I Figli dell'Aurora Boreale
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About this ebook
In un lontano domani della Terra, un diplomatico è incaricato di comunicare con una sconosciuta civiltà aliena. In un futuro prossimo, una donna dell'alta società londinese segue la terapia cui è sottoposto il marito ed è costretta a prendere una decisione importante. In che modo le due storie sono legate tra di loro, e quale sarà il destino dei protagonisti?
Ne “I figli dell’aurora boreale ”, Laura Silvestri si rifà alla fantascienza sociale degli anni Settanta, elaborando in un contesto originale tematiche di forte attualità: le difficoltà di comprensione tra popoli diversi e la sottile linea che separa la percezione di natura e cultura. I lettori si trovano così coinvolti in un dilemma morale: cosa succede quando ci scopriamo vittime dei nostri stessi pregiudizi?
L'autrice - Laura Silvestri nasce a Roma nel 1982.
Sin da bambina ama leggere e inventare storie. Laureata in Ingegneria Gestionale, coltiva l’hobby della scrittura, prediligendo quella di genere, in particolare fantasy e fantascienza che le permettono di spaziare fra i temi più diversi.
A partire dal 2016 decide di far uscire qualcuno dei suoi testi “dal cassetto”, e inizia a collaborare con la casa editrice Wizards & Black Holes, con la quale pubblica diversi racconti tra cui “Come la luna e il sole”, di genere fantasy, e la distopia fantascientifica “Il postulato di Cleopatra Wilson”.
Il suo primo romanzo, “Nel nome della Dea”, vince la Quinta Edizione del Premio Letterario Nazionale “Streghe, Vampiri & Co.”e viene pubblicato dalla Giovane Holden Edizioni.
Tra le altre pubblicazioni, il racconto “La notte in cui tutte le donne”, edito da Delos Digital nella collana di fantascienza sociale Futuro Presente, e “Omnia Vincit Amor” nell’antologia Orme Fantastiche di Catnip Edizioni.
Ha pubblicato con Nativi Digitali Edizioni il racconto lungo di fantascienza sociale “I Figli dell’Aurora Boreale”.
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Book preview
I Figli dell'Aurora Boreale - Laura Silvestri
Agsandrew
I
Londra, 12 Settembre 2089
La signora Bradbury si sedette avendo cura di tenere le ginocchia ben accostate e lisciò con qualche tocco delle dita le pieghe della gonna grigia. Quella situazione era quanto di più increscioso e imbarazzante si fosse mai trovata ad affrontare in vita sua. Serrò fra le mani la borsetta blu e si decise, dopo qualche istante, ad alzare lo sguardo. Il dottor Parker, seduto dall’altra parte della scrivania, la fissava di rimando, con il viso cordiale e disteso proprio come lei lo ricordava dalla loro ultima video-conversazione. Era già stata informata su tutto quanto c’era da sapere circa quel che sarebbe accaduto di lì a qualche ora, eppure non le pareva di potersi liberare del nervosismo, della tensione alle tempie e alle spalle.
– Signora Bradbury, sono lieto di incontrarla finalmente di persona. – l’uomo esordì tendendole la mano e sorridendo appena da dietro la folta barba che iniziava a ingrigire.
Miranda gliela strinse e si sforzò di sorridere a sua volta. – Dottor Parker, la ringrazio molto per la sua disponibilità e per la celerità con la quale mi ha ricevuta.
– Il caso di suo marito non ammetteva procrastinazione. – l’uomo le rispose, sistemando meglio sul naso i piccoli occhiali rotondi. Aveva occhi azzurri e acuti, attorniati da rughe d’espressione ben visibili. – Anzi, se vogliamo procedere, questi sono i moduli che dovrà compilare.
Mentre lasciava correre lo sguardo sullo schermo del lettore che il dottore aveva appena spinto verso di lei con noncuranza, Miranda cercava di convincersi che quanto stava per fare fosse la cosa giusta. Pareva che fosse necessario un gran numero di informazioni per procedere: che tipo di musica suo marito ascoltasse, che cibo preferisse, che colore amasse indossare, e questo soltanto per cominciare.
– È davvero indispensabile che io vi dica tutte queste cose? – non poté impedirsi di domandare con un filo di voce.
Il tono con il quale il dottor Parker le rispose non avrebbe potuto essere definito in altro modo che condiscendente. – Signora Bradbury, si rende conto che quanto fatto da suo marito è a tutti gli effetti un reato, per la legge della Confederazione Europea e per buona parte del resto del mondo?
Miranda si morse le labbra, comprendendo all’istante cosa l’uomo stesse sottintendendo: dopo quanto accaduto, non aveva alcun senso mettersi a cavillare sui dettagli del procedimento. Era già una fortuna che esistesse una simile possibilità, e lei avrebbe fatto meglio a non pregiudicarla con domande sciocche. Serrò con maggiore fermezza le dita sulla borsa.
– Le fornirò tutto il necessario, dottor Parker.
– Eccellente. – l’uomo commentò con un cenno del capo. – La vedo comunque un po’ nervosa. Gradirebbe una tazza di tè? – al suo timido annuire, il dottore le sorrise. Aveva un sorriso composto e piacevole, che gli conferiva un discreto fascino nonostante la non più giovane età. – Bene, glielo farò portare dalla mia segretaria. Intanto, la lascio da sola qualche minuto. Legga con attenzione, si prenda il tempo che le è necessario, e compili i moduli che Charlene ha preparato per lei. Quando avrà terminato, potremo procedere con le registrazioni e gli olo-scatti di routine. Siamo d’accordo?
Miranda mormorò un sì che risuonò molto meno sicuro di quanto le sarebbe piaciuto, ma il dottor Parker parve comunque soddisfatto. La donna lo vide alzarsi in piedi e lasciare l’ufficio con un gesto di saluto. Rimasta sola, non le restò altro da fare se non riprendere la lettura da dove l’aveva interrotta. Aveva avuto il benestare di suo marito, in precedenza, ma ora tutti i dettagli della questione erano nelle sue mani. La cosa le provocava un certo disagio: non era abituata a prendere simili decisioni, ma in quell’occasione non era possibile fare altrimenti. Si concesse soltanto un altro istante per guardare la splendida veduta sul Tamigi oltre la parete di vetro e acciaio del raffinato studio, indugiando sul profilo svettante dei grattacieli che si mescolavano agli edifici antichi di molti secoli. Poi, posò la borsetta sulla scrivania e prese il lettore fra le mani.
C’era ancora molto da fare, e andava fatto alla svelta.
II
Il dolore alla testa è forte, pulsante, e mi fa salire un senso di nausea che rende difficile persino respirare. Apro gli occhi con cautela, e mi rendo conto che quello destro fatica a schiudersi. Mi fisso le mani con l’occhio buono: sembrano a posto, e tasto con delicatezza la palpebra che non si muove. È gonfia, e