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Cuore Nero
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Cuore Nero

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La scomparsa di un ragazzo di 16 anni, Mark, sconvolge la città di Cardiff, che si adopera con tutte le forze per ritrovarlo, inutilmente. I due migliori amici, Paul e Martin, credono che Mark sia nascosto in un paese a Nord al quale è molto legato e partono alla sua ricerca. Ma, una volta sul posto, scoprono che la tranquillità della cittadina è stata sconvolta da alcuni brutali omicidi, attribuiti ad un'omicida seriale, anche aleggia la possibilità di un attacco da parte di qualche bestia feroce. Dopo alcune indagini, i due giovani scopriranno che la scomparsa del loro amico e le misteriose morti sono inevitabilmente collegate.
LanguageItaliano
Release dateAug 6, 2015
ISBN9788869820595
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    Cuore Nero - Franco Fusè

    mantenuta.

    Capitolo 1

    La scomparsa di un amico

    1

    La notizia comparve sui giornali solo sette giorni dopo, decisamente troppi, considerati i titoli in prima pagina dedicati alla scomparsa di un ragazzo di soli sedici anni; Mark Sprouse, nato a Cardiff, nel Galles, era sparito il 22 ottobre 2014 senza lasciare alcuna traccia e fu proprio durante la mattina di quel doloroso giorno che la madre, entrata nella sua stanza per svegliarlo, si accorse dell’assenza, non dubitando nemmeno un istante dell’allarmante situazione. Difatti passò soltanto una manciata di ore e le ricerche da parte della polizia divennero attive a tutti gli effetti.

    Le milizie non si erano risparmiate, spronate dalle incessanti sollecitazioni dei genitori, che avrebbero dilapidato fino all’ultimo centesimo del loro modesto patrimonio per ritrovarlo e a tali pressioni si aggiunsero quelle dei compaesani, convinti che fosse stato rapito e ucciso da qualche imprecisato maniaco di cui, con pubbliche manifestazioni, reclamarono la testa.

    Nonostante i pomeriggi e le nottate trascorse nei boschi, l’unica realtà appurata con certezza era l’assoluta dissoluzione del fanciullo, in carenza di indizi che potessero aiutare gli investigatori a scovarlo e passata una settimana priva di risultati positivi i parenti, in preda a disperazione, accusarono i poliziotti di scarso impegno, gettando ancor più benzina sul fuoco attaccando la stampa, rea di non aver dato sufficiente peso mediatico alla vicenda.

    Il tragico accadimento aveva così sconvolto l’intera città e in primis Paul e Martin, migliori amici dell’adolescente sin dall’infanzia, insieme a cui formavano "Il trio degli sfigati, nomignolo autoinventato, non intendendo peraltro con l’aggettivo sfigati" alcunché di dispregiativo.

    In quella maledetta giornata i tre giovani avrebbero dovuto incontrarsi di fronte al solito bar per recarsi a scuola, ma dopo una lunga attesa a causa di cui avevano rischiato di arrivare tardi alle lezioni, i due chiamarono a casa sua per intimarlo a sbrigarsi e a quel punto saltò fuori la cruda verità.

    Nessuno, dunque, avrebbe più potuto negare l’evidenza, cioè che fosse avvenuto un fatto estremamente grave.

    Da allora erano cominciate le inutili ed estenuanti ricognizioni a cui Martin e Paul avevano partecipato assiduamente, tanto con la luce quanto con l’oscurità, arrivando a saltare diverse mattinate scolastiche sotto l’egida genitoriale, nella consapevolezza dello sconforto in cui la mancanza dell’amico li aveva gettati. Anche perfetti sconosciuti si erano offerti di collaborare, di spargere la voce o di appendere manifesti, mostrando una volta di più, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la solidarietà non era completamente aliena alla razza umana ma, purtroppo, le attività non avevano prodotto esiti apprezzabili.

    Mark sembrava essersi dissolto nel nulla.

    Passato diverso tempo dallo spiacevole evento, le uniche due persone che non si erano ancora rassegnate alla sua definitiva sparizione decisero di ritrovarsi in centro, all’interno di una caffetteria, con lo scopo di porre in essere l’ennesimo e disperato tentativo per rintracciarlo.

    Presero subito in mano il giornale locale, il cui frontespizio era dedicato alla disgrazia che maggiormente aveva scosso il paese di recente. Il titolo troneggiava a caratteri cubitali, relegando tutte le altre notizie a semplici trafiletti, sintomo che forse additare i cronisti di insufficiente interesse per l’episodio non fosse del tutto corretto.

    Martin agguantò il quotidiano per secondo e, dopo aver letto l’articoletto, che non aggiungeva quasi niente a ciò che già sapeva, scosse il capo avvilito.

    E’ successo qualcosa di brutto.

    Già. - confermò Paul, annuendo debolmente. E’ quello che temo anch’io.

    La scomparsa di Mark aveva gettato nello sconforto i due ragazzi. Erano da sempre compagni di bighellonate e mai avrebbero potuto immaginare che una cosa del genere potesse accadere. Il giorno antecedente alla terribile vicenda i tre si erano ritrovati per la loro attività favorita: gli scherzi telefonici. Avevano trascorso intere giornate grazie a quell’originale e non del tutto lecito divertimento, di cui la vittima preferita era costantemente stata Peter Spin, il fruttivendolo del rione dove risiedevano. Il pover’uomo aveva dovuto subire ogni sorta di burla; dalle soffiate anonime all’ufficio d’igiene, in cui lo accusavano di vendere frutta marcia, al chiamare taxisti a suo nome e così via.

    Per anni si erano inoltre dilettati in svariate sfide, tra cui spiccava quella che consisteva nell’infilare la testa in un secchio d’acqua e restare in apnea; il vincitore di tale singolare disputa sarebbe stato chi avesse resistito più a lungo con il capo nella bacinella. Ciò che era nato come un semplice passatempo diventò in seguito, per il trio, una vera e propria abilità. Con il costante e duro allenamento si resero conto di essere in grado di resistere parecchi secondi trattenendo il respiro immersi nel liquido, superando i limiti della normale resistenza. L’idea di iniziare il gioco venne a Martin, anche se all’inizio non tutti si mostrarono convinti sulla sobrietà di esso.

    Ma da qualche tempo, tuttavia, la voglia di scherzare era svanita. I ricordi della loro amicizia sovvenivano spesso alla mente, ma non li distoglievano dal pensiero principale: che fine aveva fatto?

    Proposte sui metodi di ricerca? - domandò Martin.

    Purtroppo no. - rispose Paul con amarezza. E pensare che abbiamo festeggiato il suo compleanno solo pochi giorni fa.

    Martin lasciò cadere nel silenzio quest’ultimo commento e seguitò a sfogliare il giornale, nell’assurda speranza che tra le righe del sostanzioso articolo balzasse all’occhio un imprecisato ed utile indizio, magari nascosto nel mezzo delle copiose lettere. Era molto magro, lentigginoso e i capelli riccioli color arancio carota tradivano evidenti origini scozzesi, risalenti a molti secoli prima, quando i suoi trisavoli popolavano i sobborghi di Glasgow, per poi emigrare più a sud, nel Galles. Invece Paul appariva completamente differente, essendo alto, moro e dal viso asciutto.

    Il suo sguardo, in quel triste periodo, parlava più di mille parole.

    2

    Dopo aver constatato l’ennesimo fallimento della propria ricerca giornaliera, i due si congedarono mestamente con un freddo e distaccato saluto e poi tornarono a casa accompagnati dal movimento del sole che scompariva alle loro spalle. Martin cercò di occupare il tempo studiando ma, tralasciando la proverbiale pigrizia che aveva causato non pochi grattacapi alla sua carriera scolastica, si aggiunsero i brutti pensieri che dalla scoperta della sparizione dell’amico continuavano a perseguitarlo.

    Paul invece sedeva sul letto con le gambe incrociate, a formulare intricate ipotesi su ciò che nella realtà potesse essere accaduto. Non poteva essersene andato, rifletteva in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto. Sapeva che con la famiglia aveva un buon rapporto, senza contare il profondo e sincero legame che li univa. A ciò si aggiungeva inoltre una frase che Mark aveva pronunciato da infante, ma che non mancava di ripetere sin dall’inizio dell’età della ragione.

    Non vorrei mai andare via da Cardiff. - amava confessare l’adolescente.

    Mentre viaggiava con la mente, l’occhio cadde sulla foto che aveva appoggiato sul comodino di fianco al cuscino. Nonostante il carattere apparentemente rude, era un ragazzo sentimentale che trovava confortante tenere vicino allo spazio dedicato al riposo i volti delle persone a cui teneva. Il ritratto lo raffigurava in compagnia degli amici di sempre a Llanberis, un paesino del Galles di poco più di mille abitanti, dove abitavano i nonni di Martin e, grazie all’affetto tra le famiglie, sia lui sia Mark vi si erano recati spesso in visita.

    Prese in mano il quadretto, rimembrando che circa sette anni prima avevano passato una settimana indimenticabile, immortalata dai genitori in un semplice e significativo scatto. Durante l’ultimo giorno di vacanza, lungo un piccolo corso d’acqua che attraversava il paese, avevano scavato una buca in cui avevano sepolto alcuni oggetti, significativi o meno, con la promessa che sarebbero tornati laggiù e li avrebbero dissotterrati, cercando di ricordare ogni singolo istante di quella fantastica seppur breve villeggiatura.

    Sul lato sinistro dell’immagine c’era un enorme sasso emergente dal terreno, coperto di muschio e, vista la consistenza viscida e scivolosa, nessuno aveva avuto il coraggio di sedersi sopra. A quel punto Paul fu colpito da un’illuminazione, che lo fece sobbalzare. Quel pomeriggio, seduto sul masso, Mark aveva annunciato ciò che avrebbe potuto portare a una svolta delle ricerche, fino a quel momento basate su indizi inesistenti. Riassaporò così quelle parole, che ricordava come se fossero state marchiate a fuoco nella propria memoria.

    Se dovessi scomparire, verrei qui. Magari erano stati soltanto gli innocenti vaneggiamenti di un bambino, ma considerate le intere giornate risolte con un nulla di fatto, rimaneva l’unica pista valida. Dunque, afferrò il cellulare e compose rapidamente un numero.

    Prepara i bagagli! - esclamò con foga.

    Che c’è? Che cosa è successo? - domandò Martin con la voce assonnata.

    Paul aspettò qualche secondo, quasi volesse creare con quella pausa una sorta di suspense per poi sganciare la bomba. Forse so dove si trova Mark!.

    Si diedero appuntamento sul retro del pub, dove erano soliti passare le serate durante il weekend. A posteriori si pentirono di quella infelice scelta, una volta inspirato l’insopportabile fetore promanante dall’immondizia abbandonata sul terreno, dal momento che i cassonetti abbondavano di sacchi neri e il camion dei rifiuti con tutta probabilità non faceva tappa da quelle parti da parecchio tempo. Quando Martin arrivò sul posto, Paul era già lì ad attenderlo. Quest’ultimo aveva optato per un semplice e leggero zaino, a differenza dell’amico, il quale portava sulle spalle un ingombrante sacca marrone, che rendeva difficili e goffi i suoi movimenti.

    Mi auguro che tu sappia quello che stai facendo!- lo incalzò Martin, ansimando. Teneva le bretelle del borsone con tutte le sue forze, quasi avesse sul dorso un enorme macigno dal peso di una tonnellata. Finiremo in un mare di guai, questo lo sai?

    Certo che lo so! Ma è la sola pista che abbiamo per arrivare a Mark!

    E se ti sbagli? E se Llanberis non c’entra?

    Hai qualche idea migliore? - gli domandò Paul, dopo alcuni istanti in cui ebbe modo di pensare al fatto che forse la questione non era così insensata.

    Il giovane scosse la testa. Nessuna purtroppo.

    Senti, lo so che sembra folle, ma in fondo tentare non costa nulla.

    Non costa nulla? Stiamo per scappare di casa senza dire niente a nessuno, non abbiamo un soldo in tasca…

    Hai ragione. - confermò, interrompendolo. Gli appoggiò la mano sulla spalla e lo fissò dritto negli occhi. Ma la nostra amicizia dura da anni. Ed è nostro dovere cercarlo.

    Martin provò a controbattere, ma l’unica sua reazione fu quella di sbuffare, contrito. E’ vero, glielo dobbiamo. E se avvertissimo i nostri genitori o la polizia? Ci penseranno loro a…

    Non ci crederebbero! - lo interruppe. Ci considerano solo dei bambini e non ci darebbero mai retta! Dico di agire da soli, prima che sia troppo tardi.

    Martin rifletté, trovando strano che un ragazzo notoriamente serio e inquadrato gli proponesse di lanciarsi in una simile e rischiosa impresa, andando contro gli insegnamenti e l’educazione ricevuta. Perché stavano davvero scappando, a prescindere dalle motivazioni seppur nobili accompagnanti tale gesto. Ma, nonostante ciò, sentiva che tutto sommato non aveva torto.

    E va bene, andiamo! Ma se mi permetti la domanda… come ci muoviamo?

    Paul sorrise, mostrandogli il pollice. E’ ovvio! Autostop!

    3

    Si appostarono cautamente sul ciglio della strada, appoggiarono a terra le borse e, in seguito a qualche istante di esitazione, Paul sollevò il pollice destro, subito imitato dall’amico. Dopodiché rivolsero gli occhi in direzione della corsia stradale da cui sarebbe passata l’automobile che li avrebbe portati a destinazione.

    Non sono propriamente un esperto di autostop. - disse Martin. Ma tecnicamente non dovremmo aspettare il sopraggiungere di un auto prima di alzare il dito?

    Paul provò un forte senso di vergogna, dovuto al fatto che quelle parole non facevano una piega, unitamente alla consapevolezza di sentirsi un completo idiota in posizione da autostoppista. Ma, siccome quell’idea era stata partorita dalla sua mente, gli toccò ingoiare il rospo e attendere l’arrivo dei veicoli.

    Nonostante l’ottimismo iniziale, dovettero pazientare oltre mezz’ora per vedere sbucare all’orizzonte una vettura la quale, puntualmente, tirò dritto. Lo stesso copione si ripeté nei minuti successivi; passò un discreto numero di macchine, ma nessuna di esse aveva intenzione di accogliere al suo interno i due fuggitivi.

    Di questo passo ci scopriranno prima di riuscire ad ottenere un passaggio! - protestò Martin, abbassando il braccio e scuotendolo, sintomo dell’eccessivo sforzo compiuto tenendo l’arto sollevato.

    Abbi fede. - ribatté Paul, la cui apparente calma vacillava però minuto dopo minuto, affievolendosi sempre di più la speranza di trovare un automobilista di buon cuore che desse loro aiuto.

    Potremmo prendere un autobus domani mattina. Diciamo ai nostri genitori che andiamo a scuola e invece poi sgattaioliamo a Llanberis.

    Proprio mentre entrambi stavano per convincersi della buona pensata, qualcuno si fermò. Un ometto sulla sessantina abbassò il finestrino, lanciando un’occhiata confusa e interrogatoria ai giovani i quali, seppur esitanti, si avvicinarono al mezzo, senza preoccuparsi della possibilità che potesse trattarsi di un malintenzionato oppure di una persona poco raccomandabile. Lo scopo di quel viaggio sovrastava ogni altro timore.

    Ragazzi, cosa fate in giro da soli in questo postaccio?

    Abbiamo perso la corriera. - mentì Paul, assumendo un tono di voce falsamente disperato. E stiamo cercando da ore di tornare a casa. Mamma e papà saranno in pensiero.

    L’uomo chinò lo sguardo verso il basso, mostrando un’espressione all’apparenza sinceramente compassionevole. Dove siete diretti?

    A Llanberis. - proruppe Martin.

    Purtroppo posso portarvi solo a metà del tragitto.

    Non si preoccupi - lo tranquillizzò Paul, mostrandogli il più caloroso dei sorrisi, dovuto alla felicità per aver trovato finalmente qualcuno disposto a scarrozzarli. Una volta lì ci arrangeremo.

    Salirono finalmente sull’automobile, Martin nei sedili posteriori e Paul di fianco al conducente il quale inarcò le sopracciglia e rivolse loro uno sguardo perplesso.

    Ragazzi, ma perché non avete chiamato i vostri genitori? Sarebbero sicuramente venuti a prendervi.

    Martin, colto alla sprovvista dall’improvvisa e legittima domanda, rimase ammutolito, non riuscendo a formulare alcuna scusa valida per giustificarsi. Fortunatamente intervenne l’amico il quale, probabilmente, prima di trovarsi sul retro del pub, aveva pensato ad ogni possibile imprevisto che si sarebbe potuto parare lungo la strada.

    Purtroppo abbiamo entrambi i cellulari scarichi e nessuno ci ha lasciato fare una telefonata.

    Che vergogna… - commentò l’anziano, scuotendo il capo. Non ho un cellulare, altrimenti vi avrei fatto chiamare io. E’ una fortuna avermi incontrato.

    Già! - confermò Martin, sorridendo nervosamente. Meno male che c’è Paul, pensò. Lui ha sempre la soluzione per tutto.

    A proposito. – aggiunse l’uomo. Io sono Mike.

    Poi, terminate le presentazioni, con una calorosa stretta di mano, l’autista diede gas e partì. Il viaggio era ufficialmente cominciato, ma non potevano nemmeno lontanamente immaginare a cosa stessero realmente andando incontro.

    Tempo dopo Mike costeggiò l’auto di fianco ad un motel. Si era addentrato per un paio di chilometri all’interno di un piccolo paese, fermandosi nell’unico luogo in cui presumibilmente i due ragazzi avrebbero potuto passare la notte prima di riprendere il cammino.

    Purtroppo da qui dovrete proseguire da soli. - li informò con rammarico l’uomo, il quale sembrava aver preso a cuore il loro problema. Io devo svoltare a sinistra.

    Non si deve preoccupare. - lo tranquillizzò Paul. E’ stato fin troppo gentile.

    L’anziano parve non udire le parole del ragazzo e prese dalla tasca il portafogli, tirandone fuori alcune banconote. Dovrebbero bastare per pagarvi una stanza in questo albergo.

    Ma no… non possiamo accettarli! - protestò Martin. L’amico rimase in silenzio, colpito dall’estrema bontà dimostrata da colui il quale si era dato già fin troppa pena.

    Insisto. - ribatté l’ometto, facendo cenno con la mano di accettare i suoi soldi. Non mi sentirei a posto con la coscienza sapendo di avervi lasciato vagare ai bordi delle autostrade.

    Paul sorrise nervosamente, toccato dal bel gesto ma al contempo sentendosi terribilmente in colpa per aver mentito ad una persona così buona. E’ davvero generoso, signore. Fossero tutti come lei.

    Vorrei poter fare di più, invece. E mi raccomando, chiamate i vostri genitori e tranquillizzateli.

    Lo faremo sicuramente. - promise.

    Fossimo matti, pensò.

    Dopodiché uscirono dalla vettura e salutarono l’ultima volta l’autista, che andò dritto per la sua strada.

    4

    Dici che i proprietari ci lasceranno passare la notte qui? - chiese Martin, mentre si incamminava verso l’ingresso dell’alberghetto, seguito dall’amico. Non siamo nemmeno maggiorenni!

    Lascia fare a me. - lo rassicurò Paul, lasciando intendere di avere formulato una strategia. Entrarono e si fermarono di fronte al bancone, ove incrociarono lo sguardo di un singolare personaggio seduto dietro di esso e intento a leggere una rivista, sintomo che non era particolarmente oberato di lavoro.

    Ehm… buonasera. - esordì Paul, non mostrandosi affatto così sicuro delle sue possibilità come invece aveva voluto fare presumere poco prima. L’uomo abbandonò il giornaletto e sorrise.

    Buonasera signori. Desiderate? - domandò l’addetto alla reception, il quale aveva pronunciato la parola signori con una punta di sarcasmo.

    Vorremmo prenotare una camera.

    Benissimo. Posso vedere un documento?

    E’ questo il problema. Purtroppo li abbiamo dimenticati a casa di alcuni amici. Però possiamo pagarla subito!

    Il receptionist li scrutò a lungo, pensoso. Senza l’intervento di Martin, probabilmente, il geniale piano di Paul sarebbe andato in frantumi e il giovane commesso avrebbe negato loro l’alloggio e informato le forze dell’ordine sulla presenza di minorenni in un motel a tarda ora. Forse si lasciò intenerire dall’espressione sinceramente preoccupata del ragazzo, il quale utilizzò la supplica come mezzo per raggiungere lo scopo.

    La prego! Altrimenti non avremmo nessun posto in cui dormire!

    E va bene. - disse infine il custode, lasciandosi convincere, dopo un interminabile periodo di silenzio in cui aveva riflettuto sul da farsi. Vi prendo la chiave.

    I due ragazzi si lanciarono una fugace occhiata di intesa e pagarono il pernottamento, riuscendo persino ad evitare la canonica firma di rito sul registro di clienti e, come Mike aveva pronosticato, non spesero molto. Il che era decisamente positivo, dato che dovevano risparmiare il più possibile. Il viaggio poteva durare parecchio e non avevano la minima idea di quanto tempo avrebbero dovuto girovagare alla ricerca di Mark.

    Raggiunsero finalmente la camera, certamente non lussuosa come una stanza d’albergo, ma dava comunque l’impressione di essere stata pulita di recente e il profumo di lavanda promanante dalle lenzuola sembrava bocciare le leggende che giravano riguardo alle stanze dei motel. Appurarono con gioia la presenza di un televisore, che accesero ancor prima di appoggiare a terra le sacche. Si lavarono a turno, si vestirono per la notte e, sui rispettivi giacigli e di fronte allo schermo acceso, consumarono la cena, ossia alcuni panini portati da casa.

    Non è magnifico? - chiese Martin, mentre addentava il suo rustico alla pancetta.

    Che cosa? - volle sapere Paul, senza staccare gli occhi dalle immagini del serial poliziesco trasmesso.

    Questo senso di libertà. Dimentica per un momento che una volta tornati a Cardiff saremo in punizione per quarant’anni: siamo liberi, possiamo fare quello che vogliamo, come guardare la televisione sdraiati sul letto.

    Non posso darti tutti i torti. Anche se purtroppo non è una gita di piacere.

    Già. - sbuffò Martin il quale, gettando nel cestino la carta che avvolgeva il panino, lanciò un occhiata al tavolino su cui poggiava la tv, notando sopra di esso un giornale. Abbandonò velocemente la branda e lo prese in mano, cercando la data di uscita.

    E’ di tre giorni fa. - constatò amareggiato. Ma, prima di abbandonare il quotidiano, un articolo in frontespizio catturò la sua attenzione. Paul, incuriosito, si alzò rapidamente e lo raggiunse.

    Che dice di interessante?

    A quanto pare Llanberis non è propriamente il posto tranquillo che ricordavamo.

    Cioè? Che intendi dire?

    Leggi. - gli intimò l’altro, indicando il trafiletto scritto in basso a destra. Il vampiro di Llanberis colpisce ancora.

    Il vampiro di Llanberis?

    Essì.. eppure qualcosa non mi torna. Il giornalista sostiene che l’aspirante Dracula ha dissanguato almeno dieci persone e poi si è cibato in parte dei loro corpi.

    E cosa non ti torna in ciò? - domandò, consumando l’ultimo boccone del suo pasto.

    I vampiri bevono solo il sangue! Non mangiano carne umana!

    Adesso non vorrai dirmi che credi a certe storielle!

    Ehm, certo che no… parlavo ipoteticamente. Però qualcuno ha davvero compiuto questo scempio! - si giustificò Martin, picchettando l’indice sulla foto.

    Si tratterà di un cannibale.

    Il giovane rabbrividì. Non mi piace l’idea di andare in un paese dove c’è un uomo che divora la gente…

    Basterà semplicemente stare attenti.

    Martin non finiva di stupirsi del coraggio e della sicurezza del fidato compagno di viaggio e avrebbe voluto essere esattamente come lui, senza però dargli la soddisfazione di confessarlo.

    E se Mark fosse…

    Stato mangiato? Beh, qui ci sono scritte le iniziali delle vittime. Controlliamo…

    Lesse ogni singola iniziale, seguendo l’elenco con il dito dopodiché, appurato che il nome dell’amico non appariva nella lista, sorrise.

    Non è stato divorato. Possiamo stare tranquilli. E credo che se fosse realmente deceduto, i suoi genitori sarebbero già stati avvertiti, non trovi?

    Martin, appurata la fondatezza delle argomentazioni, tirò un sospiro di sollievo. E poi forse Mark non è nemmeno passato per Llanberis.

    Spero che ti sbagli. - si augurò Paul, il quale probabilmente non aveva escluso quell’ipotesi. E’ l’unica pista che abbiamo.

    5

    Stremati dal viaggio e dallo stress prodotto dall’avventato gesto causato dall’improvvisata fuga, si addormentarono presto. L’indomani mattina, poco dopo essersi ridestati, si vestirono, scesero nella sala ristorante e consumarono la magra colazione e si prepararono velocemente per l’ultima tappa: Llanberis.

    Il curioso uomo addetto alla reception si era avvicinato al loro tavolo, scrutandoli con sospetto. Nella mente dei due giovani si era materializzato il timore che egli avesse potuto informare le forze dell’ordine, le quali avrebbero fatto irruzione nel motel, riportandoli a casa con la forza. E allora tanti cari saluti al brillante piano di salvataggio. Invece, il receptionist passò oltre per poi abbandonare il locale e nulla di eclatante accadde negli istanti seguenti, tranne il litigio feroce tra una coppia di fidanzati che non si sarebbe sedato facilmente.

    Recuperato rapidamente il proprio equipaggiamento, si appostarono ai margini della strada, nel punto esatto in cui Mike li aveva lasciati la notte scorsa, sperando di rimediare nuovamente un passaggio da qualche gentile e preferibilmente non psicotico autista.

    Essendo passati alcuni minuti dopo le dieci del mattino il flusso stradale non si presentava particolarmente esteso, ma era comunque superiore rispetto a quello del giorno prima, caratterizzato dal trascorrere di diversi giri di orologio tra lo sfrecciare di un auto e l’altra.

    Tra Cardiff e la loro meta c’erano poco più di quattro ore di tragitto e, avendo già effettuato tre quarti del percorso, autostop permettendo, sarebbero giunti da Bornemouth, ove avevano alloggiato, alla destinazione prescelta in meno di un’ora.

    Questa volta, fortunatamente, non dovettero attendere troppo per trovare qualcuno che li scarrozzasse. Un enorme TIR accostò infatti non molto tempo dopo, poco distante dallo spiazzo in cui si erano appostati. Quando lo sportello di destra si aprì comparve il volto di un grosso omaccione, con un cappellino rosso in testa e una folta barba, il quale poteva avere all’incirca quaranta anni e forse più. Il cliché di ogni camionista, pensò Paul.

    Salite ragazzi! Mi serviva giusto un pò di compagnia!

    I due si lanciarono uno sguardo fugace, facendo tutto il possibile per cercare di non scoppiare a ridere, vista la goffaggine della sagoma che avevano di fronte. Ringraziarono l’energumeno e salirono sul mezzo, sedendosi di fianco a lui. Qualche istante più tardi, il camion si immise sulla corsia.

    Io sono Bob. Ma potete chiamarmi Bobby. - disse porgendo loro la mano.

    Io sono Paul e questo è Martin.

    Dove siete diretti, ragazzi?

    A Llanberis.

    Llanberis?! - commentò disgustato il camionista, senza distogliere l’attenzione dalla strada. E cosa ci andate a fare in un posto del genere?

    Andiamo a…. trovare un amico. - rispose Martin, cercando con lo sguardo l’approvazione di Paul, il quale annuì flebilmente.

    L’omaccione scosse la testa. Bisogna essere pazzi per abitarci, soprattutto visto ciò che accade alla gente del luogo! Comunque devo passare di lì. Almeno non dovrete cercare altri passaggi.

    Grazie Bob! Ma il nostro amico non abita lì. Vi si trova temporaneamente.

    Continuo a non capire perché una persona voglia andarci.

    Beh, vede, Mark è legato parecchio a quel paese… ci siamo stati spesso da piccoli e…

    Mark?! - lo interruppe bruscamente il goffo guidatore, spalancando gli occhi, finendo con l’assumere un’espressione facciale se possibile ancora più buffa di quanto già non fosse.

    Lo conosce?! - domandò l’altro, girandosi di scatto.

    Circa una settimana fa ho dato un passaggio ad un ragazzo con quel nome.

    Gli sguardi dei due giovani si incrociarono. Capirono che probabilmente si stavano spingendo nella giusta direzione . Dice davvero?! Ce lo potrebbe descrivere?

    L’uomo fece mente locale, tentando di visualizzare l’immagine del giovane, scarrozzato diversi giorni prima. Beh… piuttosto alto, castano e non parlava un granché a dire il vero. Mi ha solo detto come si chiamava e che stava lasciando Cardiff e io allora gli ho chiesto perché lasciava una città così affascinante per recarsi a Llanberis.

    E lui cos’ha risposto?

    Bob alzò le spalle. Che era la cosa migliore per tutti. Anche se sinceramente non ho indagato sul significato della sua affermazione.

    "Non ha aggiunto altro? Che so, qualcosa sul motivo della sua gita?"

    No, ve l’ho detto, non conversava molto. E poi scusa, per quale ragione vi interessa sapere queste cose? Non state forse andando a trovarlo?

    Si, si… è semplice curiosità… - mentì Paul, cercando al contempo di comprendere a fondo la frase di Mark. É meglio per tutti.

    Però c’è una cosa che posso confessarvi… aveva un che di inquietante.

    Che intende dire?

    Non lo so spiegare con esattezza – affermò l’energumeno, scuotendo il capo. C’era un non so che di strano in lui… sembrava impenetrabile… di ghiaccio…

    Avevi ragione! - sussurrò Martin al compagno di viaggio. E’ davvero a Llanberis! L’abbiamo trovato!

    Si, l’abbiamo trovato, pensò Paul. Nonostante l’ottima notizia non poté fare a meno di riflettere sulla rivelazione del loro autista. Mark gli aveva confidato di essere fuggito perché rappresentava la cosa migliore.

    Che significa?

    Se n’era andato da Cardiff senza avvertire nessuno, nemmeno i suoi migliori amici. Quali motivi l’avevano spinto ad andarsene?

    6

    A mezzogiorno giunsero finalmente a destinazione. Dal momento in cui l’autista ebbe terminato il racconto, il resto del tragitto proseguì nel quasi totale silenzio. Bob accese la radio, sintonizzandola sulla sua stazione preferita, iniziando a canticchiare motivetti gallesi semisconosciuti. D’altro canto, i due giovani non ebbero modo di annoiarsi. Iniziarono a pensare che se Mark se n’era andato senza dire nulla a nessuno, con tutta probabilità non voleva essere trovato. Paul, tuttavia, pensò che quello era il problema minore. Lo avrebbero scovato, per poi pretendere da lui le spiegazioni del caso.

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