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Giacomo Leopardi

La vita
Leopardi nasce a Recanati, un paese dello stato ponticio il 29 giugno del 1798. E glio del conte Monaldo,
un reazionario privo di senso pratico e amore per i gli, e della marchesa Adelaide Antici, una donna che
Leopardi descriver sempre come priva di sensibilit. Dei suoi tre fratelli Giacomo avr un buon rapporto solo
con Paolina.
Tra il 1809 e il 1816 Leopardi trascorrer sette anni da solo per formarsi grazie alla ricca biblioteca paterna,
lui stesso li denir sette anni di studio matto e disperatissimo . Questa ossessione per lo studio
provocher danni irreparabili alla struttura sica e agli occhi di Leopardi. In questo periodo traduce molto i
classici, rivelando la sua grande capacit traduttiva (fa scelte lologiche e lessicali molto originali).
Nel 1816 capisce che con la poesia pu esprimere passioni e interessi e questo comporter un grande
cambiamento che lui denir conversione letteraria dall erudizione al bello. In questo steso periodo
partecipa al dibattito classico-romantico e tiene delle corrispondenze con Pietro Giordani.
Nel 1819 Giordani gli fa visita a Recanati e ci lo spinge ad un tentativo di fuga che per non nisce bene.
Il padre cerca allora di avviarlo alla carriera ecclesiastica; questo lo porta a una riessione che scaturisce nella
sua adesione ad una concezione materialistica e atea che lui denir conversione losoca , ad esempio
sviluppa la teoria del piacere che viene esposta dal poeta nello Zibaldone: tutti gli uomini tendono al piacere
ma l uomo non lo pu raggiungere se non transitoriamente e in modo illusorio, ricerca incessante di qualcosa
di irraggiungibile. Tra il 19- 22 fase di grande produzione poetica (Idilli e canzoni civili).
Nel 1822 riesce a trasferirsi a Roma, ma con grande delusione si accorge che Roma ha lo stesso isolamento
che lui aveva attributo a Recanati, un paese che lui denisce troppo provinciale.
Fa dunque ritorno a Recanati e si apre la fase del silenzio poetico ( 23- 27) durante la quale scrive le
operette morali perch il pessimismo storico lo aveva sopraatto. (alcune di queste operette usciranno
sull Antologia, la rivista orentina)
A rompere il silenzio poetico sar un Epistola al conte bolognese Carlo Pepoli durante la sua permanenza in
questa citt.
Si trasferisce a Pisa nel 1828 dove rinasce la grande ispirazione poetica, pubblica a Silvia (che non un
idillio, una canzona libera, la prima di tante, libera la canzone petrarchista dei vincoli che presentava, per
questo libera ) con la stagione del ciclo pisano-recanatese. Gli idilli erano composizioni brevi, i grandi idilli
sono deniti cos perch pi lunghi; ma non sono idilli ma canzoni libere.

Nel 1830 si trasferisce a Firenze e va a vivere con Antonio Ranieri consolidando un amicizia che non lo
abbandoner no alla ne della vita; si innamora di Fanny Targioni Tozzetti, ma lei non corrisponde il suo
amore. All ennesima delusione d amore Leopardi reagisce in modo energico, non deprimendosi, lui deve
essere orgoglioso del suo essere e della sua forza espressiva anche se la donna non ricambia l amore. Questo
grande cambiamento di stato d amino, che lo sprona a reagire apre il ciclo di Aspasia ( 31- 37),
caratterizzato da poesie anti-idilliche

Dopo il 32 non scrive pi riessioni nello Zibaldone che lo aveva accompagnato per tutto questo tempo.
Comincia un periodo di critica verso il progresso (per la sua concezione della natura, secondo lui il progresso
non esiste, scienza e tecnica sono illusioni, la condizione dell uomo triste) e verso i moti liberali del 20-21 e
31 (Leopardi ragura rane e topi in lotta come progressisti e tradizionalisti e critica entrambi paralipomeni
della batracomiomachia ).

Inne si trasferisce a Napoli dove scrive La Ginestra o il ore del deserto. Per chi non aveva amato il cliclo
di Astasia fu ancora meno compresa, la ginestra viene scelta come titolo perch l unico ore che riesce a
crescere sulla lava. il tema sempre l indierenza della natura e il pessimismo, ma gli uomini alleandosi in una
social catena possono avere una consolazione che porta alla felicit, leopardi si apre al sociale per la prima
volta della sua letteratura (presocialismo di leopardi che parla di solidariet tra gli uomini). solo intorno agli
anni 50/ 70 (Binni) qualcuno per la prima volta apprezzer questa poesia.
Qui morir il 14 giugno 1837.

Lo zibaldone di pensieri
Lo Zibaldone fu pubblicata dopo la sua morte, Leopardi scriveva delle riessioni universali a partire anche da
situazioni personali. Ad esempio la teoria del piacere che arriva dopo la conversione losoa del 19 (dal bello
alla ragione e al vero).
L inesistenza della felicit per l uomo, l abbandono della religione cattolica, una posizione fortemente
materialista (come Foscolo), l idea che tutto sia destinato a deteriorarsi e l inesistenza di alcuna trascendenza,
la realt del mondo come una natura maligna sono tutti temi trattati in questo scritto.
Zibaldone un termine che pu avere pi etimologie e pi signicati, fu dato da Leopardi stesso il nome ed
era lo Zibaldone di pensieri . Fu pubblicato tra il 1898 e il 1900, l amico Ranieri a cui lui aveva adato il
testo, non lo pubblic per volont stessa del poeta.
Ha una dimensione dialogica, perch un dialogo con se stesso, che porta all accestimento della propria
consapevolezza, per questo non dobbiamo considerarlo come un diario, un dialogo con se stessi, la
scrittura utilizzata come metodo per pensare meglio e capire. Le tematiche sono molto varie. Possiamo
ricostruire il pensiero di Leopardi grazie a questi scritti e denire delle fasi:

- La riessione sul concetto del piacere: l uomo cerca il piacere perch gli permette di raggiungere la
felicit provvisoria. Non esiste per non nessun oggetto che appaghi completamente il piacere, la
conclusione che la radice dell infelicit dell uomo sta proprio nella sua natura di uomo.

- La riessione sul pessimismo degli antichi: l uomo primitivo, non ancora allontanato dalla natura, poteva
ottenere la felicit (pessimismo storico); ma anche gli uomini antichi non potevano raggiungerla pienamente
perch l infelicit connaturata nell uomo (pessimismo cosmico). Riguardo queste riessione vediamo
anche lo sviluppo del suo pensiero che prima riteneva che il rapporto ingenuo e immediato degli antichi
con la natura gli permetteva di essere felici e poi scaturisce invece in un pessimismo totale, in qualunque
epoca. (Nel 1902 un critico (Zambini) ha inventato le denizioni di pessimismo storico , quello riferito alla
possibilit degli antichi di essere felici, e il pessimismo cosmico quello riferito all infelicit assoluta per
qualsiasi uomo di ogni epoca.)

- La scoperta dei loso sensisti: Leopardi arriva alla percezione che non esiste una trascendenza, la
natura dominata dal meccanicismo (la natura totalmente indierente) e ha posizioni materialistiche;
connesse alla sducia radicale nei confronti del progresso perch questo dovrebbe portare alla felicit che
per irraggiungibile per l uomo, quindi il progresso non esiste.

- L adesione all ateismo e rinuncia alla cristianit.


Lo stile molto diverso da quello delle operette morali, non essendo un opera destinata alla pubblicazione
non ha termine aulici o costrutti lontani dall uso comune (tipici delle operette morali).

Le operette morali
Leopardi scrive questo testo dal 1824 (anno in cui ne scrive venti) al 1832, per un totale di 25 racconti. La
prima edizione del 1827 comprendi le prime venti, la seconda edizione del 1834 a Firenze, la terza stata
curata postuma da Ranieri e ne contiene ventiquattro, con l eliminazione di un racconto per volont del poeta.
Nel 1819-20 Leopardi ha le prime idee: ho immaginato e abbozzato certe prosette satiriche , scrive a
Giordani. E nello Zibaldone (1821): cercher di portar la commedia a quello che nora stato tragedia, cio i
vizi dei grandi () . Nel testo conuisce il nucleo teorico-losoco leopardiano: pessimismo cosmico,
materialismo, critica all et moderna, l opposizione fra natura e civilt, la teoria del piacere, la virt incompresa,
critica all antropocentrismo (uomo marginale rispetto all innit dell universo), critica al mito del progresso
(perfezione gi raggiunta dagli autori classici), critica alla religione (mera consolazione). Le operette prima del
1824 riassumono le concezioni precedenti, mentre dal 1824 in poi vediamo una sorta di disimpegno politico
e disincanto mostrato attraverso l ironia (pessimismo radicale). Leopardi concepisce l opera come organica,
ma ad una prima lettura si nota subito la variet dei temi, delle ambientazioni, dei personaggi, dei periodi
storici. Organico il ne che si propone: mostrare la realt cos com agli uomini e donare loro dei mores ,
delle morali che li aiutino a vivere con consapevolezza della realt. Operette sottolinea il carattere satirico di
alcuni testi. Si usa un registro comico anche per situazioni tragiche, e riprende lo stile di Luciano di Samosata
(II secolo dc, et imperiale), che scrisse i Dialoghi fra i morti e da cui Leopardi trae alcune tematiche, ma
soprattutto la struttura e lo stile. L ironia sempre molto amara. C una contaminazione fra vari stili e generi
letterari: si passa alla prosa alta, a quella losoca, al parlato colloquiale. Particolare il rapporto con il
pubblico: diversamente da Manzoni, che riconosce un pubblico omogeneo (borghese, liberale, cattolico), per
Leopardi il pubblico l oggetto delle critiche. Leopardi ha due intenti comunicativi: uno costruttivo-positivo di
convinzione, uno distruttivo in cui si critica l ideologia del pubblico, tramite la satira e l ironia (ridere conforta
gli uomini di fronte al dolore). Leopardi ha tre scopi fondamentali: mostrare il dolore necessario per gli
uomini, smascherare le illusioni del tempo e in particolare della classe moderata-liberale borghese, individuare
un modello alternativo di vita (consapevolezza) per evitare che l uomo soccomba al dolore.

Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez: il testo del 1824 e fu poi pubblicato nel 1826 su
L antologia . Il dialogo fra Cristoforo Colombo e uno degli uomini della corte di Ferdinando il cattolico,
Gutierrez. Il paesaggio iniziale una notte stellata, ma Gutierrez dice che sarebbe pi bella vista dalla
terraferma. Colombo capisce che i marinai sono stanchi di navigare. Rispondendo all amico, Colombo dice
che entrato un poco in forse sull esito positivo dell impresa, aermando che non sanno nemmeno a che
tipo di terra stanno andando incontro, in quanto la natura varia e molteplice. Riprende dunque gli scritti
di viaggio di Annone (Periplo) e delle terre straordinarie da lui viste. Gutierrez lo accusa di aver posto la
vita dei marinati su un opinione speculativa , ma Colombo risponde che questa navigazione ci tiene liberi
dalla noia, ci fa cara la vita . Per Leopardi l unico modo per sfuggire alla noia l operare concreto. Viene
ripreso il mito della rupe di Santa Maura (paragonata alla navigazione), da cui si gettavano gli innamorati
disperati, solo per venire tratti in salvo da Apollo, cos che capissero quanto fosse loro cara la vita. Per

Leopardi la vita diventa Vita solo quando si rischia di perderla. Solo quando si ha un desiderio terribile (la
terra per i marinai), allora l ottenimento di esso porter un breve attimo di piacere. Infatti, una volta
raggiunta la terra, ai marinai sembrer di per pi giorni essere beati . Walter Binni (Lezioni leopardiane,
1994) identica Colombo come uomo d azione ma contemplativo a cui non interessa il risultato concreto,
mentre Gutierrez l uomo prettamente pratico. Colombo un uomo che unisce l azione alla poesia
attraverso ideali alti ( poeta radicato nell uomo di azioni ). Gutierrez invece l uomo di terra . Proprio
quando si rischia tutto, l esistenza diventa importante. Il piacere, seppur vago e indenito, dato
principalmente dall attesa: non che aspettativa di qualcosa che non giunger mai.

La scommessa di Prometeo: il testo del 1824, quindi del primo gruppo. E ambientata nella citt di
Ipernefero (dal greco sopra le nuvole , ripresa da Luciano), abitata dagli dei. Le muse bandiscono un
concorso in cui gli dei dovevano presentare le loro invenzioni migliori, per ottenere l alloro in segno di
gloria. Inizia subito la critica in cui viene detto che i celesti concorsero per passatempo . Bacco mostra il
vino, Minerva un olio per lavarsi, Vulcano una pentola per friggere. Viene proposto di dividere la corona fra
i tre, ma tutti riutano per motivi diversi e sempre ironici. Le muse dunque decidono di tenerla, ma
Prometeo si inserisce nel discorso dicendo che la sua invenzione, ovvero l argilla per modellare gli uomini,
non era stata considerata, ed invece era servita a creare la creatura pi perfetta di tutte. Momo (secondo
la Teogonia di Esiodo il glio della Notte) non convinto, e cos Prometeo lo invita in un viaggio per i
cinque continenti per dimostrargli la sua tesi, stringendo una scommessa. Per prima cosa vanno in
Colombia, dove vedono molta gente riunita intorno al fuoco in atti di cannibalismo: Prometeo dice che
essendo un nuovo mondo il pi barbaro dei continenti. Decidono dunque di andare in Asia, il mondo pi
antico, e vanno in India. Questa volta l adunanza intorno ad una pira altissima che viene usata per i
sacrici umani. Prometeo adduce pretesti mitici (ripresa di Igenia) a questa barbarie, ma in realt quella
che i due vedono solo un usanza che prevede il sacricio di una vedova dopo la morte del marito. La
donna che i due vedono dice di essere ubriaca e di non aver mai amato il marito. Momo chiede a
Prometeo se quando ha donato il fuoco agli uomini ha pensato a questi usi barbari, ma Prometeo dice che
andando in Europa troveranno davvero la civilt. Momo per sostiene che la civilt sia arrivata per caso, e
giudica l uomo simbolo di imperfezione pi che di perfezione. Sia negli uomini civili sia in quelli barbari, non
c comunque alcuna perfezione. Si portano ad esempio Plotino (III secolo dc, neo-platonismo) e Leibniz:
entrambi sostenevano che il nostro fosse il mondo migliore possibile, ma che fosse comunque presente il
male. I due giungono a Londra, all interno di un palazzo signorile in cui giacciono morti un padre e i suoi di
gli: il padre si era suicidato portando con s i due gli. Il famiglio dice che ci accaduto per tedio della
vita . Come vediamo dalla ne, per il padre il cane, adato a un servitore, aveva pi importanza dei gli.
Dunque la scommessa viene vinta da Momo. Sistematico il ricorso all ironia, che colpisce sia il mondo
degli dei, descritto senza solennit, sia quello degli uomini, mostrando l infondatezza della stima di
Prometeo nei confronti dell uomo.
Viene criticata l idea di Rousseau sulla bont originaria dell uomo nello stato di natura (mito del buon
selvaggio) e l idea borghese del progresso: sia la condizione barbara che quella incivilita dell uomo non
eliminano il dolore dalla vita n eliminano la presenza del male. Era stato quindi giusto non attribuire la
vittoria a Prometeo, in quanto l uomo dannoso e mai incivilito.

Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere: il testo viene scritto nel 1832 a Roma, ed
molto breve ma essenziale. Il venditore di almanacchi (calendari) tenta di attirare i passanti sostenendo che
questo nuovo anno sar il pi bello di tutti. Un passante capisce tramite varie domande che questa
aermazione fatta tutti gli anni dal venditore, che per non ha mai trovato un anno davvero felice. Il
venditore dice che non vorrebbe mai rivivere la sua vita se potesse, ma passarne una dettata dal caso. Il
passante dice quella vita ch una cosa bella, non la vita che si conosce, ma quella che non si conosce,
non la vita passata ma la futura . Il piacere sta dunque nell attesa di qualcosa che non si compier mai.
Questa una riessione pacata e non risentita. C una sorta di compassione per il venditore ingenuo e

ottimistico, mentre Leopardi si riconosce nel disincanto del passante. L uomo preferisce farsi prendere
dall illusione e continuare a sperare, piuttosto che prendere consapevolezza dell infelicit: il carico delle
illusioni maggiore di quanto siano in realt i piaceri, irraggiungibili. Il contesto urbano e borghese.

Dialogo della natura e di un islandese: il testo del 1824. Protagonista un islandese (la nazionalit
ripresa da uno scritto di Voltaire), che gir per tutta la vita il mondo no ad arrivare a Capo di Buona
Speranza, dove incontra una donna gigante ( di volto mezzo tra bello e terribili ). L islandese dice alla
donna che sta passando la sua vita a fuggire la Natura, e la donna risponde che lei quella da cui fugge.
L islandese spiega la sua motivazione: l uomo cerca continuamente la felicit ma sempre di pi si allontana
da essa, e dunque per sfuggire ai patimenti ha deciso di sfuggire la civilt per vivere il pi tranquillo
possibile, ma mentre possibile sfuggire ai torti degli uomini, non si pu sfuggire a quelli della natura.
L islandese arriva quindi alla conclusione che deve allontanarsi dalla sua patria per non godendo non
patire , ma in qualsiasi parte del mondo egli andasse la Natura continuava a tormentarlo. La prima accusa
fatta alla Natura che pur non avendo mai gli uomini fatto nulla contro di lei, lei continua a tormentarli.
Dunque l islandese capisce che gli uomini sono destinati non solo al non godere, ma anche al patire, a
causa della Natura che sempre li tormenta. La Natura per risponde che lei non ha mai voluto n la felicit
n l infelicit degli uomini: totalmente indierenti. L islandese risponde con l allegoria del palazzo, in cui un
amico lo invita in un palazzo pericolosissimo che non stato creato per lui, ma in cui stato appunto
invitato. Dunque la Natura avendo posto gli uomini nel mondo dovrebbe fare in modo che il minor male
possibile accada loro. Ma la Natura risponde con un aermazione materialistica: la vita di quest universo
un perpetuo circuito di produzione e distruzione . Dunque i patimenti sono necessari. L islandese pone
dunque una domanda di senso a cui mai nessuno ha risposto: a chi giova cotesta vita infelicissima
dell universo? . E la domanda non avr mai una risposta. Due sono le versioni della morte del viaggiatore,
ma in entrambe la sua sorte porta alla morte, attraverso un indenitezza delle immagine che vogliono
esprimere il disperdersi dell uomo nell indierenza del tutto. La risposta alle domande di senso
dell islandese non possono avere risposte positive, ma solo fattuali, confermando la logica materiale
spiegata dalla natura. La ricerca di senso da parte dell uomo resta sospesa, tanto pi acuta quanto meno
possibile soddisfarla. Nel discorso viene usata la tecnica dell accumulo: l islandese fa un elenco delle
ingiurie della Natura, e cos pu dettarle l accusa, passando attraverso la descrizione. Leopardi sceglie un
uomo qualsiasi per porre le pi fondamentali domande in base alla sua concezione della losoa come
bisogno esistenziale e non come professione (come nel Canto notturno di un pastore errante dell Asia ).

I canti
Leopardi stesso intitol e struttur la sua opera complessiva, contenente poesie dal 1816 al 1837. La
raccolta consta di tre edizioni: la prima comprende ventitr testi e usc a Firenze nel 1831, la seconda di
trentanove usc nel 1835 a Napoli, la terza usc postuma e curata da Ranieri nel 1845 a Firenze. Numerose
stampe parziali erano uscite in precedenza. ll titolo si rif a Petrarca, ma il suo Canzoniere ha progressione
cronologica, mentre i Canti sono organizzati secondo principi interni e secondo lo sviluppo del soggetto e
delle sue posizioni losoco-esistenziali. I testi sono divisi in cinque blocchi, sebbene non in maniera
schematica, ma attraverso l intrecciarsi di criteri cronologici, di genere, tematici, risultando per coerente. La
poesia viene indicata come facolt di descrivere e esprimere i sentimenti e gli aetti dell uomo universale:
una poesia-pensiero, sospesa fra il dato esistenziale e quello losoco. Esprime inoltre il bisogno esistenziale
dell uomo, nonch la tendenza alla concettualizzazione sistematica.

La prima fase (1818-1822)


Tra il 9 e il 16 (studio matto e disperatissimo) si dedica all erudizione, diede prova di avere interessi
vasti e variegati: poesia, losoa, testi antichi (conosceva latino,greco, ebraico e meno il sanscrito). scrisse
traduzioni dal latino e dal greco, dissertazioni losoche e alcune poesie
16 16 dall erudizione al bello, continua a tradurre e comincia a comporre composizioni che hanno la
struttura della canzone (apparentemente tradizionale, ma gi originali in realt). Strutturazione della sua opera
complessiva i canti comprende le poesie dal 17 al 36 (anno prima di morire), la raccolta completa che noi
leggiamo fu pubblicata post morte da Ranieri nel 45
Il titolo fu dato dalla terza edizione del 31, da una parte si rif a Petrarca ( il canzoniere , anche se la
progressione cronologica Leopardi non la rispetta) la poesia come facolt di esprimere gli stati d animo, i
sentimenti e gli aetti dell uomo e degli uomini. Diviso n 5 blocchi secondo criteri metrici, cronologici,
tematici
COMPONIMENTI 1-10:
5 canzoni hanno tematiche civili, 2 suicidio, 3 varie. accomuna tutte le canzoni il fatto che il modello
petrarchismo sia lontano se non per la scelta del lessico alto, anche con termini obsoleti e rari, Leopardi
mostra sempre la sua erudizione (richiamo a miti classici e assunzioni dotte). Abbiamo anche temi losoci
trattano l infelicit dell uomo moderno e il motivo che ne dar sar il rapporto con la natura. Un altra tematica
che si aerma: quando cade l illusione della felicit? quando l uomo ha chiaro l arido vero, cio quando ha
chiara la realt; attraverso la ragione si arriva alla conclusione che quella della felicit per l uomo solo
un illusione. Foscolo e Leopardi sul tema dell illusione hanno il comune il fatto che porta una momentanea
felicit attraverso la poesia, procura un piacere momentaneo.
Le canzoni civili (1818-1822) hanno l intento di ispirare negli italiani l amor di patria, che pu essere
alimentato solo con il ricordo della grandezza passata (idea presente anche il Foscolo). 5 canzoni: All Italia
Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze , Ad Angelo Mai, quand ebbe trovato i libri di
Cicerone della Repubblica , Nelle nozze della sorella Paolina e A un vincitore nel pallone .
Lo schema: si parte da un episodio attuale e attraverso una serie di riessioni si arriva a teorizzare la
nostalgia del passato. alcuni dicono che esprime la sua sensibilit romantica dando come risposta la necessita
di trasferirsi idealmente nel passato (et classica, et degli eroi greci e romani che avevano virt morali e civili
che i cittadini italiano dovrebbero imparare), ma anche nel passato c erano illusioni e l umanit attraversava
momenti di infelicit, se anche i greci e latini erano infelici magari erano pi felici gli uomini primitivi, come
un infanzia dell umanit in cui la natura ancora buona e rappresenta la madre
Le canzoni del suicidio (1821-1822): Bruto minore

Ultimo canto di Sao in cui Sao ha molte qualit

racchiuse in corpo bellissimo innamorata di Faone, bellissimo ragazzo che non vede la sua sensibilit, e
questo la porter al suicidio buttandosi da una rupe. Sao Leopardi ma come qualunque uomo in una tale
situazione.
CANZONI 11-19
Leopardi den queste composizioni Idilli . Sono l innito , La sera del d di festa , Alla luna , Il sogno , La
vita solitaria . Rappresentano una grande novit della poesia italiana perch non hanno una struttura ritmica

ssa, hanno endecasillabi sciolti e l eetto di grandissima musicalit; il periodare breve, la sintassi
semplice, poche gure retoriche funzionali per far vedere come si arriva alla poesia attraverso il tema del
vago e il tema dell indenito (ad esempio per l indenito lui davanti a sua siepe non riesce a vedere cosa c
aldil e quindi immagina.) riessivi sullo spazio, sul tempo, sul ricordo (la ricordanza uno dei momenti di
felicit passeggiare). Il protagonista l io che coglie questi sentimenti e con la poesia li rende universali.
Questi saranno deniti pi tardi i piccoli idilli in contrapposizione a composizioni successive che saranno
deniti grandi idilli . Secondo i critici romantici (De Sanctis) coi canto pisano-recanatesi nir la grande
poesia di Leopardi, ma non vero.
L idillio viene da Teocrito, lui conia il termine e vuol dire piccolo eidos (breve forma). Nello Zibazone Leo ci
dice che l idillio per lui un aezione, un avventare storica del suo animo; questa denizione ci rimanda alla
tradizione romantica. Di nuovo vediamo il classicismo romantico.
Il passero solitario un tipo di passero che vive da solo, molto forte qui la dimensione biograca.

Idillio: Il termine deriva dal greco eidyllion, che signica piccola immagine e dunque poesia breve . Teocrito
ne fu l iniziatore e a causa dei suoi temi bucolici, l argomento agreste divenne canonico anche negli autori
successivi quali Tibullo, Ovidio, Petrarca, Dante e specialmente per gli scrittori dell Arcadia, che vedevano il
paesaggio di campagna come codice convenzionale dell espressione soggettiva. Grazie ad una rivitalizzazione
dei preromantici e romantici, l idillio
assume poi denizione di poesia in cui il paesaggio occasione di una riessione esistenziale.

L Innito: Il testo del 1819. Il poeta, osservando una siepe sul monte Tabor, non riesce a vedere cosa ci
sia al di l di essa, ma pu immaginarlo. C scambio tra sensazioni ed emozioni: si parte dal dato materiale
che mette in moto un processo immaginativo che porta ai concetti limite di innito ed eterno. l analisi di
Yuri Lothman fa notare la musicalit della poesia nel suo linguaggio evocativo, ma in realt una poesia di
opposizione: vedere/immaginare, limite/innito. Si passa da innito spaziale a innito temporale. Il pensiero
di Leopardi da una situazione contingente annega nel mare dell innito spazio-temporale: ci provoca un
piacere indenito, vago, laico, temporaneo, dato dall abbandono alle sensazioni provocate da questa
esperienza. E un testo ricco di enjambements, che rappresentano la tensione fortissima del testo, ma ne
sono privi il primo e l ultimo verso, che fungono cos da cornice. La struttura ha per ne aperta. Non c
coincidenza tra dato sensoriale e immaginazione (poetica del sensismo, le emozioni e le immagini sono
trattati come dato concreto). Il nesso possibile solo tramite il ragionamento, e questa la tipica poesia
sentimentale dei moderni. Leopardi riconosce la forza oggettiva del limite non eludibile dall uomo, e
l esigenza antropologica di superarlo.

La sera del d di festa: Il testo del 1820. In una notte di luna, il poeta osserva il paesaggio e rivolge il
pensiero alla sua donna, che per, come sa, non sta pensando a lui. Pensando a lei, il poeta si pone anche
domande di senso, riettendo sulla caducit del mondo e sulla dolorosa perdita degli eroi antichi. L io
poetico si confronta con il mondo naturale e il mondo umano esterno, con il passato, ma torna comunque
a se stesso. La conoscenza dell esterno riaerma la solitudine e il passare del mondo. C un percorso
dell immaginazione e del pensiero per cui tramite la meditazione si arriva alla conoscenza. Secondo il critico
Blasucci, questo testo presenta la fenomenologia dell innito , in questo caso temporale, in quanto da uno
stimolo acustico percepito su uno sfondo di silenzio si arriva alla rivelazione dell immensit del tempo. Dalla
disperazione iniziale si passa a una contemplazione rasserenante-struggente di un destino nale di
annullamento: si arriva alla vanicazione del dolore personale.

Periodo di passaggio (1823-1827)


Il silenzio poetico: dal 1822 al 1828 Leopardi produce solo due testi poetici: Alla sua donna , di tematica
amorosa e ispirazione petrarchesca, in cui viene cantata la forza delle illusioni essendo il soggetto nonesistente, e Al conte Carlo Pepoli , epistola in versi sciolti di tema losoco-civili dove si spiega la volont di
distacco dall illusione della poesia e vengono criticate con disincanto le ideologie progressiste. Questi due
componimenti costituiscono lo snodo formale (aprono a strutture metriche pi articolate) e ideologico (punto
di vista critico-negativo e pessimistico piuttosto che idealizzato) nei Canti , e introducono dunque i canti
pisano-recanatesi. Leopardi ha in questi anni una crisi della sua idea di poesia: sia l impegno classicistico che
la rappresentazione di occasioni esistenziali tramontano a favore del bisogno della verit losoca, pi
esprimibile nella prosa delle Operette . Leopardi aderisce ad un pessimismo integrale, che inizia con la
deludente esperienza romana e si conclude con l incontro con lo stimolante ambiente orentino. Le ragioni
sono dunque storiche (impoeticit del moderno), ideologiche (caduta del sistema della natura e delle illusioni),
esistenziali (crisi di sensibilit e immaginazione).

I canti pisano-recanatesi (1828-1830)


La canzone: Leopardi dopo il silenzio poetico sperimenta tramite la corrosione del modello canonico
petrarchesco della canzone, composta di endecasillabi e settenari: Leopardi mantiene i metri, ma rigetta le
obbligazioni delle rime, della lunghezza, dell alternanza. Esperimenti simili erano gi stati fatti in testi quattrocinquecenteschi e dal poeta seicentesco Alessandro Guidi.
Sono i componimenti raccolti nei canti, di numero dal 20 al 25. Leopardi torna a scrivere a Pisa nel 1828. Il
primo testo, Il risorgimento (1828, scritto con il metro arcadico della canzonetta di settenari), descrive la
decisione di essere poeta delle illusioni sulle rovine di ogni possibile illusione: ha dunque funzione
programmatica. Compone due poesie di preparazione e ripresa poetica. Da Pisa, dove scrive anche A
Silvia (1828) ritorna Recanati, dove scrive Le ricordanze (1829, poemetto narrativo in endecasillabi sciolti
che ha, secondo Binni, andamento ad onde di ricordo), il Canto notturno di un pastore errante
dell Asia (1829-30), La quiete dopo la tempesta (1829), Il sabato del villaggio (1829), Il passero
solitario (datazione incerta di 1831-5, scritto dal punto di vista della giovinezza che tramite le analogie ma
soprattutto le dierenze del poeta con il passero presagisce il rimpianto futuro). La novit quella della
canzone libera: viene ripresa la concezione petrarchesca di alternanza fra endecasillabi e settenari, ma spezza
la divisione in strofe e altri vincoli di rime. La poesia di nuovo lirica e si apre a riessioni esistenziali sui temi
pi cari a Leopardi, sempre legati al pessimismo cosmico. I temi di partenza sono quelli degli Idilli , e
importantissimo quello della ricordanza (ltro della memoria): il ricordo di un dolore, arrivando in modo pi
vago e indenito, suscita una sensazione di piacere e illusione, il piacere della poesia che ha dunque funzione
consolatoria. Leopardi trae alcuni elementi dalla quotidianit (come Silvia, senhal di Teresa Fattorini, ripresa
dall Aminta di Sao). Come negli Idilli la struttura sempre argomentativa, sebbene la struttura sia molto pi
ampia e dispiegata e il contesto sia aettivo e lirico (contesto invece pi ltrato ne I sepolcri ), ottenuto
attraverso il lessico e lo stile, lirici e musicali. Forte l uso degli aggettivi, molto evocativi: si riprende in
particolare la dimensione del vago e dell indenito. I critici a partire da De Sanctis deniscono impropriamente
queste composizioni grandi idilli per denire il ritorno dell ispirazione poetica.

A Silvia: Il testo 1828. Il poeta rievoca, in dimensione dialogica, prima la giovinezza di Silvia, che cantava
seduta al telaio, e poi la sua, che invece la ascoltava chinato sui libri. Rievocando le dolci speranza giovanili,
il poeta vuole dimostrare l infelicit costituivo del genere umano tramite una dolorosa caduta delle illusioni:
Silvia non vedr mai quegli anni che aveva tanto sognato, e insieme a lei muore la speranza del poeta
stesso. Leopardi nello Zibaldone, dove aveva gi scritto della donna, dice che questa poesia la vera storia

di Teresa Fattorini, glia del cocchiere di famiglia, e che mor di tisi nel 1818. Il nome ripreso dalla ninfa
protagonista dell Aminta di Tasso. Si parte subito dall apostrofe, che introduce la dimensione dialogica e
subito viene introdotto anche la ricordanza. Le strofe sono musicali, lineari, semplici: frequenti sono le
allitterazioni, il linguaggio volutamente semplice ed evocativo, ottenuto tramite l accostamento di
linguaggi diversi (aulici e popolari). Il canto viene visto come espressione di gioia e giovinezza, il futuro
vago, indeterminato, pieno di aspettative indenite. Nella terza strofa si passa dalla donna all io poetico e
viene introdotta la dimensione personale. Il paesaggio descritto in modo semplice ma evocativo tramite
un realistico giro d occhi. Nella quarta strofa vengono unicati i due destini e le due personalit. Il destino
si denisce per il non-vissuto. La personicazione della speranza nell ultima strofa risente volutamente della
gura di Silvia. La poesia si chiude in tono losoco con il passaggio dall illusione alla disillusione e una
gura di senso materialistico. Il destino di Silvia, metaforico o reale che sia, il destino di tutti gli uomini,
non delineato dall esperienza dell io. Il testo diviso su due piani temporali: uno lontano e indenito delle
illusioni e della speranza, l altro prossimo e denito della rievocazione delle attese deluse: la distinzione tra
illusione e disillusione netta ma implicita, e l accostamento dei due piani temporali serve a mostrare
l assoluta non coincidenza. Il contatto tra il presente e il passato perduto possibile solo tramite il ricordo
e la condivisione di esso. La canzone costruita come un allegoria: c un intenzione dimostrativa di cui un
dato concreto (il canto colmo di esperienze sico-sensoriali a cui sono convocati tutti i sensi) si fa
portatore di un procedimento costruttivo e dimostrativo razionale. La fredda morte e contrapposta alla
vivacit sensoriale della giovinezza.

Il sabato del villaggio: Il testo del 1829. Nella prima strofa vengono descritte le varie attivit dei paesani
tipiche del sabato, in particolare al tramonto (la ragazza prende i ori, la vecchietta chiacchiera, i bambini
giocano, un contadino torna a casa), mentre la seconda descrive la sera (il falegname che cerca di nire il
lavoro). La terza strofa dichiara la superiorit del sabato-illusione sulla domenica-realt, mentre nella quarta
si invita un generico fanciullo a godersi la sua et, basata sull attesa. La poesia si riallaccia all idillio La
quiete dopo la tempesta , e si divide in parte lirico-descrittiva e in parte riessiva. Ritorna la dottrina del
piacere, per cui l attesa, e dunque l illusione, pi piacevole del giorno stesso. La donzelletta (il cui
mazzolino composto di ori di stagioni diverse, rose e viole, come not Pascoli) e la vecchierella
rappresentano concretamente il rapporto fra attesa e realizzazione. Bench Leopardi non visse a lungo, la
sua straordinaria sensibilit gli permette di descrivere e capire il sentimento della giovinezza e il rimpianto
di quella passata. C una lunga notazione paesaggistica. La parte descrittiva divisa in elementi visivi ed
elementi uditivi. Il paradosso tra l attesa della domenica e il giorno stesso introduce allegoricamente il
rapporto fra giovinezza e vita adulta, descritto nell ultima strofa, con implicita malinconia, ad un ideale
destinatario adolescente. Lo stile leggero, slanciato, semplice, anche grazie alla prevalenza dei settenari e
alla sintassi piana. L ombra di dolore data dall implicito paragone sabato-giovinezza e domenica-vita adulta
non esplicitata, ma viene volutamente sfumata tramite la reticenza e l allusione: la sfera dunque quella
del non-detto.

Canto notturno di un pastore errante dell Asia: Il testo del 1829-30. Il titolo molto studiato: canto
rimanda alla dimensione lirica-melodica sia del testo che dell opera, notturno rimanda alla dimensione
esistenziale, il pastore richiama una gura di guida, errante con le sue due accezione indica sia l inquieto
aggirarsi in cerca di signicato, sia la vanit e la dicolt di tale ricerca (polisenso tratto da una correzione
di Leopardi stesso, da vagante ad errante ), Asia richiama ad una dimensione di ignoto, di solitudine, di
contatto incontaminato con la natura. Leopardi si distacca volutamente dall autobiograa e dall esperienza,
con un soggetto appositamente costruito per universalizzare. Viene radicalmente dichiarata l inutilit della
ricerca di senso. La prima strofa si apre con un apostrofe alla luna (antropomorzzata), paragonando la
sua vita a quella del pastore tramite azioni ripetute e circolari: c ancora dunque rapporto tra io e
paesaggio, sottolineato anche dal sorge che caratterizza il pastore e i verbi di azioni umane riferiti alla
luna. La triplice anafora del verbo dimmi in contrasto con la silenziosit della luna. La seconda strofa

descrive allegoricamente la condizione umana, paragonata ad un vecchietto, che manca di signicato e


scopo e va solo verso l annullamento della morte (viene rovesciata una canzone di Petrarca - anche
Movesi il vecchierel - Ne la stagion che il cielo rapido inchina , dove l infelicit non condizione
esistenziale ma particolare rispetto all armoniosit umana, a cui alla ne l uomo si ricongiunge, anche grazie
al cristianesimo che da senso all esistenza). La terza strofa descrive i tormenti e la soerenza della vita
umana, di cui deve essere consolato (triplice anafora del verbo), e sottolinea l incoerenza tra ci che l uomo
sa della propria condizione e ci che poi fa riguardo ad essa, delineando lo stato mortale alla luna (gi
espresso al verbo 36-7): inizia anche l ipotesi dell indierenza della natura alla situazione dell uomo. Nella
quarta strofa c un ipotesi: tramite un accumulazione in dialogo con la natura (ripetizione del pronome
tu )di ci che di materiale (ripetizione di questo ) porta all inanit dell esistenza, si suppone che la luna
sappia rispondere a queste domande di senso (ritmo rallentato e insistenza sulla dimensione di innito),
che ogni uomo si pone, sia con riferimenti materiali che esistenziali. Ma il soggetto dice indovinar non so :
la principale viene posta alla ne tramite un espediente retorico tipico dell oratoria greca. Dopo aver
tentato di trovare risposta rivolgendosi ad una realt lontana e superiore, il pastore nella quinta strofa
interroga una realt inferiore, ovvero le pecore: nel primo caso la felicit data dalla suprema conoscenza,
nel secondo dall ignoranza della propria condizione di tedio , e dall impossibilit di valutare l incolmabile
distanza fra desiderio e appagamento. Pur compiendo le stesse azioni (parallelismo ai chiasmi ai versi 113
e 116), gli animali non ne sorono, mentre l uomo prostrato dalla sensazione di fastidio e aanno . La
noia il sentimento provato dall uomo nel cercare aannosamente risposta alle sue domande di senso,
che per non riesce a trovare. Nella stesa e ultima strofa, si arriva con tono meditativo e perno ingenuo
alla conclusione che la vita in se stessa sia una sventura, in ogni condizione, tramite il riuto dell ipotesi che
forse l uomo sarebbe pi felice se fosse come la luna o come il gregge. E la nascita stessa, l evento che
porta alla vita, ad essere funesta.
Il ritmo della poesia incalzante nelle prime tre strofe grazie alla prevalenza dei settenari, mentre pi
meditativo nelle ultime tre strofe endecasillabiche. Libera disposizione hanno le rime e le gure foniche, ma
con l obbligo di chiudere ogni strofa con -ale . Le strutture sintattiche sono ampie e distese, a mimare lo
smarrimento davanti all immensit inutile e priva di signicato. Partendo dall esperienza concreta, Leopardi
riuta subito ogni sublimazione o idealizzazione. La riessione incentrata sullo smarrimento esistenziale,
da cui deriva la consapevolezza dell inevitabilit del dolore in un alternarsi di noia e soerenza, senza
signicato e senza redenzione, dedotto dall esperienza.

La quiete dopo la tempesta: Il testo del 1829. Prevalente l elemento descrittivo, in cui Leopardi narra la
quotidianit dei paesani che tornano alle loro occupazioni dopo una tempesta, ma serve solo a preparare
la stoccata nale, che porta ad una conclusione gnomica: l unico piacere autentico quello del dolore che
cessa, e solo la morte pu cancellarlo davvero a causa della ferocia della natura contro l uomo. Si parte dal
dato concreto della seconda strofa e, passando per la riessione su di esso nella seconda, si arriva alla
conclusione generale nella terza. Il lessico quello tipico leopardiano, che il poeta si creato, ma diviso,
secondo Contini, in prosastico (quotidiano, colloquiale) e poetico (aulico, innalzato stilisticamente). Nella
prima parte descrittiva la rappresentazione della gioia umile e quotidiana viene descritta tramite un ritmo
veloce e leggero, con parallelismi, anafore e replicazioni. Frequenti sono i termini che indicano continuit e
ciclicit: l umile piacere illusorio sta anche nella provvisoria impressione di novit nel riprendere quelle
attivit che erano state brevemente interrotte. Nelle ultime due strofe viene denunciata la vanit
dell emera gioia (Blasucci), anche tramite il sarcasmo: i doni della natura vengono descritti con un
procedimento antifrastico e forse anche parodico (l uso del termine religioso beata ). La struttura della
terza strofa bipartita tra domande retoriche e un lungo periodo appositivo. L ultima strofa gnomica una
riessione sull infelicit umana, attraverso una progressiva astrazione concettuale tramite termini astratti.
L unico modo per far cessare il dolore la morte, dopo cui non c niente.

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La terza fase (1831-1837)


IL CICLO DI ASPASIA
Si innamora di Fanny Targioni Tozzetti e le da il nome di Aspasia (etera amata da Pericle)**. Aspasia non
ricambia Leopardi che questa volta avr una reazione diversa infatti non si chiude in se stesso per elaborare
una canzone che abbia una dimensione idillica, lirica questa volta reagisce. L uomo consapevole della
cattiveria del destino deve resistere (vedi anche ne del canto notturno).
Leopardi cambia cos il modo di esprimersi, poesia aspra, che evita gli aggettivi, molte allitterazione con
suono dissonanti tutto ci per esprimere la sua ribellione.
** letera non era una gura negativa nell antica Grecia, la fedelt aveva solo valore pratico era importante, cio che
non nascessero gli illegittimi che avrebbero ricevuto il patrimonio, non cerano motivi morali.

A se stesso: Il testo del 1833. Lo stile nuovo, concentrato, incisivo, caratterizzato da energici periodi
verbali e nominali, dalle anafore e dalla ripetizione del suono ai , dalla paratassi, dal tono sentenziante e
apodittico (uso degli imperativi), dagli enjambements (audacia sperimentale quasi novecentesca). C
alternanza fra settenari ed endecasillabi: pu intendersi come unica strofa di una canzone o, come dice
Monteverdi, come una corrosione del madrigale (struttura tripartita con cinque versi per sezioni, settenari
in prima e in quarta posizione, endecasillabo nale). La dimensione dialogica, ma questa volta con l io
interiore. Si parte dalla caduta dell illusione, passando per lo spegnimento del desiderio e la consapevolezza
che il mondo non merita la sua disperazione e che la vita solo amaro e noia, e si arriva dunque alla
decisione consapevole del non lasciarsi pi ingannare dall illusione, con disprezzo per la natura, potere
negativo che si esplica nascostamente a danno di tutti gli esseri. Non c ripiegamento su se stessi, ma
spinta all agire e consapevolezza del proprio valore. Si uniscono lo sfondo materialistico e la teoria del
piacere: all innito inappagabile del piacere soggettivo, si contrappone l innito nulla. Croce critica il testo
come concettualizzazione autobiograca dell amore, mentre per Binni questo testo l antiidillio per
eccellenza, una condanna con aermazione implicita del valore personale dalla grande forza di
concentrazione data da forti slanci e dal ritmo ascendente, che portano a formare versi ideali oltre la
misura reale.
Il periodo napoletano: Negli ultimi anni di vita, dal 1834 al 1837, Leopardi abbraccia una prospettiva pi
satirica, che penetra anche nella scrittura poetica. Prende posizione nel dibattito della societ italiana,
contrastando sia la ripresa di tendenze irrazionalistiche, spiritualistiche e antiilluministiche, sia i facili miti
sociali e politici dei moderati liberali. I testi sono I Paralipomeni della Batracomiomachia (iniziato nel 1831), I
nuovi credenti (derisione dello spiritualismo), La Palinodia al marchese Gino Capponi (1835, modello
pariniano, endecasillabi sciolti e antifrasi contro i progressisti), Il tramonto della luna (scenario idilliaco,
ciclicit della luna opposta all abisso della morte umana), La ginestra, o il ore del deserto . Gli ultimi tre
saranno nei Canti.
LA GINESTRA
E l ultimo testo del poeta, scritto nel 1836. Secondo Binni, se Leopardi non fosse morto, si sarebbe aperta
un altra fase pi positiva e democratica, tesa verso l associazionismo nonostante la caduta dell illusione,
secondo altri invece la conclusione di un percorso poetico e costituisce dunque il testamento ideale del
poeta. Il modo di poetare simile a quello del Ciclo di Aspasia , nonostante la sintassi sia pi distesa. La
ginestra l unico ore che riesce a crescere dopo un eruzione, ed ha quindi valore simbolico (della poesia
secondo i pi, secondo Binni simbolo della dimensione consolatoria dell associazionismo contro la natura).
Fu poco apprezzata dai contemporanei per la sua troppa modernit. Il testo consiste ancora una volta in una

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rivendicazione losoca. E una canzone di sette strofe di lunghezza varia, poesia di pensiero tesa verso
l argomentazione. I periodi sono molto lunghi, con una sintassi tentacolare e paratattica, distesa sempre
verso l esterno. Binni ha denito quella de La ginestra una musicalit sinfonica , in cui si mischiano adagio e
allegro . Si parte, come nel Carme dei Sepolcri , da osservazioni puntuali della realt con cui attraverso un
percorso logico e materialistico si arriva a varie aermazioni, che devono essere il fondamento di una
consapevolezza di massa: il metodo di ragionamento dell allegoria moderna, incentrata sulla realt materiale
e storica dell uomo. Viene oerta una rilettura critica delle scelte losoche moderne (spiritualismo e fede nel
progresso), in una discussione che aanca l ideologia esistenziale a quella politica, tramite una visione della
natura come parametro dell inutilit degli sforzi umani. Gli esempi hanno sempre responsabilit intellettuale,
dimostrativa, argomentativa.
Leopardi dota la canzone di un epigrafe, dal Vangelo di Giovanni (richiamo alla cultura antica e alla
condizione dell uomo, che ama le tenebre dell illusione pi della luce della verit), inserita in un contesto
totalmente opposto a quello originario. La polemica contro lo spiritualismo e l ideologia borghese molto
forte.
Nella prima strofa viene prima descritto il ore della ginestra, e c poi un invettiva alla natura. Il Vesuvio
denito formidabile , da formido , latino per terrore . La ginestra adorna i campi intorno a Roma, descritta
con una perifrasi di ispirazione pre-romantica (poesia sepolcrale). Viene descritto un paesaggio seguente
ad un eruzione, coperto di lava pietrosa che risuona sotto i piedi del passante, e che un tempo era invece
caratterizzato da campi coltivati e palazzi per gli ozi dei potenti (Parini), citt (Ercolano, Pompei). Il ore, in
mezzo a queste rovine, emette un profumo consolatorio. Viene descritto ironicamente l amore della natura
per l uomo (denita dura nutrice , ossimoro, gura topica solitamente positiva) e la potenza del genere
umano, denito invece fragile tramite la descrizione di ci che un tempo era grande e ora distrutto. La
strofa si chiude con una citazione del cugino Terenzio Mamiani ( le magniche sorti e progressive ), che
Leopardi denisce con sprezzo parole di un moderno, a cui dovuta tutta la loro eleganza , e che sono
diventate proverbiali per alludere ad ogni facile ducia nel progresso (di cui Mamiani aveva una concezione
religiosa).
Nella seconda strofa si arriva in progressione all esplicita critica al presente e all ideologie del progresso,
segnate dall illuminismo da cui per si allontanano. C una vera e propria apostrofe al secol superbo e
sciocco (dimensione dialogica). Il lessico ripreso dal Carme dei Sepolcri . Gli intellettuali rifuggono la
razionalit dell illuminismo con vana ducia nel progresso, ma non Leopardi, che invece disprezza questo
secolo, ponendosi l obbiettivo di smascherarlo, in una dimensione materialistica e che quindi potr portarlo
alla dimenticanza. Il secolo di Leopardi va blaterando di libert, sebbene tenga il pensiero come servo, una
volta liberato dall illuminismo. Una triplice anafora dell aggettivo solo sottolinea la solitudine umana. La
critica sia all ideologia del progresso che all aermazione di libert politica dei moderni, che in realt sono
facilmente strumentalizzabili dal potere.
Nella terza strofa viene descritta la nobilt d animo di chi (esempio allegorico), avendo un corpo malato, non
cerca di nascondere la sua condizione ma si mostra bisognoso di aiuto, valutando con verit (componente
autobiograca-universalizzata, condizione generale dell uomo). Bisogna sempre essere consapevoli della
vera condizione umana. Frequenti sono le inversioni, per dare al testo un tono alto e antiidillico. In
contrapposizione al primo esempio, Leopardi l uomo moderno, pieni di fetido orgoglio e convinto di essere
fatto per essere felici. Ancora una volta viene sottolineato il ricordo dei popoli antichi (tema della
rimembranza) che ora sono scomparsi, a prova, insieme a catastro ambientali, della fragilit umana. Viene
poi denita che natura deve avere l uomo nobile, che nulla al ver detraendo/ confessa il mal che ci fu dato
in sorte , avendo consapevolezza della fragilit umana, mostrandosi nel sorire e non imputando la sua
soerenza a cause umane, bens da la colpa a quella/ che veramente rea/ che de mortali madre di
parto e di voler matrigna (chiasmo). Arriva poi il messaggio propositivo e nuovo nel pensiero leopardiano:

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tutti fra se confederati estima/ gli uomini, e tutti abbraccia/ con vero amor . Viene quindi teorizzata la
necessit della consapevolezza e dell unione gli uomini contro la natura, in un nuovo modello sociale. Il
termine aita ripreso dall episodio della vergine Cuccia di Parini. Leopardi reputa sciocchi gli scontri fra gli
uomini, come gli scontri di alleati in guerra, dimenticando i veri nemici (similitudine). Frequenti sono le
anticipazioni del soggetto, come nei costrutti greci-latini. L orrore per la natura nel passato (idealizzato nella
nobilt degli antichi) strinse i mortali in social catena (creazione dello stato di diritto, ripresa di Rousseau),
e deve ora tornare insieme a giustizia, piet, e alle virt civili in generale, che grazie alla consapevolezza
avranno fondamento migliore di superbe favole (spiritualismo). Si deve associare il bisogno di socialit
dell uomo alle conquiste della civilt (cognizioni scientiche).
Nella quarta strofa, denita cosmica e di ripresa dantesca, Leopardi dice che spesso si trovato ad
osservare il cielo notturno alle pendici indurite di lava del Vesuvio. Ancora una volta da una situazione
personale si arriva ad una riessione universale. Anche se non siamo in un contesto lirico, Leopardi riesce
ad inserire immagini straordinariamente evocative. Le luci vengono viste come un punto dall uomo, ma in
realt sono immense, e non solo l uomo ma tutta la Terra per loro non nulla. Di fronte ai nodi di stelle, il
poeta si chiede che sembri allora, o prole/ dell uomo . Ripetuto pi volte attribuito alle stelle il termine
punto , ma serve in realt a sottolineare quanto l uomo sia piccolo in confronto all universo. L umanit,
sbagliando, si crede cause e ne dei creatori del Tutto, che nei sogni dell uomo scendono spesso a visitare
la Terra, quando in realt essa non che un granel di sabbia . Di fronte all errore dell antropocentrismo,
Leopardi non sa se il riso o la piet prevale .
Nella quinta strofa viene istituita una similitudine tra un frutto maturo che cade sul popolo delle formiche
(rappresentazione dell innitamente piccolo, immagine ripresa dal Dialogo della Natura e di un Islandese ),
distruggendole, e invece un eruzione che distrugge le citt intorno al vulcano (paesaggio fondamentale del
canto), evocata con un linguaggio immaginativo ma anche geogracamente preciso. Leopardi dice che
sebbene le stragi dell uomo siano meno frequenti (elemento quotidiano paragonato a fatti eccezionali),
questo accade solo perch si riproducono meno in fretta delle formiche, ma in realt: non ha natura al
seme/ dell uomo pi stima o cura/ che alla formica . Ancora una volta viene sottolineata la fragilit
costitutiva dell uomo e smentita ogni pretesa antropocentrica. Il ritmo veloce e sostenuto, pieno di
tensione. Spesso sono volutamente usati come verbi parole che potrebbero essere sostantivi.
Nella sesta strofa Leopardi narra la relativit del tempo storico dell uomo, a cui sembra passato un lungo
periodo dalle stragi di Pompei ed Ercolano. Ancora adesso per il Vesuvio ribolle e sputa lava, costringendo
il contadino, che vive alle sue pendici, a scappare con pochi averi e con la famiglia, girandosi mentre corre
per guardare la sua casa. La descrizione particolarmente aettiva. A questa situazione viene paragonata
la storia di Pompei, tornata alla luce nel 1748. Viene descritto un visitatore che, in mezzo alle colonne
mozze, riesce a vedere la vetta divisa del Vesuvio, che ancora adesso costituisce una minaccia, evocata con
una suggestiva descrizione di un eruzione. Le rovine degli antichi (tema pre-romantico, gi presente nei
Sepolcri) sono anche le rovine dei moderni, mentre la natura sempre verde e sempre rimane, ignara del
passare del tempo e dell uomo, che errando d eternit s arroga il vanto .
Nell ultima strofa, con una ring komposition, Leopardi torna ad apostrofare direttamente la ginestra, che
era stata sullo sfondo per tutta la poesia. Nel suo riuscire a crescere dopo le eruzioni, abbellisce e profuma
i luoghi segnati dalla distruzione. Non salva da queste catastro, ma non renitente piega il capo
innocente , non codardamente per una supplica, ma nemmeno eretto come di solito verso le stelle:
capisce dunque la potenza della natura e la sua incapacit ad opporsi ad essa, sopportando cos le
catastro. Ore poi, con la sua bellezza e il suo profumo, un contributo positivo alla dicile situazione in cui
stata posta dal destino, e ci richiama l invito all associazionismo dell uomo. La ginestra viene denita pi
saggia dell uomo, in quanto non ha attribuito immortalit alla sua fragile stirpe, senza fondare questa falsa
convinzione sul destino (religiosit) o sulla propria capacit (laicit, Foscolo).

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Secondo la lettura di Walter Binni, Leopardi congura una proposta di alleanza e solidariet sociale tra gli uomini. L intero
impianto del testo si basa su un nucleo aettivo-losoco che propone la ginestra come simbolo della solidariet umana,
nella visione di un interesse comune attuabile solo accettando l itinerario con coraggio di verit e volont, in una visione
quasi socialistica.
Al contrario, Gioanola individua nella ginestra il simbolo della consolazione oerta dalla poesia. Il Vesuvio rappresenta la
natura e la sua cieca potenza, la ginestra il poeta e la sua coraggiosa resistenza. Siamo di fronte alla costituzione del
soggetto lirico come losofo dell esistenzialit. Viene descritto il confronto ultimo e radicale del losofo con l alterit senza
scampo della natura. L umile ore per non rappresenta solo il poeta, ma anche la poesia che da questa terribile condizione
si origina, gratuita e consolatrice.
Il pensiero di Leopardi - Augias e Magrelli: Nello Zibaldone vediamo che Leopardi attribuisce l insensibilit della madre alla
religione, quella del padre, archetipo del reazionario, alla visione politica. Qualunque fossero le sue ragioni, Leopardi visse, in
una continua situazione di segregazione e clausura, all interno di tre carceri: il corpo, la famiglia, e la societ. Dopo la visita
di Giordani, Leopardi sviluppa un patriottismo che anche disprezzo per la condizione italiana ( All Italia ), che anche il
padre nota come cambiamento in Giacomo ma anche negli altri gli. In una lettera scrive: forse aborriscono me che con un
cuore troppo pieno di amore per tutti, nella loro immaginazione corrotta sono dipinto come un tiranno . E evidente che
l amore di Monaldo per i gli era solo sopraazione e subordinazione.
Eppure c era qualcosa di positivo a Recanati, sebbene idealizzato e non reale, come scrive Carlo Leopardi: Molto pi
romanzeschi che veri gli amori di Nerina e di Silvia. S, vedevamo dalle nostre nestre quelle due ragazze, e talvolta
parlavamo a segni. Amori, se tali possono dirsi, lontani e prigionieri. Le dolorose condizioni di quelle due povere diavole,
morte nel ore degli anni, furono bens incentivo alla fantasia di Giacomo a creare due dei pi bei tratti delle sue poesie.
Una era la glia del cocchiere, l altra una tessitora . Queste donne idealizzate sono eper diverse dalle donne angelicate di
Dante e Petrarca, in quanto manca la visione teologale. L idealizzazione femminile calata sempre di pi calare nel corso
dei secoli no ad arrivare alla pure carnalit.
Ma Leopardi sempre stato teso verso l immaginazione. Nello Zibaldone scrive: All uomo sensibile e immaginoso, che viva,
come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi.
Egli vedr cogli occhi una torre, una campagna; udr cogli orecchi un suono d una campana; e nel tempo stesso
coll immaginazione vedr un altra torre, un altra campagna, udr un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta
tutto il bello e il piacevole delle cose .
Teso verso l immaginazione era anche Young, poeta romantico inglese della seconda met del settecento, a cui Leopardi
sembra particolarmente accostarsi ne L innito . Young scriveva: Al vedere un vasto mare, un immenso ume, una selva
folta, largamente stesa ed annosa, un deserto che non ha conne, una montagna, il cui ciglio tanto aere ingombra, che
ognor sereno a s mira soggetta la region delle nubi .
Nonostante questa forza immaginativa, Leopardi fu sempre fermo in una lucidit materialistica di ispirazione lucreziana, che
porta alla natura matrigna. Consequenziale dunque il voler non essere mai nato, in quanto la vita terribile nella sua noia
zenitale . Eppure Leopardi non solo vicino ad autori classici come Lucrezio ed Epicuro, ma, venuto dopo Sade, possiede
una misura illuministica tesa no all ultimo grado, che pregura il nichilismo di ne ottocento. Molti temi anticipano
addirittura la grande poesia europea (per esempio quella di Baudelaire), molte sue critiche si riveleranno azzeccate (poco
dopo La ginestra ci sar l esplosione del positivismo).
Fondamentale rimane comunque la dierenza di potenziale tra la sua immaginazione abnorme e invece la piccolezza del
villaggio, espressa con una propriet linguistica mai pi raggiunta. Il contrasto sempre tra limitato ed innito, sublime nel
suo sfumato.
Le poesia di Leopardi sono sempre sfumate, ma delineata l Italia, soprattutto nelle sue montagne che chiudono l orizzonte
( La sera del d di festa , Le ricordanze , La ginestra ). In particolare, Leopardi parla dell Italia in uno scritto del 1824,
Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani . Leopardi scrive: Gli italiani ridono della vita: ne ridono assai pi,
e con pi verit e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun'altra nazione. Le classi superiori d'Italia sono
le pi ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano il pi cinico dei popolacci . Questo perch all Italia
manca la societ: Certo che il passeggio, gli spettacoli, e le Chiese sono le principali occasioni di societ che hanno
gl italiani, e in essi consiste, si pu dir, tutta la loro societ (parlando indipendentemente da quella che spetta ai bisogni di
prima necessit), perch gl italiani non amano la vita domestica, n gustano la conversazione o certo non l hanno . Leopardi
terribile nel suo cinismo. Nello Zibaldone si spinge addirittura a considerare il binomio moda e morte: sorelle che hanno
come usanza quella di rinnovare continuamente il mondo.

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