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Saranno mille entro il 2012 gli impianti di biogas in Italia

Un articolo di Carlo Petrini comparso recentemente su la Repubblica (09.05.2012, p. 41) fornisce il numero delle centrali per la produzione di biogas da trasformare in energia elettrica esistenti nel nostro paese. Dai dieci impianti del 2000, si passati ai 591 del 2011, tra operativi e in costruzione, con un incremento che si fatto sempre pi rapido negli ultimi tre anni. Raddoppieranno nel corso di questanno, superando quota mille, con una distribuzione che si concentra soprattutto al nord, mentre nelle regioni del sud le quantit sono piuttosto modeste: Val dAosta 1 Piemonte 72 Lombardia 210 Trentino alto Adige 33 Friuli Venezia Giulia 17 Veneto 78 Emilia Romagna 63 Toscana 8 Marche 6 Umbria 8 Lazio 4 Abruzzi e Molise 3 Campania 3 Basilicata 3 Calabria 3

Il nuovo decreto sulle energie rinnovabili che entrer in vigore nel 2013 abbasser gli incentivi al livello di quelli europei. Resteranno comunque interessanti per cui si pu prevedere che la corsa al biogas rallenter ma non si fermer. Si tratta perlopi di impianti di grandi dimensioni, di poco inferiori ad 1 MW di potenza, la dimensione massima per godere degli incentivi statali. Ognuno di questi richiede un investimento di circa 4 milioni di euro, ammortizzabili in 3 o 4 ann,i che poi dar una rendita netta annua di un milione allanno. E certamente una iniziativa interessante per chi fa sempre pi fatica a vivere con lagricoltura; ma anche per chi di agricoltura non si mai occupato. Scrive Petrini: visti i prezzi che spunta lenergia, diventato molto conveniente fare impianti grandi, da parte di consorzi (non sempre riconducibili ad agricoltori) che hanno lo scopo principale di speculare sulla sua produzione. La diffusione anche favorita da procedure di autorizzazione semplificate, con un iter molto veloce che i cittadini apprendono quando gi stato approvato dalla conferenza dei servizi. Lassenza di norme pi definite e restrittive e la discrezionalit delle Regioni non abbastanza sfruttata, fanno s che si autorizzino impianti e fini speculativi, costruiti troppo vicini alle abitazioni o in siti sbagliati, che pongono seri problemi di sostenibilit e mettono in discussi one la buona produzione agricola. Nel frattempo hanno cominciato a manifestarsi i primi inconvenienti originati da questi impianti, oltre alle emissioni maleodoranti e al traffico stradale indotto, che sono gli aspetti che hanno messo in allarme la popolazione dei luoghi dove vengono realizzati, soprattutto per quelli vicini ai centri abitati. Leffetto pi grave di tutti lutilizzo di quantit sempre maggiori di terreno coltivato con prodotti da immettere nei digestori. Scrive sempre Petrini: I grandi impianti prevedono un utilizzo di un 75% di liquami e di un 25% di materia solida

per funzionare in maniera accettabile, per fare soldi. Il mais rende tantissimo come solido e la tentazione di sforare la quota del 25% forte: gi oggi ci sono impianti che consumano in prevalenza mais. Ma quello prodotto apposta per il biogas tende a sfuggire alle norme che regolamentano la produzione di cibo: Un mais che non si mangia pu ricorrere ad un uso dissennato di chimica, fertilizzanti, e antiparassitari, inquina e mina la fertilit, consuma uno sproposito dacqua. Per un megawatt si devono sacrificare almeno 300 ettari. Non difficile immaginare che cos si finir con il compromettere lagricoltura, non solo di qualit. Anche luso del digestato (ci che rimane alla fine del processo) come ammendante o fertilizzante pu creare problemi. C...chi ha ipotizzato che le contaminazioni da e.coli che hanno paralizzato il mercato dellortofrutta continentale lanno scorso fossero state causate dalla diffusione di digestati da biogas non proprio puliti. Se gli scarti non rimangono nelle aziende e cominciano a viaggiare, controllarli diventa molto difficile. Per ora nessuno ha smentito questa tesi, ma basti dire che la Svezia....obbliga a pastorizzare i liquami in ingresso e i concimi in uscita dalle aziende per evitare contaminazioni. E certamente una qualche ragione di questo tipo deve esserci dietro la decisione della Regione Emilia Romagna di vietare gli impianti di biogas nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano. E un rischio che deve essere approfondito ma quando si ha a che fare con la nostra alimentazione la prudenza dovrebbe venire prima di tutto.

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