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DA OLTRE SEI MESI NELLA TOP TEN DEI MANUALI DI SCRITTURA PIÙ VENDUTI
"Una delle poche guide al self-publishing che vale la pena comprare."
scrivo.me (portale Mondadori dedicato alla pubblicazione digitale)
Che cos’è il self-publishing? È solo un campo giochi per scrittori incompresi o l’ultimo passo di una rivoluzione dell’editoria iniziata vent’anni fa con il desktop publishing?
Oggi, chiunque può pubblicare un e-book e andare alla ricerca di potenziali lettori. E per quanto il successo non sia alla portata di tutti, le potenzialità rimangono.
Questa guida affronta molti degli aspetti legati all’autopubblicazione, a partire dalla realizzazione tecnica di un libro elettronico fino alla sua promozione. Perché se a uno scrittore tradizionale è richiesto solo di saper scrivere (o al limite, in qualche occasione, di saper anche parlare di ciò che scrive), uno scrittore “indipendente” deve essere in grado di correggere e formattare il proprio testo, creare una copertina, scegliere il “giusto” prezzo da applicare al libro o i canali attraverso cui distribuirlo, deve conoscere bene il funzionamento degli store digitali e magari avere anche qualche nozione di base sui principali aspetti fiscali o i meccanismi dei motori di ricerca. Senza contare l’impegno richiesto per la promozione, che rischia di diventare un’attività parallela.
Insomma, diventare editori di se stessi può anche sembrare un’idea entusiasmante, ma richiede senza dubbio molta applicazione. La strada del self-publishing può essere ricca di soddisfazioni, ma è necessario comprendere a fondo i meccanismi di un ecosistema che si trova ancora in una fase pionieristica e le cui regole vengono ridefinite di continuo. Chi pensa che basti rendere disponibile il proprio e-book su qualche sito per venderne migliaia di copie, non si comporta diversamente da chi invia un dattiloscritto a un editore e si aspetta che a stretto giro di posta gli arrivi un contratto di pubblicazione.
È vero, come insegnano le storie di successo degli autori self-published d’oltreoceano, che la ricetta è molto semplice: basta scrivere un buon libro e saperlo promuovere. Ma come ogni buon cuoco sa, a volte sono proprio le ricette più semplici a rivelarsi le più difficili.
Alcuni degli argomenti trattati:
• La formattazione del testo
• Indice del libro e indice di navigazione
• Creare una copertina
• Scegliere il “giusto” prezzo
• DRM e diritto d’autore
• Come ottenere un codice ISBN
• Presentare al meglio il proprio libro
• Conoscere Amazon: il programma KDP Select, le recensioni, il codice della formattazione
• Smashwords e altri store digitali
• Aspetti fiscali nazionali e internazionali
• Print on demand
• Promuovere un libro nell’era digitale
• Storie di successo
QUESTO LIBRO
Che cos’è il self-publishing? È solo un campo giochi per scrittori incompresi o l’ultimo passo di una rivoluzione dell’editoria iniziata vent’anni fa con il desktop publishing?
Comunque la si pensi, i cambiamenti che in questi anni stanno investendo il mondo della carta stampata, dai libri alle riviste, sono un ciclone inarrestabile che nessuno sa con certezza quali effetti produrrà nel prossimo futuro. Oggi, chiunque può pubblicare un e-book e andare alla ricerca di potenziali lettori. E per quanto il successo non sia alla portata di tutti, le potenzialità rimangono.
Questa guida affronta molti degli aspetti legati all’autopubblicazione, a partire dalla realizzazione tecnica di un libro elettronico fino alla sua promozione. Perché se a uno scrittore tradizionale è richiesto solo di saper scrivere (o al limite, in qualche occasione, di saper anche parlare di ciò che scrive), uno scrittore indipendente
deve essere in grado di correggere e formattare il proprio testo, creare una copertina, scegliere il giusto
prezzo da applicare al libro o i canali attraverso cui distribuirlo, deve conoscere bene il funzionamento degli store digitali e magari avere anche qualche nozione di base sui principali aspetti fiscali o i meccanismi dei motori di ricerca. Senza contare l’impegno richiesto per la promozione, che rischia di diventare un’attività parallela. Insomma, diventare editori di se stessi può anche sembrare un’idea entusiasmante, ma richiede senza dubbio molta applicazione.
E anche se oggi bastano pochi euro (il costo di un codice ISBN) per entrare a far parte ufficialmente del circuito dell’editoria – e vedere il proprio nome accanto a quello di autori affermati – riuscire a emergere, in un panorama sempre più affollato, è una vera e propria impresa. Così, se il desiderio di ogni scrittore è quello di essere letto, non c’è poi molta differenza tra ricevere un rifiuto da parte di una casa editrice o vedere languire il proprio libro elettronico su una pagina web. La strada del self-publishing può anche essere ricca di soddisfazioni, ma è necessario comprendere a fondo i meccanismi di un ecosistema che si trova ancora in una fase pionieristica e le cui regole vengono ridefinite di continuo. Chi pensa che basti rendere disponibile il proprio e-book su qualche sito per venderne migliaia di copie, non si comporta diversamente da chi invia un dattiloscritto a un editore e si aspetta che a stretto giro di posta gli arrivi un contratto di pubblicazione.
È vero, come insegnano le storie di successo degli autori self-published d’oltreoceano, che la ricetta è molto semplice: basta scrivere un buon libro e saperlo promuovere. Ma come ogni buon cuoco sa, a volte sono proprio le ricette più semplici a rivelarsi le più difficili.
ALBERTO FORNI
TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE PER PUBBLICARE (E VENDERE) IL TUO E-BOOK
Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book
Copyright © 2013, little BIG Books
ISBN 978-88-98285-10-5
Copertina: Costanzo Colombo
alberto.forni@me.com
www.iltuoebook.it
INDICE
Introduzione
La rivoluzione digitale
La verità, vi prego, sul self-publishing
Diamo i numeri
Realizzare un libro elettronico
Cos'è un e-book?
La guerra dei formati
Preparazione del testo
Com’è fatto un e-book
La formattazione
L’importanza della copertina
Mettere in vendita il proprio e-book
Editori di se stessi
La scelta del titolo
Presentare al meglio il proprio libro
Decidere il prezzo
DRM sì, DRM no
Il diritto d’autore
Il codice ISBN
Store digitali e distribuzione
Chi è Amazon
Kindle Direct Publishing
Il programma KDP Select
Le recensioni
Il codice segreto della formattazione di Amazon
Smashwords e altri store digitali
Print on demand
Aspetti fiscali nazionali e internazionali
Promuovere un libro nell’era digitale
Autopromozione
Cosa fare e cosa non fare
Storie di successo
Amanda Hocking
John Locke
Hugh Howey
Checkpoint
Link in chiaro
Chi sono
Altre pubblicazioni
Introduzione
Nel giugno del 1997 la copertina della rivista statunitense Wired metteva in mostra una coloratissima mela (all’epoca logo di una Apple non ancora monocromatica) circondata da una corona di spine e la scritta "Pray". L’azienda di Cupertino, infatti, era a un passo dal fallimento e non rimaneva altro da fare se non quello: pregare. Sappiamo tutti come è andata a finire. Quindici anni più tardi (mese più, mese meno), la Apple è diventata la società con la più alta capitalizzazione di tutti i tempi.
Negli stessi mesi del 1997 una società con una storia centenaria alla spalle (e una posizione di quasi monopolio sul mercato) raggiungeva il suo picco in termini di valore di mercato. Si chiamava (e si chiama ancora oggi) Kodak. Quindici anni più tardi (mese più, mese meno), l’azienda il cui nome per tutto il Novecento è stato sinonimo di fotografia
ha dichiarato bancarotta.
La tempistica delle due storie ha qualcosa di curioso e inquietante allo stesso tempo. Come è stato possibile un simile rovesciamento? In una sola parola: digitale.
Il discorso è ovviamente molto più ampio e sfaccettato ma, in sostanza, da una parte un’azienda dinamica è stata in grado di interpretare e cavalcare i cambiamenti in atto, dall’altra una società imbolsita e un po’ arrogante non è riuscita a vedere il futuro neanche quando il futuro le stava venendo addosso (per informazioni chiedere anche a Blockbuster). Così, quando la Kodak si è risvegliata dal torpore – facendo in ogni caso tutto quello che di sbagliato avrebbe potuto fare – era comunque troppo tardi. E nessuno può dire che quella della fotografia digitale non fosse una rivoluzione annunciata (persino la Apple nella sua galleria di prodotti-fallimentari-che-l’hanno-portata-sull’orlo-dell’abisso può vantare una fotocamera digitale, la Quick Take, anno di grazia 1994).
Certo, si poteva pensare che il passaggio sarebbe stato più graduale; che la gente non avrebbe saputo rinunciare a sfogliare con le proprie mani l’album delle vacanze; che le abitudini cementate attraverso generazioni cresciute a Instamatic e Kodacolor avrebbero tenuto insieme lo schiavistico sistema à trois consumatore-negoziante-laboratorio, certo, poteva anche andare così, invece no, quindici anni più tardi persino gli anziani scattano foto col cellulare. Mettersi contro al progresso può essere molto pericoloso.
Prima di arrivare a un passo dal fallimento, la Apple era stata uno dei principali artefici di una rivoluzione epocale nel mondo della stampa: il Desktop Publishing. Nei primi anni Novanta, per la prima volta dai tempi di Gutenberg, la possibilità di impaginare e stampare un piccolo prodotto editoriale in proprio era diventata improvvisamente alla portata di tutti. Bastavano un computer, uno scanner e una stampante laser. Addio cut up delle fanzine punk, addio negozi di fotocopie dai costi proibitivi. L’unico problema (non da poco) era che questo prodotto andava poi distribuito e venduto. Serviva sempre qualcuno che lo
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