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OPERE
PEANO
SCELTE
a cura
d e ir U N IO N E
M A T E M A T IC A
IT A L IA N A
N A Z IO N A L E
BELLE
VOLUME
GEOMETRIA
R IC E R C H E
III
FONDAMENTI
M E C C A N IC A R A Z I O N A L E - V A R I E
EDIZIONI
CREMONESE
ROMA
1959
Sono
riservati
Unione
tutti
* d i r i t t i
M a t e m a t i c a
alla
I t a l i a n a
Gubbio
Soc.
Tipografica
ODERISI,,
19 5 9
P R E F A Z IO N E
A L
VOL. I l i
I
lavori di G. P e a n o contenuti nel presente vol. I l i delle
Opere scelte sono divisi secondo il programma pubblicato nella
P R E F A Z IO N E al vol. I nelle tre categorie: Geometra e fonda
menti, Meccanica razionale, Varie.
Poich (secondo detto programma) ci si dovuti limitare alla
pubblicazione di note e memorie (salvo alcuni eccezionali brevi estratti
di trattati), chi vuole avere unHdea completa dei risultati conseguiti
da G. P e a n o nel campo della geometria dovr ricorrere ai trattati,
specialmente alle Applicazioni geometriche del 1887 ed al Calcolo
geometrico del 1888, sullimportanza dei quali rimando al passo di
G. A s c o l i da me riportato neZZ'INTRODUZIONE contenuta nel vol. I.
Cosicch, f r a i lavori geometrici della categoria Geometria e
fondamenti, mi limito a citare i lavori giovanili sulla teoria invariantiva delle form e algebriche {2, 3, 4) ed i saggi di calcolo geome
trico (30, 90), con alcuni brevi complementi estratti dalle Applicazioni
geometriche del 1887 e dalle Lezioni di A nalisi infinit. del 1893 e
pubblicati sotto il titolo: A lcuni teoremi di Peano sulle curve reali.
Nella stessa categoria di lavori invece compresa la serie pres
soch completa dei lavori sui fondamenti delVaritmetica e sui fondamenti
della geometria, salvo gli Arithm etices principia nova methodo expo
sita (16) ed I principii di geometria logicamente esposti (18), entrambi
del 1889, gi pubblicati nel vol. I I di queste Opere scelte f r a i
lavori di logica matematica per la loro importanza ideografica.
I n particolare cito Vestratto del lavoro n. 99 (pubblicato col
titolo: I fondamenti delParitmetica nel Formulario del 1898) ed il
lavoro n. 105 (Sui num eri irrazionali, 1899) che contengono Vesposizione
quasi definitiva dei fondamenti dellfaritmetica neWindirizzo di P e a n o j
il lavoro n. 64 (Sui fondamenti della geometria, 1894) che contiene
la redazione definitiva dei fondamenti della geometria basata sulle idee
primitive di punto, segmento e moto', ed il lavoro n. 98 (Analisi della
teoria dei vettori, 1898) che contiene i fondamenti della geometria
VI
VII
U go C a s s i n a
y
GEOMETRIA E FONDAMENTI
Gi u s e p p e
peano
0 i X i -1 x 2 H
F ' = F i x ? + p Fi x ? - 1 afa + . . . J
e si calcoli sulle trasform ate la forma analoga di F } e sia :
F " = n , x ? + p F [ x r 1x2 + . . . y
essendo F una forma invariantiva, sar identicamente F " = h F ',
dove h funzione dei param etri delle sostituzioni eseguite, ed
eguagliando in questa identit i successivi coefficienti di #2, si avr:
Fi' = ftF J,
F i' = f t F . . . ,
(3)
ogni
intera
le x .
o %2
A f,
A * f,...A f
9,
dg,
A * g , . . . An g
s i o tte rr u n a fo r m a i n v a r ia n t iv a Q , c o n t e n e n t e x , y, e l e v a r ia b ili
c h e c o m p a r iv a n o i n
P, e la si p o tr o r d in a r e s e c o n d o l e p o t e n z e d e l
d e t e r m in a n t e (#y) ( C l e b s c h , B i n a r e n F o r m e n , 7), e s i a v r :
Q=
+ [xy)
+ (xy)2 Ai~2x + . ,
forme inva
v V i a?- 1 #2 +
H Vi = 0
finito.
c] U na forma invariantiva F delle forme m ultiple date
funzione intera delle x i , x 2 e delle P ; e sostituendo alle P le loro
funzioni dei coefficienti delle forme (4), F diventa funzione intera
delle variabili a?, e dei coefficienti nelle x delle forme
<Pi V p m .
GIUSEPPE PEANO
V'V7'V I
V--1
'17' V1 TT I
V*x i
X2 + -
(d).
a?2 + ...,
si avr :
F " = F 0(>J', *',. . . , y j',
...) X f + . . .
. . . (6),
v"=
. . . (5)
Dicesi forma binaria doppia (w, fx) una funzione intera omogenea
di due coppie di variabili x , x2 e
, 2 contenente le prime al grado
m , le seconde al grado p :
f = S ----- ---------------- ^ T T -7-, a
ij (m i) \% I {fi j ) ! j ! v
(-J %
21
| , r, e non y ,
+ y2
. (Tra(tl171
Uil/2
lasciai in F ' i coefficienti numerici, che immagino per semplicit in
corporati nelle funzioni <p). Le funzioni (p0
contengono ancora
due serie di variabili cogredienti , ed r, e si potranno quindi, collo
stesso procedimento, ordinare secondo le potenze del determ inante
(r), e si avr :
F ' = D*A 9>00 + (xy) Dm_1 A <pi0 + . . .
+ (f>?) D " J'*-1 ?>01 + (xy) (fij) D *1 A*-1
+
10
GIUSEPPE PEANO
n l+h-> n -* ,
(a* Y ~ k =
11
A 22 = m
(/*/?'),
(/?) = D
( / 1/ A i = W ( = A 12,
e vedremo che le sette forme
fi
/2
-^-ii
-^-12 -^22
id
. = A
^ 12/2
^ 22/1
Analogamente
2 ( ^ / 2)01 = ^ 12/2
2 (D /^jq = 2
^ 22/1
= Ah / 2
A 2/ j .
12
GIUSEPPE PEANO
e finalmente
a u a 22
a 2 yAll A (1A 22
( C l e b s c h , Binaren Formen pag. 69), o fatti sparire i radicali:
, ,
1
A
A +
4A?2 - 2 A A . , 2
A 4tA 22
*
...,
/ 2 = bxf$ =
(1)
Gli scorrimenti di queste forme fra loro dnno luogo alle forme
invariantive :
^12 ^ (a/^
Djg = (a/)
i > Dy = {fif})01
(^)
.. n(n 1)
in numero di
---- -,
^12
t f dij
(fifjio
(3)
13
pure in numero di
, A ij = (/< /,) .
i(n + 1)
(aC) hx n +
( * f t (&C) a x Yt .
123
^1^1
^2^1
^2^2
Hy2
i/i
ci 72
*^2^2
^2^1
1^2
^ 23/1 >
( 6)
^23/ i 5
(7)
^123
-^1 3 / 2
W.
<>i?i
c t7i
~x^(d^^
^1 Pi V
ci/
2 V i ^2^2 X
<m?2
JPj-(~d'^^x^ x ^ [ d ^ ~ I0
C2?2
e%Vi
xi
V i
a2a2
bi fi
J*
ftla 2
(2S ) fJ o i
ai al
x% = M i M * (M) (M
*?! HY%\
(^12^84 + ^23r^U "t" ^31^-21^*
e* r t *r2 (<*) M
(8)
GIUSEPPE PEANO
14
Analogamente
(^128 > /JlO = ^12 ^34
Si in seguito
(0128 > /4)11 Cl'^OC^ djOCg
M
c
(9)
( a c ) (6 ^ ( /5 )( y i)- ( a 6 )( c )( y ) O T = B M
(10)
i ...........................
..............................................
* M i ...........................
n (n 1) (n 2) (n 3)
Ti
Cosi si un sistema di forme / , D , A , A , 9 , E tale che ogni
scorrimento di una / su una qualunque di queste d luogo a forme
dello stesso sistema : e vedremo ben presto che esse costituiscono il
sistema completo.
F ra le forme precedenti passano numerose relazioni :
e questi invarianti sono in numero di
Dijfh + Djhfi + D /; 0
(11 )
(12 )
+ Ajh f i + A m f j 0
(13)
j- DftiDjifc = 0
A^
-f*
AfiiAjk
(14)
^5078
L15
ki6
L17
Li8
(15)
(16)
L25
^35
Analogamente
1^1234 * ^587 ^15
^lfl
/.
^25
^26
27
^35
^36
^37
/3
A 45
47
/4
46
15
^16
-^16
fi
(17)
'
f i 234
A 14/ 2/ g
f% ^134 + / 3 ^124
(19)
/4 ^123
^16 ^2345
= 0
(2 2)
^16^2345
= 0
(23)
ecc. ecc.
Possiamo ora dim ostrare clie ogni forma invariantiva delle n
forme bilineari date una funzione razionale intera delle / , D,
A,
9, R. Supponiamo invero dim ostrata la proposizione per tu tte le for
mazioni invariantive contenenti i coefficienti delle singole forme a
gradi non maggiori di certi numeri dati ; dimostrer la proposizione
anche per le formazioni invariantive in cui si aum enti di u n unit
il grado nei coefficienti di una forma qualunque j siccome la pro
posizione evidente per le forme di gradi p. e. 1, 0, 0 ,... essa
risulter dim ostrata in generale.
In v irt dellipotesi fatta, una forma invariantiva i cui gradi
non superano certi num eri dati la somma di pi term ini del tipo :
c n f tzD jiA * n9 tiA *tzR, dove o una costante, n f il prodotto
di ta n ti fattori / , ecc.j e per ottenere le formazioni contenenti i
coefficienti di f i ad un grado maggiore du n unit baster fare tu tti
gli scorrimenti di f i sul prodotto precedente. Potr supporre che in
questo prodotto manchino gli invarianti A ed E , perch, essi ripro
ducendosi inalterati nello scorrimento, daranno luogo a forme decom
ponibili. Potr supporre che nello stesso prodotto manchino o le D
o le A, perch al prodotto A D&* si pu sostituire l espressione (18) ;
potr supporre manchino le / e le 0, perch altrim enti una parte
dello scorrimento sarebbe il prodotto dello scorrimento della / su
una / 0 0 qualunque per gli altri fattori inalterati, risu ltati questi
tu tti noti ) ed in virt delle supposizioni precedenti, il prodotto su
cui si deve fare lo scorrimento un prodotto delle sole D o delle
sole A ) nel primo caso, essendo la funzione su cui si deve fare lo
GIUSEPPE PEAN
16
di 1, 2,
4. degli
'
2
di 1, 2, . . . , n ) ,
6. degli
dovrebbe essere
Qijic ^ f i
A jfc + fi f j Af* + v f ic A ij
quindi, essendo 0 una funzione lineare d i / * ^ / fe, sar nullo Pinvarian te R calcolato sulle quattro forme f i f j f k 9 ^ , il quale vale
{ijk j Qijkll
A*
Aifc
Aji
Ai?
Ajfc j
Afci
A&
A**
A A ij A ia +
fi A ik A j i - |- v A u A j k ,
^ A f j / k 4" f i A i k f j +
v A jk fi,
(&) ( f t a* K =
n i . . . (*)
(2)
(3)
(4)
identicamente
D=
a ll,i
a 12,l
a22,l
an,2
a12,2
a22t2
2
*2
A ggiunta autografa dell'autore.
~ X1 X2
X1
U. C.
IS
GIUSEPPE PEN
i f A )01 =
ax ex = j>*
= a* (a J) /Jf .
y ( a&)aA 4 [ ( ^ ) |
y D ^
identicamente
identicamente
= 0
( ) i= (^ )l(w)=(aD)(a6)(6D)(fl=(DD02= ( a 6 ^ M ) ( / J ) ^ ( J J 7 = B ( 5 )
sicch lunica forma invariantiva fondamentale di quarto grado nei
coefficienti linvariante R.
P er ottenere le forme di 5 grado occorrer fare gli scorrimenti
di / sui covarianti di quarto grado j di essi nessuno fondamentale,
e gli aggruppam enti dei covarianti di ordine minore dnno tu tti ri
sultati evidentemente decomponibili, ad eccezione degli scorrimenti
(1, 1) e (2, 1) di / sul prodotto D A, che occorrer fare:
( DA, f ) n = (aD)(a J ) a .P xA( = l> lM ) A( , e siccome
(a
identicamente.
19
P il
l\ . {mm)
. {mm') (jip,)
Se D = 0 identicam ente, / = a2 .
, ossia si riduce al prodotto di una
funzione d i 2 grado in x, per uua d i 1 grado in , e viceversa. Sar allora :
R = 0,
/ l s ( a & ) 2 . [ a {l2 ,
, = 0.
20
Gi u s e p p e
pea n
ossia
^ ^2) (i>
r xJ =
A ^ ) 2r.
/ 1
K0l = - ,
Corrispondenza (2, 2)
Sia / = a^ a2 = . . . = 0 (1) l equazione d una corrispondenza
(2, 2) j / Tunica forma invariantiva di primo grado nei coefficienti.
Facciansi gli scorrimenti di / su s stessa, e si avranno le forme
21
di secondo grado :
(f/h o = (af a2
t fi = 4 = d
(2)
(3)
(4)
f (tt = 1 ,?2{ = 0
( /f f c = (abf (affi = A .
Facciansi gli scorrimenti di /
forme di terzo grado :
(5)
eu D ,. J , 0 , e si avranno le
(/0)io = (at) ax tx 4 4 = m i /4
(6)
(M o i = (>) f
(7)
al il = nx 4
(<)2 <4
( / 0)o2 = 0
(8)
id en tica m en te
identicamente
(9)
(10)
identicam ente
(12)
( / 0)22 = m 2 M )2 = (oXo)(6c)(a/)(y)(^) = B
(13)
(//!), = mi /4
(15)
(16)
( / <)2 = -^ -A /'-2i).
(17)
B = (/0 )22.
(18)
22
GIUSEPPE PEANO
( 1?)
(00)1 I = J - B /
(20)
(06)22 = ( tt'f ( W f = C
(dA)m = { A ) tld s 4 = 2 r l el
(21)
(22)
(0 J)o2 = . . . = - i - l / - - i - A 0
(23)
(0D)1O = 2 4 Of
(24)
(er)20 =
(25)
B/
y (./01 = *
( / i 20= - E
( / i ) , i =
j j E/
- r A 0 +
( / i >)21 = 0
(26> (2 )
(fP \2 = ~ \ v
(28) (29)
(3 )
identicamente,
( f p ) l8 = 0 ,
(M * = 0
(31) (32)
(33)
(DD)20 = - - A D + E
(D D )40 = - | - A * - 2 C
,
,
( J J ) 0? = - - A J + E
(34) (35)
( J d )01 = - | - A * - 2O
(36) (37)
ecc.
F ra le^ forme precedenti passano alcune identit, che converr
stabilire. Si trovato m = (/0)1O= (/^o (formolo 6 e 15) : quindi
m si pu in doppio modo considerare come un Jacobiano, ed avre
mo due espressioni pel suo quadrato :
2 = - 4 - K /A o e* 2 =
[(//W ^ 2 -
= - y
2 ( / e t s o / e + W s o / 2] =
2 (/z f) 2 / d +
E/ 2
( ^ ) 02/ 2]
- 2, ) - - ( y A * + * ) /*
23
2n2 = D03 + E / 2.
(39) (40)
ossia :
= ( / A i 02 -
2 ( / 0)H/ 0 + W t i / 2 ,
2ffl = 03 2/0p + - - B / 3 .
(41)
$ = (fp)oi y
(0D)1O,
E = (00)O2 = -
E = (00)2O = -
2 (fp)20
2 {fp)
(p 9)n =
>4
(42) e (43)
(i>0).i = X c/ + - B0
(44)
(46)
24
GIUSEPPE PEANO
{p9)ti = 0
{pQ)w = 0
(47) (48)
^ AB
(pA)01 = . . . =
<49)
Am q
(pl>)i0 =
A fc
(50) (51)
y B ( / A l + y A (0/)l l = - y B0 + y Ap ,
e sostituendo :
(2>A2= 4 c / - 4 B 0 _ y A^ e ( ^D)2O==Y c / _ T B e - T A^- (52) (53)
Quindi le forme fondamentali di quinto grado
9 =
(i> % > * =
sono due :
<JP0)ot
* = - y ( /E ),a -
(54) (55)
(i)2o = T | ; .
(56)
t i- .
(57)
analogamente
(/* )* =
( 0 * ) u = - ( P * ) 0, =
25
' T* = (a7i)(a)(n) a lp i tl
2T , (dE)ot = - 2 T
(62) (63)
ecc.
E fra queste forme passano alcune identit, che converr sta
bilire subito. Nello stesso modo che paragonando due espressioni del
quadrato di m si trovata l identit (38), cos potremo paragonare
le due espressioni del quadrato di r = (fp)i0 = -^-(0^)O1, e si tro^ /
ver lidentit :
D E + J E = 4|>2 + ^ - B / 0 A02 C / 2 .
O
(64)
(65)
26
GIUSEPPE PEANO
27
Tre
Tre
Tre
Tre
Tre
D =
( / / ) 02
E =
T = - y ( D E ) 10.
(0 0 )O2
E = (00)2O
- f ( ^ E ) 0 l.
(BPho = 2 s (ffh o = A t
m 0 = - L BA ;
- i - E
-=-BA
- - B A
- ^ ( A E + C A)
(66)
28
GIUSEPPE PEANO
0
=
_ 4 ' e
1~ b a
- 4 -(a b + c j )
p
0.
(67)
(6 8 )
p
o
= -- T2.
(69)
29
f a Pv +
S Pi) 0 ?
( a ) = p 2x
0 .
30
GIUSEPPE PEAN
invece dalla trattazione precedente che il denominatore sempre riduttibile all'unit, ossia quella forma funzione intera degli inva
rianti, e di D , E, T.
Converr, per rendere del tu tto soddisfacente ci che precede,
far vedere che nessuna delle 18 forme invariantive esprimibile in
funzione di altre, ossia che esse sono fra loro irriduttibili, bench
non si abbia labitudine di farlo.
Nel nostro caso la dimostrazione molto semplice : facile il
vedere, con esempi particolari che nessuna delle 18 forme identi
camente nulla. Ci premesso, gli invarianti A, B, C sono fra loro irreduttibili (anzi fra loro non passa relazione di sorta), perch pos
siamo attribuire loro quei valori che pi ci piacciono.
/ , 0, p , ove non fossero tu tte fondamentali, una di esse si po
trebbe esprimere in funzione lineare delle altre due ; e se ci avviene,
considerando / , 0, p come forme contenenti la sola x , dovr essere
nullo il loro invariante simultaneo, che T ; e siccome T in gene
rale non identicamente nullo, / , 0, p sono irreduttibili fra loro, e
quindi anche colle altre forme.
Se m, r, q non fossero fondamentali, una di esse dovrebbe espri
mersi linearm ente in funzione delle altre due, e quindi dovr essere
nullo il loro invariante, considerandole come funzione della sola a?, iJ
che non avviene, perch questo invariante v a l e -----^ T 4 (formula 69).
L
GIUSEPPE PEANO
32
Siano :
fi
= cto
fi
na i X\ 1 a?2 ~| *
&o #1 "H
&1
= ho X\ -J-
/ + i =
^0
-f* wfci %
3?2
-J- . . r
1 a?2 +
. ..
*4
. K
Sui s i s t e m i d i f o r m e b i n a r i e d i e g u a l g r a d o e c c .
33
#1 ~|~
= bx =
a? a?2 b
a?i #2 "f*
h
co
ci
dQ
dt
a%
a3
C2
*2
d$
(4)
(5)
analogia
$ 7, pag.
IISEPPE PEAN
34
Y, A il simbolo d un sistema
alla somma di pi term ini
fatta sul determ inante {X YZ)
operativo A davanti al fattore
+ S A { ( X Y Z f <p2] + . . .
X 2 = Ac,
X s = yx }
= &z,
Y i fx,y ,
%% = Pz j
Y 2 = fiy ,
Yq = yy :
yz
, 8y>
Syj
sX i
c. y. d .
ed il determ inante (X Y Z ) diventa :
a?2 x n
a*
y%
&V
Pv
Yv
Vi Vi
a*
Pz
yz
Zi
#2 * * * Zn
a2 . . . an
Pi P% * Pn
Yl Y
yn
Sostituendo si ottiene :
1 x x . . . xn
i P yf = s n +
2A|
(
Vi - Vn
. .
. a
P\ Pn <Pi} +
Y i- - - Y n
35
ai
K
h
e dei determ inanti della matrice :
1
ao
h
co
ct
a2
a3
C2
C3
a2
bo
co
el
C2
*2
*1*2
-* 1 * 2
X*
36
GIUSEPPE PEAN
-L y p r -i),
J ^ N ( N + l ) ( N + 2),
J - N ( N + 1) ( N + 2) ^ + 3 ),
_ |_ 2 T ( y + i) ,
-l- ( J f _ l) A r (jr+ 1 ))
- g - ( f f - - l ) y ( 2T+ l ) C y + 2), ecc.
neari appartenenti ad un undicesim o tipo, dim ostrati sovrabbondanti dal S ylvk s t e ii (Comptes'rendus, eto. nov. 1879) ed espressi in funzione dei fondam entali dal
mio Chm Prof. DO v i d i o (A tti R, Aeo. Torino , Dicembre 1879).
I.
Se
, r%, . . . sono le distanze dun punto variabile P dello
spazio da punti, rette e piani fissi, e f ( r t , r 2 , . . . ) una loro fun
zione analitica, allora la normale alla superfcie luogo dei punti P
per cui / costante ha la direzione della risultante di forze appli
cate al punto considerato P , dirette ai p u n ti fssi, o normalmente
df
df
alle rette e piani fssi, ed eguali a
.
(17*|
CLYg
38
GIUSEPPE PEANO
II.
Se, nello spazio, ri , r%, . . . sono le distanze d un piano varia
bile n da p u n ti fissi, e f ( r i , rz , . . . ) una loro funzione analitica,
lequazione / = costante determ ina un inviluppo di piani. Se n un
piano dellinviluppo, il punto di contatto di esso colla superfcie in
viluppata il baricentro dei piedi delle perpendicolari abbassate dai
punti dati sul piano tf, ai quali siano affissi pesi eguali a
(I /1
.
2
Si suppone che questo piano non passi, per alcuno dei punti
dati, e che la somma dei pesi non sia nulla.
E se, per una posizione speciale del piano n , la funzione /
diventa massima o minima, il sistema di forze applicate al piano n
come a corpo rigido, dirette secondo le normali abbassate dai punti
dati sul piano n , ed eguali a
CtV^
, ~ ~ , . . . , in equilibrio.
III.
Se p una re tta dello spazio,
, r%, . . . le sue distanze da
p unti fissi, si immaginino le forze F, applicate alla re tta p , giacenti
lungo le normali abbassate dai p unti dati sulla re tta p , e in gran
dezza eguali a
d rt
un complesso.
Le rette del complesso giacenti in un piano n inviluppano una
linea. Se p una re tta siffatta, per trovarne il punto di contatto
39
IV .
Se, nello spazio, p una re tta passante per un punto fisso P ,
e faciente gli angoli a d, a2 , . . . con rette fisse, che possiamo sup
porre pure passanti per P, il luogo delle rette p , per cui costante
una funzione analitica /(o c j, a2 , . . . ) ^ questi angoli, un cono.
Si immaginino coppie di forze giacenti nei piani passanti per la
re tta p e per ognuna delle rette fsse, ed eguali a
, . . . Il
V.
Se un punto P si muove nello spazio in guisa che rimanga co
stante il volume del solido formato dalle piramidi aventi per vertice
P e per basi le faccie duna superfcie poliedrica aperta, esso descrive
un piano. Questo piano normale alla risultante dei segmenti diretti
da P normalmente alle faccie del poliedro, e proporzionali a queste
faccie stesse.
Questa proposizione dovuta a S t e i n e r .
VI.
Se un punto P si muove in guisa che rim anga costante larea
della superfcie poliedrica formata dai triangoli aventi per vertice P
e per basi i lati d una linea poligonale data, esso descrive una su
40
GIUSEPPE PEANO
Y II.
PREFAZIONE
I I calcolo geometrico studia le questioni geometriche, eseguendo le
operazioni analitiche direttamente su gli enti geometrici, senza aver
bisogno di determinarli sempre mediante le coordinate. Questo calcolo,
previsto da Leibniz, f u sviluppato nel corrente secolo sotto forme di
verse, per opera specialmente di Mobius (18 2 7 ), Bellavitis (1 8 3 2 ), Grassmann (1844) e Hamilton (1 8 5 3 ) ; i fondamenti gi sono usati in molti
trattati di meccanica, fsica matematica, e calcolo infinitesimale.
I l presente opuscolo (N. 1-47) contiene gli elementi del calcolo geo
metrico. Questi permettono gi di arrivare a un gran numero di ri
sultati ; incidentalmente si dimostrano le principali formule di geome
tria analitica ; la loro lettura presuppone sole cognizioni elementari di
geometria. Per ulteriori ricerche veggasi' il mio :
Calcolo Geometrico, secondo l Ausdehnungslelire di H. Grassmann, Torino, 1888.
Nei numeri successivi sono accennate alcune d quelle questioni di
geometria infinitesimale le quali, per le teorie precedenti, acquistano
form a p i semplice.
Torino, gennaio 189 i.
L A utore.
42
GIUSEPPE PEANO
Tetraedri.
43
Somme di punti.
8. L insieme di pi punti A , B, 0 , . . . cui si immaginino affisai
dei numeri m, n, p , . . . si indica con
m A + nB
pC + .. .
44
GIUSEPPE PEANO
m in i d i
S ' d o p o q u e lli d i S :
Riduzione delle F.
14.
Teorema. Se A e B sono due punti, e m ed n due numeri
tali che m + n ^ 0, allora la somma m A -|- n B si pu ridurre ad
(i + n) C, ove 0 il punto che divide il segmento A B in parti in
versamente proporzionali ad m ed n, internam ente se m ed n hanno
lo stesso segno, esternam ente se segno contrario ; vale a dire tale
che
GB
m
Infatti, prendansi ad arbitrio i tre punti PQR. Se il piano PQ R
risulta parallelo ad A B , sar
A P Q R = B P Q R = CPQR,
nBO = 0,
ossia
m (XG X A ) + n (XC X B ) = 0 ,
o ancora
m X A + n X B == (m + ji) XC.
Ora i
PQR, sono
sate da A ,
menti X A ,
tare ; onde
45
vale a dire
*
mA
n B = (m + n) 0.
ovvero
^ _m A
nB -|- pG -|- . . .
m -f- n -j- p + . . .
46
GIUSEPPE PEANO
A + B\
e si
-(A + B + C ).
). Costruire il triangolo AB C , conoscendone il baricentro G,
il punto K che divide il lato BG nel rapporto 1 : 2, e il punto K
che divide esternam ente il lato A G pure nel rapporto 1 : 2 . Si
avranno le equazioni A -)- B
G = 3G, 2B
C = 3H, 2A C = K ,
che risolte danno :
A = ^ G - -H + -K ,
B ------ i - e + ^ H + 4 - i r ,
C = 3 G - -M - K .
e). Essendo A , B, 0, D i vertici d un tetraedro, il baricentro
- i - (A + B + 0 + D) si trova sulle 4 rette che uniscono un vertic
A col baricentro - - (B -f- G + D) della faccia opposta, e le divide
iJ
nel rapporto 3 : 1 ; esso sta pure sulle 3 rette che uniscono i punti
medii (A
2
punto medio.
). Essendo A B C tre punti non collineari, e J> un punto del
piano A B C , si possono determ inare tre numeri
p non tu tti
nulli, tali che si abbia
(m + n
p) D = m A + n B + p G .
20.
Qui ci occuperemo delle F la cui massa nulla.
Definizione, Dicesi vettore la differenza B A di due punti
A e B.
47
X2 = X , -)- J 2 , . . . X X_i + I n.
Sar :
X n 0 = li + li + . + I n .
Il
poligono i cui vertici sono 0, X t X 2, . . . X n dicesi, in Mec
canica, il poligono delle traslazioni.
24. Teorema. Ogni F la cui massa nulla, riduttibile ad un
vettore.
Sia S una F di massa nulla ; preso ad arbitrio un punto P , la
8 + P ha per massa 1, onde riduttibile (N. 17) ad un punto
Q = 8 -|- P. Di qui si ricava 8 = Q P, ossia S ridotta ad un
vettore. Questo vettore pu anche annullarsi.
25. Il prodotto di un vettore I per un numero x un vettore
parallelo ad X, rivolto nello stesso verso o verso opposto secondoch
x positivo o negativo, e la cui lunghezza sta a quella di I come
x : 1.
Infatti, se I = B A , sar x i x B x A una F di massa
x x = 0, onde riduttibile ad un vettore. F atto C A = x{B A ),
AC
sar C = x B + (1 x) A ; onde - - = x .
GIUSEPPE PEANO
48
'
49
X') I
(a? -
(y _
y') j . +
__
z') K
0 ;
K = ^ i+ y ^ z i,j,
z z'
z zf
y J + zK
x'
y'
z'
50
GIUSEPPE PEN
y' _
y
z
z *
z'
x"
y"
= 0.
y = Wy' -|- W y ,
z = feV + fc'V',
51
_ V Vo _
b
* H
e
'
equivale a dire che i vettori P Po, JJ, F ' sono complanari, ossia che
y y0 *
a'
= 0,
c
b'
c'
equazione del piano passante per un dato punto e parallelo a due dati
vettori.
0). Cambiamento di coordinate. Siano (O, I, J , iT) e ( 0 ', P , J 7, JT)
due sistemi di coordinate.
Siano note le coordinate d un punto P nel secondo sistema :
P = 0 ' + x 'T + y 'J ' + s'JT ,
e siano note le coordinate di O', I ', J ', K ' rispetto al primo sistema :
0 ' = 0 + a l + 6J + cK ,
r =
+ q J + rK ,
52
IUSEPPE PEANO
cos (U, V) = - r X
Sen ( XJ, V) =
tang (TT,V) = ^ - .
Cu
41.
Ricordando le definizioni di modulo e di argomento di un
complesso, queste formole dicono :
Teorema, Moltiplicare un vettore JJ per un complesso x + iy
significa moltiplicarlo pel modulo e farlo rotare delPargomento del
complesso.
53
re'* J ,
P* = A + l {P A),
dopo la seconda in
sostituendo a P 4 la sua espressione, e fatte le riduzioni:
P 2 = P + (1 e - 1*) (B A )
ossia il punto P ha ricevuto una traslazione rappresentata dal v et
tore (1 e_ii) (B A) = B -f- e~u [A B) A ; la sua origine si
pu prendere in A , e allora il suo term ine B + e-14 {A B ), cio
il punto A rotato attorno a B dellangolo t.
54
GIUSEPPE PEANO
F = (x' + iy') 7,
si avr
F
rf
(C08 a + sen a )>
55
ossia
x' + iy'
r* .
. .
.
---- \ - r - = (cos a + i sen a) ;
x + iy
r
V = g r U X g rF X cos ( JJ, V) .
Si ha :
a). Il prodotto di due vettori paralleli e nello stesso verso
vale il prodotto delle loro grandezze.
fi). Il prodotto U x JJ, che indicheremo pure con JJ2, vale
(gt U f .
56
GIUSEPPE PEANO
(mTJ) X
V = m(JJ X F),
V) X W =
TJ X W +
V X TF,
Coordinate cartesiane.
46.
Se i vettori di riferimento 7, J , K prendonsi eguali allunit
di misura, e a due a due ortogonali, il sistema di coordinate dicesi
cartesiano (ortogonale). Si avr allora :
7* = J 2 = i P = l ,
I x J
= I x K
= J x K = 0 .
V x x1-f- y
zz' .
JJ e
57
* ,' + *
+ ----------,
47.
Esercizii. a). Dire che il punto P = O + x i + y J -f- z K sta
sul piano passante per P 0 = O + x0 1 -f- y 0 J
z0 K e normale al
vettore F a I
b J + ciT, equivale a dire che P P 0 perpen
dicolare a 7, ossia (46 fi)
(P -
P 0)
U = 0,
ovvero
(a? a?0) a + (y y0) 6 + (z z Q) c = 0 .
Questa, sotto luna o laltra forma, lequazione del piano pas
sante pel punto P 0 e normale al vettore F.
fi). Ogni equazione ax
by + cz + d = 0 , supposto a2 -jfc2 + c2 > 0 , rappresenta un piano normale al vettore a l + bJ -f- cK.
Infatti essa si pu identificare colla precedente.
y). La condizione di parallelismo del piano
ax + by
cz + d = 0
m
b
n
c
+ = 0
cE
58
GIUSEPPE PEANO
elevata a quadrato, d
{B A f = (B G f + (A G f 2{B G) X {A 0),
[G D) + (B G)
(A D) +
+ ( 0 A) x {B D) = 0 .
7]). Siano A , B, G i vertici dun triangolo, e sia D il punto
dincontro delle altezze abbassate da C su A B , e da A su B G j
sar {A B) x (G D) = 0 , e (B G) x {A D) = 0; quindi, per
la , sar pure (G i ) X {B J)) = 0, ossia il punto I) sta pure
sulla terza altezza. Quindi :
In un triangolo le tre altezze passano per uno stesso punto.
0 ). Se in un tetraedro A B G l gli spigoli opposti A B e CD
sono perpendicolari, come pure B C e A D , lo saranno pure gli spi
goli A C e B D . Conseguenza della ).
1). Lequazione della sfera di centro C e di raggio r si pu
scrivere (P C f = r 2.
Linee*
48.
Se un punto P espresso in funzione d.una variabile
numerica t7 variando questa, il punto descrive un luogo (linea). (*)
a). Essendo A un punto ed I un vettore dati, il punto P =
= A + I t descrive la retta passante per A e parallela ad I.
P). Il punto P = 0 +
ove 0 un punto fsso, I un
vettore eguale in grandezza allunit, r una costante positiva, col
variare di t descrive la circonferenza di centro 0 e di raggio r.
y). Il punto P = 0 + I t + J t z ove 0 un punto dato, I
e J due vettori qualunque, descrive una parabola passante per 0,
tangente ad 01, e coi diametri paralleli ad J.
(*) Per alcuni complementi alla teoria delle cnrve reali ofr. il seguente estratto
dal trattato.n. 60 (Lezioni d i a n a lisi i n f i n i t 1893, voi. 2).
U. C.
59
pure : P = O +
e +
e - j 7.
0 +
+ Je- i (*+a)) I ,
dl ~ 1 T ~ 5 ~
). Il punto P = 0 + t i + -- J, ove 0 un punto, I e 0
t
y = r h cos t.
60
GIUSEPPE PEANO
P = O + r [t + i (1 e-)] I .
t). Epicicloide (propria) la curva descritta da un punto della
circonferenza dun centro mobile, il quale si sviluppa su dun cer
chio fisso.
Sia P il punto che descrive la curva j siano 0 e 0 i centri del
cerchio fisso e mobile, . B e r i loro rispettivi raggi, M il loro punto
di contatto. Il punto P movendosi verr a trovarsi sulla circonfe
renza (0, R) ; sia 0 -|- R I questa posizione speciale di P. Dicasi t
langolo di M 0 con I. Allora si avr M = 0 + R 11 j G M
+ reu I. Gli archi di circonferenza venuti a contatto hanno per lun'R
P = 0 + reHI + H K
variando t descrive lelica di raggio r e di passo ridotto li.
Derivate.
49.
Noi considereremo degli enti variabili, duna categoria qua
lunque, funzioni di enti di altre categorie.
Cos una forma 8 funzione duna variabile numerica t , se,
dato t , risulta determinato
Essendo $ ed S0 due F, la prima variabile e la seconda fissa,
diremo che lim 8 = SQ, se, comunque si prendano i tre punti P Q R }
si ha lim S P Q R = 8 0P Q R . Questa definizione analoga a quelle
date ai N. 10 e 11. Risulta subito che un punto variabile ha per
limite un punto fsso, se la loro distanza tende a zero j e che un
vettore ha per limite zero quando tende a zero la sua grandezza.
61
50.
Se f (t) rappresenta un ente d7una categoria qualunque,
funzione della variabile t, estenderemo la comune definizione di
derivata scrivendo
d(x8) = x d S + S x, ecc.
Se P = 0
dx
dt
dy
+ dr
dn U _ ^ d nx
d tly
~dF~dt^
+ dF
xi
yJ
dz
~i~dt
d uz
zK , derivando si ha :
accelerazione .
continua, si
62
GIUSEPPE PEAN
retta [ p ,
dP
Se continua, e non nulla, la tangente in P anche il
(ir
limite della congiungente due punti della curva P { e P 2 tendenti a
p
__p
dp
dP
per
le
ipotesi
fatte
si
ha
arc P P
lim ------
co rn a i
11 g
= 1,
corda P | P 2
gr(P2 P,)
P s P,
dP
lim------ ~s = lim ^-- = lim gr ----- 1 = gr , onde si
O
j
g
Ig-- - tj
ha la formola a dimostrarsi.
54. Esercizii. a). Le equazioni della tangente alla
da P = O
x I -f- y J + z K } ossia le equazioni della
per P e parallela al vettore dP d x l + dyJ -f" (\zK,
le coordinate dun punto della tangente, sono (N. 30
X x
da?
Y y
dy
(l C
curva descritta
retta passante
dette X, Ir, Z,
e)
Z z
dz "
63
r =
dP
_
Onde langolo che
r'
= (r' + r i) e r .
dP
fa col raggio vettore e1*I ha per coseno
t
r
.
. per seno . . . e per tangente .
|/r2 _|_ r 2 F
j/,,2 _|_ r'2
r'
ds
dP
Si ha poi = gr - mod (r + ri) = IV2 + r2 .
Qt
ul
). Cicloide . Conservando le notazioni di N. 48, 0, si avr:
dP
dP
onde i = r i i he~u i l P M.
dt
dP
Formula di Taylor.
55.
Teorema. Se f (t) una F funzione della variabile nu
merica t, avente le successive derivate fino allnmft pel valore consi
derato di t9 si ha
7,2
In
[/(<) + *],
GIUSEPPE PEANO
h-0
P Q R , il volume TcPQR ha per limite zero; quindi (N. 49) limfc = 0 .
r y
dx
dy
dz
d2x
dhy
d2z
Z z
= 0.
65
da
gr djz
1
= =
= gr T ,
q
ds
ds
v
1
onde
,
v
gr T .
Q
si ha :
vTf
qj
P" = v'T -\ ----- JT.
Q
y ij P'.
d2P ___ J_ . dP
ds?
q 1 ds *
66
GIUSEPPE PEANO
da
dv
continue e non
P ----dw v
Parametro differenziale.
62.
Sia P un punto di coordinate cartesiane (ortogonali) x 7 y , z \
e sia un numero funzione di x , y , z , avente le derivate parziali
di primo ordine continue. Sar u un numero funzione della posi
zione di P.Chiameremo parametro differenziale (di primo ordine) di u , e lo
indicheremo con
il vettore
67
63.
Le pi importanti regole per trovare il parametro differen
ziale duna funzione geometrica sono:
a). Se r la distanza del punto variabile P al punto fisso A ,
p __________
cK,
V> = V {x a f + {y b f + [z c f =
dx
L _ a ) + {* _ 6) " + (* _ c)
ma il vettore =
da?
da?
da?
da;
da?
da?
da?
dx.
dr
dx
dr
Vu =
v
di
1 1 dw2
V%h ~h a ^ ~ Vw
^
^ du
d f dw4 .
, d f dun
Infatti si avr =
- r 1- + + ~r~ ~r~
da?
d u t da?
dt da;
per ^
k
dy
dz
e analogamente
a dimostrarsi.
Cos si in caso di trovare il parametro differenziale di una
funzione analitica qualunque delle distanze del punto P da punti,
rette e piani fssi.
68
GIUSEPPE PEANO
sar \Ju 0 .
(jw ciw
Infatti dallipotesi si deduce - = = = 0 , onde Vw = 0 .
ax
dy
az
y ) . Dando a P uno spostamento P , si ha u (Vu - |- 0) ><
X P, ove 0 un vettore infinitesimo con P.
Infatti si ha
* -(5 + -)* + (S + ')* + ( + ')* ove a , p , y sono numeri infinitesimi con P ; e fatto 9 olI -f-|- p j -|- y K si ha la formula a dimostrarsi.
Questa propriet caratteristica di \ / P potrebbe anche servire
per definizione.
). La normale al luogo dei punti per cui costante, ha
la direzione di V w , supposto questo vettore non nullo.
Infatti siano P e P + P due punti del luogo ; sar u = 0 ,
onde, per la y , sar (Vm + 0) X<5P = O, ossia P normale a
+ 9 . Facendo tendere P a 0 , sar lim 0 = 0 , onde langolo
che P fa con Vw ha per limite langolo retto, ossia Vm ha la
direzione della normale.
65. Esercizio a). Siano
r 2 . . . r n le distanze del punto P da
pi punti fissi. Si avr V (r4 + t'2 + . . . + >) = V^i + V **8 +
. . . + Vn Onde :
La normale al luogo dei punti per cui costante la somma delle
distanze da pi punti fssi ha la direzione della risultante di altret
tanti vettori diretti da P ai punti fissi, ed eguali fra loro.
Affinch, corrispondentemente ad una posizione di P, la somma
di quelle distanze sia minima necessario che la somma di quei
vettori sia nulla, ossia che il punto sia in equilibrio sotto lazione
di n forze eguali dirette ai punti dati.
Si possono attribuire nella somma r 4 -f 1 r 2 -f- . . . dei coefficienti
numerici alle distanze; invece dei punti fissi si possono considerare
delle rette fisse o piani fssi, e si hanno proposizioni analoghe.
69
70
GIUSEPPE PEANO
NO T E
M O b i u s , D e r barycen-
trische Calcul.
,
N. 20. Il Mobius (ivi, $ 9), nel caso in cui la massa nulla, si limita a
dire che il baricentro allinfinito (unendlioh entfernt). La grande importanza delle
F in questo caso fu rilevata da G r a s s m a n n (Ausdelmungslehre, 1844, $ 99 e se
guenti). Il nome vettore fu introdotto da H a m i l t o n ( Lectures on quaternions). Esso
deriva da veliere (condurre), perch il vettore rappresenta una traslazione.
Questo nome, ora assai diffuso, ha sopra quello di segmento (Strecke ), pure
usato, il vantaggio di non confondere lente astratto qui considerato con qualcuno
dei varii significati della parola segmento in geometria elementare.
Qui il vettore un ente che appartiene alla classe delle F ; quindi non si
ha pii bisogno di definirne leguaglianza e la somma. Molti autori invece defini
scono direttamente leguaglianza (o equipollenza) dei vettori e la loro somma
senza passare per le F . Il procedimento qui seguito ha il vantaggio di condurre
alle varie formule col minimo numero di convenzioni.
N. 37. Loperazione i qui introdotta la pi semplice soddisfacente alla
condizione i2 = 1 ; per non la sola, anche riferendosi ai vettori nel piano.
La definizione del N. 39 conduce ad una rappresentazione dei numeri complessi,
alquanto diversa da quella di A r g a n d , C a u c h y e altri, e pi semplice. Queste
teorie sono dovute a B e l l a v i t i s (M eto d o d elle equipollenze).
N. 40. Le relazioni trigonometriche, che qui compaiono, si possono anche
assumere per definizione.
N. 44 a). Si osservi che qui si dimostrano direttamente e le formule trigo
nometriche per laddizione degli archi, e che largomento del prodotto la somma
degli argomenti dei fattori. Nei comuni trattati dalgebra, per dimostrare queste
proposizioni b assumono come note le formule trigonometriohe ( S e r r e t , A l
gbre, N. 38).
N. 46. Se il vettore U rappresenta lo spostamento dun punto materiale, e
V una forza applicata a quel punto, il prodotto U x V misura il lavoro dovuto
alla forza e allo spostamento.
Lespressione JJ x V fu chiamata da G r a s s m a n n (Prefazione all'nsdehnungslehre) prodotto interno (inneres Produlct). Esso fu pi tardi introdotto da R e s a l
( T r a it de Cinmatique p u r e , 1862, pag. 64), sotto il nome di p rodotto geometrico.
Vedasi pure S o m o f f , Theoretisohe Mechanik, trad. da Z i w e t . Nei quater
nioni di H a m i l t o n il prodotto dei due vettori a e fi risulta, in virt di altre
71
73
d*P
ha la direzione di .
di*
Si osservi per che se la prima derivata nulla pel valore
considerato di t , non pi vero in generale che la tangente in P
sia il limite della congiungente due punti della curva che tendono
a P ; e il rapporto fra un arco infinitesimo e la sua corda non
pi necessariamente lunit.
Consideriamo una curva piana, descritta da un punto mobile
P. Per una posizione speciale di questo punto conduciamo nel pia
no una retta. Pu avvenire, a seconda delle circostanze, che la
curva tagli la retta, cio passi dalluna allaltra banda di essa j
ovvero che tocchi la retta, cio che nelle vicinanze del punto consi
derato si conservi sempre da una stessa parte della retta. Per rico
noscere quale dei casi si presenta, si prenda una linea (p2) su que
sta retta, e sia a , e , detto P 4 un punto della curva che corrisponde
al valore t + h di t , si sviluppi larea P t a , che si annulla per
h 0 , secondo le potenze di h . Il segno di P Aa dato dal segno
del primo termine non nullo ( 71). Se questo contiene h con espo
nente dispari, questo termine cambia di segno con k , e la curva
taglia la retta ; se invece contiene h con esponente pari, la curva
tocca la retta. Ora
74
GIUSEPPE PEANO
P = O + t i + t*J
P = O + t21 + tsJ
(3)
P -U
p (g > -I-
hP+1 p ( f + l ) - 4 - . . ,
hv1
7j?
4 ----- - ------- P(?-D -L (P(?)+ Jc)
Cfl 1)1
3 !
75
piani passanti per esso e non contenenti la tangente, tocca tutti i piani
passanti per la tangente, e distinti dal piano osculatore, e taglia il pia
no osculatore. Questo avviene se il punto P ha derivate prima, seconda
e terza non nulle, n giacenti in uno stesso piano j cio se p = 1 ,
q = 2 , r = 3 ; e in generale se si ha p dispari, q pari e r dispari.
Ogni punto non ordinario detto singolare. Cos se in un punto la
curva tocca ogni piano non passante per la tangente (il che avviene
quando p pari), questo punto detto punto stazionario o di regresso ;
se la curva taglia ogni piano passante per la tangente, e distinto
dal piano osculatore (il che avviene se q dispari), a questa tan
gente si d il nome di tangente stazionaria o di fiesso ; e se la curva
tocca il piano osculatore (il che avviene quando r pari), questo
vien detto piano osculatore stazionario. In uno stesso punto possono
presentarsi anche due, o tutte e tre le singolarit accennate j e
combinando insieme tutti i casi di parit o non dei tre numeri p ,
q , r , si hanno otto casi, uno dei quali corrisponde al punto ordi
nario, e gli altri sette a punti singolari variamente conformati. Ol
tre a queste singolarit della curva provenienti da elementi (punti,
tangenti, piani osculatori) stazionarii, la curva ne pu presentare
altre, ove il punto che la descrive passi pi volte per una stessa
posizione, ovvero manchi di derivata.
76
GIUSEPPE PEANO
(1)
P" = v ' I + N
(2).
e2
o'N + N '
(4)
onde
mod (P'P") =
e risolvendola rispetto a
-i?3
e = mod (P'P")
/KX
(5)
[mod (F 'p T
ei
77
zK j
I + y'"J + z'"K,
si ricava
v = mod P ' = x'%+ y '2 + z n
(7)
(8 )
^
y
y"
y"
z'
z
Sostituendo i valori di v7 mod (P' P") e P ' P" P'" dati dalle
formule (7), (9), (IO) nelle (5) e (6 ) si ottengono le espressioni dei
raggi di curvatura e di torsione in funzione delle derivate di ,t, y, z .
327. Dicesi cerchio osculatore ad una curva il cerchio clie
passa per tre punti consecutivi della curva.
Evidentemente il piano del cerchio osculatore quello del piano
osculatore.
Vogliamo determinare il centro ed il raggio del cerchio oscu
latore. Perci diamo alla variabile i valori
t 2 t3 e siano P t, P2,
P 3, i punti corrispondenti della curva; facciamo passare per questi
tre punti un cerchio, del quale siano 0 ed r il centro ed il raggio.
Consideriamo la funzione
/() = ( P - C ) * - r S ;
poich i punti
/(**) = 0 ,
f ( t 3) = 0 ;
78
GIUSEPPE PEANO
/'() = 0 ,
/"(() = 0 .
(1 )
(2)
(3)
p'2
onde
r = -=-=-77------ ^ ;
mod P cos (p
79
(*) Questo passo tolto (lai trattato n. 11 (A p plic a zio n i geometriche del caU
colo infinti., 1887, p. 269).
U.C.
(37).
SUL CONCETTO D I
NUMERO
NOTA I
(pp. 87-102)
1. Corrispondenze .
Essendo a e b delle classi, con a\b intenderemo segno che
messo dopo un a produce un b .(**)
1 . a, b s K . o
2.
3.
a e a\b . = : x e a . 0X e .
. a e a |6 . a, y e a . x = y : o . x a . = y a
: 0 . a a = y e ( x e a . x ( x y : = x a)
Osservazioni .
(*) Trattasi del lavoro n. 35 (Formule d i logica m atematica , 1891) citato nella
annotazione preliminare alla presente nota.
U. C.
(**) Cfr. il lavoro n. 27 (D monstration de Vintgrabilit eto., 1890) citato nella
annotazione preliminare alla presente nota.
V. C.
82
GIUSEPPE PEANO
83
aa
a, e il
Si
In
i numeri cubi ;
N !
GIUSEPPE PEANO
84
uno .
Essendo a un numero, a + si legga il successivo di a .
Proposizioni prim itive .
1. l e N
2. + N \ N
3. a, b e l $ . a - \ - = b - \ - : o , a = b
4. i - e N +
5. s e K . l s . s + D S D . N o * .
Conseguenze immediate .
6. f l e N . D . a + e N
7. a, b
. a b : o . a -\- = z b
8. a , h N . D : = 6 . = . + = H
9.
} [P2 = PO n P7]
[ = P7 " P3]
. a - = 6 :o .a + - &+
10. s c K . l e s . N s - = a : o .*.
, es.; + - s : - = arA
[ = P3]
[ = 3?5]
Osservazioni ,
I
primi numeri che si presentano, e con cui si formano tutti
gli altri, sono gli interi e positivi. E la prima questione si : pos
siamo noi definire lunit, il numero, la somma di due numeri? La
definizione comune di numero, che lEuclidea, numero l aggre
gato di pi unit, pu servire come schiarimento, ma non soddi
sfacente come definizione. Invero un bambino, a pochi anni usa le
parole imo, due, tre , ecc. ; in seguito adopera la parola numero ; solo
molto pi tardi nel suo dizionario comparisce la parola aggre
gato. E nello stesso ordine, come insegna la filologia, ci sono presen
tate queste parole nello sviluppo delle lingue ariane. Quindi, dal
lato pratico la questione parmi risoluta; ossia, non conviene in un
insegnamento dare alcuna definizione del numero, essendo questa idea
chiarissima agli allievi, e ogni definizione non avendo che leffetto di
confonderla. E di questa opinione pure la maggior parte degli autori.
85
86
GIUSEPPE PEANO
a 7b e'N . o : a = b . o . a -f* = b +
'
+ = &+
87
ste negli Arith. princ ,, salvoch l introduzione del segno a\b permetta
di semplificarne la forma.
Queste proposizioni esprimono le condizioni necessarie e suffi
cienti affinch gli enti di un sistema si possano far corrispondere
univocamente alla serie degli N j e si possono anche enunciare cos :
1 . Ad un ente particolare del sistema si sia dato il nome 1.
2 . Sia definita unoperazione per cui ad ogni ente a del sistema
ne corrisponda un altro, a + , pure del sistema.
3. E che due enti, i cui corrispondenti sono eguali, siano
eguali.
4. Lente chiamato 1 non sia il corrispondente di alcuno.
5. E infine che essa sia la classe comune a tutte le classi
che contengono lindividuo 1 , e che, contenendo un individuo, con
tengono pure il corrispondente.
facile il vedere che queste condizioni sono indipendenti. Sulle
prime due non v ha dubbio. La 3 non verificata per ogni opera
zione, essendovi delle operazioni (come elevazione a quadrato, inte
grazione, ecc.) che non vi soddisfano.
Che la 4 non sia conseguenza delle precedenti, risulta dal fatto
che la classe dei numeri interi, positivi negativi e compreso lo zero,
soddisfa alle prime 3 e non alla 4.
Per formare una classe di enti che soddisfino alle 1 , 2 , 3 e 4,
e non alla 5, basta al sistema degli N aggiungere un altro sistema
di enti che soddisfino alle condizioni 2, 3 e 4 j cos la classe formata
dai numeri interi positivi N , e dai numeri immaginari! della forma
i
|- N , cio che si ottengono aggiungendo allunit immaginaria un
numero intero positivo qualunque, soddisfa alle condizioni precedenti
la 5 e non a questa. Per far vedere che la 4 non nemmeno con
seguenza delle 1 , 2, 3 e 5, si considerino le radici dellequazione
xn = 1 ; si chiami p rim a radice (ovvero 1 ) la radice immaginaria
avente il pi piccolo argomento
successiva duna
88
GIUSEPPE PEANO
3. A ddizione .
Definizioni.
1. s e K . a e s | s . a e s : o . a l = aa
2.
. b e N : o . a a {b + ) = (a a b) a.
Teorema.
3. s e K . a e s\8 . a e 8 . b
: o . a ab e s
4. aeN. o. a- | -l = ft +
5. a, b e N . o . a + {b + ) = {a + b) +
5'
. o . a + (b + 1) = (a + b) + 1
6.
.o.a + h N
P2 = P5]
P3 = P 6 ]
Teorema .
7. 8 e K . a s| . e s . &, e e N : o . (a a b) a c = a a (6 + c)
[(1) Hp. c = 1 . P I . P2 : o . Ts.
(2) Hp. [a a 6) a c a a [b + c) : o . {{a a 6) ac) a = (a a (6 + c)) a
(3)
89
Teorema .
8 . a, &,c e N . D . ( a -|- b) -|~c = a -|-(6 4 " c)
Teorema .
9. a, b N . o . a -r\- b = &+ a.
Osservazioni.
90
GIUSEPPE PEANO
1 + 1 + 1 + ... + 1 + 1 + 1 + ... + 1
91
4. Maggiori e Minori .
a, b, c}... s N . o
Definizioni.
1. > a . = . &e a + N.
2 . a < 6 . = . b >> a.
Teoremi.
3. a -j- ^ ^
4. < 6 . 6 < c : o . ( K ^ c.
5. f t < 6 . 0 . a + c < 6 + c
6. a < f c . e < d : o . a - | - c < - | - .
7. a = 1. u . a > 1.
8. a b . u . a > 6 . . a <&
9. a = &. a ] >&: = A.
10. a = 6 . a < b : a.
11. a > &. a < &: =
a.
Osservazioni .
[Def.]
92
GIUSEPPE PEANO
Definizione dellinversione.
3. a, b e K . a e a\b . y eh : o . y a = # e (# a = y) (*)
3',
:o . y a y a
Teoremi.
4.
'.O.x e y o t . . = . a = y
[P3 = P4]
5. s e K . a, a e s\s . x e s : o . oc a a = x
G.
: D. x a a = x
7.
. o . a? a ------- x oc
8.
. b e ~ N : o . x a fces
9.
* ) 3 P 3 . 0 . P 7 ]
P eano.
93
GIUSEPPE PEANO
6. D egli n (numeri in t e r i ).
Definizioni.
1. n = N u 0 u N (*)
2. 0 + 1 = 1
3. 1 + 1 = 0
4. a e N . o . (&+ 1) -)- 1 = a
Teoremi .
5. + e n \ n
[Del*.]
6. a e n . o . a = a -|----7. e n\n
8 . s e K . a , a e s\s , a e s . b e n : 9 . aoi b s
9. a , b e n , o . a
b , a ben
10. * e K . a , a s \ s . a e s . 6 , c e n : o . ( a a J ) a c = a a (6 + c).
U. C.
95
Spiegazioni .
7. P rodotto e P otenze .
Definizione .
1 . a f b e n . o . a x b 0 [(+ a) b]
1 '.
. ab = a x b
Teoremi .
2 . ayb e n . o . a x b e n
3. a, by c e n . o . ab
4. a, b s n . o . ab = ba
ac = a (b -f- c) [
G PIO . 0 . P3]
96
GIUSEPPE PEANO
. a , a s s\s . 6, c e n : o .
6. a, b , c e n . o .(a x b ) x c = a x ( b x c)
Definizione.
7. a e n . b e N : o . ah = 1 [(X a) b]
Teoremi.
( X
3 P 3 . o . P8J
A al
8. a c n . & e N : o . a 6 c n
. o . (ab) = abo
3 P7 . o . P9]
I 7 P 5 . O. P 1 0 ]
11. a , b e n . c e N : D . (ab)0 = a0 b.
Osservazioni.
1 . Indicando a e b due n, per loro prodotto a x b inten
deremo ci clie si ottiene eseguendo su 0 loperazione +
b volte .
2. Qualunque si siano a e 6, la scrittura a x b rappre
senta un n determinato, come si ricava dalla prop. 8 del 0 , ove
si supponga che s indichi la classe degli n , loperazione ot sia
cio aggiungere
e allft di quella proposizione si sostituisca 0 .
Si noti che la def. 1 affatto generale, ed applicabile qualun
que siano i segni di a e b. Quindi, per definizione, a x 3 = 0 -|-fl
a + a , cio a + a + a , qualunque si sia a , positivo o nega
tivo ; e per avere a x { 3) si dovr eseguire su 0 loperazione
-j- a , invertita, tre volte, ossia si dovr eseguire tre volte loperazione a, e si avr 0 a a a . Ne deriva immediatamente la
regola dei segni.
La definizione, assai comune, moltiplicare un numero a per
un numero b significa eseguire sopra a le operazioni che si sono
eseguite sullunit per avere b , non soddisfacente, poich dire
che unoperazione (o complesso di operazioni, funzione) eseguita
sullunit d per risultato b , non determina la natura di questa
operazione, e quindi non si pu sapere il risultato di essa eseguita
su a . In altre parole, se / un segno di funzione, dal sapere che
97
(pp. 256-267)
98
GIUSEPPE PEANO
Su l c o n c e t t o d i n u m e r o
E ora continuiamo il rapido esame delle altre questioni dellAritmetica, continuando la numerazione dei incominciata nella nota
precedente.
8. D
iv is io n e .
[Def.]
(mod. 7c),
della classe B; e viceversa, non pu avvenire che si possa far corrispondere a ogni
oggetto di A mio solo e distinto in B, in modo che ne avanzino in B.
Ora siffatta proposizione vale solo per le classi contenenti nn numero finito
di elementi, poich per es. si pu far corrispondere ai numeri interi (classe B) i
loro doppi (classe A), e la classe A contenuta in B, senza esserle uguale. Ed
esaminando la dimostrazione dell'A. si vede che si ricorre a proposizioni su per
mutazioni, che sussistono solo trattandosi di oggetti in numero finito.
(*) Nel secondo membro di questa definizione manca il segno t (inverso del
segno i), nella forma del 1898, che serve a trasformare una classe costituita di
nn solo elemento nel suo elemento.
Cfr. il lavoro n. 91 (F0 1897, P 22) e il lavoro n. 93 (F 1897, P 430 e nota
relativa) contenuti nel vol. II di queste Opere scelte .
JJ. C.
Gi u s e p p e p e a n o
100
a benxlc,
9. E numerazione .
In questo si analizzano alcuni concetti comuni, riducendoli a
quelli finora studiati.
Essendo a una classe, con num a intenderemo il numero degli
individui della classe a . Definiremo questo numero, e ne enuncieremo le propriet.
Per semplificare le formule conviene poter scomporre il segno
= , che esprime eguale, nelle sue due parti, cio f che indicato
con e, ed eguale, che indicheremo con i (iniziale greca di eguale ). Sic
ch essendo a un individuo qualunque, ia significa eguale ad a
e rappresenta la classe degli enti eguali ad a ; e la scrittura b e t a
significa b = a.
Definizione di num a x
1. a e K . o : num a = 0 . = . a = a
2 . a e K . m s N : D : : num a = m . ~
a = a : x e a . ox
num (a - i x) = m 1
Essendo a una classe, dire che il numero degli a 0 significa
che la classe a nulla.
Essendo a una classe, dire che il numero degli a un nume
ro w, significa che la classe a non nulla, e che, preso ad arbitrio
un individuo x nella classe a , il numero degli a non eguali ad
x m 1 .
Facendo, nella 2 , m = 1 , e tenendo conto della 1, si ottiene la
definizione di num a = 1 :
a e K . o : : num a = l . =
a = \ : x e a . ox . a i x = A,
ovvero
.aotx
[y e a . oy . y x)
che si trasforma in :
a e K . o : : num a = 1 . = .*. a - = a : x, y e a . ox>y . x = y
101
102
GIUSEPPE PEANO
.x
e y)
y : o Xt y . x y =
A : : o . num u u = p x q
u (0 u too) / K
Z, = 1 1
r e N . 6 . Zr+i = Zr u t (r -f- 1)
(*) Sono state soppresse le proposizioni 8 e 9 perch asserite false in ima nota
marginale autografa di G. P e a n o ad nna oopia del presente lavoro.
U. C.
103
[Def.]
f -= fy.
10. N
um eri
r a z io n a l i.
[Def.]
r = n/N
[Def.]
104
GIUSEPPE PEANO
a = b . = : m, ma, mb e n . o m . ma = m&.
a + 6 = e . = : m, ma, mb, me e n . om .
ma + m = me.
E pel prodotto
7. a, 6, c e r . o
ab = c . = : m, ma, (ma)6, me e n . om .
(ma)fe = me .
Le altre operazioni si definiscono senza difficolt.
Il
concetto di frazione si ottiene in molte opere con considera
zioni su grandezze concrete.
Volendo costituire lanalisi col solo concetto di numero intero,
dice J. T a n n e r y (Introduction la thorie des fonctions d une va
riable, Paris 1886, pag. VIII) une fraction ne peut pas tre re garde comme la runion de parties gales de l unit ; ces mots
pa rties de lunit nont plus de sens; une fraction est un ensemble
de deux nombres entiers, rangs dans un ordre dtermin ; sur cette
nouvelle espce de nombres il y a lieu de reprendre les dfinitions
de lgalit, de lingalit et des oprations arithmtiques . Veggasi pure : M e r a y , Thorie lmentaire des fractions dgage de toute
considration impliquant soit la subdivision de lunit abstraite, soit
lintervention des grandeurs concrtes (Nouvelles Annales de Mathm.,
1889, p. 421).
Nelle formule precedenti la frazione p jq si considerata come
il segno delloperazione moltiplicare per p e dividere per q .
Quindi due frazioni p jq e p 'jq ' diconsi eguali, se eseguite le opera
zioni che esse indicano su uno stesso intero, producono risultati eguali.
105
11. N
u m e r i r e a l i.
106
GIUSEPPE PEANO
a : y e A 2 . ov . y
107
a e Kr . x e r : o : oc- < Va . = . a n (x + R) - = A
[Def.]
108
GIUSEPPE PEANO
oo
l'a = oo . = : a? e r .
. a n (a; + ^) " = A
a
Quindi
109
Ili
il punto o non un P .
GIUSEPPE PEANt
112
: U 8 K P . M -
A . tt =
. u ow =
U .
113
o(ou +
ov)
1 4
1 2.
G IU S E P P E PEAN
v/oo . o . 2 oo u = oo u
V histoire
ne
Gi u s e p p e p e a n
117
118
GIUSEPPE PEANO
Geometria
di
Posizione .
119
Il Pasch, nel suo importante libro Vorlesungen ber neuere Geometrie (Leipzig, 1882) giunse a sviluppare la Geometria di Posizione
assumendo tre soli concetti primitivi, cio il punto , il segmento ret
tilineo e la porzione finita di piano. Ma il terzo di questi concetti
si pu ridurre ai precedenti assumendo per definizione del piano, o
duna sua parte, una delle ben note sue generazioni. Sicch, ammessi
i due concetti, di punto e di segmento rettilineo, si possono definire
tutti gli altri enti, e sviluppare tutta la Geometria di Posizione.
Invece di dire c un punto del segmento ab forse pi
comodo dire e giace fra a e b j sicch tutta la geometria consi
derata basa sul concetto di punto, e sulla relazione fra tre punti
a , b , c espressa dalla frase c giace fra a e b . Questi concetti s
debbono ottenere collesperienza.
In seguito si far anche uso delle notazioni di logica matema
tica, e per indicare le due idee primitive, scriveremo
p invece di punto ,
c e ab invece di c giace fra a e &.
Un trattato di Geometria potrebbe cominciare con parole come
le seguenti :
Il punto si segna dagli agrimensori, sul terreno, con una pa lina o con una pietra (termine). Sulla carta, sul legno,... con un
segno fatto con un corpo terminato in punta. In agrimensura si
verifica che un punto c giace fra a e b , quando una persona, po sta in a , vede che loggetto c copre h. Dai disegnatori, fabbri, ...
per riconoscere questa relazione fra i tre punti si adopera lo stru mento detto rigo ; alcuna volta si usa una corda ben tesa... .
Premessi questi od altri consimili schiarimenti, od anche sop
pressili del tutto, bisogner determinare le propriet dellente non
definito p , e della relazione c e ab , mediante assiomi, o postulati.
Losservazione la pi elementare ci indica una lunga serie di pro
priet di questi enti j a noi non resta che a raccogliere queste co
gnizioni comuni, ordinarle, ed enunciare come postulati quell sole
che non si possono dedurre da altre pi semplici.
Nel mio opuscolo I principii di Geometria (3) pubblicai la
nalisi di queste proposizioni fondamentali, fatta colla logica matema
tica. I postulati ivi introdotti per trattare la geometria di posizione
(3) Torino, Bocca, 1889. Havvi qualche lieve diversit di notazioni fra le
formole di questo opuscolo, e le corrispondenti della presente nota.
120
GIUSEPPE PEANO
P o s t u l a t i I -V I I .
Post. III. Fra due punti coincidenti non giace alcun punto.
a e p . o . aa =
(Geom. 2 P i)
121
I
postulati finora introdotti non esigono alcun schiarimento.
Essi lianno differente importanza, come si vedr in seguito, quando
saranno adoperati.
P o stulati
VIII-XI.
a , c e p . b e ac . i) . ac ab ^ t b u bc .
2.
b . ab n bc =
(Geom. 7 P4)
(Geom. 7 P35)
a , b s p . c , d e ab , o . cd o ab .
(Geom. 7 P45)
4.
5.
a , b s p . o . ab n a'b =
o . a'b
n b'a =
a .
(Geom. 6 P19)
(Geom.
P21)
7.
a , b , c e p . b e ac . o . a'c = b'c .
(Geom. 9 P3)
a , b e p . c , d e a'b . o . cd o a'b .
(Geom. 8 PI4)
122
GIUSEPPE PEANO
a , c s p . b e ac . o . ab u t b ^ bc 0 ac .
10 .
. o , ac
ab u ih
kj bc
(Geom. 6 P5)
(Geom. 7 P3)
La proposizione 9 alla sua volta, in virt dell identit di logica a u b o c , = : a o c . b o c (Introduction au Formulaire, (*), 12,
prop. 4'), si scinde in tre proposizioni :
11.
a , c e p . b e ac . o . ab o ac .
12.
, o . i b o ac .
13.
. o .bcoao.
(Geom. 6 P3)
(Geom. 6 P4)
Post. IX.
123
a,be'p.C6ab.beaC' = A
.=
0a
(Geom. 6 P19)
cio
T e o r e m a . Dati due punti a e b , il segmento ab ed il suo
prolungamento dalla parte di b non hanno alcun punto comune .
Con uno scambio di lettere si ha che il segmento ab non ha nessun
punto comune col suo prolungamento dalla parte di a.
Se invece, nel teorema indicato con 6 P I 8 si risolvono le pro
posizioni rispetto ad a , esso assume la forma ;
b , c e p . a e b'c . a e c'b . =
,c
ep
o : a e b'c . a e c'b . a a
1 21
GIUSEPPE PEANO
cep
o . b'c
c'b
(Geom. 6 P21)
cio :
T e o r e m a . Dati due punti a e b , non solo, come gi si di
mostrato, il segmento ab non ha nessun punto comune coi suoi pro
lungamenti da ambe le parti, ma nemmeno questi prolungamenti
hanno alcun punto comune .
Cos le propriet espresse dalle proposizioni 4 e 5 sono conse
guenza dei postulati V, YI e V ili.
Si ha il seguente
T e o r e m a . Dati due punti a e d , se c sta fra a e d , e b
fra a e c , allora c sta fra b e d .
a , d e p . c e ad . b e ac . o . c e bd .
(Geom. 7 P5)
. D .
o c ab .
Quindi si ha:
(a)
Hp . o . a , d
p . b , c e ad . e = b . c - e ab .
a , d ] ) * b ) C e a d . c ab t c - = b . Q , c e b d .
125
a , c e p . b e a c . d e ab . d . b e de ;
a , c e p . b e ac . d e ab . d e bc . o . b e de . d e bc .
b , c y d e p . b e de . d e bc . =
(p ost.
V, YI, V ili)
(Geom. 7 P45)
Post. XI. a j b , c , d ep .6 e ac . c b d . o . c e a d .
Se b sta fra a e c , e c fra & e d , allora c sta fra a e d .
Definizione della retta .
GIUSEPPE PEANO
126
(Geom. 9 P8)
127
U. C,
GIUSEPPE PEANO
128
129
.fe a c .o : e a d .e e b f .- = e a .
Cio : Data una retta r , si pu segnare un punto x fuori di
essa .
1 30
GIUSEPPE PAN
. o . a (h u le) = a h u ale .
(Geom. 3 PIO)
(Geom. 3 P13)
/ e ac . e e b f . - ==/
e e b (ac),
. o . a (bc) o b (ac) .
. 0 . 6 (ac) o a (bc) .
(Geom, 10 PC)
131
a , b , c p - Coll. p e ab . q e ac . o . pq o abc .
(Geom. 10 PIO)
(Geom. 2 P14)
(Geom. 3 P31)
k 8 Conv . a , 6, c e k . o . abc o k .
, a , b , c , d e k . o . abcd o k .
(Geom. 3 P33)
(
34)
132
GIUSEPPE PEANO
retta (a , b) e Conv .
(Geom. 9 P17)
(Geom. 10 P13)
(Geom. 10 P26)
Infatti per definizione, se ]) e a b e , esiste un punto d di b c ,
tale che p s ad .
Ora se d e bc , sar bc = bd v t d u de ; onde proiettando,
abe = abd ^ ad v adc .
133
illuminata da a :
a e p. k e Kp. o. a 'k p n x e (y e le. x e a'y.- ==y a) . (Geom. 2 P4)
(Geom. 3 P II)
(
P14)
piano (a , b , c) = piano (d , e , / )
Coll f o
(Geom. 11 P23)
bc = bd u id u d e .
Proiettando si ha:
(2)
(3)
(4)
GIUSEPPE PEANO
134
Si ha
(5)
d'b = c'b
da cui
(6)
a'd'b = a'c'b .
b'd = de
sj
i c v b'c
da cui
(8)
(Geom. 11 P15)
(Geom. 11 P16)
(Geom. 11 P17)
. o . piano (a y by d) = piano (a , b , c)
ovvero
(12)
135
Ne risulta
(15)
a , b , c , dej > .Q
(Geom.
11
P 28)
Sp (r , a) = r'ra
Co Sp (r , a) = a'r .
GIUSEPPE PEANO
136
Si ha
r p2.ap.a-e>\&eSp(r,a).o.Sp(r,<i)=Sp(r,&)
(Geom. 11 P35)
P33)
P34)
Geometria solida .
(1)
Sostituendo si ha :
(2)
x e abcd . =
z e cd . y e bz . -
a : x e ay : = y a
137
x e abcd . = . \ z e cd : y e bz . x e ay . -
A : = BA
A:=
. xeabz ;
x e abcd . =
*. z s cd . x e abz . - = , a
x s abcd . = : z e cd . x e baz , - = 8 A .
x e bacd . = : z cd . x e baz . - g A .
x e abcd , . x e bacd ,
U. C.
138
GIUSEPPE PEANO
139
140
GIUSEPPE PEANO
. u .bxn p - a .
141
(*) Sul postulato della continuit, nelle varie forme di P eano, cfr. : U.
Cassina, E lem enti della teoHa degli in siem i , I, Period. mat. , (4), 33 (1955), pp,
193-214, $ 5.
V . C,
142
Gi u s e p p e p e a n
143
3.
a jb ,c ,
, bj j ct p . (a , b , c) * (a1,
. c e ab . o . ci e at bt .
GIUSEPPE PEANO
144
Ne risulta
2.
m e Aff. a , b p . a - = b . o . ma - = m b .
4.
5.
6.
7.
m , n e Aff , o . mn e Aff .
co e Aff.
Sui f o n d a m e n t i d e l l a g e o m e t r i a
145
(a)
(fi)
io
146
GIUSEPPE PEAN
m Sr (a , b) = Sr (ia , mb)
14?
bl ,
,^ ^
\a Sr {a , b) Sp {ab , c) j
sforma a in a x , la Sr (a , b) in Sr (ax , bx) , e il Sp {ab , e) in
Sp {atbt , c,) j cio porremo (*)
Simmetra assiale.
(*) Nel secondo membro di questa definizione manca il seguo j (nella forma
del 1898), clie serve a trasformare una classe formata da un solo elemento nel
suo elemento.
Cfr. i lavori n. 91 (F0 1897, P 22) e n. 93 (F 1897, P 430 e nota relativa)
contenuti nel vol. II di queste Opere scelte
U. C.
GIUSEPPE PEANO
148
C oSr (a , 6) Sp(a&,c)\
CoSr(a,ft)
B= (a
^
\o
(4)
S p (06, c)j
\ , Sr(a,6)
1 J
a2 =
(6)
ap = pa = y .
cd .
/52 w .
y2 = a> .
ay ya = p .
py = yp a ,
ab = b .
Sr(n,cl=CoSr(n,c).
149
Ne risulta
(9)
x e Sp (ab , c) . p Sr (a , x) = Sr (a , x ) . - = x
150
GIUSEPPE PEANO
d e piano (a , b , c) . d = a . o . y d a Co Sr (a , d ) .
131
Se x e Sr (a , b) , e x e d (y d) , operando colla y , si ha :
y x e Co Sr (a , b) e y x e (y d) d ,
tale che a Sr { a , c) = Co Sr (a , e ) , e a Sr (a , d) = Co Sr (a , d) j
quindi a Sp (ac , d) = Co Sp (ac , d) ; quindi
Co Sr (a , c) Co Sp (ac , d )'
f 1 1Sr (a , c)
Sp (ac , d) ')
ossia la trasformazione a si ottiene dalla y , ove alle lettere a , b , c
152
GIUSEPPE PEANO
trasforma il semipiano
a Sp (ab , d) = Co Sp (ab , d) .
Infatti il piano perpendicolare ad ab in a incontri il semipiano
(ab , d) secondo Sr (a , e) . Si avr Sr (a , e) Co Sr (a , e) j quindi
a Sp (a& , e) = Co Sp (ab , e) ; ossia a Sp (a!> , d) = Co Sp (afe, d ).
In conseguenza il moto chiamato a non varia se al posto di a
mettiamo un punto qualunque della retta (a , b) ; e non varia se al
posto di c mettiamo un punto qualunque dello spazio. Esso perci
caratterizzato dalla sola retta ab. Il moto a dicesi simmetria rispetto
allasse ab , o rotazione di 180 attorno ad a b .
Se la retta ab si chiama r , il moto a si chiamer Sr . La sim
metria assiale un movimento assai importante poich ogni moto
il prodotto di due simmetrie. Si ha sf. = co , e Sr = Sr , cio 'una
simmetria ripetuta due volte d lidentit, ed ogni simmetria lin
versa di s stessa.
Il moto p si visto che si ottiene dalloc con una permutazione
di lettere ; quindi detta ac la retta _[_ alla retta ab contenuta nel
piano abe , sar p = Sao . Anche il moto y una simmetria assiale.
Infatti in a si conduca il piano perpendicolare alla ab , che incontri
il piano abe secondo ac ; in esso si innalzi la perpendicolare ad alla
ac. Sar Sr (a , d) J_ Sr (a , c) per costruzione ; e Sr (a, d) J_ Sr (a , b)}
poich Sr ( a , b) perpendicolare ad ogni Sr {a , d) contenuta nel
piano perpendicolare al primo. Ora y Sr (a , d) = a p Sr (a , d) , poi
ch y = a p . Ma, essendo Sr (a , d) _L Sr ? c) j sar p Sr (a , d) =
Co Sr (a , d ) , ed essendo Sr (a , d) J_ Sr (a , b ) , sar a Sr (a , d)
Co Sr (a , d) , quindi a Co Sr (a , d) = Sr , d) ; onde y Sr (a , d) =
Sr (a , d ) , ossia Sr (a , d) si riproduce inalterato col moto y .
Adunque, dati tre assi a due a due perpendicolari, il prodotto
della simmetria rispetto al primo per la simmetria rispetto al secondo
d la simmetria rispetto al terzo.
153
Traslazione .
a , b j e e p Coll
d e a'b . o : n e N
d e a (x11a)
= n a
354
GIUSEPPE PEANO
Sar
x de
a) (tn+2 a).
(a)
(fi)
(y)
155
Sjj, t b = a
Infatti, dicasi a il moto considerato
_ /6
ab0- \ a
, a , Co Sp (6 , c)\
, b , Sp (ab , c) } m
156
GIUSEPPE PEANO
Co Sr (a? , a)
A
Sr<*, )
>Sp( e)j
_ / Sr (a , e) Co Sp (ac ,ft)\
\ Sr (a , b) , Sp (ab , c) /
157
assiali
O
S^o S(x
T r a s f o r m a z i o n i l in e a r i d e i v e t t o r i d i u n p i a n o
159
2. Vettori.
Useremo la lettera Y invece della frase vettore contenuto in
un piano dato. Essendo a , b due V, definita la loro somma,
che pure un vettore, ed essa ha la propriet commutativa e
associativa:
1.
2
, h V. q . a -f- b V. a + b = b + a.
et, bj c V ) a
J(b -j- c) = (d -j- b) -jc == a, -Jb *-|- e .
a V, wi q 0 waeV.
h V. w, n 6 q .
. m [a -f- b) = ma -|- mb . (m + ) a =
1 60
Gi u s e p p e p e a n o
drato
5.
a,1> Y. Q . flfc q.
6.
7.
8.
3. Sostituzioni.
Una trasformazione lineare dei Y in Y dicesi una sostituzione.
Useremo la lettera S invece della parola sostituzione. Le S sono
quindi definite dalle seguenti propriet:
1.
2.
a S . a EV. Q . aa Y.
a E S , a, K Y . o . a (fl +
3.
1
+ *
a e S . a C Y . m e q . Q . ama = mota.
Ne risulta clie:
4.
+ V/*
3.
i',r,
a, P e S . o + P S.
o . ({';/') + ( f ; f ) = (i' t i";J' + r )-
= li + pi, +
p ',
T r a s f o r m a z io n i l in e a r i d e i v e t t o r i d i u n p ia n
i6 1
a, fi 6 S . Q . p a S.
i', / ,
j"EV.0 .
p (f; p = <>";f ).
2 '] =
p (| J) +
a ({f) +
p ' (J p +
2 ' (J j).
a e S . 0 . e" = l + a + i + ^ + ....
ri = j . tj = i . i = (/ -J) . t2 = 1.
(*) Per ragioni tipografiche non stato possibile fare nso per la trasfor
mazione lineare t di nu carattere diverso da quello della operazione l di lo
gica (come invece fatto nelloriginale).
In altri lavori, per esempio nel lavoro n. 30 (del 1891) contenuto in qnesto
volarne, G. PeaNO, al posto della lettera 1 , fa uso della i .
U. C.
162
OIUSEPPE PEANO
2.
zixt
3-
[p,q-,P',q' = Y {p + q') +
+
') * +
y <9 +
{9~ p ' ) , +
v' **
m + x i + y x -j- z i x = [w + y, x -|- *
4.
w y]
y'x + z ' i x t
x,
x tx ~
i , ix ix =
1.
Quindi:
6.
J
a 'a = (m' xx' -|- y \ f -|- zz') + (m'x + x'm y 'z + z'y) i +
(m'y + y'm x'z + z'x) x + {m'z + mz' -|- x'y y'x) ix.
Come caso particolare:
7.
a2 = m2 x 2 -f- y2 -f-
163
Si deduce lidentit:
8.
V2 32) = 0,
10.
(at toc) = (y
31.
zi) x t
X'
y'
z'
IX
2.
3.
det (m
xi
y x
z ix) = m2
x2 y 2 z 2.
4.
m q . q . det m = m2.
6.
det i = l , det x = 1.
164
GIUSEPPE PEANO
a E S . tf q . Q . det (a + t) = det a
2t inv a + t 2.
9.
inv
(wi +
x i
y x
* *) =
i .
2v
11.
12.
13.
14.
a S . ) . det ea = e2 lnv a.
15.
a S . o = inv a t inv (i a) +
inv
(x
a2 2 (inv a) a + det a = 0.
7. Sostituzioni particolari .
Fra le sostituzioni alcune meritano menzione speciale.
1. Involuzione . Si chiamano involuzioni le sostituzioni il cui
invariante nullo. Ogni involuzione della forma x t + y x + z i x .
La somma di due involuzioni uninvoluzione! Le involuzioni for
mano quindi un sistema lineare a tre dimensioni. Ogni sostituzione
la somma dun numero reale m, suo invariante, e duna involuzione.
2. Rotazione . Essendo u un V e t una q , ed u rappresenta
165
\ u , tu J
m + r e2u x .
_j_ r f
ovvero
(r
+ r'
x) elt,
166
GIUSEPPE PEANO
x = 0,
Nel presente lavoro sono esposti gli elementi della teoria delle formazioni
geometriche di 1, 2, 3, e 4 grado e dei loro prodotti.
Invece del prodotto regressivo generale, sviluppato nel lavoro n. 14 ( Calcolo
geometrico, 1888), si fa uso solo delloperazione a definita direttamente come nel
lavoro n. 60 (Lezioni di a nalisi infinti,, 1893, voi. 2, pp. 27-34).
Cfr., per il collegamento con gli altri lavori di calcolo geometrico, la nota
preliminare al lavoro n, 30 (del 1891) di questo volume.
Il
presente saggio stato tradotto in polacco ed in tedesco (lavori n. 90'
(del 1897) e 90" (del 1898) del nostro indice).
U. C.
168
GIUSEPPE PEANO
169
170
GIUSEPPE PEANO
Ar Br Cr D.
171
xr A r Br ;
Cj -j-
...
Xf
Af Bj> Cf
terzo
J
tre punti \
dotto zero.
primo j
172
GIUSEPPE PEANO
173
Hh 4" Xn -A =
O+
+ xi
O) + ... + xn (A O),
cio ogni forma di primo grado riduttibile ad un punto arbi
trario O con coefficiente la somma dei coefficienti della forma data,
pi un vettore .
Ogni forma di primo grado, in cui la somma dei coefficienti
sia nulla, riduttibile ad un vettore ...........
Ogni forma di primo grado, in cui la somma dei coefficienti
non nulla, divisa per questa somma stessa, d un punto .
(*) Sai vari modi di edificare la teoria delle forme dei vari gradi e del loro
prodotto (alterno) progressivo ofr. il lavoro n. 125 ( F orm u la ire mathmatique,
(F. 1 V = F 1903), pp. 277-285).
. C.
Ili
GIUSEPPE PEANO
(B A) + (C B) + (A C) = 0 ;
175
5. Form di 2 3 grado.
176
GIUSEPPE PEANO
177
12
178
GIUSEPPE PEANO
V2 Vs
Va
Zi
*4
<1
tz fg
t4
Ai
A 2 A 3 A 4 >
Ecc.
7. Applicazione alla Geometria analitico-proiettiva.
180
GIUSEPPE PEANO
8. Prodotti regressivi.
cio
x A n + yBn = 0,
181
182
GIUSEPPE PEANO
mod I mod J
Il seno dellangolo di due vettori un numero sempre compre
so fra 0 e 1.
Sia I un vettore, j un bivettore, i cui moduli siano lunit. Il
numero I j si dir seno del loro angolo. Se i moduli di I e j sono
qualunque, si avr
lj
mod I mod j
183
I | J = I | K J | K = 0,
I (KI) J,
| (IJ) = K .
(1)
(2)
(3)
(4)
184
GIUSEPPE PEANO
(5)
(6 )
cl JK
-j- b KI
^"7
onde
area re = ~ ^a2 + fe2 + c2.
li
(7 )
OIJK = -- w8,
onde :
onde
88
x = ----------
28
| CO8
185
e infine
ss
u = -j----
2s | cos
eus.
at
= lim ! ---------
186
QIUSEPPE PEANO
ft)=S(t) +
/S') +
.. +
()t_
i ) , S(- ( Q +
^ K ,
(*) Cfr. l'estratto del lavoro n. 60, pubblicato in questo volume come com
plemento del lavoro n. 30, sotto il titolo: A lcu n i teoremi d i Peano sulle curve
reali.
U. C.
188
GIUSEPPE PEANO
a b ab
Pp
2.
a b = c d *3*o d = a b
Pp
3.
a b = c d 0 d = e f 0 ' a b = e /
Pp
gp,
aep.D.gp-ia,
in cui p = p n t . Cio :
I punti formano una classe esistente.
Se a un punto qnalsiasi, allora esiste almeno un punto diverso da a.
U. C.
189
a b = c d ' Q *a c = b d
Pp
a b cd . = .a c
. = .& a
.= .6d =
. = .ca =
.= .cd
. = .d b =
bd
d c
a c
d b
a b
oa
. = .<2 o = 6 a
190
GIUSEPPE PEANO
alternando (P4) si ha :
a c b d j
alternando (P4)
b a = d c \
a a = b 6,
0 = t x t (a 6 pnt . Qa . x = a a)
def.
le formole :
[8.
9.
a o= 60. o .a = b
Pp
a = b. = .a b= 0.
191
Vettori.
vtt = x
E [a
def.
def.
12.
a e pnt . u vtt
0 . a pnt b 6 (b a u).
Pp
pnt. u
vtt. q .a + u
E pnt.
a E pnt . u E vtt . o ( + w) a = w.
15.
a Epnt . u , v E v t t . o a + u + ^ = (a + ) +
def.
a pnt . w, v vtt
M+
192
GIUSEPPE PEANO
onde (P3)
(a + u -f- v) (a 4- u) = (a + v) a
alterno (P4)
(a + + v) (a + v) = {a + u) a ,
e per la P14 :
= u.
Trasporto il secondo termine (P15), ed ho la tesi.
18.
a y b pnt . u , v v t t . q . (a + + v) a = (b -f + v) b.
(1)
{a + u + v) (6 + u + v) = (a + it) (6 + ),
(2)
da (1) (2) si ha :
(a + w + v) (6-|-w -|-tf) = a 6
alterno i medii, ed ho la tesi.
Adunque il vettore (a + u -f- v) a non si altera se al posto
del punto a si mette un altro punto qualunque b. Esso si chiama
la somma dei due vettori u e v ; e si definisce simbolicamente
come segue :
20.
u , v vtt . Q . u + v vtt.
u y v v t t . a pnt
+ =
+ +
193
e trasportando un termine
23.
u , v v t t . a 6 pnt
+ w+ ^ =
u) + u
vtt . Q . + = + ,
a , b C pnt . Q . (a b) = b a.
def.
u , v e vtt . o u v = u + (
def.
Si ha:
28.
29.
u vtt . Q . u 6 vtt
u u = 0
( u) = u.
u 6 v t t . o u = i vtt x (u -f- x = 0).
194
GIUSEPPE PEANO
u e v t t . o Oh = 0
def.
31.
u 6 v t t . a e n . q . (a + 1) u = au -f- .
def.
u 6 v t t . a n . $ . ua = au.
u E vtt. a y b n. (y . (a
def.
b) u z= au -j- bu.
195
u,
per lipotesi,
a n . u , v v t t . q , a(u + u) = au + av.
= au + av + u + v
per ipotesi
= au + u + av + v
perch la somma
commutativa (P24)
a , b n . u v t t . q . (ba) u = 6 ()
196
IUSEPPE PEANO
o E N . t t f vtt . au 0 . Q . u = 0,
Pp.
a E N . u , v E vtt . au = av . o u v*
Invero
ITp . Q . au av = 0.
. P34 . Q . fl(tt v) = 0.
. P36 . q . Ths.
Dividere un vettore u per il numero intero positivo a , o
come preferiamo di dire per non introdurre forme nuove di opera
zione, moltiplicarlo per / a , cio pel reciproco di , significa trovare
quel vettore v , che moltiplicato per a d u :
37.
def.
197
Pp.
Ne risulta
39.
e per la P35
u(bc) u (da),
Il
rapporto bja , ove b i n, ed a N, rappresenta ogni numero
razionale r. Quindi porremo:
41.
u 6 vtt . x 6 r . o
xu = i v e [a e N . b 6 n . bja x . o a>6 . v = ub/a],
198
GIUSEPPE PEANO
x v . u , v vtt . o . x (u -f- v) = xu + xv
43.
x , y r . u vtt . o (x + y) u
+ Vu >
x r . u vtt . xu = 0 . 3 : x = 0 . u , u = 0.
46.
199
b t ,. . . bn p n t . o
+ . . . + x m a, = y t bt + . . . + yn K . = :
o E p n t . o 0 . a?! (! o) + . . . + a?m (m o) =
4- + y
o)
)*
^ef.
m e N . X i , . . . xm 6 r . i , . . . am p n t . o
co (i i + . . . + x m am) = Xx + . . . + x m.
def.
fi F i . o 6 p n t . q . 8 (co s) o vtt.
s e F 4 . co 8 = 0 . o * vtt.
O +
[fi
(CO )
0]/(cO 8)
. co s ~ = 0 . o 3 Pnt 9 6 [8 = (< 8) 9
cio, data una somma di punti, con massa non nulla, essa si pu
ridurre ad un punto unico g con massa la somma delle masse del
sistema. Questo punto dicesi b a r i c e n t r o dei punti dati, colle ri
spettive masse ; e si pu indicare con g = s/cos.
Prodotto interno di due vettori.
Nelle pagine precedenti siamo partiti da due idee primitive ;
luna quella di pnt , e laltra la relazione fra quattro punti
200
GIUSEPPE PEANO
ai + H H + +
an (P46)
201
u , v e vtt . Q . u | v 6 q
Tp.
0 . | v = |tt
53.
U f V
64.
u e vtt . u ~ = 0 . o . u | u e Q.
vtt . Q . (u
Pp.
v)\w =
u\w
-\-
v\w
Pp.
Pp.
2 02
GIUSEPPE PEANO
| v + w 2| v + . . . + un\ v ,
mEN.o.
(m i ) | v
= n (u | v).
( - u)\v = -
(4).
(u\v).
C N , \ ) . ( nu) | v = n(u\v ).
a n . o . (au)\v = a (u\v).
onde
(6).
n 6N . o .
wj | v -- ( | t>).
n N . a 6n . o
u , v 6 vtt . x r . q . (aw) | v = x (u | u)
56.
u vtt. Q .
= u \u
203
def.
u 6 v t t . Q . mod u = V(w2).
def.
u vtt . o raod u = 0 . = . u = 0
mod ( u) = mod u
= mod x mod u.
Sviluppando si ha :
x 2 u2 -|- 2# u \v -|- v2 > 0
cio
(mod u)2 (mod v)2 > (u \ v f ,
204
GIUSEPPE PEANO
u , v E v t t . o . mod (u
(mod v f ,
u 6 K q . x QE D u . / vtt f u . a 8 vtt . o :
a =
G4.
def.
def.
205
def.] (*)
#0 e q ~ r . u v t t . y . x0 u vtt
Pp.
Pp.
u e Cls v
Df
Df
GIUSEPPE PEANO
68.
Pp.
Pp.
yj
zie = 0 . o . x = 0 . y = Q. z = 0 .
e q . xi + yj -|- ze =
'
207
JJ. C.
mod
*
21.
u,vev . 3 :
*1 mod 0 = 0
di8t
modtt = |/(w2)
Df
11 modtt = 0 .= . u 0
2 mod(u) = modw
3 a?er . ZD. mod(#) = modo? modtt
[ mod(#tt) = y [(m)2] = ^(a?2tt2) = ^(^(tt8) = mod# modtt ]
4 mod(wxv) ^ modtt modv
[ xer .3 . (a?tt-|->)8 ^ 0
a?2tt2-|-2tfttXv-f-8 ^ 0 O .
(modw)2 (modu)2 ^ ( x ^ f O . P ]
*5 mod(w~j-u) ^ modtt-|-mod>
[ P*4 ,D. mod(w-)-v) = V(2+ 2 x v + v 2) ^
[(mod)2-|-2mod modu-f^^odu)2) .3 . P |
*
22.
Df
d(w,&) = 1, d [x}b) | x u
Df
209
Co m p l e m e n t i a l l a t e o r i a d e i v e t t o r i s e c o n d o p e a n o
*3
Df
23.
a 7b,c,d e p . D .
*1
d(,6) ^ d(a,c)+d(c,&)
[ = P2X*5 ]
( E u c lid e I P20 :
ITavz xQ iyvov a? vo nXevQa xfj Xouzfj juelov d a t . )
*2
E v el xvxXov xglycovov
jrAevgti
otzXevqov yyQa<prj, ^ t o v r g t j w o u
TpuiAaa&wi' lori xfj kx xov xvzQov x 06 xvxXov )
nvQaplo . )
Distantia de latere opposito, altitudo, radio de sphaera circum
scripto ad tetrahedro regulare.
*
24.
Dfp
14
210
GIUSEPPE PEANO
Dfp
Dfp
Dfp
tiyvev . D :
pnt
*
29.
a,bep O .
1 arb = +0(6a)
a w b = a-\~Q{b a)
Df
Df
211
U
*
30.
ue vi0 . 3 .
1 mod Uw = 1
0 JJu = ufmodu
Bf
. U(m) = Uw . aeQ .3 . U au = V u
2 . recta
p2 pian
p3
Df
Df
= recta .
3 Hp-1 . bep .3. d[b, recta(a, u)\ = V((&)2[(6)Xwf|
Df
Df
Df
= plano .
3 ap . be p-tfl . ce precta(a,6) . 3 .
plan(a,,o) = plan(a,&a,ca)
Df
(*) In questo paragrafo sono dedotte le principali propriet della teoria dei
U . C.
m oti svolta nel lavoro n. 64 (del 1894), contenuto nel presente volume.
212
GIUSEPPE PEAN
cmp 11 cmp J_
*
Df
componente parallelo ad u de v .
01 (cmp_|_w)^ = v(cmp 11u)v
componente normale ad u de v .
Df
_[_
_L
2 (cmp| |m)v = 0 .= . u x v = 0
_[_
: (cmpj^f)v = 0 .= . ve qw
proj
*
{y a?)X(yz) =0]
Df
Df
Dfp
Dfp
. dpg .3.
5.
,VV.D.
Transi
*0 Translw = [(2>+w)|jp, pi
Df
0. a,bep . WV . D :
0 Syma = ([a+(a)J | a?, p )
= symmetria relativo ad .
1 (Syma)2 = (idem, p)
-2 (Syma)-1 = Syma
Df
SECONDO PEANO
213
7.
aep2 .3.
'0
Syma = {[2(proja)tf
*1 (Syma)* = (idem, p)
p)
Df
*2 (Syma)-1 = Syma
8.
aepg .3 . P7*0-*2
V -*0 .
Xu
Xt0
to x u =
0 .3 .
9.
Motor
Df
[ P8*l 3 P ]
[ PS2 3 P ]
[P7*3 3 P]
214
GIUSEPPE PEANO
6 mfn7pe Motor .3 .
a(a,&,c)?[a,&,cepg . (Symfl)m = (Symb)n = (Symc)|)]
(H lphen a.1882 AnnN. 8.2 t.l p.299:
Trois positions quelconques dune mme figure dans lespace
sont les symtriques dune seule et mme figure prise respectivement
par rapport trois droites . )
7 me Motor . 3 . a p2 n xa(mlx = #)
Il movimento si riduce a due altri, uno dei quali... di rotamento... e laltro sar rettilineo... e parallelo allasse di rotazione .
CHASLES a.1830 Bulletin de Frussac t. 14 p.324:
Quand on a dans lespace un corps solide libre, si on lui fait
prouver un dplacement fini quelconque, il existera toujours dans
ce corps une certaine droite indfinie, qui aprs le dplacement, se
retrouvera au mme lien quauparavant . )
*8 aep . me Motor . ma = a . 3 , ap 2ny3(xey .3*. m x x)
Omni motu que tene fixo puncto a es rotatione circa axi per <r.
| E u le r, Formulae generales pro translatione quacumque corporum
rigidorum , PetrNC. t.20 p.202 )
9 a9bya 'fb'ep . d(a,6) = d(a',b') . b a = b'a' . 3 . a(n,y)?
[ne Motor . yep2 . n a = a ' . n b = b ' : xey .3*. nar=a?]
10.
Homot
a,b,o,|>p . h fa q . ev . 3 .
0 Homot(0,7c) = ([o+fctpc)]|j>, p)
Df
k - = 1 . 3 , Homot(0,7c)Transltt = IIomot[c-|-ttfc/(lfc), k]
*4 hk -==1 . 3 .
[Homot(6,fe)] [Homot(a,7i)J = Homot[a-|-(&a)(lfc)/(lAfe), hk]
5 k - = 0 . 3 . [Homot(&, /k)] [Homot(a,fc)J = Transi (6a)( 1/k)
6
.3 . [Homot(c,fc)]m = Homot(o,7cw)
(p. V ili)
0 N 0 + 1 2 3 4 5 6 8 9 X N i - n x / l r il - 2 / / >
< 5 < mod agn num oo Nc< infn max min ! Cmb quot rest Dvr
mit Np mp 0 E &.
On recontre dabord les signes des ides primitives. Ensuite tout
signe est dfini par les prcdents.
Les propositions du 2 sont ordonnes selon les combinaisons
des signes dAritlimtique qui les composent. Ces combinaisons de
signes forment les titres des ensembles de P. On trouvera ici la
place dune proposition, peu prs comme on trouve la place dun
mot dans un dictionnaire.
216
GIUSEPPE PEANO
2. =
t. II.
Les propositions qui nont pas de sigle ont t ajoutes dans
cette nouvelle dition.
(pp. 1-15)
N0 + O 1 2 3 4 5 6 7 S 9 X
Ides primitives.
001*1. 0 = zro
2. N0 = nombre (entier, positif ou nul)
3. a e N0 .D. a + = le successif de a
002*1.
2.
*3.
4.
5.
Propositions primitives.
0 e N0
a N0 .D. a + e N0
a, b e Nq . a -j- ^ b -}- .O. === b
a e N0 .13. a + - = 0
e Cls . 0 e s ; x e 8 .D*. x -f- e s :D. N0
jP*5 = Induct = loi dinduction)
Pp
Pp
Pp
Pp
Pp
P0012. Notes.
Les P001 expriment, par le langage ordinaire, la signification
des symboles N0 ,+ , 0, qui reprsentent des ides primitives, par
lesquelles, combines avec les signes de logique, nous donnerons la
dfinition symbolique de toutes les ides darithmtique.
Nous proposons de lire le signe N0 par le mot nombre, bien
que ce mot ait plusieurs significations. Le signe N0, typographi
quement compos, doit tre considr comme un signe seul, qui
217
218
GIUSEPPE PEANO
U. C.
219
220
GIUSEPPE PEANO
221
=[(+)+&]+
= (a + )+ (6+ )
(2)
222
Gi u s e p p e p e a n
POH. Note.
Les PO ll1 et *2, donnent, par induction, la dfinition de la
somme a + 6.
a -f- 0 signifie a ; et si lon connat la signification de a
6,
pour une certaine valeur de 6, par a~\- (6+) on entend le successif
de a -|- 6 .
Si,
dans la *2, on pose 6 = 0 , on aura dabord la signification
de a -f* 1 ; si lon fait 6 = 1, on aura la valeur de a -[- 2, etc.
Laddition dans D i o p h a n t e et les algbristes hindous, est
indique par labsence de signe.
La somme et la diffrence sont indiques par les signes p et m ,
abrviations des mots plus et moins , dans P a c i u o l o a. 1494
et dans D e l a R o c h e a. 1520. On trouve les signes -(- et ,
avec la signification actuelle dans S t i f e 1, a. 1549, qui les appelle
diser meiner zeichen .
On rencontre aussi ces signes dans W i d m a n , a. 1489; mais
ils sont plutt des signes de direction que des signes dopration.
P. ex. 4
f- 3 de lA. signifie 4 quintaux plus 3 livres.
Le signe daddition, dans les A. du sicle XVII, a lu forme -t-.
Lopinion la plus rpandue est que les signes -j- et sont des
dformations des signes p et m , Voir :
D e M or g a n , On the E arly History o f th signs + and , a. 18G4,
Transactions of the Cambridge Philosophical Society, t. 11, p. 203.
C l i f t on, idem, p. 213.
E n e s t r m , Interm. d. Math. a. 1894 p. 119. Idem p. 237.
Les POI2 expriment les proprits fondamentales de laddition.
012. a ,b f ce N0 .D.
*1. a + 6 = 6 + a .
[ 6 = 0. P l l 1'6 .D. Ths
(1)
a - f 6 = 6 + a . P ll-2 .D. a + (6 + ) = (a + 6) +
= 6 + (a -f-)
=(6+) + a
(2)
P ll- 7 .3 .
**
^
(1)
(2)
223
3. a -|- b + o = (a + ) + c
Df ^
*4. a + b + c = a + (b + c)
[ o = 0 .3 . Ths . .
a-|-*&+0=<H-(&+c). Pll*2.3.(i'-|-&-|(c-|-)^(ci-|--}-c)-J-
(1)
=+((*+c)+]
= a + [ i +(c-j-)J
(2)
(1). (2). Induct .3 . P]
'5. fl -|- b -j- c = a -{- c -jb
IP-4 . P -l O . P] 18
014. se Cls ue sjs . aes .
.3.
*1. a0 = a
DfJ?
*2. au (6+) = (aub) u
D f
&
*3. aub es
[ Hp .6 = 0 . P I .3 . Ths
( 1)
Hp . aub es . P*2 .3 . au (6+) s
( 2)
(1) . (2) . Induct .3. P]
N)
4. (ub) e 8}S
[= : P-3|
*5. us (sjs) Sim .3 . {ub) e (sjs) Sim
[ Hp . = 0 .3 . Ths
(D
Hp . ub e (sjs) Sim t x yy es . x - = y .3 . xub - = yub
3
.(
xub)u -=(
yub)u .
3.
f
f
w
(
6
+
)-= yu(b-\~)
(2 )
(3)
(D
(2)
(1)
(2 )
224
GIUSEPPE PEANO
a,
a
|- 1
, a
225
e ClsN0 . f
lfN 0 . D ,
*1. s- 1- = [a 8 n ys(x = 2/ + )]
2. s + a = x [a: s n y^{x y + a)J
*3. a
s
(x = a
y)]
.
4. -f- i = #3[a:(, z)a (yes . zst . x = y -f- z)j
. a + s = s + a = ta- | - *
G, s -)- t = t
s
*7. #-|-(J-|-tt) = (+*)+% =
8. N0 + N0 = N0
Df
Df
Df
Df
N,
020. N, = N0 +
( = nombre positif ) (*)
Df
1. N, 3 N0
[ = P002-2]
2. 0 - N,
[ = P002-4]
3. N0 = (0 u N,
[ 0 e (0 U y ,
(1)
x e N0 .3 . x -|- e N,
(2)
(1) . (2) . Induct .3 . N0 3 (OuN, (3)
P0021 . P-l .3 . tOuN, 3 N0
(4)
(3) . (4) .3 . P]
4. N, = N0-iO
[P-3 . P-2. 1P352 .3. P ] Df
5. e e N j J t l f ( 3 . o + 5 K,
. C.
15
GIUSEPPE PEAN
226
^0 +
021. a e N 0 . b e a -|- K0 . 3 .
1. b a = [^o x3(x + a &)1
Df
^
2. 6a e N0
*
3. (ba) + a = b
^
Dem P*2*3 :
[ Hp . 3 . a N0 xs(b x + a)
(1)
Hp . x , y e N0 . b = x + a . b = y + a . P0122 ,Z>.x = y (2)
(1) . (2). 1P421 o . 6a e N 0 n x3{x+a = b) . 3 . Ths ]
4. c = 6 - a . = . CN0 .ft = c + a
[ = P'1] v
5. a0 = a
[POI 1-1 D P]
6. aa = 0
*
[P011-G3P]
T. - ( +
N 0) , N 0
( = P 2 )
*8. b[ba) == a
Df
Df
Df
(1)
(2)
(3)
4.
*5.
*0.
*7
8.
.3 . a b c = a c b
[P*2.P*3.3.P]
^
^
^
024. + N 0 =
N0 n a3(x = +a)]
N0 =
N0 n a^(a? = a)]
025. a,bs Nq .3 . <i-j
^ a -\-6
a- j- (6) = a b
227
Df
Df
Df
Df
N0 -|----- n
030. n = + N 0 u N0 .
( = nombre entier )
Df &
228
GIUSEPPE PEANO
a b = (a+J)
[r023-7 D P]
. a e 6 + K 0.3. + a b = + (a 6)
[P *2 D P]
.3 . a-\-b = (ab)
[P *5 3 P]
. b e a + N 0.3. -\-a b = (6a)
[P -G Z> P]
O . a + b = + (6a)
[P -4 3 Pj
( B r a h m a g o u p t a , n. a. 598, Cfr. Rodet, Journal Asiatique ,
a. 1878 p. 24:
19. La somme de deux biens est un bien ; celle de deux
dettes une dette j dun bien et dune dette, leur diffrence, ou, si
elles sont gales, zro. La somme de zro et dune dette est une dette j
dun bien et de zro est un bien j de deux zros est zro.
20-21. Rgle pour la soustraction.. . .
Dette retranche de zro devient un bien, et bien devient une dette....
Si lon doit retrancher un bien dune dette ou une dette dun
bien, on en fait la somme . )
( LuoA P a o i u o l o , a. 1494, p. 114 :
pi con pi gionto fa sempre pi
men con mono gionto fa ancor men
pi oon meno gionto sempre se abbatte
e far la magiore denominatione
meno oon pi quello medesimo che pi il con meno . j
Df
(a) = -f-a
038. a , 6 e n . 3 .
*1. a e n
*2. (-a) = a
3. a6 = a + (b)
Df
4. a a = -|
Q
*5. (a+6) = a b
6. (a6) = b a
*7. a b .= . a = b
*8. a = b .= . a b = 0
9. a = b .= . a-|-&=0
*91. xen . a+a? = b .= . x e n . x = 6 a
92. a + 6 = 0 . a b = 0 .= . a = 0 . 6= 0
93. a + n n
^
^
.
^
^
0391. a e N0 . 3 . a = -\-a
229
Df
N0 3 n
3. s e Cls . 0 e s . s-|- = s . 3 . n 3
+ X
041. a,bsN0 .3 .
0. a x 6 = 0 [(+ a)fr]
Df
*0'. ab = a x b
Df ^
( Note . Soient a et & des nombres j par a x b , ou fl, on
dsigne ce quon obtient en faisant sur 0 lopration
b fois .
L e i b n i z (a. 1666, Opera, II, p. 347) indique la multiplication
par le signe o, et la division par j, en suivant B a r r o w , Euclides ,
a. 1655.
On rencontre le signe X dans O u g h t r e d , Clavis mathematica,
a. 1631.)
01. afijCeN .D. a X b - { - c = ( a x b ) - \- c . a - { - b x c = a - \ - ( b x c )
Df
1. a X 0 = 0
Df? 1= P*0
2. a x (b -|- 1) = a X b -f- a
Df?
21. 0 X a = 0
*22. a X 1 = a
[ a x l = 0[(+a)l] = 0 + a = ] 2.
23. 1 x a = a
f i x a = 0[(-fl)a] = 0(+) = 0 + a = a ]
3. a X b e N0
>d
[(N0,+,0) | (,,a)P0143 . 3 . P] g
042. se Cls . ue sj8 . aes . 6,ceN0 . 3 . a[(6)c] = a [w(& X c)]
&
[ Hp . o = 0 .3 . Ths
(1)
IIp . 3 . fl[(it&) (o+l)] = a[(&)c] (ub)
Hp . a[(w&)o] = a[(6xo)] .3. a[(ub)c]ub = a [m(xc)]&
. 3 . a\u (bxc)]ub = au (bxc-\-b) = att[fcx(o+l)]
Hp . a[(wfc)c] afw(6xc)] . 3 . a\(ub) (o+l)] = w [f>X(o+l)]
(2)
(1) . (2) . Induct . 3 . P]
043. a, b, c ,
.3 .
1. ab+ ao=a{b+ o) v
[(N0, + a,b,c,0) | (*,,,&,)P016-2 . 3 . P] i?
( E u c l i d e s , VII, P5j.
2. (b+c) a = b a + c a
[(K0, +&, + c, 0) | (,,,*) P015-3 . 3 . P]
3. (a+&) (o+d) = a b + a d + b c + b d
* [P1 . P 2 . 3 . P]
4. ab = ba
( E u c l i d e s , VII, P16 :
vEox(ooav vo qi&joI ol A ,
Ha 6 juiv A xov B noXXajiXaotdoa xv T noidxa>,
B xv A
S
,
230
GIUSEPPE PEANO
i X
>d
^
*d
'd
6,ce N tX .15. 6 + c e N j X f l
41. N j X f f + N j X a D N tX a
5.
6, 6
|o e N , x a .ID. ce N tx a
-d
6.
8.
9.
a (a + l) e 2 N {
91. a ( a + l) ( 2 a + l) e 6N,
a ( a + l) (a + 2 ) e 6N4
>a
2.
Cont F240-3
K0 +
0 4 S l . aen . bN QO . a x b =
3'.
n X
Df
0 [(+ fi)fe ]
. 3 . a X ( b) =
231
0[( a)6]
*2, aen o . X O = 0 . a x l = a . a x ( 1) =
Df
a
049. ajbjOjen . 3 .
*0 a x b e u
l-*7 =
Sr*
P043*l-*7
*9. (a b) (o d)-\-(b c) (a d ) + ( o a) (b d ) = 0
03.-992. (n | N 4) P 045-3--92
^
^
Il
2, ultimamente pubblicato, contiene le proposizioni e dimo
strazioni relative allAritmetica, gi ridotte in simboli in lavori
precedenti, insieme alle aggiunte proposte dai varii Collaboratori
(vedi pag. Vili), e alle nuove proposizioni, ridotte in simboli in oc
casione di questa stampa, e che non portano sigle. Nel 2 solo
contenuta la teoria dei numeri razionali. Quella degli irrazionali, e
le successive, sono in corso di stampa.
Si sono dovute vincere molte difficolt, di vario genere, affinch
questo F2 potesse raggiungere il suo scopo ; cio riunire e coor
dinare il molto materiale, gi contenuto in lavori precedenti, relativo
alle teorie che formano oggetto del nuovo ; ordinare il tutto in
modo da riuscirne facile la ricerca, e con una legge indipendente
da ogni opinione personale, e da ogni abitudine invalsa ; correggerlo
233
>=>
/i
|!
proporzionale ai numeri
10
10
10
234
GIUSEPPE PEANO
6 7
10
11
235
150*1
14
151*2
-2
15
-1
Soppresse le 4,
trasformazioni fatte.
Pe P di 3
1 2
20,21
151-5
22
*6
'6
23
*4
1 2
diventano
-'
- *'a
* "'a
La 5, di minore importanza, si tralasciata.
Corrispondenza fra 4 ed F :
2 2 0 - 1
1
041*22
2
*2
3
4
5
7
-3 043*2 041*23 043-4 -1
10
046
11, 12 13 15
160*1 *2 043*5
1 2 3 4 5
6 7 8 9
diventano 080*21 -2
-3 -22 081-1
-2
-3 173-1 -2.
Nel
di
si erano introdotte le notazioni a B b b a a a n b
per indicare rispettivamente le relazioni a divide b b divisi
bile per a a primcf con b . Ma gi nel tomo I di F, e ora nel
tomo II, si sono soppresse queste notazioni (quantunque sia stretta
la analogia dei segni d e a coi > e < ), potendosi le due prime
esprimere coi simboli precedenti sotto la forma 6 e Nt x , e la terza
come scritto in F 2 P310 nota.
In conseguenza si sono soppresse le antiche P 2, 3, 5, , 7,
,
14, 15, 22, 24, 31, 32 j come pure, perch poco importanti, le , 9.
Le altre sono riportate come segue : *
6
1 1
050-1
25
055-la
330
10
050-4
12
- 6
26
27
*2a 045*4
13
-5
16
17
18 19
20
21
23
052*4 050-3 053*1 -7
-5
097 045*3
28
29, 30
33
*5 049*993a 311-0
34
35
36
37
313-1 310-2 311*5 311-6
236
GIUSEPPE PEANO
Nel
1
054
2
3
4
5
062-1 060 050-6 062-2
,7
8,10
062-3 31334a
15
18
19,20
062-4 068*10 161-2
25, 26, 27
28,29
30
164-2
163-5-6-2-4 061*2
36
067*3
9
11
*35a 061-6,-7
31
067-1
21
162*5
22
-4
23
24
-3
*6
32
33
34
35
061*3 061*4 062-10 063*0
37
38
39
40
41
-2 062*22 064-0 062-24 065*1
Le proposizioni dei 9 e 10 di
Esse saranno riprodotte nel 3.
2
Pl-10
F
P002-1--5,003-1-8
Pl-3
014*l-*3
8 2
Pl-3
1501*3
7
4
5
-5 151-2 -1
*3
4-6
017
9,10
-5
*4
7
016*2
, 8
11
5 P I
014*1
*6
9
012*1
2
011-1
^
F
PI
2 P041-0
1'
-0'
| 6
La P di g
9
2
2
3
-3 043-1
4 5
*4 042
10
11
081-1
*3
-2
7
043*6 080*0 -3
6
diventa la 050*1.
P 1
P200-1
2
3
4
*2 201*1 202
5
200-4
7
200*3 100*0
1 0
2 1
J |1 0
F 2
2
P 1
P053-2
3
060-0',071
4
5 6 7
064*9a 061*1 *2 *3
237
PI
2
P011-3 012*2
12
-3
, - 6
13
-10
23
151*2
3
4
-1 *3,-4
5
7
9
011*1 038-1 -7 -2 -4
6
14
15
16
17
18
-11 021-3 022-4 021*8 023*2
24 25
-1 -3
26,27
31
-12 038-18
32 33
*13 -14
10
19
*5
-8
20 21
-7 150-3
34,35
063*7
11
5
22
-l,-2
36
37
020*2 072-1
41, 42, 43 44
45
51
52
53 54 55
56
58
190
191*3 -2 100*1-2 101-22-23 -12 -31 194*1 100*3 101-21
Le antiche P28, 29, 30 si sono soppresse, poich semplici. Nel
passaggio dalla P51 alla nuova 100 si sostituito alla notazione
del Dedekind la nuova per le ragioni ivi addotte in F g. In conse
guenza sparisce la P57.
Fj II2
PI
F
2 P041-3
2
12,13
049*91a
2
-0'
3 4
5
6
7
8 9 10,11
*1 -22 048*2 043*4 043*5*6 -1 046 043*7
14
15,16
17
18,19,20
21-24
25
045*1 160*1,160'a 191-4 048*3,164-8a 065-3l-*34 074*1
26
27
28
29
052*4 051-8 053*6 062*3
37
38
39
-12 066*1-2 062-13
40
*8
30
31
32
33
34
36
-10 193*5 063*21 -22 071*51a 062*6
41
-9
42
43
-14 121-22
44
-12
45
*31
46
103*2
47
48
121*51 194*2.
Alcune formule hanno subito trasformazioni, quali le 19 e ,
e quelle contenenti il segno 77, cio le 43 e segg. La P35 si sop
pressa, causa la semplicit.
2 0
Fj II3
PI
2
F
2 P080-3 *22
2
11
096*4
12,13,14
193*6,*7a
3 4 5 6
7 8 9
-23 -21 098*1 080-1 081-1 *3
15
173*1
16,17
*2
18
125.
*2
10
098*2
238
GIUSEPPE PEANO
F t II4
PI
Fg 2 P043-3
11
095-7
12
2
047
3
4,5
095-1 082-1
G
095-2
13 21
22
23
-5. -10 082-2 083 1
-4
7
9
*3 083-11 049-8
10
*9
24 25
26
*12 -13 095 11
27
28
12 *13
29,34,35
30
31
32
33
36
40 41
42
43
14
095-5 083-13 -14 095*16 -17 *20 082-3 083*16 *17
44
095*25
45
*26
46 47 48 49 . 50 51 52 53
54
55
*27 *30 *21 *32 *33 *34 *35 083*3 095*28 083*18
56
57
095*31 *20'a
58
-20"a
F, II5
P2
3 4
F
2 P160-3 170-1 *7
19
20
-11 -8,14
Le P di Fj II
60
*23
61
*40
11
12
13
171*1 *2 174*1
18
*12
59
*22
21
-4
22
*17
23
171-19
63
*5
14
15
16 17
*2 171 ,-9 *15 *7
6
24
1621
25
*3
26
*2
e 7 saranno contenute in F 3.
2
F II
PI
2 3 4 5
F 2 P021-4 074-1 *2 *3 *4 075*1
4
62
083-4
-2
*5
1 0
1 1
*3 *4
*6
F t II10 P I, 2
Fg 2
P113
5-9
114-1 104*4 *5
1 0
244
17
080*1
1 1
1 2
130
13
104-3
14
*2
15
181*1
20
081-3
P42'
P062-2
10
P14-39
soppresse
P25
26
115*2 180-3
52'
CO'
095*36 083*2
27,28
*4a
6 6
*6
67
*7
29
-2
30
240*1
P
P045-3
6
31
*2'
"7
-4,-5
8
*6
32 33
34
*3' -4 020-3
2 0
*8
2 1
,22
-9
23,24
*91
25, 26
093*1
27 28,29
094 085*1
239
Le P I -5 e 10-15 si sono soppresse, perch semplici, ovvero riferentesi alla teoria delle congruenze, che non ha ancora trovato posto in F2.
F, III2
PI
F? 2 P300-0
12
8
13
* 'a
8
14
300*5
2
*2
15
3
*3
16
*9
*6
4
5
-10 302-1
7
9 10
11
*2 *3 -4
300*4 302*7
6
' 6
17
-7.
2,5
*3
15
33a
7
'
*4 311*1 *4 -3
6
9 10
*5
16
17
18
*5 311*9 -11
*6
19
19'
-13 *14
10'
-8
13
14
7 313*32a
21
*15
PI
P321-2
Ft III5
F
2
PI
P330
2,3
-3
2
331
4
5
*4 323-2
3,4
333
13
16
17
18
19
341*1 339 338*2 -3 350-1
43
352*6a
9,10
-1 321-5 322*4
6
12
323*5
1 1
321-7
5
7
9 10
11 12
340*1 342*1 -2 -3 334 337-1 *2 -30
6
20 21
-2-3 *4
24 25
-5 341-2
41
42
352-1 350*5
44
-7a.
Fj III
PI
3
4
5 11,12 13 14
17
F
2 P352-2 350*6 352*5a *3 353*1 -2 *3 354-4
6
18 20 21
-3 -5
*6
F ,Y
PI
F 2 P200-1
1
2
-2
3 4
5
7
-3 203*1 -2a 204a 201*1
6
8
*2
11
-3
Fj V2
PI
F
P220-1
2
2
*'
1
3
4
5
7
10 11
227 220-7'a *7a 223*7a *7'a 220*6 * '
6
13
222'
14,15
223*9
16
224
12
222
240
QIUSEPPE PEANO
z = Nc* (wov))
241
io
242
GIUSEPPE PENO
24 3
accozzamento di parole. Invero con essa sarebbe definito il zahlen quando fossero precedentemente definiti i termini gleichartig,
ansehen, auffassen, zuordnen,.... , i quali ad un lettore possono riu
scire pi complicati del termine che si vuol definire ; e ci si pu
dimostrare con argomenti tratti dalla filologia, dalla storia delle ci
vilt e dalla pedagogia.
Insomma, trattandosi di termini che si incontrano nel linguaggio
comune, affinch una definizione possa avere un qualche valore,
necessario che prima sia costrutta una tabella di parole, delle quali
si suppone noto il significato, e poi che la definizione, oltre al ter
mine che si vuol definire, non contenga che termini di quella tabella.
Ma chi fa questo lavoro, ricostruisce la Logica matematica.
Lanalisi delle idee dAritmetica contenute in F
lunica
che esista attualmente. Per quel gruppo di proposizioni 002*l-*5, che
si potrebbero chiamare definizione del numero intero positivo, usando
la parola definizione in un significato pi. ampio .di quello dato in
Fj 1P7, il lavoro pi prossimo quello del Dedekind, a. 1888, di
cui nel Formulario, pag. 3 si sono riportati i passi pi importanti,
in guisa da formare un testo intelligibile di per s. Gi vi appare
un principio di Logica matematica, coi segni di deduzione e molti
plicazione logica fra classi, usati sotto forma speciale. Ma vi man
cano tutti gli altri segni di Logica matematica che costituiscono un
ideografia completa.
La composizione del mio lavoro a. 1889 fu ancora indipendente
dallo scritto menzionato del Dedekind; prima della stampa, ebbi la
prova morale dellindipendenza delle proposizioni primitive da cui
io partivo, nella loro coincidenza sostanziale colle definizioni del De
dekind. In seguito riuscii a dimostrarne lindipendenza.
I
cos detti numeri negativi ed i fratti sono definiti come ope
razioni, sottrarre e dividere j essi rimontano cos alla pi remota an
tichit, e rappresentano bene luso che di essi facciamo ; la teoria
ne risulta molto semplice. Cos sono considerati in varii trattati, in
modo pi o meno chiaro.
Altri A. invece nellintroduzione di questi enti rasentano
lassurdo.
Invero, avendo ancora la parola numero il significato di nu
mero naturale o N j, se per 35, o per 3/5 si definisce quel nu
mero che sommato con 5, o moltiplicato per 5, d 3, si deve ri
spondere che tal numero non esiste. N se ne pu ammettere lesi
stenza per postulato, come alcuno fa, essendo tal postulato una pro
posizione falsa.
2
- 1
244
GIUSEPPE PEANO
245
246
GIUSEPPE PEANO
d i c u i or a u s c it o il 1 fa sc ic o lo .
247
di
R egolam ento
pel
F o r m u l a r io .
248
GIUSEPPE PEANO
250
GIUSEPPE PEANO
Df
.= . b2> a
Df
Df
251
3.
aeKR.eR:
'
u 8 R u
.\ > T a . = : < T a . # - = T .
Theorema.
4.
x e R . Q!:# =
T : R . 9 <^x.
Definitiones.
5.
Q = [x e] (a e IC R : -
6. a9b e Q . o i : a =; b . =
: R 3> T a = A : T = *
J l . 3< a : = : R . 3 < b.
7.
a, b e Q .
8.
- =A)-
252
QIUSEPPE PEANO
Theoremata .
9.
aeQ.q
R . a < a : = a*
10.
11.
R O Q.
Definitiones .
12.
a, b e Q . o . a + b = T [z fi] ([(or, y) e] :
.* + y*a - =
13.
eR .* < a
. y
<
a ).
= * . .- =
a ).
253
Df
Yu .= . a wn(a?+R)
Df
Df
4.
5.
1' Rn (<a?)
Q = xs ( a Cis R n a[ aa . a Rn y 3 {y^> l'fl). x = l'a ] )
fl,6eQ . D :
6.
a = 6 . = . Ro 2s(2<a) = Rn za(2<6)
7.8.
9.-11.
Df
Df
Df
a Rn # ? (# < ) . a Rn a ? 9 (0 ) . R d Q
12.
<i+6 =
13.
axb =
14.
< 6 . 0 . 6 a = i Qn x 3 (a-\-x = b)
15.
/a = Qn x 3 (x
Df
Df
a = 1)
Df
Df
17.
Df
. 3 . m^a = Qn .T3(jpm= a )
Esse significano:
Sia u una classe di R. Noi introduciamo la funzione Yu (limite
superiore degli te), di cui non diamo una definizione nominale, cio
della forma
Yu = (espressione composta mediante i segni precedenti) j
254
GIUSEPPE PEANO
3
Invece che dagli R, razionali assoluti, si potrebbe partire dagli
r, razionali relativi, o con segno. Ecco alcune proposizioni tra
sformate : .
ue Clsr . xer .3:
1.
Vu .= . xe n R
2.
x = Vu .= . x R = u R
4,
x V(x R)
Df
Df
Vu = Vv .= . wR = v R
Df
G'.
Vu = l'(MR)
7.
Vu < Vv
Df
8.
1' ^ Vv
hR 3 v R
Df
255
5'.
Q = qo 373(j?>0)
l'a]
Df
= R a?3(jp<1)
( = fraction propre )
Df
N0 + Nj - X / R < 0
01
R -N 4 = N0+ #
-02
1 =
04 # = xs a (a;6)a[ a, b 6 ^ . = , / ( + 6 ) ]
Df?
11 x,yt& . 3 . xy e&
[ > P6-2 D P ]
12 xe& . D . a
y 3 (x8 &y)
[a,beNi . x = a / ( a + b ) . y = ( a + l ) l ( a + b + l ) . $ > F 7 L 'D .x < y .y < 1 .0 .T h a ]
13 M = 0
[ P -ll O .
14
15 R =
= m = R
GIUSEPPE PEANO
256
a,beR . D:
. 6e
23 d a l ) db . Z i . a^ .b
24
= #& . D . a=&
[ Hp . P-23 .D.
(1)
(2)
(3)
31 #w = Rn xa [attn ya(y>#)]
*33 # (i-|-v) =
[ x P202 .D. fl(w+i>) D &U+&V
(1)
D i?(m+ v)
(2)
(3)
(1).(3) .=. P ]
R <
&
1'
1.
a < Yu .= . ite t
2.
G.
6'.
7.
8.
a = 1' .= .
= &u Df
Yu = l'u .==. i?m =
l' = l'0tt
l'v < l'w .= . Yv > l'u .= . a
Yu ^ l't> .= . l'w ^ Yu .= .
4.
l'u ^ l'R
'.
Df
a = l' da
6".
".
4'.
1 = 1'#
Df
l'N t = l'R = l'(a+R)
Df
Df
RD^m . D . l'tt=l'R
Sui
n u m e ri
irra z io n a li
25
Df
. #P*24 .D, x = y
(1)
4.
ue ClsR . acR . d a =
.3 . a = Yu
. O a . dD a .3 :
1USEPP PAN
258
Db
(1)
3 x m .3 . ulix = t ux
p,
(1)
*5 ul{cvd) = tt*c o ud
^
Dfl
Df
[ = P ,0]
03 *Sgm
05 ae Sgm . ys Ra .D . aZ> &y
259
04 eR .D,
e Sgm
a,b,C6 Sgm .3 :
*1 a
,6
/ 4
GIUSEPPE PEANO
260
9
Mantenendo sempre distinti il segmento ed il numero reale, suo
limite superiore, potremo riprodurre semplificate le P I,2,6,7,8 del 2:
u ,V 8
Sgm . aeR . 3 :
1.
6.
Yu = V v . = . u = v
Df
2. a = Vu
Df
da u
Df
Df
8. V u ^ V v . = . u ^ v
Df
Sgm 1' Q ,i
1 Q = 1'4Sgm
Df
Df
3 ue Sgm .3 . Yu Q .
Y u =w
*5 a = b .= . j =
*7 a x b =
Df
l)e a + Q .= . a Cl&)-Q)
U
Si pu introdurre il limite inferiore, 1,, dei numeri di una classe
o direttamente, come nelle Pl-8, o collegandolo col limite superiore
come nelle P9-11 seguenti. Il segno Df qui vuol dire definizione
possibile .
uyve ClsR . afiRr.D:
l ttt .= . ae {hi
Df
a = lt(a/^) = 14 ta
Df
= j R nW9 (x/& = uj&)
-4'
1 = 1,/#
Df
261
Df
5 ljM = \ tv . = . ujd = v/ d
6 1t U
1^u/d)
7 ljtt ]>
Df
.= . a {v/d)-(u/d)
8 ljtt ^ l 4v .= . u /d ^ v / d
90 l'ii = 14 R(#w)
92 1' = IjV
Df .
Df
*91 lt u = l'R-(/)
Df
Df
12
La parola definizione , anche nei libri di Matematica, ha pi
significati.
Il
prof. C. Burali-Forti, nel trattato Logica Matematica , Mila
no a. 1894 p. 120-148 ha classificate le definizioni che si incontrano
nelle teorie gi espresse in simboli ideografici, distinguendole coi no
mi : definizioni nominali, per induzione, per astrazione, ecc. Di queste
varie specie di definizioni, le nominali si presentano come le pi sod
disfacenti. Molte definizioni delle altre specie contenute nei primi
lavori di Logica Matematica poterono essere trasformate in definizio
ni nominali. Delle definizioni per astrazione, in FaN2 (Aritmetica)
non se ne incontra pi jche una sola, la P210*l, per definire il nu
mero cardinale, o potenza, di un insieme.
Il
1', nella teoria esposta, salvo il caso speciale del 6, non
definito nominalmente, cio non si ha una definizione della forma
ue OlsR o . Vu = (espressione composta coi segni precedenti)
Df
1 Yu = du
Df
3 aeR .D.
Vda
Df
262
GIUSEPPE PEANO
3" 1= d
asN 0 .3 . a =
fljftcNj .D. b/a = (x b ) { ja )
263
264
GIUSEPPE PEANO
265
266
GIUSEPPE PEANO
1 0
267
Iu
sim b o li ;
Collegato col lavoro n. 98 (Analisi della teoria dei vettori, 1898) contennto
nel presente volarne.
(Cfr. anche Testratto del trattato, n. 138 (Formulario mathematico t .V =
F 1908 = F.V ), pubblicato nel presente volume col titolo: Complementi alla teoria
dei vettori secondo Peano, e l annotazione preliminare al lavoro n. 64 (Sui fonda
menti della geometria, 1894) puro contennto noi presente volume).
U. C.
269
che questa seconda idea non sia necessario di assumerla come una
relazione fra quattro punti a, b, c, d sotto la forma la distanza da
a a eguale a quella da c a d >, ma basti assumere come primi
tiva la relazione fra tre punti , li, c : i punti a e b sono equidi
stanti da c . Veggansi gli atti del Congrs de Philosophie tenutosi
nel 1900 a Parigi, t. 3, pag. 386. Uno sviluppo completo della idea
geniale del prof. Pieri vivamente a desiderare.
Seguendo un altro indirizzo, nel mio articolo: Analisi della
teoria dei vettori , pubblicato negli Atti di questa Accademia nel
1898, sviluppai una parte della Geometria colle idee primitive di
punto e vettore j per completarla occorreva unaltra idea primitiva,
che assunsi sotto la forma di prodotto interno di due vettori . Questo
lavoro riprodotto nel Formulaire Mathmatique , (#) a. 1902-3, p. 253
e segg., insieme alle citazioni di altri autori, quali S o h u r , M o o r e ,
P a d o a , e altri che si occuparono dello stesso soggetto.
Qui mi propongo di collegare il sistema di idee primitive del
Pieri con quello della mia teoria dei vettori.
Continuer a far uso delle notazioni della Logica matematica, le
quali vanno sempre pi diffondendosi, e recentemente per opera dei
sigg. R u s s e l l e W h i t e h e a d furono applicate alle pi astruse teorie
matematiche (American Journal of Mathematica, a. 1902, fascicolo 4).
6
Idee primitive.
p si legge punto .
Essendo a , , c dei punti, d (a , c) = d (&, c) si legge la distanza
da a a c eguale a quella da b a e .
Queste idee si assumono come primitive.
La relazione d (a , c)=d ( , o) si pu risolvere rispetto ad uno qua
lunque dei punti che contiene, e si ha:
6
270
GIUSEPPE PEANO
Df
Df
Il
M b iu s , G r assm a nn
a, b Cp . rt = b .o . (a-]-b)/2 = recta(, b) n x
a
p .Q. (a + 0/2 = a.
'
Df
Df
a, 6 , c, d 6 p . q : a 6 =
d . = . (a + d)j 2 =
(6
+ c)/2.
271
, v Ev . o
Df
v .o
ux v=
. = : a p . Oa. d(a +
6
GIUSEPPE PEANO
2 72
.q: mod
modv .= .
v n ?r [w x r= 0 . modtt=mod(v-|-w)] Df
3
In questo lavoro sono esposto, tra laltro, le concezioni di G. P e a n o snll inBegnamento della matematica.
Si veda in proposito anche il lavoro n. 158 (Contro gli esami, 1912), e
lestratto del lavoro n. 203 (Gioofti di aritmetica e problemi interessanti, 1924),
contennti nel presente volarne.
(Cfr. : U. C a s s i n , Vita et opera de Giuseppe Peano, Schola et V ita ,
7 (1932), pp. 117-148, n. 8 ; Su Vopera filosofica e didattica di Giuseppe Peano,
discorso tenuto a Cnneo il 6 dio. 1953, Celebrazioni per l intitolazione a G.
Peano del lioeo scientifico statalo di Cuneo, pp. 7-19),
Il
lavoro n. 143 Btato tradotto in interlingua da N.
Schola et Vita , 8 (1933), pp. 39-47).
U. C.
M astropaolo
(cfr.
I
principii di matematica si studiano nelle scuole elementari.
Nelle scuole secondarie si ricomincia colle definizioni. Nelle univer
sit, varii corsi di analisi cominciano colla definizione delle varie
specie di numeri. Nei trattati di calcolo, che una volta comincia
vano colle derivate, si sentito il bisogno di premettere la teoria
dei limiti, poi quella degli irrazionali, poi le definizioni di tutte le
specie di numeri. E finalmente laureati, e liberi di studiare ci che
si vuole, e dovendo insegnare agli altri, ci accorgiamo di avere sui
fondamenti della matematica, idee confuse. Quindi si cercano con
avidit i libri che trattano di questi soggetti. Ogni anno se ne
pubblicano dei nuovi, che gettano nuova luce sulle questioni contro
verse, ma anche nuova oscurit in quelle ritenute chiarissime. Valga
un esempio.
L e g e n d r e introdusse quale definizione della retta, in sostitu
zione della Euclidea, ritenuta poco chiara, la ben nota : La retta
il pi breve cammino fra due punti , Questa definizione appariva
chiarissima ai tempi di, Legendre, e parr tale agli allievi che inco
minciano uno studio di Geometria. Invece cosa nota a tutti che
lidea di cammino, o lunghezza duna linea, che comparisce nella de
18
274
IUSEPPE PEAN
275
276
GIUSEPPE PEANO
verit; e vediamo ancora contadini illetterati a farne uso nelleseguire a memoria le moltiplicazioni di cui hanno bisogno, arrivando
ad una perizia di calcolo mentale, mirabile per il pubblico assuefatto
a fare i calcoli sulla carta. Perci la dimostrazione di quelle verit
costituisce una nuova verit, la cui importanza pu essere inferiore
a quella di altre teorie; e si possono tacere quelle dimostrazioni.
In conseguenza, un libro qualunque, anche il pi spropositato,
si pu rendere rigoroso, cancellandovi quanto vi di falso, e ci
che rimane la parte utile di quel libro. Si vede cosi che il rigore
produce la semplicit e leconomia nellinsegnamento.
Quindi da molti trattati di aritmetica, che ancora infestano le
scuole, togliamo la definizione : Laddizione quelloperazione per
cui si sommano (si riuniscono) pi numeri che esprime aggiungere
mediante i sinonimi sommare o riunire . Sopprimiamo la definizione
del sottrarre mediante il levare o togliere , parole queste non definite.
Queste pseudo-definizioni si basano sul fatto che il linguaggio co
mune ha una moltitudine di forme differenti per esprimere la stessa
idea, una ricchezza o spreco di parole. Queste frasi che si fanno pas
sare per definizioni, non danno alcuna idea delladdizione e sottra
zione, e se gli allievi arrivano a intendere e eseguire queste opera
zioni, ad onta di quelle definizioni, vi riusciranno meglio non dando
alcuna definizione, come del resto gi si fa in pi scuole.
Sopprimiamo dalle Geometrie dette Euclidee, la definizione di
punto mediante parte , di linea mediante lunghezza, di superficie me
diante larghezza , le definizioni di retta , di piano , che tutte esprimono
lignoto per lignoto (*). Sopprimiamo tutto ci, e sostituiamoci nulla,
perch sempre punti rette e piani stanno davanti ai nostri occhi.
Sopprimiamo dallaritmetica di E u c l i d e la definizione : (libro
VII, 1) : Mova oriv, xaO
exaatov taiv ovtcdv ev Xyetai, che vale
in sostanza : unit ci che uno . Cos la definizione di nttmero.
Per secoli si operato sui numeri negativi, sui fratti, sugli ir
razionali, sugli imaginarii ; solo lultima generazione si occupata
di darne definizioni rigorose ; ma il lavoro non finito, le teorie
che si espongono non sono concordi, e spesso si presentano teorie
nuove. Ad es., la definizione di numero fratto, gi trattata da tanti
con metodi diversi, fu di nuovo posta a concorso dalla vostra bene
merita societ Mathesis , durante il congresso dello scorso autunno
(*) cnroso losservare che Aristotele, cento anui prima di Eaclide, riporta
e critica alcune definizioni di Euclide. Cos la definizione ygappy lati fxrjxo
nkax (la linea lunghezza senza larghezza), criticata perch negativa.
277
278
GIUSEPPE PEANO
279
&X 2 = 1,
x 2 = 2,
x 2 = 1.
\! 2
]f 1 =
280
GIUSEPPE PEANO
pegli enti di una categoria, valgono pure per quelli di una seconda,
le due categorie sono identiche ; e quindi, se si potesse provare ci,
i numeri fratti saranno interi, Nelledizione francese dell Encyclo
pdie , le cose furono messe a posto. Si dice che si deve essere
guid par le souci de conserver autant que possible les lois for
melles . Cos il principio di permanenza acquista il valore di un
principio non di logica, ma di pratica, e della massima importanza
nella scelta delle notazioni. Precisamente fondandosi su questo prin
cipio, caso particolare di quello che il M a c h chiam principio del
leconomia del pensiero, i proff. B u r a l i - F o r t i e M a r c o l o n g o riu
scirono a districare larruffata matassa delle notazioni del calcolo
vettoriale, ove tutto era arbitrario, e molti credono ancora che le
notazioni siano necessariamente arbitrarie.
Gli enti prima considerati 1, 1/2, / , j/ 1, si possono defi
nire, cercandoli in una categoria nota che li contenga. Risultano per
astrazione, ovvero come operazioni.
2
VI
MECCANICA RAZIONALE
U. C.
I,
(1)
(Q"
+2
q '<p '
q <
p'2 +
<p" i ) e*
I.
(3)
q<
p"
= 0,
(4)
che integrata d
q 2 <p' = costante,
(5)
284
GIUSEPPE PEANO
che esprime il principio delle aree. Tenendo conto della (4), la (3)
diventa:
P" = (e" g
(6)
dovr essere
e" e <p'*=f (e)-
(V
I lavori n, 77, 79, 80, 84, 89 (degli anni 1895-96) ani moto del polo, che
hanno preso lo spunto dalle celebri esperienze sulla caduta del gatto discusse
allAccademia delle Scienze di Parigi nella seduta del 29 ottobre 1894, sono
stati oggetto di una polemica con V. V o i .tekua per motivi di priorit e di
sostanza.
Perci, essendo stati pubblicati nelle Opere matematiche di V . V olttcrra
a cura dell*Accademia dei Lincei tutti i lavori sull'argomento, si pubblicano nelle
present (( Opero scelte anche tutti i lavori di G. P e a n o : in particolare auclie
la presente nota informativa n. 77 (del gennaio del 1895), che il primo lavoro
dedicato da G. P k a n o alla questione.
L nltimo il lavoro n. 89 (presentato allAccadentia dei Lincei il 1 marzo
1896) in cui, facendo oso dellanalisi matematica classica, G. P eano ritrova e
conferma tutti i risultati gi ottenuti mediante il suo calcolo geometrico.
(Cfr. : U. C a s s i n a , S u nn teorema di Peano e il moto del polo, Rend. Int.
Lomb. (Scienze A), 92 (1958), pp. 631-655).
U. C.
286
GIUSEPPE PEANO
287
Questo moto del gatto diventa cos una elegante applicazione del
principio delle aree. Altre conferme sperimentali sono facili ad imma
ginarsi. Cos se un uomo si dispone in modo da poter rotare libera
mente attorno ad un asse verticale, p. e. salendo su di unaltalena
appesa ad un punto, e se con la sua mano descrive delle curve
chiuse orizzontali, il suo corpo roter in senso opposto, come se la
curva descritta dalla mano fosse una ruota che ingrani nel suo corpo.
E se si fa rotare un lungo bastone in un piano orizzontale, il suo
corpo roter in senso opposto. Questo bastone corrisponde alla coda
del gatto.
In questo lavoro e nel successivo n, 80 (entrambi del 1895) il moto del polo
stadiato coi metodi del calcolo geometrico, in particolare con luso delle forme
geometriche di secondo grado.
Per le notazioni di calcolo geometrico ofr. il lavoro n. 90 (Saggio i calcolo
geometrico, 1896) contenato in questo volnme fra i lavori della categoria V
(Geometria e fondamenti).
Per il riferimento al problema della caduta del gatto e alta polemica con
V . V o l t e r r a cfr. l'annotazione preliminare al lavoro n. 77.
U. C.
So p r a l o s p o s t a m e n t o d e l p o l o s u l l a t e r r a
289
d Pi
(3)
(B) Vedasi
P orro,
m Pi - r r = costante.
dt
Astronomia aferioa,
pag.
63.
19
290
OIUSEPPE PEANO
^ d?i
UT
che una forma geometrica di seconda specie. Allora la proposi
zione precedente si enuncia: Nel sistema materiale proposto la
quantit di moto costante .
facile il riconoscere nel teorema (3) le proposizioni note sulle
quantit di moto o sulle aree. Il prodotto di due linee dicesi anche
momento delluna rispetto allaltra. Quindi, moltiplicando la (3) per
una linea AB si ha:
-
2 mi Pj
dPi
at
AB = costante
cio la somma dei momenti delle quantit di moto del sistema con
siderato rispetto ad un asse qualunque costante . Se poi i numeri
che misurano i tetraedri precedenti si moltiplicano per un triangolo
n di area lunit, s avr che la somma delle proiezioni su dun
piano qualunque tt, parallelamente ad un asse arbitrario AB, delle
derivate delle aree descritte dai raggi vettori che vanno dal punto
fisso A ai punti mobili, moltiplicate per le rispettive masse
costante .
La proposizione (3), che esprime ci che suol chiamarsi principio
delle aree o delle quantit di moto, contiene pure il teorema sul
moto del centro di gravit. Invero, prendendo i vettori di ambi i
membri della (3), o ci che fa lo stesso, moltiplicandoli pel tri vettore
unit co, si ha:
v
* *
d 2 mi Vi
du r = costante, ovvero ----- = costante,
dt
dt 2 wi<
^ = |,(P ).
291
GIUSEPPE PEANO
(p (C, a) == M G (jpl + q J + r K) +
+ (B + C) J K + (0 + A) m K I + (A + B) wl J.
Quindi le coordinate di <p (C, a) sono ordinatamente
M^, Mfl, Mr, (B + C), (0 + A) ro, (A + B)n.
Viceversa, date queste coordinate, risultano determinate quelle
di a, poich le quantit M, A, B, 0 sono tutte positive. Si badi che
se a una linea passante per baricentro, cio G a = 0, vale a dire,
il moto rotatorio attorno ad un asse passante pel baricentro,
<p (C, ) un bivettore ; e viceversa.
Essendo h = (C, a) funzione lineare omogenea di a y sar pure la
sua inversa a = <p (0, h) funzione lineare omogenea di ky cio
(10)
293
ossia
cp (0 -f- M, a) -|- ( 2 mi Pi Ri) = li.
(11)
cp (0 + M, a) = h 2 i Pi Ri
ovvero anche
(12)
Pi Ri).
294
GIUSEPPE PEANO
295
U. C.
297
S c h w a h n (Ueber die Aenderung der Lage der Figur- und der Ro-
tationsaxe der E r d e ...., 1887, pp. 18-20) arriva a questa conolusione partendo dal
lipotesi ohe la quantit di moto relativa sia, rispetto alla terra, rigorosamente
costante in grandezza e direzione. Altri Autori considerano a p r io r i come infini
tesimi trascurabili dei termini ohe diventano grandi in un moto progressivo.
298
GIUSEPPE PEANO
K = A (V J I) I + B (V | J) J + O (V | K) K
299
y = J L (E I ) I + J r ( R | J ) J . + A - ( R | K ) K .
^ .
onde 0 = A + A .
Allora le espressioni (2) (3) di R in funzione di V, e di V in
funzione di R diventano
. R = A [(V | I) I + (Y | J) J + (V | K) K] + A (V |
V
K)
= i - | ( l l I I )I + (H | J ) J + (R | K) K] - - --1-8q:-T) (B I K) K ,
e per la 1') :
(5)
R = AV + Ac (V | K) lt
<>
t X k _ TT 5 <b|K|K'
La (5) dice che lindice della quantit di moto la somma di
due vettori, luno diretto secondo V e laltro secondo K j e recipro
camente la velocit rotatoria V la risultante di due velocit ro
tatorie, luna diretta secondo R, e laltra secondo lasse dinerzia K.
Abbiasi ora un sistema, che diciamo terra , composto duna parte
rigida (continente), e duna mobile (mare). Sur^rrem o fsso il bari
centro della terra. Siano I, J, 1C i vettori unitarii diretti secondo
gli assi dinerzia della terra, A, B, G i suoi momenti dinerzia ri
spetto agli assi.
Per le cose dette nella mia nota precedente, la quantit di moto
del sistema un bivettore costante. Sia R lindice di questo bivettore.
Suppongo che la velocit relativa del baricentro del mare sia
nulla, vale a dire che la quantit di moto relativa sia un bivettore,
il cui indice chiamo W.
Diciamo (Nota l a formula 11) che la quantit di moto che avrebbe
la terra quando rotasse colla velocit V che ha il continente, che
300
GIUSEPPE PEANO
(7)
| R, meno la
R W = AV + A e (V | K) K .
, sicch
(R | K) IC ,
p 6j
301
<10>
| w k *
Gi u s e p p e P e a n o
# = i WK>
detto K0 il valore di K per t = 0, si ha la serie :
K = K+ I J
|
w d t K 0+ ]
Wdt
K0 +
W dt | J w d t l J w d l K 0 + ........
| J w d t l J w d t K 0 si indica il risultato
sta velocit alquanto maggiore di quella con cui rota la terra, che
R
sensibilmente . Quindi W non ha una posizione fissa sulla terra,
ma si avanza alla sua superficie in guisa da descrivere un giro nel
periodo Euleriano. Si pu facilmente immaginare VV variabile rispetto
alla terra, supponendo che le varie sue correnti, anche conservando
una posizione sensibilmente fissa rispetto ai continenti, abbiano una
quantit di moto variabile.
Questo mio studio puramente teorico. Rispetto al fenomeno
astronomico mi limito a questa osservazione. Se il periodo Euleriano,
che calcolato, supponendo la terra rigida, in circa 305 giorni, diven-
su l m o t o
De l p o l o t e r r e s t r e
303
tasse, a causa della sua plasticit (?), identico allanno, allora il moto
relativo del vettore W rispetto alla terra avrebbe per periodo lanno ;
e linterpretazione fisica di tal periodo sarebbe affatto ovvia.
(*) S. N e w c o m b , ^WrouownsoAe Nachriohten, N . 3097, a. 1892. Il periodo di
Cliandler, secondo le ultime osservazioni ( I v a n o f , B ulletin Astronom ique, marzo
1895), sarebbe di poco superiore all'anno. Per comodit di alcuni lettori non sar
inntilo losservare che le grandezze ohe qui compaiono sono difficili a misurarsi
astronomicamente. Un attuale spostamento progressivo e continuato del polo dun
motro allanno pare poco probabile se il meridiano secondo oui si sposta passa
nelle vicinanze dogli ossorvatorii dEuropa o dAmerica. Le future osservazioni
potranno scoprire uno spostamento quattro o cinque volte pi piccolo.
Su l m o t o d i u n s i s t e m a n e l q u a l e s u s s i s t o n o e c c .
305
306
GIUSEPPE PEAN
B e ne .
q2
dO
, onde,
dt
integrando :
(2)
= ff j e 3a e u 6 d 0 ,
308
GIUSEPPE PEAN
f q3 sen 9 dO = 0 ,
fi
* < (* - )- * .
(i)
X m i~ = f '
ove , &, ... f sono sei costanti, che qui dir costanti iniziali . Questi
sei numeri sono le coordinate, o caratteristiche, di quella forma geo
metrica, che proposi di chiamare quantit di moto del sistema ; e
queste equazioni equivalgono alla (3) della mia Nota.
310
GIUSEPPE PEANO
dp*
dzi
-- = + ra* p * , ^ = n-jr p y i qxi ,
dxi
.
i--I +
dvi
=
dz*
-g- .
Sostituisco nelle (1) alle ^ , ... i valori dati dalle (2) pei punti
ut
b' = . . . ,
d ' = 2 mi i n ,
c' =
...
. . .
...........................................== e er
...........................................= / - / '
equivalenti alla (11) della mia Nota. Il 2 si intende qui esteso a tutti
i punti della terra. Se ora supponiamo noti i dieci coefficienti:
2 n i i , massa della terra,
2 i^ij... coordinate del baricentro terrestre, moltiplicate per la massa,
2 u (y i + *?)>..., 2 mi y iZ ij ... momenti dinerzia della terra,
311
... / ) ,
e analoghe
312
GIUSEPPE PEANO
Bq b b \
Or c c'
(l = m n = 0.
b b*
c c'
B- '
(T
_ h'
' 0
S IS
V II
V A R I E
GIUSEPPE PEANO
ANELO g e n o c c h i
3 19
320
Giu s e p p e p e a n o
An g e l o o e n o c c h
321
N O T E
322
GIUSEPPE PEANO
(7) ... Ouvrage excellent ; les principes de VAnalyse infinitsimale y sont exposs
avec une rigueur et clart remarquables *. P. M a n s i o n , Mathesis, Tomo V (1885)
pag. 11.
(8) Le poche informazioni ohe qui d di qnel manoscritto e delle sue let
tere le ebbi verbalmente da lui. Io non ebbi mai occasione di vedere i suoi ma
noscritti.
(9) Essa riprodotta pressoch letteralmente nei N. 50-55, 57-61 della mia
pubblicazione.
(10) Nei comuni trattati (Stnrm, Serret, Jordan...) si fa uso del criterio ge
nerale di convergenza, (che nella mia pubblicazione sta al N. 56) pit o meno ben
stabilito. Invece il Genoochi ricorre solo al principio una quantit cresoente eontinuamente e non indefinitamente tende ad un limite . Lo B te sso procedimento se
guito in alonni recenti trattati.
(N.
dal
fra
pre
. C.
IUSEPPE f>EANO
. a, >e G . m e N : o . ma + mb = m (a + &).
. f t G . m , n e N : o . ma + na = (m + n) a.
3.
. n (ma) = (nm) a,
5. a, fti G . m e N Q , ma mb = m(a ).
6
. a e G . m , n K : o ma na = (m n)a.
9.
, a/c = bjc : ) . a = b.
>c/a = ojb : o . a = 6.
10.
11. a, bt c,
12 .
13.
a < c . o &< d.
15. a, &e G . m N : Q . (roa)/(?&) = a/b .
16. a,
17.
: o . (a b)/b = (c d)/d.
18.
19.
: q , (a c)/(& d) = a/&.
o (a + &)/&= (c + d)/d.
22.
23.
24.
I
libri degli Elementi dfEuclide che trattano di geometria furono
tradotti ad uso scolastico. Sono invece meno noti i libri VII, V ili
e IX che si riferiscono allaritmetica, e il libro X che tratta degli
irrazionali. E siccome la lettura di questi libri presenta qualche
difficolt, panni utile il tradurre i principali risultati ivi contenuti
in linguaggio algebrico, in guisa che chiunque si possa fare facil
mente unidea esatta dello stato della scienza in quei tempi.
Libro YII
(Prop. 1 e 2)
(Prop. 1 e 2)
(Coroll. Prop. 2)
(Prop. 3)
(Prop. 5, 6, 7, 8,11,12)
(Prop. 9, 10,13, 15)
(Prop. 14)
(Prop. 16)
(Prop. 17 e 18)
(Prop. 19)
3 26
GIUSEPPE PEANO
(Prop. 20 e 21)
a : = XiV A.: : 0. a n b
(Prop. 22)
ab n c. = : a ti c. &n c
a n 6. o. a* n b
(Prop. 25)
a ti c. a ti d. bTio . b n d : o. ab ti cd
(Prop. 26)
a7ib. = . a*7ib*
(Prop. 27)
aTib. = . a
(Prop. 28)
b 7ib
(Prop. 29)
a e Kp. bc s a x K : o : b s a x N. u . c e a x N .
(Prop. 30)
a e K. o
x e Kp. a e a ? x N : = * A
(Prop. 31 e 32)
(Prop. 33)
(Prop. 34)
(Prop. 35)
Libri Vi l i e IX
(a/b)m = am f b
() = *
am+ n = am an
(IX, 11)
'
(Vili, 2, 3)
827
(IX, 13)
a, 6, o, d e Np. bcd c a X N : o : a = 6. u, a = o. u , a = d
[IX, 14)
a 7t b. Q \ a*
ab n b%. * - \ - b2 n ab
(IX, 15)
(IX, 20)
(IX, 36)
F r a n c e s c o D A r o a i s
329
f
dx
Sf
ijX
dx
oy
330
GIUSEPPE PEANO
x* + y2 =
che trovasi nel lemma I, precedente la P I 9, basata sullidentit
(2xy)s + (a*
= (* + 2)*;
e le proposizioni dalla 54 alla 59 e dalla 91 alla 96 che dipendono
dallidentit
= ] /
" ~ y
~ n
GIUSEPPE PEANO
832
Prop. 5, 6, 7, 8
a, b, c, d e Q . a/b = c/d : o :
b . = . c f d
at b, c c Q . a f & . & f c i a . a f o
P. 11
P. 12, 13
a, b e )/r .
P. 15, 16
. a > 6 :o :a -|-^ a 2
P. 14
b : o . ab e R
P. 19
a e f i l . o . l/a e ^R
P. 20
a7 b e ^R . a f b : o . ab e R
P. 21
P. 22
fl, b e Q . a e fi >bji a t o . b e fi
P. 23
a, b e f i . a f 6 : o . ]/ab e ju
P. 24
. a - f . a 2&2: o . / c fi u l/l
.a
b : o . a% 62 - e R
?w, n e R R2 . m ^> n : 0
)n - eR
P. 25
1
)
P. 26
333
a ,b e
P. 27
)fab e pi : = A
a > 6. fa8
P. 28
a :- = A
P. 29
.f a 8 62 - f a : - = A
>
a2;f &8.fa&6/R.a;>&.}/a22f a : - =
.fa&e/i.
:- =
P. 33
./ 2+ 2eyu.i/a 6 e /R :- = A
P. 31
P. 32
a, fceQ.a2^ ^ .f a ^ + P s ^ R .fabe/j.: - = a
P. 30
P. 34
./ae/x.a& f a 2 + &2: - =
P. 35
jA eaco v
jiq c o tt },
[3] euTQa,
[4] neCcov,
[5] T)tv xal ncov vva^vr],
[6] 8vo [Jioa vvafivr).
[6']
aJlOTO^,
florj dtOtO^Tl ttQCOTT],
evta,
Xaaacov,
^let ^rjtot ^aov t olov jtoiofioa
^lcrov
Le definizioni sono:
a, f t e ^ R. a - 1 b\ o .a -\- be [1]
P. 36
,a ^ > b : o . a be [l'J
P. 74
P. 38, y. p, 28
a , b e Q . a * - T b 2. r f + T 2e\fc.bm
6fit:o.a + be [4]
P. 37, y. p. 27
f p : o . a + ^ fl [3]
P. 73
P. 75
P. 39, v. p. 33
. a > f c : o . a be [4']
P. 76
334
GIUSEPPE PEANO
P. 40, v. p. 34
P. 77
P. 41, v. p. 35
,a > b :o .
a be [6']
P. 78
. mx - e R2: D. .
e [3]
. 1a?-R2: o . J ^ w i ( / l - f f x ) e [4]
.(1a?)cR*:o.
15]
e [C]
w,n,w',n'eR.m/n-cR2.m>>w.w'>n/./m+^n=|^?-|-l,rt/:o:i=m/.n = n /
Prop. 42
Prop. 79
.jm
Prop. I l i
4
4 __
w,m',ar,a?'fiR.ir<l.a'<l.af,flf'e-R2.?a:,nVfiR2./wi(l+f/a;)=/m '(l+f/7):
0;m=w'. x = x '
Prop. 43
335
.(?eR2).ia?cR8.
[12] .
[i'a]
[13] .
[l'3]
.wcR2.(ma?cR2).l--eR2:o:
[14] .
[l'4]
.(i-cR2).Mi#fiR2.
[15] .
[l'5]
,iR^.wx-cR2.
[16] .
[l'G]
Prop. 114
Co n t in u it
delle
f u n z io n i
(I, 79).
F o r m o l a d i T a y l o r (I, 125).
11)
Os s e r v a z i o n i s u l t r a i t d ' a n a l y s e p a r h . l a u r e n t
337
d if f e r e n z e
f in it e
(I, 102).
Anf (x)
, n
ZJ X
An (hu e),
e dividendo per hn = A x n si ha :
An f (x)
- - n = /(#) -f- un polinomio omogeneo di primo
A xn
grado in el , e2, . . . a coefficienti numerici.
s im b o l i d is t r ib u t i v i
(I,
133).
LA. definisce :
Un symbole P est distributif quand on a P (a -f- &) P a + P ^
Poi enuncia la proposizione :
22
338
Gi u s e p p e p e a n o
e P (ia) = m (P a ) ,
d*f
delle
d e r iv a z io n i
(I, 139).
d*f
La formola
, - dimostrata con un numero eccessi
va' dy
dy dx
vo di condizioni restrittive, e la dimostrazione stessa lascia ancora
a desiderare. Non mi fermer su questo punto, tanto pi che dimo
strazioni esatte trovansi nei trattati di S e r r e t e J o r d a n , e che la
questione di ridurre al minimo numero le condizioni restrittive, fu
trattata da S o h w a r z , Gesammelte Mathematische Abhandlungen, Ber
lin, 1890, t. II, p. 275 j da B e t t a z z i , Sulla derivata totale delle f u n
zioni di due variabili reali} e sullinversione delle derivazioni (Gior
nale di Matematiche, vol. XXVI), e da me, nel giornale Mathesis,
1890.
Sui
d if f e r e n z ia l i
totali
(I, 148).
339
divisibile per li +
d
dy
A /
incondizionatamente, il rapporto
df
s a n o e s s e r e c o m u n q u e p r o s s im i a
pos-
df df
i .
- / -j - , o v v e r o n o ; n e l p n d oc d y
d e t e r m in a n t i
J a o o b i a n i (I, 104).
A u f Vcranlaxsung der mathematisch-physischcn Klasse der Kgl. Sachsischen Gesellschaft der Wissenschaften , und unter Miticirlung der
Herren : Jacob Liiroth, Eduar d Study, Justus Grassmann, Her
mann Grassmann der JUngere, Georg Scheffers herausgcgebvn von
Friedrich Engel . Ersten Bandes erster Tlieil, Leipzig, Teubner
341
342
GIUSEPPE PEANO
F.
Ca st e l l a n o ,
Lezioni di Meccanica
razionale,
Torino, 1894,
pag. 512,
Lo scrvere un trattato di meccanica razionale ad uso di allievi
che se ne servono al solo scopo di studiare meccanica applicata, al
giorno doggi unimpresa che presenta gravi difficolt.
I
concetti e i principii fondamentali della Meccanica diedero
luogo ad infinite discussioni che non sono punto esaurite; anzi fre
quentissime sono le pubblicazioni in cui si propone di schiarirli,
ovvero di fondare la meccanica su nuove basi. Per dare unidea
della variet di oinuioni basta citare il parallelogrammo delle forze,
die da una schiera di valenti matematici vien dimostrato; mentrech
unaltra schiera di egualmente valenti matematici lo ritiene come un
postulato, e qualche volta lo si d come definizione. Lo stesso a
dirsi del principio delle velocit virtuali (*).
A questa prima difficolt si ovvia adottando, nelle questioni sog
gette a controversia, lopinione pi diffusa, e cos fa il nostro autore.
Ma difficolt daltra natura, e non lievi, si presentano ancora a chi
voglia scrivere un trattato scolastico. Le scienze su cui la Mecca(l) Veggasi ad es. H e r t z , Die Prinzipien der Mechanik, 1894. LA. dopo aver
fatto a pag. 8 le osservazioni che precedono, conchiude : In una scienza logicar
monte completa, nella matematica pura nna tale differenza di opinioni inconce
pibile . Veggasi pure M a c h , The 8eienoe o f mechanios, 1893, dovo sono accuratamonte esaminate tutte le dimostrazioni date da Archimede in poi, per provare le
leggi fondamentali della meccanica, e vi si nota dappertutto la loro origine
sperimentale.
344
GIUSEPPE PEANO
p.
(*) Nel l i b r o
128-156 t r o v a s i
d e l l'H A G E N ,
una
e sp o siz io n e
c h ia ra e c o m p le ta ,
v a r i i m e to d i d i c a lc o lo g e o m e tr i c o fin o ra p r o p o s ti.
q u an tu n q u e
1894,
co n c is a ,
dei
345
346
G IU S E P P E PEANO
(II pag. 168), introducendo tre specie di addizioni, indicate con tre
segni diversi, e in conseguenza pure tre specie di sottrazioni, ed a
rigore avrebbe altres dovuto introdurre tre specie di eguaglianze,
rendendo estremamente complicato quello che semplicissimo. Osser
vazioni analoghe si possono fare sul trattato dello S c h e l l , Th . d.
Bcicegung, ecc., 2* ediz.
Il R e s a l (Trait de cinmatique pure , a. 1862, pag. 18) indi
pendentemente dagli autori menzionati, introduce una notazione pei
vettori e la loro somma, la quale seguita dal S o m o f f (Theoretische
Mechanile, 1878) pag. 10. Ma questa notazione difettosa. Invero si
indica con u la lunghezza dun segmento, e con u il segmento conside
rato in grandezza, direzione e verso, cio il vettore. Ora la lunghezza
dun vettore funzione del vettore, ma non viceversa; quindi
permesso, indicando un vettore con un segno, di indicare colla combi
nazione di questo stesso segno e di un altro, la lunghezza del vet
tore, ma non viceversa; altrimenti, essendo 2 la lunghezza dun vet
tore, si potr avere la scrittura 2 che non ha alcun senso determi
nato. Quindi bench questi autori si servano elegantemente delle
loro notazioni, senza mai cadere in equivoci, pure questi si possono
produrre, e si produrrebbero certamente in un insegnamento scolastico.
Se adunque da tanti indizi risultava chiaramente la pos
sibilit di trattare la meccanica con metodo semplice ed uni
forme colla teoria dei vettori, spetta al Castellano il merito di
aver tradotto questa possibilit in atto. Il nostro Autore non
si serv di tutti gli enti geometrici introdotti dal Grassmann,
ma semplicemente dei vettori, dei prodotti di due vettori, o bivet
tori, e loro indici, e dei prodotti di tre vettori, o tri vettori. In
conseguenza se a e b sono vettori, a \ b e | ab rappresentano
rispettivamente ci che nella teoria dei quaternioni chiamasi scalare
cambiato di segno, e vettore del prodotto dei vettori a e b ; queste
due operazioni a \ b e | ab si presentano continuamente nella mec
canica ed gi stato osservato che ci che si presenta naturalmente
a | b , cio lo scalare cambiato di segno, e non lo scalare col
proprio segno (8).
Nulla si pu immaginare di pi semplice di queste idee; per
se esse derivano dalla teoria generale del Grassmann, limitate a
quanto precede sono gloria italiana, poich a meno del nome, dob
biamo i vettori al B e l l a v i t i s , ed i bivettori al C h e l i n i (j ).
(8) VeH nota in fino.
(4)
Saggio di Geometria analitica trattata con nuovo metodo, Koma, 1838,
pag. 39 e 44.
347
348
GIUSEPPE PEANO
che il Kirchhoff esprime in pi, pagine; colla prima via non c nulla
a dimostrare, nella seconda sonvi lunghi calcoli a giustificare le
definizioni date. La stessa questione si presenta una terza volta a
pag. 15 del Kirchhoff, e cos via.
Il Kirchhoff si mette per una via lunghissima, per la percorre
rigorosamente. Ma sonvi altri Autori, anche di Calcolo infinitesi
male, che dnno definizioni p. es. per la lunghezza dun arco o per
larea di una superfcie, nelle quali entrano esplicitamente gli assi
coordinati, e si dimenticano poi di provare che ci che definito ,
un ente collegato colla sola figura oggettiva, e indipendente dagli
assi coordinati.
Possiamo pure paragonare il primo esempio di moto studiato
dal Kirchhoff* (pag. 6 e 7) colla trattazione del Castellano. Esso il
moto dun punto pesante supposta costante la gravit. Il primo
sceglie tre assi, quello delle z verticale, integra le tre equazioni
differenziali; eliminando convenientemente il tempo, trova che la
traiettoria piana; riferisce allora la curva a due assi in questo
piano, e continua il suo ragionamento. Il Castellano (pag. 28) invece
scrive lequazione
P" = a ,
che integrata d successivamente
P ' = PJ + od
349
350
GIUSEPPE PEANO
Nota.
3 53
GIUSEPPE PEAN
354
= 4+ 1= 5
. + =
* =
= 8 -f 2 = 10 ,
= 128 + 32 + 8 + 2 = 170 .
355
a,
d i,
in , p er,
con
356
GIUSEPPE PEANO
A d es.
si leggono colle sillabe assunte prima
come tipo.
I suoni con cui si leggono, secondo le convenzioni ora fatte,
i 256 gruppi di 8 cifre binarie sono fra loro abbastanza distinti.
Essi sono comuni alle lingue ariane. In altre lingue civili mancano
alcuni di questi suoni ; si potranno allora sostituire con suoni
prossimi. Ad es. in cinese mancano le mute molli
d, g ; ma sonvi
sempre due serie di mute p , t , Jc, p t % Jcf7 con cui si potranno
leggere le tre prime unit binarie.
Se in una lingua non comparissero altre sillabe che le 256
sopra considerate, sarebbe senzaltro costrutta una scrittura appro
priata ad essa/ Ma nelle principali lingue sonvi altre sillabe. Il
classificare e numerare i suoni delle varie lingue parlate* e costrurre
un alfabeto universale per scriverli fu ritenuto problema pari a
quello della pietra filosofale (*). I suoni variano da nazione a nazione
per gradi insensibili ; e sono in numero infinito. Per in ogni lingua
i suoni usati sono pochi ; le differenze regionali di pronunzia sono
trascurate. Le lingue europee esprimono i loro suoni colla ventina
di segni dellalfabeto fenicio, i quali in origine rappresentavano
sillabe, come quelli qui introdotti. Con maggior facilit si potranno
rappresentare coi 256 segni della scrittura binaria.
L importanza pratica della questione mi porta a formulare
alcune di queste convenzioni, conducendo a termine la scrittura
binaria della lingua italiana.
Le consonanti palatali italiane ci e gi, comuni a moltissimi
popoli, si rappresentino come in italiano; cio coll unione della
gutturale colla vocale i : ^
$ . Per indicare le sillabe chi, gii
basta separare la gutturale dalla vocale V ,
.
L assenza delle unit dordine 5, 4 e 3, rappresentanti le
vocali, significhi vocale muta. Ad es. , ha per nome bet e per
valore fc, * ba per nome emt e per valore m. Cos si hanno i segni
per rappresentare le consonanti isolate.
Col segno u intenderemo la vocale o ; il dittongo au si rap
presenter separando i segni della e dellw.
La vocale e si rappresenter colla riunione dei segni dell t e
dellrt. Separati significano ia o ai} a seconda dellordine in cui si
seguono. Questa rappresentazione delle vocali e ed o mediante le a,
t, u presa dal sanscrito ; e trovasi pure nella scrittura francese#
(*) Cosi l l i s , Encyolopdia britannica , voce Speech, dopo aver introdotti 243
simboli per indicarli.
357
GIUSEPPE PEANO
358
^ ^
fc
v?
Oo l O
359
O. S t o l z u n d I. A . G m e i n e r
TJieoretische ArithmetiJcj I. L e ip z ig ,
Teubner, a. 1900.
n nome dello Stolz ben noto nel mondo scientifico pei suoi
lavori originali, e pei suoi trattati di Aritmetica e di Calcolo infi
nitesimale, ove si osserva un rigore eccezionale insieme alluso degli
ultimi risultati cui pervenne la scienza su questi soggetti. quindi
con piacere che sar appresa la notizia di questa nuova opera. Esso
un trattato scolastico ; e quantunque espresso col linguaggio ordi
nario, per la sua precisione si pu subito paragonare punto per punto
col Formulario, a. 1901, che indicheremo con F.
Nella l a sezione, che serve dintroduzione, dopo aver introdotta
Videa di grandezza, in modo che la si pu considerare come idea
primitiva, PA. si occupa a p.2 delPeguaglianza, enunciandone le tre
propriet caratteristiche (F 1 P10*l-*3). Ed aggiunge la condizione :
Je zwei Dinge des Systemes mlissen entweder gleich oder ungleich sein , la quale non una propriet delPeguaglianza, ma un
principio di logica, se colla parola ungleich = diseguale si intende
non eguale (F4 P I *2 e 3*6).
L A. d al segno = un significato pi ampio di quello che abbia
nel F, e quindi non ammette la 1 P10*6. Diversamente detto, PA.
considera varie specie di eguaglianza, tutte indicate collo stesso se
gno = . Invece nel F il segno = rappresenta costantemente unegua
glianza sola, detta anche identit. Le relazioni soddisfacenti alle con
dizioni *1*2*3 di 1 PIO sono espresse col segno = accompagnato
da altri segni. Ci necessario a farsi nel F.
A p.5 PA. parla del segno < , che considera come rappresen
tante unidea primitiva, determinata mediante un sistema di pr*
361
a, b, c, d e
o:
4)
5)
6)
7)
362
GIUSEPPE PEANO
8) a > c .
13)
14)
16)
15)
complicata
quot(a,fc) + quot(c,d)
17)
complicato
18)
8) =
P4-1
10) = idem
=bxc.
Def3. si dice che a/> c/d , quando ad^> bc ,
Questa 3 def. non omogenea (F p.8). Come pure non omo
genea la D f del prodotto di due frazioni (/5*2).
La def. della somma resa sensibilmente omogenea mediante un
teorema precedente (p.59) ma complicata.
A p.61 PA. introduce i numeri negativi, facendoli dipendere
da coppie di numeri positivi, e imitando il processo seguito per
introdurre gli irrazionali.
A p. 63 PA. indica con |a| il valor assoluto del numero a,
e adduce ragioni per provare che questa notazione pi comoda
della moda di Cauchy. Queste ragioni trovansi gi esposte, e discusse
nel F p.84 e la ragione per cui ivi si preferisce la notazione di Cauchy.
p.64 Teor. 1 = mod 1*4.
La regola dei segni (p.65) = F x 6, non assunta propriamente
come definizione, ma conseguenza immediata della Df.
363
G. A r z e l .
U. C.
Co n f r o n t o d e l f o r m u l a r i o c o n l e l e z i o n i e c c .
365
IUSPP PEANO
'
( D a r b o u x a.1875 p.GGj
cio :
Sia / una quantit funzione duna variabile compresa nellin
tervallo da 0 ad 1 . Supponiamo finiti il limite superiore e il limite
inferiore dei valori della funzione nellintervallo considerato.
Fissiamo una quantit positiva (arbitrariamente piccola) lu
Allora si pu determinare unaltra quantit positiva le tale che:
comunque si divida lintervallo da 0 ad 1 in n parti (n un numero
naturale), coi valori crescenti #0= 0 , x i9 a?2,... xn = 1 ,
ma in guisa per che lampiezza dogni intervallo parziale sia </c,
ne risulta sempre che la somma s' dei prodotti delle ampiezze degli
intervalli parziali pei limiti superiori della funzione in quegli inter
valli, differisca dallintegrale superiore S' meno di h .
p.37. Che non si possa determinare una successione assegnan
done ad arbitrio gli infiniti termini, gi risult in MA. t.37 p.208-210
e p.223. E ci perch intraducibile in simboli di logica matematica
siffatto ragionamento. Nella trasformazione del suddetto lavoro fatta
dal Mie, queste questioni di Logica furono eliminate. E questa os
servazione ha molta importanza pratica ; perch si)esso nei libri co
muni si danno dimostrazioni di questa forma, inconcludenti. Sarebbe
tale ad es. quella del nostro A. a pagina 3, ove non vi si trovassero
le due ultime righe, che la rendono del tutto rigorosa.
p.41 d). Teorema di Weierstrass,. generalizzato = lim Gl-].
p.56 d). Facendo maggior uso degli integrali superiore ed infe
riore, qualche Dm si semplifica; si confronti con S 3*1.
p.61. Primo teorema della media == S 3*61, colla stessa Dm.
p.64. Gli eleganti calcoli di alcuni integrali, dedotti direttamente
dalla Df, gi interessarono il D.r Boggio, che li tradusse in sim
boli in RdM, ed ora trovansi nel Formul. p.182...
3 6?
Dfp
(*) Questa definizione d e lV A R Z E iA (qui scritta per la prima volta sotto forma
simbolica) possbile (per le funzioni definite in nn insieme generico) solo ae si
ammette il principio della scelta. Cfr. : U. C a s s i n a , Teoria dei lim iti, Rend. Ist.
Lomb. (3), 70 (1937), pp. 13-48, cap. II.
. C.
68
Gi u s e p p e p e a n o
C o n f r o n t o d e l f o r m u l a r i o c o n l e l e z i o n i e CC.
3 69
H p l0 '2 .3 .
D([2'(Mu^l|)i,Ko)]|-2;,q/ n03(mod2;<moda),ij7j =
/). Aggiungere al Formul.
liin 31-11
x, y, te',
' e q (') . o :
1.
Df
2.
E(a?, 0) =
Df
3.
Df
4.
Df
(*) <1 s ig n if ie
nombre rel .
371
- y) = E y') + E( - V , -
y)
(x x ' f = (y' y f
et, puisque
Df
3= 2+ 1
Df
72
GIUSEPPE PEANO
In questa nota usato per la prima volta il latino sine flexione introdotto
nel lavoro n. 126 (del 1903), contenuto nel vol. II di queste Opere scelte".
JJ. C.
374
GIUSEPPE PEANO
zweitens darin, eine solche Verknpfung als Zahl im erweiter ten Sinne des Wortes zu defnieren und dadurch den Begriff der
Zahl zu erweitern ;
drittens darin, zu beweisen dass fur die Zahlen im erweiterten
Sinne dieselben Siitze gelten, wie fr die Zahlen im noch nicht
erweiterten Sinne;
viertens darin, zu defnieren, was im erweiterten Zahlengebiet
gleich, grosser und minor heisst .
\
Versione :
Principio de permanentia ex quatuor articulo consta :
1 . ad omne signo-reunione (*) qui non repraesenta numero qui
nos ante defini, nos tribue tale senso, ut nos posse tracta reunione
ju xta idem regula, velut si hic reunione repraesenta numero, qui
nos ante defini;
2. nos defini hic reunione ut numero, in lato senso de voca buio, et ita nos extende idea de numero ;
3. nos demonstra quod per numero in lato senso omne theo rema vale, ut per numero in non lato senso ;
4. nos defini, quod in campo de numero lato nos voca aequale,
maiore et minore .
Si omne regula et omne theorema super numero in senso non
lato subsiste super numero in senso lato, necesse es ut numero in
senso lato es identico ad numero in senso non lato. Nam duo ente
es inter se aequale, si omne proprietate de uno es quoque proprie
tate de alio. Hoc es ipse definitione de aequalitate:
Eadem sunt quorum unum in alterius locum substitui potest,
Salva veritate (Leibniz, vide Formulario (t. IV ) 2, P4*3) quod me
traduce: P lu re ente es idem, sinos posse substitue uno de ille in
loco de altero, et veritate (de propositione) es salvo .
Quum nos trans-i ab uno specie de numero ad specie magis
lato, semper debe omitte aliquo proprietate.
Relatione
a-\-b^>a
es vero per numero absoluto, falso per numero cum signo.
Si nos trans i ab numero imaginario simplice ad quaternione,
nos omitte proprietate commutativo de producto.
PRINCIPIO DE PERMANENTIA
375
376
GIUSEPPE PEANO
Hoc es, si nos assume absurdo, non solo nos posse deduce lege
de commutatione, sed omne lege qui nos velle, nam ex absurdo
omne consequentia deriva.
Non sub forma de principio absoluto, sed sub forma de consilio,
lice quod nos dice:
Quum nos introduce novo calculo, es multo utile quod nos
sume nomenclatura et notatione ita ut novo calculo fie quam ma
xime simile ad calculo antiquo .
Me dice quam maxime simile , nam identico es absurdo.
Ita Algebra, qui indica cum idem signo
X , ==... operatione
non solo inter numero integro, sed etiam inter fracto, es magno
progresso super longo methodo de antiquo graecoj Algebra reduce
toto libro X de Euclide, noto per magnitudine et difficultate, ad
uno pagina, qui professore sole doce in uno lectione in Instituto
tecnico (3).
In saeculo ultimo plure auctore indica cum idem signo -f-, sive
summa de algebra, sive resultante de vectore, et ita construe Cal
culo geometrico, qui in respecto ad Geometria, es idem progresso
quam Algebra in respecto de Arithmetica graeco.
Tunc principio de permanentia idem es ac principio generale
de oeconomia, qui subsiste in linguistica, didactica et politica, ut
demonstra E. Mach, in capitulo de natura oeconomico de progresso
physico de Popular Vorlesungen, Leipzig a. 1903.
378
GIUSEPPE PEANO
Q = quantit o grandezza,
N" = numero naturale,
e = , sono,
D = si deduce,
e i punti di divisione. La proposizione tradotta in :
P r o p o s i z i o n e 1.
a , b s Q meN D m (a + b) ma -f- mb ,
esprimente un caso della propriet distributiva di x rispetto a + .
Passiamo a tradurre la proposizione 2 :
Se la prima grandezza sia moltiplice della seconda come la
terza della quarta, e la quinta sia moltiplice della seconda come
la' sesta della quarta ; saranno anche la prima e la quinta insieme
moltiplici della seconda, come la terza e la sesta insieme sono mol tiplici della quarta .
Chiamiamo a , b , c , d , e ,/ le grandezze prima, seconda , . . . se
sta, m il come la prima grandezza moltiplice della seconda, e
n la ragione della quinta alla seconda. La proposizione viene tra
dotta in :
, b j O} d f e ,/eQ -i , 9iN*a-= m b-o=^m de == n b - f i-3 a
e
= (mi
t) b c
|f = (wt ii) d
Elimino le lettere a , t f , e , / , sostituendole coi secondi membri
delle equazioni in cui esse figurano :
b , d e Q m , n e 'N D mb
nb = (m + ) b md
nd = (m -f- ) d.
. C.
379
U. C.
3 80
GIUSEPPE PEANO
382
GIUSEPPE PEANO
(a + b)/c .
La remarque que dans |a + b |, les lignes | | remplissent sans
ambigut au double rle de signe dopration et de parenthses, est
analogue lautre quon peut supprimer les parenthses au commen
cement et la fin des formules.
Ainsi lcriture
+ &)( + * ) ] ( + /
est aussi claire que
Gli esami clie si danno nelle nostre scuole sono spesso inutili,
e non di rado dannosi. Il governo e gli enti pubblici in generale,
debbono dare ogni specie di istruzione.
Ognuno si serva di questa istruzione largamente impartita se
condo le condizioni proprie e della sua famiglia. Chi pi. impara,
pi sar potente. Ma lattestazione che il governo d cogli esami
ufficiali, e a cui tutto il pubblico italiano crede, ha pochissimo valore.
Nella vicina Svizzera, un ragazzo di 6 anni inscritto nella
prima elementare, a sette anni nella seconda, e cos via. Non av
viene lo sconcio che un ragazzo sia rimandato, una o pi volte,
come da noi, sicch un giovinotto di 16 anni frequenti la classe di
quelli di 12 anni, in cui completamente spostato, e in cui cor
rompe le menti dei suoi compagni. Ognuno fa dellinsegnamento il
profitto che pu. Gli esami ci sono pr forma per gli allievi; dati
alla presenza dun ispettore governativo, servono solo a riconoscere
che il professore ha fatto il proprio dovere. Non ci sono premii o
distinzioni speciali che producano invidie fra i piccoli alunni. Per
gli alunni deficienti sonvi scuole speciali.
un vero delitto contro lumanit il tormentare i poveri alunni
con esami, per assicurarsi che essi sappiano cose che la generalit
del pubblico istruito ignora.
Cos nelle scuole superiori, e nellUniversit.
Queste scuole superiori danno un titolo agli allievi che segui
rono con profitto i loro corsi; ma questo titolo, raccomandazione
efficace per trovarsi un impiego, non ha valore legale.
In Svizzera, Germania, Inghilterra, America, la professione
dellingegnere libera.
3 84
GIUSEPPE PEANO
III
presente articolo scritto in Interlingua; e cosi il lettore
pu farsi unidea del movimento, accentuatosi in questi ultimi anni,
in favore della lingua internazionale.
Sonvi pi specie dinterlingua, con varii nomi ; tutti basati su
grammatica minima, e sul vocabolario oggi internazionale. Alcuni
giornali matematici, quali L Enseignement mathmatique di Ginevra,
e il Mathesis di Gand, ed altri italiani, cominciano a farne uso.
L Interlingua qui usata il latino sine flexione . Le sue re
gole risultano evidenti a chi avr la pazienza di leggerne una pagina.
Per ulteriori spiegazioni, vedasi il mio Vocabulario commune, 2* ediz.
1915].
Euclide expone proprietates de numeros irrationale in plure suo
libro ; in modo speciale in libro X. Tractatione incipe in libro Y.
Me trascribe definitione N. 5, cum versione interlineare :
aEv
In
tco
>t>
Xycj)
pieydr]
Jlcy ercii
etvai jtQcjtov
jtq
tou
Jtgakou
xa
quando
illos
de
primo
et
et
TCrou
lodfou
aioXXajdacia
ta>v
tofi
eutQOU xa tetfxptou
tertio
aequo-vice
multiplices
de-illos
de
secundo
aequo-vice multiplices,
xatou
quarto,
secundo
aaxi
tertio
tav
per quocumque
apia ujcepeXiri
r\
cl\lol
et
quarto
jtoM,ajtX(xaicta|j,v exatepov
multiplicato
Xaa. ' fj
a^ia
singulo
Meijrfl
de'Singulo, aut simul supera, aut simul aequo es aut simul defice,
JiT]<pOevTa
xatdXXrjXci.
sumptos
correspondentes.
386
Gi u s e p p e p e a n o
. ma = nb , q m>n ,m c = nd:
De f i n i t i o n e d e n u m e r o s i r r a t i o n a l e s e c u n d o e x c u d e
x, y e Q . Q
y.
:z
. z = x . Q z . z = y:
. z > x . Q *. z > y
Nos die que duo numero reale x et y es aequale, quando omni
numero rationale z , minore de x es minore de y j et omni rationale
majore de x , es majore de y; et si z = x , resulta etiam z = y .
Et in modo plus breve:
Duo numero reale (irrationale) es aequale, per definitione,
quando omni numero rationale minore de primo es minore de se
cundo, et viceversa ,
aut quando classe de numeros rationales minore de primo
coincide cum classe de rationales minore de secundo .
Logica-mathematica adopta signo a, pro indica operatione inver
so de e. Signo ^ significa et . Ergo R ^ z s (z < x) significa ra
tionales et z tale que satis fac conditione z < x .
Tunc definitione de Euclide sume forma :
X j y e Q . y t x = y . . R ^ z 3 ( z < ^ x ) R ^ z s ( z <Cy),
scripto in Formulario mathematico, editio V, 1908, pagina 105,
Prop. 2*1.
Ergo omni numero reale x divide rationales in duo classe, ra
tionales minore de x , et rationales majore de x. Isto divisione es
vocato sectione ( Schnitt ab Dedekind in 1872). Euclide pone per
definitione, que duo numero reale es aequale, si responde ad identico
sectione de rationales.
388
Gi u s e p p e p e a n o
U. C.
890
GIUSEPPE PEANO
391
392
GIUSEPPE PEANO
393
394
GIUSEPPE PEANO
395
d simboli. Ma sempre volle affermare che Egli li ottonile servendosi dei simboli
della logica matematica. Vedasi ad esempio la sua comunicazione al Congrosso
internazionale di filosofa, Parigi, 1900, col titolo L a Gomtrie comme systme p u
rement logique, specialmente a pag. 381.
E, incaricato del discorso inaugurale per lanno 1906-07 nella R. y^niversit
di Catania, il Pieri scelse come tema Uno sguardo al nuovo indirizzo l gico-matematico delle scienze deduttive. Il discorso stampato neU Annuario di 'quella Universit, ed una limpida esposizione di questo grande movimento scientifico,
fatta in modo accessibile al pubblico non matematico, che ivi pu farsi rapida
mente unidea chiara della questione.
In quel periodo di tempo una schiera di illustri matematici italiani lavor
nello stesso indirizzo. Sicch nel 1900, L. Conta rat, mentre dichiara che l'cole
italienne avait atteint des rsultats merveilleux de rigueur et de subtilit , era
ancora incerto si lon devait les attribuer Futilit du symbolisme logique ou
la pntration des savants qui le m anient; ma noi 1905 afferma senza esitare,
que c'ost Finstrument indispensable pour rejoindre la puret logique des con
cepts, et la rigueur dductive des raisonnements.
(3) Cambridge, University Press, Vol. 1, 1910, pag. 666 ; Vol. 2, 1912, pa
gine 722; Vol. 3, 1913, pag. 491.
(4) Fra gli Autori di, altre opere importanti di logica matematica ci limi
tiamo a rammentare i seguenti :
Il prof. Huntington dellUniversit di Cambridge in America, il quale, nella
serie di scritti pubblicati nelle Transactions of the American Math. Society , a
partire dal 1902, analizz le idee di grandezza, di numero reale, dei gruppi di
sostituzioni, ecc., usando ivi in parte il simbolismo logico, e dichiara servirsi dei
lavori dei prof. Burali-Forti, Padoa, Couturat, Amodeo II prof. Moore dellUuiversit di Chicago, il quale ha applicato il simbolismo della logica matematica
a studiare il nuovo problema delle equazioni integro-differenziali, in una comu
nicazione nel 4 congresso matematico internazionale di Roma nel 1908, e poi nel
396
GIUSEPPE PEANO
##
Bisogna dunque distinguere fra opere e opere di logica mate
matica . Se giuste sono le critiche di Eugenio Rignano contro co
loro che considerano la logica matematica quale scienza a s, i cui
lavori, verissimo, sono spesso poco proficui ; invece pi non lo sa
rebbero allindirizzo di coloro, quali quelli da me citati, che consi
derano la logica matematica come uno strumento utile per risolvere
questioni matematiche resistenti ai metodi comuni. Del resto quanto
riconosce il Rignano stesso l dove afferma lo scopo completamente
raggiunto e lutilit del nostro Formulario. Che con un simile stru
mento simbolico nuovo si siano ottenuti risultati nuovi, risulta dalle
dichiarazioni concordi degli autori che ne fecero uso. E che questi
risultati nuovi siano importanti, risulta dal fatto che i lavori fatti
col simbolismo logico furono letti, citati da numerosi autori, e ser
virono come base a nuove ricerche.
libro Introduction to a Forvi o f generai Analysis, 1910. Lo stesso metodo fn appli
cato dalla Dottoressa Maria Gramegna, vittima del terremoto di Avezzano nel
gennaio di questanno, nello scritto Serie di equazioni differenziali lineari, pubbli
cato in A tti della R. Acc. delle Scienze di Torino, 13 marzo 1910.
Menzioner ancora i lavori del prof. Cipolla dell'Universitft di Catania, re
lativi alle congruenze, pubblicati nella Rivista di Matematica . E il libro tanto
apprezzato : G. Pagiiero, Applicationes de calculo infinitesimale, Torino, Paravia,
1907, tutti scritti in simboli. E nel campo didattico, i varii trattati di Aritme
tica e di Algebra, del prof. Catania, in Catania, ove non si fa uso di simboli,
ma vi si applicano i risultati della logica matematica, e cos ne risulta nn'esposizioue chiara, semplice e rigorosa ; le quali qualit sono generalmente unite.
grazie ai collaboratori prof. Castellano, Vacca, Vai Iati ed altri, che il Formulario
mathematico pervenne allo stato attuale.
398
IUSEPPE PNO
Il
rapporto di due numeri a e b indicato nei varii libri, colle
notazioni imilineari a/b , o a : b , o
e pi comunemente colla
_1___ 1__ J_
2
3 ~
(*) Federazione italiana fra i lavoratori del libro, Sezione di Torino, Tariffe
dicembre 1912.
399
G r a y and M a t h e w s ,
P ie r p o n t ,
400
GIUSEPPE PEAN
una linea. La stessa cosa avviene per gli indici am. Gli accenti, o mi
nuti di a' a " sono fusi sul corpo 10, e si compongono correntemente.
In molte tipografie, gli esponenti pi frequenti 1 2 3 ..., sono f usj
sul corpo 10, e si compongono correntemente senza riporto. Col ri
porto si pu comporre a ) coi caratteri in corpo 10, essa assumer
la forma a. Il compianto professore Cuccia, fondatore del Circolo
matematico di Palermo, impiant una tipografa matematica onde pub
blicarne i Rendiconti. Egli fece fondere le lettere e segni che pi spesso
si presentano come esponenti ed indici, sul quadrato di corpo 5. Allora
lesponente di am- n ha la forma della s c r i t t u r a a m a c c h i n a ,
in cui tutte le lettere sono equidistanti. In tal modo, loperazione
del riporto pi facile.
#
* #
Ma se lesponente o indice ha alla sua volta esponenti, o indici,
od una frazione, 0 una espressione qualunque plurilineare, lesecu
zione tipografica diventa difficile. Non sono in uso corpi tipografici
inferiori al 5, perch i caratteri resulterebbero microscopici. Quindi
nellespressione amy, le lettere m ed r sono necessariamente dello
stesso corpo 5. E per attaccare la r alla , col coltello o con altri
strumenti, si taglia una parte del carattere della lettera r. Le lettere
tagliate non servono pi per una nuova composizione. Il taglio non
si pu eseguire colla precisione con cui le lettere sono fuse j perci
queste lettere oscillano nella pagina composta ; la formula a + b ve
rificata nelle prove di stampa potr risultare stampata + a b. Inoltre
alcune volte quasi tutta la formula risulta composta nel minutissimo
corpo 5, di lettura faticosa. In una formula le varie lettere hanno
eguale importanza, e non c ragione di renderne una parte meno
visibile dellaltra,
#
##
De Morgan nel 1845 adott per la potenza un segno, che nel
Formulario mathematico da me edito, ha la forma
=
Il
segno h (leggi elevato) la ]/ capovolta. Questo segno usato
nel Formulario suddetto solo in qualche formula, per poter esprimere
la propriet distributiva dellh rispetto al x , analoga alla distribu
tivit di X rispetto + . ivi anche usato quando lesponente una
formula lunga. Fu pure adottato in alcuni libri di matematica ele
mentare.
401
ia + b
diventa
y (a -J- b).
si scriver
n
2
Jsen x dee = 1 ,
o
20
402
GIUSEPPE PEANO
) =
1,
403
404
GIUSEPPE PEANO
(*) L esecuzione tipografica delle form ule matematiche , Atti Aco. Torino , 26
die., 1915, ristampato nel Bollettino di Matematica , diretto dal professor C o n t i .
L e i b n i z , in Monitnm de characteribus algebraicis , Opera, t. I l i , pag. 416,
pubblic uno stadio analogo sui caratteri del suo tempo.
(Trattasi del precedente lavoro n. 178.
U. C .)
GIUSEPPE PEANO
406
a/b e ~
_1____ 1 _ _ J _
2
407
GIUSEPPE PEANO
408
j2000
409
(*) La storia del simbolismo algebrico si trova, insieme a tante altre cogni
zioni utilissime, in Y o u n g , I concetti fondam entali d ^ P Algebra e della Geometria,
versione e note di Domenico Mercogliano, Mannali PiuVo, Napoli, anno 1919.
AREA DE RECTANGULO
411
412
GIUSEPPE PEANO
AREA DE RECTANGULO
413
414
GIUSEPPE PEANO
U presente lavoro una nnova edizione, con aggiunte varie, del lavoro n. 196
(in data 1 gennaio 1922).
Esso stato riprodotto con alcune modifiche nellopuscolo n. 203 (Giochi di
aritmetica e problemi interessanti, 1924, pp. 83-51).
(Per la dimostrazione ed il commento di alcune formole di questo lavoro
cfr. : U. Cassina, Calcolo numerico, Zanichelli, Bologna, 1928, $ 10, 174-192).
U. C.
GIUSEPPE PEANO
416
feb. 31,
aug. 212,
mar. 59,
sept. 243,
apr. 90,
oct. 273,
majo 120,
nov. 304,
jun. 151,
dee. 334.
417
+ 10000 die.
1) die.
9 2 + 10) die.
418
GIUSEPPE PEANO
S (luna-die) = 1,
...
S (sabbato) = 6.
419*
= d + 30 (m X) + (3w 1) quot 5.
Primo expressione es in Bertrand, Algbre 7 cap. I.
15. Cum conventione de 14,
S mense romuleo m [26 (m -|- 3) quot 10] rest 7.
Zeller, Problema calendarii, Bulletin Soc. Math. 1883.
si
Epacta es vocabulo grco, que significa addendo. Regula prcedente pro tate de luna es nuntiato ab Metone de Athen, in jocos
olympico de anno 431.
17. Pro E (lege epacta) de mense nos sume :
E
=
jan. feb. mar. apr. maj. jun. jul. aug. sep. oct. nov. dee.
0 1
0 1
2
3 4 5
6
7
8
9.
tate de luna, die d, mense m, anno a =
(d -f- E mense m -|- E anno a) rest 30.
4 20
GIUSEPPE PEANO
421
1/400) die
1. Grandezze.
Q , nel Formulario, indica quantit numerica , o numero
reale positivo .
G , in questo lavoro, sta in vece della parola grandezza .
1.
a 6G . m Q . q w a 6G .
423
le propriet :
2.
aG-.wi,tteQ.0:lx<i=<t
m X a a .o .m = 1
m{ n a ) (m n) a .
Di queste sole propriet 1 e 2 noi faremo uso nel presente
lavoro.
Per un pi ampio sviluppo, vedasi :
G. B u r Al i - F o r t i , Logica matematica, 2* e d v a. 1 9 1 9 j
L. D e l l a C a s a , Rapporto di grandezze eterogenee, A tti R.
Acc. Torino , a. 1 9 1 6 ;
e i trattati scolastici del prof. S. C a t a n i a .
Euclide fa uso continuo delle grandezze, senza definirle.
Herone, anno 150, d la definizione:
Myefls lati t aitavo ^levov xa te^v^evov el aiteipov,
grandezza ci che si pu aumentare (moltiplicare) e dividere senza
limite ; cio grandezza ci che si pu moltiplicare per una fra
zione, il che simile alla Prop. 1.
B o s s u t , Cours de Mathmatiques, a. 1790, diede la definizione :
On appelle grandeur tout tre susceptible daugmentation ou
de diminution. Questa definizione penetr in tutti i trattati scola
stici ; fu adottata da Bertrand, i cui trattati, per lalto valore scien
tifico e didattico, si diffusero in tutto il mondo, trovando numerosi
imitatori.
Alcuni autori moderni criticano quella definizione, come troppo
ampia, perch la bont, la bellezza, sono suscettibili di aumento e
di diminuzione, e non sono grandezze matematiche.
Effettivamente, 1 metro, 2 grammi, il diametro terrestre, sono
grandezze, e non si possono n aumentare, n diminuire. Quella de
finizione non conviene ad alcuna grandezza determinata j ma accenna
a definire una classe di grandezze.
Q a , prodotto duna quantit numerica per la grandezza a ,
indica la classe delle grandezze omogenee con a . Non neces
sario di introdurre un simbolo o una convenzione nuova, per espri
mere questa idea.
Usando le abbreviazioni
0 = centimetro, G = gramma (*), S = secondo di tempo,
(*) Scrivo gramma, e non grammo, perch questa parola viene dal francese
gramme, che deriva dal greco ypa^jia yed|xp.aTO, che aveva, fra gli altri, il si
gnificato di linea tracciata sullasta della stadera, o piccolo peso. Quindi la dob
biamo terminare come in problema , lemma, eoo. Viceversa, secondo .letimologia,
dobbiamo scrivere parallelogrammo .
424
GIUSEPPE PEANO
avr :
Q C = lunghezze,
Q G = masse,
Q S = tempi.
a e G . b 6 Q a . q . b/a x Q ~ m
(m a = b ) .
b/a = (b/i)/{a/u),
essendo u lunit di misura. Essa esprime il segno / del primo mem
bro mediante lo stesso segno / ripetuto tre volte ; e precisamente in
bju e a/u questo -segno / ha lo stesso valore che nel primo membro.
Inoltre questa eguaglianza non omogenea; a/b deve essere definito
mediante le sole a e b , ed essendoci nel secondo membro ancora la
(2) i indica loperazione inversa della iota del Formulario .
425
a t G . b Z Q a . Q t a - \ - b = ( l - \ - b/a) a
.0 :a > 6 . =
. a/& >
esprimono la somma di due grandezze omogenee, e la relazione > mediante il rapporto. Sono definizioni p ossibili.
3. Proporzionalit.
In alcuni trattati scolastici sta scritto :
Due grandezze diconsi proporzionali, quando ... .
E qualunque cosa si dica dopo il quando, la frase un metro
proporzionale ad una lira * non ha senso.
4 26
GIUSEPPE PEANO
A ltri dicono :
Due grandezze variabili diconsi proporzionali, quando ... .
Esempi, un metro, un gramma, sono grandezze non variabili, e
nessuna grandezza (determinata) variabile. Alcuni per grandezza
variabile intendono classe di grandezze , quindi grandezza varia
bile, o classe di grandezze non una grandezza. La definizione cos
modificata diventa :
Due classi di grandezze diconsi proporzionali, quando. . , , e
non ha senso dire che la classe delle lunghezze sia proporzionale
alla classe dei pesi. Infine altri dicono :
Una corrispondenza fra due classi di grandezze dicesi propor
zionalit, quando. . . .
Nelle proposizioni precedenti si usa la parola grandezza con
tre significati, il proprio in un metro una grandezza , quello di
classe in grandezza variabile , e quello di corrispondenza in va
riabili dipendenti . La critica facile si ottiene usando sempre la
parola nel senso proprio.
In vece di corrispondenza, si dice anche relazione , od ope
razione; il termine tecnico funzi one. Questa idea appartiene
alla logica generale.
Aristotele ha classificato tutte le idee in dieci categorie. La
quarta jiq ti = ad aliquid relatum ; ed egli cita come esempi
doppio, met, maggiore , che esprimono delle funzioni. Altri esempi
di relazione o funzione sono amico di , successore di .
Le frasi lunghezza del meridiano terrestre , area della su
perficie terrestre, velocit del suono, esprimono grandezze ; invece
le parti lunghezza di , area di , velocit di , esprimono fun
zioni ,* come doppio, met , e le parole lunghezze, aree, velocit
esprimono classi di grandezze.
Dalle dieci categorie di Aristotele derivano le dieci parti del
discorso secondo i grammatici ; ma la distinzione fra classe e fun
zione, che si trova in Aristotele, non si incontra pi nei gramma
tici ; non vi corrisponde quella dei nomi in sostantivi e aggettivi.
Sono funzioni log, sin , come pure a?2 |co , cio x 2 in cui
varia se , o quadrato di . Anche limite, derivata, integrale
esprimono funzioni. Ma siccome molti chiamano funzioni sin# , log,
a?2, ecc., cos alcuni autori moderni indicano questi enti col nome di
operatori.
La proporzionalit si pu definire in simboli cos :
a e G . / e G E (Q a ) . q .
/ proporzionalit . = : x Q .
qx . f
427
(x a) = x f a
b z Q a . o b . ( f b ) / { f a ) = b/a
*3
i , c e Q a . O M * / ( H c) = / H / c<
428
GIUSEPPE PEANO
2.
a x b b x a.
3.
a x ( 6 + c) = a x & + a x c .
(m ) x (t b) = m n ( a x b )
4 29
430
GIUSEPPE PEANO
U. C.
431
= 112 ore.
9 oro
giornata
4 32
GIUSEPPE PEANO
X ... X a
av+
1 X ... X aP
+ ,
m
m +l
m+ n 1
Q o G*
Cos fanno molti autori. Euclide, libro Y , definisce la ragione
di due grandezze; poi nel libro Y I I parla della ragione di due nu
meri, senza ulteriormente definirla ; dunque ritiene che i numeri sia
no grandezze.
Il sistema unitario u di grandezze non conterr quantit nu
meriche.
Ridurr in simboli di logica matematica questa definizione.
1. a Cls* Gr.(3
Q . Q*. g u n x ^ ( z Q x).
433
a Cls* G . u 6 Unitario di a . q :
z 6a
*
Q , q . (corrispondente in u di z) = i u n x a (z Q x) :
Q . Q .
= 1.
m, n e
. a G F 1 * (m -f- n) . p 6 q F 1* (m -f- n) . Q ,\
u Unitario di a l**'(m + n) .
I l j[r/(corrispondente in u di
a r )]*r |
n (
r, l"*mj
a, 6, c G . p , q q . o
a p+<i aP X a*
ab ba
a0 = 1
a (be) = (ab) e = a b e .
a/b = ab~l.
GIUSEPPE PEANO
434
v EG 'v Q 0
2 [i?r |r, 1* n r
(ar e Q 0 )] = 2 [p r \ r, (m + l ) (m + n)
r 3 (ar Q )].
8-
0! &0; c0 E G . / E G I' ;Q
*, y, * e Q 0 *,./ (*o>v K
Q b 0 . Q c0) . m, n, i> t q :
zco) =
* yn zPf ( a o) K co)
a EQ a0 . b e Q b0 . c Q c0 : q , f ( a , b, c) =
o) am bn oK
% "o co
435
436
GIUSEPPE PEANO
5, Prop. 1 :
Rettangolo di lati a e b = a x b .
Parimenti, senza alcuna convenzione, si lia :
Parallelepipedo ortogonale di lati a , b , c =
(cubo di lato l ) x x ! / x c ;
e si suol fare generalmente :
Cubo di lato 1 = 1.
Si potrebbe fare una convenzione diversa, ponendo p. es.:
Cerchio di raggio 1 = 1.
Gli angoli piani si sogliono misurare col retto, col grado sessa
gesimale =retto/90, col centesimale retto/100, col m ill retto/16000j
e infine col radiante, o angolo chiuso dallarco eguale al raggio,
= retto x (2jn). Questo nome fu proposto dalla Physical Society
of London , nel 1875 ; il relatore Everett, pag. 12, dice : lt is
proposed to give the name radian to the angle whose are is equal to
radius j e sotto la forma radian dagli autori inglesi, e radiante
dagli italiani, questo nome irradia molta chiarezza nelle formule con
angoli. Per alcuni autori oscurano il concetto, chiamando radiante
Parco-raggio.
In geometria ed in fisica si fa spesso
radiante = 1,
e si identificano gli angoli ai numeri astratti. Per questa conven
zione meno frequente delle precedenti ; ed pi pericolosa. Vedasi
E. V i g l e z i o , Calcolo del Radiante} Rassegna di Matematica ,
Roma, 1921.
Maxwell, nel suo trattato di Elettricit, anno 1873, si occup
del calcolo sulle grandezze. La Physical Society of London pub
blic i lavori del Committee for the Selection and Nomenclature
of Dynamical and Electrical Units nel 1875 j la relazione del se
gretario Everett ha per titolo JJnits and Physical Constants j la se
conda edizione del 1879. Le notazioni e convenzioni ivi proposte
furono adottate in tutti i libri d meccanica e di fsica j quantunque
alcuni temano di scrivere CGS~2, ma scrivano [C, G, S-2].
Richiamer le prime convenzioni:
Velocit = spazio/tempo = quantit di C/quantit di S =
quantit di C/S.
Esempio : Velocit della luce = 3 x IO10 C/S.
437
(*) Nel lavoro n. 197' (di eni allannotazione preliminare) egli indica le va
rianti che si hanno sostituendo al sistema centimetro-gramma-secondo (CGS) il
sistema centimetro-aqna-secondo (C aqua S), ove aqua = G C3 ( = densit del l'acqua nel sistema CGS).
Egli accenna inoltre ad altre trasformazioni analoghe.
. C.
(3)
L i p p m a n n , S u r la mesure absolue du temps, C. E. de lAcadmie , a.
1899, p, 1137, Usando i prodotti di grandezze, la deduzione immediata.
(Precisamente, nel lavoro n. 197', G. P e a n o ottiene la formola:
3900 S = aqna1/2 attractione-* 1/2,
ove aqua = GC-"3 e attractione = 6 48 x 108 x aqnal S2.
11 valore qui nsato, per la costante dellattrazione universale, un po minore
di quello comune.
U. C.)
4 38
GIUSEPPE. PEANO
1
foot
1200 (second)2
Principio di omogeneit.
439
440
GIUSEPPE PEANO
442
GIUSEPPE PEANO
V ARITMETICA
ECC-
443
la formazione dellintelligenza verso il vuoto e lartificioso, ma an cor pi il carattere morale, cui diverrebbe familiare l insincerit .
Soppresse queste definizioni dogmatiche, alla domanda : Che
cosa l addizione ? lallievo non sapr pi rispondere, vero, ma
non dir delle parole vuote di senso, che non capisce n lui, n chi
le insegna, n chi le domanda.
La Commissione critica e respinge quei pochi testi che conten
gono queste definizioni tautologiche.
10 mi procurai molti testi ad uso delle scuole elementari. Debbo
grazie alle ditte Paravia di Torino e Bemporad di Firenze che mi
mandarono le loro edizioni.
Prima di iniziare lesame sommario di questi libri, vada un
plauso di lode agli autori, maestri elementari, direttori, professori di
scuole superiori, le cui opere furono approvate o riprovate. Essi tutti
lavorarono per il bene della scuola. Solo chi fa nulla, al disotto
della critica.
Lo scopo della matematica, che si insegna nelle scuole, di ri
solvere i problemi numerici che si incontrano nella vita pratica.
11 problema pi comune una buona donna spese in zucchero
lire tante, e in caff lire tante. Quanto spese in tutto? E se com
per tanti chilogrammi di zucchero a lire e centesimi tanti per chilogramma, quanto spese %. Ma questi problemi ripetuti per decine
e centinaia di volte, come fanno alcuni testi, finiscono per annoiare,
perch non conosciamo quella buona donna.
Sono preferibili i problemi, in cui tanto i dati, quanto il risul
tato contengono qualche informazione utile. Alcuni libri danno le
distanze fra varie citt, e facendo viaggiare mentalmente gli alunni,
fanno fare delle addizioni. Anche i dati statistici servono a fare cal
coli numerici. Ma in realt i problemi pratici sono molto rari, e sa
rebbe utile che i periodici didattici per le scuole elementari e medie
ne pubblicassero.
La Commissione giustamente invita gli autori ed editori ad ag
giornare i libri di testo. un anacronismo il leggere in libri recenti
che la sterlina vale 25 lire, e il marco 1,20. Non potendo il libro
seguire il corso dei cambi, basta mettere la data. Esempio : Il 3
marzo 1924, 100 franchi francesi valgono 97 lire italiane, e la ster
lina vale 100 lire. Quanti franchi francesi vale in quel giorno la
sterlina ? .
I
calcoli sui numeri astratti diventano pi divertenti, se fatti
sotto forma di giochi. I quadrati magici, che esercitano nella somma,
si trovano ad esempio in Amodeo, e le operazioni curiose in cui i
444
GIUSEPPE PEANO
U. C.
445
446
GIUSEPPE PEANO
che fino allet di 8 anni, non si pone alcun libro di testo fra le
mani dei bambini. Il maestro fa sommare due rose con tre rose
reali, e non solo disegnate sul libro.
La nomenclatura nei libri di aritmetica, sovrabbondante. Le
parole unit, decina, centinaio sono duplicati di uno, dieci, cento.
Tutte le proposizioni di aritmetica si possono esprimere con soli
simboli, e basta un modo di leggere ogni simbolo. Introdotti i sim
boli pi, meno, moltiplicato, diviso, a rigore non sono necessarie le
parole addizione, somma, termini, poste, minuendo, sottraendo, dif
ferenza, resto, moltiplicando, moltiplicatore, ecc. Si possono conser
vare le parole appartenenti al linguaggio comune, e sopprimere
quelle che si trovano nei soli libri di aritmetica.
Cos soppresso nei testi le definizioni tautologiche, i problemi
non pratici, la nomenclatura sovrabbondante, laritmetica diventa
pi facile per lallievo e per linsegnante.
GIUSEPPE PEANO
4 48
. C.
450
GIUSEPPE PEANO
+ .....).
451
452
GIUSEPPE PEANO
(*) V ailati , Atti R. Accademia delle Scienze di Torino, voi. 33, 1897-98,
pag. 559 e segg.
453
ef = ac + bd j
(2)
454
GIUSEPPE PEANO
Numeros latino es :
1 uno, 2 duo, 3 tres, 4 quatuor, 5 quinque, 6 sex, 7 septem, 8 octo,
9 novem, 10 decem, 100 centum, 1000 mille.
Uno es ablativo ; cetero es nominativo aut invariabile.
Ex latino deriva numeros in linguas neolatino.
Italiano : uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci,
cento, mille.
Franco : un, deux, trois, quatre, cinfl, six, septf, /mitf, cm/, dia?,
centf, miZZe.
Hispano : no, dos, res, cuatro, cinco, seis, siete, ocfto, new, die;?,
ciente, iiJ.
Portuguez : uni, dous, res, quatro, cinco, seis, sete, otto, nove, t e ,
ce?ro, mil.
Romano (lingua de Romania) un, doi, tfrei,
cinci, sese,
sej)te, opw, noua, zece, suta, mie.
Numeros latino habe multos derivato Anglo :
1 : unanimity, uniform, union, unity, universe, university.
2 : dual, duplicate, bicycle, biennial, binary.
3 : triangle, trident, trinity, triple.
4 : quadrangle, quadrant, quadruped, quart, quaternary.
5 : quinary, quintessence, quintuple.
6 : sexagenary, sexagesimal, sextant, senary.
7 : september, septenary, septentrional.
8 : october, octant, octave, octuple.
9 : november, nonagenary.
10 : december, decimai, decimetro, decennial.
100 : centenary, centsimal, centigrade, centuple.
1000 : millesimal, millimtr, million.
4 56
GIUSEPPE PEANO
HISTORIA DE NUMEROS
457
ven,
458
GIUSEPPE PEANO
base decem, nam calculo primitivo es facto super decem digitos. Sed
vocabulos es differente.
Existe residuo de base 20, 12, 60.
In F., 80 es quatre vingts, id es quator per 20.
A. score, et T. Stiege indica numero 20.
Libra de Roma liabe 12 uncia.
Die consta de 2 per 12 hora. Hora es diviso in 60 minuta.
I. grossa, F. grosse, A . T. gross significa 12 per 12.
Astronomos de Babylonia divide circulo in 6 per 60, d es 360
gradu.
FINE
del Vol. I I I
G.
L.
adoa,
Revue de Mtliaphys. et de
O Cfr. la
B u l io g r a f ia
III,
III,
III,
31
I,
25
I,
33
I,
40
I,
47
I,
74
10. Integrazione per serie delle equazioni differenziali lineari, 1887 (titolo ed annotazione),
I,
82
I.
83
I,
91
II,
III,
37
II,
20
I,
93
II,
66
I,
95
464
GIUSEPPE PEAN
I,
97
III, 317
I, 100
I, 102
24. Sur une courbe qui remplit toute une aire piane, 1890,
I, 110
III, 323
i, 117
I, 119
I, 195
I, 201
III,
41
II,
92
III, 325
III, 328
II, 102
III,
80
II, 114
I, 204
III, 331
I, 210
III, 336
I, 213
49. Sur le thorme gnral relatif &l'existence des intgrales des qua
tions diffrentielles ordinaires, 1892,
I, 215
I, 218
III, 110
69. Sur les forces oentrales (Aggiunta ad una nota di E. Carvallo), 1893,
I, 223
III, 283
III,
B u lle
72
I, 226
III, 115
II, 122
II, 123
465
IH, 340
I, 258
II, 177
III, 285
I, 277
III, 288
III, 296
I l ; 189
84. Sul moto dun sistema nel quale sussistono moti interni varia
bili, 1895,
IH, 304
III, 158
III, 307
II, 196
III, 309
III, 167
II, 201
I, 282
n , 218
I, 285
II, 282
II, 288
III, 187
III, 215
III, 232
II, 297
III, 352
III, 249
II, 304
II, 362
111. Studio delle basi sociali della oassa mutua cooperativa per le pen
sioni, 1901,
I, 294
80
466
OlUSEPPE PEANO
III, 360
II, 369
III, 364
III, 370
III, 268
I, 107
II, 439
III, 373
II, 448
I, 326
I, 335
I, 337
III, 377
I, 171
III, 208
III, 381
III, 273
e differenziale, 1912,
I, 115
I, 359
I, 363
II, 458
I, 366
II, 384
III, 383
I, 369
I, 389
I, 410
II, 389
I, 419
I, 426
467
III, 385
I, 432
III, 389
II, 402
III, 397
I, 447
II, 417
I, 455
I, 465
II, 419
I, 494
I, 441
IH, 405
I, 516
II, 423
III, 410
HI, 415
IH, 422
III, 459
III, 441
205. Interlingua (Historia- Regulas pro Interlingua- De vocabularioOrthographia- Lingua sine grammatica), 1924,
II, 482
III, 447
IH, 449
III, 455
II, 503
INDIGE
Prefazione al vol. I l i
.......................................................................................Pag.
Y . G EOM ETRIA E FO N D AM EN TI
(2) Un teorema sulle forme multiple, 1881
.
.
.
.
.
.
(3) Formazioni invariantive delle corrispondenze, 1881 .
.
.
3
8
31
37
41
72
80
110
115
158
167
187
208
215
232
249
268
273
V I . M ECCANICA li A Z IO N A L E
(59) Sur les forces centrales (Aggiunta ad una nota di E. Car vallo),
1893
................................................................... 283
(77) Il principio delle aree e la storia di un gatto, 1895
.
.
285
(79) Sopra lo spostamento del polo sulla terra, 1895
.
.
.
288
(80) Sul moto del polo terrestre, 1895
................................................
296
470
IN DICE
(84) Snl moto dnn sistema nel quale sassistono moti interni va
riabili, 1895 ................................................................................................ pag.
(87) Sul pendolo di lunghezza variabile, 1896 .
.
.
.
.
................................................
(89) Snl moto del polo terrestre, 1896
304
307
309
V I I . V A R IE
(21)
(25)
(32)
(34)
(44)
(46)
(69)
317
323
325
328
331
336
340
343
352
360
364
370
373
377
381
383
385
389
397
405
410
415
422
441
447
449
455
459
461
463
469
F IN IT O
27
MAGGIO
1959
IN GUBBIO