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Come proteggersi dagli agenti

“CANCEROGENI”
a partire dal posto di Lavoro

Fonte :Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Provincia Autonoma di Trento-


Trento- Nucleo di Medicina del Lavoro
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

La classificazione IARC degli agenti cancerogeni

► IARC valuta gli studi scientifici esistenti in merito all’azione


cancerogena di agenti, miscele e circostanze di esposizione
e classifica le evidenze di cancerogenicità - in ordine
decrescente - in: sufficiente, limitata, inadeguata, assente.
► Dopo aver valutato separatamente la cancerogenicità
nell’uomo, la cancerogenicità negli animali da esperimento
e tutti gli altri elementi rilevanti a questo proposito
(mutagenesi, azioni sull’embrione, sul genoma, effetti su
colture cellulari o altro), IARC conclude con una
valutazione complessiva che classifica l’agente (miscela o
circostanza di esposizione) in:
gruppo 1, 2 (2A e 2B), 3 o 4
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

In sintesi, il significato della classificazione di un agente (o miscela o circostanza di


esposizione) è il seguente:

► Gruppo 1 - L’agente (o miscela) è cancerogeno per l’uomo (oppure: la lavorazione comporta


esposizioni che sono cancerogene per l’uomo).

► Gruppo 2 - (Questa categoria include agenti, miscele o circostanze di esposizione per cui, da una
parte, il grado di evidenza di cancerogenicità nell’uomo è quasi sufficiente o, dall’altra, non ci sono
non ci sono dati sull’uomo ma c’è evidenza di cancerogenicità per l’animale

► Gruppo 2° - L’agente (o miscela) è probabilmente cancerogeno per l’uomo (oppure: la lavorazione


comporta esposizioni che sono probabilmente cancerogene per l’uomo.)

► Gruppo 2B - L’agente (o miscela) è un possibile cancerogeno per l’uomo (la lavorazione comporta
esposizioni che sono possibili cancerogene per l’uomo).

► Gruppo 3 - L’agente (o miscela o circostanza di esposizione) non è classificabile in relazione alla sua
cancerogenicità per l’uomo.

► Gruppo 4 - L’agente (o la miscele) probabilmente non agiscono come cancerogeni per l’uomo.
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO
(alcune lavorazioni)

Lavorazione Agenti Class. IARC Sedi o tipi di tumore

Fusione ferro-
ferro-acciaio
idrocarburi aromatici policiclici
2A-2B cute, polmoni
(*)

1 polmone
cromati (VI)

Galvanica 1 polmone
cromati (VI)

nebbie e vapori di acidi inorganici

1 laringe
forti (contenenti acido solforico)

1 polmone
Produzione di cemento silice

Produzione di alluminio Idrocarburi aromatici cute, polmoni


2A-2B
policiclici

(*) Lavorazioni che IARC classifica come tali per il rischio cancerogeno, pur senza riuscire ad individuare i singoli agenti cancerogeni in causa. Vedi tabella 2.

Tab.1
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

Circostanza di esposizione o lavorazione class. IARC


► Esposizione professionale come verniciatore 1
► Esposizione professionale a nebbie di acidi forti inorganici contenenti acido solforico 1
► Esposizione professionale come parrucchiere/barbiere 2A
► Esposizione professionale in lavanderia a secco 2B
► Esposizioni professionali nei processi di stampa 2B
► Applicazione di insetticidi non arsenicati 2°
► Carpenteria in legno 2B
► Fusione ferro/acciaio 1
► Industria del mobile e falegnameria 1
► Industria della gomma 1
► Industria tessile 2B
► Produzione del vetro artistico, di contenitori in vetro e articoli pressati 2A
► Produzione dell’alluminio 1
► Produzione e riparazione di calzature 1

Tabella 2
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

► 1. Cos’è un agente cancerogeno?


► In generale, agente cancerogeno è una sostanza o un preparato che, in
base alle conoscenze scientifiche, si ritiene in grado di provocare cancro nei
soggetti che ne vengono a contatto (vedi tabella 1). In alcuni casi, quando
esistono evidenze scientifiche che svolgere un determinato lavoro può
comportare un maggiore rischio di tumore negli addetti ma non è possibile
identificare con precisione un singolo agente cancerogeno, la
"cancerogenicità" viene attribuita complessivamente al processo lavorativo
o ad una esposizione (es. la raffinazione del nichel, la produzione della
gomma, la verniciatura ecc. - vedi anche la tabella 2)
► In particolare, però, il D.Lgs 626/94 definisce agente cancerogeno:
► una sostanza a cui la normativa europea attribuisce la sigla R 45 ("Può
provocare il cancro") o la sigla R 49 ("Può provocare il cancro per
inalazione");
► un preparato su cui deve essere apposta l'etichetta con la sigla R 45 o R 49;
► Inoltre, la legge riporta un elenco, periodicamente aggiornato, di processi o
lavori che espongono ad agenti cancerogeni, tra cui, ad esempio i lavori che
espongono agli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) presenti nella fuliggine,
nel catrame, nella pece, nel fumo o nelle polveri di carbone.
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

► 2. Quando si devono applicare le norme per la


protezione da agenti cancerogeni nei luoghi di
lavoro?
► Le disposizioni specifiche del D.Lgs 626/94 (quelle del titolo
VII) si applicano in tutte le attività nelle quali i lavoratori
sono o possono essere esposti ad agenti cancerogeni a
causa della loro attività lavorativa.
► Occorre ricordare che norme relative all’uso di alcuni agenti
cancerogeni si trovano anche in altre leggi: per esempio
quelle che riguardano le ammine aromatiche, l’amianto, le
radiazioni ionizzanti o il cloruro di vinile monomero. Altro
esempio è quello del benzene, il cui impiego era già
limitato in Italia dal 1963.
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► 3. Esistono, quindi, agenti o esposizioni che devono essere considerati come


possibili cancerogeni anche se non citati nel D.Lgs 626/94?
► Si. Ad esempio, uno dei maggiori Istituti scientifici nel campo, quale l’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), giudica cancerogeni o possibili
cancerogeni alcuni agenti o esposizioni non previsti come tali nel D.Lgs 626/94 o in altre
leggi nazionali, tra cui ad esempio la silice libera cristallina, la polvere di legno, la
formaldeide o circostanze di esposizione come i lavori di saldatura, di verniciatura o la
fabbricazione di mobili.
► D’altra parte, anche nella "Tabella delle malattie professionali", cui fa riferimento l’INAIL
per l’eventuale indennizzo, sono citate alcune neoplasie per le quali è ammessa l’origine
professionale: per esempio, neoplasie da arsenico, da cromo, da idrocarburi aromatici
policiclici, da ammine aromatiche, da catrame, fuliggine, pece, da radiazioni ionizzanti,
asbesto, polvere di legno e polvere di cuoio (v. tab. 3). Le polveri di legno e di cuoio, ad
esempio, non sono considerate tra i cancerogeni nel D.Lgs 626/94.
► Si ricorda infine che singoli tumori possono essere comunque riconosciuti di origine
professionale, anche ai fini assicurativi, quando ne sia dimostrata, caso per caso, la
relazione con il lavoro e l’esposizione.
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► 4. Come deve procedere il datore di lavoro


per applicare il D.Lgs 626/94 relativamente
ai cancerogeni?
► Il primo passo richiesto è quello di ricercare
all’interno delle proprie lavorazioni l’eventuale
presenza di "agenti cancerogeni".
► Per fare questo è possibile individuare le frasi di
rischio R45/R49 nelle schede di sicurezza delle
sostanze e dei preparati o direttamente sulle
etichettature, consultare le liste degli agenti
R45/R49 o fare riferimento a vari elenchi
disponibili* .
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

► 5. Cosa si deve fare quando si scopre che nelle lavorazioni dell’azienda


esistono possibili esposizioni a cancerogeni?
► La prima cosa che il datore di lavoro deve verificare è se l’uso di quell’agente può essere
evitato, ad esempio eliminandolo - se possibile - dalla lavorazione o sostituendolo con un
altro agente meno pericoloso.
► Se l’agente non è eliminabile e sostituibile, si deve garantire che il suo utilizzo sia il più
ridotto possibile e, comunque, verificare la possibilità di utilizzarlo in un sistema chiuso,
in modo da ridurre al minimo l’esposizione.
► Il livello di esposizione dei lavoratori all’agente cancerogeno deve comunque essere
condotto al più basso valore tecnicamente possibile.
► Fatto questo, il datore di lavoro dovrà valutare quali sono i livelli dell’agente cui i
lavoratori sono esposti malgrado l’applicazione delle misure preventive.
► Riassumendo, il datore di lavoro che abbia identificato un agente cancerogeno cui i
lavoratori possono essere esposti si preoccupa innanzitutto di eliminarlo, di ridurne
l’utilizzazione e, comunque, di rendere più basso possibile il livello di esposizione dei
lavoratori. Successivamente, dovrà conoscere qual è il livello di esposizione dei
lavoratori.
► Diversamente da quello che succede per altre condizioni di esposizione, nel caso dei
cancerogeni la valutazione è richiesta dopo l’applicazione di alcuni interventi preventivi,
ritenuti indispensabili.
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

► 6. Come si deve comportare il datore di lavoro nei riguardi di agenti agenti ritenuti cancerogeni ma che non
riportano le frasi "R45" o "R49"?
► Il datore di lavoro è tenuto ad applicare quanto previsto nel D.Lgs 626/94 per agenti cancerogeni come definiti da
quella legge.
► Nei riguardi di altri agenti (o situazioni di esposizione) per i quali esistano evidenze scientifiche di cancerogenicità
cancerogenicità,
il datore di lavoro dovrà
dovrà comunque attuare delle precauzioni per effetto di obblighi che derivano dalla norme
generali di tutela (art. 3 e art. 4 D.Lgs 626/94), le quali impongono di considerare tutti i rischi per la salute,
indipendentemente dalla loro natura.
► Queste esposizioni vanno prese in considerazione nella valutazione
valutazione e nella gestione dei rischi presenti in azienda
ai fini della eliminazione o riduzione al minimo dei rischi, della della programmazione della prevenzione, della
"sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso", limitazione al minimo del numero
dei lavoratori esposti, informazione e formazione, sorveglianza sanitaria ecc.
► Le procedure di intervento sono le stesse richieste per qualsiasiqualsiasi altra situazione di pericolo, per la quale il datore
di lavoro deve valutare i possibili rischi e decidere la necessit
necessità di misure di prevenzione e protezione: tra i possibili
effetti dell’ terrà conto, in questo caso, della possibile azione cancerogena e si adotteranno le particolari
dell’agente si terrà
misure preventive ritenute necessarie e indicate dalla tecnica.
► In ogni caso, l’l’approccio agli agenti cancerogeni descritto D.Lgs 626/94 appare utilmente applicabile a tutte le
situazioni di rischio cancerogeno.
► Oltre alle leggi specifiche e alle situazioni sopra richiamate relative
relative alla possibile insorgenza di malattie
professionali "tabellate
"tabellate",
", è utile ricordare l’l’obbligo generale stabilito dal Codice civile per cui "l’"l’imprenditore è
tenuto ad adottare nell’
nell’esercizio dell’
dell’impresa le misure che, secondo la particolarità
particolarità del lavoro, l’l’esperienza e la
tecnica, sono necessarie a tutelare l’l’integrità
integrità fisica e la personalità
personalità morale dei prestatori di lavoro" (C.C. Art. 2087
Tutela delle condizioni di lavoro).
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► 7. Cosa si può fare concretamente per la prevenzione e protezione da agenti


cancerogeni?
► Le azioni che il datore di lavoro deve mettere in atto sono finalizzate alla eliminazione o
riduzione del rischio. Si citano ad esempio:
► l’eliminazione o riduzione al minimo dell’emissione di agenti cancerogeni, mediante
aspirazione localizzata;
► l’utilizzo di quantitativi limitati;
► la limitazione delle quantità in deposito;
► la riduzione del numero dei lavoratori esposti, anche isolando le lavorazioni;
► la regolare e sistematica pulitura dei locali, delle attrezzature e degli impianti;
► la fissazione di procedure per i casi di emergenza con possibili esposizioni elevate;
► conservazione, manipolazione, trasporto e smaltimento in condizioni di sicurezza;
► l’adozione indumenti protettivi e di dispositivi di protezione individuale.
► Accanto a questi interventi di carattere tecnico, procedurale ed organizzativo si ricorda la
necessità di informare e formare i lavoratori relativamente ai rischi e alle misure di
protezione, di considerare la sorveglianza sanitaria nei casi previsti, di predisporre misure
di emergenza ecc.
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► 8. Quale può essere il "più basso valore tecnicamente


possibile" di esposizione? In altre parole, c’è un livello di
esposizione che può essere considerato sicuro?
► Per gli agenti cancerogeni la scienza ammette che il vero livello sicuro
è il livello "zero", cioè l’assenza di esposizione. Non a caso gli interventi
di prevenzione richiesti devono tendere a eliminare il rischio, a
prescindere dal livello di esposizione.
► Per alcune sostanze, peraltro, anche organismi scientifici internazionali
individuano dei livelli "accettabili" al di sotto dei quali il rischio
potrebbe essere ritenuto "non significativo", ma solo in pochi casi tali
livelli sono univoci o condivisi.
► In altri casi, il livello "zero" non è oggi raggiungibile: si dovrà in tali
casi cercare di arrivare al valore più basso di esposizione che le
tecniche produttive e di bonifica permettono di ottenere.
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► 9. La valutazione dell’esposizione deve


essere fatta sempre?
► Sì, il datore di lavoro deve sempre valutare per
sapere qual è livello di esposizione dei lavoratori
all’agente cancerogeno. Questo non significa che
si debba misurare in ogni caso per avere una
stima dell’esposizione
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► 10. Quando si deve misurare per valutare l’esposizione?


► Si deve misurare (mediante analisi diretta o analisi su prelievi
ambientali) ogni volta che questo sia tecnicamente possibile e utile al
fine di valutare l’entità dell’esposizione.
► In particolare, la misurazione potrebbe essere utilmente effettuata per
valutare l’efficacia delle misure di prevenzione adottate, per dimostrare
l’esiguità del rischio o per accertare l’assenza di un agente.
► Nei casi in cui non è possibile misurare, la valutazione potrà essere
effettuata integrando varie fonti di informazione, ad esempio
confrontando situazioni lavorative simili, assumendo criticamente dati
di letteratura, considerando i quantitativi utilizzati o le modalità di uso,
l’esistenza di mezzi di prevenzione o protezione ecc.
► La valutazione tiene conto comunque delle caratteristiche delle
lavorazioni, della loro durata e frequenza, dei quantitativi di agenti
cancerogeni prodotti o utilizzati, della loro concentrazione e della
capacità di penetrare nell'organismo per le diverse vie di assorbimento.
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► 11. Chi effettua la valutazione dei rischi?


► L’obbligo della valutazione spetta ovviamente al
datore di lavoro, il quale la effettua con la
collaborazione del responsabile del servizio di
prevenzione e protezione e degli eventuali
consulenti. Alla valutazione del rischio deve
partecipare obbligatoriamente il medico
competente, trattandosi di condizioni nelle quali è
previsto l’obbligo della sorveglianza sanitaria.
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

► 12. Cosa si deve riportare nel documento di valutazione dei


rischi?
► Il documento di valutazione previsto dal D.Lgs 626/94 deve contenere
le seguenti informazioni:
► le attività lavorative che comportano la presenza di agenti cancerogeni;
► i motivi per i quali sono impiegati;
► i quantitativi utilizzati, prodotti o presenti come impurità o
sottoprodotti;
► il numero dei lavoratori esposti o potenzialmente esposti;
► l'esposizione dei suddetti lavoratori, ove nota e il grado della stessa;
► le misure preventive e protettive applicate;
► tipo dei dispositivi di protezione individuale adottati;
► quanto fatto per la possibile sostituzione degli agenti cancerogeni.
► Si ricorda che dovranno, inoltre, essere specificati i criteri adottati nella
valutazione dell’esposizione e del rischio.
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► 13. Cosa deve fare invece il datore di lavoro (v. aziende con
meno di 11 dipendenti) che può autocertificare la valutazione?
► Il datore di lavoro in quel caso è esentato dalla redazione del
documento ma certamente non dalla effettuazione della valutazione
dei rischi. In altre parole, non è tenuto ad avere un "documento", che
è a disposizione anche dell’organo di vigilanza, ma dovrà in ogni caso
conoscere i dati della valutazione ed essere in grado di fornire le
informazioni relative, se richiesto.
► Il documento di valutazione, nei casi in cui è obbligatorio, è
innanzitutto uno strumento del datore di lavoro: è consigliabile,
tuttavia, che il datore di lavoro, anche quando non obbligato dalla
legge, tenga una propria registrazione di quanto attiene al processo di
valutazione dei rischi (processo di cui, oltretutto, è responsabile).
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

► 14. Sono obbligatori controlli medici


per i lavoratori esposti?
► Sono obbligatoriamente sottoposti a
sorveglianza sanitaria i lavoratori per i quali
la valutazione abbia evidenziato un rischio
per la salute: gli stessi lavoratori devono
allora essere iscritti in un registro.
L’esistenza di rischi per la salute è valutata
dal medico competente.
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► 15. Sono previste sanzioni specifiche nel caso di


inadempienze?
► Per la violazione di alcuni articoli del titolo VII sono previsti a carico del
datore di lavoro l’arresto da 3 a 6 mesi o ammende da 3 a 8 milioni,
pene che in alcuni casi sono estese anche ai dirigenti. Altre sanzioni
sono invece a carico dei preposti o del medico competente.
► Nel caso delle norme relative alla protezione da amianto le sanzioni
sono quelle stabilite dal D.Lgs 277/91 (arresto da 3 a 6 mesi o
ammende da 10 a 50 milioni per i datori di lavoro e altre per dirigenti,
preposti, medico competente o lavoratori) e così via per le altre leggi
specifiche (radiazioni ionizzanti, ammine aromatiche ecc.).
► Nel caso di agenti cancerogeni non contemplati in maniera specifica
dalle leggi (es. agenti riconosciuti da IARC o agenti classificati R40
dalla UE) si applicano le sanzioni previste da norme di carattere
generale (es. D.Lgs 626/94 art. 4).
PROTEZIONE DA CANCEROGENI A PARTIRE DAL LAVORO

Fine
novembre 2008

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