo
VIT VIT 335
di ti'onibe fece gridare; Fìva il Papa bombarde a* danni di Viterbo nel i3()3,
di Roma. ]\Ja armatisi i vileibesi in ve- non ostante che di bombarde fossero (uu-
Papa Clemenle, e s. Fran-
barbacani del convento di
ce giitlarono: T'iva niti i
dinale, fu decapitato qual traditore, e ri- smatico erasi impadronito di Narni. Ben-
dotto il corpo in minuti pezzi, oltre l'uc- ché con forze inferiori, pel valore di Jan-
cisione il'alcuni famigli e aderenti del car- ni, vinsero combattimento gli scismatici,
il
co nipote del trucidato Francesco, allora richiesta nel1395, per la negativa, spedì
prefetto di Roma. Fece il suo ingresso in grosso esercito ad occuparla, comandato
Viterbo per porta s. Lucia a' i o febbraio, dal proprio fratello Giovanni Tomacetli
con grande onore e plauso di tutto il po- generale di s. Chiesa, il quale si ac-
polo, e dopo aver visitato la cattedrale, campò al ponte CoHlano. Simulando lo
si portò ad abitare nel palazzo di s. Si- Sciarra impotenza a resistere, mediante
sto. Principiò il suo governo o signorìa patti restituì Viterbo già da lui gravato
con far demolire le case di diversi rag- di estorsioni, le quali col perdono furono
guardevoli cittadini cattolici, ed il palaz- condonate da Bonifacio IX; egual perdo-
zo sontuoso di Silvestro e Fazio Gatti no concedendo a' viterbesi, non senza poi
a s. Stefano, quali persone divenute o- ridurre a migliore stalo e ben munita la
diose a'viterbesi per essere fedeli al Pon- Rocca per tenerli soggetti, colla spesa di
tefice Bonifacio IX, il quale poi in com- Sodo ducati d'oro, olirei moltissimi la-
penso di detto e altri gravi danni sof- vori fatti da qiie' viterbesi che vollero lu-
ferti dotiò loro Celleno. Questo proce- crare l'indulgenza perciò concessa, e per
dere di Sciarra era fìnto, perchè segre- il Papa impose alla città l'an-
la I." volta
tamente se l'intendeva con Lonifacio IX, nua contribuzione di 1000 ducati d'oro.
siccome era entrato a parte del maneg- Siccome era stato preposto a governato-
gio del Praia, verificandosi aver questi re di Viterbo messer Angelo del Monte,
in sostanza restituito Viterbo alia s. Sede, gravando questi di Vico e severamente
i
secondo l'asserto d'Ughelli e Ciacconio. vietato a' nobili di trovarsi insieme più
Non ostante riferiscono gli storici che di 3, questi irritali l'imprigionarono nel
più tardi lo Sciarra erasi iinpegtiato 1396, inviando ambasciatori al Papa per
coir antipapa Benedetto XJfl, di conse- avere altro preside discreto, e furono e-
gnargli Civitavecchia per 12,000 scudi, sauditi, con inviar loro nel 1398 per ret-
ma non si A'27 maggio i3c)2 il
eflettuò. tore Cristoforo Gaelani. Nel i4oo la pe-
cardinale inviò alcune squadre di ruma- ste rapì a Viterbo 66G3 abitanti, ed il
ui sino a porta a s. Lucio, ove seguì un Papa fece fratello Giovanni Tomacelli
il
piccolo combattimento, colle quali polsi capitan generale e rettore della provin-
fece tregua di tre anni a' 25 luglio, inos- cia. Viterbo ebbe a podestà nel i4o Gio-
i
servata da'romani per esser loruali colle vanni di Munte Fiascone^ nel i4o2 Pietro
8
336 V T I VIT
Corrado Barloccelli lodino, e nel i4o3 parte ne avessero più bisogno, con alcune
Paolo di Castro celebre legista, mediante disposizioni la cui esecuzione afìldò al ve-
nomina de'So ottobre di detto rettore: fra scovo Ranieri, e quindi partì per Siena
le altre cose buone che Paolo operò, vi fu con 12 cardinali e vi giunse a' 4 settem-
]a riforma dello statuto ad ottimo sistema. bre, nominando poi legato del Patrimo-
Regnando Papa Innocenzo FU, il cru- nio il cardinal Pietro Filargo. Frattanto
dele suo nipote Migliorati fu cagione che a dispetto del legittimo Gregorio XII e
nell'agosto i4o5 insorgesse in Roma gra- si adunò il fa-
del falso Benedetto XIII,
\petumulto,onde il Papa a porsi in sicuro moso Sinodo di Pisa (^.), ove deposti
ne fuggì, e con penoso viaggio giunse a' ambedue, a' 26 giugno 1409 fu 'o loi'O
l5in Viterbo, accolto con venerazione ed veceeletto il cardinal Filargo, che assunse
onore, e ne' 7 mesi del suo soggiorno i il nome d'Alessandro Fjecosì invece di
vilei besi costantemente vegliaroro armati estinguersi lo scisma rincrudelì, restando
d] e notte alla sua difesa.Stando in Vi- lacerata laChiesa da 3 Ubbidienze yUan sbì-
eccellenti capitani regi eassedianti Castel nodo pisano. A vendo Ladislao invasa Ro-
s. Angelo, li ruppero e obbligarono a de- ma e altri luoghi,AIessaudro Vlo depose
sistere dall'impresa, cessandocos'i i fazio- dal regno, e con un esercito di collegati
si di tumultuare. Il Papa in Viterbo ce- inviò Andrea Braccio Fortebraccio signo-
lebrò nella cattedrale le principali feste, re di Montone per combatterio. Giunto
finché pentiti romani neli4o6 con
i am- quel prode capitano in Viterbo a lasciar-
bascerie invocalo perdono, e supplicatolo vi i superflui bagagli, fece ricerca dell'oste
caldamente a tornar fra loro, Innocenzo che altra volta aveagli fatta azione geoe-
VII li consolò a'i3 marzo, ricevuto con rosa, e sentendolo prigione per debili, pa-
lietissimi applausi ed ossequio. Il succes- gali i creditori, lo liberò e volle seco, trat-
sore Gregorio .Y// bramando l'estinzio- tandolo sempre cortesemente. Morto nel
ne della scisma sostenuto da Benedetto i4io Alessandro V, gli successe Giovan-
XIII, si mise in viaggio per Lucca nel ni XXIII. Nel seguente i4i if" podestà
1407 con tutta la corte. Giunto in Viterbo Tommaso Catalani, e nei i4i 3 Giovanni
a' g agosto, indi a* 18 nominò il nipote XXllI nominò legalo e vicario potililìcio
Marco Corraro veneziano a rettore del del Patrimonio il cardinal Oddo Colon-
Patrimonio e della città; nel dì seguente na (poi Martino V), di cui fu suddelegato
concedendo a'viterbesi, che nelle loro pri- Francesco Lanciotto abbate di Farfa e di
me istanze civili e criminali non potessero s. Martino. Mentre Giovanni XXIII era
esser convenuti in altra curia, che in quel- in Roma in detto anno, il versipelle e in-
la di Viterbo. Di più il Papa s'istruì del grato Ladislao vi entrò coli' esercito l'
governo spirituale e temporale della cit- giugno (0 nel maggio secondo Ferlone),
tà, i-iiuediando a que' disordini chea lui e lo costrinse fuggile a Viterbo di notte
V I T V I T 337
colla corte. Non volle pubblico ricevimeli- ed al quale ne]i4i5 domandarono per-
lo dal vescovo Ranieri, coufertnò nella dono degli eccessi a cui gli avea indotti il
sua ubbidienza il popolo, e prevedendo re. L' oltenne.'o con diploma del cardi-
l'invasione di Ladislao, gl'insinuò di ac- nal Giacomo Isolani legato della provin-
comodarsi alla necessità de'tempi. Laon- cia, nel quale anno trovo podestà di Vi-
de non credendosi sicuro in Viterbo, pas- terbo Battista bolognese. Continuando lo
sò a Siena a'22 giugno. Ladislao saccheg- scisma, per vivere |a un tempo il legittimo
giata Roma, e fatto empiamente pascere Gregorio XII, Giovanni XXIII e l'anti-
i suoi cavalli sopra gli altari, ne deputò pupji Benedetto XII l, il 2.° ad istanza di
viceré il viterbese Pietro Paolo Braca ce- Sigismondo imperatore convocò il conci-
lebre capitano, conte di Belcastro, mar- lio di Costanza, di cui riparlai a Svizze-
l'abbate di Farfa e s. Martino Farncesco tergli tenere al soldo della Chiesa il ce-
Lanciotto, il quale riuscì mal veduto da' lebre Angelo di Lavello detto Tartaglia
viterbesi e in discordia col vescovo Ra- conte di Toscanellaj ma ebbe in rispo-
nieri. Non andò guari che Paolo Orsini sta il (."aprile i^i6, che si sarebbe ri-
capitano pontifìcio marciò in ricupero di flettuto per contentarlo, facendo trave-
Viterbo, da dove usci a combatterlo Ma- dere doversi cautela in tale scelta. Final-
lacarne capitano regio, ma ne restò scon- mente novembre i4'7 ebbe fine il
l'i I
tossicato nelle parti virili, al modo rife- rate discordie civili. E sebbene in proces-
l'ito dal Bussi (tacendolo per verecon> so di tempo le fazioni in Viterbo presero
dia), moii Ladislao il 6 o l'B agosto in i nomi di Gattesca o Brettona, Magan-
Gallicano recandosi a Napoli, per lo che zese,Colonnese, Orsina, Braccesca e Sfor-
non fu diftlcile a' viterbesi di subito re- zesca, in sostanza partivano dalla stessa
stituirsi alla signoria diGiovanui XXIII, radice delle due famigerate e sanguinose
VOI., cu. 22
1
338 VIT V I T
fazioni, le quali in diversi modi rovina- Martino V in Firenze, ivi a* i3 agosl
rono la cillà,con)e fataUnenle per tutta scomunicò Braccio; ed in egual temp
rildlia. Le fazioni recenliSfoizesca e Brac- tornò Sforza a difendere Viterbo, e allo-
cesca ebbero principio, da quanto An- ra due capitani nemici si ritirarono di
i
drea Braccio Forlebraccio fece in pregiu- nuovo Perugia e Toscanella, onde po-
a »o-
dizio di Sforza il Grò mie, men\v' uva pri- tè Monte Fiascone. Nel i^%
ricuperar
gione in Benevento, nel concedere al Tar- si recarono a Firenze ad ossequiare il l^
le vie
lo
Cassia e Au-
Sforza militò tal- taglia, a qualsiasi soldo, a
quali s
gacemente furono invitati a indurre Ta
i
militare sotld
I
volta al soldo della Chiesa e tale altra . lebandiere pontifìcie, per reprimerne la
per proprio interesse. Ciò premesso, nel baldanza di continuamente appropriarsi
1419 trovandosi lo Sforza colle suesipia- le terre della s. Sede. Partito da Firen-
dre presso la selva de'ss. Gio. e Vittore, ze, Martino V circa la fine d'agosto dello
secondo alcuni mandato da Giovanna |[ stesso 1420 con pompa enliò in Viterbo,
a istanza di Martino V,
regina di Napoli, ed assiso in trono nella cattedrale, ricevè
a coQibattere Braccio che liramieggiava da' pubblici rappresentanti e da tutto t[
Io Stalo della Chiesa, seppe che Braccio clero giuramento di fedeltà. Perdonò ad
il
te disfatto, econ pena fuggì a Viterbo; o 1422, d'ordine del Papa, lo fece deca-
inseguito a porta s. Lucia, cou soli 16 no» pitare in Aversa o Avetta. Subito i viter-
Braccio a Perugia ^ che dominava, e Tar- gnorito ; e così anche lo Sforza ricupeiò
taglia a Toscanella: parte de' prigionie- i suoi feudi, cessando le guerre nella pro-
ri evase, gli altri si riscattarouo. Colle vincia, quando Sforza perì annegato nel
scorrerie, lo Sforza portò a Viterbo mol- fiume di Pescara nel 1422 (dice Bussi,
te vettovaglie, di cui penuriava, e poi li- ma veramente a*4 gennaio 1424» guer-
berò 4o ufiiziali viterbesi, che Braccio reggiando per Giovanna II, contro Temo-
teneva custoditi nell'isola Mariana e fatti lo Braccio), non tardando l'altiero Br;ic-
prigioni nella rotta data allo Sforza. Que- ciò a seguirlo nella tomba. In tale anno
sti CisSeDdosi dovuto trasferire a Roma ,
Martino V fece rettore della provincia
tosto Braccio e Tartaglia marciarono al- Enrico Scarampo d'Asti vescovo di Fel-
l' assedio di Viterbo, il che saputosi da tre, già segretario dell'imperatore Sigi-
.
V 1 T V I T 339
smondo, morto in coucetto di santità, e re per la città in nome della Chiesa, e in-
in quella catleilrale si conserva il corpo tank) assumeva il potere ; condotta equi-
incoi rotto. Furono podestà, nel 142 3 Lo- voca, che lo faceva cedere se prevaleva-
renzo Prisciani di Tolentino, nel 14^4 no altri ambiziosi. Fatto è che allora la
Mattia l'aiosio romano, e poi Giovanni fazione Gattesca si fece capo di quella
de Caroli, nei i^i5 Matteo de Biliis dà de' Corvi, e la Tignosi de'Maganzesi, le
Gubbio, nel i^-ì6 /Vntonio Pucciarnn- (|uali venute a conflitto a'5 lugliot429,
te di Magliano. Segnalato fu per Viter- con morti e feriti, prevalse la Gattesca,
bo il 1426 pei la predicazione elììcacis- ma il soccombente Marc'Angelo capopar-
sioja di s. Beruai'ilino da Siena, e per la te, istigato da' Tignosi, da fuggitivo nel
propagazione dell'adorabile ^eguodel ss. maizoi43o di notte tempo entrò nella
Nome (li Gesù: egli ottenne da'viterbe- città per uccidere co'suoi partigiani Gio-
si la distruzione pubblica col fuoco, de' vanni Gatti. Penetratosi da questo l'an-
tavolieri da giuoco, de'iibri superstiziosi dò ad affrontare, e nella zuffa prevalse,
e delle vanità femminili. Avendo decla- morendovi Marc'Angelo, oltre altri, raf-
mato contro grande avversio-
gli ebrei, fermandosi Giovanni nella tirannia della
ne di essi ne popolo. Leuccio,
concepì il patria ; allora essendo podestà Leone As-
uno de'più ragguaidevoli di essi, temen- salti d'OfTida, e nello stesso anno gli suc-
do sinistre conseguenze a'cominciati in- cesse Giacomo deMellisda Recanati. IVel
sulti alla sua setta, trovò modo di gua- i43i trovo Bartolomeo d' Altopasso or-
dagnarle la protezione d'alcuni de* pri- vietano rettore della provincia , e Gio.
mari nobili, che produsse disunione nel Antonio Appoloni luogotenente pode- :
popolo e due fazioni la contraria agli e- : stà Sebastiano Amici aquilano. Non sa-
brei, dall'abito nero d'un religioso vene- prei precisare, se quesli o il de Mellis fu
ratore di s. Bernardino, fu detta de'Cor- taglialo a pèzzi dalle genti di Giovanni nel
vi, e l'allra favorevole agli ebrei, fu della tumulto della sede vacante per morte di
de'Maganzesi : si fecero capi, de'Corvi la Martino V, avvenuta a'20 febbraio 43 i 1
famiglia Gattesca, e de'Maganzesi quella Gli successe a'3 marzo Eugenio //^, il
de"rignosi,così denominata perchè oriun< qualemandò a Viterbo il detto rettore Al-
da di Magonza nellaGern)ania, e fu a que- topasso, con istruzioni di togliere a Gio-
sl'ullima pretesto per riaccender l'antico vanni il dominio della città, ma non sep-
odio contro i Gatteschi. Se il Covelluzzo pe eseguirle e dovette fuggire. Intanto le
altribuì alle prediche di s. Bernardino due fazioni sì resero formidabili per pa-
la contrarietà agli ebrei , l'altro croni- rentele contratte colle potenti romane fa-
sta Della Tuccia ne assegna la causa a miglie Colonna e Orsini, la i
.* delle quali
quelle fatte nel 1429 da fr. Guglielmo favoriva fazione de'Corvi o Gattesca,
la
da Venosa, per aver insinuato dover por- e Maganzese. Giacomo de Vico
la 2." la
tare gli Ebrei (A'.) sul petto un segno prefetto di R.oma e dominatore di Vetrai-
per essere conosciuti ed avendo essi ri- ; la, qnal ghibellino, dichiaratosi nemico
corso contro le violenze del popolo ad del Papa non cessando di danneggiare
,
Antonio da Celano, che dal i428era po- le sue terre, nel i432 s'impossessò del-
destà, volendo egli impedirle, fu caccialo l' insorta Civita Vecchia. In quest'anno
dalla città. Nel principio di tali lurbolen- furono successivamente podestà, Giovan-
ie, Giovanni Gatti sembrò favorevole a- ni Giordani pesarese, e Alessandro Goz-
gli ebrei e perciò contrario al popolo, for- zadini bolognese. Pietendendo il Senato
se perchè qual governatore dell'armi si- (A') e popolo romano, che il pubblico di
gnoreggiando la città, gli premeva sedare Viterbo in occasione de' famosi giuochi
i nascenti tumulti, ne'quali soleva corre- d'Agone e di Testacelo, come le comuni
o
34 VI T V I T
ù\Siitri, Tosranellri, Cor/zc/o e altre, do io supplii, e in vece erroneamente l'appli-
Tesse aiandare in Roma alcuoi giovani cò a Giovanni) e Giovanni de Palmizza-
a far nioslia di lor persone, il medesìrao ri da ForPi. A suo luogo narrai la rivo-
pubI)lico nel 1432 scrisse al cardinal ca- luzione di Roma, e la fugn d'Eugenio IV
nierleogo, pregandolo di far valere l' e- a Firenze, gran Papa cbe meritò il no-
senzioue accordata con breve da Marti- me di Giobbe secondo, per quanto do-
DO V ; e il cardinale in Papanome del vette sostenere con animo invitto. Secon-
rispose non essere adatto tenuto. Anzi Eu- do il Bussi si recò a Viterboa'iysettem.
genio IV con bolla de'5 ottobre concesse bre 1433. Nel declinar del medesimo
a' viterbesi la facoltà di spendere nella 1433, il conte FrancescoSforza, spargen-
riatlazione de* pubblici edifizi determi- do esser mandalo con un esercito dal con-
nata somma. Che le loro cause in secon> cilio di Basilea, che mostiandosi avver-
da istanza si giudicassero dal rettore. so a Eugenio IV finì col divenire Conci'
Che non sì ammettes-
agli uITici pubblici liabclo scismatico, entrò nella provincia
se estranei o forensi. Che non fossero te- del Patrimonio e ne occupò gran parte,
nuti a pagar nulla alla curia di Campi- come avea fatto collo stesso prelesto del-
doglio. E con elogi ne confermò gli sta- laMarca e del ducato di Spoleto. Avvi-
tuli. Nello stesso 1432 Ugone degli Ugo- cinatosi a Viterbo tentò altrettanto, on-
ni tesoriere del Patrimonio, commise al de nell'errore gli abitanti erano disposti
magistrato di Viterbo e di Canepina di sottomettersi; ma presto illuminolli il Pa-
poter abbattere da'fondamenti la rocca e pa con lettera de'i4 gennaio i434) con
il castello di Vallerano, per essersi i val- chiarire la malizia dello Sforza, ed esor-
leranesi ribellati alla Chiesa, laonde que- tandoli a mantenersi fedeli, a tale effet-
sto castigo ad altri
servisse d'esempio. to l'imperatore avendo promesso aiuti;
Neli433, e non neli432 come vuole il ed intanto Papa mandò a Viterbo Ra-
il
Bussi, sebbene poi nella cronologia de' nuccio Farnese con buon numero di mi-
vescovi scriva i433, recandosi a Roma lizie. Era in quell'anno podestà France-
dinale, forse le parole poi cardinale , il confiscò beni, da'fondamenti fece rovi'
i
Bussi voleva metterle all' Agnensij onde Dare il castello di Vico e demolire la ,
V 1 T V I T 34 i
maggior parie del palazzo di Vilerbo nel- telleschl, nel marzo o morte
aprile d!
la piazza del Mercato vecchio presso la violenta fini di vivere quel benemerito
chiesa di s. vSilvestro. La sua credila fu della s. Sede, terrore e flagello de'tiran-
divisa tra' Gatti ed i conti di Ronciglio* ni,che celebrai e deplorai nella biografia.
ne. Io pari tempo fu demolita gran par- W olerò che nel generalato di s. Chiesa gli
te della Piocca di Vilerbo, e in vece for- successe Everso II Orsini conte dell'An-
tificate le mura, certo coll'asseuso o vo- guillara. Si può vedere il paragrafo f^e-
lere del Vitelleschi, che dimorava in Vi* fr(7^/(2. Della morte del Vitelleschi, giunta-
terbo, e nel i435 fu taccialo d' avidità ne la notizia a Viterbo, Princivalle Gatti
per le gravezze da lui imposte. In quel- figlio del defunto Giovanni, alla testa de'
l'anno trovansi, rettore della provincia suoi partitanti, colle arti paterne, corse
Giacomo abbate di Subiacd, e podestà tosto per la citt9,apparentementeper par-
Lorenzo de Terrentii pesarese, cui suc- te della Chiesa e in effetto perse, e senza
cessero, nel 1 436 Giacomo Olfreducci di resistenza se ne rese signore, essendo po-
Spoleto, nel 1437 Nicolò Astocinodi Ne- destà Farnesio Arletnisi d'Amelia, cui suc-
pi avvocalo concistoriale e Anselmo Se- cesse Giacomo Baldo romano. Benché le
nesi d'Asisi, e nel 1438 Carlo Lamberli- arti di Princivalle fossero conosciate pu-
ni bolognese. A tale anno, narra Bussi, re da Eugenio IV, o perché non succe-
fra quelli che il cardinal Vitelleschi te- dessero in Viterbo maggiori disordini, ov-
neva in apprensione e soggezione, eravi vero perchè la tirannia del padre non
Giovanni Gatti, il quale fu ben guardin- era stata mollo gravosa a' viterbesi , il
mune, circondato da 82 lercie di cera ac- tore del Patrimonio Giovanni di Rieti, il
cese, contribuite dall'università artistiche Papa incaricò Ranuccio Farnese e Prin-
della città. Benché morto, giusta il cere- civalle, coll'armi se bisognasse, di man-
moniale di que'tempi, fu decorato del ti- darlo prigione a Soriano ; sostituendogli
tolo di cavaliere, e donato da' conserva- nel 1443 Pietro Ramponi bolognese, che
tori del pubblico stendardo, posto a la- morto in Viterbo e sepolto in s. France-
to del suo letto. Con processione di quasi sco, venne surrogatoda Scipione Manenti
Sodo persone, compresi molti a cavallo ferrarese vescovo di Modena, morto eoa
vestili di lunga gramaglia e trascinando lode in Monte Fiascooe nel i444> ^ suo
ciascuno una bandiera per terra, fu por- tempo essendo podestà di Viterbo Pietro
tato a s. Maria di Gradi, ove fu tumula- Godio di Faenza, nel qual anno pure gli
to dopo i suffragi e l' orazione funebre successe Andrea di Tivoli. Obbligata To-
del viterbese p. m. Pieranlonio domeni- scanelta dal conte Sforza di sottrarsi dal-
cano. Podestà di Vilerbo era nel 1439 l'ubbidienza del Papa, quello vi mandò
Cristoforo Crispi da Corneto. Nel i44o a tutelarla Antonio Colella detto Ciar-
mentre era rettore della provincia Bar- pellone suo capitano, il quale l'S marzo
tolomeo Vitelleschi vescovo di sua patria 1443 venne a predare il territorio di Vi-
Corneto, nipote del cardinal legato Vi- terbo, e gli furono spedite contro le trup-
34a
pe viterbesi. Pel loro poco l)i»on ordine
furono rotte, con ^o resfati prigioni, \o
VIT
se
V
Giacomo Meceni romano. Essendo
singoiar credito l'acque minerali del Vi-
I T 1 in
de'quali di Federico conte d'Urbino al- terbese, nel 1 448 vennero a profittarne la
a tali determinazioni desse non medio- vila, a proprie spese fece sopra di essi e-
cre impulso l'essersi pubblicato che fra dificareun sontuoso palazzo, che da lui
pochi giorni Eugenio IV da Siena sì sa- prese il nome
di Bagno del Papa. Nella
rebbetrasferito in Viterbo ,ove di fatto es- sua dimora in Viterbo eseguì diverse fun-
sendo venuto a' 7 dello stesso settembre,
r zioni e ordinamenti, mostrandosiben af
accompagnato da 5 cardinali, con molta proponendosi abbellirla.
fello alla città, e
pompafu incontrato dal vescovoCaranzo- Nel i45i furono podestà, prima Giaco-
ni col clero,dal retforeRaniponi,dal magi- moGiordani da Recani spoletino, poi Cec-
strato e da'priori, non cheda'più ragguar- chino Nobili di Darinata da Narni. A' 3
devoli viterbesi. 11 Papa visitata la catte- marzo del seguente anno seguì il solen-
drale, passò ad alloggiare nel palazzo ve- ne incontro dell'imperatore Federico III,
ove entrò il 28 settembrei 44^» secondo rettore, e tutto il clero colle ss. Reliquie,
Platina. Osserva il Bussi, che il narrato inclusive al mento del s. Precursore, co'
sulla venuta d'Eugenio IV, è asserzione priori ; e fu preso sotto baldacchino so-
del Coretini, ma veramente egli entrò in stenuto da 12 cittadini, alternati vamenle
Viterbo a'aS settembre e ne partì il 26. e di più porte o contrade. Dopo visitala
Nel i44^f" rettore il lucchese Meri ve- la cattedrale, s'avviò a detto palazzo, e
scovo di Siena, il quale si crede morisse smontato da cavallo alcuni del popolo vo-
in Viterbo e fosse sepolto nella chiesa del lendo impadronirsene, l'imperatore pre-
Paradiso; e podestà Gozzonio de' Gozzo- sa un'asta del baldacchino con ambe le
re della provincia Giacomo Penerio ve- comune lo presentò di 100 some d'orzo,
scovo di Siracusa, poi cardinale ;
podestà altrettante di fieno, 5o di legna, di 5
1
Matteo Grassi dì s. Severino, cui success botti dì vino, di 7 some di grano panìz*
V ! T V I T 343
zafo e di gran qunulitù di pesce. F priori bo Spedire neh 454 dite ambasciatori a
Io visitarono con molti ciltadioi, facendo Nicolò V, Princivalle volle essere uno e
rispondere al bel sermone con ringrazia- prese a compagno ser Lorenzo de'Castal-
menti e olFerle a' loro bisogni. Creò di- densi da Montalto, partendo da Viterbo
versi dottori, fra'qnali il rettore Vianese, nell'aprile col rettore Vianese. Era allora
il sno uditore e il cancelliere, e creò pure uno de'priori Nicolò Monaldeschi, e vo-
due notari. Visitò il corpo di s. Rosa, s. lendo profittare dell'occasione avvisò Pa-
ftljria di Gradi, la cattedrale e altri edi- lemone figlio o nipote del defunto Lan-
fizi, piùragguardevoli. A'6 noar-
e le cose ciotto e capitano della signoria di Firen-
pagnato fino ad Acquapendente dal car- co, attese il ritorno di Princivalle, il qua-
dinal Calandrini fratello uterino di Ni- le giunse a'zG di detto mese, senza il ret-
colò V, e dal cardinal Carvajril. Trovan tore restato in Roma, e perciò tacciato di
dosi l'imperatore sul Monte Cimino, ora complicità dell'uccisione a cui soggiacque,
montagna di Viterbo, guardando il La- non ostante la coraggiosa difesa, onde Pa-
zio ^\''\so\\.o al sanese Enea Silvio Picco- lemone ne restò ferito nel viso. Feriti pu-
lomiiii, suo segretario e consigliere, gli re rimasero nella lotta il fratello conso-
disse : Su questi luoghi tu regnerai, e noi brino Guglielmo Gatti, Galeotto fratel-
che ora vi comandiamo, un tempo sare- lo bastardo, e il cognato messer Renato.
mo da voi comandati ! In fatti poi diven- Palemone impadronitosi del bagaglio ri-
ne Pio II. Nel 1453 trovasi podestà Te- tornò in Cortona, e il cadavere del tru-
seo degli Alti di Todi. Neli45i4 nuova- cidato Princivalle fu portato a s. Maria
mente rettore Vianese, succeduto poi, per de'Grudi. Saputosi in Viterbo il tragico
quanto dirò, da Gio. Nicolò Manzini da (atto, suonate ad arme le campane di s.
ira vieppiù si fomentava. 1 fratelli Nicolò 3oo ducati d'oro di camera, a favore di
e Monaldo Monaldeschi di fazione ma- chiunque uccidesse Palemone, e di 100 a
ganzese e signori di Monte Calvello, nu- chi uccidessealcunode'cooperatori al mi-
trendo vendetta per l'uccisione del sud- sfatto. Formarono quindi rigorosi pro-
detto loro zio Lanciotto abbate di Far- cessi contro l'omicida, ed i fratelli Monal-
fa e di s. Martino, ritenendo avervi coo- deschi autori principali di tanta atrocità,
peralo Giovanni Gatti, e malcontenti per- non meno contro altri complici, massime
chè le genti di Princivalle ne inquietava- Matteo signore di Mugnaoo Everso l[ ,
pitosa giustizia, fece dilazionare le sontuo- Angelo da Bolsena minorità. Per la con-
se esequie di Princivalle ali.°di settem- ferma di Celleno, Guglielmo voleva ob-
bre, che presso a poco furono eguali alle bligare a cedergliela madonna Filalderia
paterne, assistendovi gli ambasciatori di vedova di Princivalle, e ricusando di ciò
Orvieto, Todi, Toscanello, Corneto, Ac- fare a insinuazione di Troilo, Antoniuc-
quapendente, Terni, Nepi, Civita Castel- cio e Galeotto fratelli bastardi del defun-
lana, Monte Fiascone, Bagnorea, Bolse- to e tutori del suo figlio Giovanni giuuio-
na, Farnese, Soriano, Vitorchiaoo, Val- re, per la grave discordia insorta con Gu-
lerano, Carbognano, Yignanello e altri glielmo, questi si gìttò nella nemica fa-
luoghi; per essere stalo piacevole, rive- zione Maganzese. Intanto con astuzia O-
rente co'ministri di Dio, amato da tutti. nofrio degli Spiriti magistrato favorevo-
Antoniuccio non assunse il dominio per le di Filalderia, avendo promosso la di-
sé, onde anno l'ebbe il cugino
nellistesso sposizione d'obbligare i cittadini assenti
del defunto, Guglielmo Gatti, fiero con- da Viterbo, di pagare come lutti gli altri
tro gli oppressori, sebbene di cattive qua- i soliti sussidii, onde concitare il popolo
lità. iNicolò V, aitesele circostanze dello contro tali cittadini parziali dlGuglielmu,
stato pontifìcio, dilaniato da funesti par- questi si die' a difenderli e ricorse al ret-
titi, slimò bene mantenere in signoria ca- tore del Patrimonio Riardini. Divìso il
sa Gatti. Egli mandò a combattere Ever- popolo Guglielmo e Troilo, quest'ul-
tra
so che tiranneggiava la provincia, ma
II, timo di più coraggio si fece capo della fa-
le sue gentifurono rotte. Si trae da'Co- zione Gattesca ; laonde Guglielmo, vo-
mentali di RIoiialcleschi della Cervara, lendofioirlacoirarmi,nel novembreTroi-
avere Nicolò V nel suo pontificalo cer- lo loprevenne facendo suonare la cam-
cato ogni modo di liberare il Patrimonio pana di s. Giacomo, e tirato a sé il popo-
e lo stato d'Orvieto da'tiranni, e raffre- lo minuto corse a saccheggiare le case di
nato molti baroni. Tolse Marta a Ranuc- diversi aderenti di Guglielmo. Questi ab-
cio Farnese, Bolsena a'signori della Cer- bandonò il suo palazzo e andò abitar quel-
vara per essere finita la linea investita ; lo incontro la chiesa di s. Quirico, poi del
ed i istigati da altri, rovinare
bagnoresi Suffragio, e prendendo in sospetto il ret-
V IT V T 345
ilfìcii, Paolo non ebreo, ma figlio
essere non ebreo. In queste deplorabili
neofilo, e
dell'ebreo Giosuè Lurki, poi cristiano col turbolenze, nel 14^7 Calisto IH inviò a
nome di Girolamo da s. Fede, e Medico Viterbo il nipote Pier Lodovico Borgia
dell'antipapa Benedetto Xlll. Girolamo capitan generale di s. Chiesa, con 1000
nipote di Paolo, arcidiacono di Siracusa ormati, il quale tosto rimosse il rettore
e suo vicario, per le sue ribalderie e scel- Paolo e mandò a Roma, venendo male
leratezze, fu deposto dallo slesso Calisto accolto dal Papa. Era allora podestà Sa-
III suo benefattore. Mostrandosi il ret- lustio Scafoli di Foligno, e poco dopo la
tore Paolo parziale di Guglielmo, av- fu Saba Baratti romano. Lieta Viterbo
vennero tra questo e Troilo sanguinose per tale deposizione, e per ossequio ver-
zude, nelle quali prendendo parte il ret- so il nipote del Papa, secondo 1' uso de',
tore in persona, Troilo fu viutoe mandato tempi, gli donò: 6 scatole di coriando-
con Galeotto suo fratello prigione a Ro- li, 2 di pigooccale, 8 torcie, 4o libbre di
ma, ed Onofrio degli Spiriti fu inipiccato. candele di cera, 2 libbre di cannella, 2 di
Gli adii inveterati difficilmente si estin- zenzevero, mezza libbra di pepe e altret-
guono. Benché Guglielmo fosse stato co- tanta di garofani, 4 oncie di zafferano,
stretto darsi alla fazione Maganzese, Ti- i 100 libbre di pesce grosso, 25 libbre di
gnosi che n' erano capi, non si unirono sale, 5o some tra fieno e paglia, i5 so-
non trovandosi persona che gli dasse se- di riparare alla meglio i tanti sconcerti
poltura, finche per compassione il croni- della città, d'ordine del Papa fece rifab-
sta Covelluzzo lo fece portare io s. Fran- bricare nel primiero stato la Rocca di
cesco. Il rettore Paolo per allora dissi- Viterbo, e 1* 8 marzo vi pose con solen-
mulò, e poi a' 23 dicembre invitò nel nità la I.' pietra, e quindi la ridussea va-
convento di s. Francesco, da lui abitato, lida e ragguardevole fortezza ;non trala-
i conservatori a recargli i fratelli Alessio sciando d' operare altre cose utili alla
e Valentino Tignosi, e Monaldo Monal- pubblica quiete. Nel i458 fu luogote-
deschi complice della morte di Princi- nente del Borgia, Filippo Martorelli da
valle. I conservatori ubbidirono, ma A- Spoleto, e podestà Lorenzo Villi roma-
lessio non volle seguirli, li rettore dopo no; dopo quali successero, per rettore
i
avere ragionato indifferentemente con es- Galeotto degli Oddi perogino, e per po-
si, a mezz'ora di notte li licenziò, ma ap- destà Olano Federici di Terni, continuan-
pena usciti da lui, Valentino e Monaldo do Galeotto negli anni seguenti. Nel mar-
furono arrestati, ed a 3 ore impiccati zo, Fdalderia a forza fu condotta iu Ro*
neir orto propinquo, quindi i cadaveri ma, e posta nel monastero di s. Silvestro
esposti nella piazza del Comune. Inoltre in Capite. Ad eliminare l'odio dell'osti-
il rettore fece cominciare nel dì seguen- nate fazioni, s' affaticò nella piazza del
te la demolizione della casa di Valenti- Comune colle prediche fr. Giovanni da
no. I cronisti dicono il rettore, gii» ebreo, Volterra minorità, e fatto io essa innal-
e che appagò la sua avidità co' proces- zare un altare, con fervore indusse mol-
si e le inquisizioni, le carcerazioni
."
e le ti nobili a giurare pace e concordia il i
confische, le quali gli produssero circa di maggio; altrettanto fecero molti del
5o,ooo ducali: ma già lo dissi figlio di popolo d'ambo ì sessi, sopra l'altare riz-
346 V 1 T V IT
tato sul ponte Lorenzo. Ma morto Ca-
s. dersi nella casa del cronista Covelluzzu e
listo III a'6 agosto, ed eletto Pio //, tor- poi nella Rocca. Erano con Alessio, An-
iiuroiiole faziooi a infierite. Dopo la con- tonello da Forlì e Camillo di Roncone,
sueta partecipazione di sua esaltazione al- generi d'Everso II conte d'Anguiilara e
ia città, nell'inviar questa i soliti amba- gran fautore de'Miganzesi, quali perciò i
sciatori d'ubbidienza al nuovo Papa, im- si resero più animosi e in breve ora si
plorò la liberazione dal Castel s. Angelo, impadronirono di tutta Viterbo. Nella se-
diTroilOjGaleottoe Battista Gatti, e l'ot- guente notte saccheggiarono diverse ca-
tenne a condizione cb' essi fossero fedeli se nemiche e uccisero due generi di Pria-
alla s. Sede, ed a'suoi uflìziaii ubbidien- civalle, facendo di tutto per espugnai*
ti,non più prendessero impegni contro la Rocca del Papa ben munita, e ucci-
la fazione Maganzese, sotto la garanzia dervi i Gatteschi. Sarebbero forse riusci-
e sicurtà di 20 cittadini, da multarsi di ti, se 3 giorni dopo il tumulto non fosse
5oo ducati per ciascuno in caso di con- giunto un grosso esercito della Chiesa,
travvenzione. L'atto stipulato a' 11 set- comandato da Bartolomeo Roverella ar-
tembre 1' olire il Bussi. Forse eguale li- civescovo di Ravenna sua patria e poi car-
berlà fu concessa a Filalderia. Denunzia- dinale, da cui essendo state battute e cac-
tosi da Pio II il concilio o congresso di ciate le milizie Maganzesi, fatto prigione
J)lantOi>a per determinarla sagra guerra con altri faziouari Alessio, a questo fu
contro la Turchia, partì da Roma per mozzato il capo dal carueQce a' i3 set-
quello a'17 o 22 gennaio i4^9» accom- tembre nella piazza del Comune. Fu cen-
pagnato da 6 cardinali, ricevuto in Vi- surato il rettore De^li Oddi per essersi ri-
terbo da lui amata, eoo non meno solen- tirato nel frangente dalla città, benché
ne pompa che generale allegrezza, Impe- ritornatovi con energia prese provviden-
loixbè egli da carditiale l'avea frequen- ze per restituirvi I' ordine, e nella chie-
tata, allettato dalla sua bellezza, dall'a- sa di Francesco indusse con giuramen-
s.
luetiità di sue campagne, e da' vantaggi to a pacificarsi le due fazioni. Nel ritorno
che nellesue indisposizioni ritraeva dalle a Roma, Pio II a'3o settembre i4^o da
salutifere acque de'bagni, al quale effetto Siena si recò a Viterbo, incontrato fuori
ili sovente per lungo tempo vi dimorava, di porta s. Lucia dal vescovo e da lutto
e in quel tempo vi cominciò a scrivere la il clero, dal rettore, dal magistrato e dal
sua storia di Boetnia. Benigna(nente esau- popolo esultante. Indossava il Papa pre-
tlì Viterbo nell'altre grazie che avea do- ziose vesti pontificali, incedendo in se-
mandatea mezzo degliand>asciatori, cioè dia gestatoria sotto ricchissimo baldic-
la remissione di quanto doveva alla ca- chiuu sostenuto da' primari nobili; e lo
mera apostolica, un assegno annuo per precedevano cardinali, vescovi, il cle-
i i
la fabbrica del palazzo pubblico, e il re- ro colle ss. Reliquie, oltre la ss. Eucari-
stauro de' bagni a proprie spese. Nello stia. Giunto alla chiesa di s. Tommaso,
stesso. i4^9 trovo podestà Nicolò Capra- secondo l'abuso dì que'lempi, a un tratto
tiica romano, e poi Pietro Cesti da Bas- il baldaochìnofu rotto in cento pezzi, e di-
tano. Ad onta che il Papa fece di lutto viso Ira'viierbesi e forastieri. Giunto alta
per pacificarele fazioni Gattesca e Ma- cattedrale vi orò, e benedetto il nume-
ganzese, divenuto capo della 2.* Alessio roso popolo, passò a risiedere nel conven-
Tignosi, nella ootle de' 28 agosto eoa to di s. Francesco. Ivi celebrò la festa del
molti armali si portò nella casa de'Gal- santo a'4 ottobre, eribenedì solennemen-
teschi per fare a pezzi Troilo, Galeotto te il popolo, da lui confermato nella con-
e il fanciullo Giovanni ilgiuniore, a'quali cordia procurata dal rettore. Accrebbe
però riuscì fuggire iu caiuicia e ascon- di stanze e comodi il palazzo fabbricato
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(la Nicolò Va* bagni, ov'egìi restò per la sua Statua pontificalmente vestita e
qualche tempo; e poste in buono stato giacente sull' urna. Il cardinal Aminan-
tulle le cose spirituali e temporali, partì iiali, celebrando la solenne messa ne'fu-
per Pioma, dopo aver costituito legalo a neraii, sparse tal copia di lagrime, chea
latere della provincia del Patrimonio il gran fatica polè compiere la sagra fun-
cardinal Nicolò Forliguerra (il Cardel- zione, e nelle sue epislolene fece i più ma>
la lo dice stato governatore o rettore di gnifìci elogi. Ma è da tornare a Pio II.
Viterbo e del Piitrimonio sotto Eugenio Dimorando in Viterbo, celebrò la soiea*
IV), al cui lenjpo furono podestà Evan- ne processione del Corpus Domini eoo
gelista da Rieti, e Andrea Pettini spole- sontuoso apparato. La bella e importan-
lino, e rettore della provinciaGiacomo te descrizione prodotta dal Bussi, colla
Feo da Savona vescovo di Ventimiglia. qualifica di prolissa, m'impedisce darne
Kello slesso i46o Giovanni di Castro sco- un sunto. Solo rileverò che la lunga via
prì r allume ne'monti della Tolfa, ed i percorsa dalla R.occaalla cattedrale ven-
primi sperimenti furono falli in Viterbo, ne coperta di panni di lana a riparo del
di cbe ragionai nel paragiafo allumiere, sole, di quando in quando era un altare,
nel voi. LVIIl, p. i3oe altrove. Essen- e tutta quanta con magnifica pompa al-
do nel 1462 Andrea da Fano rellore, e ternativamente ornata, dalle università
Roma afflitta dalla Pesti lenza, Pio 11 a' artistiche di Viterbo, eda 3 cardinali i
7 maggio tornò a Viterbo, a prendervi i superbamente, donde si trae che già vi-
bagni, accompagt.ato da'cardinalì e dalla geva r uso, tuttora esistente, che ogni
caria, recandosi a dimorare nella Rocca. cardinale addobbasse un tratto della via;
Pontificò nella cattedrale per l'Ascensio anzi il cardinal Oliva, nella piazza del
nee per la Pentecoste. Nella Rocca tenne Comune, fece erigere un fonte, rappre-
concistoro a'3 maggio, e vi creò cardi-
i sentante quello del Separi, gìllando d'o-
nale Giovanni d'Jjch, il quale non vol- gni parte vino. Anche il tesoriere ponti-
lo accettare la dignità. !1 Cussi vi aggiun- ficio A mbrogioSpannocchi, non conosciu-
ge il cardinal Durcardo o Brocardo di to dal Vitale, adornò parte delle strade,
TT eishrìach, ma il Cardella Io registra e il capitolo della cattedrale dalla chiesa
nella promozione del 1460; e che il Pa- di s. Anna alla piazza di detto duomo. 11
pa impose il cappello cardinalizio al car- Papa in vesti pontificali con mitra in te-
dinal Lodovico Albrely il quale portato- sta, questa e quelle guarnite di grandissi»
ti in Viterbo vi fece il suo ingresso con ma quantità di grosse perle e preziose
molta pompa e solennità. Riscontrando gemme, sedendo in sedia gestatoria, por-
la sua biografìa, ora mi sono accorto di tò il ss. Sagramento rinchiuso io vago
due errori che contiene, certo per la com- ostensorio di cristallo adornato d' oro.
posizione sturbata. In essa è detto: Lo V'intervennero 17 cardinali, 22 vesco-
stesso Pio II lo avea fatto nel i4^3 am- vi e altri molli prelati, oltre il clero se-
minislralore di Cahors. In vece deve leg- colare e regolare, e quelli che aveano
gersi : Nicolò V nel i453 lo fece ammi- luogo nella processione. Presso gli altari
oistratore di Aire, e Pio II nel i46o o sifecero varie rappresentan/e sagre e sim-
l46t di Cahors. Mi piace poi aggiun- boliche, di uomini e fanciulli, cantando
gere, r ommissìone, che morì in Roma, e recitando versi, anche in lode del Pa-
con universale cordoglio, e fu sepolto nel> pa, né mancarono curiosi giuochi. Nella
la chiesa di s. Maria d'Araceli, dove pres- piazza della cattedrale cauto messa uu
so al lato manco della porla maggiore cardinale. Il Papa concesse indulgenza
gli fu innalzato un sontuoso monumen- plenaria a' presenti alla processione, e
to, cou isplendido epitaffio, in cui vedesi dall'episcopio die'la benedizione all'iuim-
-
348 V I T V I T
nierevole popolo adunato nel gran cam- contro le loro aggressioni, ed ove, dopo
po Faule, calcolandosi
di foresfieii i 1* esfirpiizione di sua razza, furono tro-
5o,ooo.Piimasto Pio II neire|)iscopio con vati molti infelici che da più anni vi lan-
tutti i cardinali, fu splendidamente ban- guivano prigionieri, e furono allrcA rin-
chettalo dal cardinal Milano, colia spesa venuti gli ordigni con cui ne'segreti anditi
di circa 5oo ducali. Ma perchè già da al- di que' fortilizi faceva persino falsificar le
cuni giorni erasi propagato nella città monete come notai riparlando
pontificie,
alcun sospetto di peste, tale dichiarala a' vol.LXXVII, p. agS. Imitato-
di lui nel
2 giugno, spaventati
1 cardinali, il Pa- i ri dimque figli di sue iniquità. Paolo II
i
e poi a Roma; donde a*6 febbraio 14^4 il quale enumerò i3 loro luoghi: Giove,
voler ridurre a dovere alcuni tirannetti, fu fatto rettore del Patrimonio Nicolò
i quali tuttavia inquietavano lo slato del- Peroni da Sassoferrato arcivescovo di Si-
la Chiesa, mostrandosi più degli altri or- ponto e nel 1469 gli successe Stefano
;
gogliosi econtumaci Diofeboe Francesco Trenti vescovo di Lucca sua patria, con
imitatori del loro padre defunto Everso titolo di governatore e potestà di legato
li conte d* Anguillara. Questo fiero ba- a Intere, e con esso Pietro Santi Severi
rone, abusando del suo potere, avea in- di Rieti podestà. A' io gennaio di detto
festata con continui ladronecci tutta la 1469 ripassò per Viterbo l'imperatore
strada da Viterbo a Roma, riducendo io Federico III, ricevuto con indicibile ono-
servitù i viandanti d'ogni età e sesso, es- re e accompagnato a Roma dal vescovo ;
Papi, che spesso l'aveano fatto gravemen- due cardinali che l'accompagnavano con-
te ammonire. Egli però non li curò, fi- cessero indulgenze. Rimarca Bussi, che
dandosi di sua potenza, ne'suoi castelli e nel ricordato anno dimorando in Viter-
nelle sue torri colle quali si era iuudìIo bo qua! tesoriere pontificio il cardinal
V 1 T V l T 349
Forligùei ra , siccome benevolo della città, gnilà, meno rare eccezioni. Ma si ripren-
persilo comodo fabbricò un sontuoso pa- da il filo de' presidi del Patiimonio, de'
anno in cui fu rettore veneto Lorenzo il in più modi. In questo tempo la discor-
di Gerusalemme, legalo apostolico in Bo- Pietro e sollo il leone viterbese, e poi pu-
snia a predicar la crociata contro i tur- re con quella del patrono s. Lorenzo, se-
chi, tesoriere generale per nomina del condo il narrato a suo luogo. Essendo nel
parente Paolo II, governatore delle terre 1475 podestà Marc'AntonioBaglionì pe-
del già conte Everso li dell' Anguillara, rugino, passarono diversi re e regine per
destinato alla ricupera di Cesena, vicario Viterbo, a cui non mancò ren-
la città
di tutta la Marca d'Ancona fino al Fo- dere onore. Trovandosi in Toscana pa-
glia, ìndi governatore del Patrimonio, in- recchi corsi, e danneggiando il territo-
viato al doge veneto, governatore di Pe- rio e quello della provincia, il Papa prese
rugia, governatore di Roma e vice-ca- provvidenze a impedirlo, onde molti ne
merlengo, governatore di Cesena, commis- furono impiccali. ÌNel 1476 nella pode-
sario della spedizione contro Città di Ca- steria di Valerio Severini sanese, dopo
stello, e di nuovo governatore
di Perugia, aver Viterbo patito la carestia, fu afflit-
gli mandò in dono lo Stocco e il Ber- bo Marc* Antonio Altieri patrizio roma-
relloiie ducali, benedetti nella vigilia di no, già corsi erano al soldo delle inili»
i
IVatale, l'uno e l'altro forniti di prezio- zie pontifìcie, cui era affidata anche la
se geraoie. Volendosi dal duca ricevere guardia di VilerboeTiiuportaote sua roc-
)' insegne principesche nella cattedrale, ca. Ora avendo alcuni corsi ucciso Emacio
questa fu nobilmente parata in uno alle figlio di Domenico Marzi, la di lui nu-
vie che dovea percorrere nel recarvisi. merosa e violenta famiglia cercava trar-
IVella mattina destinata per la funzione, re vendetta degli uccisori. Eransi perciò
dopo averle ricevute con molte ceremo- formate due fazioni, composta l'una de'
nie, dichiarò cavaliere dello Speron d'oro parenti e amici di Paolo, l'altra de'Cor-
messer Galeotto Gatti e il nipote Gio- si ; e venendo alle prese, e tessendo mac-
vanni ilgiuniore, nel cui palazzoabitava, chinazioni e danneggiandosi ne' beni e
a ciascuno donando un ricco vestito di nella persona, scompigliavano la città e
broccato; ma Giovanni ricusò il cavalie- sturbavano i cittadini. Finalmente stan-
rato. La citlà eresse archi trionfali e fece che le due fazioni di questo continuo do-
bellissime rappresentazioni, per onorare mesticoguerreggiare,!'! i luglioi484coa
l'invitto duca e celebrare i suoi fasti mili- solenne islromento notarile, scambievol-
tari. Lietissimo fu il di lui soggiorno di mente si perdonarono e strinsero in con-
5 mesi in Viterbo, e fra le visite di per- cordia. Gli atti di questa pace, e l'inimi-
sonaggijsegnalata fu quella d'Alfonsodu- cizie che la produssero, taciuti dal Co-
ca di Calabria poi re di Napoli. Il l^apa retini e dal Cussi, li pubblicò il eh. prof.
io quell'anno mandò in Viterbo legato Paolo Mazio nel Saggiatore Romano,
il cardinal Filippo Vgoiiclto di Borgo- f. 2, p. 143. Procuratore de' Corsi fu
gna, a cui sembrando troppo potente l'Altieri, stipulante nella sala grande
l'autorità del magistrato civico, con vari della Fiocca. Nel i485 Innocenzo VII!
decreti la ridusse quasi a nulla. I nuovi 8 nominò legato del Patrimonio il cardi-
priori, 4 nobili e 4 popolari, scorgendo nal Ascanio Maria Sforza, al cui tem-
depressa la loro autorità e volendo rein- po furono, commissario apostolico Ni-
tegrarla, coraggiosamente si opposero al colò Borchiardi genovese, governatore
legato, e finii ono con serrare il palazzo Prospero Calfarelli romano vescovo d'A-
pubblico senza più comparirvi ; finché il scoli podestà Valeriano Pimpinella da
,
Papa non restilo^ loro il precedente po- Bolsena. lu quell'anno trovandosi a far
lere,equindi si recò nell'ottobre a Vi- uso dell'acqne minerali di Viterbo il car-
terbo, e vi tornò nel i48i a visitare il dinal Pietro Foscari veneto, per rilevar-
santuario della Quercia. Nel 1482 venne si dalle sue indisposizioni, mancò di vita
dichiarato legato d cardinal Stefano Nar- a'i5 agosto e il cadavere fu portato a Ro-
(lini da Forlì, e vice-legato il nipote Ti- ma. L' 8 dicembre Virginio Orsini ca-
berio Nardini arcivescovo di Siponto. la pitan generale della lega del re di Napo-
tale anno per la guerra tra Sisto IV, i fio- li e de'fioientini, contro Innocenzo Vili,
rentini e il re di Napoli, le fazioni Gat- all'improviso piombò sul territorio viter-
tesca e Maganzesesì levarono in armi e bese, e vi depredò una grandissima quan-
leceronella città variebattagliejma il Pa- tità di animali. Viterbo alti richiami e
pa mandò truppe a reprimere siffatti tu- rappresaglie fece contro Firenze, colla
multi, ed a castigare alcuni delle due fa- quale seoipre eravi passala inalterabile
V IT VIT 3?i
amicizia, ed PaparoanilòsubiloiGconj-
il moria nella porta s. Lucia nel seguente
pagnie di cavalleria alla sua difesa. A- anno colla lode, Ob Provinci ani bene
\eado l'Orsini assediala la città di To- guhernatam. Colla sua autorità non po-
scanella, facendo ogni sforzo per espii- co valse a mitigargli animi infieriti de*
loro lettera scritta a'viterbesi il io giu- cardinale ricevè in Viterbo Carlo Vllt
gno i486. La successi va pace conclusa dal re di Francia, che con poderoso eserci-
Papa colla lega, ripristinò l'anteriore con- to andava a conquistare il regno di Na-
cordia co' fiorentini, mentr'era governa- poli, quale erede degli Angioini.'Raccoo-
tore Nicola de'conti di s, Donnino vesco- ta il Novaes, che Alessandro VI all'av-
vo di Lucca. Nel seguente 1 487 si trova- vicinarsi del re a Roma si ritirò in Ca-
no, Angelo Geraldini d'Amelia vescovo stel s. Angelo, e nel seguente gennaio
di Scssa, conunissario apostolico, ed Egi- 1495 venne a pregiudizievoli condizio-
dio Angelo Arca da Naroi podestà. Po- ni.Ma quando seppe che il re a'20 mag-
scìa nel 1492 legato il cardinal Giovan- gio partilo da Napoli s'incamminava per
ni Mtilici, m seguilo Leone X, nuova- Roma, il Papa partì per Orvieto. Giunto
mente vice legato Prospero Caff'arellì, e il re a Roma, poi s'avviò per Viterbo,
podestà Matteo Mariano Tornacelli sa- ove procurò indarno parlare al Papa, la
nese. Nel seguente i493 a'28 ottobre, vece narra il Bossi, che 5 giugno 49?
a' 1
spedì a Viterbo per legato del Patrimo- ri da Viterbo, e nel partirsi chiamò la
nio il cardinal Alessandro Farnese il se- città la gran Villa della Rosa, cioè la
niore, poi Paolo 111, di che fu posta me- gran città di s. Rosa. Dei resto, soggior-
I
332 V T V 1 T
uaodo Alessandro VI in Viterbo, a' 24 1498 Lodovico Canceliari romano, e do-
giugno celebrò in onore del glorioso s. po Antonio Celini da Prato; e nel i499
Precursore con molla solennità la messa Nicola Barzellone romano, al cui tempo
nella called ralejcoll'assistenza di I Scardi- il già rettore Lodovico Agnelli divenuto
nali, molli de'quali, col Farnese, nella fi- arcivescovo di Cosenza, fu preposto a vi-
ne dello stesso mese l'accom pigliarono a ce-legato del Patrimonio, e con pubblico
Roma. Se mai però le due fazioni Gatte- dispiacere morì a'3 novembre o di peste,
sca eMaganzese lasciarono del lutto il fre- per veleno del duca Valentino Cesare
no alla loro furia, ciò fu senza dubbio nel Borgia, figlio del Papa, di cui anche nel
l496,in cui per essersi viterbesi alquanto i voi. LXXX Vili, p. 1
3, per impadronirsi di
sedati e quieti, potè stabilirsi nel patrio sue grandi ricchezze, secondo il suo costu-
primato o tirannia di Viterbo Giovanni me cogli opulenti. None improbabile che
Gatti il giuniore, figlio dell'ucciso Prin- quel crudele si trovasse in Viterbo col-
ci valle; laqual cosa sommamente dispia- r esercito pontificio. Neli5oo fu fatto
cendo alla fazione Maganzese, e rispetti- governatore Tommaso Asti vescovo di sua
vamente annera alla casa Orsini, impe- patria Forlì, e successivamente podestà
gnata per la parentela alla difesa de'Ti- Pietro Ceccobelli de Mattei, e Cesare di
gnosi capi -fazione di essa, si ripigliarono Domenico Antonio da Cesena : nel i5o2
con estremo furore le armi; né andò gua- Nicola Maria d'Esle da Ferrara vescovo
ri che Giovanni, in Celleno che pure avea d'Adria governatore, e podestàGiovanni
occupato, fu ammazzato, di consenso e Panelforno di Tiferno: nel i5o3 Girola-
forse, come altri vogliono, d'ordine d'A- mo Coniugio da Volterra vescovo d'Asi-
lessandro VI, poiché con breve de'4 lu- si governatore, intanto a ridurre in per-
glio dello stesso 1496» fece le condona- fetta pace le desolatrici due fazioni Gat-
rammentate superior-
zioni a' cellenesi tesca eMagaozese,nonci volle che lo spe-
mente. La sua morte volendosi ad ogni ciale pietoso patrocinio della ss. Vergine,
costo vendicar da'Colonna, impegnati per la quale mosse a compassione di Vi-
si
parentela alla fazione Gattesca, seguiro- terbo, con ispirare mirabilmente ad al-
no in Viterbo tali e tante uccisioni d'uo- cuni giovani a'i5gennaioi5o3 di girare
mini, tali e tante rovine d' edifìzi, che per la città con rami d'olivo e collo sten-
lungo sarebbe il narrarle. Basterà il dire, dardo della B. Vergine della chiesa di s.
che le cose tornarono a si feroce e spa- Maria della ss. come narrai nel
Trinità,
ventosa rivoluzione, che anco a dire del- descriverla, gridando: Pace vuole e co-
l'Alberti nella sua Descrizione d'Italia, manda Dio e Maria Vergine. Di repente
la città di Viterbo si trovava sin dal suo inteneritosi il popolo, corse presso loro,
tempo mezzo in rovina. Imperoc-
quasi associandosi persino il governatore d' E-
ché entrando furiosamenlei Colonnesi in sle, il quale tosto chiamato il magistrato
Viterbo uccisero molli Maganzesi, rovina- e molli altri nobili, replicando la commo-
rono loro molti edifizi e saccheggiarono vente ingiunzione, questa con andò essi
molte case. Ben è vero, che 3 anni dopo, ptoclaraantlo per non senza
la città, e
cacciati i Gatti dagli Orsini, questi co'Ma- manifesto e segnalato prodigio, a un trat-
ganzesi fecero tanti mali e tante uccisio to si mutarono gli animi de' sin allora o-
ni alla fazione Gattesca, senza rispelto a slinati fazioiiari, e tra abbondanti lagri-
età o sesso, bruciandone gli edifìzi. Po- me di tenerezza non ripeterono che:
altro
scia ritornando i Galli, non meno cru- Pace, pace. Tale fu giurata, e in un mar-
deltà usarono co' Maganzesi. Così V Al- mo fu scolpito: Concordia Civiuni In-
berti. E non per questo gli animi dimi- staurala MDiii. In questo il duca Valen
sero la loro ferocia. Furono podestà, nel lino venne a Viterbo coli' esercito, e ne*
VIT VIT 353
20 giorni che vi gì trattenne, ne risenti- gi un mìglio da Viterbo, trovò venuti a
rono i viterbesi gravissimi danui, (luche incontrarlo 1 7 cardinali, cioè parte di
partì contro la terra di Ceri. Ma la sua quelli che T avevano preceduto e parte
potenza andò in fumo a' i8 agosto colla sopraggiunti da Roma, con molti prela-
morte d'Alessandro VI. ti e gli ambasciatori di Residenza, oltre
Nel i5o4 Giulio // nominò legato altri della corte e curia romana. Il pre-
del Patrimonio il cardinale Federico fetto delleceremonie e diarista del viag-
Sanseverino, e nel i5o5 gli surrogò il gio Paride de Grassis, ad alla voce fece
legato cardinal Raimondo Perauld,coa intendere a lutti, di smontare di cavallo,
Ottaviano A.rcimboldo «escovo d'Atene e secondo il solilo baciassero il piede al
per vice-legato. La i.^ volta che Giulio Papa. Eglino risposero, che doveano a-
li si condusse a Viterbo, come si ha pu* versi per iscusati se a* erano impediti
re dal p. Gattico, ne' Diaria Cacremo- dall' angusta via, nou essendo mancato
nialia. De Ilineribns Roinanorum Poti- chi sospettasse, che i cardinali si fossero
tificuin, e così de' successori che vi furo- industriosamente fermati in tale strada
no, avvenne a' 18 settembre, proreoiente per non essere obbligati a smontar da
da Nepi e da Civita Castellana, in caval- cavallo; ond'è che dal Papa fu ammessa
cata con 20 cardinali e loro corte, recan- benignamente Giunto Giu-
tale scusa."
dosi direttamente a visitare s. Maria della lio Il presso ViterbOjScesee si fermò in-
Quercia, ove pranzarono convitali dal nanzi s. Maria di Gradi, dove car J.nalt i
cardinal Riai-io vescovo di Viterbo e To- di suo ordine indossarono le cappe pao-
scanella e nipote del Papa; quindi tutti nazze e i cappelli rossi,' ed i prelati as-
Testiti in pontificali nella sera fecero l'in- sunsero le vesti prelatizie, ed i cubìcula-
gresso in Viterbo, il Papa portandosi rii e gli altri quelle loro proprie. Solenne
nella Rocca. Scrisse il Sacchi ne' suoi fu l'ingresso, tanto pel Papa quanto per
Ricordi, che rimase in Viterbo i 4 giorni, la città. Dopo la ss. Eucaristia che pre-
e in fatti leggo nel p. Gattico, che il 1.° cede i Papi ne' viaggi^ sotto baldacchi-
ottobre parli per Toscanella. Il Bussi no e con 6 torcie accese, seguila da'pub-
corregge Garimberti, che disse vesco-
il blici rappresentanti a piedi vestiti di pan-
vo di Viterbo il nominato cardinal Pe- no rosso, per dono pontifìcio, incedeva
rauld, e morendovi a'5 settembre i5o5, Giulio II solt* altro baldacchino, per i-
n'era ancora vescovo il cardinal Rìario. strade tutte coperte di panni e adorne
Vi tornò Giulio li nel i 5o6 quando in- d'armi, di verdura, d'archi trionfali e
traprese il Piaggio per ricuperare Peru- d'altre insegne festive, sino alla cattedra-
gia, Bologna e altri luoghi, essendo lega- le, dove il vicario dell' assente vescovo
to del Palriraonio il cardinal Leonardo cardinal Riario (perchè mandato da Ro-
Grosso della Rovere cugino del Papa, ma a Orvieto), die' a baciare al Papa la
ma per soli 5 giorni, secondo l'Ughelli Croce. Dopo le consuete preci e ceremo-
e ìlCiacconìo, riferiti dal Cardella. Dopo nie e concessione d' indulgenza, il Papa
aver pranzato a' 3o agosto in Fabrica, collo slesso accompagnamento, senza bal-
per Canepina cavalcò a Viterbo, incon- dacchino, si trasferì alla Rocca. Nella
trato dal governatore e da diversi ufli- notte seguente, pe'quartieri e alloggi che
ziali, 3 miglia distante; smontali tutti da volevano scegliersi a piacere Cavalleg- i
cavallo, gli baciarono i piedi, e ripostisi gieri e la Guardici Svizzera, insorse fra
in sella lo servirono sino alla porta della loro una contesa, in cui restarono mor-
città, ivi discesero, e ili. ° del magistrato talmente feriti 4 svizzeri e coa.cssi nella
civico gli presentò le chiavi. Prima di faccia il loro capitano; meutre pure il
questo punto, quando Giulio il era lun- capitano de' cavalloggicri rimase ferito,
YOL. GII. 23
li.
354 V I T V IT
e gravemente uno tli sua guardia. Offri trattenne nel dì seguente, ed a*2o giun«e
al VitpH la citlìi, COI»)' era uso nel suo a Ci vilaCastellaua e poi a Uoma. Nel 1 5oS
l'idfgio: (^nataiìia paia di pollastri, io fu vice legato Aiilouio Regiiii, e Antonio
capponi, IO oche, io sommale, o pro- i
d' Arezzo luogotenente generale: nel
io rubbia di graiiu,5o rulibia d'or-
sciutti, i5o9 Michele Claudio vescovo di Mono-
zo, 4 viiellee io castrati. E perchè pre- poli vice legato, e Calisto Fucci ili Castello
meva al prodeiile l'onlefice d'inopedire (sic) podestà. In tale anno Giulio II per
ulteriori sconcerti tra le già f.izioni Gat- sollievo partì da Roma conio cardinali
tesca e Maganzese, poiché alcuno era tor- dopo 1*8 settembre, per Soriano e Civi-
nato a provocar discoidie, fallisi chia- ta Castelbina; udì la messa in Fabrica, e
mare avanti di sé (juelli che n'erano stali visitato il santuario della Quercia, ove
capi, gli unì in più stretta concordia me- lasciò la ss. Eucaristia, pervenne a Viter-
diante un matiiinonio. Di più Giulio 11 bo, ove la pioggia impedì il pubblcuin-
mutò tulli gli uHìziali della città, cioè il gres-o, e pare a' 17, Soiontato alla Rocca,
governatore, il castellano, il podestà, il nel dì seguente molli della corte col cle-
coinmissai io e il tesoriere, trasferendo la ro si recarono alla Quercia a levare il
loro autoiilà nella sola persona del sud- ss. Sagraaiento, e lo portarono in s. Fran-
detto cardinal Rovere legato n lalcir, cesco, Dimorando il l'apain Viterbo qua-
che allora de[)olò e lasciò in Vileibo, da si ogni giorno sì nel pranzo, sì nella sera,
dove partì per Monte Fiascone a' 6 set- i mangiarono con esio, diver-
cardinali
tembre, e nel tli seguente giunse a Or- tendosi dopo il desinare co' cardinali in
'vieto. bidi nel iSoy fece legalo del l*a- qua'che onesto giuoco, benché egli alle
tiimonio il cardinal Francesco yJlido^i, vo'.te solo si compiacesse vederli giuoca-
Bernardino Fahi vescovo di Lesina vice- re.Domenica 2 3 settembre assunta ddl
legato, a cui poi sosliluì Matteo Ugonio Papa la stola preziosa, andò alla catte-
viterbese vescovo di Fauiagosta. Coives- drale, ricevuto dal cardinal Farnese che
SI Ettore Persichini. In tale
fu podestà gli die' a baciar la Croce, e l'incensò. A.-
anno reduce Giulio II da Bologna, per scoltata la messa b>is-a, intuoiiò poi le
Orfe a' 2 marzo venne a dormire in Vi-
1 preci della benedizione e questa compar-
terbo,rimanendo nella Rocca. Ricorren- tì al popolo, facendo pubblicare dal car-
do a'i4 la 4-^ domenica di Quare>iraa dinal Farnese io anni d'indulgenza. A*
delta Laetare, il I*apa benedì la Rosa 26 Giulio II si recò nella chiesa di s.
d'oro nella Rocca, e vestito di piviale e Francesco, dove pure ascollò la messa
mitra preziosa, in sedia gestatoria la por- bossaj indi ammise al bacio del piede i
tò nella cattedrale. Canio la messa il car- religiosi, e die'Ioro 20 ducati per l'organo
dinal Caslellense, sermoneggiando con e pavimento. Nel dì seguente udì la
il
mollo ap[)lauso il p. generale dei cariue- messa in s. Rosa e poi venerò il corpo
litani epubblicò l'indulgenza di 7 anni. della Santa, e sulla porla del monastero
Assisterono alla funzione i5 cardinali, benignamefite ascollò e fece baciare il
due amlìasciatori della repubblica di Ge- piede a ciascuna monaca, concedendo loro
nova, e due di Bologna. Il Papa colia varie srazie e circa 25 ducati. A'3o set-
Rosa d' oro passò nel propinquo episco- tembre co' cardinali Giulio II parli da
pio, banchettato co' cardinali di lauto Viterbo, e per Toscanella, ove rimase a
pranzo dal cardinal R.iario, cessionario desinare, andò a Cornelo. Nel 5 o nella 1 1
di questo vescovato; destinando quel sa- guerra contro il feudatario duca di Fer-
gro doni^livo a Ferdinando V re d'Ara- rara ed i francesi il Papa volle andare»
gona. A' 18 il Papa andò a pranzo al lago Bologna con i5 cardinali, partendo da
di Vico, passò a dormire iu Nepi, vi si Roma ili." settembre: onoiò di sua pre-
V I T VIT 355
senza Monle Fiascone e Orvieto. E qui coni 4 cardinali, e si concluse la parten-
noterò, che nell'articolo / iaggio aven- za per Firenze e Bologna, destinando il
do riferito quello cle'Papi ne'iuoghi della Papa a legato di Roma il cardinal Sode-
provìncia, torno ad avvertire che va te- rini; indi per Orvieto intraprese il viag-
nuto pre,seiite,per le particolarità che con- gio. Nel i5i6 infestandola Maremma i
tiene, eche lungo sarebbe il ripetere. Nel corsari tunisini, Leone X esortò i viter-
ritorno a Roma, a'20 giugno da Narni, besi ad opporsi alle loro incursioni, giu-
per liorghetto, arrivò a Civita Castella- sta le istruzioni che inviava al vicelega-
andarea Bologna ad abboccarsi con Fran- s. Maria della Quercia, soltanto per vene-
tutti gli antichi privilegi. Ilgran maestro spellata come residenza dell'ordine Ge-
dopo aver preparare 1' occorrente
fatto rosolimitano, sempre neutrale tra'catto-
in Viterbo, preso congedo e la benedizione liei. 11 contestabile assicurò il gran mae-
dal Papa, a*25 gennaio 524 s'incammi- i stro, che la città e il territorio nulla sof-
nò colla maggior parie del sagro convento frirebbero, il che saputosi nella provin-
e popolo di Rodi alla volta di Viterbo, cia molte persone vi si ricovrarono colle
dove pervenne la sera stessa, incontrato loro cose preziose. Pervenuto Borbone a
non meno da' nobili, che da tutti, con Monte Fiascone il i.° maggio, inviò un
sommo onore e allegrezza. Stabiliti dal gentiluomo a visitare il gran maestro, e
gran maestro gli alberghi pe' suoi cava- questi mandò a lui io muli carichi di
lieri e l'infermeria, primo suo pensiero fu vettovaglie, e la città una gran quantità
il provvedersi d'una chiesa per le funzio- di barili di vino per rinfresco dell'eser-
ni conventuali, onde canonici della col-
i cito,il quale passò a R.onciglione senza
legiata de' ss. Faustino e Giovila, vicino danneggiare il territorio, tranne alcune
alla Rocca, benignamente gli accordaro- chiese e conventi bruciali da' fanatici e-
no questa chiesa, come già narrai nel retici ,
quali erano la maggior parte
descriverla, passando essi in quella di s. di que' scellerati soldati. Nel passaggio
Lucia. Nella detta chiesa collegiata vi fu- sotto le mura, il gran maestro fece salu-
ne\i52'j si a\vicir>ò a Viterbo l'esercito velluto nero (poicliè per quella condizione
imperiale del contestabilediEorboneper raminga dell'ordine illustre e per l'infeli-
luoghi descritti e deplorati, onde il Papa il lutto e veleggiavano con galere coper-
raccomandò al gran maestro la difesa di te di nere gramaglie) sedendo il gran uiae-
I
V IT V T 357
Siro, il quale perorò per I* accetlazione lonna e con Pirro Baglioni; quindi non
dell'isola di Malta, e Io fu con iadicibile gli fu difllcile d'impadronirsi della Roc-
esultanza. Trattati altri afTari della s. ca e poi della città, divenendone tiranno.
Religione Gerosolimitana, il capitolo a*7 A riparare a tale usurpazione. Clemente
giugno ebbe compimento con rendimen- VII r giugno iSaS da Orvieto si por-
I I
to di grazie a Dio. Di tutto il gran mae- tolo Viterbo anco per fuggire l'eccessivo
stro rese istruito Clemente VII assedia- calore dell'estate, secondo Wadingo e
to^io Castel s. ÀDgelo,e della risoluzione Cardella (dunque non è vero, che il i.**
di lasciar la città, consegnando la Rocca giugno il Papa partì da Orvieto per Ro-
a chi avesse destinato, ed il Papa con ma, come dissi con altri parlando di que-
breve de' 2 i giugno nominò a riceverla sto /'iaggio, se pure poi non si recò a
il cardinal Ridolfi quale legato del Pa- Viterbo da Roma; avvertendo però col
trimonio, essendo allora commissario a- Martinelli, che nel r.° giugno realmente
postolico e vicelegato il vescovo di Rapolla si portò in Viterbo e si restituì a Roma
W. Senz'altro dire sui cavalieri Geroso- a'6 ottobre), e vi rimase per circa 4 mesi
limitani, pel già riferito ne' loro articoli, continui. Considerando Ottaviano noa
e parlando della memorata chiesa viter- potersi sostenere nell'assunta signoria, to-
bese, mi limiterò a notare che la loro di- sto la cedette in uno alla Rocca. Il Papa
mora Viterbo fu di 3 anni, 3 mesi e
in fu incontrato con sommo
onore dal ve-
dosi de'suoi perfidi nemici, colle gemme no e d'una notte in Viterbo, onde non
de' Triregni cucite negli abiti e scorta- fomentar le fazioni alle quali aveano ap-
to da Luigi Gonzaga di Mantova, nella partenuto; e così la proibizione ad ogni
notte de' 6 o 8 dicembre fuggi travesti- viterbese nel loro transito di dar loro ri-
to da Castel s. Angelo in Viterbo, e per cetto, né far conventicole con essi, sotto
Monte Fiascone a Orvieto verso la nietà pene e multe a'trasgressori. Il Cardella
di detto mese, siccome luogo più sicuro stima, che la 3." promozione cardinalizia
perla sua natura, ove ricevè duca d'Ur- il di ClementeVII, più probabilmente fosse
bino e gli ufTiziali della dimoran- lega ivi fatta in Viterbo nel 1328, cioè del car-
ti. L'alloggiò splendidamente per 6 mesi dinal Francesco Quignones confessore di
il nominato cardinal Ridolfi legato e am- Carlo V, col quale trattò la di lui libe-
ministratore di quella diocesi. In sì cala- razione. Poscia il Papa partì d;> Roma a'
mitose circostanze, il nobile viterbese Ot- 5 ottobre. Nel seguente anno concluso
taviano Spiriti si fece capo degli avanzi l'abboccameoto a Bologna tra Clemente
della fazione Gattesca, alFettanilo il do- VII e Carlo V, colla coronazione impe-
minio di. sua patria, e sembrandogli pro- riale, il Papa decretò doversi farcii con-
pizia l'occasione, adunò gente armata da' clave in caso di sua morte in R.oraa, e
luoghi vicini, e si collegò eoo Marzio Co- per gravi ostacoli iu Civita Castellana, o
358 V T I V I T
in Orvìetoo io Perugia. Parrt a' 7 otto- gna, a'aS marzo 1 533 pervenne a Lore-
bre 15^9 per Civita Castellana e One. to, ed a'3 aprile rientrò in Roma. Me ri-
Il Papa elesse nel i53o vicelegato liane- partì per Marsiglia a'9 settembre, e per
dello Benlivoglio, e nel j 632 gli surro- Sutri giunse l'i i a Viterbo pernolian«lo
gò Roberto de'ftlonli di s. Maria in Gior- nella Rocca, continuando il viaggio per
gio nella Marca. Dubitando Clemente Monte Fiascone e Acquapendente. Wel
"S/lì che le faziani io Viterbo si conser- ritorno arrivò a s. Lorenzo 1*8 dicembre,
tassero in quiete, con bolla de'g gennaio il 9 a Viterbo, pernottando a' o in ìMonte i
l532 confermò l'operalo del cardinal B.i- Rosi. Nel 1 534 era governatore Benedetto
dolfi legalo, cioè la deputazione ogni due de Mobili di Lucca, nominato da Clemente
anni a sorte, di 8 de' 16 soggetti per cia- V 1. Quindi il successore Paolo III Far-
1
scuna delle due fazioni Gattesca e Ma- nese, appena eletto Papa a' i3 ottobre,
ganze.tecol noaiede'32 conservatori del- falla riveder la causa dell'infelice Sacchi,
la pace, coU'incaiico d'impedire ogni iu- a vive istanze de' viterbesi, e trovala l'in-
multo, ed assistere il vìcelegato e la curia giustizia commessa, ordinò che nella Mar-
per ia pronta esecuzione della giustìzia. ca si unestasse il crudele viceiegato Ro-
Dovendosi il Papa nuovamente riunire berlo, il quale di ciò avvisato precipito-
con Carlo V da Roma
a Bologna, parli samente fuggì a Venezia: però gli furono
a' 18 novembre, e nel dì seguente giunse confìscdli i beni, e da'fonddinenti demo-
a Civita Castellana, e probabilmente sarà lita la casa. Così fu temperato il profondo
passato per Viterbo nel proseguire per rancore da'viterbesi, lietissimi di venera-
Terni. Per quest'assenza il vicelegato Ro- re Sommo Pontefice quello eh' era stato
ber'o sospettando movimenti nelle fazio- loro legalo, ritenendolo nato fra loro a*
ni, per avvenuto ferimento, chiamò nella 23 febbraio 1468. Mosso egli dall'amor
Rocca il Paolo Sacchi
rispettabile Pietro grande che portava a Viterbo, finché vis-
letterato, fratello del cronista Giacomo, se, ogni anno dopo le prime acque d'a-
e conìe suo nemico, a furia di tormenti gosto vi si portò cou tutta la corte, non
obbligò il suo amicissimo Giambattista meno per venerare il Santuario delia
INiui a falsamente deporre contro di lui, Quercia, di cui era divotissimo, che per
che il Sacchi unito adallri e a'Colonnesi onorare la città e per sollievo del proprio
volevano uccidere il legato e il vicelegato, s[)irilo, di hanno particolari riscon-
che sì
ed essere stato cagione che Ottaviano Spi- tri, dice può vedersi l'articolo
il Bussi, e
riti avesse mantenuta la città contro il Piaggio, negli anni 1 536, 1 537,1 538 e
Papa, oltre altre cose insussistenti. Ro- 1539. Nel i535 mentre era vicelegato
berto nel suo a'jlio, avendolo fallo sen- Eliseo Teodino arpinate vescovodi Siena,
tenziare a morte e decapitare nella Roc- trovo nel p. Gallico, che Paolo 111 recan-
ca a'2 dicembre, empiamente gli fece ne- dosi a Perugia, a' 5 settembre arrivò a
gare l'immagine del Crocefisso, il con- Civita Castellana, pranzando a Olricoli.
fessore e da bere! Indi ne fece traspor- Nel ritorno a'3 ottobre fu a Gallese, in-
tare il cadavere nella piazza della Rocca, di a Nepi. Nel i536 Paolo 111 fece Ber-
sopra un panno con torcie accese, con uu nardino Gherardi da Fano commissario
cartello sul petto colle parole: Per le apostolico, e Girolamo Barbarigo veneto
l'arti. In quel giorno tulle le botteghe viceiegato. In quell'anno nell'aprile passò
furono chiuse, e il lutto si estese per tut- per Vilerbo Carlo V, a' 19 del quale di J
ta la provincia. I! Sacchi moti lasscgna- rilornoda Roma vi dormì, la città facon ^
to e perdonando a chi barbarauiente gli dogli un ricco presente. Neil istesso i536
toglieva la Tanto e meglio riporta
vita. il Papa si recò a Viterbo, eseguendovi
il Rusisi. Clemente Vii reduce da Uolo* mullisbime cose iusumuiu suo vautaggio,
V T l V I T 359
precipuamente l'aver volut() sedare ed e- ove dornù, proseguendo per Monte Fia-
ktingneie ogni e qiialuii(|ue residuo di sconee Acquapendente. Poscia a'28 otto-
discui'dia, che di tempo in leuipo lipul- bre pasoò per Viterbo Margherita d'Au-
luiava tra le dite f,iziuni;ed acoiù non più stria naturale di Carlo V, moglie d'Ottavio
mai si riiinovasseio, chiamati a «è i cb[)Ì, Farnese nipote del Papa, ricevuta con o-
gl'iiidu^se a ralifìcaie la pace, ed a stabi- noree plauso trionfale, in tutto magnifica-
lirla col sagro legame di non pochi scam- mente lialtataaS[iesedelcomune,insieme
bievoli matriiuoni, e così, dopo più d'uD al suo splendido seguito di signori, baro-
medcMuia, da trarsi
ca, per servizio della domenicani della Quercia [ìtìjus pasceti-
dalia gabella del pian de' Bagni per la di. Paolo III nel i54i ek-sse legato di
macerazione della canapa e de' lini. Di Viterbo e del Patrimonio il cardinal Re-
sua munificenza per il Santuario della ginaldo Polo inglese, e Vincenzo Porpa-
Quercia, ragionai nel *!escriverlo, dilet- glia vicelegato; e nell'agosto venne a Vi-
tandosi sovente passeggiare per la btlla terbo, e commise al cardinale le verten-
via da lui fatta. Ristoiò il palazzo resi- ze tra'conservatori della città e l'ospedale
denziale del preside, e la Rocca quasi di- di s. Spirito in Sassìa di Piomai sul do-
sfatta. Confermò alla città tult'i suoi pnvi- minio del territorio di Ri.>pampani; indi
Icfji concessi da'predeces^ori, ed altri uag- il Pap«< passò a Lucca per abboccarsi con
glorine accordò. Fece datario il viterbese Carlo V. Il cardinal Poloa'i4<etlc»nbr8
Cristoforo Spiriti, proinovendolo poi a prese possesso di sua legazione. Negli an-
patriarca di Gerusalemme e vescovo di ni seguenti, finché visse, Paolo III non
Cesena; e scelti diversi cittadini, seco li tralasciò mai dì rallegrare Viterbo colla
condusse a Roma. Nel iSSy destinò a sua persona, e nell'ottobre i544 "icon-
viceiegato Gio. Touunaso Saofelice na- Iratu e ricevuto con molla magtiificenza
poletano vescovo di Cava. Fu nello stesso dal vescovo cardinal RidoUi, celebrò la
1537 che Paolo III eresse il ducato messa in s. Maria della Quercia in rin-
di Castro, riparlato nel paragrafo y/c- graziamento a Dio per la pace conclus.^
qua pendente, formandolo colle terre e tra'guerreggianli Francesco 1 re di Fran-
ieudi che i Farnesi aveano nella provin- cia e Carlo V imperatore. Nel santuario
cia del Patrimonio di s. Pietro, al quale fu |)Osia la dì lui statua pontincalmente
unì poi la contea di Ronci^lione. Questa e vestita, in atto di venerare la gran Ma-
quello conferì con investitura al suo figlio dre di Dio. Nel 1545 Paolo III visitando
Pier Luigi Farnese il giuniore. Neil 538 l'ospedale di V'iterbo, per la sua povertà
al Sanfelice, Papa surrogò Benedetto
il gli applicò l'eredità de! sacerdote Grazia-
Conversino già vice camerlengo e gover- no, spellante .iglispogli ecclesiastici. A'28
natore di Roma, vescovo di Bertinoro e agosto 1546 da Viterbo passò a Peru-
poi di Jesi. A suo tempo Paolo III fece il gia. I suoi frequenti viaggi
ebbero pure
viaggio di Nizza,a'3 5 maggio si recò a s. per iscopo composiziooR delle ricorda-
la
Alarla della Quercia, vi udì la messa e le gravi dilferenze fra Carlo Ve France-
pran2Ò, cuel poiuerigj^io passò a Vileibo sco 1 re di Francia, e perchè riuscissero
36o V I T VIT
più fàcili in questa provincia, ad evitare massimo ossequio, e il Papa gli concesse
l'incomodo ctelt'antìca viaCassia, più d'un poter adittare ad temptts la terra di Da-
miglio distante da Viterbo, ridusse agia- gnaiaj dominio apparteneva alla
il cui
ta e comoda la strada ne' monti Ciinìni e mensa vescovile. Ancor egli visitò la ss.
detta della Montagna. Nel i547 nuova- Immagine della Quercia, celebrandovi
mente Paolo 111 fece vicelegato il cese- nella domenica la messa. Era in Viterbo
nate Angelini o de Angelis, promosso a l'i I giugno, in cui emanò la bolla colla
vescovo di Kepi, e trovandosi nel maggio quale vietò che ne' luoghi di s. Chiesa si
in Viterbo, ricevuta la notizia della vit- potesse comprare il sale forestiere. Seb-
toria riportata da Carlo V, contro il duca bene egli tentasse tutto il possibile per
di Sassonia e altri eretici ribelli, nella
qual vedendo che nul-
pacifìcarei belligeranti,
guerraaveainviatoairÌDjperalorei2,ooo la profittava, stimò bene tornarea Roma
fanti e 600 cavalli, comandati dal nipote (a' 23 giugno). Meglio è vedere due ri- i
do pubblici segni d'allegrezza. Trovando- luglio (o forse gii.'goo) del 1 554- Era vi-
si victiegato neh 549 Antonio Campeggi celegato nel 1557, Alessandro Piccolo-
vescovo di Piacenza, Paolo III per l'ul- mini vescovo di Pienza; e nel i559 ^*'3""
tima volta tornò a Viterbo, ricevuto con Cesco Bandini Piccolomini saoese; gover-
molta pompa e onore dal vescovo Ugoli- natore nel i56o Antonio Corsignani da
ni : restituitosi a Roma, a' io novembre Celano. A'4 novembre di tal anno giun-
morì compianto da tutti. se in Viterbo, per andare a Roma, Cosi-
Il successore Giulio 7// nominò nel mo I duca di Firenze e di Siena con pom-
i55o legalo il cardinal Luigi Cornaro pa grand isima, conducendo seco la mo-
veneto, e vicelegato Agostino Recuperati glie, i figli e tutta la corte : alloggiò nel-
d'Arezzo; e nel i55i legato il cardinal la Rocca, e il suo cugino conte di s. Se-
Rodolfo Pio di Carpi, e vicelegato Am- condo iu casa Sacchi. Nel i56i Pio If^
lirogio Spinola genovese. Per alcuni bo- fece legato il cardinal Ippolito d' Eslc, e
nificamenti, nel cortile del pubblico pa- vicelegato e governatore Luigi Ardighel-
lazzo furono collocati gli stemmi di Giulio li vescovo di Fossombrone, dichiarando
111, e del cardinal Pio, Provinciam Pa- che se moriva durante la celebrazione del
trimoniigiibernan(e,(iìce l'iscrizione. Vi- concilio di Trento, soltanto in Roma si
celegato nel 1 557. fu Marc'Antonio /!/«/ dovesse tenere il conclave, e qualora fos-
fei romano, poi cardinale. Mosso Giulio se interdetta, in Orvieto o Perugia; nel
JIl dallo stato deplorabile in cui Irova- i563 a'3o dicembre in concistoro dichia-
vasi la J'oscana e particolarmente Sie- rò vacanti tutte le legazioni dello stato
na, per V incessanti guerre combattute ecclesiastico, compresa quella di Viterbo
per Carlo V e Enrico 11 re di Francia, o del Patrimonio, quindi nel i564 no-
nel principio (0 a* 2) di giugno 1 553 si minò governatore Carlo Graji'/ bologne-
recò colla romana curia iu Viterbo, per se vescovo di Monte Fiascone, poi cardi-
vedere se più da vicino gli fosse stato nale, enei i565 legato perpetuo del Pa-
più facile di por fine agl'impegni de'due trimonio il cardinal Alessandro Farne-
sovrani. Il vescovo Gualterio l'accolse col &c\\ giuuiore, nipotedi Paolo III,il quale
1 41
fu vicelegato Cavìo Conti, poi cardina- Laudivio Zacdiia vescovo di Monte Fia-
le. Gli successero :nel i585 Orazio Cel- scone, poi cardinale ; nel i6i8 Lorenzo
so romano ; u«I 1587 Camillo Pellegri- MagaloLlx fiorentino, poi caidiuale; nel
362 V I T VIT
1619 Francesco di Guevara ; nel 1621 missario generale, forse di detta guerra,
Ciriaco /?06CM'omaoo, poi cardinale; nel in sua assenza esercitò la legnzione il car-
1622 Aiilonio Santacroce, poi cai'dina> dinal Antonio Barberini. Nel 1644 go-
te; nei 1625 Girolamo Grimaldi ^eno- vernatore Lorenzo Imperiali, poi cardi-
vese, poigovernatore per morte del car- nale, e nuovamente il Montiglia in sup-
dinal Odoardo Farnese legato, indi car- plenza, e poco dopo Giuseppe Gaetani na-
dinale; nel 1628 Giacomo Colonna roma- poletano governatore. L'Imperiali contri-
no governatore; nel 162C) L^ederico Aldo- buì alla pace tra Urbano Vili e il duca
brandini romano governatore;
i632 nel di Castro Odoardo Farnese, per cjuel du-
Enea Vaini da Cesena governatore, mor- cato fatta in detto anno, qua! commissa-
to in Viterbo a' 3o aprile i633 con do- medesimo, che consegnò
rio generale del
lore de' viterbesi e di tutta la provincia al commissario ducale. Nel 1648 Giulio
del Patrimonio, pel sotnmo suo merito e Spinola governatore, poi cardmale. Nel
rare qualità, parente del Papa regnante suo governatorato, Innocenzo lo di- X
Urbano Vili. A spese delcomunenell'8." chiarò commissario dell' esercito pontifì-
del suo decesso nella cappella del pro- cio,per prendere nel 649 in nome della
1
prio palazzo si fece solenne funerale, con s.Sede possesso della città di Castro, la
orazione funebre di Pietro Corelini, ce- quale fu diroccata da' foudamenli, il Pa-
lebrandolo l'accademia degli Ardenti con pa riunendo il ducato di Castro e la con-
poetici componimenti. Gli successero nel tea di Roncigiioneal diretto e immedialo
governatorato dell.i provincia del Patri- dominio della camera apostolica, essendo
monio: nel i633 Prospero Caffarelii ro- Ranuccio II duca di Parma e Piacenza
mano, ma col titolo di vice-governatore e l'ultimo di Castro. E il prelato Spino-
e commissario pe'sospetli di peste, ed a'-6 la per la]s. Sede prese possesso dello sla-
giugnodivenuto governatore MarioTèo- to intero. Nel i65o Antonio Pignattelli
doli romano; nel i634 Domenico Pinel- governatore, poi cardinale e Papa Inno-
li genovese ; nel 1 636 Stefano Sauli ; nel cenzo XIl. Nel i652 Ottaviano Acqua-
i638 Ottaviano Caraffa napoletano, an- vìva d'Aragona governatore, epresidente
che commissario dell' armi nella spedi- della provincia del Patrimonio e dello
zione contro la città di Castro ; nel 1 642 Stalo di Castro, poi cardinale. Erasi se-
Domenico Moniglia governatore finché gnalato nella guerra d'Urbano Vili con-
il precedente eseguì la delta spedizione; tro il feudatario duca Odoardo, per la
uel 1643 Prospero Muti romano a' 23 fortezza d' animo colla quale nel fervore
gennaio d' ordine della s. Consulta, per della guerra difese Civitavecchia, che il
supplire il Caraffa, il quale continuava duca avea tentato sorprendere. Nel suo
iiell'uHìzio, per la guerra tra Ui bano Vili governatorato, Innocenzo X si recò a Vi-
e il feudatario suo Odoardo Farnese du- terbo a' 12 ottobre i653,percui fu aper-
ca di Parma, Piacenza e Castro; confe- ta la porla s, Sisto o R.omana, per dargli
rite al Muli altre commissioni, riprese un più nobile ingresso,accompagnalo da'
il governo il Moniglia, nel qual tempo cardinali Aslalli e di Guisa. Ad istanza
fu dichiaralo legalo il cardinal Angelo di sua cognata d. Olimpia Pamphilj Mai-
Francesco Rapacelo li, e Giberto Borro- dalchini viterbese e principessa dis. Mar-
meo vicelegato, d quale, dice il Cussi, tino, dimorò nel palazzo da lei ereditato
partì da Viterbo cardinale, ma non è ve- dal suo i° manto Nini. 11 Papa nel suo
ro, perchè funse prima altre cariche, ed soggiorno visilò la chiesa e il monastero
ebbe la porpora nel i652 o nel i654- Il di s. Domenico, celebrandovi due volte
cardinal Rapaccioli 19 agosto prese a' la messa, e visitando le due monache so
possesso della legazione, e fatto poi com- relle della cognata, al modo già detto
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V I T V J T 363
parlando del claustio. Inoltre il Pai>a per quaviva, e ammirato in lui finezza di
compiacere d. Olimpia s' indusse ad an- straordinario spirilo e mirabii destrezza
dare alla deliziosa villa iMaidalchina, trat- in tutte le cose, 1' avea a' 2 tiel prece-
tato con lautezza e grandiosità; villa (ui*> dente marzo insignito della sagra [)orpo-
mata sin dal i625 alle falde de' monti ra, perseverando per alcuni mesi nel go-
Citnini dal tnaicUese Andrea Maidalclii- verno di Viterbo e del Patrimonio. Quin-
ni il seniore, fratello di d. Olimpia, ed di nello stesso iG54 gli sostituì per go-
era la più bella della provincia del Pa- vernatore Vitaliano /Risconti milanese,
trimonio dopo quella di Cagnaia, lungi poi cardinale- Gli successe neliG5ó,per
un miglio da Viterbo, e vuoisi che gli co- destinazione d'Ale^sandt-o VII, Ottavia-
stasse 3o,ooo scudi. la questa deliziosa no Prati genovese, al cui tempo pe'benefizi
villa, fi a gli altri divertimenti dati al Fa> che la città ricevetleda (piel Pt*pa, nel pa-
pa e alla famiglia pontifìcia uno fu » che lazzo del comune fu collocata la sua fìgu-
essendo stala arrostita una gran quanti- ra con rispondente iscrizione. Nel 1637
tà di castagne, e queste artilìcìosamente Bonaccorso Boii'iccorsi da Macerata ven-
riposte entro i loro ricci, ingegnosamente ne deputato commissario apostolico con
riattaccati al proprio albero, si fece cor- pienissima facoUà per riparare a' danni
rer la voce, cbe r albero produceva le della Pestilenza. In quell'anno doloroso,
castagne già colle; per la qual cosa es- il morbo nell'ogoslo da Monte Fiascone
seudostali specialmente dagli svizzeri del- si propagò a Viterbo, non ostante che a
la guardia pontifìcia gitlali a terra mol- quel confine eransi poste soldatesche sa-
tissimi di tali ricci, e ritrovatevi dentro nitai'ie a piedi e a cavallo. E fu allora che
lecastagne arrostile, siccome fra gli uo- il prelato Bonaccorsi venne inviato daR.o-
mini buoni non mancano mai de' più ma per impedirne la maggiore strage, il
buoni, fuvvi fra questi chi stupefatto cre- quale a' 9 settembre pubblicò rigoroso
deva, che tale veramente fosse l'attivila proclama, di dovere tutti quanti rinchiu-
di queir albero; di che anco lo stesso dersi nelle proprie abitazioni e dimorar-
Pontefice prese non mediocre piacere". vi in quarantena, sinoa nuovoordme, pe-
Nella chiesa della villa, dedicata all'As- na la vita. Il commissario risiedendo nel-
sunzione della B. Vergine, a destra per la terra di s. Martino, ogni mattina re-
memoria fu collocala in una nicchia l'im- cavasi in Viterbo a provvederla di vive-
iliagine d' Innocenzo X in busto di mar- ri, ed informa vasi dello stato e del nume-
nio, con analoga iscrizione recitata dal ro degl'infermi, e quindi dava gli ordini
Dussi. Quindi il Papa recossi a vedere la necessari. Avendo trasgredita la prescri-
celebre villa di Cagnaia, ponendovi il zione una giovane zitella, uscita di casa
prelato Acquaviva ricordanza marmorea. per pigliare una gallina fuggita, il prela-
In fine, Innocenzo X per appagare il ge- to a terrore di tutti, non senza pena del
nio della cognata d. Olimpia, si trasferì suo animo, la fece impiccare. Il comune
nella terra di s. Martino al Monte, da a sollievo de'cittadinì, nel miserando in»
lui eretta in principato feudale e badia fortunio, spese più di go,ooo scudi. Suc-
Nullius di sua famiglia Pamphilj, come cessivamente governarono il Patrimonio
e meglio descrissi in quel paragrafo. Il e Viterbo, col grado di governatori, se- i
Papa tornò a Roma a'29 ottobre. Onorò guenti prelati. Neil 658 Agostino Fran-
di nuovo di sua presenza Innocenzo X il ciolli lucchese; nel 1660 Mire' Antonio
principato di s. Martino a'5 maggio "ì^. 1 Vicentini da nel 1661 Giacomo
llieti ;
Già Innocenzo X, per aver inleso sin dal- Tassi romano; i665 Agostino Pre-
nel
la 1." volta commendare in Viterbo il gra- moli cremonese; nel 1667 Carlo Monte-
dilo e Silvio goveiuo di niousiguor Ac- caliui ferrarese ; nel 1668 OJoaido Cibo
364 V I T VI T
genovese ; nel 1 669 Marcello Durazzo, 169? Filippo Antonio Gualtieri di 0|
poi caiiliuale; nel 1670 Vincenzo Can- vieto, poi cardinale nel 1696 Francese;
nel 1687 Bernardino Inghirami fiorenti- no con esemplar divozione volle venerij
DO ; nel 1690 Gio. Batlisla Anguissola re il corpo della gloriosa s. Rosa. Segu(
piacentino; neliSgi Lorenzo Glierardi no i prelati governatori: nel
1701 Filij
diMonlarAbboddorefereodariodelledue pò Leti spoletino ; nel 1708 MarcellioJ
segnature, poi vescovo di Tvecanali e Lo- Albergolli d'Arezzo; nel 1705 CamilM
reto. Questo pio e benefico prelato, non Gelsi da Pistoia; indi Giuseppe Firrat
conlenlo d'aver perfezionalo le strade di poi cardinale; nel 1707 Francesco Fo
Viterbo, provveduto all'iudigeoza de'po- scari veneziano; nel 1709 Pietro de Ca
\eri coU'abbondanza de* viveri, sollevato rolis romano ; nel 7 t4 Valerio Rota ve-
1
popolo di Viterbo, presso la cappella del corsivo e altrove, che nel 1727 Clemen-
pubblico palazzo, gli collocò iscrizione te Augusto Maria figlio del duca di BaÉk
roonumenlale, che olire il Bussi, in cui leg* viera e fratello del poi imperatore CariP'
go: Urbis ac Provinciae Sapientissimus VII, essendo elettore e arcivescovo di Co-
1693 gli successe Michel
il/of/er^/or. Nel lonia, ed amministratore di Munsler, Pa-
Angelo Conti romano, poi cardinale, ve- derbona, Ilildesheime Osnabruck, bra-
scovo di Viterbo e Toscanella, e Papa In- mando d' esser consagrato Fescovo dal
nocenzo XIII. Avendoli prelato resa la Papa , e dabitaudo sul cereraoniale col
via avanti la porta s. Sisto Romana quale sarebbe trattato in Boma, ottenne
corrispondente alla magnificenza di que- dall'estrema condiscendenza di Benedet-
sta, allargandola colla demolizione di di- to XIII, ad evitare ogni impegno, che per
verse case,la via vennedenomìnata Conti, eseguire la funzione intraprendesse il
VIT V T 365
senza della sorella del consagrato. Vio- incontro , facendo con guardie impedir
lante gran principessa vedova di Tosca- l'uscita del popolo dalle porte, non me-
na e governatrice di Siena, e riportai gli no altre pubbliche dimostrazioni e lumi-
scarabìevoli principeschi doni. Ora col narie ; laonde soltanto sulla porta Roma-
'
trare il Papa uscito da Roma il 6, cioè e discorse onorifiche insegne, in cui è de-
all'Isola, 3o miglia distante, confine del- signata Viterbo , Patriinonii Dlelropo-
la giurisdizione della provincia del Pa- lim. Il Papa smontò
al suburbano con-
trimonio ; nel qual giorno còjnparvero vento Maria a Gradi del suo ordine
di s.
Homa dalla casa Strozzi, per servire la maltei, dopo averlo incontrato alla l\Ion-
gran principessa, durante la sua dimora tagna, confine della diocesi. Venerato il
nella città. Ad ore 2 3 del 6 novembre ss. Sagramento nella chiesa, il Papa si ri-
giunsero in Viterbo in un vogo carrozzi- tirò in due celle, ossequialo dopo il pran-
no r elettore e la gran principessa, con zo dall'elettore, cui dichiarò volerlo con-
molto seguito, incontrati mezzo miglio di- sagrare nella mattina seguente. Livio de
stante dal vescovo Sermaltei', e accom- Carolis ascritto alla nobiltà di Viterbo,
pagnandoli sino al monastero di s. Ro- fece presentare al Papa un regalo di38
sa, in cui era preparata l'abitazione per portate di rari commestibili ; ed il Papa
la gran principessa ; donde indi a poco ritenutene 6, le altre mandò alla gran
l'elettore partì pel convento de'teresiani, principessa. Nella notte il Papa interven-
ove il barone Filippo Massimiliano Scar- ne nel coro al canto del mattutino co're-
latti ministro in Roma dì tutta la casa di il che fece pure nelle at Ire seguenti.
ligiosi,
Baviera, già da molti giorni ne avea di- Nella domenica mattina de'9 seguì nella
sposto le stanze, nella sera venendo l'elet- chiesa di s. Maria della Quercia la solen-
tore inchinato da numerosa nobiltà e dal- ne consagrazione dell' elettore , augusta
l'ambasciatore di Malta in iloma. Il Pa- funzione che resterà sempre memorabile
pa dopo aver pranzato, e a cagione della per Viterbo. I conservatori con nobile
pioggia dormito il 7 aRonciglione nel pa- treno di numerose carrozze, preceduti
lazzo (Iella camera apostolica, servito dal dall'ombrellino e mazza d' argento, in
cav. Ubaldino Renzoli e da Francesco Za- fiocchi d'oro eruboni simili, recalisi in
garoli , tesorieri del Patrimonio e aOit- quel tempio, riceverono con mg.' Oddi
tuaride'poderi degli stali diCastro elion- Benedetto XIII sulla porta del convento,
ciglione. In tale giorno le due altezze fu- incedendo avanti la Croce pontificia e ,
rono visitate da diversi personaggi, e da' nella chiesa presero luogo a'gradini del
conservatori della città, chevi andarono soglio papale, come in Roma fa il senato,
in formalità vestiti dirubooe nero epre- ed ivi sederono durante la funzione , a
ceduti dall'ombrellino, con numeroso ac- suo tempo avendo somministrato al Papa
compagnamento di nobili; l'elettore ve- la lavanda delle mani, e fatto quanl'altro
nendo pur visitalo dal capitolo della cat- si eseguisce da'conservatori romani nelle
tedrale. Nella mattina degli 8 mg/ Od- cappelle ponlificie,come il sostenere i lem-
di mandò gran principessa un rega-
alla bi del pontificio manto e falda. Assiste-
lo di preziosi commestibili, in 12 porta- rono eziandio i seminaristi, e i canonici
te. E dopo le ore 18 pervenne in Viterbo della cattedrale colle mitre in testa di te-
Benedetto XlIIjSalulatodal suono di tul- la bianca, sedendo ne'banchi coperti di
le le campane, avendo vietato qualuntjue panno paonazzo, come i cardinali a Ro-
366 V 1 T V I T
tna. L'elellore portava berretta, berretti' fece presentare ^4 portate di «rjuisiti
ti cori^
rosse coinè legato nato della avendone parimenti
'
mg.' Prati altro ceremoniere. Così Dia- i dinal Marescotti, dichiarando privilegi!^
ri dì fìomn, ma il Bussi racconta che l'e- lo l'altare per tali messee per quelle eli
alla chiesa
casa Marescotti; p^
il calice e patenT
1
1 co luigi d'oro ; avendo distinto mg.' da luì usali nella messa. Entrato nel mo-
Gambarucci, con avergli di più donata la nastero, vi ammise la gran principessa ;
tabacchiera di squisito lavoro , conside- orò nella stanza abitata dalla b. Giacia-
randolo non solo qual vescovo assistente, la, che ridotta a cappella, permise cele-
ma qual ceremoniere istruttore. Abbia- brarvi le messe, con facoltà del vescovo.
mo la Relazione della solenne consagra- Nell'ore pomeridiane il Papa visi'ò le chie-
lettore tornò in città alla sua abitazione. dell'arcivescovo elettore, che poi passò a
IVel pomeriggio Benedello XI 11 visitò la farne alle principesse di Gravina e Ra*
chiesa di s. Rosa, e poi il suo sngro Cor- spoli. 11 Papa dopo aver cenato nel refet-
po. Intanto il vescovo di Viterbo espose torio co'religiosi, gli ammise al bacio del
le reliquie de'Costanzo e Benedetto
ss. piede, avendo fatto loro un alFettuoso di-
martiri nella chiesa di s. Bernardino, da scorso. Nella matlina dell'i i ud\ la mes-
servire alla consagrazione dell'altare del- sa nella cattedrale, facendone celebrare
la b. Giacinta Marescotti. Ritornato il 52 al cardinal Stefano Brancacci, per ri-
Papa al con vento di Gradi, mg.'Oddi gli cordate che 52 anni addietro quello era
VIT VIT 367
stato uno de' vescovi assislenli alla sua Nicolò Serra, poi cardinale. Con questo
coiisagrazione. lu sagrestia vide il quadro e con tale anno il Bussi termina la Sto-
che lo rappieseiitava, nell'allodi conce- ria di Viterbo, e la serie cronologica de'
dere le mille a'caiionici, con relativa i- presidi della provincia del Patrimonio di
scrizione monumentale. Ueslituitosi Uè- s. Pietro e di Viterbo, che io curai collo-
Dedetto XllI al convento di Gradi, sen- care alle rispettive epoche. La continue-
ta sntuiitare dalla carrozza, delle alquan- rò e compirò colle annuali e ullìziali iVb-
te parole al p. generale de' domenicani, tizie di Roma, non senza avvertire che
psrlì per Roma, tra gli applausi della po- esse pubblicano ordinariamente \o stala
polazione. Nel suo soggiorno a Viterbo, quo dell'anno, e perciò i riportati [)onno
BenedetloXllI ricevè a particolari udien- anco appartenere, anzi più probabihnen-
ze mg' vescovo, mg.' governatore, il ca- te, all'anno precedente. Governatori pre«
fabbricare, ed a lui la dedicò, con iscri- lognini bolognese; nel 1765 Emanue-
zione prodotta da Bussi. In questa è pu- le Filangieri palermitano; nel 1766 Be-
re espressa la riconoscenza verso il gover- nedetto lo Presti palermitano ; nel 1774
natore Oddi, per avere ridotte le strade Filippo Campilli Spoleto; nel 1783di
interiori della città comode e bellissime, Angelo Altieri romano, nel quile anno
lastricando le principali e più frequenta- Pio VI recandosi a Fieana passò per la
te con lastre di peperino, di cui abbon- provincia, ma non pare che si fermasse
dano le vicinanze. Nel 1782 divenne go- in Viterbo; nel 1785 Gio. Battista Mi-
vernatore del Palrinjonio Cosimo Impe- relli napoletano; nel 1788 Ferdinando
riali, poi cardinale: gli successe nel
17 34 Fantuzzi di Ravenna ; nel i 795 Gauden-
Luca Melchior Tempi fiorentino, poi car- zio Antonini di Montal'Abboddo, fino a*
dinale, nel quale anno Viterbo dopo tan- priraordii nel e fu l'ultimo gover-
1798,
to tempo rivide passaggi di numerose
i natore generale della provincia del Pa-
milizie e artiglierie di Carlo infante di trimonio di 3. Pietro. Imperocché, comin-
Spagna pel conquisto delle due Sicilie. ciata in Versailles (A^.) la terribilee di-
Wel 1786 Clemente XII elesse governa- sastrosa rivoluzione di Francia, decapi-
tore Marzio Caraffa de'principi di Colu- tato il virtuoso Luigi XVI, la proclacna-
brauQ napoletano; nel 1740 gli successe la repubblica francese volle democralis-
368 V 1 T VIT
zare e conquistare l'Italiaj inviando emis- imitazione degli antichi liberi roaiam se
sari e agitatori da per tutto, per infìam- levano portare in capo i più fanatici rd
mare quella classe di persone sempre a- voltosi moderni. Assumevano costoro
\ide di cose nuove per la sola S|)eranza nome ed erano volgarment
di patriotti,
tere soccorso a'popoli che volevano dive- più sfrenali di parlaree schiamazzare suj{
nir liberi, o a meglio dire in peggio cam- gli alfari politici in adunanze che chiaJ
biar padrone, aveva acceso di ardore l'a- mavansi club o circoli costituzionali. Pie
nimo di molli, specialmente nella clas- VI non era in guerra colla repubblica, tut
se degl'iniziati nella letteratura. Uno de* tavella prevedeva la sorte ormai comu{
suddetti emissari fu Basville mandato a ne a'sovrani d'Italia, e volendo possibilj
/?o/;m, ove peri vittima di sua audacia, in biimente scongiurar la tempesta, invi2
onta a quanto energicamente avea (atto nel 1."giugno 1796 da Bonaparle a Mi]
ilgoverno pontificio per impedirlo. Ac- lano a fare delle olTerte in denaro. Boi
cusato,perpreleslo, dalla repubblica fran- naparte, d'accordo col direttorio di Pai
cese di complicità o connivenza, non si ac- rigi, sebbene smaniava portar le sue ai
l'I, e si giurò aspra vendetta; poiché già ti per passare a Bologna ed ivi prescrij
era decretata 1' occupazione dello stato vere da conquistatore un armistizio bai
di s. Chiesa dopo 1' usurpazione d'Avi- salo su durissime contribuzioni e condii
gnone e del contado Venaissino, altri do- zioni. Pertanto a' 18 giugno da AugC'J
mini! di essa, colorata dalla prouìossa ri- rau fece occupare Forte Urbano, ed et
voluzione, non che la detronizzazione dei Irò poi in Bologna, quindi segui 1' ali
Papa. Napoleone Bonaparle cotnandante tra invasione dìFerrara e Ravenna seni
dell'armate della repubblica in Italia, z' alcuna resistenza, ma trattandosi da'
vinti i piemontesi e gli austriaci, falli ap- francesi ostilmente le occupate provincie
parenti armistizi e paci col duca di Par- o Legazioni. Gettato cos\ lo spavento nel
ma e col re delle due Sicilie, tutto que- governo pontificio, Bonaparle si recò a
sto contribuì all'infelice destino dello sta- Bologna e prosegui colà a negoziare co-
to pontifìcio. In vari luoghi d' Italia al- gì' incaricali papali, co' quali a' 23 giu'
l'entrare de'francesi, e talvolta soltanto gno sottoscrisse il fatale e famoso armi;
all'avvicinarsi, facevansi da'faziosi mani- stizio, onde poi stipulare la pace. ImpO'
festazioni di gioia, colle seducenti e in- ste le gravoiissimee parlale in tanti luO'
Francia, in segno del nuovo ordine di città di Faenza d'occupazione della fof
cose e della sedicente libertà ricuperata, tezza d'Anc ona, sgombrando per alla
piantavasi sulle piazze qua- un albero sul ra la fìo/?» (7gfi^. Il direttorio di Parigi j
le innalzavasi una bandiera co'colori na- ricusò rat ifleare l' armistizio per giusta
zionali bianco, rosso e azzurro, co'qualisi mente Pi VI rifiutarsi di ritirarci bre
formavano nastri o coccarde, e si so-
i vi da lui emanati contro la coslituzioa
prapponeva un berrelliao rosso che ad civile del clero di Frauda ; tuttavia au(
i
-
V l T V 1 T SfJg
; lovhzh poi Bonaparte a trattare la pace, stiniani, senza risultato fece olfrire al ge-
i finché col pretesto che Pio VI era per al- neral Berthier in Narni qualunque ac'
learsi colla corte di F ienua e avmava alla cordo, il quale avanzandosi, e avendo tro-
propria difesa, il direttorio decretò l'inte- vata resistenza a Viterbo la fece punire,
I
'
ra occupazipne delloSialo Ponlifìcio e di giungendo l'avanguardia sotto gli ordini
Roma. Falle marciare nel 797 le troppe i di Dallemagne a'9 febbraio a Baccano,
;
repubblicane a tal fine presso Faenza ,
e nel dì seguente seguì l'ingresso in Ro-
.
q'ì febbraio col tradiineiilo e col nume ma. A' i5fu proclamata la repubblica
i ro maggiore sbaragliarono le Ulilizicpon- romana, e detronizzato Pio VI, a'20 fu
, ////f/ej* e quindi invasero la Romagna, le trasportato prigioniero da Roma. Narra
j
Marche, e parte dell' Umbria fino e io- nig."^ Baldassari, /leAis/o/ie delle avver-
(
elusive a Foligno, di conserva proda Pio FI, che poco ol-
sila e patiiìii-nli di
Marittima e di Campagna, ossia di Vel* tanto atlai.^ posta, dopo aver schiamaz-
lelri e Fresinone, fu risoluto adattarsi al- zato per avere la mancia di rimunerazio-
la necessità. Avendo Pio VI inviato una ne Laonde non rimasero col Papa che
!
deputazione per trattar la pace a Napo- i due commissari capi di battaglione, cu-
leone, questo l'impose a Tolentino (F.) stodi del venerando prigioniero, quali i
a' 1
9 di detto febbraio, con condizioni viaggiavano in carrozza paialiua,ed a spe-
più esorbitanti dell'armistizio, colla ces- se del Papa, ch'era stato spogliato tì?t
sione d'Avignone e del Venaissioo, del- tutto! Pernottalo a Munte Rosi, nella
le legazioni di Bologna, Ferrara e Rooia- mattina seguente riprese il viaggio per
gna, restando i francesi in diversi luoghi Viterbo, con un tempo peggiore del di
fino all'esecuzionedel trattato.Dopo tan- precedente, per lu neve, gelo e pioggia
ti immensi da Pio VI, il
sagrifizi fatti più forte : così valicò la Montagna di Vi-
direttorio di Parigi dispose tutto perchè terbo. Accostandosi alia città, il treno
iuRoma s'introducesse la democrazia rap- pontificio si trovò assiepato da popolo
presentativa, laonde suoi emissarii più i numerosissimo venutoaiticonttareil Pa-
volte tentarono di rivoluzionarla, e vo- pa, cheingombrava la via e senza curar-
lendo l'ardito Duphault piantar l'albe- si punto del fango, riverentemente s'in-
ro della libertà sul Campidoglio, fu uc- ginocchiava. Tutti ad alta voce domaa-
ciso a'28 dicembre dal popolo, ad onta davauo la benedizione apostolica, e pre-
che laguardia Civica pontificia fece di gavano il Signore acciò proteggesse il suo
tutto per impedirlo. Tanto bastò perchè vicario. Ma nelle strade della città tale
la repubblica francese ordinasse l'intera e tanta fu la calca, che le carrozze a
invasione dei dominii di s. Chiesa, la de- non male progredivano lentamente.
far
tronizzazione e prigionia di Pio VI, e la Smontò Pio VI al convento degli agosti-
proclamazione della repubblica. Uespiu- niani, quali con ogni diligenza gli ave-
i
siastiche e secolari. Poi, dopo il pran- il re Ferdinando IV fece alleanza con al-
zo, passò a ricuperare col riposo e col tre potenze, ed ebbe dall'Austria per con-
sonno alquanto di forza. A'ai febbraio, dottiero dell' esercito da lui radunato il
moltitudine immensa di viterbesi, e di general Mack. Questi concepì il vasto di-
genti accorse dal contado, riempivano la segno, per guerreggiare i francesi, d' in-
piazza aspettando e ad alta voce chieden- vadere lo stato pontificio in diversi pun-
do la benedizione. Pio VI, dopo ascollata ti, far cessare l'anarchia e restituirlo al
la messa, venne alla loggia rispondente suo legittimo sovrano. Cominciò le ope-
alla piazza degli agostiniani adornata be- novembiei 798,onde Cham-
razioni a'23
ne, e tosto la moltitudine piegò le ginoc- pionnet che comandava nello slato ro-
chia ; paternamente la bened"i, tra
ed egli mano, da Roma si ritirò nella Marca, la-
r universale commozione, imprecando sciando in Castel s. Angelo Wallerre, e
contro i sovvertitori d'ogni divino e uma- facendo occupare dal general Lemoine
no diritto, e contro gli oppressori della le interessanti posizioni della via Flami-
religione e dell' innocenza, onde i due nia fra Civita Castellana e Spoleto. Par-
commissari francesi ne furono turbali. tirono pure da Roma i consoli, seguiti
Prima di partire Pio VI non potè con- dalla maggior parte degl'impiegati re-
leulare tutti, limitandosi a ricevere al ba- pubblicani, per piantare la sede del go-
V I T VIT 371
Terno In Viterbo, e in Perugia quanJo mano dagl' insorti vittime o di francesi
il presidio francese si ritirò da Civita Ca- inermi o di funzionari arrestali. La sua
stellana. Vari popoli cominciarono a tu- condona fu applaudila dalle stesse auto-
multuare, con abbattere e distruggere quando ritornarono a co-
rità francesi,
si furono salvati a slento dal furore del felicemente ariestò la strage già comin-
popolo minuto, per opera de' principali ciata, e posto fine a'disordini, ricompose
della città e del vescovo cartrinal Gallo. tutto il paese a perfetta quiete e pace.
Nepi pagò presto la pena di sua commo- Tutta la provincia del Patrimonio e lo
zione, poiché essendo sul teatro della guer- Stato di Castro lo riconobbero per loro
ra a'2 dicembre fu presa per assalto da* liberatore, e gli destinarono un*iscrizione
frencesi, e miseramente soffrì tutti gli or- marmorea, per contestargli eterna grati-
rori dalla licenza militare. Circa 60 infe- tudine. La modestia dell*illustre vescovo
lici abitanti, che non erano fuggiti, furo- impedì che si erigesse questo meritalo
no barbaramente trucidati. L'operazioni monumento. Nel 1799 i collegati con-
dell' armata regia non ebbero successo, tro i francesi riportarono grandi van-
per essere composta nella maggior parte taggi, cacciandoli da molti stali, ciltà e
di troppe che non avevano mai guerreg- fortezze, insieme a Bologna; mentre nel
giato, e fu disfatta in vari luoghi; come, regno di Napoli insorsero i popoli, massi-
a parlare della provincia, da Kallerman a me nelle Calabrie comandate dal cardi-
Nepi, a Toscanella ed a Monterosi, da nal Fabrizio Raffo, per cui in breve lut-
Kniazewitz a Falleri, da Maurizio Mat- to il regno tornò all' ubbidienza del re.
ihicu a Vignanello, e da Lehur fra Ci- Tali vicende influirono sullo stalo ponti-
vita Castellana e Rignano. L'armala re- ficio direttamente. Si rinnovarono nelle
gia pe'sofferti disastri si ritirò d'ogni par- Provincie le insurrezioni, e le poche trup-
te, e la retroguardia uscì da Roma a'ia pe francesi non bastavano a reprimerle,
dicembre, a' i 5 imbarcandosi il distacca- segnalandosi ne' primi dell'anno Civita-
mento che avea occupata Civitavecchia. vecchia, aiutata dagli abitanti della Tol-
Così i napoletani essendosi allontanati da fa, la quale poi nel marzo fu saccheggia»
ogni parte, Viterbo che si era rivoltato la da* francesi. Non ostante anche il sac-
rientrò in ossequio, ed i consoli da Peru- cheggio di Subiaco, le sollevazioni diven-
gia ritornarono a Roma. I francesi pas- nero generali, sostenute nelle pioviucie
sarono allora ad invadere il regno di iVa- limitrofe al regno di Napoli, da* diversi
Ferdinando IV si ritirò in Sicilia.
poli, e capi delle bande insorte contro i francesi:
Racconta mg.' Min'], l\lemorie ecclesia- l'ardimento de' sollevati nelle Marche
di Città di Castello, t. 3, p. i4i,
s lidie giunse al colmo, quando nel maggio arri-
che mg.' Paolo Barloli vescovo d'Acqua- vò avanti Ancona una squadra collegata
pendente si trovò in tempi assai dinicili russo-turca. Poco dopo collegati contro
i
:ì72 V 1
pericolo era lontano, poiché nello stesso nò una giunta suprema per governare iu
luglio una banda d' aretini entrò nella nome di Ferdinando IV paesi occupa- i
pi'uviiicia del Patrimonio, fece sollevare li. Però il generale austriaco Froelich
Orvieto, Viterbo e Roucigliooe, e pose tenne a nome di Francesco II Perugia,
in agitazione i luoghi piìi prossimi a Ro- le Provincie del Patrimonio e dell' Um-
ma. Allora Garnier specPi Walterre con bria, quindi passò a rafforzare l'assedio
forte distaccamento di francesi e di re- d'Ancona e l'ebbe in capitolazione a' 1
gosto ne'dintorni di Roma. Ma una ban- quanto aveano occupato a' 22 giugno, e
da d'aretini, sostenuta dagli austriaci e gli austriaci a' 2 3 tranne le legazioni, ri-
piemontesi, occupò Perugia a'3 agosto e manendovi ne' luoghi restituiti le loro
Civita Castellana a'25, colle loro fortez- guarnigioni temporanee. La provincia
ze. Nello stesso tempo il generale impe- dunque del Patrimonio e Viterbo, a' 25
riale Froelich spedi austriaci nell' Um- giugno 1800 tornarono sotto il benigno
bria e nella via Cassia, ed egli slesso si governo pontificio. Pio VII passando per
recò a Viterbo : spinse le pattuglie fino la provincia e per Viterbo, tra le più fe-
alla riva del Tevere, e ridusse Garnier stevoli acclamazioni, fece il suo ingresso
a restringersi in Pk.oma e Civitavecchia, in Pioma a'3 luglio. Due giorni dopo di-
con due posti d' osservazione a Tolfa e vise la porzione dello stalo ricuperato in
Corneto. Altre bande napoletane rien- 7 Delegazioni apostoliche, e quella di
trarono nello stalo, e finalmente il car- rilerho e sue dipendenze, comprese To-
dinal Ruffo nella metà di settembre spe- scanella. Orvieto, e lo slato di Castro e
di alcune migliaia di truppe regolari verso Ronciglione, parimente colle loro di pen-
Roma, sotto il comando del maresciallo denze. Ai.°prelatogovernatoreedelegato
dicampo Bourchard, mentre Trowbridge apostolico di Viterbo nominò mg."^ Pa-
con una squadra inglese si recò avanti a ride Giuseppe Giustiniani genovese: Ci-
Civitavecchia. Vedutosi Garnier circon- vitavecchia ebbe a governatore provviso-
dato d' ogni parte, introdusse negoziati rio mg."^ Bartolomeo Lopez siciliano, e
di capitolazione co' comandanti inglese e Orvieto r avv. Gio. Francesco Passar!
napoletano, ed a'27 settembre fu conclu- romano. Governatori di breve ricevero-
sa col ritiro de'francesi, e che le sue trup- no Civita Castellana, Valentano e Vetrai-
pe sarebbero imbarcale a Civitavecchia la. Nel 802 delegato apostolico mg/ Do-
1
er assunto il titolo di re d'Italia. ludi mento del Trasimeno si compose de' ca-
vembre, giunse a Viterbo la sera, allog- {'Almanacco per i dipar lime nti di Ro~
giato nel palazzo pubblico e vi dormì. ma e del Trasimeno. Il circondario di
Giunto nella città a ore 23 e mezza, smon- Viterbo si compose de' seguenti cantoni.
tò alla chiesa di s. Sisto, presso la porta Cantone P^iterbo : Viterbo, Bagnala.
di
Romana, dove ricevè la benedizione col Cantone Orie: Orte, Bassanello, Bus-
di
terbo, e nella seguente mattina per Naroi Romano.Di Canino: Canino, Cellere, Tes-
e Otricoli pervenne a Civita Castellana, sennano, Ischia, Pianza no, Montalto, Far-
e quindi a Nepi ove dormi nel palazzo nese, Castro. Di Toscanella: Toscanel-
Pisani, rientrando io Roma ili Perle
6. la, Arlena, Rocca Rispara pani. Di f^a-'
inammissibili pretensioni di Napoleone tentano: Valentano,M.»rta,Capodi Mon-
I, questi nel 1807 cominciò a fare occu- te, Bisenzo, Latera, Gradoli,
Lorenzo, s.
pare la le Marche,
provincia d'Urbino e Grotte. Di Bagnorea: Bagnorea, Castel
nel seguente anno anche Roma, e con Cellese, Grallìgnano, Rocca del Vecce,
decreto de'io giugnoi8og riunì all'im- s.Michele, Civitella, Bolseua. Di Monte
pero gli Stati della Chiesa, ohe non avea Fiascone: Monte Fiascoae, Celleoo, Si-
occupati, divisi in due dipartimenti del picciano, Monte Calvello, Grotte s, Ste-
374 VIT V IT
fallo. Quanto ad Oivielo e Aoquapen. subito nel possesso de'«uoi stati da Roma
deitle, furouo comprese nel diparlirnea sino a Pesaro, giusta il trattato di To-
to del Trasimeno e nel circondario di lentino. Risposero i plenipotenziari de'
Todi, ciascuna capoluogo di cantone, li collegati, che le loro corti d'Austria, In-
cantone d' Acquapendente conteneva: ghilterra, Prussia e Ru>sia, con iniistere
Acquapendente, Onuno, Pioceno, Torre sull'iniJipendenzii d'Italia, volevano an-
Alfiua, Castel s. Giorgio, Benano, Vice ch'esse rimettere il Papa nella sua aulica
uo, Castel Viscardo, Monte Rubiaglio, capitale, acciocché godendo d'un' intera
Sala. Notai uell'ailicolo Orvieto, il cui indipendenza provvedesse a'bisogni del-
Stalo (oraiò sempre come appendice al la Chiesa cattolica. Mentre Pio VII trion-
Rosa, benché quel trasporto, di cui il sono erette trincee, armati cittadini, ed
popolo viterbese è entusiasta, abbia non impiegati tutti mezzi di difesa. Il gene-
i
tizie di Roma, dalle quali ricavo la con- levati accaddero scaramucce a' iq feb-
tinuazione de'presidi della provincia, do- braio ad Otricoli, a' iS a Ponte Felice,
signe ampolla, di forma rotonda nella su- e l'ampolla dell' Arcilevita; ovvero ruba-
perfìcie chiusa e sigillata con lamina di te, nel ricuperarle colla ss. Croce, spoglia-
piombo iscritta d'antichissimi caratteri, te tie'ricchi reliquiari, non le restituì al
contenente porzione de'ciirboni, grasso e Santuario e le ritenne per la cappella pa-
sangue del glorioso r. Lorenzo martire, pale, come della Croce narrai nel voi.
ss.
la quale da remotissimi tempi collocala Vili, p. 3i3 e 3 i4, nel dire aver Grego-
sopra l'urna della testa dì quel s. Levita si rio XVI ordinato che si tornasse ad e-
venerava nella cappella delle ss. Reliquie sporre in essa nel venerdì santo. In prova
del palazzo apostolico Quirinale. (Ne ra- della singolare divozione di Clemente
gionai nel descrivere questa cappella del VII per Lorenzo, si può vedere il voi.
s.
Sacrista del /'ayjrt, oltre in quell'artico- XLVll, io4, in cui giustificai Raffaele
p.
lo, nel voi. IXj p. 162, ove notai che la da Urbino per aver introdotto nel suo
testa dell' arcidiacono della Chiesa roma» quadro della Trasfigurazione le figure
na 8. Lorenzo, con allress. Reliquie, pri- di s. Lorenzo, e di s. Giuliano nome del
ma del 1798 Riesponeva in alcune fe- genitore di Clemente VII, che da cardi-
ste nella Cappella pontificia dei palazzo nale l'ordinò a quel sotnmo piltore per
Vaticano, e piobabilmente coli' ampolla la sua chiesa litolare. Mi piace aggiungere,
donata a Viterbo. Tanto l'ampolla, quan- in onore del titolare e patrono della cat-
to la s. Testa, anticamente formavano tedrale di Viterbo, che si legge nel n. 186
parte del sagro e immenso tesoro d'insi- del Giornale di Roma del i86oj che la
goi ss. Reliquie dell'oratorio di s. Loren- festa di s. Lorenzo nell'insigne basilica e
Santa, nel quale articolo meglio lo de- trasferisse nella medesima e si esponesse
scrissi. Ivi dissi che Papa s. Silvestro I alla pubblica venerazione l'augusto Capo
dedicò l'oratorio a s. Lorenzo, dopoché del s. Martire, conservato nel pontificio
sul di lui corpo Costantino I imperatore Sacrario. 11 concorso immenso e continuo
gli avea edifìcato la sua patriarcale basi- per visitare la preziosa Reliquia ha mo-
lica nell'agro Verano, da dove il Papa vi strato quanto opportuna e gradita riuscì
trasferì le sue reli(|uie; onde poi Nicolò la concessione. Anzi si dice, che perciò il
IH vi fece dipingere l' immagine dello Papa voglia dave in custodia la s. Testa
V T 1 VIT 377
alla «letta basilica e suo cnpilolo, acelò sle. Il tempio della cattedrale era ma-
tutto il popolo possa vcneiarhi più li- gnificamente ornato, e rifulgeva per U
beramente, ed a maggiore iucreroento copia delle faci e de' cristalli, ed in mez-
del suo pubblico culto; come praticò zo alla gran cappella della ss. Sagramen-
Gregorio XVI colla ss, O'oce poc' anzi to sorgeva grandioso ed elegante basa-
parlata, neiraflldaria alla custodia del- meli to,sul quale poggiantecol diritto brac-
la basilica e capitolo Vaticano, di che cio in lapide riquadrata (in cui si vedono
riparlai ne' voi. 235, XLi,
XVllI, p. scolpite negli angoli varie palme, e legge-
Viterbo da mg.' Pianetti vescovo allora disegno dell'egregio pittore Antonio Bian-
vigilantissimo della città e ()oi cardinale, chi, e rappresentante il giovane minore
il quale dopo aver esposta la s. ampolla di 6 lustri dell'altezzfi di palmi 8, sicco-
alla pubblica divozione nella cattedrale me si rilevò dalla ricognizione delle s, os«
dedicata a s. Lorenzo, siccome principale sa ottimamente conservate ad onta del-
protettore di Viterbo e della intera dio- l'edace tempo per tanti secoli, le quali
cesi, con pari zelo e fervore si dedicò pu- possibilmente ricomposte nelle sue parti
re a promuovere il maggior culto e ve- erano situate déntro la statua medesima
nerazione dell'altro martire s. Crescenzia- vestita riccamente di tunica bianca e di
no. Ed in proposito della solenne circo- manto cremisi brillante, di romano costu-
stanza della traslazione di questo monu- me. A'piè giacevanoquasi trofeo vari oin
mento di pontificia bontà, dallacalledra- digni di tormento, a' quali eroicamente
le alla chiesa destinatagli della Visitazio- resistevano i martiri, e l'ampolla del san-
ne delle monache benedettine cistcrciensi gue testimonio incontrovertibile del sof-
dette Duchesse, claustrali edificantis-
le ferto martirio. Nella sera i primi vesperi
sime per la regolare osservanza della vi- in musica furono eseguiti da numeroso
ta comune, la quale con sommo studio stuolodi professori e di abilissimi dilettan*
professano, ebbe luogo la pomposa festi- ti, ed in mezzo ad una folta di di voti vi pon-
vità, di cui darò compendiosa contezza. tificò il cardinal Velzi vescovo di Monte
Un programma del commend. Tomma- FiasconeeCorneto, coll'assistenza di mg."^
so conte Fani Ciotti gonfaloniere, bene- Ercolani vescovodi Civita Castellana, Or-
merentissimo per l'instancabile tutela del- te e Gallese,di mg."^ Belletti vescovo d'Ac-.
le cose pubbliche e per promuovere la re- quapendenle, di mg."^ RalufH vescovo di
ligione e la gloria patria, non meno che Ragnorea, già invitati per sì faustissima
un'erudita pastorale dell'esimio vescovo circostanza da mg. vescovo diocesanoan-
"^
po i quali precedola da due turiferari, voli, accorsi anche da diversi paesi, con-
susseguiva portata a spalle dii6 uomini venne lasciare esposto il s. Corpo, col pro-
vestili di sacco rosso, la grandiosa mac- seguire altro sagro otta vario, con somma,
V IT V I T 379
geoeialeecominoveiile edificazione. "Vo vengono a paragone con questi lietissimi
glia Egli cos'i inlercedere a tulio il moo- giorni, quegli altri molti de'tempi decor-
do la vera felicità, e quella quiete fìsica siche videro venire a questa città e fer-
e inorale che da gran tempo ci manca, il- marvi dimora potenti monarchi ; se non
luminando le Olenti sul vero pregio della che ci sembra qui da considerare che lad-
tranquillità terrena ed eterna !
" Questa dove quelli erano la più parte tratti a
tuttavia volendo alcuni disconoscere,nar- noi dalla calamità de' tempi , dall' impe-
ra l'annalista Coppi all'anno 1840, n. 3, ro delle circostanze, e tal fiata dalla ne-
due merciaiuoli di Romagna, girando per cessità in che li metteva la geografica po-
Viterbo e ne'circonvicini paesi, ascrisse- sizione della nostra Tetrapoli, il regnante
ro varie persone oscure alla Sella della Sovrano amorevolmente fare della
volle
Giovine Italia. La polizia scopri la tra- sua Viterbo, non altrimenti che di altre co-
ma, e nel marzo arrestò 27 individui, tra' spicue citlà, una stazione del suo viaggio,
quali 3 carabinieri e 2 cacciatori a caval- non appena si concepiva nel suo allo pen-
lo. Il s. Consulta con sen
tribunale della siero il pio disegno di visitare i più rag-
tenza de' giugno 842 ne condannò
1 4 di 1 guardevoli santuari dello Stato, viag-
due a 20 anni di galera, y a 5 anni, al- i gio auspicatissimo, e dall'amorede'popoli
irettauti a 2, e 9 da 3 a io anni. Succes-
i convertito in continuo trionfo, tanto più
sivamente dopo mg.' Sisto furono dele- pregevole di quelli che l'antica R.otna de-
gati apostolici di Viterbo: nel 1837 nig.' cretava agli eroi del Campidoglio, quanto
Giacomo Antonelli, Iraslalo da Orvieto, la pace è da anteporre alla guerra, ed una
indi passato a Macerata, ed ora cardina- fesla di non interrotta gioia a quella che
le e segretario di sialo; nel 1839 mg.' Gi- ne offre a spettacolo uomini vinti ed op-
rolamo d'Andrea; nel 1841 tng-' Barto- pressi dalla fortuna. E poiché de'festevoli
lomeo Orsi, al cui tempo avvenne quan- avveniujenlinon permisero maggiori che i
scelte bniide musicali, incontro al supre- d'averlo fra loro. Intanto da una depu *m
mo Gerarca, mg/ Orsi colla sua congre- tazione delle classi nobili e civica fu im-
gizione governativa , il magistrato colla petralo che la carrozza fosse tratta a ma-
nobiltà, il tribunale, la milizia lutti in no da uno stuolo di giovani patrizi e cit-
bell'ordine di corteggio, dal palazzo de- tadini, fra'quali primeggiavano nobili fi- i
legatizio di Viterbo fino alla vasta piazza gli del gonfaloniere, lutti vestiti unifor-
della Rocca, che prese l'apparenza d'a- mi di color nero, con isciarpe di seta
meno giardino. Erasi questa vagamente bianche e da altri robu-
gialle, sussidiati
ornala, poiché tolta l'irregolarità del suo sii giovani vestiti di biaocoornato in gial-
perimetro, «nercè un simmetrico Berceau lo, e preceduti da fanciulli elegantemen-
di verdura, che in doppio rango dilata- te abbigliati che spargevano fiori. Cosi
vasi dalla porta della città fino a ricin- veniva percorrendo la pontificia carrozza
gere con due emicicli la grandiosa fonte, perla via addobbata variamente, in mez-
abbellita di vasi d'agrumi; sorgeva nel zo alla moltitudine plaudente, fino alla
centro d'altro corrispondente spazio a le- cattedrale, sulla cui maggior porta una
vante un tempietto rotondo sormontato iscrizione celebrava le precipue virtù di
dalla statua della Religione, disegno del Gregorio XVf. Era il magnifico tempio
viterbese Vincenzo Federici ingegnere decorato nel le triplici navate di serici drap-
della delegazione. Da una delle nrcuazio- pi a più colori vagamente disposti e ar-
ni disposte ad eguali distanze all'intorno ricchiti di frangie d'oro, il cui molteplice
della piazza, abbellite di corone e festo- intreccio senza alterare l'ordine architet-
ni di fiori, diramavasi sino all'ampio fab» tonico e l'interessanti pitture dell'atlico,
bricato della Rocca, oggi ospizio de'pro- veniva maestrevolmente illuminato da
ietti. All'estrefuità opposta del piazzale, doppieri a cera, e da lampadari in cri-
ove comincia la principale via, innalza- stallo che in bell'ordine sul mezzo degl'in-
vasi alquanto il Berceau n guisa d'arco tercolunni facevano ala alla copiosa di-
trionfale, fiancheggiato da eleganti tri- stribuzione di cerei, che vieppiù distin-
bune per l'orchestre e bande militari, e guevasi nelcentro della tribuna. Al diso-
veniva sormontato dal pontificio stem- pra della porla nell'interno un'iscrizione
ma, con decorazioni ed epigrafi, dichia- dichiarava la letizia del pastore e del capi-
ranti l'esultanza di Viterbo per la venu- tolo. Sulla porla il Papa fu ricevuto dal
ta del padre e del principe (tutte le iscri- vescovo cardinal Pianetti e dal cardinal
zioni che accennerò, sono riportate dalla Macchi, insieme al capitolo, al clero se-
ni della decorosa guardia civica, annun- gran pompa esposto, dopo la benedizio-
ziando l'arrivo di Gregorio XVI, tutti ne con esso del cardinal Brignole, il Pa-
s'avvicinarono alla porta Fiorentina, in pa ammirato lo splendido addobbo, in
anch'essa risarcita; ed alle
tal circostanza mezzo a* cardinali Pianetti e Macchi, a
alle ore 4mezza circa echeggiarono le
^ piedi s'avviò al palazzo municipale pre-
mura d'unanimi acclamazioni, dell' im- posto a sua residenza, sotto baldacchino
menso popolo ivi accorso. Allora sul li- sorretto dalla magistratura, preceduto dal
mitare della porta si presentò la magi- clero. Passò pel ponte del Duomo, pres-
stratura municipale,a cui capoii gonfalo- so al quale sporgeva la fabbrica dell'an-
niere Lazzaro Arcangeli io ruboue d'o- tico seminario, dal cardinal vescovo ze-
ro, pose a'piedi del Papa le chiavi della lante della pubblica istruzione ceduto a'
ditanza de'ciltiidiui esultaati per l'oQore aliane, i sensi della divozione de'quali leg-
V 1 T VIT 38i
gevasi neir iscrizione con eleganza sotra- all'ordine patrizio viterbese fosse ascritta
slaiite la porla. I religiosi fuori di essa si la nobile sua famiglia Cappellari di Btl-
trovai ouo genuflessi, ed il Papa, die tan- limo (cioè i suoi nobili due nipoti e ni-
prendere le aste del baldacchino i patri- nobile Augusta Cappellari: tutti e Irei
zi vestiti in abito di formalità , mentre nominati personaggi, co' loro figli e di-
veniva svolto un tappeto sulla via che il scendenti, erano stati aggregali alla no-
Papa dovea percorrere. Giunto al palaz- biltà romana). Della quale onorificenza
zo del Comune, lo attendeva nel portico venne ben tosto scolpito il marmoreo
mg."^ Massimo suo maggiordomo, lascia- monumento, e collocato incontro all'al-
to infermo in improv-
Ancona, e (|uest' tro che nella slessa aula del trono eterna
visa comparsa rallegrò l'animo benevolo la memoria del gran Pio VI perla me-
del Papa, congratulandosi col prelato per desima annuenza concessa nel 1787 alla
la ricuperala salute , e ingiungendogli viterbese nobiltà, nell'annoverarvi la sua
graziosamente ad averne cura. Ascesa la famiglia Drasclii. Indi fu introdotto il
grande scala, volle il Santo Padre prima- capitolo de'canonici della cattedrale in
mente passare all' attiguo palazzo dele- vesti prelatizie, ed anch essi impetrarono
gatizio, e dalla gran loggia nobilmente e ottennero l'onore di prestare servizio a
ornata con ellusione benedì il popolo fe- iSua Santità, nell'anticamera segreta, du-
stante nella sottoposta piazza del Comu- rante il suo soggiorno. Finalmente furo-
ne e nelle finestre de* circostanti edifi- no ammesse alla pontificia presenza le au-
zi. Bello e commovente spettacolo ofFiì torità amministrative egiudiziarie, il ri-
l'immensa copia degli accorsi, cresciuta manente del elei o, e altre distinte perso-
da que' de' liinitrofì paesi, e per le dimo- ne. Nella sera, tulli gli abitanti di Viterbo,
strazioni di giubilo e di rispetto che e- che ne'precedenli giorni aveano gareg-
spressero, facendo eco alle iscrizioni po- giato nel restaurare e abbellire eziandio
ste rimpetto al palazzo Comunale. Reca- i prospetti delle loro abitazioni, non om-
tosi poi all'appartamento di tal palazzo, misero d'illuminarle in vari modi; distin-
ne ammirò la magnificenza, la ricchezza guendosi ì palazzi della Comune e i due
degli ornamenti e la comodità, non me- adiacenti della Delegazione e della Giudi-
nole belle pilluredecorative. Dopo breve calura, unitamente alla collegiata di s.
riposo Gregorio XVI si recò nella sala Angelo in Spata, ed altri fabbricati an-
del trono, e seduto su queslo, avente a' nessi di pubblica ragione, le cui facciale
lati il cardinal Pia netti e Dig.*^ Orsi, ri- vedevansi in doppio ordine e con molta
cevette cortesemente prima il magistrato profusione illuminate a cera, con disegno
municipale, quindi la nobiltà, i cui indi- del viterbese Francesco Lucchi ingegne- J
vidui venivano gentilmente indicati ne' re provinciale. Circa ore7 pomeridia-
le
'
loro nomi dal cardinale. A questi signori ne il Papa avvicinatosi ad una finestra
il Papa concesse, secondo le loro brame, delsuo appartamento, vide muovere dal-
l'onore di servirlo nell'anticamera segre- l'alto della via Farnesiana verso la piaz-
ta durante la sua permanenza; ed inoltre za innanzi la sua residenza, la famigerata
co'modi i pili lu»iughieri accouseuli, che e suddescriUu macchina di s.Rosa, mae-
332 V T I V 1 r
strevolmenle posala sul dorso di 45 uo- quelle di s. Rosa, al bacio del piede, rice.
mini, decorata alla maniera gotica, e ri- vendo dall'ultime con molto piacere va-
dondante di gruppi in cera e di candela- rie divozioni della Santa. Avrebbe deside-
bri, ed altri ornamenti. Giunta l'altissi- rato visitar le umili camere ov'ella nac-
ma e torreggiante mole innanzi alla detta que, visse e mori; ma dovendosi fare un
finestra, l'esperto costruttore Angelo Ra- tragitto quasi tutto scoperto e allagato
pini (il quale ne ollìì al Papa il bel di- dalla pioggia, gli convenne astenersene.
segno abilmente colorato, con dedica, de- Bensì orò innanzi al miracoloso ss. Cro-
corato di cornice dorata e cristallo, che cefisso ch'è sull'altare del coro in molta
benignamente gradito, poi il Papa si de- venerazione. Lasciò le religiose nella più
gnò donarmelo, e mi pregio tenerlo ap- soave consolazione, per l'alFabilità con cui
peso nelledomestiche pareti),la fece muo- si era degnato di trattenersi fra loro; ed
vere da ogni lato, aOinchè il Santo Pa- esse a perennarne la memoria, posero nel
dre potesse osservarla e goderla in cia- parlatorio monumentale e marmorea i-
scuna parte, ed ammirarne come fece la scrizione, che si legge nella Relazione.
magnificenza, e l'agevole speflitezza de' Quindi il Papa si trasferì all'episcopio,
roovinienli (Nella stessa sera il Papa ri- lietamente accolto dal cardinal Pianetti,
cevette con ogni urbana dimostrazione il già palazzo pontificio abitato da vari suoi
principe d. Alessandro Torlonia, tradot- predecessori. Osservò la grande aula
tosi appositamente a Viterbo per osse- ov'ebbero principio i conclavi per l'ele-
quiarlo, insieme alla consorte principessa zione de'Sommi Pontefici,! ruderi della
d. Teresa Colonna. Altrettanto fecero fatale camera per la rovina della quale
diversi altri signori romani). Nel seguen- perì Giovanni XXI, eie superstiti antichi-
te lunedi 4 ottobre, il Papa accompagna- tà. 11 cardinal Pianetti, oltreché amantis-
to da'cardinali Maltei (a cui era commes- simo vescovo, appartieneall'ordine patri-
sa la cura di governare il viaggio). Mac- zio, ed in questo monumento di storica
chi, Brignole e De Angelis arcivescovo celebrità, a ricordarne i memorabili fatti
•vescovo di Monte Fiascone, venuto la in esso accaduti, collocò due lapidi, una
sera innanzi a Viterbo, dal magistrato all'ingresso e l' altra nell' interno dell' e-
municipale e da'cavaiieri viterbesi di an- piscopio, a ricordanza degli antichi e del
ticamera, si recò alia chiesa di s. Rosa, recenfe onorifico avveniaiento, da' quali
ch'era stata riccamente ornata, ed ove fu non va disgitmta la gloria della città di
ricevuto dal cardinal Pianetti. Sull'alta- Viterbo in distintissime epoche. Arabo
re maggiore celebrò l'incruento sagrifl- le iscrizioni sono recitale dalla Relazio-
zio, lasciando quindi in dono al tempio ne. 11 Papa, dopo averle lette, ammise
il calice di squisito lavoro di cui si era al bacio del piede i canonici della catte-
servito. Passò dopo nel contiguo mona- drale, con molte altre qualificate per-
stero per venerare incorrotto corpo sone, ed il cardinal vescovo offrì al Papa,
1'
della gran Santa, innanzi alla quale orò alla corte, ed a tutti i presenti un lauto
lungo tempo, e poi baciò divotamente la e nobile rinfresco. Dipoi Gregorio XVt
mano flessibile della Vergine (religiosa discese nella cattedrale, ove fece preghie-
consolazione ch'ebbi io pure, con di più ra, ed a parte a parie ne gustò la magni-
il cuscinetto di raso bianco su cui allora ficenza e le pitture; passò dipoi nella son-
poggiava, ofTerloal Papa, e da questi per tuosa sagrestia, che forma bell'ornamen-
singoiar bontà a me dato). Nel monaste- to al tempio, e finalmente alla celebre
ro erano convenule le monache de' con- biblioteca e pregevole archivio del capi-
tigni clauslri di s. Simone e di s. Cate- tolo,ove prese non lieve diletto il dottis-
rina, le quali in ssigrestia ammise, eoa simo suo iotelletto e genio scientifico.
V 1 T V l T 383
Ammirò paiiicolarmente l'antica edizio- legge la dichiarazione in lettere di varie
ne di Tito Livio stampala in Roma nel forme: A Gregorio XF I le Denedeltme
1472 (sotto gli auspicii de'nobili fratelli Cixlerciensi di Fiterbo questo pegno di
Pietro e Francesco de Maximis, nel i. Jiliale divozione, O. E non altrimenti,
piano dell'oggi chiamoto palazzo islo- poiché a mia ulteriore confusione, dona-
rinlo dalle vaghe pitture del celebre tomi il quadro dal Papa, in questo pun-
Daniello da Volterra di cui è ricoperta la to r ho esaminato, perchè con riveren-
tua facciata ; da dove uscirono alla luce, za lo tengo appeso alle pareti della mia
cominciando dal 14^7» ' primi libri libreria, ricordevole di quanto fa beni-
stampati nella capitale del mondo, come gnamente gradilo. Restituitosi il Santo
e meglio dissi a suo luogo); l'altra d un Padre alla sua residenza nel palazzo del
s.Girolamo dello stesso secolo XV; inol- municipio, di nuovo benedì l'affollato e
treuno Shabone impresso nel i48o da giubilante popolo ; indi nella sala ilei tro-
Giovanni Vascellense; e poscia un Aulo no ricevette gli omaggi de'governatori e
Gellio portalo anch'esso a slampa nel del le magistrature civiche del la provincia,
1460 nel dello palazzo de Maximis, del che ha il glorioso vanto d'appellarsi Pa-
qual libro il S. Padre si degnò fare molti trimonio di s. Pietro, perciò tenuta più
elogi, non tanto perla sua antichità, quan- dell'altre a dimostrare costante e specia-
to per le postille marginali che di trat- le venerazione alla sovrana s. Sede apo-
to in tratto vi si trovano del rinomalo vi- stolica, ed a quello che vi siede Ficario
terbese Latino Latini, formandosi que- di Gesìi Cristo. Di che certamente pene-
sta biblioteca nella maggior parte de* trato il magistrato viterbese, accompa-
libri da lui lasciati al capitolo. Per ul- gnato dal delegato mg/ Orsi, genuflesso
timo degnò della sua attenzione il bel- e con rispettose parole, offr'i al degno
lissimo ma. pergamena dell' opera
in Successore di s. Pietro una medaglia
intitolata Pantheon o cronaca universa- monumentale in più esemplari di oro,
le del viterbese Gottifredo Tignosi, da di argentee di bronzo, espressa mente co-
lui dedicata a Papa Urbano IH del 1 i85, niala per tramandare alla posterità la
o come vogliono altri all'immediato suc- memoria del fausto avvenimento ;la qua-
cessore Gregario Vili, poi stampala. Par- le pubblica manifestazione commovendd
tito Gregorio XVI dall'episcopio, si con- il animo, ton dolci modi espo-
pontificio
dusse nel monastero di s. Bernardino a se raffettuoso paterno aggradimento. La
visitare il corpo di s. Giacinta Marescot- medaglia incisa dal cav. Giroinettiespi es-
li, aramellendo le religiose al bacio del se da un lato, l'effigie del Papa, coll'e-
:
se, alle quali, e alle dame viterbesi a cui Sanctissinìi Principis Advenlu. S. P.
permise 1' ingresso, die' la slessa filiale Q. Fiterhiensis mdcccxu. Alle ore4po-
soddisfazione. Le suore, specialmente meridianesi trasferì nell'antica Rocca, ora
graie al tesoro del corpo di s. Crescenzia- ospizio di s. Francesca Romana (tran-
no, donato dai Papa, un nobi-gli offrirono ne parie pel quartiere de' soKlali), ri-
le lavoro tuUodi loro mani,in quadro con cevuto dal visitatore apostolico il cardi-
cornice dorala e cristallo, co'sensi della nalGiacomo Luigi Brigiiole, quale sod- il
loro riconoscenza espi essi mediante rica- disfeceil Papa nel desiderio che avea di
mi in oro con eleganti fregi in fondo bian- ben comprendere metodi tenuti nel pio i
co, fra' quali è un cuore in seta rossa; e luogo per l'educazione religiosa e civile
dentro di essi stupendamente eseguita con dell'orfaiielle zitelle che vi sono raccolte
altri ricami io oro di diverse qualità, si (aggiunge il n. Si del Diario di Roma,
384 VIT V 1 T
non che per educarvi aita religione e al to onore, ne nveano testimoniata l'esul-
lavoro fanciulli che
i vi sono raccollija ven- tanza con altra isn,rizione. L'abbondante
do il cardinale fatto dispensare un copioso pioggia impedì al Beatissimo Padre di
rinfresco). Molli furono ivi gli auiniessi al- benedire il popolo da una loggia a ciò
l'omaggio del bacio del piede, oltre le su- preparata. Kestituilosi al palazzo di resi-
pendente, il Papa si recò ad orare in- più elevato di detta via, mediante la pro-
nanzi alla proiligiosa immagine della ss. spettiva di vasto edificio di gusto gotico,
Vergine; e visitalo il tempio in ogni sua nella cui sommità campeggiavano le pa-
parte, pus>ò quindi nella sagrestia, in cui pali insegne, colla cubitale epigrafe: Gre-
ammise al bacio del piede la comunità gorio Xri Pont. Opl. Max. E tutto que-
de'iratì, i religiosi cappuccini, oltre altri sto avea da essere illuminato all'improv-
regolari, e varie distinte persone. Si piac- viso a fuoco di più colori, lungo le linee
que poi d'ascendere perla scala interna, architettoniche dell' intero monumento.
agodere la vastità e magnificenza del con- ^'el suo mezzo poi sorgeva il grandioso
vento, percorrendolo in varie parti, insie- gruppo di statue, la i." di colossale pro-
me Macchi, Bri-
co' cardinali Pianetti, porzione esprimente Gregorio XVI in at-
in una delle principali sale, fu dalla re- ranti la Giustizia, la Sapienza, l'Abbon-
ligiosa famiglia presentato d' un quadro danza e la Pace, che a lui facevano me-
chiuso in cornice di bronzo doralo, sul ritala corona. Autore delle statue fu il
cui fondo di velluto cremisi spiccava nel viterbese Vincenzo Bordoni bravo scul»
mezzo 1' immagine miracolosa di s. Ma- tore. Nel grandioso basamento della prin-
ria della Quercia, e da'Iali le figure di s. cipale di esse statue, si leggeva l'elegante^
Domenico e dì s. Caterina da Siena, tutte iscrizione dedicatoria, di quel fior d' iti
in argento operate a fino cesello di valen- gegnu che fu il cav. Angelo Maria Ricci
te artefice ron)ano; ed ancora d'una bel- Fra le svariate accensioni dell'abbondar
la archelta d' avorio, opera di egregia te fuoco d' artificio, una di esse dispost^
scuola, e forse depiù bei tempi dell'arte a guisa di fulgida raggiera doveva circot
loieulica. D' ambo i doui il Papa ma- dare e far risplendere nel buio della notti
nifcslò con acconce parole il suo benevo- il simulacro dell'adorato Padre e Sovn
EÌooe della spaziosa strada Farnesiana stinguendosi fra esse il gonfaloniere dal
era foggiata a corone d'alloro splendenti Papa decorato della commenda del suo
per laropadini fra festoni di variopinti ordine di s. Gregorio I Magno; ed ca- i
globetti, che ricorrevanoancora tutto il valieri d'anticamera non ora misero di pro-
perimetrodella piazza Comunale; la quale curarsi particolare udienza per tributar-
illuminata da torcie, come nella prece- gli le più vive azioni di grazie a nome
dente sera, scintillava a copiose arcuazio- della nobiltà, pe'compartiti onori. Il San-
ni di lampadini con sottoposte pire, e con to Padre si degnava di assicurare tutti
vasi di verdeggianti agrumi. Ad uno scop» e con effusione di cuore, d' essere stato
pio di detto fuoco dovea a un tratto ros- ben contento e soddisfatto delle dimostra-
seggiare ogni cosa per via di vivissime zioni de' viterbesi ; il che in parte è do-
fiamme di ^eng'^Z, maestrevolmentefrap- vuto alle cure del magistrato e delle de-
poste alle divisate corone per mezzo di putazioni addette a varie incombenze;
lampade a bronzo pendenti dal rostro di non meno all'attività e zelo di mg.' Or-
candidi cigni, onde far risplendere in un si, il quale mentre adempiva a tutti i
sima luce al pari del giorno. Tale illumi* Del suo passaggio da un estremo all'altro
nazione, a cui il Papa si compiaceva di della provincia ad ossequiarlo e indefessa-
assistere dalla sua finestra, avendo a fian- mente seguendolo per tatti i territorii di
co mg.' Orsi che conoscitore del disegno sua giurisdizione, di che n' ebbe dal Pa-
gliene faceva antivedere gli andamenti, pa non dubbi segni di gradimento, portò
non potè, come notai, ottenere un pieno eziandio la sua vigilanza ovunque, onde
successo. Fu nondimeno sufficiente a di- nulla mancasse all'esatto servizio e tutto
mostrare il concetto voluto significare procedesse in buon ordine, ed avesse Sua
da quel nuovo e mirabile spettacolo. Nel- Santità di che convincersi della leale af-
la seguente mattina martedì 5 ottobre, fezione di tutti i sudditi del Patrimonio
il Papa dopo la consueta celebrazione del di s. Pietro alla sua cura affidati. Retri-
divin sagrifizio nella cappella privata, ri- buiti di medaglie, didivozionali e di altri
cevette i cardinali Pianetti, Brignole, De graziosi doni tutti coloro ch'ebbero par-
Angelis e Macchi, e uell'intratteoersi af- te nell'apparecchio al condegno suo rice-
fettuosamente con loro, vide con grade- vimento, e fatto sperimentare a'bisognosi
vole sorpresa la propria sua effigie ritrat- il beneficio della sua presenza, il Papa si
voL. cn. a5
38G V I T V I T
più vìvoclesiilenodi&è nel cuore di tulli i Il gli offrì la piti splendida e ossequiosa o-
popoli della [)iovincia,e sopraltullode'vi- spilalità (la quale Ora adetluosaraente of-
terbesi, a'quali nou poteva cerio accade- fre al degno figlio di quel prìncipe Fran-
re nulla di più acconcio a crescere la pa- cesco 11 re delle due Sicilie, per identifica
tria gloria, che il passaggio e la dimora causa); così alsagro collegio, alla prelatu-
immortai Ponlefice Gregorio XVI,
dell' ra e a quanti altri vi cercarono IranquiU
che Iddio lunghi, felici anni conservi al lo asilo, l'accordò urbanissimo. Propagata
bene del suo Stalo, e di tutto l'Orbe Cri- rapidamente l' iniqua insurrezione per
stiano". Ne mancò la poesia di celebrare tutte le Provincie dello Stato, in uno a
l'avvenimento, e mi sta davanti il bellis- quella del Patrimonio di s. Pietro e di
simo Canllcuiìi slesso coperto di raso bian- Viterbo, in esse fu altresì proclamata la
co con aurei fiegi, dall'egregio autore of- Repubblica romana, dopo la sua promul-
ferto al gran Pontefice, conquesto titolo: gazione inCampidoglio a'9 febbraio 849. 1
di Viterbo mg." Marcello Orlandint,e ta- tornar alla sua sede. Alla Francia venne
le già si trova nelle annuali Notizie di attribuita la liberazione di Roma e del
Roma del i843. Patrimonio di s. Pietro. La repubblica
Siccome per le vicende di/Jowzae dello romana decretò resistenza, e di respingere
ty/fl/oPoH^/'/^c/Ojav venute successivamen- la forza colla forza. L'avanguardia d'una
te nell'esercizio della Sovranità della s. divisione navale francese si presentò alla
Sede, ne poalìdcal'i de'Papi,i nomi di que- vista del porto di Civitavecchia circa il
faziosi cbe da vari mesi l' opprimevano, segretario generale della provincia Ales-
a' i5 luglio potè libai aineute manifesta- sandro Benci venga, che si gettò al parti-
re il suo vero voto, con pubblici segai di to del disordine, sarà rimpiazzato nelle
gioia, nel vedete inalberata sul Castel s. sue funzioni dal sig. Raffaele Polidori, Se
Angelo la bandiera pontificia, salutatada lo stato della città reclama a nuovi cam-
100 colpi di cannone e da strepitosissimi biamenti, il generale è del tutto disposto
applausi de'buuni romani, e col canto del ad ascoltare ogni cittadino, ed a presfar-
Te Dcuni nella basilica Vaticana. Rica- gli aiuto e protezione. Ogni cittadino che
vo dal Giornale di Roma del.lugliO e del porterà armi nascoste sarà ari estato, e se
l.° agosto 1849, '^ seguenti notizie. L'e- la di lui buona condotta morule non sa-
sercito francese di Romanun limitò pun- rà certa, sarà sul momento fucilato. Tut-
to la sua azione nel recinto delle mura. ti i forestieri che hanno portato le ar-
Garibaldi, seguito da alcune centinaia mi contro la repubblica francese saran-
della sua banda, senza attendere l'entra- no cacciati dalla città, e rinviali a' loro
ta de' francesi nella città, si gettò nella paesi". Garibaldi infestò Orvieto, ed al-
campagna; ma gli accantonamenti presi cuni paesi vicini. Al primo annuncio il ge-
dalle truppe francesi sconcertarono i suoi neral Morris vi accorse, ed a' 16 luglio
disegni. La i
.'
brigala di fanteria occupò entrò nella città. All'avvicinarsi de'fran-
con forza Albano, Ariccia, Frascati e Ti- cesi r avventuriere fuggì e si diresse
voli; ed una colonna mobile di cavalleria verso Città della Pieve, per poi imbar-
e di fanteria, sotto gli ordini del general carsi nelle vicine spiagge. India'20 luglio
di brigataG. Morris, si diresse sopra Vi- il general Morris, pubblicò in Viterbo
terbo, coprendo in tal guisa Civitavec- questi ordini. » Il governo del Sovrano
chia, Corneto, Civita Castellana e IVarni. Pontefice è ristabilito. Tutte le insegne
Le popolazioni da per tutto prestarono della repubblica cederanno immediata-
alle truppe francesi ogni possibile concor- menteil luogo a quelle del Papa Pio IX.
so. Ilgeneral Morris a'io luglio puhbli- Le truppe francesi che hanno combattu-
còio Vilerboil seguente proclama. « D'or- to per ristabilirel'ordine e la legalità sa-
dine del general in capo Oudinot da Reg- pranno far rispettare l' antico vessillo e
gio, il generale di brigata Morris venne l'antica coccarda dello stato pontificio.
in Viterbo per ridonare alla città l'ordine Ogni dimostrazione contraria sarà pùui.
e la tranquillità già un poco turbata da ta coU'estrenio rigore." Il general Mor-
una fazione, della quale i componenti so- ris fece condurre a Roma 4 ufficiali del-
do in gran parte estranei al paese. Egli la masnada di Garibaldi, restali in Or-
vi ha trovato il municipio e l' autorità vieto ; e io Acquapendente fece prende-
civile composta di buoni cittadini, pieni re una ventina di garibaldini a cavallo.
d' amore per la loro patria, e di rispetto Mg."^ Girolamo d'Andrea arcivescovo di
per r ordine e per la legge. Pietro Ricci, Meliteue,già delegato di Viterboeora car-
cessato preside della provincia (a' i4 a- dinale vescovo di Sabina, nominato dal
prile vi era stato traslato da Orvieto,suc- Papa commissario ponti Qcio straordina-
cedendo all'altro preside repubblicanoCa- rio dell' Umbria e del Patrimonio di s. Pie-
ramelli), "prese la fuga. Il generale si è fat- tro, dalla sua residenza di Viterbo a'2g
to sollecito di nominare a governatore luglio 1849 emanò il seguente proclama.
presidiale della proviucia U sig. Dome- " Il commissario poiUiJicio straordi-
388 V T I VIT
nario. A*popoli dell' Umbria e del Pa- maestràmento a quegli inesperti, che si
che, stanziate in queste provincie alla mia blica similmente per anni dieci coloro
cura commesse,io devo e voglio spender* che pure in Viterbo incendiarono l' ar-
mi interamente,nondirba tutelare viem* chivio episcopale e quello della direzio-
maggiormente la libertà individuale, e ne generale di polizia". A' 12 aprile i85o
le proprietà già a dovere difese,ma a con- Pio IX ritornò trionfalmente io Roma,
solidare sempre più fra voi 1' ordine già per le province di Fresinone e di Felle-
ristabilito, e con esso la pace e
la prospe- tri {F.), e dopo la metà di tale anno di-
zione inclinato. ?Jondìmeno per uffizio condario della capitale, il quale si formò
userò inflessibile severità contro chiun- con Roma e sua Comarca, e dalle pro-
que tentasse di turbare in qualsivoglia vince e delegazioni apostoliche di Viter-
modo la sicurezza eia pubblica tranquil- bo, Civitavecchia e Orvieto; ed a'24 si
lità. Voi mostratevi veramente umani e pubblicò la legge sui Comuni dello stato
religiosi, fuggendo rei consigli di gen-
i pontificio e loro divisione, sulle rappre-
te crudele e perversa : ponete giù ogni sentanze municipali, loro attribuzioni e
rancore: calmate lo sdegno acceso ne' vo- discipline.Tornate a pubblicarsi nel 1 85i
stri petti dal soffio venefico d'una scuola le Notizie di Roma, trovo delegato apo-
nefanda. Mentre il rigore della legge ter- stolico mg." Nicola Milella trasferito :
delegalo apostolico rag.' Pietro Lasagni, bunale di Viterbo nello stato e termini in
poscia di Folli. In tale anno il cardinal cui si trovano attualmente.§ 8. L'assessore
AhIoocUì segretario di stato pubblicò a' d' Orvieto e il suo cancelliere si occupe-
24 di luglio il seguente editto, che co- ranno delta compitazione delle procedt>
pio dal n. 167 del Giornale di Roma. re per tutti delitti commessi nel suo di-
i
parere del consiglio de'rainistri, ci ha or- naie di Viterbo, nei di cui albo senza bi-
dinato di pubblicare, come nel suo So- sogno di alcuna nuova approvazione do-
prano nomepubblichiamOjle seguenti di- vranoo essere ascritti. § io. Mg.' mini-
sposizioni. § i.Il tribunale civile e crimi- stro dell' interno è incaricato della ese-
nale residente in Orvieto è abolito. Ges- cuzione delle disposizioni contenute nel
serà la di lui giurisdizione col cessare il presente editto ". Nel 1857 essendo già
mese settembre prossimo futuro. § 2.
di delegato apostolico nominato in prin-
il
riori alia competenza ordinaria, saranno marzo, com'è detto per fallo tipografi-
osservate innanzi V assessore le norme co, benché poi ripetutamente nel con-
prescritte dalla legge di procedura pe'tri* testo si legga maggio), onorando Nepi
bunali civili. §4- Dalle sentenze dell'as- ( ove si trovarono a ossequiarlo il cardi-
sessore nelle cause di competenza ordi- nal Pianetti vescovo di Viterbo, e mg."^
naria, s'interporrà l'appello al tribuna- Roccaserra delegalo apostolico della pro-
le di Viterbo; dalle altre s' interporrà vincia), Civita Castellana, e altri ter-
all' uno o all' altro turno del tribunale ritorii di questa provincia nel suo pas-
civile di § 5. Le cause civili non
Roma. saggio, come dissi anco in que'paragra-
maggiori di scudi 5oo introdotte e pen- fì, nel ritorno rientrò nel Patrimonio di
denti avanti il cessato tribunale in pri- s. Pietro il i." settembre, cioè nell' Or-
mo grado saranno riassunte e giudicate vietano perMonte Leone, e per Ficulle
Quelle introdotte e pen-
dall'assessore. pervenendo ad Orvieto. ludi passato a
denti in grado di appello saranno rias- Monte Fiascone, il 3 si diresse per Viter-
sunte e giudicate dal tribunale di Viter- bo,del cui soggiorno colla Relazione pub-
bo. § 6. Gli atti, i registri, i documenti, blicata co'lipi viterbesi dal municipio, di
ed i corpi di delitto, che esistono nella cui già feci ricordo, ecompresa io 28 pa-
cancelleria del cessato tribunale, saranno gine, vado a riportare un estratto, io essa
depositati nella cancelleria dell'assessore, potendosi leggere le iscrizioni. Forse non
previa la descrizione da farsi iu doppio o- sorse mai il 3 settembre, vigilia della ver-
riginale, che verrà sottoscritto dall'uno e gine viterbese 6. Rosa, così lieto e avven-
dall'altro cancelliere. § 7. Le cause crimi- turoso come quello del 1857, nel quale
nali Qoo ancora decise dal tribunale d'Or- la gioia popolare per la ricorreaza dei-
Igo V 1 T V ! T
Je annuali feste veniva cetitiiplicata per zavano i 3 fornici, e «ipra di esse scor-
atlenclersi il Pfipa Pio IX, il 45." supre- reva trabeazione risultata sopra cia-
la
mo Gualca diesi degnava colla sua pre« scuna colonna sostenente 4 zoccoli, sor-
senza bt-are la cillà. Perciò le vie fin dal montate d die statue esprimenti In Cla-
mattino erano gremite di popolo pel con- raenza,la Liberalità, Ih Sapienza, la For-
corso delle vicine città, luoghi e provin- tezza, opere del valente scultore Stefano
cie, per godere i preparativi de' festeg- Galletti da Cento. Nel principale riqua-
giamenti e l'arrivo del comun Padre e dro l'iscrizione celebrava 1' ingresso del
ftovrano. L'illustre mg/Roccaserra dele- Papajne'due minori laterali eranvi dipin-
iitlla prossima Moutefìascone per umi- Anco fra la principale trabeazione e quel-
liare loro omaggi a' piedi dell' augusto
i la dell'imposta vedevansi ricavati due ri-
diane mosse dalla piazza Cotnunale in vè dal cardinal Albornoz le chiavi di tut-
grande formalità il conte Oreste com- te le città dello stato pontificio da lui re-
luend. Macchi, accompagnato dalla mar ftliluìte alla soggezione della s. Sti\e. A
gistralura e da una deputazione di pa- fcinisira si rappresentava il gran Giulio
trizi, preceduti da un concerto musicale, II, che viene in Viterbo per sedare le fa-
e tra l'affollato popolo giunsero alla piaz- zioni, e pacificar gli animi divisi de'cilta-
ni. Ideò pertanto due porle trionfali, che zioni era ripetuta sull'ingresso della via
vennero eseguite e poi fotografate dal- che conduce alla Svolta, con iscrizione di
l'abilissimo Michele Zannetli. E siccome fausti voti. Le statue, come le prime, sim-
la porta Fiorentina nel lato che riguar- boleggiavano le doli personali del Papa,
da la cillà presenta un aspello irregola- ed erano la Concordia, la Prcperità
re e informe, l'esimio architetto giovan- pubblica, il Trionfo della Religione, la
dosi dell'opportunità formò una porta a G/orirt. De'bassoriiievi quello a destra in-
3 fornici a similitudine di quella d'Au- dicava il benemerito di Viterbo Paolo
gusto a Fono, nella cui spessezza vi sta- III, nel momento che accorda la nuova
bilì 4 eolonne d'ordine dorico sostenenti strada da Roma a questa città, al suo gon-
la cornice nrchiiravata in ricorrenza di faloniere nel presentargli il piano d'ese-
lateralmente i lacunari, e con ciò rag- gni termali. Siccome poi la larghezza del-
giunse anche il due con*
fine dipi eparare la via nell'opposto lato era tanto minore
vejiienli portici magi-
per riunirvisi la di quella ov'erano eseguite le dette deco-
stratura e le deputazioni, mentre erano razioni verso la piazza della Rocca, così in
per rassegnare gli atti di sudditanza al tal parte vennero limitate a due soli pila-
Sovrano Pontefice nel momento del suo stri con iscrizione che diceva colla salvezza
ingresso. Quattro colonne d' ordine co- del Principe derivare quella della città
liulio su piedistalli con pilastri Uamez- e proTÌucia, Tulle l'accennale iscrizioni
VIT VIT 391
furono fìetlate dalcan. d. Luca Ceccolli ne delle 3 navate. Sull'arco del oappel-
piofessoie d'eloquenza nel seininai'io. Di- loiie maggiore leggevasi festevole iscri-
r«ssero l'esalta ed elegante esecuzione del- zione. Alla porla il Papa venne ricevuto
le decorazioni gli ai-cbitetli viterbesi Cri- dal vescovo cardinal Pialletti, insieme a'
spino Bonagenle ed Eurico Calandrelli, cardinali Savelli e G<iude, al capitolo de'
oltre I consiglieri deputati Lorenzo Mer- canonici, a tutto il clero secolare e regola-
cati e Pietro Zei. Le due porle trioofa- re, al seminario, al delegalo nig."" Fiocca-
lierano riunite da due liste di trofei serra, a mg.' Montani delegato di Civita-
che ognuno avea a dritta la bandiera pa- vecchia, a' vescovi di Sulri e INepi, di Ci-
pale, a sinistra la viterbese, intrecciate da vita Castellana, Orte e Gallese, di Terni,
corona d'alloro 3 e festoni d' alloro dal- di Corneto e Civitavecchia, di Cagnorea,
l' uno all'altro trofeo pendenti con bel- di Poggio Mirteto, e di mg.' Scerra ar-
l'ornato li separavano : ma l'una di que- civescovo d'Ancira; ederaiivi pure la eoa-
ste due liste dai lato della fontana si a- gregazione governativa, il tribunale, e la
pri va quasi per non lasciarsi indietro qua milizia ben ischierata n replicate file. O-
sto bel monumento del Vìgnola, vaga- rato innanzi al ss. Sagrainento esposto, e
mente circondandolo. Fra il suono de' ricevutane la benedizione, il Papa per u-
delia città d'accoglierlo entro le sue ma- nando l'avvenimento con grande lapida
rci ,con azioni di grazie pel comparti to ono- posta nell'aula dell'antico palazzo ponti-
re, in uno a proteste d'amore,di fedeltà,di ficio, ov'ebbeio principio i conclavi, ol-
sudditanza e di venerazione a nome della tre la temporanea po»ta sopra la porta
città tutta, di cui poneva a'piedi le chiavi. esterna che accennava a' Papi che l'abita-
Il Papa colla solila benevolenza accolse rono. Da tale aula, passando Pio IX al-
queste dimostrazioni, dichiarando goder- l'ingresso dell'episcopio, preparato nobil-
gli l'animo ricevere le chiavi di Viterbo mente a forma di loggia, da essa benedì
sempre fedelissima alla s. Sede. Dopo di il popolo stivato sulla piazza del Duomo,
ciò il corteo pontifìcio s'avviava alla cat- il quale tosto levò fragorosi applausi (Os-
tedrale, il cui prospetto esternosulla por- serva il Giornale di Roma, che il tem-
rauo Tarme del vescovo e del capitolo con cardinal Pianetti ammise al bacio della
analoghe epigrafi. L'interno del tempio mano e dèi piede i vescovi e prelati colà
era magnificamente adornato a serici presenti, la magistratura, la congregazio-
drappi e veli, dal Fornari egregio para- ne governativa, il tribunale, ed alcune
tore de'palazzi apostolici, il quale secon- deputazioni. Ritiratosi il Pupa nelle sue
dandole forme architettoniche seppe ar- stanze, pranzò; e poi uscì a piedi col car-
tisticamente abbellirlo. Molteplice ed e- dinal Pianetti e co'magistrati, e si portò
il proprio busto marmoreo, preziosa scol- Rosa, e quelle di s. Simone, dis. Caterina,
tura e dono del celebre commend. Tene* e di s. Domenico ivi riunite per tale pia
rani. In quella del Baldacchino, in cui ai consolazione. Durante il quale ossequio,
suo corteggio si aggiunse il cardinal Pec* alcune giovani educande di s. Rosa reci-
ci arcivescovo vescovo di Perugia, in tro- tarono un analogo complimento, e fu
no ammise al bacio del piede varie depu- cantato a coro un inno allusivo al dono
tazioni della provincia, i patrizi e le dame, d'alcune rose presentate Papa dalla ra.
ai
Io accorso, e riboccante per ampio tratto po non permise la visita del seminario,
Delle 3 vie che mettono alla piazza del ov'era tutto disposto per ricevere il sa-
Comune, seguita da infinite acclamazio- premo Capo della Chiesa, essendo desti-
ni. In questa circostanza die'a baciare il nate due eleganti iscrizioni, una nell'in-
piede a tutti gli uffiziali militari. Passò gresso, nel salone l'altra.Per ultimo fu
poi nel monastero cisterciense della Visita- permesso all'ingegnoso viterbese Mercati
zione detto della Duchessa,' concedendo di far vedere la sua macchinetta mobile
il bacio del piede alle monache ed a va- di s, Bosa, che descrissi parlando della
rie signore viterbesi. Le religiose già nella chiesa della Santa; e restandone il Papa
sera innanzi aveano fatto umiliare un
gli soddisfatto, gli diresse incoraggianti pa-
quadro avente nel mezzo la statuetta del- role di gratulazione, e donò d'una me-
r Immacolata Concezione io argento daglia d'oro. Nell'ore pomeridiane si por-
massiccio di romano lavoro, vagamente tò algran santuario di s. Maria della
circondata da un bassorilievo a fogliami Quercia, accompagnato da'cardinali Pia-
in oro su fondo bianco, bellissimo rica- netti e Pecci, e dal magistrato civico. II
mo delle monache, così l'iscrizione rela» Papa fu ricevuto da' cardinali Savelli e
tiva ricamata sotto Del qual
la statuetta. Gaude domenicano, e da' religiosi del
dono il Papa esternò benigno gradimen- convento, i quali solennizzarono tanto o-
to. Ritornato il Papa alla sua residenza, nore, con iscrizione da loro composta e
ammise al bacio del piede il capitolo del» collocata sulla porta principale del tem-
la cattedrale, cui si degnò regalare un pio. In esso dopo aver ricevutala bene-
ricco calice d'argento dorato, lavoro ger- dizione col ss. Sagramento, decorosamen-
manico, col quale nella stessa mattina a- te esposto, gli fu apertoli santuario ov'è
vea celebrato la messa. Quindi ricevè al- la celebre e miracolosa Immagine, e pre-
lo stesso bacìo i capitoli delle collegiate, galo alquanto innanzi di essa, si recò ia
molte deputazioni della provincia, ed al- sagrestia ad ammettere al bacio del pie-
tri soggetti nobili e ragguardevoli. Fra de i domenicani che l'hanno in cura, ed
questi vi fu Teresa Mencarini Marcucci, i cappuccini detlaPalaozana,oltre alcuni
direttrice delle sorelle di s. Giacinta del- sacerdoti della vicina Bngnaia. Asceso il
l'ospedale grande, la quale interrogata Papa nel maestoso convento, dalla loggia
dal Santo Padre sull'andamento di esso, beoedì il popolo numeroso. Ritornando
ella rispose che alla perfezione dello sta- all'episcopio fra le riverenti dimostrazio-
bilimento solo mancavano le suore del- ni della moltitudine, vi ammise poi al
la Carità; e n'ebbe in replica parole bacio del piede la conferenza di s. Vin-
rassicuranti, per averne tenuto proposi: cenzo de Paoli (di cui trattai nel voi. CI,
donandola d'una
to col gonfaloniere, indi p. 27), la quale da 3 anni istituita nella
medaglia d'argento, e d'una preziosa co- città fece i pììi rapidi progressi nella ca-
rona in pietra dura benedetta. Nel rice- rità e cristiana coltura del popolo, coa-
vere gli alunni ed i convittori del semi- diuvatalargainenteda'partìcolari cittadi-
nario, il suo rettore d. Bianco Bruni u- ni, da'Iuoghi pii, e specialmente dal mu-
miliò un libretto di poesie relative alla nicipio, il quale nella circostanza della
lieta circostanza, con copertina vagamen- venuta del Pontefice le destinò conside-
te ricQmata in oro dalle cislercieusi, e col revole quantità di tela per distribuirla
394 VIT VIT
a'poveri a seconda dell'istituto delta me- palazzo comanale. Fec« ritorno il Rapai
desima. Il presidente di essa conte Lui- alla sua residenza, lasciando il ftequeote
gi Macchi (oi'B pielato doraestico e re- popolo a rallegrarsi de'concerti musicali,
ferendario di Segnatura), figlio del gon- posti in elevati palchi a'due lati oppO'iti
faloniere, presentò l'ullimo rendiconto, della piazza. Finalmente nella mattina
dirigendo al Papa brevi e affettuose pa- de'5 settembre, celebrata la messa nella
role, le quali furono da lui accolte con cappella dell'episcopio. Pio IX riprese il
segni di molta benevolenza. Quindi ri- suo viaggio, circa ore 7 e un quarto,
le
collosi a' circa 5o socii, disse parole di per Ronciglione, direttamente alla volta
conforto e d'eccitamento, enuoaerando di Roma. 11 vescovo cardinal Pianelti, il
dine anche nella città di Viterbo; :na Le Pope et le Congres, sedutosi arbitro
l'autorità governativa presele opportune delle sorti de'popoli ede'diriltide'sovrani,
disposizioni, mentre la magistratura co- in quella forma che tutti sanno, decre-
munale, il ceto patrizio e varie persone tò doversi al tutto disfar l'opera piìi an-
della classe de'commercianti recaronsi a tica e più veneranda della civiltà cristia-
dovere di esprimere a mg.' Uocca^erra na, iniziata dalle spontanee dedizioni,
vigilantissimo delegato apostolico della compiuta dalla pietà e dalle armi di Pi-
città e provincia, i loro sentimenti di co- pino e Carlo Magno, come e nel modo
stante fedeltà e divozione al governo del- di nuovo ragionalo in principio di questi
la «.Sede, associandosi co' funzionari mu- cenni storici, assodata dal legittimo pos-
nicipali alla forza politica e alla milizia, sesso di XII secoli, santificata dalla re-
per prevenire qualunque disordine e im- ligione, e posta sotto la salvaguardia del
pedire che fosse rovesciata la legittima diritto pubblico. La Chiesa romana fu
autorità. E tali sentimenti furono dalla condannata ad essere spogliata del rima-
cillà manifestati in modo solenne nel nente de'suoidominiijil Papa l'icario di
giorno seguente, col festeggiare con segni Cesie Crislo(F.)a perdere di fatto la so-
di molta esultanza 1' anniversario della vranità temporale datagli da Dio a tutela
coronazione del Papa Pio IX. Questi ap- della spirituale, e Roma a divenire la se-
pena informalo da mg.' Pila ministro del- de del silenzio, della meditazione, della
396 V TI VI T
preghiera, delle memorie sublimi e delle comprese le 5 compagnie di trcfppa re-
maestose rovine^ a stanza degli asceti ed golare piemontese vestita di bluse tur-
a servigio degli antiquari. Il governo del china, che li seguiva, mosse sopra Vi-
re di Sardegna Vittorio Emanuele II, terbo, che fino a quel momento avea go-
avvalorato dalle forze della rivoluzione duto della più perfetta tranquillità, ed
europea militante sotto le sue insegne^ era aliena da scopvolgimenti. La guar-
s'incaricò di attuare il disegno parricida; nigione pontificia impossibilitata a fare
l'Inghilterra, per agevolarne l'esecuzione, come composta d'un 700
utile resistenza,
tornò a bandire piti forte che mai il prin- uomini, poche ore avanti si ripiegò eoa
cipio del non intervento; e la Francia, fi- armi e bagaglio ordinatamente verso Ro-
glia primogenita della Chiesa, accettan* ma. Impossessatisi piemontesi della città
i
do nel suo 3.° imperoquesta legge, dichia* praclamarono Vittorio Emanuele li, e
rava di disapprovare il disegno e Doa la rivoluzione, soggiacendo Viterbo al
volersene far complice, ma non poter per- potere del marchese Pepoli regio com-
mettere che altri coll'armi accorresse ad missario dell'Umbria residente a Perugia.
impedirne l' effettuazione con ogni ma- Intanto il 17 era giunto io Roma il gè-
niera di macchinazioni inaudite. Non nerale conte da Goyon, per ripigliare il
rimaneva che metter mano all'armi per comando della divisione francese che tie-
compierla. A dichiarar la guerra al Som- ne presidio a Roma e Civitavecchia, rin-
mo Pontefice si scelse a prelesto il danno forzata da due nuovi reggimenti di linea,
che veniva truppe di na-
all'Italia dalie con una batteria d'artiglieria ed un mez-
zione straniera che militavano Sotto il zo squadrone d'usseri a cavallo. Il gene-
general Lamoricière a servigio della s. ral Goyon a ristabilire il governo pontifi-
Sede, tenendosi pronte compagnie di vo- cio in Viterbo e sua provincia, con di-
lontari fuorusciti, che sotto la prolezione spaccio de' 7 ottobre 1860 prevenne il
del governo sardo facessero la parte di gonfaloniere di Viterbo che 60 udiziali,
popoli insorgenti, e cosi aprissero la via 1200 uomini e 60 cavalli dell'armata
all'esercito regolare piemontese, forte di francese da Roma sarebbero giunti a
oltre 60,000 uomini, eoo una ventina di Viterbo il giorno 1 1;ed avvertendone
mila tra volontari,emigrati e contadini pa* pure le autorità piemontesi, queste nel
gali per precederlo, occupare le città e i di 8 gli risposero ch'egli non vi avrebbe
luoghi poco presidiati, spiegare la ban- incontrata alcuna resistenza, e difatti ne
diera della rivolta, e stancare i difensori partirono a' io. Il giorno 9 giunse u-
di s. Chiesa colle scorrerie. Concentrato na colonna francese d'8oo soldati a Ca-
l'esercito verso la Cattolica e sulle fron- stel Nuovo di Porto, diretta a Civita Ca-
Perugia, progredendo alla violenta usur- gredendo la sua marcia la colonna fran-
pazione delle Marche e dell'Umbria. Do- cese, in Campagnaoo capoluogo di gover-
po Toccupazione d'Orvieto, un'orda di no, a' IO la popolazione di proprio moloi
volontari stipendiali e guidali da ufllziali rialzò l'arma del Papa. Nel medesimo;
piemontesi mascherali da volontari^ la giorno fecero altrettanto Ronciglione fra,
sera del 19 in numero forse di circa 4ooo, le pubbliche dimostrazioni di gioia; e
VIT VIT 397
Ncpi egualmente, ripristinando il gover- ferramento degli stemmi dagl* invasori
no soppresso dalla prepotenza degl'inva- innalzati, e il rialzamento di quelli del Pa-
sori nel seguente giorno, al suono del* pa, si compì dalla popolazione stessa sen-
le campane efrale melodie della banda, za l'intervento della forza armata, o pri-
senza il concorso d' alcuna milizia, per ma che questa arrivasse. Ciò dimostrare
libera volontà del popolo, dopo avere at- i sentimenti degli abitanti, quali avea* i
ad Acquapendente, fra il suono de'sagri ria Lauri, con 24 gendarmi a cavallo del
bronzi, le armonie de'concerti, lo sparo deposito di Viterbo, con altri della colon-
de'morlari, ed altri segni di vivissima e- na mobilizzata, e delle brigate di Monte
sultanza. A'aS si scrisse al Giornale di Fiascone e Colsena, deciso rivendicare
Roma da Viterbo, che il ripristinamenlo l'onoredell'arma cuiappartiene.Egiunto
del governo pontifìcio, succeduto nelle il i.° dicembre in Acquapendente, tro-
diverse comuni della provincia, come l'ai- vò fuggili i l'iToluziooari e potè subito
398 V 1 T V I T
jnulberare h insegne pontificie, ripristi- c«mbre, imposte esorbitanti annue kass^
nandovi il governo. Poco dopo vi aiiivò sulle rendile apparleoeuli alla Chiesa,
una colonna di francesi speditavi dal loro bulitc le decime tj le questue; a'3 i il grai
comandante di Viterbo. Le lagrinievoli sagiacnento dei matrimonio si assogget-
condizioni di Orvieto, die gloriavasi del- tò a mere legali forme, se({ueslrandosi i
e persino nella morte furono insepara- più luoghi, massime coli' Orioli), quasi
bili compagni. Di quali 5 citlà si com- tutti i viterbesi abbandonarono il culto
ponesse la Pentapoli, di cui era Nepi la de'falsi numi. Ond'è che medesimi sono i
metropoli, il [Sardini non volle stabili- stati in tutti itempi riguardati come i
re, impugnando il p. Nobili autore del- primi Apostoli di Viterbo. 1 loro corpi
VHistoria de ss. Tolomeo e Romano^ che dalla nobile matrona Eudossia, loro 0-
secondo alcuni avea dichiarato essere sta- spite e poi martire (signora di Surrena e
ta composta di Nepi, Fidene, Falisca, di quella parte del territorio che dalla
Villa Magna e Ferente elrusca. Con al- porta di Faul si di sotto e sì di sopra pro-
tri dissi nel voi. LXXVllI, p. 279: Fa- lungasi al fiumicello Caldano),si deposero
lerio, Kepi, Sulii, Fescenuio e Orle. 11 dopo il glorioso martirio d'ambedue, av-
4oo VIT V IT
venuto 3 novembre del 3oO, nel luogo
a* de* ss. Giuseppe e Teresa de'carmelitani
di già riferito superiormente; indi furono Toscanella, l'antica
scalzi. Nell'articolo
sepolti ov' erano stati decapitati, e quindi Tuscania, con imparziale critica teaoi
rinvenuti nel i3o3 con solenne proces» proposito della grave questione tra essa
sione vennero trasportati nella cattedra- e Viterbo, perchè questa si prelese d'al-
le, dove si venerano sotto l'aliare di mar- cuni essere invece stata la detta Tasca-
mo della magnifica cappella a pubbliche nia, essi contrastando alla vera Tasca'
spese loro eretta nel 1723, per doverosa niay nome primitivo di Toscanella, ezian-
gratitudine a'segnalati benefizi, che mer- dio il seggio vescovile. Prova il Turriozzi
cè l'intercessione de'due Santi continua- nelle Memorie di Tuscania ora Tosca-
mente i viterbesi riportarono da Dio su- nella, che i viterbesi dopo aver abbaa»
premo donatore d'ogni bene. Con piti donato l'empio culto idolatrico, e ab-
diffusione tratta il Bussi di tali Apostoli bracciato il cristianesimo, al vescovato
di Viterbo, oltre l'Andreucci già parlato di Tuscania rimasero soggetti ; per cui
colle loro Notizie, avvertendo il Coreti* Viterbo fu sempre un luogo della dio-
ni circa le patrie notizie aver preso più cesi di Tuscania, finché canonicamente
equivoci. Ne pubblicò gli AtlineX 16 12 Celestino III l'innalzò al grado di città
iu Viterbo il viterbese Gio. Lorenzo Ma- vescovile, unendo Viterbo a Toscanella.
j» sini arciprete della cattedrale. Il Bussi Continuava Viterbo ad essere nella dio-
ragiona del martirio, prodigii e culto dei cesi del vescovo di Tuscania, quando nel-
ss. Martiri, venerando Viterbo i medesi- 1*847, o'^ero neir 852 come vuole il
mi come suoi primi Apostoli, per avervi dotto toscanellese Campanari, ne fece la
piantato la religione cattolica. Illuminata conferma con bolla Papa s. Leone IV,
da Viterbo sul culto del vero Dio, i
essi indirizzandola a Uomobono vescovo di
viterbesi si diedero subito a fabbricare Tuscania, nella quale due volte si legge
alcune chiese per venerarlo, insieme alla nominato il castello di Viterbo e la sua
B. Vergine. La i.' di esse, secondo il pieve di s. Lorenzo. Oltre altre testimo-
cronista patrio Lanzellotto, fu la chiesa nianze esibite dal Turriozzi, rimarche-
di s. Maria detta della Cella^ di cui re- vole è quella del 1 192 di Cencio Came-
stano pochissimi vestigi, poiché minac- rario, poi Onorio III, quando Viterbo
ciando rovina per la sua antichità, nel non era per anco cattedra episcopale, il
1470 dal vescovo Pier Francesco fu del quale nota apertamente Viterbo, come
tutto distrutta, e quasi da' fondamenti tuttora luogo della diocesi di Tuscania e
riedificata sotto il titolo di s. Maria del Po- ad essa subordinato. A.lcuui vescovi Tu-
polo, che sembra per breve tempo aver scaniesi, talvolta trovansi col nome di
ritenuto, mentre tuttora è denominata Viterbesi : ciò derivò d'aver essi stabili to
s. Maria della Cella, ossia della ss. Im- la loro residenza in Viterbo, o pel suo
macolata Concezione di Maria, in cura di incremento o per la decadenza di Tusca-
una compagnia di tal nome che veste nia, residenza che giovò all'aumento di
sacco bianco, ed ha un' immagine della Viterbo, per l' alternata dimora che vi
stessa ss. Vergine assai divota. In questa facevano, insieme a Tuscania. Fu allora
chiesa si crede esservi la quotidiana in- che la pieve di s. Lorenzo diventò col-
epoca Vilerbo ebbe diversi vescovi sci- passionali scrittori viterbesi, che fossero
smatici, per avere 1' antipapa Cletnen» atti appartenenti a V^iterbo, e quindi haa-
te 111 verso 1086 scismaticamente eretto no creduto di potersene servire per ab-
per dovere confutare un cumulo di er- parlando degli Orsini e del loro Papa
ronee e favolose pretensioni, non che cor- Celestino ili, dichiara esplicitamente:
reggere lo stesso Ughelli, il quale alterò diede la dignità episcopale alla città di
la reale serie de'vescovi, con degli imma- Viterbo, sottoponendole (cioè unì) tra
ginari degli storici viterbesi. Ad evitare gli altri luoghi Toscanella, Coroeto e
ripetizioni, che pur sarebbero intrinse- Civitavecchia (manca Bieda). Se dunque,
che, conviene che ne faccia dell'altre e- conclude il Bondi, la cosa è così, parmi
ziaudio brevissime, il dettaglio e i par- che le congetture già fatte in proposilo
ticolari potendosi vedere ne'luoghi che non ponno incontrare diflìcoltà per es-
ricorderò. Se ad alcuni dispiacessero i se- sere ammesse e approvate. Ma senz'altro
guenti indispensabili richiami, supponen- si venga a'mieì ricordi. Narrai nel para-
doli superflui, ponno leggere l'unica nota grafo Bieda, eziandio col recente e co-
di questo mio Dizionario, che posi nel scenxioso storico patrio mg.' Annovazzi,
voi. C, p. 180, e le relative dichiarazio- Storia di Civita Pacchia, impressa iu
ni. Però anzitutto invito a leggere il Ben- Roma i853, che Urbano 11 nel 1098
di, Memorie storiche sulla città di Sa- unì il vescovato di Centocelle o Cinceile
bazia ora lago Sabatino, p. 128 e seg. o Civita Fecchia, a quello dell'antica e
Riconosce aver Celestino 111 istituito in cospicua città di Tuscania oggi Tosca-
Vilerbo la sede vescovile; e siccome ad nella, al quale già era stalo unito il ve-
essa fu unita quella di Toscanella, opina scovato di Bieda, restato senza pastore
che forse in seguito il vescovo d' allora dopo Ingelbertodel io5i. E rammentai
trasportasse del pari i più rispettabili e come io nell'articolo Toscanella, impar-
antichi monumenti degli archivi di Tu- zialmente e con diligente critica potei
Scania e dell'altra antichissima Blera og- raccontare, anche col Turriozzi, che al
gi Bieda, già una delle XII metropoli vescovo di Tuscania poi Toscanella Ric-
d'Elruria, a quello di Viterbo; dappoiché cardo, (ino dal 1086 furono unite e
per quauto risulta dal Bussi, i vescovi soggettate le chiese vescovili di Bieda e
non portano che il titolo di Tuscania, di Centocelle poi Civitavecchia, senza le-
Tuscaniensis Helruriae, e non J'iterbii sione alcuna de' suoi diritti cattedrali.
stu ì'ilerbienses; ma il trovarli in quel- Che circa il 1 192 Celestino 111 dichia-
l'archivio avrà forse fatto supporre a' rala Viterbo città l'eresse iu sede vesce*
voL. cu. a6
4o2 V I T V I T
vile, e riiiìì a quella di Toscafella, coi vato di Monte Fiascone.
Il fin qui api
conf>iuiili titoli vescovilidi Bieilae diCeii- na accennato, meglio lo sviluppai nel ri-
tocelle, altre c!>ie«e C'ilt«drali, ineiitie fi- cordato paragrafo Bieda. 11 Cordini poi
no allora Viterbo (essendo
il castello di parlando del vescovato di Viterbo e ilei
primo, secondo l'Anno vazzi, incorporalo luoghi ad esso soggetti, ci ha detto. Con-
nella diocesi di Ferenlo. Noterò qui, che viene confessare, che da principio la dio-
di sopra parlando di /Iif/go^nrt«oanne8 cesi de' vescovi Viterbesi non fu molto
so di Viterbo, ho detto col Vittori au- vasta, poiché nel territorio, che ora ad
tore delle Memorie di Poliinnrzio og^i essi appartiene, v'erano 5 vescovati sop-
Boinarzo, stampate in Roma nel 1846, pressi, cioè quello di Perento, di Bieda,
che Perento restò unita alla chiesa di l^o- di Tarquinia, di Gravisca, e di Civita
iìtnarzio al tempo di s. Gregorio 1 Papa, Vecchia (egli però scriveva prima di sua
o a quello del vescovo Bonito, la quale dismembrazione, cioè nel 1774)- Ma
diocesi di Polimarzio si concentrò di poi distrutte o decadute queste città dall'an-;
con quella di Bagnorea neh' XI secolo, lieo loro splendore, a'vescoti di Viterbo
e fors'anco impinguò le limitrofe diocesi (e Toscanella) fu da'Papi soggettato tut-
di Orle e di Viterbo. L'Annovazzi forse to quel tratto di paese, che que'vcsoovali
alferniò l'incorporazione di Viterbo al abbracciavano, laonde un tempo ancora
vescovato di Perento, e appartenente alla gli erano pure sottoposti Marta, l'Isola e
sua diocesi, perchè oltre l'essere slata di- altri paesi smembrati nel iSfig da Urba-
strutta la città da' viterbesi, circa il \ i^3, no V per formar Monte Fia-
la diocesi di
siccome dessa era distante 7 miglia da scone, e Cornelo da Eugenio IV nel 1435,
Viterbo, fereniflui passarono ad abita-
i dichiarata città coucattedrale di Monte
te V'ilerbo purtiiiulovi le ss. Inunu^^mi, Fiascone, in vece di cui sottomise (o me-
le ss. Keliqiiie, le dignità ed i benefizi glio Nicolò V) alle chiese di Viterbo e
ecclesiastici) era appartenuto alla dioce- Toscanella, quella di Bagnorea, unione
si di Toscanella. Laonile i vescovi di tali però che fu di corta durata. Non posso
5 titoli per brevilà s' iiitilolaroiio soltan- convenire in lutto col Corelìni, giacché
to di ìiltrlìO e Toscanella, co'^ì cessando oltre l'avvertenza, che non interamente
di figurare anche l'esistenti Ijieda e Ci- la diocesi diPerento si compenetrò nella
vitavecchia, sebbene non fossero mai da Viterbese.neppure lo furono interamente
pontificio decreto soppresse. In progres- quelle di Tan/uiniaedì Gradìsca,\ec\iìa-
so di tempo, Bieda perde il titolo epi- li, secondo alcuni, si compenetrarono in
scopale, di Civitavecchia a'uoslri giorni parte nel vescovato di Cornelo, bensì sog-
se ne intitolò vescovo il cardinal Seve- getto a! vescovo di Viterbo e Toscanella,
roli, come vescov«t di Viterbo e Tosca- prima d'esìier separato e unito a Monte
nella, finché Civitavecchia lo ricuperò Fiascone, Certo è che Monlallo, che si
V IT V 1 T 4o3
nolo. Anche la diocesi di Maitorano o persecutoredellas. Sede, onde i Papi non
MjiitutMoo, oggi Barbarano nella dio- riconoscevano il preputente suo operato)
cesi di Viterbo, sembra che a questa ve- Viterbo e le concesse la dignità della se-
ni>se unita. Fiualiueute il Curetini nolo i de vescovile, erigendo la chiesa del pa-
seguenti luoghi ora fonOcire le diocesi di trono s. Lorenzo in cattedrale, e l'unì a
Viterbo e Tosoanella. Civitavecchia ((na quella di Toscanelta, intitolandosi Epi-
non più Bugaaid, MoiUal-
pel riferito), scopits Tuscaniemis et Fiterbiensis. In
to, detraila, Bieda, Barbarano, Via- quell'articolo parlai pure de' reclami di
no^ Oriolo (succedutH all'altra già sede tal I
.° vescovo contro i viterbesi, perché
vescovile di Forum Clodii o Claudiì), essendosi obbligati di stabilire mensa la
Ch'ìlelld Cesi, e s. Giovanni di Binda. episcopale pel nuovo vescovo, non 1* ef-
Tutti hanno in (|uest'articulo puagrafo, fettuavano; e della rinnovazione che ne
e Montalto nel voi. LVIII p. i35, ri-
,
fece il vescovo Rainerio I o Raniero che
pulandone VuLci. Notai nel paragrafo
a gli successe neh 199, per esser stalo tra-
Cancpina, che questa terra sarà unita slaload Albano, al podestà di Viterbo;
alla diocesi di Viterbo, quando vache- onde finalmente i viterbesi nel (201 a' 1
rà la sede de' vescovati uniti di Civita ottobre assegnarono alla propria mensa
Castellana, Gallese, e Orte alla quale pre- vescovile il castello di Bagnnia e monte
sentemente appartiene. Ora, senza ri- Paleozano, ambo luoghi parlati in quel
petere il detto di sopra a'ioio luoghi del paragrafo; il che approvò Papa Innocen-
di loro operalo e di quanto a'iuro tem- 70 Ili 1202, eoa bolla recitata dal
nel
pi avvenne, passo a riferire la serie dei Bussi, il quale parziale storico (a vedere
vescovi di Tosranella e Viterbo, coi»ti- che spontanea (u l'assegnuzione, pel mag-
iiuaiulo cioè quella della i.', con l'Ughel- gior splendore e comodo di su^ cattedra,
."
li, Italia sacra, t. i, p. i4<j8;coI Bussi, e fatta da'cousoli. Il vescovo nel i giu-
Cronologia de\'escOi>i di riicrbo, pag. gno 1206 ricousagrò l'altare di s. Biagio
357, ouiuieltendo i già parlati a Tosca* nella chiesa di s. Pietro di Tosoanella;
WELLA, o perchè verainenledi quella chie- e nel a' 6 ottobre eoa
medesimo anno
sa, perchè scismatici; e col Turriozzi, altri 8 vescovi consagrò in tal città la chie-
Memorie di Tosoanella, p. 48; e la com- sa collegiata di s. Maria Maggiore. Vi-
pirò colle annuali Notizie di Roma. Ab- vente il vescovo Rainerio l,nale già dis-
biamo di Alessandro Abati, Relazioni sensioni tra il clero di Tosoanella e l'al-
trasmesse in diversi (e/npi alla s. con- tro di Viterbo sopra l'unione ilelle due
gregazione del Concilio, intorno le Chie- cattedre aeque principaliler, Pap-i Inno-
se di Fiterho e Toscanella,Ko\i\a 742. i cenzo III colla bolla de' i 2 ottobre 1 207,
Mentre era vescovo diToscanella, Bie- che riprodussi nel suddeiio articolo, con-
da e Centocelle il lombardo cardinal fermò a Viterbo il privilegio della catte-
Giovanni VI {e qui noterò, che lutti i dra vescovile concessagli dall'immediato
cardinali avendo le biografie, per questi suo predecessore Celestino 111, confer-
vescovi si punno vederle per altre noti- mando pure l'uuione con Tosoanella, a fa-
zie, limitandomi a ricordarle col loro no- vore di ViterbOjComprendendovi l'onori-
me o cognome ili Papa Ce-
corsivo), il ficenza di quelle pure di Bieda e Cento-
lestino IH nel 11920 nel 1198 dichiarò celle. E siccome nell'articolo Toscaivklla
Città ( l'Orioli nel Giornale Arcadico, riportai le principidi cose che i vescovi
l. i4o, p. 190, asserisce che per l'impe- di Viterbo e Toscanelia operarono,
vi
ratore Federico I, Viterbo era città sia per esse mi rimetto ài medesimo. Oi più
dal 1 158. Ma oltreché egli non n'era il Innoceucolll si fece mediatore tra il ve-
sovrauo, iibbeue 1'
iuvasote, di più «ira scovo ti i cauouici della collegiata d> $.
4o4 V 1 T V I T
Sislo, in una controversia giurisdizionii- lettere riferite dali'Ughelli, ma a quesl
le.Nel 1208 Raineiio I fece in Corne- e non all'anonimo dirette. Poco visse
to,essendovisi portato a sedare le contro- mori nel 12 34- In questo, secondo Tui
versie tra il clero, la consagrazione delia nuzzi, o nel 1235 «' i4 ottobre come
chiesa di s. Maria di Castello, offrendo- vuole rUghelli e ripete il Bussi, e men-
ne la corrispondente lapide l'UghelIi, il tre dimorava in Viterbo Gregorio IX, j
to Nicolò II da Papa Gregorio IX, il quale ferisce Turriozzi, che con permissione
o di lui istanza coufcKnò alla mensa di del vescovo fr. Filippo, nel i28!fconsagrJ
Viterbo la donazione de'castellt di s. Ma- l'altare delta Madonna nella chiesa cat
ria di Paraazana e di Baguaia, con due tedrale di s. Pietro di Toàcauellu, Lituai*
3 1
VIT V T i 4o5
i
do vescovo (lì Nepi e vicario generale nel 1294 colla bolla riportata nel ricor-
della provincia del Patrimonio. Due scrit- datoarticolo, confermando l'unione fatta
I
un altro vescovo domenicano in fr. Ru- la, con rassegnazione di buoni e fedeli
fino Stretto, ma il p. Fontana lo pose in sudditi di s. Chiesa, esattamente ubbidi-
dubbio. Il Mariani che lo riportò, regi- rono. Nello stesso anno succeduto a s.
stra pure nel i3i2 per vescovo Pagano Celestino V, Bonifacio Vili, questi per
I
Pietra Santa. Ma sono da rigettarsi e ri- la stessa cagione delle vertenze, vietò a'
conoscere il solo fr. Filippo, e poi quello capitoli di Toscanella e Viterbo la scelta
che segue. Onorio IV nel n86, come del proprio vescovo in avvenire, in occa-
notai nel vol.LXXXIII.p. 43, e lo scri- sione che le loro sedi rimanessero vacan-
vono pure rUghelli eil Turriozzi, e non ti, riservandola a sé e alla s. Sede. Mentre
nel 1288 come vuole Bussi seguace di l'Ughelli prolunga il vescovato di Pietro
Pietro Corelini, trasferì da Ancona» Vi- Il al 1 3 1 , anzi il Bussi, seguace del Co-
terbo e Toscanella il viterbese Pietro retini e del Mariani, lo fa vivere sino al
II Capocci, e come dissi in quell'articolo, 1 1 3, il Turriozzi, come già notai a To-
in vece di Giacomo eletto da'capitoli delle scanella, lo dice morto nel i3o3, e lo
due cattedrali. i\el seguente anno Nicolò prova coll'elezione del vicario capitolare
IV, con bolla presso l'Ughelli, concesse fatta in tale anno da quel capitolo, e pro-
indulgenze alla cattedrale di s. Lorenzo seguendo la sede vacante, altro ne elesse
di Viterbo. Il Bussi offre la bolla di Ni- e lo era ancora nel 1 3 1 2. Intanto i capito-
colò IV, colla quale nel i "29 1 donò all'ab- li delle due cattedrali di Toscanella e di
bate e monaci benedettini del monaste- Viterbo, senza attendere all' apostolica
ro diCroce di Sasso Vivo diocesi di Fo-
s. inibizione, discordemente elessero vesco-
ligno, la chiesa dis. Maria di Val Verde vo, il i.° Giovanni de Saraceni canonico
nella città di Viterbo. Inoltre il Bussi Lateranense, il 2." Raniero arciprete di
riporta l'istromento, col quale Pietro li Viterbo. Il Papa Clemente V, cheavea
nel I 293 cede la chiesa di s. Maria del- stabilito li residenza pontificia in Avi-
la Ginestra di Viterbo all'abbate e monaci gnone, rigettate ambo l'elezioni, nel i 3 r 2
di s. Croce di Sasso Vivo, coli' assenso secondo Turriozzi, o nel 1 3 3 al dire del r
del suo arciprete e di 5 canonici della Bussi, mentre 1' Ughelli registra a' io
cattedrale; e l'istromento con cui i priori marzo i3i2, surrogò al defunto Capocci,
della città concessero a' medesimi il sito Giovanni VII canonico Vaticano e chie-
entro le mura di Viterbo, per fabbricar- rico dicamera, a cui concesse il privile-
vi la loro chiesa e monastero. Persisten- gio dell'altare portatile, la collazione di
do a suo tempo le dissensioni tra il clero tutti i benefizi ecclesiastici, ancorché fos-
àìToscanella e l'altro di Viterbo, per- sero dignità, o personali, cioè benefizi
chè il I." continuava a mostrarsi avver- privilegiati diqualche prerogativa opre-
so all'unione del vescovato e di ubbidire minenzain una chiesa o capitolo ma sen-
ad uno stesso pastore, Pietro li invocò za giurisdizione, non che gli prorogò per
l'autorità di Papa s. Celestino V, il quale 3 anni la consagrazione. Morto Clemente
4o6 V T
I V I T
V e rìbdlalasi quasi lulta la Toscana niese della collegiata di s. Maria Mjggit
pontificia *illa g. Sede, i ribelli assediaro- re li reintegrò ne'privilegi e nelle prero^
no in Monte Fiascone il vicario di essa gative tolte per le lamentate discordie^
Bernardo da Cuccinaco o CucuÌ8<:Oj con gravi e antiche questioni, nell'elezione
pericolo di vita. Allora Giovanni VII a- del vescovo, nelle processioni, sessioni ec.
Dimò il suo popolo a prendere le armi, e Il Tignosi era pure abbate commendata-
colla sconfitta degl'insorti liberò Bernar- rio del mon<istero «li s. Spirito d'Ocra e i
R'ota il Bussi, cbe invano il popolo di la riottenne dal re Roberto con diploma
Toscanella, perlai.' volta tentò sottrarsi di cui parla il Bussi. Narrai di sopra ne'
dall'ubbidienza del vescovo, che poi nel cenni storici, che lo scismatico Lodovico
i3i8 rassegnò a Papa Giovanni XXII V il Bavaro, avendo creato antipapa
lesue due chiese. Ed esso nel naedesimo Nicolò V, questi essendo in Viterbo ne
anno gli sostituì Angelo Tignosi romano, fece pseudo vescovo e antioardinnle il ti
poiché tal famiglia fioriva egu.droente in terbese Pandolfo Capocci, che s'era in
liooia e in Viterbo: era canoniro Lute- truso ne'la cattedra, mentre il Tigone
ranense, molto prudente e dotto, e sper- era in Roma qual vicario del PiqiSj i
lissimo negli adari. Lo promosse il Pnpa quale lo scomunicò co' suoi fiutori e «nt
ììoina del Papa (^'.), legato apostolico rìinno di V^iterbo, in questo potè rienfrar(
di lulta Italiaj e nel i 3 1 9 coHa bolla esi- il Tignosi, il cardinal legato impripioi
bita dal'.'Ughelli, gli die'commissione di nando Pandolfo, morto in breve, ed ol
fare restainarela patriarcale basilica La- tenne da] Papa l'assoluzione della cinS
leivinen«e; di [)iù in tale anno lo deputò A' i6 ottobre i333 consagiò la chiesi
uno dc^gl'iiirpiis-itori per la coiin>ila7Ìoiie parrocfhiale di s. Marco di Tnscantlla
del processo di canfmizzar.ione delln vi- divenne «nrhe vicario di Uoma per Ha
la e miracoli di s. Toiniììaso d' /trinino nedetlo Xl), e poi trovandosi in tal ril»3
morloin Fossanuova, dove non potè per- moii dicembre e fu sepolto in s. Mti
1*8
venire che lardi, a' 17 loglio, a motivo ria sopra Minerva, con epitaffio recitati!
d'un'inasprila piaga in una gamba, pel dal Bussi e dall' Ughelli iu cui però
ciii intenso dolore non poteva muoversi legge decesso il 7. Prelese l'Ughelli, e I
dal letto. Ma appena ricorse al patroci- copiò il Mariani, che neli34i il vescov
nio del s. Dottore, di repente Irovossi Angelo rinunziato il vescovato, gli ftl
perfettamente sanato. Compose le discor- surrogato certo Pietro^ il quale per ess
die di Tosca/iella, per l'unione a Viter- morto uppena terminato l'anno, ritoni
bo, e come dissi in quell'articolo, oltre alla sede il Deve escludersi
riounziaote.
altre notizie, ridusse alla sua ubbidienza dal novero de'vescovi anche un Antonio
ed a quella de' successori anche Corneto, vescovo toscanese nel i337, secondo i
tna soltanto qual vescovo tuscanìese, ce- mss. de' Giannotti loscanellese, osservo
lebrandovi il sinodo nel i32o. Altro si- doii Mariani, che quando questo non si
nodo diocesano adunò in Viterbo nel lo stesso Angelo, forse fu un vescovo sci
iSiS per la Pentecoste, in cui ricevè l'ub- smatico. Anche il Turriozzi ortre provi
bidienza del clero e popolo di Toscanel- che Angelo era allora ancora vescovo
la e di Corneto, e con atto pubblicato successivamente. A'6 febbraio! 344^^'
dairUghelli e più corretto dal Turrioz- men'e VI elesse vescovo il già parlai
ti, ad istanza del priore e capitolo tusca- superiormente, Bernardo di Laco fruO'
V i T V I T 4.17
lii Uodez, lettore del Pafriraomo ili s. letto a'7 marzo 1 34^, secondo i iegi'«tri
I
re.Trovandosi io Roma nei i347 all'ini' Marchesi, nella Storia di Forlì, alfernta
provvisa comparsa del Iriliuno Cola di trasferito Giovanni Vili da quella città
, Rienzo, per cotumissionedel Papa, onde a Viterbo e Toscanelia nel 1 346, pro-
par cessato dal vescovato, quell'agitatore babilmente il discorso vicario capitolare
locacciò dalia città. Sem l>ra che abbia er- fu eletto per sua morte, e così sarebbe
ralo il Turriozzi nel dire che in (ale anno concordatoli conflitto di date e di asser-
l344 f" successore del precedente, Gio- zioni. Pietro III di Pino beneventano, da
! «anni VI II, j^ià arcidiacono diTotil,p«)ichè Frejus vi fu trasferito a' o dicembre chic- i
in cui disiero morto Bernardo, dicendo cale Coretini, Mariani e lìussi, oltre il dir-
il i.° nel i34t>j e il 2." nel 347- Tut- i lo Pinci, interpretandolo per Forlì ; e
tavìa nella sua sede vacante, narra il mentre l'ultimo invita a leggere il SaH-
Bnssi, essendo ^ià andata in disuso l'an- nelli, Memorie de' yescovi e Arcivesco-
tica facoltà dell'arciprete della cattedrale vi di Btnevenlo, p. i 24, non ne profittò,
di Viterbo, di succedere a l'ar le veci del perchè vi è dello, che da Frejus nella
vescovo, insorse gran dissensione nel cle- Gallia,tuqui traslalo. Essendo personag-
ro per l'elezione del vicario capitolare, gio ragguardevole. C'emenle VI scrisie al
il quale (ino alla creazione del nuovo ve- cardinalOeucio legato delPatriinonio e di
scovo aminin'strasse la chiesa, ed essen- lta|ia,chesenon poteva recarsi a iVapolida
dosi tìiialnteiile accordati, fu scelto il vi- Luigi re d'Ungheria, vi mandasse Pino
I
terbese Oddone degli Odtioni allora pri- u altro degno prelato. Racconta il Bussi
Diioerio di Toscanelia, il quale tatto ve- airannu 349 lo si'**"" accidente avve-
1
nir nella città gii fu dato il possesso del nuto io Viterbo nel suo vescovato. Im-
vicariato, cominciando a esercitare l'au- perocché dopo aver Pino celebralo nelln
torità a' 4 tlicembrei347 con interpor- cattedrale la consueta solennità del Co/-
re decreto in un istromento di procura pus Domini^ mentre nella domenica ha
fatto dal clero, avanti di esso congregato. rS'' faceva la stessa funzione nella chie-
Dipoi «'27 giugno I 348 ingiunse al prio- sa cullegiala <li s. Slelanu, dalla quale
re di «.Stefano di Viterbo l'osservanza ertsi partito con muita pompa portaniiu
delle sinodali costituzioni giurate; indi in processione il ss. Sagramt^uto, scossa
deputato nn cappellano per Vetralla, e all'impiovoiso la terra da (ierissimo ter-
comandato al eletto priore di predicare; remoto, fece ruviuar diverse torri, case
di tutto esistendone riscontri nell'archi- e altri edilizi, ch'erano presso detta chie-
vio della calteilrale, per esser durato sa e presso queiia fii s. Quirico, oggi dt|
ìieiroflìzio sino all' ottobre 1 348- Verso Sullìagio; liionde sotto le rotine vi pc-
la fine di quel mese, avendo il Papa de- rironu quasi tulli gii .ibitanli di t<iii cou'
stinato che dalla chiesa di Forlì venisse trade, e grandissima quantità di popolo
a governar le chiese di Viterbo e Tosca- spettatore. Scrisse l'Ughelli aver gover-
nelia, nel recarvisi fu sorpreso in Roma «iftlo due chiese pochi mesi, «juindi
le
da grave infermità, che dentro uà mese trasferito a Verona «"27 luglio 1349,0
ne morì, così il Turriozzi; benché il Bo- poi a Perigueux e finalmente a Oeneveu-
noli nella Storia di Forl\ ritardi la sua tu sua patria. À'19 novembre i35ogii
4o8 V T
I V! T
successe il viterbese Nicola III priore di e d'angustie; e tanto piti perchè dopo
s.Angelo de Spata celebrò a'i maggio
: l'uccisione del tiranno, avendo l'antipapa
i356 (e non i352, come per fallo mio inviato a Viterbo l'anticardinale Pileo de
o del tipografo, è detto nel «ol.LXXVlII, Prata, questi vedendo che il vescovo col
p. 3 io) il sinodo diocesano in Mootalto popolo, pieni di religioso zelo, gli resiste-
diocesi di Toscanella. Fu vice-rettore del vano, lo ridusse con violenza ad abban-
Patrimonio, e tesoriere di s. Chiesa non donar Viterbo la notte de' 23 ottobre
conosciuto dal Vitale. Però ne offre la 1390, ovvero nella sfessa notte dell' ar
prova il Coleti, ncW Addenda e Corri' rivo di Pileo, secondo il Coretini e il nar
ar-
'
genda dell'Italia sacra, t. io,p. 204. rato più sopra. Laonde non molto do
Ricevè in "Viterbo e Toscanella Papa Ur- morì di passione. Ma avverte il Colati i
bano V,
il
quale nel 1369 nell'istituire
il
aderma il Bussi e si trae dal marmo, ov'è dire di Giacomo II. Questo viterbese
per sua morte, accaduta nel 385, a'3 i l'antipapa e s\ di Bonifacio IX, questo
novembre Urbano VI gli surrogò il suo acclamò per vero Papa e sovrano, e per
tesoriere generale Giacomo I, il Bussi prima cosa cacciò il falso vescovo, e ri-
dicendolo in vece tesoriere del Patrimo- chiamò il legittimo concittadino Giaco-
nio, che sebbene fu ricevuto dal popolo mo II, che per tale scisma era fuggiasco,
con molto plauso e contento, pure per e vi si recò tosto, e pacificamente conti-
ulteriori pessime procedure del tiranno nuò il suo governo. Però l'Ughelli pro-
Francesco di Vico, e per le persecuzioni trae lo scisma di Lucido al 1 395, per ope-
dell'antipapa Clemente VII contro tutti ra de'faziosi suoi seguaci. Quando Gia-
quelliche non lo riconoscevano, il di lui como II era lontano dalla sua sede avea
governo pastorale fu ricolmo di travagli nondimeno potuto esercitare qualche atio
VIT VIT 409
S stia glvre^ziotie, e per Toscanella il foeàus haud multam tulit aetatem; .«'-
a inchinarlo, ove il 2.° ottenne la dignità favore dell'asserzione dell' CJgheili, d'a-
d'abbate di s. Martiuodel Monte pel suo ver Eugenio IV decorata Corneto del ti-
figlio Baldassare, nonché e per interpo- tolo di città vescovile, e per la disgiuo-
sizione dello Sforza di promuovere a' ve- zione da Toscanella, d'avere in suo luogo
scovati di Viterbo e Toscanella vacanti, sostituita Bagnorea alia diocesi di Viter-
il nobile viterbese Giacomo III Uguzzo- bo, il Bussi offre la lettera del legato e
lini stato vicario generale del defunto, patriarca Vitelleschi^ non ancor cardina-
che rUghelli disse trasferito da altro ve- le, de'i5 novembre 1 435, di partecipa-
scovato, e furono esauditi. Morì nel 1429 zione al comune di Viterbo, dell'operato
e fu onorevolmente sepolto nella catte- da Eugenio IV. Per cui la disposizione
drale di Viterbo. A'io febbraio i43o sarebbe anteriore al i439, e poco in-
gli successe Giovanni IX cognominato nanzi alla spedizione delia bolla, pel solo
Cecchino de'Caranzoni romano. A suo Corneto. Laonde giova credere, che alle
tempo furono iu Viterbo que'Papi e im- rimostranze de'bagnoresi, prima Euge-
peratori narrati più sopra, ed Eugenio IV nio IV e poi Nicolò V cambiarono il di-
diminuì la diocesi di Toscanella, collo visamenlo, e se l'effettuarono, tosto l'an-
smembrarle Corneto, che ad istanza del iitillarono. Il Bussi racconta, che quando
cardinal Filelleschi eresse in città con Nicolò V fu eletto nel i447> ^ P**'
*' '"^cò
cattedra episcopale, e la unì a Monte a'bagni di Viterbo, assicurò i viterbesi
Fiascone, mediante la bolla,In siipre- di ricompensare la loro chiesa pel di-
mae dignilatis, de' 3 dicembre i435, smembrato Corneto, e l'eseguì nel i449
Bull. Roin. t. 3, par. 3, p. i i. A com- a'4 febbraio coll'unione di Bagnorea, ia
penso di quella di Viterbo a'4 febbraio quale non fu di molta durala, anzi corta
1439 Eugenio IV congiunse quella di soggiunge il Coretini. Del vescovo Ca-
Bagnorea, ac paulo post ab eadem se- ranzoni, diversi monumenti offrì il Tur-
juncta, illique propriuspastor ailribii- riozzi e riguardanti la diocesi di Tosca-
tus, scrive i'Ughelli. Mentre poi in Bai' nella, iu cui come in diversi atti di altri
neoregtnses Episcopi^ riferì che dopo la vescovi si legge nel titolo premesso quello
morte di fr. Nicolò Ruggieri vescovo di di Tuscanensis B,\\'&\ivoò\ Filerblensis;
Bagnorea, a' 4 febbraio i449 Nicolò V uno di essi poi riporta la disposizione te-
pose sotto un medesimo vescovo popoli i stamentaria d* Angelo di Risparo pani,
di Viterbo e Bagnorea, colla condizione, che lascia al suo vescovo diocesano so- i
ut qui ì''iterbìensibus j'us dicerei, clima liti 5 soldi. Il vescovo Caranzoni fu coui-
Balneort-giensis appellare tur Episco- raissario nposlolico per la canonizzazio-
pus. Feruui hujusmodi Earlesiarum ne di s. Rosa, e morì uel 1^60,
4 o
1 VI r V 1 T
111 «leU'anno trovanJosi Pio TI in ^ie Cesena, cessando d'esserlo a' f 7 dicembre
na, a' i 3 giugno il viterbese Pier Fran- 1483. Adunque trovandosi assente da Vi-
cesco,© Pietro di Francesco comelochìa- terbo eToicanella per vari anai,ajtri ve-
ma il Corelini, arciprete di s. Sisto, ot- scovi ne esercitarono le veci, come fr. Laz-
tenne i vescovati di Viterbo e Toscanel- zaro Racanelli domenicano vescovo d'Ur-
Ja, giàmaestro della scuola della chiesa bino, che a' i5 aprile 1480 tenne nella
di Firenze e cappellano di quella chiesa. cattedrale viterbese pubblica ordinazio-
Nel suo governo avvenne la celebrata ne; nel 1482 e nel 1487 si trova un Giam-
fiianifestazìone di Maria della Quercia,s. battista governatore di Perugia, e vesco-
ed il principio e incremento del cospicuo vo o suffraganeo di Viterbo. Nondimeno
Santuario. Riparlai di lui a ToscANELi,A,e ancorn'era vescovo il Visconti, il Turrioz-
morì a'4 agosto i^'ji. Indi a'3o settem- zi affermando che intervenne al concisto-
bre Sisto IV gli surrogò il minorità mila- ro de*2 I dicembre i485 per la canoniz-
nese fr. Francesco M." I Visconti deHo de' zazione di s. Leopoldo V marchese d'Au-
I
.Scelloni o meglio de' vSeJInla, così cogno- stria ; ed il Bussiproducendo l' iscrizio-
minalo perchè lo stemma «i forma di
j ne colla data del i486 eia suddetta ar-
grandi ale, dagl'italiani detteascelleescel- me del Visconti, esistentesopra una cam-
le. Tale suo s'emma esibilo dall' Ughelli, pana della collegiata di s. Sisto di Viter-
dice il Turriozzi, si vede in p'ù luoghi di bo. Lui vivente nel 1489 Innocenzo Vili
Toscanella, pe' molti restauri e benefi- die' i vescovati di Viterbo e Toscanella in
cenze che vi operò, specialmente in una perpetua commenda al cardinal Raffae-
fabbrica della mensa vescovile, coll'iscri- le Galeotto Rinrio diacono di s. Giorgio,
?ione : Francisnis Maria Thwìcnnen- coms sì ha da un inventario de'bent dei
sisEpiscopus. Nel 1474 consagrò in s. vescovati fatto nel 1490, esistente nell'ar-
Francesco di Vetralia 1' altare dedicalo chivio della cattedrale; ed eziandio da
nlia B. Vergine e a tal Santo, collocan- una l>elli$sima mitra antica, in cui sono
dovi le relìquie del protomartire s. vSle- r armi dei cardinale e del Visconti. Fi-
f'ano, e de'ss. Cirino e Sigismondo mar- nalmente questi mori nel i49'*- Conti-
tiri. Nello stesso i474' dopo aver deco nuando il cardinal Riario nella sua qua-
rato con bella fonie l'ifigressodell'episco- lifica di commendatario, il Papa Alessan-
)MO e fatto pressodi esso un dr^lizioso giar- dro VI eletto I* r i agosto di tale anno,
tlino, nel restaurare la cattedrale, in cui nel medesimo tolse la commenda al car-
edificò una c«)ppella ornata di sua arme, dinale, e creò vescovo delle due diocesi
• rovo sotto un altare i corpi de'ss. Pro- Matteo II Cibo genovese, che dipoi a'6
togenio, Argeo, e de''fiatelli Narciso, Mar- gennaio i493 prese solenne possesso io
cellino e Papale, martiri, di cui erasi Toscanella, e lo assicura ilTurriozzi. In
j)erduta la memoria, dacché nel i 1 89 vi quell'anno ricevè io Viterbo e in Tosca-
tirano slati trasportati da Vetralia dopo nella il Papa, e nel t494 ^"'''<' Vili re
il suo eccidio, almeno i due primi, gli al- di Francia, i cui soldati nel ritorno ro-
tri 3 secondo Lanzellolto di altra deri- vinando e saccheggiando Toscanella, il
vazione; quindi con solenne processione capitolo della cattedrale passòad uffizia-
ii collocò nell'altare della B. Vergine, del- re nella chiesa della Madonna Ro-
della
la stessa cattedrale, ove si venerano. Il sa, e il vescovo a risiedere presso la mede-
Visconti fu personaggio di merito, per sima neir fdtro suo palazzo. Matteo II
IV l'impiegò in varie gravi in-
cui Sisto morì nel 2." semestre 1498, ed Alessan-
cumbenze. L'Ughelli dice aver nel r47'ì' dro VI nominò vescovo il suddetto car-
frenato 1' Umbria sconvolta, e il Marini dinal Riario, od ebbe in amministrazio-
negli Arcìiialri lo regis'i a governatore di ne le due chiese a'24 agosto 1498) e le
4
lio milnnese, cessione che l'UgheUi ritar- a'7 luglio come scrisse l'Ughelli, e nep-
da a'i6 settembre i ToS, ma non pare, pure nel i535 come dice il Turriozzi,
perchè ilTurriorzi attesta che Ottaviano il famigliare del cardinale, Gio, l^ietro
ricevè nel i5o5 Giulio II in Toscanella. Grassi bolognese, di profonda erudizio-
Debbo aweilire, che di sopra col Gal- ne, onde per morte di Clemente VII re-
lico e col Bussi dis'ii avere ricevuto Giu- citò al sagro collegio un'elegante orazio-
lio Il in Viterbo a' i8 settembre i5o5 ne per l'ottima sc«lta dei successore : più
il vescovo cardinnl Liiario,da'dove il Pa- volte ricevè in Viterbo l^aolo Ili, da cui
pa nel 1." ottobre pasi^ò a Toscanella. fu dato per maestro al suo nipote car-
Dunque Ottaviano sarà slato vescovo de- dinal Alessandro Farnese il giuniore,
signato, e pof^o dono lo divenne. Neli5i I |)er averlo elevato a quella dignità di 1
to Ottaviano neti5f 7. e ohe in quello gli come (liceTurriozzi,gli successe ne' vesco-
successe il cardinale. Ma il Tuniozti av- vati, Nicolò V Ugolino oUgoliuello di Mon-
verte che non morì prima del 6 ottobre terchio, canonico di Firenze, indi a' 16 di-
l523, secondo la lapide rinvenuta nel cembre tenne l'ordinazione de' chierici
vescovati nel d'i 2 dicembre iSzS e il ; della città sulla seminagione e pascolo.
Turriozzi ch'ebbe il possesso di Tosi.a- Errò il Bussi nel dirlo morto a* 2 00-
nella neh 524. incoi essendo nate dilte- veuibre i55o e non nel i55i, mentre
reoze tra il vescovato e la città, per la te- veramente 16 febbraio si
in «juesto ed a'
nula di «.Giuliano mensa vescovile di To- verificò il suo decesso. Nel giugno gli fu
scanella, la comuneper concordato ne as- sostituito da Giulio ili il già suo segre*
sunse l'aihtto. Il celehre cardinale mori tarlo da cardinale, Sebastiano Gualterio
in Roma a' i3 novembre i532. e fu se- nobile e arciiliacono della patria catte-
poUoavanti maggìoredella chie-
l'altare drale di Orvieto, ed a' 2 1 di detto mesa
sa di s. Agostino del suo ordine agosti- fece il suo solenne ingresso iu Viterbo,
niano, con breve iscrizione in cui è dei' oVe ricevè con molta pompa quel Papa
ìoÀegidio / iterhicnxi Cnn/inali.Vu pu- nel i553. Pio IV nel 1 56o l'inviò nun-
re arcivescovo «li .Z/7rrt(/',) in Dalmazi.i. zio in Francia, e poi intervenne al con-
A' 16 «licembre i532 gli fu surrogato li cilio «li Trent«) di cui descrisse accurata»
cardinal Nicolò iV Hidolji tìoreulino, le- (Dente gli alti lui i tomi eoa «(uantu era*
1 1
alla cattedrale viterbese le sue sagre ve- i583 consagrò la chiesa de'conventual
sti e l'anello vescovile, ed 8*26 in Viler- di Barbarano, ed a'rs maggio i584 Cd
bo passò glorioso all' altra vita. Tumu- lebrò il sinodo in Viterbo. Intanto i
lato in detta cattedrale, fu pui trasferito cardinal Gamba ra, sebbene divenuto '
in quella d' Orvieto avanti l' altare del scovo suburbicario d' Albano nel i58c
ss. Sagramento, ove l'erede Giulio Gual- e di Palestina neli583, avea conserva»
terio gli pose splendido epitaffio, recita- to l'amministrazione delledue chiese d
to dal Bussi e dall' Ugbelli, il quale pe- Viterbo e Toscanella, e morto in Roma
rò con errore lo disse sepolto in Viter- a' 18 maggio 1587, provvisoriamente fu
bo, e con allro fallo il Turriozzi lo vol- deposto in s. Maria del Popolo, e poi tra
le morto in Orvieto. Tosto a' 7 ottobre sportato secondo la sua disposizione in s.
s. Pio V nominò alle due sedi il cardinal Maria della Quercia che avea consagra
Gio. Francesco Gambata bresciano e lo ta. Amorevolissimo e zelante pastore, ft
sto. Impinguò lii mensa del capitolo vi- to della sagra Orbcl-
lega in Orbec
terbese con 4 altri canonici oltre l'arci- lum, mori a' io aprile i594- A' 5 di-
diacono, con indulto apostolico applican- cembreClemente V dalla chiesa di Sar-1 1
dogli le rendite delle prebende delle col- no VI trasferì Girolamo Malleucci nobi-
legiate di s. Maria Nuova, di s. Stefano e le di Fermo, già arcivescovo di Ragusi,
s. Matteo, che soppresse, oltre quelle di P'ice Camerlengo di s. Chiesa (nel qua-
alcune chiese pan occhiali. Tenne il sino- le articolo produssi l' epìtallio sepolcra-
do diocesano.inViterbo nel SyS, i in To- le) e Goi'erualore di Roma.ìHeì gennaio
scanella nel 1576, peròl'Ughelli soltan- i5c)5 prese solenne possesso in Viler-
to d viterbese ricorda; e nella cattedra- bo e con pompa in Toscanella, e nelle
le della r .'ripose molte insigni ss. Reli- due città vi accolse splendidamente Cle-
quie oltre averla restaurala e decoratadi mente Vili nel 1597. Inoltre fu nunzio
lacciaia, ed arricchita di pregevoli uten- di Venezia,coinmissario generale dell'ar-
sili sagri, llicuperala alla mensa la terra mi in Ungheria, in Francia, nel Belgio
VIT VIT 4»3
per k lega callolica,e pel ricupero di Fer- «i. »> Circa lo slesso tempo To-
la cillà di
r«ii) ; cude il caidinal Beulivoglio oeile scanella col suo clero soUo pretesto, che
sue3ic/twrie istoriche scrisse <li esso, pochi la loro chiesa fosse unita aeque, et prin-
altri prelati più di lui aver meritato del- cipaliler con questa di Viterbo, si fece-
la s. Sede. A suo tempo nel 1 602 partii-o- ro intendere di voler ancor essi il vicario
no dalla chiesa di s. Pietro di Toscanella i generale con indipendenza; per lo che
frali del b. Pietro da Pisa, ed egli eoa avanzatane l' istanza fra il vescovo ed i
atto pubblico la restilu"! all' episcopale medesimi, nel s. tribunale della romana
giurisdizione. Mori a' 20 genuaio 1609 Rota, nel dì 3 di marzo dell'annoiG 17 a-
in Viterbo, e fu deposto nella cattedrale vantimg.'^de'Cavalieri (a deciso: Nullum
con onorifica iscrizione, e non a' 18 co» jiisTuscanensibus in praemissis coni'
me vuoIeTurriozzi. Tosto «'26 di tal me- petere". Dipoi però il vicario generale fu
se Paolo V uouiiiiò a succederlo il car- ripristinato. Laonde il vescovo tiene la
dinal Lanfranco Margoni di Parma, uno Toscanella un vicario generale per la sua
suo tempo e perciò
de' più eruditi del diocesi, oltre quello di Viterbo per la dio-
degnamente laudato da piùscrittori. Ben- cesi di questa. Quindi in Toscanella vi è
ché mai si portò alla sua residenza epi' il vicario generale, la curia generale e il
scopale, per essere occupalo negli affari Per esempio in Gallese, che
cancelliere.
della s. Sede, pure mediante 1' autorità propriamente non ha diocesi, ma bensì,
pontificia, ottenne che il palazzo del car- la propria cattedrale, ch'è concaltedrale
dinal Fovliguerra presso s. Sisto, che col di Civita-Castellana e diOrte per l'unio-
giardino dopo la sua morte era rimasto ne decretata da Fio VII con esse, non vi
agli arcipreti di Viterbo, fosse unito alla è uè curia generale, uè /'icario genera-
mensa vescovile e servisse per abitazione le, ma bensì un Ficario foraneo ed nti
salubre de' vescovi. Morì in Roma nel cancelliere, come nelle altre terre della
.°
1 ilìcembre 1611, come si trae dalla la- diocesi. In Toscanella i vescovi alternano
pide posta in s. Pietro in Vincoli suo tito- r annua residenza con Viterbo. Il cardi-
lo, ove fu tumulato, che leggo nel Bussi, nal Piantili vi si recava ogui anno verso
essendo errate le daled'Ughelliedi Tur- la metà di gennaio un anno, e verso la
riozzi. A'22 dello stesso mese Paolo V gli metà di quaresima un altro anno, e allora
surrogò il suo parente e cameriere segreto vi rimaneva a celebrare le funzioni della
1 6 1 4) tiel quale anno, e qui pure lo ri- I ."vescovo diVilerbo e Toscanella che es-
peto col Turriozzi,uata discordia sul pri- sendone attualmente pastore venne de»
mato de'capiloli delle due cattedrali, de- coiato della s. porpora. A' 18 e 19 giu-
cise la s. Rota Cathcdras Tuscanen. : gno 1624 celebrò il 2.° sinodo diocesa-
et nierhien. esse aeque principaliler no; e nel 634 impetrò dal Papa Urba-
1
unilas. Prima dello storico tuscaniese'a- no Vili una generale benedizione per la
vea soliamo pubblicalo il viterbese Bus- città e ciltadioi di Vilerbo, la quale e^li
4i4 V 1 T V 1 1
liei poolificio nome compoili a'5 aprile. giestia alla cattedrale, e iu quella di To*
Lodatissiino pastore, pianto da tutti per scanella eresse la cappella de'ss. Giuste
iitiiaiflcenZ'i (onile restaurò l'episcopio), eGiuIianodi padronato vescovile, equaa«
ze!o,pielà egiu*tizia,a*i4aprile i636caoi- to altro tlissi in quell'articolo, ma col Bus*
biò questa vita mortale eoo l'eterna. Se- si con più dett-iglioddvo descrivere quel-
polto nella cattedraledi Viterbo, l'Ughel- lo che col Turriozzi appena accennai. U
lioe offreVep\lniVìO, Fiterbienus, ao Tu- toscanellese e ricco Alfonso Donnino, a-*
.scanensisEcdcslae Episcopo. A.' i6(\\ del- matite della pilria ede'suoi vescovi, con-
lo mese Urbano W\ì eìeae vescovo di Vi siderando ch'essi in Toscaneila non avea*
terboeToscauellail Cardinal Alessandro no residenza mollo comoda e decorosa^
Cfsarini roinano, diacono de's?. G)S<na e allorché vi si recavano a stanziare, vo'U
Damiano (Io fu pure di s. Eustachio e di formarla a proprie spese. Pertanto edi-
di s. Maria in Cosmedin, di cui fu bene- ficò un vago e sontuoso palazzo ne! sit(
inerito, oltre le altre chiese riferite nel- più einiiiente della città, con propintpic
la biografia ), non mai Sforza Cesarioi, e delizioso giardino, fumilo di copiose aC'
come erroneamente scrisse il Turriozzi, qiie e fonti. Di più con ottimo gusto e ma'
per quanto ripetutamente ho detto in gitificenzaabbelPie mobiliò il palazzo, or<
quest'articolo parlando di casa Sforza, nando la (."anticamera di vari e pr«'
cioè che l'innesto di essa col'a Cesai ini ge«oli antichi busti di marmo, e nelle pa^
seguì a'27 febbraio iGyS, ed il cardina- reti pose una collezione erudita di ritrai
le era già morto a' 1 6 geiiuaio 1 644» co- ti di uomini illustri. Q lindi in morte le
lue ne accerta il lìiU'ì, Della famìglia lasciò in perpetuo legato a'vescovi di To-
Sforza, t. 2, p. 2 I o, 264 e 29 j. Il car- scaneila e Viterbo, acciocché nel recarsi
difial Cesarini, insigne per nobiltà, pietà nella sua patria per dimorarvi alquanto,
e scienza, a' 12 giugno preso possesso, o per le ordinazioni o per la visita pa-
fecequanto dissi a suo luogo e fu bene- storale, per tanti agi vi si fermassero più
merentissimo della fondazione del semi- Grato il cardinal Bi nncacci
luiigaiiiente.
nai io presso s. Maria Nuova, e molle me Epixcopui Tuscaat'/isis et filcrbiensit.
morie lasciò in Toscaneila, massime il nel 16^2 eresse nell'ingresso del palaz-
detto nella lipide della chiesa collegiata zo lapide di gratitudine, iu oaore della
di s. Maria Maggiore. Breve fu il gover- pia e nobile generosità del Donniiii tvVt
no delle due chiese, a cagione che gravi Tuscanciisi, che offre eziandio il Bussi.
{ilfari della s. Sede richiamavano le sue Del cardinal ragionai dove si conveniva;
•:ure, onde liberamente a' i3 selteoibre qui solo dirò, che tenne 8 sinodi diocesa
j638 le rassegnò nelle mani d' Urbano ni, visitò le due diocesi, compì e aiiglio-
Vili. Mi piace aggiungere collo storico rò il seminario, fu autore di commeude-
Haiti. Fu letterato, e scrisse gli atti coo- voli dissertazioni ecclesiastiche e compo-
cistorialidi Urbano Vili dal 16283 tutto nimenti poetici, e dopo circa 32 anni di
ni ecomph Gli successe a'20 di detto me- tenuta l'a:nmin;slrazione quando diven-
se il cardinal Francesco Maria II Bran- ne vescovo suburbicirio di Sabina nel
cacci napoletano, eruditissimo e perito 1666 e di Frascati nel 1668. Clemente
nelle scienze, già vescovo di Capaccio, X che avea detto nell'elezione, doversi
prendendo possesso con solenne iugiesso i'n vece f«r Papa il Brancacci, a' 2 giu-
a' 25 novembre, lu Viterbo lece la sa gno 1670 couicn il doppio TCsCuvalodl
Y I T VIT 4i5
(li lui nipote Stefano Brancaccì nttpoìe- 10 dì s. Rosa, per la protezione della giù-
tane, allora arcivescovo d'Adrianoputi in liosa vergine viterbese, ninna monaca vi
purtibus, e segretario della s. coogrega- peri. Inognuna delle due chiese sì pose-
ziuoe del concilio, carica che ritenue ; pe* ro lapidi monumentali di gratitudine.
rò sebbene dovesse risiedere in Roma, Lodò poi ilcardinalSantacrocepei' la sua
non mancò alla diiigeute cura delle due mirabile carità,per la quale nun ebbe dif-
gie^gi, pruniuuTeitcJuue sempre con indi- ficoltà d'impegnare anco le sue domesti-
cibile zelo ìt ben», lo splendore, i vauUg- che suppellettili per dotare largamente
gi, massime nel i68i colle 3 volte fat- non poche zitelle pericolanti ; arricchen-
te nelle navaU; della cuttediule e aperta» do la sua chiesa di utensili sagri. Insom-
ru dell'opportune Oueslre. In tale anno ma, che fu uomo tutto di Dio e tutto
il i.°selleuibi'e lituoceuzo Xl uè premiò degli uomini. A ripararne la perdita, Cle-
i meriti cui cardiiialrilo, e i]uindi iucon- mente XI, a preghiera de'dioceAani, eles-
tautnle recusai a risiedere nelle due dio- se il 1.° agosto 1712 vescovo di Viter-
cesi, ma piesluesse ne deplorarono la pei • bo e Toscauella il cardinal Michelange-
dita in Viterbo rS settembre 1682, e fu lo Conti romano. Cos\ il Coleti (il qua-
deposto nella cattedrale con epitallìo re- le giunge con esso nella serie aeWItalìa
citalo dall' Ughelli, produceudo
il Cussi sacra), il Cussi e il Turriozzi ; ma le uffi-
quale recatosi a Viterbo in:;rand'i il co- fatiche per recarsi in persona a prov-
ro delia caltedralf, nubiiilòinessa la cap- vedere ilgrano,sia per migliorare le abi-
pella de'ss. Valentino e Ilario, ed iu ur- tazioni e le vìe di Viterbo, e risarcire i
na più preziosa fece collocare il corpo di danni prodotti dal terremoto del 1695,
s. Uosa.Vigilante e prudente pastore, con- anche in altri luoghi e specialmente ia
vocò nei i6l)3ì1 siuudu diocesano, ed o- Bagnurea. Laonde il pubblico nel palazzo
perate ahi e cose di lodevole pietà, per le del Comune gli pose in detto anno uua
ubiluali indisposizioni cLe gli rendevano memoria di graliludine. Governò da ve-
gravoso li goveruo episcopale, ue'pi imi di scovo con somma prudenza, sapienza e
ottobre 1 699 si dimise. Clemente XI a'24 gravità, cioècon quelle mirabili vìrtiache
gennaio 1701 gli sostituì il cardinal An- l'innalzarono nel 1721 al pontificato col
drea Santacroce romauo, il quale fece il nome di Innocenzo Xlflj e di sopra ri-
suo solenne ingresso in Viteibo 1*8 mag- portai le dimostrazioni fatte allora a que-
giodi tale anno. BenemerilodiToscanel- sta sua antica chiesa di Viterbo, mentre
la,generoso co' poveri, provvido pastore, a quella dì Toscauella con suo moto pro-
mori in Roma a' 10 niaggio 1712 e fu prio per anni i5 assegnò annua pen- 1'
sepolto nella chiesa di s. iVìarìa m Pu- sione di 60 scudi sulla mensa vcìcovile.
Z/Z/co/Zv padronato di sua famìglia, e par- Fece inoltre vescovo d'Amelia l'arcidia-
lata nella sua biografìa. Notò uel suo cono della cattedrale di Viterbo Gìaui-
vescovato il Bussi, che desolala nell'an- battista Renzoli di Velralia.
no 1703 Roma e l' Italia pe' furiosi ter- 11 cardinal Conti riuunzialidue ve- i
remoti, i viterbesi ricorsero con succes- scovati nel marzo 1719, Clemente XI
so al patrocìnio di s. Maria Liberatri- a*i5 di tal mese vi trasferì od Borgo s.
ce, uelia chiesa della ss. Trinità; e che Donnino Adriano Seruiattei nobile d'A
ueil'iuceudio del ito 5 delsoilillu del cu> sisi, promosso a ({ueila chiesa lueulre era
1
4i6 yiT
vicario generale in Viterbo del vescovo conciliò
Yl T
gn animi d' alcuni eoclesiaslici
1
;
cardinal Conli (essendolo «tato eoo esso «i applicò a far fiorire il seminario, prov-
pure d'Osimo e ioolUe suo uditore), il vide di nuovi vicari foranei le due dio-
quale l'avea consagrato nella cattedrale cesi, pose singolare attenzione a'monaste-
a' 18 febbraio 171 3. Nel susseguente ri delle monache assegnando loro idonei
maggio fece il suo solenne e pontificale deputati per l'amministrazione, ridusse
ingresso tanto in Viterbo, quanto in To- a miglior ordine le cancellerie civile e
scanella^ diocesi che più volte visitò, con- criminale, con nuovo archivio, e procurò
sagrando varie chiese, il che notai alla a'suoi diocesani il beneficio delle ss. mis-
sua volta. Con tutto zelo e fervore pro- sioni. A suo tempo la città elesse per uno
mosse la gloria di Dio, il decoro e lo de* suoi protettori s. Luigi Gonzaga ,
splendore delle due chiese. Nel 1 724 ten- splendido ornamento della compagnia di
ne in Viterbo il sinodo diocesano (pub- Gesù, onde il Papa concesse nella sua fe-
blicato colle stampe, nel quale e io quello sta lamessa e l'udìzio comune de' con-
del cardinal Brancacci vi è il Catalogns fessori con rito doppio. Producendo in
JEpiciCoporiini Pilerhiensìutn et Tiisca- Bieda maligne e mortali infermità una
nicnsiiun), dopo il quale con gran pom- conserva d'acqua pe'molini, vi si recò
pa e magnifìcenza nella cattedrale tra- nel 1782 e con l'aiuto del Papa la fece
sferì dal vecchio altare, ad altro da lui rimuovere. Convocò il sinodo diocesano,
fabbricato nobilmente, le ss. Ossa de'glo- recitò erudite omelie, e procurò in ogni
riosi martiri e patroni Valentino e Ila- modo il bene spirituale delle due greggi
rio, inuno a quelle rinvenute di s. Ge- alla sua cura affidate. Costernali i vitei'-
mini confessore. Ricevè in Viterbo deco- besi nel 1736 per la sterminala quantità
rosamente Benedetto XllI, da cui avea di locuste, che minacciavano la distru-
ottenuto la mitra e altre insegne vesco- zione de'seminali e de'frutti della terra,
vili pel capitolo di Viterbo, e di lutto dal paterno zelo del vescovo Abbati fu
ragionai a'Ioro luoghi più sopra. A suo ordinata una gran processione di peni-
tempo, a spese del clero secolare e re- tenza colla miracolosa immagine del ss.
golare, il cav. Benefiale dipinse gli 1 Salvatore di s. Maria Nuova. Partita
medaglioni che sovrastano le colonne dalla cattedrale e passala in s. France-
della catledrale di Viterbo. Ed ivi mor- sco, in questa chiesa un p. gesuita com-
to a'9 aprile 1731, fu tumulato in quel punse il popolo con commovente discor-
tempio innanzi al luogo ove siede la ma- so. Uscita poi e fermatasi a Prato Giar-
gistratura municipale, quando intervie- dino, ivi dal vescovo furono le locuste
ne alle sagre funzioni. Clemente XII a' solennemente maledette (dice il Bussi; ma
12 del seguente maggio, secondo Bussi e forse era meglio e più proprio il dichia-
Turriozzi,oa'2 icome riportano leiVbii- rai e: die' la benedizione contro le locu-
zie di Roma, ed anzi aggiungono, vi tra- operò talmente la Divina
ste); sulle quali
suo animo amorevole, e il suo spirito chè a'nostri peccali era dovuto un qual-
iuforraato alla gloria di Dio; per cui ri- che cusligo, fece sì che i seminali pur
V I T VIT 4«7
restassero non poco diminuill da una fo- sitò più volte la diocesi, pubblicò eru-
cosa nebbia marina, e da una freddissi- morì a'io aprile 1783.
dite omelie, e
ma tramontana, l'una e l'altra successi- Pio VI nel concistoro de' i4 febbraio
vamente durate per più giorni". Ad 1785 creò vescovo di Viterbo e Tosca-
esempio del cardinal Francesco Maria II nella, ed insieme cardinale Muzio Gallo
lìrancacci, a'26 agosto 1746, pubblicò d'Osimo. Oltre la biografia, di sopra ia
ancora questo vescovo l^edilto dell'esen- più luoghi riparlai di lui, essendo la sa-
zioni e privilegi delle tenute della mensa grestia della cattedrale di Viteibo mo-
vescovile di Toscanella. Parlando delia numento di sua munificenza. Morì in
chiesa di s. Angelo in Spala, dissi del- questa città a'<4 dicembre i8of, e in
l'invenzione delle ss. Reliquie avvenuta quel tempio venne deposto. Pio VII gli
a'3o di detto mese, e della processione sostituì a'26 settembre 180 3 Dionisio
fatta dal vescovo per la città. Egli mo- Ridolfini de Connestabili patrizio di Nar-
rì d'apoplessia in Viterbo circa l'aprile ni, traslato dall'arcivescovato di Corinto
1748 e fu sepolto nella cattedrale. Su- in parlibns, colla ritenzione del titolo ar-
bito Benedetto XIV a'6 maggio gli sur- civescovile, segretario della s. congrega-
rogò il cardinal Raniero HI SinioncUi zione della disciplina regolare. Morì a' 17
d'Osi mo, il quale preso i possessi e co- dicembre 1 806 in Viterbo, nella cui cat-
minciata la visita pastorale, così saggia- tedrale riposa il suo corpo. Mg."^ Anno-
mente reggeva le due cattedre, che il vazzi celebrò l'illustre e ottimo pastore,
clero e il popolo ne avea concepite par- per le tante e belle istituzioni colle quali
ticolari speranze; ma la morte lo tolse decorò Viterbo e altri luoghi di sue dio-
dal mondo a'20 agosto 1749» secondo cesi. Lo Papa nel concistoro del-
stesso
le Notizie di Roma, il Turriozzi dicendo l'i gennaio 1808 fece cessare la vedo-
I
a'24, con universale dispiacere, lascian- vanza delle due chiese, nominandone ve-
do alla chiesa di Toscanella con ricchi scovo il venerando Antonio Gabriele
doni la sua eterna memoria, e alla cat- Severoli di Faenza, nunzio di Vienna,
tedrale di Viterbo il suo corpo con atte- vescovo di Fano e arcivescovo di Petra
stati del suo alTetto. A'22 del seguente in partìbus, colla ritenzione del titolo
settembre lo stesso Papa lo fece succe- arcivescovile, divotissimo della gloriosa
dere dal cardinal Giacomo III Oddi di s.Rosa. Non ostante con dolore lasciò
Perugia, mentre era legato di Ravenna, l'amala chiesa di Fano, benché assente.
il quale fu ottimo pastore come lo de- A' IO febbraio, a mezzo di procuratori,
scrissi nella biografia (nel voi. XLVIII, prese possesso de' vescovati di Viterbo e
p. 258j ma nella 2." colonna di p. aSg, Toscanella, continuando a risiedere in
linea 5." dopo la parola cattedrale man- Vienna qual nunzio, onde potè evitare le
ca di Toscanella, coerentemente al ri- funeste conseguenze dell'invasione fran-
ferito iu quell'articolo, insieme alla ri- cese delle sue diocesi, durata più d' un
conoscenza del capitolo per le sue beue- lustro, nella quale disastrosa epoca, tra
fjceuze). Convocò il sinodo nel 1762, e tante amarezze, l'aureo suo cuore provò
morì nella patria Perugia a' 2 maggio il conforto di sapere il sacerdotale vir-
1 770, sepolto in quella chiesa del ss. Ge- tuoso coraggio col quale il clero delle
sti. Dopo lunga due chie-
sede vacante, le sue due diocesi viterbese e toscanellese
se provvide Clemente XlVa' 4 dicembre 1 rifiutò il riprovato giuramento. La di-
1773 con fr. Francese' .Angelo Pastrovich vina Provvidenza nel 18 14 restituì alla
di Sinigaglia, del suo ordine de'conven- s. Sede i suoi dorainii, ed a Pio VII il
tuali, celebre predicatore, consultore del suo trono. Il Papa a rimunerare gran- i
rita magistratura del Comune, ed alla siedette mg.' vescovo suflraganto. Frat-
collegiata aumentò due altri canonici, la tanto a'20 agosto 1823 morto il glorio-
nomina de'quali riservò alla stessa ma- so Pio VII, il sagro collegio credette
gistratura; vi aggiunse 4 beneficiati, 2 dargli a degno successore il cardinal Se-
prebendati e 2 onorari; e solennemente verolij ma al punto che slava per esal-
l'inaugurò nel luglio di detto anno, in- tarlo al pontificato ricevè dall' Austria
cardinandola per sempre nell'acquislata VEsclusiva. Dolenti i cardinali, si rivol-
chiesa di s. Francesco, con ogni decoro sero a lui perchè designasse un porpo-
e spirituale vantaggio de'fedeli. Questa rato per eleggerlo Papa, ed egli propose
chiesa, già de'convenluali, era stata data il cardinal Annibale della Genga, che to-
ad alcuni sacerdoti pel disimpegno della sto crearono supremo Gerarca. Preso il
cura d'anime annessa, per rappresentare nome di Leone XII, dichiarò il cardinal
in qualche modo l'antica collegiata sop- Severoli suo prodatario. Il cardinale so-
pressa da'francesi stanziante in s. Anto- stenne con eroismo l'esclusione, ma af-
nio, e ne fu nominato prevosto il pro- franto nella salute, morì in Roma placi-
"vicaiio generale di Civitavecchia, reduce damente r8 settembre 1824, e venne
dalla deportazione, mg.' Annovazzi be- sepolto in s. Maria sopra Minerva nella
nemerito patrio storico, il quale ricuperò tomba de'suoi maggiori, lagria)ato dalle
a'domenicani la chiesa e il convento, ed due diocesi, per le quali erusi obbligato
a'converitualì per permuta il nuovo con- con volo d'occuparsi ogni giorno del lo-
•venlo in borgo e la chiesa di s. Antonio. ro bene. Devo qui ricordare, che nel voi.
Mancando poi un luogo stabile e decen- LXlV,p. 66, celebrai mg.' Paiffode Conr-
te per la spedizioue e conservazione de' iieval, già vescovo di Seoez, il quale nel
VIT VIT 4'9
1 808 si stabili in Viterbo e vi dioiorò 29 cambre 1825, Bull. Ront. cont.yt. i6,
aunì, e morì nel 1837. Nel suo soggior- p. 363, colla quale disgiunse Civitavec-
no da per tutto, ne'circostatili luoghi, ac- chia dal vescovato di Viterbo, soppresse
corse ad amministrare i sacramenti e ce- la collegiata di s. Francesco, ne ripristinò
lebrare le ceremoiiie pontiQcaii; ovunque in essa la cattedra vescovile, e l'unì al
lasciaudo la cara memoria di sé, e gli ef- vescovato suburbicario di Porlo es. Ruf-
fetti generosi di sue beneficenze. In Vi- Jiiia suggettivamente, onde il cardinal
terbo specialmente fu di molto consiglio vescovo assuma il titolo di Porto, s. Ruf-
e di aiuto perenne a! cardinal Severoli, fina, e Civitavecchia. Formò il capitolo
massime nella sua assenza, e col di lui colla dignità del prevosto, confermò i 6
successore, di cui sono prossimo a parla- canonicati già esistenti, co'suoi preben-
re, e co* quali fu legato in intima fami- dati, e di più ne stabilì due altri pel teo-
nio Martelli. La memoria di mg/ Rullo giuspatronato della cattedrale, con fa-
di Bonneval sarà eterna nell' animo de' coltà di nominare oltre a'due canonicati
viterbesi. Leone XII avea parzialissima vacanti, anche un terzo, in benemerenza
benevolenza per Civitavecchia. Cagione- de' dispendi sostenuti per questa erezio-
vole di salute, da cardinale sollevava tal- ne. Di più, oltre il vicario generale del
volta ne' be'giorni di primavera o di au- cardinal vescovo, a questo accordò per
tunno il suo spìrito e rinfrancava il suo aiuto un vescovo in partibus sulFraga-
corpo, tra le gravi cure di vicario gene- neo, con residenza in Civitavecchia per
rale di Roma, presso le marittime spiagge le sagre ordinazioni e la celebrazione de'
di Palo e di s. Severa, da dove mirava pontificali. Della successiva congiunzione
da lungi l'antica Centocelle, ne ricordava di Civitavecchia a Corneto, e nozioni re-
i suoi vescovi, e sull'attuale stato delle lative, parlai superiormente, massime
pubbliche cose parevagli fosse essa de- nel paragrafo iMo/ite Fiascone; e del ve-
gna di sorte migliore. Vivente il cardinal scovo nuovamente nel voi. XCIV, p. i i
che l'illustre commend. Lazzaro Arcan- va: ah rifletta all'esempio mio e quindi a
geli gonfaloniere, colla dedica di santis- spese mie impari a condursi con pruden-
simo libro. Dopo averlo in essa venerato za e timor santo paventi assai que'Iacci
;
per caro e vigilantissimo pastore, dichia- che tende l'infernal serpente^ e diasi cura
rata l'esultanza e il giubilo di Viterbo in fine di serbarsi tale che un lardo pen-
per lo splendore della porpora dovuta, timento non l'abbia a raggiunger giam-
non lauto alla di lui antica nobilissima mai. Egli è già lunga pezza che si grida
faoìiglia, che tra' molli uomini grandi alle riforme, alla felicità: ma volere o
ÌD ogni genere, annovera altri vescovi e non volere, su questo terreno non si cam-
nunzi apostolici, quanto alle rare virtù mina, ben si precipita. La seduzione in-
che ne adornano l'animo; vedendo dio- i vase tante e tante generazioni, corruppe,
cesani gareggiare con bella emulazione rovinò il mondo, popolò l'inferno, e tut-
mostrazioni, non polendo nella sua rap- tes Qui beatificantur praecipitali".
....
presentanza tacere, espose. » Il mio fi- Gregorio XVI, di vasta mente e magna-
glio Giuseppe, colpito dalla legge, dalosi nimo, per la pace del mondo, fu coslaute-
ad uua vita la più crisliaoa e divota^ non menle propugnacolo iuesp'gnabile con-
VIT VIT 42 ì
tro le rivoluzioni, ma seppe però con in* Toscanella nnili. Siccome di sopra pro-
diligente animo teojperaie le leggi vigen- cedei coli' ultima proposizione concisto-
ti, verso quelli che meritarono il rigore riale nel descrivere il capitolo e le case
Questa è storia E molti di
della giustizia. 1 religiose, però in quella del 1861 si legge
quelli che a torto o ingratamente lo be- di Viterbo, avere il capitolo cattedrale i8
stemmiarono, poi ripetutamente glorifi- canonici, comprese le prebende del teo-
:
carono e benedirono. Laonde con più di logo e de! penitenziere (così la proposizio-
ragione dovea mostrare la sua clemenza, ne. In quella per Civita Castellana, ri-
come benignamente fece e con sensi di parlata nel precedente voi. CI,p. 32 i, e-
di detto mese. Nel 1861 il Papa avendo gravati. In vece leggo nell'ultima propo-
dichiarato il cardinal Pianelti suo Secre- sizione : //-«ci»* ascendimi ad duodeciin
tarlo de' Brevi, il porporato si dimise da' circiler mille scalala romana quibu ^dam
vescovati di Viterbo e Toscanella,e con eliam perpetuis onerihus gravali. Daacme
sensibilissimo dispiacere lasciò le amate la mensa floridamente aumentò nel vesco-
diocesi; di cheegualmente ne furono as- vato del cardinal Pianetli. Dell'ampiezza
sai dolenti diocesani, pel suo lungo e
i dell'unitediocesi ede'luoghi checorapren-
benignissimo governo pastorale. Quindi dono di già parlai. Quella di Viterbo ha 4
Pio IX nel concistoro de' 18 marzo del vicarie foranee, 28 parrocchie, e 27,900
medesimo anno, vi iraslatò dall' arcive- anime circa. L'altra di
Toscanella ha una
scovato di Tebe (F.) in partibus, mg.' vican'i foranea,4parrocchie,e quasi 2800
Gaetano Bedini patrizio di Sinìgnglia anime. Anche qui noterò, che il titolo
(V.)i assistente al soglio pontificio fin da' delle due chiese è promiscuo, per cui ne-
3o luglio i852, segretario della s. con- gli atti appartenenti alla diocesi di 'Vi-
gregazione di Propaganda //c/c, consulto- terbo, ilvescovo s'intitola di Filerbo e
re del s. Unizio e degli alTari ecclesiastici Toscanella j e viceversa negli alti che
straordinari personaggio di cui parlai iu
; appartengono alla giurisdizione di To-
più luoghi, e da ultimo nel voi. XCVIIF, scanella, s'intitola vescovo di Toscanel-
p. 27 e seg. Il Papa nella proposizione la e Fiierììo.
encomio, ne enumerò
concistoriale, nell' VITO, MODESTO e CRESCENZIA
gli onorevoli e ragguardevoli
ufìizi da lui (ss.), martiri. Questi tre santi sono ono-
sostenuti, lodandone la probità, la pietà, revolmente menzionati ne' più antichi
il zelo, degno de' vescovati di Viterbo e martirologi, e uoa si può quiudi dubi-
T
422 V 1 VI T
tare che non abbiano sostenuto eroica- nonico regolare di Oìgnies nella dioces*
mente la fede; ma non si ha notizia della di INaniur, fu parroco nella propria pa-
loro vita. Leggesi ne' loro atti ch'erano tria, dov' ebbe tulio 1'
agio di far cono-
iiciliani di nascita. Vito, di ragguardevo- scere l'eccellenza nel ministero di sua pre-
le famiglia, ebbe a nutrice una cristiana, dicazione, in cui esercilavasi con incredi-
cbian)ataCrescenzia, la quale insiemecon bile frutto delle anime. Tuttavolla l'Ou-
Modesto suo marito, lo allevò ne'princi- din nel Commentario degli.<;crittorieccle-
pii della vera religione, e gFinspirò vivi 5/a,$//c/,eBellarmino ììt%\\ Scrittori eccle-
senticuenti dì pietà. Ilas padre di Vito, a- siastici, che a lungo parlano di lui, rife-
diralo nello scorgere in esso una insupe- riscono che prima fu fatto parroco d'Ar-
rabile avversione all'idolatria, dopo ave- genteuil dal proprio vescovo, e poi si ri-
re usato ogni surla di mali trattamenti tirò tra' canonici d' Oignies nel mona-
per vincerlo, lo consegnò barbaramente stero di s. Maria di Villebrouque nel Bra-
a Valeriano governatore della provincia, bante, e poi nel suddetto d'Oignies nel-
il quale però non ebbe miglior successo le Fiandre. Destinato nel 12 io da Inno-
nei mezzi di cui si servi per espugnare cenzo HI legato apostolico nel territorio
la sua costanza nella fede, ed indurlo ad di Tolosa, nel Biabante e nella Germa-
ubbidire agli editti deiriroperatore. Cre- nia, promulgò con successo la crociata
scenzia e Modesto lo sottrarono dalle ma- contro gli eretici albigesi,de'quali fu acer-
ni de'persecuIori,e fuggirono con esso in rimo persecutore, e poi seguì crocesigna- i
Italia; ma furono presi nella Lucania, e ti io Levante, dove mollosoftiì per la cat-
riportarono la palma del martirio. Ciò tolica religione. Viene da alcuni storici
avvenne nella persecuzione di Dioclezia- accusato come uomo tenace del proprio
no, cioè al principio del IV secolo. Sono parere, per cui pretendeva che ne'consi-
onorati il i5 giugno. gli di guerra, icrocesigoati si conformas-
VlTOiNE(s.), detto in francese s.Van- sero a'suoi sentimenti, lo che si dice riu-
ncs , vescovo di Verdun. Abbracciò in scì loro funesto io Egitto. Licito prima
fresca età la vita monastica, e circa l'an- vescovo d' Acri Toleniaide (/^.), co-
no 49S fu innalzato sulla sede episcopa- m' eragli stalo predetto dalla b. Maria
le di Verdun. adoperò con instancabi-
Si d'Oignies^ si trovò all'assedio di Damia-
suo gregge,
le zelo alla santificazione del ta, dove diede saggio il più nobile di sua
ed miracoli col suo mezzo operati da Dio
i religione e carità, riscattando que' fan-
confermarono l'alta opinione formatasi ciulli che si trovavano in quella città per
delia di lui santità. Estenuato dalle pa- farli educare nella cattolica credenza. Fu
storali fatiche e dnlle austerità, mori in- quindi dal clero e dal popolo di Geru-
torno l'anno 5i5. E onorato il 9 novem- salemme richiesto per governare in qua-
bre. V. Vanìves (s.), congregazione del- lità di patriarca quella chiesa vacante,
l'ordine di s. Benedetto, per la celebre chesecondo l'opinione comune degli scrit-
badia formata sotto il suo nome a Verdun. tori non gli fu accordata dal Papa, il qua-
gran fervore a coltivar le scienze nell'uni- mostrò nella legazione contro gli albige-
versilà di Parigi, e dopo essere stato ca- si, che negavano il suo culto e invocazio-
I
V IT V T 423
«e, e contro i nestoiiani, che prelenJe- mente si potrebbero ritrovare su' popo-
vaiio di toglierle l'incomparabile e sin- li e Provincie orientali, ed ancora varie
golarissimo pregio della divina njalerni- notizie riguardanti le provincie d' occi-
tà, che però lutti furono da lui con va- dente per illustrare la storia; una let-
che gli apparve in sogno, e predisse mol- In mezzo alla costernazione, che l'arrivo
le cose, le quali poi si verificarono. In dell'imperatore Massimiano, fiero perse-
Bonia fu ricevuto con grande onore da' cutore de'cristiani, produsse a Marsiglia,
cardinali, fra'quali da Ugolino Conti suo Vittore uffìziale nelle truppe romane an-
amicissimo, e da Fapa Onorio III, nelle dava notte tempo a visitare i suoi fratel-
cui mani rassegnò la sua ricca chiesa d'A- li, per esortarli a disprezzare la morte e
cri, e ottenne facoltà di tornarsene tra* tenersi fermi nella fede. Fu perciò arre-
suoi canonici. Ma eletto Papa il cardi- stato e condotto davanti a'prefetti Aste-
nal Conti col nome di Gregorio IX, por- rio ed Eutichio, i quali dopo avere inva-
tatosi per congratularsi di sua esaltazio- no tentato di sedurlo, lo mandarono al-
ne, fu da lui nel dicembre 1228 crealo l'imperatore. Questo non avendo potuto
1229
cardinal vescovo di Frascati, e nel smuovere colle minacce la di lui costan-
una bolla per la chiesa di s.
sottoscrisse za, lo fece legare pei piedi e per le mani^
Giorgio Maggiore di Venezia. Dopo di e comandò che fosse tratto per le contra-
che ritornando nelle Gallie, niuuito della de della città, esposto agi' insulti e agli
autorità apostolica per abbattere comple- scherni della ciurmaglia, volendo con ciò
tamente r eresia degli albigesi, die'nuo- intimidire i cristiani; ma il coraggio del
ve prove del suo mirabile zelo. Indi in- raartire riempivali invece di nuovo ardo-
tervenne alle elezioni di Celestino IV e re.Vittore fu ricondotto lutto coperto di
Innocenzo IV, e come visse, virtuosamen- sangue dinanzi a'giudici, i quali bestem-
te morì in Roma con grande opinione miando in sua presenza la nostra santa
di santità nel I244- Trasportalo in Oi- religione, lo strinsero di nuovo a sagrifi-
gnies fu sepolto in quel luogo medesi- care agl'idoli; ma egli dichiarò che li di-
mo, io cui riposa la b. Maria di Oignies, sprezzava, e ch'era pronto a qualunque
in un nobile e magnifico monumento fre- supplizio per Gesìi Cristo. Fu quindi a
giato d' elegante e lungo elogio in ver- lungo tormentato sul cavalletto, e allor-
si. Scrisse questo pio e dotto cardinale quando i carnefici furono spossati, venne
ca piazza, dove il popolo svillaneggiando gio parla di lui come d'uno de' più illu-
il santo, voleva obbligarlo a far tornare stri santi della Chiesa milanese, e s. Gre-
al paganesimo le tre guardie; ma egli ri- gorio di Tours riferisce che la sua tomba
spose non poter distruggere il bene che era celebre per molti miracoli. La chiesa
avea fatto, e i nuovi convertili fermi nel- che porla il suo nome a Milano, appar-
la confessione di Gesù Cristo furono de- tenne ai religiosi Olivetani, che la fecero
capitati. Vittore chiese colle lagrime agli rifabbricare con molta magnificenza, e
occhi di esser partecipe del loro martirio; quando s. Carlo ne fece la dedicazione vi
n>a dopo essere stato di nuovo esposto a- trasferì solennemente le reliquie del san-
gl'insulti del popolo e crudelmente battu- to martire, il quale è onoralo il giorno 8
to fu ricondotto in prigione. Tre giorni di maggio.
appresso l'imperatore lo richiamò al suo VITTORE (s.),d'ArcissurAubenella
tribunale, e gli ordinò di adorare un ido- Sciampagna.Disceso da ragguardevole fa-
lo di Giove ch'era stato posto sopra un n)iglia, mostrò pur dall'infanzia le più fe-
altare con deli' incenso. Vittore, inorri- lici disposizioni per la virtù. La preghiera,
dito, percosse con un calcio l'altare e ro- il digiuno e la elemosina formavano le sue
vesciò l'idolo. Il tiranno per vendicare! più care delizie. Datosi con profitto allo
suoi dei, gli fece tagliar il piede, indi co- studio della sagra Scrittura, si rese reli-
mandò che mola d'un
fosse attaccato alla gioso. L'amore del ritiro lo indusse a
molino e stritolato. Essendosi la macchi- rinunziare alle funzioni esteriori del mi-
na spezzata, ne fu staccato mezzo morto nistero per dedicarsi interamente allacon-
colle ossa inuanle, poscia gli fu troncata templazione nella solitudine. In questo
la lesta. Il suo corpo con quelli di Ales- sanloesercizio fece si rapidi progressi, che
sandro, di Longino e di Feliciano furo- l'anima sua era del contìnuo unita a Dio,
no giltati in mare ; ma sospinti alla ri- e sembrava un angelo rivestilo di corpo
va, i cristiani li seppellirono in una grot- mortale. Anche vivo fu onoralo del dono
ta scavata nella rocca. Kel V secolo Gio- de'miracoli. Mori nel VI ovvero nel VII
vanni Cassia no fabbricò presso la tomba secolo, a Saturnino detto oggidì Saint-
di 8. Vittore un monastero, che ricevette Vitre, lungi due leghe d'Arcis nella dio-
poi la regola di s. Benedetto. Le sue re- cesi di Troyes. Edifìcossi una chiesa sul-
liquie sono custodite in quella chiesa, a la sua tomba, e nell' 887 venne traspor-
riserva d'una porzione che fu trasporta- tato il suo corpo nell'abbnzia di Montier-
ta a Parigi, e deposta nella cappella fab- liamey de' benedettini. La sua festa è se-
bricata io onore del santo martire, che gnata a' 26 febbraio.
poi ingrandita sotto il regno di Lodovi- VITTORE 1 (s.), Papa XV. Africa-
VIT VIT 4^5
no da alcuni annovera-
e figlio di Felice, onde prevenire i mali che potevano na-
to fra'canonici regolari, risplendenle per scere dalla dilTerenza di cui si trattava.
santa vila e per le più belle virtù, fu tro- Pure per un altro motivo di carità e di
194- Perchè il silenzio nella causa sulla vertimento di s. Ireneo, nella lettera che
celebrazione della Pasqua (7^.), trattata gli scrisse in nome suo e de' fedeli delle
senza decisione da s. Aniceto Papa circa Gallie. Attesta s. Firmiliano , che le di-
iltempo, nella contesa ch'ebbe con s. Po- verse pratiche di Roma e di altri paesi
licarpo vescovo di Smirne nell'Asia, col in siffatta celebre contestazione, non rup-
quale se fu diviso nella sentenza non pe> pero giammai la pace, né T unità della
rò lo fu neir animo, non fosse reputato Chiesa cattolica. Dicesi ancora avere or-
consenso della s. Sede, né la permissio- dinato s. Vittore I che non si potesse am-
ne de' Pontefici romani suoi antecessori ministrare solennemente il Datlesimo
fosse giudicata necessità , nel concilio di (/'.), fuorché la domenica di Pasqua e
Roma tenuto nel 196 o nel 198, ordinò di Pentecoste {^.), del quale punto ri-
e stabilì s. Vittore 1 contro i Qitarlode- parlai nel voi. LXVII , p. 33. Dichiarò
cimani (^',) , che la solennità della Pa- similmente, che ogni qualunque acqua
squa di risurrezione si celebrasse secon- naturale poteva servire al battesimo,
do la tradizione degli Apostoli, non già quando lo richiedesse la necessità si può :
nel giorno del plenilunio, ma solamente vedere Fonte BATTESIMALE. Egli si mostrò
nella domenica dopo il plenilunio dell'e- degno successore degli Apostoli , oppo-
quinozio verno. Questa sentenza ponti- nendosi con vigore all'eresie che sorsero
fìcia fu ricevuta dalie chiese d'Asia in dì- al suo tempo, come dice il Butler: com-
versi concilii, ma siccome il vescovo d'E- battè tutti questi eresiarchi, e procurò di
feso in un'assemblea de' vescovi dell'Asia spegnere gli scandali al loro nascimento,
minore, gl'indusse a continuare a cele- dopo aver mostrato tanto zelo nella di-
brare tal festa il giorno 1 4 della luna di sputa rispetto alla celebrazione della Pa-
marzo, s. Vittore I voleva fulminar loro la squa. In diversi concilii tenuti in Roma,
Scomunica (/^.) come disubbidienti, ma scomunicò Teodoto o Teodete Coriario
pare che non oltrepassasse le minacce, e o conciatore di pelli a Bisanzio, Ebione
questa opinione sembra la più probabile, e Artemone da' quali presero scuola gli
ovvero che fu limitata alla privazione di eresiarchi capisetta de' Teodoziani, Sa^
sua particolare comunione (interrompen- mosatenì, Nesloriani, Noeziani , e Sa-
do con essi il commercio delle Lettere pa- helliani (7 •), che ereticamente predica-
cifìche,di cui riparlai nel voi. LIlI,p.io3, vano Cristo solo uomo e non Dio; Va-
e altrove, e l'invio della ss. Eucarislia o lentino capo de' Valentinìani (^.), che
òt\\'Eulogie),e poi gliela restituisse. Sul- oltre ad altri errori ammetteva molti Dei,
le diverse opinioni di s. Vittore I su que- ed insegnava che il corpo di Cristo era
sta grave controversia, ragionai ne' ci- celeste Teodete discepolo del detto Teo-
;
tali articoli. E
come si regola col ple- doto di Bisanzio chiamato il Trapezita
,
nilunio di marzo, nel voi. XC, p. 192. o Banchiere, autore delia setta de'Me/-
Lo scisma che il prete Bhisto avea for- chisedecchiani [J^.) y che pretendevano
mato in Ruma, in occasione di questa essere Melchisedecco maggiore di Gesù
calorosa disputa, e per il quale era sta- Cristo ; Montano altro eresiiirca che die*
to deposto da s. Eleuterio, fu senza dub- origine alla setta de' Moni a nis ti (f^.), la
bio il motivo che determinò s. Vitto- cui ambizione e orgoglio lo condussero
re I a dover mostrare della severità, aireutusiasiuo per cui s' infìnse d'essere
4^6 V I T V IT
illuminalo e cadde io gravi errori. Ter- cristiani martirizzali, sicché non pare do-
tulliano che divenne montanista verso il versi a lui negare tal gloria. Fu sepolto
fine della vita di s. Vittore I, dice cheque- nella basilica Vaticana, in cui si venera
sto Papa mandò comunione a'
lettere di il suo corpo, celebrandosi la festa nel dì
pretesi profeti seguaci di Montano. E' fa- anniversario di sua gIorio!<a morie. Il p. d.
ci! cosa il comprendere come potesse es- Ceillier, Hist. gcnér. des auteurs ecclé-
sere ingannato, poiché trattavasi d'una siastiqnes, t,2,cap. ly.dice che a s. Vitto-
cosa di fatto, ed egli era lontano da'iuo- re I si attribuiscono opere, che non sono
ghi ove viveano le persone; i moatani- degne di lui, quali appuntosouu le 4 l^el-
sti d'altronde tenevano celali i loro vizi tere che vanno col suo nome, due delle
ed i loro empi dogmi sotto la maschera quali furono inserite nelle Decretali a^a-
dell'ipocrisia. Ma tosto che s. Vittore I crife. Di queste 4 Lettere lai.* è diretta
fu informato del vero stato delle cose, ri- a Teofilo arcivescovo di Cesarea di Pa-
vocò le sue lettere e condannò novatori. i lestina, che in essa celebrò il concilio per
Taziano caposetta de' Tazianisti (^.^, accettare il suo decreto sulla Pasqua; la
naufragò pure nella fede, insegnando due 2." agli Africani ; la 3.* è indirizzata a
principii, l'uno buono, l'altro cattivo, con Desiderio vescovo di Vienna di Francia;
altri errori. Vedasi il Libello Sinodico ad un vescovo chiamato Paracoda.
la 4'"
presso Labbé, Condì, t. r, p. 602; Ar- Il s. Girolamo, De Viris illustri-
dottore
duino, Concil. t. 5, p. 249? ; Fabrizio, bus, cap. 34 riferisce che s. Vittore [
I
nazioni nel dicembre creò 12 vescovi, 4 IO 52 da s. Leone IX. Nella biografia dii
preti e 7 diaconi. Governò la Chiesa di s. Gregorio VII narrai, che essendo e-
Dio 9 anni, un mese e 28 giorni. Pati a' gli il celebre Ildebrando suddiacono del-
28 luglio del 2o3 veramente Viltore^ , la Chiesa romana ed economo della s. Se-
perche martire per V ecclesiastica tra- de, di essa e del governo della Chiesa di-
dizione, come scrive s. Nicolò l neil'^^- venne l'anima regolatrice, e seppe ispira-
pw/. 9, presso Labbé,CoAid/.,t.8,p. 34 1. re a'suoi predecessori suo vasto subii il
Anche alcuni scrittori del V secolo lo chia- me concetto, di sottrarre la Chiesa dallo-
mano martire, e il suo nome si trova con stato, il potere spirituale dal temporale,
questo titolo io un antico Pontificale del far quellomaggior di questo, rendere il
35o. 11 Pagi crede però che s. Vittore I Papa indipendente dall'imperatore e ren-
non sia morto per la spada, perchè non derlo più di questo subii me, oltre la restau-
è appellalo se non confessore in alcuni razione delladisciplina ecclesiastica. Mor-
Martirologi. Per altro la sua dignità e il to s. Leone IX a' 19 aprile io'i4, il clero
suo zelo lo esposero così naturalmente e popolo romano inviarono Ildebrando
al martirio, al tempo che vi ebbero molti in Gennaoia ad Eolico HI onde conve-
VI T V I T 427
nire suIT elezione del successore, puìcliè venisse basalo il principio, risiedere nel
in que'iniseri tempi non si trovava nella solo Papa l'autonlà di creare l'imperato-
Chiesa roiuana piopi iamente un soggetto re, di accordargliene o di lorgliene il ti-
idoneo alla suprema dignità, come lasciò tolo e le insegue. Quiudi il Papa passò
scritto Leone Ostiense, Chron. Casin., io Firenze per incontrare l'imperatore
lib. 2,cap. 8g, presso Muratori, Script. Enrico IH ch'era disceso in Italia, con-
rer. Italie, t. 4, p- 4o3. Pertanto Ilde- ducendo seco quali prigioniere Beatrice
brando in Magonza disegnò Papa Ge- e sua figlia gran contessa Matilde (sde-
beardo di specchiala integrità, oou'senza gnalo perchè lar.' avesse sposato Golfre-
TÌrluosa ripugnanza (veramente ilVoight do suo nemico), ed alla sua presenza vi
nella bella Storia di Gregorio FII, in cui celebrò quel concilio che descrissi nel voi.
descrive pure il pontificato diVillore U, XXV, p. 61, in cui vietò d'alienare be- i
colla di lui opera e raccomandazione im- tale. Ebbe rimanente del ducato
daini il
periale, ivi fu eletto dal clero e popolo di Spolcti (F,), e così il suo nome fu re-
romaoo, a' quali spettava, benedetto nel gistrato nella serie di que'duchi. A tale
giovedì santo a'i3 aprile io55, ed intro- articolo dissi pure, che l'imperatore gli
nizzato a'i6 dello slesso mese. Frese il conferì il governo d'Italia, o della Mar-
nome di Vittore II, ovvero glielo impo- ca Fermana, laonde si sottoscriveva Dux
sero i capo-scriniari o prolonolari j e et Marcìiio come notai pure nel voi.
,
volle ritenere ilsuo vescovato d'iiichstell. XLVIII, p. 88. Il che conferma Leopar-
Poco dopo il Papa spedi Ildebrando per di, Series Rectoruni Anconitauae Mar-
vientarif ad abiurare i suoi errori. L'im- flittor imperatore che andava male la
peralore a persuasione d'Ildebrando fece guerra mossagli da GolFredo e che la ,
t.
9, p. loBi Arduino, Condì., l. 6, p.
; trice si ritirò io Roma e morì , per
ivi
1 o4 1 . Osserva Volghi, che dimostrò 12u- quanto accennai a Subiaco, parlando del-
rico III di riconoscere per questo alto la visita che fece del s. Speco), spirando
egli stesso, o per lo ineau permelteva che io mezzo a sì augusti personaggi a'5 et*
428 V T I VI T
tobreiooG. Enrico IV di 5 anni gli sue chiesa di s. Reparala, e si legge in Pape«
cesse come le de'roniani, per risoluzione brochio, Propylaco, p. igi, d. 3, e neM
della dieta imperiale e col permesso di Barouio, Annali, a\\' anno io57, n. 9.^
lia e Roma ove giunse in aprile, e donde vdegio accordato dal Papa monastero al
poco dopo riparti ad istanza di Goffx'edo di s. Felicita di Firenze, lo però aggiun-
per Toscana, cioè dopo avervi celebrato gerò, cheGiuniano Federico di Lorena,
a'i8 aprile un numeroso concilio, in cui fatto cardinale Leone IX, d'ordine
da s.
ché Pontefice, con singoiar pazienza l'in- nastero, indi gli successe dopo 5 giorni
giurie fattegli da'romani agitali dalle fa- col nome di Stefano X. Vacò la cattedra
zioni e perciò irrequieti. Siccome Vitto- di s. Pietro 5 giorni.
re II si mostrava zelantissimo esattore VITTORE III, Papa CLXV. Desi-
dell'osservanza de' decreti del suo pre- derio e chiamato al secolo Deuferio o
decessore s. Leone IX, contro
simonia la Daiferio, sorti i suoi natali dall'illustre
e l'incontinenza de'chierici, molti diven- e potente famiglia Epifania de' conti di
nero suoi nemici e cospirarono per to- Marsi, e figlio del principe di Benevento
tradimento la sua preziosa vita.
gliergli a (pare Pandolfo III,o altro ucciso da'nor-
Certo suddiacono con sacrilega empietà luanni) ove nacque. Siccome pieno di
gli preparò il veleno nella sagra bevan- religione e di timore di Dio, preferendo
da del calice salutare, ma Vittore II fu la virtù della castità, fino da'suoi verdi
preservato da Dio con doppio prodigio, anni abbandonò il mondo e le splendi-
e venne liberato dal grave pericolo ; poi- de nozze stabilite dal padre per conti-
ché il calice all'improvviso divenne cosi nuare la successione della propria stirpe
pesante, che il Papa non potè più ma- come figlio unico, ma il genitore viva-
neggiarlo, e l'infame chierico fu dal de- mente oppose alla sua determinazione.
si
I dia de'cavalli e della spada, usci destra- cipe di Benevento, di condursi in Saler-
'
mente per una porticella di quel tempio, no perchè Daiferio fosse restituito a'suoi;
ed a piedi dopo 8 miglia giunsero all'e- né l'ottenne da Gisolfo li se non a con-
remo del monaco Santari; presso di que- dizione, che gli fosse permesso dimorare
sti restò Daìferio , e Giacinto tornò a nel monastero di s. Sofia, sub nionasd-
Benevento, come si ha da Leone Ostien- ca professione, come si esprime il citato
se, Chron. Casin., lib. 3, cap. 2. I servi Leone Ostiense nel cap. 4- Vi fu dun-
poi non vedendo uscire più dalla chiesa que condotto dallo stesso Landolfo VI io
il loro signore, entrati in essa s'avvide- compagnia de' suoi parenti, e ricevuto
ro ch'era fuggito, e restituitisi a casa lo con molto piacere dall'abbate Gregorio; e
manifestarono alla madre e a' parenti. perchè, come scrive il detto Leone nel
Questi però facendone subito diligenti cap. 5, JJniversìsdesidcrahiliserat,tuiic
ricerche, lo trovarono nel romitorio di primuin mutato eìiis nomine, Desicìe-
Santari, e strappatogli di dosso l'assunto riiun appellari praeccpil: nam usqiie
abito monastico, lo ricondussero in Be- ad id teinpus Daiferius vocabalur. Si
nevento. Quivi saldo il pio giovinetto trattenne Desiderio per alquanti anni
nella vocazione religiosa, si trattenne in s. Sofìa, menando vita religiosissima
presso madre quasi un anno, ben guar-
la ed esemplare. Ma crescendo di giorno ia
dato da'suoi perchè nuovamente non si giorno in lui il fervore di perfezionare la
involasse. Io seguito cessato il sospetto di vocazione e nella penitenza, consideran-
fuga, gli fu permesso di andare libera- do per l'altra parte, che non poteva es«
mente all'episcopio, ch'era vicino alla ca- sere veramente perfetto monaco in pa-
sa materna. Governava allora il celebre tria, ottenne di trasferirsi nel monastero
monastero di s. Sofìa di Benevento, Si- di Nostra Donna edificato in una delle
conolfo con titolo di preposto, il quale 3 isole di Diomede ossia di Tremiti nel
ben sapendo qual fosse l' intenzione di mare Adriatico, poi chiamata di s. Nico-
Daiferio, e quanto all'opposto la contra- lò, le altre due denominandosi di s. Do-
rietà e gelosia in cui lo tenevano suoi i mino Capparara, che io seguito da*
e di
parenti, incominciò ad aver con lui de' benedettini passarono in proprietà de'ca-
colloqui notturni, e scorgendolo sempre nonici regolari Lateraneosi. Per piti me-
più costante nella presa risoluzione, in si Desiderio dimorò in quest'isola, e fu
una notte e nell'età di 22 anni dopo a- tale l'affelto che gli pose l'abbate del mo-
verlo rivestito della cocolla monastica, nastero, che già pensava di cedergli il
senza por mente al prescritto Be- da s. governo dell'abbazia; ciò che penetratosi
nedetto nella sua regola, ed a quanto a- da Desiderio, per evitare la prelatura,
vea di poi ordinalo neir847 il concilio procurò che l'abbate seco lo conducesse
d'Aquisgrana, nel 1048 fattolo salire a per affari monastici a Chicli. Quivi es-
cavallo seco lo condusse a Salerno ivi : sendo stretta parente di Desiderio la mo-
lasciatolo, fece tosto ritorno a Beneven- glie di Trasmondo conte di quella città,
to. Pertanto Daiferio implorò il patroci- tanto seppe adoperarsi che rimase nella
nio di Guai maro IV o meglio del suo sua corte. Passò poi ad abitare per 3 me-
figlio Gisolfo li principe di quella città si in somma austerità nell'eremitico mo-
e suo parente, dal quale ottenne d'essere nastero di Maiella nell'Abruzzo non lun-
pollato nel monastero beuedetlino della gi da Sulmona (ove poi s. Celestino V
a
43o V I T V T
I
fondò l'ordine òe Celestini). Iodi richia- viso, che Stefano X era morto in Firenze
mato, per ordine espresso di s. Leone IX a'29 marzo. Si trovò perciò obbligalo
e diretto al priore dell'eremo, ritornò al Desiderio a retrocedere, per assumere il
rità con s. Leone IX, che spesse volle quali era in lega. 11 perchè Desiderio e-
ebbe l'onore di servirlo da diacono, con molando i suoi munifici predecessori, in»
leggergli l'Evangelo nella messa, come tra prese la decorosa ricostruzione delle
notò Leone Ostiense, e di sé stesso narra fabbriche del monastero, e la riedificazio-
Desiderio ue'suoi Dialoghi. Aweaoe poi, ne della chiesa con sontuosa maguificeu-
che ammalatosi Desiderio si dovè porta- za.Intantoil PapaNicolò II nel sabato de*
re per la cura a Salerno, con felicissi- 6 marzo io5c) creò in Osimo cardinale
mo successo per fiorirvi la famosa scuola Desiderio, dell'ordine de'preti e col titolo
e per Alfano, a Pietro 1 abbate di Manie forma della disciplina monastica, come
Cassino (^'.), ove recalisi furono ambe- apprendo da Cardella; adunque sembr
due onorevolmente accolti e ammessi al- che Novaes nella Storia di Fitlore HI
la monastica professione di quell'arcice- errasse neli'alFermare che Desiderio era
nobio. Da esso passò Desiderio al mona- stalo da s. Leone IX crealo cardinale dia-
stero di s. Benedetto di Capua, col gra- cono de' ss. Sergio e Bacco, indi prete
do di preposto. Nel i oSy per rinunzia di s. Cecilia da Nicolò II a'26 marzo,
di Pietro l, gli fu sostituito il ricordalo data sbagliala. Il Papa confercnò le pre-
cardinal Federico, che neli'istesso anno rogative del monastero, che sotto il car-
successe a Vittore li col nome di Stefa- dinal abbate notabilmente si ampliò nel
no X, ritenendo però il governo dell'ab- dominio spirituale e temporale. Compi-
bazìa. Essendovisi poi recalo a' 3 i di- pilasi la fabbrica della basilica, il cardi-
cembre, autorizzò monaci ad eleggere i nale pregò Alessandro lì che l'amava,
il nuovo abbate, laonde con soddisfazione solennemente consagrarla, e l'esaud'i il
di tulli e dello stesso Papa nel io58 i." ottobre 1071 con isplendido appara-
cadde la scelta su Desiderio, ma non gli to. La bjdia fiorì anche nella scienza per
lasciò il governo per averlo destinato per cura del cardinal Desiderio, ch'egli stes-
apocrisario nella legazione di Costanti- so coltivava, e ne ordinò la biblioteca
nopoli all'imperatore Isacco Comneoo. con far descrivere da'monaci vetusti co-
Subito si portò Desiderio in Bari per im- dici, promuovendo le arti liberali e mec-
barcarsi a quella volta, ma mentre quivi caniche. Ottenne nuovi privilegi alla me-
traltenevasi per aUendere l'opportunità desima, e propagò l'ordine beuedeltino,
dell'imbarco, gli fu recalo l'infauslo av- il tutto aveodo meglio narrato a Monte
VIT VIT 43i
Cassino. In tal modo Desiderio diventò non si arrendessero ad accettare il pon-
uno de'piìi preziosi ornamenti del gran tificalo. L'insuperabile ripugnanza del
monastero, celebrandolo Pietro Diacono cardinal Desiderio, afflisse cardmali
i
talia del suo secolo, anche pe'summento- nali in Pioma, ed adunatisi pe'sagri co-
vati suoi Dialoghi stampati più tardi in mizi nella diaconia di s. Lucia in Selce,
Koma nel i65i, ne' quali seguendo Tor- o in quella di s. Lucia in Seltizonio^^f^^.),
me del suo grande predecessore s. Grego- ove con violenza vi condussero il cardi-
rio I, vi descrisse alcune vite di Santi. nal Desiderio, dopo averlo iuutilmente
ibagnanimo e gran Pontefice s. Gre-
li per un anno pregato indarno ad accet-
gorio l II, come suoi predecessori, si
i tare il pontificato a cui l'avea designalo
prevalse utilmente della di lui opera, il santo suo predecessore, malgrado la
prudenza e sperienza in molte occasioni, sua ferma ripugnanza, a'24 Q^ago'^ ' 086,
nelle quali recò sommi vantaggi allaChie- festa di Pentecoste, definitivamente Io
sa,siiigularmetile ne'turbuleutissimi tem- crearono Papa, e gliposero il nome di
pi del suo glorioso e memorando ponti- Vittore III, come siha da Leone Ostien-
ficato, nella crudele persecuzione dell'im- se, forsechè per la sua renitenza nel dare
peratore Enrico 1 V,checostrinseil Papa a il consenso, anco ricusò di cambiarsi il
fuggire in Salerno, ove moria'aS maggio nome giusta il costuine. Il degno cardi-
lotìS. Tre giorni prima, pregato s. Gre- nal Desiderio sempre renitente, adduce-
gorio VII da'cardinali a SUggeri re loro chi va per ragione sua insufficienza, ed il
la
fosse opportuno e degno d'essergli sosti tul- poco tempo che gli restava di vita; pro-
io, iuquelledeplorabili e tantodisgraziate testando che preferiva dt andare pelle-
circostanze della Chiesa, segno della più grinando a questuare il pane, che ad-
fiera persecuzione, il Papa gli esortò ad dossarsi un tanto enorme peso, o almeno
eleggere o il cardinal Chalillon, o il car- si sarebbe subilo ritirato a Monte Cas-
dinal Ugo
di Die (^), ovvero il cardi- sino. Laonde diversi cardinali scossi da
nal Desiderio abbate di Monte Cassino. tanta fermezza, gli dierono facoltà di e-
£ siccome i due primi erano assenti e leggere chi volesse per Papa, ed egli no-
lontani, CO)] s. Gregorio VII racconìandò u)iiiò il cardinal Chàtillon vescovo d'O-
al sagro collegio di preferire il cardinal stia. Erano in procinto i sagri elettori di
Desiderio ch'era presente; dichiarando proclamarlo, quando si alzò un cardinale
con ispirito profetico, benchc questo ptr protestando: Essere contro i canoni il
poco tempo avrebbe occupalo la s. Se- passaggio d' un vescovato all' altro. Per
de, come racconta Paolo Bernriedense questo nuovo ostacolo i cardinali si con-
nella Fila di s. Gregorio f II, cap. i og, fermarono pel cardinal Desiderio, e di
presso Muratori, Script, rcr. Iial., t. 3, forza gl'imposero la cappa rossa papale
p. 347. Aggiunge Leone Ostiense, lib. 3, e il nome di Vittore 111, ma non pote-
cap. 65, che inoltre dichiarò e propose rono sovrapporgli la veste bianca, per la
s. Gregorio VII, ancora s. Anselmo ve- sua forte resistenza. Passati 4g'orui do
scovo di Lucca, Del caso che i tre primi pò la sua elezione, secondo Nuvaes, 8 al
432 V 1 T V IT
dire di allri, temendo gli scismalici par- piedi, e nel restituirsi il Papa in Roma,
tigiani d'Enrico IV, parti Villore III da dopo esseisi trattenuta con 8 giorni
lui
vo al suo diletto Monte Cassino, e non Angelo, lasciando però guarniti lutti i
mollo dopo si restituì a Roma. Tutta- posti della basilica Vaticana; onde l'an-
volta ritenne la carica di abbate, né vol- tipapa non potè celebrarvi la messa nella
le che si eleggesse altro abbate finché vi- festa di s. Pietro, il che fece nel vicino
veva, e lo testifica Leone Ostiense nel ed adiacente tempio di s. Maria in Tur-
lib. 2, cap. qS, e nel lib. 3, cap, g. Quan- ribuf, chiesa da altri interpretata per s.
to Vittore III fu edificante per umiltà Malia della Rotonda o Pantheon. Nella
nel rifiutare il pontificalo, altrettanto sera però uscitane dalla basilica la guar-
scandaiezzò il cai'dinal Ugo de Die, che nigione di Vittore 111, nel dì seguente
vedendosi preterito, per ambizione si get- vi celebrò V antipapa, dopo aver fatto
tò nel partito dell'antipapa Cltnìentellfj lavare l'altare come profanato; benché
insorto contro il predecessore, e scagliò ritiratosi co'suoi, nel giorno appresso la
indegne ingiurie e false calunnie contro basilica ritornò nelle mani del Papa. Que-
il santo Pontefice, presso la gran con- sti rapidi avvenimenti fecero risolvere Vit-
tessa Matilde, ma inutilmente. Questa tore III a riparare a Monte Cassino. Notai
eroina delia Chiesa erasi recata a Monte nel voi. VI, p. 26, che nel suo soggiorno
1
l'Isola, nel palazzo degli Anizii. iigli fece tembre del 1087 da una dissenteria, co-
fabbricare Borgo Vitlorio, presso il J^a-
il lue narra Sigeberlo in Chronico all'aano
/
iicario i .). Fu un concilio ceiebratoiii^f^-
' 1086, provenuta dal veleno messo den-
nevenlo nell'agosto 087 scomunicò e de- 1 , tro del calice, per tradimento del perfido
pose rini(|uo antipapa Clemente III, an- Enrico IV, e dell'iniquo antipapa, e lo
che dall'ordioe saceidokile; condannò e riferiscono Tritemio, De viris illustr. s,
434 V T V IT
monaci facessero con rito doppio a* i 6 tutti i dominii di detto conte. Oltre a ciò
settembre ruflìzio di s. Vittore III Papn, nello stesso concilio compose la grave
d'origine di Benevento (di cui egli rite- controversia insorta tra il vescovo d'Ar-
neva l'arcivescovato) e di professione ras ed monaci dell'abbazia Marchianen-
i
Qui prospernm, presso il Bull. Rom., dinale era amicissimo, gli scrisse una let-
t. 12, p. 249. Lo slesso uffizio si fa nel tera intorno agli errori di Pietro Abe-
monastero della ss. Trinità della Cava, lardo. Morì nell'esercizio di sua legazio-
nella città di Benevento, e nella città e ne, neh i4t onel 14^) ovvero nel i i43
1
diocesi di Vaccia in Ungheria. Degli scrit- secondo Ughelli, lasciando suoi beni al i
tori di sua vita e gloriose geste, non che monastero di s. Vittore di Parigi, e de-
de'4 Dialoghi della vita e miracoli de' stinando s. Bernardo per esecutore testa-
ss. Benedettini, composti da Vittore III, mentario.
tratta Ta(tìv\, Degliscritlori del regno di VITTORE Ugone, Cardinale. V.
JVapoli, presso il p. Calogerà, Opuscoli, Sanvittore Ugone.
t. 21, p. 127. Il Borgia che nelle Me- VITTOPiE (s.). Congregazione e ce-
morie isteriche di Benevento, t. i, p. lebre abbazia di Canonici regolari di
25o e seg., molto scrisse di Vittore III, s. littore di Parigi [F.).
osserva che s. Pier Damiani quando era VITTORE (s.). Congregazrone e ce-
abbate lo chiamò Arcangelo de'nionaci, lebre abbazia di monaci benedettini di
e che fu degno d'essere annoverato tra' di s. Vittore di Marsiglia (F.).
letterali d'Italia del suo secolo. Abbia- VITTORI o VETTORI Carlo Ro-
mo di Gio. Adolfo Hartmann, P^itae ri- berto, Cardinale. Patrizio romano, di
cloris HI Pontif. Romani, Marburghi mente sublime e d* ingegno penetrante,
1720. Vacòla s. Sede 5 mesi e 25giorni. compiti con successo gli studi e sostenute
VITTORE IV, Antipapa. F. Anti- con plauso universale pubbliche conclu-
papa XXIX. sioni nelle facoltà filosofiche e teologiche,
VITTORE V, Antipapa. F. Antipa- diedealla luce un libro sullo stile di que'
pa XXX, ed il XXI, p. 2t2.
voi. tempi, cui il solo titolo basta per sé sles-
VITTORE DI S. IVO, Cardinale. so a dimostrare quanto fosse depravalo
Canonico regolare di s. Vittore di Parigi, e alieno dal buon gusto
Effata Peri' :
glielmo duca d'Aquitanìa, e sospese dal rato commissario generale, con suprema
suo ministero Bartolomeo vescovo di facoltà di fare tultociòche nelle rispet-
Luon, Simone di Noyon,e Pietro di Sen- tive circostanze avesse stimalo opportu-
lis che aveauo autorizzato quel supposto no e necessario. Spedilo dal Papa cui ti-
nunzio alla corte eli Savoia, assistè quin* suo nome, capitale della provincia basca
ili colla qualifica di segretario il carciitial d'Alava Alaba, pine nel regno di Ca-
Chigi nipote d' Alessandro VII e legato stiglia, dipendente dalla Na varrà e una
a lalcre in Francia. In seguito, per pre- ilel'e 3 divisioni della Discaglia, oggi for-
sentare a nome del Papa ìe Fascie bene- mante massima parte della provincia
la
rio. Mentre fungeva la nunziatura, A'e«- dola r Ebro al sud-ovest. La città è di-
Sandro VII a' i4 gennaio 1664 lo creò stante I leghe da Bilbao e 65 da Ma-
I
cardinale prete, e ritornato in Roma gli drid, posta sulla strada di Francia sur una
conferì per titolo la chiesa di s. Maria in eminenza che al nord domina una bella
Araceli, dichiarandolo legato di Roma pianura. Il clima in estate vi è dolce, ma
gna. Neirammioistrazione di questa, riu- freddissimo nel verno ; però i geli e la ne-
scì più moderato di quello che dimostra- ve non vi sono di molta durala. Ad ec-
va ilsuo spirilo in>petuo?o, avendo ripor- cezione di alcune, le vie sono pulite, re-
tato da' [)0[)oli ronìagnoli lode di retti- golari e assai bene costruite. La via iVuo-
tudine e di z«lo per la giustizia. Si trovò va presenta una serie di case bellissime.
in Roma presente a'comizi di Clenienle Li più bella piazza è la delta Quadrata,
IX e di Clemente X, ed ivi passò a mi- adorna di case in pietra viva, di bellissi-
glior vita nel i6j3,ò\6H iinni, e fii se- ma architettura uniforme, sostenute da
polto nella chiesa di s. Andre» della Val- portici larghi i5 piedi, col pavimento a
le, cioè nella cappella di s. Sebastiano, sen- lastroni di in armo ; lungo i quali portici
z'alcuna memoria, e non altiintenti; poi- sono magazzini e botteghe, essendo de-
ché errarono scrivendo di lui, B ittagli- stinato il mezzo della piazza a'mercati ;
ni negli Annali, e assai di più l'Eggs nel- il palazzo civico ne forma il lato meri-
la Porpora dotta. dionale. Tra gli altri edifizi, notansi,il pa-
VITTORIA (s.), vergine e martire. lazzo occupato dalla società Biscaglina;
Romana di nascita, fu allevata nella reli- l'ospizio degli orfanelli, il cui l." corpo
gione cristiana, e si propose di con«.agrar- di fabbricato vedesi ornato d'8 colonne
si a Gesù Cristo nello stato di verginità. doriche e il 2.° d'8 colonne ioniche ; l'o-
436 V T I V TT
ri, si fa da' suoi circa 12,000 abitanti costrinsero ad abbaitdonHi-Ia.Già ne'sooi
colla Navarra, colla Castiglia Vecchia, di dintorni toccò nel 18 fz l'ultima perdi-
cui è un grande emporio, e co'poiti'di s. ta a Giuseppe Bonapirte, che il fratello
Sebastiano e di Bilbao, Havvi una do- Napoleone a'6 giugno 1808 nvea im-
I
gana, e poco distante trovansi nel suo posto per re alla Sp.igiia, violenta domi-
territoi'io le considerabili saline di Ague- nazione che cessò l'8 diceinl)re 8 3. —
—
1 i
dubbio fu occupata da' romani vincito- la II regina di Spagna, con la bolla pon-
stellano, che sia slata costruita nei 180 1 marsi con 16 canonici capitolari, e 12
alle falde del monte s, Adriano, ove pree- beneficiati. Meglioèvedereil vol.LXVII I,
sisteva il villaggio Gasteys, e aggiunge p. 199 e seg. pe'dettagli. Sebbene ripf«r-
che la valle sottoposta, ove le abitazioni lai del concordato nel voi. XCIX, p. 235,
si estendono, viene irrigata dal Zadora. tuttavia ancora non è stato noatinatoii
Ricevette nel 143 1 da Giovanni redi II suo «escovo.
Castiglia e di Leon il che
titolo di città, VlTTOliIA{FiV/oWe/0,o Porto F,t-
le fu confermato nel 1476 da Ferdinan- toria (^.)- Città con residenza vescovile
do V il Cattolico, Vittoria è celebre nel- i\e:\\' Oceania (^.). Tuttora n'è pastore
la storia de' Pontefici ronjBui, poiché il vescovo riportato nel citato articolo, e
mentre vi risiedeva Adriano Florenzi di riparlai della regione e della diocesi, che
Utrecht vescovo di Ter tosa (^•), quale ha giurisdizione sull'Australia settentrio*
governatore generale della Spagna pei naie.nel voi. XCVIII,p. 368e37 r,nel pa-
suo antico discepolo Carlo imperato- V ragrafo Oce/^rt/rtsdell'aiticoloVic ari Apo-
re, nel conclave di Roma a'
g gennaio stolici, per quelli eretti posteriormente,
i5!22 fu eletto Papa, A' 9 del seguente oltre altri vescovati. Contiene la diocesi
febbraio n'ebbe !i notizia in Vittoria, 7 parrocchie, e più di 9000 cattolici. Vi
ritenendo il nome si chiamò Adriano è pure un vescovo protestante inglese, di
VI. L'ultimo di febbraio rispose da Vit- cui narra la Civiltà Cattolica, serie 4-"»
toria a\ Sa grò Collegio, sottoscrivendosi, 1. 1, p. 384, che neh 858 avea pubblica-
l'eletto Papa. A' 12 marzo parfi da Vit- to sul giornale di Scian-Hai, la sua gran
toria per Roma e vi pervenne a'28 ago- paura che i missionari francesi riscuotes-
sto. Tutto narrai nel voi. LXVlIljp. I 19 sero tutte le antiche possessioni che avea-
e articoli relativi. Poco conosciuto allor- no Cina e specialmente a Pekino, ed
in
ché venne esaltato alla cattedra apostoli- acquistassero così una preponderanza
ca, vi sedette santamente, il che pure po- spaventosa. Ma da un missionario fu per-
confutandone le calunnie.
le rare virtù, e cesi non aveano pretensioni onde il ve- ;
I francesi occuparono Vittoria dal prin- scovo protestante ne lodò lo spirito di-
cipio della guerra di Spagna, sino a'2 i sinteressato, e il loro zelante operare, la-
giugno i8i3, che gli eserciti alleati li mentando il restare indietro de'suoi mi-
VIT VI T 437-
Distri.Osserverò di passaggio, benché mi lazioue totale della colonia, cheo anni i
allontauo dall'argomento, che nell'indice fa non contava che 3o, eoo abitanti, ora
si congiuugerà al suo luogo nel succitato ne ha più di 470,000. Essa possiede una
articolo, ove ne ragionai , che in conse- assemblea legislativa di 60 membri , la
guenza dell'ulteriori vittorie riportate in quale amministra gli affari del paese sot-
Cina sulla fine d'agosto 860, dagli alleati 1 to la direzione d'un governatore nomi-
francesi e inglesi il governo del celeste
, nato dalla regina d'Inghilterra, e rappre-
impero erasi piegato a nuove trattative sentante il potere «secutivo. L'assemblea
di pace, ma per le consuete tergiversazio- é un completo mescuglio d'ogni profes*
ni de' cinesi, gli alleati fecero marciare sìone e d'ugni interesse : contiene 5 av>
10,000 uomini contro la capitale Peki- vocali, IO negozianti , a commissari sti-
Bo, la quale cadde senza colpo ferire in matori, 2 medici, 2 intendenti di distret-
loro mano, giacché l'imperatore col suo to, un libraio-editore , un mercante di
esercito tartaro se n'era fuggito. CoA la vino, uomo assai considerevole, avendo
Croce, emblema della civiltà cristiana, introdotto nella colonia le piante prin-
sormonta nuovamente nella capitale deU cipali della vigna di Borgogna e di Bor-
]a Cina templi della religione cristiana,
i de:4ux, un avvocalo generale, il presi-
chiusi da più d' un secolo. Lo strepitoso dente de'Iavori pubblici della colonia, il
anno questa parte de'possedimenti inglesi trapresa delle miniere del paese, la riscos-
lorché Unnerico re de'vandali nel 484 si si a Cassio per essergli compagno nelle a«
mise perseguitare crudelmente gli orto- postoliche fatiche, gli fu eziandio compa-
dossi. Questo re ariano, pubblicali severi gno nella gloria del martirio verso l'anno
editti contro la religione cattolica, tentò a 66. Essi sono onorati in Alvergna il i5
na, che furono presi e condotti a Tabaia meriano. Oltre molti altri tormenti, sof-
Della stessa provincia, e dopo vari tormen- frirono la tortura del cavalletto ; ma la lo-
ti furono bruciati con lamine di ferro ar- ro costanza non fu smossa d'impunto. A-
roventite, e i loro corpi straziati della più diralo perciò il giudice, ordinò che Vitto-
orribile maniera. Gli altri due, nominali rino fosse messo in un grande mortaio, in
entrambi Frumenzio, erano mercanti di cui gli furono pestali i piedi e le gambe,
Cartagine, e patirono pure verso quel indi fu ucciso, 1 suoi compagni, anziché
lena pò. spaventarsi del <li lui supplicio, ardevano
VlTTORlCO(s.), martire, r. FusciA- del desiderio di dividerne la gloria. Ecco
NO (s.). dunque, che Vittore, uno d'essi, lietamen-
VlTTORICO(s.), martire. F. Monta- te andò incontro allo stesso strazio; Nice-
tutti i martirologi de'lalini fanno memo- vita è sconosciuta, a' 23 d' agosti).
ria di questi santi martiri, ^'ei Menai e nel VITTRICIO vescovo di Rouen.
(s.),
VITTORINO (s.), vescovo martire. siasi convertilo alla fedecristidua nel tem-
ia Grecia; dipoi, considerando non essere Un giorno che le truppe erano radunate
le cose del mondo altro che vanità, consa- insieme, egli si avanzò in mezzo al campo
grò il suo ingegno e lesue fatiche allaglo- e depose il suo abito militare in un colla
ria della religione. Fu fatto vescovo di armi dinanzi il tribuno, dicendogli eh' e>
Pettaw nell'alta Pannonia, che presen- gli non pensava più ad altro che a vestirsi
temente forma il ducato di Sliria, Scrisse interiormente della pice e della giustizia
contro la maggior parte dell'eresie del suo cristiana. Il tribuno, ch'era idolatra, co-
tempo;coraposeanchede'conamenlariso« mandòchefosse battuto efldgellalo a san-
pra la s. Scrittura; ma delle sue opere ci gue. Condotto poscia in prigione, fu di-
rimane soltanto un piccolo trattato Della steso nudo sopra rollami di coccio, ilqual
creazione del mondo, ed uno sopra 1' A tormento non servi che a far vieppiù ri-
pocalisse, che si trova nella Biblioleca de' splendere la sua fermezza nella fede. Fi-
Padri: quest'ultimo non è opera intiera, nalmente fu presentato al conte o genera»
ed alcuni la credono ancheguasta. S. Vit- le dell'armata, il quale lo condannò ad
torino fìoriva nel 2go, e terminò la sua essere decapitato. Sostenuto dalle conso-
vita col martirio, a quanto pare, nel 3o4) lazioni che Dio spandeva nell'anima sua,
nella persecuzione di Diocleziano. E' no- dirigevasi coraggiosamente al luogo del
minato nel martirologio romano il 2 no- supplizio, ((uando colui chedovea esegui-
vembre. S. Girolamo dice che fu una del- re la sentenza, insultandolo nell'accoiu-
le colonne della Chiesa, e che compose o- pagnarvelo, fu punito di sua insolenza
pere utilissime in latino, nelle quali si tro- perdendo all'istante la vista. Avendo Vit-
vano grandi sentimenti, sebbene lo stile tricio invano pregato le guardie di rallen-
44o V I V 1 V
abitata da' inorìni e da'iiet'vìi, dove iu e rivedere il suo caro amico Paolino, il
breve il nume di Gesù Cristo risuouò iu quale se ne dolse in una lettera che scris-
ogni parte, si edificarono chiese, forma se circa la fine del 4o4> '" c"' ^'^e ch'era
l'onci inoaasteri; le città, le campagne, le slato indegno di ricevere questa consola-
isole, le foreste si popolarouo di santi. Al- zione: v'inserisce una professione di fede
cuni pretendono che s. Vittricìo abbia fat- sui misteri della Trinità e dell'Iucaroa-
ta questa missione prima occupare la
di zioiie, e vi palesa la sua gioia per aver
sede di Roueo, altri sostengono il contra- Vittricio confuso la calunnia, e trionfalo
rio; ma la prima opinione sembra più pro- de'suui nemici. Avendo il santo vescovo
babile. Fuò essere che egli fosse allora ve- di Rouen consultato la s. Sedesopra alcu-
scovo regionario. A detta di s. Paolino, ni punti di disciplina. Papa Innocenzo I
«gli fu elevato all'episcopato dalla Sede gl'indirizzo nel 4o4 ""* decretale conte-
tipostolica. Ebbe stretta amicizia con s. nente I 3 articoli, i quali principalmente
3VIartino di Tours, e trovassi con lui a risguardavano il clero, ed eranvipuredel-
Vienna sul Rodano allorché s. Paolino le regole per le vergini che hanno scelto
lecossi a consultarlo sopra la scelta del Gesù Cristo per loro sposo ed hanno rice-
suo ritiro. Egli era allora pastore della vuto il s<igro velo per raauo del sacerdote.
chiesa di Rouen. Questa città, dice 8. Pao- S. Vittricio visseancora alcuni anni sulla
lino, dapprima poco conosciuta, divenne sede di Rouen, di cui fu l'S." vescovo. Mo-
sotto Vittricio una novella Gerusalemme, rì circa 4i ^, o 2 anni più tardi secondo
il
ed il suo nume fu celebre fra le più diu- alcuni scrittori. La sua festa è indicala a'
stri chiese del mondo cristiauo. Essendo 7 d'agosto nei martirologi di Francia e
nate delle dissensioni tra' vescovi della nei romano moderno, nel qual gioroo si
Gran Bretagna, forse prodotte dagli aria- celebra pure a Rouen.
ni, fu chiamato s. Vitlricio a rimetter la VIVA, EVVIVA, Fivas. Ordinaria e
pace fra loro, e colla sua pazienza e carità frequente Acclamazione (F.) festevole e
1 insci a riporvi la calma. Poco dopo il suo affettuoso applauso, che comprende di-
ritorno nella diocesi circa Tanno 3q6, s. tnostruzioui d'allegrezza domestica e pub-
Ambrogio edalcuni altri vescovi gli man- blica, felici augurii di vivere unga, prospe- I
darouu molle ss. Reliquie. Per collocarle ra, gioconda e gloriosa vita. Il celebre d.
decentemente egli edificò una chiesa a Giuseppe cav. Manuzzi nel suo classico
Houen, e ne fece la traslazione con molta Vocabolario dilla lingua italiana (di
solennità allorché l'edifizio fu condotto a cui mi fece nobilissimo e prezioso dono,
fine. Nel discorso che fece in questa occa- che qui registro a mio onore, ed a mo-
sione ci lasciò una descrizione della cere- numento d'imperituro grato e ammire-
luouia, ed i nomi dei santi a'quali appar- vole animo), definisce il /7i'a, derivan-
tenevano quelle reliquie. Esso trovasi nel te dal verbo v/Ve/e; » Voce d applauso
t. 2 delle opere di s, Ambrogio. Frattan- a checchessia, che talora si usa anche
to s. Vittricio fu accusato di errar nella i/iforza di siistanl.hal. io, Gr. tw. G. V,
jede; ed è probabile che questo preteso io, 55, 5. yii'a, vii'a il nostro signore
errore avesse per oggetto la ss. Trinità: e re de' Romani. Salvia Disc. \, iSZ.
lua egli non trovò difficoltà a potersi giu- Così finì il suo discorso, il quale fu segui-
stificare pienamente- Sembra doversi at- lo da tulli popoli con replicali Viva, e
i
tribuire a questa accusa il viaggio che fe- con segnalale acclamazioni. * Menz.sal.
ce a Roma circa il 4o3, sotto il pontificato 4- Avete loco Neil' Accademia, e ognun
di Innocenzo-i. 11 desiderio che avea di vi grida il Viva (V). * § Vi\>a Dio. Sor-
tornare alla custodia del suo gregge, non ta di esclamazione , che vale Lodale
gli penuise di portarsi a ^'bla per visitare Dio. Bellin, Disc, i, 25i. Ma ?iva Dio,
V 1 V VI V , 44t
nccademici, ch'ella non è cosi, e rlcliia- non sempre siano da Fìvo, ma talora lo
luale pure gli spiriti alla grandezza del- stesso che il Bibase il Bibatis d'altri ve-
l' animo vostro (C) ". Il vocabolo f^^wa tri in migliore ortografia. Zezes, può
è alhes'i acclamazione convivale, che si tradursi anche, Deh che tu viva, in sen-
suol fare per lieto augurio ne' Triclinii so ottativo. Altre formole di acclamazio»
{F.) ^ii Banchetti (f^.)o Comn'ti (A'.) ne notai nel voi. XCVI , p. 296, 3o5,
o Pranzi (nel quale articolo non poco ne 3(0. Il vescovo Sarnelli, Lettere eccle-
ragionai, insieme alle dillerenli acclama- siastiche, t. 3, ci diede la 4o." *.
Delle ac-
7Ìoni antiche emoderne, colle formalità clamazioni use a farsi nell' Elezione de'
che l'accompagnarono, ed anco pe' Papi Pontefici {F.), e ne' Sinodi {F.), nel-
e altri Sovrani, con varie formole), me- r elezione degl' Imperatori (F.) e de*
diante il piacevole e festeggiiinte Saluto Be (F.), ed anche a Letterati. Mi limi-
(f^.) o invito, del Brindisi (f.) nell'at- terò a riferire. Le più antiche acclama-
to di bere il f'ino (f^.) con Faso (/'.), zioni dell'elezione e successione de' re, si
aniicamenle eziandio di corno con>e no- hanno dalla s. Scrittura. Gl'israeliti riel-
tai ne'vol. LV, p. Sg, XGVI, p. 280 e l'elezione deli." loro re Saul, tulli escla-
altrove. Egli è questo remoto egiubilante marono Fivat Rex. Que' che elessero
:
uso pressoché lutti i popoli, e dagli an- successore di David il suo figlio Adonia
Vetro (^.).
ni espresso ancora ne' vasi di Rex Adonias. M^ David riprovando tal
In que>t'aiticolo col Buonarruoti Os- , partito, subito gli antepose Salomone, na-
servazioni de vasi antichi di vetro, col togli da Brrsabea, e giusta la promessa
Marangoni, Delle cose gentilesche e pro- fdtta a questa, ordinò che fosse unto re
Jane trasportate ad uso delle Chiede, e e si esclamasse Fivat Rex Salomon,
:
varie formole, impresse e dipinte ne'me- ancora la voce Felicìter, ed oggidì l'ac-
desimi vasi. Gli antichi cristiani usarono clamazione più ordinaria è Fiva Fiva,
il Fiva, quasi come un Hosanna {F.), Nel 6o3 giunte in Roma le immagini im-
nelle /4gapc (riparlate in più luoghi), periali di Foca e Leonzia s. Gregorio ,
pel dichiarato del p. Garrucci,di cui più sio : Euge. In Plutarco: Acriter, inge-
avanti, sebbene convenga che fu costan- niose, floride. Quest'ultimo però biasi-
temente scritto sui vetri cimiteriali il ma quelle eh' egli chiama voci forestie-
Zesus, scambiandosi l'iniziale/ in Z, nel re, com'è quella Divine, che passa dal-
nomediGesù.Osservòil celebre p.Giam- l'applauso all'adulazione. Parlò da cri-
pietro Secchi gesuita, HJentorie di s. Sa- stiano Epitteto filosofo ,
quando disse :
e dubitò che l'altre di Vivas e Fivatis, tet. Riferisce il Buonarruoti che fu solito
i
/l'p V V I V r V
iie'convlti al bere di acclamare, V'ivas^ slnine invitandosi a bere un vecchio
Viva, e si cava ila Dione, o suo epìtotua- Bevi vecchio, e vivi. Quest'acclamazio-
toie Xifìliuo, in Comodo, che (jiiell* im- ne: Devi, Viva, è imitata da un antico
jìeratore, essendo nel tealio e bevendo poeta inserito in- un libro d'epigrammi:
pei gran caldo, il popolo gridò: Fivaa, Dulcis amice bibas gralanler viunera
bencliè volesse intendere quella parola Bacchi - Si vivas, loluin dulcis antice
in senso contrarioje noia Dione, che que- bibas. Sembra che Aotifane, poeta co-
sto viva per lieto augurio si soleva dare mico fiorito sotto Alessandro, presso A.-
ne'convili. Specialmente però colla voce teneo, avesse in mente questo slesso co-
Zfzes, intendevano non tanto d'aiigurar stume d'unir insieme dell'acclamazioni
lunga vita, quanto ancora s'invitavano conviviali, quando in una sua commedia
a darsi bel tempo, poiché vk'e.re per un domanda uno: H vivere dimmi che co»
certo uso voleva significare ancora me- sa e? Risponde l'altro: // bere, dico io.
nar vita lieta, attendere a'piaceri e spe- Il dolio gesuita p. Garrucci, Vetri or-
cialmente a'convili, e lo prova con mol- nati di figure d'oro trovati ne' Cimiteri
teplici erudite testimonianze. Ma quel de'cristicini primitivi di Roma, raccolti
ch'è più deplorabile adoperavano somi- e spiegali, della quale opera scrissi rive-
glianti espressioni anche i cattivi cristia- renti parole nel voi. XCVi, p. 3o6, del
ni. Altresì i greci pigliavano nei mede- Vivas, sue inflessioni diverse, e del Ze-
simo senso i loro, Vivi, massime nel zes che non equivale al Zesus, ragiona
tempo del cibo, perchè significa ancora a p. IX della prefazione, e poi a p.
i no- ,
va scritto Fivas, e non nei modo impe- giunti sopra uu medesimo vetro c<»sì :
rativo, e ciò viene spiegato da Servio : Pie e Bthe, Zeses e Vivas _; ed iu altro,
Illiid quaerilur, iitruni vive an vivas, Zezes e Bibas : e che di più Pie veclt^ji
ìdest ulniin per ir/iperativuni, an per in im «elro congiunto con Vivas , om-
oplativum, ducere debeamus, ci constai luesso Zeses. Tratta poi, a p. 33, di va-
ilici mcltus per oplativum, optari eni/n rie leggende col Pie e col Zeses, intorno
possimi, non imperari bona, vel adver- alle protomi de' ss. Pietro e l*aolo, una
sa. E probabile ancora che fosse un par- essendo questa: Dignitas amicorum Vi-
lar tronco, e vi si sottindendesse: cura vas cum tuis feliciler Pie. Altra : Bica-
ut vivas,o cosa simile. Siccome col Zezes lius dignitas amicorum Vivas Pie Ze-
ne'convili venivano ad invitare a darsi ses. A p. 43 dell'acclamazione : Vivas
bei tempo, e specialmente a (oangiare, in Chrislo, Vivas Laurentio,o piuttosto
nella medesima maniera invitavano a lje- Vivas in Chrislo, Vivas in -^ Laurenlio,
re con quella parola parimente greca facendo le veci dei nome Chrislo, il mo-
scritta pure in caratteri latini: Pie, on- nogramma interposto. A. p, ^5 lesse in
so vetro: Multis annis vìvalis. Nell'epi- caris tuis. Ma ormai basti di queste for-
gramma d'Agazia, s'allude a queslo co- mole. Piuttosto anche qui lamento, co-
V I V V I V 4P
me il T'ìvii, e simili felicilaloiie frasi di al Signore del cielo e della terra: così 111
btioii Httg<uio pel Slanmlo pericoloso tutte e 5 le parti del globo terrestre e
(/ .), oiu dalla sedicente moderna ci villa marittimo , risuoneiù quasi eco potente
si vanno esautorando! Non posso poi la- de'miei sentimenti, e come un CanlicOy
scidie il lietissimo vocabolo Fii'a. senza il f iva Dio, e si leverà come un incer^
esclamare Piva Dio, perchè con l'auto- so al suo trono. Qui ancora dichiaro, che
rità competente già dissi, è soave sinoui- nell'intera oliera, la sua maggior giuria
mo Lodale Dio, il quale poi lo è pu-
di ebbi costantemente a mio precipuo sco-
re del parlato in più articoli Alleluja j po e fine ; e con essa quella pure di uo'
niitteriosa voce che contiene in sé Una stra ss. Religione, e della s. Sede Àpò-
inesausta miniera di gravissimi misteri, stolica,fìoiì che di /ìo//i<3 avventurosa che
spiegali dottamente dal vescovo di Mon- la contiene, del Vicario di Gisìi Cristo
tallo Cecconi , nella Dissertazione dtl- e della Gerarchia Ecclesiastica j quella
r J llcltij'a ed tc\o\\a\e, e corrisponde qua- buona morale edel-
della giustizia, della
si al f'ii'a ed Evviva, come altresì rde- l'ordine pubblico, non meno che ad ono-
vai nel voi. LI, p. 2 58. Adunque Viva re e decoro d'Italia. In breve, finalmente
Dio, e pronunzio colla massima espan-
lo mi proposi di compilare un Vocabola-
sione di profondissima venerazione, som- rio o Dizionario (V.J, che nel suo im-
ma e inesprimibile gratitudine, che re- ponente complesso, atfatto mancava,
sta eterna in queste pagine. Nel centro e continuamente si bramava dal Catto-
mezzo dell'alma
dei caliolicismo, nel bel licismo, ed iu Roma stessa, massima per
Roma mia amala patria alla benefica , tutto quanto il riguardante la s. Sede.
ombra de'^s. Pietro e Paolo, a gran voce Noterò per ultimo, quautoal numero de'
sonora alto mille volte lo ripeto in solen- volumi di questo mio studioso e coscien-
uissimo ringraziamento a Lui Onuipo- zioso lavoro, che se apparisce sviluppato
teule autore di tutto ,
per avermi fatto in CHI, se !>i farà il confronto de'poste-
compiere nel lungo e burrascoso periodo riori a' primi XLIX volumi, nelle pro-
si può dire di ventiquattro anni, impie- porzioni, quanto alla materia contenuta,
gandovi con ardore perseverante il fiore dopo ragionato calcolo si troverà in vece
de'miei anni , tutto quanto questo mio veramente contenerne circa CXX,eciò
voluminosissimo e quasi enciclopedicoD/- com'è apertamente manifesto, per avere
zionario di erudizione Storico Eccle- - dal voi. Lio poi aumentato notabilmen-
siastica , altresì iu lutto immensamente te ogni colonna, resa ciascuna di esse più
più dell' indicato nel suo frontespizio, e compatta nella lodevole composizione
di cui il presente ccnlosecondo volume della veneta tipografia Emiliana, ed al-
è il penultimo. A questo affettuoso e do- tresì dispensatogratuilamente diversi vo-
veroso omaggio, seguirà l'altro già l'or- lumi, cioè gli uniti aquellichecumpren-
malmeute promesso e già cominciato ,
dono oltre le 320 pagine convenute; e
della celebrazione di cento Messe di fer- tutto questo ooDOstante il siucerameote
vorosa riconoscenza, in ciascuna delleciu- protestato nel voi. C, a p. 1 80, col quale
que parti del mondo, col compenso ad si compenetra e rannoda la presente di-
ognuna d'un esemplare intero dell'opera chiarazione. Termino , colla giubilante
per tale celebrazione, perché di esse tulle esclamazione Viva Dio
triplice : , Viva
trattai e nuovamente nel voi. XCVIII, Dio, Viva Dio in eterno !
da p. 3 a p. 385, coerentemente al di- VIVENZ10LO(s.), vescovo di Lione.
chiarate iu esso a p. 12. E siccome il s. Passò primi anni della sua giovinezza ia
i
Sacrifizio è la più sagra e sublime azio- qualche monastero del monte Jura, ed
ne divJDa, la più accetta e la più graia era già prete quaado visitò a Lione s. A-
28608 A
444 V 1 V V 1 V
pulliiiare vescovo di Valenza, (latello di no, uno de'princi pali ufTiziali di Sigismon-
s. Aviti) vescovo di Vienuafai quali fu do Borgogna. Riferisce Agobarilo,
re di
stretto con grande auiislà. Fu scello a su- che s. Vivenziolo era fornito di grande e-
periore del monastero di Condat, che go- rudìzione, come si vede eziandio da' suoi
vernò con molta saviezza; dipoi fu eletto scrilti,e da quegli autori, cheavendo avu-
vescovo di Lione. Assistette al concilio di to occasione di trattare con lui, ne parla-
Epaona, in cui si fecero molti regolamenti no con lode. Ignorasi l'anuo e le circo-
di disciplina, e a quello di Agaune per la stanze della sua morte, ma è nominato
fondazione del monastero di s. Maurizio. nel martirologio romano il giorno 12 lu*
Convocò pure un concilio a Lione, il
egli glio.
quale è posto nel 5 17, per annullare un VIVIANO (s.). r. BiBiANO (s.).
1802-1883.
Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica
AFK-9455 (awsk)