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2000 Tiziana Pannnunzio

Ritorno in 1a A
Primo classicato al concorso Club Poeti 2000 sez. narrativa

L'aria piacevolmente calda in questa domenica di fine aprile. Ne approfitter per fare due passi e raggiungere cos il seggio elettorale, dopo tante ore passate sui libri. S, penso proprio che una passeggiata non pu farmi che bene. Per! Una bella salita! Non me la ricordavo cos lunga. Sar che la facevo sempre di corsa, con la cartella che mi picchiava sulle spalle ad ogni passo, il fiocco che mi tormentava il viso ed i calzettoni di cotone che scendevano inesorabilmente nelle scarpe: una tortura. Sempre in ritardo, tutti i santi giorni. Ancora adesso, per quanti sforzi faccia, non riesco mai ad essere puntuale. Ricordo che la maestra mi lasciava la porta socchiusa, perch trovassi il coraggio di entrare, ed io sgattaiolavo veloce al mio posto, cercando di non far rumore, mentre lei faceva finta di non accorgersi di nulla, per non sgridarmi. Ecco qua il cortile spazioso, con tutti gli alberi e le aiuole fiorite. Hanno messo davanti alle scale principali una di quelle orride sculture postmoderne, un ammasso di ferro sghembo e bucherellato, che stride con la dolcezza un p appassita del vecchio edificio. Chi sa mai chi ha avuto la bella idea di piazzarla proprio nel prato centrale, in modo che non vi sia scampo: ovunque volgi lo sguardo lei l, che sembra contorcersi sotto il sole. Finalmente sono nell'androne. Un brivido mi corre sulla pelle, mi fa trasalire. Sar stato lo sbalzo di temperatura, il brusco passaggio dal caldo della strada alla fresca penombra dell'interno. Oppure il silenzio irreale in cui avvolto l'edificio, solo un brusio sommesso che viene dalle scale. Fa uno strano effetto. come se la mia mente si aspettasse da un momento all'altro il suono liberatorio della campanella e lo sciamare festoso dei bambini. Salgo le scale lentamente e mi dirigo verso il seggio. Ecco fatto, imbuco le schede nell'urna e filo via. Adesso voglio salire al secondo piano e tornare nella mia vecchia aula. la prima volta che si vota qui, tutti gli altri anni i seggi erano allestiti nella vicina scuola media. E da quando ho finito le elementari non sono mai pi entrata nella mia classe: un quarto di secolo fa, roba da archeologia. Ecco l'aula: "1 A". Come tutto sembra piccolo! Gli attaccapanni ad un palmo da terra, le sedioline basse, i banchi striminziti... Mi aggiro, novello Gulliver, facendo attenzione a non travolgere nulla, in cerca di qualcosa di familiare. Non possibile! Alle pareti della classe ci sono ancora i nostri quadri: ecco i cavalli di Flaminia, i paesaggi di Susanna, di Betta... e l'albero disegnato da me! La maestra aveva fatto incorniciare i disegni pi riusciti per rendere pi allegra l'aula e per premiare il nostro impegno. Ricordo ancora la soddisfazione provata nel vedere il mio nome far bella

mostra di s sul piccolo quadro incorniciato di rosso: Tiziana P., 12 maggio 1971. Non male, per essere il disegno di un bambina di otto anni, c' persino un accenno di prospettiva. Mi siedo al mio posto: primo banco vicino alla finestra. Peccato, i banchi sono tutti nuovi, di un verde pi acceso di quello di una volta. Non ci sono tracce di scarabocchi. I bordi non sono tagliuzzati, n scavati dai solchi delle biro. Saranno pi ordinati i bimbi di adesso? C' addirittura l'assicella per poggiare la cartella. Da noi erano tutte rotte. Ah, meno male: una gomma da masticare appiccicata sotto il banco! No, i bambini, grazie a Dio, sono sempre uguali. Apro piano piano l'armadio vicino la cattedra: non voglio fare rumore, ricordo che cigolava. Ecco il portapenne fatto di lava dell'Etna che Giovanna port alla maestra, la scatolina coi gessi colorati, la cimosa di ricambio e il tipico barattolone di Coccoina: tolgo il coperchio ed il suo buon profumo si spande nell'aria. Sa d'infanzia, di grembiuli bianchi e fiocchi azzurri, di dita pasticciate, di sorrisi sdentati. Per un attimo mi sembra di rivedere tutte le mie compagne, con la testa china sul quaderno e la maestra che passeggia fra i banchi: "La mamma di Carletto va al mercato e compra sei uova..." Sar poi riuscita la mamma di Carletto a fare una frittata in santa pace, senza stare a preoccuparsi di quanto avrebbe speso se di uova ne avesse comprate dodici? Povera mamma di Carletto, anni ed anni sempre in giro per il mercato, perch noi si imparasse a far di conto. Alle pareti mancano gli enormi cartelli delle lettere "difficili": la GN di gnomo, la GL di coniglio, la CQ di acqua. Chi sa adesso come insegnano a scrivere ai bambini non di certo con l'abbecedario. Questa l'epoca dell'insegnamento "a moduli", dei computer in aula, roba moderna. Spero per che sia tuttora di moda l'italiano corretto. Non so come abbia fatto la mia maestra, ma per tutti gli anni di studi che sono seguiti non ho mai dovuto aprire una grammatica: Ho vissuto e vivo tuttora "di rendita", grazie a lei. Quando l'ho abbracciata, l'ultimo giorno di esami, aveva la gote umide di lacrime: guardava i suoi piccoli prendere il volo con orgoglioso compiacimento e la gioia gi si velava di nostalgia. Ed questa stessa nostalgia che oggi mi ha portato qui. Sono ancora immersa nei miei pensieri quando alle mie spalle sopraggiunge un bidello. un uomo alto e massiccio e non sembra molto contento di vedermi: "'Mb, che stai a fa' te qui?". Deglutisco rumorosamente e cerco di scusarmi, ma arrossisco come una scolaretta colta di fallo. "Su, aria! Che qua nun ce se po' sta!". Abbraccio con lo sguardo ancora una volta tutta l'aula, cerco di fotografare con gli occhi e con il cuore ogni piccola traccia del passato, poi chiudo piano la porta e scappo via.

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