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http://www.archive.org/details/lafortunadipitagOOgian
ALBERTO GIANOLA
LA
FORTUNA
DI
I
PITAGORA
ROMANI
tempo
di
PRESSO
Augusto
.>^
CATANIA
FRANCESCO BATTUTO
1921
Editork
PROPRIET LETTERARIA
J^-^
<^^
Catania
Stab. Tip. S.
Di Mattai
&.
C.
1921.
GIORGIO
PREFA2IONB
La
filosofia di Pitagora^ che
generalmente conosciuta
la
dei
nuin
dalle
fave^
era
un complesso
assai vasto
profondo di
dottrine^
un
morale,
documenti
scritti
ori-
che
s
per
amplificazioni^
le
le
falsificazioni
e le
invenzioni
di pseudofilo-
che partorirono
eruditi e di mistificatori.
sofia
e
E per
si
ma
vera
accompagn^ parallela,
s
che^
col
men-
pot
attrarre^
e
seducendole
fascino
bellezza
da essa chiarite
le
con
V armonica
cui
anime
di molti
pungeva
r assillante aculeo
della
conoscenza.,
incontr
daW altro
ostacoli e derisioni
VI
aristocrazie
interessate
da parie di
non creata interamente ex novo, nel seper opera di Pitagora^ del quale come
^
in
dubbio
Vesistenxa^
^
fu
coltivata^
prima
e
Magna
era.,
Grecia
in
di dove si
diffuse,
Ricca.,
sebbene
osteggiata.,
nella Grecia ed
in
Roma.
com'essa
tra-
sceridentali.,
ed accompagnandosi., come ho
detto.,
a una
teorica^
insomma
ad informare
religione
Essa fu da molti connessa non pure con anteriori antichissime dottriie della Grecia^ deW Egitto^ delV India e perfin della Cina., dalle quali sarebbe in tutto o in
parte derivata
somiglianza,
tone, in
e
con
le
dubbi
punti
di
ma
altres
immune da
della
e tra-
mandata, senza
il
sussidio
nel
segreto
filo-
altre
teo-
correditi di pensiero,
speculazioni della
di
Porfiscrit-
molteplici
attendibili,
in-
Da
della
rinascenza,
qualche
sua derivazione pu
oggi.
dirsi
non
anche
Importantissimo
e
VII
lo
e
dottri-
na
e
il
ricercarne
di e ricerche in proposito
i
(7),
(1),
Gomperz
(3),
dello
Chaignet
(6),
(4) e
del
Mullach
(5),
e,
in Italia, del
Ca(8),
pellina
del
del Gognetti
e
De Martiis
da
Ferrari
del
Ferri (10) --
bench
tutti
(1)
Ham-
burg, 1826.
Eduard Zellbe, Pythagoras und die Pythagorassage, in Vortrge und Abhandlungen geschichtlichen Inhalts^ Leipzig, 1865 e
(2)
ecc..,
voi.
P
la
Grece, trad. de
la
2*
ed.
alleni,
la philosopkie pythagor.,
Pa-
1873.
(5)
Fr. G. a. Mullach,
De Pythagora eiusque
philosoph.. graecor.
v.
dseipulis et sucII,
cessoribus, in
pp.
Fragmenta
Paris,
1881,
Memorie
della
R.
Aecad.
di
II,
t.
XVI
(857), pp
37-109.
Silvestro Centofanti, Studi sopra Pitagora (1846) nel voluletteratura greca, Firenze,
me La
(8)
voi. I,
CoGNETTi
delle
De
Accad.
lismo antico, Torino, Bocca, 1889, pp. 459-496. (9) Sante Ferraiu, La scuola e la filosofia pitagorica, in Rivista ital. di Ulosofia, 1890, I e II.
(10) L. Ferri,
Sguardo retrospettivo
4,
alle
opinioni degl'Italiani
questi e
notizie^
VITI
da
altri studiosi
si
non
ma
discusse quistio-
da chiarire
da risolvere
e
della
storia
ch'io
chiamer
i?i
fors'anche^ riprendendone
esame
il
sua
sto-
qualche verit,
io penso,
gi
acquisita
insegnata
vali-
damente fondata
tale
da poter
me
mie
ma
poich ho dovuto,
iel
corso delle
ricerche, modificare
alcune
fatti
delle
ero giunto,
nuovi
ho potuto
mi sono
sollecita-
indotto, anche
alle
Spero che
il
alla
storia
varr
almeno
a dimostrare che intorio a queste importantissime dottrine non si detto ancora tutto e che inolio ancora si
pu indagare
e scoprire.
INTRODUZIONE
Da
il
pii
antichi istituti
religiosi e politici di
molte
citt dell'Italia
meridionale con
alle
Pitagorismo
si
(1);
ne
fa meraviglia
che
dottrine di
Pitagora
le
pi antiche leggi di
Roma: Numa,
il
sacro legislatore
dodici tavole,
e
Magna Grecia
altres
della
Sicilia,
che
alla
loro volta
rono
denza e
stabilire
con precisione
quali
furono
gl'influssi
fondamentale legislazione
(1) Seneca,
di
ad Lueilium^
atrio,
90)
sull'autorit
Hi
ilio
non in
nec in consultorum
sed
in
Pythagorae
Siciliae
sanctoque secessu didicerunt jura, quae fiorenti lune per Italiani Oraeciae ponerent .
et
1.
si
romana;
ma
sia fatto in
non
Ma
sol-
tanto leggendaria,
civile di
flusso,
Roma,
esercit
un
ulteriore
inle
determinando
nel
corso
secoli,
attraverso
continua
interrotta,
palese o
recondita?
ci
restano trac-
se
non frammentarie;
di
invece
meno
scarsi indizi e
non
ebbe
in
Roma.
fin d'ora,
anticipando in parte
difficile
second 'or-
ma
cittadini illustri,
cosicch la
filo-
menti
famosi,
orali,
ma
come Ennio e Virgilio, nei cuori di cittadini nobilissimi, come Figulo, Yarrone e i Sestii, accompagn in certo modo passo per passo il progredire della potenza e della grandezza di Roma; finch
fantasie di poeti
poi, sopra la
la
che,
era
il
meno idoneo ad
come
sovrapponendosi da un
quelle di
un Apol-
ritir
di
nuovo nel
silenzio e nella
la vita
segretezza di
lo
spirito
di
fin
un Macrobio
o di
un Eulogio.
la
Se
io
ricordi, le testimonianze, le
che di
s.
ha
lasciato
il
let-
teratura dell'antica
esaurienti
Roma,
al
gli
che altri
lavori
studi
di tro-
intorno
MuUach,
nella Storia di
della
Roma
del
Pais, e in storie
generali e particolari
letteratura
romana;
ma
qua
e l
un
il
valore delle
ri-
ma
un tema
fin
ho
fatto,
qualche quechiarita,
maggiormente
seb-
definitive.
CAPITOLO PRIMO
Inzi
leggendari
storici
1.
Il
Pitagorismo e
G
le
pi antiche istituzioni di
Roma.
4.
2. Testi-
monianze
Pitagora.
prove.
5.
Il
3.
Le
6.
leggi delle
Numa
rapporti
col
Pitagorismo.
carme pitagorico
A. Claudio Cieco.
1.
Che
Roma
nel
fossero
il
quale
principio
scritto
:
lasci
cum
coniec-
tum quibusdam etiam vestigiis indicatur A conforto dunque della sua opinione egli addusse due argomenti, uno congetturale e uno di fatto: Quis
tura probabile
.
est,
enim
est
qui putet,
cos
in
egli
continua
cum fiorerei in
Pythagorae,
esset, nostro-
Magna
dieta est,
eisque
primum
fuisee f
Quin etiam arhitror propter Pythagoreorum admi' rationem Niimam quoque regem pytagoreum a posterioriexistimatum.
bus
Nam
et
tem
vetustatenij
E
,
poi
di
Pitagorismo. Quanto
alle istituzioni,
Vestigia
autem Pythagoreorum,
quamquam multa colligi possunt, paucis tamen utemur.... Nam cum carminibus soliti illi esse dicantur et praecepta
quaedam
occultius tradere et mentes suas a cogitationum
ad tranquillitatem traducere, gravissimus auctor in Originibus dixit Caio morem apud maiores hunc epuarum fuisse ^ ut deinceps^ qui accubarent, canerent ad tibiam clarorum virorum laudes atque virtutes. Ex quo perspicuum est et cantus tum fuisse discriptos vocum sonls et carmina. Quamquam id quidem etiam XII tabulae declarant, condi iam tum solltum esse carmen ;
intentione eantu fidibusque
quod ne
licer et fieri
ad
Wec vero illud non eruditorum temporum argumentum est, quod et deorum puloinaribus et epulis magistratuum fides praecinunt, quod proprium eius fuit, de qua loquor, disciplinae E quanto alle antiche scritture egli ricorda un carme di Appio Cieco, che a lui pare pitagoreo: Mihi
.
quidem etiam A.ppii Cacci carmen, quod valde Panaetius laudat epistula quadam, quae est ad Q. Tuberonem, Pythagoreum videtur^?.
finalmente conclude:
illis ;
<^
Multa etiam
quae praetereo,
vi-
deamur. davvero un peccato che Cicerone, per sentimento di orgoglio nazionale che non doveva peraltro e forse anche per ragioni, se non essere soltanto suo
di Stato,
come oggi
si
utilit pubblica,
come
egli^
si
ben due
che
scienza augurale e
larga e profonda
in genere,
per la
sua
cultura storica,
letteraria e filosofica,
documenti
prove certo
di
dunque accontentarci
per quanto
quee
affermazione categorica,
i
generica,
in
secondo luogo, se
tesi.
ci
contro la sua
2.
- Che in verit
i]
Magna
pa
temporihiis isdem
come
quibus
L. Brutus
triam liberavit
(1)
meri-
non dovesse
ovvio,
e
le
rimanere ignoto
presto
tardi,
ai
Romani
qualche influsso
notevole,
Ma,
la
si
Pitagora
dei
(1) Ibid. 2.
Cfr. 1,
16, 8,
Italia
Superbo regnante
8
credette, oppure,
come Cicerone
come
si sia
la
Magna
C.
;
Grecia,
d' altra
che fu
a.
e,
parte, se
larga
profonda da dover
Roma,
o se
si
prime manife-
culazioni filosofico-religiose.
Due
fatti,
piccoli
ma
significativi,
pare a
me
strino, anzitutto,
come
gi
parecchie
generazioni
prima
a.
C,
alla
la
Roma
che a Pitagora,
sua dottrina e
citt.
Il
alle
molto
primo
di
del
Comizio
vi
in
Roma, per
niti si
volere
di Apollo,
(1).
una Ora
statua,
la
che
rimase
i
guerra contro
San-
combatt in
va dal
298
al
290
a.
C.
il
si
debba
realt
ma
in
non
vi sono ragioni
che
ci
vietino
di
farla
risalire
fatto,
an-
un
la presa di Turis, di
Eraclea
(1)
attestata da
Plinio,
il
H.
XXXIV,
Pythagorae
et
Oraiae gents
Cfr.
et
Samniti Apollo Pythius iussisset fortissimo alteri sapientissimo simulacra celebri loco dicari
Plutaeco,
Numa^ VIIL
e di Taranto (272
a.
citt di Livio
C.)
Andronico,
che ne
divenne
poeta
sacro
ed
il
ufficiale,
suo alunno
Zaleuco
(1).
stati
concessi a Pise
la
non
si
benemerenze verso
citt?
Evidentemente
in quei
come pi
tardi,
il
minare
pi antica
civilt capitolina,
secondo
le
3.
nell'et
al
tempo
di
della
a.
che risalivano,
lui,
per
canti
accompagnati da strumenti
abbastanza
evoluta
nei
in-
una
civilt
di
Roma, ricorda
testimonianza di Catone,
fatto
che
le leggi
comminavano gravi pene a chi avesse usato quei canti ad alterius inkiriam (2). Senonch Cicerone, come appare da un altro passo dei suoi scritti,'
delle dodici tavole
(1)
Vedasi
ep.
il
II,
p.
273
Symm.
X,
25.
:
Nostrae duodecim tabulae^ quuni (2) Cfr. De rep. IV, fr, 12 perpaueas res capite sanxissent, in his hane quoque saneiendam pukiverunt, si quis occentavisset sive earmen condidisset quod in-
famiam
XXVIII,
e vedi
aud anche pi
del re
oltre,
10
esistenti
a)
ritenendoli gi
,
tempo
Numa
si
(1).
Se cos
come
il
Numa
fosse
stato scolaro di
Pitagora? Neppure
logicamente
di questi antichissimi
la
canti egli
poteva
ammettere
se
derivazione
Pitagorici,
Numa
a cui
il
che
Ji
visse,
secondo
piti
la di
cronologia
ufficiale,
nostro
del
autore credeva,
filosofo di
Samo. Cosicch o
da
lui
rone e
la analogia
messa
non ha alcun
senz'altro,
se
valore storico
Roma
oppure
~ come
pi
probabile,
romane
l'ipotesi
al
caso da
rite-
la
posteriore al seste
C.
considerata in
se, in
(1)
De
et
nostris quam,
numeri atque
et
voces
ad hilaritatem et ad tristitiam vis carminibus est aptior ; et eantibus, non neglecta^ ut mihi videtur, a Numa rege doctissimo maioribusque iostris^ ut epularum sollemnium fides ac tibiae Saliorumque versus Indicarli ; maxime autem a Graeca vetere celebrata . Di questi canti poi Cicerone parla anche altrove, e cio
lenmur
languescimus
et
mur
saepe deducimur
nel Brutus^
Tacito,
19,
Ili,
75 e nelle Tusculane
5,
I,
2,
3.
Si
vedano
anche
Ann.
Val. Massimo
II,
fi.
1,
ed
ivi
II, 20,
Kettner.
11
nell'uso
comune
del canto e
di
stessi,
che
gli
Pitagorici,
ado-
insegnamento esola
memoria
come
tramandare sotto
menti in forma
di
di canti
menti
affaticate
dalla
lunga
Romani
solevano, al principio
anche l'usanza
che
di far
precedere tanto
mense
il
ma-
gistrati,
suono delle
lire,
il
fu
pure caratteristico
dei Pitagorici.
l'arte
Insomma,
le pii
si
musicale in
Roma
ebbero
del Pitagorismo.
4.
quel
modo che
si
come
verisimile
contrariamente
il
ne pensava
e
Cicerone
la notizia dei
rapporti fra
Numa
a.
Pitagora.
La
notizia che
re
Numa
si
Pitagora
;
C.
anzi
il
risalire
ad Ariche
di-
Ma
questi conoscesse
una cronologia
poi
della storia
romana
consacrata
dalla
storiografia
secondo
(1)
Storia di
Roma,
I*, p. 19 e 387.
12
ma
fu anteriore di oltre
un
tutti
secolo
gli
a quella di Pitagora.
scrittori
presso
quali
Cicerone,
Dionigi d'^li-
notano e discutono variamente questa inconciliabilit cronologica, concludendo tutti press'a poco
nel
come
fa
Manilio
De
relazioni
non sufficientemente provata dai pubblici annali quindi da ritenersi un errore inveterato (l). Ora che
romano
dovesse concludersi, troppo naturale: data la indiscutibile verit della tradizione e della relativa cronologia,
non
Numa
di
Ma
possibilit
non
delle origini di
Roma
sia di
tarda,
come
riferi-
scono siano
il
tradidi
fondamento
e infine
come molte
leggenda siano
soltanto dei
fatti
simboli rappresentativi
un complesso
di
di istituzioni
sivi e diversi.
Tolto
i
dunque
contemporanei
non
sus-
sima cronologia
altra obiezione
che
(1) Ci.
De
re pubi. Il,
15, 28:
59
549); Livio
I,
18 e
3; YIII, 5 sgg.;
Plinio, Nat.
si
Quanto
IX.
veda pi innanzi,
quella sollevata da Livio,
il
13
-.
rapporto fra
Numa
e Pitagora
di-
Auctorem doctrinae
Numae]^ quia non exstat alius, falso Samium Pythagoram edunt, quem Servio Tullio regnante Bomae,
eius
[i. e.
Metapontum Heracleamque
et
Crotona
iuvenum aemu-
Ex
quibus
in
locis,
quae fama
Sabinos
quemquam ad
cupiditatem
tot gentes
unus per
temperatum
animum
virtutibus
fuisse
opinor
Sabinorum^ quo
ge-
nere nullmn
della
campo
chi
(2),
quondam incorruptius fuit (1). Ma nel storia, come giustamente osserva il De Marla civilt della
rono in antico
le
pi
d' altra
parte
ammessa da Livio
presso
i
di
una
disciplina tetrica
a.
ac tristis
C.
non
non
sia
pro-
romano
dei
nella
Magna
fra
La leggenda
rapporti
Numa
tarsi
e Pitagora
iiostro, accet-
come rispondente a verisimiglianza, e il regno di Numa, se questi realmente esistito, o, in ogni modo,
(1) Livio,
I,
18.
(2) Passi'scelti
da
Tito Livio
ad illustrare
le
istituzioni religiose^
politiche e militari di
Roma
il
14
di carattere religioso
istituti
lui,
che
la tradizione riportava
almeno
sesto,
al
tempo
di Pitagora,
posteriore
al
secolo
stretto
modo non
appunto a
il
notizia,
che
risale
Romani accorsi ad ascoltar Pitagora (1), e piii facilmente si comprenderebbero alcuni dati della leggenda. di Numa, la scoperta dei famosi libri pitagorici di questo re,
di
il
fatto
metta
Raccontava ancora
venerazione
a
la tradizione
che
Numa
ebbe tanta
dare
per
il
un proprio figlio il nome di Mamerco, in onore dell'omonimo figlio del filosofo (2). Che significato pu avere questo nuovo particolare ? Alcuni hanno creduto di scorgere in
esso
un
Emili
Mamertini
di far
risalire in tal
Se cos
il
fosse,
modo le proprie origini al tempo di Numa. noi dovremmo allora ammettere che quando
la
cronologia
il
di
altrimenti
tenta-
Ma
cos
veramente non
come
il
xal
Asuxavol xal MsooTiiot xal Hsuxxioi xal 'Ptojjtalot. Cos dice Porfirio nel Gap. 22 della Vita di Pitagora; e il medesimo affermano, senza citare Aristosseno, Diogene Laerzio (Vili, 14) e Giamblico {Vita Pythag, 241). Quanto al Pais, vedasi St. di Roma I^, p. 678-679 n. e altrove. P. Emilio I. (2) Plutarco, Numa YIII, 11 (3) Q. Ennius, Pietrob. 1884, p. 162 n.
;
-^ 15
particolare
che
di
non ebbe
altro ufficio
avvalorare
con
un
di
sito della
menzione alcuna
Musa
Tacita, per
la
quale
Numa
ebbe
particolare venerazione
(1).
Allude
di
segretezza,
pos-
il
che
il
soprannaturali
(2),
non ricorda
loro
le
carattere
favoloso,
potrebbero
indurci
credere
Numa una
a
proiezione
del
immagine
a
saggio di Samo.
Ma
il
un
non
libri
possibile
conclusione
fatto
Numa, avvenuta
sul Gianicolo.
nel
191
C,
in
occasione di
uno scavo
di
Ora data
e la inverosimiglianza,
come vedremo
noi
una
falsificazione,
Siano
Numa
la
o
di
cui esistenza,
porsi
in
come
s'
gi detto,
dovrebbe
al sesto
necessariamente
un'epoca posteriore
secolo
qualche altro
sempre
cit
il
Pitagorismo eser-
(1)
Plutarco,
(2) DioN.
Dal complesso
rapporti fra
di queste
16
e
di
notizie
questi
la
fatti
noi
leggenda dei
assai
due
che
difPusa
di
ed antica,
vero
:
ma
ha un certo fondamento
di
inveteratus ho-
minum
st; e
un desiderio di uomini di stato e di eruditi animati da un eccessivo orgoglio nazionale. Per la qual cosa Ovidio,
che pure scrisse dopo che diversi
alla
storici
avevano mosso
leggenda
le
critiche
accennate,
pot
ben accettarla
(1)
modo dipendere
(2),
le
Numa
5.
Anche
ta-
vole
che appartengono
orme
a.
C.
infatti
ricalcate sulle
Magna
Grecia,
ai prin-
ben noto,
si
informavano
sua riprova
Infatti
il
diritto punitivo
del taglione:
Si
(1)
3,
Metam-.
XV,
]-8,
479-484;
Fast. Ili,
151-154;
Pont. Ili,
41-46.
(2)
(3) Fast.
e.
membrum
che,
rup{s)it^ ni
17
est , dice
il
cum
eo pacit^ tallo
come
i
attesta
leggi di Zaleuco
rici,
che
la giustizia era
da loro conside-
rata
come
rvTi7i;7cov'9'(;,
perch consisteva in
una prolo
porzione
Zeller (3)
non fra
inversa,
l'offeso,
ma
la
diretta,
l'offensore e
critica
giudice
nel
i
che
essi applicarono,
secondo
aristotelica,
criteri
della giustizia
Chiappelli in
un suo breve
taglione
studio
(4),
in qual
modo
si
determinasse dal
non possiamo
dire,
n possiamo
nelle
quiudi
sapere
dodici tavole e
Roma.
Un
punto
modo negaseguivano
la
le leggi speciali:
prima
di esse
riguardava
diversa
(1)
Timocr. 744
'^xoz
yp ax^t
Xyexat
v|i.oo,
dtv
tig cp'S-aXiJLv
xt|i7j-
%x4>|7,
oswg
jjiv
va
autore della
e Zaleuco.
(2)
b.
(ed.
Susemihl)
Soxst 5s xtat
oi
xal x
slvat
nuO-aypsiot
Icpaaav. ^pL^o'^xo
(3)
(4)
yp uXwc
[\
360.
delle
XII tavole
voi.
XXXV.
2,
uno schiavo
fatta
(1).
18
Ora
Pitagorici
combatte
che non
al libero,
pu applicare incondizionatamente
la
servo o
pena corera
il
rispondente
(2).
bens
quali
corpo
come
il
trasmigrazione, e
degli dei per
uomini;
ma
Roma, dove
cos
distacco fra
6.
Abbiamo
e nel
paresse
poemetto di
che,
296
a.
C,
fu indubbiamente
se
uno
dei personaggi
storici pi importanti e,
non
il
primo,
certo
uno
dei
il
non
sono
fahrum
e
l'
esse suae
il
quemque fortunae
fon-
damento
della dottrina
Pitagora
altra, altis-
(1) Si
veda
il
fr.
Manu
.
fustive si os
fregit libero
(2)
GL
a.
poenani subito
35:
x
Si^
34, 1194,
Tipg &7iavxag* o
Tcpg Xsud-spv
xaOxv etc-
sima,
19
(1),
come
dice
:
il
Pascoli
r interpretazione
teneto] ^ che
il
amicum cum
Pascoli stesso
tu dimentichi la tua miseria quando vedi un amico; ora sia tuo nemico "quello che tu vedi: ebbene, pensatamente, e non volentraduce:
tieri
come con
il
terzo infine
sui quem-
non
ma
anche
delle
proprie
attivit
interiori,
per dirigerle
al
bene.
Non
che
si
intorno
questo antico
poema, che
Il
fatto
che
la notizia di esso
il
Pais
(2)
a pensare che
si tratti
una
falsificazione posteriore,
da collegarsi con
di
le altre
falsit
il
nome
Aristosseno intorno
ai
Romani
Roma
Ma come
ci possibile, se Aristosseno e
Appio
furono contemporanei?
se
Appio
visse,
come Campania
certo, e la Lu-
(1)
p.
XXXII.
(2) St.
Roma
I,
2, p.
671 n.
il
20
come dubitare con qualche fondamento dell'autenticit dell'opera che un Panezio e un Cicerone, a distanza di tempo relativamente breve, attribuirono ad Appio stesso, tanto pi che il medesimo Pais
suo poemetto?
poi
si
esercit
sopra
gli
uomini
di stato
di
Appio
una
non si vedrebbe neppur chiaramente la ragione, non ci sembra dunque per nulla fondata; s che noi possiamo
con chiudere che la dottrina del filosofo di Samo, in conformit dei dati tradizionali, esercit una qualche
tanto sulla pi antica civilt di
secolo
a.
azione
Koma, a
prodotti
C, quanto
sui
primi
del
pensiero e
dell' arte.
CAPITOLO SECONDO
Quinto Ennio e
sno tempi
1.
Ennio
3.
Il
e Catone.
2. Ennio in Roma e
4.
il
delle dottrine
6.
pitagoriche in
Ennio
il
razionalismo.
7.
libri
di
Numa.
8.
a.
Culti
C.
Stazio Cecilie e
Marco Pacuvio.
10.
I comici.
11.
Caio
Lucilio.
1.
Chi, pi d'ogni
altro,
contribu a diffondere in
Roma
cul-
la
il
C),
il
Rudie,
egli
paese
aveva
centro italico, in
pitagoriche.
cui
si
conservavano pi pure
le
tradizioni
zando
di
(1).
Nel 204
si
trov a militare
mandato
(1) Gellio,
N. a., XVIII,
17.
ai
22
Romani,
e quivi da
giovane
di lui di
Marco Porcio Catone, che era pi cinque anni, fu invitato a recarsi a Roma.
?
Come
si
Quali vincoli
s
si
stabilirono fra
si
incon-
trarono fra
gli orrori di
una guerra
conquista? Furono
comune gransi
erano essi
quando Catone
? (1).
la
profonda
forte
intelletto
l'animo
eletto e la
uomo
di
stato
univa
le
al nobile
Roma come
tone, ragionando con lui delle istorie primitive della patria e delle relazioni che essa ebbe con la
Magna
Grecia, dovette
suggerirgli
scrisse, e
gli la
l'idea
del
di agevolarstorici e
promettergli tutto
suo aiuto
il
quam sam
(1)
Cioeeone,
21, 78.
(2)
Annalee, VII.
fr.
124 (Yalmagoi).
dovette balenare
illustrare col
23
l'idea di
e, al
come
in
suo canto
di farsi
imprese
di
Roma
tempo
stesso,
banditore di
il
nuova
civilt alle
pi lontane generazioni!
2.
Venuto
met
in
Roma, Ennio
sua
vita,
l'altra
delia
diffondere
gioventi
colta
a formare
cittadini e
un
da
circolo di studiosi,
essi
piti
influenti
noti
le
seppe
farsi
dell'animo e
Ad
ascol-
Scipione
(1),
Africano,
e
Scipione
Nasica,^
Marco
Quinto Fulvio
egli
seppe vivere
sempre
l'ef-
che
le
ticate
erano realmente
le
pi atte a dare la
il
grammatico Lucio
il
Ennio fece
ritratto
di
vero amico:
Haece locutus vocat, quocum bene saepe libenter mensam sermonesque suos rerumque suarum
comiter inpartit,
magnam cum
lassus diei
partem
trivisset de
(1)
Fu
decemvir sacrorum
10).
275
24
quo res audacter magnas parvasque iocumque eloqueretur cuncta [simul] malaque et bona dictu
evomeretj.si qui vellet, tutoque locaret; quocum multa volup [et] gaudia clamque palamque,
280
285
(1).
In questo
ritratto tu vedi
mette mai
il
tempo opportuno, che non commale, neppure per leggerezza, fedele nell'a-
ma
le
tiene
ermetidarle
non
mostri atto
E
tare
anche
possibile,
il
Pascal
(2),
altres
rappresensi
po-
vir
non minus
(1)
Gellio,
N. a. XII, 47:
ferunt, Q.
Ennium
morum
condo
il
et ingenii ipsius Q.
testo
Enni factam esse . I versi sono sefr. 194 dato dal Valmaggi (= vv. 294 ss. Mjller
Baehrens).
(2)
p.
16.
pili
25
(1);
e l'ipotesi tanto
il
mi-
quale
lo
ebbe in tanta
considerazione da comporre
intorno a lui
:
un poemetto
Scipio
da
fargli dire
A
mi
nemo
Sole exoriente supra Maeotis paludes est qui factis me aequiperare queat.
cuiquam
est,
maxima
che per
fama
non
lo
scelse
come
il
De
Repuhlicaf
3.
Di Ennio fu notissimo
gli
(3)
ai
Romani
di cui ci
il
incominciavano
Annales e
insieme con
le
(1)
In
Somnium
Seipionis^
I,
3.
e/),,
(2)
108 e
altri.
Seneca poi,
eius in
animus
pp. 4-6;
Vahlen Enn. poes. rei., Lipsiae, 2^ ediz. 1902, L. MuELLEE, Q. Enni carm. rei., Petrop. MDCCCLXXXV,
osservazioni del Mueller, Q. Ennius, Pietroburgo, 1884,
lo studio del
pp. 3-5, e nei Frag. poet. rovn. coli. Baehrens, Lipsiae, 1886. Vedi
anche
p.
le
139 e seg. e
Lucrezio,
filai,
classica, III,
I,
259
e seg.
(4)
Ep.
II,
1,
52-54;
Persio,
sg.,
Cruq.
in
Horat., Ep.
ad Aen.^
II,
274, ecc.
26
mondo
ro-
mano
e di cui spesso
gente
(3)
di
Omero
a dargli
intorno
ma umana
intermedia
attraverso
un proprio
e
il
ciclo
di vite (5) di
e alla
d'Acheronte
corpo
(6)
una forma
l'anima
e a ricordargli le
un pavone
Il
(7)
rinata
appunto in
lui,
il
(1)
A. Pasdera,
Prol.
Loescher,
1890,
p.
4 nota.
(2) Persio,
bicipiti
Nec fonte labra prolui eaballino Nee in sommasse Parnasso Memim., ut repente sic poeta prodi1
:
rem
e Schol. ad V. 21
tangit
se
vidisse
eius
anima
gioia per
(4)
(5)
La ragione di questo pianto non detta. Era forse pianto di il momentaneo ritorno a contatto con un essere terreno ? rerum naturam expandere dictis . Lucrezio, I, 126 an contra nascentibus insinuetur (aniLucrezio, I, 113
:
ma)
116
a?^
1,
(6)
Lucrezio,
tempia Einius asternis exponit versibus eidem Quo ncque permaneant aninae ncque corpora nostra, Sed quaedam simulacro modis
palleniia miris
(7) Persio,
Sat. VI,
10
sg.
Cor iubet
hoc
Enni,
postquam
.
Tertul-
meminit Homerus Ennio sommante Hbid.^ e. 34: perinde in pavo retunderetur Homerus, I, cfr. eiusd. de resurrectione^ sieut in Pythagora Euphorbus
pavum
se
G.
1,
e AcRON, in
carm.
I,
Lat-
discendente del re
press'a poco,
il
27
il
Messapo
(1),
poeta
rudino.
Tale,
non
dell'
dottrine
filosofiche,
ma
altres
per
l'
accenno
alle ti-asformazioni
incarnazioni
anima
di
Omero, e
poeti.
poi,
per
1'
tuale dei
due
Che
sesto
a.
il
pavone
C.
dall'
importato,
come sembra,
la patria
nel secolo
Oriente in Samo,
di
Pitagora,
e
-
per
lato,
la colorazione
al
delle
penne
stel-
anime
umane (onde l'espressione per me simbolica del fieri pavom usata da Ennio) (3), opportunamente fu scelto dal
poeta e dalla tradizione che egli segu, per accogliere
l'a-
nima
4.
il
di
Il
fatto
il
Romani un
culto analogo a
Commedia, incominin
si
ciava con tale sogno, ebbe grande importanza per la diffusione e conoscenza del pensiero
pitagorico
Roma
poema
fece, fin
(1) Servio,
(2)
MuELLER, Q. Ennius^
Hausthiere, 2^ ediz.,
und
309.
ad altre
gli
antichi
uno
quali peraltro
non
satirica l'opinione
anche animale.
~
rettori ca (1) e
28
grammatica e
di
per
le
(2), si
Roma
era
stessa
si
ricordava e che
Difatti
poi
assai
una
fre-
sono
noi le vedremo
la
del
della metempsicosi;
quale
Roma
anche per
si
altro tramite,
insegnavano
alle
rispetti somiglianti
pita-
mezzo
stoica,
che, secondo
diffusa e anteriore
qualche
stesse.
parte
pitagoriche
5.
Se
nel
poema
di
Ennio
ci
vi
fossero
altri
accenni
non
ma non
non
con
impro-
Numa,
le
fossero
solo notate
incidentalmente,
ma
fors'anche illustrate
una
certa
ampiezza
le
somiglianze fra
stata
(1) SvETONio,
de
gramm.
2. 6,
1,
XVIII,
5.
MuELLBB, Q. Ennius^
p.
161 sg.
Ennio
tratt
29
certezza
che
dal
nome
uno
in
dei pi
Anche
questo
lavoro poetico,
il
Nam
e che
il
videbar somniare
med ego
esse
gli
morluum
(2j
comunicasse,
nelle
gli altri,
il
verso
il
nel quale
identifica
il
corpo alla
al
terra
e,
secondo
fuoco:
citando,
un
animalium semen ignis qui anima ac mens: qui caldor e caelo^ quod Mnc innumerahiles et immortales ignes. Itaque Epicharmus de mente umana dicit:
istic est
(4).
(1)
Yahlen,
0.
e,
p.
XCII-XCIII
e cfr. L.
Y. Schmidt, Quaest.
e di istrux.
Epicarmo e l'Epieharmus di Ennio in Biv. di flol. classica^ a. XLYIl, f. P, genn. 1919 pagg. 66 sgg.
di
(2)
(3) Prisciano,
YII, p. 764 P.
(I,
p.
335 K.).
De lingua
cit.,
p.
Ili sg.
rica quella che ricorda Cicerone {de divin.^ II, 62, 127)
aliquot
somnia
omnia
noenum
necesse est .
6.
s
30 -
letterarie,
le
Ma
oltre
quali,
come
dopo
secondo
secolo
Cristo,
i
Ennio
che
tesori della
dire poi
all'
esercizio
nobili
si stu-
cittadini di
Roma
una
libert di pensiero e
alla
quale non
disciplina
Romani, educati
sotto
una
Abituando
le loro
insegnando in privato
le
nome
di
i
Evemero
sacerdoti
fondamento del
feli-
razionalistica
nello spirito
romano
(1)
l'
uomo ha
di pi sostanziale e
Non
bene
improbabile che
il
il
osteggiasse
il
(1) GiussANi,
Letterat.
il
romana^ Milano,
anche su Ennio
De Gubernatis
(To-
Bl
si
ritir sde-
villa
di
Literno, nella
Campania,
(2).
7.
scoperti
famosi
libri
di
Numa,
Ennio
quali, per
un caso
assai
gli
opportunamente a confermare
di
(3).
insegnamenti pitagorici
La
Cassio
Emina,
il
Plinio
(4),
narrava
come un impiegato di nome Cneo Terenzio, facendo dei lavori in un suo podere sul Gianicolo, avesse scoperta e
(1) V.
Livio,
XXXVIII,
e
54.
di
morte
C. Pascal, Fatti
f3) Si veda,
leggende di
Roma
libri,
intorno a questi
Numa^
Monaco
del
1849.
(4)
= Hist.
Rom.
rell.
I,
p.
106-107 Peter:
^ibro prodidit^
repastinantem offendisse
vii situs fuisset.
In eadem libros eus repertos P. Cornelio L. f. M. Bebio Q. f. Pamphilo coss. ad quos a regno Numae colliguntur anni DXXXV, et hos fuisse a charta^ maiore etiamnum mir acuto quod tot infossi duraverunt annis. Quapropter in re tanta ipsius Heminae verba ponam; mirabantur alii quomodo lli libri durare potuissent^ ille ita rationem reddebat : Lapidem fuisse quadratum cireiter in medio arde vinctum, candelis quoque
Gethego^
non
;
phiae Pythagoricae
32
libri
di
e,
meravigliarono, cotesti
;
libri di
una
si
trov
dalli
immuni
non
avevano
rosi.
contenevano
furono
scritti di filo-
sofa pitagorica,
per
la
qual
ragione
poco
dopo
Lo
stesso
racconto
(1),
secondo
il
erano sette di
di-
ritto pontificio
e
1'
pitagorici.
Quattordici erano
e
pure, secondo
contenenti
decreti di
Numa.
non
in
Numa, ma
un'arca adiacente.
Se
il
particolari,
tuttavia
questi
(1) Plinio,
/.
e.
=
=
:
H. R.
rell.
I,
p.
122-123, P.
Hoc idem
libros septem
Plinio
l.
e.
decimo
tertio
/.
Numae
e.
(3) Plinio
Tuditanus
Humanarum
XII
potiti fi
Plutarco,
Numa,
22
Livio,
il
XL,
29,
^ =z H. R.
(/.
rell.
I,
Peter crede
e.
p.
CC.)
che
Calpurnio
Pisone.
33
ed
altri
perta dei
e di
durante
il
Cosicch non
fatto sia
avvenuto.
Senonch
che
la
ad affermare
essi
punto diffuse in
Roma
da
Scipione Africano e da
illustri cittadini.
Ma
ad una
non vogliamo
dottrina
credere.
Non
ci
racconta
costantemente la
era
la
segretezza e
il
mistero
proprio
un
uno stratagemma
anche cos
inutile, dal
momento che
gi
ammetteva
leggi religiose di
bile
Numa
dal Pitagorismo ?
i
Ed
poi possi-
che fra
senatori romani,
non
vi fosse alcuno in
Poich non
dubbio che
libri
e perch contenevano,
(1)
le
gostino {De civ. dei^ YII, 34), di Livio (XL, 29, da cui ha desunto
la
I, 22),
di
Valerio Massimo
(I, 1,
12), di
173 M.
ili.
p.
{Numa,
opinione
3.
Livio osserva
deriv
dall'
diffusa che
Numa
Pitagora,
opinione
8.
che
34
secondo
la testimonianza di
stituiti religiosi
di
Numa
come
(cur quidque
institutum)^ fondati,
su
(1),
questa interisti-
pretazione razionale ed
umana
un
fon-
certo,
divulgandosi, tolta
che,
i
di stato
come
Livio)
pi nelle
pratiche
del culto
(le
religiones
di cui parla
esigendo,
come condizione
pretore urbano e
sarono
il
il
i
Senato,
che
si
affrettarono^
origine
del
diritto
Stato,
dall'occultismo pitagorico
se pure
il
il
motivo
di tale di-
struzione
non
quale^
come abbiamo
ri-
gi veduto. Cicerone
non
Pitagorismo e
piii
antichi istituti di
Roma. Stando
al
racconto di Plu-
egli,
certo
29).
per
ragioni
cronologiche,
chiama
un
mendacio
v. I, p.
(XL,
(1)
(2)
Pythag.
et
136.
passo
di
S.
Ago-
stino
{De
il
i
quale
spiega
per quali
li
ragioni
demoniache
il
Numa
il
compose
Senato
li
fece abbruciare.
N meno
sante
idro-
mantiche
evocazioni di
Numa.
^
tarco, infine,
35
Numa
la
stesso
e ci perch,
affidare
secondo
conservita, an-
massima
pitagorica,
memoria di quelli che ne erano degni. E, per questa medesima ragione i Pitagorici romani
fare
libri
non dovettero
distruggere
dottrine,
i
molta
stessi,
opposizione
gelosi
alla
proposta di
delle
come erano
loro
allora,
come sempre,
se
facilmente suscettibili di
(1).
scherno e di
riso,
8.
Nel
si
l'
efficace-
Roma
sapienza
l'
della
Magna
Grecia, di qui
diffondevano per
i
Italia
e pe-
culti
bacchici
pitagoriche
dottrine
per
gli stretti
due
pubblicarono senato-
consulti (2) e
si
(1)
Uno
duzione dell'opera
De jure naturali
a
et
Hebraeorum stampata
dalla
tre
depositari,
afferma invece
che
i
Numa
da
libri
secoli
dopo
la
sua
morte erano
Dio
la giustificazione della
d' Israele,
Senato
ne
ordin
la
condanna
(2) Nel 186 se ne pubblic per tutta l'Italia uno (scoperto nel 1692 in Calabria) che ordinava, fra le altre cose: * Bacas vir ne-
latini
mostrano
violento discorso che
il
36 -e Livio ci
riferisce
il
la diffusione e la forza:
Tempsano
religio -
C.
contro
contra pravs
(1).
et externis
clandestinae conmrationes
come
dice
Livio (2)
dossia
pania,
perseguitati
dall' orto-
romana venivano
Camspedei
ma
le ricerche giudiziarie
si
gi visto, era
uno
(3).
Cos
delle
tavolette
d' oro,
scoperte
recentemente in
Thiirium
e
tombe
lY
C. (4),
ci
che
cita
sino ad ora
non
si
conoscevano per
lo
(1) Livio,
(2)
(3)
praetor, cui
Tarentum
cum omni
Duronio praetori^ cui provincia Apulia evenerat^ adiecta de Bacchanalibus quaestio est : cuius residua quaedam velut semina ex prioribus malis iam priore anno adparuerant .
:
XL, 19
L.
graecae Siciliae
si
et
Italia
n.
638-642.
Alcuni
testi
da
lui
omessi
114 sg.
Fi-
illustrate^
renze 19lO.
(5)
^og
"^sXCoio
quasi uguale al
n. 642,
sono sfuggita
al
37
pena
e che
la
ora
implorando
il
suo soccorso
s'avanza verso
regina
vanta di appartenere
la
alla
loro
mandino ora
la pa!
rola di salvezza
Tu
sarai
dea e non
il
pii
mortale
comune
Parecchie
sono
altre
romana
il
poste-
mondo
125 del
sotterraneo
(3).
Ora notevole
il
fatto
che
cap.
amplificazione di quello
(4).
che
le tre tavole di
con enfasi
YieXloio*.
Il
1'
la
sua
purezza
e solo
su
questa
purezza
ha
sg.
Berlino,
1890,
p. 87}
richiamato
Y. anche
p.
l
Cio
alla
serie
delle
rinascite
delle
esistenze
terrestri.
v,
Paris, Alcan,
1904,
I,
p.
161.
(4) Cfr.
469
schrift
und
nima
inique
dell' Orfico
38
Se
le
l'
a-
pretende di
si
avere
espiato
azioni
e quindi
colpe che ha
fatti,
Gomperz, nella
tali
mi sono
rituali,
da meravigliarci
del contenuto
di
que-
vedono accanto
alle colpe
le
comunit
l'espressione d'un
sentimento
morale
non comune
e che ci
squisita delicatezza:
ho allontanato
reso
ai
il
il
latte dalla
Non ho
!...
povero pi povero!...
Non ho
trattenuto, l'operaio
Non sono
stato fiacco!...
il
Non Non ho
messo
ne!...
suo padro-
Non
ho
fatto versare
lacrime a nessuno!....
Ma
si
la
contentata di proibire
atti di
beneficenza positiva
la gioia!
Dappertutto, grida
chi
il
morto,
ho sparso
Ho
cibato
aveva fame,
!
dissetato
nudo
Ho
dato
ET
giusta,
mente nel coro degli dei. La mia impurit, grida piena di gioia, mi tolta, e il peccato che mi stava addosso
l'ho gettato. Giungo in questa regione
riosi....
degli
eletti
glo-
Yoi che mi
state dinanzi^
le
aggiunge rivolta
sono
agli
braccia....,
anch' io
uno dei
vostri
di
39
gli
scrittori
del
tempo
venuti
Roma
dal
mezzogiorno,
fossero pi o
meno imbevuti
Cecilio,
morto nel
Roma
perch
possiamo
dir
nulla del
contenuto
morale e
filosofico
dell'opera
sua.
Certo
per
r intimit sua
sua
col poeta
di
della
Con Ennio
visse pure in
il
Roma, sino
alla
pi tarda et,
il
frequentando anch'egli
nipote
poi
egli
Marco Pacuvio,
a Taranto dopo
si ritir
140
e vi
mon
di
novantenne.
Che
Pompilio
nel
primo
dei
quali
mostra
falsi
e di parola, rispetto ai
sacerdoti, che gi
.... nam
istis^
qui linguam
quam
ex suo,
(1)
;
(1) pr.
Cic. de div.
I,
i
246, 9. Si confrontino
impudentesque
imperai,
arioli,
pr. Nonio Sed superstitiosi vates Aut inertes aut insani aut quibus egestas
57,
181
il
versi di
Ennio
semitam non sapiunt^ alteri monstrant viam^ Quibus divitias pollicentur, ab eis draeumam ipsi petunt , e gli
sibi
Qui
pitagorico, che troveremo
40
un concetto
v
affatto,
anche in Virgilio:
omnia animai^ format^ alit\ auget^ creai, sepelit recipitque in sese omnia omniumque idem est pater, indidemque eadem aeque oriuntur de integro atque eodem occidunt.
quidquid
est hoe^
mater
est terra;
ea parit corpus^
animam
aether adiugat
(1).
quem
et
:
dco^
ventus post
passo, dice
il
p,
30 n.)
il
Se
e della Terra
madre
risale
al
suo
maestro
Anassagora (500-430
fra
i
circa), fu peraltro
mistici.
10.
altri (2), se
frammenti
certa continuit di
altri
fctas
suscitant
sententias
.
(citati in diversi
luoghi da Var-
Y. per
fr.
46
52 del Pascal
(p.
30
e 35).
si
41
la
dipendenza dai
virti (2),
tragici
greci
nonch
alle
il
come non
ne
pensare
sia stato
dottrine pitagoriche
diretto o indiretto
r influsso
quando
leggiamo
sentenze
a.
afferma la
:
de-
siderii
Profecto ut quisque
ita
minimo
isti^
contentus fuit^
fortunatam vitam
vixit m,axime^
ut philosopki aiunt
est (3).
verum haut
est iter:
Spissum
E
al
se
grammatici che
ci
hanno conservato
ci
frammenti
pii
avessero badato
un catalogo
(1)
V.
fr.
60 e 61 del Pascal
(p.
(p.
41) e le note.
(2)
Pascal
42)
nam
si
non
eumque
Numquam
Il
nium
isti
infirmai
bonum
i
425 Keil.
Pascal
(p.
67)
sl
pkilosophi...
il
annota
Cinici ?
poeta, imi-
quaU sappiamo quanto si siano burlati i comici ateniesi della commedia di mezzo, di cui Gellio {N. a. IV, il) pot scrivere: mediae comoediae proprium argumentum fuit Fythagoreorum exagitatio .
tatore di
(4) pr.
p.
67).
Si notilo
spissum..
iter.,
e di idiotismi,
42
citare
altri
potremmo
forse
passi
ugual-
mente notevoli
e significativi.
Cos veramente
notevoli
(1),
sono
le
sentenze
di
comici
luogo nei carmina aurea pitagorici e che riprendono motivi etici, gi da noi accennati, proprii tanto del Pita-
gorismo quanto
1.
2.
Sui quique mores fingunt fortunam hominihus, Non est beatus^ esse se qui non putat. (3)
Is
3. 4.
5.
6.
7.
minimo egei mortalis, qui minimum cupit. Quod vult habet^ qui velie quod satis est potest. (4) In nullum avarus bonus est^ in se pessimus. (5).
alio expectes alteri
Ab
quod
feceris. (6)
Beneficia in volgus
eum
largiri institueris
(7)
8.
perdenda sunt multa^ ut semel ponas bene. .... quid ? tu non intellegis
tantum
te
adicis ? (S)
68 sg. Cic, Farad. 5, 35, che lo riferisce ad un sapiens poeta; esso ricorda la sentenza di A. Claudio su citata. Secondo alcuni si tratterebbe di un altro verso, che il Lachmann ricompone cos suis fingitur fortuna cuique moribus. V. anche pr. Nepote, Vita Att. Il, 6 ed altri, di cui il Ribbeck, Gom. Fragm.^ p. 147. come (3) pr, Seneca, epist. 9, 21. Che la felicit e 1' infelicit,
(1) pag. (2) pr.
:
non
cause esterne, verit che i Pitagorici affermarono ripetutamente Cfr. PuBL. Siro I, 56, Q, 7 Meyer. (4) Questa e la precedente pr. Seneca, epist. 108, 11. Cfr. la prima sentenza di Turpilio su citata. (5) pr. Seneca, ejist. 108, 9. (6) pr. Lattanzio, div. inst. I, 16, lO. Cfr. pr. Lampeid. Alex. Sever. 51 quod tibi fieri non vis., alteri ne feceris e nei Garm.
:
quod feceris.
off.
de benef. I, 2 cfr. Ennio pr. Cic. de benefacta male locata malefacta arbitror (8) pr. Seneca, de benef. II, 5, 2.
18, 62:
1.
43
seguenti frammenti:
(1)
quam
voeant sapientiam.
es,
2.
suscipe.
3.
Ma
Poich per
dipendenze della
che anche
filosofiche,
gli
scrittori latini,
massime
vano.
Il
anche in opere
stesse
dottrine
ave-
morale specialmente
popolo romano,
conil
quale,
11.
Infine, anche
a.
(180-103
C.)
noi
potremmo
Roma
al
tempo
i
di satire,
libri
XXVIII
XXIX,
(1) QuiNTiL.
(2)
YI,
3,
97.
Charis. V, p. 253 P.
(3)
nuto che per
sistemi.
la forma,
i
44
filosofi,
le loro
opere
loro
Ma
esse
homines^ sic
ist
soinnia fda
(1)
1.
XV
delle Satire.
E un
altro bellissimo
quanto
alto e
pretium persolvere rerum quis in versatnm\ quis vivimus rebus potesse, virtus est homini seire id quod quaeque valet res ; virtus seire homini rectum^ utile quid sit^ honestum^ quae bona, quae mala item, quid inutile, turpe, inhonestum ; virtus^ quaerendae fne^n rei seire modumque ; virtus^ divitiis pretium persolvere posse ; virtus^' id dare^ quod re ipsa debtur honori ; hostem esse atque inimicum hominum morumque malo rum, contra defensorem hominum morumque bonorum,
Virtus, Albine, est
velle^
his vivere
amicum
commoda
praeterea patriai
prima
putare^
nostra. (1)
iam postremaque
(1) fr.
(1)
fr.
= Latt.
= Latta.nzto.
VI,
I,
22,
13.
5, 2.
CAPITOLO TERZO
Roma
nel
secolo a. C.
1.
Qenethliaei.
3.
2.
La scuola
dei Sestii.
1.
Da
Sant'Agostino
(1) ci
stato
conservato,
del-
l'opera Yarroniana
De
un passo per
esse
noi importantissimo:
in
Genethliaci
quidam scripserunt
renascendis Jiominibus
;
quam
appellant TraXtyysveatav
Graeci
CDXL^
ut idem corpus
eadem anima
in corpor e aliquando,
etionem
ne fissavano
persino
il
compimento
si
davano anche
nomi
di
magi^
di
caldei e di matematici.
II e I secolo a.
Abbastanza numerosi in
Roma
nel
C,
(l)
De
civitaie dei,
XXII,
28.
filtrarsi
46
dall'Egitto e dal-
di riti stranieri,
massimamente
l'Asia,
persino
stato.
ad essere
Poich,
come
Pascal in un suo
geniale
interessante studio
(1),
svolgendo in particolare
la dottrina
metemdi loro
un sistema
stelle
il
mezzo
svolto,
di segni particolari,
ma
se-
Era dunque,
aggiunge
tifica,
il
Pascal,
un
uomo
fosse
che
lo
aveva visto
che
si
nascere
Strani
davvero questi
scienziati-filosofi
sforzano di ribadire
Favorino
(li sec.
C.)
il
il
siste-
matica
(1)
La
mondo pagano,
in Atene e
Roma
(2)
il
del
Roma
antica, Fi-
AULO
XVI,
1,
discorso di Favorino.
47
Io in verit
non posso
ciclo
un
monargo-
secoli
di
110
anni
ciascuno
gli
mi inducono
l'idea
stessa
contrario^
e cio che
comune
da,
alla
filosofia
mistica
greco-
italico-romana (1) e
per
mezzo
e la diffusero per
popolo
(3).
essere
Sole od Apollo
l'et
(4)
che avrebbe
gli
bruciato
antichi
l'uni-
verso e riportata
dell'oro, con
uomini
dal
2)
invoc
:
perch
venisse
redimere
l'umanit
peccato
Tandem
venias^ precamur^
Augur
Cos Cicerone
e cio di
Apollo.
(1)
ci
parla nel
De
1'
!
estensione
maggiore,
(2) pr.
470000 anni
La
Sibilla
cumana ha
;
pre-
La
4:
conflagrazione
(1)
probabil-
mente simbolica
aspettata
da
furono
dunque due
e pi
dogma pagano,
avesse
E come
pu
Veramente
forse
un
po' troppo,
si
non
vuole
Non
una genesi
indotti,
passando dai
si
dotti
agli
l'essenza primitiva,
o,
nuove
alle
significazioni
pi
grossolane
Koma, uscendo
e mescolandosi,
in
mezzo
al
popolo,
a credenze d'altra
derivazione.
Non
come vedremo pi
come
seguaci
(1)
d.
Y.
C,
passo dei Garm. Sih.JN^ 175 sgg., forso dell'Sl od 82 citato dal Pascal e che questi crede composto da qualche
il
terapeuta od esseno.
49 --
profanum
vulgus,
V antica
sa-
2.
Chi
distinti
si
filo-
un
estinta
come complesso
di teorie e
d'insegnamenti pratici
ben
contemporaneo e
parlando
amicissimo di Cicerone.
Il
scritto
di
P.
Fuit vir
cum
ceteris artihus,
quae
quidem dignae
lutae videntur
investigator et diUgens
.
poi continuava:
post
illos nobiles
est
quodam modo^
63,
pretoro
e infine esiliato da C.
non
ir.
Vili
:
p.
131 Bait.
ci
d notizia
eum.
di
le
parole
qui (Nigidius),
me
Romam,
ex lega-
SvETONio
:
fr.
85
= Hieron.
si
= 45
C.
magus in
exsilio m^o-
ritur
Numa
.
Pitagorismo e
lo
la
V,
3)
parlando
di Nigidio,
chiama
mathematicus
4.
Per
il
50 -
ai
solo Yarrone,
e bench
non
ci
(1),
restino
che
pochi
scuciti
frammenti
molto e
egli scrisse
con profondit
ria ,
al
di ricerche
il
come
dice
Giussani
12) lo disse
lo
maxi
di-
stesso Macrobio
dice
iomo
scipUnis egregius
lo
s' visto,
giudic acuto e diligente studioso dei pi involuti fenonaturali, e precisamente di quelle ricerche e di quegli
meni
studi,
di
pochi solitari
d'
ogni tempo,
matematico
'
Svetonio
'
pitagorico e
mago
'.
Ora,
primo racconta
a tutti che
il
essendo arrivato un po' in ritardo, Publio Mgidio, conosciuta la causa dell'indugio e l'ora precisa del parto, afferm
di tutta la teril
Una
racconto
FiGULi
SvETON., Aug. 94: a quo natus est die, cuni de Catilinae coiti
niuratione ageretur
Nigidium comperta
siche di essa
(1.
fa,
XLY,
cap.
alle
dio.
Apuleio a sua
volta
riferisce
di
aver
letto in
una
forte
somma
di denaro,
e questi,
coma oggi
gli
si
direbbe, ipno-
aveva anche
filosofo
fatti.
conoscenze magiche ed
astrologiche?
Forse durante un
Non
sappiamo, seb-
bene
d'altro lato
muove con
la velocit della
acceperit, adflrmasse
dom
num
(1)
Mernini me ajud Varronem philosophum, virum accuratissime doctum atque eruditum, eum alia eiusm,odi, tum, hoc etiam, legere... item,que Fabium,^ cum
De magia
crumena cum, parte eorum, celeri ut forent distribuii^ unum etiam denarium^ ex eo numero habere Catonem philosophum^ quem
a pedissequo in stipem Apollinis accepisse Caio confessus est . (2) Ci si desume da una nota del Gommentum a Lucano (I, 639), dove detto che Nigidio ebbe il soprannome di Figulo perch regressus a Oraecia dixii se didicisse orbem ad celeritaiem rotae fi.guli torqueri Del soprannome altri davano una ragione un po' diversa, in rapporto con la famosa obiezione dei due gemelli cos
se
lo
Quanto
alle
52
"->
varia natura:
di
egli
anche
filologia (2).
Di
lui
libri,
si
ricorda
XIX
nel quarto
secondo Orfeo e
Magi,
e nel sesto
nel
decimo
di
accennava
penati
feri
riti
:
dei
e quelli degli
celesti,
uomini
(3), cio,
probabilmente,
elementari
acquatici,
terrestri
(gli
quest'opera
il
ci
appena
dieci, lo dice
<i^
gram-
slU.^
N'igidius
Me
in
i
.
scripserunt
di Ngidio,
Varronem ; licet Varr praecellat in theoeommunihus litteriSy nam uterque utrumque La luce di Varrone dunque oscur quella
cui libri intorno agli dei erano letti soltanto,
come
dice lo
Swoboda
(4),
stoico
Diogene presso
1,
Cicerone
(De divinai.
II, 43,
90),
Gellio,
S.
N. A. XIV,
Agostino
1.
26, lo
e.
(1) IsiDOR.,
Origin.
XX,
ci
2,
10: Nigdius
come
attesta Gellio
N.
J..,
X,
4,
ohe
il
Reiff
idem
(Ni-
VI
exponit
et
X,
et
mortalium hominum
coli,
quartos.,
uomo
assai
53
d. C. (1).
Di
intorno ai sogni
(4) e
(5),
un
interamente o quasi
interamente perduti.
Un'altra causa di questa perdita spiegata in parte da
Gellio (N. a.
XIX,
le
14, 8)
il
quale
ci
fa
sapere precisa-
earum tamgli
scritti
quam parum
Dunque
di
Nigidio avevano
un
Se noi pensiamo
alla diffusione
della
morte
di
(se-
numero
pii
di profezie,
di predi-
che sempre
chiaramente annunziavano
;
se
pen-
pochi de-
(1) Si
veda, intorno a
lui,
dell'anno 1877.
(2) Gellio,
N. A. XVI,
I, I,
6,
12.
e.
45
p. 95,
14
96,
Wachsm.
(4)
Serv. ad Georg.
43 e
19.
I,
2l8.
54
cenni dopo
il
nuova
Roma
Apollonio di Tjana,
Pitagora redi-
vivo, che
peratori,
non pu
esservi
alcun
dubbio
se
Figulo
fu
fedeli
amici
non ostante
tale precauzione,
ebbe molte
or ora
dopo
di lui,
come
vedremo,
Sestii,
di
vecchie dottrine
diffondendosi,
s
la
segretezza e
mi-
servivano prima.
(I,
639
seg.) riferisce
si
una
studi
conoscere
gli
dei e
Menfi
At Figulus, cui cura deos secret ac/ue caeli nosse fuit^ quem non stellarum Aegyptia Memphis acquar et visu numerisque moventibus astra^
aut hic errata
ait,
mundus
et
aevum motu :
un vicino
fatto e
come, prima
di lui,
avevano
con
lui
facevano
Genetliaci. Ora,
siffatte
pensare, a proposito di
di
55
romani
e
del
mondo, su cui
l'aquila di
le
Roma andava
stendendo e
allartristi;
gando sempre pi
sue
ali
ma
simo, per
ma
pure innegabil-
mente
certa.
sic^,
Comunque
di
inizi in
Roma un
vero
vediamo ora
Noi possiamo desumerlo da altre testimonianze, le quali non solamente accennano a una vera e propria scuola, a
un sodaliciumy a una factiOy ma vi accennano che possiamo anche comprendere quale fine il
stesso abbia avuto, o
in
modo,
sodalizio
almeno
troppo tenero e
non
disinteressato
di cose creato in
Roma
dal trionfo
fautori
infatti
negli
(1)
illis
temporibus
eruditione studiorum
conveiiiebant.
quem plurimi
Haec
iacti-
existimari
(1)
V. tomo V, part.
2,
p.
317
delI'Orelli.
56
vellent, e altrove
(1)
si
dice di
un
.
tale
che
ablit
iniziavano
si
ai
dedi-
ci
persuade la ciarlata-
abbandonava
e vi
(2).
calunnie,
quali
andavano sussurrando
qua e
le
numero degli onesti in quei tempi cos torbidi, furono forse un ottimo pretesto per legittimare l'allontanamento da Roma e l'esilio di un uomo d'antica tempra repubblicana. Che poi il tentativo di Nigidio avesse un
nore era
carattere anche politico e che egli vagheggiasse, nella ricostituzione del sodalizio pitagorico e quindi nella eguaglianza
sociale e nella
felicit
comunanza
dei beni,
il
ma non
certis-
sima
(3).
cos
il
sapientissimo mago,
il
maestro pitago-
(1)
5,
14.
et
Tu qui te Pythagoriaum soles dieere (2) nomen tuis immanibus et barbar is moribus
inaudita ac nefaria saera susceperis^
cere,
hominis doctissitni
praetendere....
cum
eli-
Gum puerorum
6,
extis
Deos manes
si
in Vatinium
14.
Dal che
pu vedere,
di
incidental-
mente, che
(3)
lo
Pascal
Il
scrittori di
Roma
antica (Riv.
d'I-
talia,
Le Monnier, 1903).
rico,
il
57
nell'esilio, nel
tempo
doveva
sacri-
stesso che p
Roma
intercedeva per
lui,
allo
scopo di otte-
nerne
il
Ma
uomo
assai pericoloso
il
non ostante che i famigliari di Cesare e quelli ch'egli avea pi cari ne parlassero con ammirazione e ne avessero alta stima, il divo lulio non si lasci troppo
lego Figulo, se,
fiero
repubblicano
trapasso
Gli che
momento
di
dalla
repubblica
dello
l'interesse
interessi
e
si
alle
ambizioni dei
singoli
competitori.
Tutto questo
rileva da
una
lettera,
aveva
nergli
il
cos
interessanti e
adopera
che
la
riferissimo
per
intero
a
(1).
Basti
accennare
tut-
tavia che
egli si rivolge
omnium
doctissimo
et
(1)
a.
la lettera
Ad
familiares, dell'anno 46
mum
tuam
propensum ad salutem
lui
ma
questa era
la
dall' a-
del
suo
poich in realt
s
il
povero
filosofo
fu
lasciato morire in
che
come
et
familiares
eius
(cio di Cesare),
quidein,
et
qui
UH
iucundissimi sunt,
piii
!
mirabiliter de te
loquuntur
sentiunt e di
accedit
eodem
omnium
larlo crede
58
opportuno
di
premettere
at ea
quidem fa^
est^
summa
si
umquam
exquisita
in ullo fuit
cosicch
et
quadam
ratione
doctrina proficiscitur,
;
attingam:
tibi totani
relinquam
e concliiudendo termina
sis
col pregarlo
animo ut maximo
magnis
omnia optime
et
omnium
si
Ora
si
ricordano
al
pensa
ancora
ci
sono rimasti e
si
fece maestro:
un modo oscuro e involuto, forse per via fu poi una delle cause maggiori, se non
tutte,
che
di
maggiore
lette
per la quale
le
opere
di lui
furono poco
e a
nell'oblio.
3.
dopo
la
dispersero e continuarono
fra loro chi
sua dottrina.
ci fu in
In quegli
stessi
anni
infatti,
o poco
dopo,
fosse
Roma
insegnamenti:
voglio
alludere
alla
Sextiorum nova
et
romani rohoris seda
59
la
quale per
(1).
coepisset,
extincta est
Decisaanzi a
alla filosofa,
certa filosofia
in
in verit
quelli
alle
Roma, desiderassero
le
serio
speculazioni filosofiche:
ricchezze e la potenza
della
nuova
Roma
tempo
!
e voglia
gli
ed ingrate
Cosicch
di quei pochi,
i
mare
meno
fatua e
effetti
poco
ai quali
accenna Seneca? Le
ma
suffi-
di tanta corru-
zione,
come uomini
desiderosi
verit
della
onori;
come uomini
vizio.
maggiori intorno
si
addensano
di
di
tenebre del
Del primo
e
il
di essi,
nome
mirabili Lettere
e cos
a Lucilio piene
di tanta filosofica
sapienza
meditate
pi
che non
siano
provare
beni che
come
fonti di felicit,
cita gli
il
esempi
di Fabrizio e di
(1)
60
padre Sestio, pur essendo nato in
tali
condizioni da dovere
un giorno governare
la
persino
la
poich egli
non annetteva alcuna importanza ai pubblici onori, ritenendoli, come sono, troppo incerti e transitori (1). Una rinunzia di questo genere non era certamente cosa che
tutti
ambizioni
e tanto
meno
Ma
tanfo:
il
nostro
Sestio
ambiva per
il
la
:
laticlavio
ornamento meno
e
meno
ricercato,
ma
pi dignitoso
pi vero,
di
manomissioni o
;
di
per la quale
non facendo,
in sul principio,
il
un
ei
giorno, di suicidarsi
Come
degli onori,
si
non
fu avido
neppure
dolle
ric-
chezze; anzi
filosofo
Democrito,
il
quale,
avendo previsto da
una
carestia d'olio,
che
comper a buon
Honores repulit pater Sextius, qui, ita natus ut rempuhlicam deberet capessere, latum clavum, divo lulio dante, non recepii; intelligehat enim, quod dari posset, et eripi posse .
(1)
(2)
Plutarco, Del
TiXst xtjjig xal
modo
di conoscere
virt , 5:
v
x-^
KaGnep
ipxg 5i cpiXoaocpiav v
xp(t\),e>foy
xqi cptXoaocpsIv
"^^
aB
xtp
Xyt}) x^^'^"^?
.
np{bzo)t,
mente
61 "sopravvenuta
la
real-
primi proprietarii
merce
quando
!
lo
avesse coluto
(1).
Ma
e
che
uomo
era Sestio
Che
come diverso da
tanti filosofi
vigore perch
role di
non ne hanno
si
son pad'ispirarti
Seneca -
uno
te stesso
In qualunque stato
si
legge
il
suo
libro,
sfiderebbe la
qualsiasi
che,
avrebbe
la forza
di lottare
contro
pur
felicit
suprema, non
fa disperare di raggiungerla:
egli la
in alto,
stare, s
ma
in luogo accessibile a
chi
(2).
conquialta lode
Quale pi
Historia^ XVIII, 68, 9- 10 Ferun primus intellexit ostenditque curri terris caeli Demoeritum, qui societatem, spernentibus hanc curam eius opulentissimis civium,
(1)
Plinio,
Naturalts
magna tum
ei
propter
spem
olivae,
quietem doctrinarum
et
sciebant
ingens divitia-
rum
fore.
fecit
(2)
cursus, restituisse
mercem anxiae
et
nitentiae,
contentwm ita probasse opes sibi in facili, quum vellet, e romanis sapientiae adsectatoribus Atkenis
LXIY:
Lectus
est
mii credis, viri, et, licet neget. Quantus in ilio, Dii boni, vigor est, quantum anim,i! Hoc non in omnibus philosophis invenies. Quorumdam, scripta clarum
per un uomo,
di
62
Seneca
Vuoi tu persuaammaestrava:
fa
dere un
uomo
uno specchio e
che
veda
riflesso
quel
modo anche
ne sarebbe
ebbe cos
agitata
egli
exsanguia sunt. Insttuu7it, dspunon faciunt animum, quia non habent. Quuni
viget,
liber est,
supra hominem
est,
dimittit tne
plenum
ingentis
fiduciae.
In quacumque positione
mentis sim;
quum hune
:
Quid
eessas,
tum
vides. Illius
ubi virtutem
quod vincam,
et
Nam
habet,
quod
et
ostendet
Ubi
desperationem eius
et
:
(1)
De
ira^
lib.
II,
oap. 36
faciet. Seies
quantulum ex vera deformitate imago illa speculo repercussa reddebat ? animus si ostendi^ et si in ulta materia perlueere posset.,
intuentes
nos confunderet,
aier
maculosusqite,
aestuans., et
est
distortus, et tumidus.
Nunc quoque
per
o-
ossa carnesque,
stenderetur
et tot
impedimenta., effiuentis
quid
si
nudus
? et e.
per avere una virt
il
68
al
sommo
;
Giove, che
meno
stabile e duratura
ma
per tutto
tempo
in cui
si
perfezione
quindi
umana
e la divina differenza se
non
di durata.
Ond' che egji pot veramente additare ai volonterosi il Di qui si monta bel cammino della virt ed esclamare
:
alle stelle! di
for-
tezza
popolo
persuadendo che
la
gli dei
aiutano
mano.
(1).
(1)
quam honum
'
non
est
gendi gubernaeulum
non magis^ quam inter duosj quibus par saientia reest^ meliorem dixeris, cui maius speciosiusque navigium est. lupiter quo antecedit virum bonum! Diutius bonus
est.
breviore clauduntur.
Queniadmodum
est beatior
:
ex
senior decessiti
non
est
<?o,
euius
terminata
virtus
Deus non vincit sapiente ut felicitate^ Non est virtus maior^ quae longior. lupise
omnia
habei; sea
pertinet.^
nempe
aliis tradidit
habenda.
est:
Ad ipsum
lupiter., et
hie
unus usus
se
sapiens tam
hoc
quam
magis suspicit., quod lupiter uti illlis non poteste sapiens non Credamus itaque Sextio monstranti pulcherrimum iter et clamanti : * Hac itur ad astra ! hae, secundum frugalitatem:, hac, secu7idum fortitudineyn ! Non sunt Dii fastidiosi, non invidi ;
admittunt,
et
ascendentibus
manum
porrigunt. Miraris
hominem
Deus ad homines venit\ immo., quod propius est., in Nulla sine Beo mens bona est. Semina in corporibus kumanis divina dispersa sunt; quae si bonus cultor excipit.^
ire?
hom.'ines venit.
ad deos
64
Questa sicura fede, questa
virile forza di pensiero susci-
di
filosofava
scrivendo
in greco con
un
esercito che,
in paese nemico,
(1).
Ed
cui
parla
paria
his,
quam humus
:
ac palustris^ ne-
Sextium ecce quam maxine lego^ (1) virum acrem^ graecis verbis^ romanis moribus philosophantem. Movit me imago ab ilio posila ire quadrato agmine exercitum^ ubi hostis ab omni parte suspectus est, pugnae paratum. Idem^ inquit^ sapiens facere debet; omnes virtutes suas undique expandat^ ut ubicumque infesti aliquid orietur, illic parata praesidia sint^ et ad nutum regentis sine tumultu respondeant. Qitod in
LIX
magni ordinant,
fieri
videmus^
imperium ducis simul omnes copiae sentiant^ sic dispositae, signum ab uno datum, peditem simul equitemque percurrat hoc aliquanto magis necessarium esse nobis Sextius ait. UH enim
ut
ut
causa
tutissimumque
illi iter,
;
quod
tam superne utrumque trepidai latus ; sequuntur pericula^ et occurrunt\ ad omnia pavet ; imparata est^ et ipsis terretur auxliis. Sapiens autem^ ad omnem incursum munitus non si ignomiest et intentus: non si paupertas^ non si luctus, nia^ non si dolor impetu?n faciat^ pedem referet. Interritus et contra illa ibii^ et inter illa. Nos multa alligante multa debilitante diu in istis vitiis iacuimus elui difficile est non enim inquinati sumus, sed infecti . (2) Nel De illustr. grammat., 18, rammenta di lui che ad
suspeetissimum
fuit.
UH
meius
est,
quam
infra
Q.
Sextii philosophi
sectam
transiisse
dicitur
Alcuni
codici
-- 65
con
la nobilt della
sua
sdegnosa d'ogni
gere quella
di cui
abbiamo
seguaci e prosecutori
come lozione
(1),
di Alessandria,
(2),
di
Seneca
Divin.
Cornelio Gelso
lib.
lui
parla
Lattanzio,
i.
institui.
VI,
24.
A.,
I,
8.
Nella interessante
Lucilio,
gii
epistola
108^
al-
se al
suo
dice
come
oltre
per
dai
sempre
vino,
insegnamenti
di
la
inutilit e
danni
di
tagora e
tero
il
di Sestio,
anche
di ragioni proprie.
:
Quonam
quantum maior impetu ad philosophiam iuvenis aeeesserhn, quam senex pergam^ ?ion pudebit fatevi^ quem mihi amorem
ponere
Pytkagorae iniecerit Sotion. Docebat^ quare ille animalibus absiinuisset^ quae postea Sextius. Dissimilis utrique causa erat^ sed uirique magnifica. Rie etc... At Pythagoras Haee quum exposuisset Sotton
et
Non
et
credis^ inquit,
migrationem
esse
per eertos
quondam hominis animum morari? Non cremundo, sed anulare regionem? nec tantum circuitus verti, sed ammalia quoque per vices
et animos per orbem agi ? Magtii ista crediderunt viri. Itaque iudicium quidetn tuum sustine: ceterum omnia tibi integra
ista.,
abstinuisse
animalibus innoeentia
est.,
frugalUas est. Quod istic credulitatis tuae amnum est ? Alimenta tibi leonum et vulturum. eripio. His instinstus abstinere animalibus coepi., et anno peracio non tantum facilis erat m,ihi
Lib.
X,
1,
Cornelius
Celsus.,
Sextios secutus.,
Papirio
I
66
di
Fabiano
(1),
Moderato
Cadice
(2)
ed
il
altri.
abbiamo
primo
al
quello di cui
parlato finora,
tempo
di
Augusto
il
come
(3),
dice See
neca^ rifiut
laticlavio
il
avrebbe
pure, secondo
dimorato,
in
Atene;
suo
figlio,
il
nome
di Sesto pitagorico
non sappiamo
filosofi, solitari
assolutamente nulla.
Ora, di qual dottrina furono maestri questi
ricercatori di verit in
un mondo
di
gaudenti e
di tristi?
(1)
Seneca, Epist. C;
cf.
Seneca
il
retore
al lib> II delle
Con-
troversie^ prefaz.
(2)
Questo
i
tempo
di
so per
Vili, 7) e scrisse un'opera voluminosa intorno alla dottrina pitagorica (V. Porfirio,
Vita di Pitag.
p.
Plotino
(3)
e.
20 e
S.
III.
Epist.
XCVIII
d.
Di
un
che
fior ai
olimpiade
195. 1
il
70' a. C. e
10.
il
5 d. C.
Fragmenta philosophovoi.
rum
esse,
graecorum,
Parigi,
Firmin-Didot,
(1875)
p.
522
della paternit di
oltre a ci che
ne dice
lo
stesso
Mullach
v. II,
pp.
XXXI
sg.),
fa lo
Zeller, Die
Philosophie
der Qriechen^ voi. IV, III ediz. (Leipzg 1880), pp. 679 e 681 nota.
67
Essi ebbero intanto una propria dottrina psicologica, se,
come nima
bile, il
riferisce
Claudiano Mamerte
(1)
spiegarono che
ilocale e
l'a-
inafferra-
corpo
Ma
ben vero
LXIY) che
volere o no
(licei neget), il
padre Sestio
ma
quel
volere o no
si
ci fa
compren-
professava stoico.
(2),
infatti
lo
dice pitagorico
e tale lo
le
famosa esperienza
ma
di
altres
alcune
come
(3)
quella
astenersi
dai
l'una e
l'altra,
non
la giustificava,
come Pitagora,
... Eomanos etiam^ eosdemque (1) De statu anirnae, II, 8 philosophos testes citamus^ apud quos Sextius pater^ Sextius flius propenso in exercitium sapientiae studio apprime philosophati sufzt, atque hane super omni anima attulere sententiatft Incor: .
poralis, inquilini^
vis
quaedam
omnis est anima et lUocalis atque indeprehensa quae sine spatio capax corpus haurit et continet-
3.
.
(2)
(3)
Seneca, De ira^ lib. Ili, e. XXXVI, 2: Faciebat hoc Sextius ut consuniTnato die^ quum se ad noeturnam qutetem. recepisset^ interrogaret animum suum Quod hodie malum tuum sanasti ? cui vitio obstitisti ? qua parte ntelior es?
:
questo proposito, oltre alla Up. CVIII di Seneca riportata si suol citare il passo, conservatoci da Origene, (contra Celsum , lib. YIII, p. 397 ed. di Cambridge), che suona: Il cibarsi di carni indifferente, ma l'astenersene pi conforme a ragione . Tale sentenza per di Sesto pitagorico, non
(4)
escori la
ai
ma
ragionevoli, perch
meno
altri
astrusi
gli
uomini,
hanno
carne;
al
minimo
ci che
pu
alimentar la lussuria
la
nostri corpi
(1).
Ci
sembra quindi
stoici
che
Sestii
non furono ne
ne
pitagorici,
ma
ebbero un proprio
con prevalenza di
elementi pitagorici
non fu ne
inorganico, n dubitoso (come quello degli accademici dell'ultima maniera) n materialista (come l'epicureo), sibbene
convinzioni
ben salde
e su
pii
meno
ma una
vera
propria
tempo
grande
ruzioni,
di immoralit,
Roma
(1)
hie {Sextius)
homini
satis alimen-
torum
sanguinem
esse eredebat.
et criiclelitatis
eonsuetudi-
nem
fieri^
addueta
laceratio. Adiciebat
contrahendam materiam
CAPITOLO QUARTO
Pitagora e
le
I.
Lncrezio e
il
poema
Della
Natura
Epicuro contro Pitagora
metempsicosi.
Il
1.
Lucrezio e
il
2. di
3.
Acdi
sogno
Ennio.
4.
trina dell'
Polemiche intorno all'anima nel terzo canto: la dot5. Argomenti epicurei contro la anima-armonia.
6.
Insussistenza del
Riassunto
1.
Poich
si
Sestii cerca-
rono
di restaurare in
Roma
il
culto del
Pitagorismo, non
romana
cos infatti
farci
scrittori
di
quel
tempo,
70
il
ma
ci
si
offrir
anche
modo
di
esporne e chia-
le
pi
svariate
credenze
in
pi diversi sistemi di
filosofa
affluendo
Koma
terreno che
il
doveva
della
di
e far germogliare
seme
nuova
non
facile
uno i come
massime poi
quelli che,
avuto larga diffusione e gran numero di seguaci, trasmisero parte dei loro
posteriori.
principii
alle
speculazioni filosofiche
di
Ma un
poco di diligenza e
tutti
pazienza
ci per-
fa espli-
cita
menzione
di
esaminare
altres
quei
concorde consenso
dell'antichit,
al
Samo.
di
Lucrezio, che
filosofico greco,
felici tentativi
come
tutti
sanno,
il
un sistema
epicureo. Altri
greci
erano
bens
altro,
ma
che Lucrezio
pur
conscio
affer-
Annales
il
pot ben
di essere
primo a tentare
71
Italia
alle
sottigliezze,
filosofico,
alla
le
profondit,
precisione
del
linguaggio
infatti
non
all'
solo
espone con
no air essere
infinit dell'uni-
atomiche,
alla natura,
com-
delle sensa-
mondo
meteorici e tellurici,
piti
ma
i
discute
anche,
perch abbiano
sicuro fondamento
le
combatte
sibili
argomentazioni contrarie e
le
obiezioni pos-
degli avversari.
fondamenti
distrugge principii
naturale che
il
poeta
e prima di lui
il
Epicuro
abbia tenuto
2.
Ora,
poeta discute
suo
dell'
anima.
fa
il
volta,
n
che
ma
ci
non
ci
toglie
un
non
permetta di
poeta pensi
dirlo, il
a combattere
per
72
che
ben nota, in
la
verit,
il
la disistima
Epicuro ebbe
matematica;
numerico
mondo,
ma-
te-
modo
le
dottrine
della scuola
infatti lo stu-
suo sistema.
dio
del
poema
due
di
Lucrezio
conferma
senz' altro
questa
che contengono
1'
esposizione e lo
al
mondo
e alla
manca
fisico,
aJffatto
qualsiasi ac-
Ma
e dall'
queste, oltre al
mondo
metafisico (anima
e dei), e quanto
pur considerando
e musicale,
anche
di
questa
l'
aspetto
il
numerico
sviluppavano so-
prattutto
concetto della
sua eternit
attraverso
un
ciclo indefinito
di vite terrene
(me-
tempsicosi). Sotto
questo aspetto
pertanto
la filosofia di
Pitagora dovette
culazione fu di combattere
intelicit
umana, cio
il
della
morte e quello
e della
armi
della logica
il
principio
materialit
mortalit dell'anima.
alla filosofia
Non
pitagorica la dottrina
platonica e le specu-
73
t dell'
forse,
anima ?
la filosofia
pitagorica
alle
non
si
uniformava
spiegandole e chiarendole,
pi inveterate sualle
perstizioni, alle pi
profonde convinzioni,
?
pi
diffu-se
lo
Democrito
la
1'
appli
cazione
al
al
mondo
fisico,
mondo
anima constava
per
infatti d'
un
aggregato
della
d'atomi
sensiferi),
trarne la conseguenza
mortalit
dell'
anima
o,
cessario dissolversi
Ma, giova
tere
il
ripeterlo,
timore
della
morte,
il
dal pensiero
alimentato
che, morto
il
corpo,
l'anima
sopravviva. Ora,
fra le
varie forme
di tale cre-
largamente
1'
secondo
la quale
anima non
solo continuava
ad
esistere,
ma
poteva, ad intervalli,
rivivere
in nuovi
vita ter-
una
volta la
trama della
rena
cosi.
insomma
l'antichissima
per
di
pi
questa
un
certo senso
cio,
(come ve-
in
quanto
nell' infinit
tempo
e nel perpetuo
dissolversi
e ricomporsi degli
ricostituirsi
dell' identico
il
ri-
creasse di nuovo
medesimo
comprende
al
74
per dedarne
alle
lume
le loro
conseguenze in rapporto
due
questioni del-
morte.
Tanto ci vero, che Lucrezio svolge appunto in modo ampio ed esaurientissimo tale ipotesi e
tale discussione
temere
la
morte.
3.
Ma
prima
di
si
esaminare ed analizzare
riallaccia
questa parte
del
poema che
primo
il
cos strettamente
con
la dot-
mio dove
ordine e
la
materia
cenno
e
delle varie
credenze
e opinioni intorno
all'
anima
dell'
importanza capitale
umano
il
ricordo che
ad esso
collega del
il
famoso sogno
di
Ennio,
ha pure
importanza per
nostro tema.
infatti
Per rassicurare
dedicato
Memmio
atto
la
al
quale
il
poema
che
la dottrina
epicurea, di commettere
crezio
empiet, Lu-
religione fu
causa
il
che
gli
uomini commettessero
d* Ifigenia in
delitti
nefandi,
come
sacrificio
Aulide
il
(vv.
80-101).
dei,
vinto
anche
timore
degli
pu tuttavia
rimaner
sempre
da apparizioni, e trova
ranza
la
sua ragion
d'
umana
126).
75
studiare
Di qui pertanto
la necessit di
insieme
e della
con
ria
la
celesti,
dell'
degli
anche
problema
essenza
anima
natura dei
precisamente
112-126
si
accenna
in
par-
muore
il
corpo:
sii
natura animai,
nata
et
sit^
115
an tenehras Orci visat vastasque lacunas^ an pecudes alias divinitus insinuet se, Ennius ut noster ceeinit, qui prinus amoeno
detulit ex Helicone perenni fronde
coronam,
clueret\
dar
120
etsi praeterea tamen esse Acherusia tempia Ennius aeternis exponit versibus edens^ quo ncque permanent (1) animae ncque corpora nostra^ sed quaedam simulacra modis pallentia miris; unde sibi exortam semper fiorentis Homeri
125
commemorai speciem lacrimas effundere salsas coepisse et rerum naturam expandere diciis (2).
all'
Quanto
sosteneva che
la
credeva entrata
(1)
che
la
pi
ragionevole
dere in qual
tro
il
modo
di
dai codici.
Ne
so ve-
dice
il
Giussani, con-
senso
permanare.
(2)
In
questi versi,
come in
pi innanzi, mi
rerum na-
al
76
~
1'
aspettava
l'epicu-
le
tre:
rea,
che r anima
[simili
si
corporei
intereat nobiscum
morte dirempta)
o
la
popolare,
Averne
[te-
la
pitagorica, che
corpo
se
).
di altri
animali (pe-
cudes alias
divinitus insinuet
in contraddizione
non erano
punto
fra loro
tanto
vero ap-
che Ennio,
nel sogno
famoso
degli Annali,
altres
1'
pur
esponendo
la teoria pitagorica,
ammise
esistenza
Acherontei^
ai quali
per discensubito?
in
corpi),
ma
egli
un doppio,
del-
come
quella precisa-
mente che
doppio
narrava
gli fosse
dell'
che,
piangendo
a-
mare lagrime,
E dunque
filosofi
evidente,
alla
dottrina
altri
ed
anche
di
Pitagora,
di
esaurientemente
(1).
metempsicosi
4.
Ma non
v' forse
cenno
d'
fu propria di
seguaci
voglio
dire
anima- armonia?
si
(1)
La
crezio
libro,
Si
un
l'
77
materiale
d
-
fatto
che
il
atomica del-
anima
nelle sue
due
distinzioni
animus
od anima.,
che
negava
1'
ma
come una
spe-
cie di
98
100
sensum anini certa non esse in parte lo^atun^ vermn habitum quendam vitalem corporis esse^ karmoniam Orai quam dieunt^ quod faciat nus
vivere
eum
et
eum
dicitur esse
non est tamen haec pars ulta valentis, animi sensum non certa parte reponunt.
Ora
trina,
chi,
prima
di Epicuro,
ai
aveva svolto
cosiffatta dot-
che anche
uno
i
Pitagora e
(2),
suoi seguaci,
e spe-
ma
il
concetto
(1)
Platone, Fedone^
I,
e.
XXXVI
XLI - XLY;
Aristotile, Del-
Vanima^
DiCEARCo
(2)
4.
Dopo
Aristotile la svolsero
ancora, accettandola e
I,
l9)" e
I,
20).
La
veramente a Parmenide e a Zenone d' Elea ma che debba riconoscersi anche come
gi
il
propria
di
Philolaos., (p.
la
espone
Simmia, discepolo
XXXVIII).
accordava nel
78
se esso
l'altro
sistema
di
il
quella scuola
con
e immortalit dell'
anima
stessa.
que
recide
harmoniai
tum
res
nomine egehat -
quid quid id
est
habeant.
come
le
argomentazioni
la
di Socrate nel
Fedone
era-
no volte
non contro
teoria di Pitagora,
ma
contro
Ed
la
i
anche
poich per
uni rappresentava la
l'
inesisten-
atomica
(la
onde
essi
tre sostanze
elementari
freddo e caldo)
1'
anima
prima
udi
mana
(1)
fin
(1).
Si
comprende quindi
1'
che Lucrezio,
nativa e mortale,
Per Epicuro
il
anima
bens
ma
per,
che vive
essere
i
corpo,
sostanziata
di
materia
di
atomica ed parte
dell'
umano
si
ne pi ne meno
ecc.
le
mani,
e localizzata
che ammettendo
la teoria
dell'anima-armonia veniva a
sensiferi,
delle
im-
tasse questa dottrina, che
79
solo
non
negava
all'
anima una
ma
esistenza
(1).
5.
Dimostrata
la
ventotto
la
in tutto
della
vi
un gruppo
di queste
che combat-
anima dopo
morte,
ma
corpo e della
possibile
739-766,
774-781).
di versi.
Veramente non
della metempsicosi
Pitagorici
con
la dottrina
ammisero, fra
anima,
gli antichi,
un' esigli
stenza
Stoici;
pre-terrena
e inoltre,
dell'
ma anche
Platone e
pi volte,
come ho
gi osservato
tale
dottrina
non
nelle
leggende
popolari, nella
non
derivata,
allucinazioni (anche
queste
ma non
Cicerone
infatti,
parlando
la loro
et
di
Aristosseno e
di
Dicearco, dice
appunto che
esse
essi
con
omnino animum^
et
hoc esse
nomen totum
21), e
et
inane^ frustraque
ammalia
vel
animum
nullum
animam
(31
{Ttcsc.^ I,
pi
esplicitamente
...
pi sotto
Dicearehus quidem
esse dixerunt .
Aristoxenus.
omnino animum
segnamenti
gli
80
religiosi
di
che
s'
argomenti
Lucrezio
si-
curezza
Pitagorici.
Ma
il
popolo tale
c?ome vole
veramente
dopo
primo che
41
diede
quale
mossero,
di
lui,
Platone e
gli
cos
dobbiamo pur
esaminare
le
ragioni
del poeta
Lucrezio adduce
contro
1'
opinione
contro
timore
della morte.
a) Il
primo argomento
se la nostra
(vv.
mancanza
esistenza anteriore
anima
momento
della nascita
(2),
perche
del
non siamo assolutamente in grado di ricordarci tempo trascorso e non serbiamo in noi qualche ri-
(1)
bisogno di
ricordanza
colari di
rammentare che appunto ctalla realt di tale rappresentata non gi dalla reminiscenza di partivita terrena,
una anteriore
Platone
e
ma
mente
di
ciascun
esistenza
uomo
dell'
deduceva
la
necessit
d'un'anteriore
?
anima
(Yedunsi
nel
Fedone
capitoli l8-22.
2) E,
come
si
vede, io svolgiiuento
di
quel
che ha accennato
membranza
di
81
passate
?
Dunque l'anima
la facolt
,
vicende
;
Se cos
questo
non
differisce
bisogna quindi
concludere
che r anima
Ora
si
noti che
il
della
le-
memoria
gittima
:
sembrerebbe
dunque
1'
anima non
fatto di
preesistita
soltanto che
ma
dice
potesse
essere
materialdel
mente
passato
esistita
il
non
ha
serbar
coscienza
cambiato
personalit
(personalit infatti
non
una meera,
per
670
nani
si
tanto operest
animi mutata
lete
potestas,
omnis ut actarum
675
non, ut opinor, id a
interasse,
iam
longiter errai;
quae nune
est
nunc
si
esse
creaiam.
Insomma
in questi versi
non
nega
bens
la possibilit
che
in eterno
si
compersi-
ponenti materiali
dell'
anima,
ma
nega
il
fl)
Su questo argomeDto
della
mancanza
di
ogni ricordo,
come
vedremo fra poco, Lucrezio ritorna ancora, prima con un semplice cenno (al v. 766) e poi pi innanzi (vv. 845 e seguenti) accennando alla possibilit della rinascita dell'anima e del corpo.
stere in eterno
82
poeta, se
1'
formato
corpo,
usciamo
fa
che
si
membra
ma
vivere a s
il
come
in
avviene proprio
per tutto
sce e
si
il
contrario
s
corpo,
E am-
appena
entrata, questo
equivarrebbe a uno
scomporsi e
dissolversi per
equivarrebbe a
quella di
da
prima
677-710).
b)
Un
altro
argomento pare
al
onde pullula
li
cadavere
ma
re
si
ammettelasciando
ed
pure a parte
una
partita, o esse
stesse
formano
proprio
corpo
trano
ma
non
si
capirebbe perch,
mente
a rinchiudersi in
83
nella
sariamente dovranno
soffrire;
varrebbe
il
ragionamento
fatto
precedentemente
un' anima
non
gi
corpo
711-738).
725
quod si forte animus extrinsecus insinuari vermibus et privas in corpora posse venire eredis, nec reputas cur milia multa animarum conveniant unde una recesserit, hoc tamen est ut quaerendum, videatur et in discrimen agendum, utrum tandem animae venentur semina quaeque
vermiculorum ipsaeque sibi fabricentur ubi an quasi corporibus perfectis insinuentur at neque cur faciant ipsae quareve laborent
dicere suppeditat, neque enim, sine corpore
sint,
cum
sunt,
730
sollicitae volitant
eius.
735
et
artus,
tamen
est
ci
fosse la
metemcervo o
psicosi,
perch non
di leone,
dovrebbe,
nelle sue
peregrinazioni,
un'anima
quella
d'un
avoltoio
una colomba,
leoni e avoltoi
i
e viceversa,
per
modo che ne
colombe feroci
specie
si
nascessero
?
timidi,
cervi e
Invece
caratteri
psichici delle
singole
dei
ereditano e sono
fisici.
costanti in
esse al pari
i
caratteri
corpi,
questa
costanza
non
vi
sarebbe
o,
almeno,
1'
soffrirebbe
molte eccezioni.
se,
d'altra parte
rimane
la
84
tando corpo, muta carattere, allora vuol dire che essa non
stessa,
789-751):
triste
leonum
et
740
seminium
et
fuga cervi
a patribus datur
iam
omnia membris
745
cum
et
corpore toto
quod
mutare soler et corpora, permixtis anirnantes moribus essent, eff'ugeret canis Hyrcano de semine saepe cornigeri incursum cervi, tremeretque per auras
si
immortalis foret
750
columba,
quod aiunt
immortalem animam mutato corpore flecti : quod m^utatur enim dissolvitur, interit ergo.
Se poi
entro
i
si
limiti di
ciascuna
specie, e dire
che
un' anima
umana non
ni
(1),
allora
(1) Cos,
deli'
a
la
mio avviso,
scuola
il
concetto
delle
trasmigrazioni
anima
ai
pitagorica:
limitandolo
cio
entro
confini
della specie
umana, die
se quasi
1'
tutte le testimonianze
attribui-
scono
seguaci di Pitagora
testimonianze
si
Lupu
con
di
polemica o
di satira,
confusione
della
metempsicosi
pitagorica
dando
ma
nel corpo di
testimonianza di
un signifiv,ato simbolico al passaggio dell'aniun animale. In tale categoria rientra, per me, la Ennio che, nel sogno gi citato degli Annali, fa-
s'
85
ledro esperto
te in
un corpo tenero, si fa tenera anch' essa ? Allora dunque non immortale se, trasmutando corpo, perde in tal modo la vita e il sentimento di prima (vv. 758-766):
Sin animas
ire
hominum
sapienti
760
762
puer ullus,
fortis el^ui
nec
vis ?
scilicet,
fateare necesscst
765
mortalem
esse
d)
Infine
il
siamo
cos
chiusa,
di
sapore
umoristico, di questa
serie di
argomentazioni
contro la
preesistenza e la
ridicola,
metempsicosi
poeta,
non
cosa
oltremodo
dice
che ad ogni
l
accoppiamento e ad
e,
in
lottino e
non
e'
fra le
anime
il
patto
nessuna
llb
esse
Denique conubia ad Veneris partusque ferarum animas praesto deridieulum esse videtur, expeetare immortalis niortalia membra innumero numero, ceriareque praeproperanter
cendo esporre
dall'
anima
credo
Pitagora,
lo
fa
qui
significa
prettamente
pitagorica, e
non
stoica, la
inter se quae
si
86
non
animarum
foedera pacta,
780
ut, quae prima volans advenerit, insinuetur prima, neque inter se contendant virihus hilum.
6.
Qui terminano
gli
ma
in
dimol'
ipo-
nel
mede-
dunque
ci
la
dimostrazione
della
poeta ne trae
subito la legittima
(v.
conseguenza che
829).
la
morte non
828-
(perch
l'
anima nostra
morti, per-
non
(e
cos
ch una
la
volta
avvenuto
distacco
di
fra
corpo ed anima
conseguente dissoluzione
mo
non esisteremo
e quindi
non sentiremo pi
il
(vv.
830-840).
giunto a
come
i
infatti,
sembra,
si
ferm
che la rincalzano.
tardi,
la
(1)
Accetto
senz' altro
le
per
l'
in-
per
la
composizione
il
di tutto
que-
Rimando
perci
lettore all'opera
gi ci-
106-107.
Poich
in
87
che se pura,
essa detto
anzitutto
dopo
avvenuta
la separazione,
tal
di sentire,
anche in
caso la cosa
La
anima
senta
staccata
bene da
tutto quel
che
il
poeta ha
rompersi
del
legame
mi
di questa,
Ma
come
vi era
quale
per di pi
precedente
possibile
con
la dottrina
epicurea
l'ipotesi
cio di
un
ricrearsi
Anche
affatto
morte non
ci
riguarderebbe
personale fra
le
per
l'
interruzione
della coscienza
tesi
due esistenze.
tale ipo-
appunto
il
:
questo
modo
(1) Il
in a-
con
la teoria
epicurea.
Ora a me
le
sue
ragioni
non
abbia
sembrano buone,
d'
al di fuori
dottrina
come poteva infatti pensare che una qualsiasi persistenza del sentire dell' anima fosse possibile, dopo il distacco dal corpo, se per lui l'anima non poteva assolutamente esistere fuori del corpo che la tiene unita ? Perch dunque Lucrezio ha formulata l'inverosimile ipotesi ? Forse unicamente come ipotesi di transizione alla successiva; se pure non si tratta qui di un'argomentazione per absurdum.
Epicuro
:
845
iVec, si
88
post ohitum
materiem nostram collegerit aetas rursumque redegerit ut sita nunc est, atque iterum nobis fuerint data lumina vitac, pertineat quiequam tamen ad nos id quoque factum,
sit repetentia
nostri;
850
et
nune
nil
ad nos de nobis
attinet,
ante
illis
nam cum
respicias
855
multimodis quam sint, facile hoc adcredere possis, semina saepe in eodem, ut nunc sunt, ordine posta haee eadem, quibus e nunc nos sumus, ante fuisse : nee m,emori tamen id quimus reprehendere mente :
inter
enim
iectast vitai
pausa, vageque
questa
ipotesi
potrebbe
apparire
identica a quella gi
si
dove
fa
si
che
quali credevano
e la
che
440 anni
il
medesimo corpo
(1) e ci
mede-
dipendentemente
qui
dei
Stoici.
Ma
in verit
non
versi
si
si
tratta
punto
di questo,
poich
mentre in quei
in
medesima anima
si
nuovi corpi,
anima
1'
e dell'identico corpo
un caso
la
sua perso-
qui
invece
considera
il
caso di
una duplice
(1) Il
zio,
il
l'editore
S.
inglese di Lucreciv.
Agostino {De
Dei
XXII,
cio
tico
si
89
degli
stessi
atomi,
un iden-
teoria epicurea.
Che poi
ci
fosse
legittimo e logico
ma
sta di fatto
che Lucrezio
for-
mula r
7.
Epicuro.
abbiamo vediverse
so,
duto che
opi-
ma
di
armonia delle
(teoria
si
Aristosseno e Dicearco);
2*)
distrug-
ge col corpo,
ma
smo umano
rea);
3*)
epicu-
al
donde pu
per
apparire
uomini
(credenza
non
ma
preesistita ad esso e
pu incarnarsi pi
fu
abbia-
mo mo
particolare
esame,
intesa e interpretata
in
modi
diversi: a) l'anima
teplici esistenze,
h)
ma
e)
specie e conservando
la
(1)
molta
sottigliezza
il
Giussani
{op.
cit.
pa-
gina 105-106).
veda anche quello che osserva in prop9Sto il Pascal nel suo scritto Morte e resurrezione in Luerexio pubsi
Ma
90
senza per conservare la propria identit personale
tesi
(1)
(ipo-
epicurea-lucreziana).
svilup-
La
chi
sosteneva
che
l'
anima
potesse
bens reincarnarsi,
ma
in corpi
che
si
reincarnasse nel
medesimo
anima
e
in
atti-
universale,
se-
l'
corpo
umano
anda-
alla vita,
ma
tutto l'uni-
distruggeva e
si
ricreava
perfettamente identico
(pitagorici,
stoici e genetliaci).
Con questa teoria per non veniva distrutta la credenza nell'Ade o Averne come luogo di espiazione, poich, se anche l'anima riviveva, scendeva all' Ade un suo doppio (eidolon, simulacrum) che poteva anche riuscirne (e verosimilmente
si
Quanto
1**)
alla
teoria
pitagorica in particolare,
abbiamo
nella
2")
affatto
come
dell'
riferi-
dottrina
anima-
armonia
(e.
Ili,
vv.
98-135) n l'ipotesi
della
rinascita,
come
845-859
di
Epicuro
che,
l'
in so-
stanza, Lucrezio
la
formula come
argo-
mento per
interruzione della
stessa
dell'
coscienza
dottrina,
anche a
avessero
potuto pensare ad
una eventuale
rinascita
anima
col medesi-
mo
corpo.
II.
Frammenti
1.
M. Terenzio Varrone
del Pitagorismo.
suoi
scritti pitagorici e
sua conoscenza
Frammenti della dottrina di Pitagora desunti dalle opere di Varrone: a) La leoria dei numeri e sue applicazioni. 6) Pitagora e i due fabbri, e) La teoria degli accordi musicali, d) La stessa applicata al corso dei pianeti: l'armonia delle sfere e del mondo, e) Sua curiosa estensione al decorso del puerperio, f) I numeri e la musica in relazione con le pratiche
2.
della vita.
3.
quattro
il
quattro elementi
magia
metempsicosi;
scrittori
divieto di
mangiar
fave.
4.
Varrone
e gli altri
del
1.
Veri e propri
pitagorica sappia-
mo con
ne
di Rieti,
mor
quasi
nonagenario nel 27. Eruditissimo in ogni campo del sapere, fu, appunto per questo, incaricato da Giulio Cesare
di
bi-
blioteca, specialmente
gli
ci che
diede agio
di allargare e
approfondire ancor
delle
pi
le
sue conoscenze
enciclopediche,
quali
si
valse per
comporre innumerevoli
argomenti, occupandosi
gliendo con cura
d'
92
opere,
particolare
tradizioni
sacre e
ci
profane della
lasciato
patria,
che
ha
sua
scritto
filosofica
(1).
in versi
tradidit)
Della
di
una ricchissima
messe
di opere
si
ricordano
ci reli-
di lui
non meno
74 opere in 620
scarsi avanzi
(
libri
non
poco pi di nove
numerose citazioni, massime dei Santi Padri, che da Varrone attinsero largamente notizie d' ogni sorta. S che siamo quasi all'oscuro sul contenuto della maggior
e
scritti,
di molti
appena
appena
il
titolo.
libri, e
no in 76
filosofico
toli
contenevano
discussioni
di
argomento
i
con miscela
di notizie storiche,
si
conosciamo
pi o
1'
ti-
di alcuni,
nei quali
doveva
:
trattare
meno
largamente
di filosofia pitagorica
tali
il
sono
Attico o dei
dell' ori-
numeri
gine
Tuberone o
umana
r
{Tubero
seii
de origine
humana)
il
il
Gallo o
libro de sae-
culis e
altro de philosophia;
ma
quale ne fosse
d' altra
preciparte,
samente
ci
il
principii dei
numeri
siV
(de principiis
numerorum),
la quale,
messa accanto
(1)
Attico gi
intorno a Varrone
vie et les
si
veda l'opera
di
sur la
ouvrages de
Varron.
nel 47 av.
class.
Per
Cr.
libri
si
Antiquitatum
consulti lo studio
tratt in
93
maniera oltremodo
sette-
Varr de numero septenario scripsit admodum conquisite)^ prova che il grande reatino dovette conoscere
nario
(
profondamente
la teoria pitagorica
e specialmente la dot-
numeri
(1).
2.
veramente un
peccato
che
di
tali
opere non
giacch da esse,
avremmo
forse potuto
famosa dottrina,
che era
di
il
la teoria
che
fu feconda
di eccellenti e mirabili
scoperte
nel
campo
a)
Poich
investigazioni matematiche
dei
Pitago-
rici
non furono
t dei numeri,
ma
dell'
aritmetica
pii
nuove
larghe
campo
Una
delle
prime
Kathgeber {Orossgriechenland unti Pythagoras^ Gotha Dem M. Terentius Varr aus Reato, der scrisse aufgeklrt iiber Pyihagoras war, bot sein Werk hobdomades Gele(1)
Gi
il
1855, p. 423)
genheit zur
Erwhnung dar
94
port a molte
curiose
osservazioni
specie
di
come
parto
quelle
(a
che
ri-
guardano
le
due diverse
all'
termine e
settimino), e, applicata
dell'
astronomia,
armonia delle
di
h)
universo
come
un
tutto perfettamente
armonico (ksmos).
matematica degli ac-
Fu un
determinazione,
prima
di lui,
era
semplicemente all'orecchio
giorno
degl'intenditori. Pas-
sando un
per
istrada
martellavano alternatamente un
egli fu colpito
telli
:
sopra
l'
incudine,
dei mar-
dai suoni
cadenzati e armonici
uno rispondevano
ne
nasceva
cos giustamente
a quelli gravi
dell' altro,
un
solo accordo.
Ebbe
al
un fenomeno, intorno
pensiero, e
lavorava col
non
nota
lasci sfuggire
1'
occasione
pi
natosi ai fabbri,
i
osserva
da
loro lavoro e
di
suoni
che
erano
ciascuno.
Credendo che
la loro
diversit di tono
si
dipendesse dalla
scambino
marcon
e si accorge
che
invece essa
dipende
da questi.
Allora volse
esattezza
i
tutta la
sua
attenzione a determinare
due pesi e
la loro differenza,
martelli pi o
meno
ma
pi non
In
tal
modo
di calcolare; trovati
che ebbe
tutti
nu-
nascevano suo-
95
facendole
computo
e de-
terminato
il
fattele
risuonare per
mezzo
della percussione,
non
vibrare di
una
sola
ma
ottenne altres
i
suoni armonici
precisamente
dalle
corde
cui pesi
stavano in rapporto di
:
3:4
5t
xeaaptv o
e di
rul
3 (5t Tcvxe)
2:4
(5t Traawv).
Per averne
modo: ne
lunghezza
secondo 8
ma
di
il
il
pollici,
terzo 9 e
quarto 12
il
poi facendoli
il
sonare a due a
due
trov
che
primo e
:
secondo
:
armonizzavano in
primo
e
il
il
accordo diatessdron (6
accordo diapnte
(6
(
:
8 =: 3
4);
il il
terzo in
9
:
=2
12
3)
primo e
(1).
quarto in
accordo diapason
riusc molto
^=i
2:4)
In tal
modo
egli
genialmente
alla
determinazione matematica
di
estendere e
il
dusse
il
alla
il
quale
lampada
del quale
in chiesa, fu
Newton,
per la caduta di
gravitazione
un pomo,
universale.
arriv a
scoprire le leggi
della
Tanto
(1)
Vedasi
la
narrazione,
desunta da
scritti
II,
1,
varroniani, in
Ma-
cROBio,
Gomm. ad Somnium
Scipionis,
9 e Censorino, de
96
vero che
il
E una
mente
che mirabile
quella
d
serie di investigazioni
non
seppe escogitare
pro-
fonda
speculativa, che,
dall'osservazione
alle
due
non pure
1'
leggi
dell'armonia
e di tutto
musicale,
ma
!
a scoprire
armonia
i
dei cieli
r universo
e la
Poich
applicando
suoi
calcoli al corso e
il
vaganti fra
cielo
terra dai
quali,
secondo
lui,
era regolato
essi
il
corso
umani
trov che
avevano
toni, e
un moto
do,
da formare una dolcissima armonia, non per perceda orecchio umano, per
la
pibile
la
neta in stadi
alla
italici
di
625
piedi, trov
;
Luna
ci
rapprea
Luna
Mer-
un semitono;
al
di qui a
come a
lui,
dire
un tono
e mezzo. Il
secondo
dalla
mezzo, formando
dalla
cos
Luna due
toni e
stimava
esserci
e-
a poco un
mezzo tono
per
da questo cielo
al
Sole
poneva un
FIRMAMENTO
3
Orbita di
Q.
Saturno
o o H
II
K>
Orbita di
Giove
d
Wi
Orbita di
Mabte
e3
ti
> o 8
Orbita del
SOLE
O-
>
u
e
Q.
O o
tt)
u
Orbita di
e
e-
Vbnehe
0
cs
Wi i)
d>
Orbita di
Mercurio
Orbita della
LUNA
TJSKB,
7.
intervallo diatessdron (di
cielo alla Terra toni) (1).
e)
98
dallo stesso
(di sei
un
intervallo in accordo
diapason
e scoperte
nell'
vi
ben naturale
universo tutto
di casuale, di
tumultuario,
ma
Sic'
ch dalla musica e
alla tisiologia,
trov^ava nel
puerperio ancora
una riprova
turali.
della regolarit
la curiosa
Orbene,
applicazione
al
numeri
appunto
infatti
avendo
stu-
altro
di
dieci
mesi
rispettivamente 210 e
274 giorni
due
parti,
dopo
la concezione,
ai
i
avendo
determinato
i.
numeri corrispondenti
si
ognuno
dei del
compiono
mutamenti pi importanti
seme
col
in sangue,
ma umana
numero
che
si
i
trov
che
il
numero
degli
7;
non
solo,
ma
tro,
cali.
nmeri
uno quanto
nell'al-
accordi musi-
Ed
(1)
(2)
Maorobio,
Oomm.
in
Somnium
Soip. Il,
U,
7 e 4,
14.
Nel parto
fecondazione,
di
99
V umore
;
che contenuto
utero di
aspetto lattiginoso
sanguigno.
Il
rapporto fra 6 e 8
ron (6:8
in cui in carne
= 3:4).
la
Nel
terzo
stadio
hanno 9
giorni,
comincia
:
trasformazione
il
dell'
umore sanguigno
seguenti
di
si
il
9 col 6 forma
(6:9
tiene
= 2:
il
3);
finalmente nei 12
gi
corpo
terzo
formato
il
rapporto
(6
:
12
:
con 6
Questi
forma
il
accordo
diapason
12
.^r:
2).
insieme formano 35
quali
moltiplicati
per 6 danno
appunto
il
nuossia
mero
mento,
14,
della gestazione,
analogo
7,
ragiona-
numeri
9 1/3, 10 1/2,
frazione; 40
si
moltiplicato per 7
ha 274.
dieci mesi
iL
mutamento
dopo
seme
in
umore
giorni anzich
in sei, e la
formazione
che
;
del
corpo
gi avvenuta
40 giorni
giorno
giorni,
interi,
moltiplicati per 7
quaranta settimane
dell'ultima
ma
poich
il
settimana,
cos
detrarre sei
il
210 che
274
so-
laddove Pitagora
dava
numero
ci
dispari, tanto
da ritenere
osservazioni
che tutto
regolato da esso
(1)
(1)
Macrobio,
75.
Saturnal.
I,
13,
Solino, I, 39
Servio,
ad
Bmol. Vili,
che riporta tutto questo
100
passo Yarroniano,
273 sono bens compiuti, ma 210^ n il 274" giorno in cui il parto avviene; in conformit precisamente di quanto ha fatto la natura sia riguardo alla durata dell' anno (365 giorni pi una frazione)
209
(1).
caso di entrare
alla veracit
qui in
siffatte
merito
al valore in-
di
osservazioni.
Poich
tener
anche
se
errori
vi
sono,
bisogna
naturalmente
ma
il
poco che
si
ve-
speculazini stesse
non rimanevano
della metafisica,
d'
s
ma
ragion
naturali;
che fu indub-
biamente merito
dei tempi,
f)
di
ragione
non
fu merito piccolo.
Se
la teoria dei
numeri trovava
conformarsi
cos
mirabili
ri-
che
ad essa dovesse
pure
la
vita
pratica
degli uomini,
steri
almeno
di quelli
che
si
iniziavano ai mi,
e alle profonde
verit del
Pitagorismo. Ond'
ci
per
ricorda
(l)
con
questo
il
la
101 -^
erano
tenuti
nello
i
particolare
considerazione in cui
cubici, ai
cos
detti
i
numeri
scrivere
Pitagorici ne
di
tenevano conto
scrupolosamente
volta
badano versi
(1).
do
comporre in
una
sola
216
righe
(216i=r 6
6) e
non mai
di quei
pii di tre
volte tanto!
Ora questo
verit se noi
uno
il
prestano facilmente
ma
in
gionevole, ci
tutto
il
non possiamo spiegarci la cosa in modo rapu dipendere dal fatto che non conosciamo
pitagorica
;
poich ben possibile che pratiche di questo genere rientrassero nell' ambito del sistema per puro
amor
dell' ordi-
ne e doll'euritmia,
certa regola
della
vita
;
al solo
gli
scopo di far
sottostare a
una
di
anche
se pure
atti
si
minimi e pi insignificanti
tratta,
non
qui e in
altri casi,
esagerazioni dei
Ma
ben noto
ed
al
la
musica nel
educativo di
come
egli
medesimo
se
ne
dilettasse al punto,
meglio disporre
1'
animo
ai
(2).
3.
Oltre a queste
notizie,
(3),
che
io,
valendomi delle
di
indagini gi fatte da
(1) ViTRirvio,
altri
ho cercato
esporre
si-
De arehiteetura V pr. p. 104, 1. Censorino, de die natali 12, 4. (2) (3) Si veda nell' opuscolo di A. Schmekel, De Ovidiana Pythagoreae doctrinae adumbratione (Giyphiswadensiae, MDCCCLXXXV)
l'appendice a pagina 76
menta continens
alla
dottrina dei
di
opere
Yarrone,
ai
1'
esistenza di
Pitagora
al
tempo
ac-
Tarquinio Prisco
(1)
e quindi implicitamente
non
Numa
Crotone.
Anch'egli
attribuiva
Pitagora
cio
il
merito
di
primo
il
filosofo,
amante del
sa:
pere, e ricordandone
maestro
Ferecide
faceva risalire
il
gi a questo
1'
futuro
come
un
alla
sua andata a
Turio (Sibari)
conservato
Calabria
(2).
Sant' Agostino ci ha
passo nel
quale Yarrone,
da vero
1'
romano, esprimeva
sua
ammirazione
ai suoi
perch
ultima
discepoli,
quando gi
felici,
Appartiene
al libro
quinto
dell'
opera intorno
alla lin-
gua
latina
un brano
in cui
i
insegnava
due essere
come
fi-
nito
notte.
e infinito,
bene
e male,
e morte,
di
giorno e
:
modi
essere
stato
e
si
moto;
fermo o
si si
muove, corpo;
muove, tempo
;
il
dove
muove, spazio;
le
quando
ci che
vi nel
movimento, azione;
e avvenire
appunto perci
eterne,
cose siano
quadripartite ed
tempo
se
non prece-
(1) S.
(2) Ibidem, XYIII, 37 e YIII, 4; Tertulliano, dean. 28; Apol. 46. (3) S. lggstino, de ordine II, 20, 54.
<^
108
l'
duto da moto,
se
tempo appunto
;
intervallo fra
un moto
r
e'
l'
altro
il
ci
corpo, perch
altro
(lo
l'uno
(il
corpo)
che
si
muove
spazio)
movimento; onde
due coppie
(1).
di principii
ci
spazio
e corpo,
tempo
e azione
Altrove
ricorda Var-
di Pitagora,
assunto
pili
animali e per
anche
dell'uomo
sono
lui
perch
sempre
quella
teoria
dei quattro
nemente
si
genti, vissuto
un
secolo dopo
(3).
accenno
(1)
omnium rerum
et
infinitum^
honum
malum^ vitam
et
mortem.,
diem
quod
et
noctem.
status
locus;
fit^
m,otus
quod
stat aut
agitatur,
est
corpus
uhi
agitatur
dum. agitatur,
tempus;
ut ideo fere
omnia
quod nc-
que
fuerit
quod alter um est quod moveiur, alterum uhi; ncque uhi agitatur, non actio ihi; igitur initiorutn quadrigae : locus et corpus, tempus et actio .
corpus,
(2)
Vaer, de re rustica,
1,
Sive
enim aliquod
fuit prin-
cipium generandi animalium, ut putavii Thales Milesius et Zeno Gittieus ; sive cantra principium horum exstitit nullum, ut credidii Pythagoras Samius et Aristoteles Stagirites\ necesse est humanae vitae a summa memoria gradatine descendisse Cfr. Cen.
ViTRUVio,
de
architectitra,
V, 1
Servio,
ad Aeneid.
VI,
237 e seg.
cfr.
metempsicosi
(2),
104
gorica deir eternit dell' anima (1) e alla sua dottrina della
a conferma della quale ricordava persistato
no
le
sue vite
anteriori, essendo
il
prima
un
certo
Ermotimo
(3).
antichit,
come
dimostra, fra
altre, la
un monumento cretese, scoperto da poco, che risale ai tempo pre-omerico (1500-1400 av. Cr.) della cos detta
civilt
micenea o minoica
quasi
di parlare del
(4).
finalmente
Varrone
non
manc
famoso
la
divieto
pitagorico di
man-
giar fave,
e con la
connesso
concezione
con
che
credenza
nella metempsicosi
mortale
(5).
(1)
(2)
p.
ed.
framm. 127
(= Nonio
nat.
I,
Marcello,
ad
19; S.
Ago-
stino, de cv. dei 18, 45; Scholia in Lucan. p. 289, 11 e 304, 13.
24.
Sant'Agostino, de civ. dei VII, 35 Quod genus divinatiidem Varr e Persis dicit allatum, quo et ipsum Numam, et postea Pythagoram philosophum usum fuisse commemorai ubi adhihito sanguine etam inferos perhibet sciseitari et nekyoman(4)
nis
Quanto
alle
rappresentazioni di scene
necromanzia
si
veda,
per
esempio,
Drerup,
si
Omero (Bergamo
ricordi la
I9l0) a p.
176 e relativa
libro
tavola a colori; e
dell'Odissea.
;
famosa
Hist.
XI
Tertulliano, Apol. 47
de anima,
33
Plinio, Nat.
XVIII, 118,
XXXV,
160.
4.
106
Tali
che
si
un
di
rico,
possono far
da cui
futali
frammentarie,
ma
ancora
una
volta
rimpiangere
la
perdita
si
perduto
per
sempre
un ricco tesoro
di notizie
chit classica.
Ma
gi sistematicamente raccolto
sue
ri-
di lui,
ri--
cos,
continuando a cercare
di
altri
Pitagorismo
scrittori
di questo
tempo, po-
ricostruire e svolgere
qualche
cos
altro
il
punto
della
ne ebbero
contemporanei
111.
Cicerone e
il
Somninm
Scipionis .
i.
2. Marco Tullio Appio Claudio Paler e la seienxa augurale. - 3. Notixie e la sua eonoscenxa del Pitagorisno. Cicerone intorno a Pitagora e alle sue dottrine desunte dalle opere cice4. // Sogno di Scipione % : a) Suo carattere roniane. pitagorico e profetico; b) Contenuto e materia di esso: la via lattea; vita e morte; il suicidio; le sfere celesti e la loro armonia;
la terra e le sue
corpo; V im-
mortalit
dell'
anima.
1.
Fra
gli
di essere ricordato
sappiamo che
fu
augure, pretore
57
a.
C,
ci
console
anche
con
Cicerone, di cui
restano
Convinto che
la scienza
augurale avesse
il
suo fonda-
mento non
anche con
teressi
1'
gi
nel
desiderio o nel
bisogno di giovare
agii
in-
dello
C.
Stato
come
dei
la
pensava
l'
altro
grande
augure
Claudio Marcello
ma
che
realmente fosse
perch
questi
agli
uomini,
108
oroscopi, evo-
meno
antico
di quello che,
il
secondo
(3)
il
aveva
fatto
il
in
re
Numa
e di
filosofo
Ferecide di Siro,
suo
,
Pitagora, e Platone
(4).
Questa
convinzione
Appio a scrivere
quei suo
liber
all'
auguralis
'>
che dedic
amico Cicerone
come
scienza e
ma
suo,
che di essa
il
al
tempo
collegio
r abbandono
e la negligenza
cui
s'
era
lasciata,
era,
L. II, 13, 32
vestro inter
Marcellum
et
sensio
fnam eorum
ego in libros
quom
alteri
plaeeat
alteri di-
Tusculane,
1.
I, 16,
.
37
<
Cfr.
10,
30
58,
cedano in S.
Agostino,
Citt
di
Dio,
l.
VII,
capitoli
34 e 35.
(4) CioEE.,
(5) CicER.,
Tuscul,
I,
16,
38
3,
17, 39.
1
;
Ad
familiares,
4,
9,
3,
11,
Varrone,
R.
R.
3, 2f 2.
109
secondo
lui,
svanita
(1).
Dichiarazione
questa,
che
per
certo
essere fatta da
di lieve
un augure momento.
di tanta autorit,
non
nella
questa
ra antica,
come
ebbe
chiamavano
greci,
ma
lon-
occupandomi.
del
resto
non proprio
in tutto
sod(2). si
divinatoria
modi diversi
con
T osservazione
cielo
detto
zione),
di
templum (onde
con
1'
esame
dei visceri
polmone,
fegato)
consultato-
riae\ con
la
mine,
cogli
;
oracoli,
coi
pubblici
praticata
e privati
carmi
il
profetici
che era
pure
da
Pitagora,
un
da voler
essere
ritenuto
1.
egli
augure
(3)
il
che
est,
(1) CicER.,
de legbus
et
II,
13,
ars auguruni
illi (cio
evanuerit
jam
et
vetustate
unquam
(2) Si
UH
;cio
Cfr. de divinai.
gli altri,
i
11^
33, 70.
vedano, fra
Sogni
Cak-
Roma
1889.
CiCEBONE,
L.
I,
3,
....
alla divinazione)
qui
no
naturalmente non poteva pretendere senza
dare qualche
egli
prova
e,
secondo
la tradizione,
ne diede
non poche.
di
2.
Altro
scritti
amicissimo
Varrone
fu,
come
noto,
a.
Marco Tullio
Negli
C.
ci
non per
tali
approfondimento
fu di
un
eclettismo
che
stava
fra
'
accademismo
lo
augure anch'
esso, appassionato se
non profondo
essi,
cultore
i
dopo
il
mirabile
autore
senso di
argomenti
metasifici
che
una
bastanza larga
dell'
antica
filosofia
italica,
Roma
insigni
come
ci
giovarono
per
tale
conoscenza
oltre
di
che
1'
assiduo studio
dei filosofi
gre-
r amicizia
Varrone
Ma non
per
vellet esse .
Cfr.
I,
39, 87 ed anche
45, 102
Neq^ue
questo possiamo dire che
colari studi intorno a quel
Ili
avesse
fatto
i'Arpiuate
parti-
sistema di dottrine,
le
che,
se
per
il
simbolismo
onde
erano
involute,
filo-
prestavano assai
meno
sofie
artisticamente.
3.
In ogni modo,
1-4) in cui
le
Tuscolane
pita-
tracce che
Roma.
Ma
senz'altro
lettori
al
primo capitolo
di questo studio.
specialmente
per
la
sua dottrina
1'
insegnava
esila
universale,
compenetrante
tutta
sue
manifestazioni, e la deriva-
umana
(2).
per
ci
che
riguarda
la
stesso
accett la
distinzione
fatta
prima da Pitagora
e poi
da Platone
(1)
De divinatione,
I,
50, 112
Tusculane
I,
16,
38:
Pherecides
..
hominum
:
sempiternos.
Rane
opnionem discipulus Pytkagoras naxime confirmavit . Pytkagoras censut aniI, 11, 27 (2) De natura deorum, mum esse per naturatn rerum omnem intentum et eonmeantem, ex quo nostri animi earperentur . De seneetute 21, 78 Au:
numquam
dubitasse, quin
.
dell'
112
cio
anima
in
due
parti,
filosofi
ponevano
la tranquillit,
una placida
onde
immu(1).
tabile
costanza, e
i
altra
s
irragionevole,
traevano
origine
moti torbidi
dell' ira
come
l'altro
del desiderio
Per
la
quale
credenza V uno e
le
ammisero
dello
l'
la posspirito,
si
sibilit
di accrescere
forze
conoscitive
uomo
fosse
una
meditazione preparatoria
al di
(2)
seppe
anche
(3),
dei
del suo
Leonte,
il
capo dei
(4),
Fliasii,
in cui
per
la
prima volta
si
chiam
filosofo
(1
Tusculane, IV,
5,
lO
Veterem
illarti
equidem Pytkagorae
qui
anlnum in duas partes dividunty alter ani rationis participem faduni altesequar,
y
tranquillitatemy id
dos
Cfr.
cum
De
irae,
libro I,
17,
(2)
divinatione,
58,
119:
Pythagoras
quo
in somnis certiora
victu proficisci
videamus,
praeparatos
;
quodam
eultu
atque
ad dormiendum jubent
ma
;
di altro
genere,
De
senectule
38
eommemorabant
(3)
sulla
astinenza
119.
dalle
fave
si
con-
(4)
TuseuL, IV, 19, 44; 25, 55; de fnibus V, 19, 50; 29, 87. TuseuL, V, 3, 8 e segg. Cfr. sopra e vedi Diogene Laerzio,
la notizia
bue
alle
113
(1),
della sua
dimora a Crotone
e a
Taormina in
Sicilia (3),
dimora
e della morte a
Metaponto
(5).
Quanto
oltre al noto
prin-
dell'
anima, Cicerone
(7),
1'
dell' amicizia,
comunanza
il
di
spiriti
e di vita (11),
gli altri
Damone
e Finzia (12);
pitagorici.
oltre ai quali
nostro scrittore
ricorda
altri
(1)
De
La cosa per
sa che non
altro
non par
di
cre-
dibile a Cicerone,
perch Pitagora
si
volle
sacrificare
delio, per
non
bagnare
sangue
(6)
De De De De De
re publica II,
15,
3.
122.
finibus V, 2, 4.
nat. deor.,
I,
si
5, 10.
Per
la critica
ed
Il
il
valore di questo
principio autoritario
rico di Crotone
(7) Tuscul.,
I,
veda nell'Appendice
sodalizio pitago-
10, 20
Acad. pr.
II,
37, 118 e
Somnium
Sei-
pionis,
(8)
(,9)
12 e 18.
nat. deor., Ili, 11, 28
Ili, 36,
;
De
ibid..
(10)
(11)
De De
senect.,
19.
officiis, I, 17,
56; de legibus,
I, 12,
a2) Tuscul. Y,
lU
il
suo
discepolo
Archita di
Timeo ed Acrione
contem-
poranei di Platone
(1).
Di quest'ultimo poi
la
dopo
morte
di Socrate,
prima
procurarsi
iscritto
commentarli
di Filolao (che
le
esponevano per
maestro,
vincolo
fino
dottrine
del
il
oralmente e sotto
Grecia
della
segretezza)
e poich allora
lebre
nella
Magna
si
nome
di Pitagora,
pratic
con Pitagorici e
1'
oscurit del
il
di
morale
numeri,
(2).
la
geometria
quale
poi
e r armonia, alla
guisa di Pitagora
Dal
(1) (2)
De De
10, 16
<
In Platonis
libris
multis
de
locis
ita loquitur
Socrates, ut etiam
cum
de moribus,
et
virtutibus
et
:
numeros tamen
te
geometriam
harmoniam
Sunt
liam
ista,
studeat
Pythagorae more
in
eoniungere.
Tum
Scipio
credo,
Tubero^ Platonem,
So-
crate mortuo,
et
primum
Aegyptum
et
eumque
fuisse
et
pore in his
Pythagoreis
dilexisset
Pythagorae nomen
vigerci,
hominibus
uniee
cum Socratem
,
eique
omnia
tribuere
voluisset
Socraticum
aggiungendovi per
di
115
(1).
Un
il
di accenni,
superficiali e sconnessi,
press'a
poco
gli
grado
di
conoscenza che
Pitagorismo
ebbero
uomini
4.
colti dell'et di
vi
Cicerone.
Ma
fecondo
scrittore,
anzi
un frammento
importante,
sul
la
contiene:
di tanta
voglio
dire
il
Sogno di Scipione^
la storia della
i
cos
famoso e
importanza per
mi-
stica,
per
commenti che
ebbe
si
(2),
all'inglese
Wynn
Westcott, che
et
suMiltatemque sermonis
cum
obscuritate Pythagorae
cum
illa
flurimarum artium
(1)
gravitate contexuit
:
Platonem ferunt, ut Pythagoreos cognodidleisse Pythagorea omnia primumque de animorum aeternitate non solum sensisse idem quod Pythagoram sed rationem etiam attutisse Cfr. De amicitia, IV, 13 Neque enim adsentior iis, qui nuper haec disserere coeperunt, cum corporibus simul animos interire atque omnia m>orte deieri. Plus apud me antiquorum auctoritas valet, vel nostrorum m>ajosceret,
et
Tum.... vel eoriim, qui in hac terra fuerunt magnamque Oraeciam, quae nunc quidem deleta est, tum florebat, institutis et praeceptis suis erudierunt, vel eius, qui Apollinis oraeulo sapientissimus est iudieatus, qui non tum hoc, tum illud, ut in plerisque, sed idem semper, animos hominuvi esse divinos, iisque, cum ex corpore excessissent, reditum in eoelum patere optimoque et iu~ stissimo cuique expeditissimum. Quod idem Scipioni videbatur
(2) AuRELii Maceobii Ambrosii Theodosii V. ci. et inlustris GomQuentarius ex Cicerone in Somnium Scipionis libri duo. - Favonii
-
EuLoan
oratoris
almae Karthaginis
Scipio-
cendolo senz'
altro,
116
di-
fondamento
mento
a)
dei Misteri
(1).
Mi preme
affermando pitagorico
non
un seguace
le idee
pitagorici
poich
cri-
fatti
recentemente da valentissimi
Corssen
(3), il
come
il
Gylden
(2), il
Pascal
(4),
hanno
di
Ma
quasi
concetti suesposti,
at-
seguaci
il
che
dimostra
i
filo-
un sogno per
venuta,
fare un'espoagli
sizione di principi
della letteratura
gi era
albori
Somnium
Seipionis.
The vision
of Scipio
considered
as a
Somnio
Scipioiis,
1848.
et
(3) De Posidonio Rhodio M. T. Gieeronis in l. I Tuscul. disp. in Somnio Seipionis auctore. Bonnae, 1878. (4) Di una fonte greca del Somnium Seipionis di Cicerone,
Accademia
di Archeologia,
Lettere e belle
,
Firenze,
Le Monnier, 1905.
Sicch possiamo
117
pitagorica
l'
ben
dire
ispirazione di
pi
che
abbiamo sentito or
ora, per
i
Cicerone,
nel
riposo e nella
Questo sogno,
poi,
secondo
le osservazioni di
Macrobio,
le
forme
oracolo,
visione e sogno:
oracolo (oraculum
=^
xpr^pta-ctafi?),
il
in
padre Lucio
come generale
;
come magistrato
e la sua morte a
56 anni
visione (visio
all'
Spajjta),
in quanto
durante
il
sonno parve
pi precisamente
via
lattea,
dove
avrebbe
poi
la felicit
concessa
condivisa
da Dio
ai
Stati
di lass
templare r universo e
nelle sue cinque zone
;
pianeti e la terra
stessa
sogno
propriamente
detto
{somcose a
nium 3=
svelata
ovetpo?),
grande anima
senza
il
chiarita
il
lume
ermeneutica
(1).
commento
interpretativo di Macrobio
i
Re-
pubblica, e
la dissertazione di Eulogio,
alle
qualit
mistiche dei
numeri
e alla
stelle.
(1)
Macbobio,
1.
I,
e.
3.
b)
118
grandi uomini
quale
quello
che
-si
benemeriti
della
patria e mostrare
immagin
alla
che
uno
Repubagli
blica,
Emiliano,
lui fatto
narrasse
altri interlocutori
un sogno da
fu
il
quando, essendo
tribuno in Africa,
ospite
del re Massinissa,
grande
amico
di
Scipione
Maggiore.
il
sonno, V anima
tratto,
dell'
Emi-
trova trasportata, a
un
prima
nella via
lattea,
anime degli
eroi,
tanto
di
scendere in terra a
fatto
il
vestirsi d'
umana
dall'
carne,
(1).
loro pel-
legrinaggio quaggi
Ascoltata
Africano
quando
la
sua
(1)
Somnium
5,
13
conservaverint,
locum,
ubi
Cors-
Harum
.
rectores et conservatores
il
p.
46) che
l'
XXIV
della
Odissea,
in
cui
alle
anime
dei Proci
guidate da
Hermes
andavano
porte del Sole e al popolo dei Sogni e poi giunsero nel prato degli
asfodeli,
dove abitano
le
scrisse Por-
firio (e
antro ISiympharum,
28) che
le
il
il
popolo
dei
sogni
non
sono
altro che,
secondo Pitagora,
raccogliersi
i
Pitago-
appunto lo immaginarono in quel cerchio. Anche Plutarco (de faeie in orbe lun., p. 943 G.) scrisse che le anime dei buoni si
indugiavano per un certo tempo nella parte pi tranquilla del cielo
che chiamavano prati
dell'
Ade.
et avesse percorso
119
uno spazio
due
numeri
essi,
(ognuno dei
era ritenuto
ciascuno di
perfetto) avessero
anni la
somma
lass,
a lui predestinata
che
!
(1),
e saputo
egli
quasi
Paolo,
altri
gli
pure sarebbe
padre
dove
si
trovava
anche
suo
padre e
E come
gli
risponde Scipione,
corporei
vostra,
veramente
.
vivi
la
chiama
1'
vita,
morte
riveduta,
con
:
intensa commozione,
anima
Perch
dunque,
se
questa la vera
?
debbo
ingli
dugiarmi e vivere
verso non
ti
Perch,
pu essere aperto
stati creati
sono
il
per
creato,
dimorare
che occupa
essi l'animo,
centro
del
ed stato dato ad
forma
i
sferica e circolare,
animati da
Perci tu e
nei
di
tutti
gli
uomini
l'ha
pii
legami
chi
corporei e
data,
non
disertare,
contro la volont
ve
voi vogliate
(1)
ri
Somnium
le
4,
VI, adducendone
partitamente
le
ragioni
e ci,
naturalmente,
secondo
sottrarvi al compito
il
120
(1)
.
umano
si
assegnatovi da Dio
Perci
padre
lo esorta
la piet,
anime che,
gi
parate dalla
materia
l'
corporea,
lo spettacolo
universo stellato e
di
globi,
cui
il
pili
esterno,
che
abbraccia
gli
altri,
fisse,
sualtri,
premo che
cio
i
cieli di
Saturno, di
di
sta,
Terra
(3).
mentre osserva
cieli roteanti,
che prodotta dal movimento delle sfere e dal loro percuotere neir aria, onde
si
proprio
nel
secondo
capitolo
la
la
ho
gi
chiarita
precedente.
delle
L' ammirazione
per la grandezza e
novit
non
fa per
che
Scipione distolga
occhi
(1)
Somnium,
:
7,
15.
Cfr.
il
De
est
seneetute
(20,
questo
concetto di Piid
dei,
tagora
vetat
et
de
praesidio
(2)
Somnium,
(3)
immobile
nel
centro di
i
un ambiente
condo
il
pianeti
Somnium
gliene
121
i
circoli,
mostra
parte a parte
le zone,
le
acque
quale
campo ben
lo
ristretto
per la gloria
la
degli uomini
onde
spazio di
uno
sguardo a
n porre
uomini
:
la
azioni
nei
premi
con
degli
le
bisogna che
ti
per s stessa
(2).
sue
blandizie
Esaltato
dallo
dalle predi-
Emiliano
il
promette di adopedella
rarsi
lo
bene
patria e
1'
avo
lit
Ricordati che
non
tu,
ma
il
tuo corpo
mortale
e che tu
non
sei
quello
che
codesta
forma
dito.
Sappi che
sommo Dio
muove il mondo e come lo stesso Dio eterno muove il mondo per qualche rispetto mortale, cos
fragile
il
corpo mosso
dall'
animo
sempiterno
(3).
(1) Della
le
dottrine
terzo.
(3)
te
Somnium, Somnium,
:
17, 25.
18,
26
Tu
vero entere
et sic
is es,
declarat
mens cuiusque
is est quisque,
te
non ea
Deum
qui tam
122
e nobilissime
(1);
Tu
sono
cure spese
per
si
il
bene
della
si
patria
onde
piti
l'animo
che in esse
adopera e
esercita
voler
uscirne
e,
il
contemplando quel
pi possibile.
ai piaceri del
e,
stac-
carsene
si
Perch
abbandonano
corpo e
rendouo
quasi
schiavi di essi
ai piaceri,
desideri
obbedienti
violano
diritti
terra e
non
ritornano a
con
1'
enunciazione di questi
concetti pitagorico-platonici
il
regit et tnoderatur et
est
kune
mundum
ille
deus
et
ut
mundum
ex
quam quadam
animus
deus
aeternus,
sic
fragile
corpus
Anche
esercizio
pubblici
poteri.
V.
Idque ocius
se a corpore
faeiet,
et ea,
si
jam
tum,
cum
erit
inclusus in corpore,
eminebit foras
quam maxime
qui se corporis
abstrahet.
impulsuque libidinum voluptatibus oboedientium deorum et hominum iura volaverunt, eorporibus elapsi circum terram ipsam volutantur nec hunc in locum nisi multis exagitati saeculis revertuntur
.
lY.
Mimi
l.
Q. Orazio Placco
P. Virgilio Marone.
2.
fave,
metempsicosi, Euforbo.
ecloga.
3.
Virgilio e la
4.
storia dell'
5.
Le Georgiche.
7.
6.
La
Ragioni
virgiliano.
1.
ci
stiamo
occupando
non
i
a credere
avesse
abbiamo
della
gi
visti,
;
destinati a
un
cio
che anzi
l'
inse-
gnamento fondamentale
la
dottrina di Pitagora,
metempsicosi, e
il
come oggi
oggetto
si
direbbe,
nel dominel
nio
pubblico, da
essere
di satira e di riso
teatro popolare.
di farse
infatti
che fu-
rono
mimi
ricordata
di morti) di
Decimo
a.
di
Cicerone (105-43
ricorda
una
metempsicosi
Insom-
~
ma, se qualche
secondo
1'
124
come
1'
filosofo
affermasse,
dice
si fa
Laberio
dal
uomo
mulo
e la serpe
donna, e in
tavore di questa
opinione
non incontrerebbe
1'
approvazione
di
ci si
tutti e
non induraste-
rebbe forse anche a credere che nere dalle carni animali? Chi
debba perci
esser
di
potrebbe
del
sicuro di
manzo
avr
qualche suo
scherzosa-
Laberio dunque
tirato
mente in
nulla peraltro
non
1'
neppur
difficile
una
situazione
contrasto
ostinata
cocciutag-
un uomo e la velenosa malizia d' una donna. Il commento e le deduzioni ironiche circa l'astensione dalle
carni che aggiunge
forse la
Tertulliano
ricordano
di
quella che
tempo, che
;
ci
rimanga intorno
i
metempsicosi pitagorica
voglio dire
{contemporaneo di
:
Pitagora,
ma un
Ebbe
1'
(1)
Tertulliano, Apologia,
48:
Age jam,
si
qui
philosophus
et
in eam, opinionem,
fdem,
persuasum, quis
?
habeat, ne forte
Anche
Tertulliano,
125
se
ne mette
scherzosamente in mostra
il
lato ri-
dicolo.
Di un
altro
mimo
Cancer,
rimasto
uno
spunto
verso, in ci
si
accenna a un
Finalmente
di
dogma
Cicerone e Seneca
terzo
ci
hanno conservato
sconosciuto,
il
ricordo
un
(2),
mimo,
di
di autore
intitolato
Faba
il
argomento
precetti
dogma
1'
Pitagora e dei
(3).
riguardanti
il
vitto e
di
davvero
caso
me-
e prendendoli
da
lui,
li
ha
citati
anche Suida
(sotto la voce
Xeno-
che
ha
scritto lo
Zeller nei
Si
Siizungsber. d. preuss.
1889, n. 45,
questi versi
si
pag.
985.
recentemente
;
riferiscano a Pitagora
p.
ma
tali
679 P. e Anon.
33 e 109,
3
:
Bern.
negli
Anal.
pag.
98,
nec pythagoream
dogmam
strum,
docius
(2) Cicerone,
ad AH. XVI, 13
erit,
fabam
mimum
deum
futurum
fieri,
Seneca Apocoloc. 9
olim
magna
luogo
res erat
iam fabam
si
mimum
di
fecistis .
Debbo tuttavia
8-a[jia in
proposto
leggere
primo fabam,
Eiv. di
filol.
famam
V. in proposito
gennaio 1913, pag. 75-76. D. Capocasale in un suo breve lavoro {Il mimo romano, (3) Monteleone, 1903, pag. 49) pensa che forse vi si dovea mettere
class, del
ravigliarsene,
solo
126
con che
si
che
si
consideri
argomenti
di
cercava
(1).
persua-
astensione
2.
Del
resto
anche
di questi
Orazio (65-8
a.
C.)
si
prese
dot-
amabilmente gioco
trina pitagorica.
due
stessi punti
della
Che
di
se in
una
gna
fatte
di fave e di erbaggi
lardo, evi-
da buon epicureo
infischiava del
non
solo,
ma
lo
prendeva anche un
consaguinea
di
Pitagora
(2).
la
d'
per dirla
Pascoli,
un
attacco ai sistemi
secondo Pitagora
in
tra
la fava
e r
uomo, ed
il
passaggio
del
dell'
anima
una fava
burlarsi
Ora queste,
stramberie di
di
pi che opinioni
severo
filosofo,
furono
per
certo
attribuirono
meglio
lui e
come
Un'
pi
degli
inter-
XII
anche
Epist. del
libro I
{veruni seu
il
pisces seu
porrun
et
verbo tru{quasi
dei
ai pesci,
ma
ai
porri e alle
si
cipolle
che
anche
in queste,
come
nella
fava,
trovassero
1'
anime
giro
amico Iccio
larga
che
della
occupava
di
filosofia
es.
con
lui la
dottrina
pitagorica
estensione.
il
che
127
dello
spirito,
ammettono
la
sopravvivenza
sistemi
per
di
opera
del
?
quale
(1).
il
il
Platone
Dice
e
poeta
l'
mare
la terra e
il
fermo
presso
lido di
Matinata
ti
aria,
dove
altri
Tanimo destinato
pur
morire.
morto
gli
anche
dei,
il
banchettava con
ammesso
agli aril
cani di Giove, e
di
il
figlio
Panto (Euforbo),
un' altra
volta
(dopo la sua
nuova incarnazione
argiva in
Pitagora), sebbene,
con
di
lo
(dalla
Giunone
(cos
Micene)
data
testimonianza
alla
del
tempo
morte
nera
affermava
lui)
pi
che
nervi e la
un grande
pitagoreo),
tutto
splendido
bene.-
lo sai
Ma
tutti
notte
(e
senza
pi,
fine e tutti
non
come
tu credi)
(1) Pascoli,
altri
il
1895, p. 163.
lib.
Per
veda
modi
d'
I,
si
commento
I,
1900, voi.
autore
(2)
Uode
Roma, 1893.
habentque
Tempora
dita vista al bieco
di
128
il
insaziabile ministro
i
Marte
;
mare
morte
ai
naviganti
si
fune-
rali s dei
destino
mor-
tale,
al ricordo
Pitagora redivivo
volta
(1),
gliuolo di
Panto
3.
Virgilio (15
le
ott.
70-21
sett.
19
a.
C.j in qual
conto
tenne
dottrine
pitagoriche ?
Esercitarono
esse
vi-
che
per
ci
egli
quello
hanno tramandato
egli
che
e che
quello
di
potervisi
de-
dicare di proposito ?
Sestii
tentarono
di
far
Roma
la filosofia
pitagorica, possibile
colto,
pencu-
sare che
uno
spirito
come
quello di Virgilio,
non
solo
non
argomento
di dubbio,
ma
21)
(1)
Orazio
te
accenna
1'
ancora
alle
nee
Pythagorae
fallant
arcana renati
mina una
allusione al carat-
con
Socrate e con
Platone e
1,
Ennio
(II,
52).
a;
^i1^
129
gi
mo
di
Dicerone,
come ho
strato nelle
precedenti
Pitagorismo Torigine
L
romane,
con Cicerone
;e
anche
insieme
altri.
Orbene
Virgilio, che
opera
giore
r
mir a rappresentare in un
le
meraviglioso
potenza
alle
(1)
)
e alle antichit
pitail
gi
ispirato
anche
Ennio^
i
la cui opera
1'
degli Annali fu
quali fu condotta
3same analitico
procediamo a questo
rio
esame
ancorch
molto
la
non
solo
sar
confermata a posteriori
induzione,
ma dovremo
il
Fontano, quanda
disse esplicidella
poeta
augurale e profondo
(2).
conoscitore
la di
Pitagora
ne
alla
;ro
tutti
sanno, agli
studi
filosofici
Virgilio
in
essi
lo
attese
prima
dei
giovinezza e fu avviato
da un
com'egli
di lui
chiama.
amore
docta
dieta
egli
avrebbe
(1) Servio,
omnem romanam historiarti ab Aeneae adventu usque ad sua tempora summatim celebrasse Virgilium, quod ideo latet quia
eonfusus
(2)
est ordo,
etc. .
come
detto in
una nota
al
Commento
di
Macrobo
al
Somnium
9.
anche
rinunziato
in
130
alle
gran
parte
dolci
Muse
Yano
sofo.
proposito
1'
tirannia
animo
prima che
i
filo-
germi
latenti
che pur
mediti
l'
si
ramente a chi
lungo,
ne
opera poetica
sarebbero
1'
potuto finalmente
appagare
il
desiderio
lungamente
al
cos noi
avremmo
accanto
poerna
materialismo
del-
epicureo,
l'
un poema
virgiliano
informato
ai principi
idealismo pitagorico-stoico.
mirazione
arte di Lucrezio
la-
sciarono bens
non
soltanto
formale,
neir opera
sua
;
poemetti
bucolici e nelle
si
Georgiche
ma
stesse
poesie gi
manifesta
affatto
filosofico
op-
ma con
molta libert e
specie di teoria
mondo che
;
31 e seguenti)
ma dobbiamo ben
perci
e
dell' arte
ben
altre
figli
finzioni,
1'
artista
della sua
solo,
fantasia
secondo
criteri e leggi
proprie.
Non
ma
alla
poco prima della sesta
;
131
rail
il
informa
po-
scritti
Ma
in verit
il
doveva
e
formato.
4.
La quarta ecloga
fu
composta
quando
il
poeta
41
a.
C, allorch stava per entrare in carica Asinio Pollione, console designato per 1' anno successivo (1). Sulla interpretazione di questo carene, cos stranamente
s'
suggestivo,
il
tanto
discusso, che
non
si
sente
davvero
bisogno
d'
commentatori
st'
Cristo,
qualche accenno
fanciullo di cui
alla
si
anzi
il
identificato col
Nazareno.
artistica
Non
e'
da
meravigliarsene,
che r intuizione
1'
nei
grandi
giunge
tal-
espressione
poetica
acquista
un
tale
carattere "di
univer-
(1)
Oeneralraente
si
ritiene
composta
la
al
41;
ma
essendo
quello
scorcio
di
anno
la
nascita del
figlio di
(che,
secondo
pare
tal
mi
te
che
di
incertezza
tanto pi che in
il
modo
intende
il
accompagna
eonsule del
11.
132
sempre nuovi.
Ma
che poi
la
proprio
abbia
consapevolmente
profetizzato
delle
venuta
predirisoluta
zioni messianiche,
quistione,
(1).
non
un
fanciullo
figlio
che
l'
si ritiene
generalmente
l'
sia stato
Asinio Gallo,
il
ecloga
poeta affermava
ormai venuta
1'
Cuma, e sul punto di iniziarsi da capo, incominciando dall' anno del consolato di Pollione (40 a. C), una nuova serie di generazioni umane, un nuovo anno mondano, col quale sarebbe tororacolo in versi della Sibilla di
(la
giustizia) e sarebdi
bero tornati
beati
e
tempi
del
regno
Saturno
(ossia
r et
dell' oro)
(1) Il
Mancini
p. es., nel
suo commento
alle
Bucoliche (Sandron,
1903) ha scritto
(p.
48/
io
Non
si
tamente (sebbene
qualche modo
suo puer, che
non
lo
in
conoscenza delle
messianiche certo
per
tratteggiare
gli ef-
qualcosa
di
fotti
Per
la
rinomanza che
di
Virgilio si
acquist fra
Cristo, si veda
CoMPAEETTi,
Virgilio nel
Medio Evo
(Firenze,
1896,
I,
p.
133
poesia era gi molto in voga presso gli scrittori del quarto secolo.
Si vedano
nel secolo di
di
C. Pascal
Il culto
rf'
Apollo in
Roma
La
IV
di Virgilio
una nuova progenie
genies
caelo
d'
133
(v.
uomini
alto).
jaw,
nova
la
proallora
demittitur
S che
il
fanciullo,
scomparire
del
tutto
gens
con
lui la
gens aurea
veduto sulla
avrebbe
mescolato
con
ancora
residui
tempo condizione nuove necessaria al ripetersi delle vicende umane) spedizioni marittime, come quella d' Argo, e nuove guerre,
delle colpe delle et trascorse (e in pari
come
si
della
quale
gi
Come
si
vede
da questo
!
accenno,
siamo
lontani le
E
?
con
pro-
Pura
Apollo
Una
1'
il
non
ma
teorie filosori-
cordare,
dell'
ammettevano
il
rinnovarsi
periodico
universo e
me-
desimi eventi e
delle stesse
il
degli
stessi
corpi e
anime
Pens dunque
che
proprio
col
co-
minciare dell'anno 40
designata dai carmi
iniziasse l'ultima et
mondana
pare
chiedere
tra-
sibillini,
a queste teorie ?
ci si
A me
potr
quell' altra
altre
guerre
che
si
134
rinnoveranno e
il
grande Achille
che ancora
ripetersi
vita
l'identico
di tali
ritorno
al
medesimo
punto
della
non
seppe
decidere:
il
potendo
ritorno di eventi
ma non
proprio
per
che,
asse-
gnando
imminente
dotta
in-
che
si
la tradizione
sarebbe piuttosto
ad ammettere
1'
ipotesi che
il
sua
palingenesi.
la quale
ancora
parlando della
<^
nova progenies
alla
cisamente
pensiero
il
poeta
flusso
Ebbe innanzi
di
sua
dal-
immaginazione come un
l'anima universale
all'
1'
anime emananti
? (1).
inizio
del
mondano
posto sotto
egida di Apollo
nel
non
deum
nuova
(v.
progenie
ora, poich
il
suboles,
magnum
si
lovis
mcrementum
49),
rebbe che
emanata
pura e semplice
direttamente
da
pi
che
il
supremo
l'
dio
anima
(1)
Mi
pare,
non ostante
il
commendare
al-
debba precisamente
espressione
il
cora riprendere
pii
135
~
doveva andelle Georgiche, e
l
nel secondo
dove, dall'aniElisii,
ma
di
negli
la
famosa
storia dell'
anima
rilevato,
operante
proalla
normali,
intuizione
poeta,
prendendo
bens lo spunto da
un
fatto
reale
com'era
nuovi
di
la predizione sibillina,
prestano
ad
essere
analizzate
misurate
con
le
rigide
Non potevamo
di quella
tendenza mistico-idealistica,
tardi,
in
suc-
momenti
dell' attivit
come quelle della sesta e quarta ecloga appar probabile dunque che prima dei trent'anni Virgilio non avesse ancora definitivamente orientato e fermato il suo pensiero e forse non lo aveva neppure orientato definitivamente quando dal
5.
Da
37
al
30
compose
ancora da
il
le
Georgiche
lato
poich in
queste
si
osservano
di
un
somiglianze di pensiero e
si
forma con
poema
i
lucreziano, e dall'altro
incontrano
ricordare,
libro (219-
immagini e concetti
per questi ultimi,
stoico-pitagorici.
Mi
basti
~
227), nei quali
il
136
come propria, ma con evidente simpatia, la concezione panteistica (che fu prima di Pitagora e poi di Platone e
degli stoici) secondo la quale
1'
anima
viventi
parte, pi o
meno
grande,
dello
spirito divino
220
His quidam signis atque kaec exempla secuti esse apibus partem divinae mentis et haustus
aetherios dixere
:
deum namque
ire per
omnia,
terrasque traefusque maris eaelumque profundum. Hine peeudes, armenta, viros, genus omne ferarum^ quemque sib tenues naseentem arcessere vitas ;
225
seilieet
numerum
il
Il
filosofo,
esponendo
le
pensiero
come
di altri (quidam...
il
dixere)^ fa
ancora
sue riserve;
ma
Non
(il
poeta evidente-
mente
dit
dell'
adesione
sentimentale.
mirabili
solo
ma
il
fatto
che uno
di questi versi
222)
non
nuovo,
ma
(v.
quale dalla
quarta
ecloga
L'
animo
di
Yirgilio
ha
dunque
Sirone e
ondeggiato certo a
lungo prima
vano combattuto
arte di Lucrezio;
ma
il
le
convinzioni che
via via
vennero elaborando in
per
lui col
maturare degli
;
sic-
ch quando,
1'
Eneide, immergendosi
antichit
la leg-
intorno alle
origini e alle
romane,
si
trov
di
fronte al Pitagorismo,
che
137
genda collegava colla sacra figura del re Numa, che aveva ispirato anche l' arte di Ennio e che aveva in quegli
anni
cultori
come Nigidio
come
Sestii,
egli do-
poema
nel
medesimo tempo
-- Al
6.
si
queste
parole:
tiene
il
nella
quale
di cui la
Omero
(cio dalla
Nkyia
del
canto
XI
dell' Odissea).
mente
(cio
teologi
hanno
su cia-
scuna
di
tali
sti trattati
peraltro a noi
assai
non ne
giunto alcuno,
dal
1'
nemmeno
vista
quello,
certo
interessante
punto
erudito
di
del
grammatico
che
pure
parte in cui
dell'
conteneva
(1).
l'
esame
del
valore
filosofico
opera virgiliana
compito
E un
se
i
(1) Il
di tale
esame
l'I.
1'
dialoghi
dei
come
I,
V)
ordine di cognizioni,
esposizione
prima
di tutte,
come appare da
ci
che detto
come
menti
pitagorico-platonici
138
messi in rilievo
gii
ele-
pensiero di Virgilio,
del
commento
al
Somnium
riconosce
(1).
Scipionis
(I,
6,
44)
il
Non
di
certo
il
come
qualche
parola
antico ha fatto
(2),
ogni
espressione, in ogni
Alighieri,
sensi pi reconditi, le
le
piti
astruse
allegorie,
e di
immaginare
nel
comporlo.
la
Ma
indubbiamente
dall'alta sa-
di quelli che
ha
detto
provenire
pienza dei
attenzione.
Enea, con
l'
Cu ma
sceso
al-
attraversato
anti-inferno o limbo
(dove sono
le
anime
dei
condannati a morte
ingiustamente,
i
amore
e.
;
e famosi guerrieri),
lasciato a sinistra
Tartaro
nel
tilo
XXIV
dello
stesso
1.
I.
Senonch
il
libro
e la mutilazione forse
dovuta
allo zelo
degli
stiani,
tempo
in cui questi
tendevano ad
genere
di
accentuare
(1)
sapere,
lo
ma
decisamente
infallibile.
(I,
Nel commento
6,
al
Somnntm
om:
44) e diseiplinarum
12)
cos nei
Saturnali
(I,
16, 12)
peritus.
il
quale
attribuiva a Virgilio
un
quali certamente
loro che in qualche
139
violato le Jeggi
liete
modo hanno
ampio
umane
che
Elisio,
pianure
sono
il
locos laetos et
amoena mrecta
630
Quivi, in
le
e fiammante,
morti
per la patria,
sacerdoti,
poeti, filosofi
artisti,
rono
colli
ameni
ameni
in prati ed in bole
schetti,
sulle rive di
ruscelli,
:
continuando
esse
loro
al
fra
Museo,
gli
si
d'
Anchise e che
quel
si
offre
padre
d'
Enea
stava in
momento
ad
trovavano chiuse
una
vita
terrena,
quelle
destino, le vicende,
il
carattere, le
opere future.
animas superumque ad lumen ituras omnemque suorum forte recensebai numeruni carosque nepotes fataque fortunasque virum 7noresque manusque.
inclusas
lustrabat studio recolens
Avviene
tro,
dopo
il
quale
Enea vede da un
che lambisce
valle
un
fiume Lete
sedi e
fiume
dell' oblio)
quelle
placide
moltitudine di anime
del
loro
svosus-
surro, simile al ronzio
140
pei
prati,
che fanno
nei
sereni
di
meriggi
fiori
estivi,
le api,
quando
ai
si
e si
addensano intorno
al
candidi gigli
e
L' eroe,
sia
stupito,
ne chiede
padre
la ragione,
si
che
fiume
cos
quello, e che
anime
bevono
alle quali
alle
numeE il padre subito gli risponde Le dovuto per destino un altro corpo,
affollano
:
le
tempo
il
ricordo degli
Queste anime
appunto
Albani e
il
egli
si
accinge a mostrargli,
esse
tutti
i
enumerandogli e
scendenti
(i
indicandogli
gli
fra
suoi
di-
re
eroi
gloriosi di
s' allieti
Roma da
con
lui di
Silvio a Marcello
giovane)
perch
essere finalmente giunto alle spiaggie d' Italia. subito gli chiede
:
Ed Enea
ri-
padre,
si
deve
dunque credere
del cielo e
alla luce
della
vita
terrena
hanno
le infe-
720
anne aliquas ad caelum hinc ire puiandum sublimis animas iterumque ad tarda reverti corpora ? quae lueis miseris iam dira cupido ?
pater,
est
(1)
le
anime destinate
alla pa-
donde
la
Ed
mata
la storia
141
dell'anima
anima
e
il
cielo,
mari, la luna,
il
sole,
le
stelle,
un' intelli-
tutte le sue
parti
agita e
compenetra
1'
gran mole
dell'
per
aria^
che
essi,
particelle dell'a-
spazio,
hanno
li
vigore
la
ma, pi o meno,
inceppa
li
membra
terrene e periture
ottun-
cieco
car-
anime disconoscono
cielo
che, anche
vita,
quando nel
interamente
d del
trapasso le abbandona
non
si
ogni
;
male
le lasciano
sozzure corporee
molte delle
devono ne-
tempo
modi
meravigliosi. Perci
il
sono
sottoposte a pene e
:
fio
delle cui
immerse
?),
in
un
profondo
bruciando
espiazione,
sol-
oceanici
altre
morti la nostra
Elisio
;
dopo
la
e pochi
finche
un lungo
cancella le
il
tempo
della
prescritto,
sozzura
il
senso
etereo e
fuoco
semplice
aura.
Tutte
al
del passato,
142
volta
del
cielo e
rivedano
la
comincino a
v.
725
mens
et
quae marmoreo
730
735
quin
740
supremo cum lumino vita reliquit, non tamen omne malum miseris nec funditus omnes corporeae excedunt pestes, penitusque necesse est multa diu concreta modis inolescere miris. ergo exercentur poenis veterumque malorum supplicia expendunt. aliae panduntur inanes
et
suspensae ad ventos,
aliis
exinde per
amplum
mittimur Elysium
et
745
di fronte
all'
evidentemente a concetti
alta e
ma
esposizione
solenne di
una
729)
anzitutto (vv.
725-
esseri
animati
cio
il
143
uomini e bruti
veduto
nel
visto,
piti la
attribuiva a Ferecide,
maee
Pitagora
(1).
Di
divina ed
eterea,
che
nell'
uomo
con
e negli
animali,
del
concepita
in
perfetta
antitesi
la
materia
loro
un
carcere,
un
peso,
delle
un impepassioni,
degli
errori,
colpe,
dei
traviamenti.
Sicch la vita
un
male
Anche questo concetto di un dualismo o antagonismo fra spirito e materia non nuovo ed appartenne gi anch' esso all' antica filosofia pitagorica, come s' pure veduto (2). Ma se la vita un male per tutti,
730-734).
per
malvagi e per
deb-
bono
infatti
La
purificazione
avviene
per
mezzo
di
pene e
di
il
tormenti,
non
per
all'
eterni,
tempo necessario
dell'
espiazione perfetta.
Ne
sono mezzi
tre elementi
dell' aria,
acqua e
espiazione pu-
tutte
le
anime
passano
nell' Elisio,
luogo di
eletti
quelle
degli
che
furono in terra
felicit,
migliori,
ma
non
sia
tempo
prescritto
si
tempo
assai
esaurisca e scom-
terrena e
il
ri-
Ci
De Natura Deorum
1,
li,
(2) Cicerone,
Somnium
Seiponis,
15 e altrove.
cordo delle belle opere
la
144
(1)
umane
primitiva
natura
all'
eterea e spirituale e
nuovo
in
dis-
solversi in seno
anima universale. Le
mille
altre
invece, e
sono
la
anni
una
con
1'
Elisio,
vengono
del
chiamate
purificatrici
si
fiume Lete
Non
non
lo
dice, se
ri-
quando
dopo
la
seconda
all'
morte e conseresteranno
spirito,
Elisio, vi
puro
etere e
nuovamente sulla
terra.
una con
prevalenza
inde-
del male e
finito.
il
nel secondo
sarebbe
Ma
un modo
r anima
il
della resur-
dell' esistenza,
dal
mo-
mento
fino al
in cui
si
stacca
si
dallo
spirito
universale
momento
in cui
;
tamente conchiuso
di involuzione
concetto
processo
ed evoluzione dello
appena accensvolti
1'
compiuparte
tamente.
si
pu dubitare
pene e
ai
che
anche
ultima
(vv.
(vv.
che
si riferisce alle
premi d'oltretomba
735748-
come
le
principi del-
(1)
le
Appunto per
esse continuano
nell' Elisio
7.
145
interessante
Sarebbe
certo
alle
oltremodo
ultime
svolgere
conseguenze logiche, e
il
processo
emanazione
delle
anime
ad
dallo spirito
universale avve-
nisse
Si
una volta
tanto, o
intervalli, o ininterrottamente.
potendo
col
all'
avvenire
ritornare
ne
una
ne
volta tanto
delle
caso,
continuo
anime individuali
seguita in
in
seno
anima
universa,
la
sarebbe
un
determinato
momento
scom-
caso,
essendo
sempre
infinitamente
maggiore
il
numero
male),
non
un
certo
il
irrimediabilmente
terra
ma dovendo
r idea
considerarsi
come avverantesi ad
d'
in-
tervalli,
di tale
processo
emanazione
si
ricolle-
gherebbe
dani
(1).
alla teoria gi
Cos ancora, poich dall' anima universale emasolo quelle degli uomini,
nano non
ma E
bruti, ci si
di queste, alla
si
dal
modo
(1)
Ognuno
di questi
anni o periodi
della
vita
universale
era
sotto
mese era
una
filosoficamente,
come
emaanni
computata anche
altrimenti,
ma sempre
di
parecchi se-
con un processo
ripetevano
gli
stessi eventi.
Si ricordi
unanimemente
cosi
146
attribuita a Pitagora
(1).
d'
anche animale
Ma
potuto
terebbero
di l di quello
che Virgilio
questa
ci
ha
voluto o
dire,
come
si
concilia
storia
dell'
anima
fon-
con
tutta la
rappresentazione precedente
dell' anti-inferno
e del Tartaro ?
contraddizione
damentale
esiste
che
1'
esistenza delle
non
si
con
le
tomba
si
mal
riuscito
per
la
del
di
po-
era
rappresentazione
polare e
sug-
gestiva e profonda ha
d' altra parte
un
senso
compiuto e perfetto, e
1'
Eneide a
vorrebbe
non
che
essa
sia
scritta a parte,
anche
indipendentemente e
composizione
del
quello della
mente
poeta
artista,
fi-
l'
Qualcuno cio potrebbe aver pensato che le incarnazioni anima fossero non tutte necessariamente in corpo umano,
(1)
del-
ma
nel-
anche
le
r altro elemento
e la vita
rappresentato
uno
due
vite
umane.
losofo,
valersi,
147
della
di
tempo
spiriti
concep l'idea
Patria e per
di
la
per esaltare
la
grandezza
Roma,
della
dotdif-
antichissima e largamente
suoi
concit-
Ennio
quel
Anzi non mi
si
parrebbe neppure
arrischiato
il
pensare
di
che
dovesse
della
il
un brano
(vv,
Natura
al
quale Virgilio gi
se-
e forse
ad-
principio
del
:
poema
i
idea
madre
certo
ve-
principio ed idea
cui Annali,
1'
eh' egli
come abbiamo
della
esposizione
dotla
In
tale, ipotesi
dunque
messa
in
sarebbe
soltanto
perfetto
una finzione
sentazione,
poetica,
un
mezzo
la
artisticamente
ma
esprimerebbe
il
genuina e schietta
ultimo di quel
con-
cezione di Virgilio,
risultato
contra^^to
Ennio
e Virgilio
fa
Macrobio
nel
l.
VI
dei Saturnali;
la verit,
1'
non
vi
esposizione di
darsi
Omero ad Ennio.
si
Potrebbe
tuttavia
quale appunto
conteneva
1'
esame
somiglianza
di
contenuto fra
due squarci
fra
i
poetici,
una come
gli
analogie di pensiero
{ollis,
due
poeti.
trovano in Virgilio
un
enniana.
Anche
il
Pascal (GomVirgilio
mentat. vergilianae,
143 sgg.) ha
dimostrato
che
ha
e
il
148
l'
idealismo pitagorico-stoico
il
suo testache
l'
mento
Mirabile
testamento
davvero,
la-
pi lontane
generazioni
alta
remote et
dell'
uomo,
traal-
smessa
l'
di
altra,
dall'
Occidente,
custodita
con cura
la verit
come
pi sacra e pi recondita,
s'
illumin
ancora una
luce
volta,
come
della
poesia e
V.
Pitagora e
1.
La
il
tradizione di
Numa
2.
Na-
canto
XV
delle
Metamorfosi
della
vegetarianismo
metempsicosi
e d'Augusto.
flusso universale
ciali;
3.
materia e trasformazioni
cosmiche e so-
Roma
Ovidio e
Pitagorismo.
4.
Fonti e valore
storico
della
esposizione ovidiana.
5.
Conclusione.
1.
la
Ho
gi parlato
il
nel
cap. I della
tradizione, se-
condo
quale
re
Numa
tutte le testimonianze
Ovidio (43
a.
C.
17
d. C.)
anche
si
zione stessa
poeta
non profonda,
pili
pi estesa e la
organica che
150
della tlosofia pitagorica, specialmente in attinenza a
due
metempsicosi.
(vv.
1S\
che,
scomparso Romolo,
Roma, succedendo a un tal re, e che una fama non menzognera design all'impero Numa,
com'era
governo
di
la
sua piet,
e,
so-
non
solo conosceva a
perfezione
riti
della
sua gente, la
gente
Sabina, ma,
abbracciando con
ed essendo
la vasta
avido di
scrutare
era recato
a Crotone
ille
satis cognosse
Sabinae
quae
sit
Iluius
amor
che
Numa
ne ascolt
le
lezioni;
dopo
di
le redini del
i
governo
Roma, insegnando
le
arti
riti
sacrificali e
480
tn patriam remeasse
Acoepisse
ferunt.,
ultroque petitum
Numam>
Adsuetam
bello
151
Come
si
vede
e l'ho
gi
rilevato,
Ovidio non
come cosa ovvia e risaputa^ la tradizione che faceva di Numa un discepolo di Pitagora, ma vien pure in certo modo a mettere in connessolo accetta senza discuterla,
sione
di
dipendenza
l'
le istituzioni
religiose
attribuite a
;
Numa
e delle
educazione
pitagorica
da
lui
ricevuta
per
Camene
la
indigeno nella
pii
antico pe-
Il
tradizione leggendaria,
che
ei-ror;
siffatta tradizione
gli
offriva mi-
rabilmente
modo
me-
tempsicosi ch'era la
naturale
ma come
mente,
le
Metamorfosi, quanto perch, molto probabilpi che mai viva nella coscienza
i
la tradizione era
quali
il
poeta scriveva
(2),
mas-
sime dopo
(1)
la
Roma.
Lo
stesso
alla possibilit
che
la
riforma del
:
calendario
sia
stata
ispirata a
Numa
sit
dal filosofo di
Samo
Un
tradizione
il
si
legge nella
poeta,
immagi-
sogno all' Amore di cui si professa maestro, lo rimprovera di essersi comportato verso di lui ben altrimenti da quello che fecero altri discepoli verso i loro maestri Eumolpo
nando
di parlare in
Numa
2.
152
In Crotone
teneva
taneamente
la patria,
mal sopportando
tirannide onde
filosofia.
profondi studi di
elevarsi
Per virt
di questi
egli pot
con
la
mente,
immensit
con
alla
dello spazio
e scrutare
gli
occhi dell'intel-
che
la
natura ha negato
hic,
et
vista degli
uomini:
60
Vir fuit
ortu Satnius
sed fugcrat
una
eocul
Et
Samon
regione remotos^
Ecco
grande
subito, in questi
magnifici versi,
messo
in evi-
l'esercizio assiduo
Cumque animo
et vigili
70
In medium discenda dahat, coetusque silentum Dictaque mirantum magni primordia mundi Et rerum causas et, quid natura, docebat Quid deus, unde nives^ quae fulminis esset origo, luppiter an venti discussa nube tonarent^
:
lege fnearent,
At non Chionides Eumolpus in Orphea talis In Phryga nee satyrum talis Olympus erat ; Praemia nec Chiron ab Achilli talia eepit, Pythagor aeque ferunt noti nocuisse Numam. Nomina neu referam longutn collecta per aevum, Discipulo perii solus ab ipse meo.
;
E
che
153
parimenti
accennata
con
grande chiarezza
il
la vastit e larghezza
degl'insegnamenti,
silenziosa schiera
origini primordiali
filosofo
impartiva
all'attonita
le
terremoto
e le leggi
tutti
i
onde regolato
il
corso degli
astri:
insomma,
problemi pi reconditi
(1).
il
poeta,
viet di ci-
bens
tale
astensione
con
molta dottrina,
zione
:
ma
senza riscuotere la
meritata approva-
Arguii imponi
Primusque anitnalia mensis primus quuni talibus ora Docta quidem solvit, sed non et eredita, verbis.
:
Ed
l'oro,
ecco appunto
il
filosofo
quando
gli
uomini
non conoscevano
ancora tale
con pi alto
afilato
145
Aethera
et
Magna, nee ingeniis evestigata priorum, Quaeque diu latuere, canam. luvat ire per
il) I
riassumono
la
supposta
il
fisica
pitagorica,
sono manifestamente
ispirati
et leurs
da Lucrezio, dice
Lafaye, Les m-
tamorphoses
p.
d'
Ovide
197;
Astra
\
L54
et
iuoat terris
150
Nube
Despectare procul^ trepidosque obitur/ique timentes Sic exhortari, seriemque evoltere fati.
poich sento
di parlarvi
per
fa
ispirazione
divina,
il
mi
parlare
secondo
e
e vi sveler
gli
miei
vi
schiuder
Mi
mi piace
del
abban-
donata
tare da
una nube
spalle
vigoroso
Atlante e guardare da
l e
lontano
gli
uomini
sparsi
qua e
con
ancora
irragionevoli, e ad
essi,
che aspettano
infondere coraggio
e schiudere
con queste
parole...
Siamo
alla rivelazione
negli
uomini
il
timore
genus attonitu7n gelidae formidine nortis ! et nonnina vana timetis, Materieni vatum^ falsique perieula mundi? (1) Corpora, sive rogus fiamma, seu tabe vetustas
Abstulerit^
ulla putetis,
Morte careni animae; semperque priore relieta Sede novis domibus vivunt habitantque reeeptae.
(1)
il
Georgiche
490-492)
Felix, qui
155
Che temete
crediate
Stige, la tenebra e
suoi
nomi
il
vani, fan-
tasie di poeti e
pericoli
corpi, o
d'un
li
mondo
inesistente?
Non
la
che
abbia distrutti
la putredine,
rogo con
sua fiamma, o
mali di sorta,
il
tempo con
quanto
alle
possano
soffrire
;
sempre, abbandonata
una
le
sede, vivono
e abitano in di-
accolgono
160-164) d'estroiana,
tempo
della
pii
guerra
nel
specificatamente chiarita
vol-
Omnia mutantur, nhil interit errai et illne Hue venit^ hine illuc, et quoslibet occupai artus Spiritus: eque feris humana in corpora transita
:
170
Inque feras noster, nec tempore deperii ullo, Utque novis facilis signatur cera figuris, Nec manet ut fuerat^ nec formas servai easdem,
Sed iarnen ipsa eadeni
est;
animam
sic
semper eandem
Tutto
e si
si
trasmuta,
niente muore.
Lo
spirito
va
er-
rando
muove
si
di l a
presceglie; e dalle
umani
si
e viceversa,
E come
filosofi
molle
che
dunque giun1'
gevano
opposte
uno, cio
morire
soltanto
trasformazione, o
passaggio
tro,
dell'
anima d'una
in altra
il
forma
di vita
corporea; l'alto-
morire annientamento
il
onde l'anima
si
compone.
156
cera
si
che, pur
non restando
sem-
sempre
la stessa,
pre
la
Da
carne
un
nuovo
argomento
per
astenersi dall'usar
173-175).
la trattazione di
1'
A
il
questo punto
Pitagora
si
allarga,
e
il
filosofo
passa a dimostrare
il
evoluzione
:
perpetua e
creato
Et quoniam magno feror aequore plenaque ventis Vela dedi : nihil est tato, quod perstet, in orbe.
poich, aperte le
vele
al
vento,
navigo in alto
in tutto
non
vi nulla di
si
immobile
mutevole aspetto
questa nuova
proposizione illustra
con
una lunga
dall'
fenomeni
celesti,
avvicen-
dalle vicissi-
Ma
versali
la
natura non
ci offre
solo lo
spettacolo di muta-
menti regolari,
;
determinati da leggi
immutabili
ed uni-
si
ganici e negli
trasformazioni
impreviste, che
essi
saggi
le
osservano
:
con curiosit,
ma
di cui
ignorano
elencati
intitolate
cause
questi
fenomeni straordinari
alessandrino,
spesso
opere
in
(1) Questa,
Sogno
degli
Annali
Ennio
di cui si
Paradoxa
157
da Pitagora, non senza qualche anacronismo, nei vv. 252-417 (i vv. 307-336
Ovidio
li
fa esporre
riguardano
le propriet
di certi
fontium
et
(vv.
418-
umane, sino
gi da
al
principaio
d'Augusto,
predetto
:
un oracolo
Nune
fin dal
tempo
quoqiie
Dardaniam fama
eonsurgere Rotnam^
Appenninigenae quae proxiyna Thybridis undis Mole sub ingenti rerum fundamina pomi.
et
olim
Immensi caput
Dixerat Aeneae^
quantumque recordor,
cum
res
Troia?ia labaret^
440
Pramides Helenus /lenti dubioque salutis : (1) Nate dea^ si nota satis praesagia nostrae Mentis habes^ non tota cadet te sospite Troia.
fiamma
445
libi ferrumque dabunt iter: ibis, et una Pergama rapta feres, donec Troiaeque tibique Externum patria contingat am,ieius arvum, Urbem etiam cerno Phrygios debere nepotes, Quanta nec est nec erit nec visa prioribus annis. Hanc aia proceres per saecula longa potentem^ Sed doininam rerum de sanguine natus Tuli Efficiet. Quo cum tellus erit u>sa, fruentur
illi .
Raec Helenum eecinisse penatigero Aeneae Mente mem,or refero, cognataque moenia laetor Crescer e, et utiliter Phrygibus vieisse Pelasgos.
Cos Pitagora fatto profeta
della divina e fatale po-
tenza d'Augusto,
come con
analogo
procedimento,
a
nel
(1)
La
accennata,
e.
proposito di
legge nel
XX
306-308), e fu riprodotta da
.158
poema
assunta
-^
quale
mezzo
artistico
per
la
predizione della
futura grandezza di
Rom3.
Nei pochi versi che seguono (453-478) Pitagora finalmente ritorna al punto di partenza e conchiude Poi:
al
termine della
vita
la
nostra
anima passa
in
nuovi
corpi,
mo mo
3.
le
bestie; chi
il
pu sapere
di
scorrere
sangue
nostri congiunti ?
Analizzato
fatto
cos
il
contenuto
di
della
esposizione
ovidiana, vien
stato
naturalmente
di fronte
Pitagorismo.
Ne
manda
un seguace
questa do-
bra di esitazione
la vita
gnamenti e
la pratica
pitagorica,
per poter
immaginare
fervore a
pensare che
quelle dottrine
;
egli
qualche
d' altra
ricerche e speo
almeno
sia stata,
le
pare
evidente,
non
solo
nell'
opera sua
maggiore
ne quasi sistematica, ma
essa,
volte ancora
accenna ad
come
nel
citato
(1).
luogo
dei Fasti e
in alcuni versi
delle Tristezze
rist,, III,
(1)
.3,
59-64:
Atque utinam pereant anhnae cum eorpore hostrae^ Effugiatque avido pars mihi nulla rogos.
E
si
159
predilezione
del poeta
deve ritenere
della
rinascita
del Pitagorismo,
Roma
da
Nigidio
visto
nella
prima
e quali
quan te
ne riscontrino
di
cerone e
Yarrone), e
che
al
:
tempo
s
stesso del
poeta
scrittori
alla
appartenevano
dalla viva voce
generazione precedente
sua, sia
4.
proponendosi
per
la questio-
ne delle fonti
determinare
riconosciuto
state
le
poter quindi
hanno
essere
in
sostanza
che
tali
fonti
debbono
de
opere varroniane
sopratutto
il
(le
narum
dialogo
admirandis)
Nam
si
Spiritus, et
dieta senis,
Inter Sarmaiicas
Romana
vagabitur umbras^
erit.
poeta
si
1'
anima
se
lo
col
fiamme
spi-
dell' aria e
sono veri
Samo,
dei
.
Il
1'
ombra
e
di
ombre
di
Sarmati
sar
morti
mostra che,
di fronte al
mavano
la
immortalit dell'anima.
oppure
gli scritti di
160
Sestii,
Nigidio, o dei
od
anche dei
(1).
Sicch, qualunque
si
messe innanzi,
moto anteriori a
lui.
pi poeta che
filosofo,
non
di
metodo
atte-
nendosi scrupolosamente
a questo o
a quell'autore
ma
vuole
di
uno
o pi
modelli, oltre
soprattutto
il
suo
sentimento
nella
artistico,
giovandosi
soltanto
materia
atti
dogmatica
a recare
forma
genuina
all'
nei limiti
efficacia
estetica
opera sua e
non poco
di
forse aggiungendo,
si
sopprimendo o modificando
riusciti
tuttavia
mo-
strare,
sistema pi-
come
affatto
a quelli
di
Eraclito e di
Empedocle
gi
non sono
essere
imputabili ad Ovidio,
negli scrittori
ma dovevano
avvenute
esposi-
dai quali
La sua
:
opere seguenti Hottingee, De (1) Si vedano in proposito le Pythagora omdiano \n Opuseula philologica, Leipzig 1817, pag. 100-107); A. ScHMEKKL, De omdiana Pythagoreae doctrinae adumhratione, Gryphiswad, 1885 e
Berlin,
X.
e la
Per Eraclito
si
veda
Pascal,
La
dottrina pitagorica
eraclitea nelle
volume Scritti varii di Letteratura Latina, 1920, p. 207; e per Empedocle il volume dello stesso autore Graecia capta Firenze, Le Mounier, 1904, pag. 129-15].
nel
^
zione del sistema
di
di
161
il
valore
documento
storico, in
proposito, dovuta
opere di Yarrone,
di
che consistesse
5.
cos
compiuto della
il
lettera-
tura latina
secolo
della sua
il
maggior
ha dimostrato
di
non
solo che
Pita-
Roma
abbastanza largamente
pitagorica
ma
che
d'ispirazione
sono alcune
ci
hanno
tra-
mandate, come
e
il
il
sogno
Ennio,
sicch
il
sogno
di
Scipione
Eneide
dobbiamo concludere
che nelle idee che quel sistema svolse era implicita una
grande e mirabile
virti
di
idee
esercitarono
romane,
l'arte
Augusto
il
so-
dobbiamo
tenere per certo che in esse fosse insita una grande forza
di
Se
le
idee tanto
le
piii
val-
il
sentimento che
accompagna
degli individui
dei
popoli,
le
concezioni pitagoriche,
e
venute da
lontane
scaturigini
d'arte,
mo-
li.
altissimo.
162
Che
limiti del
nostro tema,
pensiamo,
successivo
nei
alterno rinadi pi
rinnovato vigore
momenti
nella
Pi-
in Alessandria
coi teosofi
neo-platonici, in
Roma
se riflettiamo
asiatico, ope-
vivono
nell'
Oriente
con
la
in
milioni di coscienze, e
che accennano per diversi segni, in questa nuova primavera dell'idealismo, a risorgere anche nel
tale (1), noi
mondo
occiden-
possiamo
con
sicurezza
ma
(1) Si veda,
un magnifico
feci nel
libro di
scienza, V opera di
W.
Mackenzie
7
Alle fonti
io
ne
Giornale del
Mattino
di
Bologna del
marzo 1912.
APPENDICI
I.
p:
U P H O R B o s.
Pubblicato
a.
nella
Rivista Ligure
di
Scienze
Lettere
ed
Arti^
XXXIX,
Genova.
1.
La
di
figura di
Ephorbos
nell' Iliade.
2.
Pitagora rincaraazione
Ephorbos.
3.
1.
Y'
forse
di
alcuno per
il
quale, meglio
il
che per
Ephorbos
figlio
famoso vertradusse
so dell'antico
commediografo, che
colui
Leopardi
ramente fu caro
sotto le
agli dei,
morto nel
fior
mano
del divino
il
Me-
Trojani,
fortissimo
di
Patroclo,
Ephorbos ebbe
immortale ne
il
la
ventura
non
solo
una
spiritual vita
la
immortalit dell'Iliade,
ma
di lasciare altres
per sempre
al ricordo
:
un grande
pensiero e di una
pi grande vita
al
poesia
d'
0-
eroe
momento
l'
resca.
Quando,
i
per
Greci
ostinato
disdegno
di
Achille
pi
grave per
il
pericolo nella
memoranda giornata
alla
Mirmidoni
battaglia,
verso
l'ora del
166
si
:
coi
tramonto
trova
suoi di fronte ad
nemici,
ma
ha
il
cor,
fiaccate le valide
membra, fermossi
con
la
punta de l'asta
un
trojano,
tutti
vinceva
gli
eguali
con
sul cocchio e al
muover
810
Primo
ne
lo
ei
vibr con
;
1'
asta
scroll
815
ei
gi
l'assalto (1).
l'asta,
anco a
1'
morte.
Ma
820
ritrarsi
Patroclo generoso,
s'
presso
sotto a
gli
venne
e,
:
d'asta vibratogli
un
il
colpo, lo giunse
r addome
Danai.
(1) I versi
come
spurii
quale
sia
traduzione.
Ma non mi
i
pare ohe
particolari accennati
il
prima
la
pronta ritirata
1'
giovinetto
trojano, poi
di Patroclo
asta
l'
il
ardito colpo
fermata
questa,
il
poeta
(lo
riprende
il
167
si
vanta e
lo
schernisce,
ma
ria
non
dei:
e,
che
lo
hanno
ucciso la Moira e
figlio
di
Latona
fine
degli uomini,
Ephorbos
d'Achille,
battaglia,
e predettagli la e
rimane supino in mezzo al campo di mentre Ettore insegue Automedonte, che cerca
muore
di portare in salvo
il
cocchio d'Achille.
si
A
tride
al
guardia
del
cadavere di Patroclo
di lucido
fa
innanzi l'A-
Menelao, armato
rotondo scudo,
fer-
mo
accostarsi.
Ed
ecco ancora
pii
Ephorbos,
cui
intervento
:
XVII, 9 Pronto
di
Panto
il
figlio,
(1),
s'avvide
che, pur
ferito
e spoglio
della difesa
sempre un
per
non
di
Omero non ha
!
come
atto di vilt
figlio
nell'
impari
duello con
Menepa-
lao.
allo spirito
alle
Monti
di
questo passo:
il
ferro
Bench piagato
e gi dell'armi
ignudo
{IL
:
Non
(1) L'epiteto
sostenne la vista.
XVI, 1146-1150)
il
infatti gi
poeta
ha detto che Ephorbos primeggiava (XVI, 809), e che con l'asta acuta
e
coetanei
con
la
lancia
ha ferito Patroclo (XVI, 806 XVII, lo), come con l'asta d un colpo J' ultimo !) nello scudo di Menelao (XVIi, 43-45).
168
disse al figlio d'Atreo, al prode guerrier
Menelao
di
gran genti,
cruento (1).
alleati,
vanne, abbandona
le spoglie
g' illustri
Prima
15
di
me
1'
nessuno,
Teucri o
giunse con
lascia eh' io
asta Patroclo, in
mezzo
ti
al furor
de la mischia:
fra'
m'
Trojani,
.
che
la
mio ferro
:
20
Certo mai fu
di
grande
'1
gonfiasi
qual de'
figli
ne
l'asta,
la boria
Ne
25
di
fiore,
allor
il
e disse
me
fra'
Danai
'1
pi dispregevol guerriero
Or
ei
non
pi, te
portato,
!
parenti
30
rintuzzer.
Ma ma
io
ancor
ti
consiglio a ritrarti
.
:
dov' folta
Disse cos,
la turba.
ancor tu
me
'1
dici
vantando
35
e nel segreto
la
sposa,
gittasti
!
muto cordoglio
il
Oh
che per
me
cordoglio
una
tregua,
portandomi in Troja,
man
lo gittassi
40
Ma non
s' io
pi a lungo, ornai,
il
ma non
franse
il
ferro
bens
gli
si
torse la
1'
punta
asta
(1)
Le armi
~
45
e,
169
mentre quei
s'
arretra,
il
mano
pesante,
50
s'
i
insanguinar
le
le
Grazie, (1)
Come
talora
un
nutre
vi sgorghi,
il
come
l'
agita
soffio
55
di tutti
venti,
un
ma piombando
tale di
Panto
il
figlio,
l'
60
Come
allor eh'
fra'
monti
giovenca pi bella,
(1)
Cio ricciute, come dice nel verso seguente, e non bionde^ cointerpretato alcuno, per es.
fine.
il
me ha
daro Nem>. 5
(cfr. Omero, Inno ad Apollo, 194 sg. e Stesicoro, Si veda XIII neV Antol. della melica greca di A. Taccone).
fa dire e
si-
a Micillo
tue chiome
argento
in-
1'
dentemente, molto
(2)
pii
il
Accenna
forse
poeta coi
di tutti
venti
la sta-
fra
marzo
si
1'
aprile
le
piante
venti,
ma
rivestono
fioritura
annuale
cosi
come
l'asta
di
Menelao, troncando
il
del giovinet-
serto di fiVite
speranze che
gi
s'
poi,
170
facendola a brani,
lui,
le
intorno a
da lunge,
si
65
ma
farglisi
li
non regge
il
cor,
che
tutti
fa scolorir la
paura;
s
ardita,
E
di
le
splendide armi
il
Ephorbos, se non
aspetto di Mente, lo
figlio
pugnace d'Atreo,
il
89
n'
ha
valido ardire.
Ettore
pronto,
le
si
fa largo tra
1'
le
schiere, vede
r uno che
terra e
il
toglie
magnifiche armi,
altro
disteso in
ferita,
irrompe fulmi-
neo con
e Menelao,
riconosciutolo subito,
il
non osando da
corpo di Patroclo e
ritira
verso
egli
suoi,
per chiamare
quando
entro le mura.
non sar
stato quello
il
meno
glorioso
2.
Ma
Ephorbos, morto
di cos bella
morte e glo-
non meno
belle e gloriose?
dato che Pitagora,
italica, l'assertore
il
171
ci
hanno traman-
cosi,
nel tempio di
di
da Menelao
quando era
.
Ephorbos.
Argivi,
il
realmente inciso
d'Ephorbos
Cos afferma
uno
scoliaste
nome d'Omero
XVII, 28) e cos altri, fra gli antichi scrittori, ricoraccennano la cosa. Chi non rammenta infatti, tanto dano per citare i pii noti, quella famosa ode d'Archita, dove
(//.
il
figlio
di
Panto, sceso
na,
alla
Il
nervi e la pelle?
buon Orazio,
tra scettico
burl un poco di
Pitagora redivivo!
(2)
Anche
Ovidio,
che
nell'
ultimo
le
fa esporre
da Pitagora stesso
facendo dire
Ben
ero
io
il
s lo
rammento
figliuol di
(1) Orazio,
Garm.
I,
28 vv. 9-13
habentque
Tartara Panthoiden iterum Orco
Demissum, quamvis clipeo Trojana refixo Tempora testatus, nihil ultra Nervos atque cutem morti concesserat atrae.
(2J Id.
172
la grave lancia infissa,
per
man .del
pi giovine Atride,
Riconobbi
or
lo
non
Giuno
(1)
E
firio^
il
filosofo neo-platonico
Por-
breve
biografia
molte notizie
questi
lui la
ricordava
si
recavano da
precedente
pri-
anima
un tempo
ma
corpo
d' allora.
di s stesso
Panto.
accompa-
insaguinr
caj)elli
le
le Grazie,
ricciuti,
Come
nutre
acqua
1'
vi sgorghi,
il
e poi,
come
agita
soffio
55 di
tutti
venti,
un
ma piombando
tale di
Panto
il
figlio,
esperto ne
1'
asta, Eiiforbo
e spogliava de l'armi.
<
si
racconta
si
dello
scudo di questo
Euphorbos
che
(1)
Ovidio,
Metamorph. XV,
vv. 160-164:
Ipse ego
nam memini
Trojani tempore
belli
in
Argis,
173
passo
sotto si-
come cosa ben nota (1). La tradizione dunque era assai diffusa Tra gli antichi. Ora quale ne sar stata 1' origine? Un'invenzione pura e semplice ? Potrebbe anche essere; nel qual caso dovrem-
mo
del Maestro,
immaginato
di
sana pianta
la
cercando
poi di accrescerle
l'
autorit
col farne
quel che
il
abbiamo
filosofo,
tava spesso
della
morte
d'
Ephor-
bos
Anche questo
in ipotesi
possibile.
Ma
me
pare molto pi
senza andare vanamente fan forse nella cosa alcuncredibilit e della vero-
ch che trascenda
limiti
della
il
inoppugnabile
egli,
seguaci
Dunque
il
quale aveva
il
virt taumaturgiche
glioso,
sua vita
meravi-
anzi
sue pratiche
magiche
ai vita,
profondando
lo
spirito in
quelle sue
me-
(1)
PoRPHTRii,
Menippo,
.
Salve, o Ephorbos
ditazioni
174
astrazioni dal
di
se
.
corpo ed
credesse
leggere
anima
da
ne desse
non proprio
ai
alle
turbe
sua scuola,
agi' intimi,
pi
perfetti,
qualcuno dei
Insomma per me
alle
di
accenno
sue vite
anteriori credibile
:
non
ha
nulla di inammissibile e
men che
ma-
lo zelo dei
re qualcosa,
gari
inventare
qualche nuovo
particolare o
esistenza,
far
ma
l'
origine
allo
prima
pu proprio
pot
risalire
dunque
realmente
dire e
naturalmente anche
la
credere
malafede in un
uomo
di tanta autorit,
tutta
un apostolato
in
tal
di verit e di
bene
di
essere stato
Ephorbos.
Ma
modo
si
potrebbe
1'
osservare
se noi
antichit concorde ci ha
giovinetto figlio
egli
di
Panto, ne verrebbe di
conseguenza che
storica d'
d'
Omero, ma vissuto
E
-
sto ? Chi
- non
di
credette
Agamennone,
Odissea?
di
Achille,
di
Menelao,
Ulisse, di
Ettore, di tutta
dell'
la bella schiera
la qui-
stione
omerica
erano nate
Wolf doveva
sit dei suoi
175
mostruo-
e a lanciare pel
mondo
la stupefacente teutonica
!
Prolegomeni ad Omero
(1)
3.
Di Pitagora
gli ''antichi
conobbero
anche
altre
un poco pi innanzi
Affermava
di essere gi vis-
prima E-
Con
1'
anima
ci
purificato,
ricordarsi
Ma Diogene
Laerzio
ha
da
la
che
risali-
rebbe ad Eraclide
sippo ed Aristotile)
Porfirio
Pontico
(discepolo di Platone,
Speu-
la
quale
differisce
quella di
in-
non
solo perch fa di
Ephorbos
seconda
ma
anche perch
riferisce
1'
anzich a Pitagora,
che sarebbe
Veramente si incominciato gi da qualche tempo ~ anche in Germania ad essere un po' meno radicali in fatto di negazioni. E a quel modo che il Beloch, per esempio, ammise come
(1)
possibile che
fra g'
del
mondo
sulla
mosse
(I,
p. 121), cos
d'esser
disposto a vedere in
Agamennone, Menelao,
anche
Priamo
persone storiche
realt
(p.
226). Gli
sulla
storica
della
spedizione
(p.
231 e
seg.).
e,
anche
gli
scrittori
cristiani,
come Tertulliano
(de
anima
inoltre stato appeso nel
e
176
~
di
tempio
Apollo a Branchidas,
le
non a Micene.
Ma
parole di Laerzio
egli (Pitagora)
afPermava di
di
Etalide e ritenuto
gli disse
:
figlio
Herche
raes
(1).
che Hermes
di scegliere quel
egli chiese
il
il
volesse, tranne
F immortalit
da vvo
onde
dono
di
conservare
e da morto
si
ricordo
di tutti
gli eventi.
te
Che
pertanto in vita
ricordava di tutto,
la
memoria.
Che
Euphorbos
e fu ferito da
nelao
ed Euphorbos
Meun tempo
e ricor-
avvenute,
passata, e
e attraverso
quali
piante ed animali
e qual sorte
sua anima
pass
in
Ermtimo, che
dell'esser
d'
sua volta,
tempio
Apollo mostr
scudo
che
Menelao
vi
aveva appeso,
ormai
imputridito, re(2).
che quan-
ti)
il
Dobbiamo
forse in
dottrine ermetiche?
in ci,
come
figlio
noli'
Mi par probabile; se pure non dobbiamo vedere altra comune tradizione che faceva di Pitagora
,
un
(2)
d'Apollo
delle
espressioni
del
linguaggio
mistico
fraintese.
Pausania,
nella
descrizione che
ci
ha
di
Micene, dice
a destra,
dov' era
la statua
dea, vi era
gi tolse ad
Euphorbos in
Ilio .
(De-
Graeciae
II,
17, 3).
che Pausania
sua
177
;
:
nuovo
si
ricordava tutto
come
fosse stato
prima
Etalide, poi
poi
Pirro.
si
E
a
ricorda-
va
di tutto
s'
detto
(1).
Non
solo,
ma
due
il
filosofi
Clearco e Dicearco
viscome
volte-
quarto e
avreb-
come Pirandro,
cos
come
Calliclea e finalmente
(2).
una
E
e
r anima
d'
avendo
sperimentato,
dopo aver
-
compiuto
il
ciclo assegnatole
gran mare
anima univervestirsi
d'uma-
la favola di
Luciano?
una sua indicazione guid lo Schhemann alla scoperta delle famose tombe dei re nel foro di Micene), avr egli veduto quell'antichissimo logoro avanzo, o una copia in bronzo fattane fare di poi, o addirittura un qualunque scudo che i sacerdoti del
tempio
vi
dell'antica
nella 2^
(1)
modo
visse
(2) Gellio,
...
et
Pythagoram vero
ita
Euphorbum primum
fuisse, dictitasse;
Dicaearchus memocui
eum
deinde feminam
pulchra
facie
meretricem,
nomen
fuerat
Alce
(3) Se,
come
probabile,
principii a cui
informa
la teoria la
pene
d'
oltretomba nel
De
secondo
178
parla
il
Lungo sarebbe
a dire
cos
suo gallo
flo-
qual forma r anima mia venisse via da Apollo volando, ed entrasse in corpo di uomo, e qual pena sofferisse in tal guisa...
anche questo!)
in
Mentre
Ephorbos combattei a Troja, e quivi ucciso da Menelao, dopo qualche tempo ne venni a stare
eh' io era
;
in Pitagora
ma
fra
1'
un
tempo
(1)
altro
non ebbi
casa, aspettando
che
Mnesarco
ti
mi apparecchiasse
ti
abitazione....
Ma quando
al
spogliasti di Pitagora
vestisti?
. . .
(domanda Micillo
Aspasia qual
Grate, cinico.
Di
uomo
o qual
nuova donna
E dopo diventasti?
poi
di
Di femmina
mondo,
Poi
re,
un
po-
non
finirei
mai a
da
dirle tutte.
Ma
gallo spesso
(vita
me
sopra le
stizia verso
doveva
subire
dieci
volte
quella
medesima
(s'
dieci vite
per scontare
in
Pitagora e
della
sua dottrina)
almeno altre due vite. Per il luogo platonico e le relazioni che esso pu avere avuto con il dogma cristiano della resurrezione si veda ci che ha scritto il Pascal nella Rassegna Contemporanea del dicembre 1911 (ripubblicato in Credenze d'oltretomba^ II, pagina 199).
(1) le
Padre
di Pitagora.
Luciano sorvola
sul-
Ma
altrove
ci
{Vera Historia^
citt di
venne (nella
compiuti
Samo, che
il
allora
i
aveva
sette
finita la
le sette vite,
periodi
ed
lato destro.
si
Fu
de-
ciso d'
ammetterlo con
altri beati,
ma non
sapeva se chia-
179
altri molti, a
altre
relli,
amatissima) servendo ad
re,
a pove-
che
ti
que-
ammiri
(1).
ricchi perch
non
E
il
Ephorbos
ai
Panto,
celesti.
(1)
Luciano, Il Sogno o
il
Gallo
(secondo
la
traduzione di GaIl
no-
resto scherza
Ephor-
mi sembra
un qualunque indice
delle opere di
Luciano.
II.
IL
Review (Londra)
voi.
XXXVII,
1.
2.
Origiiae o
3.
4.
Sua du-
vi
si
5.
Suo
ordinamento.
6,
Natura
degl'insegnamenti
che
impartivano.
7.
Conclusione.
Una
tradizione
che
dell'
fu
diffusa e
concorde nel-
filosofo di
viaggiato
Oriente in
nell'
India
E-
grete che
nello
saggi ed
stesso
tempo
Cina Lao-Tse
(1)
(604-520
a. C.)
e nell'India
Magna
Grecia, dove,
istitu
acquistato
largo seguito di
ammiratori,
un celebre
Sodalizio.
Di questo apla
di esporre le origini,
durata
e la
numerose
(1) Cfr.
le
osservazioni
dello studio di G.
De Lorenzo
22 ediz.
suU' Bidia e
Buddhismo
1919).
Porfirio
(2),
184
(1), (4),
gli altri,
GiambJico
(3),
nonch, incidentalmente,
gli
classici
piii
maggiori,
larga,
misura
meno
con
criteri
pi o
meno
il
moderni delCen(6)
movimento pitagorico
lo
in particolare,
come
il
Krische
(5),
Chaignet,
il
tofanti, lo Zeller,
Cognetti
de
Martiis, lo
Schur
ed
altri.
2.
Quanto SiVorigme
conC.)
LXIP
Olimpiade
(530
a.
poco
dopo
(7)
accomda
che
pagnato
da numerosi discepoli
che ve
lo
seguirono da
tali
Samo
(8),
la
(9),
Vitae
et
YIII
e.
I.
(2)
(3)
(4)
passim.
(5)
De
soeietatis
a Pythagora in urbe
Initis,
Orotoniatarum conditae
ital.
Les Qrands
(Bari,
gli altri
(7) Variano dal 529 al 540 le date proposte relativamente all' anno della sua partenza da Samo; la prima data ammessa dall' Ueberweg,
Qrundr.
I,
all'
I,
16,
1'
altra
in
Bernhardy,
Orundr.
d. gr. Liti.
p.
Quanto
si
trovasse gi.
(8) (9)
GlAMBL. 29.
V. Porfirio
l.
/.
e.
Nicomaco e
Cfr.
GlAMBL.
e.
30.
185
d'allora in quella
mani
il
governo,
per
homakoeion un ampio edificio in marmo bianco nel quale egli potesse inseod uditorio comune (1) gnare comodamente le sue dottrine ed essi ridursi a vivere sotto la sua guida. La tradizione, quale la troviamo
aggiunge
altri
partiai
(2),
avrebbe parlato
l'
giovani che vi
del
si
trovavano suscitandone
ammirazione
e
i
che venuti a
conoscenza
il
magistrati
senatori
;
avrebbero manifestato
ed
tale
il
desiderio di
al
egli,
venuto dinanzi
rendere
pubblico
suo insegnamento^
tamente,
mossi
dalla
per tutto
il
novit di
ragionamenti del
fo-
Via
via,
la
modo che
egli
(1) Si noti
I,
che
al
(2)
V. in Giamblco op.
cit.
di
questo diesso-
insegnamento
La
diversit notata
questo proposito
dallo
Zeller
fra
il
com'
egli fa,
l'
induzione che
il
discorso
ri-
citato dal
secondo
modo
186
si
Magna
Gre-
Reggio, a Cagreche,
dalle
dei
Peucezi,
lui
dei Messapii ed
anche
sessi
;
da
Roma
ed
(1)
vennero a
discepoli di
ambo'
Caronda,
s
Numa
altri,
l'
(2),
si
dovunque
In questo
costumi
(4),
e le leggi
Lenormaiit
egli pot
giungere a rea-
lizzare l'ideale
sotto
egemonia
di
Crotone, non
;
ostante la
il
che peraltro
di Pi-
inesatto, poich,
predicazione non fu
nazionale,
ma
giunge un
non
fu
estranea all'acco-
la
essersi trovato in
Ma
Magna
Grecia
(1) DiOG.
(2)
Posidonio
21
Diod.
XII, 20.
(3)
V.
DioG. Vili, 3;
Porf.
21 sg
54;
Giambl. 33,
50,
132,
214; Cic. Tusc. V, 4, 10; Diod, ragm. p. 554; Giustino XX, 4; Dione Crisost. or. 49, p. 249 Plut. c. princ. philos. I, 11, p. 776.
;
(4)
Op. ciL,
V.
I,
p. 75,
(5) Cognetti
De
187
attitudine di
quelle genti
a in-
tenderlo
ed
apprezzarlo.
Poich
il
misticismo
ed
ogni
moto
idealistico trov
sempre
fra loro
di
un generale e pronsia
to assenso e
un gran numero
sia
seguaci,
nei tempi
pi antichi,
durante
il
medio evo e
dei
nell' et
moder-
na
(1).
In queste
attitudini
popoli del
mezzogiorno
pita-
delle dottrine
:
quasi universalmente
tanto
che molti
(2),
Maestro,
si
accostarono a
lui,
e,
desiderosi
suo sistema
lui,
atti-
sua
orbita
d'azione
pensiero da quella
al-
tutti
grandi apostoli
il
dell'
umanit.
del
Cos fu formato
Sodalizio,
quale fu
poi aperto
(1) Cos p.
es.
si
ca-
M.
E.^
lib.
li,
eie
II).
Del resto
ridionale,
il
Pitagorismo
si
nell' Italia
vi di
Me-
(di
dove penetr in
XYI
Roma XVII
sorse a nuo-
Scuola
Bernardino
Campanella e il Bruno Cfr. David Levi, Giordano Bruno^ Torino, 1888 pp. 124 sgg. (2) Porfirio op. cit.^ 20 sgg., racconta che pi di duemila cittadini con le mogli e
i
figli
i
si
raccolsero
nell'
Homakoeion
e vis-
sero mettendo in
comune
come un
Dio.
l'accesso a tutti
donne
(1)
e alla
or-
sua
filosofica famiglia
Oriente e
dell' Egitto,
nelle quali
come
s'
accennato,
Misteri.
egli
conoscenza
dei
L'istituto
un'accademia
teoria
arti,
una piccola
iniziato
;
to la direzione d'
un grande
e per
mezzo
della
accompagnata dalla
vi
si
giungeva
lentamente
scienze, a queir
letto
armonia magica
i
anima e
dell' intel-
Pitagorici consideravano
come
La
scuola pita-
assai
grande, perch fu
laica
:
piti
notevole tentativo
d' iniziazione
sintesi anil
conobbe quin-
e viva
della
pu dare
la fede
ma
d'im(2).
esempio
3.
Secondo
alle
della
dottrina pita-
gorica
forme
diverso
(1) Sulle
e desiderabile
fatti.
uno
gran
luce su molti
Ad
esse era
impartito un
insegnamento particolare
ed avevano
iniziazioni paeit.
rallele, adattate ai
Giamblioo, op.
267,
nomi
di
;
Vili, 41 sg.
17, tutte chiarissime-Ct. ihid. 30, 54, 132; Dioo. PoRF. i9 sg. ecc. V. anche Schure, op. cit. pa-
ScHUR op.
cit.
p.
314.
189
fu
il
criterio
che
gli studiosi
il
quali intendimenti
Sodalizio.
filosofo
cos,
se-
condo
il
Krische,
la societ
ebbe
meramente
il
lo
scopo
potere decaduto
altri scopi,
i
degli ottimati
e,
uno
morale e
bri
l'altro
rendere cio
suoi
mem-
al reg-
con l'opprimere
si
la plebe,
questa
comprendendo
contenta al
coloro
che
provvedeva
;
al
suo
benessere,
la
stesse
suo stato
e di far studiare
filosofia a
che
si
si
accingessero al governo
aspettare
colto
dello Stato,
perch
non
pu
un governo buono e sapiente se non da chi sia ed erudito (1). Ora quanto sia incompiuta ed imnon furono
e religiosi
;
ma
anche
morali,
filosofici
n
alla
il
Magna
^Wuomo
di
in generale
il
con-
tenuto politico che esso poteva avere era quindi appena una
parte, e
neppure
nota
la principale,
un larghissimo sistema
tutto
lo scibile.
si
scientifico e
filosofico,
che abbracciava
lo Zeller,
Altrimenti,
giustamente
non
spieghe-
(1)
etc.
l.
e.
p 101
p.
Cfr.
il
giudizio
del
V. II,
Roma
p.
124
sg.
Siffatte
tendenze
(?),
Amici
nome
di Pitagora
essa ingiungeva
trattare
di venerare la
bestie quei
classe dominatrice
come divina, di
come
rebbe
rica,
l'
190
piti
il
che
le
testimonianze
lui
antiche intorno
di
a Pitagora
il
mostrano in
il
pi che l'uomo
il
Stato,
(1).
teurgo,
il
profeta,
sapiente e
riformatore morale
In realt
egli
mi
impartendo
loro
una cultura
passioni.
ersale, sia
facendo ad essi
praticare la
pi rigorosa disciplina
dell'animo e delle
Con
sempre pi facilmente
tutti,
cittadini
e gli
uomini
poich ogni
pubblica,
la
diffondendola con
i
con l'esempio
tra
famigliari,
in
conseguenza
che
di ci dovette
compiersi a poco
della
.far
a poco
un
mutamento anche
i
nel governo
citt,
per
delle
il
fatto
primi ad
approfittare
e a
tesoro
gli
nuove
probabilmente
facevano
parte,
ottimati, questi
direttamente, se ne
indirettamente,
nel governo
moralit.
un nuovo
indirizzo razionale e
il
una pi rigorosa
la
osserva ancora
lo
Zeller, fu
non
ragione,
ma
l'effetto
i
che
chiamava a s
il
migliori
e se la tradizione ci rappresenta
Sodalizio co-
me
che non
che
il
suo
indirizzo religioso,
della posi-
una conseguenza
ci)
V. Eraclito
d,
pr. Dioc.
p.
Vili,
6;
Erodoto IV, 95
Zeller,
D.
PhiL
Oriech.
328.
191
zione che
i
campo
politico
perch
invece fu proprio
contrario.
la
pi-
Grote
e
(1),
che
la
disse di
religioso
ed esclusivo,
poich
i
ad un
tempo
attivo e spadroneggiante,
1'
suoi
membri
attivi
avevano appunto
i
ufficio
di
influire nel
tivi
contempla-
Pitagorici presentano
lui
insomma
le
i
seguaci
un
d'uomini,
che abbracciarono
suo canone etico,
fantasie reli(?
!)
suoi germi
la
una idea
scientifica e manifestarono
riti
loro adesione
.
1'
In
tutto questo vi
di vero;
esagerazione ha tolto la
mano
senza dubbio
l'
in Pitagora,
il
pernio di tutto
in-
segnamento
tratt
punto
di
numeri che
ad
lo simboleggiava;
ma non
s
punto
di
fantasie pi o
ii\
meno
ai
tendere
bene
che in Egitto, in
Oriente e in Grecia
filosofiche,
unica
nella
bench diversa
nelle
forme
e nei simboli
esteriori
il
perch
dovunque
derivata
dalla
stessa
tradizione, e, per
quanto mistica,
paragonare
poi
(]
Hist. of.
p.
cfr.
Ritter,
Oeseh. d, Phi-
los,
I,
365 sgg.
192
setta gesuitica,
un
in chi ha pospi-
un giusvi-
apparenze
esteriori,
un disconoscerne
non
settarii,
ma
uno
Pi vicino
to egli
vero
il
seppe vedere
di
in-
tendimento morale
Pitagora
(1);
ma
ancora pi giusto
i
Sodalizio diede
uno
storico italiano,
il
una
Sole
ci et
modello, la
quale,
intendeva a migliorare
comune
e aspirava ad occupare
uno scopo
tanto larga
(2).
quanto
la virtualit
umana natura
lo
Con
le
lui si
Chaignet
(3) e lo Zel-
quale
la scuola si
distingueva da tutte
associazioni analoghe
per
or
il
pog-
Duncker quindi scriscon molta verit che Pitagora fu non solo il Maestro d' una nuova sapienza, ma altres il predicatore di una
Op.
Git. l,
(1)
p. 83.
(2)
nel
p.
voi.
sg.
La
Letteratura greca
(Fi-
renze,
Le Monnier), Opere^
401
(3) Pythagore et la philos. pythag. I, p. 98. (4) Die Philos. der Orieehen V" p. 328.
193
~
culto nuovo e
il
nuova
tore d'
vita,
il
fondatore di
un
bandi-
(1).
Soltanto
e ai
tale novit ,
;
va
intesa
come
relativa ai luoghi
tempi
poich,
come
ori-
ho detto sopra,
4.
l'
grande
Samo pose
con ci
di modificare
anche
necessariamente
le
non
sulle pratiche
ben raramente ed in pochi corrisponde un'adeguata conoscenza e persuasione, e che perci acquistano un valore
di
mera superstizione
i
e di vuoto
formalismo
dogmatico,
dovesse su-
crotouese ed
e sopra
di quegli ari-
stocratici ignoranti
che ne erano
e
stati esclusi
per deficien-
za intellettuale
e morale,
dei sacerdoti
che vedevano
la
parte migliore
della
gioventi.
re,
le
minacciati
che che
delle
come
tocchi
e
vimento
d'idee
co e sociale,
incertezze,
(5)
194
ben
gli
mettendole in
rilievo,
avversari
delle
nuove
Cilene,
dottrine.
tore.
Ma
di
fatto
invoce
ricordo di un
tal
aristocratico,
che per
inettitudine
co-
cerimonie e
la
1'
azione
segreta della
Societ,
continuando
gli
lotta
con
quell'a-
vemente
molti.
da
nella
Magna
Gi'ecia da
mente
Sovrano
dei Mille
una
il
dendosi fra
non vedeva
e propria
altro
che mistero,
una vera
sommossa contro
Cos che, se
il
filosofo
ed
a. C. circa).
il
moto
fu effettivamente
moto
di
popolo contro
reggi-
mento
venne
dalla parte
(1).
meno buona
sacerdozio ufficiale
Un
fiera
pitago-
(1)
il
Centofanti,
op. cit. p.
4l6 sgg.
rici,
195
anch' essi
in
cacciati
bando e
La durata
pili
del Sodalizio fu
;
dunque
1'
assai breve, di
dell'
non
che
quarant' anni
tuttavia
efficacia
insegna-
mento pitagorico dur per lungo tempo attraverso i secoli (1) e la sua fiamma non si spense mai, conservata
religiosamente e religiosamente trasmessa di generazione
in generazione dagli eletti a cui fu affidato via via
il
sa-
cosicch
i
il
che
si
mantenne, e
5.
Nel
sodalizio
si
quella degli
ammessi ad un grado
iniziazione (disce-
in corrispondenza coi
fisici,
pitagorei,
matematici, sebastici) e
segreto; gli
altri
alle le-
(1)
AmsTOTiLE
ci
fa
\q sissitie italiche,
duravano tuttavia
V. Cen466.
De
Martiis, op.
cit. p.
Il
mondo romano
e noli' Italia
dioevalo e
moderna
in tutti
meLa
l'
Ippol. Eefut.
I, 9,
I,
2,
p.
8,
14
PoRF. 37
LOisoN,
Cfr.
anche Yil-
Anecd.
19t)
alla
lo
presenza
di
Pitagora, ma,
come
un velario che lo nascondeva ai loro occhi. Prima di ottenere l'ammissione non solo ai gradi
d'i-
niziazione,
ma
anche
al noviziato,
ed esami
rigorosissimi,
poich,
non
Mercurio
anzitut-
come
ci
(1),
un esame fisionomico
morale
e
delle
che
attestasse
buona disposizione
se questo
esame
era
moralit
vita
anteriore
erano
soddisfacenti,
egli
ammesso
senz'altro e gli
era prescritto
un determinato
gli
i
due
ai
cinque
anni, durante
quali
non
altri,
fare
osservazioni. In
rigorosa e
praticata
severa disciplina
e dei
per mezzo
di
prove
il
assai
difficili,
prese dall'iniziazione
egiziana, consisteva
gh adepti erano
distinti
in
;.
Sebastici, politici,
e lo stesso scrittore
aggiunge che
rici,
i
chiamati pitago-
discepoh
essoterici o novizi
Roeth (II, pag. 455 sg., 756 sg., 823 sg., 966; b 104) deduce che i membri della piccola scuola pitagorica erano chiamati pitagorici e quelli della grande pitagorei ed a rapitagoristi.
Dal che
il
gione, purch
non
si
pitagoristi o
discepoli essoterici,
ma
9.
bens
si
mo
grado.
(1)
Noci. Att.
I,
(2)
OmaiNE
fa
fisionomica
col
197
lungo tirocinio,
il
le
due cose
cio l'ascol(1)
tare e
tacer e,
erano
ammessi
fra
matematici
allora soltanto
potevano parlare e
domandare, ed
anche
loro
sapienza
sta,
si
immanente
sofica,
universo
nell'
uomo
l'
chi
arrivava a
filo-
cima
di
della speculazione
tutto
segnava
il
la fine
terico,
otteneva
titolo
il
corrispondente a
titolo
di perfetto (teleos) e di
oppure chiamavasi
per eccellenza
nomo.
L' obbligo essenziale che
quello del silenzio (2)
si
imponeva
e della segretezza
verso gli
altri,
trapelare qualche
considerati
che innalzavano ad
(Ij
cio la geo-
tnetria^ la
gnomonica,
la
medicina^
la
musica ed
alle
-
superiore, per
mezzo
delle quali si
elevavano
pi sublimi ed
umana
e divina.
Sulla medicina v. E-
V. Tauro
pr. Gellio,
Apul. Fior.
p. 8,
II,
14; Giamel.
Vii. auct.
71 sg., 94;
3;
cfr.
21 sg.; Filop.
De
an.
b;
Luciano,
Plut,
De
curios. p. 309.
tuto
198
un
cenoiafio
(1).
la
Allo stesso
modo
era
considerato
come morto
al
chi,
pur
di s e della
sua elevatezza
concetto che
mostrarsi
inferiore
aveva
fatto
passaggio da
un grado a un
impossibili
lusioni.
altro
di
aveva appunto
al
lo
scopo di rendere
e le de-
limitare
minimo gl'inganni
non obbliga^^a
per nulla
sapessero rinunziare
interamente
al
mondo
o per altre
(1)
punto
dell'
avere
fatto conoscere la
dottrina
libri,
anche
dalla
Diogene
Laerzio
fu cacciato
II,
Cantra Celsurn
Aristocle
III,
142 e
2.
p.
67 Can-
17;
Th. Canterus,
Var. Leet.
p.
V. Plut.
Numa^ 22;
Edseb. pr.
ev.
XI,
3,
1;
sg.,
PSEUDO Liside
pr.
246
sg.
un anonimo
pr.
Menagio
VIII, 50.
Cfr.
Platon.,
jS'p.
il
II,
314, l'afferma-
quale Myl1'
Timycha sopportarono
pi crudeli
tormenti e
il
ultima
si
vecchio la raaf-
esclusi
.
insegnamento
mente informavano
bene
i
199
morali e
la
conoscenze
con
cui
l'insegnamento
attivi^
appunto
ci
mirava.
Erano
questi
membri
di cui
vivevano sempre
tutte le altre
scomparire
ogni
forma
di
egoismo e
di
E non
(1),
ligiose e a pratiche
comune
e per
la
vantaggio dell'insegnamento
diffusione delle
loro idee.
Che cosa poteva trattenere i discepoli interni^ non legati pi dai vincoli del mondo, da questa comunione di beni ? E quanto agli esterni, non naturale
pensare che, per
acquistata nel
la virt della
fratellanza
dell'amore
mettesse
comune insegnamento,
le
ciascuno
anzi
spontaneamente tutte
Secondo
lo
sue sostanze,
tutto se
me-
(1)
Zeller
lo
testimonianze
di
Epicuro
(o
Diocle) pr.
fu
Diog.
X, Il
e di TiMKO di
y.
Taurom.
ibid.^
anche,
v.
la
comu-
Magna
Grecia
sono
troppo re-
Ma
I,
cfr.
anche
gli
9;
Ippol.
Refut.
Il
Krische
{l.
e. p.
una falsa (?) interpretazione della nota massima le cose degli amici sono comuni ; il che mi pare ben poco fondato, se si pensi che non neppur corto che questa massima appartenesse in modo
particolare ai pitagorici (Aristot.
8,
1168 b
0).
200
? (1).
Ed
infatti
usavano
il
particolari segni
(3)
riconoscimento
(4),
(2)
~ come
pentagono
e
la
e lo gnocaratteri-
mone
forma
dei quali
dovevano
vicenda
di
Crotone, dagli
cos nella
(6).
numerose
Magna
da quei
Grecia
come La
poli
conduceva
in
nell' istituto
disce-
che
rimanevano
le
permanenza
ci
sufficiente-
narrazioni dei
neo-pitagorici e per le
qua
con norme
che
si
precise
che nessuno
si
tra-
intende facilmente, se
pen-
che ognuna
di
(1)
p.
(2)
^3) (4)
(5)
V. gU Sckol,
alle
Nuvole
44.
e.
di
Aristofane 611,
I,
249 Dind.
Krische
l.
e.
p.
Luciano, De Salut.^
5.
(6)
altre analogie
(come quella
15)
si
delle a-
dunanze notturne
da alcuno
biogr.
l'
paragonato
tempi. V. su questo
un cenno fuggevole nel Dici, de gnr.^ Firmin-Didot, Paris, 1862, t. 41, col. 243-244: Les
proposito
les
pythagoriciens
d'
un
96
sg.,
165, 256.
e proprio
201
di consiglio,
che
di vero
Ja
cenobiti
si
ziosi,
ma
di
il
animo con
ad
la
medita-
zione ed
raccoglimento.
Poi
poi-
e praticala
pando
in
modo
speciale la volont e la
dello
memoria
e le fasi
spirito.
Non
e
trat-
carne
rinun-
piaceri normali
delia vita,
ne
Pi-
mettesse in
grado
corpo
nelle
allo
spirito,
per
fosse
libero
:
sue
mento mento
interiore
ma
il
corpo doveva
lo
spirito avesse
:
uno
stru-
possibile
ali'
onde
gli esercizi
gin-
genere
fatti
all'
aria
aperta,
le prescri-
pasti erano
assai
parchi,
una
delle caratteristi-
che, e forse la pi
tale
bella
del
siuerit (1833).
(2)
Anche questa
i
tuando
ridotti al
202
I
puro necessario, eJiminaudo tutto ci che potesse offuscare la serena funzione dello spirito ed aggravare
stomaco. Pane
e
inutiluiente lo
miele
al
mattino, erbe
qualit
e solo di
determinate
ed animali, raramente
il
durantB
il
secondo pasto
non
pili
solitarie,
il
ma
bagno. Terminato
alle tavole in
pranzo,
di
numero
dieci o
meno,
si
trattenevano a
il
pi anzia-
no prescriveva,
di poesia e
di
buona musica che disponeva gli animi una dolce armonia interiore. Poich
tutte le parti del corpo sono
di vigore,
rale,
gioia e ad
musica,
onde
composte
costante unit
e per
compieva
suoi effetti
nell'anima perfetta-
(1)
La
tradizione pi diffusa
ci
un puro vegetaria-
no,
a.
come
ci
IV
al-
XV.
1,
65
p.
716 Gas.
Ma non
possiamo
tutti
affer:
mare che
trimenti non
potremmo
mente P astinenza
fosse prescritta nel
modo pi formale
rendere
e categorico) fu
un semplice
spirito e di
il
meno
tirannico
pur conservandolo
sano
corpo e
meno
forti le
sue
esigenze.
La
dottrina della
;
normalmente
attribuitole,
secondo
la
comune credenza
della sua
mente
cavano
iiifno,
203
(1).
Non man-
durante
la
giornata, alcune
semplici ceri-
monie religiose, piii precisamente simboliche, che servivano a mantenere sempre vivo e presente in ognuno il culto ed il rispetto di quell'Essenza da cui emanava e a
cui doveva
tornare
il
secondo
la
dottrina
mistica
del
Maestro
ciascun
individuo umano.
Altre testimonianze
cia,
ci
dell'uso di
slV
vesti
Quanto
obblUjo
celibato
di cui
parla lo Zeller,
(4),
non
solo
non
dato
da alcuna testimonianza
molte che
ci
ma
parlano
di
Teano,
pii
ri-
moglie
figli
di
(5)
ed
le
norme
(1)
i2)
cfr.
cit.
390.
che
desunse forse
3 5 sg., 47).
la
notizia da
Nicomaco
XXVI,
Aristosseno, da cui
forse presa
mediatamente
32, 2;
la
non
56;
De Magia e
Apollo??..
l.
I,
Elian(.,
V.
(Iht.
XTI. 32.
Vili,
si
FlLOSTR.
C.
e Diog.
19
ma
ci
:
nel
primo
i
solo
che
da alcuni
affermava
le
i^he
Pitagorci
si
l'amore stesso
fosse loro
proibito
si
trattava di
tato detto
non
Ermesianatte pr. Ateneo XllI, 599 a; Diog. Vili, 42; Porf. GiAMBL. 132, 146, 265; Clem. Paedag. Il, e. 0, p. 204; Strom. I, 309, IV, 522 D.; Plut. Coniug. praec. 31, p. 142 Stob. Eel. I, 302; Fiorii. 74, 32, 53, 55; Fiorii. Monac. 268-270 (Stob.
19
;
289
sg.);
guardo
al
204
I
dedicarsi all'amore
e contrario poi
(1);
allo spirito
quale
la
donne. Anche
il
celibato
pii
insomma non
dovette essere
i
ferventi discepoli,
quali,
dediti
interamente
alle
un
osta-
6.
Queste, in breve
le
notizie che
ci
restano della
ordinamento interno.
che
esso
era
duplice
e che per
aver dimostrato, con lunghi anni di prova, di esserne degni e di avere tutte
attitudini
necessarie a riceverlo.
tali
insegnamento
esoterico
comune, privo
di
ogni sim-
tutti, di
carattere essenzialmente
i
discepoli esotepii
erano
di
il
ele-
vate
sotto
conoscenze
teoriche
pratiche
il
nascoste
facili
velo di particolari
e
formule
le
simboliche,
da
ricordare
schematiche,
quali avevano
vantaggio
il
profani,
non rivelavano
(2).
per nulla
Con
ci si voleva evi-
(1)
DioG. vili, 9.
(2) L'
Arte Mnemonica
di
Eaimondo Lullo
di
(sec.
XIII-XIV), uno
Fiore, di Cor-
Beuno
maestro
Gioacchino
da.
tare
il
205
date in balia a
menti inette
le
comprenderle,
poi
le
quali,
divulgassero
con
restrizioni,
il
discredito e
il
ridicolo sulle
Il
l'insegnamento.
cri-
dunque che
criterio
non
si
do-
e tale
vana
aristocratico
del
pro-
porzionare
le
conoscenze
alla capacit
individuale,
non
pu certo reputarsi
di
illogico o
:
segno
di
superbia e
orgoglio
intellettuale
anzitutto
accaduto in ogni
primitiva
ed
abbiano
finito
affatto
il
loro
contenuto
i
sostanziale,
le
manifestazioni esterne e
segni forchiesto
e
in secondo luogo
naturali
lo svol-
procedendo
secondo
quella
ed
armonica
attitudini di
ciascuno, e ne nasceva
individuo
stesso
simbolica universale,
intelligibile ai
soli iniziaci.
mai luogo
allo
206
allo
scoraggiamento e
sconforto. Tutta la
d'un' educazione
si-
stematica e c(mtiuua,
attitudini
individuali facequelli
fra loro e
con
gli
altri
uomi-
suprema
l'
amore, e
questo
infatti
regnava
desi-
di
ben e
che
i
attraverso
perenne
aspirazione di tutti
il
giusto
vera gradazione
di
nulla insopportabile,
vivificato dall'
quando l'insegnamento
animato
amore reciproco
Chi
avvia per
la
quisto di
un
qualsiasi sistema di
conoscenze
ha sempre
non
;
sia giunto a
l'ordine
necessario
le verit
sono mai
sufficienti
a costituire
sapere,
se
non
vi si
loro realt.
Ma
poich
es-
non
tutte le nozioni,
come
si
gi detto,
ci
potevano
di
non
meno
era
necessaria
la
l'inse-
gnamento
lato,
di
esse senza
il
principio d'autorit.
d'altro
simpatia non
si
fosse
accompagnata anche
persuasione,
nata dal
riconosci-
207
mento sperimentale
era giustissimo
teorico ed
volentieri
il
di altre
verit
il
pratico.
Oud'
che
gli
accettavano
iniziati
senza
facili,
rit
suprema
derivavano, sia
il
perch
metodo
la
come
dice benissimo
il
Centofanti
(1),
non ancora
poi
sacramento
Pitagora
della
Societ ,
mentre
la
il
vedere in
?>7/r>
valeva appunto
meritata ini-
7.
Resterebbe ora da
dire in
che cosa
consisteva
metodo
cos rigoroso e
nuova parola
ed
da persuadere
cuori,
ammaliare
tanti
e a
ma
zione psichica.
Ma
na pitagorica
gi stata fatta
da molti
(2),
il
basti qui
il
pensiero
reli-
(1)
(2)
bone nei
citati
coordinava
le
208
in
Orfeo,
un sistema vasto e compiuto, e che, essendo fondata su un sapere sperimentale e accompagnata da un ordinamento razionale di tutta la vita, mirava a perfezionare gli individui, non solo con
orfiche
in
l'approfondirne e l'estenderne
le
conoscenze teoriche,
ma
ot-
anche essenzialmente
la ricchezza
con
delle
forze interiori,
per lo sviluppo
(1)
delle
facolt
uomo.
(1)
si
in tutte le
eccedevano,
non apparentemente e della natura e chi abbia una conoquesti studi sa bene che la magia non
acquistava con cognizioni ed esercizi
sull'
;
Per
8,
le
testimonianze
uso
di
queste pra23
sgg.,
tiche V. Plut.
sg.;
Numa
. Cfr.
Apul. De Magia 3l
142, dove
s
Porf.
34
GiAMBL.
36, 60 sgg.,
parla
I,
di 2,
antichi scrittori
degni di fede
ev.
p.
10
Euseb. pr.
X,
3,
Prefazione
Introduzione
........
:
'ag
VII
1
Capitolo peimo
Inizii
:
leggendarii e storici
i
secondo
TERZO
:
Quinto Ennio e
suoi tempi
21
I secolo a.
C
le
>>
45
QUARTO
Pitagora e
primo secolo
il
C.
69
ivi
poema
Delia
Natura
,
.
M. Terenzio Varrone
91
Somnium
IV.
Mimi Q.
Marone
V.
di
........
Orazio Fiacco
P. Virgilio
le
....
Cicerone e
il
107
123
Pitagora e
,
poesia
Ovidio
149
Appendici
Il
pitagorico di Crotone
...
. . .
163
181
ERRATA-CORRIGE
tg.
->
rigsi 2
pytagoreum
Turis
fatto
pythagoreum
Turio
fatta
e persino
8
15 16
ultima
!3
>
*
14
persino
26
34
27
permaneant
stituiti
permanont
istituti
34
16-21
40
44
47
ist
isti
10
15
per
intellegibili
fra
intelligibili
53
ultima
19
Geory.
ferun
prae vista
Georg.
ferunt
61
22
26
27
18
praevisa
63
aequo
ilUis
aeque
illis
65
66
maior
Mullach
Leipzg
(Centra
V.
maiore
Mullach
Leipzig
(
32
ultima
(v.
67 70
72
3?
7
Centra
a poco
a poco a poco
senz'altro
senza altro
21^
G5
Gianola, Alberto La fort-una de Pitagora presso i Romani dalle origini fino al tempo di Augusto
PLEASE
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