Un'amicizia oltre la vita
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Un'amicizia oltre la vita - Andrea Calvaruso
Andrea Calvaruso
Un'amicizia oltre la vita
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Indice
I CAPITOLO
II CAPITOLO
III CAPITOLO
IV CAPITOLO
V CAPITOLO
VI CAPITOLO
VII CAPITOLO
VIII CAPITOLO
IX CAPITOLO
X CAPITOLO
XI CAPITOLO
XII CAPITOLO
XIII CAPITOLO
XiV CAPITOLO
XV CAPITOLO
XVI CAPITOLO
XVII CAPITOLO
XVIII CAPITOLO
XIX CAPITOLO
Questo libro è un opera di fantasia. Nomi, personaggi e avvenimenti sono stati creati dalla fantasia dell’autore. Ogni avvenimento a luoghi o persone sono del tutto casuali
I CAPITOLO
Era una fredda mattina di gennaio quando dissi addio al mio compagno di giochi e di avventure, Filippo ci aveva lasciati per sempre, Isabella, aggrappata al mio braccio, sembrava volere trarre forza e coraggio, io la sorreggevo e mi sembrava più fragile che mai. La chiesa era gremita, c’eravamo tutti, nessuno era voluto mancare, ognuno con la sua presenza aveva voluto testimoniare l’affetto per Filippo e per i suoi. Rita era come impietrita dal dolore, aveva voluto stargli vicina fino alla fine e la sua presenza aveva rappresentato per lui una ragione di più per lottare. Dire addio a chi ha condiviso con te momenti brutti e belli è sempre doloroso e richiama alla tua mente anni di condivisione.
Ricordo che tornai a casa infreddolito, non era il mio corpo che aveva freddo, era dentro di me che sentivo il gelo. Mi chiusi nella mia stanza, mi sdraiai sul letto e lasciai che i miei occhi si riempissero di lacrime e i ricordi mi assalissero come un fiume in piena. Mi ripetevo che non poteva essere vero, che era solo un brutto sogno dal quale presto mi sarei risvegliato, non poteva un ragazzo vitale come Filippo averci lasciato, eppure io lo avevo seguito sin dall’inizio durante tutta la malattia, avevo visto giorno dopo giorno il suo fisico arrendersi al male, trasformarsi, perdere la vitalità che ne aveva fatto un ragazzo gioioso, un allegro compagno di giochi prima, un caro amico poi.
Eravamo cresciuti insieme, abitavamo in un grosso condominio, quando eravamo piccoli, finiti i compiti, andavamo giù in cortile a giocare a calcio insieme agli amici, lui se la cavava bene col pallone, era portato per questo sport perché gli piaceva anche correre, mentre io non sapevo correre e il più delle volte mi mettevano in porta. Ci divertivamo un mondo e il tempo passava senza che ce ne rendessimo conto, a richiamarci alla realtà erano le voci delle nostre mamme che ci chiamavano per ritornare a casa.
Crescendo la nostra amicizia si era rinsaldata, non giocavamo più a calcetto, solo di rado facevamo qualche partita, ma ci incontravamo ogni mattina e spesso andavamo a prendere qualcosa al bar prima della scuola, a noi si aggiungeva Isabella, sorella minore di Filippo. Isabella allora era una ragazzina di poco più di quindici anni, alta e magra con una cascata di riccioli rossi che le incorniciava il viso, su cui spiccavano le lentiggini ed un delizioso nasino all’insù. Mi accorsi solo dopo di quanto fosse graziosa, allora per me era solo una ragazzina lentigginosa, alta e secca. Era molto diversa da Filippo, anche lui alto e magro ma con i capelli neri, gli occhi scuri e lo sguardo intelligente e rassicurante. Insieme frequentavamo il famoso liceo classico Augusto
, che con il pullman raggiungevamo benissimo in venti minuti mentre a piedi ne impiegavamo quaranta.
II CAPITOLO
I miei genitori, soprattutto mio padre, avrebbero voluto che io frequentassi l’istituto tecnico industriale per specializzarmi in informatica, io ero stato irremovibile e alla fine avevo frequentato la scuola che ritenevo più adatta a me. Io ritengo che ognuno di noi debba fare le proprie scelte, io sono stato sempre appassionato di anatomia, ho trovato sempre interessante conoscere il corpo umano pertanto ho sempre pensato che alla fine delle scuole superiori avrei frequentato la facoltà di medicina. Questa mia passione risale alla mia infanzia quando sin dalle elementari impazzivo per i cartoni delle serie siamo fatti così
scritta e prodotta dall’autore francese Albert Barillè. Questa mia passione era suffragata dal mio istintivo desiderio di aiutare gli altri ed essere medico sarebbe stato per me un buon modo per farlo.
Conclusi gli esami di maturità, dovevamo decidere quale indirizzo universitario seguire, io avevo fatto già la mia scelta, Filippo ancora no e questo lo rendeva ansioso. Io cercavo di tranquillizzarlo: <
Purtroppo d’estate a Roma ti puoi scordare di fare il bagno a mare, il mare più vicino te lo trovi a un’ora di distanza, in più l’acqua fa schifo ed io e Filippo, non potevamo prendere tutti i giorni il pullman per andare a mare, né avevamo la macchina a disposizione perché serviva ai rispettivi genitori, quindi nei giorni in cui non andavamo a mare, andavamo nella piscina comunale, di sera invece uscivamo con alcuni compagni, con cui avevamo formato una comitiva, tre facevano parte della classe: Marco Frizzi, Maria Ardi e Giacomo Torri, in più c’erano alcuni amici con cui ci conoscevamo da quando eravamo piccoli.
Marco avrebbe dovuto ripetere l’anno, non aveva molta voglia di studiare e ne stava pagando le conseguenze. Durante i cinque anni di scuola, era stato graziato più volte dai professori, la maggior parte delle volte passava con due o tre debiti da recuperare, ma quell’anno lo avevano fregato gli esami, mentre Maria e Giacomo se l’erano cavata abbastanza bene. Quando ci incontravamo la sera parlavamo dei nostri progetti post scuola, Marco chiaramente era abbattuto visto che doveva ripetere l’anno e stava pensando di frequentare una scuola privata, così sarebbe stato promosso senza problemi, Maria voleva iscriversi ad architettura mentre Giacomo ancora non ci aveva pensato, però era intenzionato ad iscriversi a lingue, visto che gli piaceva viaggiare, avrebbe potuto, conoscendo le lingue, lavorare e visitare nuovi paesi, ma soprattutto rimorchiare le straniere e per questo lo invidiavo!!!.
Anche quell’anno, quando arrivò agosto, ci organizzammo per andare all’estero a divertirci, l’anno prima eravamo andati a Ibiza, e c’ eravamo tanto divertiti, non mi dimenticherò mai quello che abbiamo combinato, la maggior parte delle volte finivamo ubriachi, musica a palla ma soprattutto si riusciva ad avere avventure con ragazze diverse ed anche con due ragazze contemporaneamente,