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Grigia cenere di bottega
Grigia cenere di bottega
Grigia cenere di bottega
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Grigia cenere di bottega

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Quarto capitolo del romanzo d’appendice Caravaggio deve morire!

- Gli uomini al soldo di Evaristo Ambrace proseguono la loro opera di terrore e morte;

- Presso la bottega del Peterzano giungono a far visita nuovi loschi personaggi;

- La Setta delle Fondamenta rivela la propria esistenza, dimostrandosi costante minaccia per l’intera comunità di Porta Orientale;

- Sono in atto cambiamenti importanti che coinvolgono Giovan Battista e Michelangelo Merisi. Quest’ultimo è ormai prossimo a trasferirsi in Roma allo scopo di affinare ulteriormente le proprie doti artistiche;

- Michelangelo osserva attonito, dinanzi ai suoi occhi si compie una scena alla quale mai avrebbe voluto e assistere. Tutto brucia attorno a lui, tutto diviene…Grigia cenere di bottega.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 12, 2019
ISBN9788831633376
Grigia cenere di bottega

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    Grigia cenere di bottega - Davide Gallo

    Caravaggio deve morire!

    Grigia cenere di bottega

    Occorreranno giorni, prima che il fetido odore di morte misto ai fumi di vernice

    vada scemandosi definitivamente nell’interno delle pareti di Santa Maria dei

    Servi. Michelangelo riprende a dipingere presso la bottega in Pozzo Bianco, la

    ferita alla mano reca fastidio, a tratti tramutandosi in leggero dolore, ne

    l’esecuzione dei dipinti, ma non impedisce al pittore il compimento a termine

    delle opere commissionategli. Egli non abbandona le ormai consuete

    esercitazioni di spada sostenute alla domenica pomeriggio nel cortile della

    stessa bottega. Michelangelo vive un periodo di sviluppo fisico ed artistico,

    lavora assai sodo, migliora nel brandeggio sia del pennello che della spada.

    Durante la lezione di spada successiva all’imboscata avvenuta in Santa Maria dei

    servi il ragazzo prende decisione, di comune accordo con Gaudenzio Floris, di

    non forzare o affaticare oltremodo la mano destra ferita. Pertanto Michelangelo

    sostiene la sua esercitazione servendosi esclusivamente della mano meno

    buona. Conclusa la prima parte dell’addestramento il pittore profitta della

    concessa pausa per rivolgere domande al proprio maestro d’armi << Gaudenzio

    perdona la curiosità, ma terrei tanto a sapere come ti è stato possibile intuire

    l’imminente pericolo quel giorno in chiesa >>, il cavaliere bergamasco << Troppe

    cose non rispettavano il classico protocollo >>, il sedicenne ancor più incuriosito

    dalle vaghe parole << Cioè, cosa intendi dire? >>, Floris entra nello specifico della

    risposta << Innanzitutto non m’era chiaro il motivo per cui Vallario avesse

    ordinato di restare lui solo all’interno della stanza al fine di analizzare i resti della

    povera vittima…Non mi pareva una procedura particolarmente utile alle

    indagini, tenendo anche in conto l’assenza di un esperto cerusico al suo fianco,

    per non parlare del troppo tempo in cui è rimasto chiuso nella stanza. Col senno

    d’adesso, pare fin troppo evidente che stesse temporeggiando per concedere

    agli altri uomini il tempo necessario di raggiungere la chiesa prima di sferrare

    l’attacco ai presenti. I soldati preposti dinanzi al portone di ingresso non

    facevano altro che affacciarsi di continuo ad osservare fuori, come appunto ad

    attendere qualcuno o qualcosa, il che m’ha insospettito ancor più rispetto a

    prima…Tutti si guardavano negli occhi tra loro, sfiorando con le dita i manici

    delle spade come ad attender segnale che desse via alla battaglia. Inoltre, la

    disposizione tenuta dai soldati tra le mura di chiesa rammentava assai lo

    schieramento utilizzato per circondare il nemico in battaglia: un paio di arcieri

    predisposti a sorvegliare ciascuna porta, sia quella di ingresso che quella

    conducente al corridoio. Ho anche notato che gli individui più prestanti tra la

    folla, tra i quali vi erano il sottoscritto e diversi colleghi miei, venivano fatti

    sedere nel mezzo delle panchine, ciò per impedire agli stessi di reagire

    all’imminente attacco godendo della giusta libertà di movimento…Una cosa in

    particolare m’è però balzata all’occhio più delle altre…>>, il pittore, che fino a

    quel momento si era limitato ad ascoltare, ansioso per via della momentanea

    pausa interlocutoria di Floris, non resiste alla tentazione di seguitare a chiedere

    << E qual cosa più di tutte ti ha messo sul chi va là? >>, il maestro d’armi << Vi

    era un caldo infernale là dentro, eppure a nessuno della folla veniva concesso

    uscir fuori per alcun motivo, nemmanco a vecchi e bambini era consentito

    prendere una boccata d’aria fresca per poi tornare a sedere ai loro posti. Come

    a significare che nessun tra loro sarebbe mai dovuto sfuggire al mortale destino

    segnato in partenza >>. Michelangelo rabbrividisce nell’udire le parole

    pronunciate dal nobiluomo, gli pare di rivivere quell’orrore rivedendo i volti

    impauriti delle decine di persone assiepate in Santa Maria dei Servi prima che

    gli armati carnefici facciano strage dei loro corpi seminando dolore e morte.

    Maestro e allievo si apprestano ad iniziare la seconda fase delle esercitazioni di

    spada ma, poco dopo aver impugnato il manico dell’arma con mano sinistra, un

    ulteriore quesito sorge spontaneo nella mente di Michelangelo << Ohi

    Gaudenzio, vorrei farti un’ultima domanda ancora, sempre che tu voglia

    concedermelo >>, il cavaliere bergamasco riposa in fodero la spada appena

    impugnata, sbuffa facendo spallucce e concedendosi alla curiosità del pittore <<

    Orsù giovine, cos’altro ti preme ancora sapere? >>, il sedicenne va dritto al

    punto << Eri già a conoscenza che Evaristo Ambrace fosse a capo di una setta?

    >>, Gaudenzio Floris annuisce col capo e risponde << Ammetto di averti dovuto

    sottacere alcune cose, ma l’ordine al quale appartengo impone ai suoi cavalieri

    il silenzio assoluto riguardo a questioni ritenute prioritarie per la sopravvivenza

    dello stesso ordine. Noi cavalieri di Malta abbiamo combattuto e sconfitto

    diversi nemici nel corso dei secoli, parecchi hanno sacrificato le proprie vite pur

    di restare fedeli ai nobili ideali che siamo tenuti a difendere. Ti raccontai che il

    nome Evaristo Ambrace è fasullo e che nessuno finora sia mai riuscito ad

    identificare la identità celata dietro quel nome, nessuno pare conoscerne

    fattezze, età, origine o quant’altro…>>, il pittore interrompe il maestro d’armi

    << Lo stesso Vallario ha raccontato di ignorare completamente l’identità >>,

    Floris annuisce per poi riprendere il discorso << Ti raccontai anche che da diversi

    mesi pericolosi farabutti al soldo di questo losco personaggio stavano

    imperversando per le strade di Milano minacciando ed uccidendo gente

    innocente. Ti spiegai anche perché uno degli obiettivi dell’Ambrace

    sembrerebbe esser quello di impadronirsi del monopolio nel mercato dell’arte.

    Una cosa però non ti dissi…>>, il nobiluomo si gira voltando le spalle all’allievo,

    quest’ultimo intuisce che Floris deve avergli sottaciuto qualcosa di importante,

    mai prima di quel momento Michelangelo aveva dovuto faticare tanto per

    ottenere una risposta esauriente dal suo maestro d’armi. Trascorrono secondi

    di silenzio, interrotti poi dalle parole del sedicenne che nel frattempo si è

    avvicinato alle spalle di Floris << Gaudenzio…va tutto bene? >>, il bergamasco

    ha testa abbassata con braccia conserte, si volta verso Michelangelo e riprende

    a parlare << Da circa un anno ad oggi un gran numero di pittori, artisti, mercanti

    d’arte e uomini di chiesa sono scomparsi, alcuni tra questi ritrovati poi in

    brandelli raccolti all’interno di un sacco grigio. Fatto assai preoccupante è che a

    partire da inizio primavera tali carneficine vanno diffondendosi a macchia d’olio

    in gran parte del regno. Riguardo ai pittori, beh…erano quasi tutti giovani che

    avranno avuto più o meno l’età dei tuoi colleghi di bottega. Noi cavalieri di Malta

    siamo convinti che dietro a cotanta morte possa celarsi un disegno ben preciso

    seppur ancora da definire. Il commissario Vallario qualcosa ci ha detto, se non

    altro adesso ci è stato finalmente svelato il nome della loro setta, sappiamo che

    essi venerano un dio malvagio, che sono in tanti e disposti a tutto, anche se ciò

    lo si era capito…Quegli assassini agiscono nell’ombra eppure sotto la luce del

    giorno come accaduto in Santa Maria dei servi, vivono e lavorano fra noi,

    potrebbero svolgere qualsiasi professione, magari potrebbe trattarsi di individui

    che conosciamo bene o vediamo di frequente per le vie di Milano >>.

    Michelangelo stringe i pugni provando a trattenere il rabbioso impeto <<

    Comprendo bene i tuoi doveri verso l’ordine cavalleresco che servi, e certo non

    pretendo io intromettermi in tali questioni, ma quei criminali hanno ammazzato

    gli amici miei! Avresti potuto avvertirmi a tempo debito di quei disgraziati

    giovani pittori fatti a pezzi e rinchiusi come carne da macello nei sacchi !! >>,

    così ribatte Floris << E perché mai avrei dovuto?! Raccontandoti tali atrocità

    avrei soltanto finito con lo accrescere le tue paure e preoccupazioni, è stato

    bene evitare di parlartene ragazzo, credimi. Io comunque non ho mai smesso di

    vegliare su te e financo su tuo fratello nel miglior modo che ho potuto. Tengo

    infine a consigliarti giovine di non farne una questione personale per quanto

    successo ai compagni tuoi, poiché andresti ad imbatterti soltanto nel rancore e

    nella disperazione senza goderti gli anni della giovinezza tua >>. Michelangelo

    appare da subito rammaricato per la brutta reazione mostrata avverso il suo

    maestro d’armi, tende quindi a smorzare i toni << Perdonami, non riesco a

    riprendermi tanto facilmente dai brutti eventi degli ultimi giorni, però una cosa

    ancora ti pregherei di dirmela >>, il cavaliere di Malta << D’accordo ragazzo!

    Purché la prossima sia l’ultima domanda di giornata. Mi pare che stiamo

    trascurando un po’ troppo l’addestramento odierno >>, il pittore ringrazia della

    pazienza per poi rivolgere secco quesito << Qual è il vero motivo che ti ha

    condotto in Milano? >>, il nobiluomo conferma la versione raccontata al pittore

    di Caravaggio quando si incontrarono la prima volta in locanda anni addietro <<

    Io, assieme ad altri valorosi cavalieri, son stato inviato quivi dall’ordine per

    proteggere uomini di alto rango che si sentivano minacciati. Appena giunto in

    città il mio dovere consisteva sostanzialmente nel guardare le spalle e difendere

    tali signori, nulla di più. Ho affrontato feroci duelli all’ultimo sangue contro

    qualche brigante durante un’imboscata, catturato dei truffatori che si

    spacciavano nobiluomini soltanto per estorcere denaro ai miei protetti,

    addirittura mi è toccato pedinare le loro mogli o amanti per più o meno

    giustificati quanto insani motivi di gelosia. Compiti simili hanno svolto gli altri

    cavalieri venuti con me nella città del Naviglio. Si trattava per noi di semplice

    amministrazione, nulla per cui non fossimo già stati addestrati. Come poi t’ho

    detto, da qualche tempo a questa parte le cose hanno gradualmente iniziato a

    prendere una diversa ed assai più pericolosa piega. Troppe le similitudini

    constatate sentendo racconti di persone scomparse e ritrovate a brandelli di

    carne dentro grossi sacchi grigi, vittime nobiluomini appartenenti alla borghesi

    ed al clero, ma anche parecchi giovani artisti tra cui pittori e scultori. Codesta

    citta non è che una tra le tante nelle quali tendono a ripetersi tali eventi, poiché,

    come ti è già stato spiegato, analoghi fatti stanno accadendo in buona parte

    della penisola, da nord verso sud. Di sicuro è quella che presenta il maggior

    numero di morti tra preti e giovani pittori dato che…>>, il sedicenne prosegue

    la frase del cavaliere di Malta <<…Ben sette ragazzi della stessa bottega son stati

    ritrovati a pezzi dalla notte alla mattina, se adesso mi trovo qui a parlar con te è

    soltanto per mera fortuna. Saremmo potuti essere in otto a riempire quei

    maledetti sacchi grigi >>, Gaudenzio Floris sorprende ancora Michelangelo

    completando la frase sospesa prima a seguito dall’intervento verbale del

    sedicenne << Non sette, le vittime son state diciotto, tutte di età compresa tra i

    tredici ed i venti anni, tra queste vi erano pittori apprendisti di bottega ed un

    paio di apprendisti scultori, ciascuna di esse ridotta a brandelli e rinchiusa nel

    sacco. I ragazzi del Peterzano son stati gli ultimi in ordine di tempo a far quella

    fine. >>. Il sedicenne è sconvolto dalla notizia, questi ignorava del tutto che la

    terribile sorte toccata ai suoi compagni fosse accaduta anche ad altri giovani

    artisti. Michelangelo vorrebbe porre ulteriori domande al cavaliere, ma

    preferisce trattenersi dal farlo per non sembrare troppo irrispettoso, in fondo si

    era detto che per la giornata odierna non avrebbe più posto quesiti al suo

    maestro d’armi. Floris riprende rapidamente la spada in mano destra

    puntandola al petto dell’allievo ed esclamando << Orsù ragazzo, alza la guardia!

    >>, il giovane esegue l’ordine e sguaina anch’egli la propria arma servendosi

    della mano mancina, dopodiché si passa alla simulazione del duello con

    Michelangelo ad attaccare l’esperto cavaliere che para o manda a vuoto ogni

    colpo. I ruoli poi si invertono, il bergamasco passa a brandire un bastone di legno

    e contrattacca il giovane senza concedergli tempo di difendersi in maniera

    adeguata né tanto meno di tornare ad attaccare, il tutto mentre dispensa i soliti

    preziosi avvertimenti << Accidenti a te giovine! Hai il corpo in posizione troppo

    frontale, questa postura risulta errata sia in fase difensiva che in attacco, lo

    spadaccino deve duellare tenendo sempre postura laterale, così posizionandosi

    evita di scoprire i suoi punti vitali dinanzi al rivale e ne guadagna anche la

    imprevedibilità dei colpi sferrati…Il gioco di gambe deve essere più veloce,

    muoviti più spesso sulle punte dei piedi per allungare il braccio mettendo a

    segno affondi più incisivi, la schiena leggermente più inarcata e pronta a sferrare

    il colpo…>>, Michelangelo alza la mano a chiedere una breve interruzione

    L’addestramento ha termine sul calar della sera, maestro e allievo si sono

    intrattenuti qualche minuto più del solito per recuperare il tempo trascorso a

    conversare. Poco prima di salutarsi Floris rammenta al pittore di continuare ad

    esercitarsi nel tempo libero con entrambe le mani in modo da acquisire

    maggiore sicurezza e rapidità nelle movenze, questi ringrazia per la lezione

    garantendo di dedicarsi col massimo impegno a sostenere le esercitazioni anche

    fuori dal cortile di bottega, infine il cavaliere << Mi raccomando, cerca di non

    ferirti anche all’altra mano usando sempre l’arma con dovuta prudenza >>,

    l’allievo rassicura e poi saluta per fare rientro verso casa dove ad attenderlo vi

    trova l’intera famiglia. Lucia Aratori accoglie il rientro del figlio con un abbraccio

    caloroso, questi però fatica a comprendere il motivo dell’ondata di affetto

    materno << Madre, tutto bene? Cosa è accaduto in mia assenza? Ti prego di non

    farmi stare col pensiero perché…>>, è Giovan Battista a rispondere in vece

    materna tranquillizzando subito il pittore << Non vi è motivo di agitarsi

    Michelangelo, sai bene com’è fatta nostra madre, era semplicemente assai in

    pensiero per te. D’altronde coi fatti accaduti di recente come potremmo darle

    torto, corrono tempi assai duri in Porta Orientale e dintorni >>, ancora Lucia

    Aratori con tono stavolta tra l’addolorato ed il severo << Com’è che non hai

    voluto raccontarmi della sorte toccata a quei poveri coinquilini tuoi? O credevi

    forse che tua madre non ne sarebbe mai venuta a conoscenza? >> il sedicenne

    osserva con rabbia Giovan Battista, è convinto che questi abbia portato spia alla

    madre, ma il prete pone mano sul cuore garantendo di non essersi lasciato

    scappare, infatti la donna << Ho saputo quei fatti verso metà mattinata, mi

    trovavo da sola a comparar della frutta, quando per caso ho sentito parlare di

    sette ragazzi…, ci siamo capiti >> conclude Lucia Aratori guardando il figlio

    pittore con sguardo di rimprovero, poi ancora prende il figlio sotto braccio

    passeggiando in direzione del portone di casa così da allontanarsi dalle attente

    orecchie di Giovan Pietro e Caterina, non vuole che ascoltino i nefasti eventi che

    hanno condotto alla morte i sette giovani pittori di bottega. Ne nasce un acceso

    confronto madre e figlio, Giovan Battista si occupa di provare a distrarre

    fratellino e sorellina. La discussione termina col pittore che ribadisce

    fermamente la sua intenzione di continuare ad essere parte integrante della

    bottega peterzanea, la madre comprende che deve darsi pace e farsene una

    ragione ancor prima di esclamare << Cocciuto come il padre! >> per poi chiudere

    il tutto in un tenero abbraccio madre e figlio. Michelangelo si reca fischiettando

    a sciacquarsi il volto bagnandone il capo in acqua fresca, dopodiché la famiglia

    Merisi si raduna attorno al tavolo per consumare la cena, anticipata come di

    consueto dalla

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