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4.

Politiche di uguaglianza e di conciliazione in Svezia


4.1. Il modello svedese
Sulla presenza delle donne nel mondo del lavoro la Svezia si distingue in modo particolare: ad esempio, il gender gap relativo al tasso di occupazione , secondo dati OCSE, veramente basso, al di sotto del 5%, come in gran parte dei Paesi nordici, laddove invece lItalia, assieme a Grecia, Cile, Messico e Turchia, supera perfino il 20%.

La tabella seguente mostra invece le differenze tra vari Stati europei per quanto riguarda i tassi di fertilit, loccupazione femminile, full-time e part-time, il tasso di occupazioni delle madri single e il tasso di povert dei bambini.
Table 1.1. Key indicators on birth rates, female employment and child poverty
Total fertility rate
2005* Children per woman Denmark Finland France Germany Greece Italy Netherlands Norway Spain Sweden United Kingdom OECD 1,80 1,80 1,94 1,34 1,28 1,34 1,73 1,84 1,34 1,77 1,80 1,63

Employment/population ratio by group


Women, 2006 ** All 73,2 67,3 57,1 61,5 47,5 46,3 66,0 72,3 54,0 72,1 66,8 56,8 Part-time Mothers, 2005 *** Youngest child <2 71,4 52,1 53,7 36,1 49,5 47,3 69,4 .. 45,1 71,9 52,6 .. Youngest child aged 3-5 77,8 80,7 63,8 54,8 53,6 50,6 68,3 .. 47,9 81,3 58,3 .. Sole parents, 2005 or latest year **** 82,0 70,0 70,1 62,0 82,0 78,0 56,9 69,0 84,0 81,9 56,2 70,6

Child poverty
around 2000 ***** per cent

25,6 14,9 22,9 39,2 12,9 29,4 59,7 32,9 21,4 19,0 38,8
26,4

2,4 3,4 7,3 12,8 12,5 15,7 9,0 3,6 15,6 3,6 16,2 12,0

La Svezia ed in generale i paesi nordici hanno un tasso di fertilit pi alto rispetto allItalia ed a Paesi mediterranei o con modelli conservatori di welfare quali la Germania. Ci perch le politiche di conciliazione sono significative sulla decisione di avere un figlio. Inoltre pi del 70% delle donne lavora, di cui soltanto il 19% part-time, mentre in Italia lavora meno del 50% delle donne, e di queste quasi il 40% ha unoccupazione a tempo parziale. Le madri che lavorano con bambini anche molto piccoli sono la maggior parte: pi del 70% con bambini al di sotto dei tre anni, e pi dell80% con bambini dai tre ai cinque anni, mentre in Italia le madri che lavorano raggiungono appena il 50%. Tutto ci evidentemente ha delle conseguenze anche sulla povert dei bambini: il 3,6% in Svezia, pi del 15% in Italia. Sotto troviamo un altro grafico sul tasso di occupazione delle madri lavoratrici.

Alessandra Fasano nel suo studio sulle politiche di conciliazione analizza quattro paesi europei: Francia, Germania, Olanda, Svezia. Rimane fuori, forse per lasciare la possibilit di un confronto non pregiudizievole al lettore, l'Italia. I quattro paesi mostrano delle caratteristiche

diverse per quanto riguarda il welfare state e le azioni messe in atto per realizzare un'uguaglianza di genere. In questo lavoro ci soffermeremo in modo particolare sulla Svezia. Molti studiosi si sono interrogati sulla natura della differenza delle politiche di conciliazione: quali sono i fattori che spiegano e/o giustificano la variazione sulla sensibilit a tale tematica nei diversi paesi? In base a che cosa gli strumenti per la conciliazione, tra cui si distinguono il part-time, i congedi e i servizi per l'infanzia, vengono attuati in un modo piuttosto che in un altro? In linea generale, gli studi mostrano che tali strumenti vengono utilizzati in maniera pi ampia laddove si verifica una significativa collaborazione degli uomini e lo stato si attiva per fornire servizi di benessere sociale specificamente rivolti al supporto, se non alla sostituzione, del lavoro di cura. La presenza di politiche efficaci di conciliazioni d'altra parte favorisce la fecondit, in quanto le donne, sentendosi tutelate, hanno meno difficolt nel portare avanti il doppio ruolo di madre lavoratrice; tale meccanismo stato compreso in Francia, ove le politiche di conciliazione sono state formulate col chiaro intento di aumentare il tasso di natalit (Fasano, 2010, 154), mentre in Svezia un buon tasso di fertilit stato il frutto di buone politiche di conciliazione. Si tratta dunque di un circolo virtuoso che risponde alle nuove esigenze delle famiglie, nelle quali le donne, ma anche gli uomini, rivestono un ruolo del tutto nuovo. Abbiamo visto che la Svezia presenta un welfare state di tipo socialdemocratico, caratterizzato dall'universalismo e dal riconoscimento dell'individuo come portatore di diritti sociali, prima ancora che della famiglia. In questo modo, assieme agli altri paesi nordici, la Svezia uno di quei pochi stati in cui ha avuto luogo non solo la demercificazione di cui parlava Esping-Andersen (2000), ma anche la defamilizzazione, in quanto il peso della famiglia come agente sociale che contribuisce in modo sostanziale al welfare notevolmente alleggerito dallo stato: le relazioni tra partners resta una questione privata e i bambini risultano titolari di diritti dic ura davanti allo stato (Millar e Warman, 1996). E' evidente che gli individui hanno un certo margine di libert sia dal mercato sia dai ruoli familiari, a differenza di quel che avviene in molti atri paesi, e di ci ovviamente usufruiscono in gran parte le donne, ma anche gli uomini, che si riappropriano di spazi di vita da cui invece vengono esclusi laddove si verifica l'attribuzione di genere dei ruoli sociali e familiari. Occorre anche dire che la Svezia un paese con pochi abitanti, rispetto alla popolosit di molti altri stati europei: gli svedesi erano circa 9 milioni nel 2005, e ci forse favorisce l'attuazione delle politiche sociali dal punto di vista economico, sebbene non basti assolutamente a spiegare il fenomeno. Bisogna infatti sottolineare un aspetto importante della questione, ovvero il fatto che sul piano culturale il sostegno al superamento degli squilibri di genere molto avanzato (Fasano, 2010, 46). 3

La specificit del sistema scandinavo, e non soltanto svedese, consiste nell'aver riconosciuto, a partire degli anni Settanta, un ruolo centrale all'individuo, a partire dal bambino. E' stata decostruita l'idea, ancora oggi centrale in molti paesi e implicita in molte politiche di conciliazione, tra cui non soltanto l'Italia, ma anche paesi continentali quali Germania e Francia, secondo cui il soggetto primario del welfare state la famiglia. Ci ha consentito alla Svezia di indebolire il modello patriarcale: anche le donne possono essere capofamiglia, e sono protette dal mercato nel loro ruolo di madri. Ci avviene principalmente grazie allo sviluppo di servizi pubblici e di misure sociali che consentono a madri e padri la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, realizzando al contempo conciliazione e uguaglianza di genere. Lo sviluppo di tali servizi pubblici ha fatto s che lo Stato svedese diventasse il primario datore di lavoro delle donne, all'inizio occupate principalmente nel settore pubblico. Il gap tra pubblico e privato tuttavia va attenuandosi. Lo strumento di conciliazione pi diffuso in Svezia quello di lunghi congedi presi dalla madri lavoratrici, cui seguono lunghi periodi di part-time, cui si affiancano congedi resi dal padre, seppur pi brevi, che continua a lavorare a tempo pieno. Accanto a tali misure sussistono numerosi servizi pubblici di qualit medio-alta a sostengo e integrazione del lavoro di cura, nella direzione di un egualitarismo progressivamente crescente tra i due generi. Il lavoro di cura, solitamente rientrante tra le attivit private dell'individuo e perlopi tacitamente delegato alle famiglie ovvero alle donne, in Svezia dunque oggetto di un importante riconoscimento del suo valore e dunque di un'ampia legittimazione sociale, che comporta, oltre ad un rinnovato ruolo del servizio pubblico, una marcata tendenza sociale e culturale alla riconfigurazione dei ruoli dei due generi. Da una ricerca dell'Eurostat del 2004 emerge ad esempio che il tempo impiegato dalle donne in attivit di tipo domestico il doppio di quello impiegato dagli uomini per la stessa attivit in molti paesi europei, tranne che in Svezia, ove la differenza pi bassa Siamo di fronte ad una condivisione del lavoro, oltre che di una conciliazione, come notano diversi studiosi (Fasano, 2010, 62), e le pi aggiornate ricerche OCSE, da cui tratto il grafico sottostante, che illustra come la partecipazione alle attivit di cura da parte degli uomini sia uno dei pi alti a livello mondiale: le colonne si riferiscono al tasso di partecipazione nelle attivit di cucina e pulizia, mentre i rombi indicano con precisione il tempo speso in tali attivit, ovvero i minuti impiegati ogni giorno nel cucinare e pulire.

Il grafico riportato sotto mostra invece come anche la differenza del tempo dedicato allo svago riporti una minore differenza di genere in Svezia: mentre gli svedesi dedicano 20 minuti in pi al giorno al proprio divertimento, gli italiani raggiungono quasi gli 80 minuti!

Non si tratta di rendere soltanto le donne in grado di accedere al mondo del lavoro, pensando delle agevolazioni su misura per loro, ma di ripensare le responsabilit dei generi, il che come abbiamo visto comporta delle novit e dei vantaggi anche per il genere maschile, e consente in 5

ultima analisi di vivere meglio i tempi del lavoro e i tempi della vita personale e familiari sia alle donne che agli uomini. Le politiche di conciliazione come mezzo per riequilibrare i ruoli dei generi d'altra parte anche un prerequisito delle politiche comunitarie: una Direttiva Europea del 1997 ha sollecitato gli stati membri a parificare diritti e protezioni sociali di fulltime e part-time allo scopo di incoraggiare i processi di conciliazione. Tuttavia noto che le direttive vengono adattate in modo diverso alla propria realt sociale dai singoli ordinamenti statali (Piazza, 2007, 10). In Svezia tutto ci recepito con particolare attenzione.

4.2 Part-time in Svezia


La Svezia si distingue in Europa per la legislazione sul lavoro part-time: stato calcolato che ne usufruiscono il 39,5% delle donne, una media molto pi alta di quella europea (24, 2%). (Fasano, 2010, 63). I part-timers vengono tutelati mediante l'attribuzione di un'indennit di disoccupazione pi alta, per bilanciare la retribuzione pi bassa del lavoro a tempo parziale. Il regime di politica globale della Svezia, in cui alle politiche del lavoro affiancato un ottimo sistema di protezione sociale, ha fatto s che il part-time non venisse usato per incrementare l'occupazione, come avviene in altri paesi europei, in quanto il percorso prescelto per l'uguaglianza dei generi diverso: si preferisce infatti favorire il lavoro femminile mediante una rete di servizi sociali e la condivisione del lavoro di cura, piuttosto che intendere il part-time come un mezzo che consente alla donna di continuare a svolgere il lavoro familiare come prima e al contempo di lavorare anche fuori casa. Il cambiamento svedese e le sue politiche di conciliazione sono dunque pi profonde,e vanno alla radice del problema, nei suoi aspetti economici, sociali e culturali. Secondo le ricerche dell'Eurostat l'occupazione femminile part-time stabile da almeno 10 anni, e vi sono semmai degli aumenti di quella maschile (Fasano, 2010, 64). Inoltre il parttime non sempre un lavoro su cui ripiegare quando non si riesce a trovare un lavoro a tempo pieno: molti uomini infatti lo scelgono volontariamente, come si evince dalle ricerche dell'Eurostat, e ci spiegherebbero l'aumento dell'utilizzo del part-time del genere maschile all'interno di una pi vasta prospettiva di riequilibrio della divisione sessuale del lavoro, in cui gli uomini lavorano meno per contribuire maggiormente alla vita familiare. D'altra parte la scelta del part-time nella normativa svedese tutelata e ci contribuisce a spiegarne la scelta. 6

Occorre precisare che la tipologia di part-time pi diffusa in Svezia quella che in studi recenti stata definita sostanziale o lungo, da 20 a 34 ore settimanali, vs part-time marginale o corto, fino a 19 ore (Bielenski, Bosch e Wagner, 2002). La diffusione del part-time lungo, o come stato definito, del full-time breve, che scaturisce dal fatto che alcuni diritti dipendono da un minimo di ore di lavoro settimanale, ha delle implicazioni positive, in quanto, comporta un orario sufficientemente lungo per permettere il reale coinvolgimento della persona nella sfera lavorativa, con tutto quello che ci implica in termini di investimento in formazione, carriera e gratificazione personale, ma al medesimo tempo abbastanza breve da consentire un equilibrato rapporto con i tempi della vita personale e familiare. La distribuzione del part-time presso le fasce d'et differente da quella di altri paesi, ove utilizzata prevalentemente dalle madri lavoratrici, o nei periodi in cui comunque il carico del lavoro di cura maggiore (25-49 anni o 50-64), come in Olanda. Poich in Svezia vi un ampio sostegno alla maternit mediante congedi dal lavoro e servizi per l'infanzia, l'uso del part-time non spicca molto in questa fascia, ed usato prevalentemente come metodo d'accesso al mondo del lavoro. Le donne svedesi infatti spesso ottengono il tempo pieno, e mediante l'appoggio delle politiche di conciliazione, riescono a mantenerlo. Inoltre le lavoratrici fulltime hanno l'opportunit di chiedere una riduzione delle ore di lavoro fino ad un quarto in presenza di un figlio di et fino agli 8 anni, senza dover passare necessariamente al contratto part-time. Come si evince dal seguente grafico dellOCSE, le donne svedesi (meno del 20%) usufruiscono molto meno del part-time rispetto alle donne italiane (il 30%), proprio perch non ne hanno bisogno in ugual modo, mentre gli uomini in Svezia vengono al contrario ne usufruiscono molto di pi (il 10% ), mentre gli italiani a stento raggiungono la met.

In Svezia inoltre tutti hanno diritto ad una pensione base, a prescindere dalla tipologia di contratto, cui possibile aggiungere un secondo livello.

4.3 Congedi di maternit, paternit e parentali nelle politiche svedesi


Gli svedesi sono anche i cittadini europei che usufruiscono di pi dei congedi dal lavoro, secondo i dati Eurostat. (Fasano, 2010, 106). Il 25% delle donne in gravidanza ha usufruito dei congedi di maternit per 38 giorni nel decennio tra il 1994 e il 2004, mentre l'80% degli uomini nel 2004 ha utilizzato il congedo di paternit. La legislazione svedese prevede inoltre due mesi di congedo parentale riservato ai padri, fattore che ne ha incentivato l'utilizzo: nel 2007 i padri in congedo parentale durante i primi due anni di et del figlio stato del 20, 8% di cui il 25% ha usufruito per intero dei 60 giorni di congedo a loro riservati, e altri addirittura per un periodo pi lungo. Gli studi mostrano che coloro che lo richiedono sono perlopi uomini istruiti, con un impiego nel pubblico e con una partner che ha un'alta retribuzione. Appare significativo il fatto che la partecipazione dell'uomo alla cura del primo figlio abbia un'incidenza notevole sulla decisione di averne un secondo (Fasano, 2010, 109). E' interessante notare che la Svezia stato il primo Stato europeo a istituire una normativa nazionale sul congedo nel 1974, seguendo l'idea che a curare i figli nei primissimi mesi di vita debbano essere entrambi i genitori. L'uguaglianza di genere nella cura dei figli stata sostenuta riservando quote separate di congedo a madre e padre. L'attuale legge sul congedo parentale in Svezia del 1995. Il congedo di maternit cos ripartito: 50 giorni retribuiti all'80% prima del parto se il lavoro svolto pericoloso per il buon andamento della gravidanza; 60 giorni prima del parto per tutti gli altri casi. Nel grafico sotto sono riportati alcuni dati sulluso del congedo di maternit:

weeks 60

Weeks entitlement FTE paid maternity leave

50

40

30

20

10

0
Cz e U Sl c h K ov Re ak p R No ep rw Ire a y Hu lan ng d ar y I De ta l y nm Fi ark nl a G nd re Po ece rtu Au ga l st Lu Fr ria xe a n Ne mb ce th o u er rg la n Po d s la n Sw S d p itz ai er n Sw land ed Ca en n Be ad lg a G iu er m m a Ic ny el an Ja d pa Ko n M re a ex Ne T ic o w ur k Ze ey al an d US

Il congedo di paternit invece di 10 giorni retribuiti sempre all'80%. Nel grafico seguente si evince che la differenza con gli altri Paesi, per quanto concerne lutilizzo del congedo di paternit piuttosto elevata.
Weeks 12
FTE paid paternity leave Weeks entitlement

0
UK Hu ng ar y Po rtu ga l Ire la nd Au st ria G re ec Lu e xe m bo Ne ur g th er la nd s Sp ai n nd Sw ed en No rw ay Fi nl an d Be lg iu m De nm ar k Fr an ce Po la nd Ic el a

Il congedo parentale di 480 giorni, in totale tra padre e madre, retribuiti all'80% per i primi 9

390 giorni e con una quota forfettaria al di l di questo limite, fino all'ottavo anno di et del bambino. I genitori possono scambiarsi i giorni di congedo, tranne una quota di 60 giorni cui hanno diritto esclusivo ciascuno dei due genitori, quota non cedibile all'atro. Il congedo inoltre viene conteggiato ai fini dell'anzianit di servizio. Per quanto riguarda questo tipo di congedo, la differenza con lItalia riguarda soprattutto il fatto che esso viene remunerato e di conseguenza fruito molto di pi: difficilmente una famiglia pu permettersi di perdere un introito economico come quello che deriva dalloccupazione del padre, e per tale ragione laddove non previsto un sostanziale riconoscimento economico, il padre non ne usufruisce.
Weeks 156
Weeks entitlement FTE paid parental leave

104

52

0 Slovak Republic Ireland Czech Rep Sweden Australia Canada Greece Finland Luxembourg Portugal Germany Hungary Norway Denmark Netherlands Iceland Poland France Italy Austria Korea Spain UK

In Svezia riconosciuto anche un diritto all'assenza dal lavoro retribuito all'80% per malattie dei figli fino ai 12 anni di et, fino a 120 giorni l'anno, diritto che dal 2001 pu essere trasferito per 60 giorni ad una terza persona, per la quale prevista un'indennit sullo stipendio. In Svezia vige l'originale istituzione del cosiddetto free year, un ulteriore congedo per i genitori che oscilla dai 3 ai 12 mesi, retribuito all'85% del salario di disoccupazione. Da notare che durante il free year i genitori assenti devono essere sostituiti per legge da disoccupati.

4.4 Childcare e servizi per linfanzia


Per quanto riguarda i servizi per l'infanzia la Svezia all'avanguardia per la qualit e la quantit dei servizi previsti dalle politiche sociali. Gli obietti comunitari di Barcellona ("Barcellona targets") prevedevano un tetto del 33% di copertura entro il 2010 dei servizi per i 10

bambini da 0 a 3 anni e del 90% per quelli dai 3 anni fino all'inizio della scuola dell'obbligo. La Svezia ha ampiamente raggiunto questi obiettivi. Negli anni Novanta il paese ha subito dei grandi cambiamenti demografici, economici e sociali, dovuti all'incremento delle nascite, il cosiddetto baby boom, all'ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro ed al conseguente riequlibrio tra i ruoli di genere, dentro e fuori il contesto familiare. Le politiche sociali hanno risposto con un incremento dei servizi di childcare, sostenendo da un lato il diritto dei bambini alla crescita come individui, a prescindere dal'estrazione sociale, diritto cui la Svezia molto sensibile, e dall'altro l'obiettivo dell'uguaglianza di genere. Nel 2003, all'interno di una riforma generale del sistema d'istruzione, stata prevista una preschool a partecipazione volontaria per bambini di 4-5 anni, per almeno 3 ore giornaliere, in modo da supplire anche ad eventuali squilibri sociali e culturali legati alla classe di appartenenza e garantire cos il bambino nei suoi diritti; in particolare stata negata l'esclusione dalla preschool nel caso di bambini con genitori disoccupati. I servizi per l'infanzia sono dunque intesi come un valido strumento di prevenzione ed eliminazione di eventuali differenze di genere e di classi sociali. In Svezia la cosiddetta "Legge della Scuola" impone ai Comuni di garantire un posto a tutti i bambini tra 1 e 12 anni, e di attivare servizi prescolari per i bambini tra 1 e 6 anni che abbiano i genitori impegnati in attivit di lavoro o di studio. Tali servizi sono finanziati in parte con fondi pubblici e in parte con i proventi della tassa pagata dai genitori al Comune in base al reddito. Il pi grande fornitore di servizi per l'infanzia in Svezia rimane lo stato, principalmente i Comuni: nel 2000, l'83% dei bambini iscritti a servizi prescolastici frequentava strutture pubbliche (Fasano, 2010, 141). Il settore privato del childcare che si propone come alternativa al servizio pubblico, spesso oberato da lunghe liste d'attesa, rappresentato in gran parte da cooperative dei genitori , che negli ultimi anni hanno ricevuto sovvenzioni statali che ne hanno determinato l'aumento, e solo in minima parte da organizzazioni a scopo di lucro. La qualit dei servizi offerti abbastanza alta e la misurazione del suo livello basata su criteri oggettivi quali: la grandezza e la composizione dei gruppi di bambini, il rapporto fra questi e gli adulti, il livello di formazione degli insegnanti, le aree di gioco e vari fattori riguardanti sicurezza e nutrizione. (Fasano, 2010, 141). Per quanto riguarda i servizi per l'infanzia la Svezia dunque si fa notare nel contesto europeo, e non solo, per la capacit del welfare statale di fornire molteplici livelli di assistenza, raggruppabili sostanzialmente in tre gruppi (Fasano, 2010, 132): servizi individuali (baby sitter e personale di assistenza durante il giorno), servizi tradizionali (asili nido, servizi prescolastici 11

o forskola) servizi di assistenza innovativi per quanto riguarda gli orari e l'obiettivo educativo , (nidi famiglia e centri per il doposcuola). Il grafico seguente illustra le spese pubbliche inerenti i servizi per linfanzia in vari Paesi: paesi nordici e Francia spiccano in modo particolare. La differenza con lItalia, che si colloca molto al di sotto della media OCSE, molto vistosa.

Cash

Services

Tax breaks towards family

OECD-24 (2.4%)

4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0
y a n o g s l d d s d a d d c c ur arkance wayeden gary rali domgi umlan stri lan any lan ubli ubli l and and tuga lan rlan tate eece Ital apannada pai xi c orea rkey o t n r e m g S e K Tu b n Fr o w un us i n el Ic Au Fi erm Ire ep ep ea erl or Po ze S Gr J a M m e C t d N S H A K B Z h P G xe D wi ni te k R ch R ew Net d u a S e t L i U ov ze N Sl C Un

4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0

Le seguenti tabelle, contenenti dati OCSE, entrano nel dettaglio delle spese riservate ai servizi di cura nei Paesi nordici e in Italia: Spesa pubblica per asili e nidi (in percentuale sul PIL). Anno 2003 Italia Sotto i 3 anni Dai 3 ai 6 anni 0,10 0,55 Danimarca 0,95 1,60 Norvegia 0,75 1,10 Svezia 0,78 1,30 Finlandia 1,0

Copertura di servizi di cura fino ai 3 anni. Anno 2003 Italia 8% Danimarca 57% Norvegia 28% Svezia 41% Finlandia 21%

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Per chiudere un dato significativo, quello sulla fertilit. interessante a tal proposito il seguente grafico, che mostra landamento della fertilit dagli anni Settanta ad oggi in svariati Paesi del mondo: se in Italia crollato paurosamente, in Svezia il tasso di fertilit si mostrato stabile, con un rialzo negli ultimi anni.

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