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SCHEDE MEDIEVALI
sommario
61
79
93
107
Maurizio Paolillo, Lidea anteriore al pennello. I fondamenti dellestetica nella Cina antica e le affinit con la tradizione occidentale
125
VI
Sommario
135
149
169
Andrea Colli, The Nobility of the Agent Intellect and its Sources:
Thomas Aquinas, Matthew of Acquasparta and Dietrich of Freiberg on De
anima 430a18-19
219 Fabio Cusimano, I Dialogi di Gregorio Magno nella Sicilia del XIV secolo:
il Libru de lu dialagu di sanctu Gregoriu di Fra Giovanni Campolo
239 Giovanni Licata, Un riadattamento ebraico del Fal al-maql di Averro:
la Beinat ha-dat di Elia del Medigo
255
VII
Sommario
349 Monica Scotti, Maestri traditi? La ricezione del Libro V della Metafisica
negli scritti di autori musulmani del IX-XI secolo
369 Antonella Straface, Le sette lettere sufficienti ed esaurienti: uninterpretazione ismlita
381 Maria Vassallo, Tradurre i testi sacri della tradizione tantrica: il valore
simbolico degli elementi significanti della parola
389 Andrea Vella, Linfluenza delle traduzioni sul dibattito riguardo alla vita
dei cieli nel XIII e nel XIV secolo
397 Emanuela Verdone, I philosophantes e il superamento del limite. Alcune ipotesi
407
256
il De imagine sia stato tradotto gi a partire dalla prima met degli anni 50 del IX secolo.
Delle Solutiones ad Chosroem lopera eriugeniana non presenta traccia, a parte un possibile riferimento linguistico nelle Expositiones in ierarchiam coelestem, opera appartenente
allultima produzione del maestro palatino e comunque posteriore al Periphyseon.
Del Corpus dionysiacum e degli Ambigua ad Iohannem, Eriugena elabor una
versione su committenza di Carlo il Calvo, dovendo costituire questa traduzione il
fulcro della politica religioso-culturale del re franco nella sua candidatura al titolo di
imperatore. Plausibilmente una prima versione del Corpus fu redatta tra l860 e l864,
mentre una seconda versione, nella quale Eriugena ritornava su alcune scelte linguistiche e rendeva pi comprensibile il risultato finale, dovette essere approntata successivamente. Gli Ambigua ad Iohannem vennero probabilmente tradotti tra l862 e l864,
mentre la traduzione delle Quaestiones ad Thalassium, fatta da Giovanni Scoto per
interesse personale e utilizzata nondimeno nel Periphyseon, fu probabilmente iniziata
in parallelo alla scrittura di questo e portata a termine prima dell866.4
Una simile concentrazione nel tempo di un cos vasto lavoro di traduzione, riguardante per di pi un repertorio testuale di non facilmente eguagliabile densit speculativa e complessit linguistica, doveva chiaramente dare non pochi problemi allIrlandese, il quale, per quanto riconoscibile come il miglior grecista della sua epoca,
lavor al di l delle proprie forze, ottenendo tuttavia un risultato destinato a suscitare
lo stupore di un erudito grecizzante quale fu Anastasio il Bibliotecario, che esamin la
traduzione eriugeniana del Corpus dionysiacum per conto della sede pontificia.
Le difficolt alle quali Eriugena dovette andare incontro trovano una precisa
rispondenza nello stato testuale delle sue versioni: nel caso delle due opere tradotte
ufficialmente per conto di Carlo il Calvo i testimoni superstiti attestano sostanziali
interventi di revisione effettuati dallIrlandese per migliorare la versione primitiva;
in particolare, nel caso dello ps.-Dionigi, la necessit di inviare a Roma una copia
ufficiale della traduzione, spinse lIrlandese ad approntare una seconda e migliorata
versione; nel caso invece degli Ambigua ad Iohannem, pur mancandoci la copia definitiva e ufficiale, quella destinata al committente, possiamo constatare come questa
traduzione abbia subito unevoluzione testuale considerevole, resa evidente dagli
interventi di correzione attestati dal manoscritto unico Paris, Bibliothque Mazarine
561, esemplare di lavoro copiato a Saint-Mdard di Soissons nel IX sec. (3/4) allinterno della cerchia eriugeniana, come mostra la presenza in esso della calligrafia dello scriba indicato dagli studiosi come i2, noto per essere intervenuto con correzioni
e integrazioni in due mss. di lavoro del Periphyseon, nonch lessere appartenuto
4
Per una ricostruzione complessiva della tradizione delle opere di Eriugena rimandiamo a E.
S. Mainoldi, Iohannes Scottus Eriugena, in P. Chiesa-L. Castaldi (eds.), La trasmissione dei testi
latini del medioevo. Mediaeval Latin Texts and their Transmission (Te.Tra. 2), SISMEL-Edizioni del
Galluzzo, Firenze 2005, pp. 186-264.
257
258
recente, fondamentale, studio, dovuto a Matilde Cupiccia, ha tuttavia fatto luce sui
diversi stadi testuali delineati dalla tradizione manoscritta della Versio Dionysii eriugeniana, permettendoci cos di orientarci tra i testimoni delle due versioni.7
In questo contributo esporremo i primi risultati della nostra analisi intorno
alle citazioni delle traduzioni eriugeniane in merito a quei passi che presentano maggior rilievo speculativo, riservandoci di pubblicare in un futuro contributo lanalisi
complessiva e sistematica di questo sub-corpus testuale. Se dallesame complessivo
e comparativo di queste citazioni possiamo aspettarci considerevoli informazioni
circa i rapporti tra le opere eriugeniane degli anni 60, che attualmente ci appaiono
sovrapposte indistintamente nei tempi della loro composizione, in questo lavoro ci
limiteremo a presentare dei casi particolarmente interessanti, nonch utili a mostrare
le modalit seguite da Giovanni Scoto nella rielaborazione delle proprie traduzioni.
Il testo da cui prenderemo le mosse in questa analisi il Sermo de imagine,
cio la traduzione del De opificio hominis di Gregorio di Nissa, in quanto questo trattato costituisce una delle principali fonti dellantropologia di Giovanni Scoto, tanto da
essere citato nel Periphyseon in excerpta estesi a intere pagine, che fanno del Padre
cappadoce lautore greco quantitativamente pi citato nel dialogo eriugeniano e il secondo autore in assoluto dopo Agostino.8 Il De imagine presenta inoltre un altro punto
di interesse, cio quello di essere stato utilizzato da Giovanni Scoto in alcune sue opere,
verosimilmente prima ancora di averne approntato la traduzione latina: il caso del De
praedestinatione e delle Glosae Martiani.9 dunque possibile che questa opera sia stata
tradotta da Giovanni Scoto gi negli anni 50; la versione si esprime in un latino oscuro,
che ricalca pedissequamente il testo greco, a segno che lIrlandese non vi torn sopra
per approntarvi dei miglioramenti. Tuttavia nelle citazioni presenti nel Periphyseon troviamo diversi interventi di correzione e di miglioramento del senso. Questo potrebbe
the Franois Dondaine, ma si estendono allutilizzo di lezioni introdotte sulla base della moderna edizione
del testo greco, stabilito da Baltashar Cordier nel 1677 (ripubblicato in Patrologia graeca 3 nel 1857),
contro laccordo di tutti i codici. Ledizione di Philippe Chevallier (Bruges-Paris 1937-1951: Dionysiaca.
Recueil donnant lensemble des trad. latines des ouvrages attribus au Denys de lAropage), ripubblica il
testo delledizione di Colonia del 1556, basata a sua volta su una collazione di testimoni tanto della prima
quanto della seconda redazione. Per il testo greco del Corpus dionysiacum utilizziamo le seguenti edizioni:
Ps.-Dionysius Areopagita, De divinis nominibus, in Corpus Dionysiacum I, ed. B. R. Suchla, De Gruyter,
Berlin 1990 (Patristische Texte und Studien 33); Pseudo-Dionysius Areopagita, De coelesti hierarchia, De
ecclesiastica hierarchia, De mystica theologia, Epistolae, in Corpus Dionysiacum II, ed. G. Heil-A. M.
Ritter, De Gruyter, Berlin 1991 (Patristische Texte und Studien, 36).
7
M. Cupiccia, Le sorti di un testo tradotto, rivisto e commentato. Il corpus pseudo-dionysiacum
nella versione latina di Giovanni Scoto (secc. IX-XII), in Filologia mediolatina 16 (2009), pp. 57-80.
8
Cf. . Jeauneau, Pseudo-Dionysius, Gregory of Nyssa, and Maximus the Confessor in the
Works of John Scottus Eriugena, cit., p. 144.
9
Cf. E. S. Mainoldi, Le fonti del De praedestinatione liber di Giovanni Scoto Eriugena, in
Studi Medievali 45 (2004), pp. 651-697.
259
PP IV, 790B:
Ac per hoc consequens contemplatio quae adiecta
est rationi occurrit, per quam discimus in humana
concretione a deo quidem animum administrari, ab
illo autem materialem nostram uitam, dum in natura
hoc est in imagine animi manet. []
dum] Ri1, R*
in imagine animi manet] partim p. ras., partim super
l. Ri1
10
Citiamo il De imagine nelledizione di M. Cappuyns, Le De imagine de Grgoire de Nysse traduit par Jean Scot rigne, in Recherches de Thologie Ancienne et Mdivale 32 (1965), pp. 205-262;
il testo greco quello disponibile in PG 44. Per il Periphyseon, ci riferiamo alled. di . Jeauneau: Iohannis
Scotti sev Erivgenae, Periphyseon, Brepols, Turnhout 1996-2003 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaeualis, 161-165). Nei seguenti raffronti utilizzeremo il corsivo per segnalare le lezioni in cui la citazione
nel Periphyseon si allontana dalla versione originaria, il grassetto per indicare gli interventi autografi o idiografi, il barrato nel caso in cui il passo citato presenti delle espunzioni rispetto alla traduzione originaria, il
sottolineato per le lezioni che variano nelle diverse fasi redazionali del Periphyseon.
260
DI 13 (12E), p. 226; PG 44, 165A:
Materialis et fluxilis haec corporum uita,
semper per motum proueniens in hoc habet essendi uirtutem in non stanti umquam
motu ( )
[] Ut numquam mutabilitate stare possit
(
), sed in potentia quiescendi (
) incessabilem habet alternum per similia motum. []
261
PP IV, 792A-792D:
Nam nobis sermo erat propositus ostendere, non
in parte corporis animum detineri, sed totum
aequaliter attingere consequenter naturae subiectae partis motum operans, est autem ubi etiam
naturales affectus animus subsequitur ueluti /
uelut minister factus. Nam saepe praecipit ipsi
corporis naturae / natura et contristati sensum, et
laetantis concupiscentiam animo imponit, ita ut
ipsa quidem prima praestet principia uel ciborum
appetitum uel cuiusdam omnino eorum quae secundum delectationem sunt desiderium ingerens,
animus uero tales impetus accipiens suis cogitationibus. Occasiones ad id quod desideratur cum
corpore exquirit, hoc autem non in omnibus est,
sed solummodo in his qui plus captiui disponuntur, qui rationem seruire facientes desideriis naturae corporeae per auxilium mentis, libidini quae
per sensus est seruiliter blandiuntur. In perfectioribus uero non sic efficitur. Imperat enim animus
rationi et non patitur; quod utile est eligens; natura autem e uestigio sequitur praecipientem animum, quoniam uero tres secundum uitalem uirtutem differentias ratio inuenit. Primam quidem
nutritiuam sine sensu, secundam uero nutritiuam
quidem et sensiuam expertem uero rationabilis
operationis, item terciam rationabilem et perfectam perque / per quae omnem uirtutem penetrans,
ut et in illis sit, etsi in intellectuali plus possideat,
nemo ex his opinetur tres animas commixtas esse
in humana concretione []. Si quidem animantem uirtutem participauerit iuxta incrementum
mouebitur. Si uero uitali operatione deciderit,
motum in corruptionem resoluet. Neque igitur
sensus absque materiali essentia neque intellectualis uirtutis sine sensu fit operatio.
ipsi] IV vers.
naturae] Ri2, natura R* IV vers.
corporeae] deest in R, adest in mss. IV vers.
animum] deest in R, adest in mss. IV vers.
perque / per quae] perque R, per quae IV vers.
in] sup. l. Ri1
Qui, la maggior aderenza alla sintassi greca di locuzioni come in perfectioribus ( ) e in corruptionem ( ), potrebbe generare
limpressione che Eriugena abbia rimesso mano alla sua traduzione per riavvicinarsi
alloriginale greco, tuttavia queste discrepanze potrebbero essere ancora riconducibili
alla scriptio continua e potrebbero essere state sanate per divinatio, senza necessaria-
262
mente presupporre un ricorso al testo greco. Anzi, limpressione che queste correzioni siano state introdotte senza confronto con loriginale greco, come proverebbe laggiunta della congiunzione concessiva etsi, che non ha corrispondenze nelloriginale
e risulta inopportuna nella costruzione sintattica della frase, onde Eriugena stesso si
trov costretto a inserire di proprio pugno la preposizione in sopra la linea.
Unaltra correzione in R degna di interesse la trasformazione del nominativo
natura, corrispondente al greco , nel dativo naturae, per laggiunta di
una e da parte dello scriba i2. Lintroduzione di questo dativo capovolge il senso di
quanto voleva intendere il Nisseno (cio che sovente la natura del corpo a prevalere
sullanimo), ci che era stato correttamente reso nella traduzione eriugeniana originaria. A rafforzare il senso del dativo di naturae troviamo poi nella IV versione
del Periphyseon lintroduzione del pronome dimostrativo ipsi (dativo), ma qui
dobbiamo constatare che natura tornato al nominativo! opportuno chiederci
se questi interventi decisamente maldestri siano riconducibili a Giovanni Scoto,
oppure se vedervi degli interventi di correttori che tentavano di rendere quella che
secondo loro era una maggiore comprensibilit del testo latino (evidentemente senza
alcun raffronto con loriginale greco). Questo particolare caso sembrerebbe confermare i dubbi nutriti dalleditore del dialogo eriugeniano, douard Jeauneau, per cui
non tutti gli interventi di i2 possano essere attribuiti alla paternit del maestro irlandese, cos come per le versioni successive alla II.11
Altre varianti introdotte in questa citazione, nella IV versione del Periphyseon, non giustificate dal greco, ma finalizzate a rendere maggiormente intellegibile
il testo con dei pleonasmi, devono poi richiamare la nostra attenzione: corporea
aggiunto in riferimento a natura; animum, riferito a praecipientem, che una
ripetizione del soggetto di riferimento, il quale faceva comparsa nel periodo antecedente, cos come in greco era riferito a : anche questa modifica
poteva essere effettuata sulla base del testo latino, ma indubbio che essa introduca
una maggior leggibilit del passo. Anche qui vale il dubbio che sia stato effettivamente Giovanni Scoto a fare questa modifica.
Certo che unaltra variazione presente nella IV versione, per quae al posto
di perque, si presenta come particolarmente infelice, dovuta a un correttore che
non comprende bene il significato del testo dunque difficilmente riconducibile alla
paternit eriugeniana nonch grammaticalmente scorretta, dal momento che presupporrebbe che il termine differentia fosse di genere neutro.
poi interessante rilevare che alcune righe di questo excerptum erano gi
state citate in Periphyseon III, con altre variazioni rispetto a quelle gi incontrate:
Cf. . Jeauneau, Nisifortinus: llve qui corrige le matre, in J. Marenbon (ed.), Poetry
and Philosophy in the Middle Ages. A Festschrift for Peter Dronke, Brill, Leiden 2001, pp. 113-129.
11
263
PP III, 736A-B:
Tres inquit secundum uitalem uirtutem differentias ratio inuenit / imponit. Primam quidem
nutritiuam sine sensu; secundam uero nutritiuam
quidem et sensiuam, expertem uero rationalis
operationis; item tertiam rationabilem et perfectam, omnemque uirtutem penetrantem.
inuenit] imponit versio IV
sensiuam] sensiuam et versio IV
264
PP III, 644A-B:
Primum inquit omnium illud dicere uerum est ut bonitate
uniuersali superessentialis diuinitas eorum quae sunt essentias
substituens ad esse adduxit. Est
enim hoc omnium causae et super omnia bonitatis proprium
ad communionem suam ea quae
sunt uocare, ut unicuique eorum
quae sunt ex propria diffinitur
analogia. Omnia quae sunt igitur participant prouidentiam ex
superessentiali et causalissima
diuinitate manantem. Non enim
fortassis essent, nisi eorum quae
sunt essentiae et principii assumptione. Exsistentia igitur
omnia esse eius participant; esse
enim omnium est super esse diuinitas. Viventia autem eandem super omnem uitam uiuificam uirtutem, rationalia et intellectualia
eandem super omnem et rationem
et intellectum per se perfectam et
anteperfectam sapientiam.
omnia esse eius participant versiones II, III, Jeaun.] omnia esse
participant versio IV
PP V, 903B:
Primum inquit simul omnium illud dicere uerum, ut bonitate uniuersali superessentialis
diuinitas eorum quae sunt
essentias substituens ad esse
adduxit. Est enim hoc omnium
causae et super omnia bonitatis proprium ad communionem
suam ea quae sunt uocare, ut
unicuique eorum quae sunt
ex propria diffinitur analogia.
Omnia igitur quae sunt participant prouidentiam ex superessentiali et causalissima diuinitate manantem. Non enim
fortassis essent eorum quae
sunt essentiae, nisi a principio
assumerent. Exsistentia igitur
omnia esse eius participant.
Esse enim omnium est super
esse diuinitas.
12
Della versione di Ilduino riportiamo il testo dato nelled. Chevallier et al., Dionysiaca, cit.
265
DN V, 5, PL 122, 1148A-B:
Quoniam quidem et de his
diximus, age optimum ut uere
est et exsistentium omnium
substantificum
laudemus:
totius esse secundum
uirtutem superessentialem est
subsistens causa, et creator
exsistentis
subsistentiae
substantiae
essentiae
et
naturae, principium, mensura
saeculorum, et temporum
essentialitas, et aeternitas
exsistentium,
tempus
factorum, esse utcumque
factis. Ex ente aeternum
et essentia et et tempus
et generatio et factum, in
exsistentibus
exsistentia
( ),
et utcumque subsistentia et
substantia (
).
Etenim
deus
nondum
est sed simpliciter et
incircumfinite, totum in seipso
esse coambiens. Proinde et rex
dicitur saeculorum, tamquam
in semetipso et circa seipsum
totius esse et entis (
) substitutor. Et
neque erat neque erit, neque
factus est neque fit neque fiet,
magis autem neque est, sed
ipse est esse exsistentibus,
et non exsistentia solum sed
ipsum esse exsistentium
ex
anteaeternaliter
ente
( ). Ipse
enim est saeculum saeculorum
subsistens ante saecula.
PP III, 682A-682C:
Age optimum ut uere est
et
existentium
omnium
substantificum
laudemus.
sic enim uocat deum
totius esse secundum uirtutem
superessentialem est subsistens
causa et creator existentis,
subsistentiae,
substantiae,
essentiae, naturae, principium
et mensura saeculorum, et
temporum
essentialitas,
et
aeternitas existentium, tempus
factorum, esse utcunque factis.
Ex eo qui est, aeternum et essentia
et , et tempus, et generatio, et
factum, in exsistenti essentialitas,
et utcunque subsistentia et
substantia. Etenim deus nondum
est , sed simpliciter et
incircumfinite totum in se ipso
esse coambiens. Proinde et rex
dicitur saeculorum, tanquam in
semet ipso et circa seipsum totius
esse et existentis substitutor. Et
neque erat, neque erit, neque
factus est, neque fit, neque fiet.
Magis autem neque est, sed ipse
est esse exsistentibus; et non
existentia solum, sed ipsum esse
existentium ex anteaeternaliter
existente. Ipse enim est saeculum
saeculorum,
subsistens
ante
saecula
quia
omnibus
existentibus et saeculis esse ex
prouidente est. Et omne quidem
saeculum et tempus ex ipso, totius
autem et saeculi et temporis et
omnis utcunque existentis qui
est ante principium et causa.
Et omnia ipsum participant, et a
nullo existentium recedit, et ipse
est ante omnia, et omnia in se
constituit. Et simpliciter, si quis
utcunque est, in anteexistente et
est, et intelligitur, et saluatur.
266
Omnis autem saeculi et
temporis et omnis ergo est,
qui anteest initium et causa
est. Et omnia eius participant
et a nemine exsistentium
distat. Et ipse est ante omnia
et omnia in ipso constant.
Et simpliciter ergo si quis,
in praeessente et est et
intelligitur et saluatur.
Allinterno di questo passo, sia nella sua versione integrale, sia nella sua citazione in Periphyseon III, riscontriamo la difficolt da parte di Giovanni Scoto nel
rendere i participi presenti del verbo , e , rispettivamente
tradotti con providente entis, che nella citazione diventa providente est, e anteente, che nella citazione diventa anteexistente.
Un altro fenomeno di rilievo sono le citazioni dionisiane che compaiono negli
Ambigua di Massimo il Confessore, e di conseguenza nella loro versione eriugeniana: anche in questo caso lanalisi del rapporto tra il loro testo, per come si presenta
nella Versio Dionysii eriugeniana integrale, e la loro citazione negli Ambigua e nel
Periphyseon apportatrice di rilevanti informazioni circa il metodo di lavoro del
maestro palatino.
Nel seguente caso il raffronto tra le tre versioni dello stesso testo dionisiano
(dal De divinis nominibus), ci mostra come Giovanni Scoto, trovandolo citato da
Massimo negli Ambigua, tenne verosimilmente in considerazione la sua traduzione
originaria, ma non si accontent di riproporla allinterno degli Ambigua, bens vi
apport alcuni cambiamenti:13
13
Citiamo la traduzione eriugeniana degli Ambigua in base alla seguente edizione: . Jeauneau
(ed.), Maximi Confessoris Ambigua ad Iohannem iuxta Iohannis Scotti Eriugenae latinam interpretationem, Brepols, Turnhout 1988 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 18).
267
PP III 645A-B:
Quod etiam [Dionysius] alibi
declarat dicens: Audendum uero
et hoc de ueritate dicere quia et
ipse omnium causalis bono et
optimo omnium amore per excellentiam amatoriae bonitatis extra
se ipsum fit in omnia quae sunt
prouidentiis, et ueluti in bonitate
et dilectione et amore fouet et ex
super omnia ab omnibus remoto
ad hoc in omnibus iuxta deducitur secundum mente excedentem
superessentialem potentiam inconuersibilemque suam.
remoto] remotus p. ras. i2 III Versio
Desta per una certa sorpresa che nella Versio Ambiguorum la lezione essentialem si sia sostituita a superessentialem in una correzione apportata al ms.
unico M (Paris, Bibliothque Mazarine 561, esemplato a Saint-Mdard di Soissons
nel IX sec., 3/4): Giovanni Scoto infatti molto attento a rispettare la terminologia
iperontologica dello ps.-Areopagita, e, non a caso, nella citazione in Periphyseon III,
ritroviamo superessentialem. La sensazione quella di essere di fronte a un altro
caso di correzione effettuata da uno degli adiuvantes di Giovanni Scoto a Saint-Mdard, correzione zelante quanto poco fedele alle reali intenzioni dellEriugena. Sebbene questa citazione dionisiana negli Ambigua ci sembra esser stata tradotta sulla
base del testo gi fissato della Versio dionysii, piuttosto che autonomamente in base
al manoscritto greco degli Ambigua, essa si mostra pressoch identica alla forma che
la stessa citazione avr in Periphyseon III: possiamo dunque pensare che Eriugena,
268
avendo in mente questo passo dionisiano e avendo intenzione di citarlo, ne abbia ripreso il testo gi rielaborato negli Ambigua, la cui traduzione non dovette precedere
di molti anni la scrittura del terzo libro del suo dialogo, accontentandosi di apportarvi alcune modifiche minori.
Altre citazioni degli Ambigua nel Periphyseon vengono poi in aiuto per i rapporti tra i due testi:
AI VI , 979-1003; PG 91, 1156CD:
[] immunditiae uoluntarie adherens [] et ex
uetito ligno qui etiam mortem inesse prius dedicerat, fructum porrigente cibi primitias faciens
[] uitam mutuauit [] Quo uesci nolens primus homo merito diuina abiectus est ()
uita []
PP IV, 813B-D:
[] immunditiae uoluntarie adhaerens [] Et
ex uetito ligno qui etiam mortem inesse prius
didicerat, sensu fructum porrigente cibi primitias faciens [] uitam mutuauit [] Quo uesci
nolens primus homo merito diuina proiectus est
uita []
immunditiae] M e. corr.
uoluntarie] uoluntariae M*
adherens] M e. corr.
dedicerat] didicerat M*
269
PP I, 482A-B:
Vnde deum esse dicentes, non aliquo modo esse
dicimus, ac per hoc et est et erat simpliciter
et infinite et absolute in ipso dicimus. Incomprehensibile enim omni rationi et intellectui diuinum est, atque ideo praedicantes ipsius esse non
dicimus ipsum esse. Ex ipso enim esse, sed non
ipsum esse. Est enim super ipsum esse, super
aliquo modo esse, et uniuersaliter super quod
dicitur et intelligitur. Si autem aliquo modo sed
non unuversaliter ea quae sunt habent esse,
quemadmodum sub loco esse per positionem
et finem rationum in quibus secundum naturam
sunt, et sub tempore esse, omnino per principium ostendentur.
incomprehensibile Rc] inacceptibile (?) R*
atque ideo Ri1] ac per hoc R*
Per il testo delle Quaestiones ad Thalassium utilizziamo la seguente edizione: C. LagaC. Steel (eds.), Maximi Confessoris Quaestiones ad Thalassium. I Quaestiones I-LV una cum latina
interpretatione Iohannis Scotti Eriugenae iuxta posita; II Quaestiones LVI-LXV una cum latina interpretatione Iohannis Scotti Eriugenae iuxta posita, Brepols-Leuven University Press, Turnhout-Leuven
1980-1990 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 7-22).
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QT Introductio, 286-306:
Fortassis lignum esse sciens (
) boni et mali uisibilem creatura qui
dixerit lignum sciens ( )
boni et mali appellatum est ().
[] corporaliter eam accipientibus [] ad impassibilitatem consummans (
) [] ut deus sed non homo (
)
PP II, 564B:
Lampas uero eius desuper posita paternum est
lumen ac verum, quod illuminat omnem hominem uenientem in mundum, dominus noster
Iesus Christus. Qui, quoniam pro nobis ex nobis
in nostrae carnis natura et conceptus et natus est
et apparuit mundo, super candelabrum ecclesiae
lampas dicitur, dum sit secundum naturam ipsa
dei et patris substantialis sapientia et uerbum.
lampas] lampades versio IV
eius] eorum versio IV
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