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Storia dell'architettura

L'architettura romano-barbarica

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Architettura preromanica Architettura merovingia Basilica di San Martino (Tours) Abbazia di Saint-Denis Abbazia di Saint-Germain-des-Prs Architettura longobarda Basilica Autarena di Fara Gera d'Adda Palazzo Reale (Monza) Basilica di San Giovanni Battista (Monza) Mura di Benevento Duomo di Torino Basilica di San Giovanni Battista (Pavia) Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro Complesso episcopale del patriarca Callisto Monastero di Santa Giulia Chiesa di Santa Sofia (Benevento) Architettura carolingia Abbazia di Fulda Abbazia di San Gallo Abbazia di Corvey Chiesa di Saint-Germain d'Auxerre Chiesa di Santa Maria presso San Satiro Basilica di Santa Prassede Basilica di Santa Cecilia in Trastevere Architettura ottoniana Chiesa di San Ciriaco (Gernrode) Chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Colonia) Cattedrale di Spira Chiesa di San Michele (Hildesheim) Chiesa di Sant'Abbondio Basilica di Santa Maria Maggiore (Lomello) 1 2 4 7 14 22 34 35 37 39 41 49 50 54 56 58 62 66 72 77 81 83 86 97 100 104 106 110 121 126 127

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Architettura preromanica

Architettura preromanica
L'architettura preromanica quella fase dell'architettura europea che si sviluppa fra il VIII e il X secolo, durante la quale ha luogo una fase di attiva elaborazione di modi costruttivi e decorativi che il gusto romanico riprender per elevarli a sommo livello artistico[1]. L'epoca preromanica pu essere distinta in tre periodi principali: l'epoca merovingia, l'epoca carolingia e quella ottoniana[2].

Cronologia e caratteristiche
L'architettura merovingia, o precarolingia, coincise con il Regno dei Franchi nel centro dell'Europa, dei Longobardi in Italia, dei Visigoti nel sud della Francia e nella penisola iberica e i regni anglosassoni nelle isole britanniche. Di questo periodo rimangono alcune chiese nel regno visigoto ed un piccolo numero di chiese in Inghilterra ed in Irlanda la cui datazione tuttavia appare incerta[3]. Il preromanico d'epoca carolingia si svilupp a partire dal 750, in un periodo successivamente segnato da Carlo Magno e dalla sua discendenza. Testimonianze importanti di questo periodo si trovano ad Aquisgrana, Benevento e Corvey, mentre numerosi sono i monasteri sorti tra le Asturie, l'Italia settentrionale e le regioni dell'Europa centrale, solo in parte giunti integri fino ai giorni odierni e spesso caratterizzati da planimetrie molto complicate.
Il battistero di Venasque

L'architettura ottoniana invece fior tra la fine del IX secolo e la met del X secolo in Germania. Di tale periodo rimangono pochissime realizzazioni. Altre interessanti architetture dello stesso periodo possiamo trovarle in Spagna. Successivamente, tra la fine del X secolo e la seconda met del successivo, assistiamo ad un'evoluzione dello stile, con il passaggio dal preromanico a quello che alcuni studiosi hanno definito protoromanico. Solo sul finire del 900 cominciarono a costruirsi edifici di grande rilevanza in gran parte dell'Europa centrale, in Francia e nell'Italia settentrionale, caratterizzati da elementi ancora preromanici, ma con numerose varianti e modifiche che getteranno le basi per l'architettura del XII secolo.

Cappella Palatina di Aquisgrana

Note
[1] Giulio Carlo Argan, L'architettura protocristiana, preromanica e romanica, ed. Dedalo, Bari, 1993. p. 23. [2] H.E. Kubach, Architettura romanica, Electa, Milano 1972/2001 pp. 9-10 [3] H.E. Kubach, cit. p. 9

Bibliografia
H.E. Kubach, Architettura romanica, Martellago 1998.

Architettura preromanica

Voci correlate
Architettura romanica

La chiesa di san Michele a Hildesheim

Architettura merovingia
L'architettura merovingia si svilupp nei territori governati dai Franchi tra il V e l'VIII secolo, nelle attuali Francia e Belgica. Clodoveo I durante il suo regno (481-511) riun un ampio territorio sotto il suo controllo e scelse la fede cristiana, facendosi battezzare alle soglie del VI secolo (il 496 o il 506). Sia lui che i suoi successori fecero erigere nuovi edifici, soprattutto chiese e monasteri, che facessero da centri culturali ma anche, soprattutto, da basi per l'irradiazione del potere centrale. Gli esempi superstiti non sono molti, come in generale per tutta l'architettura altomedievale, ma significativi. Oggi, nonostante i rifacimenti alla gran parte delle strutture, se ne conoscono le principali caratteristiche originarie soprattutto grazie all'archeologia. La pianta delle chiese spesso riprende quella delle basiliche civili romane e delle prime basiliche cristiane, con influenze dell'architettura coeva nell'Impero romano d'Oriente, soprattutto siriana e armena. Nella parte est del regno franco l'architettura fu spesso lignea, mentre l'uso della pietra era pi comune nella parte ovest e sud. Gregorio di Tours nella Historia Francorum descrisse la basilica di San Martino a Tours, eretta da san Perpetuo, vescovo tra il 460 e il 490, gi distrutta all'epoca di Gregorio: decorata da 120 colonne di marmo e da mosaici, aveva torri sul lato est. Un elemento tipico dell'architettura merovingia, forse originatosi proprio a Tours, la presenza del sarcofago o del reliquairio del
Cattedrale di Saint-Lonce a Frjus

Architettura merovingia

3 santo venerato nei santuari posto in posizione rialzata dietro l'altare, magari nell'abside, in modo da essere visibile ai fedeli. Tra le altre grandi opere dell'epoca, oggi perdute per le ricostruzioni successive, ci sono l'abbazia di Saint-Denis presso Parigi, la chiesa di San Gereone a Colonia e l'abbazia di Saint-Germain-des-Prs, sempre a Parigi, descritte come ornate magnificamente. Tra le architetture superstiti ci sono edifici pi piccoli e modesti, soprattutto battisteri. Tre battisteri a base ottagonale si trovano a Aix-en-Provence, Riez e Frjus, ciascuno coperto con una cupola retta da pilastri, che riecheggiano ad esempio la chiesa di San Giorgio a Ezra'a in Siria.

Baptistero di Saint-Jean di Poitiers

Differenti sono invece gli esempi provenzali, come il battistero di San Giovanni a Poitiers (VI-VII secolo), che ha forma rettangolare con tre absidi e conserva, fra l'altro, i capitelli marmorei originali. Alcune cripte sono sopravvissute fino ai giorni nostri: nella basilica di Saint-Seurin a Bordeaux, nella chiesa di Saint-Laurent a Grenoble e nell'abbazia di Notre-Dame de Jouarre. Esse avevano un ruolo importante perch custodivano le spoglie dei santi, oggetti di particolare venerazione.

Battistero di Aix-en-Provence

Battistero di Frjus

Battistero di Venasque

Battistero di San Giovanni a Poitiers

Crypta di Saint-Laurent a Grenoble

Cripta di Saint-Seurin a Bordeaux

Architettura merovingia

Bibliografia
Camille Enlart, Manuel d'archologie franaise depuis les temps mrovingiens jusqu' la Renaissance, vol. I, t. I, Architecture religieuse, par Camille Enlart. Premiere partie. Priodes merovingienne, carolingienne et romane, Paris, ditions Auguste Picard, 1919 (II ed.; 1927, III ed.).

Voci correlate
Architettura francese

Basilica di San Martino (Tours)


Basilica di San Martino di Tours

Interno della basilica di San Martino a Tours Paese Regione Localit Religione Diocesi Francia Indre e Loira Tours Cattolica Arcidiocesi di Tours

Anno consacrazione 1925 Stile architettonico Inizio costruzione Completamento Sito web Neobizantino 1886 1924 sito ufficiale [1]

La basilica di San Martino di Tours, la cui cripta ospita la tomba di san Martino di Tours, stata ricostruita per la seconda volta fra il 1886 e il 1924 ad opera di Victor Laloux, in stile neobizantino. Per i dipinti murali l'architetto si rivolse a Pierre Fritel, ed i lavori di decorazione furono eseguiti con l'aiuto del pittore Adrien Lavieille, figlio d'Eugne Lavieille. La basilica stata consacrata il 4 luglio 1925.

Basilica di San Martino (Tours)

Storia
La basilica del V secolo
Il vescovo san Brizio (in latino Brictius) aveva fatto erigere nel 437 una chiesa in legno per ospitare la tomba ed il piviale di san Martino di Tours. Constatata la grande popolarit e frequentazione di questo santuario, Perpetuo fece costruire al posto del medesimo una prima basilica nel 471. San Gregorio di Tours ne d la seguente descrizione :[2]

Il vescovo Perpetuo [] fece costruire la grande basilica che esiste ancora a tutt'oggi e che si trova a cinquanta passi dalla
citt. Essa lunga centosessanta piedi e larga sessanta. La sua altezza fino alla volta di quarantacinque piedi. Ha trentadue finestre dalla parte dell'altare e venti nella navata che ornata da quarantadue colonne. In tutto l'edificio vi sono cinquantadue finestre, centoventi colonne, otto porte, tre presso l'altare e cinque nella navata [] Siccome il rivestimento in legno della precedente cappella era di elegante fattura, il pontefice non credette opportuno distruggerlo e fece costruire, in onore dei santi Pietro e Paolo, un'altra basilica ove fece piazzare questo rivestimento. (San Gregorio di Tours)

La salma di san Martino fu trasferita dalla cappella dell'eremo di Candes-Saint-Martin fino a Tours ed il suo sarcofago fu inumato dietro l'altare principale della nuova basilica.[3]. Un gran blocco di marmo sovrastante la tomba, dono del vescovo Eufronio dAutun (472-475), ne indicava la posizione ai fedeli raccolti dietro quest'altare e, secondo Werner Jacobsen[4] il blocco era visibile anche ai pellegrini che, contrariamente all'uso corrente, si trovavano dietro la chiesa, cio a lati abside, attraverso una finestrella aperta nel muro dell'abside stessa.

La basilica romanica (XII secolo - 1860)


Divenuta collegiale, la basilica fu incendiata dai Normanni e ricostruita nell'XI secolo. Consacrata nel 1014, essa fu praticamente ancora ricostruita fra il 1070 e il 1100 per farne un'importante tappa sulla via Turonensis del cammino di Santiago di Compostela. Essa divenne allora una delle cinque chiese del "pellegrinaggio maggiore" con l'abbaziale di Saint-Foy de Conques, l'abbazia di San Marziale a Limoges, la basilica di Saint-Sernin a Tolosa e la cattedrale di Santiago di Compostela stessa.
Tomba posta nella cripta della basilica A seguito dell'iconoclastia protestante nel 1562 la cassa contenente il corpo di san Martino fu data alle fiamme e si poterono recuperare solo una parte del cranio e l'osso di un braccio. Il vecchio edificio sopravvisse fino alla Rivoluzione francese, quando, tolta l'incatenatura della basilica, la navata si afflosci. L'organo monumentale di JBN Lefevre scomparve parimenti nel collasso della basilica. Rimasero solo in piedi la Torre Carlomagno (crollata per met nel 1928 e restaurata nel 1963) e quella dell'orologio. La pavimentazione al suolo consente di individuare la posizione delle colonne della navata originale.

Basilica di San Martino (Tours)

L'edificio attuale
Classificata "Monumento storico" nel 1840 e confermata tale con l'inventario nel 1858 e poi nel 1862, la basilica romanica fu oggetto di lavori di ricostruzione sotto la spinta del militante cattolico Lon Dupont, che nel 1860 annunci la scoperta della tomba di Martino di Tours.[5] Di fronte a questa scoperta si decise di costruire un nuovo edificio per rimpiazzare l'antica collegiata di San Martino (divenuta una scuderia nel 1797 e distrutta l'anno successivo con l'apertura della rue des Halles) ma con dimensioni pi contenute. Perpendicolarmente all'antica basilica, cio orientata in direzione nord-sud, la nuova basilica ne condivide l'antica parte absidale. costruita in calcare, pietra da taglio, granito e marmo e la copertura in ardesia.

La basilica attuale

La cripta fu inaugurata nel 1889, la basilica nel 1890 mentre la consacrazione ebbe luogo nel 1925.

Note
[1] http:/ / www. basiliquesaintmartin. com/ [2] Gregorio di Tours, Histoire des Francs, II,14. Sempre Gregorio di Tours, in Libri historiarum 10.31 :

(LA)

(IT)

Hic aedificavit basilicam parvulam super corpus beati Martini, in qua et ipse sepultus est.
(Iscrizione latina nella prima basilica)

Qui edificai la piccola basilica sul corpo del beato Martino, nella quale egli sepolto

[3] May Vieillard-Troikouroff, La basilique de Saint-Martin de Tours de Perpetuus (470) d'aprs les fouilles archologiques, Actes du 22 congrs international d'histoire d'art, 1966, 1972, Budapest; Charles Lelong, La basilique de Saint-Martin de Tours, 1986, Chambray-ls-Tours. [4] Werner Jacobsen, Saints' Tombs in Frankish Church Architecture, su " Speculum" di ottobre 1977, pp. 1108 e segg. [5] May Vieillard-Troiekouroff, Le tombeau de Saint M. retrouv en 1860, RHF n. 47, 1961, pp. 151 - 183.

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Basilique Saint-Martin de Tours

Collegamenti esterni
(FR) Sito ufficiale (http://www.basiliquesaintmartin.com/index.php?page=1&lg=1)

Abbazia di Saint-Denis

Abbazia di Saint-Denis
Coordinate geografiche: 485608N 22135E48.93556N 2.35972E
Basilica di San Dionigi Basilique Saint-Denis [1]

Facciata Paese Regione Localit Religione Diocesi Francia le-de-France Saint-Denis Cristiana cattolica di rito romano Saint-Denis

Stile architettonico Gotico Inizio costruzione Completamento 1136 XIII secolo

La Basilica di San Dionigi (il francese: Basilique Saint-Denis) un famoso edificio gotico, situato nell'omonimo comune della periferia di Parigi. Ha il rango di Basilica minore.

Storia
San Dionigi fu il patrono di Francia e, secondo la leggenda, il primo vescovo di Parigi. Sul suo luogo di sepoltura venne inizialmente eretto un piccolo santuario, finch Dagoberto I, re dei Franchi dal 628 al 637, fond l'abbazia di Saint-Denis, come monastero benedettino. Dopo una breve fioritura, l'Abbazia conobbe un lungo periodo di decadenza a causa dell'incuria degli abati e delle guerre. Nel 750, con la nomina ad abate di Fulrado, l'abbazia si avvi ad un periodo di grande ricchezza e splendore grazie all'attivit instancabile di questo abate, consigliere e diplomatico prediletto da Pipino il Breve, da Carlomanno I e dallo stesso Carlo Magno, nonch dai papi Zaccaria, Stefano II, Paolo I e Adriano I. Tutti costoro concessero all'abbazia guidata da Fulrado privilegi e beni. La basilica, nella sua forma attuale, una pietra miliare dell'architettura gotica e venne cominciata nel 1136,cio solo pochi decenni dopo la prima struttura protogotica mai costruita: la cattedrale di Chartres ad opera del Vescovo Fulberto. Per questo motivo la basilica considerata uno dei primi edifici costruiti in questo stile insieme alla cattedrale di Sens. La struttura gotica di Saint-Denis fu iniziata nel 1136 dall'abate Sugerio, nel coro, deambulatorio e nella facciata, mentre le navate e la ricostruzione della parte superiore del coro fu compiuta nel XIII secolo dall'architetto Pierre de Montereau. L'abbazia era anche il sacrario dei re di Francia, infatti tutti i sovrani defunti dal X secolo al 1789, ad eccezione di tre, vennero sepolti qui, e l'abbazia contiene anche alcuni notevoli esempi di monumenti sepolcrali. Durante la Rivoluzione francese le tombe vennero profanate e i resti dei re gettati in fosse comuni. La maggior parte dei monumenti funerari fu salvata dall'archeologo Alexandre Lenoir, che li richiese come oggetti per il suo museo dei monumenti francesi.

Abbazia di Saint-Denis Napoleone Bonaparte fece riaprire la chiesa nel 1806. Con il primo esilio di Napoleone all'Elba i Borboni, ritornati al potere, ordinarono di ricercare i resti di Luigi XVI e Maria Antonietta, che furono ritrovati il 21 gennaio 1815 e vennero inumati nella cripta della basilica. Nel 1817 fu riaperta la fossa comune dove erano sepolti i re di Francia, ma fu impossibile distinguere i singoli resti, che furono pertanto raccolti in un ossario nella cripta, con due lastre di marmo che ricordano i nomi dei monarchi inumati. Luigi XVIII, alla sua morte nel 1824, fu sepolto al centro della cripta, vicino alla tomba di Luigi XVI e Maria Antonietta. Vennero inoltre ricollocati i monumenti funerari trasportati al museo dei monumenti francesi sotto la direzione dell'architetto Eugne Viollet le Duc, famoso restauratore di edifici gotici. Venne infine trasportato nella cripta anche il corpo del re Luigi VII che era stato in precedenza sepolto nell'abbazia di Saint-Pont e la cui tomba non era stata distrutta dai rivoluzionari.

Sovrani sepolti
I sovrani sepolti sono: Filippo il bello Giovanni II il Buono Filippo V il Lungo Carlo V di Francia Carlo VI il Folle Carlo VIII Luigi XII Francesco I Enrico II Francesco II Carlo IX Enrico III Enrico IV Luigi XIII Luigi XIV Luigi XV Luigi XVI Luigi XVIII

Deambulatorio

Isabella di Hainaut, moglie di Filippo Augusto

Abbazia di Saint-Denis

Isabella d'Aragona, moglie di Filippo l'Ardito Giovanna di Borbone, moglie di Carlo V Isabella di Baviera, moglie di Carlo VI Anna di Bretagna, moglie di Carlo VIII in prime nozze e di Luigi XII in seconde nozze Claudia di Francia, duchessa di Bretagna, prima moglie di Francesco I Caterina de' Medici, moglie di Enrico II Luisa di Lorena-Vaudmont, moglie di Enrico III Margherita di Valois, prima moglie di Enrico IV Maria de' Medici, seconda moglie di Enrico IV Anna d'Austria, moglie di Luigi XIII Maria Teresa di Spagna, moglie di Luigi XIV Maria Leszczyska, moglie di Luigi XV Maria Antonietta d'Austria, moglie di Luigi XVI San Luigi rifiut l'inumazione di Ingeburge di Danimarca
La tomba di Luigi XII e della moglie Anna di Bretagna, in un dipinto del 1867 di Emil Pierre Joseph de Cauwer

Altri personaggi sepolti


Carlo Martello Bertrand du Guesclin Carlo II d'Alenon (trasferito nel XIX secolo) Leone VI d'Armenia Carlo di Valois Enrichetta Maria di Borbone (1609 1669), regina d'Inghilterra come moglie di Carlo I d'Inghilterra e figlia di Enrico IV; Sophie (Mademoiselle), figlia di Carlo X, (1776 1783, ebbe il titolo di petite-fille de France); Marie Thrse (Mademoiselle d'Angoulme), seconda figlia di Carlo X, nata e morta infante nel 1783, ebbe il titolo di petite-fille de France; Luigi Giuseppe di Borbone, figlio maggiore di Luigi XVI (1781 1789), ebbe il titolo di Delfino; Cuore di Luigi XVII di Francia, secondo figlio di Luigi XVI (1785 1795), fu de jure re di Francia; Sofia Elena Beatrice di Borbone detta Madame Sophie, seconda figlia di Luigi XVI (1786 1787), ebbe il titolo di fille de France; Luisa Isabella d'Artois, figlia maggiore di Carlo Ferdinando d'Artois, nata e morta infante nel 1817, ebbe il titolo di petite-fille de France e di Mademoiselle; Luigi d'Artois, primo figlio maschio di Carlo Ferdinando d'Artois, nato e morto infante nel 1818, ebbe il titolo di petit-fils de France; Luigi-Giuseppe di Borbone-Cond (1736 1818), duca di Borbone di Enghien e di Guisa; Carlo Ferdinando d'Artois, secondo figlio di Carlo X (1778 1820), petit-fils de France, duca di Berry; Luigi-Enrico-Giuseppe di Borbone-Cond (1756 1830), principe di Cond, duca di Borbone, duca di Enghien e duca di Guisa.

Abbazia di Saint-Denis

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Galleria

La navata nord-ovest di Saint-Denis al tramonto.

Il deambulatorio di Saint-Denis.

Facciata ovest di Saint-Denis.

Raffigurazione della Trinit sopra l'ingresso principale.

Vetrata raffigurante la vita di Cristo - dettaglio; XII sec.

La navata

Tomba di Luigi XVI e di Maria Antonietta.

Tomba di Luigi XII e di Anna di Bretagna.

Parete della navata del Saint-Denis.

Abbazia di Saint-Denis

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Priorati delle case dipendenti da Saint-Denis


L'abbazia di Saint Denis controllava un certo numero di conventi retti da un priore, ma dipendenti dall'abbazia stessa. Gli archivi di Saint-Denis[2] hanno conservato i nomi dei priori che hanno governato i conventi dipendenti dall'Abbazia di Saint-Denis: Priorato di Saint-Hippolyte, presso Slestat (Alto Reno) Priorato de Saint-Alexandre a Lipvre (Alto Reno) Priorato del Mont Saint-Michel, presso Verdun Saint-Dieudonn (Saint-Di-des-Vosges) Saint-Vron o Asberting, diocesi di Metz Saint-Vital, presso Metz Celle d'Adalonge o Saint-Georges, diocesi di Metz

Elenco degli abati e dei gran priori di Saint Denis


Abati
Dodon, 627 - 632 [3] [5] Guillaume Le Mire, di Gap, 1173 - 1180 (destituito da Filippo II) Ugo V de Foucault, 1180 Ugo VI du Milan, 1197 1204 Enrico I Troon, 1204 1221 Pierre d'Auteuil, 1221 - 1229 Eudes IV de Clment, 1229 - 1245 Guillaume III Macorris, 1246 1254 Henri II Mallet, 1254 - 1258 Mathieu de Vendme, 1258 - 1286 Renaud de Giffard, 1286 1304 [7]

Chunauld , 632 Agilulfo, ? [4]

Wandebercht , 647- ? Charderic , 678 - ? Chainon , 690 - ? [6]

Dalfin , 709 - 710 Chillard , 710 - 716 Turnoald, vescovo di Parigi, "custos" di Saint-Denis nel 717 Hugues, abate di Saint-Denis, di Fontenelle (oggi Saint-Wandrille), e di Jumiges, arcivescovo di Rouen, vescovo di Parigi e di Bayeux. Berthoald, 723 - 726 Godobald , 726 - ? Amalbert , deceduto il 6 giugno 749 secondo il necrologio di Saint-Denis Fulrado, 750 - 784 Maginario , 784 - 793 Fardulfo, 793 - ? [8]

Gilles I, 1304 - 1325

Guy Ier di Chtres, 1326 1343 Gilles II Rigaut, 1343 - 1351 Gauthier II de Pontoise, 1351 1354 Robert III de Fontenay, 1354 1363 Guy de Monceau, 1363 1393 Filippo I de Vilette, 1393 1418 Jean I de Borbon, 1418 1431 Guillaume IV Farrchal, 1431 1442 Philippe II de Gamaches, 1442 1464 Jean II Geoffroy, 1464 - 1473, in commendam Jean III de Villiers, detto de la Groslaye o de la [10] Graulas, 1473 1499 in commendam

Waldo di Reichenau, 805 - 814 Ilduino di Saint Denis, 814 - 841 Luigi, ? - 867 [9]

Carlo il Calvo re di Francia, 867 - ?

Gozzelino, 877 - 884 (vescovo di Parigi nell'884) [11] [12] Ebles , 886 - ? Roberto I, conte di Parigi e poi re di Francia, 903 - ?, Ugo II , (Ugo il Grande), figlio di Roberto I, 923 - ?

Antoine de la Haye 1499 1505 Pierre II de Gouffier, 1505 - 1517 Eymard de Gouffier, 1517 - 1519 Jean d'Orimont 1519 - 1529

Abbazia di Saint-Denis
Ugo III, detto Capeto, re di Francia , 956 - ? Grard Roberto II , 980 994 Odilon , 994 998 Vivien , 998 - ? Ugo IV, 1049 - 1062 Raynier, 1067 - 1071 Guillaume, 1071 - 1091 Ivo I, 1091 1099, Adamo, 1099 - 1122 Sugerio, 1122 - 1151 Eudes II, 1151 - 1162 Eudes III de Taverny, 1162 - 1169 Yvo II, 1169 1173 [13] [14]

12

Luigi II, 1529 - 1557

in commendam in commendam

Carlo II, 1557 - 1567

Nel 1567 l'abbazia viene devastata dagli Ugonotti Luigi III di Lorena, poi cardinale di Guisa, 1574 - 1589 in commendam Carlo III, 1589 - 1594 [15] in commendam [16] in commendam

Luigi IV di Lorena, 1594 - 1622

Enrico III di Lorena, 1622 1633 in commendam Riforma dell'abbazia da parte della Congregazione di San Mauro, 1633 - 1642 Armando di Borbone, principe di Conti, 1642 - 1654, in commendam Giulio Mazarino, cardinale, 1654 - 1662, in commendam Jean-Franois Paul de Gondi, cardinale di Retz, 1662 1679, in commendam Luigi XIV, re di Francia, 1679 1691, in commendam

Nel 1691 Luigi XIV soppresse il titolo di abate. A partire da quel momento i superiori dell'abbazia presero il titolo di Gran Priore. Le entrate dell'abbazia furono confiscate per il mantenimento della scuola di Saint-Cyr.

Gran priori
Dom Charles le Bouyer, 1691 - 1693 Dom Julien Raguideau 1693 - 1693 Dom Pierre Arnould de Loo 1696 - 1702 Dom Mathieu Gilbert, 1702 - 1705 Dom Charles Petey de l'Hostellerie, 1705 - 1705 Dom Pierre Arnould de Loo, 1708 - 1711 (per la seconda volta) Dom Denys de Sainte Marthe, 1711 - 1714 Dom Robert Marchand, 1714 - 1717 Dom Denys de Sainte Marthe, 1717 - 1720 (per la seconda volta) Dom Franois Anseaume, 1720 - 1723 Dom Pierre Richer, 1723 - 1729 Dom Pierre du Biez, 1729 - 1736 Dom Joseph Castel, 1736 - 1741 Dom Pierre du Biez, 1741 Dom Joseph Avril 1741 - 1748 Dom Pierre Boucher 1748 - 1751 Dom Jacques Nicolas Chrestien, 1751 - 1760 Dom Pierre Boucher, 1760 Dom Jacques Nicolas Chrestien, 1763 - 1766 Dom Joseph Delrue, 1766 - 1767 Dom Ren Gillot, 1767 - 1770 Dom Jacques Nicolas Chrestien, 1770 - 1773 Dom Pierre Franois Boudier, 1773 - 1775 Dom Andr de Malaret, 1775 - 1778 Dom Pierre Bourdin, 1778 - 1781

Abbazia di Saint-Denis Dom Pierre Franois Boudier, 1781 - 1784 (per la seconda volta) Dom Pierre Bourdin, 1784 - 1788 (per la seconda volta) Dom Andr de Malaret 1788 - 1791 (per la seconda volta) Dom Franois Verneuil 1791 - 1792

13

Nel 1792 l'abbazia venne soppressa e l'anno successivo, in ottobre, profanate le tombe. Il 25 marzo il chiostro dell'abbazia fu ceduto alla scuola della Legion d'Onore, istituita da Napoleone Bonaparte per la formazione dei figli degli ufficiali superiori insigniti della Legion d'Onore.

Voci correlate
Cattedrali gotiche francesi

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Abbazia_di_Saint-Denis& language=it& params=48_56_08_N_2_21_35_E_region:FR_type:landmark [2] Archivi che si trovano negli Archives nationales de France [3] Menzionato in un documento di Dagoberto I dell'anno 632 [4] Fredegario lo pone sotto Dagoberto; fu sotto quest'abate che la salmodia perpetua istituita da Dagoberto cessa di essere praticata a Saint Denis, indubbiamente prima del 645. [5] Citato in un documento di Clotario III [6] Citato in alcuni documenti degli anni 690, 695, e 696. Chainon, anziano diacono, ricevette un favore da Teodorico III a Marlay-le-Roi il 13 settembre 677. Egli aveva imprestato ad un certo Ibbon la somma di 600 soldi, fornendo come garanzia una propriet a Hodencq-l'Evque nella zona di Beauvais. Ibbone mor senza non restituire il prestito. Il tribunale del re confer la terra d'Hodencq a Chainon. Vedi: Louis Dupraz, Le Royaume des Francs, p.370 [7] Di Pontoise, costru l'infermeria e la sua cappella, la biblioteca, lo scriptorium e il mortuario insieme ad altri importanti lavori nel 1325. [8] Citato nel Liber di Mirac. S.Dionigi e carta del conte Theudald [9] Luigi di Sanit-Denis era figlio del conte Rorgone I del Maine e di Rotrude (figlia di Carlo Magno. Oltre a saint Denis, fu abate di Saint-Riquier e di Saint-Wandrille. Fu inoltre cancelliere del re Carlo il Calvo [10] Fu vescovo di Lombez e cardinale presbitero di Santa Sabina. [11] (FR) Gnalogie d'Ebles, fils de Ramnulf (Rainulf), comte de Poitiers sue le site Medieval Lands (http:/ / fmg. ac/ Projects/ MedLands/ AQUITAINE. htm#RainulfIIPoitoudied890) [12] Ebalus o Ebole o Ebulo, nato nell'857, morto in battaglia il 2 ottobre 892, era figlio di Ranulfo I di Poitiers e nipote di Gozzelino. Sige de Paris par les Normands de lan 885 l'an 887 (http:/ / remacle. org/ bloodwolf/ historiens/ abbon/ paris. htm), fu abate laico di Saint-Germain-des-Prs (881), di Saint-Denis (886) e di Saint-Hilaire de Poitiers (889). Nell'888 fu anche cancelliere del re Eudes [13] Cardinale, appartenente alla famiglia dei Borbone, costru palazzo Borbone all'interno dell'abbazia. [14] Cardinale di Lorena, si appropri dell'infermeria e costru il palazzo e la cappella dei Lorena nell'abbazia [15] Detto anche cardinale di Vendme, fu arcivescovo di Rouen [16] Fu anche arcivescovo di Reims

Bibliografia
(FR) M.me D'Ayzac, t. Ier, l'Histoire de l'abbaye de Saint-Denys, 1865, p. CXXIII e segg. (FR) Flicie d'Ayzac, Histoire de Saint-Denys, Imprimerie nationale, Paris, 1861, tome I, p. cxxiii et suivantes (contient la liste complte des abbs de Saint-Denis) Dom Michel Flibien, Histoire de l'Abbaye royale de Saint-Denis, Paris, 1706 (contient la liste complte des abbs de Saint-Denis)

Abbazia di Saint-Denis

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Altri progetti
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Collegamenti esterni
(FR) L'Internaute Magazine: Diaporama (http://www.linternaute.com/sortir/patrimoine/ile-de-france/ seine-saint-denis/edifices-religieux/basilique-saint-denis/1.shtml) (FR) Saint Denis nell'architettura religiosa occidentale (http://architecture.relig.free.fr/denis.htm)

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs
Abbazia di Saint-Germain-des-Prs Abbaye de Saint-German-des-Prs

Esterno Paese Regione Localit Religione Diocesi Francia le-de-France Parigi Cristiana cattolica di rito romano Arcidiocesi di Parigi

Stile architettonico Gotico Inizio costruzione Completamento Sito web 1014 1163 Sito della parrocchia [1]

L'abbazia di Saint-Germain-des-Prs (in francese Abbaye de Saint-Germain-des-Prs) la pi antica chiesa di Parigi. Si apre sull'omonima Place St. Germain des Prs, all'angolo tra Boulevard Saint-Germain e rue Bonaparte.

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs

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La Chiesa
Storia
Le sue origini risalgono al 542 quando re Childeberto I la fece costruire per custodirvi delle reliquie di San Vincenzo che egli aveva ricevuto in Spagna durante l'assedio di Saragozza: Childeberto stava infatti assediando la citt quando ud che la popolazione si era posta sotto la protezione di San Vincenzo. Questo lo port a scegliere di interrompere l'assedio per non contrastare la protezione divina invocata e come tale lasci la citt. In segno di gratitudine per aver interrotto le ostilit, il vescovo di Saragozza gli offr in dono la stola di San Vincenzo che in quella citt era conservata. Posta quindi sotto patronato reale, l'abbazia divenne una delle pi ricche di Francia; essa accolse un importante scriptorium gi a partire dall'XI secolo e rimase un centro della vita intellettuale cattolica francese sino alla Rivoluzione francese. Nel 558 la chiesa venne ufficialmente dedicata a San Vincenzo ad opera di Germano, vescovo di Parigi, il 23 dicembre; quello stesso giorno Childeberto mor. Per commemorare questi eventi, presso la chiesa venne L'interno eretto anche un monastero, i cui abati avevano giurisdizione temporale e spirituale sull'area del quartiere di Saint-Germain, che si era formato attorno alla chiesa (questo privilegio ebbe valore sino al 1670). La chiesa venne quindi saccheggiata pi volte ed incendiata dai Normanni nel IX secolo sino a venire ricostruita nel 1014 e completata nel 1163, quando venne dedicata da papa Alessandro III in persona. Il santo patrono scelto fu San Germano di Parigi (in francese, appunto, Saint Germain de Paris), quello stesso vescovo che aveva consacrato l'antica chiesa e che era stato successivamente canonizzato. Le grandi mura di Parigi, erette sotto il regno di Filippo II di Francia, non comprendevano la chiesa, il che consent al complesso di espandersi ulteriormente. Venne costruito un nuovo refettorio per il monastero ad opera di Pierre de Montereau attorno al 1239 (questi fu pi tardi l'architetto della Sainte-Chapelle). Il portale venne realizzato nel XII secolo e, dopo che questo croll rovinosamente nel 1604, venne rimpiazzato da un nuovo portale classicheggiante nel 1606, eseguito da Marcel Le Roy. Nel Seicento l'abbazia era divenuta una potentissima sede benedettina e nel 1618 vi sorse la congregazione di San Mauro, che la rese un fondamentale centro culturale. Venne soppressa durante la Rivoluzione, dopo che gran parte dell'edificio era andata distrutta in un incendio nel 1794. Nelle vicinanze del monastero ebbe luogo uno degli episodi pi feroci della Rivoluzione Francese: il massacro di 318 preti da parte della folla, il 3 settembre 1792.

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs

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Descrizione
La chiesa attuale, costruita nell'XI secolo circa, stata restaurata nel XIX secolo da Victor Baltard. Vi si accede tramite il portale marmoreo romanico preceduto da un protiro barocco posto sotto una delle torri originarie, l'unica sopravvissuta, che contiene nella cella campanaria una delle pi antiche campane di Francia. Un secondo ingresso sul lato destro della chiesa e, anch'esso in stile barocco, opera di Marcel Le Roy che lo realizz nel 1606. All'incrocio del transetto, ai due lati del coro, si trova ci che resta di antichi campanili, ora ridotti a due tozze torri alte fino al cleristorio della navata centrale. Nell'area absidale, inoltre, si possono vedere i molti archi rampanti che sostengono il coro. All'interno vi un'interessante mescolanza di stili. Esso, per la maggior parte frutto dei restauri del XIX secolo, a tre navate con cappelle laterali, transetto a met chiesa e ampio coro con abside semicircolare circondato da un deambulatorio con cappelle radiali. La navata centrale e il transetto sono decorati con affreschi imitanti il mosaico, mentre il coro nella parte inferiore decorato con mosaici su sfondo dorato, in quella superiore, che oltre al cleristorio comprende anche un semplice triforio, da affreschi in stile. Fra le vetrate conservate all'interno della chiesa, le pi antiche sono nella cappella di Santa Genoveffa e risalgono al XIII secolo. Tra le sepolture famose si ricordano quelle del filosofo Cartesio, del poeta Nicolas Boileau, di Jean Mabillon, fondatore della paleografia e della diplomatica, e del Re Giovanni II Casimiro di Polonia, divenuto abate di Saint Germain des Prs nel 1669.

Organo
Sulla cantoria in controfacciata si trova l'organo a canne della chiesa, costruito nel 1805 e ricostruito nel 1973 dall'organaro Haerpfer[2]. Prima dell'organo ottocentesco ve ne erano stati altri due: il primo risalente al XV secolo, il secondo costruito nel 1667 e nel 1798 trasferito nella Chiesa di Saint-Eustache. Lo strumento attuale (2011), a trasmissione meccanica, ha quattro tastiere di 56 note ciascuna ed una pedaliera di 30. Di seguito, la sua disposizione fonica:
Prima tastiera - Positif Montre Bourdon Prestant Flte Nasard Doublette Tierce Larigot Cornet Plein Jeu Trompette Cromorne Clairon 8 8 4 4 2.2/3' 2 1.3/5' 1.1/3' III V 8 8 4

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Seconda tastiera - Grand Orgue Montre Montre 16 8

Flte chemine 8 Prestant Doublette Fourniture Mixture Voix humaine 4 2 III VIII 8

Terza tastiera - Rcit expressif Viole Cleste Bourdon Prestant Flte Flte Cornet Cymbale Bombarde Trompette 8 8 8 4 4 2 V V 16 8

Basson-Hautbois 8 Clairon 4

Quarta tastiera - Bombarde Bourdon Bourdon Flte 16 8 4

Grande Tierce 3.1/5' Nasard Quarte Tierce Sifflet Cornet Bombarde 2.2/3' 2 1.3/5' 1 V 16

1re Trompette 8 2 Trompette Clairon 8 4

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Pdale Flte Soubasse Quinte Principal Bourdon Principal Mixture 16 16 10.2/3' 8 8 4 VIII

Bombarde 16 Trompette 8 Clairon 4

Il palazzo abbaziale
Il palazzo abbaziale in pietra e mattoni fu costruito nel 1586 per Carlo di Borbone, cardinale ed abate di Saint-Germain e, per brevissimo tempo, Re di Francia. Pi di dieci abati si susseguirono sino alla Rivoluzione, quando il palazzo fu venduto. James Pradier, scultore del XIX secolo, famoso per le sue sculture femminili, install qui il suo studio. Il palazzo rinomato soprattutto per l'abbinamento di vari materiali e per le belle finestre verticali.

Elenco degli abati[3]


L'Abbazia nel 1687

543-580: San Drottoveo di Parigi 580-606: Scubilion 606-618: Didier 618-636: Gautelon 636-6??: Germain 6??-???: Sigon ???-???: Childeran ???-???: Hunfrid ???-697: Authaire I 697-???: Valdromer ???-???: Chedelmaire ???-???: Babon 730-73?: Sigefroi 73?-735: Authaire II 735-775: Landfroy 775-???: Wichad ???-811: Robert I

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs 811-829: Hirminon 829-841: Hilduin I, vescovo di Parigi e abate di Saint-Denis 841-849: Ebron 849-857: Gozlin I, vescovo di Parigi 857-860: Hilduin II 860-881: Gozlin II, vescovo di Parigi 881-892: Ebles ( 2 ottobre 892), figlio di Bilchilde, cancelliere del re degli Eudi 892-893: Hubold 893-923: Roberto II, re dei Franchi, abate laico 923-956: Ugo I il Grande, figlio del precedente, abate laico 956-979: Ugo II Capeto, figlio del precedente, re di Francia, abate laico 979-987: Gualon 987-990: Albric 990-1014: Morard 1014-1026: Ingon 1026-1030: Guglielmo I da Volpiano 1030-1060: Adraud 1060-1066: Hubert 1066-1072: Robert III 1072-1082: Pierre I de Loiselves 1082-10??: Hugues III 10??-10??: Isembert 10??-1109: Rainauld (1) 1109-11??: Guillaume II 11??-1116: Rainauld 2) 1116-1146: Hugues IV de Saint-Denis 1146-1147: Gilon 1147-11??: Hugues V de Crpy 11??-11??: Geoffroy 11??-1162: Thibauld 1162-1182: Hugues VI de Moncelle 1182-1192: Foulques 1192-1204: Robert IV 1204-1216: Jean I de Vernon 1216-1220: Hugues VII de Flacourt 1220-1224: Gauthier 1224-1235: Odon 1235-1244: Simon de Maulon 1244-1247: Hugues VIII d'Issiac 1247-1255: Thomas de Maulon 1255-1278: Grard de Moret 1278-1288: Raymond de Cumne 1288-12??: Jean II de Cumne 12??-1303: Jean III 1303-1334: Pierre II de Courpalay

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1334-1353: Jean IV de Prcy 1353-1359: Geoffroy II

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs 1359-1361: Nicolas Deladite 1361-1387: Richard de Laitre 1387-1418: Guillaume III L'vque 1418-1436: Jean V Bouron 1436-1436: Drogon de Montamdier 1436-1460: Herv Morillon 1460-1461: Henri Men 1461-1484: Robert V de Lespinasse 1484-1503: Geoffroi III Floreau l'abbazia viene passata in commenda.
Periodo [4] Abate Guillaume IV Brionnet Note Cardinale nel 1495, arcivescovo di Parigi.

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10 febbraio 1504 - 16 novembre 1507) 16 novembre 1507 - 24 gennaio 1534 24 gennaio 1534 - 22 aprile 1562 11 maggio 1562 - 9 maggio 1590 9 maggio 1590 - 20 luglio 1594 1594 - ?

Guillaume V Brionnet

Figlio del precedente, vescovo di Lodve e Meaux.

Franois I de Tournon

Cardinale nel 1530, arcivescovo di Bourges, Auch e Lione.

Carlo I di Borbone

Principe del sangue, cardinale nel 1547, arcivescovo di Rouen.

Carlo II di Borbone

Principe del sangue, nipote del precedente, cardinale nel 1582, arcivescovo di Rouen.

Jean VI Percheron

Abate fiduciario; le rendite dell'abbazia vennero percepite da Francesco di Borbone-Conti, fratello dell'abate precedente. Abate fiduciario; le rendite dell'abbazia vennero percepite dalla vedova di Francesco di Borbone-Conti, Luisa Margherita di Lorena sino al 1623.

? - 1617

Louis I Buisson

1623 - 12 ottobre 1668 1668 - 16 dicembre 1672 1672 - 1683 gennaio 1697 - 10 aprile 1704 10 aprile 1704 - 18 dicembre 1714 1 gennaio 1715 - 26 luglio 1737 15 agosto 1737 - 16 giugno 1771 22 gennaio 1774 ottobre 1777 [5] - 21

Enrico II di Borbone-Verneuil Bastardo di Francia, duca di Verneuil, vescovo di Metz. Giovanni VII Casimiro Vasa Luigi II Cesare di Borbone Guillaume VI Egon de Furstenberg Csar d'Estres Precedentemente re di Polonia. Bastardo di Francia, conte di Vexin Cardinale nel 1685, vescovo di Strasburgo.

Cardinale nel 1671, vescovo di Albano.

Henri III Pons de Thiard de Bissy Luigi III di Borbone-Cond

Cardinale nel 1715, vescovo di Maux.

Principe del sangue, conte di Clermont-en-Argonne.

Charles III Antoine de La Roche-Aymon

Cardinale nel 1771, arcivescovo di Reims.

Charles-Antoine de La Roche-Aymon fu l'ultimo abate commendatario di Saint-Germain-des-Prs. Dalla sua morte alla soppressione degli ordini religiosi nel 1791, non venne pi eletto alcun abate.

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs

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Galleria fotografica

Campanile della chiesa dell'abbazia di Saint-Germain-des-Prs

il portale laterale di Marcel Le Roy, 1606

la parte absidale

l'interno con l'organo

il Coro dell'abbazia

Altare della chiesa dell'Abbazia di Saint-Germain-des-Prs

antica vetrata del XIII secolo

antica vetrata con Sposalizio della Vergine e Annunciazione, XIII secolo

La tomba di Cartesio all'interno di Saint-Germain-des-Prs

Tomba di Giovanni II Casimiro di Polonia

Abbazia di Saint-Germain-des-Prs

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Note
[1] http:/ / www. eglise-sgp. org/ [2] Fonte (http:/ / orgue. free. fr/ a6o8. html) [3] par Dom Bouillart (http:/ / books. google. fr/ books?id=MyoafoiWGtgC& pg=PR3& dq=histoire+ de+ l'abbaye+ royale+ de+ saint+ germain+ des+ prs+ dom+ bouillart& hl=fr& ei=CdsxTZn7I4mbOu_3vLYC& sa=X& oi=book_result& ct=result& resnum=1& ved=0CCcQ6AEwAA#v=onepage& q& f=false) [4] Honor Fisquet, La France pontificale (Gallia christiana), archidiocse de Paris, vol. 2, E. Repos, Paris, 1864-1873 , pp.267-309. [5] Dom Claude Devic, dom Joseph Vaisste, Histoire gnrale de Languedoc, vol. IV, Privat, Toulouse, 1876 (rimp. 2003) (ISBN 2-84575-165-6) , p.260, donne la date de 1772

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Collegamenti esterni
(FR) Sito ufficiale della parrocchia (http://www.eglise-sgp.org/)

Architettura longobarda
L'architettura longobarda costituita dall'insieme delle opere architettoniche realizzate in Italia durante il regno dei Longobardi (568-774), con residuale permanenza nell'Italia meridionale fino al X-XI secolo (Langobardia Minor), e commissionate dai re e dai duchi longobardi. L'attivit architettonica sviluppata in Langobardia Maior andata in gran parte perduta, per lo pi a causa di successive ricostruzioni degli edifici sacri e profani eretti tra VII e VIII secolo. A parte il Tempietto longobardo di Cividale del Friuli, rimasto in gran parte intatto, gli edifici civili e religiosi di Pavia, Monza o altre localit sono stati ampiamente rimaneggiati nei secoli seguenti. Ancora integre rimangono cos soltanto poche architetture, o perch inglobate negli ampliamenti successivi - come la chiesa di San Salvatore a Brescia) -, o perch periferiche e di modeste dimensioni - come la chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio. Testimonianze maggiormente fedeli alla forma originale si ritrovano, invece, nella Langobardia Minor: a Benevento si conservano la chiesa di Santa Sofia, un ampio tratto delle Mura e la Rocca dei Rettori, unici esempi superstiti di architettura militare longobarda, mentre altre testimonianze si sono conservate in centri minori del ducato beneventano e a Spoleto. Un insieme di sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, compreso nel sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", stato inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanit dell'Unesco nel giugno 2011.

Architettura longobarda

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Chiesa di Santa Sofia (Benevento), interno

Contesto storico
Giunti in Italia nel 568, i Longobardi non riuscirono mai a occupare completamente la Penisola e il loro regno rimase sempre ripartito in due aree nettamente individuate: la Langobardia Maior, corrispondente all'Italia settentrionale fino alla Tuscia e pi strettamente controllata dai re insediati a Pavia, e la Langobardia Minor, nel centro-sud. Il regno era inoltre ripartito in vari ducati, le cui tendenze autonomiste perdurarono fino alla caduta del regno (774), bench in progressiva regressione a favore del potere centrale. Alla parziale frammentazione politica, tuttavia, non corrispose un'analoga disomogeneit culturale: la societ longobarda mantenne caratteristiche e linee evolutive comuni in tutto il regno, favorendo lo sviluppo di un'arte dai tratti peculiari. I Longobardi rimasero per decenni una ristretta aristocrazia militare, che persegu coscientemente una politica di netta separazione rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione, romanica e cattolica. I domini longobardi alla morte di Rotari (652) Con il passare del tempo i tratti segregazionisti andarono stemperandosi, soprattutto con il processo di conversione al cattolicesimo avviato dalla dinastia Bavarese. Il VII secolo fu segnato da questo progressivo avvicinamento, parallelo a un pi ampio rimescolamento delle gerarchie sociali, che nell'VIII secolo approd a un'integrazione che, sebbene mai completata, consent la compartecipazione di entrambe le componenti del regno alla sviluppo dell'arte longobarda, tanto da rendere spesso impossibile distinguere l'origine etnico-culturale degli artisti. Lo sviluppo artistico dell'architettura religiosa, civile e militare longobarda risent di molteplici contatti con altre tradizioni europee: particolarmente stretti furono i rapporti, inizialmente di derivazione di modelli e in seguito di

Architettura longobarda contaminazione verso nuove e originali forme espressive, con la tradizione paleocristiana di Roma e con quella bizantina affermatasi a Ravenna[1]. Nel contesto europeo, uguale funzione di modello e spunto d'ispirazione ebbero i rapporti, politici ma anche artistici e culturali, con l'Impero bizantino, mentre con il Regno franco il flusso di conoscenze e di stilemi ebbe piuttosto direzione inversa. Notevole, in ambito religioso, fu l'impulso dato da diversi sovrani longobardi (Teodolinda, Liutprando, Desiderio) alla fondazione di monasteri, strumenti al tempo stesso di controllo politico del territorio e di evangelizzazione in senso cattolico di tutta la popolazione del regno. Tra i monasteri fondati in et longobarda, spicca l'Abbazia di Bobbio, fondata da san Colombano.

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Caratteristiche
Gli edifici pi antichi eretti in epoca longobarda in Italia, e in particolare nella capitale del regno, Pavia, sono andati in gran parte distrutti o sono stati ampiamente rimaneggiati in et successive; tuttavia, possibile individuare una tendenza di sviluppo in direzione anti-classica attraverso i pochi resti ancora visibili e alcune ricostruzioni grafiche. La distrutta chiesa pavese di Santa Maria in Pertica mostrava, per esempio, una pianta tipicamente romana - ottagonale con deambulatorio e giro interno di colonne -, ma l'altissimo corpo centrale costituiva una struttura completamente inedita. Allo stesso modo, il Battistero Un tratto delle Mura di Benevento con Port'Arsa, la porta romana di San Giovanni ad Fontes di Lomello marc il distacco sulla via Appia Antica inglobata nella successiva costruzione militare dalla compattezza paleocristiana attraverso il longobarda verticalismo dell'ottagono centrale[1]. Nonostante la perdita di gran parte degli edifici eretti tra VI e VII secolo, le tracce sopravvissute sono sufficienti a confermare l'attivit architettonica commissionata dai Longobardi, che nella costruzione di edifici di prestigio civili e religiosi vedevano, come gi i Romani, un mezzo per affermare e legittimare la loro autorit[2]. Tra VII e VIII secolo l'architettura longobarda evolse in una direzione originale: si registr una ripresa dell'interesse verso l'arte classica, come testimoniato da numerosi riferimenti a espressioni artistiche dell'area mediterranea. L'intrecciarsi di vari modelli, a volte anche in modo contraddittorio, e lo sviluppo di nuove tecniche costruttive culminarono negli edifici eretti durante il regno di Liutprando (712-744), in particolare a Cividale del Friuli. I Longobardi migliorarono con il tempo i rapporti con i loro sudditi romanici e mostrarono una spinta verso una rinascita culturale[1]; in campo architettonico, diversi edifici longobardi di questo periodo, dal Tempietto longobardo di Cividale al Monastero di San Salvatore di Brescia, mostrarono echi ravennati[3]. Particolare impulso ricevette in quest'epoca la fondazione di monasteri, sia come manifestazione della fede dei committenti, sia come creazione di luoghi di rifugio per i beni e, a volte, le persone stesse che decidevano la loro fondazione. Re Desiderio (756-774), imitato da numerosi duchi, diede notevole impulso a tale tendenza, promuovendo ambiziose imprese architettoniche, che non trovavano confronti nellEuropa dell'epoca[2]. Se nella Langobardia Maior lo sviluppo autonomo dell'arte longobarda conobbe una cesura nel 774, in seguito alla sconfitta di Desiderio a opera dei Franchi di Carlo Magno e alla conseguente incorporazione del Regno longobardo nell'Impero carolingio, nella Langobardia Minor il percorso artistico di matrice longobarda pot continuare a svilupparsi ancora per secoli, fino all'avvento dei Normanni (XI secolo). La sostanziale unitariet dell'architettura longobarda per testimoniata dal pi importante edificio longobardo in Italia meridionale, la chiesa di Santa Sofia a

Architettura longobarda Benevento: eretta nell'VIII secolo, segue chiaramente il modello con corpo centrale slanciato di Santa Maria in Pertica, ma integrato da elementi bizantini come l'articolazione dei volumi, segno di rapporto dialettico e non di mero rifiuto con vari modelli culturali[1], e la stessa struttura di base, che si ricollega all'omonima basilica di Costantinopoli[3]. Privi di una tradizione architettonica propria, i Longobardi si rivolsero a manodopera locale, grazie anche all'esistenza di un'industria della costruzione gi organizzata in corporazioni e specializzazioni in grado di garantire livelli esecutivi elevati. Per questo motivo, all'uniformit artistica generale dei complessi monumentali voluti dai Longobardi si affianc una certa variet di realizzazione, con richiami differenti: pi marcati furono i tratti di ascendenza merovingia nella Neustria, mentre si ebbero maggiori influenze bizantine in Friuli, anche se in una rete di richiami e rimandi reciproci comune a tutta Italia[2].

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Cronologia
Successione cronologica dei lavori di costruzione delle principali opere dell'architettura longobarda delle quali si sono conservate vestigia o notizie. In numerosi casi non si tuttavia trattato di edificazioni ex novo, ma di restauri, rifacimenti e ristrutturazioni, anche radicali, di edifici preesistenti, risalenti all'architettura paleocristiana o a quella romana. Le date riportate sono quelle associate ai vari edifici dalla tradizione, oppure richiamano il periodo di regno del sovrano che, in base alle fonti, promosse i lavori.

VI secolo
585 circa - Basilica Autarena (Fara Gera d'Adda) 595 circa - Palazzo Reale (Monza) 595 circa - Basilica di San Giovanni Battista (Monza) altri edifici risalenti al VI secolo, ma dei quali non si conoscono le date esatte di costruzione: Mura di Benevento, primo tratto

VII secolo
610 circa - Complesso di San Giovanni Battista (Torino) 635 circa - Basilica di San Giovanni Battista (Pavia) 650 circa - Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia) 657 - Monastero di San Salvatore (Pavia) 677 - Chiesa di Santa Maria in Pertica (Pavia) 680 circa - Palazzo Reale (Pavia), ampliamenti di Pertarito (Porta Palatina) altri edifici risalenti al VII secolo, ma dei quali non si conoscono le date esatte di costruzione: Battistero di San Giovanni ad Fontes (Lomello) Basilica di San Giovanni Evangelista (Castelseprio), ricostruzione Chiesa di Santo Stefano Protomartire (Rogno) Rocca dei Rettori (Benevento) Santuario di San Michele Arcangelo (Monte Sant'Angelo), ricostruzione Tempietto del Clitunno (Campello sul Clitunno)
Basilica Autarena (Fara Gera d'Adda), abside

Architettura longobarda

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VIII secolo
730-740 circa - Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro (Pavia) 730-740 circa - Palazzo Reale (Pavia), ampliamenti di Liutprando (cappella palatina) 740 circa - Complesso episcopale del patriarca Callisto (Cividale del Friuli) 750 circa - Tempietto longobardo (Cividale del Friuli) 753 - Monastero di Santa Giulia con la chiesa di San Salvatore (Brescia) 758 - Badia Leonense (Leno) 760 - Chiesa di Santa Sofia (Benevento) 760-770 - Mura di Benevento, ampliamenti di Arechi II 774 circa - Convento di Santa Sofia (Benevento) altri edifici risalenti all'VIII secolo, ma dei quali non si conoscono le date esatte di costruzione: Monastero di Torba (Castelseprio), cripta e ristrutturazione del Torrione Basilica di Santa Maria (Cubulteria) Chiesa di San Salvatore (Spoleto) Abbazia di San Pietro in Valle (Ferentillo)
Chiesa di San Salvatore (Spoleto), navata

IX secolo
830-840 circa - Chiesa di Santa Maria foris portas (Castelseprio)

L'architettura longobarda nella Langobardia Maior


Pavia
Il centro pi importante della cultura longobarda fu Pavia, capitale del regno dal 625 al 774, dove per la maggior parte degli edifici eretti tra il VII e l'VIII secolo andata distrutta o ha subito modifiche radicali. Restano per, accanto ai frammenti architettonici conservati nel Museo Civico, ricostruzioni grafiche e alcuni resti ancora visibili. Fondata nel 677 e ora distrutta, la chiesa di Santa Maria in Pertica doveva il suo nome all'antica tradizione longobarda, di ascendenza pagana, di onorare con pali conficcati nel terreno (perticae, appunto) i guerrieri caduti in battaglie lontane[4]. A pianta circolare, aveva un deambulatorio che formava un anello, delimitato da sei colonne. Il corpo centrale, a differenza di altre basiliche a pianta rotonda come quelle di Costantinopoli o di Ravenna, era estremamente slanciato e fu Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia), cripta il riferimento pi immediato per architetture successive, come la Cappella Palatina di Aquisgrana o la chiesa di Santa Sofia a [1] Benevento . Un esempio longobardo della stessa tipologia sopravvissuto fino a oggi il Battistero di San Giovanni ad Fontes, nella vicina Lomello.

Architettura longobarda Il principale edificio religioso pavese in et longobarda fu la chiesa di Sant'Eusebio, gi costruita come cattedrale ariana da Rotari (636-652) e in seguito fulcro della conversione al cattolicesimo dei Longobardi avviata da Teodolinda e in seguito sostenuta, proprio a Pavia, da re Ariperto I (653-661) e dal vescovo Anastasio[1]. Del VII secolo resta oggi la cripta, che, sebbene rimaneggiata in epoca romanica, mostra ancora alcuni capitelli, rara testimonianza di scultura longobarda che mostra un allontanamento dall'arte classica attraverso forme originali ispirate all'oreficeria[1]. Scarsi i resti di epoca longobarda della basilica di San Pietro in Ciel d'Oro, edificata secondo la tradizione da Liutprando per accogliere le spoglie di sant'Agostino e completamente ricostruita alla fine del XII secolo, e del Palazzo Reale, principale edificio civile dell'architettura longobarda pavese, distrutto nell'XI secolo. Del tutto perdute sono le architetture longbarde della basilica di San Giovanni Battista, costruita su iniziativa della regina Gundeperga intorno al 635, e del monastero di San Salvatore, fondato da re Ariperto I nel 657.

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Monza
La citt di Monza fu spesso utilizzata come capitale estiva del regno, soprattutto per impulso di Teodolinda, regina dei Longobardi dal 589 al 626. La sovrana vi edific un Palazzo Reale come residenza estiva e vi annesse una cappella palatina dedicata a san Giovanni Battista (595 circa). Presto l'oratorio fu ampliato e trasformato in una basilica, sempre dedicata all'evangelista, che nel 603 era senza dubbio gi consacrata, tanto che l'abate Secondo di Non vi pot battezzare il figlio di Teodolinda e Agilulfo, l'erede al trono Adaloaldo. Palazzo e basilica furono completamente demoliti tra XIII e XIV secolo per lasciar spazio alla costruzione dell'attuale duomo di Monza; degli edifici longobardi sono rimasti soltanto pochi materiali edilizi e una torre inclusa nell'abside dell'attuale duomo. Fonti scritte testimoniano che la basilica era a tre navate e preceduta da un atrio quadriportico[5].

Castelseprio
Demolito, tra 1490 e 1492, anche il complesso sacro di San Giovanni di Torino[6], attualmente la principale testimonianza architettonica longobarda della Neustria al di fuori di Pavia l'area archeologica di Castelseprio (Varese), antica e abbandonata cittadella longobarda[7]. In seguito alla distruzione condotta dai Visconti nel tardo XIII secolo, della fortezza di collina longobarda, esempio di nesso diretto con l'architettura militare romana dei castrum, rimangono solo alcune tracce archeologiche, che tuttavia consentono di identificare un tessuto abitativo che attesta il reimpiego longobardo della preesistente cittadella romana e un'imponente cinta muraria[2].

Chiesa di Santa Maria foris portas (Castelseprio), esterno

All'VIII secolo risale la fondazione, presso le mura, del Monastero di Torba; la chiesa di Santa Maria, ricostruita durante il Basso Medioevo, conserva ancora tracce ben visibili di un campanile a pianta quadrata, una cripta ad ambulacro e piccoli resti di affreschi della costruzione originaria[8]. Ancora integro invece il Torrione, gi apice della cinta muraria; edificato con materiale di recupero tratto dal castrum romano, risale forse all'epoca del Regno ostrogoto[8] e in tarda et longobarda venne annesso al monastero, che ne occup il primo e il secondo piano come sepolcreto e oratorio[2]. A questa fase risalgono gli affreschi, parzialmente conservati, che ritraggono la badessa Aliperga e un Ges tra santi e apostoli[8] con un'iconografia che rimanda per certi aspetti quella del Tempietto di Cividale[2].

Architettura longobarda Il principale complesso religioso di Castelseprio era la basilica di San Giovanni Evangelista con l'annesso battistero ottagonale, ristrutturati dai Longobardi nel VII secolo e oggi in rovine; ancora integra invece la Chiesa di Santa Maria foris portas, risalente all'ultimo scorcio dell'et longobarda (ma possibile che la costruzione sia di poco posteriore, dei primi anni della dominazione carolingia[7]) e ospitante uno dei pi raffinati cicli pittorici dell'Alto Medioevo[2].

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Bergamo
Presso Bergamo, sede di uno dei pi importanti ducati longobardi dell'Austria, si conservano alcune tracce di antiche costruzioni religiose longobarde, ampiamente rimaneggiate in epoche successive. A Fara Gera d'Adda la basilica Autarena, fondata da Autari (584-590), aveva originariamente una struttura basilicale a tre navate con pareti costruite in laterizio; della costruzione originaria oggi rimane solo l'abside centrale, poligonale, esternamente scandito da lesene piatte raccordate da archi a tutto sesto. Tra le lesene centrali dell'abside erano inserite sottili monofore[9]. A Rogno, in Val Camonica, la chiesa di Santo Stefano Protomartire conserva la facciata longobarda risalente al VII secolo, poi inglobata nei rifacimenti successivi. Le tracce superstiti consentono di individuare un portale a tutto sesto, aperto in laterizio nella facciata in pietra, sormontato da tre finestre (una successivamente murata), anch'esse a tutto sesto e in laterizio, affiancate e di uguali dimensioni[10].

Chiesa di Santo Stefano Protomartire (Rogno), facciata

Brescia
Tra i monumenti longobardi di Brescia, spicca per valore architettonico il complesso conventuale di Santa Giulia, che ingloba la chiesa di San Salvatore. Il monastero, fondato nel 753 da re Desiderio (allora ancora duca di Brescia) e da sua moglie Ansa, che misero a guida del complesso la figlia Anselperga come prima badessa, fu ampiamente rimaneggiato e arricchito nei secoli seguenti, tanto che al caratteristico stile longobardo si sono aggiunte numerose altre tipologie architettoniche, oltre ad affreschi di Paolo da Caylina. Del nucleo originario si conserva la struttura a tre navate scandite da colonne e capitelli in parte di et classica e reimpiegate nel nuovo edificio, in parte di manifattura bizantina, in parte creazione originale in loco. La chiesa, con transetto a tre absidi, era interamente decorata da stucchi e affreschi, tanto da costituire con il Tempietto di Cividale uno dei pi ricchi e meglio conservati apparati ornamentali dell'Alto Medioevo. In gran parte perduta la decorazione della cripta, anch'essa a tre absidi, si parzialmente conservato il corredo liturgico marmoreo[2].

Chiesa di San Salvatore (Brescia), interno

Un altro monumento architettonico longobardo del Bresciano la Badia Leonense, antico monastero benedettino fondato da Desiderio nel 758 presso Leno con lo scopo di diffondere la regola benedettina nella zona della pianura

Architettura longobarda Padana. Oggi dell'antica abbazia rimangono solo gli scavi archeologici, dai quali sono stati rinvenuti vari oggetti monastici[11].

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Cividale
Il monumento pi celebre e meglio conservato dell'architettura longobarda si trova a Cividale, capoluogo dell'importante Ducato del Friuli, ed il cosiddetto Tempietto longobardo. Testimonianza della Rinascenza liutprandea, fu edificato verso la met dell'VIII secolo, probabilmente su iniziativa di Astolfo (duca del Friuli dal 744 al 749 e re dei Longobardi dal 749 al 756) come cappella palatina, nel luogo dove un tempo sorgeva la gastaldia. Quando quest'ultima venne trasformata in monastero il tempietto assunse la denominazione di "oratorio di Santa Maria in Valle". composto da un'aula a base quadrata, con presbiterio sotto un loggiato a tre campate con volte a botte parallele. Il lato ovest era l'antica parete d'ingresso e qui restano cospicui resti di una straordinaria decorazione a stucchi e ad affresco; nel fregio al livello superiore, liberamente sovrapposto agli elementi architettonici dell'edificio come le finestre, spiccano otto figure a Tempietto Longobardo (Cividale del Friuli), rilievo di sante, in stucco, eccezionalmente ben conservate. L'abside interno era anticamente mosaicato, ma oggi non resta traccia della decorazione[2]. Il Tempietto particolarmente importante perch segna la convivenza di motivi prettamente longobardi (nei fregi, per esempio) e una ripresa dei modelli classici, creando una sorta di continuum aulico ininterrotto tra l'arte classica, l'arte longobarda e l'arte carolingia (nei cui cantieri lavorarono spesso maestranze longobarde, come a Brescia) e ottoniana[12]. Quasi del tutto perduto, sempre a Cividale, il complesso episcopale risalente al patriarca Callisto, che nel 737 aveva spostato la sede episcopale da Aquileia a Cividale[12], costituito da un insieme di edifici che includeva la basilica, il Battistero di San Giovanni Battista e il Palazzo patriarcale. Gli scavi archeologici hanno restituito solo poche tracce delle opere architettoniche, ma hanno consentito di recuperare alcuni tra i manufatti pi raffinati della scultura longobarda, come il Fonte battesimale del patriarca Callisto e l'Altare del duca Rachis[2].

Architettura longobarda

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L'architettura longobarda nella Langobardia Minor


Benevento
Principale centro politico e culturale della Langobardia Minor, Benevento, capitale dell'omonimo ducato (principato dal 774), conserva alcune tra le vestigia architettoniche meglio conservate, grazie anche all'autonomia dei principi longobardi fino all'XI secolo. Ancora fedele alla pianta originale la chiesa di Santa Sofia, fondata nel 760 da Arechi II; la costruzione di un edificio religioso a forte impatto monumentale era parte della sua politica di prestigio, che si sviluppava anche attraverso il mecenatismo architettonico[2]. Caratterizzata da una pianta centrale e da un'originale struttura con nicchie stellari, possiede tre absidi e La Rocca dei Rettori vista da nord. A sinistra il Torrione, unico notevoli resti di affreschi sulle pareti. I rimandi artistici edificio superstite dell'originale costruzione longobarda sono molteplici: da un lato, il corpo centrale slanciato richiama la tradizione propria dei Longobardi gi affermata a Pavia, nella chiesa di Santa Maria in Pertica; dall'altro, l'articolazione dei volumi palesa i rapporti dialettici con l'architettura bizantina[1]. Le aspirazioni monumentali di Arechi si tradussero in una struttura complessa, scandita da colonne e pilastri disposti a formare un esagono centrale e un decagono concentrico. Le basi e i capitelli delle colonne sono esempi di reimpiego di materiale d'et classica, accuratamente selezionato[2]. Annesso a Santa Sofia c'era un monastero femminile, completamente ristrutturato in et romanica; del precedente edificio longobardo si conservano solo alcune tracce nel chiostro[2]. Benevento conserva ancora un ampio tratto delle Mura e la Rocca dei Rettori, unici esempi superstiti di architettura militare longobarda. Le Mura, innalzate tra VI e VII secolo e ampliate nell'VIII da Arechi II, si fondano su un basamento di blocchi di pietra calcarea e tufacea, mentre la parte pi elevata un opus incertum di ciottoli di fiume legati a malta, con innesti irregolari di laterizi e pietre squadrate recuperate dalla spogliazione di edifici pi antichi. Della cinta muraria fanno parte anche porzioni superstiti delle mura romane, con alcune porte (come Port'Arsa, aperta sulla via Appia Antica); in stato di rudere sono le torri che intervallavano le mura, tra cui la Torre della Catena[13]. La Rocca dei Rettori era il fortilizio pi elevato della cittadella di Benevento; dell'epoca longobarda rimane il Torrione angolare, mentre il resto del castello il risultato di rifacimenti successivi. Alto 28m, il Torrione ha pianta poligonale e nelle sue pareti si riconoscono diverse pietre provenienti da edifici di et romana. Verso l'esterno si aprono bifore ogivali, mentre sul terrazzo si elevano due torrette[14].

Architettura longobarda Centri minori del Ducato di Benevento Nei pressi di Benevento, ad Alvignano, la basilica di Santa Maria di Cubulteria un esempio di sintesi tra stilemi longobardi e stilemi bizantini: eretta tra VIII e IX secolo sui resti di un tempio romano, a tre navate scandite da pilastri in mattoni sormontati da archi a tutto sesto. L'interno, estremamente lineare, chiuso da un'abside cieco semicircolare, mentre all'esterno la facciata a salienti caratterizzata da un protiro e da portali e monofore a sesto acuto, tutto sempre in laterizio[15]. Nel territorio del Ducato di Benevento sorgeva anche il santuario di San Michele Arcangelo, fondato prima Basilica di Santa Maria di Cubulteria (Alvignano), facciata dell'arrivo dei Longobardi ma da questi adottato come santuario nazionale a partire dalla loro conquista del Gargano, nel VII secolo. Dopo la conversione al cattolicesimo i guerrieri germanici riservarono una particolare venerazione all'arcangelo Michele, al quale attribuirono le virt guerriere un tempo adorate nel dio germanico Odino[2], avvertito come particolarmente vicino ai Longobardi fin dal loro mito delle origini[16].

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Spoleto
A Spoleto, sede dell'altro grande ducato della Langobardia Minor, l'ispirazione monumentale dei duchi longobardi si manifest nel rifacimento della chiesa di San Salvatore, gi basilica paleocristiana del IV-V secolo e ampiamente rinnovata nell'VIII. A tre navate, ha un presbiterio tripartito coperto da una volta a base ottagonale; l'interno ha perduto l'originale decorazione a stucco e pittorica, ma conserva la ricca trabeazione con fregio dorico, impostata su colonne anch'esse doriche (nella navata) o corinzie (nel presbiterio). Dell'originale facciata dell'VIII secolo, scandita da lesene e divisa in due ordini da una cornice, si persa la ricca decorazione, tranne le cornici delle finestre e i tre portali scolpiti con motivi classici[2]. Presso Spoleto, a Campello sul Clitunno, sorge il Tempietto del Clitunno. In questo caso, a differenza di altre opere architettoniche longobarde, gli ornamenti scolpiti sono originali e non reimpieghi di elementi di et romana; la loro fattura, tuttavia, si inserisce Chiesa di San Salvatore (Spoleto), presbiterio perfettamente nel solco della scultura romana, tanto che perfino il Palladio credette che il Tempietto fosse un'opera originale di et imperiale. un sacello corinzio tetrastilo in antis arricchito da due portici laterali; su tre lati corre un architrave con un'invocazione a Dio in caratteri maiuscoli romani quadrati, rarissimo esempio di epigrafia monumentale altomedievale[2]. A Ferentillo, in Valnerina, l'abbazia di San Pietro in Valle conserva l'originaria navata che risale al VIII secolo e due lastre dell'altare principale, scolpite a bassorilievo, tra cui la Lastra di Orso.

Architettura longobarda

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Note
[1] Pierluigi De Vecchi-Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia, pp. 309-314. [2] Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (http:/ / www. beniculturali. it/ pdf/ 3-LangobardorumDESCRIZIONE. pdf).URL consultato il 03-10-2008. [3] Piero Adorno, L'Alto Medioevo, p. 564. [4] Sergio Rovagnati, I Longobardi, pp. 102-103. [5] "Duomo di Monza. Dalle origini al '300" sul sito ufficiale della basilica (http:/ / www. duomomonza. it/ / index. php?option=com_content& task=view& id=75& Itemid=26).URL consultato il 28-11-2008. [6] Giovanni Battista Semeria, Storia della Chiesa Metropolitana di Torino. [7] De Vecchi-Cerchiari, pp. 346-349. [8] Pier Giuseppe Sironi, Castelseprio. Storia e monumenti, pp. 134-145. [9] Lorenzo Moris-Alessandro Pellegrini, Sulle tracce del romanico in provincia di Bergamo, p. 248. [10] Moris-Pellegrini, p. 209. [11] Baronio, Angelo. Il "dominatus" dell'abbazia di San Benedetto di Leno (http:/ / www1. popolis. it/ abbazia/ Temi/ dominatus. asp). URL consultato il 08-11-2008. [12] De Vecchi-Cerchiari, pp. 315-317. [13] Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. [14] Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della citt di Benevento. [15] Scheda della basilica sul sito della Pro loco alvignanese (http:/ / www. alvignano. net/ index. php?option=com_content& task=view& id=15& Itemid=39).URL consultato il 30-11-2008. [16] Origo gentis Langobardorum, 1; Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 8.

Bibliografia
Fonti primarie
Origo gentis Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Hannover, 1878, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VIIX, 16. (http://la.wikisource.org/wiki/ Origo_gentis_Langobardorum). Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Hannover, 1878, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VIIX, 12219. (http://la.wikisource. org/wiki/Historia_Langobardorum).

Letteratura critica e storiografica


Piero Adorno, L'Alto Medioevo in L'arte italiana, Firenze, D'Anna, 1992, Vol. 1, tomo II, pp. 558-579.. Pierluigi De Vecchi; Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia in L'arte nel tempo, Milano, Bompiani, 1991, Vol. 1, tomo II, pp. 305-317.. ISBN 8845042197 Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della citt di Benevento, Benevento, De Martini, 1979. Lorenzo Moris; Alessandro Pellegrini, Sulle tracce del romanico in provincia di Bergamo, Bergamo, Provincia di Bergamo, 2003. Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L'immagine urbana, Napoli, La Stampa di Ercolano, 1986. Sergio Rovagnati, I Longobardi, Milano, Xenia, 2003. ISBN 8872734843 Giovanni Battista Semeria, Storia della Chiesa Metropolitana di Torino, Torino, 1840. Pier Giuseppe Sironi, Castelseprio. Storia e monumenti, Tradate, Colombo, 1997.

Architettura longobarda Atti e cataloghi Gian Pietro Brogiolo; Alexandra Chavarria Arnau (a cura di), I Longobardi. Dalla caduta dell'Impero all'alba dell'Italia, Cinisello Balsamo, Silvana, 2007. Paolo Verzone, Architettura longobarda a Spoleto e a Pavia in Atti del IV Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Pavia, 10-14 settembre 1967.

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Voci correlate
Longobardi Regno Longobardo Societ longobarda Storia dell'architettura Architettura paleocristiana Architettura bizantina Architettura carolingia Architettura preromanica

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.), candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanit Unesco: Il sito ufficiale della candidatura (http://www.italialangobardorum.it/index.asp?).URL consultato il 03-10-2008. La descrizione dei siti sul sito del Ministero per i Beni e le Attivit culturali (http://www.beniculturali.it/ pdf/3-LangobardorumDESCRIZIONE.pdf).URL consultato il 03-10-2008. (EN) La candidatura sul sito dell'Unesco (http://whc.unesco.org/en/tentativelists/333).URL consultato il 03-10-2008. Sito ufficiale del Duomo di Monza (http://www.duomomonza.it//index.php?option=com_content& task=view&id=75&Itemid=26).URL consultato il 28-11-2008. Testi e immagini sulle rovine di Castelseprio, da "Thule Lombardia" (http://lombardia.thule-italia.org/ ?page=Castelseprio_storia).URL consultato il 08-10-2008. Baronio, Angelo. Il "dominatus" dell'abbazia di San Benedetto di Leno (http://www1.popolis.it/abbazia/Temi/ dominatus.asp). URL consultato il 08-11-2008. Immagini delle Mura di Benevento (http://www.donatocalabrese.it/benevento/cintamur.htm).URL consultato il 08-10-2008. Belardelli, Flavia. "Il paramento lapideo povero" delle mura longobarde di Benevento: criteri di individuazione e intervento (http://www.ambientece.arti.beniculturali.it/soprintendenza/didattica/2006-07/Castelli e borghi/ Il paramento.htm). URL consultato il 08-10-2008. La basilica di Cubulteria sul sito della Pro loco alvignanese (http://www.alvignano.net/index. php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=39).URL consultato il 30-11-2008. Il Tempietto del Clitunno sul sito della Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Umbria (http://www. archeopg.arti.beniculturali.it/index.php?it/126/trevi).URL consultato il 08-10-2008.

Basilica Autarena di Fara Gera d'Adda

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Basilica Autarena di Fara Gera d'Adda


Coordinate geografiche: 453312.8N 93153.6E45.553556N 9.531556E
[1]

La Basilica Autarena di Fara Gera d'Adda si trova nel centro dell'omonimo comune, in provincia di Bergamo. La basilica, edificata dal re longobardo Autari nel corso del VI secolo[2] fu dedicata, originariamente, a sant'Alessandro e successivamente a santa Felicita.

Storia
La prima prova documentale sull'edificio costituita da un diploma di Carlo il Grosso dell'883 in cui citato come ecclesia in onore sancti Alexandri dedicata in loco nuncupante Fara[2]. Quel che resta della basilica stato accorpato nel medioevo nel cosiddetto oratorio di santa Felicita.

Architettura
La chiesa, di cui rimasta solo un'unica navata e l'abside centrale, aveva originariamente una struttura basilicale a tre navate con pareti costruite in laterizio.

Abside della Basilica Autarena

Dalla navata centrale fuoriesce un'abside poligonale la cui parete esterna suddivisa da lesene piatte unite in alto da archi a tutto sesto. Tra le lesene centrali dell'abside erano inserite delle sottili monofore di cui una attualmente murata.

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Basilica_Autarena_di_Fara_Gera_d%27Adda& language=it& params=45_33_12. 8_N_9_31_53. 6_E_region:IT-BG_type:landmark [2] L. Moris, A. Pellegrini, p. 248, op. cit. in bibliografia.

Bibliografia
Lorenzo Moris, Alessandro Pellegrini. Sulle tracce del romanico in provincia di Bergamo. Bergamo, Prov. Bergamo, 2003. Raffaella Poggiani Keller, Filli Rossi, Jim Bishop. Carta archeologica della Lombardia: carta archeologica del territorio di Bergamo. Modena, Panini, 1992. ISBN 88-7686-210-2.

Basilica Autarena di Fara Gera d'Adda

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Voci correlate
Chiesa di Santo Stefano Protomartire Fara Gera d'Adda

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Palazzo Reale (Monza)


Il Palazzo Reale di Monza fu la residenza estiva della corte longobarda a partire dall'ultimo scorcio del VI secolo. L'edificio stato distrutto tra XIII e XIV secolo insieme all'attigua basilica di San Giovanni, per far posto al nuovo Duomo di Monza.

I resti della torre del VI secolo tra l'abside della Cappella di Teodolinda a sinistra e la sacrestia vecchia a destra

Palazzo Reale (Monza)

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Storia
Il palazzo fu costruito per volere della regina Teodolinda alla fine del VI secolo, a partire dal 595 circa. Sorgeva ai limiti dell'abitato di Monza, allora piccolo borgo, in prossimit del fiume Lambro[1]. Paolo Diacono precisa che anche Teodorico il Grande aveva eretto in Monza un proprio palazzo, perch la zona, vicina alle Alpi, temperata d'estate e salubre[2]. Paolo Diacono ricorda anche che gli interni del palazzo erano affrescati con episodi tratti dalla storia dei Longobardi; tali pitture testimoniavano, fra l'altro, l'abbigliamento e l'acconciatura tradizionale del popolo germanico[3] I lavori di costruzione furono eccezionalmente rapidi, tanto da essere conclusi gi nel 602 (al pi tardi, agli inizi del 603), quando vi nacque il figlio di Teodolinda e Agilulfo, il futuro re Adaloaldo[4]. L'erede al trono nel 603 fu battezzato con rito cattolico da Secondo di Non nell'adiacente basilica di San Giovanni, inizialmente cappella palatina della stessa residenza. Il palazzo fu utilizzato come residenza estiva dalla coppia reale, che aveva trasferito provvisoriamente la capitale del Regno longobardo da Pavia a Milano[5]. Una torre longobarda, alta venti metri, tuttora esistente ed inglobata nel complesso absidale dell'attuale Duomo, forse un residuo dell'antico Palazzo Reale[6].

Note

Teodolinda, affresco degli Zavattari, Cappella di Teodolinda, Monza, 1444.

[1] "Duomo di Monza. Dalle origini al '300" sul sito ufficiale della basilica (http:/ / www. duomomonza. it/ / index. php?option=com_content& task=view& id=75& Itemid=26).URL consultato il 28-11-2008. [2] Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 21. [3] Paolo Diacono, IV, 22. [4] Paolo Diacono, IV, 25. [5] Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, p. 43. [6] Augusto Merati, Il Duomo di Monza e il suo Tesoro, pp. 23-29.

Bibliografia
Fonti primarie
Paolo Diacono, Lidia Capo (a cura di), Storia dei Longobardi, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992. ISBN 8804330104

Letteratura storiografica
Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002. ISBN 8846440854 Augusto Merati, Il Duomo di Monza e il suo Tesoro, Monza, Comune di Monza, 1982.

Voci correlate
Basilica di San Giovanni Battista (Monza) Palazzo Reale (Pavia) Teodolinda

Palazzo Reale (Monza) Torre longobarda

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Collegamenti esterni
Il sito ufficiale del Duomo di Monza (http://www.duomomonza.it//index.php?option=com_content& task=view&id=75&Itemid=26).URL consultato il 28-11-2008.

Basilica di San Giovanni Battista (Monza)


La basilica di San Giovanni Battista era una chiesa di Monza, fondata dai Longobardi alla fine del VI secolo. Di essa rimangono pochi resti archeologici e soprattutto la descrizione tramite alcune fonti scritte[1]; al suo posto stato in seguito eretto, tra il XIII ed il XIV secolo, l'attuale Duomo di Monza.

Storia
La chiesa fu fondata intorno al 595 dalla regina Teodolinda come cappella palatina del Palazzo Reale monzese, residenza estiva della corte longobarda[1]. Secondo Paolo Diacono, la regina scelse Monza, gi sede di un palazzo di Teodorico il Grande, perch attratta dal clima e dalla salubrit del borgo; vi consacr quindi l'edificio, che dot di molti oggetti d'oro e d'argento e di terre[2]. La basilica era certamente gi consacrata nel 603, quando l'abate Secondo di Non vi celebr il battesimo del figlio di Teodolinda e Agilulfo, Adaloaldo[3]. Nel 652 accolse le spoglie di re Rotari[4]. La basilica rivest anche un importante ruolo simbolico e sacro nell'immaginario longobardo, legata a diverse leggende. Paolo Diacono riferisce di una visione avuta dal figlio e successore di Rotari, Rodoaldo: a causa della sua empiet aveva profanato la tomba del padre per invidia e per sottrarne i tesori Teodolinda, affresco degli Zavattari, Cappella di fu visitato in sogno da Giovanni Battista in persona, che gli interd Teodolinda, Monza, 1444. l'ingresso nella basilica. Da allora, ogni volta che Rodoaldo tent di varcare la soglia della chiesa, una forza misteriosa lo colp alla gola e lo rigett indietro[5]. La basilica venne anche ricordata nella profezia comunicata, ai tempi di Grimoaldo, da un eremita all'imperatore bizantino Costante II, che mirava alla riconquista dell'Italia: il monaco lo inform infatti che i Longobardi erano invincibili poich protetti da san Giovanni, proprio grazie alla decisione di Teodolinda di costruire la basilica in suo onore[6]. La medesima profezia prediceva la rovina dei Longobardi, quando la devozione verso il santo e la sua basilica sarebbe venuta meno. E infatti Paolo Diacono, che compose la sua Historia Langobardorum dopo la caduta del Regno longobardo, constat:
(LA) (IT)

Quod nos ita factum esse probavimus, qui ante


Langobardorum perditionem eandem beati Iohannis basilicam, quae utique in loco qui Modicia dicitur est constituta, per viles personas ordinari conspeximus, ita ut indignis et adulteris non pro vitae merito, sed praemiorum datione, isdem locus venerabilis largiretur

E questo fatto noi l'abbiamo visto avverarsi, noi che,


prima della rovina dei Longobardi, abbiamo veduto la chiesa del beato Giovanni, che posta nella localit di Monza, amministrata da persone vili, al punto che quel luogo venerabile era concesso a indegni e ad adulteri, non per i meriti di vita, ma per i donativi pagati

Basilica di San Giovanni Battista (Monza)

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(Paolo Diacono, Historia Langobardorum, V, 6)

L'edificio stato distrutto tra XIII e XIV secolo insieme all'attiguo Palazzo Reale, per far posto all'attuale Duomo di Monza[1].

Architettura
Della costruzione longobarda sono rimasti soltanto pochi materiali edilizi; fonti scritte testimoniano tuttavia che la basilica era a tre navate ed era preceduta da un atrio quadriportico[7].. Scavi archeologici sembrano confermare che l'antica basilica longobarda fosse nella met orientale dell'attuale duomo, con probabile pianta triabsidata cruciforme[8] Del periodo longobardo sono tuttora visibili due lastre marmoree scolpite a graffito incastrate nella facciata e una torre ad est della sacrestia, alta pi di venti metri e che fu usata come campanile fino al 1606. Nel Museo del Duomo sono anche conservate tegole del tempio[9]. Lavori eseguiti nel 1988 ai piedi della Cappella di San Giovanni decollato hanno consentito di ritrovare una lastra marmorea riutilizzata per il pavimento. La lastra era probabilmente la base o il piano di un altare alto medievale e presenta cinque incavi con residui di piombo fuso: ai quattro angoli erano la sede di pilastrini di sostegno, mentre l'incavo centrale conteneva forse un reliquiario. probabile che la lastra, oggi conservata nel chiostrino del Museo del Duomo, appartenesse all'altar maggiore dell'Oraculum di Teodolinda.

I resti della torre del VI secolo tra l'abside della Cappella di Teodolinda a sinistra e la sacrestia vecchia a destra

Note
[1] "Duomo di Monza. Dalle origini al '300" sul sito ufficiale della basilica (http:/ / www. duomomonza. it/ / index. php?option=com_content& task=view& id=75& Itemid=26).URL consultato il 28-11-2008. [2] Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 21. [3] Paolo Diacono, IV, 27. [4] L'identificazione della basilica di San Giovanni Battista ricordata da Paolo Diacono (IV, 47) con la chiesa monzese da ritenersi la pi probabile, anche se sono state avanzate ipotesi che individano la sepoltura a Pavia, nell'omonima basilica fondata dalla figlia di Agilulfo e Teodolinda e moglie di Rotari, Gundeperga. Cfr. Lida Capo, Commento a Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, p. 526; Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, p. 66. [5] Paolo Diacono, IV, 47. [6] Paolo Diacono, V, 6. [7] Fonte:Augusto Merati "Il Duomo di Monza e il suo Tesoro" pag. 44 edito a cura del Comune di Monza 1982 [8] Fonte:Augusto Merati "Il Duomo di Monza e il suo Tesoro" pag. 23 edito a cura del Comune di Monza 1982. [9] Fonte:Augusto Merati "Il Duomo di Monza e il suo Tesoro" pag. 23 edito a cura del Comune di Monza 1982

Basilica di San Giovanni Battista (Monza)

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Bibliografia
Fonti primarie
Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, cura e commento di Lidia Capo, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992).

Letteratura storiografica
Lidia Capo. Commento a Paolo Diacono, Lidia Capo (a cura di), Storia dei Longobardi, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992. ISBN 8804330104 Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002. ISBN 8846440854

Voci correlate
Basilica di San Giovanni Battista (Pavia) Palazzo Reale (Monza) Teodolinda Torre longobarda

Collegamenti esterni
Il sito ufficiale del Duomo di Monza (http://www.duomomonza.it//index.php?option=com_content& task=view&id=75&Itemid=26).URL consultato il 28-11-2008.

Mura di Benevento
La cinta muraria di Benevento una delle principali vestigia longobarde della citt e costituisce un raro esempio di cinta urbana altomedievale ancora in discreto stato di conservazione. Ne rimangono oggi alcuni tratti consistenti: uno, che costeggia via Torre della Catena, delimita a sud il quartiere medievale del Triggio; un altro, del quale segue l'andamento il viale dei Rettori, costituisce la parte nord del perimetro del Piano di Corte; mentre l'ultimo l'orlo meridionale della collina del centro storico, in corrispondenza di uno strapiombo sotto il quale si estendono i nuovi quartieri di Benevento.
Port'Arsa

Le mura
La cinta si apriva in otto porte, delle quali una era l'Arco di Traiano, ribattezzato Porta Aurea; un'altra, Porta Somma, fu poi inglobata nella Rocca dei Rettori; Port'Arsa, probabilmente sorta in epoca tardoromana,

Mura di Benevento

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l'ingresso al Triggio. Era a questa porta che conduceva la via Appia Antica, passando per il ponte Leproso. Le altre porte sono andate distrutte. Sono superstiti alcune torri di avvistamento: la Torre De Simone (dal nome del palazzo che l'ha inglobata) e la Torre del Santo Panaro (cos detta da un bassorilievo su di essa che raffigura un uomo con in mano un paniere) sono entrambe circolari e si trovano nella zona nord delle mura. Nella parte meridionale si trovano invece due torri a base poligonale, di cui la pi notevole Torre della Catena. La prima porzione delle mura fu costruita fra il VI e il Le mura in viale dei Rettori VII secolo e interessava solo la riva del fiume Calore, a nord della citt. Arechi II nell'VIII secolo invece fortific anche le sponde del Sabato, includendo edifici romani superstiti come il Teatro e l'Anfiteatro. Ulteriori ampliamenti, ma di minore importanza, si ebbero nel 926. La struttura della mura piuttosto varia: sopra un basamento in grossi blocchi di pietra calcarea e tufacea si innalzano le pareti in opus incertum, costituite essenzialmente da ciottoli di fiume legati a malta, ma compaiono in modo piuttosto irregolare laterizi e grandi pietre squadrate provenienti probabilmente da edifici romani. Nel corso dei secoli, per, le mura hanno subito numerosi rimaneggiamenti dovuti ai terremoti, all'abbandono o al loro riutilizzo come pareti di edifici. Alcuni tratti in mattoni che integrano, ricoprono o contraffortano le mura originarie, risalgono al XVII secolo o successivi, e alcune anomale concentrazioni di pietre e bassorilievi romani fanno sospettare che questi siano reperti archeologici applicati con intenti decorativi nel tardo XVIII secolo. Altri, in blocchi di pietra e mattoni, risalgono ad interventi tardo-ottocenteschi. Un restauro della cinta si avuto negli anni novanta.

La Torre della Catena


La torre, a base poligonale e di forma piramidale, era un avamposto difensivo che guardava verso il Ponte Leproso e il fiume Sabato, in prossimit di Port'Arsa. Gli spigoli, fuori squadro, sono costituiti da pietre angolari di calcare locale, prese dalle vicine costruzioni romane e opportunamente riscalpellate. Inoltre, soprattutto nella parte sommitale, si trovano laterizi romani di risalta. I due lati che guardano a mezzogiorno, su quanto resta del canale che, deviato dal fiume Sabato, alimentava con le sue diramazioni i mulini, presentano in basso Torre della Catena ad inizio Novecento cinque bugne da presa emisferiche di reimpiego, poste su una linea orizzontale a distanza di circa 1,40 m l'una dall'altra, in maniera da determinare una sorta di separazione fra strutture superiori e base della torre.

Mura di Benevento

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Bibliografia
Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L'immagine urbana, Napoli, La Stampa di Ercolano, 1986.

Collegamenti esterni
Immagini delle Mura di Benevento [1].URL consultato il 08-10-2008. Belardelli, Flavia. "Il paramento lapideo povero" delle mura longobarde di Benevento: criteri di individuazione e intervento [2]. URL consultato il 08-10-2008.

References
[1] http:/ / www. donatocalabrese. it/ benevento/ cintamur. htm [2] http:/ / www. ambientece. arti. beniculturali. it/ soprintendenza/ didattica/ 2006-07/ Castelli%20e%20borghi/ Il%20paramento. htm

Duomo di Torino
Cattedrale Metropolitana di San Giovanni Battista

Il Duomo di Torino con la torre campanaria e la Cupola del Guarini Paese Regione Localit Torino Religione Diocesi Anno consacrazione Stile architettonico Inizio costruzione Completamento Cristiana Cattolica di Rito Romano Arcidiocesi di Torino 1505 rinascimentale, barocco 1491 1498 Italia Piemonte

Il Duomo di Torino, dedicato a San Giovanni Battista e situato nell'omonima piazza, l'unica chiesa della citt in stile rinascimentale.

Duomo di Torino

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Storia
Duomo longobardo
L'attuale Duomo sorge in uno dei punti pi ricchi di storia della citt di Torino, a pochi passi dall'area archeologica e pressoch adiacente al Teatro Romano[1] dell'antica Julia Augusta Taurinorum,. L'area sacra, anticamente, era costituita da ben tre chiese paleocristiane in stile romanico, probabilmente edificate sulla base di edifici pubblici o templi pagani preesesitenti,[2] dedicate a San Salvatore, a Santa Maria di Dompno e, appunto, a San Giovanni Battista. Principale fra le tre, si pensa, a tal ragione, che la consacrazione dell'edificio al Battista sia da far risalire ai Longobardi e con precisione ad Agilulfo (re dal 591 al 615), la cui moglie, Teodolinda, fece proclamare san Giovanni patrono del regno[3]. La chiesa fu teatro di un fatto che particolarmente scosse la citt del tempo, esattamente alla morte del re Rodoaldo, quando re Ariperto I prese il trono. Duca di Asti, Ariperto I volle a La torre campanaria succedergli i figli Pertarito e Godeperto, tra i quali scoppi una cruenta lotta per il potere. Garibaldo, duca di Torino, appoggiatosi a Grimoaldo, duca di Benevento, decise di sostentere Godeperto, almeno in apparenza: lo scopo era, evidentemente, il trono. Giunto a Pavia, nel 662, Grimoaldo assassin Godeperto, mentre Pertarito scappava. Convinto di non aver lasciato, cos, tracce, Garibaldo si rec in San Giovanni, nella domenica di Pasqua di quello stesso anno, per assistere alla funzione: venne colpito alla schiena da un "homunculus" della cerchia di Godeperto che, cos, vendicava il suo padrone[4]. A succedere al duca assassinato fu Ragimperto.

La costruzione
Le tre chiese principali della citt vennero abbattute tra il 1490 e il 1492: il 22 luglio 1491 la reggente di Savoia, vedova di Carlo I, Bianca di Monferrato, posava la prima pietra del nascente duomo, sempre dedicato a San Giovanni: la costruzione, voluta fortemente sia dal duca sia dal vescovo, Domenico della Rovere, venne affidata ad Amedeo de Francisco di Settignano, detto anche Meo del Caprino, che la port a termine in sette anni, concludendo i lavori nel 1505; il 21 settembre di quell'anno si ebbe la consacrazione, con una messa solenne tenuta dall'arcivescovo di Laodicea, Baldassarre Bernezzo, poich il nuovo vescovo della citt, Giovanni Ludovico della Rovere, era in quel momento a Roma a perorare la sua causa contro l'abate di San Mauro Torinese[5].

La navata centrale. Dietro l'altare visibile il pannello dipinto che riproduce l'originaria visuale sulla Cappella della Sindone con l'altare del Bertola. Entrambe le opere sono rimaste seriamente danneggiate durante l'incendio del 1997 e sono ancora sotto restauro

Duomo di Torino La realizzazione della struttura era stata affidata al Caprino ma non chiaro chi avesse curato il progetto. Alcuni fanno il nome di Baccio Pontelli, che lavor anche per Papa Sisto IV; altri accreditano anche il disegno dell'opera al Caprino.[6] Il campanile non venne invece toccato, e resta ancor oggi visibile, a fianco del Duomo. Risale al 1469, opera voluta dal vescovo Giovanni di Compeys, anche se quello presente oggi risente di alcune modifiche, specie nell'altezza, che vennero affidate, regnante Vittorio Amedeo II, allo Juvarra. Del 1509 il rilievo di Amedeo di Romagnano, scolpito sulla lastra tombale dallo scultore Antonio Carloni. Nel 1515 un parente del vescovo, il papa Leone X, ordinava per mezzo di una bolla papale quale sede metropolitana la ormai terminata chiesa di San Giovanni.

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L'ampliamento secentesco
Il progetto per un ingrandimento del duomo, col fine di creare un degno ambiente per la conservazione della Sindone, risale al 1649, quando Bernardino Quadri, in seguito a screzi con Francesco Borromini avvenuti sul cantiere della Basilica di San Giovanni in Laterano, giunge a Torino, alla corte di Carlo Emanuele II. L'idea del Quadri si basava sulla correzione del precedente progetto di Carlo di Castellamonte, che prevedeva una cappella ovale posta alle spalle del coro dell'edificio, erigendo cos un ambiente a pianta circolare, ma nella pratica, la cupola dell'architetto luganese non superava, per altezza e per imponenza, la mole del Duomo.

Interno della Cupola del Guarini

Il pittore Giacomo Casella collabor col cognato Giovanni Andrea per realizzare diversi dipinti quali la pala d'altare di Santa Cecilia al cospetto della Vergine con il Bambino (citata in un inventario del 1652); la decorazione della cappella dei Santi Cosma e Damiano la cui pala ora nel palazzo vescovile di Tortona e la tela con l'Apparizione dell'angelo ai santi Massimo vescovo e Antonio abate, ora nella chiesa di San Luca a Vallongo frazione del comune di Carmagnola e la tela con l'Apparizione della Vergine e della Trinit ai santi Cosma e Damiano, dipinta nel 1660 e ora conservata nella chiesa di San Sebastiano a Silvano d'Orba.[7]. Nel 1667 venne cos chiamato a concludere l'opera Guarino Guarini, dal 1666 gi attivo nella Real Chiesa di San Lorenzo, poco lontano dal duomo. La cupola, i cui lavori durarono ventotto anni, venne terminata nel 1694, con messa solenne. Il visitatore doveva essere certamente impressionato dall'eleganza della struttura, dai marmi che, da neri nella parte bassa, andavano sempre pi schiarendosi verso la sommit. Per volere di re Carlo Alberto il duomo venne ulteriormente impreziosito da una copia su tela dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Questa fu realizzata da Luigi Cagna nel 1835 e venne ancorata alla controfacciata della chiesa, unico punto in grado di reggere gli oltre 900 chili dell'opera.[8] Come ricordano alcune lapidi, in cattedrale vennero sepolti anche tre nunzi pontificii a Torino. Si tratta di: Francesco Bacod, vescovo di Ginevra, morto il 1 luglio 1568; Corrado Tartarini di Citt di Castello, vescovo di Forl, morto nel 1602, e Giambatista Lando, morto nel 1648.

Duomo di Torino

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Il Duomo oggi
Il prezioso monumento della Sindone venne gravemente danneggiato nella notte tra l'11 e il 12 aprile 1997, quando un incendio distrusse gran parte dell'opera guariniana. La Sacra Reliquia, invece, venne portata in salvo grazie all'operato dei vigili del fuoco. Dopo l'incendio la chiesa ha subito il restauro della facciata e degli interni sotto la supervisione dell'architetto Maurizio Momo. Nel contempo stata realizzata la nuova teca della Sindone in cui il Sacro Lino conservato disteso e in atmosfera controllata. Sotto la chiesa principale il restauro ha riportato allo stato primitivo la chiesa sotterranea, di pari dimensioni, dove stato realizzato il Museo diocesano di Torino

Architettura
Il Duomo di Torino inconfondibile nel panorama cittadino: l'unico esempio ancora visibile dell'arte rinascimentale in citt. All'esterno si presenta con una facciata rinascimentale in marmo bianco, con tre portoni di cui, quello centrale, principale, sormontata da un timpano e affiancata da due volute.

Un fedele in preghiera dinanzi alla Sacra Sindone

Sul lato sinistro vi la torre campanaria in forme romaniche, realizzata verso il 1470 e ulteriormente sopraelevata nel 1720 da Filippo Juvarra. Visibile, oggi non pi coperta da ponteggi, la Cupola del Guarini, dietro la gi presente cupola di San Giovanni. I lavori di restauro proseguono all'interno della Cappella. Al visitatore l'edificio si presenta austero, diviso in tre navate e costruito su pianta a croce latina. Arricchito un po' in ogni secolo, l'interno del Duomo si presenta oggi decorato, ai lati, da numerose cappelle, nelle quali lavorarono svariati artisti e decoratori, quali i torinesi Gonin e Vacca, gli architetti Martinez e Talucchi, Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, Dauphin e molti altri. La sontuosa Tribuna Reale si deve alla volont di Carlo Emanuele III di Savoia; sotto di essa, in una teca, custodita provvisoriamente, dal 1998, la Sindone, mostrata ai fedeli in occasione delle grandi ostensioni.

Organo
All'interno della cattedrale, nel transetto destro si trova il grande organo a trasmissione meccanica costruito nel 1874 da Giacomo Vegezzi-Bossi[9] e ampliato da Carlo Vegezzi-Bossi fra il 1901 e il 1902. Lo strumento, collocato sopra una cantoria lignea dorata, ne sostituisce un altro del 1741, costruito dal torinese Giuseppe Calandra e restaurato l'ultima volta nel 1780. L'organo attuale frutto anche di un importante restauro eseguito nel 1972 dall'organaro Emilio Piccinelli, durante il quale, fra le altre cose, sono state eliminate le trasmissioni pneumatiche del 1901-1902 ed stata completata l'estensione della pedaliera. L'organo conta 2 tastiere, 56 registri per un totale di 3498 canne, 4 mantici e 5 somieri. Di seguito la disposizione fonica:

Duomo di Torino

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Prima tastiera - Grand'Organo Voce umana Corni dolci Flauto traverso Flauto in VIII Flauto in VIII Ottavino Ottavino Cornetto Cornetto in XVII 1.3/5' Bassi Violone Violino Trombe Trombe Trombe Trombe Corno inglese Clarino Clarinetto Oboe Clarone Principale Principale Principale Principale Principale II Principale II Ottava Ottava Ottava II Ottava II XII XII XV XIX XXII - XXVI XXVI - XXIX XXVI - XXIX XXXIII - XXXVI 8' Bassi 8' Soprani 16' Bassi 16' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 16' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 8' Soprani 4' Bassi 16' Bassi 16' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 4' Bassi 4' Soprani 4' Bassi 4' Soprani Bassi Soprani 8' Soprani 16' Soprani 8' Soprani 4' Bassi 4' Soprani 2' Bassi 2' Soprani 3 file Soprani

Duomo di Torino

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XXXIII - XXXVI XXXIII - XXXVI Sesquialtera

Seconda tastiera - Espressivo Principale Principale Ottava Ottava XV XIX XXII XXVI XXIX - XXXIII Voce umana Bordone Bordone Flauto traverso Flauto conico Flautino 8' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 8' Soprani 4' 2' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 4' Bassi 4' Soprani

Cornetto a tre canne Soprani Violino Voce flebile Tromba Violoncello Violoncello Voce corale 8' Soprani 8' 8' Soprani 8' Bassi 8' Soprani 16' Soprani

Pedale Contrabbasso con ottave 16' Principale Gran Quinta Ottava Ottava Ripieno Flauto coperto Bombarde Trombone Clarone 16' 10.2/3' 8' 4' 6 file 8' 16' 8' 4'

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Accoppiamenti e accessori Ripieno II manuale Combinazione libera II manuale Tremolo organo laterale Unione Pedale - I manuale Unione tastiere Tromba 8' Bassi + Soprani I manuale Tutti ance I manuale Clarino 8' Bassi e Oboe 8' Soprani Espressione Violino, Voce flebile, Voce corale, Cornetto Espressione somiere in alto del II manuale [10] Ripieno I manuale Flauti 4' + 2' Bassi + Soprani I manuale Terza mano Combinazione libera I manuale Ripieno I manuale

Galleria immagini

La facciata del Duomo illuminata nel 1961 per il centenario dell 'Unit d'Italia, secondo il progetto di Guido Chiarelli

Cappella dei Santi Crispino e Crispiniano. Polittico della Compagnia dei Calzolai (1498-1504) di Giovanni Martino Spanzotti e Defendente Ferrari

Tomba e scultura di Giovanna d'Orlier de la Balme. Nella parte alta manca l'emblema della famiglia, distrutto dalle truppe francesi durante l'occupazione [11] napoleonica

Lato del Duomo. Mosaico della Chiesa del Salvatore, una delle tre chiese romaniche (le altre due erano dedicate a S. Giovanni e a S. Maria de Dompno) demolite per poter costruire quella rinascimentale attuale

Duomo di Torino

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Ingresso del Museo Diocesano di Torino, situato sotto al Duomo, nei resti delle tre chiese romaniche

Note
[1] Teatro poi parzialmente demolito dai francesi, durante l'occupazione cinquecentesca [2] Probabilmente i tre templi romani preesistenti erano dedicati, come consuetudine, alla triade divina di Giove, Giunone e Minerva ma non si hanno conferme ufficiali dagli scavi e dagli studi sinora effettuati. [3] Giuseppe Colli. Storia di Torino, editrice il Punto, Torino, 2002 [4] Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 51. [5] Semeria, Torino, 1840. [6] Carlo Merlini. Palazzi e curiosit storiche torinesi. Torino, stamperia Rattero [7] Damiani Cabrini, 2011, 294-295. [8] Cattedrale di San Giovanni Battista (http:/ / www. arteintorino. com/ it/ appuntamenti/ venueevents/ 7-Cattedrale-di-San-Giovanni-Battista. html), arteintorino.it [9] Notizie sull'organo (http:/ / www. asporpiemonte. org/ duomo/ lo_strumento. htm) [10] Principale 8' I Bassi + Soprani, Ottava 4' I Bassi + Soprani, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX, XXXIII [11] Vedi didascalia dell'opera nella chiesa

Voci correlate
Arcidiocesi di Torino Cappella della Sacra Sindone Museo diocesano di Torino Sindone di Torino

Bibliografia
Giovanni Battista Semeria, Storia della Chiesa metropolitana di Torino, 1840, Torino. Ferdinando Rondolino, Il Duomo di Torino illustrato, 1898, Torino. (Ristampa anastatica, Torino 1982) Giovanni Romano (a cura di), Domenico Della Rovere e il Duomo nuovo di Torino, Torino 1990, 106-200. Massimo Ferretti, Le sculture del Duomo nuovo, in Giovanni Romano (a cura di), Domenico Della Rovere...229-262, particolarmente 245-253, Torino 1990. Renzo Rossotti, Storia insolita di Torino, 2006, Roma, Newton Compton editori. Laura Damiani Cabrini, Giacomo e Giovan Andrea Casella. Due pittori caronesi nella Torino secentesca, in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Roma nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal Cinquecento ad oggi, Edizioni Ticino Management, anno 11, numero 52, ottobre 2011, Lugano 294-309.

Duomo di Torino

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Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Duomo (Turin)

Collegamenti esterni
Pagina web del sito del Comune di Torino dedicata al Duomo (http://www.comune.torino.it/chiese/sangio. htm) Sito dell'arcidiocesi di Torino (http://www.diocesi.torino.it/) Webcam sul Duomo (http://www.spaziotorino.it/webcam/duomo.htm) Storia approfondita del Duomo di Torino (http://www.vetrinatorinese.it/Chiese/Duomo/Duomo.htm) Elenco Chiese a Torino (http://www.guidatorino.com/chiese_torino.php) Treccani: Meo del Caprino (http://www.treccani.it/enciclopedia/ amedeo-di-francesco_(Dizionario-Biografico)/)

Basilica di San Giovanni Battista (Pavia)


La basilica di San Giovanni Battista era una chiesa di Pavia, fondata dai Longobardi nel VII secolo e ora distrutta.

Storia
La chiesa fu eretta nella capitale del Regno longobardo nella prima met del VII secolo - la data precisa incerta; potrebbe risalire agli ultimi anni del regno di Arioaldo (626-636) o ai primi di quello del suo successore, Rotari (636-652)[1] - per iniziativa della regina Gundeperga[2], figlia di Agilulfo e Teodolinda e moglie prima di Arioaldo, e poi di Rotari. Secondo Paolo Diacono, Gundeperga decise l'opera per imitazione di quanto fatto dalla madre a Monza, con la fondazione di una chiesa ugualmente intitolata a san Giovanni Battista[2], protettore particolare dei Longobardi[3]. La nuova basilica pavese fu riccamente adornata dalla sovrana, che vi sarebbe poi stata sepolta, con oro, argento e paramenti[2]. La costruzione di una basilica cattolica di tale importanza proprio nella capitale del regno testimonia la tolleranza dei sovrani ariani Adaloaldo e Rotari nei confronti del cattolicesimo, ancor prima della conversione della totalit dei Longobardi al credo romano[1]. Nel 689, durante le ultime fasi della guerra civile tra re Cuniperto e l'usurpatore Alachis, duca di Trento, il custode della basilica ticinese, Seno, tent una mossa disperata per salvare la vita al suo sovrano, in procinto di scendere nella decisiva battaglia di Coronate, proponendogli di vestire la sua armatura e prendere il suo posto sul campo; il re cedette e il chierico fu ucciso dall'usurpatore, prima che questi a sua volta cadesse per mano dell'esercito condotto dallo stesso Cuniperto, accorso in battaglia. Seno fu seppellito con grande onore davanti alle porte delle basilica[4]. possibile che la chiesa abbia ospitato anche le spoglie di Rotari[5], anche se pi probabile che la basilica di San Giovanni Battista ricordata da Paolo Diacono[2] sia da identificarsi con l'omonima basilica monzese[6].

Basilica di San Giovanni Battista (Pavia)

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Note
[1] [2] [3] [4] [5] [6] Lida Capo, Commento a Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, p. 527. Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 47. Paolo Diacono, V, 6. Paolo Diacono, V, 40-41. Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, p. 66. Capo, p. 526.

Bibliografia
Fonti primarie
Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, cura e commento di Lidia Capo, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992).

Letteratura storiografica
Lidia Capo. Commento a Paolo Diacono, Lidia Capo (a cura di), Storia dei Longobardi, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992. ISBN 8804330104 Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002. ISBN 8846440854

Voci correlate
Basilica di San Giovanni Battista (Monza) Gundeperga

Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro


Coordinate geografiche: 451128.6N 9917.8E45.191278N 9.154944E
Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro [1]

La facciata Paese Regione Localit Pavia Religione Diocesi Cristiana Cattolica di Rito Romano Diocesi di Pavia Italia Lombardia

Stile architettonico romanico Inizio costruzione XII secolo

Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro La basilica di San Pietro in Ciel d'Oro (in coelo aureo) una basilica situata a Pavia, eretta in epoca longobarda (VIII secolo) e in seguito ricostruita in stile romanico (XII secolo).

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Storia
La tradizione vuole che la basilica sia stata fondata dal re longobardo Liutprando per ospitare le spoglie di sant'Agostino, comprate in Sardegna da pirati saraceni, che le avevano trafugate da Ippona, attualmente in Algeria. Da giovane studi e si form come monaco Paolo Diacono, storico e poeta dei Longobardi. Dopo il 1000, in epoca comunale i monaci lasciarono il cenobio pavese a causa dei disordini e si trasferirono sull'Appennino ligure, dando vita al monastero di Pietramartina di Rezzoaglio; a Pavia rimasero attive due chiese dedicate al santo irlandese Colombano fino al XVI secolo. Successivamente pass ai monaci agostiniani. Come gran parte delle chiese pavesi, fu ricostruita in epoca romanica, alla fine del XII secolo. Si trovava nella parte nord del centro storico, all'interno di una zona chiamata Cittadella, cinta da mura, che serviva per attivit militari (la zona si trova molto vicina al Castello Visconteo). Il nome della basilica dovuto al fatto che le volte erano affrescate di blu e ricoperte di stelle in foglia d'oro. Ai lati della chiesa si trovavano due conventi; quello a nord era occupato dai canonici lateranensi, quello a sud dai monaci agostiniani. Nel 1796 le truppe al seguito di Napoleone Bonaparte entrarono in Il portale della chiesa citt e spogliarono la chiesa, che fu sconsacrata e usata come stalla o deposito, mentre i frati venivano cacciati ed i conventi affidati ai militari. L'Ottocento fu deleterio per l'edificio: la navata destra fu abbattuta e l'aula rimase aperta all'esterno, con gravissimi danni per gli affreschi sopravvissuti. Di fronte a questo stato, la "Societ Pavese per l'arte Sacra" tratt con l'esercito il riacquisto della basilica e dell'antico convento degli agostiniani, avvenuto nel 1884. I lavori di restauro durarono molti anni e si conclusero nel 1901, con la riconsacrazione della basilica. Le spoglie di sant'Agostino, che erano state trasferite nel Duomo, furono riportate nella chiesa, assieme all'arca trecentesca destinata ad accoglierle. Attualmente, la chiesa officiata dai monaci agostiniani, che sono tornati ad occupare l'antico convento.

Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro

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Architettura
Della chiesa longobarda rimangono pochissimi resti, nascosti sotto la ricostruzione romanica. San Pietro in Ciel d'Oro si presenta, cos, come molte altre chiese pavesi dell'epoca: un edificio in mattoni, a tre navate con transetto, abside e cripta. La facciata a capanna scandita da due contrafforti che la dividono in tre zone, corrispondenti alle navate interne; il contrafforte di destra, pi spesso, ospita una scala interna che permette di accedere al tetto. La sommit coronata da una loggetta cieca e da un motivo ad archi intrecciati. La pietra (arenaria) usata solo per le parti pi importanti, come il portale, le finestrelle e gli occhi di bue. Lungo i contrafforti si notano le tracce di un antico nartece, o forse di un quadriportico, che precedeva l'ingresso alla chiesa[2]. L'interno scandito da quattro campate, coperte da volte a crociera (tranne la prima, coperta da una volta a botte). Dopo l'arco trionfale, si apre il transetto, che, contrariamente a quello di San Michele Maggiore Il "Ciel d'Oro" non sporge rispetto al corpo principale, ma occupa la profondit delle tre navate. Sia i due bracci del transetto che il presbiterio sono chiusi, ad est, da absidi; il catino di quella centrale, pi grande delle altre due, decorato da un affresco novecentesco, che riprende un antico mosaico, distrutto nel 1796. La cripta occupa lo spazio del presbiterio e del coro ed collegata alla navata principale ed alle due laterali da quattro scale; un ambiente semplice, chiuso ad est da un'abside, scandito da colonne che reggono volte a crociera, le quali sostengono, a loro volta, il pavimento dei due ambienti superiori. Sia la cripta che la navata destra non sono originali, ma sono rifacimenti in stile del tardo Ottocento. Nel presbiterio, prima del coro, si trova l'Arca di Sant'Agostino, un capolavoro marmoreo del Trecento, scolpito dai maestri comacini. Si tratta di un'opera gotica, divisa in tre fasce: in basso, uno zoccolo contenente l'urna con i resti del santo; al centro, una fascia aperta, con la statua di Sant'Agostino dormiente e, in alto, l'ultima fascia, poggiata su pilastrini e coronata da cuspidi triangolari. L'intera opera decorata da pi di 150 statue, che raffigurano angeli, santi, e vescovi, e da formelle con la vita del santo. Oltre a quella di sant'Agostino, la chiesa ospita le tombe di Severino Boezio, nella cripta, e di Liutprando, alla base dell'ultimo pilastro della navata destra.

L'Arca di Sant'Agostino

Della presenza del corpo di Boezio presso San Pietro in Ciel d'Oro tratta Dante nel canto X del Paradiso, ove si trova scritto:

Lo corpo ondella fu cacciata giace giuso in Cieldauro; ed essa da martiro e da esilio venne a questa pace

Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro

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Organo
Nella chiesa vi un pregevole organo a canne Lingiardi costruito nel 1913, modificato da Mascioni nel 1978 e restaurato nel 1990 dalla ditta Inzoli. Lo strumento a due |tastiere e pedaliera ed contenuto in una sontuosa cassa in stile neogotico. Di seguito la disposizione fonica:

Prima tastiera - Grand'Organo Voce Umana Flauto Flauto Bordone Flauto in XII Ottava Principale I Principale II Tromba XII XV XIX Ripieno Principale 6 file 16' 8' 4' 8' 8' 2.2/3' 4' 8' 8' 8'

Seconda tastiera - Espressivo Oboe Principale Bordone Cornetto Viola 8' 8' 8' 2 file 8'

Pedale Bordone 16'

Contrabbasso 16'

Corno di Camoscio 2' Flauto 4'

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Basilica_di_San_Pietro_in_Ciel_d%27Oro& language=it& params=45_11_28. 6_N_9_9_17. 8_E_type:landmark_scale:2000_region:IT [2] Renzodionigi: Sculture romaniche (http:/ / www. flickr. com/ photos/ renzodionigi/ 2930599167/ in/ set-72157607925401702)

Voci correlate
Arte longobarda Basilica di Sant'Ambrogio (Pavia) Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia) Chiesa di Santa Maria in Pertica Facino Cane, condottiero, ivi sepolto Monastero di San Pietro in Ciel d'Oro

Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro

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Altri progetti
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Collegamenti esterni
Convento di Sant'Agostino (http://santagostinopavia.wordpress.com) Documenti del Monastero di San Pietro in Ciel d'Oro (http://cdlm.lombardiastorica.it/edizioni/pv/ pavia-spietro2/)

Complesso episcopale del patriarca Callisto


Il complesso episcopale del patriarca Callisto sorgeva a Cividale del Friuli (Udine) e costituiva il principale complesso religioso della capitale dell'importante Ducato del Friuli. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanit dell'Unesco nel giugno 2011.

Storia
Il complesso fu edificato al tempo del patriarca Callisto, che nel 737 aveva spostato la sede episcopale da Cormons a Cividale[1], e comprendeva la basilica, il Battistero di San Giovanni Battista e il Palazzo patriarcale. Gli scavi archeologici hanno restituito solo poche tracce delle opere architettoniche, ma hanno consentito di recuperare alcuni tra i manufatti pi raffinati della scultura longobarda, come il Fonte battesimale del patriarca Callisto e l'Altare del duca Rachis[2].

I resti del battistero furono riportati alla luce agli inizi del XX secolo, sotto l'attuale duomo cinquecentesco, mentre i resti del palazzo si trovano al di sotto del palladiano Palazzo dei Provveditori veneti, oggi sede del Museo archeologico nazionale[2].

Il Fonte battesimale del patriarca Callisto, 730-740, 354 cm di altezza, rinvenuto nel battistero.

Complesso episcopale del patriarca Callisto

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Note
[1] Pierluigi De Vecchi-Elda Cerchiari, I Longobardi a Cividale, pp. 315-317. [2] Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (http:/ / www. beniculturali. it/ pdf/ 3-LangobardorumDESCRIZIONE. pdf).URL consultato il 03-10-2008.

Bibliografia
Pierluigi De Vecchi; Elda Cerchiari, I Longobardi a Cividale in L'arte nel tempo, Milano, Bompiani, 1991, Vol. 1, tomo II, pp. 315-317.. ISBN 8845042197

Voci correlate
Altare del duca Rachis Cividale del Friuli Ducato del Friuli Fonte battesimale del patriarca Callisto Tempietto longobardo

Collegamenti esterni
Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.), candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanit Unesco: Il sito ufficiale della candidatura (http://www.italialangobardorum.it/index.asp?).URL consultato il 03-10-2008. La descrizione dei siti sul sito del Ministero per i Beni e le Attivit culturali (http://www.beniculturali.it/ pdf/3-LangobardorumDESCRIZIONE.pdf).URL consultato il 03-10-2008. (EN) La candidatura sul sito dell'Unesco (http://whc.unesco.org/en/tentativelists/333).URL consultato il 03-10-2008.

Monastero di Santa Giulia

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Monastero di Santa Giulia


Il monastero di Santa Giulia un complesso conventuale che sorge a Brescia in via dei Musei, inglobando il pi antico monastero di San Salvatore edificato in et longobarda. L'aspetto attuale del monastero deriva principalmente dai rifacimenti operati tra XV e XVI secolo. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanit dell'Unesco nel giugno 2011.

Storia
Il monastero di San Salvatore venne fondato nel 753 per volere del duca longobardo Desiderio (futuro re dei Longobardi) e di sua moglie Ansa. Era un monastero femminile e la prima badessa fu Anselperga, figlia dello stesso sovrano. Il monastero possedeva beni ingenti che andavano ben oltre il confine bresciano ed era al centro di una intensa attivit di scambio commerciale; entrambi questi aspetti trovano giustificazione nel fatto che Santa Giulia ricopriva il ruolo di monastero "regio"[1].

Interno della chiesa di San Salvatore con le colonne romane di riutilizzo e la base del campanile con i dipinti di Romanino

Dopo la sconfitta di Desiderio e la caduta del Regno longobardo (774), i Carolingi confermarono tutti i benefici precedentemente assegnati al luogo di culto, che prosegu la sua crescita economica ampliando i propri possedimenti in tutta Italia[2]. Nella met del XII secolo il monastero sub un primo importante rifacimento in stile romanico: furono ricostruiti i chiostri, la cripta di San Salvatore venne ampliata e venne edificato loratorio di Santa Maria in Solario[2]. La struttura attuale per da attribuire allopera di completamento intrapresa alla fine del XV secolo, periodo in cui fu completato il coro delle monache, vennero nuovamente ricostruiti i chiostri[2] ed in cui fu aggiunto ledificio settentrionale destinato ai dormitori. Nel XVI secolo (1599) venne terminata infine la chiesa di Santa Giulia[2]. Il monastero non sub altre radicali trasformazioni fino al 1798, quando la struttura venne soppressa a seguito delle leggi rivoluzionarie giacobine. Fu convertito a caserma di cavalleria e tutti i suoi beni furono confiscati. Lintera struttura sub un degrado lento ma costante fino a che, nel 1882, venne adibita a Museo dellet Cristiana. Nonostante ci, la struttura rimase ancora per molto tempo in uno stato di semi-abbandono fino a quando, nel 1966, il comune di Brescia acquist lintera propriet iniziando le opere di recupero architettonico e di creazione del nuovo Museo di Santa Giulia.

La struttura del monastero nei secoli


Il complesso comprende la basilica di San Salvatore, la cui forma attuale non quella voluta originariamente da re Desiderio, bens un rifacimento datato intorno al IX secolo[3]. Essa sovrapposta ad una chiesa preesistente ad una navata e tre absidi. A sua volta la chiesa sorge su un precedente edificio di epoca romana[4]. Il campanile fu costruito nel XIII-XIV secolo e fu dipinto dal Romanino. Il sacello di Santa Maria in Solario venne integrato al monastero nella met del XII secolo[2]. Ledificio ha una pianta quadrata a due piani coronata da un tiburio ottagonale con una piccola loggia ad archi. Linterno costituito da due piani collegati tra di loro da una scala. Il piano inferiore non presenta particolari decorazioni o motivi particolari, molto probabilmente perch adibito a stanza di custodia del tesoro costituito da oggetti liturgici e preziosi vari; il piano superiore quasi interamente affrescato con scene tratte

Monastero di Santa Giulia dalla vita di Ges e sono riconducibili allopera di Floriano Ferramola.

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La leggenda
La tradizione vuole che allinterno del Monastero di Santa Giulia Ermengarda, figlia di re Desiderio e moglie rinnegata di Carlo Magno, abbia vissuto la sua tremenda vicenda umana di donna abbandonata dal marito perch non in grado di dare un erede allimperatore[4].

Note
[1] Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, p. 120. [2] Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (http:/ / www. beniculturali. it/ pdf/ 3-LangobardorumDESCRIZIONE. pdf).URL consultato il 03-10-2008. [3] Pierluigi De Vecchi-Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia, pp. 312. [4] Santa Giulia sul sito Brescia Musei (http:/ / www. bresciamusei. com/ pages/ page_template_page. aspx?zone_id=10).URL consultato il 15-10-2008.

Bibliografia
Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002. ISBN 8806161822 Pierluigi De Vecchi; Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia in L'arte nel tempo, Milano, Bompiani, 1991, Vol. 1, tomo II, pp. 305-317.. ISBN 8845042197

Voci correlate
Chiesa di San Salvatore (Brescia) Desiderio (re)

Collegamenti esterni
Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.), candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanit Unesco: Il sito ufficiale della candidatura (http://www.italialangobardorum.it/index.asp?).URL consultato il 03-10-2008. La descrizione dei siti sul sito del Ministero per i Beni e le Attivit culturali (http://www.beniculturali.it/ pdf/3-LangobardorumDESCRIZIONE.pdf).URL consultato il 03-10-2008. (EN) La candidatura sul sito dell'Unesco (http://whc.unesco.org/en/tentativelists/333).URL consultato il 03-10-2008. Santa Giulia sul sito Brescia Musei (http://www.bresciamusei.com/pages/page_template_page. aspx?zone_id=10).URL consultato il 15-10-2008.

Chiesa di Santa Sofia (Benevento)

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Chiesa di Santa Sofia (Benevento)


Chiesa di Santa Sofia

La facciata su piazza Matteotti Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Campania Benevento cattolica Arcidiocesi di Benevento

Anno consacrazione 774 Stile architettonico Inizio costruzione Completamento longobardo, romanico, barocco 760 762 (stato attuale 1951)

La chiesa di Santa Sofia un antico edificio religioso di Benevento; sorge nella piazza precedentemente omonima, oggi intitolata a Giacomo Matteotti. Si tratta di una delle pi importanti testimonianze dell'architettura longobarda nella Langobardia Minor, anche se nel corso dei secoli stata pi volte rimaneggiata, fino ad acquisire il suo aspetto attuale. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanit dell'Unesco nel giugno 2011.

Storia
La fondazione
La chiesa fu fondata dal duca longobardo Arechi II intorno al 760[1], come comprovano i numerosi placiti firmati dallo stesso principe, alcuni dei quali sono conservati presso il Museo del Sannio. Fu costruita su modello della cappella palatina di Liutprando a Pavia[2] e presto divenne il tempio nazionale dei Longobardi, che, dopo la sconfitta di Desiderio ad opera di Carlo Magno (774), si erano rifugiati nel Ducato di Benevento, (Ticinum geminum, la seconda Pavia), che ospit le reliquae langobardorum gentes[1].
La zona absidale dopo la rimozione delle cappelle settecentesche

Chiesa di Santa Sofia (Benevento) La costruzione di Santa Sofia era parte di un vasto progetto di mecenatismo intrapreso da Arechi, che attraverso monumenti di prestigio cerc di sviluppare uno stile aulico all'altezza delle sue ambizioni[1] (dopo aver inutilmente aspirato alla corona di re dei Longobardi dopo la caduta di Desiderio, infatti, elev in quello stesso 774 il suo ducato al rango di principato[3]). Fu dedicata a Santa Sofia, ovvero alla "Sapienza", come l'omonima chiesa di Costantinopoli, con una donazione del 774; Arechi vi annesse anche un monastero femminile benedettino[1], alle dipendenze di Montecassino, retto dalla sorella Gariperga, e vi conserv, dedicandogli un altare, le reliquie di san Mercurio abbandonate nel 633 presso Quintodecimo dal perdente imperatore Costante[2].

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Gli interventi nei secoli successivi


La chiesa sub gravi danni nei terremoti del 5 giugno 1688 e del 1702: a causa del primo crollarono le aggiunte medievali e la cupola primitiva. Gi in quest'occasione il cardinale Orsini, il futuro papa Benedetto XIII, volle che la chiesa fosse ricostruita secondo il gusto barocco: nei lavori di restauro, affidati dal 1705 all'ingegnere Carlo Buratti, la pianta fu trasformata da stellare a circolare, furono costruite due cappelle laterali, fu cambiato l'aspetto dell'abside, della facciata, dei pilastri. Furono inoltre distrutti quasi del tutto gli affreschi che ricoprivano la chiesa, dei quali restano solo alcuni frammenti con Storie di Cristo e della Vergine[4]. Un discusso intervento di restauro nel 1957 ripristin scrupolosamente, sulla base dei documenti disponibili, le absidi e l'originale pianta della chiesa longobarda ed elimin le cappelle settecentesche; tuttavia lasci quasi immutata la facciata barocca.
Il portale

Architettura
L'interno
La chiesa di Santa Sofia presenta piccole proporzioni: si pu circoscrivere con una circonferenza di 23,50m di diametro. La pianta centrale si rif a quella dell'omonima chiesa di Costantinopoli, ma molto originale: al centro sei colonne, prelevate forse dall'antico Tempio di Iside, sono disposte ai vertici di un esagono e collegate da archi che sorreggono la cupola[1]. L'esagono interno poi circondato da un anello decagonale con otto pilastri di pietra calcarea bianca e due colonne ai fianchi dell'entrata, ognuno dei quali disposto parallelamente alla corrispondente parete. La disposizione delle colonne e dei pilastri crea insoliti giochi prospettici, inoltre la combinazione del decagono esterno con l'esagono interno d luogo ad irregolari coperture a volta. Non meno originale la forma delle pareti. La zona delle tre absidi circolare, ma nella porzione centrale ed anteriore le mura disegnano parte di una stella, interrotta dal portone, con quattro nicchie ricavate negli spigoli[1]. I rimandi artistici sono molteplici: da un lato, il corpo centrale slanciato richiama la tradizione propria dei Longobardi gi affermata a Pavia, nella chiesa di Santa Maria in Pertica; dall'altro, l'articolazione dei volumi palesa i rapporti dialettici con l'architettura bizantina[5]. Non trascurabili le statue lignee di San Giovenale (1790) e l'Immacolata dello scultore Gennaro Cerasuolo, che si trovava un tempo nel convento di San Francesco[2].

Chiesa di Santa Sofia (Benevento) Gli affreschi Degli affreschi originari, dai colori vivaci, che una volta ricoprivano tutto l'interno della chiesa, sono rimasti alcuni frammenti nelle due absidi laterali: l'Annuncio a Zaccaria, Zaccaria muto, l'Annunciazione e la Visitazione alla Vergine. Sono opera di artisti legati alla Scuola di miniatura beneventana e furono dipinti tra la fine dell'VIII e l'inizio IX secolo.

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L'esterno
La facciata presenta, dal restauro settecentesco, degli spioventi ricurvi. Molto bello il portale romanico, nella cui lunetta si trova un bassorilievo del XIII secolo[2], originariamente posizionato sul protiro andato distrutto, che rappresenta Cristo in trono tra la Vergine, san Mercurio e Gregorio Abbot inginocchiato. Il portale incluso in una cavit pi grande che ricorda anch'essa un portale, fiancheggiata da due colonne che reggono un altro arco.

Note

Annuncio a Zaccaria (particolare), affresco nell'abside

[1] Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (http:/ / www. beniculturali. it/ pdf/ 3-LangobardorumDESCRIZIONE. pdf).URL consultato il 03-10-2008. [2] [3] [4] [5] Giuseppina Bartolini Luongo, Benevento, storia, arte e folkore, pp. 78-80. Sergio Rovagnati, I Longobardi, pp. 92-93. La chiesa di Santa Sofia, collana "I monumenti" n. 1, supplemento al n. 386 della Gazzetta di Benevento, anno 2008. Pierluigi De Vecchi-Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia, pp. 309-314.

Bibliografia
Fonti primarie
Erchemperto, Historiola Langobardorum Beneventi degentium Erchemperti, secolo IX

Letteratura critica e storiografica


Piero Adorno, L'Alto Medioevo in L'arte italiana, Firenze, D'Anna, 1992, Vol. 1, tomo II, pp. 558-579.. Pierluigi De Vecchi; Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia in L'arte nel tempo, Milano, Bompiani, 1991, Vol. 1, tomo II, pp. 305-317.. ISBN 88-450-4219-7 Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della citt di Benevento, Benevento, De Martini, 1979. Mario Rotili, L'Arte nel Sannio, E.P.T., Napoli 1952 Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L'immagine urbana, Napoli, La Stampa di Ercolano, 1986. Sergio Rovagnati, I Longobardi, Milano, Xenia, 2003. ISBN 88-7273-484-3 Alfredo Zazo, Curiosit storiche beneventane, ed. De Martini, Benevento 1976

Chiesa di Santa Sofia (Benevento) Atti e cataloghi Guida d'Italia - Campania, Touring Club Italiano, Milano 2005 Giuseppina Bartolini Luongo, Benevento, storia, arte, folkore, Benevento, Gennaro Ricolo editore, 1990.

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Voci correlate
Architettura bizantina Chiesa di Santa Sofia (Istanbul) Ducato di Benevento Langobardia Minor

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Collegamenti esterni
Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.), candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanit Unesco: Il sito ufficiale della candidatura (http://www.italialangobardorum.it/index.asp?).URL consultato il 03-10-2008. La descrizione dei siti sul sito del Ministero per i Beni e le Attivit culturali (http://www.beniculturali.it/ pdf/3-LangobardorumDESCRIZIONE.pdf).URL consultato il 03-10-2008. (EN) La candidatura sul sito dell'Unesco (http://whc.unesco.org/en/tentativelists/333).URL consultato il 03-10-2008. Santa Sofia sul sito del comune di Benevento (con video) (http://www.comune.benevento.it/cittabenevento/ video/santasofia.php).URL consultato il 17-10-2008. (IT,EN) Sito amatoriale sulla chiesa, con testi e foto (http://colloca1.interfree.it/).URL consultato il 17-10-2008.

Architettura carolingia

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Architettura carolingia
L'architettura carolingia si svilupp a partire dalle fortune dei sovrani franchi prima della dinastia dei Pipinidi (da Pipino il Breve), chiamata poi dinastia carolingia in onore di Carlo Magno. Carlo Magno, come ci tramanda il sovrintendente alle fabbriche imperiali Eginardo, dispose di grandi risorse economiche ed inizi una febbrile attivit edilizia che aveva due scopi principali: uno pratico, per gli usi della corte dell'amministrazione statale; uno rappresentativo, per mostrare la dignit imperiale ai sudditi. Per la prima volta dall'epoca paleocristiana si poterono iniziare edifici di dimensioni monumentali e fabbriche grandiose: in quarantasei anni di regno di Carlo vennero iniziati, e in gran parte completati, qualcosa come 75 palazzi, sette cattedrali e ben 232 monasteri. I modelli diretti di queste opere furono quindi i monumenti dell'epoca di Costantino I, adattati alle nuove esigenze ed alla nuova spiritualit monastica.

La Cappella Palatina di Aquisgrana

Aquisgrana
Questa peculiarit si manifesta in un esempio illustre ovvero il complesso palaziale di Aquisgrana (una delle capitali favorite di Carlo Magno per la presenza delle La Torhalle di Lorsch terme) di cui facevano parte il Palazzo reale, ispirato al Palazzo del Laterano, con l'aula di rappresentanza absidata e coperta di mosaici, similmente al Triclinio lateranense, e ornato della statua equestre di Teodorico, trasportata appositamente da Ravenna e usato come collegamento con la Statua equestre di Marco Aurelio, che all'epoca si trovava nelle vicinanze di San Giovanni in Laterano e che era considerata di Costantino. Direttamente collegata all'aula di rappresentanza vi era la Cappella palatina, impreziosita da materiali di spoglio provenienti da Roma e Ravenna, la cui planimetria (poligonale a pianta centrale e sormontata da una cupola) ricalca esempi di edifici paleocristiani (San Lorenzo a Milano), bizantini (San Vitale a Ravenna) e longobardi (Santa Maria in Pertica a Pavia, che ispir lo sviluppo in verticale del corpo centrale) modificandoli in chiave pi rigorosa.

Architettura carolingia

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Nuovi monasteri
Notevole e assai sviluppata, l'architettura religiosa manifesta la grande spinta costruttiva propria della politica di Carlo Magno, il quale favorisce la costruzione di numerose abbazie, che sancivano la cristianizzazione e la definitiva conquista dei territori, rappresentando quindi centri di potere e di diffusione dell'ideologia imperiale. Gli abati stessi erano scelti direttamente dal sovrano. Anche per i monasteri vennero ripresi ed aggiornati modelli romani: per esempio la chiesa dell'Abbazia di Fulda (iniziata nel 790 e particolarmente importante per la presenza delle reliquie del protomartire di Germania San Bonifacio) alla basilica di San Pietro in Vaticano dell'epoca di Costantino; nella Torhalle (porta trionfale d'ingresso) dell'Abbazia di Lorsch (760-790) invece ci si ispir all'Arco di Costantino, con tre fornici divisi da semicolonne composite che emergono dalla muratura (in vivaci motivi geometrici rossi e bianchi), mentre al piano superiore, dove si trovava una sala del trono decorata da affreschi con finte architetture), sopra una cornice marcapiano paraste ioniche sorreggono una cornice a zig-zag. Il punto di partenza quindi era sempre l'architettura classica, anche se veniva profondamente reinterpretata come a Lorsch, ma garantiva una solenne monumentalit agli edifici. L'Abbazia di San Gallo, della quale resta un originario progetto planimetrico databile tra l'816 e l'830 per l'abate Gozberto, un ottimo esempio di come venivano organizzati razionalmente i complessi monastici: la chiesa abbaziale era il fulcro della vita monastica e nel caso di San Gallo possedeva due absidi contrapposte per esigenze liturgiche legate ad alcune reliquie ivi conservate. Gli edifici erano disposti tutt'intorno secondo una griglia regolare che ricorda la scacchiera delle citt romane e che probabilmente venne usata anche da Carlo Magno per nuove citt. Le celle dei monaci si trovavano a sud, in posizione pi soleggiata, attorno al chiostro dove si affacciava il refettorio; a nord era presente la cella dell'abate e la scuola; tutt'attorno, allontanandosi dal nucleo della chiesa, si disponevano gli alloggi per pellegrini, l'ospedale, i magazzini e gli ambienti di lavoro e servizio, come in una vera e propria citt monastica. Una rivoluzione fu l'introduzione della Westwerk (letteralmente "corpo occidentale"): un edificio a pi piani, collocato davanti all'ingresso della chiesa, dove per la prima volta si present il problema di avere una facciata monumentale che fosse nel contempo autonoma e coerente col resto dell'edificio, una problematica finora ignorata nell'architettura antica e alto-medievale. Nel Westwerk (del quale resta un esempio praticamente integro, risalente Il Westwerk di Corvey all'855-873 presso l'Abbazia di Corvey, nella Renania Settentrionale-Vestfalia) si trovava di solito un atrio coperto da volte, dal quale si accedeva direttamente alle navate della chiesa; nei due piani superiori poteva trovarsi al centro una grande sala, dall'altezza doppia che li comprendeva entrambi e che era circondata da gallerie affacciate su di essa, dove si svolgevano la liturgia del Salvatore e le cerimonie con l'Imperatore (infatti vi era collocato il trono); nelle tribune si disponevano i monaci che intonavano inni sacri; inoltre vi venivano conservate le reliquie, che avevano un ruolo simbolico di protezione verso l'abbazia stessa

Architettura carolingia

64 Altri esempi di importanti opere architettoniche sono la chiesa a pianta longitudinale San Silvestro a Goldbach, le abbazie di Saint-Denis e Ratisbona, la cripta di Saint-Germain d'Auxerre ad Auxerre, ecc.

Italia

La pianta dell'Abbazia di San Gallo disegnata tra l'816 e l'830

Italia settentrionale e centrale


In Italia, sebbene il passaggio politico dai regni barbarici all'Impero fu piuttosto repentino, non furono altrettanto veloci i cambiamenti in campo artistico, anzi l'interazione tra nuovo e consolidato fu graduale, anche perch la nuova classe regnante usava gli stessi maestri artefici. In Italia era sempre rimasto vivo un certo retaggio dell'antichit e gi nell'VIII secolo si assiste a un crescente riuso di materiali architettonici romani (colonne, capitelli...) e dei modelli architettonici correlati, ma non si raggiunse mai un cosciente e sistematico recupero dell'antico come nei grandi centri e nelle abbazie tedesche. Tra le opere di questo periodo dove si nota un recupero dei modelli classici restano il monastero di San Zeno a Bardolino, dove si trova una cupola impostata su colonne intuitivamente ispirate allo stile ionico tramite il disegno a rilievo di volute (seconda met del IX secolo), o il Sacello di San Satiro a Interno di San Salvatore a Spoleto Milano, edificato verso l'876 per il vescovo Ansperto, dove venne ricreato un gioco di pieni e vuoti dati dalle numerose nicchie impostate sulla pianta centrale, che ricordano i complessi termali romani tardo-antichi. La chiesa di San Salvatore a Spoleto rappresenta forse il miglior risultato nel IX secolo in quanto a riproduzione di modelli stilistici antichi: la monumentale struttura architettonica sapientemente organizzata tramite materiale di spoglio, tra le quali le maestose colonne corinzie, con tanto di trabeazione.

Architettura carolingia

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Roma
A Roma, soprattutto dopo l'incoronazione imperiale il giorno di Natale dell'800, viene meno l'influenza bizantina, per ritrovare le proprie radici "occidentali" nei programmi culturali dell'Impero. L'attivit di Carlo Magno e dei suoi successori viaggi comunque su binari separati rispetto alle iniziative artistiche promosse per esempio da Papa Pasquale I (pontefice dall'827 all'834). Si ebbe una riscoperta dei modelli paleocristiani, con la fondazione di una basilica monumentale, la prima dai tempi di Santa Sabina (V secolo), la basilica di Santa Prassede. Ispirata alla basilica Vaticana, con un primo "revival" del transetto, mostra un senso spaziale di ampio respiro. Il sacello di San Zenone, nella stessa basilica, segn il recupero della tecnica musiva, fortemente voluto dallo stesso papa: risalgono a questo periodo anche i mosaici nell'abside e nell'arcone di Santa Prassede stessa, oltre ad opere analoghe in Santa Cecilia in Trastevere, in Santa Maria in Domnica e gli affreschi nella basilica inferiore di San Clemente. La caratteristica di queste raffigurazioni un ritorno all'uso di ricchi colori, dopo che il mosaico nei secoli precedenti si era Interno di Santa Prassede, Roma ridotto ad usare anche semplici sassolini colorati, che sacrificano ulteriormente, pur di ottenere vivaci accostamenti ed equilibrate aree di colore, la stesura di ombre e quindi la resa delle forme, ormai pi appiattite e convenzionali rispetto, per esempio, ai precedenti mosaici della basilica dei Santi Cosma e Damiano (fine del IV, inizio del V secolo).

Bibliografia
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999. Nikolaus Pevsner An Outline of European Architecture, 1963

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/ Category:Carolingian architecture

Abbazia di Fulda

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Abbazia di Fulda
Abbazia poi Abbazia Imperiale di Fulda

Dati amministrativi Nome ufficiale Lingue parlate Capitale Dipendente da AbteiReichsabtei Fulda tedesco Fulda Sacro Romano Impero Politica Forma di governo Nascita Causa Fine Causa abbazia poi abbazia principesca 744 con San Sturmio Fondazione dell'Abbazia 1866 con Adolf von Dalberg Elevazione a diocesi Territorio e popolazione Economia Valuta Commerci con tallero di Fulda Impero tedesco Religione e societ Religioni preminenti Religione di Stato Religioni minoritarie Classi sociali cattolicesimo cattolicesimo protestantesimo, ebraismo clero, patrizi, cittadini, popolo

Abbazia di Fulda

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Evoluzione storica Preceduto da Succeduto da Franconia Vescovato di Fulda

L'Abbazia di Fulda un'abbazia benedettina situata presso Fulda, in Germania, e fu fondata nel 747 da San Sturmio, discepolo di San Bonifacio, proprio per contenere le reliquie di quest'ultimo. Arricchita per volont di Carlo Magno, l'abbazia di Fulda adott la regola benedettina. Nel 751 papa Zaccaria sottrasse l'abbazia a tutte le giurisdizioni episcopali, ponendola sotto il diretto controllo papale.

Storia
L'Abbazia di Fulda venne fondata il 12 marzo 774 da San Sturmio, discepolo di San Bonifacio. Una volta che Sturmio ebbe preso solennemente possesso delle terre su cui poi sorse l'abbazia, egli vi elev la croce in segno di cristianit. L'erezione del monastero e della chiesa avvennero sotto personale direzione di San Bonifacio e vennero dedicati al Redentore. San Bonifacio in persona nomin Sturmio quale primo abate della nuova fondazione monastica con l'intento di farne anche un luogo di formazione per nuovo personale religioso in Germania, all'epoca ancora poco cristianizzata. Il governo dell'abbazia venne preso a modello da quella di Monte Cassino e Sturmio stesso si rec in Italia nel 748 per esprimere all'Abbazia di Montecassino la volont di affiliarsi ad essa. Per assicurare l'assoluta autonomia alla nuova abbazia, Bonifacio ottenne da Papa Zaccaria il privilegio, datato al 4 novembre 751, di renderla un'immediatezza della Santa Sede che la rimuoveva da Statua di San Bonifacio presso l'Abbazia di Fulda ogni altra giurisdizione episcopale il che gli garant anche il possesso di territori in Turingia ed in Sassonia. Dal 765 Fulda venne patrocinata da Carlomanno e pot quindi aprire anche una scuola pubblica. Bonifacio, "Apostolo dei Germani", venne sepolto proprio a Fulda dopo il suo assassinio nel 754 in Frisia. Questo fece di Fulda una delle principali mete di pellegrinaggio della Germania e port prestigio alla fondazione oltre a molti benefici materiali e doni. Gli abati di Fulda, dal X secolo, divennero abati generali dei Benedettini in Germania. Fulda fu il centro della riforma monastica durante il regno di Enrico III. Nel XII secolo, gli abati divennero cancellieri imperiali e nel 1220 vennero elevati al grado di principi del Sacro Romano Impero per merito dell'Imperatore Federico II.

Abbazia di Fulda

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La cattedrale
L'edificio prende a modello l'antica basilica di San Pietro in Vaticano, a Roma. La chiesa presenta un corpo longitudinale di tre navate con copertura lignea a capriate. La novit principale la presenza di un secondo abside contrapposto a quello principale, che era una sorta di cappella in cui erano conservate le reliquie di San Bonifacio; inoltre presente una cripta situata sotto la zona presbiteriale Questa chiesa, ora distrutta, presentava un grande transetto continuo posto sul lato ovest, sporgente rispetto alle navi minori, dotato di testate con pareti o intercolumni divisori. Il richiamo all'organismo del S.Pietro costantiniano evidente sia nel collocamento che nel posizionamento delle sue parti. Altra innovazione apportata negli La cattedrale di Fulda. anni 817-819 insieme alla costruzione del transetto quella dell'aggiunta di un secondo abside ad oriente, direttamente a contatto con il transetto, cos l'altro presbiterio venne utilizzato come santuario delle reliquie di San Bonifacio. L'aggiunta della seconda abside comport la mancanza della porta di ingresso sull'asse di simmetria dell'edificio, le porte furono poste ai lati o sulle testate delle absidi, cos facendo si ecludeva al visitatore la possibilit di avere una visuale completa dell'interno e di seguire un percorso programmato con un preciso itinerario con visionni casuali e occasionali. Le due absidi contrapposte sono una diversit per l'architettura carolingia, incidono sull'interno dando un diverso effetto prospettico alle file di colonne allineate lungo la navata. La seconda abside elimina il senso unico di lettura dell'interno con la presenza di una nuova fuga prospettica, che inversa alla prima.

Abati di Fulda (774-1221)


Nome San Sturmio Bagolfo Ratgar Eigil Rabano Mauro Hatto I Thioto Sigihart Huoggi Helmfried Haicho Inizio regno Fine regno 744 779 802 818 822 842 856 869 891 915 917 779 802 817 822 842 856 869 891 915 916 923

Abbazia di Fulda

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Iltiberto Hadamar Hatto II Werinheri Branthoh I Hatto III Erkenbaldo Branthoh II 923 927 956 968 982 991 997 1011 927 956 968 982 991 997 1011 1013 1018 1039 1043 1047

Poppo (anche abate di Lorsch) 1013 Riccardo Sigiwarto Rohing 1018 1039 1043

Abate Egberto

Inizio regno Fine regno 1047 1058 1060 1075 1096 1109 1114 1122 1126 1132 1134 1140 1148 1148 1148 1150 1149 1165 1165 1165 1168 1176 1177 1168 1176 1177 1192 1216 1217 1221

Sigfrido di Eppenstein 1058 Widerad di Eppenstein 1060 Ruothart Goffredo Wolfhelm Erlolf di Bergholz Ulrico di Kemnaten Enrico I di Kemnaten Bertone I di Schlitz Corrado I Aleolfo Ruggero I Enrico II di Bingarten Marquardo I Gernot Ermanno Burcardo di Nrings Ruggero II Corrado II 1075 1096 1109 1114 1122 1126 1132 1134 1140

Enrico III di Kronberg 1192 Hartmann I Kuno 1216 1217

Abbazia di Fulda

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Principi-Abati (1221-1737)
Corrado III di Malkes 12211249 Enrico IV di Erthal 12491261 Bertone II di Leibolz 12611271 Bertone III di Mackenzell 12711272 Bertone IV di Biembach 12731286 Marquardo II di Bickenbach 12861288 Enrico V di Weilnau 12881313 Eberardo di Rotenstein 13131315 Enrico VI di Hohenberg 13151353 Enrico VII di Kranlucken 13531372 Corrado IV di Hanau 13721383 Federico I di Romrod 13831395 Giovanni I di Merlau 13951440 Ermanno II di Buchenau 14401449 (coadiutore 14191427) Erinhard di Weilnau 14491472 Giovanni II di Henneberg-Schleusingen 14721513 Ermanno II di Kirchberg 15131521/29 Giovanni III di Henneberg-Schleusingen 1521/291541 Filippo di Schweinsberg 15411550 Wolfgang Dietrich von Eusigheim 15501558 Wolfgang Schutzbar 15581567 Filippo Giorgio di Schweinsberg 15671568 Wilhelm Hartmann von Klauer zu Wohra 15681570 Balthasar von Dernbach 15701576, 16021606 Johann Friedrich von Schwalbach 16061622 Johann Bernhard Schenk zu Schweinsberg 16231632 Johann Adolf von Hoheneck 16331635 Hermann Georg von Neuhof 16351644 Joachim Graf von Gravenegg 16441671 Kardinal Bernhard Gustav von Baden-Durlach 16711677 Placidus von Droste 16781700 Adalbert I. von Schleifras 17001714 Konstantin von Buttlar 17141726 Adolf von Dalberg 17261737
Il principe-abate Placidus von Droste, 1688 Il principe-vescovo Adolf von Dalberg in una stampa d'epoca ove sotto si trova una veduta della diocesi di Fulda (Kupferstich von J. H. Salver, um 1750)

Voci correlate
Annali di Fulda

Abbazia di Fulda

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Bibliografia
Gereon Becht-Jrdens: Neue Hinweise zum Rechtsstatus des Klosters Fulda aus der Vita Aegil des Brun Candidus. In: Hessisches Jahrbuch fr Landesgeschichte 41, 1991, S. 11-29. Gereon Becht-Jrdens: Die Vita Aegil des Brun Candidus als Quelle zu Fragen aus der Geschichte Fuldas im Zeitalter der anianischen Reform. In: Hessisches Jahrbuch fr Landesgeschichte 42, 1992, S. 19-48. Gereon Becht-Jrdens: Text Bild und Architektur als Trger einer ekklesiologischen Konzeption von Klostergeschichte. Die karolingische Vita Aegil des Brun Candidus von Fulda (ca. 840). In: Gottfried Kerscher (Hrsg.): Hagiographie und Kunst. Der Heiligenkult in Schrift, Bild und Architektur. Dietrich Reimer, Berlin 1993.ISBN 3-496-01107-6

Il principe-vescovo Enrico VIII di Bibra (Johann Andreas Herrlein)

Gereon Becht-Jrdens: Die Vita Aegil abbatis Fuldensis des Brun Candidus. Ein Opus geminum aus dem Zeitalter der anianischen Reform in biblisch-figuralem Hintergrundstil (Fuldaer Hochschulschriften 17). Josef Knecht, Frankfurt am Main, 1992. ISBN 3-7820-0649-6 Ernst Friedrich Johann Dronke (Hrsg.): Traditiones et Antiquitates Fuldenses. Mller, Fulda 1844. (Digitalisat als PDF [1]) Ottfried Ellger: Die Michaelskirche in Fulda als Zeugnis der Totensorge. Zur Konzeption einer Friedhofs und Grabkirche im karolingischen Kloster Fulda (Verffentlichungen des Fuldaer Geschichtsvereins 55). Parzeller, Fulda 1989. ISBN 3-7900-0192-9 Walter Heinemeyer, Berthold Jger (Hrsg.): Fulda in seiner Geschichte. Landschaft Reichsabtei Stadt (Verffentlichungen der Historischen Kommission fr Hessen 57). Parzeller, Fulda. Elwert, Marburg 1995. ISBN 3-7900-0252-6 ISBN 3-7708-1043-0 Berthold Jger: Das geistliche Frstentum Fulda in der frhen Neuzeit: Landesherrschaft, Landstnde u. frstliche Verwaltung, in: Schriften des Hess. Landesamtes fr geschichtliche Landeskunde, Nr. 39, 1986 Werner Kathrein, Andreas Greif (Hrsg.): Erbe und Sendung. 1250 Jahre Kloster Hochstift Bistum Fulda. Rckblick auf das Jubilumsjahr. Parzeller, Fulda 1995, ISBN 3-7900-0262-3 Eva Krause: Die Ratgerbasilika in Fulda. Eine forschungsgeschichtliche Untersuchung (Quellen und Abhandlungen zur Geschichte der Abtei und Dizese Fulda 27). Parzeller, Fulda 2002. ISBN 3-7900-0342-5 Josef Leinweber: Das Hochstift Fulda vor der Reformation, Parzeller & Co., Fulda, 1972 Karl Schmid (Hrsg.): Die Klostergemeinschaft von Fulda im frheren Mittelalter. (Mnstersche Mittelalterschriften 8). Wilhelm Fink, Mnchen 1978. ISBN 3-7705-1378-9 Gangolf Schrimpf (Hrsg.): Kloster Fulda in der Welt der Karolinger und Ottonen (Fuldaer Studien 7). Josef Knecht, Frankfurt am Main 1996. ISBN 3-7820-0707-7

Abbazia di Fulda

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Collegamenti esterni
History of the Bishopric of Fulda [2] Geschichtsquellen im Netz [3]

References
[1] https:/ / dlib. stanford. edu:6521/ text1/ dd-ill/ funf-lieder. pdf [2] http:/ / www. hoeckmann. de/ deutschland/ regionen/ fulda. htm [3] http:/ / archiv. twoday. net/ stories/ 1117947/

Abbazia di San Gallo


Bene protetto dall'UNESCO Patrimonio dell'umanit Abbazia di San Gallo (EN) Convent of Saint Gall

Tipo Criterio Pericolo Riconosciuto dal Scheda UNESCO

Culturali (ii) (iv) Non in pericolo 1983 [1] (EN) Scheda [2] (FR) Scheda

L'Abbazia di San Gallo (in tedesco Frstabtei Sankt Gallen) fu per molti secoli una delle principali abbazie benedettine d'Europa. situata nella citt di San Gallo nell'odierna Svizzera.

Abbazia di San Gallo

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Storia
Il monastero venne fondato nel 612 come eremo e prese il nome da san Gallo, un monaco irlandese. San Gallo fu discepolo e compagno di san Colombano futuro abate di Bobbio, e mor nel 645. Quindi fu di regola celtico-irlandese scritta dal suo maestro Colombano a Luxeuil. Il monastero, dopo la morte di san Gallo, and in rovina ma il conte di Waltram di Turgovia nel 719 incaric il monaco benedettino Otmaro di ripristinarne la funzionalit. Otmaro lo ricostru radicalmente ex novo come abbazia, provvedendo a che i monaci colombaniani potessero viverci in comunit ed adott per loro una regola che nel 747 venne trasformata in regola benedettina abbandonando quella adottata da San Colombano il che lasci poi degli strascichi che sfociarono in una congiura contro l'abate Otmaro che nel 759 accusato di adulterio fu esiliato e condannato a morire di fame. Nel 719 Otmaro fu il primo abate dell'Abbazia. In essa furono poste in custodia le reliquie di San Gallo.

L'interno della Cattedrale uno dei pi importanti monumenti barocchi della Svizzera

Durante il regno di Pipino il Breve venne fondata la famosa scuola di San Gallo, in cui le arti, le lettere e le scienze fiorirono. Successivamente, sotto l'abate Waldo di Reichenau (782-784) vennero copiati molti manoscritti, formandosi cos una nutrita biblioteca. Numerosi monaci anglosassoni e irlandesi si riunirono per dedicarsi alla copia dei libri. Su richiesta di Carlo Magno, il Papa Adriano I invi molti salmodianti da Roma, i quali propagandarono l'uso dei canti gregoriani. Nel secolo seguente l'abbazia di San Gallo entr in conflitto con quella vicina di Reichenau sull'omonima isola, nel lago di Costanza. Tra il 924 e il 933 i magiari minacciarono l'abbazia ed i libri furono spostati a Reichenau per sicurezza. La maggior parte di essi, con il tempo, fece ritorno all'abbazia di San Gallo. Nel 1032 san Poppone, divenutone abate, v'introdusse la riforma cluniacense. Nel tredicesimo secolo l'abbazia e la citt divennero un principato indipendente su cui gli abati regnarono vantando il titolo di principe del Sacro Romano Impero. Sotto la guida dell'abate Pio (1630 1674) venne iniziata la stampa dei libri. Nel 1712 l'abbazia sub grandi cambiamenti a seguito del saccheggio della Svizzera. Buona parte di libri e manoscritti vennero portati a Zurigo e Berna. Dopo il ripristino dell'ordine, San Gallo divenne la residenza del vescovo ed ospit gli uffici amministrativi del cantone, oltre ai resti dell'antica biblioteca. Ai giorni nostri rimane poco dell'originale monastero medievale. La maggior parte delle strutture, compresa la cattedrale, vennero progettate in stile tardo barocco e costruite tra il 1755 ed il 1768.

Abbazia di San Gallo

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Tesori culturali
La biblioteca di San Gallo considerata una delle pi ricche di tutto il Medioevo. Ospita una delle pi impressionanti collezioni di libri in lingua tedesca del primo Medioevo. Nel 2005 conteneva pi di 160.000 libri, di cui 2.200 scritti a mano e 500 risalenti a prima dell'anno 1000. In seguito la Stiftsbibliothek diede inizio ad un progetto per la digitalizzazione degli inestimabili manoscritti. La libreria contiene il Codex Abrogans uno dei pi antichi testi in lingua tedesca esistente risalente al ottavo secolo e generalmente attribuito a Arbeo von Freising, vescovo e letterato austriaco dell'epoca. presente inoltre un cartiglio senza eguali del nono secolo, noto con il nome di Pianta di San Gallo, che racchiude gli unici documenti d'architettura risalenti a 700 anni fa, tra la caduta dell'Impero ed il tredicesimo secolo. I piani non vennero mai eseguiti, ed il loro nome dovuto al fatto di essere stati conservati all'interno dell'abbazia, dove possono tuttora essere trovati. I piani rappresentavano la costruzione di un monastero ideale, concepito da uno dei concili tenuti ad Aquisgrana per la riforma del monachesimo nell'Impero franco, durante i primi anni dell'imperatore Ludovico I (tra l'814 e l'817). Nel 1983 il convento di San Gallo venne inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni dell'umanit come perfetto esempio di grande monastero Carolingio.

Monaci famosi
Notker I di San Gallo Tutilo di San Gallo Notker Labeo Ekkehard I Ekkehard II Ekkehard IV Reginbaldo II di Dillingen Ildefonso di Arx

Abati di San Gallo (719 1805)


Otmar (719 759) Giovanni (759 782) Ratperto (782) Waldo (782 784) Werdo (784 812) Wolfleoz (812 816) Gozberto (816 837) Bernwigo (837 840/41) Engilberto (840/841) Grimaldo (841 872) Hartmut (872 883) Bernardo (883-890) Salomone (890 919) Hartmann (922 925) Engilberto (925 933) Thieto (933 942)

Craloh (942 958) Anno (953 954) Abate titolare

Abbazia di San Gallo Purcharto (958 971) Notker (971 975) Ymmo (976 984) Ulrico I (984 990) Kerharto (990 1001) Purcharto (1001 1022) Thietpaldo (1022 1034) Nortperto (1034 1072) Ulrico II (1072 1076) Ulrico di Eppenstein (1077 1121) Lutoldo (1077 1083) Abate titolare Werinardo (1083 1086) Abate titolare Heinrich von Twiel (1121 1122) Abate titolare Manegold von Mammern (1121-1133) Werinher (1133-1167) Ulrich von Tegerfeld (1167-1199) Ulrich von Veringen (1199-1200) Heinrich von Klingen (1200-1204) Ulrich von Sax (1204-1220) Rudolf von Gttingen (1220 1226) Konrad von Bussnang (1226 1239) Walter von Trauchburg (1239 1244) Berthold von Falkenstein (1244 1272) Ulrich von Gttingen (1272 1277) Heinrich von Wartenberg (1272 1274) Abate titolare Rumo von Ramstein (1274 1281) Wilhelm von Montfort (1281 1301) Konrad von Gundelfingen (1288 1291) Abate titolare Heinrich von Ramstein (1301 1318) Hiltbold von Werstein (1318 1329) Rudolf von Montfort (1330 1333) Hermann von Bonstetten (1333 1360) Georg von Wildenstein (1360 1379) Kuno von Stoffeln (1379 1411) Heinrich von Gundelfingen (1411 1418) Konrad von Pegau (1418 1419) Heinrich von Mansdorf (1419 1426) Eglolf Blarer (1426 1442) Kaspar von Breitenlandenberg (1442 1463) Ulrich Rsch (1463 1491) Gotthard Giel von Glattburg (1491 1504) Franz von Gaisberg (1504 1529) Kilian Germann (1529 1530) Diethelm Blarer von Wartensee (1530 1564) Otmar Kunz (1564 1577)

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Joachim Opser (1577 1594) Bernhard Mller (1594 1630)

Abbazia di San Gallo Pius Reher (1630 1654) Gallus Alt (1654 1687) Celestino Sfondrati (1687 1696) Leodegar Brgisser (1696 1717) Joseph von Rudolfi (1717 1740) Coelestin Gugger von Staudach (1740 1767) Beda Angehrn (1767 1796) Pankraz Vorster (1796 1805)

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Altri progetti
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Collegamenti esterni
(EN) Scheda UNESCO [1] (EN) Abbey of St. Gall [3] - scheda della Catholic Encyclopedia Stiftsbibliothek Sankt Gallen [4] - la biblioteca Codices Electronici Sangallenses [5] - progetto per la digitalizzazione dei manoscritti medievali di San Gallo I siti dell'Unesco in Svizzera - Dossier speciale swissinfo [6]
Coordinate geografiche: 472523N 92238E47.42306N 9.37722E
[7]

References
[1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] http:/ / whc. unesco. org/ en/ list/ 268 http:/ / whc. unesco. org/ fr/ list/ 268 http:/ / www. newadvent. org/ cathen/ 06347a. htm http:/ / www. stiftsbibliothek. ch http:/ / www. cesg. unifr. ch/ http:/ / www. swissinfo. ch/ ita/ unesco http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Abbazia_di_San_Gallo& language=it& params=47_25_23_N_9_22_38_E_region:CH_type:landmark

Abbazia di Corvey

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Abbazia di Corvey
Coordinate geografiche: 514640N 92436E51.77778N 9.41E
Principato Abbaziale di Corvey [1]

Dati amministrativi Nome ufficiale Lingue ufficiali Lingue parlate Capitale Corvey Politica Forma di Stato Forma di governo Nascita Causa Fine Causa 1203 con Witukindo von Spiegel zum Desenberg Derivazione dal Regno dei Franchi orientali 1794 con Johann Karl Theodor von Brabeck Elevazione a principato-vescovile Territorio e popolazione Massima estensione Popolazione 275 km nel 1800 10.000 nel 1800 Economia Valuta Tallero di Corvey Religione e societ Religioni preminenti Cattolicesimo Teocrazia Frstbte zu Corvey tedesco, latino

Abbazia di Corvey

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Religioni minoritarie Protestantesimo, ebraismo Evoluzione storica Preceduto da Diocesi di Paderborn Succeduto da Principato vescovile di Corvey

L'abbazia di Corvey (in tedesco: Frstabtei Corvey) era una abbazia benedettina situata lungo il fiume Weser (nei pressi di Hxter, nell' odierna Renania Settentrionale-Vestfalia), facente parte della diocesi di Paderborn, fu fondata nell'822 dai monaci di Corbie, in Piccardia (deriva il suo nome dal latino Corbeia Nova, cio ""Nuova Corbie"), per iniziativa dell'imperatore Ludovico il Pio e dell'abate Adelardo. Anscario, poi arcivescovo di Brema e di Amburgo, vi fond una Scuola che divenne uno dei principali centri culturali dell'Europa del IX - X secolo. L'abate di Corvey ebbe dal 1203 il titolo di principe dell'impero ed il monastero fu eretto a vescovato nel 1792: attorno al XV secolo inizi il suo lento declino. Venne secolarizzata nel 1803 e ceduta come principato alla casa di Orange-Nassau. Fu poi annessa al Regno di Vestfalia, costituito da Napoleone I per suo fratello, Girolamo Bonaparte, e quindi al regno di Prussia.

Descrizione

L'abbazia di Corvey

L'abbazia ha una pianta quadrata. Nel piano inferiore si trova l'atrio sorretto da spesse colonne. I due piani superiori comprendono entrambi una grande sala, dov'era situato il trono. All'esterno abbiamo il Westwerk, l'invenzione dell'architettura carolingia, ovvero il corpo occidentale che serra la facciata occidentale con torri molto alte per accedere alla tribuna, dove avevano luogo la liturgia e le cerimonie che coinvolgevano l'imperatore. Sempre nel Westwerk si trovano le reliquie dei santi e dei martiri.

Abati di Corvey (822-1794)


Adalardo di Corbie 822826 (della dinastia dei Carolingi) Wala 826831 (della dinastia dei Carolingi) Guerino I di Sassonia 826856 Adalgardo 856877 Thancmaro 877879 (della dinastia dei Liudolfingi) Avo 877879 Bowo I 879890 Gottschalk 890900 Bowo II 900916 Volkmar I 916942 Bowo III 942948

Gerberno 949965 Ludolfo (Luidolfo) 965983 Dietmar I di Walbeck 9831001

Abbazia di Corvey Hosed 10011010 Walo 10111015 Druthmar 10151046 Rudhard 10461050 Arnoldo I di Falkenberg 10511055 Saracho di Rossdorf 10561071 Guerino II 10711079 Federico di Hoya 10801082 Marquardo 10821106 Erchenberto di Homburg 11071128 Volkmar II di Bmeneburg 11291138 Adalberto di Baviera 11381144 Enrico I di Bmeneburg-Nordheim 11441146 Enrico II 1146 Wibald de Pr 11461158 Corrado 11741189 Witukindo von Spiegel zum Desenberg 11891205 Dietmar II di Stockhausen 12061216 Ippolito di Ldhorst 12161223 Ermanno I di Holte 12231254 Timo 12541275 Enrico III di Homburg 12751306 Roberto di Horhausen 13061336 Teodorico I di Dalwigk 13361359 Enrico IV von Spiegel zum Desenberg 13591360 Rinaldo I di Dalwigk 13601369 Ernesto di Braunschweig 13691371 Bodo di Pyrmont 13711395 Teodorico II di Runst 13951396 Arnoldo II di Wolf 13961398 Wilbrando di Hallermund 13981408, 1436 Teodorico III di Runst 14081417 Moritz von Spiegelberg 14171435 Arnoldo III von der Malsburg 14351463 Ermanno II do Stockhausen 14631479 Hermann III. von Bmelberg 14791504 Franz Ketteler 15041547 Gaspare I von Hrsel 15471555 Rinaldo II von Buchholz 15551585 Teodorico IV von Beringhausen 15851616 Enrico V von Aschenbrock 16161624 Joseph Christoph von Brambach 16241638 Arnoldo IV de Valdois 16381661 Christoph Bernhard von Galen 16611678 Christoph von Bellinghausen 16781696

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Florenz von Welden 16961714 Maximilian von Horrich 17141721

Abbazia di Corvey Karl von Plittersdorf 17221737 Gaspare II von Bselager-Hohneburg 17371758 Philipp von Spiegel zum Desenberg 17581776 Johann Karl Theodor von Brabeck 17761794 Elevato a Vescovato

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Vescovi di Corvey (1794-1802)


Johann Karl Theodor von Brabeck 1794 Ferdinand von Lninck 17941802 Secolarizzato e passato al Principato di Nassau-Dietz della casata di Orange-Nassau

Principato di Corvey (1803-1807)


Guglielmo V di Orange-Nassau 18031806 Guglielmo 18061807, ( 1843)

Bibliografia
Joachim Poeschke (Hg.): Sinopien und Stuck im Westwerk der karolingischen Klosterkirche von Corvey. Rhema-Verlag, Mnster 2002, ISBN 978-3-930454-34-1

Altri progetti
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Voci correlate
Diocesi di Corvey

Collegamenti esterni
L'abbazia di Corvey [2] sulla Catholic Encyclopedia

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Abbazia_di_Corvey& language=it& params=51_46_40_N_9_24_36_E_region:DE-NW_type:landmark [2] http:/ / www. newadvent. org/ cathen/ 04402a. htm

Chiesa di Saint-Germain d'Auxerre

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Chiesa di Saint-Germain d'Auxerre


Saint-Germain d'Auxerre

Esterno Paese Regione Localit Religione Diocesi Francia Borgogna Auxerre Cattolica Sens

Stile architettonico Carolingio, romanico e Gotico Inizio costruzione Completamento Sito web 841 1398 Sito dell'abbazia [1]

La Chiesa di Saint-Germain d'Auxerre si trova nella parte nord della citt di Auxerre, in Francia, e fa parte di un'antica abbazia.

Storia
Venne fondata nel V secolo dal vescovo san Germano d'Auxerre, che don alcuni terreni di propriet della sua famiglia ed altri benefici. Il primo edificio costruito fu un cappella piuttosto semplice, che conteneva alcune preziose reliquie di San Maurizio martire e della Legione Tebea. Germano stesso vi venne sepolto il 1 Veduta dell'ex-Abbazia di Saint-Germain d'Auxerre. Solo la torre ottobre 448. Verso l'inizio del VI secolo al posto della romanica e la cripta sono vestigia antiche cappella venne costruita un basilica su iniziativa della Regina Clotilde, moglie di Clodoveo I, poi nel periodo carolingio venne inglobata in un'abbazia. In seguito alla prodigiosa guarigione del conte Corraddo della famiglia burgunda dei Welfen (quelli che diedero poi il nome al partito guelfo), nell'840 fu disposto di edificare una nuova basilica, come ex voto. I lavori iniziarono nell'841 e terminarono verso l'865. Resta di quel periodo la cripta a pi livelli, per seguire la conformazione del terreno, terminata nell'857 con la traslazione delle spoglie di San Germano. La basilica venne profondamente trasformata nella seconda met del XII secolo, poi nel periodo romanico vennero aggiunte due torri in facciata, delle quali resta solo quella sud. Nel 1277 l'abate Jean de Joceval decise una riedificazione in stile gotico, proseguita fino al 1398 quando si interruppero i lavori sebbene il progetto non fosse

Chiesa di Saint-Germain d'Auxerre stato completato. Il monastero venne in parte distrutto dagli ugonotti nel 1567 e secolarizzato nel 1810. Nel 1817 la chiesa sub un restauro in stile neogotico con la creazione di una nuova facciata, che accorci la navata, per questo la torre romanica un tempo addossata alla muratura oggi si trova isolata. Oggi vi stato ricavato il Muse Abbaye Saint Germain.

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La cripta
La cripta particolarmente importante sia per l'originaria architettura carolingia, tra le meglio conservate di Francia, sia perch conserva un ciclo di affreschi praticamente unico risalente al IX secolo, i pi antichi di Francia, riscoperti nel 1927. Da queste pitture si potuto studiare l'aspetto delle arti figurative di quel tempo, poich altrove sono quasi completamente distrutte (restano pochi esempi coevi a Malles, a Mstair, a Naturno ed a Castelseprio). Le pareti sono trattate con decorazioni di finti elementi Lapidazione di Santo Stefano, affresco nella cripta architettonici (volte a crociera, fregi e altro), all'interno dei quali sono disegnate alcune lunette istoriate con scene di santi. Una scena riporta la Lapidazione di Santo Stefano ed interessante come il pittore sia attento alla dinamica delle figure, ritraendo con verosimiglianza i gesti e le espressioni facciali, ma lasci lo sfondo vagamente indeterminato, con una chiesa dalla quale esce il santo, incongruente per dimensioni (la porta arriva appena alla vita dei personaggi) e per prospettiva (un po' frontale, un po' "a volo d'uccello").

Abati famosi
Hugo Abbas (m. 886) dall'853 Lotario (m. 865) figlio di Carlo il Calvo (dinastia carolingia) Richard Justiciarius (m. 921) Guillaume de Grimoard, dal 1352 al 1362, poi Papa Urbano V

Bibliografia
(DE) Otto Demus, Romanische Wandmalerei. Aufnahmen von Max Hirmer, Mnchen, 1968

Chiesa di Saint-Germain d'Auxerre

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Collegamenti esterni
(FR) Sito ufficiale [2]

References
[1] http:/ / www. auxerre. culture. gouv. fr/ fr/ [2] http:/ / www. auxerre. culture. gouv. fr

Chiesa di Santa Maria presso San Satiro


Coordinate geografiche: 452745.53N 91116.92E45.4626472N 9.1880333E
Chiesa di Santa Maria presso San Satiro [1]

facciata Paese Regione Localit Religione Diocesi Architetto Italia Lombardia Milano Cristiana Cattolica di Rito Ambrosiano Arcidiocesi di Milano Donato Bramante, Giovanni Antonio Amadeo

Stile architettonico manierismo Inizio costruzione Completamento 1476 1482

Santa Maria presso San Satiro un'antica chiesa di Milano.

Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

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Storia e descrizione
Il primitivo edificio di culto fu fondato dall'arcivescovo Ansperto gi prima dell'879 e fu dedicato a san Satiro, fratello di sant'Ambrogio. Si tratta di un sacello, a pianta centrale, che in dimensione miniaturizzata rievoca la sperimentazione preromanica di questa tipologia planimetrica, di memoria tardoromana e influenzata dalle basiliche costantiniane in Terrasanta. Interessanti sono le soluzioni nelle articolazioni delle volte e dei pilastri con capitelli che le sorreggono. Da notare anche il tratto del superstite affresco carolingio. Il campanile della chiesa ancora quello romanico. Il sacello sub ulteriori rimaneggiamenti, quando venne ristrutturata la chiesa di Santa Maria nel tardo Quattrocento. All'epoca del Bramante risale infatti la decorazione esterna del sacello. La chiesa di Santa Maria fu invece costruita tra il 1476 e il 1482 per custodire un'icona miracolosa. Il committente fu il duca Galeazzo Maria Sforza; per alcuni studiosi il progettista fu un giovane pittore marchigiano da poco trasferitosi prima a Bergamo e quindi a Milano: Donato Bramante. I documenti scoperti da Sironi proverebbero tuttavia che Bramante ebbe un ruolo in subordine rispetto per esempio al progettista della facciata, Giovanni Antonio Amadeo. Anche lo scultore e architetto Giovanni Battagio partecip alla sua edificazione e ornamentazione a partire dal 1483. Bramante, o forse l'Amadeo, pur avendo a disposizione un'area di piccole dimensioni, edific un edificio di respiro veramente monumentale: un corpo longitudinale a tre navate, con uguale ampiezza tra navata centrale e bracci del transetto, entrambi coperti da poderose volte a botte con cassettoni dipinti che evocavano il modello di Sant'Andrea dell'Alberti. L'incrocio dei bracci presenta una cupola, immancabile motivo bramantesco, ma l'armonia dell'insieme era messa a rischio dall'insufficiente ampiezza del capocroce che, nell'impossibilit di estenderlo (per la presenza di una strada assai frequentata), venne "allungato" illusionisticamente, costruendo una finta fuga prospettica in stucco in uno spazio profondo appena 97 cm, con tanto di volta cassettonata illusoria[2]. La soluzione, considerata antesignana di tutti gli esempi di trompe l'oeil successivi, a dire il vero non si tratt che di un esempio di "stiacciato" trasferito dalla scultura all'architettura. Originariamente tutto l'edificio era decorato in bianco azzurro ed oro, e l'impressione ottica doveva essere ricchissima. Anche gli affreschi di Bergognone che ornavano le pareti laterali sono stati quasi completamente staccati e collocati alla Pinacoteca di Brera. L'antico sacello di San Satiro, a pianta circolare, venne in quegli anni rivestito da una decorazione in cotto e fu arricchito dal gruppo in terracotta con il Compianto su Cristo morto di Agostino de Fondulis. Lo stesso artista decor anche, con espressivi busti in terracotta, la Sacrestia bramantesca o piuttosto amadeesca della chiesa, a pianta centrale, ispirata ad edifici tardo-antichi o forse pi direttamente dalla Cappella Portinari in Sant'Eustorgio o dalla Cappella Colleoni a Bergamo.
L'interno con la falsa prospettiva bramantesca (97 cm)

Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

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Altre immagini

Veduta di lato del presbiterio

Sacello di San Satiro (esterno)

Sacello di San Satiro, brani residui di affreschi di epoca postcarolingia

Interno del sacello di San Satiro, di epoca postcarolingia, con all'interno il gruppo del Compianto del Cristo del De Fondulis (fine XV sec.)

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Chiesa_di_Santa_Maria_presso_San_Satiro& language=it& params=45_27_45. 53_N_9_11_16. 92_E_type:landmark [2] De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 165.

Bibliografia
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

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Voci correlate
Giovanni Antonio Amadeo

Basilica di Santa Prassede

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Basilica di Santa Prassede


Coordinate geografiche: 415346N 122955E41.89611N 12.49861E
Santa Prassede [1]

Interno Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Lazio Roma cristiana cattolica di rito romano Diocesi di Roma

Inizio costruzione VIII secolo Completamento IX secolo

Santa Prassede una chiesa basilicale di Roma, situata nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore, nel rione Monti. L'entrata principale, di rado utilizzata, in via San Martino ai Monti, mentre l'entrata abituale, ma secondaria, si trova sul lato destro dell'edificio, che d su via di Santa Prassede.

Basilica di Santa Prassede

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Storia
La chiesa ha origini molto antiche. Attorno alla basilica di Santa Maria Maggiore sorsero molte chiese, tra cui, come attesta una lapide del 491, un titulus Praxedis. Questo fa riferimento alle vicende della famiglia del senatore Pudente (I secolo d.C.), che la tradizione enuclea tra le prime persone convertite a Roma dall'apostolo Paolo; con Pudente si convertirono al cristianesimo anche le figlie Pudenziana e Prassede. L'intera famiglia sub il martirio ed i loro corpi furono deposti nelle catacombe di Priscilla, sulla via Salaria. Il titulus Praxedis sorse nella casa di propriet di Prassede, la quale soleva nascondervi i cristiani perseguitati: la tradizione racconta che la santa raccoglieva con una spugna il sangue versato dai martiri per versarlo in un pozzo. Il Liber pontificalis ci informa che papa Adriano I verso l'anno 780 rinnov completamente ci che restava del titulus Praxedis. La chiesa attuale invece si Planimetria della chiesa deve al rifacimento operato da papa Pasquale I nell'817, che costru un nuovo edificio sacro al posto del precedente, ormai fatiscente. La nuova chiesa era destinata ad accogliere le ossa dei martiri sepolti nel cimitero di Priscilla. Fin dal IX secolo la chiesa era inserita nel tessuto edilizio a tal punto che la facciata non era visibile dalla strada, come lo tuttora. A met del XII secolo la chiesa fu affidata ai canonici regolari di Santa Maria del Reno di Bologna, i quali per gestirono molto male l'intero complesso, cos che papa Celestino III, alla fine del secolo, si vide costretto a togliere loro la chiesa, ed il suo successore, papa Innocenzo III, ad assegnarla, nel 1198, ai monaci di Vallombrosa, che ancora oggi la possiedono. Nella prima met del XIII secolo, le strutture della navata centrale furono rafforzate con l'inserimento di tre grandi archi e sei grossi pilastri. In questo stesso periodo fu aggiunto il campanile, inserito per occupando parte del transetto di sinistra. Probabilmente a causa della sopravvenuta mancanza di simmetria del transetto, alla fine del secolo fu inserita nel transetto opposto, la cappella che oggi si chiama del Crocifisso. Altri interventi, interni alla chiesa, si operarono nei secoli successivi, commissionati dai vari cardinali titolari della basilica. In particolare si ricordano gli interventi dei cardinali Antonio Pallavicini Gentili, che rifece la zona del presbiterio; Carlo Borromeo, che rifece la scalinata d'accesso, il portale centrale e la sacrestia, mise la copertura a volte nelle navate laterali, apr le otto grandi finestre della navata centrale (erano 24 ai tempi di Pasquale I); Alessandro de' Medici commission la decorazione di tutta la navata centrale; infine il cardinale Ludovico Pico della Mirandola, nella prima met del XVIII secolo, su indicazione del sinodo romano del 1725, fece cercare le reliquie antiche, e questo occasion un nuovo intervento nella zona presbiteriale ed il rifacimento della cripta. Infine nel corso dei secoli XIX e XX diversi interventi mirarono al recupero delle strutture medievali attraverso la distruzione delle aggiunte successive: cos nel 1918 fu rifatto il pavimento in stile cosmatesco, e nel 1937 venne tolto l'intonaco della facciata per ripristinare l'antica struttura. Il titolo cardinalizio di Santa Prassede fu eretto da papa Evaristo intorno al 112.

Basilica di Santa Prassede

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Descrizione
Facciata
La facciata della basilica, non visibile dalla strada, all'interno di un cortile quadrangolare delimitato da edifici abitativi. L'accesso allo spazio aperto, che rimarca, seppur in parte, l'antico quadriportico paleocristiano, si ha attraverso una lunga scalinata in discesa che si apre su via di San Martino ai Monti con l'antico protiro originale sorretto da due colonne di spoglio e sormontato da una loggetta in un sobrio stile barocco aggiunta nel XVI secolo. La facciata, con paramento murario costituito da mattoni a vista, possiede ancora le tre monofore ad arco a tutto sesto paleocristiane e, nella parte inferiore, il portale barocco con timpano marmoreo con un cornicione riccamente scolpito.

Interno
La basilica a tre navate suddivisa da colonne e dai pilastri che reggono gli arconi di rafforzamento del XIII secolo. La zona del presbiterio dovuta ai rifacimenti voluti dal cardinale Ludovico Pico della Mirandola ed eseguiti tra il 1728 ed il 1734; in questa occasione furono trovate molte reliquie al di sotto dell'altare maggiore. I lavori portarono alla realizzazione della balaustrata, di tre rampe di scale (due laterali di accesso alla zona presbiterale ed una, quella centrale, alla cripta), del ciborio, del nuovo altare e degli stalli lignei del coro; il centro dell'abside chiuso da un quadro di Domenico Maria Muratori, che raffigura Santa Prassede che raccoglie il sangue dei martiri.

Il presbiterio ed i mosaici del IX secolo

Questa nuova sistemazione del presbiterio sconvolse i progetti originari di papa Pasquale; infatti l'attuale ciborio diventa il nuovo fulcro di attrazione, sovrapponendosi per alla retrostante decorazione musiva dell'abside. L'elemento pi rilevante della chiesa il ciclo di mosaici, risalenti al rifacimento del IX secolo fatto eseguire da papa Pasquale I, e che coprono il catino absidale, l'arco absidale e l'arco trionfale.

Basilica di Santa Prassede Catino absidale L'iconografia del catino absidale suddivisa in due parti. Nella parte superiore, collocato al centro, tra nuvole stilizzate, il Cristo in piedi con aureola dorata, in cui campeggia una croce azzurra; egli ha la mano destra alzata per mostrare i segni dei chiodi e la mano sinistra racchiusa attorno ad un rotolo. Sopra il Cristo la mano di Dio Padre, che, emergendo tra le nuvole, impone al figlio la corona della gloria. Ai lati di Ges si trovano: alla sua sinistra le figure di san Pietro, santa Pudenziana e un diacono (la cui identificazione incerta); alla sua destra le figure di san Paolo, santa Prassede e di papa Pasquale I (con l'aureola quadrata che contraddistingue i vivi, e che presenta un modello della chiesa offrendolo a Ges). Questi sette personaggi sono racchiusi in uno spazio delimitato da due palme, che richiamano il paradiso: sulla palma di sinistra, raffigurata la fenice (simbolo di nascita e di rinascita). Questa parte separata dalla successiva dalla rappresentazione stilizzata del fiume Giordano, cos come ricorda la scritta ivi apposta (Iordanes). Nella parte inferiore del mosaico absidale sono Papa Pasquale I con in mano il modellino della basilica rappresentati 13 agnelli. Al centro Cristo, Agnello pasquale, posto su una piccola altura da cui sgorgano i quattro fiumi del paradiso, che scorrono nella direzione dei quattro punti cardinali (simbolicamente rappresentano anche i quattro evangelisti). I sei agnelli per lato, che guardano in direzione dell'Agnello-Cristo, raffigurano i dodici apostoli; ai lati dei due gruppi di apostoli vi sono le rappresentazioni delle citt di Betlemme (a sinistra) e di Gerusalemme (a destra). Questa parte inferiore del catino absidale chiusa dall'iscrizione fatta apporre da papa Pasquale, con la quale il pontefice spera che l'offerta a Cristo del nuovo edificio gli garantisca un posto nel paradiso:
(LA) (IT)

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EMICAT AULA PIAE VARIIS DECORATA


METALLIS PRAXEDIS D(OMI)NO SUPER AETHRA PLACENTIS HONORE PONTIFICIS SUMMI STUDIO PASCHALIS ALUMNI SEDIS APOSTOLICAE PASSIM QUI CORPORA CONDENS PLURIMA S(AN)C(T)ORUM SUBTER HAEC MOENIA PONIT FRETUS UT HIS LIMEN MEREATUR ADIRE POLORUM.

Sfavilla decorata con vari metalli (preziosi) l'aula della santa


Prassede che piacque al signore nel cielo, per lo zelo del sommo pontefice Pasquale, innalzato al seggio Apostolico, che ha raccolto ovunque i corpi di numerosi santi e li ha posti sotto queste mura fiducioso che il suo servizio gli abbia meritato di venire alla soglia del cielo.

Arco absidale L'iconografia dell'arco absidale fa riferimento al libro dell'Apocalisse, capitoli Apocalisse 4-5 [2]. Al centro dell'arco posta la figura di Cristo-Agnello, all'interno di un medaglione blu: egli seduto su un trono, ai cui lati ci sono i sette candelabri, che l'Apocalisse identifica con le chiese dell'Asia (1,20 [3]). Completano la rappresentazione quattro angeli, quattro esseri viventi e ventiquattro vegliardi: tutte queste figure sono equamente distribuite nella parte destra e sinistra dell'arco absidale.

Basilica di Santa Prassede Gli angeli sono raffigurati in piedi, sopra delle piccole nubi. I quattro esseri viventi sono identificati con i quattro evangelisti: ciascuno infatti porta in mano un libro, il vangelo. A destra c' l'aquila (Giovanni) ed il toro (Luca); a sinistra un uomo (Matteo) ed il leone (Marco). I vegliardi sono posti sotto gli evangelisti, dodici per parte, suddivisi in tre file di quattro personaggi: essi sono vestiti di bianco, e con le mani velate offrono a Cristo delle corone d'oro. Arco trionfale L'iconografia dell'arco trionfale fa riferimento al capitolo 21 [4] del libro dell'Apocalisse. Al centro dell'arco, all'interno di una cittadella stilizzata (che rappresenta Gerusalemme), sono raffigurati 21 personaggi. Al centro c' Cristo con tunica rossa, affiancato da due angeli; al di sotto di questi, a sinistra le figure di Maria e Giovanni Battista, a destra santa Prassede. Seguono i dodici apostoli, sei per lato. Alle estremit si trovano: a sinistra Mos che tiene in mano una tavola con la scritta Lege (legge); a destra il profeta Elia che tende le braccia verso Cristo. Vicino ad Elia, vi la raffigurazione di un angelo, con in mano un libro, simbolo dell'antico testamento, ed una canna. La cittadella ha due porte aperte, a destra e a sinistra, entrambe custodite da un angelo.

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In primo piano l'arco trionfale; in secondo piano l'arco absidale

All'esterno della cittadella, su due ordini, sono rappresentati gli eletti di cui parla l'Apocalisse (7,4 [5] e 14,1 [6]). Gli eletti dell'ordine superiore, sono suddivisi in due gruppi, a destra e a sinistra, entrambi guidati da un angelo con le ali alzate e che indica loro l'entrata della citt: si possono riconoscere Pietro e Paolo (a destra), vescovi (con casula e pallio), martiri (con la La cripta corona), donne riccamente vestite, ufficiali (con la clamide). Nell'ordine inferiore sono raffigurati altri eletti, in modo indistinto, che agitano rami di palma. Le basi dell'arco trionfale sono state modificate da Carlo Borromeo, per la costruzione di due edicole per la conservazione dei reliquiari; ci ha comportato la distruzione della parte inferiore del mosaico. Cripta Anche la cripta, come la zona sovrastante, fu rifatta nel corso degli anni 1728-1734. In precedenza esisteva una camera con le reliquie, a cui si accedeva tramite due scale; essa conservava anche due sarcofagi, le cui iscrizioni indicavano che essi contenevano i corpi di Prassede e Pudenziana. Oggi l'ingresso unico, e porta ad un corridoio, dove sono collocati quattro sarcofagi, che termina con un altare cosmatesco, ove presente un affresco, rifacimento settecentesco di quello esistente nell'antica camera reliquiaria ed andato distrutto. Una seconda scala-porta collega la cripta con la cappella del Crocifisso.

Basilica di Santa Prassede Organo Sulla cantoria alla sinistra dell'altar maggiore, che occupa in larghezza e profondit tutto quello che in origine era il braccio sinistro del transetto, si trova uno organo a canne costruito dalla ditta Tamburini nel 1942 riutilizzando parte del precedente organo, un Tronci del XIX secolo. Il nuovo strumento, a due tastiere e pedaliera concavo-radiale, a trasmissione elettrica ed ha la seguente disposizione fonica:
Prima tastiera - Grand'Organo Ripieno XV XII Ottava Principale Dolce Principale Forte Principale Dulciana Flauto 6 file 2' 2.2/3' 4' 8' 8' 16' 8' 8'

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Flauto Ottavinante 4' Tromba 8'

Seconda tastiera - Espressivo Voce Corale Oboe 8' 8'

Concerto di Viole 8' Voce Celeste Salicionale Gamba Eufonio Bordone Flauto Armonico Flauto in XII Tremolo 8' 8' 8' 8' 8' 4' 2.2/3'

Basilica di Santa Prassede

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Pedale Subbasso 16'

Contrabbasso 16' Bordone Basso Ottava 8' 8' 4'

Unioni e accoppiamenti Unione I-P

Ottava Acuta I-P Unione II-I

Ottava Acuta I Ottava Acuta II-I Ottava Grave II-I Unione II-P

Ottava Acuta II-P Ottava Acuta II Ottava Grave II

Navata di destra
L'ingresso della chiesa in via di Santa Prassede conduce direttamente nella navata destra della basilica. Cappella del Crocifisso Immediatamente a destra dell'entrata la cappella del Crocifisso, sorta nel XIII secolo occupando parte dell'antico transetto di destra. L'attuale sistemazione si deve ad Antonio Muoz nel 1927, a causa delle pessime condizioni in cui versava la cappella; nel suo intento la cappella doveva pure servire a conservare i reperti scoperti nel 1918 durante il rifacimento della pavimentazione. Nella cappella si trovano: la tomba del cardinale Pantaleone Anchier (XIII secolo), titolare della basilica dal 1262 al 1286; l'epigrafe sopra la tomba ricorda il suo assassinio nella cappella il 1 novembre 1286; sulla parte opposta un grande crocifisso ligneo dipinto, del XIV secolo. Monumenti della navata destra Tra la cappella del Crocifisso e la cappella di San Zenone, lungo la navata destra, sono posti alcuni monumenti e pitture di particolare interesse artistico e storico: l'affresco della Madonna della salute, incorniciato da un'edicola marmorea, del XIII secolo

Monumento funebre a Giovanni Battista Santoni, di Gian Lorenzo Bernini

Basilica di Santa Prassede sul primo pilastro sono collocati tre manufatti di particolare interesse: una epigrafe del IX secolo, con i nomi dei martiri le cui reliquie furono traslate nella basilica da papa Pasquale I; un affresco rappresentante la Crocifissione con san Giovanni e la Madonna (XIII-XIV secolo); il monumento funebre a Giovanni Battista Santoni, opera giovanile di Gian Lorenzo Bernini. Cappella del cardinale Cotivy Questa cappella custodisce, nella parete di sinistra, il monumento funebre al cardinale Alain de Cotivy, titolare della basilica dal 1448 al 1474, anno della sua morte. Il monumento, attribuito ad Andrea Bregno composto da una nicchia con arco e due piedritti: al centro collocato il sarcofago, sullo sfondo vi sono i busti degli apostoli Pietro e Paolo; nei piedritti sono raffigurate le sante Pudenziana e Prassede. Sulla parete opposta l'entrata al sacello di San Zenone; sopra l'ingresso una quadro di Francesco Gai raffigurante la Flagellazione (1863). Sacello di San Zenone La cappella fu fatta erigere da papa Pasquale I come luogo funerario per la madre Teodora, e dedicato a san Zenone. Essa rappresenta uno dei rari esempi di cappella romana del IX secolo completamente rivestita di mosaici in stile bizantino.

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La colonna della flagellazione

Basilica di Santa Prassede Colonna della flagellazione In una nicchia, aperta sia sulla cappella di san Zenone che sulla navata destra, si conserva una colonna alta circa 63 cm e con un diametro che varia da 13 a 20 cm, che si ritiene sia stata la colonna alla quale Ges abbia subito la flagellazione. Questa colonna fu portata a Roma da Gerusalemme dal cardinale Giovanni Colonna nel 1223. La colonna inserita all'interno di una edicola-reliquiario in bronzo, eseguito nel 1898 su disegno di Duilio Cambellotti. Cappella Cesi Questa cappella fu voluta dal barone Federico Cesi e costruita, al posto di una preesistente, nel 1595. La volta fu dipinta da Guglielmo Cortesi: al centro la raffigurazione di Dio padre benedicente in gloria fra angeli; nei pennacchi sono raffigurati papa Pasquale I, san Filippo Neri, santa Francesca Romana e santa Firmina. Gli affreschi delle lunette laterali sono di Ciro Ferri. Le tele delle pareti sono ancora del Cortesi (Adorazione dei Magi e Santi Anna e Gioacchino). La pala d'altare raffigura San Pio X, ed opera moderna del Bartoli: nel 1954 la cappella stata ridedicata a papa Sarto. Cappella di san Bernardo degli Uberti Sorta nel XVIII secolo con questa nome, oggi dedicata alla Madonna del Rosario, dopo la nuova sistemazione degli interni effettuata nel 1886. In essa si trovano i dipinti di Domenico Pestrini con il Martirio del beato Tesauro Beccaria, di Angelo Soccorsi con la figura di Pietro Igneo Aldobrandini e la pala d'altare raffigurante il santo a cui inizialmente fu dedicata la cappella.
Martirio del beato Tesauro Beccaria di Domenico Pestrini

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Navata centrale
La navata centrale della basilica fu risistemata tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX. Nel 1868 infatti fu inserito il soffitto a cassettoni e nel 1918 fu rifatto il pavimento in stile cosmatesco. Di notevole effetto scenico il ciclo pittorico delle pareti, eseguito fra il 1594 ed il 1596, con Storie della passione di Cristo, in otto scene, opera di Giovanni Balducci, Paris Nogari, Girolamo Massei, Agostino Ciampelli, Baldassarre Croce. Nella parete di controfacciata, ai lati del portale d'ingresso, rappresentata l'Annunciazione di Stefano Pieri, in due riquadri. Sulla parete di fondo della navata destra posto il monumento funebre di Silvio Santacroce, degli inizi del XVII secolo; mentre a sinistra posta, per terra, la tomba di Giovanni Carbone (l'iscrizione reca la data ed il luogo della morte: Roma, 24 settembre 1388).

Basilica di Santa Prassede

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Navata sinistra
In fondo alla navata sinistra collocata una edicola del XVIII secolo. Sul fondo inserita una lastra di marmo nero: la leggenda vuole che sia la pietra sulla quale Prassede dormiva e con la quale fu chiusa la sua tomba. Ai lati dell'edicola sono due affreschi raffiguranti i genitori della santa, Pudente e Sabina. Cappella di san Pietro Fu edificata nel 1721 e rifatta nel 1735. La tela dell'altare, di autore ignoto, raffigura la Visita di san Pietro a casa del senatore Pudente. Nelle pareti laterali sono due dipinti di Giuseppe Severoni con le figure di Santa Pudenziana e San Giovanni Battista.

Tomba di Giovanni Carbone

Cappella di san Carlo Borromeo stata edificata nel 1735; su di essa incombe una cupola con piccola lanterna. Ai quattro lati della cappella, entro delle nicchie, sono quattro statue di angeli che rappresentano le virt cardinali (XVIII secolo). La pala dell'altare di Etienne Parrocel e raffigura San Carlo che ringrazia Dio per la fine della peste. Alle pareti laterali due dipinti di Ludovico Stern (1709-1777) con San Carlo in preghiera e San Carlo in estasi. Cappella Olgiati stata realizzata da Martino Longhi il vecchio tra il 1583 ed il 1586, e commissionata dagli Olgiati, banchieri comaschi, che ebbero un momento di gloria romana, occupando vari incarichi nella Camera Apostolica. All'interno si conservano tre monumenti funebri di membri della famiglia. La volta completamente affrescata, opera del Cavalier d'Arpino (1587), con un ciclo pittorico ricco di figure, quali Ezechiele, Geremia, Michea, Mos, san Gregorio Magno, san Girolamo, sant'Agostino, sant'Ambrogio fra angeli e sibille: al centro l'Ascensione di Ges fra gli apostoli e la Vergine. La pala dell'altare di Federico Zuccari e raffigura l'Incontro di Ges con la Veronica. Ai lati dell'altare, del Cavalier d'Arpino, due dipinti con i santi Andrea e Bernardo di Chiaravalle. Alle pareti, altre due tele raffiguranti la Risurrezione di Cristo e l'Assunzione di Maria al cielo.

Basilica di Santa Prassede Cappella di san Giovanni Gualberto Edificata nella prima met del XIX secolo e dedicata al fondatore dei Vallombrosani, stata completamente rifatta nel 1933, con pitture e mosaici di Giulio Bargellini. Sacrestia Dalla navata di sinistra si accede alla sacrestia della basilica, edificata per volont di Carlo Borromeo (suo lo stemma al centro della volta), e dove sono conservate diverse tele di autori come Agostino Ciampelli, Giovanni de Vecchi, Guglielmo Cortese.

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Bibliografia
C. Rendina, Le Chiese di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000, pp. 314-315 P. Gallio, La Basilica di Santa Prassede, Ed. d'Arte Marconi 2000 A. Manodori, Rione I. Monti, in AA.VV., I Rioni di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2005, pp. 76-78 M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, pp 238-243 [7] C. Hlsen, Le chiese di Roma nel Medio Evo, Firenze 1927, p. 23 [8] G. Fronzuto, Organi di Roma. Guida pratica orientativa agli organi storici e moderni, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2007, pp. 370-371

Voci correlate
Episcopa Theodora Titolo cardinalizio di Santa Prassede

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Santa Prassede [9] Kunsthistorie.com [10], Galleria fotografica. Scheda sulla chiesa [11] dal sito della Diocesi di Roma

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Basilica_di_Santa_Prassede& language=it& params=41_53_46_N_12_29_55_E_region:IT_type:landmark [2] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=Ap4-5& formato_rif=vp [3] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=1%2C20& formato_rif=vp [4] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=Ap21& formato_rif=vp [5] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=Ap7%2C4& formato_rif=vp [6] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=Ap14%2C1& formato_rif=vp [7] http:/ / penelope. uchicago. edu/ Thayer/ I/ Gazetteer/ Places/ Europe/ Italy/ Lazio/ Roma/ Rome/ churches/ _Texts/ Armellini/ ARMCHI*/ home. html [8] http:/ / penelope. uchicago. edu/ Thayer/ I/ Gazetteer/ Places/ Europe/ Italy/ Lazio/ Roma/ Rome/ churches/ _Texts/ Huelsen/ HUECHI*/ home. html [9] http:/ / romanchurches. wikia. com/ wiki/ Santa_Prassede [10] http:/ / kunsthistorie. com/ galleri/ index. php?album=Italia%2FRoma%2FSan. + Prassede& sortby=name& order=asc [11] http:/ / www. vicariatusurbis. org/ ?page_id=188& ID=900

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere

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Basilica di Santa Cecilia in Trastevere


Basilica di Santa Cecilia in Trastevere

Facciata Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Lazio Roma cristiana cattolica di rito romano Diocesi di Roma

Stile architettonico barocco Inizio costruzione Completamento V secolo XVI-XVII secolo [1]

Coordinate geografiche: 415315.2N 122833.21E41.887556N 12.4758917E

La Basilica di Santa Cecilia un luogo di culto cattolico situato nel rione Trastevere, nel centro storico di Roma. Ha la dignit di Basilica minore.[2]

Storia e leggenda
La leggenda vuole che la chiesa sorga sulla casa familiare di Cecilia, ...vergine illustre, nata da nobile stirpe romana, che sub il supplizio verso il 220. La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei, Valeriano, ed era stato testimone del martirio, ...seppell il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacr la sua casa trasformandola in una chiesa, cos come gli aveva chiesto.[3]
Interno

Il Titulus Caeciliae in effetti attestato gi dal V secolo. All'inizio del IX secolo papa Pasquale I, grande recuperatore di reliquie ed edificatore di chiese (Santa Maria in Domnica, Santa Prassede), ebbe in sogno la visione di Cecilia che gli rivelava la propria sepoltura; fece quindi erigere la chiesa in forma basilicale sul luogo della precedente e vi trasl il corpo.

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere

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Durante i lavori di ristrutturazione effettuati nel 1599 dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati, (nipote di Papa Gregorio XIV, e il cui monumento funebre quello che si vede nel portico, a destra) fu aperto il sepolcro di marmo e nella ulteriore cassa di cipresso che esso racchiudeva si ritrov il corpo quasi integro della santa, vestito di bianco e con il segno delle ferite sul collo. L'evento fu considerato miracoloso tanto che anche papa Clemente VIII and a constatarlo. Si commission allo scultore Stefano Maderno la riproduzione della figura cos com'era stata ritrovata. L'eccezionale opera in marmo pario, attualmente esposta sotto l'altare maggiore, testimonia nei secoli l'evento.

Architettura e opere contenute


La struttura originaria era classicamente basilicale: navata centrale sostenuta da dodici colonne collegate da archi a tutto sesto, soffitto a capriate, abside semicircolare con il catino decorato in mosaico (la decorazione originaria era per pi ampia, coprendo anche i lati), piccola cripta sotterranea in corrispondenza dell'altare maggiore e senza dislivello con la navata. L'edificio fu abbellito e crebbe nei secoli successivi; accanto sorse successivamente un monastero, anch'esso dedicato a santa Cecilia e a sant'Agata. Papa Pasquale II fece costruire nel XII secolo il campanile (oggi leggermente pendente) e il portico, e nella seconda met del XIII Pietro Cavallini vi affresc il Giudizio universale, mentre Arnolfo di Cambio eresse il ciborio nel 1293. A partire dal XVII secolo, e molto di pi nel XVIII, le linee della basilica antica vennero fortemente modificate; pur lasciando inalterata l'abside, il presbiterio venne rialzato, il pavimento cosmatesco sostituito, le capriate del soffitto sostituite da un controsoffitto in legno (molti stucchi, dipinto centrale di Sebastiano Conca del 1725), le finestre furono ridotte e nuovi coretti vennero creati sopra le arcate tra le colonne (sorta di tardivo matroneo) riservato alle monache.

Altare maggiore, ciborio e abside

La statua di Stefano Maderno all'altare maggiore

All'inizio del Settecento il cardinale Francesco Acquaviva d'Aragona affid a Ferdinando Fuga un intervento di sistemazione esterno assai scenografico, il cui risultato fu l'attuale prospetto monumentale dell'entrata, con il nome del cardinale stesso ben in vista; nuovi ambienti destinati a sacerdoti e personale e la creazione dell'ampio cortile, con a destra il monastero delle suore francescane e a sinistra quello delle benedettine. Nel 1830, per ragioni di consolidamento, le colonne vennero chiuse dentro gli attuali pilastri di mattoni, e gli archi abbassati. All'interno della chiesa si trova un organo a trasmissione pneumatica di Vegezzi Bossi di modeste dimensioni e installato dalla ditta Buccolini. La sua disposizione fonica la seguente:

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere

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Prima tastiera - Grand'Organo Principale Ottava Unda Maris Bordone 8' 4' 8' 8'

Seconda tastiera - Espressivo Principale dulciana 8' Voce celeste Concerto viole Oboe Flauto Eolina Pieno 8' 8' 8' 4' 4' 3 file

Seconda tastiera - Pedale Subbasso Ottava 16' 8'

Gli ambienti romani


Degli ambienti sotterranei era nota soltanto la cripta e il cosiddetto "Bagno", il calidarium in cui la leggenda voleva che si fosse fatto il primo tentativo di soffocare Cecilia, fino a quando il titolare di Santa Cecilia fra il 1887 e il 1913, cardinale Mariano Rampolla del Tindaro decise all'inizio del '900 di restaurare e ampliare la cripta. Con l'occasione furono effettuati saggi di scavo nel pavimento della chiesa e del convento, che portarono alla scoperta di numerosi e complessi ambienti sottostanti, per una profondit di circa 5 mt.
La cripta (ricostruzione di inizio '900)

Sono stati rinvenuti resti di una domus del II secolo a.C. (murature e colonne dell'atrium, pavimentazioni) e tracce di lavori successivi che portarono la domus, in tutto o in parte, ad essere convertita in insula. Ci facilmente comprensibile se si pensa che la regione di Trastevere, in epoca repubblicana ancora agricola e ad urbanizzazione estensiva, si affoll successivamente, in epoca imperiale, con il crescere della popolazione urbana.

L'evoluzione edilizia delle costruzioni scoperte copre un periodo di alcuni secoli, giungendo fino all'epoca adrianea (II secolo). L'insula utilizz in parte murature preesistenti, ponendo il cortile al posto dell'atrium antico, e presenta tracce di una strada, di una scala d'accesso, di un'aula e di un piccolo impianto termale Insula romana: larario di Minerva protettrice della casa interno, presumibilmente privato, nonch di pavimentazioni. Un ambiente che presenta alcune vasche molto ben costruite ma non impeermeabiizzate (probabilmente destinate a stoccaggio di derrate) che al momento dello scavo furono trovate riempite di terra sotto un pavimento evidentemente successivo, conferma l'ipotesi di datazione al II secolo della trasformazione della domus in insula. Modifiche ulteriori vennero apportate con l'uso cristiano dell'immobile nei secoli successivi: una sala con una vasca circolare fu trasformata in un battistero esagonale rivestito di marmo. Accanto a questa il balneum che la tradizione indica come luogo di martirio di Cecilia.

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere

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Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Basilica_di_Santa_Cecilia_in_Trastevere& language=it& params=41_53_15. 2_N_12_28_33. 21_E_region:IT_type:landmark [2] (EN) Gcatholic.com Basilics in Italy (http:/ / www. gcatholic. com/ churches/ data/ basITX. htm) [3] Legenda Aurea, cap. CLXIX, Santa Cecilia

Voci correlate
Santa Cecilia (titolo cardinalizio) Pietro Cavallini

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Collegamenti esterni
L'organo dal sito della ditta Buccolini (http://www.buccoliniorgani.it/basilica_s_cecilia.php) Sito ufficiale della Basilica (http://www.santacecilia.org)

Architettura ottoniana
Per architettura ottoniana si intende l'attivit costruttiva fiorita in Europa occidentale a partire dalla dinastia ottoniana, all'incirca dall'887 (deposizione di Carlo Il Grosso) fino all'anno Mille, con particolare riferimento quindi al IX e X secolo. Nell'area di influenza germanica si ebbe una continuit tra architettura ottoniana e architettura romanica, tanto che alcuni edifici dell'XI secolo possono essere ascritti ad entrambi gli stili. Proprio come i sovrani carolingi, anche quelli ottoniani furono instancabili fondatori di grandi edifici ecclesiastici (abbazie, cattedrali) che si distinguono per un corpo occidentale, contrapposto al coro, riservato all'imperatore. Proprio gli alti dignitari ecclesiastici furono i pi stretti collaboratori dei sovrani, come Brunone, fratello di Ottone I e arcivescovo di Colonia, Egberto, arcivescovo di Treviri e cancelliere di Ottone II, Bernardo di Hildesheim e Gilberto d'Aurillac, precettore di Ottone III e futuro Papa col nome di Silvestro II.

Architettura ottoniana

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Germania
Proprio in area germanica si possono quindi vedere i migliori esempi di edilizia monumentale di epoca ottoniana, sebbene purtroppo la maggior parte delle cattedrali fondate in quel periodo venne profondamente stravolta nei secoli successivi, come la Cattedrale di Magdeburgo, fondata nel 955 da Ottone I, che presentava un impianto basilicale con doppio transetto e fu distrutta da un duplice incendio.

Interno della chiesa di San Michele a Hildesheim

Gernrode
Fortunatamente si pu averne un'idea tramite la studio della chiesa di San Ciriaco a Gernrode, fatta costruire tra il 960 e il 965 dal margravio Gerone. Il corpo centrale composto da tre brevi navate, circondate dal transetto orientale e il Westwerk, al quale sono affiancate due torri scalari. A questi elementi tipicamente carolingi si aggiungono varie novit soprattutto nell'alzato, come l'alternarsi di pilastri e colonne (che sottolineano la singola campata invece che lo sviluppo longitudinale della navata), le massicce murature ispessite, le arcate semicieche all'interno di gallerie sulla navata centrale, la geometrica razionalit; nei capitelli invece si contrappone una fantasiosa San Ciriaco a Gernrode inventiva, dove tra le foglie scolpite di uno stile corinzio stilizzato compaiono delle testine umane: tutti elementi strutturali e decorativi che anticipano l'architettura romanica.

Architettura ottoniana

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Essen
La ripresa di motivi carolingi tipica di questo periodo, ma essi vengono sempre modificati e talvolta stravolti, come nella citazione della Cappella Palatina di Aquisgrana presso la chiesa abbaziale della Trinit ad Essen, dove le doppie arcate transennate non sorreggono nessuna cupola, quindi rammentano l'esempio di Aquisgrana ma non ne hanno la stessa valenza strutturale.

Colonia
Verso la met dell'XI secolo un cantiere importante era la chiesa di Santa Maria in Campidoglio a Colonia, fondata come luogo di culto di un convento voluto dall'Imperatore, venne edificata su commissione della badessa Hilda e conclusa nel 1065. Il corpo della chiesa a tre navate caratterizzato da regolari arcate su pilastri fino alle maestose absidi, cinte da un deambulatorio, impostato come prosecuzione delle navate laterali, e coperte da volte. La razionalit della pianta garantisce equilibrio e grandiosit.

Spira

Sankt Maria im Kapitol, Colonia

Immediatamente successiva la Cattedrale di Spira, alla cui edificazione si preoccup Corrado II, poco dopo la sua elezione nel 1024. Venne consacrata nel 1061. La monumentale navata centrale, coperta da soffitto piano, mentre le navate laterali presentano le volte, particolarmente sviluppata in lunghezza ed altezza. Semicolonne addossate ai pilastri scandiscono lo spazio, grazie alla loro eccezionale lunghezza che va oltre il cleristorio, dove sostengono degli archi poco sotto l'imposta del soffitto: ecco che la parete stessa inizia a venire trattata come un elemento plastico da modellare, tramite variazioni negli elementi architettonici, per ottenere particolari effetti. Nella cripta, pantheon degli imperatori della dinastia salica, si trovano anche qui semicolonne appoggiate ai pilastri, facendo da appoggio agli archi, danno una chiarezza ben visibile alla struttura portante. La chiesa venne rifatta in epoca romanica, per cui oggi il suo aspetto originario noto solo tramite ricostruzioni e disegni.

Hildesheim
In Sassonia il capolavoro di questo periodo la chiesa abbaziale di San Michele a Hildesheim, dalla pianta generata dallo schema geometrico con tre quadrati: uno centrale delle navate e due quasi gemelli alle estremit, uno con il transetto e tre absidi, uno con una profonda abside con deambulatorio poggiata sulla cripta. Anche l'alzato calcolato su proporzioni armoniche di tipo matematico (1/1, 1/2 o 1/3) e si ha una visione come di solidi geometrici definiti dalle murature lisce e compatte che si intersecano in un gioco di vuoti e pieni. Chiesa di San Michele a Hildesheim Nell'interno pilasti e colonne si alternano tra le navate ed alle estremit dei transetti si trovano i cosiddetti cori degli angeli (al piano superiore il"Matroneo degli Angeli"), con finestre che decrescono in alto secondo rapporti matematici.

Architettura ottoniana

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Italia
Oltre alle grandi cattedrali in Europa si assiste alla formazione di un sistema di piccole pievi di campagna, che favorirono una riorganizzazione amministrativa del territorio. Anche in Italia si ebbero molti di questi esempi, tra i quali spicca la pieve di Galliano, con battistero, ispirata al modello di San Satiro, ma pi monumentale per le massicce masse murarie impiegate. Tra le opere pi significative dell'XI secolo in Italia c' la chiesa di Santa Maria Maggiore a Lomello (1025-1040), a tre navate con una transetto ribassato, la cui originalit risiede nei grandi archi trasversali che attraversano la navata e nella decorazione delle pareti della navata centrale: qui i pilastri proseguono in lesene fino al cleristorio, mentre gli archi che separano le navate sono appoggiati su semicolonne che sono inglobate nei pilastri stessi di lato; cos i capitelli (semplici lastre marmoree orizzontali) si trovano pi o meno delle prosecuzioni dei pilastri sulla parete e formano un motivo che ricorda la Croce.

La cripta del Duomo di Ivrea

Interessanti sono anche la cripta della Cattedrale di Ivrea, unico resto dell'edificazione avvenuta tra il 969 e il 1002, con l'accostamento tipicamente ottoniano di pilastri e colonne, oppure la chiesa di Sant'Abbondio a Como, che presenta soluzioni simili. Segna un momento di passaggio l'abbazia di Pomposa, consacrata nel 1026 dall'abate Guido, amico personale di Enrico III, dove venne aggiunto un portico con sculture che sembra preannunciare l'impiego di rilievi nelle facciate romaniche. Anche la torre campanaria, del magister Deusdedit (1063), un precoce esempio di una tipologia edilizia che si diffuse in tutta Italia: a base quadrata e in massiccia muratura, presenta una serie di archetti pensili su ciascun piano tra i quali si aprono finestre di dimensioni sempre maggiori: dalla feritoia alla grande quadrifora al nono livello.

Bibliografia
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.

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Chiesa di San Ciriaco (Gernrode)

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Chiesa di San Ciriaco (Gernrode)


San Ciriaco

Il Westwerk Paese Regione Localit Religione Diocesi Germania Sassonia-Anhalt Gernrode Cattolica Magdeburgo

Stile architettonico Ottoniano Inizio costruzione Completamento 960 965

La chiesa di San Ciriaco a Gernrode (Circondario dello Harz, Sassonia-Anhalt, Germania), uno dei pochi edifici religiosi superstiti del periodo dell'architettura ottoniana, edificato tra il 960 e il 965 dal margravio Gerone, sebbene sia stata restaurata nel XIX secolo. Oggi usata dalla comunit evangelica di Gernrode.

Storia
Gerone era uno dei pi importanti collaboratori dell'Imperatore Ottone I e risiedava nel Castello di Gernrode. La fondazione della chiesa venne da lui decisa in memoria del figlio Sigfrido, che era deceduto senza eredi quell'anno, tramite un'ingente donazione a un monastero femminile. Dopo la morte di Gerone, la sua vedova Hathui fu badessa del monastero. All'inizio la chiesa doveva essere probabilmente dedicata a Maria e San Pietro, ma in seguito all'arrivo delle reliquie di San Ciriaco, ricevuta da Gerone stesso da Roma verso il 950, cambi l'appellativo in quello attuale.

Interno della chiesa nel 1877

Nel XII secolo la chiesa venne parzialmente trasformata, con l'ingrandimento del Westwerk e delle torri scalarie. Le volte nel transetto furono aggiunte in epoca gotica. Nel XIX secolo venne sconsacrata ed usata come fienile e rimessa agricola, per questo le finestre furono in larga parte tamponate. La cripta divenne una stalla e un magazzino per le patate. Solo nel 1834, grazie agli studi dello storico dell'arte Franz Theodor Kugler, venne riscoperta l'importanza dell'edificio e in seguito lo storico Ludwig Puttrich

Chiesa di San Ciriaco (Gernrode) convinse Leopoldo IV di Anhalt-Dessau a iniziare un recupero e restauro nel 1858. Ci furono anche alcune manomissioni, come la ricostruzione delle torri scalari in maniera simmetrica, ma soprattutto l'interno a mantenere elementi originari di epoca ottoniana.

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Architettura
Il corpo centrale composto da tre brevi navate, circondate dal transetto orientale e il Westwerk, al quale sono affiancate due torri scalari. A questi elementi tipicamente carolingi si aggiungono varie novit soprattutto nell'alzato, come l'alternarsi di pilastri e colonne (che sottolineano la singola campata invece che lo sviluppo longitudinale della navata), le massicce murature ispessite, le arcate semicieche all'interno di gallerie sulla navata centrale (simili a un triforio), la geometrica razionalit; nei capitelli invece si contrappone una fantasiosa inventiva, dove tra le foglie scolpite di uno stile corinzio stilizzato compaiono delle testine umane: tutti elementi strutturali e decorativi che anticipano l'architettura romanica.

Altre immagini

La pianta

Veduta esterna

Il margravio Gerone

Bibliografia
O. v. Heinemann: Geschichte der Abtei und Beschreibung der Stiftskirche zu Gernrode. Quedlinburg 1877. Hans K. Schulze, Reinhold Specht, Gnter W. Vorbrodt: Das Stift Gernrode. Mit einem kunstgeschichtlichen Beitrag ber die Stiftskirche, Kln/Graz 1965. Klaus Voigtlnder: Die Stiftskirche zu Gernrode und ihre Restaurierung 1858 1872, Berlin 1980, 2 Aufl. 1982. Werner Jacobsen: Die Stiftskirche von Gernrode und ihre liturgische Ausstattung. In: Essen und die schsischen Frauenstifte im Frhmittelalter. Klartext Verlag, Essen 2003, ISBN 3-89861-238-4. Ulrich Knapp: Ottonische Architektur. berlegungen zu einer Geschichte der Architektur whrend der Herrschaft der Ottonen. In: Klaus Gereon Beuckers, Johannes Cramer, Michael Imhof (Hrsg.): Die Ottonen. Kunst Architektur Geschichte. 2002, ISBN 3-932526-91-0. Deutsche Stiftung Denkmalschutz (Hrsg.): Monumente Edition - Romanik in Sachsen-Anhalt. Monumente-Publ., Bonn 2002; ISBN 3-935208-05-7.

Chiesa di San Ciriaco (Gernrode)

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Altri progetti
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Collegamenti esterni
(DE) Seiten zum Stift Gernrode einschlielich der Kirche [1] (DE) Seiten des Evangelischen Pfarramtes Gernrode (heutige Nutzer) [2]
Coordinate geografiche: 514327.30N 1189.50E51.72425N 11.135972E
[3]

References
[1] http:/ / www. stift-gernrode. uni-goettingen. de/ AltFrameset. htm [2] http:/ / www. stiftskirche-gernrode. de/ [3] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Chiesa_di_San_Ciriaco_%28Gernrode%29& language=it& params=51_43_27. 30_N_11_8_9. 50_E_type:landmark

Chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Colonia)


Chiesa di Santa Maria in Campidoglio St. Maria im Kapitol

Esterno della zona absidale Paese Regione Localit Religione Diocesi Germania Renania Settentrionale-Vestfalia Colonia Cristiana cattolica di rito romano Arcidiocesi di Colonia

Anno consacrazione 1065 Stile architettonico Inizio costruzione Completamento romanico, neoromanico XI secolo XX secolo

Chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Colonia)

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La chiesa di Santa Maria in Campidoglio (in tedesco: Sankt Maria im Kapitol) una delle pi interessanti tra le dodici chiese romaniche di Colonia, in Germania. Per secoli fu la chiesa pi importante della citt dopo il Duomo.

Storia
La chiesa venne fondata nel 690 sulle fondazioni del tempio della Triade Capitolina (da cui il nome attuale). Nell'XI secolo venne ricostruita su iniziativa dell'arcivescovo di Colonia Interno Herimann II e sua sorella, la badessa Hilda. Fu uno dei cantieri pi importanti dell'epoca ottoniana e nella sua fondazione prese parte anche l'Imperatore, che la consacr nel 1065. Anticamente la chiesa presentava anche una westwerk con due torri scalarie, ma in seguito alla distruzione nel XVIII secolo non venne mai ricostruita. Venne parzialmente distrutta durante la seconda guerra mondiale e ricostruita in seguito secondo l'aspetto dell'XI secolo.

Descrizione
Architettura
Il corpo della chiesa a tre navate caratterizzato da regolari arcate su pilastri fino alle maestose absidi, inconsuetamente tre (per l'epoca), identiche e cinte da un deambulatorio, impostato come prosecuzione delle navate laterali. erano inoltre gi coperta da volte a crociera, anticipando caratteristiche dello stile romanico. La razionalit della pianta garantisce equilibrio e grandiosit. Importanti opere d'arte conservate sono le porte lignee, del 1060 circa, la Madonna di Limburg (XIII secolo), la corce smaltata del 1304, il "lettorio" del 1523 e l'altare laterale con una pala di un seguace di Hans Baldung di Grien del XVI secolo.

Organo
Sul jub, che divide la navata centrale dall'area absidale, si trova l'organo a canne, costruito nel 1991 dalla ditta organaria Johannes Klais Orgelbau. Lo strumento ha tre tastiere di 54 note ciascuna ed una pedaliera di 30 e la seguente disposizione fonica:

Chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Colonia)

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Prima tastiera - Hauptwerk Bordun Principal Flte Octave Blockflte Quinte Superoctave Mixtur IV Cornet V Trompete 16' 8' 8' 4' 4' 2.2/3' 2' 1.1/3' 8' 8'

Seconda tastiera - Positiv Traversflte 8' Gedackt Praestant Rohrflte Nasard Principal Terz Cymbel IV Cromorne Tremulant 8' 4' 4' 2.2/3' 2' 1.3/5' 1' 8'

Terza tastiera - Schwellwerk Bourdon Gamba 8' 8'

Vox Coelestis 8' Principal Traversflte Flageolett Larigot Dulcian Hautbois Tremulant 4' 4' 2' 1.1/3' 16' 8'

Chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Colonia)

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Pedal Violon Subba Octave Spillflte 16' 16' 8' 8'

Tenoroctave 4' Posaune Trompete 16' 8'

Altri progetti
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Collegamenti esterni
(DE) Kirchengemeinde St. Maria im Kapitol [1] (DE) St.Marien im Kapitol [2] (DE) Lichhof St. Maria im Kapitol Panorama [3] (DE) Bilderstrecke der Aussenanlage [4] (DE) Literatur zum Gabelkreuz, s. "Sptgotische Leidenskruzifixe" [5]
Coordinate geografiche: 50564.70N 65731.00E50.934639N 6.95861E
[6]

References
[1] [2] [3] [4] [5] [6] http:/ / www. maria-im-kapitol. de/ http:/ / www. romanische-kirchen-koeln. de/ mariaimkapitol. html http:/ / www. panoramalampe. de/ fotografie/ vollbild/ qtvr_lichhof. html http:/ / www. koeln-altstadt. de/ kultur/ romanischekirchen/ stmariaimkapitol/ http:/ / www. godehardhoffmann. mynetcologne. de http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Chiesa_di_Santa_Maria_in_Campidoglio_%28Colonia%29& language=it& params=50_56_4. 70_N_6_57_31. 00_E_type:landmark

Cattedrale di Spira

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Cattedrale di Spira
Cattedrale di Santa Maria e Santo Stefano Domkirche St. Maria und St. Stephan

Esterno Paese Regione Localit Religione Diocesi Architetto Germania Renania-Palatinato Spira cristiana cattolica di rito romano Diocesi di Spira Ottone di Bamberga

Stile architettonico romanico Inizio costruzione Completamento 1080 XX secolo

Bene protetto dall'UNESCO Patrimonio dell'umanit Cattedrale di Spira (EN) Speyer Cathedral

Tipo Criterio Pericolo Riconosciuto dal Scheda UNESCO

Culturali (ii) Non in pericolo 1981 [1] (EN) Scheda [2] (FR) Scheda

Cattedrale di Spira

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La Cattedrale di Spira (chiamata ufficialmente in tedesco Mariendom o Kaiserdom zu Speyer[3]) una grande cattedrale che si trova a Spira, in Germania; l'edificio costruito in arenaria rossa ed il simbolo pi conosciuto della citt, visibile per chilometri tutt'intorno ad essa.

Storia
Spira "I"
Costruita fra il 1030 e il 1061 su ordine dell'imperatore Corrado II, che l'aveva scelta come luogo per la sua sepoltura, in essa vennero poste le spoglie di altri 8 imperatori e regnanti tedeschi, oltre che di alcune delle loro consorti e di alcuni vescovi. Come altre cattedrali costruite su ordine dell'imperatore in quel periodo (per esempio quelle di Worms o di Magonza) venne chiamata Kaiserdom, cio Cattedrale imperiale. La cosiddetta Spira I era all'epoca uno dei migliori esempi di L'esterno durante gli interventi degli inizi del XX architettura ottoniana, con dimensioni monumentali, una secolo complessa articolazione del presbiterio, una cripta molto ampia e la particolare scansione delle pareti della navata con la particolarit di altissime semicolonne che raggiungevano quasi il soffitto (allora coperto in maniera piana, senza le volte) con un'alta galleria di arcate cieche che incorniciavano le finestre. Un motivo simile (semicolonne appoggiate a pilastri) si trovava anche nella cripta.

Spira "II"
Appena vent'anni dopo la conclusione dei lavori, nel 1080, Enrico IV ne decise la sua riedificazione (Spira II), affidandone la direzione dei lavori ad Ottone di Bamberga. La nuova opera ricalc le dimensioni monumentali della precedente chiesa ed alcuni elementi, amplificandone per l'impatto. Ad esempio, le pareti della navata vennero decorate non solo da semicolonne, ma da un triplo strato di pilastri e semicolonne, con ciascun livello destinato a concludersi in un elemento architettonico nella parte superiore: le semicolonne pi sporgenti, con capitello all'altezza degli archi delle navate laterali e secondo capitello corinzio all'altezza del cleristorio, sorreggono gli archi trasversali delle volte a crociera, che attraversano la navata centrale (in tutto sei campate); le semicolonnine laterali sorreggono gli archi delle volte paralleli alla navata e i doppi archetti ciechi che suddividono ciascuna campata in alto; gli spigoli dei pilastri sorreggono le cornici interne degli archetti. Si venivano cos a generare pilastri a fascio tipici dell'architettura romanica e ampliamenti ripresi nei successivi sviluppi gotici.

Cattedrale di Spira

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Eventi successivi
La cattedrale di Spira ha una storia piuttosto turbolenta, culminata nel 1689 quando venne data alle fiamme dai soldati di Luigi XIV.[4] Restaurata fra il 1772 e il 1784, anni in cui vennero anche costruiti il vestibolo e la facciata, fu nuovamente profanata dalle truppe francesi nel 1794. Negli anni compresi fra il 1846 e il 1853 venne restaurata ancora una volta, con l'aggiunta di affreschi sulle pareti interne a spese del re Ludovico I di Baviera. Nella cattedrale sono poste le tombe di alcuni sovrani germanici: originariamente esse erano situate nella navata centrale, di fronte all'altare, ma nel corso dei secoli la loro precisa ubicazione and perduta. Nel corso di una grande campagna di scavi archeologici agli inizi del XX secolo esse vennero riscoperte e aperte. Parte del contenuto, come per esempio i vestiti, possono essere visti nel vicino museo del Palatinato, mentre le bare, dopo essere state restaurate, vennero poste nella nuova cripta che si trova sotto l'altare maggiore, aperta al pubblico nel 1906. Nel 1981 la cattedrale di Spira stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanit dell'UNESCO.

L'edificio
Le dimensioni
Lunghezza totale: 134 metri; Larghezza totale: 37 metri; Altezza di ogni campanile della facciata: 65,5 metri; Altezza di ogni campanile dell'abside: 71 metri; Lunghezza della cripta: 35 metri; Larghezza della cripta: 46 metri.
La Cattedrale di Spira vista in lontananza

Lo stile
La Cattedrale ha conservato lo stile originale con cui venne costruita, facendone uno dei principali esempi di architettura romanica giunti fino a noi. Una sua caratteristica costituita dalla deambulatorio del matroneo ad archetti sorretti da colonne e posto in alto vicino al tetto, che gira intorno a tutto l'esterno dell'edificio. Inoltre esternamente le pareti sono movimentate da lesene e archetti ciechi. Ai quattro angoli si trovano altrettante torri.

Scorcio della navata centrale

Cattedrale di Spira

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Esterno
Westwerk All'esterno la cattedrale si presenta in tutta la sua maestosit anche a qualche chilometro di distanza. La chiesa, in realt, priva di una vera e propria facciata, poich, il corpo delle tre navate preceduto dal tipico westwerk. Esso costituito da tre campate, ognuna abbinata ad uno dei tre portali del tempio ed possibile suddividerlo in tre piani sovrapposti: piano inferiore: nartece; piano superiore: spazio interno illuminato da un rosone (al centro) e da due monofore ai lati; galleria di archetti ciechi. Inoltre, sopra il corpo centrale del westwerk si pu ammirare il tiburio ottagonale recante, sulle quattro facce laterali, quattro quadranti d'orologio. Di fianco al westwerk si trovano due slanciati campanili.

Il Westwerk

Abside Altres degna di nota la parte absidale della cattedrale di Spira. Essa composta dal coro a pianta quadrangolare e coperto da tetto a spioventi, da due campanili coperti da guglie che si trovano ai suoi lati e, logicamente, dalla grande abside semicircolare. Essa decorata, nella parte superiore, subito sotto il tetto, da una galleria di archetti a tutto sesto sorretti da esili, ma robuste, colonnine con capitelli romanici.

Interno
L'aula della chiesa preceduta dal portico del westwerk e si accede alle tre navate tramite i tre grandi portali che danno su di esso.

La zona absidale

Cattedrale di Spira Navate e cappelle L'aula della cattedrale di Spira suddivisa in tre navate da una serie di pilastri con semicolonne addossate. La navata centrale appare molto luminosa grazie alle grandi monofore delle pareti laterali e piuttosto slanciata grazie alla mancanza di matroneo o del triforio. Lungo le pareti, al disotto delle grandi monofore, vi sono degli affreschi raffiguranti Store della vita di Maria, opere in stile Nazareno realizzate da Johann Schraudolph nell'Ottocento. In realt, nel progetto originario, le pareti della chiesa dovevano essere completamente spoglie ma, quando negli anni '60 del Novecento sono stati rimossi tutti i dipinti ottocenteschi, si decise di lasciar stare gli affreschi della navata centraler poich consoni all'ambiente.

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Scorcio della navata maggiore

La Doppelkapelle

Le due cappelle principali della chiesa sono la Doppelkapelle (cappella di Santa Caterina) e la Unterkappelle (cappella di Sant'Emmeram). La cappella di Sant'Emmeram si trova al piano delle navate ed anche il battistero della cattedrale. Essa a pianta quadrata ed divisa in tre navate con tutte le campate uguali da quattro colonne romaniche con i capitelli finemente scolpiti. Il vano centrale della cappella privo della volta (che per le altre campate a crociera) e vi il grande lucernario ottagonale che d sulla cappella di Santa Caterina. Anche quest'ultima, come il battistero, composta da tre navate sorrette al centro da quattro colonne ed coperta da volte a crociera. Per a differenza della Unterkapelle, priva di altari e, lungo le pareti, si trovano dei

moderni reliquiari di alcuni santi. Transetto e presbiterio Come in gran parte delle grandi chiese coeve, anche la cattedrale di Spira dotata del transetto. Quest'ultimo, di notevoli dimensioni, dotato di due cappelle semicircolari (una per braccio) sulle pareti di fronte alla fine delle navate laterali, di cui una dedicata a Sant'Afra di Augusta, e di due piccole cappelle rettangolari prive di altari in corrispondenza delle due bifore che si trovano sulle pareti fondali dei due bracci, ognuna chiusa da una bifora sorretta da una colonna. All'intersezione fra la navata centrale, il transetto e l'abside, che qui appare molto profonda, vi una semplice cupola ottagonale coperta da una semplice L'altar maggiore ed il transetto. volta ad ombrello in cui si aprono delle monofore con arco a tutto sesto. Il presbiterio si sviluppa sia all'interno dell'abside e della crociera, che nelle ultime due campate della navata centrale, si presenta costituito da due livelli:

Cattedrale di Spira livello inferiore: interamente all'interno della navata centrale, costituisce il "presbiterio feriale" con un piccolo altare in stile moderno; livello superiore: collegato da una scalinata con il livello inferiore, accoglie sia l'altar maggiore della chiesa che la cattedra vescovile del vescovo della Diocesi Cattolica di Spira. Organi Organo maggiore Sull'ampia cantoria in controfacciata, si trova l'organo maggiore della cattedrale, costruito fra il 2010 e il 2011 dall'organaro Ernst Seifert. Lo strumento, a trasmissione mista (meccanica per i manuali e la pedaliera, elettrica per i registri) ha quattro tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera di 32. L'organo, che ha 87 registri per un totale di 5496 canne, stato progettato dal punto di vista estetico dall'architetto tedesco Gottfried Bhm ed privo di cassa. Di seguito, la disposizione fonica dello strumento:
Prima tastiera - Hauptwerk Principal Octave major Octave minor Spitzflte 16' 8' 8' 8'

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Viola da Gamba 8' Grogedackt Holztraverse Octave major Octave minor Hohlflte Groquinte Groterz Quinte Octave Flauto Terz Cornett Mixtur major Mixtur minor Tuba Trompete 8' 8' 4' 4' 4' 5.1/3' 3.1/5' 2.2/3' 2' 2' 1.3/5' V VI VI 16' 8'

Cattedrale di Spira

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Seconda tastiera - Schwell-Positiv Rohrgedeckt Salicional Principal Rohrflte Dolce Vox Angelica Octave Blockflte Nasat Doublette Terz Mixtur Fagott Trompete Cromorne Tremulant 16' 16' 8' 8' 8' 8' 4' 4' 2.2/3' 2' 1.3/5' IV 16' 8' 8'

Terza tastiera - Schwellwerk Bourdon doux Gamba Geigenprincipal Flte traversire Bourdon Voix cleste Flte octaviante Hohlflte Salicional Nazard Octavin Tierce Flageolet Progressio Bombarde 16' 8' 8' 8' 8' 8' 4' 4' 4' 2.2/3' 2' 1.3/5' 1' III-IV 16'

Trompette harmonique 8' Hautbois Voix Humaine Clairon harmonique Celesta 8' 8' 4'

Cattedrale di Spira

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Tremulant

Quarta tastiera - Solowerk Starktongamba Seraphonflte Cornett Flte expressive Flte harmonique Nazard harmonique Piccolo harmonique Tierce harmonique 8' 8' VI 8' 8' 2.2/3' 2' 1.3/5'

Septime harmonique 1.1/7' Trompeta magna Trompeta imperial Clarin real 16' 8' 4'

Auxiliar Bassclarinette 16' Clarinette Celesta 8'

Pedal Contrabass Bourdon 32' 32'

Principalbass 16' Subbass Zartbass Salicetbass Octavbass Bassflte Cello Superoctave Hintersatz Quantarde Posaune Fagottbass 16' 16' 16' 8' 8' 8' 4' IV 32' 16' 16'

Basstrompete 8' Cornettbass 4'

Cattedrale di Spira Organo Corale Sotto la penultima arcata fra navata centrale e navata laterale sinistra, si trova l'organo corale. Questo strumento, costruito nel 2008 da Ernst Seifert, a trasmissione mista (meccanica e digitale). L'organo racchiude dentro di s due strumenti separati, ma comandati dalla stessa consolle: l'organo corale, a tre manuali di 58 note ciascuna e pedaliera di 32, per un totale di 34 registri; di seguito, la sua disposizione fonica:
Prima tastiera - Hauptwerk Praestant Principal Flaut douce Octave Querflaut Superoctave Cornett Mixtur Trompete Tremulant 16' 8' 8' 4' 4' 2' III IV 8'

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Seconda tastiera - Positiv Coppel Salicional Spitzflaut Nasat Waldflte Terz Quint Mixtur Cromhorn Tremulant 8' 8' 4' 2.2/3' 2' 1.3/5' 1.1/3' III 8'

Terza tastiera - Schwellwerk Bourdon 8'

Flte harmonique 8' Viole de Gambe Voix Cleste Flte Trompette Hautbois Voix Humaine 8' 8' 4' 8' 8' 8'

Cattedrale di Spira

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Clairon Tremulant 4'

Pedal Cg1 Praestant Subbass ctavbass 16' 16' 8'

Gedecktbass 8' Octave Posaune Trompete 4' 16' 8'

l'organo mesotonico, che segue il temperamento mesotonico, con due manuali (che corrispondono alle prime due tastiere dell'organo).

Primo manuale Principal Octave Mixtur 8 4 V

Secondo manuale Regal Tremulant 8

Terz zur Mixtur 1.3/5' Tremulant

Cripta La cripta della cattedrale di Spira si articola al disotto del transetto e dell'abside della chiesa. Essa ha una pianta molto particolare: , infatti, composta da un ambiente centrale quadrato con quattro colonne al centro (al disotto della crociera, analogo alle cappelle di Santa Carina e di Sant'Emmeram) affiancato da due ambienti minori divisi ognuno in tre navate da colonne in cui si trovano le sepolture di alcuni re di Germania (al disotto dei due bracci del transetto) ed un ambiente fondale, che occupa completamente l'area sotto l'abside della chiesa. Ed proprio in questo ambiente che si trovano due elementi molto importanti della chiesa: l'antico fonte battesimale - datato 1100 - ed il grazioso crocifisso ligneo di et romanica, composto dalle tre figure di Ges in Croce, della Madonna e di San Giovanni Evangelista. Pantheon Imperiale I re e gli imperatori i cui resti si trovano nella cripta della Cattedrale di Spira sono: Corrado II del Sacro Romano Impero ( 1039) e la moglie Gisella di Svevia ( 1043) Enrico III del Sacro Romano Impero ( 1056) Enrico IV del Sacro Romano Impero ( 1106) e la moglie Berta da Torino ( 1087)
La cripta

Cattedrale di Spira Enrico V del Sacro Romano Impero ( 1125) Beatrice di Borgogna ( 1184), seconda moglie di Federico Barbarossa, e la loro figlia Agnese di Hohenstaufen Filippo di Svevia ( 1208) e la moglie Irene Angelo Rodolfo I del Sacro Romano Impero ( 1291) Adolfo I del Sacro Romano Impero ( 1298) Alberto I del Sacro Romano Impero ( 1308)

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Note
[1] [2] [3] [4] http:/ / whc. unesco. org/ en/ list/ 168 http:/ / whc. unesco. org/ fr/ list/ 168 speyer.de (http:/ / www. speyer. de/ de/ tourist/ sehenswert/ dom?switch_language=en) Informazioni dalla home page. Dombauverein Speyer (http:/ / www. dombauverein-speyer. de/ html_en/ ).

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Speyer Cathedral

Collegamenti esterni
(DE) Sito ufficiale, con galleria fotografica (http://www.dom-speyer.de/) (EN) Pagina del sito dell'UNESCO relativa alla Cattedrale di Spira (http://whc.unesco.org/en/list/168) (DE) L' organo maggiore (http://cms.bistum-speyer.de/www2/index. php?mySID=d87e77ec80616d47f5dd265eb0cc544c&cat_id=32269) e l' organo corale (http://cms. bistum-speyer.de/www2/index.php?mySID=f6941c025504660c80b01cef0c2f90bb&cat_id=32270) dal sito della Diocesi di Spira (http://cms.bistum-speyer.de/www2/?mySID=d87e77ec80616d47f5dd265eb0cc544c)

Chiesa di San Michele (Hildesheim)

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Chiesa di San Michele (Hildesheim)


Coordinate geografiche: 520910N 95637E52.1529N 9.9435E
Chiesa di San Michele Michaeliskirche [1]

Esterno Paese Regione Localit Religione Germania Bassa Sassonia Hildesheim Cristiana Evangelica Luterana (chiesa) Cristiana cattolica di rito romano (cripta) Chiesa evangelica luterana di Hannover (protestante) Diocesi di Hildesheim (cattolica)

Diocesi

Anno consacrazione 1022 Stile architettonico Inizio costruzione Completamento pre-romanico 1001 1031

Bene protetto dall'UNESCO Patrimonio dell'umanit Cattedrale di Santa Maria e Chiesa di San Michele a Hildesheim (EN) St. Mary's Cathedral and St. Michael's Church at Hildesheim

Tipo Criterio Pericolo Riconosciuto dal

Culturali (i) (ii) (iii) Non in pericolo 1985

Chiesa di San Michele (Hildesheim)


[2] (EN) Scheda [3] (FR) Scheda

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Scheda UNESCO

La Chiesa di San Michele (in tedesco: Michaeliskirche) un edificio rappresentativo dell'architettura ottoniana e si trova a Hildesheim, in Germania. Dal 1985 fa parte dell'elenco dei Patrimoni dell'umanit dell'UNESCO, insieme alla Cattedrale della citt.

Storia
La chiesa venne costruita fra il 1001 e il 1031 sotto la direzione del vescovo San Bernoardo di Hildesheim, come cappella del suo monastero benedettino. Bernoardo dedic il nuovo edificio alla figura dell'Arcangelo Michele, che nel Cristianesimo rappresenta l'angelo che difende dal maligno; il santo pens che alla sua morte poteva essere sepolto in questo posto[4]. Ci non fu possibile poich Bernoardo mor nel 1022, cio undici anni prima della consacrazione della chiesa avvenuta nel 1033. Il successore di Bernoardo, Godehard, trasfer le spoglie del vescovo nella cripta della chiesa una volta che essa fu ultimata. Quando, nel 1542, ad Hildesheim venne adottata la riforma, la chiesa di San Michele divenne protestante, ma il monastero benedettino continu ad esistere fino al 1803, quando venne secolarizzato. I monaci continuarono ad utilizzare la chiesa e la cripta, che ancor oggi cattolica. L'edificio venne distrutto dai bombardamenti verso la fine della seconda guerra mondiale, ma venne restaurato fra il 1950 e il 1957.

Descrizione
Architettura
La chiesa di San Michele, risalente all'inizio dell'XI secolo, uno dei migliori esempi di passaggio tra l'arte ottoniana e l'arte romanica. L'edificio, che presenta analogie con la pi antica chiesa abbaziale di Saint-Riquier, costituito in pianta dallo schema geometrico con tre quadrati: uno relativo al corpo centrale a tre navate, due simmetrici con transetti e due cori, con una torre quadrata in ognuno dei punti d'intersezione. Il coro occidentale enfatizzato da un deambulatorio e dalla cripta. Tutta la pianta della costruzione quindi segue rigorose norme geometriche, con rapporti ben precisi fra le dimensioni della navata e dei transetti. Anche l'alzato calcolato su proporzioni armoniche di tipo matematico (1/1, 1/2 o 1/3) e si ha una visione come di solidi geometrici definiti dalle murature lisce e compatte che si intersecano in un gioco di vuoti e pieni. Vi sono inoltre due ingressi in ogni abside e 4 ingressi sui lati settentrionale e meridionale della chiesa. Nell'interno pilasti e colonne si alternano tra le navate ed alle estremit dei tensetti si trovano i cosiddetti cori degli angeli, con finestre che decrescono in alto secondo rapporti matematici.

Chiesa di San Michele (Hildesheim)

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Oltre al coro ed al chiostro, la parte pi nota della chiesa rappresentata dalla cella in legno dipinto (risalente al 1230) che si trova all'interno dell'edificio e che mostra l'albero genealogico di Ges. Sotto il tetto si trova un cleristorio con finestre ad arco che illuminano l'interno. La chiesa lunga quasi 75 metri, con due transetti lunghi 40 metri e larghi 11; la cripta lunga 18 metri e le tre navate sono larghe in tutto quasi 23 metri. I muri hanno uno spessore di 1,63 metri.

Le sculture bronzee
Un'eccezionale testimonianza di scultura in bronzo, risalente all'inizio dell'XI secolo, sono le due L'interno della Chiesa di San Michele grandi porte bronzee della chiesa, montate nel 1015. Su ciascuna porta sono raffigurate otto scene del vecchio testamento, lavorate in altrettanti riquadri incolonnati. La narrazione si dispiega su ciascun episodio in maniera sciolta, con un equilibrato disporsi delle figure nello spazio, secondo schemi decorativi del Salterio di Utrecht e delle bibbie miniate della scuola di Tours. Gli elementi architettonici e paesistici sono a bassissimo rilievo, mentre le figure umane emergono anche ad alto rilievo, conferendo drammaticit alla rappresentazione. Delle stesse maestranze resta anche una colonna istoriata a spirale, la Christussule, realizzata qualche anno prima per la stessa chiesa, dove viene ripreso il modello delle colonne romane (come la Colonna Traiana), aggiornato ai temi cattolici, con la narrazione delle storie di Cristo, dal battesimo fino alla crocefissione, in uno stile solenne e dal notevole risalto plastico.

Organo
In prossimit dell'abside occidentale si trova l'organo a canne, costruito nel 1999 dall'organaro tedesco Gerald Woehl. A trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale, elettrica per i registri e le combinazioni, ha tre tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera concava di 30. Di seguito, la sua disposizione fonica:
Prima tastiera - Hauptwerk Prinzipal Bordun Prinzipal Rohrflte Flte harmonique Gambe Oktave Spitzflte Quinte Octave 16' 16' 8' 8' 8' 8' 8' 4' 4' 2.2/3' 2'

Chiesa di San Michele (Hildesheim)

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Sesquialter Cornet Gromixtur Mixtur Fagott Trompete Clarine Tuba II V V-VII V 16' 8' 4' 8'

Seconda tastiera - Oberwerk Gambe Prinzipal Saliconal Hohlflte Unda maris Gedackt Prestant Flaute douce Nasard Octave Flte Terz Flageolet Mixtur Trompete Krummhorn Cornet Carillon Tremulant 16' 8' 8' 8' 8' 8' 4' 4' 2.2/3' 2' 2' 1.3/5' 1' V 8' 8' V III

Terza tastiera - Schwellwerk Quintation Diaposon Cor de Nuit Flte traversire Viole de Gamba Flte octaviante Dulciana Quinte 16' 8' 8' 8' 8' 8' 4' 2.2/3'

Chiesa di San Michele (Hildesheim)

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Octavin Grand cornet Bombarde 2' V-VII 16'

Trompette harmonique 8' Clairon harmonique Basson Hautbois Voix humainee Tremalant Glocken 4' 8' 8'

Pedal Untersatz Grodordun Prinzipal Subbass Violon Bordun Oktavbass Violoncello Bordun Octave Mixtur 32' 32' 16' 16' 16' 16' 8' 8' 8' 4' V

Groposaune 32' Posaune Trompete Clarine Tuba Glocken 16' 8' 4' 8'

Galleria

Veduta esterna

L'interno dall'abside occidentale

La Christussule

Particolare del soffitto dipinto della navata centrale

Chiesa di San Michele (Hildesheim)

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Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Chiesa_di_San_Michele_%28Hildesheim%29& language=it& params=52. 1529_N_9. 9435_E_type:landmark [2] http:/ / whc. unesco. org/ en/ list/ 187 [3] http:/ / whc. unesco. org/ fr/ list/ 187 [4] Nordstemmen, Gemeinde - Brgerinfo - Ein geschichtlicher Abriss der einzelnen Ortschaften - FindCity (http:/ / www. findcity. de/ 31171b/ ?p=00000002)

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:St. Michael's Church (Hildesheim)

Collegamenti esterni
(EN) Pagina del sito dell'UNESCO relativa alla chiesa di San Michele (http://whc.unesco.org/en/list/187) (DE) Sito ufficiale della Chiesa di San Michele (http://www.st-michaelis-hildesheim.de)

Chiesa di Sant'Abbondio
diversi edifici di culto si chiamano chiesa di Sant'Abbondio

Italia
Basilica di Sant'Abbondio a Como

Svizzera
Chiesa di Sant'Abbondio (Bosco Luganese) Chiesa di Sant'Abbondio (Montagnola)

Basilica di Santa Maria Maggiore (Lomello)

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Basilica di Santa Maria Maggiore (Lomello)


Basilica di Santa Maria Maggiore

Veduta del complesso basilicale Paese Regione Localit Religione Diocesi Stile architettonico Italia Lombardia Lomello cattolica Diocesi di Vigevano romanico lombardo

La basilica di Santa Maria Maggiore si trova a Lomello, in provincia di Pavia, ed una delle pi interessanti testimonianze architettoniche del cosiddetto romanico lombardo, segnato profondamente dall'influenza oltralpina dell'architettura ottoniana. In Italia la chiesa con le volte a crociera pi antiche (quelle solo sulle navate laterali, segno di un periodo di transizione). Tra i pochi dati che possono riferirsi con certezza alla fase attualmente ancora esistente della basilica possiamo annoverare il privilegio di papa Pasquale II, datato 22 agosto 1107, con il quale si autorizza il parroco di Santa Maria a portare la mitria ed il pastorale, e gli si conferisce il potere di conferire alcuni ordini minori. La chiesa fa parte di un complesso con battistero che fu costruito tra il 1025 e il 1040 secondo le tesi del Porter.

Descrizione
La basilica a tre navate con un transetto pi basso del corpo La navata centrale longitudinale. Fu una delle prime chiese in Italia ad essere coperta con volte a crociera nelle navate laterali, prima che si diffondesse lo stile romanico. La facciata era originariamente solidale con le antiche mura castellane; dopo un dissesto o un crollo, che alcuni assegnano al terremoto del 1117, le prime tre campate furono abbandonate e si costru una facciata chiudendo uno degli archi diaframma. La particolare originalit risiede nei grandi archi diaframma che attraversano la navata, alleggeriti a traforo da coppie di bifore. L'alternanza fra pilastri con arco trasversale e pilastri semplici sembrerebbe prefigurare l'impiego di una copertura a volta, ma in realt non mancano esempi di archi diaframma senza che fosse prevista una copertura in muratura. I pilastri che non sorreggono gli archi diaframma sono continuati da lesene fino al claristorio, mentre gli archi longitudinali (quelli che separano le navate) insistono su semicolonne che insieme allo spessore della lesena, leggermente aggettante, formano il pilastro. Le navate minori, seppur ricostruite (sempre secondo il Porter, intorno al 1300), erano comunque gi presenti nella fase pi antica. Importante il corredo decorativo, con numerosi frammenti superstiti di decorazione figurativa a

Basilica di Santa Maria Maggiore (Lomello) stucco. Scavi eseguiti nel 1944 hanno portato al disseppellimento di una cripta, del tipo ad oratorio, forse incompiuta, forse relativa ad una fase anteriore della chiesa.

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Bibliografia
Arthur Kingsley Porter, Lombard architecture, New York, Harcker Art Books, 1967. SBN SBL0224345

Voci correlate
Battistero di San Giovanni ad Fontes

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Approfondimento storico sulla chiesa [1]
Coordinate geografiche: 45721.20N 84738.85E45.122556N 8.794125E
[2]

References
[1] http:/ / www. comune. lomello. pv. it/ territorio/ monumenti/ basilica [2] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Basilica_di_Santa_Maria_Maggiore_%28Lomello%29& language=it& params=45_7_21. 20_N_8_47_38. 85_E_type:landmark

Article Sources and Contributors

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Architettura preromanica Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44253016 Contributors: Etienne (Li), Fpittui, Gregorovius, Red83, Retaggio, Sailko, Salvatore gioitta, 7 anonymous edits Architettura merovingia Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44748045 Contributors: Bileo, Castagna, Etienne (Li), Inkub0, Johannes Gabriel, K.Weise, Malost, Marcok, Sailko, Shivanarayana, Valepert, 4 anonymous edits Basilica di San Martino (Tours) Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44838134 Contributors: Al Capon, Crisarco, K.Weise, MM, Taueres, 3 anonymous edits Abbazia di Saint-Denis Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=48724901 Contributors: Aldo Iannotti, Alfio, AttoRenato, Croberto68, Cryptex, Da93de, Davide, Etienne (Li), Eumolpo, Fazzino, Fpittui, Frieda, GiorgioPro, Giova81, Gipsy, Giuly V, Gregorovius, Hashar, Hrundi V. 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