José Anilto dos Anjos Racconti di vita Storie e cronache 2012
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About this ebook
Dopo sette anni passati a scrivere su blog e antologie, l'autore ha raccolto in questo libro i suoi migliori lavori, tra storie e cronache.
Essi racchiudono temi differenti tra loro, che vanno dall'universo infantile a quello adulto della vita quotidiana. Visto il suo passato immerso nella Polizia Militare, egli ha voluto evitare temi quali l'insicurezza e la violenza. Tuttavia, ve ne sono alcuni che sfiorano leggermente i suddetti argomenti, ma lasciando sempre quel velo di speranza, amicizia e allegria. Molti testi hanno come protagonista un nonno che racconta storie ai propri nipoti, come accadeva un tempo.
La sensibilità letteraria dell'autore fa sì che la sua prosa schietta e senza ghirigori ci trasmetta le emozioni e i sentimenti dei suoi personaggi.
Tra loro troviamo:
A Cascavel no Pé de Gabiroba (Premio Interarte 2012 come miglior scrittore – Academia de Letras de Goiás Velho)
Sobreviventes do Fim do Mundo (Vincitore del XXXV Concorso Internazionale Letterario delle Edizioni AG)
O Bafo da Jibóia (Premio di Partecipazione al Grande Concorso della Città di Rio de Janeiro, della Taba Cultural)
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Book preview
José Anilto dos Anjos Racconti di vita Storie e cronache 2012 - José Anilto dos Anjos
Presentazione
Fai cose diverse e scoprirai nuove gioie nella vita
, mi disse una volta un amico quando stavo per lasciare il servizio attivo nella Polizia Militare dello Stato di San Paolo.
Scrivi!
mi disse un'altra persona. Fu questo uno tra i migliori consigli mai ricevuti, sebbene non abbia dato molta importanza alle occasioni.
Così, dopo aver prestato servizio nella Sicurezza Pubblica per quasi trent'anni, ho deciso di dedicarmi alla letteratura. Nei miei testi ho cercato il più possibile di evitare argomenti quali crimini, violenza, insicurezza e tanti altri, già ricorrenti nel mio lavoro di polizia, sebbene qualcuno si incornici in questi temi.
In sette anni ho scritto molti testi, pubblicandoli in blog su internet e in antologie letterarie. Era giunto il momento di organizzare e pubblicare un libro vero e proprio. Feci una selezione dei miei migliori racconti e il risultato svelò due raccolte: questa, con temi vari e testi di spicco prodotti nell'arco di sette anni; l'altra, che pubblicherò entro sei mesi, riguardante una collezione di racconti regionalistici del nord-est, ambientati nella campagna del Pernambuco.
Scrivere è un'attività assai gratificante e vorrei ringraziare di cuore la persona che mi ha suggerito di entrare nel mondo letterario. È stato veramente un ottimo consiglio che rigiro a ognuno di voi: scrivete, non preoccupatevi dello stile, dei temi o della forma. Scrivete e basta. Il risultato potrà essere sorprendente.
Racconti
Il surucucù sotto al letto
Era notte e già ci stavamo preparando per andare a dormire. Mamma era preoccupata perché le sue due sorelle dovevano ancora tornare dal Pernambuco quel giorno. Papà gli era andato incontro per strada, ma ancora non era ritornato.
In quegli anni vivevamo nelle vicinanze di Caturaí, un piccolo villaggio di Goiás e in ciò che riuscivo a percepire, poiché ero un bambino di appena tre anni, in mezzo ad una foresta che temevo terribilmente. Secondo i miei genitori era un po' distante dal resto della popolazione. Mio padre lavorava con le pietre da taglio; le cave, dove sistematicamente trasformava pietre gigantesche in parallelepipedi, si trovavano lì vicino.
Stavo sonnecchiando quando iniziò il trambusto. Mamma stava togliendo in fretta e furia i tronchi che formavano la porta. La nostra casa era tutta fatta a torchis; era coperta di paglia e la porta consisteva in una serie di tronchi che incassavamo durante la notte per proteggerci dagli animali che potevano trovare la nostra casa una tana accogliente. Fuori c'erano le sue sorelle che aspettavano di entrare, stanche dopo più di cento ore di viaggio dal Pernambuco a Goiás. Alla fine entrarono. La sorella più piccola era ancora adolescente. Abbracci, strette di mano, baci, carezze per me e io, tutto euforico, correvo da una parte all'altra finché non diedi goffamente una testata alla colonna centrale di casa, un tronco che rafforzava tutta la struttura.
Dopo fiumi di lacrime, alcol strofinato sulla testa e un'aspirina finii per addormentarmi, mentre mia madre e le mie zie chiacchieravano allegre.
Come d'abitudine, il giorno dopo mi svegliai di buonora. Il mio letto era fatto di aste e il materasso, imbottito d'erba, ogni tanto veniva riempito per renderlo più comodo. Beh, confesso che a volte eravamo costretti a cambiare l'erba per la puzza, dato che, essendo piccolino, mi capitava di fare la pipì a letto..
Mi svegliai, dunque. Stavo osservavo le mie zie pettinarsi i capelli incessantemente, quando udì un rumore raspante sotto il mio letto. Mezzo sospeso, rimasi ad ascoltare cercando d'individuare l'origine del rumore. Proprio sotto, in un angolino, dove l'argilla schiacciata del pavimento si incontrava con i tronchi delle pareti, in un vano, qualcosa si muoveva. Mi spaventai. Chiamai le mie zie e una di loro fece per accoltellare l'intruso e per lo spavento gridò: Un serpente!". Subito salì in camera mia che, non sopportando il peso, crollò. Fu un corri corri generale. Mia madre accorse, mio padre, che stava uscendo, tornò indietro per capire cosa stesse accadendo. La zia più anziana mi prese e mi portò fuori di corsa.
È un serpente! Sta in un buco sotto al letto e non ne vuole sapere di uscire!
gridò la più giovane. Poi corse verso la cucina e ritornò con una confezione di fiammiferi e una bottiglia d'alcol, lo stesso che il giorno prima mi aveva alleviato il dolore della testata.
Prima che potessimo impedirlo, buttò l'alcol nel buco e sfregò il fiammifero. Invaso dal fuoco, il serpente uscì furente dal nascondiglio, contorcendosi dal dolore e sbattendo ovunque. Era un enorme surucucù che finì per essere ammazzato a bastonate.
Sollevate dopo aver ucciso il serpente, si misero a ridere e a parlare di sciocchezze finché la zia più anziana allarmò spaventata: Aiuto! La casa sta prendendo fuoco!
. Altra corsa.
Stavolta corremmo con pentole e calderoni, dal fiumiciattolo a casa, gettando acqua sul fuoco per evitare che bruciasse anche il tetto di paglia. Io, estraneo al pericolo, le osservavo e mi divertivo a vederle così impegnate. Dopo tanta fatica, il fuoco si estinse.
Quel giorno mio padre non andò a lavorare. Armato di roncola e accetta, si avventurò nel bosco e ritornò con due nuovi tronchi. Poi cercò anche un fascio di aste, ricostruì il mio letto e rinforzò la struttura della casa. Con l'argilla presa dalla riva del fiumiciattolo, tappò i buchi del pavimento. Diede anche una rattoppata al tetto, mettendo paglia un po' qua, un po' là.
Tornò la calma in quel cantuccio di Caturaí e i giorni successivi furono per me di totale gioia. Mi divertivano le storie delle mie zie, il loro disordine e i loro spaventi. Per di più erano donne di città e non erano pratiche di vita nei boschi, specialmente dei macachi che vivevano lì intorno, e adoravano giocare con le nostre cose.
Sopravvissero un mese lì, dopodiché se ne andarono sollevate.
La bambina e lo scrittore
Lo scrittore percorreva distratto gli scaffali della libreria, riposandosi dopo una seduta di autografi. Ogni tanto prendeva un libro, guardava la copertina, a volte anche il dorso, e lo rimetteva a posto.
Lei scrive libri per bambini? Ne ha qualcuno con fate e magie? Ci crede nelle fate?
gli chiese una bambina avvicinandosi.
Lo scrittore ripose il libro nello scaffale e guardò la bambina sorridente.
"Uhm..non sono molto bravo a scrivere storie per bambini. Non ne ho mai scritta una. Però ci credo nelle fate, pensa che ne ho conosciuta una