Grigia cenere di bottega
By Davide Gallo
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Grigia cenere di bottega - Davide Gallo
Caravaggio deve morire!
Grigia cenere di bottega
Occorreranno giorni, prima che il fetido odore di morte misto ai fumi di vernice
vada scemandosi definitivamente nell’interno delle pareti di Santa Maria dei
Servi. Michelangelo riprende a dipingere presso la bottega in Pozzo Bianco, la
ferita alla mano reca fastidio, a tratti tramutandosi in leggero dolore, ne
l’esecuzione dei dipinti, ma non impedisce al pittore il compimento a termine
delle opere commissionategli. Egli non abbandona le ormai consuete
esercitazioni di spada sostenute alla domenica pomeriggio nel cortile della
stessa bottega. Michelangelo vive un periodo di sviluppo fisico ed artistico,
lavora assai sodo, migliora nel brandeggio sia del pennello che della spada.
Durante la lezione di spada successiva all’imboscata avvenuta in Santa Maria dei
servi il ragazzo prende decisione, di comune accordo con Gaudenzio Floris, di
non forzare o affaticare oltremodo la mano destra ferita. Pertanto Michelangelo
sostiene la sua esercitazione servendosi esclusivamente della mano meno
buona. Conclusa la prima parte dell’addestramento il pittore profitta della
concessa pausa per rivolgere domande al proprio maestro d’armi << Gaudenzio
perdona la curiosità, ma terrei tanto a sapere come ti è stato possibile intuire
l’imminente pericolo quel giorno in chiesa >>, il cavaliere bergamasco << Troppe
cose non rispettavano il classico protocollo >>, il sedicenne ancor più incuriosito
dalle vaghe parole << Cioè, cosa intendi dire? >>, Floris entra nello specifico della
risposta << Innanzitutto non m’era chiaro il motivo per cui Vallario avesse
ordinato di restare lui solo all’interno della stanza al fine di analizzare i resti della
povera vittima…Non mi pareva una procedura particolarmente utile alle
indagini, tenendo anche in conto l’assenza di un esperto cerusico al suo fianco,
per non parlare del troppo tempo in cui è rimasto chiuso nella stanza. Col senno
d’adesso, pare fin troppo evidente che stesse temporeggiando per concedere
agli altri uomini il tempo necessario di raggiungere la chiesa prima di sferrare
l’attacco ai presenti. I soldati preposti dinanzi al portone di ingresso non
facevano altro che affacciarsi di continuo ad osservare fuori, come appunto ad
attendere qualcuno o qualcosa, il che m’ha insospettito ancor più rispetto a
prima…Tutti si guardavano negli occhi tra loro, sfiorando con le dita i manici
delle spade come ad attender segnale che desse via alla battaglia. Inoltre, la
disposizione tenuta dai soldati tra le mura di chiesa rammentava assai lo
schieramento utilizzato per circondare il nemico in battaglia: un paio di arcieri
predisposti a sorvegliare ciascuna porta, sia quella di ingresso che quella
conducente al corridoio. Ho anche notato che gli individui più prestanti tra la
folla, tra i quali vi erano il sottoscritto e diversi colleghi miei, venivano fatti
sedere nel mezzo delle panchine, ciò per impedire agli stessi di reagire
all’imminente attacco godendo della giusta libertà di movimento…Una cosa in
particolare m’è però balzata all’occhio più delle altre…>>, il pittore, che fino a
quel momento si era limitato ad ascoltare, ansioso per via della momentanea
pausa interlocutoria di Floris, non resiste alla tentazione di seguitare a chiedere
<< E qual cosa più di tutte ti ha messo sul chi va là? >>, il maestro d’armi << Vi
era un caldo infernale là dentro, eppure a nessuno della folla veniva concesso
uscir fuori per alcun motivo, nemmanco a vecchi e bambini era consentito
prendere una boccata d’aria fresca per poi tornare a sedere ai loro posti. Come
a significare che nessun tra loro sarebbe mai dovuto sfuggire al mortale destino
segnato in partenza >>. Michelangelo rabbrividisce nell’udire le parole
pronunciate dal nobiluomo, gli pare di rivivere quell’orrore rivedendo i volti
impauriti delle decine di persone assiepate in Santa Maria dei Servi prima che
gli armati carnefici facciano strage dei loro corpi seminando dolore e morte.
Maestro e allievo si apprestano ad iniziare la seconda fase delle esercitazioni di
spada ma, poco dopo aver impugnato il manico dell’arma con mano sinistra, un
ulteriore quesito sorge spontaneo nella mente di Michelangelo << Ohi
Gaudenzio, vorrei farti un’ultima domanda ancora, sempre che tu voglia
concedermelo >>, il cavaliere bergamasco riposa in fodero la spada appena
impugnata, sbuffa facendo spallucce e concedendosi alla curiosità del pittore <<
Orsù giovine, cos’altro ti preme ancora sapere? >>, il sedicenne va dritto al
punto << Eri già a conoscenza che Evaristo Ambrace fosse a capo di una setta?
>>, Gaudenzio Floris annuisce col capo e risponde << Ammetto di averti dovuto
sottacere alcune cose, ma l’ordine al quale appartengo impone ai suoi cavalieri
il silenzio assoluto riguardo a questioni ritenute prioritarie per la sopravvivenza
dello stesso ordine. Noi cavalieri di Malta abbiamo combattuto e sconfitto
diversi nemici nel corso dei secoli, parecchi hanno sacrificato le proprie vite pur
di restare fedeli ai nobili ideali che siamo tenuti a difendere. Ti raccontai che il
nome Evaristo Ambrace è fasullo e che nessuno finora sia mai riuscito ad
identificare la identità celata dietro quel nome, nessuno pare conoscerne
fattezze, età, origine o quant’altro…>>, il pittore interrompe il maestro d’armi
<< Lo stesso Vallario ha raccontato di ignorare completamente l’identità >>,
Floris annuisce per poi riprendere il discorso << Ti raccontai anche che da diversi
mesi pericolosi farabutti al soldo di questo losco personaggio stavano
imperversando per le strade di Milano minacciando ed uccidendo gente
innocente. Ti spiegai anche perché uno degli obiettivi dell’Ambrace
sembrerebbe esser quello di impadronirsi del monopolio nel mercato dell’arte.
Una cosa però non ti dissi…>>, il nobiluomo si gira voltando le spalle all’allievo,
quest’ultimo intuisce che Floris deve avergli sottaciuto qualcosa di importante,
mai prima di quel momento Michelangelo aveva dovuto faticare tanto per
ottenere una risposta esauriente dal suo maestro d’armi. Trascorrono secondi
di silenzio, interrotti poi dalle parole del sedicenne che nel frattempo si è
avvicinato alle spalle di Floris << Gaudenzio…va tutto bene? >>, il bergamasco
ha testa abbassata con braccia conserte, si volta verso Michelangelo e riprende
a parlare << Da circa un anno ad oggi un gran numero di pittori, artisti, mercanti
d’arte e uomini di chiesa sono scomparsi, alcuni tra questi ritrovati poi in
brandelli raccolti all’interno di un sacco grigio. Fatto assai preoccupante è che a
partire da inizio primavera tali carneficine vanno diffondendosi a macchia d’olio
in gran parte del regno. Riguardo ai pittori, beh…erano quasi tutti giovani che
avranno avuto più o meno l’età dei tuoi colleghi di bottega. Noi cavalieri di Malta
siamo convinti che dietro a cotanta morte possa celarsi un disegno ben preciso
seppur ancora da definire. Il commissario Vallario qualcosa ci ha detto, se non
altro adesso ci è stato finalmente svelato il nome della loro setta, sappiamo che
essi venerano un dio malvagio, che sono in tanti e disposti a tutto, anche se ciò
lo si era capito…Quegli assassini agiscono nell’ombra eppure sotto la luce del
giorno come accaduto in Santa Maria dei servi, vivono e lavorano fra noi,
potrebbero svolgere qualsiasi professione, magari potrebbe trattarsi di individui
che conosciamo bene o vediamo di frequente per le vie di Milano >>.
Michelangelo stringe i pugni provando a trattenere il rabbioso impeto <<
Comprendo bene i tuoi doveri verso l’ordine cavalleresco che servi, e certo non
pretendo io intromettermi in tali questioni, ma quei criminali hanno ammazzato
gli amici miei! Avresti potuto avvertirmi a tempo debito di quei disgraziati
giovani pittori fatti a pezzi e rinchiusi come carne da macello nei sacchi !! >>,
così ribatte Floris << E perché mai avrei dovuto?! Raccontandoti tali atrocità
avrei soltanto finito con lo accrescere le tue paure e preoccupazioni, è stato
bene evitare di parlartene ragazzo, credimi. Io comunque non ho mai smesso di
vegliare su te e financo su tuo fratello nel miglior modo che ho potuto. Tengo
infine a consigliarti giovine di non farne una questione personale per quanto
successo ai compagni tuoi, poiché andresti ad imbatterti soltanto nel rancore e
nella disperazione senza goderti gli anni della giovinezza tua >>. Michelangelo
appare da subito rammaricato per la brutta reazione mostrata avverso il suo
maestro d’armi, tende quindi a smorzare i toni << Perdonami, non riesco a
riprendermi tanto facilmente dai brutti eventi degli ultimi giorni, però una cosa
ancora ti pregherei di dirmela >>, il cavaliere di Malta << D’accordo ragazzo!
Purché la prossima sia l’ultima domanda di giornata. Mi pare che stiamo
trascurando un po’ troppo l’addestramento odierno >>, il pittore ringrazia della
pazienza per poi rivolgere secco quesito << Qual è il vero motivo che ti ha
condotto in Milano? >>, il nobiluomo conferma la versione raccontata al pittore
di Caravaggio quando si incontrarono la prima volta in locanda anni addietro <<
Io, assieme ad altri valorosi cavalieri, son stato inviato quivi dall’ordine per
proteggere uomini di alto rango che si sentivano minacciati. Appena giunto in
città il mio dovere consisteva sostanzialmente nel guardare le spalle e difendere
tali signori, nulla di più. Ho affrontato feroci duelli all’ultimo sangue contro
qualche brigante durante un’imboscata, catturato dei truffatori che si
spacciavano nobiluomini soltanto per estorcere denaro ai miei protetti,
addirittura mi è toccato pedinare le loro mogli o amanti per più o meno
giustificati quanto insani motivi di gelosia. Compiti simili hanno svolto gli altri
cavalieri venuti con me nella città del Naviglio. Si trattava per noi di semplice
amministrazione, nulla per cui non fossimo già stati addestrati. Come poi t’ho
detto, da qualche tempo a questa parte le cose hanno gradualmente iniziato a
prendere una diversa ed assai più pericolosa piega. Troppe le similitudini
constatate sentendo racconti di persone scomparse e ritrovate a brandelli di
carne dentro grossi sacchi grigi, vittime nobiluomini appartenenti alla borghesi
ed al clero, ma anche parecchi giovani artisti tra cui pittori e scultori. Codesta
citta non è che una tra le tante nelle quali tendono a ripetersi tali eventi, poiché,
come ti è già stato spiegato, analoghi fatti stanno accadendo in buona parte
della penisola, da nord verso sud. Di sicuro è quella che presenta il maggior
numero di morti tra preti e giovani pittori dato che…>>, il sedicenne prosegue
la frase del cavaliere di Malta <<…Ben sette ragazzi della stessa bottega son stati
ritrovati a pezzi dalla notte alla mattina, se adesso mi trovo qui a parlar con te è
soltanto per mera fortuna. Saremmo potuti essere in otto a riempire quei
maledetti sacchi grigi >>, Gaudenzio Floris sorprende ancora Michelangelo
completando la frase sospesa prima a seguito dall’intervento verbale del
sedicenne << Non sette, le vittime son state diciotto, tutte di età compresa tra i
tredici ed i venti anni, tra queste vi erano pittori apprendisti di bottega ed un
paio di apprendisti scultori, ciascuna di esse ridotta a brandelli e rinchiusa nel
sacco. I ragazzi del Peterzano son stati gli ultimi in ordine di tempo a far quella
fine. >>. Il sedicenne è sconvolto dalla notizia, questi ignorava del tutto che la
terribile sorte toccata ai suoi compagni fosse accaduta anche ad altri giovani
artisti. Michelangelo vorrebbe porre ulteriori domande al cavaliere, ma
preferisce trattenersi dal farlo per non sembrare troppo irrispettoso, in fondo si
era detto che per la giornata odierna non avrebbe più posto quesiti al suo
maestro d’armi. Floris riprende rapidamente la spada in mano destra
puntandola al petto dell’allievo ed esclamando << Orsù ragazzo, alza la guardia!
>>, il giovane esegue l’ordine e sguaina anch’egli la propria arma servendosi
della mano mancina, dopodiché si passa alla simulazione del duello con
Michelangelo ad attaccare l’esperto cavaliere che para o manda a vuoto ogni
colpo. I ruoli poi si invertono, il bergamasco passa a brandire un bastone di legno
e contrattacca il giovane senza concedergli tempo di difendersi in maniera
adeguata né tanto meno di tornare ad attaccare, il tutto mentre dispensa i soliti
preziosi avvertimenti << Accidenti a te giovine! Hai il corpo in posizione troppo
frontale, questa postura risulta errata sia in fase difensiva che in attacco, lo
spadaccino deve duellare tenendo sempre postura laterale, così posizionandosi
evita di scoprire i suoi punti vitali dinanzi al rivale e ne guadagna anche la
imprevedibilità dei colpi sferrati…Il gioco di gambe deve essere più veloce,
muoviti più spesso sulle punte dei piedi per allungare il braccio mettendo a
segno affondi più incisivi, la schiena leggermente più inarcata e pronta a sferrare
il colpo…>>, Michelangelo alza la mano a chiedere una breve interruzione
L’addestramento ha termine sul calar della sera, maestro e allievo si sono
intrattenuti qualche minuto più del solito per recuperare il tempo trascorso a
conversare. Poco prima di salutarsi Floris rammenta al pittore di continuare ad
esercitarsi nel tempo libero con entrambe le mani in modo da acquisire
maggiore sicurezza e rapidità nelle movenze, questi ringrazia per la lezione
garantendo di dedicarsi col massimo impegno a sostenere le esercitazioni anche
fuori dal cortile di bottega, infine il cavaliere << Mi raccomando, cerca di non
ferirti anche all’altra mano usando sempre l’arma con dovuta prudenza >>,
l’allievo rassicura e poi saluta per fare rientro verso casa dove ad attenderlo vi
trova l’intera famiglia. Lucia Aratori accoglie il rientro del figlio con un abbraccio
caloroso, questi però fatica a comprendere il motivo dell’ondata di affetto
materno << Madre, tutto bene? Cosa è accaduto in mia assenza? Ti prego di non
farmi stare col pensiero perché…>>, è Giovan Battista a rispondere in vece
materna tranquillizzando subito il pittore << Non vi è motivo di agitarsi
Michelangelo, sai bene com’è fatta nostra madre, era semplicemente assai in
pensiero per te. D’altronde coi fatti accaduti di recente come potremmo darle
torto, corrono tempi assai duri in Porta Orientale e dintorni >>, ancora Lucia
Aratori con tono stavolta tra l’addolorato ed il severo << Com’è che non hai
voluto raccontarmi della sorte toccata a quei poveri coinquilini tuoi? O credevi
forse che tua madre non ne sarebbe mai venuta a conoscenza? >> il sedicenne
osserva con rabbia Giovan Battista, è convinto che questi abbia portato spia alla
madre, ma il prete pone mano sul cuore garantendo di non essersi lasciato
scappare, infatti la donna << Ho saputo quei fatti verso metà mattinata, mi
trovavo da sola a comparar della frutta, quando per caso ho sentito parlare di
sette ragazzi…, ci siamo capiti >> conclude Lucia Aratori guardando il figlio
pittore con sguardo di rimprovero, poi ancora prende il figlio sotto braccio
passeggiando in direzione del portone di casa così da allontanarsi dalle attente
orecchie di Giovan Pietro e Caterina, non vuole che ascoltino i nefasti eventi che
hanno condotto alla morte i sette giovani pittori di bottega. Ne nasce un acceso
confronto madre e figlio, Giovan Battista si occupa di provare a distrarre
fratellino e sorellina. La discussione termina col pittore che ribadisce
fermamente la sua intenzione di continuare ad essere parte integrante della
bottega peterzanea, la madre comprende che deve darsi pace e farsene una
ragione ancor prima di esclamare << Cocciuto come il padre! >> per poi chiudere
il tutto in un tenero abbraccio madre e figlio. Michelangelo si reca fischiettando
a sciacquarsi il volto bagnandone il capo in acqua fresca, dopodiché la famiglia
Merisi si raduna attorno al tavolo per consumare la cena, anticipata come di
consueto dalla