Professional Documents
Culture Documents
Pierfranco Ravotto
AICA Piazza Morandi 2, 20121 Milano p.ravotto@aicanet.it
1
Larticolo propone una classificazione delluso delle ICT nella didattica; una matrice basata su due domande: il fuoco sullaula o sulla rete? sullattivit del docente o su quella degli studenti? Si tratta di una classificazione utilizzabile per definire il tipo di formazione da proporre agli insegnanti. Illustra quindi i corsi Sloop2desc sia in riferimento ai loro contenuti che alla loro metodologia. Si tratta di corsi che hanno coinvolto oltre 500 docenti a livello italiano e che hanno come riferimento, rispetto alla classificazione di cui sopra, il quadrante rete/attivit dei discenti.
1. Introduzione
La storia di Didamatica testimonia lattenzione e limpegno che, da sempre, AICA dedica allutilizzo delle tecnologie digitali nelle scuola. Con Didamatica, con le Olimpiadi di informatica, con le certificazioni ECDL ed EUCIP, con seminari e convegni, da un anno anche con la rivista Bricks, AICA opera su un insieme di aspetti: acquisizione, da parte degli studenti degli indirizzi informatici, delle competenze professionali dellinformatica; acquisizione, da parte di tutti gli studenti, di competenze duso del computer; utilizzo delle tecnologie informatiche nelle attivit didattiche per migliorare lefficacia e lefficienza dellinsegnamento/apprendimento. Nel biennio 2009-2011 AICA ha partecipato ad un progetto europeo, Sloop2desc, coordinato dallITD-CNR di Palermo, progetto di trasferimento dellinnovazione di un precedente progetto Sloop, coordinato dallITSOS Marie Curie. In tale progetto oltre 500 insegnanti italiani, in gran parte di Informatica, hanno seguito un corso su una doppia tematica: luso della rete e degli strumenti nel web 2.0 nella didattica e la didattica delle competenze. Altrove [Ravotto 2011 a, b] ho illustrato quella che stata la caratteristica pi innovativa di quellesperienza: lintreccio dei due temi ovvero come usare la rete per fare della didattica delle competenze. Qui mi soffermer piuttosto sul tema della formazione degli insegnanti alluso delle tecnologie didattiche nella didattica.
T. Roselli, A. Andronico, F. Berni, P. Di Bitonto, V. Rossano (Eds.): DIDAMATICA 2012, ISBN: 978-88-905406-7-7
DIDAMATICA 2012
Due precisazioni si impongono. La prima che non assegno giudizi di valore ai quadranti. Personalmente penso che un processo didattico complesso richieda una pluralit di momenti diversi, alcuni in cui c un maggior centro su quanto fa il docente e altri in cui il centro su quanto fanno gli studenti, alcuni pi centrati sullaula, altri sulla rete. La seconda che so ne testimonianza il numero sulla LIM che abbiamo pubblicato su Bricks - che molti colleghi usano la LIM in attivit didattiche non centrate sul docente. Ma la LIM una lavagna, il posto della lavagna di fianco alla cattedra, di fronte ai banchi degli studenti. Linsegnante alla lavagna spiega o chiama gli studenti, uno ad uno, a svolgere esercizi. Quale formazione mi riferisco a quella sugli strumenti, non a quella disciplinare e a quella pedagogica - per un docente che usi la LIM? Occorre insegnargli a usare la rete per cercare risorse da mostrare agli studenti, a preparare presentazioni o simulazioni e, naturalmente, a usare gli strumenti propri della LIM. Se si pensa di dotare tutti gli studenti di netbook, iPad o altri tablet da usare in classe improbabile che lo si faccia perch si limitino a prendere appunti in una lezione centrata sul docente che spiega; probabilmente si pensa ad attivit autonome di ricerca e produzione da parte degli studenti (a questo scenario abbiamo dedicato il numero di Bricks intitolato La cartella digitale). Se questa la finalit, quale formazione per gli insegnanti? Quella relativa ai programmi che
2
gli studenti dovranno usare (word processor, presentazioni, foglio elettronico, grafica, programmi di simulazione come geogebra, ), quella finalizzata alla ricerca in rete di risorse didattiche da suggerire agli studenti e quella relativa a strumenti/ambienti 2.0 di condivisione e di collaborazione (Googledoc, Dropbox, iCloud, i wiki, i blog, Youtube, Slideshare, ). Ecco quindi che la formazione, riferita al caso focus sullaula, in parte diversa a seconda che lattenzione sia sul docente o sullo studente. Pi ancora (come si vede nella figura sottostante) il contenuto della formazione cambia se il focus sulla rete.
Che si pensi alluso delle tecnologie digitali in aula ovvio. Ma perch pensare invece alla rete se il target quello di studenti che frequentano la scuola, che tutti i giorni incontrano in aula i propri docenti? In prima battuta, per rispondere a due problemi: quello del recupero durante lanno scolastico e in periodo estivo - e quello di allievi temporaneamente impossibilitati a recarsi in aula (malati, ospitalizzati). La rete permette lattivit didattica anche fuori dei muri scolastici e dellorario di lezione. Ma allora perch limitarsi a pensare al recupero (o ai malati)? Perch non usarla quotidianamente, anche per lo studio a casa? E questo un filone di sperimentazione (e di messa a regime) che alcune scuole e molti insegnanti stanno seguendo, come testimoniato sullultimo numero di Bricks: Didattica in rete con Moodle). Spesso, lungo questa strada, il confine fra a casa e a scuola tende a saltare: la classe virtuale pu sconfinare in quella reale. arrivano, salutano, sistemano borse e quaderni, accendono il computer, poi mi guardano e chiedono: Entriamo in classe?. E per classe intendono la nostra classe virtuale. [Vayola, 2012] Anche in uno scenario in rete laccento pu essere pi sulla centralit dellazione del docente o su quanto devono fare/produrre gli studenti. Nel primo caso loggetto sono Learning Object, risorse didattiche che il docente ha selezionato o che ha preparato lui stesso e che gli studenti devono, individualmente, studiare. Qual la formazione che serve al docente? Quella
3
DIDAMATICA 2012
per produrre un ambiente di apprendimento in rete: Moodle, per esempio, oppure anche un blog. E quella per cercare risorse in rete, oppure per produrle e in questo caso si pu spaziare da programmi per le presentazioni ad altri per la registrazione di audio, per esempio Audacity (e ad ambienti come Slideshare) a programmi per le simulazioni, per esempio Geogebra, a programmi come eXeLearning o HotPoatoes per la produzione di LO o di test, a programmi per la produzione di video, In ogni caso sar opportuno che sia una formazione che induca il docente ad utilizzare le potenzialit delle ICT, dunque non paginate di testo da scaricare o da leggere a video, ma materiali multimediali e interattivi. Nel secondo caso, scenario rete con accento sulle attivit degli studenti o meglio su attivit collaborative degli studenti, gli oggetti saranno strumenti di comunicazione/discussione quali i forum (ma anche chat, gruppi Facebook,) e di scrittura collaborativa, wiki, Googledoc, E, di conseguenza, la formazione docenti dovr essere centrata oltre che su ambienti come Moodle (ma anche blog, FB, ) sugli strumenti 2.0 di collaborazione e di condivisione.
intervenire in un forum;
svolgere attivit di tutoraggio (quale docente non editor): monitorare le attivit di un corsista o di un gruppo di corsisti; 3. preparare o modificare un corso (quale docente editor): aggiungere ad un corso le risorse: etichetta, link, pagina testo, pagina web, cartella; aggiungere ad un corso le attivit: forum, compito, lezione, quiz, quiz hotpotatoes, SCORM, wiki, registro; inserire in un'etichetta o in una pagina web il codice embed per riprodurre risorse da siti come SlideShare, YouTube, Scribd, ...; 4. creare corsi: aprire un nuovo corso (secondo diverse tipologie) ex novo o a partire da un corso gi esistente; assegnare e modificare ruoli. 1. 2. Indicare le caratteristiche del ruolo del tutor in rete; cercare e organizzare le fonti con gli strumenti del web 2.0: linkografia, social bookmarking (Delicious, ...);
2. 1. Il tutor in rete Essere tutor in rete e usare 2. Creare, gli strumenti organizzare e del web 2.0 condividere risorse in rete 3. E-cooperation
collaborare in rete in modo sincrono e asicrono con strumenti quali Skype, Forum; 4. utilizzare strumenti per la produzione collaborativa quali: Googledoc wiki; 5. promuovere scambi di ruoli e simulazioni. Fornire una definizione di open educational resource o di open learning object; descrivere le varie licenze CreativeCommons; mettere in condivisione risorse in ambienti web 2.0 (quali SlideShare, YouTube, Scribd, ) utilizzando i tag per permetterne la ricerca; descrivere il modello SCORM; descrivere il modello di metadata LOM IEEE; creare una risorsa SCORM utilizzando il software eXeLearning;
3.
1. La filosofia 1. della condivisione e del riuso 2. 2. Strumenti di condivisione web 2.0 3. Il modello SCORM e strumenti per produrre LO SCORM 3.
4. 5. 6.
DIDAMATICA 2012
4. FreeLOms 4. Syllabus europei delle competenze 5. Produzione collaborativa di risorse didattiche aperte basate su uno standard di competenze
7.
1. 1. Scegliere la 2. tematica su cui lavorare e definire 3. i gruppi 2. Progettare e realizzare risorse didattiche e corsi 3. Mettere in condivisione garantendo l'apertura 4. 5. 6.
Progettare una risorsa didattica; realizzarla con strumenti di propria scelta; garantirne lapertura (licenza, accessibilit al sorgente, indicazioni per lutilizzo e la modifica); inserirla in FreeLOms; collaborare alla progettazione e realizzazione di un corso in Moodle; inserire in FreeLOms il corso garantendone lapertura.
4. La metodologia Sloop
Sloop2desc ha ripreso il modello Sloop, modello via via precisato attraverso una lunga serie di corsi di formazione in rete per i docenti nei progetti Sofi@net, SOLE, Sir2. Queste le caratteristiche essenziali: Lambiente in rete e la metodologia didattica che sono oggetto del corso sono lambiente stesso in cui il corso si svolge e la metodologia usata. Una prima fase del corso centrata sullacquisizione di conoscenze relative alle tematiche del corso e di abilit relative alla gestione dellambiente, alla produzione di materiali didattici, alla comunicazione e alla condivisione. Una seconda fase dedicata alla produzione collaborativa di singole risorse o interi corsi da utilizzare con i propri studenti. Laccento, in tutte le fasi non mai posto sullautoapprendimento, che pure presente, ma sulla sua socializzazione. I corsisti sono costantemente invitati a porre domande e a discutere fra di loro. I tutor sono sempre presenti per rispondere puntualmente alle domande tecniche (cui possono rispondere anche altri corsisti pi esperti) e per promuovere le discussioni. Lobiettivo non mai quello di imparare una tecnologia ma quello di produrre risorse didattiche, quindi materiali pensati pedagogicamente. Il percorso propone il passaggio da un contesto in cui i ruoli sono quelli di docenti e corsisti a quello di una comunit di pratiche, di persone accumunate dallinteresse a migliorare e rendere pi efficace la propria didattica grazie alladozione di migliori metodologie e facendo uso delle ICT.
E una logica di learning by doing: apprendere lambiente usandolo, apprendere la metodologia sperimentandola, apprendere i diversi strumenti utilizzandoli e, soprattutto, apprendere producendo risultati concreti, le risorse didattiche da usare nella propria didattica. E anche una logica di didattica delle competenze in quanto propone la messa in atto di conoscenze e abilit per produrre risultati - i materiali didattici - per un contesto reale, quello del proprio insegnamento. Si tratta di un modello che sempre stato valutato molto positivamente dai partecipanti, principalmente per due motivi: laver imparato a fare, laver interagito e collaborato con tanti colleghi. Ed questo fare insieme che li ha visti cambiare via via il proprio ruolo da corsisti a componenti di una comunit di pratiche.
5. Conclusioni
Come e su cosa formare i docenti relativamente alluso nella didattica delle tecnologie informatiche? E come far s che sia una formazione di qualit? Lesperienza del progetto Sloop2desc suggerisce due linee di azione. Primo: mantenere al centro della formazione degli insegnanti la questione pedagogica. Ci pu essere fatto non giustapponendo discorsi pedagogici e insegnamento tecnologico ma proponendo agli insegnanti di produrre materiali/percorsi didattici per i propri studenti. Secondo: far sperimentare agli insegnanti, su se stessi, gli strumenti e le metodologie che gli si propone di usare con i propri studenti (e dunque, a seconda del caso: tutti davanti, o attorno, a una LIM, oppure tutti in classe con un tablet in mano, o tutti in Moodle a usare LO o a collaborare nei forum, nel wiki e nella pluralit di strumenti e di ambienti del web 2.0).
Bibliografia
[Ravotto, 2011a] Ravotto P., Competence-based learning in Europe & the Sloop2desc model, in SLOOP2DESC Project - Sharing Learning Objects in an Open Perspective to Develop European Skills and Competences [Ravotto, 2011b] Ravotto P., La rete per una didattica delle competenze, in Atti VI Congresso SIe-L, Reggio Emilia 2011 [Vayola, 2012] Vayola P., Moodle & me, su Bricks numero 1-2012.