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OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI

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SCHEDE MEDIEVALI
sommario

NUMERO 52 GENNAIO-DICEMBRE 2014


Fascicolo monografico
Traduzioni e Tradizioni: Il pensiero medievale nellincontro tra le culture
mediterranee (Siracusa, 26-29 settembre 2011)
Atti a cura di Alessandro Musco () e Giuliana Musotto
1 Giulio dOnofrio, Traditio e translatio nel Medioevo
25

Gianfranco Fioravanti, Ricordo di Romana Martorelli Vico

29 Massimiliano Lenzi-Luisa Valente, Alfonso Maier (1939-2011)


39 Antonella Sannino, Paolo Lucentini (1937-2011)
45

Carmela Baffioni, Il Porfirio Ambrosiano e la versione di Dimashq.


Una nuova versione araba dellIsagoge di Porfirio?

61

Jol Biard, Quante tipologie di dimostrazione? Origini incrociate nella


tradizione degli Analitici Secondi

79

Benedetta Contin, Un approccio analitico allo studio del lessico filosofico


armeno. Alcune osservazioni sulla versione armena delle Definizioni e
divisioni della filosofia di Davide lInvincibile

93

Rafael Ramn Guerrero, Los Analticos de Aristteles en el Taqrb de Ibn


Hazm de Crdoba

107

Maurizio Paolillo, Lidea anteriore al pennello. I fondamenti dellestetica nella Cina antica e le affinit con la tradizione occidentale

125

Mauro Zonta, La terminologia filosofica aristotelica in arabo e i suoi


rapporti con la terminologia filosofica di altre lingue di cultura del Vicino
e Medio Oriente: alcune linee di ricerca

VI

Sommario

135

Marienza Benedetto, La traduzione ebraica del De ente et essentia: il caso


di Yehudah Romano

149

Flavia Buzzetta, Sulla dipendenza dellefficacia delloperatio magica


dallannesso opus cabalae in Giovanni Pico della Mirandola. A proposito
della conclusio magica XV secundum opinionem propriam

169

Paola Carusi, Alchimia organica tra mondo arabo e mondo latino:


innovazione, continuit o tradizione occultata?

189 Francesca Chimento, Traduzioni nella tradizione: il caso del Flix e le


lingue romanze
203

Andrea Colli, The Nobility of the Agent Intellect and its Sources:
Thomas Aquinas, Matthew of Acquasparta and Dietrich of Freiberg on De
anima 430a18-19

219 Fabio Cusimano, I Dialogi di Gregorio Magno nella Sicilia del XIV secolo:
il Libru de lu dialagu di sanctu Gregoriu di Fra Giovanni Campolo
239 Giovanni Licata, Un riadattamento ebraico del Fal al-maql di Averro:
la Beinat ha-dat di Elia del Medigo
255

Ernesto Sergio Mainoldi, Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di


Giovanni Scoto. Nuove osservazioni sul metodo dellEriugena traduttore

273 Romana Martorelli Vico (), Fonti galeniche allorigine di alcune


anatomie salernitane
281

Chiara Militello, Il rapporto tra anima e corpo in Filopono: il commentario


al De anima e il De intellectu a confronto

293 Giuliana Musotto - Ivana Panzeca, La dottrina della visione in Suhraward


e Grossatesta: due linee di pensiero
307 Francesco Paparella, Parole in cammino: limportanza dellacquisizione
delle fonti dialettiche antiche nella logica del Liber sex principiorum
317 Luca Parisoli, Il Fons vitae, Avicebron e le sorti del volontarismo latino
333 Luciana Pepi, Jaqov Anatoli tra tradizione ed innovazione

VII

Sommario

349 Monica Scotti, Maestri traditi? La ricezione del Libro V della Metafisica
negli scritti di autori musulmani del IX-XI secolo
369 Antonella Straface, Le sette lettere sufficienti ed esaurienti: uninterpretazione ismlita
381 Maria Vassallo, Tradurre i testi sacri della tradizione tantrica: il valore
simbolico degli elementi significanti della parola
389 Andrea Vella, Linfluenza delle traduzioni sul dibattito riguardo alla vita
dei cieli nel XIII e nel XIV secolo
397 Emanuela Verdone, I philosophantes e il superamento del limite. Alcune ipotesi
407

Abstracts, Curricula e Parole Chiave

Ernesto Sergio Mainoldi

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto.


Nuove osservazioni sul metodo dellEriugena traduttore
Giovanni Scoto Eriugena (810 ca.-875 ca.) noto per essere stato uno dei pi
prolifici traduttori attivi nello spazio letterario della mediolatinit. Le sue traduzioni di
opere dei Padri orientali, dal greco in latino, hanno prodotto uno straordinario arricchimento concettuale e terminologico del patrimonio teologico e filosofico del medioevo
latino, tale da risultare imprescindibile nellelaborazione speculativa dei secoli a venire.1
Le traduzioni che possono essere attribuite a Giovanni Scoto con certezza
sono le seguenti:2
Ps.-Dionigi Areopagita, Corpus dionysiacum (CD): De caelesti hierarchia (CH), De ecclesiastica hierarchia (EH), De divinis nominibus (DN),
De mystica theologia (MTh), Epistolae (Epp.)
Massimo il Confessore: Ambigua ad Iohannem (AI), Quaestiones ad Thalassium (QT)
Gregorio di Nissa: Sermo de imagine (De opificio hominis) (DI)
A queste si aggiungerebbe in via ipotetica la versione delle Solutiones ad
Chosroem regem di Prisciano Lidio.3
Si suppone che Eriugena abbia tradotto queste corpose opere in un lasso di tempo
piuttosto ristretto 860?-866: il terminus ante quem determinato dal fatto che esse si
trovano citate letteralmente nella sua opera principale, il Periphyseon, che nell866 doveva gi essere ultimato, se prestiamo fede alla sua dedica allabate di Saint-Mdard di
Soissons, Wulfad, elevato in quellanno allepiscopato a Bourges. tuttavia possibile che

Sullopera di traduttore di Eriugena e sullinfluenza esercitata dalle sue traduzioni rimandiamo a


. Jeauneau, Jean Scot et le grec, in Archivum Latinitatis Medii Aevi (Bulletin Du Cange) 61 (1979), pp.
5-50; Id., Pseudo-Dionysius, Gregory of Nyssa, and Maximus the Confessor in the Works of John Scottus
Eriugena, in U.-R. Blumenthal (ed.), Carolingian Essays. Andrew W. Mellon Lectures in Early Christian
Studies, Catholic University of America Press, Washington 1983, p. 144; Id., Linfluence des traductions
rigniennes sur le vocabulaire philosophique du Moyen ge: simples remarques, in J. Hamesse-C. Steel
(eds.), Llaboration du vocabulaire philosophique au Moyen-Age. Actes du Colloque international de
Louvain-la-Neuve et Leuven 12-14 septembre 1998, Brepols, Turnhout 2000 (Socit Internationale pour
ltude de la Philosophie Mdivale. Rencontres de philosophie mdivale 8), pp. 157-69.
2
Indichiamo tra parentesi, dopo i titoli delle opere, le sigle con cui queste saranno citate nei
raffronti testuali.
3
Cf. M.-Th. dAlverny, Les Solutiones ad Chosroem de Priscianus Lydus et Jean Scot, in R.
Roques (ed.), Jean Scot rigne et lhistoire de la philosophie. Laon, 7-12 juillet 1975, CNRS, Paris
1977 (Colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scientifique, 561), pp. 145-60.
1

256

Ernesto Sergio Mainoldi

il De imagine sia stato tradotto gi a partire dalla prima met degli anni 50 del IX secolo.
Delle Solutiones ad Chosroem lopera eriugeniana non presenta traccia, a parte un possibile riferimento linguistico nelle Expositiones in ierarchiam coelestem, opera appartenente
allultima produzione del maestro palatino e comunque posteriore al Periphyseon.
Del Corpus dionysiacum e degli Ambigua ad Iohannem, Eriugena elabor una
versione su committenza di Carlo il Calvo, dovendo costituire questa traduzione il
fulcro della politica religioso-culturale del re franco nella sua candidatura al titolo di
imperatore. Plausibilmente una prima versione del Corpus fu redatta tra l860 e l864,
mentre una seconda versione, nella quale Eriugena ritornava su alcune scelte linguistiche e rendeva pi comprensibile il risultato finale, dovette essere approntata successivamente. Gli Ambigua ad Iohannem vennero probabilmente tradotti tra l862 e l864,
mentre la traduzione delle Quaestiones ad Thalassium, fatta da Giovanni Scoto per
interesse personale e utilizzata nondimeno nel Periphyseon, fu probabilmente iniziata
in parallelo alla scrittura di questo e portata a termine prima dell866.4
Una simile concentrazione nel tempo di un cos vasto lavoro di traduzione, riguardante per di pi un repertorio testuale di non facilmente eguagliabile densit speculativa e complessit linguistica, doveva chiaramente dare non pochi problemi allIrlandese, il quale, per quanto riconoscibile come il miglior grecista della sua epoca,
lavor al di l delle proprie forze, ottenendo tuttavia un risultato destinato a suscitare
lo stupore di un erudito grecizzante quale fu Anastasio il Bibliotecario, che esamin la
traduzione eriugeniana del Corpus dionysiacum per conto della sede pontificia.
Le difficolt alle quali Eriugena dovette andare incontro trovano una precisa
rispondenza nello stato testuale delle sue versioni: nel caso delle due opere tradotte
ufficialmente per conto di Carlo il Calvo i testimoni superstiti attestano sostanziali
interventi di revisione effettuati dallIrlandese per migliorare la versione primitiva;
in particolare, nel caso dello ps.-Dionigi, la necessit di inviare a Roma una copia
ufficiale della traduzione, spinse lIrlandese ad approntare una seconda e migliorata
versione; nel caso invece degli Ambigua ad Iohannem, pur mancandoci la copia definitiva e ufficiale, quella destinata al committente, possiamo constatare come questa
traduzione abbia subito unevoluzione testuale considerevole, resa evidente dagli
interventi di correzione attestati dal manoscritto unico Paris, Bibliothque Mazarine
561, esemplare di lavoro copiato a Saint-Mdard di Soissons nel IX sec. (3/4) allinterno della cerchia eriugeniana, come mostra la presenza in esso della calligrafia dello scriba indicato dagli studiosi come i2, noto per essere intervenuto con correzioni
e integrazioni in due mss. di lavoro del Periphyseon, nonch lessere appartenuto

4
Per una ricostruzione complessiva della tradizione delle opere di Eriugena rimandiamo a E.
S. Mainoldi, Iohannes Scottus Eriugena, in P. Chiesa-L. Castaldi (eds.), La trasmissione dei testi
latini del medioevo. Mediaeval Latin Texts and their Transmission (Te.Tra. 2), SISMEL-Edizioni del
Galluzzo, Firenze 2005, pp. 186-264.

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

257

il ms. a Wulfad, lamico di Giovanni Scoto e dedicatario del dialogo eriugeniano.5


Nel caso delle opere tradotte da Eriugena per interesse personale, il De imagine e le Quaestiones ad Thalassium, ci troviamo di fronte a una facies testuale che si
presenta come un calco fedele del testo greco, in uno stadio ancora elementare che
non ha conosciuto ulteriori revisioni.
Oltre ai manoscritti che riportano integralmente le traduzioni eriugeniane, esiste tuttavia una fonte indiretta per la verifica dellevoluzione redazionale di queste
versioni, o almeno di parte di esse, e questa costituita dalle numerose, e spesso
corpose, citazioni letterali presenti nel Periphyseon.
A una prima analisi, queste citazioni, che sono a tutti gli effetti degli excerpta
letterali, presentano nella maggior parte dei casi lezioni diverse rispetto al testo dato
nella versione integrale. Queste differenze non sono dovute a corruttele di copia n
implicano che la citazione sia stata fatta ad sensum, dal momento che questi excerpta
spesso ricalcano fedelmente per svariate righe e talora anche per diverse pagine il testo
della versione integrale: esse dimostrano per contro come Eriugena fosse solito rimettere mano, quando lo ritenesse necessario, ai testi da lui stesso tradotti per migliorarne
la comprensibilit in relazione al contesto in cui essi comparivano in citazione.
Lo studio di queste citazioni si rivela dunque del massimo interesse perch esse
ci permettono di cogliere meglio attraverso le variae lectiones il rapporto tra le traduzioni e la composizione delle opere eriugeniane, a partire dal Periphyseon, mettendoci nella condizione di formulare nuove ipotesi sulla cronologia dei lavori eriugeniani
negli anni 60 del IX secolo, e, in secondo luogo, ci permettono di osservare le scelte
con cui Eriugena ha fissato la traduzione in latino del lessico patristico greco.
Un simile studio non mai stato affrontato finora in modo sistematico: la disponibilit dellopera eriugeniana in edizioni critiche moderne era del resto il fattore
imprescindibile senza il quale sarebbe stato impossibile seguire la trasformazione delle
citazioni eriugeniane nelle varie fasi redazionali delle sue opere. La prima edizione moderna integrale del Periphyseon, completata solo nel 2003 da douard Jeauneau, non ha
mancato di mettere in evidenza le diverse fasi redazionali attraverso cui passata la gestazione del capolavoro eriugeniano, permettendoci cos di osservare come le citazioni
patristiche sono state introdotte e modificate rispetto alla traduzione originale.
Purtroppo ancora manca unedizione della Versio Dionysii eriugeniana: le due
attualmente disponibili, quella di Heinrich Joseph Floss, del 1853, pubblicata in Patrologia latina 122, e quella di Philippe Chevallier, hanno infatti il difetto di non
distinguere tra le due versioni del Corpus dionysiacum approntate da Eriugena.6 Un
Cf. ivi, pp. 252-255.
Cf. ivi, pp. 244-250. La recensione di Floss, mancando di riconoscere lesistenza delle due fasi
redazionali della Versio Dionysii, ha collazionato codici tanto della prima redazione quanto della seconda,
costituendo un testo che risulta essere un ibrido delle due versioni eriugeniane. I difetti di questa edizione
non si limitano poi al mancato riconoscimento delle due fasi redazionali, scoperte solo nel 1953 da Hyacin5
6

258

Ernesto Sergio Mainoldi

recente, fondamentale, studio, dovuto a Matilde Cupiccia, ha tuttavia fatto luce sui
diversi stadi testuali delineati dalla tradizione manoscritta della Versio Dionysii eriugeniana, permettendoci cos di orientarci tra i testimoni delle due versioni.7
In questo contributo esporremo i primi risultati della nostra analisi intorno
alle citazioni delle traduzioni eriugeniane in merito a quei passi che presentano maggior rilievo speculativo, riservandoci di pubblicare in un futuro contributo lanalisi
complessiva e sistematica di questo sub-corpus testuale. Se dallesame complessivo
e comparativo di queste citazioni possiamo aspettarci considerevoli informazioni
circa i rapporti tra le opere eriugeniane degli anni 60, che attualmente ci appaiono
sovrapposte indistintamente nei tempi della loro composizione, in questo lavoro ci
limiteremo a presentare dei casi particolarmente interessanti, nonch utili a mostrare
le modalit seguite da Giovanni Scoto nella rielaborazione delle proprie traduzioni.
Il testo da cui prenderemo le mosse in questa analisi il Sermo de imagine,
cio la traduzione del De opificio hominis di Gregorio di Nissa, in quanto questo trattato costituisce una delle principali fonti dellantropologia di Giovanni Scoto, tanto da
essere citato nel Periphyseon in excerpta estesi a intere pagine, che fanno del Padre
cappadoce lautore greco quantitativamente pi citato nel dialogo eriugeniano e il secondo autore in assoluto dopo Agostino.8 Il De imagine presenta inoltre un altro punto
di interesse, cio quello di essere stato utilizzato da Giovanni Scoto in alcune sue opere,
verosimilmente prima ancora di averne approntato la traduzione latina: il caso del De
praedestinatione e delle Glosae Martiani.9 dunque possibile che questa opera sia stata
tradotta da Giovanni Scoto gi negli anni 50; la versione si esprime in un latino oscuro,
che ricalca pedissequamente il testo greco, a segno che lIrlandese non vi torn sopra
per approntarvi dei miglioramenti. Tuttavia nelle citazioni presenti nel Periphyseon troviamo diversi interventi di correzione e di miglioramento del senso. Questo potrebbe

the Franois Dondaine, ma si estendono allutilizzo di lezioni introdotte sulla base della moderna edizione
del testo greco, stabilito da Baltashar Cordier nel 1677 (ripubblicato in Patrologia graeca 3 nel 1857),
contro laccordo di tutti i codici. Ledizione di Philippe Chevallier (Bruges-Paris 1937-1951: Dionysiaca.
Recueil donnant lensemble des trad. latines des ouvrages attribus au Denys de lAropage), ripubblica il
testo delledizione di Colonia del 1556, basata a sua volta su una collazione di testimoni tanto della prima
quanto della seconda redazione. Per il testo greco del Corpus dionysiacum utilizziamo le seguenti edizioni:
Ps.-Dionysius Areopagita, De divinis nominibus, in Corpus Dionysiacum I, ed. B. R. Suchla, De Gruyter,
Berlin 1990 (Patristische Texte und Studien 33); Pseudo-Dionysius Areopagita, De coelesti hierarchia, De
ecclesiastica hierarchia, De mystica theologia, Epistolae, in Corpus Dionysiacum II, ed. G. Heil-A. M.
Ritter, De Gruyter, Berlin 1991 (Patristische Texte und Studien, 36).
7
M. Cupiccia, Le sorti di un testo tradotto, rivisto e commentato. Il corpus pseudo-dionysiacum
nella versione latina di Giovanni Scoto (secc. IX-XII), in Filologia mediolatina 16 (2009), pp. 57-80.
8
Cf. . Jeauneau, Pseudo-Dionysius, Gregory of Nyssa, and Maximus the Confessor in the
Works of John Scottus Eriugena, cit., p. 144.
9
Cf. E. S. Mainoldi, Le fonti del De praedestinatione liber di Giovanni Scoto Eriugena, in
Studi Medievali 45 (2004), pp. 651-697.

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

259

significare che Eriugena tradusse il De imagine principalmente con lintento di studiarlo


e/o riutilizzarlo nella scrittura della sua opera, non preoccupandosi o non trovando occasione di darne una versione migliorata, intendendo come versione migliorata quella
disegnata dalle citazioni riportate nel suo capolavoro.
Una prima citazione che pu essere invocata per esemplificare quanto detto
la seguente, dal dodicesimo capitolo del De imagine (tredicesimo nella numerazione
eriugeniana):
DI 12 (13E), p. 225; PG 44, 164C:
Ac per haec ex consequentia ipsa contemplatio quae adiecta est rationi occurrit (

), per
quam discimus in humana concretione, a
deo quidem animum administrari, ab illo
autem materialem nostram uitam cum in natura manet ( ). []

PP IV, 790B:
Ac per hoc consequens contemplatio quae adiecta
est rationi occurrit, per quam discimus in humana
concretione a deo quidem animum administrari, ab
illo autem materialem nostram uitam, dum in natura
hoc est in imagine animi manet. []
dum] Ri1, R*
in imagine animi manet] partim p. ras., partim super
l. Ri1

Rispetto alloriginale, la citazione in Periphyseon IV modificata in direzione


di una maggior comprensibilit, obiettivo che Giovanni Scoto cerca di raggiungere
con laiuto di unincidentale (hoc est animi), inserita autografamente (i1) nel
ms. R (= Reims, Bibliothque Municipale 875, copia di lavoro da cui discende lintera tradizione dei mss. noti del Periphyseon), al fine di spiegare il senso che ha qui
il termine natura: un altro intervento autografo in R, cum trasformato in dum,
mostra la scelta di allontanarsi dalla lezione originaria della traduzione, che riportata nella versione primitiva di R (= R*), forse per meglio rendere il costrutto
, forse per ovviare lattesto gerundivo per cui a cum ci si sarebbe aspettati
il congiuntivo maneat e non lindicativo manet:10
Una successiva citazione, dove si parla del moto incessante che affetta la vita
dei corpi, la cui cessazione comporterebbe la loro estinzione, ci presenta alcune varianti che non solo non chiarificano la traduzione originaria ma si allontanano decisamente dal testo originario:

10
Citiamo il De imagine nelledizione di M. Cappuyns, Le De imagine de Grgoire de Nysse traduit par Jean Scot rigne, in Recherches de Thologie Ancienne et Mdivale 32 (1965), pp. 205-262;
il testo greco quello disponibile in PG 44. Per il Periphyseon, ci riferiamo alled. di . Jeauneau: Iohannis
Scotti sev Erivgenae, Periphyseon, Brepols, Turnhout 1996-2003 (Corpus Christianorum. Continuatio Mediaeualis, 161-165). Nei seguenti raffronti utilizzeremo il corsivo per segnalare le lezioni in cui la citazione
nel Periphyseon si allontana dalla versione originaria, il grassetto per indicare gli interventi autografi o idiografi, il barrato nel caso in cui il passo citato presenti delle espunzioni rispetto alla traduzione originaria, il
sottolineato per le lezioni che variano nelle diverse fasi redazionali del Periphyseon.

260
DI 13 (12E), p. 226; PG 44, 165A:
Materialis et fluxilis haec corporum uita,
semper per motum proueniens in hoc habet essendi uirtutem in non stanti umquam
motu ( )
[] Ut numquam mutabilitate stare possit
(
), sed in potentia quiescendi (
) incessabilem habet alternum per similia motum. []

Ernesto Sergio Mainoldi


PP IV, 791D-792A:
Materialis et fluxilis haec corporum uita, semper per
motum proueniens in hoc habet essendi uirtutem in
non stante unquam motu, [] Ut numquam post
mutabilitatem stare possit, sed impotentia quiescendi incessabilem habet alternum per similia motum.
[]

In questo passo n R n altri mss. presentano correzioni, ma evidente che


nel passaggio dal testo tradotto alla sua citazione nel Periphyseon si introdotta
una variante piuttosto macroscopica rispetto alloriginale greco: in potentia (
) viene infatti volto nel suo contrario impotentia. Questo errore potrebbe
essere di per s riconducibile a una cattiva lettura del copista indotta dalla scriptio
continua, tuttavia quello che non torna la trasformazione in Periphyseon della lezione mutabilitate in post mutabilitatem. Come si pu giustificare questo fatto?
Possiamo avanzare due ipotesi: Giovanni Scoto, quando decise di citare questo passo, non aveva con s altro che il manoscritto della sua traduzione e non pi loriginale greco: nel tentativo di restituire allexcerptum maggior chiarezza potrebbe aver
cambiato in potentia in impotentia, forse perch incerto che la lezione corretta
fosse proprio la seconda (cosa che la disponibilit del testo greco gli avrebbe fatto
escludere); in seconda ipotesi cosa che ci sembra pi plausibile Giovanni Scoto,
si sarebbe risolto, indipendentemente dalla disponibilit delloriginale greco, ad abbandonare la stretta aderenza della versione latina alla sintassi del greco per meglio
restituirne il significato, onde introdusse anche la variazione post mutabilitatem,
che effettivamente fa quadrare il senso del discorso: la vita corporale non pu avvicendarsi dalla mutabilit, onde limpossibilit di essere in quiete comporta un moto
di alternanza tra stati corrispondenti (per similia), che il prosieguo del testo spiegher essere levacuazione e il saziamento, il sonno e la veglia ecc.
Analogo fenomeno ci si presenta in unaltra corposa citazione che fa comparsa subito dopo nel testo del Periphyseon:

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...


DI 14 (15E), p. 230, PG 44, 176A:
Nam nobis sermo erat propositus ostendere, non
in parte corporis animum detineri, sed totum
aequaliter attingere consequenter naturae subiectae partis motum operans, est autem ubi etiam
naturales affectus animus subsequitur ueluti minister factus. Nam saepe praecipit corporis natura
( ) et contristati sensum, et
laetantis concupiscentiam animo imponit, ita ut
ipsa quidem prima praestet principia uel ciborum
appetitum uel cuiusdam omnino eorum quae secundum delectationem sunt desiderium ingerens,
animus uero tales impetus accipiens suis cogitationibus. Occasiones ad id quod desideratur cum
corpore exquirit, hoc autem non in omnibus est,
sed solummodo in his qui plus captiui disponuntur, qui rationem seruire facientes desideriis naturae per auxilium mentis, libidini quae per sensus
est seruiliter blandiuntur. Imperfectioribus uero
non sic efficitur (
). Imperat enim animus rationi et
non patitur; quod utile est eligens. Natura autem
e uestigio sequitur praecipientem (
,

), quoniam uero tres secundum uitalem uirtutem differentias ratio inuenit. Primam quidem nutritiuam sine sensu,
secundum uero nutritiuam quidem et sensiuam expertem uero rationabilis operationis (
), item terciam rationabilem et perfectam, perque omnem uirtutem penetrans (

), ut et in illis sit et si intellectuali
plus possideat (
), nemo ex his opinetur
tres animas commixtas esse in humana concretione [] siquidem ( ) animantem uirtutem
participauerit iuxta incrementum mouebitur. Si
uero uitali operatione deciderit, motum incorruptionem resoluet ( ). Neque
igitur sensus absque materiali essentia neque intellectualis uirtutis sine sensu fit operatio.

261

PP IV, 792A-792D:
Nam nobis sermo erat propositus ostendere, non
in parte corporis animum detineri, sed totum
aequaliter attingere consequenter naturae subiectae partis motum operans, est autem ubi etiam
naturales affectus animus subsequitur ueluti /
uelut minister factus. Nam saepe praecipit ipsi
corporis naturae / natura et contristati sensum, et
laetantis concupiscentiam animo imponit, ita ut
ipsa quidem prima praestet principia uel ciborum
appetitum uel cuiusdam omnino eorum quae secundum delectationem sunt desiderium ingerens,
animus uero tales impetus accipiens suis cogitationibus. Occasiones ad id quod desideratur cum
corpore exquirit, hoc autem non in omnibus est,
sed solummodo in his qui plus captiui disponuntur, qui rationem seruire facientes desideriis naturae corporeae per auxilium mentis, libidini quae
per sensus est seruiliter blandiuntur. In perfectioribus uero non sic efficitur. Imperat enim animus
rationi et non patitur; quod utile est eligens; natura autem e uestigio sequitur praecipientem animum, quoniam uero tres secundum uitalem uirtutem differentias ratio inuenit. Primam quidem
nutritiuam sine sensu, secundam uero nutritiuam
quidem et sensiuam expertem uero rationabilis
operationis, item terciam rationabilem et perfectam perque / per quae omnem uirtutem penetrans,
ut et in illis sit, etsi in intellectuali plus possideat,
nemo ex his opinetur tres animas commixtas esse
in humana concretione []. Si quidem animantem uirtutem participauerit iuxta incrementum
mouebitur. Si uero uitali operatione deciderit,
motum in corruptionem resoluet. Neque igitur
sensus absque materiali essentia neque intellectualis uirtutis sine sensu fit operatio.
ipsi] IV vers.
naturae] Ri2, natura R* IV vers.
corporeae] deest in R, adest in mss. IV vers.
animum] deest in R, adest in mss. IV vers.
perque / per quae] perque R, per quae IV vers.
in] sup. l. Ri1

Qui, la maggior aderenza alla sintassi greca di locuzioni come in perfectioribus ( ) e in corruptionem ( ), potrebbe generare
limpressione che Eriugena abbia rimesso mano alla sua traduzione per riavvicinarsi
alloriginale greco, tuttavia queste discrepanze potrebbero essere ancora riconducibili
alla scriptio continua e potrebbero essere state sanate per divinatio, senza necessaria-

262

Ernesto Sergio Mainoldi

mente presupporre un ricorso al testo greco. Anzi, limpressione che queste correzioni siano state introdotte senza confronto con loriginale greco, come proverebbe laggiunta della congiunzione concessiva etsi, che non ha corrispondenze nelloriginale
e risulta inopportuna nella costruzione sintattica della frase, onde Eriugena stesso si
trov costretto a inserire di proprio pugno la preposizione in sopra la linea.
Unaltra correzione in R degna di interesse la trasformazione del nominativo
natura, corrispondente al greco , nel dativo naturae, per laggiunta di
una e da parte dello scriba i2. Lintroduzione di questo dativo capovolge il senso di
quanto voleva intendere il Nisseno (cio che sovente la natura del corpo a prevalere
sullanimo), ci che era stato correttamente reso nella traduzione eriugeniana originaria. A rafforzare il senso del dativo di naturae troviamo poi nella IV versione
del Periphyseon lintroduzione del pronome dimostrativo ipsi (dativo), ma qui
dobbiamo constatare che natura tornato al nominativo! opportuno chiederci
se questi interventi decisamente maldestri siano riconducibili a Giovanni Scoto,
oppure se vedervi degli interventi di correttori che tentavano di rendere quella che
secondo loro era una maggiore comprensibilit del testo latino (evidentemente senza
alcun raffronto con loriginale greco). Questo particolare caso sembrerebbe confermare i dubbi nutriti dalleditore del dialogo eriugeniano, douard Jeauneau, per cui
non tutti gli interventi di i2 possano essere attribuiti alla paternit del maestro irlandese, cos come per le versioni successive alla II.11
Altre varianti introdotte in questa citazione, nella IV versione del Periphyseon, non giustificate dal greco, ma finalizzate a rendere maggiormente intellegibile
il testo con dei pleonasmi, devono poi richiamare la nostra attenzione: corporea
aggiunto in riferimento a natura; animum, riferito a praecipientem, che una
ripetizione del soggetto di riferimento, il quale faceva comparsa nel periodo antecedente, cos come in greco era riferito a : anche questa modifica
poteva essere effettuata sulla base del testo latino, ma indubbio che essa introduca
una maggior leggibilit del passo. Anche qui vale il dubbio che sia stato effettivamente Giovanni Scoto a fare questa modifica.
Certo che unaltra variazione presente nella IV versione, per quae al posto
di perque, si presenta come particolarmente infelice, dovuta a un correttore che
non comprende bene il significato del testo dunque difficilmente riconducibile alla
paternit eriugeniana nonch grammaticalmente scorretta, dal momento che presupporrebbe che il termine differentia fosse di genere neutro.
poi interessante rilevare che alcune righe di questo excerptum erano gi
state citate in Periphyseon III, con altre variazioni rispetto a quelle gi incontrate:

Cf. . Jeauneau, Nisifortinus: llve qui corrige le matre, in J. Marenbon (ed.), Poetry
and Philosophy in the Middle Ages. A Festschrift for Peter Dronke, Brill, Leiden 2001, pp. 113-129.
11

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...


DI 14 [15], p. 230:
Natura autem e uestigio sequitur praecipientem,
quoniam uero tres secundum uitalem uirtutem
differentias ratio inuenit. Primam quidem nutritiuam sine sensu, secundum uero nutritiuam
quidem et sensiuam expertem uero rationabilis
operationis, item terciam rationabilem et perfectam, perque omnem uirtutem penetrans.

263

PP III, 736A-B:
Tres inquit secundum uitalem uirtutem differentias ratio inuenit / imponit. Primam quidem
nutritiuam sine sensu; secundam uero nutritiuam
quidem et sensiuam, expertem uero rationalis
operationis; item tertiam rationabilem et perfectam, omnemque uirtutem penetrantem.
inuenit] imponit versio IV
sensiuam] sensiuam et versio IV

Tra queste varianti la pi interessante omnemque uirtutem penetrantem


al posto di perque omnem uirtutem penetrans; abbiamo inoltre la lezione, propria
della IV versione, imponit in luogo di invenit. Se la prima di queste trasformazioni vale a risolvere con abilit la ruditas che la versione originaria comportava,
mantenendo il senso e rispettando loriginale, la seconda invece inutile e si allontana dalloriginale. Nel primo caso possiamo riconoscere con certezza lintervento di
Giovanni Scoto, nel secondo una lezione che sembra piuttosto il frutto di una lettura
erronea che non di una scelta terminologica differente.
Da queste brevi osservazioni sugli excerpta del De imagine nel Periphyseon possiamo ricavare le seguenti osservazioni: Eriugena ritorna sovente sul testo tradotto per
renderlo pi comprensibile; probabilmente egli non dispone pi del testo greco, cosa che
indicherebbe lo stacco cronologico tra la traduzione e la sua citazione nel Periphyseon;
la IV versione del dialogo eriugeniano evidenzia la tendenza a unulteriore revisione del
testo del Nisseno, evidentemente perch la sua resa in latino appariva oscura a chi si applic a questa redazione, ma i risultati di questi interventi legittimano il dubbio che non
siano riconducibili in toto alla penna di Giovanni Scoto.
Passiamo ora ad analizzare alcune citazioni dal Corpus dionysiacum, nella cui
traduzione, oltre ai fenomeni fin qui riscontrati, troviamo Giovanni Scoto alle prese
con loriginale terminologia e larditezza dei concetti dionisiani: per quanto la versione originaria presenti un latino molto pi leggibile rispetto alla traduzione del De
imagine, possiamo nondimeno costatare in Periphyseon unevoluzione delle scelte
di traduzione nel passaggio dalla I alla II versione del CD, nonch nella riproposizione della medesima citazione in diversi libri dellopera, come possiamo osservare
nel seguente esempio, relativo al III e al V libro (la seconda volta in forma pi corta):

264

Ernesto Sergio Mainoldi

CH IV, 1, PL 122, 1046B-C:


Primum simul omnium illud
dicere uerum ut bonitate uniuersali superessentialis thearchia eorum quae sunt essentias
substituens ad esse adduxit. Est
enim hoc omnium causae et
super omnia bonitatis proprium, ad communionem suam ea
quae sunt uocare, ut unicuique
eorum quae sunt ex propria diffinitur analogia. Omnia igitur
quae sunt participant prouidentiam ex superessentiali et causalissima diuinitate manantem.
Non enim fortassis essent, nisi
eorum quae sunt essentiam ex
principio assumerent. Exsistentia igitur omnia esse eius
participant; Esse enim omnium est super esse diuinitas.
Viventia autem eandem super
omnem uitam uiuifica uirtute,
rationalia et intellectualia eandem super omnem et rationem
et intellectum per se perfecta et
anteperfecta sapientia.

PP III, 644A-B:
Primum inquit omnium illud dicere uerum est ut bonitate
uniuersali superessentialis diuinitas eorum quae sunt essentias
substituens ad esse adduxit. Est
enim hoc omnium causae et super omnia bonitatis proprium
ad communionem suam ea quae
sunt uocare, ut unicuique eorum
quae sunt ex propria diffinitur
analogia. Omnia quae sunt igitur participant prouidentiam ex
superessentiali et causalissima
diuinitate manantem. Non enim
fortassis essent, nisi eorum quae
sunt essentiae et principii assumptione. Exsistentia igitur
omnia esse eius participant; esse
enim omnium est super esse diuinitas. Viventia autem eandem super omnem uitam uiuificam uirtutem, rationalia et intellectualia
eandem super omnem et rationem
et intellectum per se perfectam et
anteperfectam sapientiam.

thearchia sic Migne, I Versio,


Expositiones] diuinitas II Versio
essentiam ex principio assumerent ] essentia et principio assumerent I Versio,
Expositiones

omnia esse eius participant versiones II, III, Jeaun.] omnia esse
participant versio IV

PP V, 903B:
Primum inquit simul omnium illud dicere uerum, ut bonitate uniuersali superessentialis
diuinitas eorum quae sunt
essentias substituens ad esse
adduxit. Est enim hoc omnium
causae et super omnia bonitatis proprium ad communionem
suam ea quae sunt uocare, ut
unicuique eorum quae sunt
ex propria diffinitur analogia.
Omnia igitur quae sunt participant prouidentiam ex superessentiali et causalissima diuinitate manantem. Non enim
fortassis essent eorum quae
sunt essentiae, nisi a principio
assumerent. Exsistentia igitur
omnia esse eius participant.
Esse enim omnium est super
esse diuinitas.

Ai fini dello studio della terminologia filosofica interessante notare come


Eriugena abbia deciso di abbandonare il termine thearchia, presente nella prima
versione, in favore di divinitas. poi notevole la trasformazione del periodo non
enim fortassis assumerent, che presenta oscillazioni sia nelle due versioni di CH,
sia nelle citazioni in Periphyseon III e V, evidentemente testimoniando linsoddisfazione di Eriugena nella resa di senso delle questioni ontologiche toccate dal passo.
Analoghe oscillazioni terminologiche possono essere riscontrate nel capitolo
del De divinis nominibus dedicato allessere, che riportiamo qui in sinossi con la versione di Ilduino di Saint-Denis,12 che Giovanni Scoto ricalca in parte nella struttura

12

Della versione di Ilduino riportiamo il testo dato nelled. Chevallier et al., Dionysiaca, cit.

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...

265

sintattica, discostandosi per notevolmente nella terminologia:


DN V, 5, sec. Hilduinum,
p. 331, col. 6: Quoniam
quidem et de istis diximus,
duc
benignum
sicut
uere est et exsistentium
omnium
substantificum
hymnizemus. Qui est omnis
essentis secundum uirtutem
substantiale est, substituens
causa, et opifex exsistentis,
substantiae,
subsistentiae,
substantiae, naturae, initium,
mensura saeculorum, et
temporum
essentialitas,
et aeternitas exsistentium,
et tempus factorum, Est
ergo factis. Ex exsistente
aeuum et substantia et ens,
et tempus et generatio et
factum, et eorum quae sunt
essentia, ergo et essentia
eorum quae fuerunt. Etenim
deus
non
quoquomodo
est esse, sed simpliciter et
indefinite, totum in ipso esse
comprehendens. Ideo et rex
dicitur saeculorum, sicut in
ipso et ab ipso omni essente
et exsistente et subsistente. Et
neque erat neque erit, neque
factus est neque fit neque
fiet, magis autem neque est,
et ipse est esse exsistentibus,
et non exsistentia tantum sed
et ab ipso esse exsistentium
antesaeculariter
ente.
Ipse enim est saeculum
saeculorum qui est ante
saecula. Reincipientes ergo
dicamus
quia
omnibus
exsistentibus et saeculis
esse ab anteessente, et omne
saeculum et tempus per
ipsum est.

DN V, 5, PL 122, 1148A-B:
Quoniam quidem et de his
diximus, age optimum ut uere
est et exsistentium omnium
substantificum
laudemus:
totius esse secundum
uirtutem superessentialem est
subsistens causa, et creator
exsistentis
subsistentiae
substantiae
essentiae
et
naturae, principium, mensura
saeculorum, et temporum
essentialitas, et aeternitas
exsistentium,
tempus
factorum, esse utcumque
factis. Ex ente aeternum
et essentia et et tempus
et generatio et factum, in
exsistentibus
exsistentia
( ),
et utcumque subsistentia et
substantia (
).
Etenim
deus
nondum
est sed simpliciter et
incircumfinite, totum in seipso
esse coambiens. Proinde et rex
dicitur saeculorum, tamquam
in semetipso et circa seipsum
totius esse et entis (
) substitutor. Et
neque erat neque erit, neque
factus est neque fit neque fiet,
magis autem neque est, sed
ipse est esse exsistentibus,
et non exsistentia solum sed
ipsum esse exsistentium
ex
anteaeternaliter
ente
( ). Ipse
enim est saeculum saeculorum
subsistens ante saecula.

PP III, 682A-682C:
Age optimum ut uere est
et
existentium
omnium
substantificum
laudemus.
sic enim uocat deum
totius esse secundum uirtutem
superessentialem est subsistens
causa et creator existentis,
subsistentiae,
substantiae,
essentiae, naturae, principium
et mensura saeculorum, et
temporum
essentialitas,
et
aeternitas existentium, tempus
factorum, esse utcunque factis.
Ex eo qui est, aeternum et essentia
et , et tempus, et generatio, et
factum, in exsistenti essentialitas,
et utcunque subsistentia et
substantia. Etenim deus nondum
est , sed simpliciter et
incircumfinite totum in se ipso
esse coambiens. Proinde et rex
dicitur saeculorum, tanquam in
semet ipso et circa seipsum totius
esse et existentis substitutor. Et
neque erat, neque erit, neque
factus est, neque fit, neque fiet.
Magis autem neque est, sed ipse
est esse exsistentibus; et non
existentia solum, sed ipsum esse
existentium ex anteaeternaliter
existente. Ipse enim est saeculum
saeculorum,
subsistens
ante
saecula
quia
omnibus
existentibus et saeculis esse ex
prouidente est. Et omne quidem
saeculum et tempus ex ipso, totius
autem et saeculi et temporis et
omnis utcunque existentis qui
est ante principium et causa.
Et omnia ipsum participant, et a
nullo existentium recedit, et ipse
est ante omnia, et omnia in se
constituit. Et simpliciter, si quis
utcunque est, in anteexistente et
est, et intelligitur, et saluatur.

266
Omnis autem saeculi et
temporis et omnis ergo est,
qui anteest initium et causa
est. Et omnia eius participant
et a nemine exsistentium
distat. Et ipse est ante omnia
et omnia in ipso constant.
Et simpliciter ergo si quis,
in praeessente et est et
intelligitur et saluatur.

Ernesto Sergio Mainoldi


Recipientes igitur dicamus
quia omnibus exsistentibus
et saeculis esse ex prouidente
entis (

), et omne
quidem saeculum et tempus
ex ipso. Totius autem et
saeculi et temporis et omnis
utcumque entis, qui est ante
principium et causa. Et
omnia ipsum participant et a
nullo exsistentium recedit. Et
ipse est ante omnia et omnia
in se constituit. Et simpliciter,
si quis utcumque est, in
anteente ( ) et
est et intelligitur et saluatur.

Allinterno di questo passo, sia nella sua versione integrale, sia nella sua citazione in Periphyseon III, riscontriamo la difficolt da parte di Giovanni Scoto nel
rendere i participi presenti del verbo , e , rispettivamente
tradotti con providente entis, che nella citazione diventa providente est, e anteente, che nella citazione diventa anteexistente.
Un altro fenomeno di rilievo sono le citazioni dionisiane che compaiono negli
Ambigua di Massimo il Confessore, e di conseguenza nella loro versione eriugeniana: anche in questo caso lanalisi del rapporto tra il loro testo, per come si presenta
nella Versio Dionysii eriugeniana integrale, e la loro citazione negli Ambigua e nel
Periphyseon apportatrice di rilevanti informazioni circa il metodo di lavoro del
maestro palatino.
Nel seguente caso il raffronto tra le tre versioni dello stesso testo dionisiano
(dal De divinis nominibus), ci mostra come Giovanni Scoto, trovandolo citato da
Massimo negli Ambigua, tenne verosimilmente in considerazione la sua traduzione
originaria, ma non si accontent di riproporla allinterno degli Ambigua, bens vi
apport alcuni cambiamenti:13

13
Citiamo la traduzione eriugeniana degli Ambigua in base alla seguente edizione: . Jeauneau
(ed.), Maximi Confessoris Ambigua ad Iohannem iuxta Iohannis Scotti Eriugenae latinam interpretationem, Brepols, Turnhout 1988 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 18).

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...


DN IV, 13, ed. Chevallier, p.
217, col. 2:
Audendum autem et hoc pro
ueritate dicere quia et omnium
causalis bonorum et optimorum omnium amore, per excellentiam amatoriae bonitatis
habitudine sua fit, ut exsistentia omnia prouidentiis ambiens, et ut bonitate et dilectione
et amore fouetur, et ex super
omnia et omnibus remoto, ad
unum omnibus iuxta educitur,
mente excedentem superessentialem uirtutem redeuntem semetipso.
Versio
Dionysi,
ed.
Floss, PL 122, 1136B:
Audendum autem et hoc pro
veritate dicere, quia et omnium
causalis bonorum et optimorum omnium amore per excellentiam amatoriae bonitatis
habitudine sua fit, in existentia
omnia providentiis, et ut bonitate et dilectione et amore
fovetur, et ex super omnia et
omnibus remoto ad unum omnibus deducitur juxta mente
excedentem superessentialem
virtutem redeuntem semetipso.

AI LXVII, 106-112, PG 91,


1413AB:
percurrit Dionysius
Ariopagites dicens: Audendum uero et hoc super
() ueritate dicere quia et
ipse omnium causalis bono
et optimo omnium amore
per excellentiam amatoriae bonitatis extra se ipsum
fit, in omnia quae sunt in
prouidentiis, et ueluti in bonitate et dilectione et amore
fouet et ex super omnia et
omnibus remoto ad hoc in
omnibus iuxta deducitur secundum mente excedentem
essentialem ()
potentiam () inconuersibilem suam.

267

PP III 645A-B:
Quod etiam [Dionysius] alibi
declarat dicens: Audendum uero
et hoc de ueritate dicere quia et
ipse omnium causalis bono et
optimo omnium amore per excellentiam amatoriae bonitatis extra
se ipsum fit in omnia quae sunt
prouidentiis, et ueluti in bonitate
et dilectione et amore fouet et ex
super omnia ab omnibus remoto
ad hoc in omnibus iuxta deducitur secundum mente excedentem
superessentialem potentiam inconuersibilemque suam.
remoto] remotus p. ras. i2 III Versio

fouet] forsan fouetur M*


essentialem] forsan superessentialem M*
[M* = M ante correctionem]

Desta per una certa sorpresa che nella Versio Ambiguorum la lezione essentialem si sia sostituita a superessentialem in una correzione apportata al ms.
unico M (Paris, Bibliothque Mazarine 561, esemplato a Saint-Mdard di Soissons
nel IX sec., 3/4): Giovanni Scoto infatti molto attento a rispettare la terminologia
iperontologica dello ps.-Areopagita, e, non a caso, nella citazione in Periphyseon III,
ritroviamo superessentialem. La sensazione quella di essere di fronte a un altro
caso di correzione effettuata da uno degli adiuvantes di Giovanni Scoto a Saint-Mdard, correzione zelante quanto poco fedele alle reali intenzioni dellEriugena. Sebbene questa citazione dionisiana negli Ambigua ci sembra esser stata tradotta sulla
base del testo gi fissato della Versio dionysii, piuttosto che autonomamente in base
al manoscritto greco degli Ambigua, essa si mostra pressoch identica alla forma che
la stessa citazione avr in Periphyseon III: possiamo dunque pensare che Eriugena,

268

Ernesto Sergio Mainoldi

avendo in mente questo passo dionisiano e avendo intenzione di citarlo, ne abbia ripreso il testo gi rielaborato negli Ambigua, la cui traduzione non dovette precedere
di molti anni la scrittura del terzo libro del suo dialogo, accontentandosi di apportarvi alcune modifiche minori.
Altre citazioni degli Ambigua nel Periphyseon vengono poi in aiuto per i rapporti tra i due testi:
AI VI , 979-1003; PG 91, 1156CD:
[] immunditiae uoluntarie adherens [] et ex
uetito ligno qui etiam mortem inesse prius dedicerat, fructum porrigente cibi primitias faciens
[] uitam mutuauit [] Quo uesci nolens primus homo merito diuina abiectus est ()
uita []

PP IV, 813B-D:
[] immunditiae uoluntarie adhaerens [] Et
ex uetito ligno qui etiam mortem inesse prius
didicerat, sensu fructum porrigente cibi primitias faciens [] uitam mutuauit [] Quo uesci
nolens primus homo merito diuina proiectus est
uita []

immunditiae] M e. corr.
uoluntarie] uoluntariae M*
adherens] M e. corr.
dedicerat] didicerat M*

uoluntarie Jeaun.] uoluntariae R*


didicerat Ri2 e. corr.] dedicerat R*

La citazione nel Periphyseon riporta qui le lezioni di M ante correctionem


(M*): addirittura nella fase di revisione della citazione i2 ripristinerebbe la lezione di
M*, che nella citazione era stata corretta, cos come sar corretta nella revisione di
M. Questo potrebbe essere indice del fatto che la revisione di M avvenne in concomitanza o successivamente alla revisione del Periphyseon, pur senza accogliere tutte le
modifiche che la rielaborazione in questopera ha apportato alla citazione massimiana: forse la correzione si limit a espungere i refusi di copiatura (come dedicerat).
Unaltra citazione degli Ambigua nel Periphyseon si presenta invece come
unevoluzione della traduzione originaria, basata su una migliore comprensione del
lessico filosofico:

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...


AI VI, 1443-1452; PG 91, 1180D3-181A2:
Vnde Deum esse dicentes, non aliquo modo esse
dicimus, ac per hoc et est et erat simpliciter et
infinite et absolute in ipso dicimus. Inacceptabile () enim omni rationi et intellectui diuinum est, ac per hoc, praedicantes ipsius esse, non dicimus ipsum esse: ex ipso enim
esse, sed non ipsum esse. Est enim super ipsum
esse, super aliquo modo esse, et uniuersaliter super quod dicitur et intelligitur. Si autem aliquo
modo, sed non uniuersaliter, ea quae sunt habent
esse, quemadmodum sub ubi ( ) esse
per positionem et finem rationum in quibus secundum naturam sunt, et sub quando (
) esse omnino per principium ostendentur.

269

PP I, 482A-B:
Vnde deum esse dicentes, non aliquo modo esse
dicimus, ac per hoc et est et erat simpliciter
et infinite et absolute in ipso dicimus. Incomprehensibile enim omni rationi et intellectui diuinum est, atque ideo praedicantes ipsius esse non
dicimus ipsum esse. Ex ipso enim esse, sed non
ipsum esse. Est enim super ipsum esse, super
aliquo modo esse, et uniuersaliter super quod
dicitur et intelligitur. Si autem aliquo modo sed
non unuversaliter ea quae sunt habent esse,
quemadmodum sub loco esse per positionem
et finem rationum in quibus secundum naturam
sunt, et sub tempore esse, omnino per principium ostendentur.
incomprehensibile Rc] inacceptibile (?) R*
atque ideo Ri1] ac per hoc R*

La sostituzione dei sostantivi locus e tempus al posto degli avverbi ubi


e quando non pu che essere vista come una miglioria del testo tradotto nella direzione di un lessico filosofico tecnico, riferito alle categorie aristoteliche (nella fattispecie e ), qui discusse da Massimo, in luogo dellingenua resa letterale
dei corrispettivi termini greci.
Le citazioni nel Periphyseon dellultimo testo patristico greco tradotto da Eriugena, le Quaestiones ad Thalassium di Massimo il Confessore, manifestano a loro
volta come i problemi fin qui riscontrati costituiscano in realt una costante del metodo dellEriugena traduttore.
Nella seguente citazione assistiamo a una revisione il cui effetto quello di
dare maggior elasticit al testo, rispetto alla versione originaria, fedelmente calcata
sul greco:14

Per il testo delle Quaestiones ad Thalassium utilizziamo la seguente edizione: C. LagaC. Steel (eds.), Maximi Confessoris Quaestiones ad Thalassium. I Quaestiones I-LV una cum latina
interpretatione Iohannis Scotti Eriugenae iuxta posita; II Quaestiones LVI-LXV una cum latina interpretatione Iohannis Scotti Eriugenae iuxta posita, Brepols-Leuven University Press, Turnhout-Leuven
1980-1990 (Corpus Christianorum. Series Graeca, 7-22).
14

270
QT Introductio, 286-306:
Fortassis lignum esse sciens (
) boni et mali uisibilem creatura qui
dixerit lignum sciens ( )
boni et mali appellatum est ().
[] corporaliter eam accipientibus [] ad impassibilitatem consummans (
) [] ut deus sed non homo (
)

Ernesto Sergio Mainoldi


PP IV, 842C-843A:
Fortassis lignum esse scientiae boni et mali uisibilem creatura qui dixerit lignum scientiae
boni et mali [creatura] appellata est. [] corporaliter eam accipientibus [] ad impassibilitatem consummatus [] ut deus et non homo
eam] p. ras. Ri2

La correzione su rasura di i2 mostrerebbe che la correzione stata fatta sulla


base della traduzione originaria.
Due altre citazioni ci ripropongono poi un fenomeno gi incontrato, quello
delle modifiche che si introducono tra la II e la IV versione del Periphyseon:
QT LXIII, 36-43:
Lampas uero eius desuper est paternum lumen
ac uerum, quod illuminat omnem hominen uenientem in mundum, dominus noster Iesus
Christus, qui per conceptionem ex nobis nostre
carnis et natus est lampas et appellatus est (


), idest () ipsa secundum naturam dei et patris substantialis sapientia
( ) et uerbum

PP II, 564B:
Lampas uero eius desuper posita paternum est
lumen ac verum, quod illuminat omnem hominem uenientem in mundum, dominus noster
Iesus Christus. Qui, quoniam pro nobis ex nobis
in nostrae carnis natura et conceptus et natus est
et apparuit mundo, super candelabrum ecclesiae
lampas dicitur, dum sit secundum naturam ipsa
dei et patris substantialis sapientia et uerbum.
lampas] lampades versio IV
eius] eorum versio IV

In questo caso il plurale lampades eorum, che compare nella IV versione


del Periphyseon, giustificato dal fatto che il testo parla dei candelabri profetici di
Mos e Zaccaria, ma il correttore ha tralasciato laccordo del verbo esse al plurale
(est/sunt).
La seconda testimonianza sullevoluzione redazionale delle citazioni allinterno
del Periphyseon ci ripropone linterrogativo circa la reale paternit di questi interventi:

Le citazioni dei Padri orientali nelle opere di Giovanni Scoto. Nuove...


QT LXIII, 137-140: Spiritus enim sanctus, sicut
natura () secundum essentiam subsistit
dei et patris, sic et filii natura () secundum essentiam est, quia ex patre essentialiter
() per filium natum ineffabiliter procedens.

271

PP II, 565A: Spiritus enim sanctus, sicut <in>


natura secundum essentiam subsistit dei et patris, sic et <in> filii natura secundum essentiam
est, quia ex patre essentialiter per filium natum
ineffabiliter procedens.
in] sup. l. Ri2
essentialiter] substantialiter sup. l. Bi2 versiones
III et IV
procedens] procedit p. ras. Bi2 versiones III et IV

Dobbiamo infatti constatare che la lezione substantialiter, introdotta da i2 al


posto di essentialiter, che traduce , tradisce la consuetudine, rigorosamente seguita da Eriugena nelle opere della maturit, di rendere (e derivati)
con essentia (e derivati) e mai con substantia. Tuttavia la correzione potrebbe aver
voluto significare la processione ipostatica. Anche questa lezione sembra riproporre
il problema delleffettivo ruolo avuto da i2 nella redazione delle versioni III e IV del
Periphyseon, cosa soprattutto vera nel caso della processione dello Spirito Santo.
***
Dalle citazioni qui prese in considerazione possiamo ricavare alcune osservazioni preliminari circa il metodo seguito da Giovanni Scoto nellutilizzo dei testi dei
Padri orientali da lui stesso tradotti: i testi citati nel Periphyseon venivano modificati
nellintento di ottenere una migliore resa in latino, al di fuor del letteralismo della
traduzione originaria (cosa che riguarda soprattutto il De imagine e le Quaestiones
ad Thalassium), ma soprattutto al fine di essere meglio inseriti nel nuovo contesto
argomentativo in cui essi facevano comparsa: in questi casi la preoccupazione di
rimanere fedele alloriginale appare meno sentita dal maestro palatino. In seguito le
citazioni potevano essere riviste e ulteriormente rielaborate nelle versioni successive del Periphyseon, ma, nei casi qui considerati, abbiamo costatato come le scelte
effettuate lascino limpressione di trovarsi talvolta in presenza di interventi fatti da
revisori poco addentro al senso del testo citato.
Questo studio conferma comunque come lopera eriugeniana si presenti come
una galassia testuale in continuo movimento e trasformazione, allinterno della quale
i testi, nella fattispecie le citazioni, vengono reimpiegati e rielaborati ai fini dellindagine speculativa perseguita dal loro autore e traduttore. In questottica possiamo
spingerci a dire che le citazioni dei Padri greci nel Periphyseon costituiscono lultima fase redazionale delle versioni eriugeniane. Anche le traduzioni su cui Eriugena
ebbe modo di ritornare sistematicamente, com il caso del Corpus dionysiacum,
trovano nelle citazioni in Periphyseon ulteriori rielaborazioni, che non potranno essere trascurate bench siano da escludere dalla constitutio textus dai futuri editori
delle versioni eriugeniane che ancora aspettano edizioni aggiornate.

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