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Anatema
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Anatema

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About this ebook

Adele, professionalmente realizzata, a pochi passi da un matrimonio con un uomo che l’ama davvero. Claudia, prigioniera di un errore del passato che non riesce a perdonarsi, continuando ad annegare nell’amarezza di una vita che non le appartiene più. Quando Tommaso, figlio di Claudia, si trasferisce a casa della madre per completare gli studi, le serenità fasulle che le due donne avevano costruito iniziano progressivamente a sgretolarsi, cadendo in rovina. Il restauro di queste identità riporterà a galla ogni timore, ogni insoddisfazione che un animo è solito inghiottire, per paura di affrontarle. Come potrebbe Adele lamentarsi con l’amica Claudia se quest’ultima vede in lei la massima realizzazione, tutto quello che avrebbe mai sognato? Eppure non è facile sfuggire agli occhi attenti di Tommaso. Non è facile per una fortezza superare un assedio, se tutti gli abitanti all’interno vorrebbero darla alle fiamme e fuggire. Adele aprirà la porta del suo cuore a Tommaso, annegando dolcemente in un sogno incontrollabile.
LanguageItaliano
Release dateApr 8, 2013
ISBN9788898017546
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    Book preview

    Anatema - Jessica Brunetti

    ancora...

    Prefazione

    Da quel giorno, colei che gli uomini chiamarono Luna, si scoprì più volte a osservare ammaliata lo splendente sovrano che le aveva rivolto la parola.

    Da quel giorno il Sole appariva costantemente insoddisfatto. Le Nuvole, sue vecchie amiche, tentarono invano di distoglierlo dalla sua pallida ossessione.

    Fu un’alba particolarmente incantevole a rivelare al mondo l’entusiasmo rinnovato del re. Rapido, l’Astro si fece avvicinare dalle Nubi, così da poter illustrare loro la soluzione a cui era giunto.

    La Luna sarebbe inevitabilmente rimasta eclissata durante il giorno. Tuttavia, non di notte. Egli avrebbe brillato talmente forte da inondare di luce quella massa, rendendola di gran lunga più brillante delle altre Stelle.

    «È una follia!» esclamò una Nuvola.

    «Le altre Stelle potrebbero non essere d’accordo!» gridò un’altra.

    Tuttavia, il Sole si era già incamminato alla volta di colei che in precedenza l’aveva rifiutato.

    1

    Specchi

    Gli stava porgendo una tavolozza di colori sgargianti.

    Il ritratto che si aspettava avrebbe dovuto lasciarla senza fiato.

    Quel pittore entusiasta stendeva le tinte, mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto.

    Come avrebbe potuto fermarlo?

    Come avrebbe potuto ammettere di fronte a lui, che quell’immagine non la rappresentava affatto?

    Il soggetto era di una bellezza disarmante. Eppure non era lei.

    «Allora Adele, com’è andata?» chiese curiosa l’amica.

    Il suo animo era un continuo alternarsi di atteggiamenti infantili e maturità esagerata. Con lei, era il primo aspetto a prevalere.

    «Tesoro come vuoi sia andata» rispose l’altra donna con un dolce sorriso, «è stato gentile, carino, come al solito...»

    Claudia emise un sospiro.

    «Ha proprio perso la testa per te! Non immagini quante donne ti invidierebbero!»

    Essere il soggetto più amato dal miglior pittore dei dintorni, l’avrebbe posta sotto una luce differente agli occhi dell’universo femminile. Questo lo aveva sempre saputo. All’inizio le era sembrato divertente. Dei riflettori maliziosi erano puntati su di lei ogniqualvolta si trovava in compagnia di quell’uomo. Emanavano luci subdole, è vero. Tuttavia la facevano comunque brillare. Era questo ciò che contava.

    «Sì, credo tu abbia ragione. Vittorio è un uomo d’oro. Sono davvero fortunata.»

    La sua mente ne era convinta. Nessuno avrebbe potuto farla star meglio. Era molto simile a lei, fatta eccezione per la grande sicurezza che la sua figura era in grado di emanare.

    Essere donna accanto a lui si rivelava un piacere. Non vi era inquietudine che non sapesse placare.

    «E dimmi» riprese Claudia, «che intenzioni hai?»

    Adele aveva colto quale significato si celasse dietro le parole dell’amica.

    «Attendo che faccia lui la prima mossa, poi deciderò» rispose un poco in difficoltà.

    «Tesoro mio, ti suggerisco di pensarci... sono mesi che vi frequentate, lui avrà già superato i 45 e sta bene con te. Non fingerti ingenua, potrebbe porti l’anello in qualsiasi momento e tu lo sai.»

    «Non voglio saperlo» sussurrò appena, mentre d’un tratto la collana che indossava, sembrava volerla soffocare.

    «Sai, non capisco proprio cosa ti blocchi. Ti trovi bene insieme a lui, ti darebbe una stabilità incredibile e non parlo del lato economico. Non credi sia arrivato il momento? Sei ancora una bellissima donna, ma non hai più vent’anni.»

    «Parli te, che non riesci nemmeno a provare a rifarti una vita?»

    ribatté senza pensarci.

    Claudia attese qualche istante, prima di rispondere.

    «Ho un matrimonio andato a male alle spalle e un figlio... penso sia accettabile che io faccia fatica a ricominciare» affermò, inespressiva.

    «Cara, scusami, non volevo. Tuttavia mi fa male vederti così.

    Tuo marito ha una compagna e tu non provi più nulla per lui. Tuo figlio capirebbe se volessi vivere la tua vita e cercare l’uomo giusto.»

    L’amica non rispondeva. Le sue orecchie udivano la verità.

    Quella stessa verità che il cuore era solito sussurrarle.

    Quella stessa verità che la sua paura aborriva.

    «Facciamo un patto» riprese Adele, «io prenderò in considerazione l’idea del matrimonio soltanto quando tu calcolerai la possibilità di trovare una persona che possa starti accanto.»

    Così dicendo, la donna porse la mano all’amica, in segno di giuramento.

    «Tu sei completamente pazza!» commentò sorridente, allontanando con delicatezza il simbolo della temuta promessa.

    2

    L’estate di San Martino

    Adele amava correre al parco.

    La rilassava incredibilmente, riuscendo a dileguare dalla sua mente, perfino le inquietudini più atroci.

    Aveva sempre vissuto al massimo, cercando di cogliere ogni sfaccettatura delle esperienze provate. Ciò non significava che avesse compiuto sempre scelte giuste, vantaggiose per lei o per chi le stava accanto. A trentasette anni, si era ormai resa conto che spesso sarebbe stato meglio farsi da parte, lasciare che la vita avesse continuato per la sua strada, fruendo soltanto delle conseguenze.

    Ecco cos’era Vittorio.

    Era la mano che l’avrebbe sottratta dall’arbitrio delle sue emozioni, dalle ondate di amari ricordi che solevano travolgerla, soprattutto di sera.

    La donna si recava spesso in quel polmone verde, approfittando dei suoi momenti liberi. Ormai era una personalità abbastanza eminente nel campo dell’arredamento d’interni e sapeva che molto dipendeva dalla relazione con Vittorio.

    Claudia aveva proprio ragione.

    Quell’uomo stravedeva per lei. Malgrado fosse il suo datore di lavoro, Adele non se n’era mai approfittata. Tuttavia era chiaro che potesse prendersi libertà inaccessibili ai suoi colleghi.

    Non vi erano molte persone a correre. Sebbene fosse sera, l’aria calda dell’estate non accennava ad abbandonare l’atmosfera.

    Quanta strada avrebbe dovuto percorrere per riuscire a sfuggire da tutto ciò che sarebbe dovuta essere, pur senza volerlo?

    Non valeva la pena di affaticarsi a quel modo.

    Prima o poi la sconfitta di tutte le guerre che aveva combattuto fin dalla sua infanzia l’avrebbe raggiunta, sommergendola.

    Questi i pensieri che invadevano la sua mente, cullata dalla musica proveniente dall’iPod.

    Un colpetto sulla spalla la fece voltare, di scatto.

    «Ho provato a chiamarti, ma non mi sentivi. Non volevo spaventarti» esordì Vittorio, col sorriso.

    «Oh, scusami! Ero sovrappensiero, come al solito» e così dicendo gli diede un rapido bacio sulla guancia.

    «Posso farti compagnia, oppure preferisci correre da sola per riflettere?»

    «No, ci mancherebbe, vieni pure» rispose prontamente, avvicinando la tavolozza a quel pittore.

    Talvolta Adele percepiva su di sé lo sguardo grigio dell’uomo.

    Egli l’adorava e lei non desiderava altro.

    Tuttavia, non perché fosse completa. Bensì, poiché non aveva ancora scoperto qualcosa da bramare.

    «Sei particolarmente assorta, o sbaglio?» domandò Vittorio, cercando di scrutare negli occhi castano chiaro della donna.

    «Sì, ho un sacco di pensieri per la testa. Un po’ per quell’affare di cui mi sto occupando e poi per Claudia. Mi conosci, sai quanto mi prendo a cuore i problemi delle persone a me vicine. È sempre sola, quando potrebbe trovare un uomo che la faccia star bene.»

    «Dispiace anche a me. Sembra aver perso fiducia in se stessa.

    Non si sente più donna, non trovi?»

    Adele annuì, pensierosa.

    «Col matrimonio alle spalle sembra che non si possa concedere più nemmeno un piacere nella vita. Voglio dire, ha quaranta anni ed è single!» riprese concitata dopo qualche istante «A ogni modo non voglio torturarti con le mie preoccupazioni.»

    Vittorio si fermò, prendendola delicatamente per mano.

    «Ehi Adele sai bene che puoi parlare di tutto con me. Adoro starti accanto e mi piace sentirti riflettere, vederti in apprensione per le persone cui tieni. È una cosa bellissima, davvero. Ti sembrerà infantile ma...»

    L’uomo si interruppe qualche istante.

    «Ho un amico» riprese, «che ha alle spalle una situazione simile.

    L’ho convinto a uscire con qualche donna, eppure sempre lo stesso risultato. Sostiene che non lo capiscono, che vivono tutto alla leggera, quando invece una situazione negativa alle spalle ti frena nel prendere decisioni.»

    Un barlume di luce brillò negli occhi di Adele, comprendendo dove volesse arrivare il compagno.

    «Non voglio fare l’agenzia matrimoniale, non abbiamo più tredici anni» continuò riprendendo a camminare. «Però potremmo fare in modo che si incontrino, a una festa o altrove. Chissà, forse potrebbero diventare amici, o forse non succederà nulla. A ogni modo credo che possano aiutarsi l’un l’altro.»

    La donna rifletteva sulle parole di Vittorio.

    Non era certa che una tale intromissione nella vita di Claudia potesse essere legittima. Eppure non riusciva a non crederla un’idea positiva.

    L’avrebbe preferita infuriata, piuttosto che spenta.

    «Mi sembra ottimo, davvero. Se vi sarà una festa, faremo in modo partecipino anche loro.»

    Col sorriso, i due ripresero a correre, sotto la luce rossastra del sole morente.

    3

    Palude

    «Eccomi Claudia, che succede?» chiese Adele, chiudendo la porta dietro di sé.

    «Accomodati. Vuoi un po’ di tè?»

    «Sì grazie» rispose sospettosa la donna, tentando di capire cosa celasse quella maschera perfetta.

    Per qualche istante le due rimasero in silenzio.

    Adele scrutava il volto caro, che sembrava non riuscire nemmeno a ricambiare il suo sguardo.

    «Mi ha chiamato Marco» disse Claudia all’improvviso.

    L’amica non riusciva a comprendere per quale motivo risentire l’ex marito avesse potuto turbarla a quel modo. Un brivido di preoccupazione. Poteva trattarsi soltanto del figlio.

    «Ti avevo detto che Tommaso era stato bocciato quest’anno. È stato un vero peccato, i professori l’hanno sempre trovato brillante.

    Solo che ultimamente si è applicato poco, discussioni coi docenti, col padre... questa situazione familiare lo sta rovinando e io mi sento davvero colpevole.»

    Adele si avvicinò un poco all’amica, poggiandole una mano sulla spalla per consolarla.

    «Tesoro, è normale sia così. Non vedi molto spesso tuo figlio. È

    sempre stato un ragazzo particolare. Vedrai che questo periodaccio passera, lascia che si abitui.»

    «Sì, ma io sono davvero preoccupata!» la interruppe Claudia concitata. «Per di più ha detto al padre che non intende tornare in quella suola, poiché ormai i rapporti coi professori sono pregiudicati!»

    «Mi dispiace un sacco, davvero! Marco cosa ha detto?» cercò di capire, mentre il cuore le tremava di fronte allo strazio dell’amica.

    «Vorrebbe proporgli di finire le superiori qui da me, per decidere riguardo al suo futuro.»

    Sul volto di Adele si dipinse un sorriso.

    «Ma è fantastico! Avrai la possibilità di stare vicina a tuo figlio!

    Potrai aiutarlo a superare questa crisi! Non ne sei felice?»

    Claudia la guardò, col terrore negli occhi.

    «È meraviglioso, lo so. Però, come hai detto tu, Tommaso è un ragazzo difficile, io sono stata assente per tutta la sua adolescenza e non andavamo molto d’accordo nemmeno quando lui era ancora un ragazzino! Ricordi che preferiva stare con te, piuttosto che con me?»

    La morte sembrava dominare l’animo di Claudia. Di fronte a quella sofferente inettitudine, l’assenza di una vita sentimentale appariva un gesto di valoroso coraggio.

    «Ascolta» riprese Adele, guardandola fissa negli occhi «dì a Marco di fargli questa proposta e spera che tuo figlio accetti. Sarà un’ottima occasione per entrambi e non puoi lasciartela scappare. Io ti sosterrò, lo sai. Non sei sola, non devi aver paura. D’accordo?»

    Tra le lacrime Claudia annuì, abbandonandosi al caldo abbraccio dell’amica.

    4

    Fuga

    Non passarono molti giorni, che Adele venne a sapere di come Tommaso avesse accettato volentieri la possibilità di cambiare aria.

    Claudia non stava più nella pelle, mentre il momento dell’arrivo del figlio si avvicinava. Tanta l’agitazione, che costrinse l’amica ad attendere con lei il ragazzo. Non appena udì la porta di casa aprirsi, nel suo cuore esplose una gioia impetuosa, che la spinse a corrergli incontro abbracciandolo ancor prima che potesse posare le valigie.

    Adele si alzò dal divano dove sedeva, attendendoli in soggiorno.

    Claudia la raggiunse, con gli occhi pieni di lacrime e un dolce sorriso dipinto sul volto. Dietro di lei, un giovane alto, dal fisico appena muscoloso. I riccioli biondi, un poco spettinati, erano gli stessi che aveva da bambino. Degli occhi vitrei sembrarono trafiggerla, non appena egli alzò il viso per osservarla.

    Non l’aveva più rivisto dal suo dodicesimo compleanno.

    «Tommaso! Cavolo come sei cambiato! Sei davvero irriconoscibile!» esclamò, un poco interdetta sul modo in cui approcciarsi a quel ragazzo particolare.

    «Adele. Tu non sei per nulla cambiata» affermò sorpreso, continuando a scrutarla, con occhio critico.

    La donna sorrise, incerta su come interpretare la frase del giovane, dopodiché si sedette di nuovo.

    La madre offrì tè e biscotti, mentre l’amica tentava di instaurare una conversazione abbastanza salda. Non avrebbe voluto ricoprire il ruolo di Claudia, ma sarebbe stata disposta ad aiutarla, almeno all’inizio.

    Tommaso si mostrava un poco taciturno, tuttavia curioso. Non parlava. Preferiva guardarsi intorno, scrutando le persone che lo circondavano.

    «Mi sembra tu abbia un bel fisico! Fai qualche sport?» domandò

    Adele, alla disperata ricerca di un argomento che non avrebbe potuto infastidirlo.

    «Andavo in palestra qualche mese fa. Ultimamente corro soltanto.»

    «Tommaso, lo sai che anche Adele va a correre per mantenersi in forma? Potreste farvi compagnia le prime volte. Almeno finché non conosci qualcuno in città!»

    La proposta di Claudia colse l’amica di sorpresa. Era d’accordo nell’aiutarla, ma non l’avrebbe certo sostituita in ciò che la spaventava. Altrimenti quest’esperienza non le sarebbe servita a nulla.

    «Beh, non credo gli interessi... è un ragazzo, vorrà starsene da solo, far conoscenze...» cercò di sviare Adele, in difficoltà, quasi cercando il sostegno di Tommaso.

    «In realtà mi farebbe piacere. Sempre se per te non è un problema.»

    La donna rimase perplessa.

    Era chiaro che quel giovane fosse particolarmente chiuso, tuttavia, non avrebbe voluto che la storia si ripetesse.

    Cosa avrebbe provato Claudia nel ritrovarlo più legato all’amica che a se stessa?

    «Ehm... no, non c’è alcun problema. Io vado anche stasera verso le 6. Dimmi tu quando vuoi venire...»

    «Va bene stasera» la interruppe il ragazzo, accennando un sorriso per ringraziare la gentilezza.

    5

    Maschere

    Erano trascorsi dieci minuti da quando, affacciandosi dalla finestra, Claudia le aveva detto che Tommaso sarebbe arrivato a momenti.

    D’un tratto lo vide uscire da casa, in fretta, raggiungendola con il sorriso di un bimbo che vuol farsi perdonare.

    «Scusami Adele, ho perso tempo con le valigie.»

    «Oh, credevo ti stessi agghindando per andare a correre al parco»

    lo schernì, azzardando una pacca amichevole sulla spalla.

    Una volta immersi nel verde, i due scoprirono quanto fosse difficile non lasciarsi sommergere dai propri pensieri.

    «Puoi andare se vuoi» affermò gentilmente il ragazzo, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare tra loro.

    «Scusa?»

    «Mamma ti ha costretta a venire con me, per farmi compagnia.

    Mi dispiace ammetterlo, ma ne ho approfittato per liberarmi un po’

    dalle sue ansie. Sapendomi con te non si sarebbe preoccupata. Solo che non voglio farti perder tempo. Magari avevi altri programmi...»

    Adele lo osservò sospettosa, tuttavia divertita.

    «Per me non è un problema, sarei comunque venuta a correre.

    Però se vuoi ti lascio da solo.»

    «Nah, sopporterò la tua compagnia» la prese in giro, rivolgendole un sorriso.

    Faceva fatica a crederlo lo stesso ragazzo che aveva suscitato tanta apprensione nell’animo della madre. Era divertente, brillante, intelligente. Non aveva nulla dell’adolescente maledetto che si era immaginata.

    «Ok, rallentiamo un po’!» cedette la donna dopo circa un’ora.

    «Io non ho più vent’anni!»

    «A vederti non si direbbe!» ribatté sorridente.

    «Grazie! Vieni, qui c’è una fontanella. Ho una sete incredibile!»

    Il sole sembrava non voler abbandonare il cielo in quella limpida serata.

    Adele continuava a osservare, come incantata, il prato, sfumato d’arancio.

    «Che fai nella vita, ora?» le chiese il giovane, disteso sull’erba, a occhi chiusi.

    «Arredatrice d’interni, abbastanza affermata» esclamò, ostentando soddisfazione.

    Egli sorrise.

    «Stai pensando a come chiedere informazioni su di me, senza che io sospetti tu lo faccia per conto di mia madre?» domandò divertito, dopo qualche secondo.

    Adele sussultò, come un ladro colto in flagrante. Aveva ragione.

    Quel ragazzo era brillante.

    «In realtà lo stavo facendo più per una mia curiosità.»

    Tommaso si mise seduto, tornando a guardarla negli occhi.

    «Se ti dicessi che la scuola non mi stimola, la prenderesti come una scusa?»

    «È proprio per questo che non capisco. Un po’ d’impegno, e ora ne saresti stato fuori»

    La spontaneità con la quale ribatteva, senza paura di infastidirlo, senza ansie o preoccupazioni lo colpì.

    Era soprattutto la discrezione con cui quella donna si era presa una confidenza che non le aveva mai dato, a sorprenderlo.

    «Hai ragione. Non sono stato molto furbo» rispose, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi.

    I due ripresero a correre.

    «Pensi che qui la scuola sia migliore» lo sfidò.

    «No, affatto. Ma quest’anno ce la metterò tutta per riuscire a finire gli studi. Ho cambiato città per tranquillizzare i miei»

    Il silenzio tornò ad aleggiare su di

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