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INTERVENTO LUCA GUGLIELMINETTI

VIII European Day on Remembrance of Victims of Terrorism. The role of victims of terrorism in preventing violent radicalisation : An individual and collective approach to the European contribution Bruxelles 9 Marzo 2012 Avendo avuto modo di intervenire gi un paio di volte, lo scorso anno qui a Bruxelles, sul ruolo attivo che le vittime del terrorismo possono svolgere per condurre un lotta preventiva dei fenomeni di radicalizzazione che conducono allo sviluppo delle varie forme di violenza politica, in primis il terrorismo; mi limito a proporne una sintesi per soffermarmi su due punti. Questo ruolo delle vittime, in estrema sintesi, quello del testimone che interrogato narra di vicende il cui valore etico supera quello politico che le ha cagionate. Il terrorismo infatti giustifica se stesso sempre in termini di giustizia, cio il fulcro retorico della propaganda delle varie forme di estremismo/terrorismo viene costruito sulla riparazione di una ingiustizia subita (vera o presunta) che diventa lalibi morale ai crimini commessi o da commettere. Alle vittime e alla loro parola il compito di smantellare questo alibi scandaloso. Questo significa far assurgere alla testimonianza delle vittime del terrorismo un ruolo analogo a quella che le vittime e i sopravvissuti ai lager nazisti hanno svolto nel secondo dopoguerra nella costruzione di una identit culturale europea democratica e antitotalitaria, che oggi consideriamo un patrimonio di valori inalienabile. Ribadire il valore del dialogo, del pluralismo democratico e contribuire ad elaborare unidentit antifondamentalista che a livello europeo contrasti la propaganda delle narrazioni estremiste/terroriste, pu ben costituire il fine della testimonianza delle vittime del terrorismo. Una testimonianza che deve avere luogo l dove ci sono i giovani. L dove questi formano la loro capacit critica e dove si esercitano nella dialettica. Nelle scuole, dunque. In questo senso, in Italia, Aiviter - l'associazione delle vittime che opera da oltre un quarto di secolo - si sta dotando ogni anno di nuovi strumenti sia informativi che didattici. Dopo una mostra, un documentario e un CDrom ipertestuale, stato di recente aperto un canale video sul web, cos come stata messa a disposizione sul social-network FaceBook una bibliografia e altre risorse in linea. Inoltre allo studio proprio in questi mesi un modulo didattico da offrire alle scuole italiane di secondo grado, che un giorno si vorrebbe attuare a livello europeo, con la collaborazione di scuole di paesi diversi. Ma questa attivit di contribuire alla consapevolezza dei nostri giovani sui pericoli della radicalizzazione e della violenza ha di fronte a se degli ostacoli seri, che non posso esimermi dall'illustrare, affinch la Commissione ne sia a sua volta consapevole. Parto da un fattori tipicamente nazionale, italiano. Scriveva lo storico Sergio Luzzato nel 2006 sul principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera:

"In questa nostra et voyeuristica, in cui continuamente siamo posti (rifletteva Susan Sontag) davanti al dolore degli altri, il dolore delle vittime del terrorismo non parla a nessuno, non interessa nessuno, non vende." La difficolt ad attirare l'attenzione di media, pubblica opinione e, quindi delle stesse scuole realmente enorme. La parte finale della dichiarazione rilasciata dal Presidente dall'Aiviter, avvocato Dante Notaristefano, nel suo ultimo comunicato stampa, d il senso della situazione italiana in forma tanto sintetica, quanto esacerbata: () iniziamo a dubitare che siano i terroristi di ieri ad avere vinto oggi la partita, con la complicit dello Stato, a scapito delle centinaia di vittime assassinate e delle migliaia ferite. Esemplare quello che si trae dalla storia di questa fotografia.

Questa lo screenshot dell'album fotografico del profilo su FaceBook di una persona che stata tra i capi della pi famosa organizzazione terroristica della storia Italiana. Tra gli oggetti pendenti nella fotografia che si presenta come un allestimento museale, si scorge la gigantografia di un quotidiano italiano che mostra unaltra fotografia, quella di Aldo Moro che i terroristi inviarono ai media nel 1978 per dimostrare che il loro ostaggio era ancora in vita. Siamo al culmine del pi grave attacco allo Stato italiano che sia stato condotto nel dopoguerra: il rapimento e l'uccisione dell'ex premier e presidente della DC, on. Aldo Moro.

Uno degli scrittori italiani pi famosi di quella generazione culturalmente attigua all'eversione, Erri De Luca, fotografa poco tempo fa al Guggenheim Museum di New York un frammento dell'allestimento che presenta l'opera omnia di quello che l'artista contemporaneo italiano in assoluto pi famoso e celebrato al mondo: Maurizio Cattelan. Uno degli stilemi della sua produzione artistica quello di inserire la coda da cometa natalizia alla stella a 5 punte, simbolo delle Brigate Rosse. Tornato in Italia, lo scrittore invia la tale fotografia alla sua amica, la ex terrorista Barbara Balzerani, che fu capo della colonna romana delle Brigate Rosse e tra i responsabili del rapimento di Aldo Moro e di altre nefandezze omicide, la quale inserisce la fotografia nel suo pubblico profilo su FaceBook. (Potendolo fare, avendo finito di scontare la sua pena l'anno scorso: un ergastolo ridotto come tutti a 26 anni di pena.) Scattare quella fotografia da parte dello scrittore, cos come esibirla pubblicamente su Internet da parte della sua amica ed ex terrorista, sono atti che non lasciano margini di dubbio alla loro interpretazione: infatti quella fotografia consacra alla storia dell'arte il loro operato criminale. Consacra in termini letterari: rende sacro. Infatti, trasformare un simbolo storico di una formazione terroristica in stella cometa, cio in un simbolo metastorico della tradizione cristiana - che connota la direzione dei Re Magi verso il luogo di nascita di chi dar l'esempio e la lieta novella, significa sacralizzare la narrativa e l'opera di quella organizzazione criminale terroristica che ha operato nel nostro paese per quasi 20 anni e che ogni tanto ricompare anche in anni recenti. La storia di questa fotografia, cio degli utilizzatori dell'immagine dell'allestimento di Cattelan, i due amici, lo scrittore e la ex terrorista, la migliore prova che il segno della provocazione artistica di quest'opera non equivoco, come molti critici dell'arte cercano di assecondare, ma assai preciso. Quel segno di cometa rossa posticcia ha il nome preciso di un reato: quello di apologia. (Un gruppo di avvocati sta valutando se e come eventualmente intervenire) Ho portato il caso pi paradossale come caso esemplificativo delle difficolt profonde interne al nostro paese per sottolineare il fatto che l'impegno dell'Europa alla diffusione della voce delle vittime del terrorismo, cos come si avviato negli ultimi anni, non deve venire meno, ma anzi aumentare. Di fronte al tentativo di rendere sacra la narrativa terroristica, servono strumenti e mezzi per una contronarrativa che si alimenti delle parole delle vittime. Se questo era il primo punto che mi premeva segnalare, il secondo relativo a una dato che non solo nazionale Per non coinvolgere in maniera sconveniente altri paesi europei, resto a New York, dove in occasione della celebrazione del 10 anniversario degli attentati dell'11 settembre, si potuta osservare - da parte di alcuni famigliari delle vittime - l'adozione di scelte drastiche. E' cio capitato che alcuni parenti delle vittime abbiano disertato le cerimonie ufficiali. La vedova di Richard S. Gabrielle, Monica, ad esempio, diventata una attivista e portavoce di un gruppo di vittime perch ha pensato che l'unica maniera per ricordare e onorare suo marito fosse scoprire la verit. L'11 settembre scorso non ha partecipato alle celebrazioni ufficiali a Ground Zero, dove il nuovo World Trade Centre sorger insieme al Memoriale e al Museo dedicati agli attentati dell'11 settembre. Ha disertato perch ha perso la battaglia di trasparenza con le istituzioni che stava conducendo per ottenere la pubblicazione completa del rapporto dell'Ispettore generale della CIA sugli errori dell'agenzia. Errori che sono rimasti quindi riservati: delle verit non dette che riguardano le responsabilit di chi non ha prevenuto l'attacco terroristico e di chi non ha garantito la sicurezza degli edifici crollati.

In USA, come in Italia, e in ogni angolo del mondo, le vittime del terrorismo si trovano spesso di fronte al segreto di Stato, alla riservatezza per ragioni di sicurezza nazionale. In altri termini, la ragion di Stato (raison d'Etat) molte volte priva le vittime del terrorismo della verit, o almeno di una sua parte pi o meno considerevole. Ecco allora che il loro rapporto complessivo con lo Stato, come gi suggerito nel mio intervento qui l'anno scorso, non pu che essere per lo meno connotato da disagio. Lo Stato risarcisce le vittime del terrorismo, ma con quell'atto - da un certo punto di vista ammette la sua responsabilit nella mancata prevenzione di quanto avvenuto, se non anche l'esistenza di suoi interessi che non possono essere trasparenti e pubblici, almeno temporaneamente. Da questa prospettiva si evince un altro motivo per dare grande importanza al ruolo che l'Europa pu svolgere verso le vittime del terrorismo. In quanto entit sovrastatale ed organo che tende ad armonizzare e federare, l'Unione Europea pu essere una istituzione verso la quale tutte le vittime del terrorismo possono guardare con fiducia. Anche quelle vittime pi scettiche verso le proprie istituzioni nazionali. Cio quei familiari, come Monica Gabrielle, il cui senso del dovere verso i loro cari uccisi ha imposto di cercare la verit, obbligandoli a seguire irti percorsi fatti di processi, di commissioni di indagine, di notizie sui media, e trasformandoli talvolta nei soggetti della societ civile pi avvertiti della ambiguit dello Stato in cui vivono.

Grazie alla Rete NAVT e alla Commissione Europea dell'invito e dell'opportunit di intervenire in questa importante occasione e grazie a tutti della vostra attenzione.

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