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Almanacco del Molise 1987 acura di Enzo Nocera Almanacco del Molise 1987 Corradino Guacci - Silvio Bruno - Paolo Mazzei Vol. I I rettili e gli anfibi nel folklore e nelle tradizioni del Molise I presente contributo non avrebbe visto la hice ssza la fattiva ¢ solerte collaborazione i Oscar Caporaso, Maria Gattullo, Maria Teresa Marineli, Franco Miranda, Guido. Vince, 147 Corradino Guacci - Silvio Bruno - Paolo Mazzei Vu evliei’ la serpe che le mieine Vuoi prendere la serpe con le mani (Yuoi far casa pericolosa) Fin dal'antichita anfibi ¢ rettii hanno attivamente stimolato, nellambito delle diverse civilta, la fantasia del- Puomo; probabilmente sono, unitamente al lupo, i rappre~ sentanti di quella peculiare zoologia demonologica ¢ tote- mica che pill spesso, nel corso dei seco, ha ispirato mii, leggende, superstizioni ed anche religion 11 Molise, sia per la sua economia spiccatamente rura- le, da cui deriva un contatto costante delle sue genti con i campi, i boschi ed i loro abitanti, sia per la vicinanza geo- sgrafica all’antica Marsica, terra in cui tutt’ogsi é vivo un culto ofidiologico, conserva nel suo folklore numerosirife- rimenti al loro mondo. Essendo la materia motto vasta ¢ tale da occupare, da sola, un intero volume, non possiamo approfondire detta tematica in questa sede, ci limiteremo, pertanto, a riportare alcune delle credenze particolari ed originarie di questa re- gione. Nai secoli bui, quando a Riccia, in qualche casa com- pariva la febbre (allora molto pitt frequente, considerate le condizioni igieniche e le scarse possibilita della medicina), erano guai per i rospi della zona. Berengario Amorosa ci riporta un rimedio, allora molto in voga, per sane il feb- bricitante: si prendeva un rospo e lo si poneva a pancia in si, lo si copriva con una grossa pietra affinché morisse schiacciato, accompagnando il rituale con la seguente lita- nia « Tanno a freve a... (nominava il malato) ..pozza pi- slid, quanno stu votto ze poza vutdly oxvero «Aliora la Jfebbre a... possa prendere, quando questo rospo si possa voliare». I povero animale, detto nel locale dialetto ‘uv votio © otto termini di. probable derivazione onomatopeica dal ‘grido rauco e soffocato che emette, non se la passava certo allegramente. Intervene, in suo involontario aiuto, Pallo- ra Cardinale Vincenzo Maria Orsini divenuito in seguito Papa Benedetto XIL1°), il quale, non certo mosso da pietas crisiana, ma nell’intento di sradicare la superstizione in tutte le sue forme, nell’appendice al suo cinquantunesimo editto del 10 agosto del 1704, proibi tale usanza insieme ad alte. Sfortunatamente non era solo la febbre ad evocare fantasie rospicide, Nelle campagne di Tufara si usava, con- tro il mal di pancia, attuare un curioso meceanismo di transfert; sicercava di trasferire il dolore nell'animale infil- zando con Ja mano sinistra ed utilizzando un canna verde, un rospo od una rana. Si piantava quindi la canna nel ter- reno credendo che l'agonia del batrace esorcizzasse l'uma- no malessere, Anche a Sepino ritroviamo lo stesso rituale di Tufara effettuato, perd, nei soli confronti del rospo, la cui pelle, tuna volta essicatasi, veniva riposta per adoperarla in caso di necessita appoggiandola sulla pancia del malato. L’exuvia dei serpenti (localmente chiarmata veste 0 ca- micia), ovvero la pelle che essi, a seconda dei ritmi di ac- crescimento corporeo, lasciano come un abito smeso tra le rocce e gli arbusti, veniva altres impiegata nei rimedi po- polari. Si riteneva, infatti, che il porla sotto la fascia interna dl cappello o sotto la cinta dei pantaloni, preservasse il por- {atore rispettivamente dal mal di testa e dal mal di pancia. Non solo la farmacopea popolare, ma anche quella ufficale, annoverava tra i rimedi allora in voga (ino agli ultimi decenni del XVIII? secolo), preparati derivanti dal mondo dei retili 0 ad esso collegati. In un atto rogato dal notaio Domenico Lucenteforte, in Venafro, il7 luglio 1756 per gli ered Cimorelli, troviamo: «grascio di vipera e sale volatile di viperay. In un altro del notaio Cristofaro Man- cini, in Campobasso, il 26 febbraio 1758, riguardante Vere- dita dello speciale Bartolomeo Mascilli, viene riportata fra le attrezzature una «eascetia colla rete di ferro disopra per viperen. In ambedue compaiono: «pietre bezzoartiche orientali ed oocidentali, belzoarre minerale» e cosi Via, tuti sinonimi del Bezoar dal persiano Padaahr (contravveleno) 148

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