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Facoltà di Psicologia
Corso di Laurea in Psicologia
I
...ai miei genitori
II
Indice
Introduzione VI
III
III. KNOWLEDGE MANAGEMENT REENGINEERING:
LE TRASFORMAZIONI IN ATTO 53
1. Un cambiamento strutturale 54
2. Knowledge management reengineering 55
2.1. Intelligenza “connettiva” e knowledge management 360° 57
2.2. Riorganizzazione cognitiva e percettiva 59
2.3. Riorganizzazione relazionale, sociale, culturale 62
2.4. Nascita di nuove professioni e mutamenti in quelle preesistenti 70
3. Conclusioni 71
PSICOLOGIA 73
1. La relazione “uomo- macchina” e i processi di naturalizzazione 73
2. Psicologia, tecno logie di gestione della conoscenza, e processi
di naturalizzazione 79
2.1. La situazione attuale 80
2.2. Il caso terapia 83
2.3. L’importanza del rapporto tra psicologia e KMT 85
3. Il sondaggio 86
3.1. Disegno generale della ricerca 87
3.1.1. Obiettivi conoscitivi 87
3.1.2. La metodologia 87
3.1.3. Il campione 88
3.2. Analisi dei risultati 88
3.2.1. Sezione “A”: l’impatto delle nuove “tecnologie di
gestione della conoscenza” nella società 88
3.2.2. Sezione “B”: l’impatto delle nuove “tecnologie di
gestione della conoscenza” in psicologia 94
3.3. Conclusioni 103
IV
V. SCENARI FUTURI 106
1. Prospettive 106
1.1 Knowledge management technologies e loro evoluzione 108
1.1.1. Il ruolo dell’interfaccia 112
1.1.2. L’evoluzione dell’interfaccia e possibili scenari futuri 114
2. La società della conoscenza 118
Appendice 126
Bibliografia 140
Sitografia 146
V
Introduzione
protagonisti.
quello della ricerca universitaria, settore, tra l’altro, dove Internet ha preso corpo nei primi
anni Ottanta. Ma ciò che si avverte ora, è la progressiva diffusione e naturalizzazione dei
Secondo gli ultimi dati Istat1 , l’accesso a Internet, che nel 1997 coinvolgeva solo una
nicchia di famiglie italiane, continua ad aumentare in modo sensibile (dal 2,3 % del 1997 al
34,5 % del 2005); oggi il personal computer viene usato dal 39,9 % delle persone (era il
29,6 % nel 2000), mentre l’uso del cellulare coinvolge ormai l’80,8 % della popolazione.
La diffusione di queste tecnologie però, pone alla ribalta il problema del rapporto
l’informazione a 360°, in qualsiasi momento e in qualunque campo del sapere, dal lavoro al
1
Dati Istat, 27/12/2005.
VI
tempo libero, dallo studio alla comunicazione, dalla salute psico- fisica alla cultura e alla
cambiamenti negli stili di vita, nelle relazioni, nel modo di comunicare. La nostra società sta
divenendo gradualmente una “società della conoscenza”, una “knowledge society ad alto
In questa tesi verrà sottolineata l’importanza della relazione con le nuove “tecnologie
KMT”, relazione non più soltanto di natura comunicativa e di scambio d’informazioni, bensì,
sociali e culturali che nascono da una diffusione di massa e da una naturalizzazione delle
Si va, come accennato prima, dal lavoro alla ricerca, dal tempo libero all’istruzione,
della conoscenza a livello sociale; grazie ai nuovi spazi di azione organizzativi aperti da
Internet, si sta trasformando l’importante relazione circolare tra “esperto-utente” nelle sue
della conoscenza” potrà contribuire alla costruzione di una cultura più attenta ed evoluta
rispetto alla relazione “man-machine- man”, relazione ancora non del tutto naturalizzata
2
Information and Comunication Technologies.
VII
nella nostra società, ancora restia ad una concezione delle knowledge technologies come
Tutto questo procede lungo una linea evolutiva che è in continua espansione e che, al
sia dal punto di vista tecnico/storico che dal punto di vista applicativo, facendo attenzione
nel delineare le loro peculiarità in seno al concetto di “gestione della conoscenza 360°”.
Nel capitolo terzo verrà affrontato l’impatto che i nuovi media stanno avendo sulla
stili di vita, nelle relazioni, nei processi cognitivi e percettivi, e, naturalmente, nel contesto
socio-culturale.
direzione. Saranno princ ipalmente osservate le posizioni e gli atteggiamenti in atto nei
confronti del panorama I&CT, completate dall’analisi e dalla descrizione dei risultati di una
Milano, circa i loro atteggiamenti nei confronti delle “tecnologie di conoscenza”, e del
VIII
Il capitolo quinto si prefiggerà l’obiettivo, non semplice, di delineare i possibili
scenari futuri che l’evoluzione tecnologica potrebbe comportare, in linea con i cambiamenti
IX
Capitolo primo
1. COMPUTER E INTERNET
I passi fondamentali che portarono allo sviluppo, nel XX secolo, del personal
computer, pongono le proprie radici già nel 1500. Da quel momento in poi l'uomo
incominciò ad acquisire enormi capacità sia di pensiero che di abilità costruttiva, e a
produrre piccoli congegni, talvolta anche di grande complessità e precisione. Le geniali
intuizioni, però, o l'abilità costruttiva di parti meccaniche, non bastavano senza le
fondamentali scoperte e le possibilità d'impiego sia del vapore, che dell'energia elettrica.
Così, la vera, sconvolgente, rivoluzione avvenne tutta nel secolo scorso e in tutti i
campi del sapere umano, compreso, dunque, anche quello del calcolo automatizzato (siamo
negli anni ’40 e ‘50). Prima dell'avvento dell'elettronica infatti, ovvero di valvole
termoioniche, di transistor e di circuiti integrati, gli ingegneri potevano progettare
solamente macchine basate sulla meccanica o sull’elettro- meccanica.
In questo modo soltanto all'inizio degli anni ‘70, e solo con l’affinarsi degli studi sul
calcolo automatizzato, cominciarono a diffondersi i primi microprocessori. Fu l'inizio di una
rivoluzione che avrebbe portato alla nascita del computer e alla sua successiva diffusione
nelle università, negli uffici, nelle aziende, nelle case, cambiando definitivamente le nostre
abitudini.
1
Ma non fu la sola presenza fisica del computer che si sarebbe fatta sentire: sarebbero
stati tutti gli oggetti ed i servizi legati all'uso dei microchips che avrebbero offerto nuove
possibilità al mondo dell'informazione, dei media, della televisione, del cinema, della
ricerca scientifica.
Vediamo ora di delineare i momenti più importanti che hanno caratterizzato, circa 30
anni fa, la nascita vera e propria del personal computer.
Siamo nel 1971. Tre ingegneri elettronici della Intel, tra cui l'italiano Federico Faggin,
inventano il microprocessore, un pezzetino di silicio capace di contenere centinaia
(migliaia, milioni) di transistor 3 . Alla produzione della Intel si affianca quella della Texas
Instruments. Nasce così il processore Intel 8008, con una memoria di 1 Kb, utilizzato per la
costruzione di uno dei primi computer accessibili al pubblico: lo SCELBI-8H venduto a
partire dal 1974. Nello stesso momento, dall'altra parte dell'oceano, in Giappone, alcune
aziende iniziano una produzione parallela di microchips, senza rispettare i copyright stabiliti
dalle rivali americane.
Pochi anni dopo, malgrado una multa miliardaria, il Giappone diventerà il maggiore
produttore di microchip al mondo. Viene così annunciata dalla “tigre asiatica” la nascita del
primo floppy disk, il primo disco magnetico flessibile disponibile sul mercato, con un
diametro di 8 pollici (più di 20 cm) e capace di immagazzinare fino a 120 Kb di dati. In
questi anni, uno dei primi personal computer del mondo, il Micral, viene presentato in
Francia, basato anch'esso sul processore Intel 8008, cuore dei personal computers che
inizieranno la rivoluzione del mercato informatico domestico.
Grazie a questi primi sviluppi, il 12 agosto 1981 viene presentato ufficialmente alla
stampa specializzata il personal computer di I BM. Dopo anni di ostracismo verso quegli
oggetti, la multinazionale americana presenta una macchina dalle dimensioni ridotte e con
prestazioni piuttosto modeste, indicata più genericamente come microcomputer.
Progettato un anno prima dal gruppo di ingegneri con a capo William Lowe (nome in
codice Project Chess), il “personal” era il 5150, basato sul processore 8088 a 4,77 MHz. Era
dotato di memoria RAM da 64 Kb, un lettore floppy da 5,25 pollici, tastiera e monitor
monocromatico a 12 pollici.
3
Il transistor è un dispositivo elettronico costituito da un cristallo di silicio o di germanio in cui vengono
opportunamente introdotti atomi di materiale diverso. Esso ha la capacità di trasmettere o meno la corrente, e
quindi di rappresentare l’1 o lo 0 che sono alla base del linguaggio digitale della macchina.
2
Utilizzava il sistema operativo PC- DOS 1.0 (acquisito su
licenza da Microsoft); costava tremila dollari in versione
base, mentre la configurazione più ricca con monitor a
colori raggiungeva i seimila dollari.
Ma la storia del “microcomputer” inizia molti anni prima del lancio ufficiale di IBM.
Queste macchine venivano infatti costruite da “hobbisti” appassio nati di informatica, che
non avendo accesso alle risorse dei grandi centri di elaborazione (macchine costose, diffuse
in poche migliaia di esemplari in tutto il mondo solo presso università e grandi aziende),
riuscivano a crearne una versione ridotta nel proprio garage.
La fetta di mercato di questi microcomputer era molto modesta: gli elaboratori
venivano acquistati da altri appassionati o da piccoli imprenditori attratti dal prezzo
veramente irrisorio per l’informatica di quei tempi. Il resto del mercato era diffidente,
soprattutto per la mancata standardizzazione delle macchine: ogni modello era diverso da
tutti gli altri e veniva spesso costruito da un'impresa che non aveva storia e che rischiava di
sparire da un momento all'altro.
Il mondo aziendale non poteva permettersi di affidare la gestione della propria
contabilità a quelle macchinette stravaganti snobbate o addirittura ignorate dai
professionisti. Ma la storia cambiò totalmente con la discesa in campo di I BM.
In tutto il mondo questo marchio era sinonimo di serietà, qualità e affidabilità. Il piano
di marketing prevedeva una vendita di 200 mila esemplari di Pc I BM in cinque anni, ma se
ne vendettero 250 mila nei primi dieci mesi (di cui 50 mila in otto). Un'impressionante
massa di clienti si lanciò nella corsa all'acquisto.
Ma il passo principale nella diffusione del nuovo computer fu un'importante scelta
strategica di I BM, che decise di comprare i componenti del Pc sul libero mercato e di rendere
pubblici il suo schema logico e quello circuitale, senza coprirli con brevetti e vincoli legali.
In questo modo qualunque produttore di hardware poteva inserirsi sull'onda del successo del
Pc IBM e, nello stesso tempo, alimentarne la diffusione.
Il previsto sviluppo di produttori terzi per il “personal” fu abbondante e molto
articolato. Nacquero apparecchiature periferiche di vario tipo, ma anche macchine di base,
veri e propri cloni dell'originale Pc, che venivano venduti a macchia d'olio in tutto il mondo.
La stessa logica intrapresa da IBM di acquistare i componenti dell'elaboratore invece di
progettarli e costruirli, l’aveva orientata nella scelta del sistema operativo, il software per la
gestione della macchina.
3
Infatti, lo sviluppo di un nuovo sistema operativo avrebbe richiesto un consumo di
risorse eccessivo: non sarebbero bastati un paio d'anni di lavoro di decine e decine di
specialisti. Per evitare un'operazione così pericolosa, IBM cercò un possibile fornitore di
sistemi operativi adatti al Pc, e nel 1980 la scelta cadde su Microsoft 4 , una piccola società
di Seattle.
Il nome del sistema operativo era costituito con le iniziali delle parole che ne
descrivevano le funzionalità: DOS, da Disk Operating System. La licenza stipulata tra
Microsoft e I BM prevedeva che su ogni Pc sarebbe stata installata una copia del DOS, dal
nome di PC-DOS . La Microsoft si era riservata di concedere la licenza d'uso dello stesso
prodotto ad altri costruttori di macchine “personal”, con un nome diverso: MS-DOS . Di fatto
però, a parte la differenza nel nome, i due programmi erano e sono rimasti nei quindici anni
successivi, sostanzialmente identici.
L'introduzione del Pc comportò una vera e propria rivoluzione nel modo di lavorare:
l'informatica personale era sconosciuta nel mondo delle piccole e medie aziende. Pochi
utenti selezionati avevano accesso a qualche archivio meccanizzato e, sotto il controllo dei
mainframe5 , lanciavano programmi di lettura selettiva dei dati. Queste operazioni venivano
svolte attraverso i “terminali stupidi”, macchine formate da un enorme video
monocromatico e da una tastiera, asservite a un mainframe dal quale ricevevano i dati e al
quale si potevano solo inviare messaggi, raramente istruzioni o comandi.
I primi Pc erano migliori dei terminali stupidi, perché dotati ciascuno di una propria
CPU6 che ne faceva dei veri e propri centri di elaborazione autonomi. Si diffusero
abbastanza rapidamente nel mondo aziendale, anche perché non rappresentavano un
cambiamento particolarmente profondo dell'informatica tradizionale. In pratica, i
microcomputers erano mainframes in miniatura.
Agli occhi di qualcuno, però, apparivano come una forma di riduzione a banale
strumento di lavoro di una mitica idea che era nata diversa, più libertaria. I micro (i
predecessori dei Pc) erano legati alla generazione dei figli dei fiori e degli hippy. Infatti, il
4
Oggi, probabilmente anche grazie a quella scelta, la Microsoft di Bill Gates è il maggiore produttore
mondiale di software, monopolizzando il mercato informatico mondiale.
5
Un mainframe è un computer grande e dotato di elevata capacità di elaborazione in grado di supportare
l'utilizzo contemporaneo da parte di centinaia o addirittura migliaia di utenti il cui accesso avviene di solito
mediante un terminale.
6
Compito della CPU (acronimo di Central Processing Unit, detta comunemente processore) è quello di
leggere le istruzioni e i dati dalla memoria ed eseguire le istruzioni; il risultato della esecuzione di una
istruzione dipende dal dato su cui opera e dallo stato interno della CPU stessa, che tiene traccia delle passate
operazioni.
4
computer veramente rappresentativo di questo filone non fu il PC IBM, ma il Macintosh della
Apple.
7
La RAM è un elemento tuttora assai importante nei Pc.
5
sempre più frequentemente si ricorreva ai dischi magnetici, che si caratterizzavano per una
grande capacità di memorizzare i dati.
L'affidabilità degli elaboratori subì dunque un incremento notevole e la velocità di
calcolo aumentò in modo rilevante. Risalgono a questo periodo i primi esperimenti di
collegamento tra computer e una grande crescita dei software. Le dimensioni dei computer
si ridussero notevolmente e si assistette ad uno sviluppo massiccio di reti tra elaboratori
situati anche a distanze notevoli.
6
1.1. INTERNET
Internet è una rete di comunicazione di portata mondiale. Suo scopo originario era
quello di garantire comunicazioni stabili ed efficienti tra le sedi delle forze armate
statunitensi oltre che tra le università ed i centri di ricerca che lavoravano a progetti di
natura militare.
La prima apparizione di questa forma d'interconnessione risale al 1969 quando il
Ministero della Difesa Statunitense creò un'agenzia, l’ARPA, preposta allo sviluppo di una
rete che potesse reggere al bombardamento nucleare, garantendo la continuità di
comunicazione tra località diverse. Il progetto coinvolse centri di ricerca, università e
qualche azienda privata, tutti in qualche modo legati all'attività militare e dotati di
computers che all'epoca costituivano quanto di più moderno la tecnologia informatica
americana potesse offrire.
Contestualmente i Bell Laboratories (famoso centro di ricerca americano di proprietà
della AT&T 8 ) stavano lavorando allo sviluppo del sistema operativo Unix 9 , che sarebbe
diventato uno standard per il mondo accademico e della ricerca nonché per molte
applicazioni militari. L'unione di questi filoni avrebbe portato a quello che oggi è Internet.
Il percorso però è costellato di alcuni eventi determinanti.
Il primo appalto per la costruzione della Rete fu concesso a una società chiamata Bolt,
Beranak and Newman (BBN) che collegò quattro università diverse: Stanford University,
UCLA (University of California at Los Angeles), UCSB (Univesity of California at Santa
Barbara) e la University of Utah, usando linee telefoniche e installando in ciascuna di queste
un IMP (Information Message Processor), vale a dire un particolare computer che gestiva il
traffico in rete. L' IMP fungeva da intermediario tra linee di connessione e mainframes, i
grandi elaboratori centralizzati su cui all'epoca residevano tutte le informazioni e tutti i
programmi. L'impianto divenne attivo il 2 settembre 1969 con il nome di “arpanet”.
Il primo protocollo sviluppato per la trasmissione dei messaggi su arpanet si chiamava
NCP (Network Control Protocol), ma non era particolarmente efficiente. Col passare del
tempo i progettisti di arpanet definirono un insieme di circa 100 protocolli per regolare il
8
Per maggiori informazioni visitare il sito internet, “www.att.com”.
9
Sistema operativo usato dai grandi mainframe e da molti computer collegati a Internet. Ancora oggi vanta un
nutrito seguito di “appassionati” che lo preferiscono a “Windows” di Microsoft nella gestione del proprio
computer. Ad esempio, molti computer della NASA , utilizzano Unix come sistema operativo.
7
trasferimento dei pacchetti, e questo insieme si è evoluto in quella che oggi è conosciuta con
il nome di Internet Protocol Suite: una raccolta di standard trasmissivi che verte su due
protocolli primari, il Transmission Control Protocol (TCP) e l'Internet Protocol (IP), più
molti altri secondari che consentono la comunicazione tra computers e reti molto diverse.
Tornando un attimo indietro nel tempo, l’anno 1972 rappresentò un'altra tappa
importante: l'Università dello Utah realizzò un sistema per controllare un computer a
distanza su arpanet rendendo possibile trasferire file da un computer all'altro per mezzo del
protocollo FTP (File Transfer Protocol).
Combinando TCP /IP ed FTP si era giunti al coronamento dell'obiettivo tecnologico di
arpanet: trasferire dati da un punto all'altro della rete 10 .
Già nel 1980 arpanet si trasformò in uno strumento vitale per le università e per i
centri di ricerca americani, che avevano un bisogno sempre maggiore di scambiare
informazioni e di coordinare le proprie attività. Nacque così la posta elettronica (e-mail)
affiancandosi al semplice trasferimento di file, che aveva costituito la prima vera
applicazione di arpanet.
10
Questa caratteristica è uno degli elementi fondamentali del successo di Internet oggi: grazie a questa
modalità di trasferimento dati è possibile lo scambio di informazioni, di documenti, di programmi; si rende
possibile l’open-source, etc., in una parola, viene riorganizzato il modo di gestire la conoscenza e la
comunicazione. Una vera e propria rivoluzione.
8
Nel 1983 Internet divenne a tutti gli effetti la “rete delle reti”, utilizzando arpanet
come dorsale (rete ad alta velocità che univa tra loro altre reti locali). Tuttavia restavano
ancora esclusi tutti quegli atenei che non avevano rapporti con il Dipartimento della Difesa.
Al fine di risolvere questo problema e di estendere l'accesso a tutti gli interessati, il
Dipartimento della Difesa creò una propria rete alternativa, detta MILNET, così da non dover
più dipendere esso stesso da arpanet e da lasciare campo libero al mondo accademico,
mentre il governo americano istituì la National Science Foundation (NSF) con il duplice
scopo di fornire risorse di elaborazione alle università (mediante l'uso centralizzato di
supercomputers) e di favorire la crescita di un sistema di comunicazione veloce tra queste
ultime.
Nei primi anni Ottanta la NSF costruì CSNET , una rete che univa le varie facoltà
d'informatica statunitensi; alla fine degli anni Ottanta costituì NSFNET con lo scopo
dichiarato di rimpiazzare arpanet per mezzo di una rete dorsale alternativa. La transizione è
stata relativamente lunga e in effetti arpanet è stata smantellata definitivamente solo nel
1990.
Nel 1991, dall’altra parte dell’oceano, il C ERN (Consiglio Europeo per la Ricerca
Nucleare) poneva le basi per una nuova architettura capace di semplificare enormemente la
navigazione di Internet, la World Wide Web (“www”), mentre nel 1993 fu inventato il
primo strumento grafico per esplorare Internet, il programma Mosaic. Sviluppato da Marc
Adreessen, che lavorava presso il NCSA (National Center for Supercomputing Applications)
dell’Università dell’Illinois, Mosaic, era in grado di visualizzare immagini grafiche. Il
programma girava solo su Unix ma in agosto furono distribuite anche versioni per
Macintosh e Windows.
Nel 1994 venne stimato che fossero milioni le copie di Mosaic in uso. Fu il grande
successo, e l’inizio di qualcosa di nuovo.
A metà del 1994 Andreessen lasciava, con altri sviluppatori, il NCSA e fondava
Netscape. Subito dopo arrivava Netscape Navigator e nell’agosto 1995 Microsoft Internet
Explorer, ancora utilizzati ai giorni nostri.
Si può dunque affermare che Mosaic si costituì come “killer application” che fece
esplodere il World Wide Web estendendo le potenzialità di Internet oltre il ristretto numero
degli specialisti per coinvolgere anche il grande pubblico, ponendo così le basi per quella
trasformazione qualitativa della complessa relazione circolare tra produttori e consumatori
di conoscenza che sta caratterizzando la nostra società, e si prevede ancor di più la società
del futuro.
9
I primi siti commerciali apparvero a cavallo tra il 1994 e il 1995 insieme a providers,
browser grafici, motori di ricerca, oltre naturalmente alle forme di sicurezza e di codifica, ai
modem veloci e ai sistemi operativi efficienti.
A partire dal 1994 la World Wide Web ha trasformato Internet in un fenomeno di
massa e oggi esistono dorsali alternative a NSFNET che servono sia per aumentare la quantità
di traffico che può circolare su Internet sia per consentire la presenza di servizi commerciali
che sono vietati nel contesto accademico definito dalla National Science Foundation.
11
Ethernet è un protocollo standard di schede e cavi per il collegamento veloce fra computer in rete locale
(LAN). Originariamente sviluppato nel 1976 da Xerox, Intel e Digital per le rete locali a 10 Megabit al
secondo, è definito nel documento base dello standard Ethernet chiamato IEEE 802.3. I computer in rete
Ethernet possono anche essere di diverso tipo o utilizzare diversi sistemi operativi.
10
Internet si configura oggigiorno
sempre più come potente
tecnologia e spazio gestionale di
supporto ai processi decisionali
individuali, collettivi,
organizzativi, sociali e culturali;
tende a coprire a 360° ogni area
problematica della vita
quotidiana: scuola, lavoro,
formazione, salute, tempo
libero, economia, finanza,
ricerca, identità
personale/sociale, politica,
interazione con la pubblica amministrazione, gestione dell'ambiente, editoria, etc. .
Le sue applicazioni e le sue funzionalità sono innumerevoli. Si va, a livello
comunicativo, dalla comunicazione asincrona 12 tramite posta elettronica (e- mail), alla
comunicazione cosiddetta sincrona 13 (chat IRC14 , audio-video chat, weblog15 , forum di
discussione).
In campo multimediale di notevole importanza è la possibilità di scaricare da Internet
immagini o files musicali (Mp3), testi, documenti, informazioni, programmi open source16 ,
etc. . Infine si sono sviluppate applicazioni come l’e-Business, l’e-Banking, l’e-Learning,
l’e-Goverment e altro ancora. Ma questi argomenti saranno approfonditi nel capitolo
successivo.
12
Si ha una comunicazione asincrona quando la comunicazione non avviene nello stesso istante tra due o più
soggetti (es. siti Web).
13
Si ha una comunicazione sincrona quando la comunicazione avviene nello stesso momento tra due o più
soggetti.
14
Internet Relay Chat. Scambio di messaggi testuali in modo istantaneo.
15
Pagina web in cui diversi utenti possono lasciare il proprio contributo in forma testuale, grafica o di
collegamento ad altre pagine web.
16
Letteralmente software libero. Il software libero è tale perché si impone di difendere la libertà di tutti gli
utenti combattendo la logica del software commerciale, con le sue restrizioni e limiti nella diffusione e
nell'utilizzo. Il pensiero di base richiama i principi dell'etica hacker: “se qualche informazione può essere utile
per accrescere la conoscenza, allora è giusto che tutti vi possano accedere incondizionatamente”. L’utente
diventa un protagonista attivo nel ciclo di sviluppo del software, partecipando al test, alla definizione di
specifiche e nuove funzionalità, al miglioramento dei prodotti.
11
2. TELEFONIA MOBILE
I primi telefoni cellulari (siamo all’inizio degli anni Ottanta), usavano una
tecnologia analogica, che modulava i segnali radio dei telefoni variando le loro
frequenze in maniera continua, e permetteva in tal modo di trasferire i suoni
delle voci degli utenti.
Attualmente i telefoni cellulari più avanzati impiegano una tecnologia digitale,
che converte i suoni delle voci degli utenti in flussi di bit 17 che sono poi utilizzati per
modulare i segnali wireless (senza fili), e a banda larga, con velocità di trasmissione molto
superiore alla media di 10 chilobit al secondo.
Le reti digitali (GSM 18 ), e a banda larga (GPRS19 o UMTS20 ), si prestano alla perfezione
per la comunicazione e il trasferimento di dati, le videotelefonate (solo UMTS), e l’accesso a
Internet con una connessione ad alta velocità (GPRS e UMTS).
Negli ultimi anni, grazie dunque anche allo sviluppo della banda larga e del digitale, la
telefonia mobile ha visto incrementare notevolmente i propri hardware, con l’immissione
nel mercato di modelli tecnologicamente molto avanzati e dal design avveniristico. Ma sono
soprattutto i Servizi a Valore Aggiunto (VAS) ad essere interessati maggiormente dallo
sviluppo tecnologico dei cellulari.
In realtà, si tratta semplicemente di tutte quelle applicazioni che i possessori di
telefonini amano utilizzare. Tra queste, SMS21 , MMS22 , video, giochi Java 23 , suonerie
polifoniche, screensaver 24 e browsing su Internet. I semplici messaggini di testo, gli SMS,
risultano il servizio più utilizzato.
La maggior parte dei servizi offerti dagli SMS è a pagamento. Tra questi
fondamentalmente gli utenti scaricano servizi di personalizzazione del proprio cellulare
(loghi e suonerie) e di intrattenimento, tutti offerti più che altro dagli operatori di telefonia
mobile (Tim, Vodafone, Wind, 3) 25 .
17
Binary digiT.
18
Global System for Mobile Communications.
19
General Packet-Radio Service.
20
Universal Mobile Telecommunication Standard.
21
Short Message Service.
22
Multimedia Messaging Service.
23
Giochi che utilizzano i linguaggio di programmazione Java; la tecnologia Java offre agli utenti un mondo di
nuove e interessanti possibilità. Consente di eseguire qualsiasi tipo di applicazione, compresi giochi, strumenti,
programmi e servizi di informazione, su ogni computer o dispositivo. Dai Pc desktop ai dispositivi palmari e ai cellulari,
la tecnologia Java oggi è praticamente ovunque.
24
Salvaschermo.
25
Operatori attualmente presenti sul territorio nazionale Italiano.
12
Gli MMS, che stentano ancora a decollare (il costo ancora troppo elevato scoraggia gli
utenti a farne largo consumo), invece, rappresentano il presente ed il futuro. Un domani
saranno sfruttati per tutte le loro potenzialità, in particolare per quelle legate al video.
La maggior parte di questi servizi viene attivata tramite telefono fisso e non via
cellulare, costando tra i due e i sei euro ciascuno. Ultimamente, però, vi si accede anche
attraverso il mobile portal 26 (come quello di 3, per esempio). E' proprio grazie al portale
mobile che sono esplosi i servizi di browsing, basati cioè sulla navigazione dei portali (in
Italia ad esempio, “3” e “Vodafone Live!” dell'omonimo gestore).
Recentemente sono nati anche i primi servizi di consultazione a pagamento, un
obiettivo che gli operatori si erano prefissati fin dai tempi del WAP 27 . Un altro trend in
crescita è rappresentato dall’utilizzo dei numeri brevi (es.
49494 di TIM , 42949 di Vodafone etc.) da parte di molte
aziende che offrono servizi via cellulare.
Il numero breve è stato ampiamente sfruttato per
iniziative di diverso genere, dal televoto, al versamento di un
contributo per venire in aiuto alle popolazioni colpite da
particolari disastri naturali, e via dicendo. Un servizio in forte
espansione nei prossimi anni, prevedono gli esperti.
C'è così ancora spazio per ulteriori applicazioni, come i sistemi di localizzazione
(GPS 28 ) e lo sviluppo di servizi per le auto. Intanto però, ogni operatore ha e continua a
credere nella propria filosofia, consentendo sì all'utente di scegliere la linea che più
preferisce, ma creando al contempo ancora più confusione dovuta alla mancanza di
interazione e di compatibilità l'una con l'altra.
Pertanto, osservando il panorama italiano, Vodafone ha e promuove il suo Vodafone
Live!, un portale mobile che offre servizi a pagamento, un WAP abbellito, insomma. TIM
punta su MMS e sul nuovo servizio di Tv sul cellulare, mentre 3 regala il videofonino (la sua
filosofia è “cellulare gratis per tutti”) per usufruire dei servizi video (videochiamata,
videomessaggio, videogoal, etc.) che differenziano il quarto operatore italiano dai restanti
26
Portale dedicato agli utenti di telefonia mobile.
27
Il W AP analogamente a internet è un protocollo (Wireless Application Protocoll) per lo scambio delle
informazioni, che usa internet come infrastruttura.
28
Global Positioning System. Il sistema permette, grazie ad un collegamento satellitare, di identificare la
propria posizione sul territorio e di suggerire un percorso per raggiungere una meta specifica.
13
competitors. Wind, infine, ha importato il sistema “i- mode”29 dal Giappone, puntando tutto
sul traffico telefonico. Ognuno per la sua strada.
Il futuro naturalmente è condizionato dall'evoluzione della tecnologia informatica, e dal
costo di alcuni servizi che attualmente sono troppo elevati perché siano sfruttati dalla massa.
29
Information Mode: è un servizio multimediale innovativo che ti permette di accedere ad una ricchissima
offerta di siti tematici: giochi, loghi, suonerie, astri, eros e chat per il tuo divertimento ma anche servizi di
news, meteo, mappe, banking, finanza e tanto altro per soddisfare le tue esigenze in mobilità.
14
3. PDA
Negli anni ‘80 nessuna persona importante viaggiava senza la sua agenda in pelle. Alla
fine degli anni ‘90 l’agenda è stata sostituita dal suo equivalente digitale, il Personal Digital
Assistant (PDA ). Un PDA è effettivamente un Pc portatile, capace di svolgere tutte le
funzioni della sua antenata in pelle (indirizzi, blocco note, appuntamenti ed elenco
telefonico).
In più la maggior parte dei palmari (altro nome per i PDA , che mette in
risalto la loro caratteristica di stare sul palmo di una mano) offre molte altre
applicazioni, come word processor, database, orologio, calcolatrice, giochi,
software di gestione economica, etc. .
Ma ciò che rende il PDA così attraente per molti utenti Pc è la capacità di
trasferire dati dal palmare al desktop 30 e viceversa, e di convertire tali dati da o verso le
applicazioni del palmare stesso (in altre parole la sincronizzazione tra il mobile e il
desktop).
Tale connessione all’inizio avveniva solamente tramite cavo seriale, ora ciò può
avvenire anche tramite infrarossi. In aggiunta alla capacità di collegare un PDA al desktop o
al portatile per sincronizzare dati, in moltissimi casi è possibile anche collegare altri
dispositivi, come cellulare, stampante, memorie addizionali, modem etc. .
La maggior parte di questi strumenti dispone di una porta infrarossi con tecnologia
IrDA, oppure di Bluetooth (connessione radio a basso costo). In altri casi la connessione può
avvenire tramite porta USB o, naturalmente, porta seriale. Combinato con il telefonino il PDA
può offrire moltissimi vantaggi (connessione WAP o HTML, invio e ricezione e- mail etc.).
A causa della sua dimensione contenuta, per elaborare dati su un PDA si richiede o una
piccola tastiera (es. Psion) o un tipo di sistema di riconoscimento di scrittura manuale (es.
Palm, Pocket-Pc). Lo scopo per entrambe le soluzioni è di garantire un lavoro veloce e
senza complicazioni.
I primi PDA avevano funzioni e programmi molto differenti tra loro, ma col passare del
tempo tali differenze sono quasi del tutto scomparse a favore di uno standard di base
comune a molti.
30
Personal computer, fisso o notebook (“portatile”).
15
Questi sono: diario/appuntamenti, promemoria,
rubrica, blocco note, applicazioni di disegno,
gestione finanziaria, calcolatrice, allarme, orologio,
file manager, sincronizzazione dei dati,
collegamento con la stampante. Oggi ci sono altre
applicazioni che stanno diventando standard sui
PDA , come: e- mail, browser Internet, telefono.
Allo stato attuale però i PDA necessitano ancora di
una “killer application”31 che li lanci definitivamente
sul mercato e che li renda veramente indispensabili
per gli utenti. I browser WAP dovevano avere tale
funzione, ma la loro scarsa innovazione non ha
comportato tale evento.
I programmi GPS che permettono di avere direttamente dal palmare, e con errore
veramente basso, la posizione satellitare, si sta rivelando veramente utile ed interessante dal
punto di vista del mercato e dell’innovazione tecnologica, e può essere considerata, senza
dubbio, l’applicazione più innovativa degli ultimi anni nei termini dei PDA , insieme, come
specificato precedentemente, alla capacità dei palmari di unire le caratteristiche dei Pc con
le peculiarità proprie del mondo della telefonia mobile. Grazie a questa integrazione, oggi i
PDA sono in grado anche di ricevere e trasmettere MMS, SMS, effettuare fotografie o piccoli
filmati, riprodurre file musicali Mp3, etc. .
A questo punto i palmari possono ult eriormente specializzarsi come veri e propri Pc
portatili con le stesse funzioni di un desktop. In questo senso i Pocket-Pc sono sicuramente
un inizio dell’evoluzione in tale direzione 32 .
E’ facile dunque prevedere l’importanza, e quindi la diffusione, che nei prossimi anni
avranno queste tecnologie, e l’integrazione con i telefoni cellulari in un unico prodotto è la
sfida più importante per arrivare allo sviluppo capillare dell’informatica da passeggio e della
cosiddetta “Internet in piedi”.
31
Una “killer application” è un’applicazione in grado di “rivoluzionare” uno specifico mercato in relazione
alle sue specifiche e particolari caratteristiche.
32
Molto interessanti sono gli “ultimi nati” in casa Toshiba, la serie Potégé M300, e in casa Holbe Dialogue,
Flybook , entrambi molto compatti (solo 8,9 pollici per Flybook!) ma estremamente potenti e versatili. SMAU,
ottobre 2005.
16
4. TELEVISIONE DIGITALE E ALTRE TECNOLOGIE
Oggi, oltre alle tecnologie sopra descritte, computer, PDA , cellulari ed Internet, si sta
assistendo all’integrazione di vecchi media, come televisione e radio, con i nuovi media, in
particolar modo Internet.
Per fare ciò, le vecchie tecnologie devono essere trasformate da analogiche a digitali:
stanno così nascendo la televisione digitale, la radio digitale, la telefonia digitale, la
fotografia digitale, etc. .
Un discorso a parte vale per i concetti di domotica e robotica, che, pur non
presentandosi “in toto” come knowledge technologies, permettono un miglioramento della
33
Digitale è il procedimento che permette una rappresentazione di un fenomeno in maniera discontinua. Si
dice di dispositivo o tecnica che sfrutta le variazioni discrete di tensione, frequenza, ampiezza, posizione, etc.
per codificare, elaborare o trasmettere segnali binari (bit= Binary digiT; zero e uno) per dati audio, video,
computerizzati o di altro tipo. E’ l’opposto di analogico.
17
qualità della vita, anche attraverso l’inserimento, nella vita quotidiana, di strumenti KMT
integrati e comunicanti tra loro.
Questo è un fenomeno da tenere ben presente, soprattutto se si vogliono comprendere
al meglio i processi di naturalizzazione delle tecnologie che stanno trasformando la nostra
società in una “knowledge society ad alto tasso di KMT”.
Vediamo ora di analizzare alcuni dei più importanti cambiamenti avvenuti nel mondo
delle tecnologie analogiche, e di accennare ai concetti di “casa intelligente” e di robotica.
- Via cavo: tecnologia di trasmissione televisiva basata sul cavo coassiale anziché sulle
antenne; con questa tecnologia è necessario che l'utente finale sia connesso
direttamente via-cavo all'emittente, con conseguente aumento dei costi per l'emittente
stessa che deve raggiungere singolarmente ogni utente, ma con grandi vantaggi
dell'utente finale, che può usufruire delle potenzialità della trasmissione digitale, non
ultima anche della possibilità di contemporaneo accesso Internet a banda larga;
- Satellitare: con questa tecnologia l'emittente invia i dati video ad un satellite posto in
orbita geostazionaria, il quale ritrasmette il segnale ad un'area (footprint) molto vasta,
comprendente parecchie Nazioni; per ricevere queste trasmissioni, l'utente finale deve
dotarsi di un'apposita antenna parabolica che raccoglie e amplifica il debole segnale
proveniente dal satellite posto a 36000 Km di quota, e lo invia al decoder collegato a
sua volta al televisore;
- Digitale terrestre: analoga per prestazioni e qualità alla televisione satellitare, questa
tecnologia permette però un più facile accesso da parte di tutti gli utenti, in quanto non
18
richiede l'installazione di un'antenna parabolica, ma utilizza le strutture preesistenti,
create per la televisione analogica, per trasmettere e ricevere i segnali; in questo modo,
l'utente deve solo dotarsi dell'apposito decoder, senza dover in genere intervenire
sull'impianto antenna preesistente;
- Web Tv: tecnologia non ancora molto diffusa in Italia, che sfrutta la banda larga di
internet (ADSL o connessione via-cavo) per consentire all'utente finale di ricevere
contenuti multimediali direttamente sulla Tv di casa (tramite apposito decoder) o sul
computer, con una qualità variabile da quella della televisione analogica a quella della
televisione digitale, a seconda della capacità della linea di trasmissione usata per
connettersi a internet.
I vantaggi offerti dalla televisione digitale, rispetto al passato, sono principalmente tre:
19
un televisore dedicato all'alta definizione (HDTV): questo perché questo tipo di
televisore consente di riprodurre le immagini con qualità cinematografica, tanto che
uno dei possibili sviluppi sarà quello dell'offerta cinematografica “digitale terrestre”,
evitando l'affitto dei DVD.
La radio digitale: annunciata sin dagli anni '80, la radio digitale esce dalla sua eterna
fase di sperimentazione e il DAB (Digital Audio Broadcast, basato sui sistemi di
compressione digitale “MPEG Audio 1 Layer II” e “MPEG Audio 2 Layer II”), si avvia così a
diventare lo standard europeo di trasmissione audio a banda larga.
Negli Usa però, Paese nel quale è presente una forte identificazione delle stazioni
radio con le frequenze di ricezione, il DAB è stato già accantonato da tempo. Oltreoceano la
tecnologia Fm digitale (o Hd Radio Systems) si è comportata diversamente nei confronti
degli utenti (il sistema è compatibile con la ricezione Fm anaologica) e delle stesse
emittenti, con una “migrazione” al digitale che ha permesso di conservare le frequenze
storiche dei network attraverso la convergenza in Fm delle trasmissioni, sia analogiche che
digitali, con la creazione di standard come l’Inband on-channel (IBOC), o il Multimedia
Broadcasting System (MMBS).
20
- Maggior numero di frequenze: il digitale permette un maggior e migliore sfruttamento
delle frequenze;
- Servizi aggiuntivi: può essere trasmessa una grande quantità di dati aggiuntivi,
informazioni e contenuti di vario genere, aumentando i servizi disponibili.
21
impiego (si pensi ai bambini o agli anziani), ed essere gradevole (la difficoltà di interazione
con il sistema non deve essere una barriera al suo utilizzo).
Le aree di automazione possibili in una casa sono: gestione dell’ambiente (microclima
e requisiti energetici); gestione degli apparecchi; comunicazione e informazione; sicurezza.
Il settore dei cosiddetti elettrodomestici “bianchi” è quello in maggior evoluzione,
grazie alla massiccia introduzione di componenti elettroniche che ne consentono il
miglioramento delle prestazioni, delle funzionalità, dell’affidabilità, e che rendono possibile
la telegestione e la telediagnostica manutentiva per ogni singolo apparecchio (lavastoviglie,
forno, lavatrice, frigorifero, etc.).
La comunicazione e l’informazione di una casa intelligente riguardano apparecchi
quali il telefono, il citofono o il videocitofono (anche per comunicazioni interne telefoniche
o citofoniche), l’accesso Internet a banda larga (ADSL, fibra ottica, etc.), la trasmissione dati
per controllo remoto, le informazioni e lo svago con sistemi audio- video (televisori, radio,
dvd player, cd player, mp3 player, ricevitore satellitare, pay Tv, etc.).
Per il futuro, secondo alcune ricerche 34 , lo sviluppo di Internet a velocità maggiori,
potrà dare un grande impulso allo sviluppo della domotica: negli Stati Uniti, per esempio,
grazie alla banda larga, si sta sviluppando una vivace offerta di reti telematiche da casa, cosa
che peraltro inizia già a diffondersi anche in Europa. Gli sviluppi maggiori del networking
domestico potrebbero venire da soluzioni basate sull'utilizzo della rete elettrica e delle onde
radio, perché solo con mezzi di questo tipo sarà possibile collegare i diversi dispositivi
domestici che, in futuro, potranno integrare al loro interno un browser Internet specifico.
Si ritiene che la diffusione di connessioni permanenti a banda larga con tariffe flat a
basso costo aprirà nuove frontiere per il telelavoro, diffonderà l'utilizzo di servizi
multimediali e di intrattenimento, favorirà lo sviluppo di servizi di telegestione e di
telecontrollo, nonché di home-Banking ed e-Commerce.
Gli sviluppi per i prossimi anni sono diretti verso la ricerca di comfort e di abitabilità
sempre maggiori abbinate a semplicità di utilizzo che possano far giungere il “futuro” negli
ambienti di tutti.
34
LabDom, 2002.
22
(climatizzazione, distribuzione acqua, gas ed energia, impianti di sicurezza), delle reti
informatiche e delle reti di comunicazione, allo scopo di migliorare la flessibilità di
gestione, il comfort, la sicurezza, il risparmio energetico degli immobili e per migliorare la
qualità dell’abitare e del lavorare all’interno degli edifici.
A differenza della home automation, settore in fase di piena espansione, la building
automation è già consolidata da diversi anni, e, anche per questo, è opinione diffusa che
prodotti di questo settore adattati su scala ridotta possano essere applicati nella domotica.
Tutte queste caratteristiche, se no n sviluppate singolarmente ma nel loro insieme,
portano alla creazione di un sistema di home automation integrato che può semplificare la
vita all’interno delle abitazioni.
La casa diventa intelligente non perché vi sono installati sistemi intelligenti, ma perché
il sistema intelligente di cui è dotata è capace di controllare e gestire in modo facile il
funzionamento degli impianti presenti.
Attualmente le apparecchiature tecnologiche sono poco integrate tra loro ed il
controllo è ancora ampiamente manuale; nella casa domotica gli apparati sono comandati da
un unico sistema automatizzato che ne realizza un controllo intelligente.
23
Sono alimentati da normali batterie e sfruttano in gran parte la componentistica usata
per costruire i loro parenti “stupidi” (tagliaerba ed aspirapolvere). In più questi robot
possiedono l’intelligenza necessaria per aggirare gli ostacoli, assicurare di coprire per intero
la superficie di un prato o di una stanza con più passate (un problema più complesso di
quello che può sembrare, ma non troppo), ed evitare di cadere dalle scale o in un fosso.
Un’altra interessante applicazione consumer dei robot è quella della sorveglianza
automatica.
Esistono aziende che producono piccoli robot autonomi che il proprietario può lasciare
attivi a casa propria; i robot si muovono per l’ambiente, percepiscono eventuali movimenti
(anche al buio: ad esempio con sensori ad infrarossi) e segnalano i tentativi di intrusione
(per esempio tramite un messaggio SMS sul cellulare del proprietario). In più possono
attivare allarmi ed eventualmente… anche abbaiare!
Forse questi primi prodotti di domotica e robotica saranno ricordati, nei decenni a
venire, come quelli che hanno aperto la strada ad una vasta diffusione della robotica nelle
nostre case.
Di sicuro c’è solo un fatto: mentre i primi consumer robot erano prodotti da piccole
aziende, spesso legate agli ambienti universitari, oggi anche i grossi gruppi multinazionali
stanno muovendosi in questa direzione: dunque qualcuno ha fiutato l’affare, e anche altre
applicazioni tecnologiche oltre a quelle citate nei paragrafi precedenti, entreranno in un
prossimo futuro nelle nostre case.
5. ALCUNI DATI
Vediamo ora di osservare il “fenomeno Internet e nuove tecnologie KMT” rispetto alla
loro presenza e diffusione, in Italia e all’estero, attraverso l’ausilio dei numeri35 e dei grafici.
Per quanto concerne Internet, si nota innanzitutto una forte differenza fra l’uso
“domestico” e quello “lavorativo”. In passato il Web in Italia si era sviluppato soprattutto
negli uffici (fino al 1998 anche l’uso “da scuola” era superiore a quello “da casa”).
Dall’inizio del 2000 questa tendenza è cambiata: la presenza di Internet nelle case è
aumentata considerevolmente, sottolineando così quanto verrà esposto nel proseguimento
35
Fonte dati: studio del Censis e di Eurisko.
24
della tesi, ossia la progressiva diffusione e naturalizzazione delle tecnologie KMT e di
Internet anche nella pratica quotidiana.
Nonostante sembrasse che nel 2004 ci fosse un rallentamento nell’uso “domestico”, in
una prospettiva più estesa si conferma la continuità di crescita, e anche in fasi di apparente
staticità l’evoluzione continua.
La parte rossa delle barre indica il cambiamento in un anno (dalla fine del 2003 all’inizio del 2005). Dati Eurisko.
36
Eurisko, 2005.
25
il quadro è sempre in continuo cambiamento: ciò che è evidente resta comunque che non c’è
e non c’è mai stata alcuna “crisi di Internet”.
Rispetto alla presenza di Internet nel mondo si può osservare come la grande Rete sia
distribuita ancora in modo eterogeneo, sottolineando ancor di più la necessità da parte dei
Paesi tecnologicamente non sviluppati37 di supportare le risorse KMT, per inserirsi al meglio
nella futura “società della conoscenza”.
Si noti come l’Italia si collochi indietro, alla maniera di molti altri Paesi europei,
rispetto agli Stai Uniti, che rappresentano il Paese con il più alto numero di “utenti Internet”
al mondo. Meglio il nostro Paese se confrontato nell’ambito europeo, dove per “presenza
Internet” si trova ai primi posti, anche se per “utenti Internet” si colloca invece a metà
classifica, evidenziando ancora la non completa naturalizzazione di questa tecnologia nella
società.
Per “utenti Internet” si posizionano prima dell’Italia ben 10 Nazioni: Svezia,
Danimarca, Norvegia, Olanda, Svizzera, Finlandia, Gran Bretagna, Austria, Germania,
Belgio
37
Vedi concetto di “digital divide”, capitolo quarto.
26
Presenza Internet in 18 paesi europei
“Utenti” internet
in 20 paesi europei
percentuali sulla popolazione
27
Allargando il discorso alle altre “tecnologie di gestione della conoscenza”, si può
notare come tutte le risorse siano in crescita, meno i quotidiani e i periodici. Sembra però
esserci una recente crescita nella lettura “occasionale” dei libri. Perfino la televisione
sembra avere un leggero aumento 38 .
L’aumento più forte, come facilmente prevedibile, è nell’uso “freque nte” del telefono
cellulare. Nel complesso la crescita percentuale più elevata (+ 78 %) è quella di Internet.
Anche questo studio conferma che Internet abbia una presenza ancora modesta, ma non più
“marginale”, nel patrimonio di informazione e comunicazione degli italiani.
Lo studio del Censis conferma inoltre l’uso non sostitutivo della Rete, che convive con
l’utilizzo di altri strumenti, e che gli utenti Internet sono soggetti che leggono di più ed
usano più spesso le altre risorse informative e comunicative (quotidiani, settimanali, libri,
radio, Tv satellitare, cellulare e televisione).
38
Forse dettato dalla diffusione della Tv satellitare o digitale terrestre.
28
Risorse di informazione e comunicazione
disponibili nelle famiglie
Percentuali su totale popolazione
29
E’ poi interessante notare, dal punto di vista delle differenze di genere, come gli
uomini siano maggiori utenti del Web e le donne dei libri, mentre non vi siano sostanziali
differenze nell’uso delle altre tecnologie e risorse informative.
Esiste dunque ancora una differenza rilevante nel caso d Internet, ma è in diminuzione:
nel 2005 rispetto al 2001 la presenza femminile nell’uso “abituale” della Rete è aumentata
del 124 %, quella maschile del 57 %.
C’è inoltre una forte divisione fra le persone di livello culturale e scolastico più elevati
(sono maggiori fruitori di “tecnologie dell’informazione e della comunicazione”) e chi
invece posseggono un livello d’istruzione “meno ricca” (la cui “risorsa d’informazione”
dominante è la televisione).
30
La televisione è il mezzo con l’indice più alto di “abitudine”. Il valore “interesse” è
abbastanza elevato, ma è meno della metà della somma di “svago” più “abitudine”.
Televisione
Percentuali
Viene dato scarso peso al motivo “noia” per tutte le risorse. Forse proprio perché c’è
abbondanza di strumenti ed è raro che una tecnologia venga scelta “perché non si sa che
cos’altro fare”.
Radio
Percentuali
Non è sorprendente che la radio abbia il valore più alto di “compagnia”. Suscita un po’
più “passione” della televisione, ma meno di altre tecnologie. Basso il valore di “interesse”:
31
benché sia veloce e aggiornata, la radio sembra sottovalutata come mezzo di informazione.
È tipicamente ascoltata “mentre si sta facendo qualcos’altro”. Un’altra ovvia differenza è
che l’ascolto della radio è prevalentemente individuale, mentre la televisione è spesso
un’esperienza collettiva.
Telefono cellulare
Percentuali
Computer e internet
Percentuali
32
Il rapporto Censis qui raggruppa due comportamenti non del tutto omogenei: l’uso del
computer e quello di Internet. Tuttavia emergono alcune considerazioni interessanti: c’è una
componente non irrilevante di “necessità” e di “svago” (anche se quest’ultima è metà della
somma “necessità” più “interesse”); la motivazione per “passione” è piuttosto alta, il che
sottolinea la presenza di emozioni suscitate dall’uso di questi strumenti; ed infine sono bassi
i valori di “abitudine” e “compagnia” (contrariamente alla televisione, dove l’utente è più
“passivo”).
Un’ennesima conferma del fatto che l’uso del computer e di Internet è molto più
ragionevole e funzionale di come lo dipinge una vasta letteratura dell’immaginario. Non si
colgono, almeno in questo studio, quei comportamenti tanto dissertati: fuga dalla realtà,
tendenze a rifugiarsi in un immaginario mondo “virtuale”, perdita della socialità, etc. .
Sono relativamente ancora poche le persone che usano abitualmente un computer o
Internet, ma sembra che abbiano idee abbastanza chiare sul perché lo fanno.
33
Capitolo secondo
In questo capitolo verranno delineati gli spazi più significativi occupati dalle
knowledge technologies nella nostra società. Saranno distinte quattro aree principali: il
mondo della ricerca, il mondo del lavoro, il settore della formazione, e la vita quotidiana.
Per ciascuna di queste inoltre si descriveranno e si analizzeranno le modalità attraverso cui
le tecnologie di gestione della conoscenza stanno gradualmente prendendo corpo.
39
Soprattutto negli ultimi anni, il mondo accademico ha intuito l’importanza delle tecnologie informatiche e di
Internet per la preparazione dello studente all’ingresso nella “società dell’informazione e della
comunicazione”, sia a livello lavorativo, che di pratica quotidiana.
34
Ma l’uso delle “tecnologie via-computer” è fondamentale anche per effettuare calcoli
e particolari studi, altrimenti impossibili senza il loro ausilio. Si pensi alle ricerche
matematiche, fisiche, chimiche, mediche, ingegneristiche, architettoniche, etc. .
Dagli elaboratori elettronici dei centri di ricerca e di calcolo, ai personal computer
adibiti alla gestione dati nei lavori “front e back office”, a Internet come sistema di
comunicazione e di conoscenza, le tecnologie informatiche sono ormai estremamente
importanti nell’ambito “ricerca” di ogni centro universitario o di ogni istituto di
sperimentazione e sviluppo.
Senza soffermarci troppo su questi aspetti, si può pertanto affermare che la
naturalizzazione delle tecnologie KMT nel mondo della ricerca è avvenuta già a livelli
importanti e che, ad oggi, esse siano divenute indispensabili sia per il ricercatore che per lo
studente.
2.1. e -BUSINESS
40
Rete locale, tipicamente aziendale, cha fa uso delle tecnologie e delle funzioni tipiche di Internet (protocollo
TCP / IP, e-mail, trasferimento file, etc.).
35
Stando agli ultimi dati Istat del 2004, le imprese italiane sfruttano sempre di più
Internet per attrarre nuovi clienti (57, 2 %), per migliorare la qualità dei servizi offerti (48,9
%), ma anche per espandere geograficamente il proprio mercato (48,6 %), e per migliorare
la propria immagine (46,1%).
Molti imprenditori hanno capito che non si tratta di adottare nuove tecniche per
migliorare vecchi processi, ma li hanno riprogettati o ne hanno inventati di nuovi facendo
leva sulle potenzialità offerte dal Web.
Dunque un nuovo, grande mondo di opportunità per qualunque attività, per qualunque
azienda, ma per contro, se ignorato, anche un enorme rischio dato dal fattore “concorrenza”
in continuo, veloce avanzamento.
E-Business vuol dire, in una parola, comunicare. Vuol dire raggiungere nuovi mercati,
nuovi clienti, nuove regioni del mondo, e sicuramente nuove fonti di guadagno,
incrementando in maniera importante il fatturato.
Significa estendere la collaborazione ad abbracciare non solo ogni più remoto angolo
dell’organizzazione, ma anche i fornitori esterni, i partners commerciali e la schiera sempre
più nutrita di utenti che lavorano a distanza, collegare fonti di informazioni di ogni tipo, così
che gli individui possano accedervi e utilizzarle contemporeaneamente on-line, ovunque si
trovino.
Significa portare gli affari direttamente dove sono i clienti, in qualunque parte del
mondo; creare una piattaforma di messaggistica che non si limiti alla gestione della posta
elettronica ma supporti anche la pianificazione e la gestione del tempo di interi gruppi di
36
persone, l’accesso al Web, i “newsgroup” e i “forum” di discussione. Tenere le informazioni
più importanti al sicuro da occhi indiscreti. Supportare l’utenza mobile in qualsiasi ora del
giorno e in qualunque luogo.
Questi sono solo alcuni esempi di ciò che l’e-Business può fare oggi, le potenzialità
per le aziende e per i privati sono dunque numerose e da non sottovalutare.
2.1.1. e -BANKING
Il 20,6 % degli utenti Internet, utilizza il Web per accedere a servizi bancari41 . Sono
7,8 milioni i conti on-line italiani, di cui 2,5 attivi 42 ; la clientela usa sempre di più l’e-
Banking sia per operazioni bancarie sia per l’acquisto di prodotti e servizi non finanziari43 .
Quasi un terzo dei 7,8 milioni di conti on-line sottoscritti nel sistema bancario italiano, è
dunque ormai operativo (il 32,5%).
In linea con questa tendenza, sono anche i dati relativi ai volumi. KPMG stima che nel
secondo semestre 2004 siano state effettuate on-line circa 34 milioni di disposizioni: 6
milioni sono operazioni alimentate da clientela definibile come “small business” (artigiani,
commercianti, imprenditori e piccole aziende), 14,2 milioni sono disposizioni e-Banking
effettuate da clientela prevalentemente retail, mentre 13,5 milioni come trading on-line.
La clientela usa sempre di più il canale bancario on-line per effettuare operazioni
d’incasso e pagamento (pari a 10,3 milioni di operazioni; + 22 % rispetto al primo semestre
del 2004), ma anche per le ricariche di cellulari (+24 %), per l’acquisto di carte pre-pagate e
di prodotti e di servizi non finanziari (quali ad esempio biglietti, viaggi, etc.).
Sono questi alcuni risultati di sintesi che emergono dal periodico rapporto sulla
finanza on-line in Italia a cura di KPMG Advisory, giunto alla sua decima edizione. Lo
studio raccoglie ed elabora i dati forniti da 59 intermediari, tra cui le principali Banche e
SIM italiane.
Per Anna Ponziani, Senior Manager KPMG e curatrice del rapporto, “I risultati
confermano, ancora una volta, il successo dei canali on-line in termini di diffusione e di
utilizzo presso la clientela. Per le banche inoltre, è particolarmente conveniente orientare
la propria clientela verso il web. Il trasferimento di operatività dallo sportello al canale on-
41
Dati Istat, 27 dicembre 2005.
42
Nel secondo semestre 2004, circa 2,5 milioni di conti sono stati attivi, hanno cioè fatto registrare almeno
un’operazione di e-Banking.
43
Dati KPMG advisory, 05 maggio 2005.
37
line porterà nei prossimi anni graduali, ma sostanziali, contrazioni nei costi operativi delle
banche. In questa prospettiva l’e-Banking rappresenta una risposta concreta all’esigenza,
sempre più avvertita dal sistema bancario italiano, di contenimento dei costi di gestione del
cliente.”
2.2. e -GOVERNMENT
aprendo prospettive interessanti, come l'obbligo per le Amministrazioni di scambiarsi on-line le informazioni,
che potranno così essere rese disponibili agli interessati. Strumenti come la Carta d’identità elettronica, la Carta
44 45 46
Nazionale dei Servizi , le nuove applicazioni di e-Democracy e di t-Government sono, nelle previsioni, le
“chiavi” di accesso ad una serie di servizi in grado di migliorare la qualità della vita e di snellire le lunghe
pratiche burocratiche.
44
La Carta Nazionale dei Servizi (CNS), è uno strumento di identificazione in Rete riconosciuto
giuridicamente dal DPR 445/2000, che attraverso una carta a microprocessore contenente un certificato di
autenticazione, permette al titolare di usufruire dei servizi erogati per via telematica dalle Pubbliche
Amministrazioni.
45
L’e-Democracy, oltre a permettere la partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni alla vita politica,
può garantire una maggiore apertura ed una maggiore trasparenza nelle decisioni di un governo. Internet
infatti, può essere usata dai cittadini per osservare i propri governanti, esattamente come può essere usata da
chi governa per osservare i propri cittadini. Ciò vuol dire che la democrazia elettronica non è solo uno
strumento in più in mano al navigatore, ma è un vero e proprio “Rafforzamento della Democrazia”.
46
Con t-Government s’intendono tutti quei servizi legati alla P.A. disponibili attraverso la televisione digitale
terrestre.
38
Nonostante questi risultati però, resta ancora molto da fare. Per aumentare la
diffusione e l’utilizzo di Internet, lo Stato può svolgere un ruolo fondamentale. Ancora
troppo spesso i siti della Pubblica Amministrazione sono fermi alla fase del “sito vetrina”, e
ancora poco diffusi, salvo lodevoli eccezioni, sono i siti in grado di offrire dei servizi che
abbiano un’utilità reale per il grande pubblico.
Nell’insieme, si può dire che attualmente la rete è sfruttata dalla Pubblica
Amministrazione a meno del quaranta-cinquanta per cento delle sue potenzialità. Si
dovrebbe superare questo ritardo accelerando il passaggio dalla fase del sito-vetrina,
strumento per far vedere agli altri chi siamo e che cosa vogliamo, alla fase in cui i gestori
del sito si preoccupano piuttosto di capire chi sono e che cosa vogliono i loro utenti, fase in
cui il sito opera come una banca di informazioni realmente utili per il cittadino.
Al punto estremo di questa evoluzione si colloca la fase in cui il sito non offre solo
informazioni ma anche e soprattutto applicazioni interattive e servizi. Gli utenti (sempre più
numerosi) che ormai si stanno abituando a fare degli acquisti on-line, non capiscono perché
in Rete non possano pagare le tasse, non possano iscriversi all’Università o, una volta
iscritti, scegliere il piano di studi, segnalare all’Anagrafe comunale il cambio di indirizzo,
chiedere il duplicato della patente smarrita.
Anche se alcuni siti ministeriali già oggi offrono numerosi servizi interattivi, che
permettono di risparmiare fastidiose code agli uffici, si tratta di iniziative ancora
insufficienti. Questo processo di sviluppo dell’interattività dovrebbe estendersi alla globalità
delle Amministrazioni, a cominciare dalla scuola (consentendo, ad esempio, allo studente
disabile o malato di seguire le lezioni o inviare i compiti in Rete) e dall’Università, e a tutte
39
le altre strutture che da Internet potrebbero trovare giovamento in termini organizzativi e
strutturali concependo la Rete come una vera e propria interfaccia globale tra gli uffici ed il
cittadino.
E’ chiaro che tutto questo richiede adeguati investimenti finanziari insieme a
innovazioni organizzative in grado di consentire che le comunicazioni che arrivano
attraverso il sito possano essere processate come quelle che vengono presentate agli
sportelli, contribuendo all’abbandono della cultura burocratica degli uffici.
E’ tuttavia un percorso indispensabile se si vogliono snellire i rapporti con
l’Amministrazione, ridurre le distanze che oggi separano lo Stato dal cittadino e dare
contenuti reali al passaggio verso la knowledge society.
È anche attraverso questi percorsi, facendo di Internet uno strumento utile da un punto
di vista burocratico, sviluppando contemporaneamente atteggiamenti positivi nei confronti
di una sua diffusione e venendo incontro ai bisogni pratici e concreti del cittadino, che la
nostra società progredisce e compete, sul piano dello sviluppo dei servizi e delle tecnologie,
con gli altri Paesi europei. Per altro verso, occorre attrezzarsi sviluppando sinergie tra
pubblico e privato e incoraggiare le grandi aziende di servizi a sostenere lo sviluppo
dell’attività commerciale sul web.
Per poter realizzare questi obiettivi è indispensabile sostenere, e in qualche modo
guidare, il processo di evoluzione dei siti web della Pubblica Amministrazione, processo
realizzato fino a poco tempo fa all’insegna del più totale spontaneismo.
Spontaneismo nella decisione di essere o non essere in Rete; spontaneismo e spesso
improvvisazione nella decisione di “come” esserci, e in tutte le scelte riguardanti gli aspetti
tecnici e della comunicazione; spontaneismo e confusione nella scelta e nell’assegnazione
dei domini (solo recentemente si è scelto il tipo .gov che identifica con certezza i siti della
Pubblica Amministrazione).
Non molto tempo fa, sia la decisione di apertura di un sito web che la sua gestione da
parte delle Pubbliche Amministrazioni non erano soggette ad alcuna regola. Di fatto, le
autorità che hanno il compito di dirigere la funzione pubblica o di sovrintendere allo
sviluppo dell’informatica nelle Pubbliche Amministrazioni erano state completamente inerti
nei confronti del fenomeno Internet. Non ponevano divieti o obblighi ma non davano
neanche sostegni. Salvo sotto l’aspetto normativo (firma digitale), il fenome no Internet è
stato semplicemente ignorato.
40
La rete è dunque nata e si è sviluppata nelle strutture pubbliche all’insegna della più
totale improvvisazione. I siti non avevano nulla di omogeneo né per quanto riguardava il
look, né per quanto riguardava la struttura, i contenuti, le modalità di navigazione.
In pratica, ogni gestore di sito pubblico ha dovuto farsi sul campo le proprie
esperienze, provando e riprovando, sbagliando o indovinando. Soltanto ora, lo Stato ha
emanato alcune direttive volte a soddisfare le suddette mancanze (si pensi al portale
www.italia.gov.it, da dove è possibile connettersi a diversi siti regionali, provinciali e
comunali).
Infatti, la necessità di orizzontarsi tra migliaia di sigle che non si sa spesso se siano
pubbliche o private e l’impossibilità di effettuare una ricerca mirata sui siti pubblici
determinano gravi difficoltà per chiunque desideri documentarsi sulla Pubblica
Amministrazione o utilizzare al meglio i suoi servizi.
Sarebbe quindi utile lavorare per esempio alla costruzione di un “portale” delle
amministrazioni in Rete che consenta un’agevole navigazione tra la miriade di siti di
amministrazioni centrali e locali, enti pubblici, scuole, università, con ciò stesso fornendo
anche una garanzia che il sito cui si accede è gestito da un organismo pubblico.
Per altro verso il portale dovrebbe consentire di effettuare una ricerca a tutto campo tra
le informazioni presenti sui siti pubblici in relazione a un determinato argomento (una sorta
di “management 360°”per la Pubblica Amministrazione).
Si tratta quindi di un progetto che non solo metterebbe ordine nella dispersione dei siti,
ma consentirebbe di costruire un’ immagine e un’ interfaccia unitaria dello Stato e delle sue
articolazioni e, nello stesso tempo, di offrire un valore aggiunto reale al cittadino.
Adesso si può dire che lo sviluppo della Rete nelle strutture pubbliche è, almeno dal
punto di vista quantitativo, a un livello confrontabile con quello di altri Paesi a noi vicini.
Anche se un certo grado di spontaneismo è inevitabilmente collegato alla dimensione
pioneristica e ancora in buona parte sperimentale della comunicazione telematica, non c’è
dubbio che oggi è indispensabile trasformare il nostro approccio alla gestione della Rete. Se
si vuole che il Paese si presenti con le carte in regola all’appuntamento con la società
dell’informazione, dopo la fase dello sviluppo improvvisato e anarchico del sistema
pubblico on- line, occorre assolutamente avviare una fase di sviluppo sostenuto e guidato.
Uno sviluppo sostenuto dalla formazione, da iniziative e da scambi di esperienze,
seminari tecnici, pubblicazioni, oltre che da investimenti e supporti tecnologici finalizzati a
41
mettere anche i piccoli enti in condizioni di organizzare al meglio la propria presenza in
Internet.
E, progressivamente, è quello che sta accadendo.
42
Le soluzioni e-Learning possibili sono diverse, ad
esempio utilizzare un metodo misto che preveda alcuni
incontri in aula oltre alla formazione on- line; oppure, se
questo non fosse possibile, creare comunque delle aule
virtuali in cui ogni partecipante possa interagire sia con il
formatore che con gli altri partecipanti.
Strumenti sempre utili per mantenere una continuità
di contatto, sono le chat, le e- mail, i forum e soprattutto le
chat audio-video che garantirebbero lo sviluppo di una vera
e propria lezione “virtuale”. Questi strumenti assolvono
infatti sia la funzione di supporto in caso di difficoltà da parte del formatore, sia uno
strumento di interazione, discussione e confronto sui temi trattati tra gli alunni del corso 47 .
I vantaggi che tale sistema di apprendimento offre sono diversi, in parte già
evidenziati.
- assoluta flessibilità sia spaziale che temporale: lo studente non deve recarsi in alcun
posto, ma può studiare dove preferisce, senza che vi siano orari fissi da rispettare;
- i costi vengono ridotti: tale aspetto è uno dei motivi per cui le aziende investono in
questo settore (gli oneri derivanti dalle trasferte dei propri collaboratori per seguire un
corso di formazione possono essere eliminati).
47
L’aumento delle connessioni a banda larga anche in Italia, se le ultime previsioni sono esatte, renderà tale
strumento sempre più appetibile ed accessibile da parte di privati o aziende.
43
forum, chat o newsgroup creati sul tema del corso, è possibile un rapporto tra chi segue il
medesimo corso.
Ciò significa anche, in ambito aziendale, creare una relazione con chi evidentemente
fa parte del medesimo settore; questo, oltre a favorire confronti sul corso stesso, può
stimolare contatti proficui anche a lungo termine tra ind ividui che possiedono lo stesso tipo
di professionalità
44
sviluppando una nuova forma di gestione della salute psico- fisica personale, il self-care
management.
In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, il bene tecnologico più diffuso è la televisione,
presente nel 95,5 % delle famiglie; seguono il cellulare (80,8 %), il personal computer (43,9
%), e l’accesso a Internet (34,5 %), mentre l’11,6 % utilizza una connessione a banda larga.
E le percentuali sono in continuo aumento rispetto agli anni precedenti.
La posta elettronica: nata nel 1971 per opera di Ray Tomlinson, che stabilirà poco
dopo anche l’uso del simbolo “@” (in inglese si legge “at”), per separare il nome utente dal
server, l’e- mail si basa sul protocollo SMTP (Simple Mail Transfer Protocol), che permette a
un soggetto di spedire un me ssaggio testuale (ora anche sonoro, visivo o ipertestuale) ad un
altro soggetto che può leggerlo ed eventualmente rispondere.
L’e- mail presenta tre principali vantaggi: consente di comunicare in modo poco
costoso (il costo si limita a quello della connessione Internet); consente di comunicare con il
soggetto ricevente indipendentemente dalla sua locazione fisica (a condizione che il
soggetto ricevente sia in grado di accedere a Internet); consente di comunicare velocemente
(la comunicazione via e- mail può avvenire in pochi secondi).
Riva, Galimberti e Mantovani (1997), hanno definito rarefazione del processo
interattivo, quando lo strumento, in questo caso l’e- mail, cerca di riprodurre gli elementi
metacomunicativi presenti nella comunicazione faccia-a-faccia.
45
Ebbene, il principale svantaggio della posta elettronica è rappresentato da una
comunicazione non completa, ponedosi come “medium ibrido che mescola elementi retorici
tipici sia della comunicazione scritta, sia di quella orale, a metà strada tra il telefono e la
lettera” (Riva, 2004).
46
Probabilmente il newsgroup si rivelerà molto importante nel prossimo futuro,
soprattutto con una sempre più matura naturalizzazione delle tecnologie KMT, all’interno di
una società della conoscenza.
Evoluzione dell’integrazione tra newsgroup e pagine web, è poi il Weblog, composto
da una pagina web in cui gli utenti possono lasciare il proprio messaggio testuale o
multimediale, che poi sarà archiviato ed organizzato a seconda dell’argomento e del tipo di
contenuto.
Chat: l’Internet Relay Chat (IRC), normalmente abbreviato in “chat”, nasce nel 1988 grazie
al lavoro del programmatore finlandese Jarkko Oikarinen.
In una chat, una volta connessi a uno dei numerosi client dedicati48 e a uno dei tanti
server disponibili, gli utenti possono scambiarsi messaggi in forma testuale.
Possono scegliere un canale, channel, dedicato ad un argomento specifico, topic,
oppure possono crearne uno nuovo. Naturalmente però, per poter “ciattare”, devono
scegliersi un soprannome, il nickname.
- Sono poco costose, si paga il solo costo della connessione ad Internet, ma si può
parlare con utenti di tutto il mondo;
- Esclusività, in una chat si può comunicare con tanti utenti oppure con uno specifico in
forma privata.
48
Ad esempio “BigFun”.
47
Gli svantaggi di questa forma mediatica sono principalmente due, in primo luogo non
si hanno informazioni sui propri interlocutori, in secondo luogo le chat richiedono forme
comunicative nuove e diverse.
Quest’ultimo concetto si traduce nell’utilizzo di emoticons49 , abbreviazioni, eccesso di
punteggiatura, organizzazione delle sequenze comunicative, sviluppo di più linee parallele
di discorso anche prima che sia arrivata una risposta ai messaggi inviati, frammentazione
del turno conversazionale in più sottounità rispetto ad una comunicazione faccia-a-faccia,
scrittura simultanea (non esiste competizione per la presa del turno).
Oggi, oltre alle webchat, che consentono di partecipare ad una chat attraverso una
pagina di Internet, si sono sviluppate diverse evoluzioni della chat IRC : l’Internet Phone ,
nel quale la conversazione avviene tramite messaggi vocali; la SHY (Shared Hypermedia),
una piattaforma d’ipermedia condivisi, che consente di applicare l’I RC alla navigazione sul
Web, permettendo, per esempio, a due persone che stanno visitando contemporaneamente lo
stesso sito di confrontarsi o lavorarci sopra, oppure ad un leader di condurre un piccolo
gruppo di utenti, che lo seguono in un’esplorazione guidata, con commenti e confronti in
tempo reale; le chat grafiche 50 , dove il soggetto, oltre che dal consueto nickname, è
identificato anche da un personaggio grafico stilizzato, chiamato avatar, inserito in ambienti
bidimensionali o tridimensionali, simili agli sfondi grafici dei videogiochi.
Ma la prima evoluzione è rappresentata dall’Audio/Video Chat (o videoconferenza),
che integra il canale testuale con
quello sonoro e quello visivo,
avvicinandosi così alla tradizionale
comunicazione faccia-a-faccia.
Infine, il risultato
dell’integrazione tra le chat e la posta
elettronica, ha prodotto l’Instant
Messaging 51 , che permette la
conversazione sincrona, testuale,
audio, video, tra due o più utenti connessi a Internet ed inclusi in una lista di persone
predefinite, ad esempio una lista di amici o colleghi.
49
Simboli grafici che, simulando la mimica facciale, permettono di esprimere delle emozioni (elementi
metacomunicativi).
50
Ad esempio la chat grafica di “www.duedipicche.it”.
51
Ad esempio MSN Messenger, yahoo! Messenger o ICQ.
48
MUD (Multi User Dimension) : esprimere una nuova forma di identità all’interno di un
contesto regolato, essere qualcun altro senza che nessuno metta in discussione questa
affermazione: questa è la principale caratteristica di un MUD, dove gli utenti sono inseriti in
un ambiente condiviso, formato da stanze, uscite ed altri oggetti di arredamento.
Un MUD è così una sorta di “realtà virtuale di natura testuale in cui i partecipanti
possono sia parlare tra di loro, sia visitare gli ambienti in cui si trovano e interagire con gli
oggetti” (Riva, 2002).
Il 26% delle ricerche e delle consultazioni svolte su Internet riguarda argomenti legati
alla salute e al benessere 52 .
Con lo sviluppo delle tecnologie di gestione della conoscenza, ed in particolar modo di
Internet, è esploso, prima nel settore medico, ora anche in quello psicologico, un processo di
e-everything che ha coinvolto ogni ambito disciplinare e che dà la possibilità di effettuare
counseling, psicoterapie, e ricerche on-line attraverso diversificati canali: chat, forum, e-
mailing, videoconferenza, etc. .
Tali terapie e consulti on-line vengono definiti di “self-care management”, termine
che descrive la possibilità da parte dei singoli individui di gestire autonomamente la propria
conoscenza e la propria salute psico-fisica attraverso l’ausilio della Rete.
Diverse sono le modalità attraverso cui può definirsi il self-care management on-line:
- Ricerca: il soggetto può effettuare una ricerca, di ordine medico, psicologico o di altra
natura, con lo scopo di gestire autonomanente il proprio o altrui disagio, oppure con lo
scopo di documentarsi preliminarmente prima di effettuare una vera e propria visita
dal professionista;
- Consulenza : una consulenza on- line si può sviluppare come una semplice ricerca, ma
differenziandosi da quest’ultima per il canale utilizzato. Se una ricerca si volge
52
Dato estrapolato dall’indagine Censis -Forum per la ricerca biomedica che ha esaminato 190 tra i principali
siti sulla salute, suddivisi in quattro categorie (generalisti, istituzionali, farmaceutici, e delle associazioni dei
malati) con lo scopo di effettuare un'analisi dell'offerta a disposizione dei cittadini. 13 luglio 2005.
49
visitando un sito Web 53 o un portale (ad esempio, dica33.it o psicoanalisi.it), una
consulenza si realizza entrando in contatto con esperti o altri soggetti colpiti dal
medesimo problema per il quale si sta effettuando un counseling on-line. Questo si
sviluppa tramite chat, e-mailing, forum. Raramente questa forma di self-care
management è a pagamento;
Svantaggi: tempo fa si sottolineava, come limite più evidente di tali terapie e consulti
via-Internet, quello dell'impossibilità di interagire fisicamente con il consulente e di
comunicare con lui senza condividere lo stesso setting ambientale e di contesto.
Si diceva che il professionista e la persona che ha richiesto il servizio non avrebbero potuto
in alcun modo stringersi la mano, né tantomeno condividere le percezioni sensoriali
originate dall'ambiente immediatamente circostante; il consulente e il consultante avrebbero
potuto eventualmente solo sforzarsi di immaginare tali dimensioni di contesto nascoste alla
loro percezione diretta.
Oggi si potrebbe rispondere per esempio
che le chat audio-video permettono di
superare, se non completamente almeno in
gran parte, queste limitazioni; inoltre si
ritiene che in un futuro non troppo lontano
si svilupperanno tecnologie ancora più
sofisticate, atte a diminuire ancor più tali
piccoli disagi 54 .
Si possono poi definire “superabili” o estrinseci quei limiti che possono essere
eventualmente ridotti o annullati, adottando nuove e più avanzate tecnologie e/o
sviluppando nuove competenze rispetto ad un loro più adeguato utilizzo.
53
Un sito Internet che ho trovato molto interessante è “www.psicoonline.it”. Al suo interno si possono trovare
tematiche inerenti il mondo della psicologia e di quello medico, dibattiti, news, sondaggi, chat con esperti,
forum di discussione, link ad altri siti o a riviste specializzate, etc. .
54
Vedi capitolo quinto. Vedi principalmente i concetti di “interpretazione incarnata” e di “realtà virtuale”.
50
Fra questi limiti estrinseci si ricorda la lieve desincronizzazione tra l'ascolto della voce
e la percezione delle immagini che può verificarsi durante il collegamento diretto della
consulenza on-line.
Tecnicamente, la consulenza e la terapia on-line in collegamento diretto audio-video si
servono di una Web Camera per la cattura delle immagini video. Pertanto il fenomeno della
desincronizzazione audio-video o della rappresentazione dell'immagine poco definita,
troppo piccola o “a scatti”, si può evitare o ridurre al minimo adottando sistemi tecnologici
più avanzati di trasmissione come l' ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line) invece
dell'ISDN55 (Integrated Services Digital Network).
Un altro limite descritto in letteratura è il limite sociale, costituito dall'esclusione di
tutte quelle persone che, per i più svariati motivi (legati agli atteggiamenti verso queste
tecnologie, le conoscenze e i loro costi economici, etc.), non possiedono un Pc o, pur
avendolo, non raggiungono i requisiti minimi necessari per poter usufruire di un servizio on-
line in collegamento audio- video.
A questo limite si potrebbe replicare sottolineando come nel prossimo futuro la
diffusione delle tecnologie via-computer e di Internet sarà sempre più capillare, andando a
coprire anche quelle fasce della popolazione che oggi ancora non le possiedono; per di più
ritengo che un limite sociale più “forte” rispetto a quello appena accennato, sia
rappresentato dall’impossibilità finanziaria di quelle persone che non possono permettersi di
pagare terapie face-to-face negli studi privati dei professio nisti; o ancora di tutti quegli
utenti che, per motivi di handicap fisici o di lavoro (tempi ristretti, distanze, etc.), non
avrebbero la possibilità di recarsi fisicamente nelle “stanza” dello psicoterapeuta.
Le pratiche di “self-care management” sopra descritte potrebbero invece risolvere
questi, a mio parere, veri limiti sociali.
55
Tipologia di connessione Internet ormai superata, soprattutto in termini di velocità di trasferimento dati.
51
1. Effettuare una consulenza o una ricerca psicologica, medica o sessuologica on-line può
essere, se realizzata in modo deontologicamente corretto, una nuova ed importante
opportunità per tutti, sia per le persone che ne fanno richiesta sia per i professionisti.
Infatti, chiunque abbia le motivazioni adeguate per un lavoro di questo tipo, premesso
che abbia a sua disposizione i requisiti tecnici di base e una sufficiente dimestichezza
nell'utilizzo di un personal computer, potrà farlo direttamente dalla propria abitazione.
3. Poter fare una consulenza direttamente dalla propria abitazione e in orari maggiormente
flessibili, può facilitare la realizzazione di un primo contatto con il professionista,
alleviando in questo modo il consultante da emozioni quali la vergogna sociale o
l'imbarazzo di doversi esporre pubblicamente come “paziente con problemi di mente”.
Inoltre la consulenza on-line potrebbe anche costituire un primo incontro-contatto, un
colloquio clinico preliminare a cui eventualmente si potrà far seguire un incontro
tradizionale in ambulatorio o stanza di consultazione.
4. Infine, tra le risorse più concrete che accompagnano l'utilizzo delle consulenze on-line,
si ricorda anche il risparmio economico e di tempo, a vantaggio soprattutto del
consultante.
52
Capitolo terzo
53
1. UN CAMBIAMENTO STRUTTURALE
56
Van Dijk, 2002. “La comunicazione via-computer si configura come una "mossa", una inevitabile scelta
tra diversi "course of actions", capace di provocare processi di interattività indipendentemente dal livello di
consapevolezza degli attori del gioco in atto ed è in grado di produrre differenti interpretazioni spazio-
temporali che sono anche funzione della complessità dei "media" utilizzati”. Ricci 1995
57
Van Dijk, olandese, è ritenuto una figura molto importante all’interno della “Psicologia della
Comunicazione” soprattutto per aver descritto ed analizzato l’impatto dei nuovi media nella società e per aver
effettuato la ricerca sull’analisi del discorso etichettata “Analisi Critica del Discorso” (ACD), volta a far
risaltare “la tensione demistificatrice che dovrebbe animare qualsiasi indagine sul nesso tra le pratiche
enunciative di senso e l’ideologia dell’organizzazione sociale di appartenenza”. Mininni-Anolli, 2002.
58
Si pensi ai telefonini o ai palmari, capaci di permettere comunicazione, gestione dati e connessione Internet
alla pari di un personal computer.
54
possibilità di combinare voci, dati, testo e immagini nella comunicazione mediale,
rendendola competitiva nei confronti della comunicazione faccia-a-faccia.
Vediamo ora di approfondire queste ed altre trasformazioni in atto.
59
Vedi ultimo paragrafo di questo capitolo.
55
informazioni, trovare ciò che è di suo interesse. Tutto il lavoro consiste essenzialmente in un
filtraggio, in una scelta, in una selezione dei contenuti.
Inoltre, in un futuro ormai vicino, nascerà una nuova generazione di strumenti, i
famosi “age nti intelligenti”60 , che aiuteranno ancor di più in questa operazione di filtraggio,
e permetteranno poi di dar vita ad una sorta di “cartografia dinamica della conoscenza”, che
consentirà all’utente di dirigersi verso le zone di Internet in cui si troveranno le informazioni
desiderate.
Per di più, all’interno di forum o newsgroup, già adesso si trovano persone
specializzate in determinati campi del sapere con le quali è possibile scambiare informazioni
e contenuti su specifici argomenti61 . Naturalmente, come in qualsiasi altro settore, ci vuole
tempo per entrare in contatto, per apprendere e per familiarizzarsi con questi mezzi. Ed è
quello che sta accadendo alla nostra società.
60
Vedi capitolo quinto.
61
Ciò che è rilevante sottolineare, e che gli utenti devono capire, è che la selezione dei contenuti tramite le
nuove tecnologie di gestione della conoscenza, è operata dall'individuo: è lui che ha in mano gli strumenti per
farla. Con i media tradizionali, giornali, radio e televisione analogiche, e anche scuola, la selezione la fa un
centro tecnico, un'autorità gerarchica o persone specializzate che la operano per un vasto pubblico, non per una
persona o per un piccolo gruppo specializzato in questo o quel campo.
62
“Telemedicina”.
56
possibilità di apprendimento cooperativo e di collaborazione tra la gente e al livello
intellettuale, ci si trova davanti ad una concezione nuova nel rapporto con il sapere e si è
contemporaneamente obbligati a constatare che molte concezioni pedagogiche circa
l'apprendimento e l'insegnamento, molte delle istituzioni scolastiche e dei metodi per
riconoscere o convalidare le competenze sono stati elaborati in un periodo in cui il rapporto
con la conoscenza era molto diverso da quello che è divenuto oggi grazie all’apporto delle
nuove tecnologie mediatiche.
Anche secondo il filosofo Derrick De Kerckhove le tecnologie operano profonde
modificazioni nel modo di pensare dell'uomo, che viene concepito dall’autore come un
ecosistema biologico, in continuo dialogo con la tecnologia e la cultura. Partendo da questa
concezione De Kerckhove ha sviluppato il concetto di “intelligenza connettiva”, che ben si
inserisce in un dibattito sui cambiamenti operati dalle nuove tecnologie.
Le reti informatiche stese tra i computer non avrebbero solo reso infinitamente più
rapida la circolazione di dati ma starebbero anche creando una nuova forma di sapere e di
autocoscienza umana grazie alla sintonia tra “la macchina e la mente”, l'una resa supporto
“docile” del pensiero generato dall'altra.
De Kerckhove afferma: “Internet ci fa accedere a un ambiente vivo, pressoché
organico, di milioni di intelligenze umane perpetuamente al lavoro su qualcosa o su tutto
con potenziale rilevanza per qualcuno e per tutti”.
Gli archivi di ogni genere si smaterializzano trasferendosi dalla carta alla Rete,
nascono il libro elettronico (e-Book), le biblioteche digitali, i siti informativi, i giornali on-
line 63 , etc., tanto che adesso si può accedere a qualunque informazione o contenuto del
sapere umano (dalla medicina alla psicologia, dall’economia alla giurisprudenza, dalla
matematica alla fisica etc.), concretizzandosi così il concetto di “knowledge management
360°”.
Con questo concetto “si vuole sottolineare proprio questa trasformazione nei processi
cognitivi, relazionali, economici, sociali e culturali che nasce dagli attuali trend di
diffusione di massa e di naturalizzazione delle tecnologie di gestione della conoscenza via-
computer” (Ricci, 2005).
63
Ad esempio “www.corriere.it”, sito Web del Corriere della Sera.
57
L'effetto di questo fe nomeno sarebbe una nuova condizione cognitiva che De
Kerckhove definisce “webness”, cioè connessione : “non una semplice sommatoria di bit o
di intelligenze, ma un nuovo tessuto culturale, che vive di un intreccio di contatti in tutte le
direzioni” (De Kerckhove, 1997).
In antitesi alle moderne strategie di innovazione nella gestione delle conoscenze in reti
telematiche interattive, basti pensare come ogni precedente sistema di comunicazione
mediatica, ottenuto tramite la composizione di libri ed altre forme di carta stampata, o più di
recente tramite programmi della radio o della la televisione, siano stati fondati su un flusso
di informazione “unidirezionale”, pre-organizzato centralmente.
“L’intelligenza connettiva” sarà la reale premessa di un’effettiva “democrazia
culturale” che potrà svilupparsi nel prossimo futuro, sulla base di una costruzione
coscientemente interattiva e quindi non più gerarchizzata della condivisione del sapere.
Infine è importante considerare come le trasformazioni in atto sul piano della gestione
della conoscenza, abbiano oggigiorno un forte impatto sulla necessità di cambiamento del
sistema educativo, ottenibile mediante l’utilizzo appropriato delle moderne knowledge
technologies, per dar vita ad un rinnovamento delle conoscenze finalizzato allo sviluppo
della futura “società della conoscenza”.
58
2.2. RIORGANIZZAZIONE COGNITIVA E PERCETTIVA
64
Calvani, 1999.
65
Antonio Calvani, docente di “Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento” presso l'Università degli
Studi di Firenze.
59
sensoriali e di pensiero specifici, sottolineando così come ciascun artefatto tecnologico, a
ragione delle sue intrinseche caratteristiche tecniche e del proprio particolare codice,
privilegi uno o più canali cognitivi ed accentui tipologie diverse di informazioni stimolando
processi sensoriali e di pensiero, nonché stili comunicativi, peculiari.
Spiro 66 ha elaborato la “Teoria della Flessibilità Cognitiva”, che è “l'abilità di
ristrutturare spontaneamente le proprie conoscenze in molti modi, in risposta adattiva al
cambiamento radicale delle richieste situazionali”.
Affinché si giunga a questa flessibilità è necessario saper rappresentare la conoscenza
mediante dimensioni multiple. Attraverso l'utilizzo dei casi è possibile rendere la
complessità e la variabilità concettuale legata a un dominio di conoscenza. Un medesimo
materiale per esempio può essere esplorato da differenti prospettive concettuali e lo
sviluppo di ambienti d'istruzione multimediali può permettere la generazione automatica di
sequenze di casi.
Secondo Bettetini 67 , la simulazione via-computer rimanda al fenomeno di
significazione, in quanto interessa sia l'ambito mentale che quello sensoriale. Ma nella
realtà virtuale68 l'immagine non ha necessariamente un referente reale e quindi il passo
ulteriore conduce alla considerazione della virtualità del reale.
I nuovi media, e soprattutto l'ipertesto, hanno anche fatto evolvere la scrittura (e lo
stanno facendo sempre di più), modificando il rapporto stesso tra autore e lettore, che è ora
chiamato a interagire maggiormente col testo e con lo scrittore stesso, potendo scegliere il
suo percorso di lettura all'interno delle possibilità date69 .
Come afferma Landow: “man mano che i lettori procedono attraverso una tela o rete
di testi, spostano continuamente il centro, dunque il principio focale e organizzativo, della
loro indagine ed esperienza”. L'organizzazione e la gerarchia interna delle parti del testo
non hanno più una strutturazione lineare, bensì “a rete”, e consente quindi molteplici
attraversamenti al lettore, che diviene più attivo di quanto non sia mai stato nel passato. In
altre parole, l'ipertesto fornisce un sistema infinitamente “rientrabile” il cui punto di
focalizzazione provvisorio dipende dal lettore, che diventa così un vero lettore “attivo e
dinamico”70 .
66
Spiro, Jehng, 1990.
67
Professore di “Teoria e tecnica della comunicazione sociale” presso l’Università Cattolica di Milano.
68
Per un maggiore approfondimento del concetto di realtà virtuale vedere il capitolo quinto.
69
Si pensi all’interattività che contraddistingue alcune biblioteche digitali.
70
Landow, 2000.
60
Seguendo gli studi e le posizioni rispetto ad una riorganizzazione cognitiva e
percettiva della mente umana operata dalle nuove tecnologie, importante paradigma teorico,
il determinismo tecnologico degli “psicotecnologi” della “Scuola di Toronto”, che vede in
Marshall Mc Luhan il suo più valido sostenitore, afferma che l’introduzione di una nuova
tecnologia mediatica nella società modifica i processi sensoriali e cognitivi coinvolti dal
processo comunicativo sviluppando un nuovo modo di pensare, sentire, interagire; inoltre,
ogni singolo mezzo tecnologico può produrre effetti precisi sull’utente, a livello percettivo e
cognitivo. Esiterebbe dunque un legame tra i supporti tecnologici utilizzati per la
comunicazione e la gestione delle informazioni e i processi cognitivi che si mettono in atto.
Per McLuhan, che concepisce “il medium come messaggio”71 , il contenitore influenza
il contenuto e la sua percezione. In questa direzione Lister e colleghi 72 parafrasano il suo
pensiero: “l’importanza di un medium (visto come estensione corporea), non è relativa solo
alla possibilità di estendere fisicamente un arto o un sistema anatomico (la ruota come
estensione del piede etc.). E’ anche legata alla possibilità di alterare il rapporto tra le
caratteristiche dei diversi sensi (vista, udito, tatto, gusto) influenzando il nostro
funzionamento mentale (la possibilità di avere idee, percezioni, emozioni, esperienze, etc.)”.
Queste alterazioni sono tanto importanti quanto maggiore è il numero dei canali sensoriali
impiegati nell’utilizzo di una specifica tecnologia, mentre più il messaggio è “intenso”
(complesso), minore sarà l’opera di integrazione richiesta da questo all’utente durante la
percezione.
Contrariamente all’approccio del determinismo tecnologico, il costruzionismo sociale
di Williams, concepisce lo sviluppo della conoscenza come un fenomeno sociale: se per gli
“psicotecnologi” è la specifica tecnologia mediatica che apporta mutamenti nelle interazioni
e nella sfera cognitiva e percettiva degli utenti, per Williams 73 ed il costruzionismo sociale,
il medium nasce sempre come risultato di determinate forze sociali e culturali.
Infine, nell'approccio tecno-antropologico, Pierre Lévy, parla di “tecnologie
dell'intelligenza” riferendosi alle knowledge tecnologies, sottolineando l’influenza di queste
sui processi cognitivi degli individui. Per “tecnologie dell’intelligenza” l’autore intende
quelle tecnologie collettive della percezione, del pensiero e della comunicazione che
derivano da “un mondo variegato, mescolato, i cui effetti di soggettività emergono da
processi locali e transitori” (Lévy, 1990). In questo mondo la tecnica si definisce in
71
McLuhan, 1962.
72
Lister e collaboratori, 2003.
73
“Tutte le tecnologie sono state sviluppate e migliorate per supportare delle pratiche umane esistenti o delle
pratiche future e desiderate” (Williams, 1974).
61
relazione alle modalità sociali d'uso delle sue potenzialità, ed è un forte fa ttore di
trasformazione delle possibilità di produzione cognitiva.
L'atteggiamento di Lévy di fronte alla conoscenza è costruttivista e situato: l’autore è
l'atto comunicativo che definisce la situazione, che dà senso ai messaggi e alla
comunicazione, e la situazione è ridefinita ininterrottamente dal processo di interpretazione
collettiva in atto. Così la struttura ipertestuale spiega tutti quegli aspetti della realtà in cui
entrano in gioco le significazioni, come la comunicazione e i processi “socio-tecnici”. Ogni
persona, attribuendo a un messaggio un suo senso, costruisce un suo ipertesto, ed il senso
comune è l'elaborazione collettiva di un ipertesto.
L'introduzione nel lavoro e nel tempo libero delle knowledge technologies sta
determinando trasformazioni che coinvolgono livelli sociali diversi. L'impiego dei nuovi
strumenti di comunicazione tecnologica coinvolge infatti sia i comportamenti dei “micro”
sistemi umani (individui, coppie, famiglie) sia quelli “macroscopici” (gruppi di persone con
storia e identità non parentali, che funzionano come sistemi di appartenenza sociale e
comunitaria).
In altri termini, le nuove tecnologie mediatiche stanno modificando l'assetto e la
complessità delle connessioni, ampliando di fatto le possibilità dei sistemi umani di
relazionarsi tra loro, potenziando i tempi e i modi dello sviluppo sociale comunitario e
globale.
Pertanto, i contesti entro cui possono dispiegarsi i processi comunicativi si sono
ampliati e diversificati molto negli ultimi tempi, tanto da vederci tutti coinvolti in continui e
sempre più rapidi aggiornamenti terminologici e quindi concettuali. Per di più la cultura e la
comunicazione rappresentano le forme più universali di partecipazione alla società,
soprattutto in un momento di acuta transizione culturale, sociale e storica come quello che
stiamo vivendo.
Nell’ultimo decennio infatti il mondo dei media è cambiato, così come è cambiato il
modo in cui i soggetti gestiscono la comunicazione e la conoscenza, maturando modalità
diverse di confrontarsi con la realtà. L’exploit tecnologico ha aumentato le opportunità di
accesso alla disponibilità e alla competenza comunicativa, contribuendo allo sviluppo di
quella che De Kerckhove definiva una “democratizzazione culturale”.
62
È chiaro dunque come le nuove tecnologie di gestione della conoscenza stiano
modificando, insieme alla dimensione cognitiva e percettiva, anche quella comunicativa e
quindi relazionale e socio-culturale.
Nuove opportunità comunicative e di interazione vengono riconosciute e praticate
dalle nuove generazioni, se si considera che i giovani sono sicuramente il simbolo del
cambiamento e il motore del rinnovamento dei consumi culturali: attivi, esplorativi,
competitivi e capaci di decodificare il bombardamento comunicativo, sanno muoversi
sull’asse generalismo-personalizzazione dei consumi nella ricca e variegata offerta di input
mediali e culturali, e sperimentano nuove forme di comunicazione e di socializzazione come
quelle legate a Internet e al cellulare.
Ma i giovani non sono i soli a muoversi con dimestichezza nel panorama delle nuove
tecnologie mediatiche: anche gli adulti, e persino gli anziani 74 (che per non rimanere
“indietro” rispetto ai nipoti, si adattano e imparano ad usare computer, Internet e telefonini),
stanno modificando le proprie abitudini relazionali e sociali, adeguandosi al rinnovamento
culturale indotto dalle nuove tecnologie.
74
Secondo l’analis del Censis, il segmento tradizionalmente più forte (25-44 anni) rappresenterebbe ora poco
più della metà delle persone on-line. Una fascia più estesa di adulti, dai 25 ai 54 anni, è il 65 % del totale (87
% nel caso dei collegamenti dal luogo di lavoro). Rimane ancora molto debole la diffusione della rete fra gli
anziani, ma si cominciano a notare piccoli segni di miglioramento (naturalmente non è facile capire quanto ciò
dipenda dall’afflusso di persone anziane che decidono di collegarsi o dall’invecchiamento di chi era già in rete
anni fa – ma, anche se non numerose, ci sono persone con più di settant’anni che imparano per la prima volta a
usare l’internet e dimostrano di saperlo fare con abilità non inferiore a quella dei giovani).
75
Dati Censis.
63
KMT e identità: le nuove tecnologie mediatiche influenzano i processi cognitivi,
percettivi, relazionali. È facile dunque intuire come la loro diffusione e naturalizzazione
nella società possa avere ripercussioni anche rispetto al concetto di identità, sia individuale
che sociale. Ma in che modo il progresso tecnologico e le trasformazioni del moderno si
riflettono sui processi di socializzazione e di costruzione delle identità? Quali percorsi
formativi sono preannunciati da queste dinamiche?
I media penetrano nel vissuto e nelle abitudini degli individui e favoriscono processi di
interiorizzazione di stili comunicativi e comportamentali 76 , di chiavi di lettura di diversi
percorsi interpretativi della realtà. In tal senso, fungono da vettori valoriali e assurgono a
simbolo di quegli spazi dell’agire comunicativo spesso trascurati dalle tradizionali agenzie
di socializzazione 77 . Contribuirebbero così allo sviluppo di un’identità individuale e sociale
in maniera diversa rispetto al passato.
Mai come negli ultimi quindici anni infatti, l’identità in quanto tale, dei singoli come dei gruppi, è parsa
diventare episodica, plurima e diluita. Di qui, la metafora della “liquidità”, presa in prestito dal sociologo Zygmunt
Barman per indicare il concetto di identità. Resa liquida, l’identità individuale appare per certi versi inafferrabile,
“ineffabile”, “plastica”, ma anche molteplice e soggetta all’influenza culturale e comunicativa, di mondi e di culture
sentiti vicini e prossimi.
Un'identità non rigida, senza fissa dimora, meno unitaria, più complessa, prodotta da
diversificate componenti in rapporto dinamico tra loro. Le più recenti teorie della
personalità concepiscono la mente come la concepiva Jung: multi-polare, con un Sé
complesso come simbolo della totalità psichica. Le knowledge management technologies
sembrano proprio spingere verso una mente con questo genere di organizzazione.
I processi di cambiamento innescati dalla naturalizzazione delle tecnologie di gestione
della conoscenza, vanno così ricercati anche in relazione ad una concezione dell’identità
individuale e sociale completamente diversa da quanto si credeva nel passato: i confini tra il
reale e il virtuale, che si stanno via via assottigliando grazie alla diffusione e alla
naturalizzazione delle tecnologie via-computer, e l’anonimato degli spazi virtuali, stanno
rendendo possibile la costruzione di nuovi Sé dando la possibilità di vivere vite parallele
76
Una nota a parte merita il concetto di stile comportamentale. Le nuove tecnologie di gestione della
conoscenza stanno mutando i nostri modi di comportarci nella vita quotidiana. Stiamo imparando ad usare il
cellulare, il computer, Internet e le nuove tecnologie digitali per comunicare, per gestire ed organizzare sapere
e conoscenza. Queste nuove modalità comportamentali sono certamente diverse rispetto ad un passato in cui la
comunicazione, le relazioni interpersonali, la socializzazione, la gestione del tempo libero, l’organizzazione
del lavoro e della conoscenza/informazione, etc., assumevano caratteristiche diverse, evidentemente non legate
ad un’interazione e ad una comunicazione mediate o quasi mediate ipermediali con le macchine cognitive, ma
strettamente connesse a rapporti face to face.
77
Le agenzie di socializzazione, scuola, famiglia, gruppo di amici, mediano tra l’individuo e la società: i
nuovi media rivoluzionano l’idea della reciprocità tra socializzatori e socializzandi dell’azione socializzativa e
aprono la strada ad una socializzazione senza mediazioni, che si traduce in una sorta di “auto-socializzazione”,
dove la trasmissione di valori e norme viene spogliata di autorità.
64
(come nei MUD 78 , domini a più utenti); da qui la concezione di un Io che stiamo scoprendo,
anche grazie ai nuovi media, “ipertestuale, frammentato, complesso, e relativo come la
realtà esterna”(Turkle, 1997). Il Sé, con le nuove possibilità offerte dal mondo virtuale,
diviene più flessibile e “proteiforme”.
Per Sherry Turkle 79 infatti, le tecnologie KMT sono mezzi costruttivi e proiettivi, che
sollecitano riflessioni sui propri processi cognitivi, affettivo-emotivi e motori. In particolare
Turkle si è occupata della cultura della simulazione, nata con l'introduzione sul mercato di
sistemi che utilizzavano l'interfaccia grafica, interessandosi al problema delle plurime
identità e del Sé molteplice e flessibile.
Anche per Walther, Spears e Lea 80 , che hanno sviluppato la “Teoria dell'Identità
Sociale”, la comunicazione via-computer e quella faccia-a-faccia finiscono per divenire
equivalenti, in quanto le persone trasportano la propria identità sociale, culturale e personale
nelle comunicazioni, compensando così gli eventuali limiti del medium.
Tornando al concetto dei nuovi media come agenzie di socializzazione, il loro “valore
aggiunto” non è leggibile solo in termini di linguaggio in quanto stimolo per nuove forme di
espressione e comunicazione, bensì come simboli di un cambiamento epocale della
comunicazione e del knowledge management.
K.E. Rosengren81 sottolinea proprio il ruolo delle tecnologie come agenzie di
socializzazione, poiché trasferiscono la cultura dal livello della società a quello
dell'individuo. L’autore afferma che in quanto agenzie di socializzazione, le moderne
tecnologie mediatiche possiedono diverse caratteristiche uniche:
- agiscono per diverse ore al giorno, praticamente ogni giorno dell'anno, e raggiungono
potenzialmente tutti i componenti della società: questo concetto sarà ancora più vero
nel momento in cui le tecnologie digitali e Internet avranno raggiunto un’importante e
globale diffusione e naturalizzazione nella società;
78
Vedi capitolo secondo.
79
Studiosa di identità virtuali ed “antropologa del cyberspazio”.
80
Walther, Spears e Lea, 1992.
81
K.E. Rosengren, 2001.
65
- stabiliscono l'agenda del dibattito politico, economico e culturale;
66
Sta iniziando allora ciò che Nipper e Kaufman82 chiamano “l’era di terza generazione”
(Formazione on-Line , FoL): essa si caratterizza appunto per aver fatto della rete telematica
lo strumento elettivo, prospettando così in primo luogo una rivoluzione a livello
tecnologico, ma soprattutto andando a mettere in discussione quelle dimensioni
pedagogiche, sociali e culturali, che le precedenti generazioni sembravano non aver saputo
rinnovare.
L’utilizzo di Internet infatti, mantenendo la possibilità di emancipazione dai vincoli
dello spazio e del tempo, consentirebbe di recuperare i valori della “presenza sociale”83 , del
contatto e dello “scambio dialogico”84 , fortemente penalizzati se non annullati nell’impiego
dei precedenti strumenti per la comunicazione a distanza 85 .
Risulta pensabile allora un radicale cambiamento nella concezione stessa di
apprendimento, concepibile come “processo sociale che prevede la costruzione attiva di
nuove conoscenze attraverso l’interazione di gruppo e la discussione tra pari” 86 , processo
reso possibile dunque dalla diffusione e dalla naturalizzazione delle tecnologie di gestione
della conoscenza nella pratica quotidiana e nella pratica formativa.
82
Nipper e Kaufman (1989) propongono di distinguere tre generazioni, in cui il mezzo che le caratterizza,
porta con se’ un peculiare universo di modi di agire, pensare e sentire. La prima generazione si basa sul
meccanismo della corrispondenza, ovvero lo scambio di materiale cartaceo per mezzo del canale postale; la
seconda generazione, bisogna aspettare gli anni Cinquanta-Sessanta, vede la diffusione dei mezzi elettronici,
del telefono, della radio, della televisione, dei sistemi computerizzati, delle videocassette, delle memorie
ottiche (quali videodisco e CD-ROM), dei softwares didattici, dei coursewares e dei sistemi di broadcasting ad
integrazione di materiale stampa (è l’era di ciò che Nipper definisce “insegnamento a distanza multimediale”,
il quale dovrebbe permettere di sviluppare, secondo McLuhan, un’espansione e un coinvolgimento della
totalità dei sensi, facendo nuovamente tendere il pensiero all’azione e alla pluriprospetticità, in contrasto alla
semplice razionalità lineare favorita dai metodi didattici della “civiltà paper and pencil”); la terza
generazione è quella che stiamo vivendo ora, grazie all’avvento delle nuove tecnologie di gestione della
conoscenza, ed in particolar modo grazie a Internet.
83
Per molti, il concetto a cui fare riferimento, per indicare ciò che un utente potrebbe sperimentare attraverso
l’utilizzo di Internet, è quella di “telepresenza”, ovvero l’esperienza di sentirsi presente nell’ambiente mediato
dalla tecnologia, piuttosto che in quello fisico (J.Steuer, 1997). Reeves, in un dibattito televisivo del 1991,
descrisse questa condizione come la sensazione di “essere là”. Affermò che una combinazione di processi
percettivi automatici, una forte concentrazione e processi consci come una narrazione accurata, contribuiscono
tutti insieme a far percepire le nostre esperienze come se fossero reali.
84
L’importanza di questo concetto è stata ben sottolineata nella teoria del dialogismo, elaborata all’interno del
circolo di Bachtin, secondo la quale il significato di un testo (dal singolo enunciato ad un intero romanzo) non
è determinato dal solo autore, bensì dalla relazione con il suo destinatario. Tra l’autore e il destinatario si
instaura un “dialogo” che rappresenta il luogo di elaborazione del significato.
85
Posta tradizionale, telefono, radio e televisione analogiche, CD-ROM, etc. .
86
Harasim, 1989.
87
Thompson, 1995.
67
riorganizzazione dello spazio e del tempo”. Ed è sempre Thompson88 ad esaminare i diversi
tipi di relazione prodotti dall'uso delle nuove tecnologie mediatiche, proponendo una
distinzione fra tre tipi di interazione:
2. l'interazione mediata, che si svolge con l'ausilio di un mezzo tecnico, tra individui
lontani nello spazio e/o nel tempo, limitando la serie di indirizzi simbolici a
disposizione dei partecipanti (esempio di comunicazione mediata è il telefono);
88
Thompson, 1995.
68
media 89 : come specificato già nel capitolo secondo, alcune applicazioni mediatiche, come i
forum, i Weblog, o i MUD, permettono la creazione di comunità e gruppi sociali più o meno
importanti, più o meno numerosi. In particolare i blog 90 stanno divenendo uno degli
strumenti di comunicazione preferiti dalle sub-culture e dalla controcultura poiché con essi è
possibile criticare i modelli
culturali dominanti e
persino elaborarne di
alternativi.
Attraverso i blog gli utenti
sono attivi partecipanti alle
discussioni che si animano
al loro interno, aumentando
così la coesione della
comunità virtuale che viene
spontaneamente a crearsi
con il loro sviluppo. Se con
le chat possono nascere nuove relazioni sociali, attorno ai blog, ai forum, ai MUD, o ai siti
peer to peer91 , possono sorgere le cosiddette “folle intelligenti” 92 , in cui vengono a ricrearsi
delle vere e proprie reti sociali in cui i soggetti interagenti sviluppano collegamenti con altre
persone. Secondo alcuni studiosi, le comunità virtuali così create, sarebbero fortemente
solidali e disinteressate, poiché si baserebbero sulla comunanza di interesse intellettuale e
non sugli interessi materiali, sulla territorialità o sui vincoli di razza. Inoltre le
smaterializzazione dell'interazione consentirebbe di superare tutti gli ostacoli e le diffidenze
89
Il concetto di comunità nel senso moderno del termine è stato introdotto nella riflessione sociologica da
Ferdinand Tönnies (fine '800). Il sociologo tedesco intendeva descrivere la comunità tradizionale pre-moderna
e la formazione sociale moderna e industriale, e analizzare le trasformazioni in corso dall'una all'altra. Da
allora la fortuna di questo termine è stata notevole, e di conseguenza la sua estensione semantica si è
progressivamente dilatata, fino a comprendere collettività sociali di natura assai diversa. Ciò che tutti questi
usi del termine hanno in comune è l'idea che una comunità sia un gruppo di persone unite da solidarietà e
riconoscimento reciproco, rapporti interpersonali, valori, interessi a lungo termine, e azioni condivise. I due
fattori che favoriscono l'emergere di una comunità sarebbero dunque la prossimità spazio-temporale, la
condivisione di un territorio che rende possibile la conoscenza e le relazioni personali, e la comunicazione tra i
membri (non a caso i due termini 'comunità' e 'comunicazione' hanno radice comune), lo scambio simbolico
sia a fini rituali sia a fini utilitaristici (dove l'utilità è quella collettiva, che talvolta può anche contrastare con
quella dei singoli membri). Tuttavia l'elemento della “co-territorialità” e della conseguente “interazione fisica”
non è sempre indispensabile affinché si diano processi di costituzione di una comunità: è il caso appunto delle
comunità virtuali on-line, dove talvolta tra i partecipanti si creano vincoli così profondi da dare origine a vere e
proprie comunità “reali”.
90
Abbreviazione di Web Log.
91
Da pari a pari. Per un maggiore chiarimento vedi il capitolo quinto.
92
Vedi capitolo quinto.
69
fondate sulle differenze, di genere, razza o classe, che invece rendono conflittuale la
convivenza sociale nel mondo reale. La comunicazione telematica sarebbe dunque
democratica ed egualitaria per sua intrinseca natura.
93
Knowledge worker è un termine utilizzato per la prima volta da Peter Drucker, in Landmark of Tomorrow
(1959), per descrivere gli addetti ai lavori nell’ambito delle tecnologie dell’informazione (IT ): programmatori,
analisti di sistemi, scrittori tecnici, docenti universitari, ricercatori, ecc. Il termine è utilizzato anche per
includere persone all’esterno dell’IT “per coinvolgere tutti coloro che lavorano professionalmente per
sviluppare o utilizzare conoscenza, ad esempio coloro che operano nella pianificazione, acquisizione, ricerca,
analisi, stoccaggio, distribuzione, marketing, trasformazione, utilizzo, etc.” (Ricci, 2005).
94
Alcuni esempi di supporti applicativi via-computer sono: Enterprise Resource Planning (ERP), Supply
Chain Management (SCM), Customer Relation Management (CRM), Business Intelligence (BI), Knowledge
Management (KM), Data Warehousing (DW), Data Mining (DM).
95
Per il concetto di integrazione delle nuove tecnologie vedere capitolo quinto.
70
settore della vita quotidiana o branca del sapere, sta subendo continue trasformazioni dovute
al fenomeno KMT, una realtà alla quale, in un mondo globalizzato, non resta che adeguarsi,
adottando proprio le sue potenzialità di sistema di gestione della conoscenza.
Qui inoltre, è opportuno aggiungere il concetto di knowledge professional, proponendo
di favorire l’estensione della necessità di un aumento di professionalità e di cultura
gestionale dell’alta virtualità prodotta dall’IC&T a tutti e per ogni ambito quotidiano e, in
questo caso, professionale.
In sintesi, il termine knowledge professional è proposto, “al di là delle diversità dei
contenuti dei vari domini di conoscenza, come un nuovo attore dinamico e flessibile e con
una cultura gestionale coerente con la sua appartenenza attiva alla knowledge society: un
attore capace di gestire professionalmente la riorganizzazione degli spazi-tempi della vita
quotidiana e di integrare in forme nuove, lavoro, studio, professione, tempo libero, etc., con
conseguenze che potranno modificare profondamente i processi dell’identità personale, di
gruppo e la stessa qualità della vita” (Ricci, 2002).
Il passaggio ad una “società ad alto tasso di KMT” sta avvendendo proprio tramite una
naturalizzazione ed una familiarizzazione con le nuove tecnologie che comporta i
cambiamenti descritti precedentemente e dunque lo sviluppo di quello che è forse il
mutamento più importante: l’acquisizione delle competenze necessarie per un uso maturo e
consapevole dei nuovi strumenti di gestione della conoscenza.
3. CONCLUSIONI
71
televisione digitale ed altri ancora, ha radicalmente modificato i tempi e i modi di
comunicare fra gli uomini. Pertanto, aver cambiato (o aver assistito al cambiamento di)
alcune delle regole e delle qualità della comunicazione umana, significa anche aver
“costruito” (o vedersi costruire intorno a sé) nuove modalità relazionali.
La coscienza sociale e la conoscenza del nostro tempo ci orientano a considerare i
nuovi strumenti tecnologici di comunicazione come delle risorse comunitarie. E' sufficiente
dare un rapido sguardo intorno a noi per renderci conto di come tali risorse appaiano
distribuite nella popolazione in maniera però ancora sbilanciata.
Da una parte abbiamo una minoranza di esperti o competenti che usufruisce delle
nuove opportunità tecnologiche legate soprattutto a Internet, dall'altra, si evidenziano
persone che ancora fanno fatica a cogliere la complessità e la continuità di questo
importante cambiamento sociale.
Risulta dunque molto importante lo sviluppo di un adeguato processo di reengineering
dei consueti modi di gestire la conoscenza, ma non solo. Come accennato precedentemente
le trasformazioni in atto riguardano anche la sfera cognitiva, percettiva, relazionale e socio-
culturale; naturalizzazione significa proprio familiarizzare con le nuove tecnologie in modo
che questi cambiamenti, i concetti, le istituzioni, le modalità di organizzazione, si adattino a
questa nuova fase e si attuino pienamente, permettendo lo sviluppo in maniera matura e
consapevole di una vera e propria società della conoscenza.
Nel prossimo capitolo vedremo come il rapporto “uomo- macchina”, e dunque la
naturalizzazione delle tecnologie nella società sia un elemento dal quale, oggi, difficilmente
si può prescindere.
72
Capitolo quarto
96
Si pensi ad alcuni film hollywoodiani che hanno trattato questo tema. Da “2001, odissea nello spazio” di
Stanley Kubrick, in cui strumento ultimo della scienza è il calcolatore di bordo dell’astronave protagonista del
film, “Hal 9000” che, dotato di una intelligenza artificiale paragonabile, in quanto a capacità, a quella
dell'uomo, si ribellerà agli astronauti durante l’intreccio del film; alla saga “Terminator”, film cult degli anni
‘80, in cui l’uomo è costretto a nascondersi e a combattere le macchine, le quali, avendo acquisito nel tempo
una sempre maggiore autonomia e coscienza, sono riuscite a divenire la “specie” dominante del pianeta terra.
La medesima idea costituisce l’impalcatura della trilogia di “Matrix”, film che racconta come le macchine,
anche qui impadronitesi della terra, sfruttino la razza umana quale fonte di energia biochimica, imprigionando
la loro coscienza in un mondo virtuale costruito sulla falsa riga della realtà degli anni ‘90.
97
Basterebbe prendere in considerazione l’intera produzione di un maestro della science fiction come Philip K.
Dick, che, per esempio, in uno dei suoi migliori romanzi come “I simulacri” (1964), immagina e presenta un
allucinante mondo futuro dominato dai grossi monopoli industriali (coloro che detengono conoscenze,
tecnologie e potere economico) e dalla Polizia nazionale, un’organizzazione elitaria e onnipresente, la quale
73
d’identità, annichilimento sociale, impoverimento relazionale, politico e culturale (si pensi a
quando nacquero la radio o la televisione, con tutte le polemiche e i dibattiti circa le
conseguenze negative che la loro diffusione avrebbe comportato alla società).
Tutto questo evidentemente non è avvenuto, ma tuttavia si assite ancora oggi al
proliferare di atteggiamenti negativi ed “impauriti” nei confronti delle tecnologie, e più
specificamente delle knowledge technologies: tecnodistopici98 , tecnopluralisti99 , sociologi,
psicologi, e filosofi ancora legati ad una trasmissione e gestione del sapere e della
comunicazione su carta (libri, riviste, etc.) o faccia-a-faccia 100 .
Tra queste espressioni è opportuno citare l’approccio distopico, che si caratterizza per
una forte nostalgia per il passato e per un forte pessimismo nei confronti del futuro e dei
cambiamenti prodotti dalle nuove tecnologie.
In aggiunta a questi atteggiamenti, si ripropone ancora oggi quello che sembra un
retaggio del secolo scorso, la contrapposizione tra cultura umanistica e scientifica, che si
ripresenta anche nei confronti delle tecnologie e delle macchine cognitive, compromettendo
così lo sviluppo di un’adeguata cultura gestionale rispetto ai complessi ed anche
controintuitivi effetti promossi dalla centralità ed importanza della relazione “uomo-
macchina” nella gestione dei processi della conoscenza.
Una relazione, quella con la macchina, molto profonda che coinvolge archetipi di base
riferiti alla stessa costruzione dell’identità personale e relativi aspetti cognitivi, emotivi,
relazionali ed organizzativi, che ha sempre avuto una forte connotazione negativa e che
mantiene il controllo sui propri avversari poiché dispone della macchina del tempo, strumento che permette di
prevedere gli avvenimenti futuri e controllare il passato. Il Presidente degli USEA (United States of Europe
and America) è ormai una figura di secondo piano, rispetto alla First Lady, una figura semi divina idolatrata
dalle masse, ignare che in realtà ella è solo un’androide, progettata per essere la facciata del vero potere
occulto.
Un altro romanzo che ipotizza le più estreme e nefaste conseguenze dello sviluppo tecnologico poi, è senza
dubbio il celeberrimo “1984” (1948) di George Orwell, dove l’intera società è organizzata, o meglio costretta e
rinchiusa, nella forma immutabile del Socing, una sorta di partito unico e onnicomprensivo incarnato dalla
figura del Grande Fratello, che mediante l’applicazione di una filosofia basata essenzialmente sul controllo
dell’informazione (permessa ancora una volta da una certa tecnologia) incanala il comportamento e il pensiero
(e la vita stessa alla fine!) dei suoi membri, trasformandoli in oggetti totalmente condizionati e aderenti ai
bisogni del partito stesso. La tecnologia diviene dunque mezzo per una completa e brutale alienazione della
natura umana. Cappellini, 2005.
98
Coloro che vedono le nuove tecnologie come strumento di oppressione e controllo.
99
Per loro, le nuove tecnologie non possono sostituire l’esperienza face-to-face, ma si collocano come nuovo
spazio di esplorazione e di relazione, facendo valere così l’autonomia morale e psicosociale dell’esperienza del
nuovi media.
100
Seguendo questa linea di pensiero, sono molti gli studiosi che hanno contrapposto la comunicazione faccia-
a-faccia con la comunicazione mediata dalle nuove tecnologie. Ad esempio, per Short (1976), seguendo
l'approccio oggettivo in ambito sociopsicologico, il concetto di presenza sociale mette in risalto la
socievolezza, il calore, l'informazione personale e la sensibilità della comunicazione faccia-a-faccia rispetto ai
media, che sono in grado di trasmetterli solo in modo limitato.
74
sembra, ancora oggi, gestita con paradigmi e stereotipi del passato, piuttosto che con una
cultura gestionale evoluta ed aperta nei confronti di un futuro che si prospetta ad alta
presenza di KMT.
Naturalmente esistono atteggiamenti opposti, come l’approccio futurista, che vede le
nuove tecnologie come strumento per ottenere un miglioramento generale, annullando
scarti, differenze e distanze tra le persone, o ancora come l’approccio tecnorealista, che
vede nella riflessione pubblica sulle tecnologie lo strumento per formare utenti attenti e
consapevoli, in grado di valutare in maniera obiettiva i vantaggi e gli svantaggi prodotti
dalle nuove macchine cognitive e dalla crescente digitalizzazione delle stesse.
Come si può osservare dunque, questo dibattito vive oggi di nuova linfa, in relazione
ad una sempre maggiore diffusione e naturalizzazione delle tecnologie nella società, e ad un
progresso tecnologico e scientifico apparentemente inarrestabile, che sembrerebbe
indirizzato alla costituzione della cosiddetta società della conoscenza ad alto tasso di KMT
che si prospetta per il XXI secolo; “un secolo che si annuncia essere caratterizzato dalla
relazione forte, diffusa, distribuita in ogni ambito professionale e della vita quotidiana, con
le macchine I&CT” (Ricci, 2005).
Oggi infatti la relazione man-machine -man (3M), in seno alla crescente diffusione
delle tecnologie nella società, non riguarda più solo il mondo del lavoro o della ricerca,
degli esperti o del mondo accademico, ma coinvolge, ed è questa la vera novità rispetto ai
decenni passati, la stessa vita quotidiana.
La progressiva diffusione, familiarizzazione e naturalizzazione delle tecnologie KMT
in ogni settore della società sta comportando mutamenti101 negli stili di vita, nei processi
cognitivi, nelle relazioni sociali, e soprattutto nei tempi e nei modi dei processi di gestione
della conoscenza che costituiranno le condizioni per il passaggio alla cosiddetta knowledge
society.
In questa direzione diventa perciò importante la costruzione di una capacità gestionale
della conoscenza, della comunicazione, dell’informazione, differente rispetto al passato,
trasformando quelli che sono i dubbi e le incertezze in atteggiamenti e mentalità certamente
aperti nei confronti di uno sviluppo tecnologico che sta rivoluzionando la nostra vita.
Questo non significa allontanarsi da uno spirito critico, che invece dovrebbe
caratterizzare comunque il punto di vista di chiunque si affacci alle novità, ma significa
abbandonare quei pregiudizi e quegli stereotipi che si frappongono tra un progresso maturo
101
Il concetto di trasformazione è stato già ampiamente affrontato nel capitolo precedente.
75
della collettività e del singolo, e un cammino verso il futuro che veda ancora il mondo e la
società con uno sguardo al passato invece che al domani.
L’importanza della promozione di una cultura gestionale adeguata ai processi in atto si
presenta come processo complesso, che coinvolge settori e aree multi-disciplinari, dalla
politica all’economia, dalla psicologia alla sociologia, dalla filosofia alle scienze
matematiche, etc., fino ad arrivare all’I& CT. Anche tramite un lavoro trans-disciplinare,
ciascun campo dovrebbe incentivare una nuova visione del progresso tecnologico, e con i
propri determinati mezzi, contribuire alla creazione di un’utenza knowledge professional e
dunque alla naturalizzazione della relazione man-machine-man nella società e nella cultura.
Se così non si farà potranno sorgere divari importanti tra le persone, le società e/o gli
Stati, in relazione agli specifici livelli di contatto, diffusione e presenza delle nuove
tecnologie della conoscenza raggiunti: è il concetto di “digital divide 102 ”, con il quale si
intende che “ogni medium produce delle resistenze che hanno come conseguenza uno
squilibrio, una divisione, indipendentemente dal livello culturale del soggetto o di una
specifica società e dalla possibilità di accesso alle tecnologie. Più in generale questo
concetto indica la mancanza di accesso e di fruizione delle nuove tecnologie di
comunicazione e informatiche” (Riva, 2004).
Come sostiene Van Dijk 103 , esiste un problema di equità sociale, dal momento che
alcune categorie di persone partecipano più di altre alla “società dell'informazione”, con
un'intensificazione conseguente delle disuguaglianze sociali già esistenti104 . Inoltre, come
afferma Kubicek, i nuovi media possono modificare le qualità delle comunicazioni faccia-a-
faccia, rendere le relazioni di lavoro più formali e, più in generale alterare l'ecologia sociale
(l'ambiente sociale)105 . Anche per quanto riguarda la democrazia quindi, l'utilizzo dei nuovi
media potrebbe consentirne un rafforzamento, oppure viceversa, se ignorate, un
indebolimento.
102
La velocità dell’innovazione tecnologica informativa e via-Web costituisce una vera sfida nei confronti
della ricerca e dell’analisi sociologica in quanto i media modificano la geografia situazionale della vita sociale
trasformando la tradizionale relazione ambiente fisico e situazione sociale. Essi infatti possono favorire lo
sviluppo del senso di condivisione e di appartenenza o del senso di esclusione e di isolamento. Meyrowitz,
1993.
103
Van Dijk, 2002.
104
C’è inoltre un “handicap” molto insidioso che grava sui paesi meno sviluppati, ed è un handicap di tipo
culturale. Molte innovazioni tecnologiche per essere usate richiedono una cultura di base informatica, o
almeno una manualità, una confidenza con il calcolatore, non sempre posseduta dal cittadino medio. Questo
handicap, comune a molti paesi che non investono sufficientemente in formazione, rischia di allargare
ulteriormente il divario con le nazioni più evolute, accentuando sempre più la contrapposizione inter-sociale e
intra-sociale. Si rischia così di riprodurre questa spaccatura all'interno di ogni singola nazione, creando due
classi distinte di cittadini: quelli che sanno “usare il computer e hanno un modem”, e tutti gli altri, veri e propri
“neo-analfabeti” della società della conoscenza.
105
Kubicek, 1988.
76
La “divisione digitale”106 naturalmente, può essere ridotta man mano che
l’atteggiamento nei confronti delle tecnologie diventi “di accettazione”, grazie
evidentemente al progredire dei processi di naturalizzazione delle stesse nella società.
Questi processi richiedono generalmente tempo e dinamiche piuttosto complesse. Per essere
utilizzate e quindi naturalizzate nelle pratiche d’uso quotidiane, le nuove tecnologie devono
innanzitutto possedere una determinata affordance 107 , una caratteristica, una risorsa, che
supporti un particolare tipo di azione, in altre parole un’opportunità che una tecnologia porta
con sé offrendola all’utente.
In questa direzione risulta molto importante definire il concetto di “metatecnologie”:
esse sono gli “algoritmi sociali” che governano gli usi delle tecnologie. Secondo Wright 108
l’introduzione nella società di una nuova metatecnologia è persino più importante
dell’introduzione della tecnologia stessa, dato che sono le metatecnologie e non le
tecnologie a modificare i comportamenti e l’organizzazione sociale.
“Nel momento in cui una tecnologia è riuscita a penetrare all’interno di una società e
si consolida nell’uso quotidiano, questa cambia il suo ruolo e da determinata diventa
determinante109 : a consentire questo passaggio sono le metatecnologie, ossia le pratiche
che regolano l’uso sociale della tecnologia medesima” (Riva, 2004).
- un evento di rottura 111 che rende possibile utilizzare una nuo va tecnologia in modo
nuovo (ad esempio l’aumento della dimensione dei file e la nascita di hard disk di
106
Il “digital divide” si può distinguere in tre categorie: divisione sociale, legata alla possibilità di accesso
all’informazione; divisione culturale, legata all’uso e alla rielaborazione delle informazioni; squilibrio
politico, legato alle opportunità di partecipazione e mobilitazione rese possibili dalle nuove tecnologie.
Bentivegna, 2002.
107
Il concetto di affordance venne introdotto per la prima volta dallo psicologo cognitivo Gibson: “la teoria
della affordance prende le mosse con una nuova definizione di che cosa sono valore e significato. La
percezione di un’affordance non è un processo di percezione di un oggetto fisico privo di valori a cui il
significato è qualcosa di aggiunto in un modo in cui nessuno è in grado di concordare; è un processo di
percezione di un oggetto ecologico ricco di valore. Ogni sostanza, ogni superficie, ogni layout ha qualche
affordance che può avere effetto positivo o negativo su qualcuno” (Gibson, 1979).
“Ho coniato questo termine come elemento sostitutivo del concetto di “valore”, filosoficamente parlando
concetto assai difficile da esprimere. Con il concetto di affordance intendo semplicemente dire ciò che gli
oggetti di positivo o di negativo, forniscono. In che modo possono servire all'osservatore, dopo tutto, dipende
dalle loro proprietà” (Gibson, 1983, liberamente tradotto da D. Milone).
108
Wright, 2000.
109
Hughes definisce questa situazione, “momento tecnologico”. Hughes, 1994.
110
Wright, 2000; definizioni estrapolate dal volume “Psicologia dei Nuovi Media”, Riva, 2004, ed. Il Mulino,
Bologna.
111
In altre parole un’affordance.
77
dimensione sempre più compatte, ha rappresentato l’evento di rottura per la diffusione
di chiavi USB);
112
Ad esempio, il prefisso “e” in: e-business, e-commerce, e-learning, e-publishing, e-book, e-university, e-
magination, e-everythings, etc. .
113
Ad esempio “cyber-psicologia”, “cyber-scienze”, etc. .
78
2. PSICOLOGIA , TECNOLOGIE DI GESTIONE DELLA CONOSCENZA, E PROCESSI DI
NATURALIZZAZZIONE
Come specificato nei capitoli precedenti, le influenze relative alla diffusione delle
tecnologie di gestione della conoscenza vanno ricercate anche all’interno della psicologia,
intesa nella sua totalità, dalla branca della psicologia generale a quella clinica, dall’area
sociale a quella della comunicazione.
Il rapporto tra psicologia e KMT è infatti storicamente complesso e ricco di sfumature:
in primo luogo la psicologia, negli anni ’50 e ’60, nel gestire la relazione con l’emergente
tecnologia informatica (si elaboravano i primi computer), contribuì alla nascita della
Computer Science, dell’Intelligenza Artificiale, e di applicazioni quali la Computer Assisted
Diagnosis (CAD), il Test Tajloring e nuove applicazioni nella ricerca e nella psicometria,
che a loro volta diedero un forte impulso allo sviluppo del cognitivismo come importante
corrente psicologica moderna ed alle sue successive evoluzioni; in secondo luogo, tuttavia,
“la maggioranza degli psicologi non impegnati nella ricerca, si è sostanzialmente chiamata
fuori dall’impatto e dalle innovazioni tecnologiche relegandole nell’artificiale, nel
“virtuale”, ponendo invece al centro dell’interesse e della strumentazione il momento
“naturale” dell’incontro e della relazionalità faccia a faccia (face to face) scevra da ogni
artefatto tecnologico” (Ricci, 2005).
Successivamente, negli anni ’70, poche furono le eccezioni rispetto a questo
atteggiamento, come per esempio l’accrescimento in Italia della Cybernetica, grazie al
lavoro di Silvio Ceccato 114 , o ancora all’opera del prof. Mario Groppo, il quale si distinse,
fin dal 1969, anno in cui fondò a Milano il Centro di Ricerca delle Tecnologie
dell’Istruzione, come uno dei primi studiosi italiani a focalizzare l’attenzione sul ruolo che
giocano l’alfabetizzazione e le altre tecnologie del linguaggio nello sviluppo delle capacità
mentali, ponendosi già allora in modo costruttivo il problema della gestione tecnologica
della conoscenza.
Gli anni ’80 segnarono poi un ulteriore distacco tra la psicologia e l’I& CT, nonostante
proprio in questi anni incominciassero a diffondersi in maniera importante, negli uffici come
nelle case, i primi personal computer.
114
Negli anni ’70 Ceccato portò per la prima volta all’attenzione dell’opinione pubblica italiana la
“Cybernetica”. Fra i libri di Silvio Ceccato si possono ricordare: “Un tecnico fra i filosofi”, 2 volumi; “Corso
di linguistica operativa”; “Linguistic analysis and programming for mechanical translation”; “Il linguaggio
con la Tabella di Ceccatieff”; “Il maestro inverosimile”, 2 volumi; “La mente vista da un cibernetico”; “Il
teocono”.
79
Con gli anni ’90, quando accanto al computer si sono sviluppate altre tecnologie
cognitive ed è diventata di massa la diffusione di opportunità comunicative, relazionali e
conoscitive veramente rivoluzionarie (basti pensare a Internet), la psicologia (insieme alla
sociologia e ad altre discipline), ha ricominciato ad occuparsi di I&CT (o meglio di KMT), in
maniera certamente più attenta rispetto al passato.
Questo cambiamento di tendenza rispetto agli anni ’70, ’80, e ai primi anni ’90, va
principalmente individuato nel settore della ricerca (psicologia sociale, cognitiva, della
comunicazione, etc.), e certamente additato alla diffusione in particolare di Internet, che ha
indotto psicologi ed osservatori del comportamento e della società a iniziare a porsi “in
termini non più rinviabili il problema della conoscenza e delle tecnologie necessarie alla
sua gestione” (D’Ettorre, 2005).
Ciò però non valse per il mondo clinico, il cui modello dominante dell’interazione con
l’utente/soggetto è que llo “medico” delle sedute terapeutiche e del formatore nel momento
d’aula, dove dominano le pratiche della parola, dei silenzi, degli sguardi, del
comportamento non verbale, delle sensazioni, delle emozioni, delle intuizioni, etc., piuttosto
che il calcolo e la relazione via-computer.
Così, ad oggi, l’impatto delle nuove knowledge technologies è sostanzialmente
confinato nell’ambito degli specialisti della ricerca e le potenzialità computazionali, quando
accettate per aumentare la potenza dei modelli teorici/diagnostici/decisionali, è però
sostanzialmente relegata nel “back office” delle attività dello psicologo, mentre il “front
office” della relazionalità con l’utente ha continuato ad essere gestito con tecnologia classica
paper&pencil&face to face115 .
Tuttavia questo isolamento rischia oggi di essere messo in discussione dal “fattore
Internet” e dalla sempre maggiore diffusione e naturalizzazione delle tecnologie mediatiche
e multimediali di gestione della conoscenza in una società che vede l’utente finale sempre
più esperto nell’utilizzo di questi nuovi strumenti, e sempre più collegato on-line.
Come specificato sopra, grazie alle tecnologie di conoscenza, sta coinvolgendo anche
la psicologia un processo di e-everything che abbraccia ogni ambito disciplinare ed
applicativo e che sta contribuendo a produrre, rispetto al rapporto tra psicologia e tecnologie
115
Ricci, 2005.
80
KMT, un importante processo di empowerment via-computer dello psicologo attraverso
modelli diagnostici/decisionali computerizzati più articolati e di facile/veloce consultazione
ed elaborazione, anche con l’introduzione dell’interattività uomo-macchina; vengono
migliorati i processi organizzativi, operativi, comunicativi, di knowledge empowerment e di
knowledge management, così come è già avvenuto in molti altri settori lavorativi e
disciplinari dove risulta ormai importante la presenza di tecnologie cognitive116 .
Ma non è tutto: rispetto al recente passato, attraverso Internet ed i nuovi media lo
psicologo comunica con i suoi colleghi e con gli utenti/clienti, interagendo con essi per
mezzo di chat, e- mailing, forum, e siti Web sostanzialmente suddivisibili nelle seguenti
categorie:
- Portali Web: siti web gestiti da più psicologi o enti, che spesso uniscono diversi servizi
e caratteristiche: forniscono informazioni sul mondo della psicologia (psicologia
sociale, clinica, dello sviluppo, della comunicazione, etc.), permettono agli utenti di
comunicare tra loro attraverso chat e forum, danno la possibilità di interagire con gli
esperti tramite chat, e- mailing, forum, etc. (talvolta questo servizio è a pagamento),
presentano un motore di ricerca interno che permette di ricercare informazioni legate
alla salute psico- fisica, etc.; esempi di portale Internet sono “www.ilmiopsicologo.it”
o “www.psychomedia.it”;
- Siti personali: condotti da individui o piccoli gruppi (come uno psicologo o un ente
con finalità terapeutiche), contengono informazioni legate al mondo della psicologia e
di quello specifico psicologo o ente; spesso mettono a disposizione dell’utente alcuni
servizi di terapia on-line, che, nella maggior parte dei casi risultano a pagamento (ad
esempio “www.drvadala.it”, sito Internet di uno psicologo-psicoterapeuta romano che,
oltre a fornire consulenza on- line, offre servizi informativi, forum, news, etc.);
116
Basti pensare alle imprese, soprattutto di media -grande dimensione, in cui le tecnologie informatiche e
Internet permetto da tempo una migliore gestione del lavoro, del cliente e dei dipendenti, con vantaggi per
tutti.
81
- Siti comunitari: siti in cui delle persone con interessi o problematiche simili possono
comunicare assieme, normalmente tramite chat e forum, formando una comunità
virtuale (ad esempio “www.ipsico.org/forum.htm”);
- Siti “wiki” : siti in cui la gente può contribuire ai contenuti e allo scambio di idee (come
“wikipedia.org”);
- Siti misti: siti che, come i portali Internet, possono presentare caratteristiche diverse non
riconducibili necessariamente ad un’unica categoria di sito Web; sono cioè un misto di
due o più delle precedenti tipologie.
117
Vedi capitolo terzo.
82
In particolare, la psicologia del web (Web-psychology), così come viene intesa nella
sua accezione originale, “Web-psychology dinamica”, rappresenta un modello integrato di
conoscenze psicologiche nonché grafiche ed informatiche. Ne deriva la nascita di una nuova
figura di psicologo, lo “psicologo del Web 118 ” (Web-psychologist), che è soprattutto un
dottore in psicologia, con conoscenze in psicologia clinica, psicologia dinamica, psicologia
delle dinamiche di gruppo, psicologia sociale, psicologia di comunità, psicologia dell'arte e
della letteratura, psicologia della percezione, psicologia della comunicazione, psicologia
generale, ergonomia, psicologia del marketing, psicologia cognitiva, psicopatologia
generale, etc. con in più conoscenze informatiche e grafiche e Internet based.
Il lavoro del Web-psychologist è rivolto principalmente alla valutazione e
progettazione di siti web e di applicazioni altamente professionali, indirizzate soprattutto ad
aziende, enti ed istituzioni; si occupa inoltre della gestione e dell’organizzazione del gruppo
di lavoro, cioè di chi realizzerà fisicamente le pagine web. Le variabili che uno psicologo
del web tiene in considerazione non si limitano al tipo di target, ovvero agli obiettivi della
specifica azienda/ente per cui lavora, ma a tutte que lle variabili che vanno dalle motivazioni
dell'internauta, alle dinamiche interne al gruppo di lavoro, tenendo conto degli approcci
teorici fondanti la psicologia del Web, dove spiccano “Le Teorie Sistemiche, “I Modelli
Psicodinamici”, “La Teoria dei Sistemi Motivazionali”, “La Psicologia dei Bisogni e
Desideri”.
Tutto questo evidentemente sta avvenendo in un contesto, quello della psicologia, che
dovrebbe guardare con positività ed entusiasmo alla diffusione e alla naturalizzazione delle
tecnologie della conoscenza nella società, e dunque anche nel proprio settore, evitando di
demonizzare il rapporto con le macchine cognitive, cosa che, fino a poco tempo fa avveniva
con regolarità, in un settore tipicamente chiuso alla dimensione tecnologica e alle nuove
tecnologie KMT, che invece sembrano caratterizzare il futuro trend della knowledge society.
Nonostante quanto emerso finora, il tradizionale distacco tra psicologia e mondo delle
tecnologie della conoscenza, è ancora abbastanza sentito: il recente incremento delle
applicazioni on-line non ha certo risolto il loro difficile rapporto. Gli psicologi, e ancor più
gli psicoterapeuti, sono infatti spesso refrattari a interessarsi di knowledge management
118
Il Web-psychologist mira ad essere una delle più innovative figure professionali legate all'uso delle nuove
tecnologie (internet e web, applicazioni multimediali, nuovi modelli di comunicazione).
83
technologies, ritenendo la psicologia e la psicoterapia ancora legate ad una concezione della
conoscenza di tipo umanistico, raramente tecnologico o scientifico.
Per comprendere meglio questa posizione, basti pensare che soltanto pochi mesi fa, sul
sito Internet dell’Ordine Nazionale degli Psicologi Italiani, era ancora presente una delibera
del 23 marzo del 2002 119 che, rispetto al “fenomeno Internet”, emanava un provvedimento
sanzionatorio contro coloro i quali avessero praticato “terapie on- line”, modificando il
provvedimento solo poco tempo dopo attraverso un documento intitolato “Linee guida per
le prestazioni psicologiche via Internet a distanza 120 ”, tuttavia poco conosciuto tra gli addetti
ai lavori, e soprattutto ancora poco sensibile ai concetti di “psicoterapia on-line” e di
“counseling on-line” che, come descritto precedentemente, si prospettano oggi come
importanti strumenti al servizio e del professionista, e del paziente, proponendo nuove
modalità di gestione della salute fisica e mentale (sull’onda del cosiddetto “self-care
management”). Un documento poi in antitesi con la presa di posizione da parte della
Commissione Etica dell’APA 121 (American Psychological Association) che fin dal 1995 si è
attrezzata per gestire al meglio l’impatto delle nuove tecnologie.
Questo scenario però sembra stia mutando profondamente: al di là dei contenuti delle
“Linee guida” infatti, stanno crollando gradualmente i pregiudizi nei confronti delle
knowledge tecnologies in ambito psicologico, e incominciano a diffondersi i primi modelli
di terapia on-line e il rapporto tra la psicologia e le nuove tecnologie di gestione della
conoscenza sta divenendo meno conflittuale rispetto al recente passato.
“Si sta realizzando così una sorta di sdoganamento dell’interattività via-computer,
che consente di affermare come la psicologia stia compiendo i primi passi verso una
trasformazione profonda che occorrerà gestire ed anche inventare con grande cura” (Ricci,
2005).
Se si considera poi il settore della sanità come precursore di un futuro trend anche in
quello psicologico, e soprattutto, se si considera l’esempio degli Stati Uniti, Paese in cui la
naturalizzazione delle tecnologie KMT sta avvenendo con maggiore velocità ed attenzione,
119
L’Ordine Nazionale degli Psicologi Italiani, Visto l’art. 28, comma 6 lettera d) della L. 56/89; Vista la
legge comunitaria 2001/31 CEE sul commercio elettronico; Ritenuto che le pratiche di attività
psicodiagnostica e psicoterapeutica via internet non sono conformi ai principi espressi negli art. 6,7 e 11 del
vigente codice deontologico, DELIBERA, Di ritenere l’esercizio di tali attività sanzionabili ai sensi degli art.
26 e 27 della legge 56/89. Si invitano pertanto tutti i Consigli Regionali e Provinciali a fare osservare la
presente deliberazione dandone ampia diffusione agli iscritti. Si dispone la pubblicazione della presente
deliberazione sul Sito web e sul giornale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi.
120
Per maggiori informazioni visitare il sito “http://www.psy.it” oppure l’appendice posizionata a conlusione
della tesi.
121
Per maggiori informazioni visitare il sito “http://www.apa.com”.
84
non si può fare a meno di ritenere importante e fondamentale un processo di
naturalizzazione dei nuovi media anche in psicologia, settore storicamente assai restio ad
una rivoluzione interna e a cambiamenti rispetto ai suoi meccanismi di funzionamento
tradizionali (terapie face-to-face, etc.).
È importante allora sottolineare il ruolo che la psicologia può assumere rispetto alla
naturalizzazione delle nuove tecnologie nella società. Innanzitutto, come evidenziato nei
capitoli precedenti, rispetto al rapporto professionale “medico-paziente”, con lo sviluppo di
nuove tecniche di ricerca e di intervento via-Internet, per il professionista si apriranno
sempre più nuove strade e nuovi sbocchi lavorativi (psicoterapia on-line, counseling on-line,
etc.), mentre per il paziente, si delineeranno maggiormente nuove risorse (“self-care
management”, knowledge empowerment, possibilità di effettuare terapie on-line, etc.).
In un futuro non troppo lontano infatti, si potranno osservare trasformazioni nella
classica relazione “esperto-utente” con conseguenza un knowledge empowerment
dell’utenza diffuso e produttivo; “trasformazioni che non devono essere considerate in
un’ottica di contrapposizione esperto-utente, ma di riorganizzazione ed evoluzione delle
modalità della relazione consulenziale in nuovi spazi dell’azione organizzativa di maggiore
complessità ed astrazione che richiederà un aumento di professionalità degli stessi esperti e
promuoverà anche una maggiore trasparenza” (Ricci, 2005).
In questi termini il “reengineering” della relazione e delle modalità consulenziali con
lo psicologo assume un’importanza fondamentale, naturalmente anche nei confronti delle
organizzazioni e delle imprese, dove il lavoro di counseling del professionista consisterà
sempre più nel fornire/produrre le risorse tecnologiche adeguate per la gestione della
conoscenza di cui hanno bisogno per la risoluzione dei problemi.
La psicologia (in parte lo sta già facendo ma non ancora in maniera importante), può
cooperare con altre discipline a creare le basi teoriche per una diffusione di consapevolezza
nell’uso delle nuove tecnologie cognitive, evitando così di creare falsi allarmismi nella
società, e al contempo contribuendo allo sviluppo di un’utenza capace di gestire con
maturità ed “expertise” i nuovi strumenti tecnologici.
Per fare questo però, gli “addetti ai lavori” dovrebbero abbattere le barriere ed i
pregiudizi ancora esistenti sul mondo KMT, promuovendo uno scambio reciproco che
realizzi a pieno titolo la “società della conoscenza”, costruendo anche modelli
85
epistemologici che vi aderiscano il più possibile, sempre passibili di continue “revisioni” e
pronti ad abbracciare l’incertezza, nella convinzione che questo atteggiamento, che
C.Kaneklin definisce argutamente “logica del nano”122 , sia il più idoneo a guidare
l’esistenza dell’uomo nei rapporti con il mondo odierno e alla fine con se stesso.
3. IL SONDAGGIO 123
Sul filo di queste considerazioni, è stata effettuata una pre- indagine per rilevare il
rapporto tra le nuove tecnologie di gestione della conoscenza e gli studenti di psicologia,
considerati, in quanto giovani, “termometro” della naturalizzazione delle knowledge
management technologies nella società, ed in quanto psicologi di domani, ottimi indicatori
degli atteggiamenti futuri del mondo della psicologia nei confronti della relazione con le
macchine cognitive e con Internet.
La pre- indagine, che si concretizza in un sondaggio-questionario, non ha la pretesa di
rappresentare adeguatamente la popolazione scelta 124 , ma si pone come principale scopo la
descrizione del panorama KMT all’interno del variegato mondo della psicologia, lasciando
poi eventualmente il passo ad una ricerca sperimentale più ampia ed articolata.
Al di là degli specifici obiettivi conoscitivi, l’indagine mira dunque ad affrontare un
tema di estrema attualità, e a sensibilizzare psicologi e “tecnici” alle tematiche approfondite
dalla tesi, e promuovere così, oltre ad uno spirito critico di osservazione, anche nuove
iniziative di analisi ed eventuali azioni sul campo, in particolar modo nel settore
accademico.
Iniziative volte a incrementare l’utilizzo di Internet e delle new technologies quali
strumenti di conoscenza e dunque di sviluppo, e per il singolo individuo o professionista, e
per l’intera classe degli psicologi.
Pertanto il sondaggio, sebbene non assuma titolo di vera e propria ricerca
sperimentale, può essere definito come quali-quantitativo: quantitativo perchè mira a
individuare nel campione la presenza delle tecnologie della conoscenza, quali siano più
distribuite e quali servizi più sviluppati; qualitativo, poiché mira a evidenziare gli
122
Questo concetto è stato usato da C.Kaneklin, professore di “Psicosociologia Clinica dei Gruppi e delle
Organizzazioni” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per spiegare agli studenti la
mentalità che dovrebbe guidare il professionista nell’intervento psicosociale.
123
Il sondaggio, nella versione somministrata agli studenti, è visibile nella sezione “appendice” della tesi.
124
Il campione è esiguo, solo 50 studenti, nessun professore o professionista. Sarebbero inoltre serviti
strumenti di ricerca più sofisticati e complessi.
86
atteggiamenti e le modalità di accostamento al mondo KMT degli studenti, intesi sia come
cittadini della prossima società della conoscenza, sia come futuri psicologi.
- Conoscenze;
- Orientamenti pratici;
- Atteggiamenti;
- Competenze;
3.1.2 LA METODOLOGIA
87
3.1.3. IL CAMPIONE
88
Principali usi di Internet
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Lavoro Tempo Gioco Comunicazione Studio Altro
libero/svago
Altri dati interessanti sono riscontrabili alle domande 1, e 2, rispettivamente “Che tipo
di tecnologia di gestione della conoscenza possiede?”e “Quale tra le tecnologie di gestione
della conoscenza usa con più frequenza?”. Alla prima domanda, il 98 % del campione
risponde “computer”, il 96 % “telefonino”, il 74 % “Internet” (di cui il 54 % ne possiede la
versione “a banda larga 125 ”), e i restanti 12 e 8 % rispondono rispettivamente “Smart
Phone” e “palmare” (con una sostanziale differenza di genere: PDA e Smart Phone sono
posseduti prevalentemente dai maschi, con percentuali dell’11 % e del 22 %, contro il 6 %
delle femmine, sia per i palmari che per i telefonini di ultima generazione); mentre alla
seconda domanda, 34 studenti su 50 (68 %) rispondono che usano con più frequenza il
“telefonino” (per la maggior parte però sono femmine, il 72 % contro il 61 % dei maschi),
seguito da “Internet ” (40 %), “computer” (24 %), e “palmare” (solo 2 %). I maschi
sembrano gradire maggiormente rispetto alle femmine queste ultime tre categorie
(rispettivamente il 50 %, il 39 % e il 6 %, contro il 34% e il 16 % delle donne, che
addirittura non rispondono per la categoria “PDA ”).
Questi dati sottolineano come le tecnologie di gestione della conoscenza siano molto
diffuse nella popolazione, almeno in quella del campione analizzato, con una nota molto
interessante: la presenza del computer nella vita quotidiana sembrerebbe paragonabile
125
Voce “Internet veloce”.
89
quanto quella del cellulare, a dimostrazione dell’ormai “naturale” familiarità del moderno
calcolatore nella quotidianità, se non altro nella sua versione “Internet free”126 .
Ciò che differenzia ancora il computer dal telefonino, sarebbe invece la frequenza
d’uso: “vince” il secondo 68 % a 24 %.
120%
100%
80%
60%
40%
20%
0%
Computer. Internet Internet veloce Telefonino Smart Phone Pda (palmare)
(adsl o (cellulari di
superiore) ultima
generazione)
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Internet Computer Telefonino/ Smart Palmare
Phone
126
Internet è comunque posseduto da un alto numero di studenti, 37 su 50 (74 %).
90
Alla successiva domanda 3, “ Principalemte per cosa?”, il 78 e il 74 % dell’intero
campione risponde “comunicazione” e “tempo libero” (le donne però comunicano di più con
le nuove tecnologie, l’88 % rispetto al 66 % degli uomini, i quali tuttavia le usano
maggiormente per lavorare e giocare, il 28 e il 33 %, contro il 19 e il 16 % del sesso
opposto); i soggetti quindi usano le tecnologie soprattutto per comunicare, non ancora in
modo importante per attività di “knowledge management”.
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Lavoro Tempo Gioco Comunicazione Studio Altro
libero/svago
“si, penso che la società deve essere educata al corretto utilizzo di queste tecnologie di gestione della
conoscenza fin da tenere età” o ancora “si, ma non se diventano di uso eccessivo ed esclusivo”
91
Ritiene importante per la società lo sviluppo e la diffusione a 360° delle
"tecnologie di gestione della conoscenza?
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Sì No Altro
Chi ha risposto in modo negativo ha dato rilievo al fatto che “le tecnologie si possono
diffondere ma è fondamentale porre dei limiti alla loro diffusione e al loro sviluppo per
salvaguardare l’integrità dell’essere umano e della società”, ma, come detto sopra, le
risposte negative all’item 7 rappresentano solo il 6 % del totale.
Alle domande: 10, “qual è il suo atteggiamento nei confronti dello sviluppo, della
diffusione e della naturalizzazione delle tecnologie di gestione della conoscenza nella
società?”, e 11, “qual è il suo personale bilancio circa l’impatto delle tecnologie della
conoscenza nella società?”, il 72 % del campione risponde alla prima domanda, “positivo.
Migliorano, semplificano e permettono una maggiore diffusione della conoscenza e
dell’informazione”, mentre alla seconda, la maggioranza della popolazione (78 %), risponde
“abbastanza positivo” e “molto positivo” (22 %), non rispondendo dunque alle altre
possibili risposte “poco positivo”, “negativo” e “altro”.
92
Qual è il suo atteggiamento nei confronti dello sviluppo, della diffusione
e della naturalizzazione delle "tecnologie di gestione della conoscenza"
nella società?
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Positivo. Migliorano, Negativo. E’ superfluo porsi il Altro
semplificano e Impoveriscono le problema
permettono una relazioni sociali e la
maggiore diffusione comunicazione face to
della conoscenza e face
dell’informazione
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Molto positivo Abbastanza positivo Poco positivo Negativo Altro
I maschi sembrano più ottimisti (il 44 % contro il 9 % delle femmine per l’item “molto
positivo”), mentre le femmine sono più caute (il 91 % contro il 56 % per l’item “abbastanza
positivo”).
93
Questa differenza di genere si evidenzia anche rispetto ai commenti segnalati circa gli
atteggiamenti nei confronti della domanda 10 i maschi si limitano a dire ad esempio:
“positivo, ma non a 360°”, mentre le femmine sono più articolate nel rispondere, “positivo, perché
migliorano la conoscenza/diffusione etc., però in parte negativo in quanto impoveriscono il contatto tra
le persone” o ancora,
“le tecnologie sono utili, rendono più veloce la fruizione delle informazioni, che però diviene anche una
fruizione più superficiale e talvolta incerta (spesso su Internet si trovano affermazioni prive di
fondamento”127 .
Per quanto concerne l’aspetto quantitativo, è interessante notare come, sebbene siano
in maggioranza coloro che conoscono la possibilità di poter effettuare “self-care
management on-line” in psicologia (66 %), è comunque importante la fetta di coloro che
non ne sono al corrente (17 soggetti su 50 e senza significative divisioni tra uomini e
donne).
Gli studenti rientranti in quel 66 %, ritengono che il self-care management on-line sia
da intendersi principalmente come “solo consulenza on-line attraverso chat, forum
videoconferenza, e-mailing” (18 %), “solo psicoterapia on-line attraverso chat, forum ,
videoconferenza, e-mailing” (14 %), e “solo ricerche di ordine informativo circa argoment
e problematiche legate al mondo della psicologia” (12 %).
Da notare come 13 soggetti su 50 (26 %) fanno rientrare il “self-care management on-
line” in psicologia in tutte le definizioni prima esposte (quindi il 26 % sa effettivamente
cos’è), e altrettanti soggetti “ne hanno solo sentito parlare e non saprebbero dire con
esattezza in che cosa consiste” (per la maggioranza femmine, 31 %).
127
Rispetto a quest’ultima affermazione, è opportuno sofferma rsi. Il commento più significativo in questa
circostanza è del filosofo Pierre Lévy. Ecco le sue parole: “Secondo il mio modo di vedere tutti sanno qualcosa
e ognuno è potenzialmente, per chiunque altro, una fonte di apprendimento. E' proprio quello che succede in
rete. Molta gente dice: su Internet ci sono siti completamente stupidi dove si trovano solo delle sciocchezze.
Sono sciocchezze per loro, ma forse per quelli che le hanno inserite non lo erano, forse altri le potranno
trovare interessanti. La gente comincia a comunicare reciprocamente e a scambiarsi le informazioni che
ritiene interessanti. Si sta andando verso una situazione in cui il mercato della conoscenza sarà un mercato
libero e aperto, mentre finora eravamo in una situazione di monopolio, in una situazione estremamente
chiusa, in cui non c'era libero scambio” Lévy, 1997.
94
E' a conoscenza della possibilità di poter sviluppare processi di"self-
care management" in psicologia attraverso Internet?
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Si No. Non ne ero a conoscenza
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Solo psicoterapia Solo consulenza Solo ricerche di Tutte le tematiche Ne ho sentito solo
on-line attraverso on-line attraverso ordine informativo parlare e non
chat, forum, chat, forum, circa argomenti e saprei dire con
videoconferenza, videoconferenza, problematiche esattezza cos’è il
e-mailing e-mailing legate al mondo “self-care
della psicologia management”
95
“formazione” (12 % del campione totale, 22 % tra i maschi, solo 6 % tra le femmine), e la
“cultura personale” (10 % del campione totale, 11 % tra gli uomini, e 9 % tra le donne).
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Sì. Almeno una Sì. Qualche volta Sì. Spesso Sì. Ogni qual volta No, mai
volta sento il bisogno di
un sostegno
psicologico
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Formazione Cultura personale Consulenza on- Psicoterapia on- Altro
line line
96
I canali attraverso cui si realizzano tali pratiche sono, in ordine di utilizzo,
“consultazione di siti web” (28 %), “forum di discussione, blog” (14 %), “e-mailing” (10
%), “chat ” (6 %), e “videoconferenza” (2 %). Gli uomini preferiscono consultare siti
Internet (39 %) e forum (22 %), mentre le donne, che per la maggioranza usano anch’esse i
siti per le consultazioni e la ricerca di informazioni (22 %), amano anche le chat (9 %) e la
videoconferenza (3 % contro nessuno tra gli uomini).
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Chat Videoconferenza Forum di Siti Internet E-mailing
discussione, blog
Alla domanda 17, “E’ a conoscenza delle normative previste dall’Ordine Nazionale
degli Psicologi Italiani e/o dell’ A.P.A. circa la regolamentazione delle psicoterapia on-
line?”, la maggior parte del campione risponde di non esserne a conoscenza (88 %),
lasciando intuire una non chiara circolazione di informazioni (anche se queste
regolamentazioni sono indirizzate ai professionisti e non agli studenti), che si evidenzia pure
nell’item successivo, “Se ne è a conoscenza, ritiene siano giuste o debbano essere
modificate?”, al quale gli studenti rispondono (“sono giuste”, 8 %, “devono essere
modificate”, 6 %). Gli uomini ritengono più delle donne che le norme siano giuste (il 17 %
contro il 3 % delle studentesse).
97
E' a conoscenza delle normative previste dell'ordine degli psicologi
italiani e/o dell'A.P.A. circa la regolamentazione della "psicoterapia on-
line"?
120%
100%
80%
60%
40%
20%
0%
Sì. Da diverso tempo (qualche Sì. Da poco tempo (qualche No
mese o più) settimana o meno)
18%
16%
14%
12%
10%
8%
6%
4%
2%
0%
Sono giuste Devono essere modificate. Perché?
98
“sono un po’ restrittive”, “devono essere aggiornate”
Infine, all’item 20, “Ritiene che in futuro gli psicologi utilizzeranno sempre di più le
tecnologie di gestione della conoscenza?”, 31 studenti su 50 (62 %), rispondono “si, sempre
di più”, con una maggioranza di uomini (72 % rispetto al 56 % delle donne).
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Sì, sempre di più No, sempre di meno Probabilmente la Altro
situazione resterà
stabile
Dal lato qualitativo, rispetto al concetto di “terapia on-line”, emerge un dato rilevante:
il 50 % del campione (53 % le donne, 44 % gli uomini, item 19 128 ) la ritiene già uno
strumento utile per lo psicologo e per chi ne usufruisce, ma deve essere sempre legato ad un
incontro face-to-face, mai come strumento a sé. Il restante 50 % si divide in “è uno
strumento fondamentale e importante, sostitutivo di una terapia “classica” faccia-a-faccia”
(4 %), “è uno strumento fondamentale, ma deve essere usato con moderazione” (4 %), “ non
è uno strumento importante” (42 %):
“secondo me la terapia on-line può essere uno strumento utile, ma non sostituisce del tutto la relazione
face-to-face che a mio parere costituisce il fondamento del cambiamento in terapia”, o ancora, “è uno
strumento per avvicinare chi desidera avviare una terapia ma non ne ha il coraggio, ma può essere
solo una fase iniziale alla quale deve seguire un incontro”
128
Domanda 19: “Ritiene che la “terapia on-line” sia uno strumento rilevante per lo psicologo e per chi ne
usufruisce?”
99
Inoltre un altro studente ha risposto che la “terapia on-line” non è uno strumento utile
per lo psicologo e per chi ne usufruisce perché:
“risulterebbe più difficile la relazione terapeutica, in quanto si perderebbe molto del comportamento
non verbale, e mancherebbe di fisicità”
Ora, se si sommano gli atteggiamenti positivi con quelli negativi rispetto alla domanda
19, si nota come i primi superano i secondi di 8 punti percentuali, il che evidenzia come vi
sia ancora una certa “spaccatura” tra psicologia e tecnologie di gestione della conoscenza.
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Sì, cambiando il Sì, fondamentale. Sì. Ma deve essere No, cambiando il No. Perché?
setting Ma deve essere sempre legato ad setting
terapeutico, la usato con una terapia face to terapeutico, la
“terapia on-line” moderazione face, mai come terapia perde di
diventa uno strumento a sé efficacia
strumento
fondamentale…
In linea con questa considerazione sono i risultati alla domanda 23 che chiede un
personale bilancio circa l’impatto delle knowledge technologies in psicologia. La
maggioranza delle risposte si concentra sugli items “abbastanza positivo” (42 %) e “poco
positivo” (36 %), con i maschi che assumono un atteggiamento meno pessimistico rispetto
alle colleghe femmine le quali si dividono in visioni catastrofiche del tipo “spero di no”, ad
posizioni meno pessimistiche e comunque più critiche:
“credo che il cambiamento più significativo possa essere la maggiore diffusione di argomenti, ricerche
e interessi verso la psicologia, ma non credo molto in nuove forme di terapia che escludano la
specificità di scelta del settino terapeutico in ambito clinico e sociale e culturale. Per la psicologia del
lavoro invece l’impatto avrà sicuramente risvolti positivi, allargando gli orizzonti di impiego”
100
Inoltre, è opportuno sottolineare come l’84 % del campione sostenga di non possedere
le competenze per poter gestire i processi di trasformazione che stanno attraversando la
società con lo sviluppo delle tecnologie di gestione della conoscenza, affermando di “aver
bisogno di ulteriori informazioni e/o di un corso di formazione” (30 % del totale), o che
“l’Università dovrebbe porre maggiore attenzione a questi cambiamenti e preparare al
meglio gli studenti ad affrontarli per quando entreranno nel mondo del lavoro” (54 % del
totale).
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Molto positivo Abbastanza Poco positivo Negativo Altro
positivo
“si, ma ritengo che l’Università dovrebbe maggiormente adeguarsi all’avanzare delle conoscenze
tecnologiche”
101
Ritiene di possedere le competenze per poter gestire i processi di
trasformazione che stanno attraversando la società con lo sviluppo
delle nuove"tecnologie di gestione della conoscenza"?
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Sì No. Avrei bisogno di No. Avrei bisogno di Altro
maggiori informazioni maggiori informazioni
e/o di un corso di e/o di un corso di
formazione. Ritengo formazione
che l’Università
dovrebbe…
102
Queste risposte evidenziano sostanzialmente come i cambiamenti futuri,
prevalentemente qualitativi ma anche quantitativi, sono percepiti dal campione come
importanti e presenti nella società, tanto da dover descriverli e considerarli anche con gli
strumenti propri della psicologia,
3.3. CONCLUSIONI
La ricerca effettuata, sebbene come specificato all’inizio presenti dei limiti oggettivi in
relazione soprattutto alla non rappresentatività del campione, alla luc e dei risultati emersi,
può essere interpretata con una duplice chiave di lettura.
In primo luogo la sezione “A”, sia da un punto di vista quantitativo che da un punto di
vista qualitativo, mostra segnali ottimistici rispetto alla diffusione e alla naturalizzazione
delle nuove tecnologie di gestione della conoscenza (ed in particolar modo di Internet129 )
nella società:
“le tecnologie di gestione della conoscenza sono utili, rendono più veloce la fruizione delle
informazioni”
129
Item 4: “Utilizza Internet?”: “si” 100 %, “no” 0 %.
103
“migliorano la diffusione del sapere”
Infatti alle prime domande, volte ad evidenziare l’impatto dei nuovi media nel corpo
sociale, il campione dimostra di possedere ed utilizzare frequentemente le più svariate
“tecnologie della conoscenza”, sottolineandone con generale positività la presenza nella vita
quotidiana.
Questa considerazione, nonostante vi siano ancora delle zone d’ombra che
s’inseriscono all’interno di quelle posizioni “pregiudiziali” e pessimistiche circa le influenze
delle knowledge technologies sul singolo e sulla colle ttività, risulta molto importante in
vista del prefigurato ingresso nella “società della conoscenza ad alto tasso di I& CT”.
Certamente però, il campione analizzato avverte i fenomeni di cambiamento indotti
dalle “macchine KMT” come non più trascurabili e marginali, principalmente all’interno
delle pratiche di vita quotidiana, nel lavoro, nella ricerca e nella gestione del sapere 130 .
In secondo luogo, se da un lato il campione sottolinea positivamente l’avvento delle
nuove tecnologie mediatiche nella società (items 10 e 11 131 ), nella sezione “B” della pre-
indagine realizzata, la posizione degli studenti rispecchia per lo più quanto esposto nel
presente capitolo circa l’atteggiamento del mondo psicologico in relazione al rapporto con
le “macchine”, ed in particolar modo con le “macchine/tecnologie cognitive”.
Anche i ragazze e le ragazze del campione, nonostante siano nella maggioranza dei
casi fruitori abituali di tecnologie nella pratica quotidiana, quando interpellati come futuri
psicologi, tentennano nel fornire risposte chiare e precise sul rapporto tra psicologia e KMT,
oppure si dividono nettamente quando si chiede loro un parere sul concetto di “terapia on-
line” o di “self-care management via-Internet”132 .
Sono ancora troppo evidenti le posizioni contrarie a questo tipo di pratiche,
considerate “tabù” dalla maggior parte degli studenti, ricalcando in questo modo la
posizione prevalente nel mondo della psicologia, in particolar modo dell’area clinica e
psicoterapeutica.
130
Vedi items 1, 2, 3, 4, 5, e 7 del sondaggio.
131
Il campione, alla domanda 11 (“ Qual è il suo personale bilancio circa l’impatto delle nuove tecnologie di
gestione della conoscenza nella società?”), avendo a disposizione una scala di risposta così costituita: 1)
Molto positivo; 2) Abbastanza positivo; 3) Poco positivo; 4) Negativo 5) Altro, si divide tra opzioni comunque
positive: il 28 % “molto positivo” e l’ 78 % “abbastanza positivo”, non scegliendo quelle rappresentanti gli
atteggiamenti negativi.
132
Alla domanda 23 “Qual è il suo personale bilancio circa l’impatto della nuove tecnologie di gestione della
conoscenza in psicologia?”, il 4 % risponde “molto positivo”, il 42 % del campione “abbastanza positivo”,
mentre il 36 % risponde “poco positivo” e il 2 % “negativo”, evidenziando così una netta “spaccatura” di
opinioni.
104
Il dato più rilevante però, resta comunque quel 78 % del campione che dichiara
“abbastanza positivo” l’impatto delle “tecnologie della conoscenza” nella società (item 11),
e ancora soprattutto quel 72 % che si schiera all’interno degli atteggiamenti positivi circa la
loro diffusione e naturalizzazione (item 10): questi numeri fanno ben sperare relativamente
ad un cambiamento di tendenza, rispetto al passato, da parte della futura generazione di
psicologi anche all’interno del loro ambito professionale, in ogni caso in un domani non così
vicino.
Per concludere resta da segnalare un dato rilevante, legato ad una differenza di genere
emersa dai risultati del sondaggio: gli uomini, rispetto alle donne, sembrano generalmente
più propensi ad un atteggiamento positivo ed ottimistico circa l’impatto delle tecnologie di
gestione della conoscenza sia nella società che in psicologia; dal canto loro le donne
sembrano più caute e riflessive.
Si rimanda ad un’eventuale futura ricerca sperimentale per analizzare e confermare o
meno questo interessante fenomeno.
105
Capitolo quinto
SCENARI FUTURI
1. PROSPETTIVE
106
e potenti, così da aumentare significativamente i gradi di libertà del singolo attore
sociale nella scelta dei propri ambiti relazionali;
- L’evoluzione del mondo KMT e delle sue applicazioni: con l’evolversi delle knowledge
technologies si svilupperanno nuove applicazioni e nuove opportunità, semplificando
ancora più le operazioni di tutti i giorni, e rendendo possibili processi di gestione della
conoscenza ancora più avanzati;
133
V. Miori, 2005.
107
1.1. KNOWLEDGE MANAGEMENT TECHNOLOGIES E LORO EVOLUZIONE
134
Vedi capitolo quarto.
135
Ad esempio i cosiddetti giornali on-line, come “Il Nuovo.it”.
136
Caselle di posta consultabili attraverso un browser. Si pensi ad esempio a “Tiscali Webmail Plus”.
137
Sviluppato da Tim Berners Lee.
138
In grado cioè di recuperare, analizzare e selezionare dati e files.
139
Ad esempio, in Italia, “http://news.google.it”, news aggregator di Google, utilizzato come fonte
bibliografica anche per questa tesi.
108
2. L’evoluzione dei nuovi media testuali: grazie all’integrazione con il Web e all’aumento
della velocità di connessione (banda larga o superiore), stanno nascendo e nasceranno nuovi
media testuali “ibridi”, in parte già analizzati nel capitolo secondo.
Tra quelli appena nati, si menzionano le chat ipermediali, caratterizzate da interfaccie
grafiche di ultima generazione e da avatar 140 ; le audio-video chat, dove la componente
testuale è arricchita da quella audio- visiva non consentendo la rarefazione della
comunicazione tipica delle vecchie chat testuali, ed avvicinandosi così sempre più alla
comunicazione faccia-a-faccia; la messaggistica istantanea o Instant Messaging 141 , che
consente una comunicazione sincrona con utenti conosciuti inseriti in apposite contact list; i
Weblog, pagine Web gestite autonomamente, che consentono di pubblicare in tempo reale
notizie, informazioni o storie di ogni genere mescolando testo, grafica e collegamenti ad
altre pagine Internet142 .
L’importanza dei “blog”, come accennato anche nel capitolo secondo, si ritiene
aumenterà nel prossimo futuro se si cosidera che sono veri e propri spazi di aggregazione
virtuali, attorno e grazie ai quali si potrà, ed in parte si sta già verificando, realizzare lo
sviluppo di una knowlwdge society dotata di coscienza critica ed attenta alle problematiche
sociali, culturali, storiche, politiche, economiche, etc. .
3. La fusione tra comunità reali e comunità virtuali: grazie alle nuove tecnologie KMT, nel
prossimo futuro sarà sempre più evidente la fusione tra comunità reali e comunità virtuali.
Nasceranno le “smart mobs ” (folle intelligenti), “veri e propri gruppi di soggetti che
collaboreranno tra loro per trarre frutto dalle opportunità offerte dai nuovi media”
(Rheingold, 2002). Il potere di queste ultime, nel prossimo futuro, sarà estremamente
interessante, se si pensa che le smart mobs utilizzeranno le nuove tecnologie via-Internet in
gruppo, moltiplicandone i vantaggi: se si applica infatti la legge di Reed 143 alle “folle
intelligenti”, si comprende come una comunità di tal genere possa amplificare il potere di
alcune applicazioni “peer to peer” che già oggi caratterizzano il Web.
Applicazioni di questo tipo vanno ricercate in eEmule 144 , in iMesh145 , o nel precursore
Napster, ma l’esempio più significativo è rappresentato da eBay (www.ebay.it), una delle
140
Personaggio grafico stilizzato che, in chat, rappresenta il proprio nickname.
141
Ad esempio Msn Messenger, Yahoo! Messenger, Icq etc. .
142
Carelli, 2004; Di Rocco, 2003.
143
Legge di Reed: La formazione di gruppi spontanei di persone in rete (Group Forming Networks) non segue
una legge quadratica bensì esponenziale: ovvero 2 elevato N, dove N=nodi dei networks.
144
eMule è un programma di scambio file fra utenti il cui utilizzo è perfettamente legale ed in molti casi
indispensabile a piccoli produttori di software freeware od opensource, che non hanno la possibilità di pagare
109
applicazioni “da pari a pari” di maggior successo nel mondo e-Commerce, attorno alla quale
si è sviluppato il più importante esempio di folla intelligente finalizzata alla compravendita
on-line nel mondo.
Accanto alle folle intelligenti, sembra che in un futuro non troppo lontano, un modo
per condividere le proprie conoscenze ed amicizie, sia il social networking : questo servizio
permette di allargare la propria “rete sociale”, creandone una di tipo “chiuso” (possono
entrarvi solo le persone invitate).
Il concetto, simile al sistema di reputazione sviluppato da eBay146 , permette agli utenti
di creare legami di fiducia anche con persone sconosciute, previo invito da parte di un
componente del “social network” specifico. Queste dinamiche danno la possibilità “di
svolgere attività “critiche”, come il corteggiamento o lo scambio commerciale” (Riva,
2004).
Esempi di social networking sono da ricercarsi in Friendster.org147 , Meetic.it, o ancora
in Eurekster.com, un motore di ricerca che unisce il social networking con il sistema di
reputazione tipo-eBay.
E’ probabile che nel futuro, la fusione tra comunità reali e comunità virtuali sarà
sempre più diffusa, creando nuove possibiltà d’incontro, nuove relazioni interpersonali,
nuovi modi di comunicare e di interagire socialmente, modificando ulteriormente le
prospettive socio-culturali, politiche ed economiche dell’intera collettività.
le linee necessarie per distribuire al pubblico i loro prodotti. Per maggiori informazioni visitare il sito web:
“www.emule.it”.
145
Programma di scambio file meno noto di eMule. E’ legato al marchio Apple. Per maggiori informazioni e
downloading, visitare il sito web: “www.imesh.com/languages.php?lang=it”.
146
Per maggiori informazioni visitare il sito web: “www.ebay.it”.
147
Realizzato nel 2003, obiettivo di Friendster era di realizzare incontri on-line evitando la diffusione di false
notizie circa i partecipanti all’iniziativa.
110
Come esempi della digitalizzazione, basti pensare alla televisione e alla radio digitali,
già ampiamenti descritte nel capitolo primo, alla telefonia multimediale, ed infine al libro
elettronico, e-Book: un’opera letteraria monografica consultabile on-line in forma digitale.
148
Si veda il concetto di knowledge professional, delineato nel capitolo terzo.
149
Basti pensare ai nuovi prodotti tecnologici già in commercio o a quelli che si apprestano ad essere inseriti
sul mercato. Nokia ed altre case produttrici l’anno prossimo produrrà un telefonino (“Nokia N92”, riportato
nella pagina seguente) capace di trasmettere la Tv digitale terrestre; sempre la Nokia già uno “smartphone” in
grado di trasformarsi anche in una potente console per videogames (“Nokia N-Gage QD”); ARCHOS ha
immesso sul mercato alcuni videoregistratori digitali mobili in grado di effettuare foto, girare filmati audio-
video, riprodurre Dvd e connettersi a qualsiasi altra tecnologia digitale per mezzo della porta U SB; televisori ed
elettrodomestici in grado di connettersi alla Rete, etc. .
150
Un esempio di “interfaccia unica” già visibile attualmente è “GeReMi”, software sviluppato dall’Istituto di
Scienza e Tecnologia dell’Informazione (I STI) “A. Faedo” di Pisa. “GeReMi” permette di continuare a
lavorare dal Pc al palmare o al telefonino senza interruzione, semplicemente installandolo nel Pc dell’ufficio o
di casa e chiedendogli di poter continuare ad operare su un altro dispositivo. Il software non farà altro che
111
1.1.1. IL RUOLO DELL’ INTERFACCIA
Come accennato sopra, l’evoluzione delle tecnologie KMT, sembra essere dettata, in
parte, dal futuro dell’interfaccia: “l’elemento che determina nell’utente la sua capacità di
analizzare l’elevata quantità di informazione disponibile permettondogli di trovare quella
che gli interessa” (Riva, 2004).
In altre parole, più un’interfaccia è in grado di trovare, nel minor tempo possibile, le
informazioni richieste dall’utente, più il medium può essere considerato efficace. A
caratterizzare l’interfaccia dei nuovi media rispetto a quelli vecchi, “è la sua relativa
indipendenza dalla componente fisica del medium stesso” (Riva, 2004).
Ma per essere efficace un’interfaccia deve, in prima istanza, rappresentare le
caratteristiche del medium attraverso un modello che permetta al soggetto di interagire con
la macchina stessa, rendendo così visibili gli oggetti digitali contenuti al suo interno (ad
esempio file Mp3, documenti di testo, file video etc.).
Per quanto concerne l’ambito “Internet”, che si dice influenzerà sempre più gli scenari
tecnologici del prossimo futuro, il ruolo dell'interfaccia assume una rilevanza assai notevole.
Per l'utente medio infatti, Internet si identifica essenzialmente con l'interfaccia, perché
non si preoccupa, non “vede” e non ha certo la competenza necessaria per “comprendere” la
complessa tecnologia che sta dietro alla “videata” con cui, in modo esclusivo, dialoga: una
singola pagina Web non può essere giudicata solo in base alla sua potenzialità informativa,
ma anche e soprattutto, in base alla potenzialità comunicativa.
mantenere memoria delle interazioni con l’applicazione appena lasciata, adattandone poi l’interfaccia alle
caratteristiche del dispositivo che si andrà ad adoperare. “GeReMi” per ora è solo un prototipo sperimentato
con successo su applicazioni web, XHTML, Voice XML, per sistemi desktop, palmari e cellulari e per
dispositivi vocali, ma nel prossimo futuro potrebbe divenire una realtà versatile ed interessante.
112
Luogo virtuale dove ha luogo lo scambio, l’interazione, il dialogo tra uomo e
computer, l'interfaccia è un sistema interattivo fondamentale per il successo di ogni sito che
debba essere pubblicato in Rete.
Ora, andando indietro nel tempo, si può notare come l’interfaccia, agli albori della
storia delle tecnologie via-computer, fosse di tipo elettrico in relazione alla presenza di
macchine analogiche (per poter intergagire con la macchina bisognava modificarne i
circuiti).
Solo con la nascita del computer digitale (fine anni ’40), si è passati prima alla fase
simbolica (per interagire con la macchina bisognava utilizzare una combinazione di codici);
poi, con il sorgere del sistema operativo, alla fase testuale (si doveva usare un linguaggio
informatico testuale per interagire col computer); ed infine alla fase grafica, grazie alla
nascita di sistemi operativi come “Windows” di Microsoft o “Os X” di Apple, ma anche
grazie allo sviluppo del mouse (passaggio dalla “monodimensionalità” alla
“bidimensionalità” e ad interfacce grafiche nell’interazione).
113
Come accennato prima, il futuro dell’ancora acerba società della conoscenza
sembrerebbe legato da una parte, all’evoluzione delle knowledge technologies, ed in
particolar modo all’evoluzione dell’interfaccia, dall’altra alla naturalizzazione delle stesse
“tecnologie di gestione della conoscenza”, con conseguenze di ordine socio-culturale,
psicologico, ed economico, già ampiamente analizzate nei capitoli precedenti.
Partendo da questa sempre maggiore diffusione e naturalizzazione delle tecnologie
cognitive nella società, e analizzando la ricerca in questo settore, si può osservare come il
futuro dell’interfaccia grafica, e indirettamente quindi della knowledge society, possa essere
principalmente dettato da una nuova area di ricerca, “l’interpretazione incarnata”
(embodied interaction), che mira a rendere l’interazione con la macchina il più possibile
simile a quella che ciascuno di noi ha all’interno di un ambiente reale, attraverso l’utilizzo
della corporeità per facilitarla.
Da qui lo sviluppo di nuovi possibili paradigmi di interfaccia che caratterizzaranno il
futuro della relazione “man- machine- man”: la realtà virtuale, l’affective computer, il
persuasive computing, e l’ambient intelligence. Vediamo di analizzarli.
114
ambiente reale, può a suo piacimento visualizzare elementi virtuali che integrano la sua
percezione del reale e lo supportano nell’interazione 151 .
I settori applicativi della realtà virtuale sono tra i più disparati: dall’ambito medico, a
quello militare, dal settore sportivo a quello formativo, ed altri ancora.
È un’area molto florida, basti pensare che i ricercatori stanno già sperimentando e
studiando concetti come ambient intelligence o affective computing, dove macchine
cognitive “intelligenti” potranno interagire con gli esseri umani giocando sulle
caratteristiche emotive, persuasive, percettive e cognitive, proprie dell’uomo; o ancora si
stanno realizzando computer indossabili (wearable computer), capaci di integrarsi
pienamente in modo trasparente con le nostre attività quotidiane.
In questa direzione, nel 2003, Fogg, descrisse sette modalità attraverso cui un
computer potrebbe diventare persuasivo nei confronti di un essere umano:
1. la semplificazione (reduction technology): semplificare operazioni complesse mediante
opportune interfacce;
151
Si pensi ad alcune operazioni chirurgiche effettuate grazie all’ausilio della realtà virtuale aumentata.
152
Anolli, 2002.
115
3. la personalizzazione (tailoring technology): il medium fornisce informazioni
personalizzate per convincere il soggetto ? psicologia della persuasione:
un’informazione contestualizzata è più efficace di una generica;
116
alla futurologia e si basa sul concetto che l’essere umano non è il prodotto finale della nostra
evoluzione, ma ne rappresenta solo una tappa.
In questo progresso inesorabile verso la condizione “post-umana”, teorizzata in diversi
ambiti (dalla fantascienza alle scienze cognitive, dalla futurologia alle nanotecnologie), si
passerà inevitabilmente attraverso uno o più stadi intermedi: il termine “transumano” sta
proprio a indicare questa accezione di un “umano transizionale”, ovvero di un essere
senziente, descritto in origine dal futurologo F.M. Esfandiary153 come un passo
nell’evoluzione verso una condizione di “post-umano”.
153
Docente presso la New School for Social Research dello stato di New York negli anni Sessanta e poi
fondatore dell’istituto di futurologia “UpWingers”.
154
Si rimanda ad un approfondimento del concetto di “transumanesimo” al di fuori dei contenuti di questa
tesi, per esempio visitando il sito Internet “www.estropico.com”, all’interno del quale sono presenti diversi ed
autorevoli saggi riguardanti l’impatto delle tecnologie di oggi e di domani sulla condizione umana.
117
Gli scenari che si prospettano nel prossimo futuro, sono scenari di una società della
conoscenza matura e consapevole; questo grazie al continuo progresso tecnologico e
scientifico e anche grazie alla naturalizzazione delle nuove tecnologie KMT, processo che già
oggi, in molti settori, può vantare un certo sviluppo.
La conoscenza, che non si identifica con l'informazione (anche se ovviamente non si
può affatto negarne la reciproca complementarità), ma che appare anzi come una delle
principali risorse economiche e sociali del secolo che abbiamo appena iniziato, è un
elemento di arricchimento individuale e collettivo.
Grazie, in gran parte, alle tecnologie che in tempi e modi diversi hanno aiutato a
gestire la complessità dell’informazione e del sapere, la riorganizzazione delle modalità di
“gestione della conoscenza” si delinea oggi come elemento fondante la “società
postmoderna”155 che non trova il suo senso pieno se non in un’inestricabile relazione con la
comunicazione, la cultura della conoscenza, e ovviamente con i mezzi che le fanno da
sostrato:
155
Nell’ambito della sociologia, si è recentemente sviluppato il concetto di “postmoderno”, da intendersi come
una prospettiva culturale postindustriale e antiutopica, in antitesi ed opposizione ai grandi miti dell’età
moderna come il progresso, la ragione, la rivoluzione ecc…(Kumar, 1995). Tale concetto si delinea altresì
come riconoscimento dell’importanza della comunicazione e dell’informazione come mezzo di scambio, come
accettazione dell’ambivalenza di un processo di disincantamento e di disancoramento da un sistema razionale
e universale di norme e di certezze, come aumento della riflessività sociale e individuale, nonché come
globalizzazione da un lato e frammentazione dall’altro. Anolli, 2002.
156
E. Guidotti, 2003.
118
chiunque, in qualsiasi luogo e riguardo a qualsiasi aspetto della vita (knowledge
management 360°).
Diventerà sempre più possibile trasformare queste informazioni in conoscenze che
potremo poi impiegare per divenire più “efficaci”, più competitivi o più produttivi da un
punto di vista sociale, relazionale, economico, politico, etc. .
Il sociologo spagnolo Manuel Castells parla di una “Network society”: una società,
cioè, che si sposta dall'impostazione sostanzialmente verticale delle burocrazie che hanno
governato l'umanità per millenni, eserciti, stati, grandi aziende, per progredire invece verso
un'organizzazione “a rete”: “le reti sono sempre esistite; la novità sta nelle tecnologie di cui
dispongono, che sono tecnologie elettroniche, Internet, tecnologie informatiche: questi
dispositivi rendono le reti molto più efficienti nel coordinare le loro attività simultanee e nel
decentrare concretamente quello che sono in grado di fare” (Castells, 2001).
In linea con il concetto di rete, è il fattore comunicativo: già oggi, e sempre di più nel
prossimo futuro, saremo in presenza di un pianeta fatto di unità spaziali molto grandi, che
saranno collegate l'un l'altra, tra paese e paese e tra continente e continente, collegamento
che è già visibile oggigiorno, facendosi sempre più stretto. Vivremo in un mondo che
assomiglierà sempre più ad un'unica grande megalopoli 157 .
157
Castells, 2001.
119
Siamo ovviamente ancora all’inizio ma la partecipazione della psicologia alla
convergenza disciplinare verso l’utilizzo delle “tecnologie della conoscenza via-computer”
potrà contribuire alla costruzione di una cultura più evoluta. Il risultato sarà che l’area della
relazione con le macchine cognitive (“man- machine- man”) non potrà più essere
semplicemente demonizzata, esorcizzata nell’artificialità delle relazioni, perché essa a 360°
sarà in grado di divenire strumento di generazione e di riorganizzazione dei processi di
gestione della conoscenza e di invenzione degli spazi di azione organizzativa del “mondo
reale”.
Si prospettano infatti scenari di sviluppo con un’economia- mercato della conoscenza
che presentano caratteristiche e dinamiche di forte innovatività rispetto al passato.
Già oggi Internet è responsabile delle molte trasformazioni in atto 158 nell’attuale
società e, nel futuro, con la sua evoluzione, si prospetta diventerà una delle maggiori
“driving forces” che contribuiranno a produrre cambiamenti sociali importanti.
158
Vedi capitolo terzo.
120
COSIDERAZIONI FINALI
159
Nel sondaggio presentato nel capitolo precedente, all’item 22, 44 studenti su 50 hanno sottolineato la
necessità di un’adeguamento del settore formativo universitario rispetto all’impatto delle “tecnologie della
conoscenza” nella società ed in psicologia. Questa ed altre iniziative, ad esempio da parte del sistema
governativo di ciascuno Stato, dovrebbero impedire la formazione di divisioni intra ed extra sociali, tra
individui o collettività, esperti o meno nell’uso delle nuove tecnologie.
160
Vedi capitolo terzo.
161
Vedi capitolo secondo.
162
Prevalentemente di impronta umanistica.
163
Vedi capitolo secondo.
164
“Terapia on-line”, “self-care management on-line”, etc. . Vedi capitolo secondo, terzo e quarto.
121
concezione “knowledge management” di stampo umanistico e legata strettamente ad una
cultura della relazione e del rapporto terapeutico di tipo “face-to- face”.
Nonostante si osservino significativi mutamenti165 in tale atteggiamento
“pregiudiziale” nei confronti delle nuove tecnologie, riscontrabili prevalentemente nella
nascita di nuove branche di studio che analizzano le influenze prodotte sul singolo e sulla
collettività, o di timidi tentativi di istituire risorse terapeutiche o consulenziali via-Web, la
psicologia resta ancora una di quelle poche aree tuttora fortemente contrarie a pratiche on-
line d’incontro col paziente166 .
Lo dimostrano gli stessi dati riportati dal sondaggio presentato nel capitolo quarto:
circa la metà del campione intervistato si schiera contro l’impiego delle “tecnologie
cognitive” in ambito clinico, cifra ancora importante se si pensa che gli studenti, quando
interpellati invece come “cittadini” e non come “futuri psicologi”, rispondo
ottimisticamente circa l’impatto KMT nella società.
Se da un lato la società sta cambiando, e con essa le abitudini, i comportamenti, le
identità, le percezioni, le relazioni di tutti noi, è dunque importante non sottovalutare il
rapporto uomo-macchina 167 , inteso nei termini di progresso non solo scientifico ma anche e
soprattutto umanistico, riferendo questo concetto alla sua originaria e più vera accezione di
sapere razionale, le gato all’importanza dell’essere umano e della sua libertà. 168
Non a caso infatti, nel descrivere le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie
nella società, ho scelto di utilizzare, con Van Dijk 169 , la parola “rivoluzione”, concetto più
volte accostato a quello di Internet, strumento che addirittura si potrebbe ritenere
rappresentante e segno del presente (e futuro) momento storico, avendo la sua ideazione e
concretizzazione così pesantemente influenzato ogni dimensione della vita.
Ma non finisce qui. C’è chi sostiene che il Web 170 possa diventare, a motivo delle sue
intrinseche e costitutive caratteristiche, supporto primario di un epocale cambiamento
riguardo i più basilari schemi di lettura della realtà e dell’uomo stesso, “retroagendo” così
165
Vedi par. 2.1: “La situazione attuale”, nel capitolo quarto, riguardante il rapporto odierno tra psicologia e
tecnologie di gestione della conoscenza.
166
Il settore sanitario stesso, contrariamente a quello psicologico, in modo sempre più frequente, sta
vvicinando il paziente al medico, attraverso meccanismi comunicativi e di gestione della salute via-Internet.
167
Vedi capitolo quarto.
168
Mi viene in mente la figura di Leonardo da Vinci, scienziato, pittore e scrittore. Egli può essere considerato
vero grande umanista se si pensa che le sue ricerche e le sue attenzioni spaziarono dalla matematica alla
filosofia, dalle scienze naturali all’arte, permettendo così il progresso dell’uomo, senza distinzioni tra sapere
scientifico o umanistico.
169
Van Dijk, 2002.
170
Si potrebbero aggiungere tutte le tecnologie “Computer and Internet based”
122
sullo stesso contesto socioculturale che lo ha partorito in un rapporto di reciproca
interazione produttrice di potenti effetti emergenti.
In questo contesto apparentemente disorientante dunque, le knowledge technologies
potrebbero divenire veicolo di una nuova concezio ne culturale, permettendo processi di
apprendimento, riorganizzazioni cognitive, relazionali, sociali, e di gestione della
conoscenza e dell’informazione fortemente personalizzati e attivi da parte del singolo e
della collettività, soprattutto facendo perno sulla dimensione sociale, interattiva e costruttiva
della conoscenza 171 .
A fronte di una sempre crescente sovrabbondanza di informazioni infatti, le nuove
funzioni, che bisogna faticosamente cercare di costruire, constano nelle capacità di saper
gestire la complessità dei dati costantemente a disposizione in funzione di un particolare
contesto socio-culturale nel quale ci si viene a trovare, di essere costantemente aperti alla
negoziazione ed aggiustamento del proprio sapere, di comprendere diversi punti di vista
nella consapevolezza dei loro limiti e di riuscire quindi a tollerare incertezza e
indeterminatezza circa se stessi ed il proprio ambiente.
Ciascun individuo dovrebbe in questa direzione familiarizzare con le nuove tecnologie
se vorrà approfittare dei benefici della telematica e divenire a pieno titolo cittadino della
“società della conoscenza”.
Internet e le tecnologie KMT sono formidabili mezzi di comunicazione, di
interconnessione e di gestione della conoscenza a livello planetario. Non bisogna lasciarsi
sfuggire l'occasione di tirarne fuori il meglio e di padroneggiarle. Non bisogna subirle
passivamente, ma esserne protagonisti avendo acquisito gli strumenti per farlo. Divenire
dunque, a tutti gli effetti, ciò che più volte ho sottolineato in questa tesi: attori knowledge
professional.
Ha senso dunque schierarsi “pro” o “contro” lo sviluppo tecnologico? Credo di no. Le
stesse persone che si considerano “nemiche” della tecnologia probabilmente non hanno
alcun desiderio reale di rinunciare ai vantaggi che la tecnologia stessa offre (molti dei quali
sono così abituali e “naturalizzati” che non si pensano più in termini di “tecnologia”, si veda
la luce elettrica, il riscaldamento, il frigorifero, il telefono, l’automobile, lo stesso computer,
etc.) .
171
E' evidente come in questa prospettiva, oggi, dato il livello di complessità organizzativa in cui l'uomo si
trova a vivere, solo lo sviluppo di adeguate knowledge technologies può consentire un concreto utilizzo della
conoscenza come modalità per l'accesso alla complessità e alla sua conseguente riduzione.
123
Ancora, ha senso essere “pro” o “contro” Internet? Naturalmente è comprensibile che,
ancora oggi, molti vivano la Rete con fastidio: o perché non hanno le motivazioni adeguate
per intraprendere un cammino apparentemente faticoso e dispendioso da un punto di vista
tecnico; o perché infastiditi dalle fissazioni e dalle esagerazioni dei “tecnomani”; o perché,
se hanno potere nell’economia, nella politica o nell’informazione, temono di perdere una
parte dei loro privilegi.
Anche all’interno dello stesso mondo tecnologico/informatico esistono schieramenti
più o meno visibili: i sostenitori di Windows contro quelli di Unix, i fan di Microsoft contro
quelli di Apple, e via discorrendo 172 . In questo turbolento sviluppo non ha senso essere “di
parte”, questi “schieramenti” a mio avviso sono pretestuosi e inutili, ed ostacolano il
difficile processo di capire non se, ma come il progresso tecnologico dovrebbe continuare.
Ognuno di noi, ovviamente, ha diritto ad avere le sue personali simpatie o antipatie, e anche
di cambiarle, ma qualsiasi posizione preconcetta “pro” o “contro” serve solo a confondere le
idee. La via d’uscita è guardare avanti, capire dove sono i nessi che portano a soluzioni
semplici, chiare, utili e coerenti173 .
Alla luce delle considerazioni appena fatte, si può sostenere che è arrivato il momento
di ridurre i pregiudizi e allentare opinioni o idee troppo radicate per lasciare il posto a
prospettive più analitiche. Sebbene permangano i rischi legati ad un utilizzo spropositato dei
nuovi media, si dovrebbe cercare di andare oltre i giudizi eccessivamente apocalittici e
catastrofici, uscire dal binomio rischi/opportunità e ridurre lo scetticismo e l’atteggiamento
di retroguardia nei confronti delle nuove tecnologie, per arrivare finalmente a progettare la
società di domani intervenendo concretamente con sperimentazioni e iniziative.
È quanto ho sottolineato nel capitolo precedente circa il rapporto tra psicologia e
tecnologie di gestione della conoscenza. Il mondo della psicologia (ma non solo) dovrebbe
abbracciare le potenzialità offerte dalle nuove “macchine cognitive”, non soltanto in
un’opera di miglioramento delle attività di organizzazione del lavoro (“back office”), ma
anche in quelle di “front office” (quali la “terapia on-line”) in cui un “empowerment via-
172
Di questi “schieramenti”ne parlava Umberto Eco alcuni anni fa affermando, in un famoso articolo, che: “il
Mac è cattolico, il Dos protestante e Unix talmudico”.
173
Ci sono cose su cui è bene essere “schierati” con determinazione e senza cedimenti: la libertà di opinione e
di espressione, il diritto alla riservatezza, i valori della diversità, l’indispensabile gerarchia che vuole sempre le
tecnologie al servizio dell’uomo (e dell’ambiente in cui viviamo) e mai viceversa. Ma servire con continuità e
determinazione questi principi significa tenersi fuori dalle dicotomie buono/cattivo, giusto/sbagliato
pro/contro, etc., che tutto fanno fuorché aiutare a capire.
124
computer” dello psicologo potrebbe essere molto redditizio nella relazione con il
cliente/paziente.
Questo in aggiunta naturalmente ad un incremento dell’attenzione nell’analizzare le
knowledge technologies a tutti i livelli: sociale, cognitivo, comunicativo, lavorativo, etc.,
creando eventualmente nuovi strumenti d’indagine, oppure migliorando, per mezzo delle
risorse che le sono proprie, le stesse tecnologie o il rapporto di queste con la società.
“Come il Pc, Internet è un'onda gigante che si andrà a infrangere sull'industria del computer portandosi via
quelli che non impareranno a nuotare.”
Bill Gates
125
APPENDICE
1. SONDAGGIO
126
Sondaggio
127
? M ? F Età =
1. Che tipo di tecnologia di gestione della conoscenza possiede? (è possibile segnare più di
una risposta)
? Computer.
? Internet.
? Telefonino.
? Pda (palmare).
? Nessuna.
2. Quale tra le seguenti tecnologie di gestione della conoscenza usa con più frequenza?
(segnare solo la tecnologia più utilizzata)
? Internet.
? Computer.
? Palmare.
128
3. Principalmente, per cosa? (è possibile segnare più di una risposta)
? Lavoro.
? Tempo libero/svago.
? Gioco.
? Comunicazione.
? Studio.
? Altro ………………………………………………………………………….………………
4. Utilizza internet?
? S ì.
? No.
? Lavoro.
? Te mpo libero/svago.
? Gioco.
? Comunicazione.
? Non ho tempo.
? Non lo ritengo utile e preferisco utilizzare i canali di gestione della conoscenza “tradizionali”.
? E’ troppo costoso.
? Altro ………………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………...
…………………………………………………………………………………………………...
…………………………………………………………………………………………………
129
7. Ritiene importante per la società lo sviluppo e la diffusione a 360° (dall’ambiente
lavorativo a quello domestico, scolastico e del tempo libero) delle nuove tecnologie
di gestione della conoscenza?
? S ì.
? No.
? Altro ………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………… ………
…………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………
? S ì, le tecnologie di gestione della conoscenza sono fondamentali, la società dipende ormai da esse.
? Sì. le tecnologie di gestione della conoscenza sono necessarie ma è rilevante mantenere una certa
indipendenza dalle stesse.
? Sì, ma le tecnologie di gestione della conoscenza non sono necessarie, la società fruisce delle
knowledge technologies ma prescinde da esse.
? Altro ……………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………
? No, le tecnologie di gestione della conoscenza non sono molto importanti, la società può farne a
meno.
? No. Le tecnologie di gestione della conoscenza si possono diffondere ma è fondamentale porre dei
limiti alla loro diffusione e al loro sviluppo per salvaguardare l’integrità dell’essere umano e della
società.
? No, le tecnologie di gestione della conoscenza sono pericolose, la nostra società deve farne a
meno.
? Altro ……………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………
130
10. Qual è il suo atteggiamento nei confronti dello sviluppo, della diffusione e della
naturalizzazione delle tecnologie di gestione della conoscenza nella società?
? Altro ……………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
11. Qual è il suo personale bilancio circa l’impatto delle tecnologie di gestione della
conoscenza nella società?
? Altro ……………………………………………………………………………………….
……………………………………………………………………………………………… …………
…………………………………………………………………………………………
131
13. Se sì, in che termini?
? Solo ricerche di ordine informativo circa argomenti e problematiche legate al mondo della
psicologia.
? Tutte le tematiche.
? Ne ho sentito solo parlare e non saprei dire con esattezza cos’è il “self-care management”.
? S ì. Qualche volta.
? S ì. Spesso.
? No, mai.
15. Se sì, principalmente per cosa? (è possibile segnare più di una risposta)
? Formazione.
? Cultura personale.
? Consulenza on-line.
? Psicoterapia on-line.
? Altro ………………………………………………………………………………………….
? Chat. ? Videoconferenza.
? E-mailing.
132
17. E’ a conoscenza delle normative previste dall’ordine degli psicologi italiani e/o
dell’A.P.A. circa la regolamentazione della psicoterapia on-line?
? No.
? Sono giuste.
19. Ritiene che la “terapia on- line” sia uno strumento rilevante per lo psicologo e per chi
ne usufruisce?
? Sì, cambiando il setting terapeutico, la “terapia on-line” diventa uno strumento fondamentale e
importante, sostitutivo di una terapia “classica” face to face.
? S ì. Ma deve essere sempre legato ad una terapia face to face, mai come strumento a sé.
20. Ritiene che in futuro gli psicologi utilizzeranno sempre di più le tecnologie d
gestione della conoscenza ?
? S ì, sempre di più.
? Altro ……………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………
133
21. Cosa cambierà nel futuro rispetto alla professione di psicologo con lo sviluppo e la
diffusione sempre più importante delle nuove tecnologie di gestione della
conoscenza? (è possibile barrare più di una risposta).
? Nasceranno nuove branche della psicologia legate all’evolversi delle knowledge technologies.
? Altro ………………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
22. Ritiene di possedere le competenze per poter gestire i processi di trasformazione che
stanno attraversando la società con lo sviluppo delle tecnologie di gestione della
conoscenza?
? S ì.
? No. Avrei bisogno di maggiori informazioni e/o di un corso di formazione. Ritengo che
l’Università dovrebbe porre maggiore attenzione a queste trasformazioni e preparare al meglio gli
studenti ad affrontarle per quando entreranno nel mondo del lavoro.
? Altro ……………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
23. Qual è il suo personale bilancio circa l’impatto delle tecnologie di gestione della
conoscenza in Psicologia?
? Altro ………………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………
134
“LINEE GUIDA PER LE PRESTAZIONI PSICOLOGIC HE VIA-INTERNET E A DISTANZA”
nelle more di una codificazione deontologica nei termini di cui all’articolo 41 del Codice
Deontologico degli psicologi italiani
PRINCIPI GENERALI
2. La conoscenza del Codice Deontologico è ind ispensabile per una attenta riflessione sullo
sviluppo dell’intervento professionale dello psicologo, soprattutto nei casi di utilizzo di
mezzi di comunicazione nuovi per tale ambito e nei casi di limitata esperienza
professionale.
4. Al momento attuale, in base alla deliberazione n. 19 del 23 marzo 2002 del Consiglio
Nazionale dell’Ordine degli Psicologi Italiani, le pratiche di attività psicodiagnostica e
psicoterapeutica effettuate via Internet potrebbero risultare non conformi ai principi espressi
negli artt. 6, 7 e 11 del vigente Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, ed in tal caso
sarebbero sanzionabili.
135
ASPETTI SPECIFICI
1. SICUREZZA
1.1.1 Gli psicologi devono essere riconoscibili in modo da poterne verificare l’identità e il
domicilio.
1.1.2 Gli psicologi associati che sviluppano siti Web devono facilitarne l'identificazione
come siti appartenenti a psicologi iscritti all’Ordine professionale.
1.1.3 Lo psicologo singolo o associato che offre prestazioni via internet è tenuto a segnalare
al proprio ordine professionale di appartenenza l’indirizzo web del sito presso il quale eroga
tali prestazioni.
1.1.4 Gli psicologi sono tenuti a specificare la loro iscrizione all’Ordine professionale. Se
specificano anche l’appartenenza ad associazioni scientifiche devono rendere identificabili e
contattabili tali associazioni e reperibili i relativi statuti.
1.1.5 Dove un servizio è fornito da più psicologi, questo deve essere chiaramente
specificato. In ogni caso deve essere identificabile l’autore della prestazione.
1.2.2 Anche nei casi in cui una data prestazione preveda in generale la possibilità di
garantire l'anonimato dell' utente, lo psicologo deve sempre valutarne la compatibilità caso
136
per caso. La garanzia dell’anonimato dovrà comportare sempre, da parte dello psicologo,
l’adozione di precauzioni supplementari, in relazione anche alla possibilità che gli
utilizzatori possano necessitare di specifiche tutele o avere uno specifico stato giuridico (per
esempio un minore).
1.2.3 Gli psicologi che garantiscono l’accesso anonimo a prestazioni professionali devono
specificare chiaramente quali prestazioni sono compatibili con l’anonimato e quali non lo
sono.
1.2.4 Le prestazioni professionali che garantiscono l’anonimato sono allo stesso modo
soggette alle regole sul consenso informato ancorché acquisibile solo con un identificativo
del cliente.
1.3.1 Gli psicologi devono accertarsi della sicurezza delle transazioni, comprese le
operazioni finanziarie, e della riservatezza delle informazioni psicologiche e personali,
anche attraverso l’utilizzo di tecnologie finalizzate.
1.3.2 Va comunque ricercata la massima sicurezza sul sito Internet, sulla linea telefonica o
su altri mezzi elettronici utilizzati, attraverso idonea strumentazione (hardware e software) e
compreso l' uso dei servizi cifrati. 1.3.3 I livelli di sicurezza devono essere sempre
aggiornati.
137
2. RISERVATEZZA
2.1.2 Gli utenti vanno informati circa i dati custoditi e i loro diritti su di essi.
2.2.1 Le regole sulla custodia dei dati e delle informazioni si applicano anche per le
prestazioni a distanza per qualsivoglia tipologia di supporto o tecnologia venga utilizzata.
2.2.2 Gli psicologi devono tenere conto della possibilità che l’interazione attraverso mezzi
telematici può comportare la registrazione e la memorizzazione delle informazioni anche da
parte dell’utente.
3.1 Gli psicologi che offrono prestazioni a distanza devono tenere conto che il servizio è
utilizzabile anche al di fuori dei confini nazionali e che gli utenti possono afferire a
nazionalità, etnie, religioni, costumi e riferimenti normativi disomogenei rispetto a quelli del
professionista, nonché del fatto che regolamentazioni diverse (o assenti) della professione di
psicologo in altre nazio ni possono indurre aspettative inadeguate, incongrue o errate da
parte dell’utilizzatore.
138
4. APPROPRIATEZZA
4.1.1 In considerazione del rapido sviluppo dei sistemi di comunicazione e delle ricadute di
questi sulla pratica professionale a distanza, gli psicologi devono utilizzare con cautela
soprattutto quelli ancora mancanti di una base di ricerca consolidata.
4.1.2 È un dovere professionale dello psicologo che opera a distanza di informarsi sulle
caratteristiche e sui limiti dei mezzi utilizzati e di tenere conto della ancora ridotta
disponibilità di informazioni sulle differenze con l’interazione diretta.
4.1.3 Lo psicologo tiene conto dei limiti della propria competenza sugli strumenti e sulla
tecnologia che utilizza e, conseguentemente, attiva servizi ed intraprende solo attività
compatibili con tali limiti.
5.1.1 È opportuno che ciascun Ordine territoriale tenga un registro aggiornato dei siti in cui
gli iscritti offrono prestazioni psicologiche.
5.1.2 È opportuno che ciascun Ordine territoriale istituisca un gruppo di studio allo scopo di
monitorare le attività psicologiche svolte, via internet e a distanza, nel proprio territorio di
competenza.
139
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145
SITOGRAFIA
http://labs.google.it (laboratorio di Google che cerca di testare servizi che permettono agli
utenti di intervenire nei processi di ricerca)
146
http://web.mit.edu (sito Internet del “Massachussets Institute of Technology”, dove il Prof.
Negroponte ha fondato il “MediaLab”, laboratorio interdisciplinare altamente
innovativo orientato esclusivamente sullo studio e la sperimentazione delle forme
future della comunicazione umana, dall’istruzione all'educazione. I suoi programmi
includono: la televisione di domani, la scuola del futuro, i sistemi d'informazione e
d'intrattenimento e l'olografia)
www.davhp.da.ru (pagina Web personale sviluppata con il contributo del Prof. C. A. Ricci,
dove sarà possibile consultare la tesi in formato HTML, nonché altre tematiche e
ricerche legate al mondo della psicologia)
147
www.ebay.it (sito dell’omonima casa d’aste “virtuale”)
www.ecn.org (spazio di visibilità su Internet nato per mettere in relazioni “il popolo della
Rete” con i soggetti attivi nel mondo dell’autogestione, sottolineando l’importanza
dell’accesso libero ed indipendente ai mezzi di comunicazione; per il concetto di
gestione della conoscenza 360°)
www.gandalf.it (sito Internet ricco di saggi, pensieri, ed informazioni sulla Rete e sulla
comunicazione)
www.google.it (motore di ricerca grazie al quale ho costruito buona parte della bibliografia
e della sitografia della tesi)
148
www.ilsecolodellarete.it/fks (un interessante articolo intitolato “verso la società della
conoscenza)
www.mediamente.rai.it (per diverse tematiche legate alla diffusione delle nuove tecnologie
nella società; “mediamente” è un esempio importante di “biblioteca digitale”)
149
www.psicolab.net (sito laboratorio di psicologia)
www.repubblica.it/copertine/scienza_e_tecnologia/copertina.htm?ref=hphead (area
“scienza e tecnologia” del sito dell’omonima testata giornalistica)
www.sesa.it (sito del Gruppo Sesa, che, in collaborazione con I BM, offre servizi I& CT alle
piccole e medie aziende; il Gruppo Sesa è il “player” globale leader nel mercato
I&CT italiano)
150
www.tecnichenuove.com (sito della casa editrice “HOPS ”, che nasce nel 1999 per
l’interesse nei confronti di Internet e delle nuove tecnologie)
151