Classici Series
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About this series
The book chronicles the French invasion of Russia and its aftermath during the Napoleonic era. It uses five interlocking narratives following different Russian aristocratic families to illustrate Napoleon's impact on Tsarist society.
Tolstoy said that the best Russian literature does not conform to standards and hence hesitated to classify War and Peace, saying it is "not a novel, even less is it a poem, and still less a historical chronicle." Large sections, especially the later chapters, are philosophical discussions rather than narrative.
Titles in the series (100)
- Amori
3
Carlo Alberto Pisani Dossi nasce a Zenevredo, in provincia di Pavia, il 27 marzo 1849. Erede di una famiglia di proprietari terrieri, si trasferisce a Milano nel 1861. Legato politicamente a Francesco Crispi, Dossi diviene presto, nel 1870, Console a Bogotá. Sarà poi segretario particolare di Crispi nel 1887, ministro plenipotenziario ad Atene, dove si innamora dell'archeologia, e negli ultimi anni di vita Governatore dell'Eritrea. Dopo la caduta del governo Crispi abbandona la carriera diplomatica per ritirarsi con la moglie e i tre figli nella sua villa di Corbetta. Amori è un’opera originale composta da undici capitoli, con l’ultimo che funge da riepilogo, ognuno dedicato ad un amore indicato anche come cielo, dando così all’opera il fascino d’una struttura dantesca.
- Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti
9
Nel 1550 presso l'editore Torrentino a Firenze uscì la prima edizione delle Vite de' più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri di Giorgio Vasari. Quest'opera, di vastissime dimensioni, costituisce ancora oggi un documento di fondamentale importanza per la storia dell'arte italiana dal Tre al Cinquecento. Servendosi del modello umanistico delle vite degli uomini illustri, Vasari si propone di mantenere viva la memoria delle opere d'arte, rimediando con la parola scritta alla loro inevitabile deperibilità fisica inventando un nuovo genere letterario, quello delle biografie di artisti. Le Vite costituiscono un ricchissimo catalogo di notizie, descrizioni, documenti degli artisti italiani, all'interno di una storia delle arti figurative ricostruita dall'autore con notevole coscienza critica.
- Vita dei campi
1
Vita dei campi è una raccolta di novelle pubblicate da Verga a Milano nel 1880. Si compone di otto racconti: Cavalleria rusticana, La Lupa, Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, L'amante di Gramigna, Guerra di santi e Pentolaccia. Nelle edizioni successive venne inserita una nuova novella:Il come, il quando e il perché, analisi delle vicende attraverso cui una donna oziosa e romantica sfiora ed evita il tradimento del marito. Questa storia, ambientata in Brianza, differisce di molto dalle altre che hanno come sfondo la Sicilia dei pastori, dei contadini, dei pescatori, dei minatori, che hanno dalla vita appena il necessario per vivere. Gran parte delle novelle ruotano intorno ai temi dell’amore e della passione, indagati nelle espressioni più accese e sanguigne, in quanto riflesso di una elementare comunità sociale. Con Vita dei Campi, Verga inaugura la stagione dei capolavori, mostrando profonda adesione alla tecnica verista del racconto.
- Zibaldone
16
Lo Zibaldone di Giacomo Leopardi è una vasta raccolta di ragionamenti filosofici, psicologici e letterari scritti fra il 1817 e il 1826. Il tema di fondo, derivato da Rousseau, è la contrapposizione fra l’innocente e sereno stato di natura e la civiltà, che esaltando oltre ogni limite la razionalità, ha reso la condizione dell’uomo tormentata e infelice. Da qui il senso, per quanto riguarda la poetica, del recupero del classicismo, come epoca di splendore non ancora contaminata dal progresso e dall’eccessivo filosofeggiare.
- Poesie
13
Gozzano fu un poeta solitario, un'anima sofferente, sia per la sua malattia fisica, sia perché anelava di vivere in modo diverso da quello che gli era toccato. Questo dissidio interiore caratterizzò non solo la sua esistenza civile, sociale ed etica, ma anche la sua poetica. Il più importante contributo della poetica di Gozzano consiste nell'aver saputo formulare una filosofia per affrontare il mistero della morte. Una serenità che attraversa tutte le poesie; indicando più volte che non solo alla vita bisogna rassegnarsi sorridendo, ma soprattutto bisogna rassegnarsi sorridendo alla morte con atteggiamento da stoico. Quelle di Gozzano sono poesie intense e sublimi come le poesie del Leopardi, che esprimono, nella ricerca della felicità, il dolore. Nonostante ciò, Gozzano ha saputo reagire alla malattia, godersi «la bella vita dalle mille offerte» perché «bello goder di cose piccole e serene». Versi che riprendono il carpe diem di Orazio, sempre attuali, immortali.
- Le novelle della Pescara
2
Gabriele D’Annunzio pubblicò Le novelle della Pescara nel 1902. Il tema principale di questi racconti sono l’emozioni del popolo e le sue rivolte, non però per descrivere, come accade in Verga, le rivendicazioni sociali ma per studiarne gli stati d’animo, le energie quasi primordiali che vengono sprigionate nel momento della protesta, dal fanatismo della folla alla sorte disperata di molte madri, che finiscono per morire di parto o nel tentativo disperato di vedere un’ultima volta il figlio ormai lontano. Per questo agli occhi di D’Annunzio la rivolta dei contadini non è molto diversa dalla guerra in nome del patrono: ciò che davvero lo affascina è il grande spettacolo delle emozioni collettive, che portano singoli individui ad un livello quasi subumano di ferocia ed aggressività. In questi racconti si può notare da una parte una perfetta padronanza del mezzo espressivo, che riesce a restituire ogni minima emozione dei personaggi, dall’altro una viva curiosità per le emozioni più estreme.
- Con gli occhi chiusi
4
Con gli occhi chiusi venne scritto nel 1913 è un racconto di spunto autobiografico. È il primo di una trilogia incentrata sulle vicende di personaggi inetti, incapaci di sottrarsi al proprio destino di rovina. Tutto il racconto è permeato da un grande disincantato ed un lucido realismo. Un’altra costante dell’opera è l’analisi sociale, ma la rappresentazione della realtà storico-sociale è priva di qualsiasi velo ideologico o sociologico. La narrazione è crudamente oggettiva, al punto da risultare in alcuni punti sgradevole. Il pessimismo di Tozzi è radicale: il dolore degli uomini non è il prodotto di un dato momento storico, né proprio di una determinata classe sociale; è il male a dominare il mondo e la natura umana è sopraffatta dagli istinti negativi. Eppure, il suo realismo non è impersonale, la sua visione non è cinica, perché Tozzi partecipa con toccante pietà ai fallimenti dei suoi personaggi.
- Dei delitti e delle pene
11
In questo libro del 1764 Beccaria esamina con estrema lucidità “illuminista” varie tipologie di reati e le loro rispettive pene. Partendo dal contratto sociale, influenzato dagli studi di Rousseau, prosegue parlando dell’origine e dello scopo delle pene, le quali non sono una punizione, bensì un allontanamento dalla società a scopo rieducativo. Affronta temi attualissimi come l’interpretazione arbitraria delle leggi, la pena di morte, e la prontezza della pena. Il principio base di una legge è la chiarezza. La legge non deve aver bisogno di interpreti che la rigirino a proprio favore; la pena di morte è ingiusta in quanto immorale e antieducativa, infatti non si può insegnare a un popolo a ripudiare l’omicidio, se lo Stato stesso ne fa uso; la pena deve essere attuata prontamente, altrimenti perderebbe il suo effetto educativo, inoltre, non è giusto ritardare il giudizio per troppo tempo a discapito di un innocente. Fondamentale è il ruolo attribuito all’educazione, in quanto essa serve a prevenire i delitti.
- Rime
34
L’opera di Cecco Angiolieri è stata sempre accostata alla vita privata avventurosa e sregolata che si evince dalla lettura delle sue poesie, è per questo che in età romantica gli fu attribuita l’immagine del poeta ribelle e maledetto. Le sue poesie sono stilisticamente molto lontane dal “dolce stil novo”, soprattutto nei sonetti amorosi dedicati a Becchina, l’alter ego di Beatrice, con toni anche dissacratori verso i poeti del tempo e Dante in particolare.
- Elogio della Follia
18
Erasmo da Rotterdam, umanista olandese nato nel 1466 e morto nel 1536, scrisse L’elogio della follia nella casa di Tommaso Moro in Inghilterra. Il volume è una satira scintillante e ironica sulla follia del mondo, avido fino all’inverosimile di cose effimere, a cui si contrappone la nobile “follia” sostenuta dalla fede del vero cristiano, spingendolo finanche a perdonare i propri nemici e a donare tutti i suoi beni; per questo considerato folle e tenuto in nessun conto.
- Il Marchese di Roccaverdina
5
Il marchese di Roccaverdina è considerato il miglior romanzo di Luigi Capuana (1839 – 1915), autore anche di favole e dammi teatrali, perché riesce a tenere insieme il realismo narrativo con la sottile indagine psicologica oltre al gusto per il soprannaturale ed il fantastico tipico della scapigliatura. Ambientato in Sicilia, la storia narra di un Marchese che vive da solo in un palazzo con la vecchia balia, mamma Grazia, egli è cresciuto con Agrippina Solmo, una contadina che gli dedicò gioventù, bellezza, purezza, con animo di innamorata e di schiava. Per non correre il rischio di disonorare il nobile casato sposandola, il marchese la dà in moglie un suo devoto fattore Rocco Criscione, esigendo però che entrambi giurino davanti al crocifisso di vivere come fratello e sorella. Quando però, qualche tempo dopo le nozze, gli nasce il dubbio che Rocco e Agrippina abbiano violato il giuramento, il marchese si apposta di notte dietro la siepe e mentre Rocco passa sulla mula lo uccide con una fucilata; del delitto viene accusato Neli Casaccio, che già aveva minacciato Rocco perché apparentemente gli insidiava la moglie. Il romanzo inizia a questo punto, storia della lotta segreta e feroce fra il marchese e il suo rimorso. L’antefatto è vivo e presente in tutta la vicenda, riflesso come in uno specchio stregato nella coscienza del marchese che cerca di liberarsene prima nella confessione e, quando l’assoluzione gli viene rifiutata, allontanandosi da qualsiasi fede religiosa. Dopo il delitto l’amore per Agrippina, che gli è rimasto nel sangue, ha qualche volta il sapore dell’odio, un tormento in più; per vincerlo, il marchese decide di sposare Zosima Mugnos che ha amato nell’adoloescenza e che ora, a 32 anni, vive con la madre e la sorella nella miseria in cui le ha ridotte la prodigalità del padre. Poi, mentre Agrippina passa a seconde nozze con un pastore dei monti, il marchese si dà ad una vita piena di attività, in contrasto con l’isolamento caro alla sua indole. Ma il ricordo del suo delitto ritorna di continuo nell’immagine di un crocifisso abbandonato in casa, nei racconti contadini che vedono riapparire Rocco sul luogo dell’assassinio. Lo scenario di questa lotta è un paese riarso e immiserito da 16 mesi di siccità, che screpola la terra, decima uomini e bestie. L’angoscia si fa da una pagina all’altra più spietata ed incalzante si confonde all’attesa della pioggia che i fedeli invocano in processione, flagellandosi. Finalmente le nubi salgono sul cielo di Rabbato e la pioggia scroscia, la terra verdeggia e fiorisce, Zosima diviene marchesa di Roccaverdina, l’innocente Neli Casaccio muore in carcere, muore anche don Silvio La Ciura, il santo prete che ha raccolto dal marchese la confessione del delitto. Il marchese, tuttavia, sebbene al sicuro da ogni timore e da ogni testimone, non può sottrarsi al suo giudice interno, che lo assedia e lo spinge alla pazzia. Zosima, che della follia del marito apprende il suo delitto, lo abbandona. A soccorrerlo, pietosa nella sua miseria umana, accorre vicino a lui, tutta amore e dolore Agrippina, che gli sta al fianco finché alla pazzia furiosa succede il presentimento della morte.
- I dolori del giovane Werther
29
Nel 1771 Goethe traspose in questo capolavoro, il proprio amore ideale e irrealizzabile per Charlotte Buff. Il romanzo epistolare narra infatti dell’amore di Werther, anima ardente e appassionata, nei confronti di Carlotta, promessa sposa del mite Alberto. Carlotta si sente attratta da Werther, fino a cedere e a lasciarsi baciare da lui; ma questa passione turba sempre di più il protagonista, che non riesce ad accettare di dover rinunciare all’amata così, fingendo di dover partire per un breve viaggio, si uccide.
- Poesie
15
Ernesto Ragazzoni (1870-1920), novarese di Orta, figura anticonformista e poliedrica, dopo il diploma di ragioniere fu impiegato alle ferrovie, giornalista, poeta e prosatore serio e umorista, saggista intelligente e profetico, la sua poesia si fece beffe di tutti e di se stesso in primo luogo, con un umorismo da cui trapela spesso una vena amara e tormentata, resa attraverso uno stile moderno in cui è frequente il bisticcio di parole, l’assonanza, la rima interna, da lui considerati come contestazione della banalità dell'espressione tipica della borghesia del tempo. La poesia di Ragazzoni era spesso un suo modo di contestare la sacralità stessa dell’arte poetica. Per questo piacque poco ai critici seriosi e idealisti, per questo fu anche poeta parodistico, prendendo liberamente spunto dai versi dei grandi del passato per dar loro nuova veste giocosa e provocatoria, manifestazione costante della sua esperienza artistica e vitale.
- Canti orfici
10
I Canti Orfici di Dino Campana sono un cattedrale poetica; possiedono una potenza visionaria, un’architettura musicale e delle suggestioni cromatiche che ne fanno un luogo insieme sontuoso e pieno di mistero. Come per ogni capolavoro, intorno alle sofferte vicende della pubblicazione di questa raccolta di poesie, il tempo ha costruito una leggenda. Con il compimento del suo capolavoro, Campana ha imboccato ormai la strada senza ritorno della follia. Appena toccata nell’opera la compiutezza, la perfezione, appena cioè rivelato con la poesia il mistero della bellezza, dopo è la morte. Tutta la vita del poeta, dell’artista, è intrisa di questa tragica premonizione. I Canti terminano con un verso di Withman in cui si adombra la morte del poeta protagonista, come assassinio di un innocente; «They were all torn and cover’d with the boy’s blood.». Il titolo dell’opera riconduce con i Canti alla tradizione di Leopardi di cui Campana si sente erede diretto, mentre il riferimento esoterico all’Orfeo è soltanto occasionale e contingente. Iterazione ed ellissi sono i modi più frequenti in cui Campana modella la lingua, operante su tre livelli: letterale, simbolico e morale. Il risultato è forse il più potente e bello di tutta la poesia del ‘900.
- Il Santo
7
Il romanzo narra l’ascesi mistica di Piero Maironi, che si allontana dal mondo per seguire la sua vocazione religiosa, facendosi monaco benedettino. Egli comincia a divulgare dal suo eremo idee di profonda rigenerazione della Chiesa, che presto troveranno una certa diffusione. Il tormento religioso di Piero, tuttavia, non cancella il ricordo di Jeanne Desalle, la donna da lui un tempo amata, né gli impulsi della sua natura. Ideale continuazione del capolavoro Piccolo mondo antico, in cui la passione amorosa è espiata con una scelta di vita ascetica, Il santo sarà messo all’indice dalla reazione antimodernista di papa Pio X. Il romanzo, scritto nel 1905, conclude il ciclo dei romanzi di Fogazzaro e porta a compimento il tema fondamentale dell’opera dello scrittore vicentino: il dissidio tra fede e scienza, tra fede e sensi. Se non ebbe successo di critica, grande fu la sua risonanza fra il pubblico; gli espresse la propria ammirazione perfino il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, ma fu condannato tanto dai laici intransigenti quanto dai cattolici.
- Vita
33
Questa autobiografia di Vittorio Alfieri, scritta fra il 1790 e il 1804, è una delle testimonianze più importanti di un periodo in cui questo genere letterario raggiunge il massimo splendore. L’Autore ha diviso le sue vicende esistenziali in epoche che evidenziano i momenti fondamentali della sua evoluzione intellettuale. Più che a raccontare i fatti Alfieri mira a delineare una figura ideale di uomo e di letterato “d’azione”, che oltre agli studi coltiva sentimenti eroici e atteggiamenti agonistici, il tutto espresso in una nuova forma di prosa ricca di neologismi.
- Le confessioni d'un italiano
6
Questo romanzo scritto in pochi mesi da un giovane trentenne che decide di vestire i panni di un ottuagenario vissuto «a cavalcioni di due secoli». Apparentemente, ci sono tutti gli ingredienti classici del romanzo storico ottocentesco: ma in realtà porta in sé il segno di un’incertezza, talvolta persino di un’inquietudine, che fanno delle Confessioni un’opera quanto meno anomala nel panorama letterario italiano del diciannovesimo secolo. La guerra e la storia ci sono, ma sono un brusio lontano e confuso, il più delle volte non compreso dai personaggi, le cui piccole storie occupano il primo piano nella costruzione del romanzo; il protagonista è un antieroe, un picaro del Risorgimento che vive le sue esperienze tra tentennamenti ed errori, attraverso una lunga esistenza più spesso in balìa del caso che dominata da una ragione solida e certa; e l’amore, l’innamoramento precoce per quel magnifico personaggio che è la Pisana, è un sentimento complesso e contorto, carico di contraddizioni e venato di un erotismo sottile ma potente, che causò non poche difficoltà al romanzo e fu probabilmente uno dei motivi principali della sua diffusione limitata. Carlino e Pisana si amano, e profondamente, ma non arriveranno mai al matrimonio: quasi ad intendere che la forza e la profondità della loro passione non può essere imbrigliata negli schemi di quella morale borghese che pure, negli anni in cui Nievo compose il suo capolavoro, doveva diventare il modello a cui uniformarsi per tutti gli italiani. Nelle Confessioni di un Italiano, la formazione del buon cittadino, che con le sue azione contribuisce al farsi della storia, si intreccia strettamente con il ben più tortuoso percorso della formazione individuale dell’uomo, soggetta ai turbamenti interiori, alle illogicità, agli eccessi e alle ombre che una sensibilità attenta e acuta come quella di Nievo non poteva né voleva trascurare. Lo stesso personaggio di Carlino che, nella sua onesta mediocrità; il suo, racconta, è l’«ideale della lumaca», che va adagio e si porta sempre dietro i suoi affetti, ricorda molto da vicino i personaggi dei romanzi di formazione inglesi o certi protagonisti dickensiani. Ricchissime insomma, sono le suggestioni di questo splendido romanzo del nostro Ottocento, rimasto un po’ in ombra, schiacciato tra I Promessi Sposi e le posteriori esperienze del Verismo. Le Confessioni potrebbero forse rappresentare una via alternativa del romanzo, rimasta poco frequentata in Italia, almeno fino al Novecento: quella del viaggio interiore, della scoperta del mondo che è anche scoperta di sé, ma sempre venata di quell’ironia, di quell’ “umorismo” in grazia del quale l’uomo abbandona ogni certezza e accetta il suo destino di personaggio anomalo.
- La Città del Sole
8
La città del sole rappresenta la proiezione di un modello di società pacifica e giusta in un luogo immaginario, ispirandosi alle analoghe utopie politiche di Platone e di Tommaso Moro, mette in evidenza la frattura tra la realtà storica del tempo e l’esigenza, fortemente sentita in Campanella, di un totale rinnovamento civile e spirituale. L’opera è scritta sotto forma di dialogo tra due personaggi: l’Ospitalario, cavaliere dell’ordine di Malta, e il Genovese, nocchiero di Colombo. Quest’ultimo racconta di aver girato il mondo scoprendo nell’isola di Taprobana, una città ideale per leggi e costumi. Il filo conduttore di questo scritto filosofico è la tensione emotiva verso una società perfetta di giustizia e uguaglianza, dove l’individualismo scompare , dove non esistono egoismi, dove non c’è la guerra perché non ha ragione di esserci, dove il male è cancellato dalla solidarietà, dalla fratellanza e dall’amore.
- Fiabe
49
La fama letteraria di Charles Perrault (1628-1703) si deve ai più belli e famosi esempi di letteratura infantile come La bella addormentata nel bosco, Cappuccetto rosso, Il gatto con gli stivali e Cenerentola presenti in questa raccolta. Con questi racconti Perrault inaugurò in Francia il genere letterario della fiaba che non aveva ancora nessun precedente. I soggetti, ripresi dalla tradizione popolare, raggiungono una straordinaria grandezza narrativa grazie alla semplicità e naturalezza del suo stile.
- Dell'arte della guerra
12
Scritto nel 1519 in forma di dialogo Dell’arte della guerra è il primo trattato teorico di arte militare, molti secoli prima del testo di von Clausewitz. Il protagonista Fabrizio Colonna ribadisce la necessità di riformare le istituzioni militari del tempo ritornando ai principi degli eserciti romani, e soprattutto al modello della "popolazione armata" contro l'uso moderno dei mercenari, oltre al predominio della fanteria contro quello della cavalleria e dell'artiglieria. Inoltre si ribadiscono come fattori determinanti per la vittoria la razionalità del capo ed il coraggio delle milizie, oltre ad un’analisi dettagliata della scelta e dell’addestramento degli uomini e delle varie strategie di battaglia.
- La Schiavitù delle Donne
19
In questo fondamentale testo per i diritti delle donne, scritto nel 1869, John Stuart Mill sostiene che la sottomissione agli uomini è uno dei principali ostacoli al progresso umano. Ci dovrebbe essere invece una perfetta uguaglianza, senza potere o privilegio da parte di un sesso sull'altro. Il sistema sociale che subordina il cosiddetto “sesso debole” a quello cosiddetto forte è sorto perché, dagli albori della società umana, ogni donna si è trovata in balìa di qualche uomo. Non solo, leggi e sistemi politici hanno convertito un puro e semplice fatto fisico in un diritto legale, imprimendovi la sanzione della società. Il matrimonio è il destino che la società assegna alle donne del tempo, l'avvenire al quale si educano e la mèta verso cui tutte dovrebbero incamminarsi, tranne quelle troppo poco attraenti per essere scelte da un uomo. In conclusione, secondo Mill le donne sono mal utilizzate, se lavorassero insieme agli uomini e si dedicassero a scopi più elevati il genere umano progredirebbe meglio e in fretta.
- Gargantua e Pantagruele
52
La famosissima epopea del gigante Gargantua e le gesta del figlio Pantagruele, scritte da Francois Rabelais (1494 – 1553), rappresentano un magnifico accoppiamento stilistico del racconto comico – fantastico con spunti di vivace realismo descrittivo. Sono frequenti infatti le critiche alla società del tempo e le prese di posizione ideologiche dell’autore, come quella a favore del ritorno alla pura dottrina evangelica. La particolarità della scrittura è infatti nell’alternarsi di brani scanzonati e dissacranti con pagine di grande impegno intellettuale e d’intenso fervore.
- Peter Pan nei giardini di Kensington
37
Peter Pan nei Giardini di Kensington è una stupenda favola creata dallo scrittore scozzese James Matthew Barrie. Il protagonista è molto diverso da quello che si conosce, è un bambino di soli sette giorni che dalla culla vede le alte cime degli alberi del parco di Londra e, preso dal desiderio di raggiungerle prende a volare. Il parco si anima per lui, ma solo la notte, il giorno è riservato ai normali visitatori. Peter Pan infatti, con il suo piffero e la sua capretta, vivrà per sempre su quel confine, su quei cancelli che lo escludono ogni sera dal mondo della realtà, degli affetti e dei bambini che diventano adulti. Il «ragazzo che non vuol crescere», l’adolescente egocentrico e orgoglioso che sceglie la libertà e l’avventura solitaria dell’Isola Che Non C’è verrà dopo, nella commedia del 1904 che dette al suo autore fama mondiale.
- Le mie prigioni
21
Il patriota e scrittore Silvio Pellico fu arrestato nel 1820, processato e condannato a quindici anni, nel 1830 venne graziato e subito dopo scrisse Le mie prigioni, libro di memorie in cui ricorda la propria vita in carcere. Il suo intento non era quello di scrivere un’opera di propaganda politica ma religiosa e spirituale, difatti ne risulta un lavoro ricco di vivaci spunti narrativi, di analisi e ritratti gentili nonché di riflessioni interiori che si concludono con l’elogio del perdono cristiano.
- Il Milione
14
Per molti secoli, il Milione ha dato all’Occidente l’immagine più vera di un mondo pressoché ignoto: l’Oriente. Grande è il varco che il libro di Marco Polo aprì verso quella civiltà lontana e diversa: scoprendola e rivelandola, per la prima volta, all’Europa. Ed inestimabile rimase l’apporto alle conoscenze geografiche del tempo. Affidandosi alla memoria delle cose viste e vissute e al ricordo delle cose lette nelle pagine di leggendari romanzi, Marco Polo, mercante e viaggiatore veneziano, ambasciatore del Signore dei Tartari, detta il resoconto dei suoi viaggi al compagno di prigionia, Rustichello, cantastorie pisano di favole medioevali, romanziere e autore di compilazioni tratte dalla materia della Tavola Rotonda. E così favola e realtà si ritrovano in questo trattato geografico dalla struttura composita, in cui la narrazione, risentendo dell’influsso di generi diversi, passa dall’andamento novellistico a quello del racconto agiografico, fino al resoconto storico. Come in una moderna guida turistica le indicazioni sulla posizione e la conformazione dei paesi si allargano a note sulle produzioni locali, sugli usi caratteristici, su vicende storiche e aneddoti.
- Operette morali
17
Le Operette morali di Giacomo Leopardi sono una raccolta di ventiquattro prose satiriche, fantastiche e filosofiche, scritte tra il 1824 e il 1832. Anche quest’opera è incentrata sul tema della felicità umana però , a differenza dello Zibaldone, la causa principale è l’essenza stessa della natura del piacere, fugace e irraggiungibile, e solo in parte il distacco dell’uomo dalla natura. Rousseau non abbandonò mai la sua fede nella natura benigna, e pensò sempre di poter ricondurre l’uomo alla felicità; Leopardi, invece, per la logica intrinseca del suo pensiero, distrusse il mito della Natura benigna per sostituirlo con la sfingea Natura, ostile alle creature da essa stessa generate ed indifferente ai loro patimenti.
- Cuore
23
Il libro Cuore è concepito come un diario, composto da Enrico, un alunno della scuola elementare; alle annotazioni del bambino si intercalano interventi sotto forma di lettera da parte dei genitori e della sorella, oltre a nove racconti, dettati mensilmente dal maestro ad edificazione della giovane. Protagonisti di ciascuno di essi sono sempre i fanciulli, ogni volta provenienti da un diversa regione del neonato Regno d’Italia, chiamati a gesti di eccezionale abnegazione o addirittura di eroismo, a difesa della patria, della famiglia o di qualche particolare valore come l’onestà o l’altruismo. Con questo volume De Amicis tentò, a venticinque dalla nascita del Regno d’Italia, l’impresa d’unificazione nazionale attraverso un’opera letteraria, con la ricerca di un linguaggio accessibile a tutti e di un sistema di valori comune, facilmente assimilabile ma nello stesso tempo in grado di farsi carico di quei valori necessari al costituirsi di una nuova nazione.
- Poesie d'amore
38
La poesia di Goethe nasce giorno per giorno, non è una lirica di alti concetti e di splendide immagini, ma dei versi semplici che sgorgano in maniera spontanea dal cuore del poeta, che gli viene ispirata via via dalle osservazioni che va facendo, dai vari sentimenti che destano in lui persone ed oggetti che lo circondano e dalle diverse circostanze in mezzo al quale si trova. Per leggere queste liriche amorose è necessario entrare nello spirito del poeta, godere, dolersi, entusiasmarsi con lui, perché Goethe per primo in Germania spogliò la poesia di tutti gli ornamenti, la tirò fuori dalle Accademie e la condusse a respirare l’aria libera dei campi e a godere la luce viva del sole.
- Canne al vento
25
Grazia Deledda, scrittrice autodidatta e premio Nobel per la Letteratura nel 1926, sfugge per il suo stile ad ogni catalogazione di corrente. Nel romanzo Canne al vento del 1913, allude al tema profondo della fragilità umana e del dolore dell'esistenza e in questa direzione si svolgono le riflessioni e le fantasie del servo Efix, nell’ambito di un cattolicesimo primitivo e semplice, come la coscienza del protagonista, confinante con una dimensione tutta prelogica e inserita all’interno di un mondo governato da leggi immutabili. Altro tema fondamentale della scrittura della Deledda è l’intensa comunione fra luoghi e figure, fra stati d’animo e paesaggio, che si ispira a quello nativo ed aspro della Sardegna.
- Canti di Castelvecchio
20
I Canti di Castelvecchio furono scritti tra il 1896 e il 1903 in massima parte proprio a Castelvecchio di Barga e in parte a Messina. Professore universitario, a Barga, presso la sua casa, sulla sua proprietà fondiaria, Pascoli faceva anche il contadino. Si può dire che le poesie esprimono chiaramente queste due componenti: da un lato l’amore per la campagna di Barga, dall’altro la cultura umanistico-letteraria fondata sulla tradizione classica (greca e latina) e sulla letteratura italiana. La poetica di questa raccolta riguarda una dimensione regressiva nei confronti della vita, un annullamento della coscienza in direzione della fanciullezza, età serena, a contatto con la madre, tempo di maggiore felicità. Da quel momento la vita si è trasformata in un esilio su questa terra e un tormento. Questo ritorno nel grembo materno, che compare in tanti canti, rappresenta una pulsione di tipo ancestrale, che coinvolge tutti gli esseri umani. Ogni individuo adulto aspira inconsciamente a ritornare tra le braccia della madre per recuperarne la protezione e l’amore, e il distacco costituisce sempre un trauma per tutti, tanto più per chi al distacco ha associato di necessità anche la morte del padre.
Giovanni Boccaccio
Giovanni Boccaccio (1313-1375) was born and raised in Florence, Italy where he initially studied business and canon law. During his career, he met many aristocrats and scholars who would later influence his literary works. Some of his earliest texts include La caccia di Diana, Il Filostrato and Teseida. Boccaccio was a compelling writer whose prose was influenced by his background and involvement with Renaissance Humanism. Active during the late Middle Ages, he is best known for writing The Decameron and On Famous Women.
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