Dal confronto dei quattro vangeli — in particolare il piu! oscuro di
essi, quello di Marco, preso come testo principe — con opere mo:
dere come le parabole di Kafka, I'«Ulisse» di Joyce: i romanzi di
Henry Green e Thomas Pynchon, Kermode suggerisce come dai
sensiletterali, «carnalin, i soli accessibili al leltore comune, si passa
ai sensi piti segreti, «spiritual», che rappresentano lobiettive oui ten-
de tutta 'a tradizione ermeneutica, dai Padri della Chiesa in poi. Dal
momento in cui a un testo viene attrinuita grande autorita, esso vie-
ne studiato con accanimento, e diventa per cid stesso misterioso,
acquista il carattere della segretezza. Cosa deve farsene, l'interpre-
te, di questa qualita che, se presa in considerazione seriamente, con.
traddistingue tutta la narrativa? La segretezza, per gli iniziati, si
intravede attraverso le maglie del testo, un atto divinatorio, ma si
tratta di una illuminazione pit o meno illusoria; per un attimo illumi:
na quel mondo che, vivendo e leggencio, amiamo pensare come
un Iuogo nel quale possiamo spostarci a volonta, estraendo segre-
ti dalla sua segretezza, costruendo un’algebra appropriata. (1983), «Histo
ry and Value» (1988), «An Appetite for Postry» (1989), in traduziane itaana, oll
senso della fines (Rizzal, 1975), «l Classico (Lerici, 1976), «Farme dallenzione»
(I Mutino, 1988)
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