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Lultima risposta a Francesco Barilli

Rispondo volentieri a queste nuove riflessioni di Francesco Barilli. Come al solito Il testo di Lanza in corsivo , la mia risposta in tondo. Paolo Cucchiarelli

Ancora su Il segreto di Piazza Fontana: appunti sparsi Come promesso, torno per unultima volta a parlare de Il segreto di Piazza Fontana. Se dico per unultima volta non per tranciare il confronto con lautore del libro, Paolo Cucchiarelli (di cui pubblicher uneventuale risposta con piacere, come ho fatto in precedenza), ma perch credo che il nostro scambio di opinioni si sia fatto via via sempre pi interessante, ma sia destinato a finire in una palude in cui ognuno non schioda laltro dalle proprie convinzioni. Questa situazione legittima; anzi, dir di pi e credo che Paolo concordi: noi abbiamo fatto e stiamo facendo la nostra parte; ora sta ad altri fare altrettanto Mi spiego meglio. Lui ha raccolto moltissimi elementi, quasi fossero i tasselli di un puzzle da ricomporre. CUC: Lo sono perche non me li sono inventati. Non sono-purtroppo- Dan Brawn. E riuscito persino bisogna riconoscerglielo a ritrovarne di smarriti. Quando si trattato di comporli in un quadro, ha tracciato un disegno che non mi convince (come ho gi detto: non per motivi ideologici, ma logici), ma questa unaltra faccenda. CUC: Invito Baro a dirmi dove la mi ricostruzione, valida in molti passaggi, un puzzle, stata forzata. Dove i dati sono andati da una parte e la mia ricostruzione dallaltra. Questo il nodo. Contestazioni sui fatti non prenderli singolarmente perch il quadro finale si composto da solo, passo dopo passo, stesura dopo stesura. In altre parole, del suo libro condivido in gran parte la fase analitica; rispetto ma non condivido le conclusioni che ne trae. CUC: io non traggo conclusioni. Sono queste che emergono via via. Non si puo dire Mi convince il singolo elemento o gran parte di quesiti ma non le conclusione perch la logica dei fatti, la loro connessione, il loro saldarsi o meno non sono un fatto volontario o costruibile sulla base di una tale convergenza di elementi. Non faccio romanzi, credo. Magari fossi capace di voli pindarici. Io pure ho raccolto elementi e fatto delle riflessioni. In parte hanno costituito la critica al suo libro (prima nellarticolo scritto con Saverio Ferrari e poi in altri commenti su questo blog), in parte stanno costruendo, ormai da tempo, il libro che uscir a dicembre, e in quel momento potremo aprire un nuovo confronto. CUC: vediamo se inserendo singoli elementi in un altro contesto il tutto regger come in questa inchiesta. Noto solo che prima avete demolito tutto a prescindere, direbbe Toto.Quasi un riflesso condizionato. Ora puntate al recupero di questo o quello. Vediamo alla fine. Intanto il libro sta interessando la magistratura, mi dicono. Vediamo.

Il punto che io e Cucchiarelli (come Saverio, Giannuli e altri ancora, ognuno con il proprio bagaglio di convinzioni ed errori, tutti mossi da passione civile) abbiamo fatto quel che possiamo, seguendo ognuno le proprie conoscenze e le proprie intuizioni, con tutti i limiti di queste ultime. Non si pu chiedere a scrittori, giornalisti, storici o mediattivisti di risolvere la questione. CUC: No, bisogna chiederglielo ai giornalisti. E il loro mestiere. I giornalisti, come spiego, sono dei privilegiati. Proviamo a vedere se i giornalisti in Italia ce la fanno dove magistrati Stato hanno butatto la spugna. Per bisogner anche spiegare il perch questo accaduto. In base a quali interessi politici. Ma se qualcuno (nella Magistratura, nella politica o fra i testimoni dellepoca) volesse riprendere in mano la matassa e dipanarla, farebbe cosa meritevole e, sono tentato di aggiungere, doverosa. Dunque, in questa occasione non mi soffermer troppo su temi gi affrontati, in cui resterebbero irrisolti i punti di contrasto. CUC: Ancora non una solo critica sugli elementi concreti della inchiesta che mi spingono a credere nella sola spiegazione capace di tenere assieme tutti gli elementi. Solo e sempre la loro critica non si sa bene fondata su che cosa. Affronter invece il discorso in alcuni capitoletti (davvero degli appunti sparsi). Magari si tratta di dettagli collaterali, ma credo siano meritevoli di attenzione. Eccoli di seguito. Appunto n. 1: Gli errori pratici de Il segreto di Piazza Fontana In uno dei miei commenti ricordo daver promesso che avrei segnalato alcuni errori del testo. PRECISO che si tratta per la maggior parte di cose secondarie. Le segnalo quindi non per fare la maestrina dalla penna rossa, e neppure per aprire polemiche su tali dettagli. Al contrario, le segnalo con spirito costruttivo: si tratta di piccolezze che Paolo, se vorr, potr facilmente correggere in una futura edizione della sua inchiesta. Giovanni o Osvaldo? Pag. 346: il comandante partigiano detto Visone era Giovanni (non Osvaldo) Pesce. Penso sia solo un lapsus. Se Paolo invece parla proprio di un Osvaldo Pesce (che non conosco) non si tratta comunque del comandante Visone (morto un paio danni fa; per chi non lo conoscesse, leggere qui). CUC: Baro ha ragione. Anche Giannuli mi ha segnalato questo errore frutto di un mio automatismo mentale dato che avevo comperato libri di Giovanni Pesce e letto molti articolo in cui si parlava di Piazza Fontana, di Pesce e dei funerali delle vittime. La cosa ha determinato lerrore. Osvaldo un esponente marxista leninista. Larresto di Ventura Pagina 410: riporto testualmente: Sapendo delle rivelazioni di Lorenzon Giovanni Ventura attendeva di essere arrestato per la strage. Lo sar solo nel marzo del 1972. Se ho capito bene (e se ho controllato altrettanto bene: magari nel libro Paolo riprende in altre parti questo dettaglio e lo spiega meglio in tale caso mi scuso con lui: mi sono fatto le mie note a margine sul suo volume, ma in 700 pagine qualcosa in questo momento pu sfuggirmi) Cucchiarelli fa risalire larresto di Ventura per Piazza Fontana (la precisazione importante, vedremo poi perch) al marzo 72, ossia contestuale allarresto di Rauti: non del tutto esatto. Sul punto, c molta confusione, anche in testi rispettabilissimi, causati a mio avviso solo dallaver dovuto incrociare elementi e notizie a distanza dai fatti.

Andiamo con ordine: - Lucarelli nel suo libro/dvd dice (pag 49) "nel marzo del 72 i magistrati di Treviso fanno arrestare F. Freda, G. Ventura e P. Rauti". Quindi sembra ritenere contestuale l'arresto dei tre. - Sempre Lucarelli, nella cronologia, dice per una cosa diversa, E' a pagina 80: l'arresto di Freda e Ventura datato 13 aprile 71, mentre Rauti in manette il 4 marzo 72. - Dianese e Bettin nel loro libro (La strage Feltrinelli) nella cronologia e nell'appendice coi nomi (pagine 200 e 204) sembrano pi precisi. Su Freda: "Viene arrestato per la prima volta il 12 aprile 71 Una seconda, nel marzo 72". Ma secondo me sbagliano pure loro (anche qui: un dettaglio, nellambito di un lavoro ben fatto). - Anche su Internet (Wikipedia) viene data la notizia SIA dell'arresto di Freda e Ventura dellaprile 71, SIA quello di Freda e Ventura contemporaneo, o di poco successivo, a quello di Rauti del marzo 72. Larresto contestuale mi sembra sia menzionato anche nel libro di Calvi e Laurent (ma in questo caso sto andando a memoria: non ho il libro sotto mano). Ho recuperato altre fonti, tra cui un articolo del Corriere della Sera del 5 marzo 72, e sul punto mi sono sentito anche con Saverio Ferrari che ha controllato i suoi documenti. Riporto e sintetizzo larticolo del Corriere: "Roma, 4 marzo ... hanno disposto di trasferire il giornalista Pino Rauti dal carcere romano Rauti era stato arrestato IERI in relazione ai fatti che, A SUO TEMPO HANNO CONDOTTO ALL'ARRESTO dell'editore Giovanni Ventura e Franco Freda" La situazione, in estrema sintesi, per come lho ricostruita insieme a Saverio, questa: - Freda e Ventura vanno in carcere nell'aprile 71 (il mandato di cattura del 13 aprile) - escono, per concessione della libert provvisoria, nel luglio 71 - vanno ancora dentro nel dicembre 71, dopo che il 5 novembre viene trovato il famoso deposito di armi nella soffitta di Castelfranco Veneto (il nuovo mandato darresto del 12 dicembre) - 3 marzo 72: a Roma finisce in manette Rauti (Freda e Ventura sono ancora dentro, ma solo per armi e associazione sovversiva) - 4 marzo 72: Rauti viene trasferito nel carcere di Treviso. La domanda : dopo il 3-4 marzo 72 peggiorano da subito anche le accuse a carico di Freda e Ventura? In realt parrebbe di no; o meglio: peggiorano implicitamente; lo faranno esplicitamente in modo pi graduale. E chiaro che i magistrati avevano gi intuito che la loro indagine li stava portando a P. Fontana, ma in quel momento - almeno a livello di capi d'accusa ufficiali - le "carte" che emettono parlano ancora solo di associazione sovversiva, detenzione armi e di attentati solo fino all'agosto 69. Quindi, sbagliato dire che nel marzo 72 Freda, Ventura e Rauti sono arrestati assieme (come dicono Lucarelli e altri), ed errato pure parlare dell'arresto del marzo 72 (arresto di Rauti, NON di Ventura) come di un arresto "per Piazza Fontana": che i magistrati avessero capito di essere sulla buona strada anche per Piazza Fontana pacifico, ma ufficialmente gli atti che emettono sono pi prudenti e giustamente si limitano a quanto pu essere provato fino a quel momento: le bombe di primavera-estate e la generica associazione sovversiva. Dopo il marzo 72, le indagini su Piazza Fontana passeranno successivamente a Milano (D'Ambrosio - Alessandrini Fiasconaro). Rauti viene scarcerato il 24 aprile 1972 e verr prosciolto in fase istruttoria nel processo di Catanzaro. Freda e Ventura sono ufficialmente incriminati per Piazza Fontana nellagosto 72 e rinviati a giudizio nellagosto 74. Successivamente, la Cassazione decidi di unificare i filoni (da una parte Valpreda ecc, dallaltra il filone nero) in un unico processo e da qui in avanti, come si suol dire, storia.

CUC: Il primo arresto non per la strage ma per associazione sovversiva. Il secondo per la strage La colpevolezza di Digilio Su questo mi sono gi soffermato nellarticolo scritto con Saverio Ferrari, e su questo particolare anche Cucchiarelli mi sembra aver riconosciuto lerrore. Si tratta, come gi detto, di una faccenda formale, ma non priva di significato: Digilio non va annoverato fra gli assolti della strage; dal punto di vista puramente tecnico, al contrario, lunico colpevole accertato processualmente (come gi esposto: per aver svolto una perizia tecnica sullesplosivo), pur avendo ottenuto la prescrizione e pur essendosi visti riconoscere i benefici dovuti alla sua collaborazione. CUC: Vero. Tecnicamente Digilio stato condannato. Il problema era la strage ( e la citazione si riferiva a questo) e Digilio non stato condannato per la strage. La tomba di Pinelli e lantologia di Spoon River Pag. 621: Cucchiarelli scrive che sulla tomba di Pino Pinelli c proprio una poesia di quellantologia che, un Natale, il Commissario Calabresi regal allanarchico. In realt la circostanza diversa e fu spiegata sia da Licia Pinelli nellintervista rilasciata a Scaramucci (Una storia quasi soltanto mia) sia, se non erro, da Mario Calabresi in Spingendo la notte pi in l. Calabresi regal a Pinelli "Mille milioni di uomini" (di Enrico Emanuelli); Pinelli ricambi con lAntologia di Spoon River (di Edgar Lee Masters), che era il libro preferito non solo di Pino, ma pure della moglie Licia. CUC: Vero. Pinelli lha regalato a Calabresi. Errore. Appunto n. 2: La banca deserta? Ho gi detto, nellarticolo scritto con Saverio Ferrari, che il ragionamento fatto da Cucchiarelli sui timer (da 60 e 120 minuti) molto interessante. Per precisione di cronaca riporto quel nostro passaggio: Cucchiarelli fa una lunga dissertazione sui timer (da 60 e 120 minuti) comprati dal gruppo di Freda e Ventura per Piazza Fontana e in generale per l'operazione del 12 dicembre. In particolare si sofferma sull'intercambiabilit e sulla modificabilit dei "dischi orari". Il suo intento dimostrare che un timer da 120 minuti potesse essere trasformato in uno da 60, ingannando cos un potenziale "attentatore in buona fede", il quale si sarebbe convinto di posare un ordigno la cui esplosione era stata programmata due ore dopo l'innesco, mentre in realt il tempo concesso alla detonazione era dimezzato. Ora, per, m venuto un altro dubbio. Vorrei evitare di impelagarmi nuovamente in opinioni contrastanti sullidentit di chi posa la bomba col timer e pure sul fatto se questa sia singola o raddoppiata. Riporto quindi solo per correttezza verso un eventuale lettore che leggesse solo questo articolo senza conoscere nulla dei precedenti le due teorie in campo. Secondo Cucchiarelli quelluomo Valpreda e sempre a suo avviso una seconda bomba, stavolta con innesco a miccia, viene deposta accanto alla prima, forzandone lesplosione prima del tempo. Secondo me lattentatore uno solo; in ipotesi potrebbe comunque trattarsi di un elemento di secondo piano nellorganizzazione neofascista, e quindi sempre in ipotesi potrebbe comunque essere un uomo convinto che la corsa del timer sia di 120 e non di 60 minuti (ripeto: la cosa molto pi complessa; per approfondimenti, vedere gli articoli, i commenti, le risposte precedenti ecc.). CUC: Ammesso e non concesso. Perch? E poi perch Valpreda non ha un alibi e sciorina tante bigie, cos come la zia e la nonna. Solo perch era uscito da casa di nascosto per incontrare una donna? Mah. Questa la tecnica au contraire. Ci possono essere decine di altre spiegazioni logiche o plausibili. Prima si deve smontare quella di partenza che ha una sua logica unitaria e

soprattutto tanti elementi a supporto. La convergenza del molteplice un elemento che non si costruisce a tavolino: emerge dai fatti. Siccome non voglio riaprire neppure la questione attentatore doppio/ attentatore singolo, e nemmeno quella sulla sua identit, preciso che ora mi soffermer solo sulluomo che porta la bomba a timer chiamandolo Pinco Pallino: per la natura del mio dubbio, che vado di seguito ad esporre, non conta n la sua identit, n la sua matrice ideologica, n il fatto che sia o meno lunico attentatore. Ecco il dubbio: la bomba esplode alle 16,37. Calcoliamo i tempi morti a ritroso da quel momento. Alle 16,37 lattentatore ha lasciato la bomba e si gi allontanato; prima si seduto al tavolo e, per non destare sospetti, probabilmente si trattenuto l per qualche minuto, magari fingendo di dover compilare un modulo o di dover leggere delle carte; prima ancora ha fatto un breve tragitto (in parte in taxi e in parte a piedi; oppure solo a piedi: anche questo ora conta poco) per arrivare alla banca; prima ancora ha innescato la bomba (oppure lha ritirata dove stata appena innescata; o ancora lha portata nel luogo dove viene innescata e dove, di conseguenza, partita la corsa del timer). Ora comprimiamo al massimo queste operazioni: secondo me ci vogliono 20-30 minuti. Quindi il timer comincia a correre fra le 16,07 e le 16,15. Forse un po prima; difficilmente dopo. Dunque, Pinco Pallino crede che il destino della bomba sia di esplodere fra le 18,07 e le 18,15, circa. Lui, per, ha visto che la banca piena zeppa di gente: pu anche aver pensato che, di l a poco, usciranno tutti, ma gli impiegati?! Generalmente il venerd si fermano oltre lorario del pubblico: devono chiudere i conti, sistemare le carte e i documenti per il luned successivo. Se anche il nostro ha pensato che fra le 16,30 e le 17,00 usciranno i clienti, davvero non pensa che alle 18,00 o alle 18,30 non ci sia ancora il personale della banca? A me sembra difficile che Pinco Pallino sia davvero convinto che lordigno SICURAMENTE far solo danni materiali alle cose (possono avergli mentito, oltre che sullora dellesplosione, anche sulla potenzialit dellordigno? Per carit, come ipotesi ci sta pure quella). Ripeto (e concludo, sul punto): il mio solo un semplice dubbio che non riesco a spiegarmi. Mi piacerebbe sapere il parere di Cucchiarelli, su questa faccenda: magari qualcosa mi sfugge. CUC: La banca chiudeva alle 16.30. Unora, unora e mezza per quadrare i conti e si usciva tutti.bancari compresi.(vedi cosa si dice a proposito della Commerciale) Con due ore la bomba che non doveva uccidere sarebbe sicuramente esplosa a banca rigorosamente chiusa per il week end. Solo una volont omicida chiara, motivata dalla necessit di scaricare i morti sui rossi e dare quindi benzina al tentativo di golpe poteva spiegare la logica da commando ( parole di Delfo Zorzi) con cui i fascisti agirono. Anche Gargamelli sapeva a Roma che sarebbero esplose bombe. Quindi credo che il libro spieghi quello che sostiene. Il timer a deviazione era lunico su cui si poteva fare il giochetto. Appunto n. 3: La morte di Pinelli Paolo Cucchiarelli ha scritto (se non sbaglio non solo in risposta allarticolo firmato da me e Saverio, ma anche in riferimento ad altri commenti) che ci sarebbe un certo imbarazzo nellaffrontare la sua ricostruzione della morte del ferroviere anarchico. Ovviamente non posso rispondere per altri e lo faccio solo per quanto mi riguarda. Secondo me, e lho accennato nellarticolo con Saverio, dal punto di vista della ricostruzione della dinamica della caduta Cucchiarelli ci ha preso. Dir di pi: se leggete il gi citato Una storia quasi soltanto mia vedrete che anche Licia Pinelli allepoca (il libro-intervista del 1982) ipotizz fra le altre anche una ricostruzione simile: un alterco degenerato al termine dellinterrogatorio (aggiungo che, come dice Cucchiarelli, a logica lindiziato maggiore per la colluttazione-alterco sembra davvero essere Panessa). Paolo, dal canto suo, ha perfettamente ragione anche nel dire che lipotesi alterco spiegherebbe anche quella specie di lapsus di

Dambrosio, che nel formulare la versione del malore aggiunse una frase sibillina (quasi una voce dal sen fuggita) sul gesto di difesa nella direzione sbagliata. Una frase che maveva sempre portato molti dubbi, che Cucchiarelli giustamente sintetizza in ma difesa da cosa?!: effettivamente la prima domanda che una persona di buon senso dovrebbe porsi Adriano Sofri, ne La notte che Pinelli, sottolinea che, in realt, in quel momento linterrogatorio non era alla fine ma al contrario in una fase cruciale (anche su questo convergiamo pure io e Cucchiarelli). Cruciale per che motivo? Paolo ha la sua teoria: in essa, le due bombe scomparse del 12 dicembre spiegano sia i movimenti di Pinelli di quel pomeriggio, sia la reticenza di Pinelli nello spiegare quegli spostamenti, sia il fatto che in Questura le accuse e i toni nei suoi confronti lievitano fino al drammatico epilogo. Anche in questo caso, la ricostruzione di Paolo lho brutalmente sintetizzata: per migliori specifiche rimando agli articoli precedenti, alle risposte di Paolo e soprattutto al suo libro. Personalmente credo invece che lalterco che avrebbe originato la caduta sia dovuto a un mix di situazioni: la testimonianza di Rolandi su Valpreda CUC: Guarda che in quel momento solo la polizia sa di Rolandi. Questa una osservazione non fondata. La differenza tra il primo saltafosso (su Valpreda) e il secondo ( sulle altre bombe) proprio che in mezzo ce la sicurezza di aver incamerato la testimonianza di Rolandi ma nessuno ne parla con Pinelli. la certezza, da parte degli inquirenti, di dover stringere i tempi, perch il giorno dopo sanno che Occorsio a Roma formalizzer il riconoscimento e quindi, da quel momento, si dovr dire che lintera macchina del terrore (per citare un quotidiano dellepoca) stata individuata; CUC: se non credete a me credete almeno a Licia Pinelli e alla madre di Pinelli, Rosa Malacarne, che dissero e confermarono che Pino non era ( vedi libro) inquisito per la strage ma per altro. Cosa? lo stress che, dopo lunghe ore e giorni di lavoro, spinge la Questura ad accelerare i tempi e a non andare troppo per il sottile, per usare un eufemismo. Tutti questi motivi, a mio avviso, rendono valida lipotesi di un alterco particolarmente acceso, dopo quello che sente Valitutti circa mezzora prima, indipendentemente dallipotesi che d Cucchiarelli sulle due bombe scomparse e sul ruolo di Pinelli nella giornata del 12. CUC: E laltro ferroviere anarchico ce lo siamo persi per strada? La reticenza di Pinelli circa il suo alibi potrebbe essere spiegata semplicemente con la volont di tacere lincontro con un personaggio ambiguo (nonch compromesso e compromettente) come Sottosanti, ma questa, sia chiaro, solo una mia ipotesi. CUC: Guarda che la stessa tesi di DAmbrosio. Io vado molto oltre ma con elementi non con scenari. Questi si costruiscono da soli se si rispettano i singoli elementi della storia. Pure le menzogne di Guida e Allegra possono essere spiegate, come dice Paolo, con lesigenza di tacere lindicibile. Ma, a mio avviso, pu trattarsi anche solo del risultato imperfetto di una versione (peraltro successivamente disgregata in pi versioni) rabberciata alla belle meglio nella concitazione del momento. Ricordo una frase di Licia Pinelli, sempre da Una storia quasi soltanto mia: "Pino stato il granellino di sabbia che ha inceppato il meccanismo. Dopo la bomba di Piazza Fontana avevano cominciato la caccia agli anarchici, che erano la parte pi debole la morte di Pino stata un infortunio sul lavoro, per loro sarebbe stato pi comodo metterlo in galera con gravi imputazioni e tenerlo dentro per anni".

CUC: Ripeto. Perch lomicidio ( non cosa da poco); perch il suicidio? In altre parole: una morte scomoda e ingombrante, che costringe i funzionari e i dirigenti della Questura milanese a inventarsi delle pezze che, invece di coprirli, evidenziano i buchi e ne fanno sospettare altri. Per chi fosse interessato ad altre mie considerazioni sul caso Pinelli rimando a questi due articoli: Spingendo la verit storica un po pi in l. Lettera a Mario Calabresi Recensione: La notte che Pinelli, di Adriano Sofri Appunto n. 4: Patmos e Pasolini Bene ha fatto Cucchiarelli a ricordare quella poesia nel finale del suo libro. Credo che se chiedessimo ad una qualsiasi persona, mediamente acculturata ed appassionata a Piazza Fontana, di associare il nome di Pasolini alla strage del 12 dicembre tutti risponderebbero citando Io so. Articolo bellissimo e giustamente ricordato, ma spiace constatare che pochi sanno che Pasolini scrisse una poesia (forse pi corretto definirla poema) sulla strage. La scrisse di getto, quasi come uno sfogo, immediatamente dopo il fatto e prima che il bilancio si facesse ancora pi tragico (e prima ancora della morte di Pinelli), tanto vero che in Patmos sono menzionate solo 13 vittime (tre se ne aggiunsero nei giorni seguenti e uno Vittorio Mocchi mor alcuni anni pi tardi, dopo aver lungamente sofferto per le conseguenze delle ferite subite; anche lui fu riconosciuto vittima della strage). Credo possa far piacere a Paolo conoscere un aneddoto e unanticipazione. Confesso che pure io non conoscevo Patmos, fino a quando non ne sentii recitare alcuni passi da Francesca Dendena, figlia di una delle vittime, il 12 dicembre 2007, in occasione di uniniziativa in commemorazione della strage a cui ero invitato pure io. La forza espressiva dei versi di Pasolini, unita al valore simbolico del sentirli recitati proprio da Franca, mi colp profondamente. Quando, alcuni mesi dopo, un editore mi propose di scrivere un racconto a fumetti su Piazza Fontana, accanto a molti dubbi ho avuto, fin dallinizio, una sola sicurezza: nel fumetto avrei inserito alcuni passaggi da Patmos; in particolare il brano iniziale, quello finale e tutti i riferimenti alla vittime E cos ho rivelato una prima anticipazione del libro, svelando pure che si tratta di un racconto a fumetti, che come ho detto in passato non sar una controinchiesta, ma una sorta di omaggio che fonde la ricerca storica con un livello pi lirico ed evocativo. CUC: Io in fondo ho scritto quelle 700 pagine per chi morto o rimasto ferito. Alla Bna cerano i familiari delle vittime tra cui Dendena il giorno della conferenza stampa . Uno di loro alla fine mi si avvicinato mi ha detto certo un libro per svelarci queste cose, cos.. Io ho risposto: Guardi ho solo cercato di fare un lavoro onesto intellettualmente e politicamente per dare risposta a perch degli italiani sono morti in questo salone: Lui mi ha replicato. S. Che sia un lavoro onesto chiaro perch non si scrivono 700 pagine cos dense se non si disinteressati. A me questo basta. Le polemiche le lascia alle spalle. I libri comminano sulle loro gambe. Un saluto a Baro e spero in un confronto pubblico a Milano o Roma.

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