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Si accorse che non era il suo solito sguardo perso, sognante. Non era
più lì. Lo scosse. Marta lo chiamava, ma Simone non ascoltava, era da
qualche altro posto, in qualche altro luogo, dove lei non c’era.
Lo colpì forte.
La mattina dopo il sole entrò dalla finestra con gli scuri aperti. Simone
si alzò e uscì fuori per godersi il vento della mattina. La ragazza si girò
nel letto, ma non diede segnali di essersi svegliata.
Si vedevano in lontananza le barche dei pescatori, fece qualche passo
verso un gruppo di cespugli che coprivano un piccolo sentiero che
scendeva verso il lato ovest dell’isola.
Camminò per diversi minuti, conquistato da quella solitudine e un
senso di abbandono che popolava il luogo. In certi momenti gli
sembrava di conoscere quei luoghi, forse si confondeva con qualche
scoglio o spiaggia della Grecia, una vacanza di molti anni prima.
Oppure gli era rimasta impressa qualche immagine di un libro letto
chissà quando di chissà quale scrittore.
Mentre camminava gli sembrò di vedere qualcosa muoversi dietro un
cespuglio. Non era animale, a parte che non riusciva ad immaginarsi
quale potesse essere, ma doveva essere veramente grande da quanto
rumore e quanto cespuglio aveva mosso.
Poi fu come per incanto gli appare la bambina del porto del giorno
prima. Uscì dalla vegetazione al volo, quasi inseguisse qualcosa, poi si
fermò e fissò Simone. Per quanto tempo il ragazzo non riuscì a capirlo,
ma gli sembrò una eternità, lunga e pesante.
Non capiva il tono dello sguardo della bambina. Voleva qualcosa da
lui? Era tutta una casualità? E poi chi era?
Prima che potesse rivolgerle la parola, la bambina prese a correre
verso la spiaggia e sparì tra i rovi e la bassa vegetazione.
Si svegliò nel proprio letto. Marta sedeva affianco e ogni tanto gli
asciugava la fronte.
Il dottore se ne era appena andato suggerendo di partire con il
traghetto della mattina. Le valigie erano già fatte.
Simone non provò neanche a convincere la ragazza a fermarsi, a
trovare scuse come la stanchezza o il caldo. Aveva paura e voleva
fuggire dall’isola per farsi visitare. Forse un danno al timpano aveva
compromesso le capacità di equilibrio e sensitive in generale. Il calore
si poteva spiegare con febbri repentine dovute al dolore provocato dal
timpano, ma Simone non ricordava di dolori prima di sentire il fuoco.
Ma poteva essere un’impressione. Preferì fidarsi del dottore.