Voi chi dite che io sia?: L'indagine storica su Gesù di Nazareth
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Book preview
Voi chi dite che io sia? - Luigi Pezzella
Luigi Pezzella
E voi chi dite che io sia?
L’indagine storica su Gesù di Nazareth
UUID: 81b7a0e2-a03c-11e7-9867-49fbd00dc2aa
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Indice dei contenuti
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
CAPITOLO PRIMO - LA RICERCA STORICA SU GESÙ: OGGETTO E FASI
CAPITOLO SECONDO - GESÙ ANTINOMISTA O GIUDEO NELLA LEGGE?
CAPITOLO TERZO - GESÙ PROCLAMA IL REGNO DI DIO: MA QUALE?
CAPITOLO QUARTO - LA FINE DI GESÙ A GERUSALEMME: CHI HA VOLUTO LA SUA MORTE?
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
© Copyright Il Terebinto Edizioni
Sede legale: via degli Imbimbo, 8/E
83100 Avellino
tel. 340/6862179
e-mail: ilterebintoedizioni@libero.it
PREFAZIONE
Quando è nata, e come si è sviluppata, la ricerca storica su Gesù di Nazareth? Quali sono le acquisizioni condivise della ricerca contemporanea? A queste domande ha cercato di rispondere Luigi Pezzella in questo pregevole volume.
Un problema ancora attuale
Di Gesù si parla spesso, più spesso di quanto non si sia disposti ad ammettere. La rete pullula di siti e di forum che trattano della sua figura, e in particolare della sua storicità. Insieme ai contributi validi, non mancano certo quelli meno scientifici. Riscuote ancora un discreto successo la vecchia idea antistorica che un Gesù di Nazareth non sia mai esistito, o che si sia trattato di un soggetto per noi irraggiungibile, infinitamente rielaborato da secoli di speculazioni.
Anche i contributi meno validi, però, stanno a testimoniare il perdurare di un interesse non facile da spiegare per chi è immerso nella prospettiva di una società completamente secolarizzata. Eppure da sempre, in modi diversi, la civiltà occidentale ha dovuto farei i conti col Nazareno. Come ricordato da Vittorio Messori, da qualche secolo a questa parte non c’è ideologia che non abbia tentato di tirarlo dalla propria parte. È così che, anche nel campo della ricerca storica, abbiamo avuto – per fare qualche esempio – un Gesù ariano, insieme al Gesù socialista (destinato, per altro, ad un maggiore successo).
La first quest (1778-1906)
Nel volume, l’autore si rifà alla suddivisione convenzionale della ricerca storica su Gesù di Nazareth in quattro fasi. Particolarmente importanza ha, appunto, la first quest, perché ha dato al problema un’impostazione che – benchè superata – è ancora molto diffusa nell’opinione pubblica. Eppure la prima ricerca storica su Gesù non nacque da un interesse prettamente scientifico, ma da un desiderio di emancipazione che si risolveva nella critica dei dogmi e della Chiesa. Il risultato fu la contrapposizione – presentata come necessaria ed evidente – tra il Gesù della storia e il Cristo della fede. Dove il primo, di cui comunque poco si poteva dire, andava liberato dalle successive incrostazioni mistico-religiose.
Le idee di Reimarus, Renan e Bultmann, si affermarono prima in ambito protestante, ma non mancarono di influenzare a lungo anche il mondo cattolico. Ciò fu possibile anche al fatto che le loro opinioni costituivano un attacco frontale alla Chiesa, ma non necessariamente alla fede cristiana. In particolare, l’idea di Bultmann di un Gesù storico non necessario per la fede cristiana era molto suggestiva, per quanto comportasse un effettivo snaturamento del Cristianesimo. Tanto suggestiva da bloccare a lungo la ricerca storica su Gesù di Nazareth.
La nuova ricerca
Negli ultimi decenni, la ricerca ha assunto nuova vitalità grazie a diversi fattori. In primis, come ricordato da Pezzella, un enorme ampliamento delle fonti, ma anche nuovi criteri e innovativi metodi di interpretazione. Particolare importanza ha assunto il superamento – forse non ancora compiuto – dell’impostazione letteraria, non adeguata alla comprensione di una cultura prevalentemente orale quale quella giudaica. Così come è stato fondamentale l’approccio interdisciplinare, con la riscoperta non solo dell’archeologia ma anche di altre discipline, come l’antropologia. Quest’ultima, per esempio, ha consentito un nuovo punto di vista sul Giudaismo, considerato non più sotto l’anacronistica categoria di religione, ma in quella più appropriata di etnia.
Gesù della storia e Gesù della fede
Il problema del Gesù storico è anche un ottimo pretesto – o, volendo, un esercizio – per una riflessione sulla scienza storica. Quest’ultima infatti non può mai riconsegnarci il soggetto reale, ma solo una ricostruzione infinitamente migliorabile. Come evidenziato da Pezzella, anche in questo caso il Gesù storico è solo quello che sappiamo di lui, non il Gesù reale. Infatti, nessuna scienza umana può mai giungere ad acquisizione assolute e definitive, e ciò vale in particolar modo per la Storia che non è – com’è noto – una scienza esatta. Questo limite, però, è anche parte del suo fascino. A maggior ragione nel problema del Gesù storico, le indubbie difficoltà della questione storico-critica fanno anche da sprone per la nascita di nuove prospettive.
Ettore barra
INTRODUZIONE
Il titolo del presente lavoro si colloca in una prospettiva eminentemente storica che fa opportuno riferimento alle fonti a nostra disposizione, sia bibliche sia extrabibliche. Come evidenziato da Giorgio Jossa
…il cristianesimo, come l’ebraismo, è una religione positiva, rivelata. Non è una religione naturale che esprime i bisogni religiosi universali dell’uomo, ma ha la pretesa di fornire la rivelazione divina, cioè la parola con cui Dio si è rivolto e manifestato in maniera definitiva all’uomo. E questa rivelazione è avvenuta in un preciso momento storico[1].
Il cristianesimo è una religione che si basa storicamente sulla figura di Gesù di Nazareth. Gesù non viene inserito in un mitico prima o poi che può significare qualsiasi momento nel sempre e nel mai, ma è storicamente databile e accertato. Una cosa è quindi certa, se si vuole comprendere il Cristianesimo bisogna innanzitutto conoscere Gesù. Nessuno che sia dotato di senso della storia può mettere in dubbio che Gesù sia esistito e che abbia svolto una sorta di attività missionaria in Galilea, molto probabilmente alla fine degli anni Venti o agli inizi degli anni Trenta del I sec.: prima di essere giustiziato a Gerusalemme sotto Ponzio Pilato. Quindi, come afferma Dunn, ‹‹il fatto storico del cristianesimo non si può spiegare senza il fatto storico Gesù di Nazareth››.[2]
Per conoscere il Cristianesimo, quindi, è necessario prima conoscere il suo fondatore Gesù Cristo? La questione non è posta in termini corretti. Identificare Gesù come il Cristo è già un’interpretazione, in questo caso teologica, poiché così Gesù è visto, filtrato, interpretato dall’Esaltazione Celeste: il sepolcro vuoto è letto con la categoria della risurrezione. Le fonti non accertano, in senso storico, il sepolcro vuoto, ma ammetterlo tale e interpretarlo con la categoria della risurrezione, equivale a una professione di fede che unge
del crisma messianico-religioso quel Gesù di Nazareth vissuto nell’Israele del I secolo dopo Cristo. L’interpretazione di fede che lo identifica come il Cristo, il Messia, è una verità possibile, ma non è un fatto storico. La disciplina storica non può pronunciarsi sull’aspetto religioso, ma può contribuire alla riflessione con l’indagine storica sulla figura di Gesù di Nazareth. Appurando, per esempio, se egli si ritenesse o meno il Cristo. E se sì, capire in quale visione messianica egli si identificasse.
Gesù di Nazareth: un uomo sfuggente
Un terreno di ricerca senza dubbio ostico e scivoloso, anche a causa dei pregiudizi
che possono far correre al ricercatore il rischio di perdere di vista l’oggetto storico. Inoltre, Gesù si discostò davvero dal suo contesto di origine? E, se sì, fino al punto da voler fondare – o dare mandato di farlo ai discepoli – un nuovo movimento o addirittura una nuova religione? Le difficoltà di inquadrare la figura di Gesù non è però una novità. Di primo acchitto, si potrebbe essere tentati di attribuire i disagi contemporanei soprattutto ai due millenni che ci separano dalla sua persona. In realtà, già le fonti antiche ci restituiscono un Gesù sfuggente, restio ad essere inquadrato entro schemi convenzionali.
In un famoso passo del Vangelo di Marco, Gesù è in cammino con i discepoli nei pressi di Cesarea di Filippo, ad un tratto chiede ai discepoli: ‹‹Chi dice la gente che io sia?››. I discepoli riportano allora le differenti – e numerose – versioni che avevano avuto modo di ascoltare presso il popolo: ‹‹Ed essi gli risposero: Giovanni il battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti››[3]. Gesù di Nazareth costituiva quindi un enigma già per gli uomini del suo tempo. Le stesse fonti evangeliche registrano una certa incertezza anche sul tipo di messianismo incarnato da Gesù. Nel noto passo della confessione di Pietro
, l’apostolo lo riconosce come Messia, ma al contempo rifiuta la versione messianica del servo sofferente preannunciata da Gesù. E la reazione di quest’ultimo è sorprendentemente dura, tanto che Pietro viene apostrofato come Satana
[4].
…e voi chi dite che io sia?
Pertanto anche i contemporanei di Gesù trovavano difficoltà nell’elaborare una chiara e univoca interpretazione ontologica, la stessa difficoltà – nella quale si cela, per la verità, anche il fascino della questione – di noi moderni. In questo lavoro ho cercato di fornire un ventaglio delle risposte possibili
a quella domanda posta da Gesù più di duemila anni fa e che ancor oggi suscita in ognuno, in qualsiasi ambito, risposte differenti.
Perché quella domanda, piaccia o non piaccia, non ha perso d’attualità nel corso dei secoli e continua ad interpellare ciascuno di noi. Partiremo come spunto dalla domanda evangelica ‹‹e voi chi dite che io sia?›› e cercheremo di rifarci ad autorevoli autori che propongono metodologie e modelli di ricerca analizzando Gesù nel suo tempo, nel contesto in cui è realmente vissuto, e studiato come puro soggetto storico.
Sottoporremo la domanda marciana di duemila anni fa a chi indaga attualmente sulla figura del Nazareno, analizzando il comportamento gesuano nel suo contesto, secondo le categorie mentali dell’epoca ma con la conoscenza e metodologia attuale di ricerca. Sottoporremo loro i quesiti che attualmente sono di maggior impact per cercare di determinare e collocare la figura di Gesù di Nazareth.
Il percorso comincerà con un’analisi volta al